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ars oratoria
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Le variabili dell’immagine
FAMIGLIA FATTORE GIUDIZIO
Qualità della parola CHIAREZZA NELLA PRONUNCIA
INFLESSIONI, TIC VERBALI
CORRETTEZZA GRAMMATICALE
RICCHEZZA, PROPRIETA’ VERBALE
…
…
…
…
Fisica della voce TIMBRO
VARIABILITA’, MUSICALITA’
INTENSITA’, FORZA
VELOCITA’, RITMO
…
…
…
…
Gestione della mimica ORIENTAMENTO DELLO SGUARDO
MASCHERA FACCIALE
GESTUALITA’ DELLE MANI
USO DEL CORPO, POSTURA
…
…
…
…
Assegnate un voto da 1 a 5 per ciascuno dei fattori, pensando a come vi relazionate normalmente con gli altri (dove 1
vuol dire “da migliorare molto” e 5 “va bene”). Punteggio massimo: 60 punti, punteggio minimo: 12 punti
La qualità della parola
E’ il piano verbale.”Giovanni passami il bisturi” detto con voce normale, è un invito al collega a
prendere lo strumento chiamato bisturi, utile per un’operazione di chirurgia. Giovanni potrà
eseguire quanto richiesto subito, fra un po’, non farlo affatto, prendere quel bisturi oppure
quell’altro.
Chiarezza della pronuncia. Significa utilizzare le singole parole secondo una corretta
dizione e un giusto significato. Per esempio si deve fare attenzione alla sostituzione dell’italiano
con parole straniere (inglese) o tecnicismi informatici, per evitare di creare dialoghi esoterici. Come
il seguente :
� “Lei vuole un lap-top o un note-book”
� “ Mi dia un Lap-top, se pensa che sia una buona marca”
� “Il modem interno o esterno?”
� “Me lo metta da interno, perché non vorrei andare ogni volta sul balcone”
� “Per la funzione zip come facciamo?”
� “Non si preoccupi ho i bottoni …”
Inflessioni, tic verbali. Sono le “non parole” che riempiono la frase ma non dicono nulla, i
“… cioè…, diciamo…, dunque…, mi consenta…”
Così come i trascinamenti su alcune sillabe: “Siiiii…, ho studiatoo… peròòòò…”
Conviene sostituire questo intercalare con delle pause
Correttezza grammaticale. “Venghi, venghi ragionier Fantozzi e si siedi…” esiste ormai solo
nei film di Fantozzi ma non è fantascienza sentire disattese certe elementari regole del linguaggio e
della consecutio temporum: “… era meglio che firmava prima”. Se non si ha unìassoluta
padronanza della grammatica è sempre meglio usare frasi brevi ed esprimere un pensiero alla
volta.
Ricchezza proprietà verbale. “Passami quella cosa?”,”dammi quella roba”, “Ci vediamo tra
un attimino” Il linguaggio si sta depauperando e diventa molto più vago. Recuperiamo la proprietà
lessicale, anche con un po’ di impegno. Dall’atto I, scena IV del Cyrano de Bergerac, potremmo
imparare 20 modi diversi di definire un … naso!
La fisica della voce
Timbro. Non è possibile modificarlo, è una variabile non gestibile ma controllabile. Per gli
uomini si parla di basso, baritono e tenore; per le donne di soprano, mezzo soprano e contralto.
Variabilità, musicalità. E’ il colore e la modulazione della voce, o di un suono, l’alternanza
di enfasi e di accenti e può dipendere dalla respirazione o dall’ansia e dal coinvolgimento emotivo
(voce che trema). Non si devono usare toni monocorde o affabulatori (l’obiettivo della favola è il …
sonno), non conviene usare solo toni alti per non dare l’impressione di nervosismo, così come toni
troppo bassi possono ingenerare nell’ascoltatore l’idea di stanchezza o insicurezza.
Intensità, forza. E’ il calore della voce. E’ indice di energia, convinzione assertività. “Parla più
forte che non ti sento”, oppure “abbassa la voce!” sono dei chiari segnali di una cattiva gestione di
questo item.
Velocità e ritmo. E’ un indicatore dell’ansietà e della sicurezza. Si parla generalmente a 150
parole al minuto; i disc-jockey vanno velocissimi, così come i radiocronisti sportivi; i telecronisti si
possono permettere di parlare a velocità media mentre … chi non sa cosa dire, come i politici o lo
studente impreparato, rallenta l’eloquio in modo di ascoltarsi mentre parla e costruire il pensiero
ola frase successiva. Il ritmo è importante per farsi ascoltare
La gestione della mimica
Orientamento dello sguardo. “Guardami in faccia quando ti parlo!” Dice la mamma al
figlioletto, perché sa che il contatto visivo è fondamentale. Alcuni amano guadare negli occhi
l’interlocutore, altri preferiscono tenere lo sguardo rivolto verso terra (il timido), verso un punto
che si perde nell’infinito (il distratto); popoli diversi hanno approcci diversi al contatto visivo: per gli
inglesi è importantissimo, i giapponesi non lo amano, gli arabi amano guardare e non essere
guardati.
Maschera facciale. Anche il viso parla mentre noi comunichiamo, assume espressioni
sintonizzate o distoniche(incoerenti) con il messaggio che stiamo lanciando. La maschera facciale
dice sempre la verità “Perché mi guardi con quella faccia?”; è difficile mentire (ma non
impossibile), perché si devono coordinare in modo armonioso più di 100 diversi muscoli.Gestualità
delle mani. C’è chi parla con le mani davanti al viso, chi con le dita unite solo sulla punta con i
pollici in contrapposizione, chi intrecciando le mani, ha un pollice dominante che sta sopra l’altro
(provate a spostarlo nella posizione inferiore e vi sentirete a disagio); chi parla grattandosi la testa
o arricciandosi i capelli su un dito o addirittura ispezionando cavità nasali e auricolari…Cercate di
capire come si muovono le vostre mani, perché anch’esse parlano e dichiarano il vostro sentire
emotivo.Uso globale del corpo, postura. C’è chi parla ondeggiando e muovendosi da un piede
all’altro, chi tiene le braccia sui fianchi (modello pistolero), chi si regge il mento pensieroso. Alcuni
camminano avanti e indietro, altri si rinchiudono serrando le braccia. Anche la distanza che si
mantiene dall’interlocutore è importante e varia da paese a paese. Alcuni rimangono nella zona
pubblica (circa 120 cm da noi), altri si spostano nella zona privata (tra i 45 cm e il contatto fisico) e
ci toccano (tipico il mettere la mano sul braccio dell’interlocutore)