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5 Capitolo Primo: Il diritto processuale civile PARTE PRIMA PRINCIPI GENERALI Capitolo Primo Il diritto processuale civile I l processo civile è una sequenza di atti, concatenati tra loro, messa in moto dalla domanda che una parte (attore o ricorrente) rivolge al giudice nei con- fronti di un’altra parte (convenuto o resistente) e diretti ad ottenere la pronun- cia del giudice sulla domanda stessa in materia di diritti soggettivi (mentre nel processo civile una parte chiede al giudice la tutela, solitamente, di un di- ritto soggettivo, nel processo amministrativo si chiede, normalmente, la tutela di un interesse legittimo, ossia di un interesse alla legittimità dell’azione ammi- nistrativa). 1. CARATTERI FONDAMENTALI DEL DIRITTO PROCESSUALE CIVILE Il diritto processuale civile è l’insieme delle norme giuridiche che disciplina- no i presupposti, la forma e gli effetti dei vari atti compiuti nell’ambito del pro- cesso civile. Si tratta di una branca del diritto processuale generale, ossia di quel setto- re dell’ordinamento che regola il processo generalmente considerato (civile, penale, amministrativo, tributario etc.). Il diritto processuale civile è un diritto: pubblico, poiché regola l’esercizio di una pubblica funzione, quella giuri- sdizionale, consistente nel rendere giustizia attraverso provvedimenti ema- nati da organi dello Stato terzi e imparziali, in quanto ai cittadini è fatto divieto di farsi giustizia da sé; secondario, poiché tende a realizzare interessi che non sono propri dello Stato ma dei privati che si «fronteggiano» all’interno del processo; dinamico, poiché è costituito da un insieme di attività compiute in sequen- za e legate tra loro, nel senso che l’una presuppone l’altra (ad esempio, non si possono sentire i testimoni se prima non sono stati ammessi dal giudi- ce e, prima ancora, se la parte non li ha indicati). Questa sequenza di atti prende avvio con l’impulso di una parte (atto di citazione o ricorso) e si con- clude con la pronuncia di un soggetto terzo (il giudice), che dà risposta al bisogno di giustizia fatto valere dai soggetti nel processo (ad esempio: atto introduttivo del processo — ammissione delle prove — assunzione delle prove — conclusioni delle parti — sentenza).

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5Capitolo Primo: Il diritto processuale civile

Parte PrimaPrinciPi generali

Capitolo Primo

Il diritto processuale civile

Il processo civile è una sequenza di atti, concatenati tra loro, messa in moto dalla domanda che una parte (attore o ricorrente) rivolge al giudice nei con-

fronti di un’altra parte (convenuto o resistente) e diretti ad ottenere la pronun-cia del giudice sulla domanda stessa in materia di diritti soggettivi (mentre nel processo civile una parte chiede al giudice la tutela, solitamente, di un di-ritto soggettivo, nel processo amministrativo si chiede, normalmente, la tutela di un interesse legittimo, ossia di un interesse alla legittimità dell’azione ammi-nistrativa).

1. CARAttERI fondAMEntAlI dEl dIRItto PRoCESSuAlE CIvIlE

il diritto processuale civile è l’insieme delle norme giuridiche che disciplina-no i presupposti, la forma e gli effetti dei vari atti compiuti nell’ambito del pro-cesso civile.

si tratta di una branca del diritto processuale generale, ossia di quel setto-re dell’ordinamento che regola il processo generalmente considerato (civile, penale, amministrativo, tributario etc.).

il diritto processuale civile è un diritto:

— pubblico, poiché regola l’esercizio di una pubblica funzione, quella giuri-sdizionale, consistente nel rendere giustizia attraverso provvedimenti ema-nati da organi dello stato terzi e imparziali, in quanto ai cittadini è fatto divieto di farsi giustizia da sé;

— secondario, poiché tende a realizzare interessi che non sono propri dello stato ma dei privati che si «fronteggiano» all’interno del processo;

— dinamico, poiché è costituito da un insieme di attività compiute in sequen-za e legate tra loro, nel senso che l’una presuppone l’altra (ad esempio, non si possono sentire i testimoni se prima non sono stati ammessi dal giudi-ce e, prima ancora, se la parte non li ha indicati). Questa sequenza di atti prende avvio con l’impulso di una parte (atto di citazione o ricorso) e si con-clude con la pronuncia di un soggetto terzo (il giudice), che dà risposta al bisogno di giustizia fatto valere dai soggetti nel processo (ad esempio: atto introduttivo del processo — ammissione delle prove — assunzione delle prove — conclusioni delle parti — sentenza).

