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progetto didattica in rete ogetto didattica in ret Dipartimento di Georisorse e Territorio Politecnico di Torino, dicembre 2000 Lezioni di Topografia Parte I - Geodesia A. Manzino otto editore

Parte I - Geodesiapeople.dicea.unifi.it/suracelu/empoli-pianificazione... · 2005. 12. 13. · 1 PARTE I – GEODESIA GEODESIA FISICA Introduzione La Topografia è una scienza applicata

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  • progettodidattica in rete

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    in re

    teDipartimento di Georisorse e TerritorioPolitecnico di Torino, dicembre 2000

    Lezioni di TopografiaParte I - Geodesia

    A. Manzino

    otto editore

  • DISPENSE DI TOPOGRAFIA

    P

    ARTE

    I – G

    EODESIA

    A

    .

    MANZINO

    Otto Editore P.zza Vittorio Veneto 14 – 10123 Torinowww.otto.to.it

  • INDICE

    PARTE PRIMA – GEODESIA FISICA

    Introduzione ...........................................................................................1

    1. IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE DELLA TERRA ............................................................................................2

    1.1 CENNI DI TEORIA DELLA GRAVITAZIONE .............................................4La gravitazione ........................................................................................4Moti terrestri e potenziale di gravità .......................................................5Il geoide ...................................................................................................7Lo sferoide ............................................................................................ 10Il calcolo di alcune costanti geometriche ............................................. 14Equazione dello sferoide in funzione dei parametri geometrici .......... 16Espressione della gravità normale in funzione dei parametri geometrici ... 16Dallo sferoide all'ellissoide .................................................................... 17

    2. SISTEMI DI COORDINATE ....................................................18

    2.1 LE COORDINATE GEODETICHE .......................................................... 18Passaggio dalle coordinate geodetiche alle coordinate cartesiane geocen-triche e viceversa ................................................................................... 19

    2.2 LE COORDINATE ASTRONOMICHE O NATURALI ............................... 22La correzione gravimetrica nella livellazione geometrica ..................... 25

    2.3 COORDINATE CARTESIANE LOCALI OD EULERIANE .......................... 28

    i

  • 2.4 DIMENSIONI DELL’ELLISSOIDE TERRESTRE ....................................... 29

    3. L'ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI RIFERIMENTO PLANIMETRICA .........................................................................32

    3.1 RAGGI DI CURVATURA E SEZIONI NORMALI ..................................... 32

    3.2 LINEE GEODETICHE ............................................................................ 35

    3.3 LE EQUAZIONI DELLE GEODETICHE PER SUPERFICI DI ROTAZIONE E PER L'ELLISSOIDE ................................................................................. 36

    3.4 TEOREMI DELLA GEODESIA OPERATIVA ............................................ 38Premessa ............................................................................................... 38Gli azimut e le distanze su sezioni normali .......................................... 39

    3.5 CAMPO GEODETICO E CAMPO TOPOGRAFICO ................................. 40

    4. PROBLEMI PLANIMETRICI RISOLUBILI NEL CAMPO GEODETICO ..............................................................................43

    4.1 IL TEOREMA DI LEGENDRE ................................................................. 43

    4.2 COORDINATE GEODETICHE POLARI E RETTANGOLARI ................... 44

    4.3 IL TRASPORTO DELLE COORDINATE GEODETICHE: PROBLEMA DIRETTO .............................................................................................. 45

    4.4 IL TRASPORTO DELLE COORDINATE GEOGRAFICHE: PROBLEMA INVERSO ............................................................................................... 48

    5. LE RAPPRESENTAZIONI CARTOGRAFICHE ...................50

    5.1 CLASSIFICAZIONE DELLA RAPPRESENTAZIONI ................................... 52

    5.2 EQUAZIONI DIFFERENZIALI DELLE RAPPRESENTAZIONI ................... 53

    5.3 EQUAZIONI DIFFERENZIALI DELLE RAPPRESENTAZIONI CONFORMI 56

    5.4 EQUAZIONI DIFFERENZIALI DELLE RAPPRESENTAZIONI EQUIVALENTI ........................................................................... 60

    5.5 LA RAPPRESENTAZIONE CONFORME DI GAUSS ................................. 61

    5.6 CARATTERISTICHE GEOMETRICHE E PARAMETRI DELLA CARTA DI GAUSS .................................................................................................. 67Convergenza delle trasformate ............................................................. 69Le trasformate delle geodetiche nella carta di Gauss ............................ 70

    5.7 LA CARTOGRAFIA UFFICIALE ITALIANA .............................................. 72L'inserimento della cartografia nazionale nel sistema UTM ............... 75

    ii

  • Le nuove carte alla scala 1:50000 e 1:25000 ....................................... 79Le carte da satellite ................................................................................ 80

    5.8 LE CARTE CATASTALI E LA RAPPRESENTAZIONE DI CASSINI SOLDNER ..................................................................................80

    iii

  • 1

    PARTE I – GEODESIA

    GEODESIA FISICA

    Introduzione

    La Topografia è una scienza applicata che si prefigge la determinazione e la rappre-sentazione metrica della superficie fisica terrestre, nasce e si inserisce nella Geodesiail cui scopo è la determinazione della figura della terra e del suo campo gravitazio-nale esterno in funzione del tempo. Per figura della terra si intende qui la sua super-ficie fisica e matematica; si intende per superficie fisica il limite tra l’atmosfera e lasuperficie liquida o solida della terra e per figura matematica la superficie equipo-tenziale del campo gravitazionale della terra (a potenziale convenzionale

    W=W

    0

    ).Per comprendere meglio la Topografia è quindi necessario dare dei cenni di Geode-sia, chiarendo per i nostri fini, quale è la forma della terra e quali sono le forze cheagiscono su di essa.

  • 2

    1. IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    DELLA TERRA

    Per descrivere la superficie fisica della terra

    T

    , supponiamo, solo per comodità, dipoter stabilire dapprima un sistema di riferimento cartesiano ortogonale con ori-gine nel centro di massa

    CM

    della terra (figura

    1.1

    ). Sappiamo ormai da secoli chela superficie terrestre si approssima abbastanza bene a quella di una sfera di circa6370 km di raggio e meglio ancora a quella di un ellissoide di rotazione che chia-meremo

    Σ

    .

    Fig. 1.1 –

    Descrizione variazionale della superficie terrestre.

    Facciamo l’ipotesi che il centro di massa della terra coincida con il centro dell’ellis-soide

    Σ

    , potremo allora decidere di rappresentare la forma vera della terra

    T

    attra-verso la misura degli scostamenti di

    T

    da

    Σ

    . Proiettando perpendicolarmente ilpunto

    A

    su

    Σ

    definiamo la coordinata altimetrica

    h

    A

    di

    A

    come la distanza

    AA

    e,individuato

    A

    , le coordinate planimetriche di

    A

    sono definite attraverso una cop-pia di coordinate di superficie: (

    ϕ

    A

    ,

    λ

    A

    ) =(

    ϕ

    A

    ,

    λ

    A

    ). Ogni punto di

    T

    è definito dun-que dalle tre coordinate (

    ϕ

    ,

    λ

    ,

    h

    ).

    CM

    B

    B'A

    A'

    T

    hA

    Y

    Z

    X

    n'

    hBΣ

    =( ϕA

    λA ) ( ϕ

    A' λ

    A' )

  • IL

    PROBLEMA

    DELLA

    RAPPRESENTAZIONE

    3

    Questo metodo di rappresentazione, che chiamiamo variazionale (rispetto ad unasuperficie di riferimento) è operativamente pratico e si adatta alla realtà, in quantogli scostamenti rappresentabili, dalle fosse oceaniche alle vette più alte, sonodell’ordine di 1/1000 del raggio terrestre. Il problema è tuttavia risolto solo teorica-mente, perché rimane ancora da capire se e come si riesce ad individuare fisica-mente la superficie dell’ellissoide

    Σ

    , e se si riesce in qualunque punto, a trovare lanormale alla superficie

    Σ

    . La risposta è negativa: l’ellissoide rimarrà per questimotivi solo una superficie matematica teorica, che consente di avvicinarci al pro-blema della rappresentazione e della misura della superficie terrestre: non è cioèpossibile misurare direttamente posizioni e spostamenti di punti riferitiall’ellissoide di rotazione. Recentemente tuttavia le moderne tecniche di osser-vazione satellitare (le misure GPS sono fra queste le più frequenti), consentonodi misurare tali parametri con sufficiente precisione. In tal caso il problema sisposta dalla individuazione dell’ellissoide all’individuazione e alla stabilità delsistema di riferimento.

    Ci domandiamo: esiste allora una più comoda superficie

    Γ

    che meglio approssimila superficie

    T

    ? Quali strumenti abbiamo a disposizione per misurare in qualunquepunto di

    T

    almeno la direzione verso la superficie

    Γ

    (figura

    1.2

    ). Quali sarannoforma e dimensioni di

    Γ

    ?

    Fig. 1.2 –

    La determinazione di una superficie equipotenziale.

    Prescindendo dai metodi satellitari,

    la direzione che è sempre misurabile in ogni puntodella superficie terrestre è quella del «filo a piombo»

    , perpendicolare cioè alla superficieequipotenziale passante per il punto di misura. Possiamo inoltre misurare (con lalivellazione ortometrica ad esempio)

    le differenze di altezze

    H

    AB

    rispetto alle super-fici equipotenziali passanti per

    A

    e per

    B

    ed infine

    il modulo del vettore della forzaagente su una massa unitaria

    posta in

    A

    o

    B

    . In sintesi, per capire con precisione qualè la forma della terra e poterla misurare nella pratica è dunque indispensabile stu-diare il suo campo di gravità.

    TA

    B

    ΣΣ Γ

    Γ

    ∆HAB

  • IL

    PROBLEMA

    DELLA

    RAPPRESENTAZIONE

    4

    1.1 C

    ENNI

    DI

    TEORIA

    DELLA

    GRAVITAZIONE

    La gravitazione

    Il campo di gravità è causato dall’attrazione gravitazionale propria, da quella deicorpi celesti, dal moto rotatorio e da altri moti e fattori perturbativi statici o dina-mici del corpo terrestre. Partiamo dall’attrazione gravitazionale. L’attrazione gravi-tazionale fra masse elementari (figura

    1.3

    ) vale, secondo la legge di Newton:

    1.1

    F

    è attrattiva e diretta secondo il vettore

    QP

    , G è la costante gravitazionale che vale:.

    Fig. 1.3 –

    Attrazione fra due masse elementari.

    Si ha cioè:

    1.2

    Nel caso in cui si debba considerare un corpo non puntiforme come la terra e cer-care l’effetto gravitazionale sull’unità di massa posta in

    P

    , si può cercare di ricavare

    F

    come:

    1.3

    In un sistema di riferimento cartesiano ortogonale, chiamando (

    a, b, c

    ) le coordi-nate del centro di massa ed (

    x

    ,

    y

    ,

    z

    ) le coordinate di un punto

    P

    , si ha:

    1.4

    ed integrando, con si ottiene la forza gravitazionale:

    1.5

    F Gmm '

    l2----------=

    G 6.67259 10 11–× m kg 1– s 1–=

    mQ

    m'

    P

    F

    I

    F

    τ

    F Gmm '

    l2----------= l

    l-----⋅

    F ∆Fi∑∆m 0→lim∆mil i

    2---------∑

    ∆m 0→lim= =

    F Gdml2

    ------------ Gdmx a–( )2 x b–( )2 x c–( )2+ +

    --------------------------------------------------------------------= =

    dm ρ dτ=

    F G ρ x y z, ,( )dτx a–( )2 x b–( )2 x c–( )2+ +

    --------------------------------------------------------------------∫τ∫∫=

  • IL

    PROBLEMA

    DELLA

    RAPPRESENTAZIONE

    dove

    ρ

    è la densità, variabile da punto a punto e d

    τ

    è l’elemento di volume infini-tesimo. La forza gravitazionale ammette potenziale

    V

    che si ottiene per integrazionedella relazione:

    dove

    x

    è ila direzio

    e quindi

    Il calcolo

    presuppo

    scopo che

    per la cro

    non cono

    Moti terre

    I moti ter

    1. MnTsi

    Le

    2. Mradti

    Consider(figura 1.

