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PARTE 1 RETI TECNOLOGICHE - Comune di Fontevivo · progetto: acquedotto, antincendio e riutilizzo ... comunale) in tutto il territorio, tramite una condotta in ghisa del diametro

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PREMESSA 1. Rete di distribuzione dell’acqua: acquedotto, antincendio e riutilizzo, 2. Reti fognarie : acque bianche, acque di prima pioggia e acque nere. 3. Rete gas metano; 4. Rete telecomunicazioni informatica; 5. Reti energetiche.

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Di seguito viene sviluppata la “Relazione Illustrativa – approfondimento reti tecnologiche” del progetto in riferimento all’attuazione dell’APEA Il Molinetto.

Attraverso tale documento si intende avviare la consultazione fra i Proponenti il Piano e le Autorità competenti in materia di gestione delle reti tecnologiche, al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nella proposta di pianificazione da inserire nel Piano Operativo Comunale.

Si specifica che la stesura del progetto delle reti delle varie infrastrutture, riportato nelle Tavole allegate è stata compiuta con la collaborazione dei tecnici dei vari enti competenti.

PARTE 1_RETI TECNOLOGICHE 1. Rete di distribuzione dell’acqua: acquedotto, antincendio e riutilizzo, 2. Reti fognarie : acque bianche, acque di prima pioggia e acque nere. 3. Rete gas metano; 4. Rete telecomunicazioni informatica; 5. Reti energetiche.

Si allegano inoltre i seguenti elaborati grafici:

RT_01_F planimetria generale con indicazione dello stato di fatto delle reti infrastrutturali RT_02_P planimetria generale con indicazione delle reti di distribuzione dell'acqua in

progetto: acquedotto, antincendio e riutilizzo RT_03_P planimetria generale con indicazione delle reti di raccolta dell'acqua in progetto:

acque bianche, acque di 1° pioggia e nere RT_04_P planimetria generale con indicazione delle aree di raccolta dei rifiuti RT_05_P planimetria generale con indicazione delle reti energetiche in progetto: gas ed enel RT_06_P planimetria generale con indicazione delle reti di telecomunicazioni ed informatica

in progetto RT_07_P particolari tipologici dei sistemi di raccolta delle acque meteoriche e delle acque

nere

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PARTE 1 RETI TECNOLOGICHE

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1. Reti di distribuzione dell’acqua: acquedotto, antincendio e riutilizzo.

Rete Acquedotto

L’approvvigionamento idropotabile nei territori appartenenti al Comune di Fontevivo è fornito da

una rete in pressione che si sviluppa per oltre 54 km.

Tale rete si allaccia alla rete di adduzione primaria dell’ASCAA (Azienda Speciale Consortile

Approvvigionamento Acqua), che serve 16 Comuni nella zona Nord-Ovest della provincia di Parma.

La rete acquedottistica di Fontevivo si può suddividere, sulla base delle tavole di dettaglio in scala

1:2000 messe a disposizione dal Servizio Cartografico di IREN spa, in tre parti:

1. Adduzione;

2. Distribuzione;

3. Prese.

La rete adduttrice svolge la funzione di portare la risorsa idrica dai campi pozzi situati in località

Priorato- Sanguinaro (non ci sono infatti impianti di emungimento a scopo idropotabile sul suolo

comunale) in tutto il territorio, tramite una condotta in ghisa del diametro variabile da 300 a 150

mm che si estende in direzione Ovest-Est dall’abitato di Fontevivo fino al CEPIM, per una lunghezza

complessiva di quasi 8 km.

La seconda parte, la rete distributrice, si occupa invece di recapitare l’acqua in prossimità delle

utenze finali, e si suddivide in alcune reti minori, tutte derivanti dalla rete adduttrice; le 3 principali,

al servizio dei 3 centri di maggiori dimensioni, Fontevivo, il CEPIM e Pontetaro-Case Rosi, hanno

una struttura interconnessa, mentre sulla base dei dati messi a disposizione da ENIA si possono

individuare altre 5 reti minori, aventi una struttura più semplice, ad albero, che servono ciascuna

una o più frazioni: Case Cantarana-Bellena, Località Fontane-Torchio, Case Massi, Bianconese,

Castelguelfo. Complessivamente la rete distributrice è costituita da 376 rami, diversi in base

all’importanza del tratto servito per diametro, compreso tra 50 e 200 mm, e materiale costituente,

che varia tra Acciaio, Polietilene, PEAD (Polietilene ad alta densità) e PVC.

Il recapito capillare dell’acqua alle utenze è realizzato dalle prese, rami terminali della rete aventi

diametro contenuto che collegano i singoli edifici alla rete distributrice.

La rete acquedottistica sopra descritta non riesce però a servire tutti gli abitanti del territorio

comunale: rimangono infatti escluse numerose frazioni minori e case isolate, concentrate per lo più

nella zona centro-settentrionale del Comune: tali edifici sopperiscono alla mancanza della

derivazione dalla rete acquedottistica pubblica mediante l’utilizzo di pozzi per l’approvvigionamento

idropotabile che emungono le acque dalla falda sottostante.

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Si noti che come riportato in figura l’area in esame non è attualmente servita da reti

acquedottistiche.

Si segnala tuttavia che l’area limitrofa ad est del comparto in esame, area residenziale di

pertinenza del Comune di Fontevivo, è già servita da reti acquedottistiche come indicato nella

planimetria dello stato di fatto.

Il progetto prevede una estensione della rete con realizzazione della dedicata rete acquedottistica

per l’area in esame. Il comparto verrà dotato di una dorsale principale ad anello con diametro Ø

200 in PEAD alla quale si potranno collegare le varie utenze, rappresentate dai singoli lotti

produttivi.

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Rete antincendio

Il comparto verrà dotato di una dorsale principale ad anello alla quale si potranno collegare le varie

utenze, rappresentate dai singoli lotti produttivi, che dovranno dotarsi, a loro volta, della rete

antincendio interna, che sarà realizzata in ottemperanza alla normativa vigente, in funzione

dell’attività svolta.

I criteri di dimensionamento dell’impianto antincendio stabiliscono, in base al livello i rischio

dell’attività, quali e quanti sono gli elementi di protezione dei quali si deve garantire la

contemporaneità i funzionamento e la durata minima dello stesso, secondo i dati riportati nello

schema sottostante:

Nel caso in esame, ricordando che la dorsale progettata alimenterà le singole reti antincendio, che

andranno dimensionate secondo il tipo di rischio dell’attività svolta nel lotto di pertinenza, si è

ipotizzato, quale condizione estremamente gravosa, di considerare la contemporanea necessità di

alimentare due aree di rischio a livello 3.

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In questo caso, che comporterebbe di fatto il verificarsi di un incendio contemporaneo in due lotti

del comparto, entrambi con attività a massimo rischio, sarebbe necessario alimentare 8 idranti,

con portata 120 l/min per un tempo pari almeno a 120 min.

È facile quindi definire la portata della vasca di accumulo con funzione di riserva antincendio, che

sarà pari ad almeno 115,2 m³. Cautelativamente verrà realizzata una riserva interrata, alimentata

da acquedotto, con volumetria utile pari a 125 m³.

La rete ad anello, realizzata in hdpe 125 mm, verrà alimentata da un gruppo di pressurizzazione

con vano tecnico incorporato, aventi caratteristiche rispondenti alla normativa vigente.

Rete per il riutilizzo delle acque meteoriche

La vasca di laminazione che verrà realizzata nel comparto ai fini di assicurare l’invarianza della

portata, avrà una volumetria di circa 1'600 m³ e sarà in grado di stoccare le acque in eccesso

rispetto alla portata scaricabile nel Rio Scagno: tale vasca assolverà inoltre scopo di fornire una

riserva idrica riutilizzabile per scopi secondari (lavaggio strade e piazzali, irrigazione, ecc.), grazie

alla realizzazione di una rete dedicata, duale rispetto alla rete acquedottistica e realizzata con tubo

in hdpe di diametro 125 mm.

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2. Reti fognarie: acque nere, acque bianche e acque di prima pioggia.