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6 Parte Prima: Principi generali

2. lE fontI

il diritto processuale civile è regolato, anzitutto, dal codice di procedura civile (1) (r.d. 28-10-1940, n. 1443), suddiviso in quattro parti:

— libro I: disposizioni generali (artt. 1-162);— libro II: del processo di cognizione (artt. 163-473);— libro III: del processo di esecuzione (artt. 474-632);— libro Iv: dei procedimenti speciali (artt. 633-840).

di seguito sono collocate le disposizioni per l’attuazione del codice e le disposizioni transitorie, emanate con r.d. 18-12-1941, n. 1368, che comple-tano le disposizioni del codice di procedura civile specificandone, sostanzial-mente, gli aspetti operativi.

a queste fonti, che costituiscono il pilastro della disciplina del processo civile, si affiancano numerose leggi che dettano discipline «di settore» (ad esempio, in materia di assegni, di fallimento, di locazioni di immobili etc.), le quali vanno coordinate con le norme contenute nel codice di procedura civile e con le dispo-sizioni di attuazione. Tale attività di coordinamento pone, talvolta, delicate que-stioni interpretative, poiché non di rado si pone il problema di stabilire se la leg-ge speciale (cioè, di settore) coesiste con quella del codice o se l’una esclude l’altra.

Le leggi complementari

Tra le leggi complementari più rilevanti (modificate nel corso degli anni) ricordiamo:

— la legge sulla cambiale (r.d. 14-12-1933, n. 1669);— la legge sull’assegno (r.d. 21-12-1933, n. 1736);— la legge fallimentare (r.d. 16-3-1942, n. 267);— la legge sul divorzio (L. 1-12-1970, n. 898);— la legge sulle controversie individuali di lavoro ed in materia di previdenza ed assistenza

obbligatoria (L. 11-8-1973, n. 533);— la legge sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani (L. 27-7-1978, n. 392, artt. 43-

56) e la L. 9-12-1998, n. 431 contenente la nuova disciplina delle locazioni e del rilascio degli immobili per uso abitativo;

— la legge di depenalizzazione (L. 24-11-1981, n. 689);— la normativa che ha introdotto il Codice del Consumo (d.Lgs. 6-9-2005, n. 206);— il d.Lgs. 4-3-2010, n. 28, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle con-

troversie civili e commerciali;— il d.Lgs. 1-9-2011, n. 150 per la riduzione e semplificazione dei procedimenti civili di co-

gnizione regolati dalla legislazione speciale.

3. lE RIfoRME dEl C.P.C.: dAl ‘90 AI gIoRnI noStRI

dopo quarant’anni dall’entrata in vigore del codice di procedura civile è stato attuato un massiccio intervento sul processo civile attraverso la l. 26-11-1990, n. 353, che introdusse numerose novità (l’attribuzione dei poteri de-cisori al giudice monocratico, tranne in alcuni casi nei quali viene mantenu-ta la decisione collegiale; l’esecutività ex lege della sentenza di primo grado; l’attribuzione, alla Corte di cassazione, del potere di giudicare, in determina-ti casi, anche sul merito della controversia (senza limitarsi, come normalmen-te accade, alle questioni formali).

Contemporaneamente viene eliminato l’ufficio del conciliatore e sostituito, con competenze via via sempre maggiori, dal giudice di pace (l. 21-11-1991, n. 374).

(1) si consiglia la lettura parallela di questo testo con il Codice Esplicato di Procedura Civile di questa stes-sa casa editrice. il volume riporta, per ciascun articolo, le principali definizioni relative ai termini specialistici, note esplicative, collegamenti e rinvii, ed un breve commento della disposizione per una consultazione sistematica ed una più specifica familiarizzazione con le disposizioni codicistiche; oltre ad una copiosa appendice legislativa.