    Per un pu

    dove r è l

    Anche qudella 1.9;

    1.6dF Vd∂x∂

    --------- Gdml 2------=–=

    5

    l generico asse di direzione della forza; si ha allora (la forza è diretta lungone l ):

    1.7

    il potenziale gravitazionale risulta:

    1.8

    di questo integrale, oltre alla conoscenza della funzione ρ all’interno di τ,ne anche di conoscere la superficie esterna di τ, ma questo è, purtroppo, lo vogliamo raggiungere. Conosciamo ad esempio che il valore medio di ρsta è ρ = 2.67 g/cm3, mentre la densità media terrestre è ρ = 6.53 g/cm3,sciamo tuttavia il variare di ρ all’ interno di τ.

    stri e potenziale di gravità

    restri principali sono:

    oto di rotazione attorno ad un asse polare, che ai nostri fini per ora rite-iamo costante nel tempo e con velocità angolare media dove

    t, che è il periodo di passaggio attorno ad una stella fissa, è detto giornoderale medio: Tt = 86,164.091 s.

    ’accelerazione centrifuga dovuta alla rotazione vale ; la forzasercitata sulla massa m vale .

    oto di rivoluzione attorno al sole, con periodo Ts= 1 anno side-le= 365.256360 giorni di tempo solare medio e descrivente il piano

    ell’eclittica. L’asse terrestre si inclina durante l’anno, sul piano dell’eclit-ca, di ±23°.5 circa durante l’evolversi delle stagioni.

    iamo ora la combinazione dell’effetto gravitazionale F e centrifugo f4).

    nto di massa unitaria la forza centrifuga f vale:

    1.9

    a distanza di un punto della superficie dall’asse di istantanea rotazione.

    esta forza ammette potenziale centrifugo v che si ottiene per integrazionesi ha:

    dV Gdml

    -------=

    V G ρ x y z, ,( )dτx a–( )2 x b–( )2 x c–( )2+ +

    ------------------------------------------------------------------------∫τ∫∫=

    ω 2Π Tt⁄=

    a ω2 r=f m2 r=

    f ω2r=

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    1.10

    dove (x,y) è il piano normale all’asse di rotazione.

    Fig. 1.4 – Combinazione degli effetti gravitazionale e centrifugo: g=F+f.

    Il potenziale di gravità W è definito dalla somma dei due potenziali:

    1.11

    1.12

    Per derivazione il vettore gravità vale:

    Il potenziale W ha derivate prime calcolabili, finite e continue, mentre le derivateseconde sono discontinue in corrispondenza di discontinuità di ρ. Si può dimo-strare che nello spazio esterno il potenziale gravitazionale V soddisfa alla equazione:

    1.14

    (leggasi: Laplaciano di V=0).

    Tali funzioni (per le quali il Laplaciano si annulla) vengono dette armoniche.All’interno del corpo il potenziale V segue invece la legge di Poisson:

    Per il p

    v ω2r2

    --------- v x y,( )= =

    ω

    r P f

    Fg

    W V v+=

    W W P( ) Gρl---dτ ω

    2 r2

    ---------+∫τ∫∫==

    ∆Vx2

    2

    ∂∂ V

    y2

    2

    ∂∂ V

    z2

    2

    ∂∂ V+ +=

    1.15V 4Gρ P( )–=

    ot

    1.13g F f gradW–=+=

    6

    enziale di gravità W, nello spazio esterno si ha invece:

    1.16W 2ω2=

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    Si può dimostrare che tutte le funzioni armoniche sono analitiche, vale a dire conti-nue e con derivate continue di qualunque ordine.

    Le superfici equipotenziali: sono anche superfici di livello, valea dire:

    1.17

    Cioè la derivata del potenziale in una direzione è uguale alla proiezione in quelladirezione del vettore gravità; in particolare, siccome su una generica superficie equi-potenziale dW = 0 questa superficie è sempre normale al vettore g.

    Il geoide

    Per la descrizione variazionale della superficie terrestre e per il posizionamento deipunti sulla stessa scegliamo per Γ una superficie di livello convenzionale

    . La convenzione che si è scelta è quella di stabilire per questa costanteil potenziale della superficie di livello che corrisponde al potenziale della superficiemedia del mare in quiete W=W0. Stabilita questa costante convenzionale possiamoimmaginare di prolungare la superficie W=W0, definita analiticamente, anche al disotto delle terre emerse: questa superficie si chiama geoide. Rimane tuttavia il pro-blema di come determinare analiticamente l’equazione del geoide. È vero che que-sta equazione può scriversi in forma integrale:

    ma rimadeti sondel geoisuperfici

    In realtàcon quadeviaziosuperfici

    W W P( ) cost==

    W cost W 0 g ds g ds g ds( )cos=⇒=d⇒ 0= =

    W cost=( )

    1.18W0 Gρ x y z,,( )l x y z,,( )-------------------dx dy dz∫

    τ∫∫– ω2 r 2 x y,( )2------------------------– 0=

    7

    ngono anche qui irrisolti tutti i problemi emersi per il calcolo di V. I geo-o riusciti, però, ad arrivare ad una buona approssimazione nella conoscenzade attraverso la misura del potenziale in molti e ben distribuiti punti dellae terrestre.

    è stato possibile realizzare ciò con misure di funzionali del potenziale, (cioèntità dipendenti dal potenziale) quali ad esempio anomalie di gravità,ne della verticale ecc. eseguite in genere in punti prossimi od esterni allae Γ del geoide.

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    Anche se non è compito del topografo arrivare a determinare il geoide, vediamocome si possono raggiungere queste approssimazioni ed il loro significato fisico.

    Fig. 1.5 – Espressione di l in funzione di σ , σ 'e ϑ .

    Nella formula integrale 1.18 il vettore l può esprimersi (figura 1.5):

    1.19

    cioè:

    Fig.

    Z

    X Y

    dmP

    Q (X,Y,Z)

    τ

    lc

    a

    b

    O=CMσ

    σ'ϑ

    l 2 σ2= σ '2 2σσ ' ϑcos–+

    1.20l 2 σ2 1 σ 'σ---- 2 2 σ 'σ----

    ϑcos–+ =

    8

    1.6 – L’elemento di volume dr in funzione delle tre coordinate (Ψ, λ , σ ).

    X

    Y

    Z

    O

    λ

    ψ'

    ψ'

    ψ

    λ'

    λ' cos

    σ'σ'

    σ'σ

    d

    dd

    d

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    Le coordinate polari (ψ, λ, σ) descritte in figura 1.6 sono legate alle coordinate ret-tangolari (X, Y, Z ) attraverso le relazioni:

    Utilizzando l’espressione , dalle 1.21 si ricava allora:

    confront

    Nell’inte

    Il potenz

    Essendoarmonichche dalla

    Si può sc

    Anm e Bnzione di di superfiricorsiva;

    l 2 ∆X2 ∆Y 2 ∆Z2+ +=

    1.22l 2 σ 2= σ '2 2σσ ' ψsin ψ 'sin ψ ψ 'cos λ λ '–( )coscos+( )–+

    ando la 1.22 con la 1.20 si ricava infine:

    1.23

    grale 1.18 l’elemento di volume (dx dy dz) vale (figura 1.6):

    1.24

    iale V può allora esprimersi in coordinate polari:

    1.25

    V una funzione armonica, siamo certi di poter sviluppare V in serie die sferiche. Ci si attende che questi sviluppi dipendano da ψ, λ e da σ, oltre densità ρ. rivere infatti per tutte le funzioni armoniche ed in particolare per V:

    ϑcos ψsin ψ 'sin ψ ψ 'cos λ λ '–( )coscos+=

    dτ σ '2 ψ ψ 'coscos dλ ' dσ '=

    VGσ----

    ρ σ '2 ψ 'cos dψ ' dλ ' dσ '

    1 σ 'σ---- 2 2 σ 'σ----

    ϑcos–+1 2⁄--------------------------------------------------------------------∫

    τ∫∫=

    1.26V P( ) AnmRnm ψ λ,( )

    σ n 1+------------------------ Bnm

    Snm ψ λ,( )σn 1+

    -----------------------+m 0=

    n

    ∑n 0=

    ∑=

    m sono delle costanti, in genere incognite, che dipendono dalla distribu-massa e dalla forma della terra, mentre Rnm ed Snm sono dette armonichecie, funzioni note, ricavabili attraverso i polinomi di Legendre in forma le riportiamo sino ad ordine n e grado m uguali a due.

    1.27

    R00 1= S00 0=

    R10 ψsin= S10 0=

    R11 ψ λcoscos= S11 ψ λsincos=

    R20 3 2 ψsin2⁄= 1 2⁄– S20 0=

    R21 3 ψcos= ψ λcossin S21 3 ψcos= ψ λsinsin

    R22 3 ψ 2λcoscos2= S22 3 ψ 2λcoscos2=

    ecc… ecc…

    1.21

    X σ ψ λcoscos=Y σ ψ λsincos=Z σ ψsin=

    9

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    A loro volta i coefficienti Anm e Bnm si ricavano dalle equazioni integrali:

    1.28a

    1.28b

    1.29

    ritornando così evidente che per ricavarli occorre conoscere ρ e la forma di τ.

    Lo sferoide

    È possibile tuttavia calcolare almeno i primi termini della 1.26, note le funzioni Red S. È subito evidente ad esempio che:

    Proseguendo nella sostituzione negli integrali 1.28 ed 1.29 dei valori disi può notare che, a parte la costante G, i termini relativi a queste

    prime funzioni armoniche esprimono i momenti statici del corpo terrestre.

    Siccome è arbitraria la scelta dell’origine degli assi, basta porre l’origine coincidentecon il centro di massa (geocentro) affinché questi, per definizione, si annullino

    . Tenendo conto delle 1.27 e 1.21, con qualche passaggio si rica-vano gli altri termini che valgono:

    essendo

    Definenricava:

    An0 An G ρ dτ∫τ∫∫= =

    Anm 2Gn m–( )!m n+( )!

    -------------------- σ '( )n Rnm ψ ' λ',( )ρ dτ∫τ∫∫=

    Bnm 2Gn m–( )!m n+( )!

    -------------------- σ '( )n Snm ψ ' λ',( )ρ dτ∫τ∫∫=

    A00 G ρ dτ∫τ∫∫ GM= =

    R10 R11 S10 S11,,,

    A1m B1m 0= =( )

    1.30A20 GX '2 Y '2+

    2---------------------- Z '2–

    ρ dτ∫τ∫∫ G A B+2------------- C– = =

    10

    .

    do A, B e C i tre momenti principali di inerzia rispetto agli assi X, Y e Z si

    σ ψsin Z=

    A20 GA B+

    2------------- C–

    =

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    11

    Con calcoli analoghi si ottiene poi:

    che rappresenta il momento d’inerzia misto, che si annulla se si sceglie come assedi rotazione. Proseguendo su questa via ricaviamo:

    Anche questo termine è nullo essendo un momento d'inerzia misto come il termine A21.

    Anche il termine:

    rappresenta un momento d'inerzia misto della terra che è nullo se si scelgono ed come assi principali d'inerzia.

    A212G6

    ------- 3σ 2 3 ψ ψ λcossincos( )ρ dτ∫τ∫∫=

    A21 G X ' Z '( ) ρ dτ∫τ∫∫=

    Z '

    A22G12------ ψ λcos2cos2 3 ψ ψsin2cos2–( )σ '2 ρ dτ∫

    τ∫∫=

    A22G4---- Y '2– X '2+( )ρ dτ∫

    τ∫∫ G4---- B A–( )= =

    B20 0 in quanto S20 0==

    B21 G Y 'Z '( ) ρ dτ∫τ∫∫=

    B22 G X 'Y '( ) ρ dτ∫τ∫∫=

    X 'Y '

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    Riassumendo vediamo dunque come si esprime il potenziale gravitazionale arre-stando lo sviluppo armonico all'ordine n=2 e grado m=2.