Rete acque nere

Stato di fatto

La rete di collettamento fognario del Comune di Fontevivo si può discretizzare in 5 tronchi tra loro

indipendenti, aventi caratteristiche differenti:

1. Fontevivo - Località Fontane - Case del Torchio

2. Case Cantarana

3. Bianconese

4. Case Massi

5. Pontetaro - Case Rosi.

Il primo tronco partendo da Nord è quello che comprende gli abitati di Fontevivo, Località Fontane e

Case del Torchio. Questa rete di collettamento serve circa 1200 abitanti, e utilizza come corpo

idrico superficiale di recapito il Rio Scagno; complessivamente si estende per 8264 metri, ed è

stata realizzata in due momenti differenti: la parte più antica, relativa all’abitato di Fontevivo risale

al 1983, è costituita da tubazioni di diametro variabile tra i 200 e gli 800 mm ed è in parte di tipo

mista ed in parte separata, bianca e nera. E’ stata successivamente realizzata nel 2004 la rete

nera relativa alle località Fontane e Casa del Torchio, tutta in pvc con diametri compresi tra il 200

ed il 300.

Il piccolo raggruppamento Case Cantarana, che conta 15 abitanti residenti, è servito dal secondo

tronco, realizzato nel 1981. E’ costituito da un unico ramo, lungo 200 metri e avente diametro

600mm, che raccoglie sia le acque bianche che quelle nere, e le fa confluire in un impianto di

trattamento di sedimentazione primaria.

L’abitato di Bianconese ha una rete di collettamento che complessivamente si sviluppa per quasi

cinque chilometri, costruita in più momenti dal 1981 fino al 2002, che è in parte di tipo mista ed in

parte nera. Le corrispondenti acque bianche vengono scaricate direttamente nei corsi d’acqua che

lambiscono la frazione, il torrente Recchio, il canale Forcello ed il canale di Bianconese. La rete

acque nere conduce i reflui in una fossa Imhoff, in grado di gestire fino a 500 abitanti equivalenti,

alla quale convergono i reflui delle case di via Delle Anime.

Case Massi, la piccola frazione immediatamente ad Ovest del torrente Recchio compresa tra la Via

Emilia e la ferrovia Milano–Bologna fruisce di una rete realizzata nei primi anni ’80, composta da

due rami di tipologia mista che si estendono per circa 690 metri, convogliando gli scarichi in una

fossa Imhoff da 50 abitanti equivalenti.

Il quinto tronco è costituito da Pontetaro e dalla località Case Rosi. La rete fognaria, ancora di tipo

mista, si estende per quasi 8 km con tubazioni di diverso diametro. Per mezzo di due impianti di

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sollevamento fa confluire le acque reflue in un collettore principale, che le recapita nel nuovo

depuratore consortile di Case Massi. Si tratta di un impianto consortile di depurazione che è

entrato in funzione nel Giugno del 2004, Progettato e realizzato per poter trattare le acque reflue

fino a 30.000 AE provenienti dai Comuni di Fontevivo, Noceto ed in parte di Fontanellato.

L’impianto è di tipo biologico a ossidazione totale con trattamento di denitrificazione. Allo stato

attuale funziona per un carico di 16.000 Abitanti Equivalenti, ed è previsto un suo ampliamente nel

prossimo futuro fino a 30.000 AE provvisto anche di linea fanghi. Lo scarico finale è il torrente

Recchio.

Svariate frazioni ed abitazioni isolate rimangono al di fuori della rete fognaria comunale, che non

riesce a servire capillarmente tutto il territorio; tali edifici, scaricano i reflui o direttamente nelle

acque superficiali oppure in impianti di trattamento privati.

Si noti come riportato in figura 1 che l’area in esame non è attualmente servita dalla rete fognaria:

sebbene sia presente un collettore principale che corre a nord dell’area interessata verso

l’impianto di depurazione di Case Massi, ad oggi non esistono attraversamenti nelle vicinanze

considerando l’area di pertinenza comunale, mentre si segnala la presenza dell’attraversamento

“Berettina” nella confinante area di Sanguinaro (area di pertinenza del Comune di Fontanellato).

Figura 1: Rete fognaria comunale esistente.

Stato di progetto

Area d’interesse

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La determinazione delle portate con le quali dimensionare la rete delle acque nere presenta

notevoli incertezze, sia perché non è facile definire quale sarà la richiesta di acqua della

popolazione durante tutta la vita dell’opera, sia perché non è facile prevedere con esattezza gli altri

elementi che influiscono sulla portata in fogna quali ad esempio:

percentuale di acqua distribuita che raggiunge le fogne;

ripartizione delle portate nelle varie ore del giorno.

Pertanto i valori da utilizzare ricadono sempre in una banda di oscillazione, determinata attraverso

la scelta di particolari coefficienti. In particolare le portate delle fogne a servizio delle aree

residenziali vengono normalmente determinate facendo riferimento agli utenti serviti, alla

dotazione per abitante e per giorno ed a un opportuno coefficiente di dispersione, in modo da tener

conto dell’aliquota di acqua distribuita dalla rete acquedottistica che non viene scaricata nelle

fogne.

Rispetto al numero delle future utenze si specifica che nel comparto è prevista la presenza di 360

addetti, corrispondenti, secondo le linee guida ARPA a 180 A.E.

A questo valore deve inoltre essere aggiunto, considerando la condizione di punta, il contributo

derivante dallo svuotamento delle vasche di prima pioggia dei singoli lotti, con capacità di

stoccaggio complessiva pari ad almeno 30, m³ e delle vasche a servizio della viabilità comune, in

numero di 7, per un volume complessivo di almeno 75,00 m³. Tale svuotamento avviene, sempre

nelle condizioni più gravose, ogni 2 giorni (equivalenti alle 48 ore previste dalla normativa

regionale), con portata afferita alla rete corrispondente complessivamente a circa 60 A.E per il

totale dei volumi provenienti dai singoli lotti e 150 A.E. per il volume di acque di prima pioggia

proveniente dalla viabilità comune.

Una volta determinato il numero di abitanti equivalenti serviti dalla rete è necessario stimare la

corrispondente dotazione idrica, ovvero la richiesta di acqua di un centro abitato rapportata ad ogni

singolo abitante dello stesso. Generalmente tale valore si riferisce al giorno di massimo consumo,

che normalmente si verifica nella stagione estiva, anche se per la progettazione della rete di acque

nere viene solitamente considerata la dotazione media annua.

Dal confronto tra i vari dati presenti in letteratura si è assunto un valore pari a 250 l/(ab*d).

Come già detto la dotazione idrica rappresenta il quantitativo di acqua pro-capite per soddisfare la

richiesta della popolazione: tuttavia solo una parte di quest’acqua raggiunge le utenze e una

porzione ancora inferiore viene scaricata in fognatura (annaffiature, perdite, sfiori dai serbatoi); di

norma risulta consigliabile considerare, prudenzialmente, una perdita di non più del 15-20%.

La portata media annua può dunque essere espressa dalla relazione:

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86400

**)1(0

PdeQ

in cui:

Q0 portata media nera in l/s

P Numero di utenti gravanti sulla fogna a monte della sezione di calcolo

d Dotazione idrica media annua (l/(ab*d)

e Coefficiente di dispersione che tiene conto dell’aliquota che non raggiunge la

fogna

In realtà la portata nera in una sezione generica di una fogna è una grandezza variabile nel tempo,

condizionata dall’andamento dei consumi idrici, anche se in parte laminati dalla capacità d’invaso

della rete. La portata nera attesa sarà quindi soggetta a fluttuazioni stagionali, giornaliere e orarie.

I differenti valori di questa variabile potranno essere stimati, a partire dal valore della portata

media nera Q0 , moltiplicando quest’ultima per differenti coefficienti sperimentali., quali:

Cp Coefficiente di punta, rapporto tra la massima portata oraria e la portata media

annua

Cm Coefficiente di minimo, rapporto tra la minima portata oraria e la portata media

annua

Cg Coefficiente di punta giornaliera, rapporto tra la portata media del giorno di

massimo consumo e la portata media annua

La letteratura tecnica propone una serie di relazioni che indicano la variabilità di Cp in funzione del

numero di abitanti che adducono gli scarichi:

6/1

5

PC p

Gifft

)4(

141

2/1PC p

Harman

5/1

5

PC p

Babbitt

Si è ritenuto opportuno, in funzione anche di esperienze passate, utilizzare un coefficiente di punta

il cui valore è stato arrotondato a 3.