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7Capitolo Primo: Il diritto processuale civile

Con la l. 22-7-1997, n. 276, sono state introdotte disposizioni per la defi-nizione del contenzioso civile pendente davanti al tribunale alla data del 30-4-1995, attraverso la nomina di 1.000 giudici onorari aggregati. in tal modo si è prevista la costituzione delle cd. sezioni stralcio, ciascuna formata da un magistrato che la presiede e da almeno due giudici onorari.

il d.lgs. 19-2-1998, n. 51 ha disposto la soppressione dell’ufficio del pre-tore, trasferendone le relative competenze al giudice unico di primo grado ed ha ribadito l’affidamento della funzione decisoria al Tribunale in composizio-ne monocratica, tranne ipotesi tassative in cui sopravvive la competenza col-legiale (art. 50bis).

il legislatore è poi intervenuto con le riforme del 2005-2006, che si sono succedute ad un ritmo vorticoso:

— il d.l. 14-3-2005, n. 35 conv. in l. 14-5-2005, n. 80 (cd. decreto compe-titività) ha introdotto alcune modifiche al codice di procedura civile con l’intenzione di garantire maggiore snellezza al processo ed assicurare una maggiore effettività al processo esecutivo a costo zero, cioè senza interven-ti strutturali (aumento dell’organico della magistratura, maggiori investi-menti sulle strutture, etc.);

— il d.lgs. 2-2-2006, n. 40, che ha riformato il processo di cassazione e l’ar-bitrato;

— la l. 24-2-2006, n. 52, che ha modificato la disciplina delle esecuzioni mo-biliari.

anche il biennio 2008/2011 ha visto diversi interventi legislativi, alcuni dei quali hanno comportato l’abrogazione di norme recentemente introdotte, ren-dendo ancora più delicata e complessa la disciplina transitoria.

Con il d.l. 25-6-2008, n. 112 conv. in l. 6-8-2008, n. 133 è stato modifi-cato il regime della mancata comparizione delle parti (art. 181 c.p.c.) e della pronuncia della sentenza nel processo del lavoro (art. 429 c.p.c.).

dopo un lungo iter istituzionale, è stata pubblicata la l. 18-6-2009, n. 69 che, col fine di razionalizzazione, semplificazione e speditezza del processo civile, ha operato ulteriori modifiche sia al codice di procedura civile che alle disposizioni di attuazione: competenza del giudice di pace, rilevabilità della incompetenza, inasprimento della condanna delle spese processuali, introdu-zione di un procedimento sommario di cognizione, previsione di testimonian-ze scritte, accorciamento del termine lungo di impugnazione e la creazione di un filtro di inammissibilità alla proposizione del ricorso in Corte di cassazio-ne. La L. 69/2009 ha anche delegato il governo per il riassetto della disciplina del processo amministrativo (confluita nel d.Lgs. 2-7-2010, n. 104); in mate-ria di mediazione e di conciliazione delle controversie civili e commer-ciali (disciplinata dal d.Lgs. 4-3-2010, n. 28); per la riduzione e semplifica-zione dei procedimenti civili di cognizione che rientrano nell’ambito della giurisdizione ordinaria e che sono regolati dalla legislazione speciale (d.Lgs. 1-9-2011, n. 150); in materia di atto pubblico informatico redatto dal notaio (d.Lgs. 2-7-2010, n. 110).

È stata, poi, prorogata al 1-1-2010 la data di entrata in vigore dell’azione di classe, a sua volta profondamente modificata dalla L. 23-7-2009, n. 99.

interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario sono stati apportati dal d.l. 29-12-2009, n. 193 conv. in l. 22-2-2010, n. 24, am-pliando l’uso di modalità e tecnologie telematiche.

Con l. 4-11-2010, n. 183 (cd. Collegato lavoro) sono state apportate mo-difiche anche al processo del lavoro, in particolare riportando il tentativo di

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8 Parte Prima: Principi generali

conciliazione alla facoltatività e prevedendo, in aggiunta, la ricorribilità an-che ad arbitrati.

La manovra finanziaria sviluppatasi nel secondo semestre del 2011 ha ap-portato alcune modifiche in ordine alla trasmissione degli atti giudiziari, ca-lendario del processo (d.l. 13-8-2011, n. 138, conv. in l. 14-9-2011, n. 148, contenente ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione) e accertamen-to tecnico preventivo obbligatorio nel contenzioso previdenziale ed assi-stenziale (d.l. 6-7-2011, n. 98, conv. in l. 15-7-2011, n. 111, cd. stabilizza-zione finanziaria).