    Possiamo, in forma più compatta scrivere:

    1.31

    dove T è il potenziale residuo di ordine e grado superiore a 3 detto potenziale anomalo.

    Ricordando l'espressione del potenziale di gravità W si può scrivere:

    1.32

    chiamiamo con U la somma, definita potenziale normale della gravità:

    Il potenziale di gravità è la somma del potenziale normale e del potenziale anomalo:

    Inserendo nella 1.33 i valori di Rnm ed Snm della tabella 1.27 si ottiene:

    È noto che i due momenti principali di inerzia A e B sono circa uguali, in quanto laforma della terra è molto prossima ad un solido di rotazione; si può ammettere allorala seguente semplificazione:

    Ci si fica c

    V A00R00

    s-------- B00S00s------- ++=

    + A10R10σ 2-------- B10

    S10σ 2------- +

    A11R11σ 2

    ----------------B11S11

    σ 2---------------- ++ +

    + A20R20σ 3-------- B20

    S20σ 3------- +

    A21R21σ 2

    ----------------B21S21

    σ 3----------------

    A22R22σ 3

    ----------------B22S22

    σ 3---------------- T+ + + + +

    V V ' T+=

    W V ' ω2σ 2 ψcos2

    2---------------------------- T+ +=

    U V ' ω2σ2 ψcos2

    2---------------------------+=

    WGM

    σ---------- 11

    2σ 2M--------------- C A B+

    2--------------–

    1 3 ψsin2–( ) 34σ 2--------- B A–

    M-------------

    ψcos2 2λcos+ +=

    ω2σ 2 ψcos2

    2----------------------------- T+ +

    A B+( ) 2⁄ A≅ B A–( ) 0≅

    Anm

    1.34WGM

    σ---------- 11

    2σ 2---------C A–

    M------------- 1 3 ψsin2–( )+ ω

    2σ 2 ψcos22

    ---------------------------- T U T+=+ +=

    è fehe e B

    1.33W U T+=

    12

    rmati ad ordine n=2 e grado m=2 nello sviluppo armonico, ciò non signi-non si possa ricavare il potenziale anomalo T, questo dipende dai termini

    che sono ricavabili note la densità e la forma della terra.nm

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    In pratica T è ricavabile attraverso la misura su tutta la superficie terrestre τ di valoridipendenti dalla densità e da T, quali ad esempio i valori della gravità.

    È così possibile proseguire lo sviluppo in serie di armoniche sino ad un certo ordinee grado, quindi ricavare il potenziale W con una approssimazione sufficiente permolti scopi geodetici e topografici.

    Se si pone nella 1.34:

    si ottiene l'equazione di una superficie equipotenziale che, per una particolare sceltadi W0 prende il nome di geoide; esso esprime la forma della terra o meglio la formadel suo campo di gravità ad una certa quota equipotenziale .

    Se si pone nella 1.34:

    1.35

    si ottiene invece, l'equazione approssimata sino ad ordine e grado due del geoide.Questa equazione rappresenta una superficie che prende il nome di sferoide; è facilenotare che l'equazione dello sferoide rappresenta una superficie. Evidenziando lecoordinate polari (ψ,σ ) e le tre costanti (per ora inco-gnite), si comprende che lo sferoide è una superficie di rotazione, in quanto nondipende da λ.Si può dimostrare che, per il posizionamento planimetrico di un punto, (che siricorda è eseguito attraverso la proiezione di questo su una superficie di riferi-mento), lo sferoide è già una approssimazione adeguata di τ , in quanto le normalialla superficie sono sufficientemente prossime alla direzione della verti-cale, cioè (vedi figura 2.3):

    Ritornando alla 1.34 e ricordando la 1.15, anche per il potenziale T vale la proprietàdi armonicità:

    1.36

    In modo analogo alle relazioni 1.6 e 1.13 per il potenziale gravitazionale ed il poten-ziale di gravità, si può scrivere per il potenziale normale:

    1.37

    Il vettore γγγγ viene chiamato gravità normale.Volendo ricavare il modulo di γγγγ attraverso le sue componenti, occorre derivare Urispetto agli assi X, Y, Z e sommare pitagoricamente i tre contributi. Si dimostratuttavia che, con buona approssimazione, il valore si ricava derivando Urispetto a σ, dove σ è la distanza di un punto dello sferoide dal centro di massa.Così facendo si ottiene:

    W U T+ W0 cost= = =

    W W0=

    U U0 cost= =

    GM C A–( ) M ω2,⁄,

    U cost=

    grad W( ) grad U( )– n n '– ε 0≅= =

    ∆T 0=

    γγγγ gradU–=

    γγγγ

    1.38γ GMσ 2

    ---------- 11

    2σ 2---------C A–

    M------------- 1 3 ψsin2–( )+ ω2σ 2 ψcos2–=

    13

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    14

    La differenza tra il modulo dei vettori g e γγγγ si chiama anomalia di gravità e vale:

    1.39

    ed è il funzionale del campo anomalo più diffusamente misurato ed utilizzato per ilcalcolo del geoide.

    Il calcolo di alcune costanti geometriche

    Nell'equazione dello sferoide, espressa in forma estesa 1.34, compaiono costantimeccaniche come , le quali non definiscono esplicitamente laforma e le dimensioni dello sferoide.

    Ricaveremo ora le costanti geometriche: il semiasse polare c e quello equatoriale a.Scriviamo l'equazione dello sferoide:

    e definiamo:

    1.40

    Si ha:

    1.41

    dividendo tra loro i due termini dell’equazione si ha:

    siccome:

    si può sviluppare in serie binomiale il denominatore, approssimando:

    che si semplifica in:

    ∆g

    ∆g g γ–=

    GM C A–( ) M⁄,

    U ψ 0=( ) U ψ 90°=( ) U0 cost= = =

    kC A–

    M-------------

    =

    GMa

    ---------- 1 k2a2-------- ω

    2a 3

    2GM-------------+ +

    GMc

    ---------- 1 kc2----–=

    ca--- 1 k

    c 2-----–

    = 1 k2a2-------- ω

    2a 3

    2GM-------------+ +

    1–

    kc 2----- 0≅ e k

    2a2-------- ω

    2a 3

    2GM-------------+ 0≅

    ca--- 1

    kc 2-----–

    1 k2a2-------- ω

    2a3

    2GM-------------+–

    =≅

    1 k2a2-------- ω

    2a3

    2GM-------------– k

    c 2----- k

    2 a 2c 2--------------- ω

    2 k a3

    2 c2 GM-------------------+ +––=

    ka2----- k

    c 2-----≅

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    Definiamo schiacciamento geometrico dello sferoide il termine:

    1.42

    si ha:

    Questo risultato mostra come, attraverso l'utilizzo di quantità meccaniche, si è rica-vata la quantità geometrica schiacciamento α dello sferoide.Dalla 1.38 ricaviamo poi il valore della gravità normale all'equatore ed ai poli:

    Sviluppapreceden

    Definiam

    Possiamo

    Si vede fa

    e, grazie

    ca--- 1

    32--- k

    a2-----– ω

    2 a3

    2GM-------------– ≅

    α a c–a

    ---------- 1 ca---–= =

    1.44

    γaGMa2

    ---------- 132--- k

    a2----- ω

    2 a3

    2GM-------------–+=

    γcGMc 2

    ---------- 1 3kc2------–=

    γcγa----

    a2

    c 2----- 1 3k

    c 2------–

    1 3k2a2-------- ω

    2 a3

    GM-------------–+

    1–=

    1.43α 32--- k

    a 2----- ω

    2a3

    2GM-------------+=

    15

    ndo in serie binomiale, moltiplicando ed approssimando come visto inza per il rapporto si ricava:

    o infine β lo schiacciamento di gravità:

    1.45

    scrivere:

    1.46

    cilmente che:

    al fatto che , ricaviamo la relazione di Clairaut:

    1.47

    c a⁄

    γcγa---- 1 3k

    2a2--------– 2ω

    2 a3

    GM----------------+=

    βγcγa---- 1–=

    β 32--- k

    a2-----– 2

    ω2 a3GM------------+=

    α β+ 52---ω

    2 a3

    GM------------=

    γa GM a2⁄≅

    α β+ 52---ω

    2 aγa

    ----------=

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    Equazione dello sferoide in funzione dei parametri geometrici

    Riscriviamo ora la 1.34 in questo modo:

    ricordando la prima delle 1.41 ed eguagliando queste quantità si ricava:

    Sviluppando come al solito il denominatore e semplificando, con qualche passaggiosi ottiene:

    cioè:

    Questaespressadipende

    Espressi

    Ricordi

    e ricord

    dividensemplifi

    che equ

    Questa latitudin

    UGM

    σ---------- 1k

    2σ------- 1 3 ψsin2–( ) ω

    2σ 3 ψcos22GM

    -----------------------------+ + U0= =

    σa---- 1 k 1 3 ψsin

    2–( )2σ 2

    --------------------------------- ω2σ 3 ψcos2

    2GM----------------------------+ + 1 k

    2a2-------- ω

    2 a3

    2GM-------------+ +

    1–

    σ a 1 3k2a2-------- ω

    2a3

    2GM-------------+

    ψsin2–=

    1.48σ a 1 α– ψsin2( )=

    è finalmente l'equazione dello sferoide nelle coordinate polari in funzione delle quantità geometriche . Come si nota la 1.48 non da λ.

    one della gravità normale in funzione dei parametri geometrici

    amo la 1.38 che ora esprimiamo come:

    i

    dc

    i

    è

    σ ψ,( )a α,( )

    1.49γ GMσ 2

    ---------- 13k2a 2-------- 1 3 ψsin2–( ) ω

    2σ 3 ψcos2GM

    ----------------------------+ +=

    16

    amo anche l'espressione della gravità normale all'equatore 1.44:

    o fra loro i due valori di γ, sviluppando binomialmente al primo ordine eando si ricava:

    vale a scrivere:

    1.50

    l'equazione della gravità normale che, come si vede, dipende solo dallae sferoidica.

    γaGMa 2

    ---------- 132--- k

    a 2----- ω

    2 a3

    2GM-------------–+=

    γγa---- 1 3k

    2a2--------– 2ω

    2 a3

    GM----------------+

    ψsin2+≅

    γ γa 1 β+ ψsin2( )=

  • IL PROBLEMA DELLA RAPPRESENTAZIONE

    Dallo sferoide all'ellissoide

    Proviamo a scrivere la 1.48 in coordinate cartesiane. Si ha:

    in quanto .

    La formula ricavata è di difficile utilizzo. Partendo allora dalla 1.48, vediamo comequesta può semplificarsi.

    Possiamo scrivere:

    Trascurando il termine moltiplicativo di a meno di errori dell’ordine di a(infatti e ) si ha:

    Quest'ultima approssimazione è tollerabile in quanto moltiplica α che èun termine piccolo.