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Relativamente al coefficiente di punta giornaliera Cg la letteratura non dispone di un numero

sufficiente di dati, anche se studi condotti dal Lamberti sui dati di consumo globale di molte città

italiane hanno assegnato a Cg un valore variabile tra 1,20 e 1,50. Cautelativamente si è assunto

un valore pari a 1,5.

Per il calcolo della portata minima con la quale verificare le condotte relativamente alla velocità

minima, si è utilizzato il Coefficiente di punta minimo:

5

1

*2,0

PCm

In definitiva, per la sezione verificata, riportate in fig.2, si sono ottenute le seguenti portate:

Sezione n°

A.E.

(lotti afferenti+vasche di

prima pioggia afferenti)

Portata media

(m³/s)

Portata

massima

(m³/s)

Tratto finale 390 0.000959 0.00431

Figura 2: Rete delle acque nere con indicazione delle sezioni verificate

Dimensionamento dei singoli tratti di collettore

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Presa ad esame la singola sezione idraulica potremo indicare con h l’altezza del tirante d’acqua

corrispondente alla portata defluente e con A l’area della sezione defluente, definiremo con R il

raggio idraulico corrispondente ad una data altezza h come il rapporto fra la sezione liquida A ed il

suo contorno bagnato B. In condizioni di moto uniforme la velocità media V è legata alle

caratteristiche del collettore (pendenza, scabrezza, forma della sezione trasversale) e della

corrente (profondità, area della sezione liquida, raggio idraulico) dalla legge del moto uniforme, che

di norma si esprime a mezzo della formula di Chézy:

iRCV **

nella quale si pone la pendenza i quale pendenza media del tratto considerato.

Limitandoci alle formule più comunemente utilizzate, per la determinazione di C possiamo citare

quelle di Bazin, Manning, Kutter, e quella di Strickler, detta anche di Gaukler e Strickler, di tipo

monomio, così riassumibile:

6

1

* RcC nella quale il coefficiente c, dipendente dalla scabrezza della parete, può essere anche considerato

un indice di scabrezza.

Lo sviluppo dei calcoli idraulici vedrà perciò l’utilizzo della formula del moto uniforme, con il

coefficiente di scabrezza di Strickler, utilizzando parametri c dedotti dalle tabelle di bibliografia o

fornite dalle ditte produttrici dei collettori utilizzati, adottando la formula:

iRCAVAQ ***

Di ogni sezione idraulica verificata si sono considerati i dati significativi, calcolati in modo iterativo

per successive approssimazione del tirante d’acqua, fino a determinare le condizioni che

consentono di smaltire la portata effluente dai bacini di monte, ovvero:

Canali circolari (collettori chiusi)

elemento u.d.m. descrizione

diametro (m) dimensione interna del collettore verificato, al netto dello spessore

if (%) pendenza del tratto di canale verificato (livelletta, così come desunta dai profili o da

misure ricavate sui rilievi planoaltimetrici allegati)

H (m) altezza del tirante d’acqua corrispondente alla portata effluente

B (m) contorno bagnato della sezione (misura lo sviluppo del perimetro della sezione a

contatto con l’acqua)

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A (m2) superficie scolante nella sezione verificata (area della vena fluida)

R (m) raggio idraulico della sezione, determinato dal rapporto tra l’area ed il contorno

bagnato della sezione determinata

c (m1/3/s) coefficiente di scabrezza del collettore (Gauckler-Strickler)

Q (m3/s) portata effluente

V (m/s) velocità media della corrente idrica, determinata dal rapporto tra portata e sezione

Fr n° di Froude, rapporto fra la velocità media e la velocità critica della sezione. Se Fr>1

la corrente è veloce, al contrario è lenta.

grado di riempimento del collettore

In accordo con quanto stabilito da “Criteri tecnico progettuali – Linee Guida” emessi da AGAC

S.p.A., ora Iren S.p.A., per il dimensionamento della fognatura nera si è tenuto conto dei seguenti

criteri generali:

nelle condotte nere la velocità del liquame, considerando la portata media, non deve essere

inferiore ai 0,25 m/s;

le condotte nere dovrebbero essere progettate con un grado di riempimento massimo pari al

50%;

le condotte delle fognature nere non devono avere diametri inferiori ai 200÷250 mm.

Il dimensionamento della rete, sviluppato considerando quanto sopra esposto porta a definire, per

il tratto terminale della rete, i risultati di seguito sintetizzati.

Asta Sezione n° Diametro

collettore

(mm)

Pendenza

(%)

Portata

media

(m³/s)

Portata

massima

(m³/s)

Velocità

media (m/s)

Velocità

massima

(m/s)

Tratto finale 200 0,005 0.000959 0.00431 0.38 0.59

Al fine di evitare problemi legati alla eventuale sedimentazione indotta da velocità ridotte nei tubi,

considerato che il dimensionamento di cui sopra è stato eseguito considerando anche l’apporto

indotto dallo svuotamento delle vasche di prima pioggia, si consiglia l’installazione, nei singoli lotti,

di vasche Imhoff che consentano la sedimentazione dei solidi sospesi più grossolani prima

dell’ingresso nella rete fognaria principale.

La rete così individuata, schematizzata in tav. RT03P, recapita le acque al depuratore di Case

Massi: la rete si allaccerà, mediante la realizzazione di un nuovo attraversamento dedicato, al

collettore fognario esistente che corre a nord dell’area in esame verso il già citato impianto di

depurazione di Case Massi sito in Comune di Fontevivo.

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Tale scelta minimizza la costruzione di nuove opere in un’ottica di visione integrata della gestione

del comparto fognario sul territorio.

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Rete di drenaggio delle acque meteoriche

Si è provveduto a progettare un sistema di drenaggio delle acque meteoriche che consenta di

separare quanto più possibile le acque potenzialmente contaminate da olii/combustibili ed

eventuali solidi sospesi, da quelle non contaminate.

Si fa riferimento in particolare alla realizzazione di due reti separati delle quali,

la prima, denominata rete di raccolta delle acque bianche, in cui sono convogliate le acque

dei tetti e le acque provenienti da aree non soggette ad alcun tipo di contaminazione all’interno dei

lotti, nonché le acque di seconda pioggia provenienti dai lotti stessi e dalla viabilità comune;

la seconda, dedicata al drenaggio della viabilità comune, interessata dal traffico anche di

mezzi pesanti. Tale rete, suddivisa in 7 tratti, al fine di evitare la diluizione delle acque di prima

pioggia, consentirà appunto di raccogliere e stoccare i primi 5 mm di pioggia, che confluiranno in 7

vasche opportunamente dimensionate; una volta riempite la vasca di pertinenza del singolo tratto,

le acque di seconda pioggia saranno deviate nella rete di raccolta delle acque bianche, descritta al

punto precedente. Le acque di prima pioggia raccolte saranno invece avviate tramite rilancio alla

rete delle acque nere descritta al capitolo precedente.

Analogamente a quanto descritto per la viabilità principale e come anticipato al capitolo

precedente, anche i singoli lotti, per le aree che ricadono nei casi previsti dalla Delibera della

Giunta Regionale 14 febbraio 2005, n. 286 “Direttiva concernente indirizzi per la gestione delle

acque di prima pioggia e di lavaggio da aree esterne (art. 39, D.Lgs 11 maggio 1999, n. 152”,

saranno dotati di rete afferente a singole vasche di prima pioggia. Anche in questo caso le acque di

seconda pioggia saranno bypassate alla rete di drenaggio delle acque bianche, mentre le acque di

prima pioggia saranno rilanciate alla rete delle acque nere.

I criteri di progettazione sopra descritti vengono sintetizzati, al fine di semplificarne la

comprensione, nello schema seguente:

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Figura 3: Schema funzionale delle reti di fognarie

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Il recapito delle acque bianche è individuato nel Rio Scagno Superiore che scorre sul lato

occidentale del comparto. Il rio sottende un bacino idrografico di superficie complessiva pari a 2.30

km² con una quota media di 63.00 m s.l.m. la lunghezza dell’asta principale è di circa 1.2 km e la

sua pendenze è del 0.6%.