La l. 12-11-2011, n. 183 (cd. legge di stabilità 2012) ha apportato alcune modifiche al codice di rito al fine di accelerare i tempi della giustizia, anche attraverso l’uso di strumenti telematici (in particolare la PEC nelle comu-nicazioni).

il d.l. 22-12-2011, n. 212 conv. dalla l. 17-2-2012, n. 10 ha, invece, pre-visto alcune disposizioni per l’efficienza della giustizia civile che riguardano, ad esempio, la possibilità di adire la giustizia personalmente fino a 1.100 euro di valore della causa, innanzi al giudice di pace.

Con la l. 29-12-2011, n. 218, è stato modificato l’art. 645 c.p.c. ed è stata offerta un’interpretazione autentica dell’art. 165 c.p.c. in materia di opposi-zione a decreto ingiuntivo.

il d.l. 22-6-2012, n. 83, conv., con modif., in l. 7-8-2012, n. 134 ha in-trodotto un filtro di ammissibilità ai giudizi di appello, sia nel rito ordinario che in quelli del lavoro e locatizio ed ha inoltre modificato l’art. 360, n. 5, re-lativamente alla formulazione del vizio di motivazione.

il d.l. 18-10-2012, n. 179, conv. in l. 17-12-2012, n. 221 ha dettato impor-tanti disposizioni in tema di comunicazioni e notificazioni per via telematica ed è stato già modificato più volte.

La l. 11-12-2012, n. 220 ha esteso l’ambito applicativo del criterio di com-petenza territoriale di cui all’art. 23 c.p.c. alle cause tra i condomini ed il con-dominio.

La l. 24-12-2012, n. 228, (cd. Legge di stabilità 2013), in vigore dall’1-1-2013, ha ulteriormente innovato il codice di rito in ordine all’impiego della posta elettronica certificata ed in tema di espropriazione presso terzi, ed ha dettato nuove disposizioni in materia di spese di giustizia e di notifiche ese-guite ai sensi della L. 53/1994.

il d.l. 21-6-2013, n. 69, conv. in l. 9-8-2013, n. 98 (cd. decreto del fare) ha operato alcune modifiche per velocizzare i tempi della giustizia; nonché in tema di mediazione, per regolare le ipotesi di obbligatorietà della stessa, in seguito alla sentenza della Corte costituzionale 6-12-2012, n. 272.

il d.l. 24-6-2014, n. 90, conv. con modificazioni in l. 11-8-2014, n. 114, oltre ad introdurre significative novità in tema di processo civile telematico, ha istituito l’ufficio del processo.

il d.l. 12-9-2014, n. 132, conv., con modif., in l. 10-11-2014, n. 162, contiene un composito intervento normativo finalizzato a ridurre il numero complessivo dei procedimenti che gravano sugli organi giudiziari (cd. degiu-risdizionalizzazione) operando principalmente in una duplice direzione: da un lato, consente il trasferimento delle controversie già pendenti dinanzi ai giudi-ci statali da questi ultimi ad arbitri privati; dall’altro, mira ad evitare l’instau-razione di liti dinanzi all’autorità giudiziaria mediante la cd. negoziazione as-sistita, ossia una procedura gestita dagli avvocati delle parti idonea a sfocia-re in un titolo esecutivo evitando «a monte» l’accesso alla giustizia. Tra i mol-ti interventi, si pensi al passaggio d’ufficio dal rito ordinario al rito som-

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9Capitolo Primo: Il diritto processuale civile

mario per le cause meno complesse e per la cui decisione è idonea un’istrut-toria semplice, previo contraddittorio anche mediante trattazione scritta; sono previste modifiche alla competenza territoriale del giudice dell’esecuzio-ne e viene disciplinata la ricerca con modalità telematiche dei beni da pi-gnorare; infine la disciplina relativa alla dichiarazione del terzo è stata nuo-vamente modificata, prevedendo che in ogni caso il terzo renda la sua dichia-razione mediante raccomandata o posta elettronica certificata (questa ulte-riore modifica si applica però ai procedimenti iniziati dall’11-12-2014).