    Con ciò otteniamo:

    1.51

    ponendo :

    1.52

    Cerchiamo quanto vale sviluppando come al solito :

    si ottiene in definitiva dalla 1.51:

    che è ltesianetopogrquella

    σ X 2 Y 2 Z 2+ + a 1 α Z2

    σ 2-------–

    a 1 α Z2

    X 2 Y 2 Z 2+ +------------------------------------–

    = = =

    ψsin Z σ⁄=

    σ 2 a 2 1 α 2 ψsin4 2α ψsin2–+( )=

    α 2 10 5–

    α 1 297⁄( )≅ α 2 10 5–=

    σ 2 a 2 1 2α Z2

    σ 2-------–

    = a 2 1 2α Z2

    a2------–

    Z 2 σ 2⁄

    X 2 Y 2 Z 2+ + a2 2α Z 2–=

    X 2 Y 2+a2

    -------------------- Z 21 2α+( )

    a2---------------------+ 1=

    1 2α+ t2=

    X 2

    a2------- t

    2Z 2

    a2-----------+ 1=

    a t⁄ 1 t⁄

    at--

    a

    1 2α+-------------------- a 1 α–( ) a 1 a c–

    a----------–

    c= =≅=

    1.53X 2 Y 2+

    a2-------------------- Z

    2

    c2------+ 1= Σ≡

    17

    'equazione di un ellissoide di rotazione Σ attorno all'asse Z in coordinate car-. Questa sarà la superficie planimetrica di riferimento per i rilievi geodetici eafici. A causa delle approssimazioni, la superficie dell'ellissoide si discosta dadello sferoide di valori massimi dell'ordine di .10 5– σ

  • 18

    2. SISTEMI DI COORDINATE

    2.1 L

    E

    COORDINATE

    GEODETICHE

    Abbiamo già visto che la posizione di un punto può essere espressa per mezzo di:

    – coordinate cartesiane rettangolari geocentriche

    – coordinate polari.

    Vediamo ora come si esprime la posizione di un punto attraverso le

    coordinate geo-detiche

    (o geografiche) definite dalla terna (

    ϕ

    ,

    λ

    ,

    h

    ), chiamate anche rispettivamente

    latitudine

    ,

    longitudine geodetiche

    ed

    altezza geodetica

    (o quota ellissoidica).

    Utilizziamo come riferimento l’ellissoide definito dalla

    1.53

    , sia

    P

    un punto esternoe

    Q

    la sua proiezione su di esso (vedi figura

    2.1

    ):

    h

    è definita dalla distanza

    QP

    – la latitudine è l’angolo che il versore normale all’ellissoide forma colpiano equatoriale

    – la longitudine è l’angolo che il piano meridiano passante per

    P

    forma colpiano del meridiano convenzionale di riferimento

    π

    .

    Fig. 2.1 –

    Latitudine, longitudine ed altezza geodetica.

    La latitudine e longitudine geodetiche di

    P

    coincidono sia con quelle di

    Q

    che inpratica con la direzione del campo normale in quanto si può dimostrare che vale:

    n '

    X

    Y

    Z

    O

    λϕ

    Σ

    π Qn'

    h

    P (x,y,z)

  • SISTEMI

    DI

    COORDINATE

    ed anche se non fosse trascurabile la correzione per strumenti di alta precisione equote elevate, si deve ammettere che nei rilievi tradizionali ciò che conta è la varia-zione di

    ϕ

    e quella di

    h

    che spesso rendono costante questa correzione. Osserviamoche le componenti del versore sugli assi

    XYZ

    sono:

    Passaggio dalle coordinate geodetiche alle coordinate cartesiane geocentriche e viceversa

    Essendo (

    ϕ

    ,

    λ

    ,

    h

    ) le coordinate riferite ad un ellissoide di rotazione, per molti scopiesplicativi possiamo considerare una sola sezione meridiana

    Γ

    , visibile in figura

    2.2

    .

    Fig. 2.2 –

    Parametri di una sezione meridiana dell’ellissoide.

    L’ellisse

    Γ

    può essere costruito geometricamente attraverso due circonferenze diraggi

    a

    e

    c

    . L’equazione in forma parametrica è:

    Ricavia

    ϕP ϕQ≅ 0.17 ''– h ϕsin2⋅ h in km, ϕQ φQ=

    n '

    Z

    O

    Q

    N

    Ha

    c

    z

    u

    R Nr

    (r=XY)

    δ

    ϕ

    ϕ

    ϕ

    βΨ

    Γ

    2.2Γr a βcos=Z c βsin=

    =

    mo:

    2.3Zr--- c

    a-- tgβ=

    2.1n ' ϕ λ ϕ λ ϕsin;sincos;coscos( )=

    19

  • SISTEMI

    DI

    COORDINATE

    20

    ed ancora cercando la tangente alla curva si può scrivere:

    2.4

    Dalla

    2.2

    otteniamo i differenziali che entrano nella

    2.4

    :

    2.5

    Siccome vale la

    2.3

    si ha:

    cioè:

    2.6

    Esprimiamo ora , che entrano nelle

    2.2

    in funzione di attraverso illegame con .

    Si usano le relazioni:

    2.7

    2.8

    e, definita eccentricità quadratica o eccentricità, il valore:

    2.9

    si ricava:

    2.10

    Ricordando, la prima delle

    2.2

    e la

    2.6:

    2.11a

    tgδ ctgϕ– dZdr-------= =

    dr a β dβ ;sin–= dZ c β dβ cos=

    tgϕ drdZ-------– a

    c-- tgβ ;= = tg β c

    a-- tgϕ=

    Zr---

    ca-- tg β c

    2

    a2----- tgϕ= =

    Z r c2

    a2----- tgϕ=

    βsin βcos tgϕtg β

    β tg β

    1 tg2β+------------------------=sin

    βcos 1

    1 tg2β+------------------------=

    e2 1 c2

    a2-----–=

    β 1

    1c2

    a2-----tg2ϕ+

    -----------------------------=cosϕcos

    1 e 2 ϕsin2–-------------------------------=

    βsin ϕ 1 e2–sin

    1 e 2 ϕsin2–-------------------------------=

    r a ϕcos

    1 e 2 ϕsin2–-------------------------------=

  • SISTEMI

    DI

    COORDINATE

    2.11b

    L’ipotenusa del triangolo

    NHQ

    , che indichiamo con

    RN vale:

    con:

    Ricordan

    Per un pficano in

    che rappcartesian

    Possiamogeograficequazionconsiste

    Si calcol

    Con qua

    Z r 1 e 2–( ) tgϕ a 1 e2–( ) ϕsin2

    1 e 2 ϕsin2–-----------------------------------= =

    2.12RNr

    ϕcos----------- a

    1 e 2 ϕsin2–------------------------------- a

    w---= = =

    do la 2.12 le tre coordinate cartesiane del punto Q sull’ellissoide valgono:

    unto P a quota ellissoidica h, ricordando ancora la 2.1, le formule si modi-:

    resentano le formule di passaggio dalle coordinate geografiche (ϕ ,λ ,h) allee geocentriche (X, Y, Z).

    cercare ora le formule inverse: il passaggio dalle coordinate cartesiane allehe. L’inversione delle 2.16 è complessa e può essere fatta risolvendo unae del quarto grado od anche perturbativamente. Il metodo perturbativo

    in questi passaggi: è possibile da prima ricavare direttamente λ , infatti:

    2.17

    a poi:

    X Q( ) RN ϕ λcoscos=

    Y Q( ) RN ϕ λsincos=

    Z Q( ) RN 1 e2–( ) ϕsin=

    2.14

    2.15

    2.16

    X P( ) RN h+( ) ϕ λcoscos=

    Y P( ) RN h+( ) ϕ λsincos=

    Z P( ) RN 1 e2–( ) ϕsin h ϕsin+=

    Y X⁄ tg λ=

    2.18r X 2 Y 2+ RN h+( ) ϕcos= =

    2.19

    lche passaggio si può ricavare da queste formule:

    Z 1 e2–( )RN h+[ ] ϕsin=

    2.20Zr--- 1

    e2 RNRN h+----------------–

    tgϕ=

    2.13w 1 e2 ϕsin2–=

    21

  • SISTEMI DI COORDINATE

    22

    Dalla 2.20 si ricava ϕ , trascurando, alla prima iterazione, il secondo termine inparentesi. Attraverso la seconda espressione delle 2.12 si calcola RN ed infine si puòricavare h dalla 2.18. Inserita h nella 2.20 può iniziare una seconda iterazione, rica-vando un valore più corretto di ϕ e così di seguito si itera sino alla stabilizzazionedei valori di ϕ ed h ricavati.

    2.2 LE COORDINATE ASTRONOMICHE O NATURALI

    Le coordinate naturali sono definite dalla terna (Φ,Λ,Η ) nella quale Φ,Λ sonodette latitudine e longitudine astronomica ed Η è detta altezza ortometrica o quota edè la distanza di un punto P sul geoide misurata lungo la linea di forza. Sia il ver-sore diretto nella direzione del campo di forza per P (e quindi normale alla superfi-cie di livello passante per P) (figura 2.3). Il versore può essere espresso attraverso lecomponenti del vettore g :

    2.21

    La latitudine Φ è definita allora attraverso:

    e siccome:

    Fig. 2.3 – Direzione della normale al geoide.

    si ricava la coordinata Λ per mezzo della:

    n

    ngxg----

    gyg----

    gzg----,,

    – φ Λ , φ Λ , φsinsincoscoscos( )= =

    Φsingzg----

    –=

    gx g Φ Λcoscos–=

    gy g Φ Λsincos–=

    Γ

    Q''Q'

    n'n

    h

    N

    H

    Po

    P

    ε

    T

    Sferoide Ellissoide

    Geoide (campo reale)

    tgΛgygx----=

  • SISTEMI DI COORDINATE

    23

    La terza coordinata H (la quota ortometrica) è la lunghezza dell’arco di linea di forzache congiunge il punto P al geoide: in topografia si indica più spesso con il simbolo Q.

    L’angolo ε che formano i versori ed (figura 2.3) è detto deviazione della verti-cale ed è la quantità che esprime lo scostamento delle linee di forza del campo reale,dalle linee di forza del campo normale.

    Si ricorda infatti che l’ellissoide è la superficie che approssima la superficie equipo-tenziale del campo normale .

    Possiamo separare le componenti di ε lungo ϕ e λ e ricavare così il legame tra lecoordinate geodetiche e le coordinate naturali:

    2.22a

    I valori comuni delle componenti delle deviazioni della verticale (ξ,η ) sono dipoche decine di secondi sessaggesimali, aumentano il loro valore assoluto e la lorovariabilità in luoghi montagnosi. Grazie a questi valori modesti di deviazione dellaverticale possiamo sempre scrivere con rigore (vedasi la figura 2.3):

    2.23

    ove N è detta ondulazione del geoide e misura lo scostamento di questa superficiedall’ellissoide geocentrico (del campo normale).

    In approssimazione sferica (che si definirà al § 3.5) si dimostrano le seguenti rela-zioni che legano l’ondulazione del geoide alle deviazioni della verticale:

    L’ondulazione N ha su tutto il globo segno alterno e valori medi di ± 50 m (vedifigura 2.5). In Italia l’ondulazione varia da + 37 m in Calabria a + 52 m in Vald’Aosta; il suo calcolo, compito dei geodeti, viene detto «calcolo del geoide». Que-sti calcoli assumono grande importanza in questi ultimi tempi nei quali l’utilizzo ditecniche satellitari consente di ricavare differenze di altezze ellissoidiche molto pre-cise: attraverso la 2.23, note le ondulazioni relative tra due punti è possibile ricavareil dislivello ortometrico con precisione che dipende appunto dalla precisione concui è noto il geoide.

    n' n

    U U0 W0= =

    ε n n'–= ξ , η( )≡

    2.22b

    2.22cξ Φ ϕ–=η Λ λ–( ) ϕcos=

    h H N+=

    2.24a

    2.24b

    ξ 1R---

    ϕ∂∂N

    –=

    η 1R ϕcos---------------

    λ∂∂N

    –=

  • SISTEMI DI COORDINATE

    24

    Fig. 2.4 – Ondulazione del geoide.

    I calcoli moderni del geoide, sempre più precisi e complessi, partono dall’utilizzo dimisure gravimetriche, satellitari e di ogni quantità fisica misurabile legata al campoanomalo T. Si può dimostrare inoltre che vale la relazione di Bruns:

    2.25

    che mostra che l’ondulazione è direttamente proporzionale al campo anomalo.

    Fig. 2.5 – Ondulazione del geoide italiano.