Il criterio alla base della progettazione della rete di drenaggio delle acque meteoriche è stato quello

dell’invarianza idraulica, ovvero per tutte le aree soggette a cambio di destinazione d’uso del suolo,

la portata in uscita dal comparto urbanizzato viene assunta uguale a quella generata dal campo

agricolo precedente al cambio di destinazione d’uso.

Per tale motivo, l’area di urbanizzazione sarà dotata di una vasca di laminazione in grado di

stoccare le acque in eccesso rispetto alla portata scaricabile, come di seguito dimensionata: la

vasca avrà inoltre lo scopo di fornire una riserva idrica riutilizzabile per scopi secondari (lavaggio

strade e piazzali, irrigazione), grazie alla realizzazione di una rete dedicata, duale rispetto alla rete

acquedottistica.

Si procede nel seguito al dimensionamento delle due reti sopra descritte, che viene condotto

tenendo presenti i principi idrologici ed idraulici nel seguito elencati.

La determinazione delle portate critiche, assunte quale elemento di calcolo per il dimensionamento

della rete delle acque bianche, è chiaramente funzione della superficie scolante (bacino imbrifero

di riferimento) e dei relativi contributi idrici, correlati alle piogge intense adottate.

In ossequio alle procedure descritte in letteratura, la quantificazione della portata critica che

interessa il singolo tratto di canalizzazione comporta:

la definizione del bacino imbrifero e della sua sezione scolante;

la misura e la determinazione dei parametri geometrici del bacino;

il calcolo del tempo di corrivazione del bacino;

la quantifcazione dell’altezza di pioggia corrispondente al tempo di corrivazione;

il calcolo della portata critica, applicando metodi consolidati.

In particolare il tempo di corrivazione delle aree individuate nei bacini in esame, assai antropizzati,

regimati e ritenuti pressochè impermeabili (aree asfaltate e coperture, oltre ad una quota di area

destinata a verde) è spesso assunto, in modo empirico e cautelativo, pari a 15 minuti, intendendo

con ciò che tutta la superficie del singolo sottobacino contribuisce, nel tempo indicato, alla

formazione della corrente di piena nella sezione esaminata.

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Una volta esaminati i bacini imbriferi, le rispettive aree e la quantità di pioggia critica, è possibile

procedere alla determinazione delle portate idrauliche per il dimensionamento e la verifica delle

sezioni significative. L’intensità di pioggia istantanea su di un bacino è normalmente variabile nello

spazio e nel tempo. Tuttavia l’informazione in possesso del progettista è limitata a quanto è stato

registrato in alcuni punti, singolari e molto radi sul territorio, nei quali è installato uno strumento di

misura (pluviografo). Le informazioni numeriche consentono di descrivere, dopo opportune

elaborazioni che tengono conto del periodo di ritorno T dell’evento (inteso quale periodo in cui si

potrà registrare un evento simile a quello considerato) il legame fra l’altezza totale di pioggia h e la

durata della stessa, con informazioni riassunte nella curva di probabilità pluviometrica. Nel caso

in esame questa curva viene descritta nella forma

h,T = a(T) * n(T)

Come detto tale curva viene ricavata dalla elaborazione statistica delle serie dei massimi delle

altezze di pioggia di breve durata registrate nelle stazioni di Parma Università e Parma Servizio

Idrografico, con coefficienti a e n caratteristici per il tempo di ritorno di 20 anni di seguito riassunti:

a n

t< 1.5 h 51,5 0,439

Le portate corrispondenti alle superfici scolanti individuate ed ai tempi di pioggia previsti, di seguito

quantificate, vengono calcolate adottando il metodo cinematico:

ct

AhQ

***

dove: coefficiente di deflusso (rapporto tra pioggia netta afferente alla rete e pioggia totale) assunto

pari a 1 per le aree impermeabili, e 0,3 per le aree verdi;

coefficiente di laminazione/ritardo (valore che dipende dalle caratteristiche del bacino

(superficie, pendenza dei versanti, sviluppo della rete idrografica, natura dei terreni, etc..),

assunto pari a 1;

h altezza di pioggia determinata per il rispettivo tempo di corrivazione assunto pari a 15 minuti;

A area scolante;

tc tempo di corrivazione, pari a 15 minuti.

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Dimensionamento della rete di drenaggio delle acque afferenti alla viabilità comune

Suddividendo l’area in esame in sottobacini, come riportato in fig. 4, definiti in funzione della

configurazione della rete ipotizzata, suddivisa in sette tratti per limitare al massimo il possibile

effetto di diluizione delle acque di prima pioggia indotto dalla eccessiva distanza delle caditoie più

lontane dalla vasca di raccolta, si ottengono le portate riassunte nella tabella successiva.

bacino aree (m²) Q calcolata per il bacino (m³/s)

Ag 2098 1 1 0,0653 Bg 2349 1 1 0,0731 Cg 2129 1 1 0,0662 Dg 2410 1 1 0,0750 Eg 1835 1 1 0,0571 Fg 2476 1 1 0,0770 Gg 2375 1 1 0,07399

Fig. 4 : indicazione dei bacini in cui è suddivisa la rete di drenaggio delle acque della viabilità

comune

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 21�

Con le ipotesi fin qui esposte, si è provveduto al dimensionamento/verifica della rete fognaria, in

accordo anche con quanto stabilito da “Criteri tecnico progettuali – Linee Guida” emessi da Iren

S.p.Ae da ulteiori indicazioni ricevute dall’Ente Gestore dei servizi fognari:

nelle condotte bianche la velocità dell’acqua non può essere superiore a quella prescritta dal

costruttore per ciascun materiale;

il diametro minimo delle condutture destinate ad acque pubbliche non dovrà essere inferiore

a DN 200, tenendo conto di un grado di riempimento massimo ammissibile non superiore al

60%;

le camerette di ispezione saranno a completa tenuta idraulica in realizzazione monolitica o

con idonee guarnizioni di tenuta tra i vari elementi reinserite nel getto in cls. Dovranno avere

dimensioni interne di 120*120 cm o diametro 120 cm;

gli innesti dei collettori di lottizzazione tra loro e alla fognatura esistente dovranno avvenire in

cameretta di ispezione, sul fondo della stessa, nello spessore di banchina, con raccordo nel

senso del flusso;

i sifoni Firenze dovranno essere posti entro il limite di propietà;

i pozzetti delle caditoie per acque piovane dovranno essere muniti di pozzetto tipo Milano

(esterno al pozzetto) e avere dimensioni in pianta pari a 50*50 cm, con altezza dal fondo

tubo di scarico pari a 50 cm per avere un idoneo volume di sedimentazione.

I risultati ottenuti per le sezioni verificate, riportate in fig. 5 sono riassunti nella tabella e nella

tavola Rt03P.

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 22�

Fig. 5 : indicazione delle sezioni di verifica della rete di drenaggio della viabilità comune

asta Diametro collettore (mm)

Pendenza (%)

Portata (m³/s)

Velocità (m/s)

Grado di riempimento (%)

Ag 315  0.3% 0.032 0.78 57% 

Bg 315  0.3% 0.065 0.78 57% 

Cg 315  0.3% 0.033 0.78 57% 

Dg 400  0.3% 0.075 0.94 60% 

Eg 315  0.3% 0.028 0.75 51% 

Fg 400  0.3% 0.077 0.94 60% 

Gg 400  0.3% 0.073 0.94 59% 

I By pass delle acque di prima pioggia saranno tutti realizzati con diametro pari a 400 mm (si

omettono per brevità le verifiche, facendo riferimento alla verifica delle aste Gg, Fg e Dg,

corrispondenti come portate

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 23�

Dimensionamento della rete di drenaggio delle acque bianche

Analogamente a quanto sopra esposto per la rete a servizio della viabilità, si verificando le sezioni

riportate in figura 6, considerando per ogni tratto l’apporto di:

aree dei lotti afferenti, per ognuno dei quali si considera un’area efficace, data dalla somma

delle aree pavimentate e delle superfici coperte, pari al 90% del totale;

le portate delle acque di seconda pioggia bypassate dalla rete di drenaggio della viabilità una

volta raccolti i primi 5 mm.