il d.l. 27-6-2015, n. 83, conv., con modif., in l. 6-8-2015, n. 132 modi-fica le disposizioni in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell’amministrazione giudiziaria. sco-po delle modifiche è il presupposto che un’azienda con problemi rischia di tra-scinare con sé altre imprese (fornitori di beni e servizi e intermediari finan-ziari) continuando a contrarre obbligazioni che non potrà soddisfare: affron-tare tempestivamente i casi di crisi aziendale consente o di limitare le perdi-te o di risanare l’azienda, con benefici sul piano occupazionale e più in gene-rale tutelando l’economia. Le modifiche toccano numerosi articoli del Libro iii del codice e delle sue disposizioni di attuazione ed hanno efficacia alcune già con l’emanazione del decreto ed altre con la sua legge di conversione.

inoltre il d.l. 83/2015 ha aggiunto al codice civile l’art. 2929bis c.c. per tu-telare il creditore che sia pregiudicato da un atto del debitore, di costituzione di vincolo di indisponibilità o di alienazione, che ha per oggetto beni immo-bili o mobili iscritti in pubblici registri, compiuto a titolo gratuito successiva-mente al sorgere del credito. in tal caso il creditore può procedere, munito di titolo esecutivo, a esecuzione forzata, ancorché non abbia preventivamente ottenuto sentenza dichiarativa di inefficacia, se trascrive il pignoramento nel termine di un anno dalla data in cui l’atto è stato trascritto. detta disposizione si applica anche al creditore anteriore che, entro un anno dalla trascrizione dell’atto pregiudizievole, interviene nell’esecuzione da altri promossa. Quan-do il pregiudizio deriva da un atto di alienazione, il creditore promuove l’azio-ne esecutiva nelle forme dell’espropriazione contro il terzo proprietario.

La disposizione si applica esclusivamente alle procedure esecutive inizia-te successivamente alla data di entrata in vigore del decreto.

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110 Parte Terza: Il processo di esecuzione

Parte terzail ProceSSo di eSecuzione

Capitolo Primo

Il processo di esecuzione in generale

Il processo di esecuzione tende all’attuazione coattiva di un diritto di credito già accertato, in sede di cognizione o stragiudizialmente, ma non eseguito spon-

taneamente. Per questo il titolare del diritto esercita l’azione esecutiva ottenen-do la soddisfazione della sua pretesa anche contro la volontà del debitore.

1. SoggEttI E CARAttERI dEll’AttIvItà PRoCESSuAlE ESECu-tIvA

Soggetti

i soggetti ai quali fa capo l’attività processuale esecutiva sono:

— l’organo esecutivo (ufficio giudiziario operante sotto il controllo del giudice dell’esecu-zione);

— il creditore (colui che propone la domanda esecutiva, esercitando la relativa azione, qua-si come l’attore nel processo di cognizione);

— il debitore (colui che subisce l’esecuzione di un diritto già accertato, in quanto, ex art. 2740 c.c., il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni assunte con tutti i suoi beni, presenti e futuri).

CARAttERI

C il contraddittorio atipico (la convocazione delle parti è disposta dal giudi-ce dell’esecuzione quando la ritiene necessaria o quando la legge la prescri-ve, ed avviene non per costituire un formale contraddittorio ma soltanto per il migliore svolgimento del processo; soltanto se il debitore o un altro sog-getto, ad esempio un terzo, propone opposizione, si apre un giudizio di co-gnizione che ha ad oggetto l’esistenza o le modalità dell’esecuzione)

C la domanda all’organo esecutivo (ufficiale giudiziario) è proposta verbal-mente e per iscritto;

C l’attività dell’organo esecutivo consiste in una serie di operazioni materiali (ad esempio, accesso presso la casa del debitore e apprensione dei beni) mentre quella del giudice in provvedimenti formali (ordinanze o decreti)

C il particolare presupposto formale (il titolo esecutivo)

C la legittimazione attiva (titolarità ed attualità del diritto sancito nel titolo esecutivo posto a base dell’esecuzione)

2. CoMPEtEnzA

L’art. 9 c.p.c. sancisce la competenza esclusiva del Tribunale, in composizio-ne monocratica, in materia di esecuzione forzata in generale, senza distinzio-ne tra espropriazione mobiliare ed espropriazione immobiliare (come avve-niva prima della riforma del giudice unico).