    Γ

    n'

    n

    N

    Ellissoide

    Geoide

    N Tγ----=

  • SISTEMI DI COORDINATE

    25

    Le coordinate naturali (Φ,Λ,Η ) sono quantità misurabili direttamente: le primedue attraverso l’utilizzo combinato di strumenti come il teodolite o l’universale geo-detico (a seconda della precisione richiesta) e cronometri di precisione. Con questistrumenti è sempre possibile individuare con precisione la direzione e misurareangoli a partire da questa direzione verso astri di «orbita apparente» nota congrande precisione.

    2.26

    Anche l’altezza ortometrica è facilmente determinabile (o meglio la differenza dialtezze ortometriche) attraverso operazioni come la livellazione geometrica, dopol’applicazione di opportune «correzioni gravimetriche».

    Fig. 2.6 – Determinazione astronomica della latitudine.

    La correzione gravimetrica nella livellazione geometrica

    La quota di un generico punto P vale per definizione:

    n

    ΛtM tE–

    gs---------------- 360⋅–=

    Φ ZE ZM–=

    X t

    Y

    Z

    PπGreenwich

    Λ

    ΦZ E

    t M

    Z M

    E

    n=zenith

    ZM = zenit massimo apparente.

    gs = giorno siderale.

    tM = tempo al massimo zenit.

    tE = tempo delle effemeridi della stella.

    ZE = zenit delle effemeridi della stella.

  • SISTEMI DI COORDINATE

    La figcon: sonomaremisuseguipercoquanquanremo

    Scriv

    cioè:

    Defin

    si ha:

    Appl

    2.27HP Hd

    P0

    P

    ∫ Wdg--------P0

    P

    ∫–= =

    ura 2.6a porta l’esempio in cui si voglia misurare il dislivello tra A e B definito

    . Si noti che le superfici W=cost, cioè le superfici dW=0 non fra di loro parallele. Si noti infine che scrivere dW=0 equivale anche ad affer- dH=0 per la 2.27. Ipotizziamo di avere a disposizione uno strumento cheri le quantità in intorni sufficientemente prossimi al punto P. Possiamore con tale strumento da A verso B percorsi diversi. Sono due i casi limite: ilrso ed il percorso . Nel primo caso misureremo into lungo WB si ha ; nel secondo caso misureremo into lungo WA si ha: . Compiendo un qualunque altro percorso misure- dei valori compresi tra questi due valori limite.

    iamo allora per comodità l’integrale 2.27 come:

    endo come valore medio integrale della gravità:

    2.28

    2.29

    icando la 2.29 a 2 punti A e B si ha:

    ∆AB HB HA–=

    AA ''B AB ''B Σ q AA ''=δqδ 0= Σ q BB ''=δ

    qδ 0=

    HPWdγ0

    --------γ0g-----

    P0

    P

    ∫ 1γ0----- W γ0g----- dP0

    P

    ∫ 1γ0----- W 1 γ0 g–g-------------+ dP0

    P

    ∫= = =

    HP–WP W0–

    γ0---------------------

    1γ0-----– g H

    γ0 g–( )g

    ------------------d

    P0

    P

    ∫=

    g1

    HP------- g Hd

    P0

    P

    ∫=

    HPW0 WP–

    γ0---------------------= HP

    γ0 g–γ0

    --------------+

    2.30∆AB HB HA–WB WA–

    γ0----------------------–= = HB

    γ0 gB–γ0

    ---------------- HA

    γ0 gA–γ0

    ---------------- –+

    26

  • SISTEMI DI COORDINATE

    27

    Fig. 2.6a – Principio per il quale è necessaria la correzione gravimetrica.

    Con misure di livellazione geometrica di precisione si misura il dislivello, che chia-miamo tra punti distanti fra loro al massimo 20-30 m.

    Anche ponendo per semplicità di ragionamento si vede dalla figura 2.6che lungo è diverso da . Il dislivello ∆AB non si ottiene dunquesolo dalla sommatoria dei singoli , detti incrementi di livellazione, a causa delnon parallelismo tra A e B delle superfici equipotenziali.

    Questa sommatoria dipende ora dal percorso seguito tra A e B per cui la 2.27diviene:

    2.31

    La differenza tra dislivello ortometrico tra A e B e dislivello geometrico si chiamacorrezione ortometrica CO e vale:

    2.32

    Dividendo per le 2.31 si ha:

    e ricordando la 2.30, la 2.32 si trasforma in:

    δδ

    δ

    δ

    HδH

    HHB

    A"

    W=W

    W=W

    W=W

    B

    B

    W3

    W2

    A

    HA

    A0B0

    B"Geoide 0

    qδq

    q1

    2

    A =3

    2

    3

    1

    qδHA HB ''=

    Σqi AA'' HB HA–qiδ

    qδA

    B

    ∑ Wdg--------A

    B

    ∫≅ HB HA–≠

    CO HB HA–( ) qδA

    B

    ∑–=

    γ g⁄

    WB WA–γ0

    ----------------------–g qδγ0

    ----------A

    B

    ∑g γ0–

    γ0------------- 1+

    qδA

    B

    ∑ qδA

    B

    ∑g γ0–

    γ0-------------

    qδA

    B

    ∑+= = =

    qδA

    B

    ∑g γ0–

    γ0-------------

    WB WA–γ0

    ----------------------+A

    B

    ∑=

  • SISTEMI DI COORDINATE

    28

    2.33

    dove per HA e HB è sufficiente inserire valori approssimati.

    2.3 COORDINATE CARTESIANE LOCALI OD EULERIANE

    Sono definite dalla terna (x, y, z) di figura 2.7. L’asse z è diretto secondo il versore normale ellissoidica. L’origine degli assi è posta in P e l’asse x appartiene al pianomeridiano passante per P (vedi figura 2.6).

    Si può passare dal sistema locale a quello cartesiano geocentrico e viceversa, note lecoordinate geodetiche. Siano i tre assi che si ottengono ruotando attorno aZ di un angolo antiorario λ gli assi (X Y Z ).

    Fig. 2.7 – Coordinate cartesiane locali od euleriane.

    Si avrà:

    Siano ora (z x y) i corrispondenti assi che si ottengono ruotando attorno all’asse ξ diun angolo ϕ orario. Si noti tuttavia che l’asse ξ è diretto in senso sinistrorso rispettoagli assi . Perciò si avrà:

    COg γ0–

    γ0-------------- qδ

    A

    B

    ∑–= HAgA γ0–

    γ0---------------- HB

    gB γ0–γ0

    ----------------+–

    n'

    ζ ξ η( )

    X

    Y

    Z

    O ϕ

    P

    λ

    y

    x

    z // n'

    ξ

    η

    ζQ

    ζξη

    λcos λsin 0

    λsin– λcos 00 0 1

    X XQ–

    Y YQ–

    Z ZQ–

    ∆X∆Y∆Z

    = =

    ζ η( )

    zxy

    ϕcos 0 ϕsin

    0 1 0ϕsin– 0 ϕcos

    ∆ζ

    ∆ξ∆η

    ∆ζ∆ξ∆η

    = =

  • SISTEMI DI COORDINATE

    Si avrà dunque:

    Sviluppando i calcoli si ha in definitiva:

    2.34a

    Essendo R una matrice di rotazione, si ha: , per cui la relazione inversavale:

    2.34b

    È meno frequente la possibilità di misura diretta delle coordinate geodeticherispetto a quelle naturali. In questo caso l’asse z è materializzato dall’asse di un teo-dolite che fa stazione in P; misurata la direzione del Sud astronomico che rappre-senta la direzione opposta all’asse y (che con l’asse z individua il piano meridiano),nelle formule 2.34 vengono sostituite allora le coordinate alle coordinategeodetiche .

    2.4 DIMENSIONI DELL’ELLISSOIDE TERRESTRE

    Si è visto che il potenziale di gravità è definito come somma dei potenziali.

    Si è cercato poi qual è la superficie che meglio descrive il campo normale U e, attra-verso lo sferoide, si è arrivati all’ellissoide di rotazione. Ci si chiede ora quali sono ledimensioni e le caratteristiche dell’ellissoide che, in base alle più accurate e recentimisure, definisce con precisione il campo anomalo U. La risposta generica manon approssimativa è: quell’ellissoide che in media, sulla superficie σ, rende ilcampo anomalo uguale a zero, perché è quello che più si adatta al metodo didescrizione variazionale della superficie terrestre. Quali sono e come si calcolanole sue dimensioni?

    Partiamo dall’ipotesi:

    dove M

    zxy

    Rϕ Rλ

    ∆X∆Y∆Z

    =

    xyz

    λsin– λcos 0

    ϕ λcossin– ϕ λsinsin– ϕcosϕ λcoscos ϕ λsincos ϕsin

    X XP–

    Y YP–

    Z ZP–

    R∆X∆Y∆Z

    = =

    R 1– R T=

    ∆X∆Y∆Z

    R Tzxy

    =

    Φ Λ,( )ϕ λ,( )

    W U T+=

    2.35Mσ T[ ] 0=

    29

    rappresenta l’operatore media . Applicando questo operatore alM •[ ]

  • SISTEMI DI COORDINATE

    30

    campo reale W, grazie alla proprietà di linearità dell’operatore si ottiene:

    ma se vale la 2.35:

    cioè è il potenziale di gravità costante del geoide che è una superficie di livello.La superficie dello sferoide σ invece non è una superficie di livello, lo è solo inmedia. Non sono superfici di livello anche le superfici .

    La costante W0, fissa in pratica le dimensioni dell’ellissoide ricercate.

    Vogliamo capire quali e quanti sono i parametri fisici e geometrici indipendenti cheunivocamente definiscono il potenziale . Ciò si ottiene analiz-zando la 1.33 che può essere riscritta:

    che evidenzia così che le coordinate (σ , ψ ) sono funzione solo dei seguenti quattroparametri indipendenti:

    2.36

    quest’ultimo valore, come già detto, deve essere scelto in modo tale che sulla super-ficie che in prima approssimazione è lo sferoide ed in seconda l’ellissoide,valga la 2.35. La ricerca dei termini 2.36 o di altri, da essi dipendenti come a, α , ecc.(vedi 1.43) è in passato avvenuta sfruttando misure gravimetriche, osservazioniastronomiche e satellitari, congiuntamente a misure di tempo. Tutti questi calcolihanno condotto a risultati a via a via più precisi.

    Bessel, nel 1841 definì un ellissoide di parametri geometrici:

    a = 6377397.155m

    α = 1/299.1528128 L’ellissoide internazionale di Hayford del 1909 è fra i più utilizzati ed ha parametrigeometrici:

    a = 6378388.000m

    α = 1/297.0000000Mentre con due parametri geometrici si definiscono solo forma e dimensionedell’elissoide terrestre, con quattro si definisce compiutamente un sistema di riferi-mento. Nella seguente tabella riportiamo i parametri dei più conosciuti sistemi diriferimento (GRS, significa Sistema di Riferimento Globale) che internazional-mente si convenne di utilizzare nel 1967 e quelli successivi del 1980.

    Mσ W[ ] W0 Mσ U[ ] Mσ T[ ]+= =

    Mσ W[ ] M U[ ] W0 U0= = =

    W0

    U cost U0≠=

    W U0 W0= =

    UGM

    σ---------- 11

    2σ2--------- C A–

    M------------- 1 3 ψsin2–( )+ ω

    2σ2 ψcos22

    ---------------------------- U0=+=

    GM,C A–

    M-------------, ω , U U= 0

    f σ ψ,( )

  • SISTEMI DI COORDINATE

    31

    Come si nota, fra i quattro parametri indipendenti si è scelto di riportare il semiasseequatoriale ed il termine J20. Questo termine è in relazione con A20 della 1.30 permezzo della:

    da cui si ricava anche:

    Tutti gli altri termini geometrici e fisici sono da questi dipendenti, ad esempio nelsistema GRS67 da questi quattro valori si ricava α= 1/298.25, nel sistema GRS 80, siha α= 1/298.257224; . Con i valori del sistema GRS80 si può poi ottenere la formula della gravità normale:

    2.37

    valida per ogni punto posto sulla superficie ellissoidica (9.780327 è il valore per della 1.49). Come si può notare dipende solo da come è logico atten-

    dersi sulla superficie di rotazione . Per ottenere il valore di γ, gravità normale, inun punto di altezza ellissoidica h, si applica (riportiamo sempre la formula con ivalori GRS 80):

    2.38

    Essendo un gal (sta per Galileo) l’unità di misura della gravità ,si ha che ogni 3 m circa in quota la gravità diminuisce di 1 mgal. Un sistema di rife-rimento utilizzato nel posizionamento satellitare, è quello denominato WGS84;questo sistema ha parametri praticamente coincidenti il sistema GRS 80. In questosistema:

    a=6378137m;

    α =1/298.25722356 I valori non sono coincidenti in quanto si è adottato convenzionalmente per i para-metri derivati da A20 un troncamento all’ottava cifra decimale.