Fig. 6 : indicazione delle sezioni di verifica della rete di drenaggio delle acque bianche

Si ottengono i seguenti dati progettuali:

lotto Aree efficaci afferenti (m²)

Q calcolata per il bacino sotteso (m³/s)

1  2724 1 0,0763

2  3069 1 0,0860

3  2177 1 0,0610

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 24�

lotto Aree efficaci afferenti (m²)

Q calcolata per il bacino sotteso (m³/s)

4  2177 1 0,0610

5  2177 1 0,0610

6  1446 1 0,0405

7  1446 1 0,0405

8  781 1 0,0219

9  2177 1 0,0610

10  2177 1 0,0610

11  2177 1 0,0610

12  947 1 0,0265

13  995 1 0,0279

14  864 1 0,0242

15  1253 1 0,0351

16  1720 1 0,0482

17  153 1 0,0043

18  1476 1 0,0414

19  1385 1 0,0388

Viene inoltre verificata la sezione 8 b, che deve consentire solo il transito della portata ammessa

allo scarico, di seguito dimensionata e pari a 0.829 m³/s

Si specifica che nel dimensionamento della rete fognaria bianca non si è tenuto conto della

diminuzione della portata dovuta al recapito di parte delle acque meteoriche alla vasca di prima

pioggia: tale scelta risponde naturalmente ad un criterio di cautela e alla considerazione che la rete

delle acque “grigie” addotte alle vasche di prima pioggia è comunque collegate alla rete delle

acque bianche, alla quale recapita le acque raccolte una volta riempita la vasca di prima pioggia.

I risultati ottenuti per le sezioni verificate, riportate in fig. 6 sono riassunti nella tabella e nella

tavola RT03P:

asta Diametro collettore (mm)

Pendenza (%)

Portata (m³/s)

Velocità (m/s)

Grado di riempimento (%)

1 600  0.003 0.257 1.31 0.75 

2 800  0.003 0.135 1.55 0.66 

3 1000  0.003 0.344 1.74 0.60 

4 500  0.003 0.679 1.10 0.60 

5 800  0.003 1.072 1.43 0.53 

6 800  0.003 1.399 1.55 0.66 

7 1200  0.003 0.239 1.97 0.60 

8 1000  0.003 0.832 1.73 0.59 Come già introdotto il recapito delle acque bianche è stato individuato nella Rio Scagno Superiore,

che corre lungo il confine ovest del comparto.

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 25�

Con il duplice scopo di assicurare il principio dell’invarianza idraulica dell’area, ovvero di non

alterare la portata scaricata rispetto allo stato di fatto in cui l’area è completamente permeabile, e

di perseguire il recupero delle acque bianche per successivi riutilizzi, si è provveduto a

dimensionare una vasca di laminazione in cui confluiranno le acque raccolte dalla rete di drenaggio

delle acque bianche e che alimenterà una specifica rete di distribuzione ai vari lotti del comparto,

che potrà essere utilizzata per funzioni compatibili con tale tipologia di acqua.

Verifica del dimensionamento della vasca con il metodo delle curve di possibilità pluviometrica.

Come si evince dalle già citate “Linee Guida” redatte dai tecnici di AGAC, ora Iren S.p.A. “... la

realizzazione delle vasche di laminazione si propone di limitare i problemi connessi con

l'insufficienza idraulica dei collettori e dei canali ricettori.

Le vasche di laminazione entrano in funzione quando la portata generata dall'evento meteorico

supera i limiti di capacità massima della rete di fognatura. Successivamente, esauritasi l'onda di

piena, il volume di acqua invasato all'interno della vasca viene reimmesso nella rete di fognatura.

...omissis ...

Il fenomeno della laminazione è descritto dal seguente sistema di equazioni:

- equazione di continuità: dt

tdWtQtQ ue

)()()( (3.9)

- legame funzionale tra volume W e livello idrico y: ))(()( tyWytW (3.10)

- legge d'efflusso dalla vasca: ))(,()( tytQtQu u (3.11)

- dove: Qe(t) è la portata, nota, che all'istante di tempo t affluisce alla vasca di laminazione,

il cui valore dipende dall'evento meteorico in atto e dalle caratteristiche del bacino e della rete di

fognatura a monte della vasca di laminazione; Qu(t) è la portata che nello stesso istante di tempo

defluisce dalla vasca di laminazione, il cui valore varia nel tempo in funzione delle

caratteristiche del dispositivo di scarico; W(t) eyft) sono rispettivamente il volume invasato e il

livello idrico nella vasca di laminazione.

Si tenga presente che il legame funzionale tra il volume invasato e il livello idrico dipende

unicamente dalla geometria della vasca e che la legge d'efflusso espressa dall'equazione

(3.11) è invece definita in funzione delle modalità di scarico della portata. Pertanto, nel caso di

dispositivi di tipo fisso quali stramazzi e luci sotto battente, la portata è direttamente funzione

del tempo, attraverso il livello idrico y(t). Sostituendo le relazioni (3.10) e (3.11) nella (3.9) si

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 26�

ottiene un'equazione differenziale nell'incognita y(t), che può integrarsi numericamente con

metodi alle differenze finite.

La progettazione delle vasche di laminazione si fonda sulla determinazione del volume

d'invaso W* che consente di ridurre, con la minima capacità di invaso, la portata al colmo

dell'evento critico di progetto di assegnato tempo di ritorno TR. Note la portata entrante Qe(t) e la

portata massima Qu max che la rete di fognatura a valle della vasca è in grado di convogliare e

definite la geometria della vasca e le caratteristiche dei dispositivi di scarico, se si ipotizza che

nell'intervallo di tempo (t1, t2) durante il quale la portata Qe(t) eccede le capacità della rete,

la portata uscente Qu(t) sia costante e uguale alla massima Qu max., si determina il minimo

volume di invaso W* che consente di ottenere la laminazione dell'onda di piena (cfr. figura 3.34).

Figura 3.35 - Processo di laminazione dell'onda di piena impiegando dispositivi di scarico a portata

costante.

Partendo da questo dato opportunamente incrementato, utilizzando il sistema di equazioni

(3.9)÷(3.11), è possibile verificare se il dimensionamento della vasca è stato eseguito in modo

corretto, considerando l'effettivo legame che lega tra di loro allo scorrere del tempo portate

scaricate e livello di invaso, legame che in generale evidenzia valori crescenti con il livello della

portata scaricata. Alcuni metodi semplificati di calcolo, illustrati nel seguito, consentono di

valutare con buona approssimazione il volume di laminazione necessario per contenere la portata

massima scaricata nei limiti prefissati.”

3

Nel caso in esame il calcolo è stato sviluppato adottando un classico sistema di afflusso/deflusso e

determinando la portata applicando il “metodo cinematico”.

Non potendo utilizzare un coefficiente di deflusso uguale per tutte le aree si è calcolato il prodotto

A per i vari sottobacini scolanti in modo da ottenere un valore per l’intero bacino che tenga

conto delle caratteristiche delle diverse aree di seguito riportate:

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 27�

Aree Aree (m²) Coeff. area

efficace (m²)

PARCHEGGI 5340 0,5 2670 VERDE 13995 0,3 4198,5 LOTTI 58010 0,9 52209 VIABILITÀ-MARCIAPIEDI 11753 1 11753 AREA TOTALE 89098 70830,5

In questa maniera, si è ottenuto per l’intero bacino un prodotto di pari a 70’830,5 m², con cui

calcolare mediante la formula del metodo cinematico le portate e quindi i volumi in entrata alla

vasca di laminazione.

I dati derivanti dallo sviluppo dei conteggi per tempi di ritorno pari a 20 anni sono riepilogati nella

tabella seguente, con portata effluente ammissibile non superiore a quella calcolata con il principio

dell’invarianza idraulica (ovvero considerando un coefficiente di 0.3 per l’intera area di 89098 m²).