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111Capitolo Primo: Il processo di esecuzione in generale

Per quanto riguarda la competenza per territorio ai sensi dell’art. 26:

— è competente il giudice del luogo in cui si trovano i beni, se si tratta di ese-cuzione (diretta o indiretta) su cose mobili o immobili;

— è competente il giudice del luogo in cui il debitore ha la residenza, il domici-lio, la dimora o la sede, se si tratta di esecuzione forzata su autoveicoli, moto-veicoli e rimorchi (previsione inserita dal d.L. 132/2014 conv. in L. 162/2014);

— è competente il giudice del luogo dove l’obbligo deve essere adempiuto, nel-la esecuzione degli obblighi di fare e non fare.

invece ai sensi dell’art. 26bis:

— quando si tratta di esecuzione forzata di crediti è competente il giudice del luogo dove il terzo debitore ha residenza, domicilio, dimora o sede, se de-bitore è una P.a.; altrimenti è competente il giudice del luogo in cui il de-bitore ha residenza, domicilio, dimora o sede.

3. I vARI tIPI dI PRoCESSo dI ESECuzIonE

a seconda se il diritto è stato accertato nella sua specificità; oppure come eseguibile nella forma generica che consegue alla sua trasformazione in de-naro; o al suo sorgere direttamente come credito di denaro, il processo di ese-cuzione si profila come:

a) espropriazione forzata per crediti di denaro, ovvero esecuzione for-zata in forma generica, consistente nel procedimento esecutivo diretto a sottrarre coattivamente al debitore determinati beni facenti parte del suo pa-trimonio ed a trasformarli, pure coattivamente, in denaro, per destinarlo alla soddisfazione del creditore; ovvero all’assegnazione coattiva della tito-larità dei crediti del debitore al creditore, sempre a soddisfacimento delle sue pretese.

essa si suddivide in:

— espropriazione mobiliare presso il debitore (artt. 513-542);— espropriazione presso terzi (artt. 543-554);— espropriazione immobiliare (artt. 555-598);— espropriazione di beni indivisi (artt. 599-601);— espropriazione contro il terzo proprietario (artt. 602-604);

b) esecuzione forzata in forma specifica, che si suddivide in:

1) esecuzione per consegna di cose mobili o rilascio di immobili (artt. 605-611), consistente nel procedimento esecutivo diretto a far conseguire al creditore la materiale disponibilità di una determinata cosa mobile o im-mobile, oggetto della consegna o del rilascio;

2) esecuzione forzata di obblighi di fare o non fare (art. 612-614) consisten-te nel procedimento esecutivo diretto all’esecuzione di una sentenza di condanna per violazione di un obbligo di fare o non fare.

L’organo direttivo del processo di esecuzione è il giudice dell’esecuzione.

4. glI AttI PRElIMInARI AllA ESECuzIonE: tItolo ESECutIvo E PRECEtto

una peculiare caratteristica del processo di esecuzione è rappresentata dal-la presenza di alcuni atti che, pur potendosi sempre qualificare come atti ese-cutivi, devono, tuttavia essere compiuti prima dell’inizio del processo stesso, in quanto atti preliminari o preparatori.

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112 Parte Terza: Il processo di esecuzione

Tali atti hanno la funzione di preannunciare al debitore il proposito del cre-ditore di procedere all’esecuzione forzata, consentendogli in tal modo, da un lato, la possibilità di adempiere la propria obbligazione, evitando l’esecuzio-ne e le relative spese; dall’altro, la possibilità di conoscere gli elementi della esecuzione preannunciata e di contestarne, eventualmente, la legittimità.

Questi atti preliminari sono previsti dall’art. 479 che sancisce: «se la legge non dispone altrimenti, l’esecuzione forzata deve essere preceduta dalla notifi-cazione del titolo in forma esecutiva e del precetto».

inizio dell’esecuzione non prima di 10 gg. (art. 482 c.p.c.), salvo auto-rizzazione all’esecuzione immediata (art. 482 c.p.c.), ma entro 90 gg. dalla no-tifica del precetto (art. 481 c.p.c.)

notifica del precetto

(art. 479 c.p.c.)

notifica del titolo

esecutivo(art. 479 c.p.c.)

tItolo ESECutIvo

(art. 474 c.p.c.)