    Tab. 2.1

    Sistema a(m) GM (m3/s2) J20 ω (r/s)x105

    GRS 67 6378160 398603.0x109 1082.70x10-6 7.2921151467

    GRS 80 6378137 398600.5x109 1082.63x10-6 7.2921150000

    J20 A20– a2GM( )⁄=

    k J20– a2

    =

    U0 62.63686 106⋅= m2 s 2–

    γ0 9.780327 1 0.0053024 ϕsin2 5.8 10 6– 2ϕsin2⋅–+( ) m s2⁄[ ]=

    γψ 0= γ0 ϕ

    σ0

    h∂∂γ

    00.30877– 1 0.00142– ϕsin2+( )10

    5–

    s2----------=

    1 gal 10 2– m s2⁄=

  • 32

    3. L'ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI

    RIFERIMENTO PLANIMETRICA

    Abbiamo visto che, per individuare un punto o una serie di punti di un rilievo e poirappresentarli, si passa attraverso una superficie di riferimento che, per la planime-tria, è l'ellissoide (ciò vuol dire che due delle tre coordinate che individuano unpunto sono le coordinate ellissoidiche

    ϕ

    e

    λ

    ). Vedremo in queste pagine di appro-fondire le proprietà delle misure che teoricamente si possono compiere su questasuperficie, in relazione anche al tipo ed alla precisione delle misure topografiche chesono in pratica eseguibili sul terreno.

    3.1 R

    AGGI

    DI

    CURVATURA

    E

    SEZIONI

    NORMALI

    Sia la normale all’ellissoide in

    P

    , si dice

    sezione normale

    una qualunque

    curva

    otte-nuta per intersezione dell'ellissoide con un piano avente per direttrice il versore

    (figura

    3.1

    ).

    Fig. 3.1 –

    Sezioni normali.

    n 'n '

    X

    Y

    Z

    O

    α

    µ

    Q n'

    P

    λ

  • L

    ELLISSOIDE

    COME

    SUPERFICIE

    DI

    RIFERIMENTO

    PLANIMETRICA

    Fra queste vi è la sezione meridiana, che contiene e l'asse

    Z

    .

    Definiamo l'azimut tra

    P

    e

    Q

    come l'angolo orario che la sezione meridiana formacon la sezione normale in

    P

    che passa anche per

    Q

    .

    Esistono ovviamente infinite sezioni normali passanti per

    P

    , ciascuna con diversoraggio di curvatura

    1

    . Cerchiamone le proprietà:

    – possiamo intuitivamente capire che, essendo l'ellissoide una superficie dirotazione, per tutte le sezioni normali di generico azimut, tutti i raggi dicurvatura

    R

    appartengono al piano meridiano;

    – i valori

    R

    variano con continuità al variare dell'azimut

    α

    , da un valoreminimo

    ρ

    ad un valore massimo (si vedrà in seguito che, per il teoremadi Meusnier coincide col valore

    2.12

    );

    – si definiscono sezioni normali principali le sezioni normali corrispondentiai raggi

    ρ

    e ;

    – si può infine dimostrare che, per qualunque superficie di rotazione, unadelle sezioni normali principali è la

    curva meridiana

    . Su questa curva giaceil raggio di minimo

    ρ

    (e non massimo) a causa del fatto che l'ellissoide èschiacciato ai poli;

    – ancora è possibile dimostrare che le sezioni normali principali sono fra loronormali, cioè la sezione normale relativa al raggio si ha per .(Non si confonda questa sezione, disegnata in figura

    3.1

    con il parallelo per

    P

    , che non è una sezione normale anche se è tangente alla sezione normale);

    – per le sezioni normali vale la

    legge di Eulero

    :

    c

    c

    Fig. 3.2

    1

    Si noti ch

    n '

    RNRN

    RN

    RN α 90°=

    3.11

    Rα------ αcos

    2

    ρ--------------αsin2

    RN-------------+=

    33

    he esprime la variazione continua di R in funzione di α e dei due raggi diurvatura principali.

    – Raggio di curvatura di una sezione meridiana.

    e una sezione parallela che non sia equatoriale non è una sezione normale.

    X

    Z

    O

    ϕd

    rds

    ρ

    dz

    dr

    r = x 2 + y 2

  • L

    ELLISSOIDE

    COME

    SUPERFICIE

    DI

    RIFERIMENTO

    PLANIMETRICA

    Vediamo come si ricava il raggio principale di curvatura di una sezione meridiana,come quella descritta in figura

    3.2

    . In termini differenziali:

    3.2

    con:

    3.3

    Ricordiamo le

    2.11

    :

    Differenziando rispetto a

    r

    e

    Z

    si ricava, dopo alcuni passaggi:

    Di cons

    cioè, defi

    Per trov

    Meusnier

    Il rasezi

    qua

    Ciò sign

    dunque:

    ottenen

    grannor

    ρ sdϕd

    -------=

    s2d r2 Z 2d+d=

    r a ϕcos1 e2 ϕsin2–

    -------------------------------=

    Z a 1 e2–( ) ϕsin

    1 e2 ϕsin2–--------------------------------=

    3.4arda 1 e2–( ) ϕsin1 e2 ϕsin2–( ) 3 2⁄

    -------------------------------------- ϕd–=

    3.4b

    eguenza per la 3.3:

    3.5

    nendo w come la 2.13:

    Zda 1 e2–( ) ϕcos1 e2 ϕsin–( ) 3 2⁄

    ------------------------------------- ϕd=

    sda 1 e2–( )

    1 e2 ϕsin2–( ) 3 2⁄-------------------------------------- ϕd–=

    3.6ρ a 1 e2–( )

    1 e2 ϕsin2–( ) 3 2⁄---------------------------------------– a 1 e

    2–( )w 3

    ---------------------= =

    34

    are il raggio di curvatura , detto grannormale applichiamo il teorema di:ggio di curvatura di una sezione obliqua è uguale al raggio di curvatura dellaone normale corrispondente al piano che contiene la tangente alla sezione obli-, moltiplicato per il coseno dell'angolo formato tra i piani delle sue sezioni.

    ifica nel nostro caso:

    3.7

    do con ciò il risultato 2.12, ricavato prima che sapessimo che fosse lamale. Si può notare poi che e, dalla figura 2.2, che può essere

    RN

    r RN ϕcos=

    RNr

    ϕcos----------- a

    1 e2 ϕsin2–-------------------------------= =

    RNρ R< N RN

  • L’ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI RIFERIMENTO PLANIMETRICA

    35

    ottenuto dall'intersezione tra il versore e l'asse Z ed è misurato da questa interse-zione al punto Q sull'ellissoide.

    Si definisce curvatura totale, l'inverso del raggio di curvatura della sfera osculatrice(bitangente) che vale:

    3.8

    In sintesi i raggi di curvatura dell'ellissoide sono:

    3.2 LINEE GEODETICHE

    Su una superficie definita da:

    3.9

    si ha il problema di definire e di misurare la distanza tra due punti P e Q. Esistonoinfinite linee che li possono congiungere, fra queste viene definita geodetica quellalinea che ha la minor lunghezza.

    È possibile dimostrare che la geodetica può essere definita come quella linea g sullasuperficie che ha la normale alla curva g coincidente in ogni punto con la normalealla superficie (vale a dire il cui piano osculatore è sempre normale a Σ).

    Fig. 3.3 – Linea geodetica.

    n'

    R ρ RNa 1 e2–( ) 1 2⁄1 e2 ϕsin2–----------------------------= =

    RNaw--- ;= ρ a 1 e

    2–( )w 3

    --------------------- ;= ra ϕcos

    w-------------- ;= R a 1 e

    2–w2

    --------------------=

    Σ :=f x y z,,( ) 0=

    X

    Y

    Z

    O

    α

    Σ

    Q

    P

    g

    s'

  • L’ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI RIFERIMENTO PLANIMETRICA

    Si dimostra che se P e Q (vedi figura 1.5) non sono troppo distanti (θ < π) la geode-tica è unica, inoltre è in genere una curva gobba, cioè non contenuta in un piano.Cerchiamo di ricavare le equazioni della geodetica in base all'ultima defini-zione data.

    I coseni direttori della normale alla superficie 3.9 valgono rispettivamente:

    dove s è l'elemento di arco:

    La curva g, data in forma parametrica in funzione della coordinata corrente curvili-nea s ha equazioni:

    dunque i coseni direttori della tangente alla geodetica g valgono:

    con R raggio della sezione normale corrispondente all'azimut.

    Eguagliando i coseni direttori, si ottiene l'equazione differenziale della geodetica:

    3.3 LEL'E

    Ogni sdel tipo

    Ad esem

    può ess

    12s----

    X∂∂f

    ;12s----

    Y∂∂f

    ;12s----

    Z∂∂f

    sX∂

    ∂f

    2

    Y∂∂f

    2

    Z∂∂f

    2

    + +=

    g

    X X s( )=Y Y s( )=Z Z s( )=

    Rαd2Xds2--------- , Rα

    d2Yds2--------- , Rα

    d2Zds 2----------

    3.10X∂

    ∂f

    d2Xds2------------------

    Y∂∂f

    d2Yds 2------------------

    Z∂∂f

    d2Zds 2------------------= =

    36

    EQUAZIONI DELLE GEODETICHE PER SUPERFICI DI ROTAZIONE E PER LLISSOIDE

    uperficie di rotazione attorno a Z si può esprimere con un'equazione:

    3.11

    pio la nota equazione dell'ellissoide:

    ere scritta anche:

    X 2 Y 2 g Z( )–+ 0=

    X 2 Y 2+a2

    ----------------- Z2

    c2------ 1=+

  • L’ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI RIFERIMENTO PLANIMETRICA

    Scritta in questa forma è facile calcolare le derivate da inserire nella 3.10, ad esempio:

    Dunque utilizzando la prima equazione delle 3.10:

    ovvero:

    cioè:

    3.12

    Ricordiamo ora che se r è il raggio del parallelo e λ è la longitudine:

    3.13

    e, siccome sia r sia λ dipendono da ds, le derivate della 3.12 possono scriversicompiutamente:

    3.14

    3.15

    Queste derivate, inserite nella 3.12 permettono di scrivere:

    cioè:

    X 2 Y 2 a2 Z2

    1 e2–-------------–

    0=–+

    X∂∂ f

    2X ;= Y∂∂ f

    2Y=

    Xd2Yds 2--------- Y d

    2Xds 2--------- 0=–

    dds----- X

    dYd s------ Y

    dXd s-------–

    0=

    XdYd s------ Y

    dXd s-------– cost=

    X r λ ;cos= Y r λsin=

    dXds------- r λ dλ

    ds------ λ dr

    ds-----cos+sin– Y dλ

    ds------ λ dr

    ds-----cos+–= =

    dYds------ r λ dλ

    ds------ λ dr

    ds-----sin+cos X dλ

    ds------ λ dr

    ds-----sin+= =

    X 2dλds------ X λ dr

    ds-----sin Y 2

    dλds------ Y λ dr

    ds----- cost=cos–+ +

    dλds------ r 2( λcos2 r 2 λ ) dr

    ds-----+sin2 r λcos λsin r λcos λsin–( )+ cost=

    3.16r 2dλds------ cost=

    37

  • L’ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI RIFERIMENTO PLANIMETRICA

    38

    Fig. 3.4 – Arco di una geodetica in termini differenziali.