Considerando un franco di circa il 20% il volume di progetto della vasca risulta essere di circa 1600

m³. T=20 anni

Dimensionamento delle vasche di prima pioggia

L’art. 113 del Decreto Legislativo 03 Aprile 2006 n° 152 parte III, relativamente alle acque

meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia, afferma che “Ai fini della prevenzione di rischi

dura

te e

vent

o pl

uvio

met

rico

piog

gia

supe

rfic

ie

scol

ante

coef

f. di

rit

ardo

port

ata

ista

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ea

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ata

amm

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bile

volu

me

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volu

me

da

lam

inar

e

capa

cità

re

sidu

a va

sca

fran

co

(min) (mm) (m2) -- (m3/s) (m3) %

0 0,0 70830,50 1 0,000 0,832 0,00 0,00 1600,00 100%5 17,3 70830,50 1 4,085 0,832 1225,37 975,70 624,30 39%

10 23,5 70830,50 1 2,769 0,832 1661,19 1161,84 438,16 27%15 28,0 70830,50 1 2,205 0,832 1984,83 1235,81 364,19 23%20 31,8 70830,50 1 1,877 0,832 2252,02 1253,32 346,68 22%25 35,1 70830,50 1 1,656 0,832 2483,79 1235,43 364,57 23%30 38,0 70830,50 1 1,495 0,832 2690,76 1192,73 407,27 25%35 40,6 70830,50 1 1,371 0,832 2879,15 1131,45 468,55 29%40 43,1 70830,50 1 1,272 0,832 3052,98 1055,60 544,40 34%45 45,4 70830,50 1 1,191 0,832 3214,99 967,94 632,06 40%50 47,5 70830,50 1 1,122 0,832 3367,18 870,46 729,54 46%55 49,6 70830,50 1 1,064 0,832 3511,06 764,66 835,34 52%60 51,5 70830,50 1 1,013 0,832 3647,77 651,70 948,30 59%65 53,3 70830,50 1 0,969 0,832 3778,23 532,48 1067,52 67%70 55,1 70830,50 1 0,929 0,832 3903,17 407,75 1192,25 75%75 56,8 70830,50 1 0,894 0,832 4023,19 278,11 1321,89 83%80 58,4 70830,50 1 0,862 0,832 4138,81 144,05 1455,95 91%

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 28�

idraulici ed ambientali, le regioni, previo parere del Ministero dell’ambiente e della tutela del

territorio, disciplinano e attuano: a) le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di

dilavamento provenienti da reti fognarie separate; b) ……, ecc.”.

In ottemperanza a quanto già previsto dal il D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, recante "Disposizioni

sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il

trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle

acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole" la Regione Emilia

Romagna ha provveduto, con l’emanazione della Delibera 286/05 a fornire gli indirizzi per la

gestione delle acque di prima pioggia e di lavaggio da aree esterne.

Si riportano a questo proposito alcuni stralci della delibera sopraccitata che permettono di chiarire

al meglio la situazione normativa relativa all’argomento:

2. DEFINIZIONI

Per il corretto inquadramento delle disposizioni contenute nella presente direttiva, si richiamano le

seguenti definizioni:

I. "Sistema di drenaggio / rete fognaria di tipo separata": rete fognaria costituita da due condotte

distinte (art. 2, lett. aa, del decreto), una a servizio delle sole acque meteoriche di dilavamento

(rete bianca) che può essere dotata di dispositivi per la raccolta e la separazione delle acque di

prima pioggia, l’altra asservita alle altre acque reflue unitamente alle eventuali acque di prima

pioggia (rete nera).

II. "Sistema di drenaggio / rete fognaria di tipo unitario": rete costituita da un'unica condotta di

collettamento atta a convogliare sia le acque reflue che le acque meteoriche (entro i valori

corrispondenti al livello preassegnato) che può essere dotata di dispositivi denominati:

...omissis...

b) vasche di accumulo delle acque di prima pioggia ("vasche di prima pioggia"): manufatti a

tenuta adibiti alla raccolta ed al contenimento del volume di acque meteoriche di dilavamento

corrispondente a quello delle acque di prima pioggia come definito al successivo punto V. La loro

realizzazione può essere richiesta ai fini del conseguimento / mantenimento degli obiettivi di

qualità dei corpi idrici superficiali;

Qualora per gli stessi corpi idrici si renda necessario adottare sia interventi di gestione delle acque

di prima pioggia, sia azioni di prevenzione del rischio idraulico attraverso la realizzazione di vasche

volano / laminazione, le stesse possono essere realizzate per soddisfare entrambe le esigenze, nel

rispetto dei parametri progettuali previsti per queste tipologie di manufatti.

...omissis...

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 29�

IV. "Acque meteoriche di dilavamento / acque di lavaggio": le acque meteoriche o di lavaggio che

dilavano superfici scoperte (piazzali, tetti, strade, ecc.) che si rendono disponibili al deflusso

superficiale con recapito finale in corpi idrici superficiali, reti fognarie o suolo.

V. "Acqua di prima pioggia": i primi 2,5 - 5 mm di acqua meteorica di dilavamento uniformemente

distribuita su tutta la superficie scolante servita dal sistema di drenaggio. Per il calcolo delle

relative portate si assume che tale valore si verifichi in un periodo di tempo di 15 minuti; i

coefficienti di afflusso alla rete si considerano pari ad 1 per le superfici lastricate od

impermeabilizzate. Restano escluse dal computo suddetto le superfici eventualmente coltivate.

VI. "Acqua di seconda pioggia": l'acqua meteorica di dilavamento derivante dalla superficie

scolante servita dal sistema di drenaggio e avviata allo scarico nel corpo recettore in tempi

successivi a quelli definiti per il calcolo delle acque di prima pioggia.

3. CRITERI DI RIFERIMENTO

3.1 - Valutazione delle acque di prima pioggia

A fronte dei parametri richiamati al precedente punto 2 - V e della prassi progettuale consolidata

si ritiene che il volume di "acque di prima pioggia" da contenere e/o da assoggettare all'eventuale

trattamento, di norma, sia compreso nei valori di 25 - 50 m3 per ettaro, da riferirsi alla parte di

superficie contribuente in ogni punto di scarico effettivamente soggetta ad emissione (ad esempio

la superficie pavimentata soggetta a traffico veicolare).

Il parametro più elevato di 50 m3 per ettaro si applica, alle superfici contribuenti comprese in aree

a destinazione produttiva / commerciale.

Le acque di prima pioggia raccolte nelle vasche di accumulo sono inviate gradualmente agli

impianti di trattamento.

Al fine di dare attuazione alle misure per la gestione di tali acque si avranno a riferimento i

seguenti elementi di valutazione:

...omissis...

b) Dispositivi efficaci per garantire la funzionalità degli scaricatori in coerenza con le esigenze di

tutela dei corpi idrici ricettori.

Sulla base delle valutazioni di cui alla precedente lettere a), l'esigenza è quella di dimensionare

adeguate "vasche di accumulo" delle acque di prima pioggia. L'esperienza condotta soprattutto

negli altri paesi, evidenzia come mediante "vasche di prima pioggia" di volume relativamente

modesto possano realizzarsi notevoli miglioramenti della situazione dei corpi idrici ricettori, indotta

dagli eventi meteorici in un arco temporale di medio periodo. Il sistema di alimentazione delle

vasche dovrà essere realizzato in modo da escludere le stesse a riempimento avvenuto, per

evitare la diluizione delle prime acque invasate; le acque di seconda pioggia eccedenti saranno

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 30�

direttamente sversate nei recapiti. Ad evento meteorico esaurito, le acque accumulate saranno

immesse in rete fognaria con modalità di svuotamento che assicurino il rispetto di portate coerenti

ai normali rapporti di diluizione della rete e comunque con quelle che possono essere inviate

all'impianto di trattamento. Lo svuotamento delle vasche, di norma, dovrà essere attivato

nell'ambito delle 48 - 72 ore successive all'ultimo evento piovoso.

...omissis...

