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Parrocchia S. Maria della Pace – Satriano Marina

Parrocchia S. Maria della Pace – Satriano Marina formatori 5 ottobre 2010.pdf · evangelico che si vuole dare per quella serata; Definire in partenza il tipo di serata che si vuole

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Parrocchia S. Maria della Pace – Satriano Marina

Vangelo di Giovanni (13,1-35)

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli

altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

1. Gesù ama. Gesù ama i suoi, li guida, corregge, aiuta, conforta, conduce per mano perché apprendano ogni cosa in modo da poterla poi fare e dire con il loro cuore, la loro anima, la loro intelligenza, la loro vita. Ama i suoi perché svela loro il suo cuore. La formazione dei giovani rientra nell’arte dell’amore. Per formare bisogna amare: amare Gesù per amare come Gesù. Ma come ama Gesù?

2. Mostra come ama. Egli, che è Dio, abbandona il posto di chi è servito e si fa servo. Si ama servendo e si serve deponendo le vesti di cui ci si è ricoperti e di cui ci si copre ogni giorno. Sono tante le vesti che possono rivestire i formatori: la veste della pigrizia, dell’irresponsabilità, della superbia, dell’invidia, della gelosia, della ricerca della propria gloria, della paura, del rifiuto dell’altro. Dio, il Creatore, il Signore prende il posto dei servi ed essi prendono il posto del loro Dio. A questo deve condurre l’amore dei formatori: mettere l’altro al posto del Signore e farsi suo servo. Si serve donando il proprio tempo, mettendosi a disposizione con pazienza, preparandosi per bene, sopportando ogni cosa, camminando con serenità, ecc.

3. Dona la regola dell’amore. Pietro è libero di non farsi lavare i piedi, deve però sapere che così non potrà aver parte con Gesù. È qui spesso l’errore di molti formatori: voler far parte della missione di Gesù (formare significa partecipare all’amore di Gesù che accompagna i suoi discepoli nella crescita) senza però essersi fatti lavare da Lui mente, cuore, volontà, sentimenti, pensieri, anima. La condizione per amare è lasciarsi lavare dalla grazia.

4. Mette in condizione di amare. Gesù dopo aver mostrato ai discepoli come si ama (lavanda dei piedi), e quale è il requisito (lasciarsi lavare da Lui), li mette in condizione di amare togliendo le cause che glielo impediscono donando la forza stessa dell’amore: nell’Eucaristia dona se stesso come carità, per amare nel cuore e nella vita degli altri. Pastoralmente Gesù insegna che prima di chiedere una cosa (amare, osservare i comandamenti, ecc.) occorre mostrare agli altri come si vive e metterli anche nella condizione di poterla vivere. Altra verità pastorale è che la carità trova forza e si eleva nell’Eucaristia: se non si parte dai sacramenti e dall’Eucaristia ogni opera rischia di rimanere sterile perché non fecondata dall’amore.

5. Chiede l’amore. Gesù consegna ai discepoli il comandamento nuovo: che ci amiamo gli uni gli altri come Egli ci ha amati. L’amore, dunque, è ciò che ci rende discepoli di Cristo ed è ciò che ci fa riconoscere come discepoli di Cristo. Il mondo intero saprà che apparteniamo a Lui se viviamo e ci relazioniamo secondo il suo amore. Non si è riconosciuti per le profonde e altissime verità che si insegnano e neanche per i riti che si officiano: è l’amore che rende credibili ed è l’amore la forza propulsiva della missione della Chiesa. In questo nostro tempo che è il tempo della visibilità, dell’immagine, dello spot, l’amore sul modello di Cristo Gesù diviene via attuale per rendere ragione della speranza che è in noi. Il mondo si lascia conquistare dall’amore, e l’amore che conquista il mondo è quello vissuto sul modello di Gesù. Che meraviglioso comandamento che non esclude nessuno, anzi permette a ciascuno di poter divenire discepolo del Signore perché tutti possiamo amare!

Preparazione delle Feste

Perché le feste nell’oratorio? La festa non è inutile euforia, ma   può essere strumento per una visione positiva della vita;   aiuta a socializzare;   aiuta a superare le diffidenze;   crea comunione e coesione;   porta a misurarsi con i compagni;   educa al rispetto delle regole;   educa alla solidarietà tra i compagni;   aiuta a chiarire malintesi e sciogliere conflitti e tensioni;   fa divertire;  crea occasioni opportune per far conoscere ai giovani il Signore che è gioia, pace e amore.

Come prepararle?   Tenere sempre in mente che ogni festa deve avere come unico obiettivo far conoscere Gesù e il suo messaggio nella gioia;   Organizzare le attività in modo che tutto contribuisca a formare i ragazzi nel messaggio evangelico che si vuole dare per quella serata;   Definire in partenza il tipo di serata che si vuole realizzare;   Costruire uno schema generale da arricchire con giochi, bans, quiz, varietà, ecc.;   Preparare regole scritte per poi spiegarle bene senza dilungarsi;   Definire con chiarezza le persone e il ruolo degli animatori;   Circoscrivere la durata della festa evitando pesantezze inutili;   Tenere sempre presente qualche aneddoto evangelico, ma anche barzellette, mini sketch, canti, bans e giochi che aiutino a riempire eventuali periodi morti;   Non improvvisare mai i giochi;   Preparare accuratamente e in anticipo il materiale necessario;  L’ambiente sia ben illuminato, abbia una buona acustica, sia arieggiato;   Preparare una bella ed accogliente scenografia

Come eseguirla?   Essere fantasiosi e disinvolti anche su ciò che può ostacolare il proprio ruolo come la timidezza e l’imbarazzo (scherzarci sopra può aiutare molto);   Presentare con grinta;   Coinvolgere il più possibile tutti con un’attenzione particolare alle sensibilità, ai gusti, ai desideri, ecc.   Avere un occhio di riguardo per chi si mette in disparte e non è coinvolto nel gruppo;   Valorizzare il più possibile i talenti di ciascuno;  Articolare bene tra giochi di gruppo e di singoli, indovinelli, giochi d’intelligenza, musica, balli, ecc.   Fare attenzione all’andamento del clima per rilasciarlo quando sta calando, controllarlo quando si rischia l’eccesso.

Buon lavoro nel Signore,

per il Signore.