    Si ha poi (vedi figura 3.4):

    Allora la 3.16 può anche scriversi:

    3.17

    che viene detta relazione di Clairaut ed esprime che:in ciascun punto di una geodetica è costante il prodotto del seno dell'azimut dellageodetica per il raggio del parallelo.

    Si dimostra che questo teorema vale per tutte le superfici di rotazione.

    Per non creare confusione tra sezioni normali e geodetiche chiariamo che questecurve sull'ellissoide non coincidono (coincidono sulla sfera) e che l'azimut α di unpunto fa riferimento alle sezioni normali.

    3.4 TEOREMI DELLA GEODESIA OPERATIVA

    Premessa

    Se escludiamo i sistemi di posizionamento satellitare, gli strumenti geodetici etopografici a nostra disposizione mostrano una incongruenza tra la teoria fin quiesposta, che vuole queste misure riferite all'ellissoide e la pratica operativa.

    Si vedrà infatti che questi strumenti fanno riferimento alla direzione della verticalepassante per il punto di stazione e quindi al campo reale e non al campo normale dellagravità: tutte queste misure dovrebbero cioè riferirsi più convenientemente al geoide.

    Nel definire una distanza sull'ellissoide come: la geodetica passante per due punti,abbiamo implicitamente ipotizzato di poterla misurare, in realtà anche nell'ipotesisemplificativa di campo anomalo nullo nei punti di misura (T = 0) con i nostristrumenti saremmo al massimo in grado di misurare lunghezze di archi su sezioninormali e angoli fra sezioni normali.

    λ λλ

    λ

    αϕ

    ϕ ϕd

    d

    A

    P

    B+

    +

    ds

    r d

    r dλ ds αsin=

    r αsin cost=

  • L’ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI RIFERIMENTO PLANIMETRICA

    Occorre che nelle approssimazioni del campo normale e nelle prossime che segui-ranno, si tenga conto della precisione del rilievo che deve essere eseguito, tale preci-sione è funzione della sensibilità degli strumenti da utilizzarsi, dell'estensione delrilievo e delle modalità operative. È dunque logico partire da criteri operativi pervedere, a ritroso, sino a quale ambito sono valide le approssimazioni che possiamocompiere che, come si comprende, sono di tipo operativo. Per questa ragione parle-remo di geodesia operativa.

    Gli azimut e le distanze su sezioni normali

    Chiamando s' la distanza su una sezione normale, s la corrispondente distanza geo-detica, Az l’azimut misurato su questa sezione normale ed infine α l'azimut geode-tico (cioè della geodetica), si dimostra che:

    3.18

    Questa differenza relativa porta ad avere per s = 1000 km, ∆s = 1 cm, cioè un errorerelativo ∆s /s di ; questa precisione è praticamente irraggiungibile con stru-mentazioni topografiche classiche.

    Si dimostra poi che, per l'errore angolare vale:

    Questo e

    Tab.3.1

    Premessquasi sememerge cmedio st

    PossiamoQualdei supe

    s ' s–s '

    ----------- 1360--------- s

    4

    RN2 Rα

    2--------------- e

    2

    1 e 2–-------------

    2α ϕcos4sin2≅

    1 10 8–⋅

    3.19∆α AZ αs 2

    12RN Rα--------------------- e

    2

    1 e2–-------------

    2α ϕcos2sin=–=

    39

    rrore ∆α assume i valori massimi riportati in tabella 3.1:

    – Scostamenti tra azimut della geodetica e azimut della sezione normale.

    o che, condizioni di visibilità a parte, a causa della curvatura terrestre èpre impossibile osservare punti a 300 km di distanza, dalla tabella 3.1

    he l'errore che si commette è sempre minore o uguale all'errore quadraticorumentale degli strumenti di misura angolare oggi a nostra disposizione.

    dunque affermare che (Teorema della geodesia operativa):unque misura di azimut, angolo o distanza eseguita con i mezzi a disposizionetopografi può ritenersi eseguita con riferimento ad archi di geodetica sullarficie di riferimento.

    S ϕ = 0 ϕ = 45°

    100 km 0.03" 0.01"

    200 km 0.14" 0.07"

    300 km 0.26" 0.13"

  • L’ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI RIFERIMENTO PLANIMETRICA

    3.5 CAMPO GEODETICO E CAMPO TOPOGRAFICO

    Sia (x, y, z ) una terna locale orientata come in figura 3.5 e con origine in P, α sial'azimut della sezione normale PQ ed s l'arco PQ.

    Le tre coordinate cartesiane locali possono essere ricavate dalle due coordinate disuperficie(α ,s ) definite coordinate geodetiche polari attraverso gli sviluppi in serie diPuiseux- Wiengarten:

    Fig. 3.5 – Coordinate x, y e z ricavate in funzione di s ed α.

    3.20a

    3.20b

    3.20c

    dove Rα si ricava dalle 3.1.

    Arrestando al secondo ordine lo sviluppo si può scrivere:

    Y

    z

    Z

    O

    αQ

    P

    y

    x

    s

    z

    ϕp

    x s α 1 s2

    6 RN Rα-----------------–

    13--- s

    3

    RN2 Rα

    -------------- e2

    1 e2–------------- ϕ ϕ αcoscossin …+ +

    sin=

    y s α 1 s2

    6 ρRα------------–

    124------ s

    3

    ρRα--------- e

    2

    1 e2–------------- ϕ ϕcossin

    αcos---------------------- 9 αcos

    2

    ρ--------------αsin2

    RN-------------+

    …+ +

    sin=

    z s– s2 Rα--------- s

    3

    RN2 Rα

    --------------–e2

    1 e2–------------- ϕ ϕ αcoscossin …+

    =

    3.21a

    3.21b

    3.21c

    xe s α 1s 2

    6ρRN------------- 1 e

    2 α ϕcos2sin2

    1 e2 ϕsin2–--------------------------------––

    sin=

    ye s α 1s 2

    6ρRN------------- 1 e

    2 α ϕcos2cos2

    1 e2–---------------------------------+–

    cos=

    zes 2

    6 Rα---------–=

    40

  • L’ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI RIFERIMENTO PLANIMETRICA

    Proviamo ora ad approssimare ulteriormente le 3.21 con un'approssimazione che chia-miamo sferica in quanto poniamo , ed e = 0. Si ottiene:

    Ci si poquanto

    I valoriα =90°

    La precdell'ord

    Si può sostituicampo g

    Cosa av

    I valori

    Tab.3.2

    Si dimoriori ai possibilezione trcon distcui soprerrori, strigono

    Rα R ρRN= =

    3.22a

    3.22b

    3.22c

    xs s α 1s 2

    6R 2---------–

    sin=

    ys s α 1s 2

    6R 2---------–

    cos=

    zss 2

    2R-------–=

    41

    ne la domanda: quando sono lecite queste approssimazioni o, in pratica,differiscono le 3.21 dalle 3.22?

    massimizzati per ϕ =0 e per α =0 oppure pervalgono per un arco s di 100 km:

    isione massima raggiungibile dagli strumenti topografici moderni è ancoraine di questo errore massimo relativo che vale .

    concludere allora, che per scopi planimetrici in un raggio s di 100 km si puòre all'ellissoide, la sfera locale passante per P. Questa è la definizione deleodetico.

    viene per le quote? La differenza z vale:

    di ∆z sono visibili in tabella 3.2.

    – Scostamenti altimetrici tra ellissoide e sfera locale.

    stra che nelle operazioni di livellazione trigonometrica, per distanze supe-20 km occorre riferirsi all'ellissoide (utilizzando dunque la 3.21c) e non è riferirsi alla sfera locale. È tuttavia raro che in un'unica misura di livella-igonometrica si superino queste distanze, come pure è quasi mai possibileanziometri ad onde misurare singole distanze di 100 km con le precisioni dia. Si preferisce, per motivi di visibilità e per limitare la propagazione deglipezzare in più tratte sia la misura delle distanze che la misura di dislivellimetrici.

    s 1 km 10 km 20 km 50 km 100 km

    ∆z 0.13 mm 1.3 cm 5.4 cm 0.33 m 1.3 m

    xe xs–( ) ye ys–( ) ze zs–( ),,

    ∆x ∆y 27 mm±==

    2.7 10 7–⋅

    ∆z s2

    2----- 1

    Rα------ 1

    ρRN---------------–

    =

  • L’ELLISSOIDE COME SUPERFICIE DI RIFERIMENTO PLANIMETRICA

    42

    Le 3.22, in un ambito ancora più ristretto possono scriversi per la parte planimetrica:

    3.23a

    3.23b

    L'errore planimetrico ∆s risultante, differenza tra le 3.22 e le 3.23 vale .

    Tab.3.3 – Errore planimetrico nel campo topografico.

    Siccome la precisione massima di distanziometri EDM è dell’ordine di possiamo affermare che, (definizione di campo topografico):

    in un'intorno di 10-15 km, per misure planimetriche possiamo sostituire alla sferalocale il piano locale tangente in P.

    Non è mai possibile riferire le quote nel campo topografico al piano locale maoccorre utilizzare ancora la 3.22c.

    L'errore altimetrico ∆Z risultante, che si commette in caso contra-rio, assume i valori riportati in tabella 3.4.

    Tab.3.4 – Errore altimetrico nel campo topografico.

    Già a poche centinaia di metri l'errore che si commette è paragonabile alla sensibi-lità del metodo di misura dei dislivelli della livellazione trigonometrica (o di quellatacheometrica) se le distanze sono misurate con i moderni distanziometri ad onde.

    s 10 km 20 km 50 km

    ∆s

    s 100 m 500 m 1 km 5 km 10 km

    ∆Z 0.8 mm 2 cm 8 cm 2 m 7.8 m

    X s αsin=

    Y s αcos=

    s 2 2R2⁄

    4 10 7–⋅ 1.6 10 6–⋅ 10.2 10 5–⋅

    1 10 6–⋅

    ∆Z s 2 2R⁄=

  • 43

    4. PROBLEMI PLANIMETRICI RISOLUBILI

    NEL CAMPO GEODETICO

    4.1 I

    L

    TEOREMA

    DI

    L

    EGENDRE

    Si può dimostrare attraverso le

    3.19

    che, nel

    campo geodetico

    , una figura ellissoidicapuò essere risolta con i teoremi della trigonometria sferica. I teoremi della trigono-metria sferica non sono tuttavia di facile utilizzo; il teorema di Legendre permetteallora di risolvere

    in questo intorno

    , un qualunque triangolo sferico con gli algoritmidella trigonometria piana.

    La somma degli angoli interni di un triangolo sferico

    A

    ,

    B

    ,

    C

    vale:

    dove 3

    ε

    , è detto

    eccesso sferico

    e si ricava da:

    4.1

    con

    S

    superficie del triangolo e

    R

    raggio della sfera locale. Il teorema di Legen-dre afferma:

    Sia dato un triangolo sferico i cui lati siano piccoli rispetto ad

    R

    , tali che

    l /R

    siassuma come quantità del 1° ordine. Commettendo un errore di gli angolidi un triangolo piano che ha i lati della stessa lunghezza dei lati del triangolo sfe-rico possono essere derivati degli angoli di quest'ultimo sottraendo a questi 1/3dell'eccesso sferico.

    Per triangoli di 60 km di lato, ad esempio,

    ;

    ( ); l'erroreresiduo vale .

    Dal teorema deriva il corollario:

    a meno di errori di , l'area del triangolo sferico è la stessa del triangolopiano costruito come già detto.

    Questo teorema permette di risolvere agevolmente il problema inverso del tra-sporto di coordinate geografiche ed il passaggio dalle coordinate geodetiche polarialle rettangolari.