3.5 – Criteri di gestione / riduzione delle acque meteoriche drenate

Circa la necessità di privilegiare soluzioni che consentano di ridurre a “monte” le portate

meteoriche circolanti nelle reti fognarie attraverso la raccolta delle acque meteoriche non

suscettibili di essere contaminate ed il loro smaltimento sul suolo / strati superficiali del sottosuolo

ovvero, in subordine, nei corsi d’acqua superficiali, si forniscono i seguenti criteri di indirizzo:

2 - Nelle aree a destinazione produttiva / commerciale si dovranno prevedere i seguenti interventi:

Separazione da parte dei titolari degli insediamenti delle acque di prima pioggia derivanti dalle

superfici suscettibili di essere contaminate ed immissione delle stesse nella fognatura nera

aziendale, secondo le modalità indicate ai successivi punti;

Smaltimento diretto in loco – ove possibile in relazione alle caratteristiche del suolo o in

subordine della rete idrografica – delle acque di seconda pioggia di cui al punto precedente

nonché delle acque meteoriche dalle coperture dei fabbricati e dalle superfici impermeabili non

suscettibili di essere contaminate.

Qualora le condizioni suddette non si verifichino dovrà prevedersi lo smaltimento delle acque

meteoriche tramite fognatura. Ai fini dell’eventuale contenimento delle portate meteoriche addotte

dalla fognatura aziendale alla rete fognaria dell’agglomerato o ai corsi d’acqua superficiali valgono

le indicazioni richiamate al precedente punto 1.

3 - Una riduzione analoga delle portate meteoriche, per quanto possibile, dovrà essere promossa e

incentivata anche nelle aree non attualmente servite dalla rete fognaria “pubblica” ovvero negli

agglomerati esistenti. In tale direzione dovranno orientarsi le disposizioni locali (comunali e

provinciali) in materia urbanistica per la regolamentazione degli interventi di modifica /

ristrutturazione degli insediamenti esistenti.

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 31�

4 – Al fine di dare attuazione ai criteri di indirizzo richiamati ai precedenti punti 1 – 2 – 3, i comuni

provvedono ad adeguare la regolamentazione urbanistico – edilizia vigente prevedendo

disposizioni specifiche coerenti ai predetti criteri ed ai principi della gestione sostenibile delle

risorse idriche promuovendo ed incentivando, per quanto possibile, il recupero per usi non pregiati

delle acque meteoriche non suscettibili di inquinamento.

Analoghi adeguamenti dovranno essere previsti dal gestore del servizio idrico integrato per i

"Regolamenti di fognatura e depurazione" di cui all'art. 33 del decreto.

8 - ACQUE DI PRIMA PIOGGIA E DI LAVAGGIO DA AREE ESTERNE (art. 39, comma 3)

I - In linea generale le acque meteoriche e di dilavamento non sono considerate "scarico" ai sensi

dell'art. 1 lettera bb) del D.lgs 152/99. Tuttavia qualora l'acqua meteorica vada a "lavare", anche

in modo discontinuo, un'area determinata destinata ad attività commerciali o di produzione di beni

nonché le relative pertinenze (piazzali, parcheggi ecc.) trasportando con se i "residui", anche

passivi, di tale attività, la stessa acqua perde la sua natura di acqua meteorica per caratterizzarsi

come "acqua di scarico", da assoggettare alla disciplina degli scarichi compreso l'eventuale regime

autorizzativo.

II - Sulla base dei dati della comune esperienza, ai fini di individuare le possibili casistiche per le

quali il dilavamento delle superfici esterne operato dalle acque meteoriche può costituire un

fattore di inquinamento, occorre riferirsi ai seguenti criteri generali:

a) L'inquinamento potrebbe derivare dallo svolgimento delle fasi di attività all'aperto quali lo

stoccaggio / accumulo o la movimentazione di materie prime, di scarti / rifiuti ovvero l'esecuzione

di particolari lavorazioni che non possono essere svolte di norma in ambienti chiusi (ad esempio

l'autodemolizione).

b) La presenza di sostanze pericolose potrebbe derivare dalle operazioni di spillamento, dagli

sfiati e dalle condense di alcune installazioni o impianti che non possono essere raccolti

puntualmente.

c) Le acque inquinate hanno origine dal passaggio delle acque meteoriche su aree dedicate allo

svolgimento di operazioni per loro natura tipicamente "sporcanti" ovvero su aree dedicate al

deposito di materie prime o rifiuti.

Sulla base dei criteri suddetti, sono soggetti alla disciplina di cui all'art. 39, comma 3, del decreto:

- Stabilimenti o insediamenti con destinazione commerciale o di produzione di beni le cui aree

esterne siano adibite all'accumulo / deposito / stoccaggio di materie prime, di prodotti o

scarti/rifiuti, allo svolgimento di fasi di lavorazione ovvero ad altri usi per le quali vi sia la possibilità

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 32�

di dilavamento dalle superfici impermeabili scoperte di sostanze pericolose o sostanze che

possono pregiudicare il conseguimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici .

...omissis...

8.1 - Forme di controllo e gestione delle acque di prima pioggia

Ai fini della disciplina dello scarico delle acque di prima pioggia e di lavaggio derivanti dalle aree

esterne degli stabilimenti / insediamenti richiamati al precedente punto 8 - II, si forniscono i

seguenti criteri di indirizzo:

8.1.1 - Aree esterne dotate di fognatura di raccolta delle acque meteoriche di dilavamento o di

lavaggio

...omissis...

II - Recapito in rete fognaria separata (rete bianca)

Nei casi in cui le aree esterne siano dotate di proprie fognature di raccolta delle acque meteoriche

di dilavamento o di lavaggio con recapito nella rete bianca esterna all'insediamento, dovranno

essere adottati i sistemi di gestione delle acque di prima pioggia da ricondursi, di norma,

all'installazione di dispositivi per il convogliamento delle stesse nella fognatura nera aziendale

ovvero alla raccolta e contenimento delle acque medesime attraverso la realizzazione di sistemi di

accumulo (ad esempio vasche di prima pioggia). Ad evento meteorico esaurito deve essere attivato

il loro successivo svuotamento nell'ambito, di norma, delle 48 - 72 ore successive all'ultimo evento

piovoso con l’invio nella fognatura nera.

In ogni condizione le acque di lavaggio delle aree esterne devono essere convogliare nella

fognatura nera aziendale.

Le acque di seconda pioggia come definite al precedente capitolo 2 – punto VI, derivanti dalle

predette aree esterne sono recapitate direttamente nella rete bianca.

Ai fini delle modalità / prescrizioni di scarico delle acque di prima pioggia o di lavaggio nonché

delle acque di seconda pioggia nella rete bianca, trovano applicazione le norme regolamentari

stabilite dal gestore del servizio idrico integrato o da altro soggetto gestore titolare del servizio.

Si riporta inoltre uno stralcio quanto riportato nell’elaborato B “Relazione illustrativa-

approfondimento in materia di tutela delle acque” del PTCP della Provincia di Parma, variante del

dicembre 2008, in materia di tecniche sulla scelta e progettazione dei sistemi di drenaggio urbani

per il contenimento delle acque di prima pioggia.

“E’ oggi inoltre opportuno che il progetto dei nuovi insediamenti preveda la ulteriore separazione

delle acque meteoriche che provengono dai tetti e dalle aree interdette al traffico da quelle d

istrade e parcheggi, al fine di sottoporre a trattamento solo i deflussi provenienti da queste ultime,

e disperdere più liberamente le prime.”

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In merito a quanto sopra riportato si prevede di dotare i singoli lotti di lotti di una rete preposta alla

raccolta delle acque di lavaggio dilavanti le superfici in cui si possono ritrovare sostanze

potenzialmente inquinanti, ovvero delle acque provenienti dalle viabilità, piazzali e aree destinate

allo stoccaggio. In questa fase tale area è stata stimata circa il 10% di ciascun lotto, con volumetria

delle vasche di prima pioggia complessiva (in riferimento ai lotti) pari a circa 30 m³.

La rete convoglia le acque ad un bacino di accumulo interrato di capacità tale da contenere tutta la

quantità di acque meteoriche di dilavamento risultante dai primi 5 mm di pioggia caduta sulla

superficie scolante di pertinenza del lotto. La vasca di accumulo è preceduta da un pozzetto

separatore che contiene al proprio interno uno stramazzo su cui sfiorano le acque di seconda

pioggia dal momento in cui il pelo libero dell’acqua nel bacino raggiunge il livello della soglia dello

stramazzo. Nella vasca è installata una pompa che viene attivata automaticamente tramite il

segnale di una sonda rivelatrice di pioggia installata sulla condotta di immissione del pozzetto e

che consente lo svuotamento della vasca nelle 48÷72 h successive all’evento meteorico.

Come già detto, le acque di prima pioggia verranno rilanciate alla rete delle acque nere, mentre le

acque di seconda pioggia verranno bypassate alla rete delle acque bianche.

In particolare si prevede di utilizzare vasche di prima pioggia del tipo prefabbricato, realizzate a

getto in soluzione monoblocco e quindi in grado di fornire la massima garanzia di tenuta idraulica

e di stabilità strutturale.

Lo stesso sistema verrà adottato per i tratti di viabilità comune individuati ai paragrafi precedenti,

con vasche che avranno le seguenti dimensioni minime, che andranno aumentate di un adeguato

franco (15%):

bacino aree (m²) Volume minimo vasche (m³)

Ag 2098 12,1

Bg 2349 13,5

Cg 2129 12,2

Dg 2410 13,9

Eg 1835 10,6

Fg 2476 14,2

Gg 2375 13,7

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 34�

3. Rete gas

Ad oggi non è presente una rete di distribuzione del gas metano nell’area in esame. Si segnala

tuttavia la presenza della rete nel limitrofo abitato de “Il Molinetto”, confinante ad est dell’area in

esame. Coerentemente a quanto già in essere, sarà quindi sviluppato un estendimento di rete a

partire dalla cabina in media tensione già esistente, per una distribuzione in media pressione in

ciascun lotto realizzata con tubazione in acciaio Ø 200.

Per quel che riguarda la normativa di riferimento, si evidenzia che, come previsto dal DM

24/11/1984, devono essere rispettate le fasce di rispetto specifiche per ogni tipologia di condotta:

alta pressione, media pressione e bassa pressione. Le fasce di rispetto dipendono dalla tipologia di

condotta e dalle sue condizioni di posa:

• condotte per pressione massima di esercizio superiore a 1,5 bar ed inferiore o uguale a 5

bar: fascia di rispetto di 2 metri nel caso di tronchi posati in terreno con manto superficiale

impermeabile, quali pavimentazioni in asfalto, lastroni di pietra ed ogni altra copertura

naturale o artificiale o similare; fascia di rispetto di 1 metro nel caso di tronchi posati in

terreno sprovvisto di manto superficiale impermeabile.

• condotte per pressione massima di esercizio inferiore o uguale a 0,5 bar: non è prevista

nessuna fascia di rispetto da mantenere tra la rete gas e gli edifici sul territorio comunale.

In futuro dovrà essere garantita la manutenzione ed efficienza della rete, attraverso la verifica dello

stato di funzionamento secondo elevati standard di sicurezza. Tali obiettivi potranno essere

perseguiti attraverso periodiche ispezioni e verifiche dell’integrità dei gasdotti, mediante

strumentazione elettronica “Pig intelligenti”. Tali sopralluoghi sono infatti fondamentali per la

rilevazione di situazioni potenzialmente pericolose determinate da lavori terzi in prossimità delle

condotte.

Eventuali modifiche e/o sviluppo del tracciato dovranno essere valutate in funzione degli specifici

impatti ambientali e fattibilità tecnico-economica.

Dovranno, inoltre, essere definite non solo le tecniche di scavo da utilizzare, ma anche la

ricollocazione del terreno di riporto e la programmazione delle operazioni di consolidamento del

suolo e del ripristino della vegetazione. In particolare, sotto il profilo geologico e idrico, occorre

accertare che il tracciato dei gasdotti non interferisca con gli equilibri esistenti, e che il gasdotto

stesso sia isolato da fenomeni di instabilità, quindi da processi di erosione e smottamenti.

Durante la fase di costruzione, tecnici competenti, dovranno inoltre seguire le operazioni

necessarie alla salvaguardia dei suoli e della vegetazione, come previsto nel progetto di ripristino.

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 35�

Tali operazioni preliminari consistono, in linea generale, in interventi di difesa idraulica e

idrogeologica e nell'accantonamento del terreno vegetale.

Dovrà, infine, essere valutato l’eventuale instaurarsi di correnti vaganti, qualora venissero posate

condotte metalliche.

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 36�

4. Rete telecomunicazioni ed informatica

Per quanto concerne la linea tecnologica per le telecomunicazioni, si rileva che la linea in rame e la

linea fibra corrono parallelamente sull’asse della via Emilia. Si prevede quindi il duplice allaccio per

l’area in esame. Le linee potranno quindi essere gestite in maniera indipendente mediante reti

dedicate in modo da gestire in maniera indipendente la linea telefonica e la linea informatica.

In particolare si rileva che la linea in rame corre sull’asse principale della via Emilia dallo stesso

lato del comparto in esame: si prevede un allaccio mediante rete dedicata Ø125 e relativo allaccio

in ciascun lotto mediante un’unica presa da Ø125. Per quanto riguarda invece la fibra, tale linea

corre parallelamente dall’altro lato della stessa via Emilia, con soluzione che dovrà quindi

prevedere un dedicato attraversamento. La linea sarà gestita separatamente, con una similare

dorsale del diametro Ø125 con successivi allacci in ciascun lotto mediante un’unica presa da

Ø125.

L’adozione di allacci a tali reti esistenti minimizza l’installazione di impianti fissi per

telecomunicazioni, telefonia cellulare e radiocomunicazioni per l’estensione dell’area servita.

APEA Il Molinetto_Relazione illustrativa – Approfondimento Reti tecnologiche 37�

5. Reti energetiche

Ad oggi l’area è in situazione di “non elettricizzazione” con conseguente necessità di una

significativa estensione di rete da parte dello stesso ente gestore.

Per quanto riguarda la rete energetica dell’area sarà necessario l’allaccio alla rete Enel in funzione

progetto di estensione rete previsto dallo stesso ente gestore. Nell’area di pertinenza privata si

prevede una dotazione di circa 100 kW per lotto con fornitura globale pari a circa 2 MW; saranno

inoltre predisposte nell’area n. 3 cabine elettriche in grado di fornire circa 700 kW ciascuna.

Per l distribuzione della rete si rimanda alla tavola allegata RT05P.

Per quanto riguarda l’illuminazione pubblica, si rileva che sarà realizzata con apparecchiature

conformi alle direttive sull’inquinamento luminoso. Deve inoltre essere perseguito l’obiettivo di una

elevata efficienza energetica nell’illuminazione pubblica e privata attraverso l’adozione di:

lampade e corpi illuminanti a basso consumo energetico;

sistemi di controllo dell’illuminazione interna (utilizzo di sistemi per il controllo automatico

dell’illuminazione quali lo spegnimento automatico, i sensori di rilevamento, centraline di

controllo);

sistemi di controllo dell’illuminazione esterna (utilizzo di centraline per la temporizzazione od

utilizzo di sensori crepuscolari).

La rete di illuminazione sarà estesa con sistemi conformi alla normativa vigente sull’inquinamento

luminoso, facendo particolare riferimento alla L.R. n.19/2003 “Norme in materia di riduzione

dell’inquinamento luminoso e di risparmio energetico” approvata dalla Regione Emilia-Romagna, al

fine di promuovere la riduzione dell’inquinamento luminoso e dei consumi energetici da esso

derivanti, ed alla Determinazione del Direttore Generale Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa

n.14096 del 12/10/2006. Tale normativa definisce l’inquinamento luminoso come ogni forma di

irradiazione di luce artificiale che si disperda al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente

dedicata e se orientata al di sopra della linea dell’orizzonte. In particolare sono zone di protezione

dall’inquinamento luminoso le aree circoscritte intorno agli osservatori e al sistema regionale delle

aree naturali protette e dei siti della Rete natura 2000 che devono essere sottoposte a particolare

tutela dall’inquinamento luminoso.

L’area di interesse, che si colloca in posizione mediana tra un comparto residenziale ed uno

industriale già esistenti non ricade in tali ipotesi.