    A B C π 3ε+=+ +

    3ε SR2-----=

    l R⁄( )4

    3ε 24= cc 1cc 10 4– gon=1 R⁄( )4 0.006cc=

    l R⁄( )4

  • PROBLEMI

    PLANIMETRICI

    RISOLUBILI

    NEL

    CAMPO

    GEODETICO

    4.2 C

    OORDINATE

    GEODETICHE

    POLARI

    E

    RETTANGOLARI

    Definito sull'ellissoide un polo , la posizione di un secondo puntorispetto ad

    O

    può essere ricavata attraverso le

    coordinate geodetiche polari

    (azimut e geodetica) o attraverso le coordinate dette

    coordinate

    geode-tiche rettangolari

    e così definite:

    Condotta da

    O

    la curva meridiana e da

    P

    la sezione normale perpendicolare a que-sta curva in

    Q

    , gli archi di sezione normale

    QP

    e

    QO

    definiscono il sistema geo-detico rettangolare (figura 4.1).

    Fig. 4.1 –

    Applicazione del teorema di Legendre.

    Applicando il teorema di Legendre al triangolo

    OQP

    , costruendo cioè un triangolopiano

    O'P'Q'

    come indicato in figura

    4.1

    , si può scrivere:

    ma, essendo

    ε

    piccolo, si possono trascurare i termini del secondo ordine, cioè:

    si può scrivere allora:

    dove:

    Le

    4.2

    ,

    4

    polari

    Ricaviam

    O ϕ0 λ 0,( )P ϕ λ,( )α s,( ) X Y,( )

    X Y,( )

    O'

    λ

    α

    α

    α

    ϕ

    πQ'

    N

    P'

    ε

    ε

    ε

    _

    _

    _

    /2

    π/2 +2

    Q

    O

    YS

    ( )ο ο

    λϕ( )P ,

    X

    Xα ε–( )sin

    ------------------------ Yα 2ε–( )cos

    ---------------------------- sεcos

    ----------= =

    ε 1 ε2 2 1≅⁄–≅cos

    α(

    4.2

    4.3

    X s α ε–( )sin=

    Y s α 2ε–( )cos=

    44

    4.4

    .3 e 4.4 sono le formule dirette di passaggio dalle coordinate geodetiche alle coordinate geodetiche rettangolari .

    o ora le formule inverse. Sviluppando i seni e i coseni:

    3ε s2 α αcossin

    2R 2---------------------------=

    s, ) X Y,( )

    X s= α ε s α ε s α ε s αcos–sin≅sincos–cossin

    Y s= α 2 α 2εsinsin+coscos( ) s α 2ε s αsin+cos≅

  • PROBLEMI

    PLANIMETRICI

    RISOLUBILI

    NEL

    CAMPO

    GEODETICO

    Dalla seconda e dalla prima espressione, in ordine, ricaviamo:

    Le

    4.5

    4.3 I

    L

    Formu

    d

    lu

    n

    Fig. 4

    s α Y 2ε s αsin–=cos

    s α X ε s αcos+=sin

    X s α ε Y 2ε s αsin–( ) s α ε Y–sin≅–sin=

    Y s α 2ε X ε s αcos+( ) s α 2ε X+cos≅+cos=

    s α X ε Y+= ; s α Y 2ε X–=cossin

    X Y,(

    4.5

    4.6

    4.7

    tgα X ε Y+Y 2ε X–-------------------=

    s 2 s αsin( )2 s αcos( )2 =+= = X ε Y+( ) 2 Y 2ε X–( )2+

    3ε XY2R 2---------=

    45

    , 4.6 e 4.7 definiscono il passaggio dalle coordinate geodetiche rettangolari alle polari .

    TRASPORTO DELLE COORDINATE GEODETICHE: PROBLEMA DIRETTO

    lazione:ato un punto O di cui si conoscono le coordinate geografiche e nota langhezza della geodetica tra O e P e l'azimut in O, calcolare le coordi-ate di P e l'azimut α della geodetica in P.

    .2 – Problema diretto del trasporto di coordinate.

    ) α s,( )

    ϕ0 λ0,( )α α 0=

    ϕP λP,( )

    O

    P

    α

    α

    N

    s

    0

    ( ϕ0 , λ0 )

    ( ϕ0 , λ0 )

  • PROBLEMI PLANIMETRICI RISOLUBILI NEL CAMPO GEODETICO

    Sull'ellissoide (figura 4.2) un punto qualsiasi appartenente alla geodetica OP puòessere espresso in forma parametrica, in funzione della coordinata curvilinea cor-rente s , dalle espressioni:

    Indichiamo in seguito per brevità la derivata di una qualsiasi variabile u rispettoad s. Sviluppando in serie le espressioni parametriche di s otteniamo:

    Fig. 4.3 – Triangolo infinitesimo con ipotenusa un arco di geodetica.

    Consideriamo ora un triangolo infinitesimo di cateti sul meridiano, sul parallelo e di ipotenusa ds (figura 4.3); si ha:

    cioè:

    ϕ ϕ s( )=λ λ s( )=α α s( )=

    u s,

    ϕ ϕ 0 ϕ s, ϕ ss,s2

    2!----- ϕ sss,

    s 3

    3!----- …+ + + +=

    λ λ 0 λ s, λ ss,s 2

    2!----- λ sss,

    s 3

    3!----- …+ + + +=

    α α 0 α s, α ss,s 2

    2!----- α sss,

    s 3

    3!----- …+ + + +=

    α

    ϕdρ

    BC

    A

    ds.

    λ.r d

    ρdϕ( ) rdλ( )

    ρ dϕ ds αcos=

    r dλ ds αsin=

    4.8ϕ s,dϕds------ αcosρ-----------= =

    46

  • PROBLEMI PLANIMETRICI RISOLUBILI NEL CAMPO GEODETICO

    4.9

    Rimane, per applicare operativamente lo sviluppo di α , da ricavare . Sfruttiamo allo scopo il teorema di Clairaut: ; si ha così:

    Ricordando la 3.4a e la 4.8 si ricavano le prime due derivate:

    ) 4.10

    Similmente dalla 4.8 e seguenti si calcolano le derivate seconde e terze tenendoconto che:

    Si ottiene in definitiva:

    Quun

    Pertre

    λ s,dλds------ αsin

    r-----------= =

    dαds------

    r αsin cost=

    drds----- α dα

    ds------r α 0=cos+sin

    drdϕ------ dϕ

    ds------ αsin

    r αcos-------------- dα

    ds------=–

    drdϕ------ ρ ϕ dϕ

    ds------ αcosρ-----------

    dαds------ ϕ αsinsin

    r----------------------=;=;sin=–

    ϕ ss,dds----- αcosρ-----------

    λ ss,dds----- αsin

    r-----------

    α ss,dds----- α ϕsinsin

    r-----------------------

    =;=;=

    0

    4.13

    0

    α α 0s tgϕ0 α0sin

    RN0----------------------------- + +=

    s 2 α 0 α 0cossin

    RN0------------------------------------ 1

    ρ0-----

    2tg2ϕ 0RN0

    ----------------+ …+ +

    est err

    di ma

    4.11

    ϕ ϕ 0s α 0cos

    ρ0-----------------

    s 2 ϕ0sin2ρ0

    ------------------α 0sin2

    RN0 ϕ 0cos------------------------

    3e2 ϕ α 0cos2cosρ0 1 e2 ϕ0sin2–( )----------------------------------------+

    +–+=

    s 3 α 0 α0cossin2

    6ρ 3------------------------------------- 1 …+( )–

    s

    4.12

    λ λ 0s α 0sin

    RN0 ϕ 0cos----------------------

    s 2 ϕ0 2α 0sinsin2RN0

    2 ϕ0cos2----------------------------------- ++ +=

    s3

    6RN02 ϕ0cos2

    -----------------------------+2α0 α 0cossin

    ρ0------------------------------

    2tg2ϕ0 3 α 0sin

    RN-----------------------------------+

    47

    e formule, nei limiti del campo geodetico, permettono di ricavare conore massimo di 0.001" pari a circa 3 cm per s = 100 km.

    tanze inferiori od uguali a 10 km può essere trascurato il termine in , men-i può essere trascurato il termine in .

    ϕ λ,( )

    s 3

    s 2

  • PROBLEMI PLANIMETRICI RISOLUBILI NEL CAMPO GEODETICO

    Per il trasporto dell'azimut 4.13 non occorre raggiungere la medesima approssima-zione in quanto stesso può essere misurato con approssimazione massima dipochi decimi di secondo. Per s =50 km il termine in garantisce già l'approssima-zione di 0.1". Si può dimostrare che, con la stessa approssimazione vale:

    4.14

    con:

    4.15

    Si definisce convergenza del meridiano (vedi figura 4.2) il termine:

    4.16

    4.4 IL TRASPORTO DELLE COORDINATE GEOGRAFICHE: PROBLEMA INVERSO

    Il problema si esprime: note le coordinate di e di determi-nare le coordinate geodetiche polari di P2 rispetto a P1.

    Fig. 4.4 – Problema inverso del trasporto di coordinate.

    Le coordinate geodetiche rettangolari di P2 sono ; applichiamo ora gli svi-luppi 4.11, 4.12, all'arco P2P3 adottando l'origine nel punto P3, e arrestandoli altermine in . Tenendo conto che e che :

    α 0s 2

    α α 0 λ λ 0–( ) ϕ msin+=

    ϕm ϕ 0 ϕ+( ) 2⁄=

    Cm α α 0–( ) λ λ 0–( ) ϕmsin= =

    P1 ϕ 1 λ 1,( ) P2 ϕ 2 λ 2,( )α s,( )

    X

    Y

    Z

    O

    α

    N

    P1

    P'3

    s

    P3

    P2Y

    X

    ( ϕ1 , λ

    1 )

    ( ϕ2 , λ

    2 )

    X Y,( )

    s 2 α π 2⁄= s X=

    4.18λ2 λ3X

    RN3 ϕ3cos----------------------- λ3

    XRN2 ϕ2cos-----------------------+≅+=

    4.17ϕ2 ϕ3X 2 ϕ3sin

    2ρ3 RN3 ϕ3cos--------------------------------- ϕ3

    X 2

    2ρ2 RN2------------------- tgϕ2–≅–=

    48

  • PROBLEMI PLANIMETRICI RISOLUBILI NEL CAMPO GEODETICO

    49

    ma, siccome (vedi figura 4.4) dalla 4.18 ricaviamo:

    4.19

    sostituendo il valore di X così ricavato nella 4.17 si ottiene:

    4.20

    Allo stesso modo, fissando l'origine in P1 si ricava dalla 4.11:

    4.21

    sostituendo nella 4.21 ed eguagliando la 4.20 e la 4.21 si estraeda quest'ultima l'espressione di Y in funzione di .

    Si può dimostrare che, in alternativa e con la stessa precisione vale:

    4.22

    dove è ricavata dalla 4.20 e ρm è il raggio di prima curvatura ricavato utilizzandouna latitudine media .

    Ricavati dunque dalle 4.19 e 4.22, dalle 4.5, 4.6 e 4.7 si ottengono final-mente le incognite .

    λ 1 λ3=

    RN2 λ2 λ1–( ) ϕ2 X=cos

    ϕ2 ϕ3λ2 λ1–( )2 RN2 ϕ2 ϕ2cossin

    2ρ2--------------------------------------------------------------–=

    ϕ3

    ϕ3 ϕ1Yρ1-----

    3Y 2 ϕ1 ϕ1 e 2cossin

    2ρ12 1 e2 ϕ1sin2–( )

    --------------------------------------------–+=

    Y 2 ρ12 ϕ 3 ϕ 1–( )≅

    ϕ 1 λ 1,( ) ϕ 2 λ 2,( ),

    Y ρm ϕ3 ϕ1–( )=

    ϕ3ϕm ϕ3 ϕ1+( ) 2⁄=

    X Y,( )α s,( )

  • 50

    5. LE RAPPRESENTAZIONI CARTOGRAFICHE

    Come già visto è stato scelto l'ellissoide come