A) Il titolo esecutivo

L’azione esecutiva presuppone l’accertamento del diritto che sia stato fatto in sede di cognizione o anche stragiudizialmente. Tale accertamento deve es-sere consacrato in un documento che lo rappresenti senza incertezze di modo che l’organo esecutivo possa operare senza preoccupazioni. Questo documen-to è il titolo esecutivo, dal quale si deduce chi sia il creditore e chi il debito-re e dal quale risulti un diritto di credito:

— certo (la cui esistenza non è controversa);— liquido (preciso nel suo ammontare);— esigibile (non sottoposto a condizione o termine).

L’art. 474 elenca gli atti da considerarsi titoli esecutivi:

1) le sentenze, i provvedimenti e gli altri atti ai quali la legge attribuisce espressamente effi-cacia esecutiva;

2) le scritture private autenticate, relativamente alle obbligazioni di somme di denaro in esse contenute, le cambiali, nonché gli altri titoli di credito ai quali la legge attribuisce espres-samente la stessa efficacia;

3) gli atti ricevuti da notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato dalla legge a riceverli.

Tuttavia, mentre per le cambiali e gli altri titoli di credito il possessore può senz’altro iniziare l’esecuzione, l’art. 475 dispone che le sentenze, gli altri prov-vedimenti dell’autorità giudiziaria e gli atti ricevuti da notaio, per valere come titolo esecutivo, devono essere muniti della formula esecutiva, salvo che la legge disponga altrimenti.

il titolo, spedito in forma esecutiva, va notificato al debitore personalmente.

La formula esecutiva consiste in un’ingiunzione scritta, apposta materialmente sul documen-to e costituisce un requisito formalistico indispensabile affinché gli atti elencati dall’art. 474 c.p.c. possano acquistare valore e forza di titolo esecutivo. Tale formula, quindi, deve essere apposta dal cancelliere (per le sentenze e gli altri titoli esecutivi giudiziali), dal notaio o da un altro pubblico ufficiale abilitato (per gli atti da loro ricevuti), sull’originale o sulla copia del ti-tolo, ad eccezione delle cambiali, dei titoli di credito e degli altri atti negoziali ai quali la leg-ge attribuisce efficacia esecutiva.

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113Capitolo Primo: Il processo di esecuzione in generale

b) Il precetto (art. 480)

il precetto consiste nella formale intimazione ad adempiere l’obbligo risultan-te dal titolo esecutivo entro un termine non minore di dieci giorni, con l’avver-timento che, mancando l’adempimento, si procederà ad esecuzione forzata.

anch’esso è un atto preliminare o preparatorio del processo di esecuzione, come può facilmente rilevarsi dalla sua funzione di preannunciare l’inizio dell’azione esecutiva.

il precetto è redatto ad opera della parte che risulta legittimata dal titolo esecutivo, la quale lo sottoscrive e provvede a farlo notificare al debitore dall’uf-ficiale giudiziario. esso è, infatti, un atto recettizio, in quanto non produce al-cun effetto se non è portato preventivamente a conoscenza del suo destinata-rio a mezzo della notificazione.

Requisiti del precetto

il precetto deve contenere, a pena di nullità:

— l’indicazione delle parti;— la data di notificazione del titolo esecutivo (se è fatta separatamente);— la trascrizione integrale del titolo, se è richiesta dalla legge (es. cambiale): in questo caso

l’ufficiale giudiziario deve certificare che la trascrizione corrisponde all’originale in pos-sesso dell’intimante;

— il d.l. 27-6-2015, n. 83, conv. in l. 6-8-2015, n. 132 ha aggiunto l’avvertimento al de-bitore che può, con l’ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professio-nista nominato dal giudice, porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento conclu-dendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore. La disposizione è in vigore dalla data di entrata in vigore della legge di conversione.

altro importante requisito (non richiesto a pena di nullità) è la dichiarazione di residenza o elezione di domicilio della parte istante nel Comune in cui ha sede il giudice competente per l’esecuzione. in mancanza, le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui è stato notificato, e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelle-ria del giudice stesso.La Cassazione ha stabilito che l’elezione di domicilio vale a radicare la competenza del giu-dice dell’esecuzione, solo se nel luogo prescelto si trovino cose del debitore da sottoporre ad esecuzione.

Non contenendo alcuna domanda giudiziale, il precetto può essere sotto-scritto dalla parte personalmente, da un mandatario ad negotia o da un man-datario ad litem. il difetto di sottoscrizione, anche se non è motivo di nullità, è deducibile con l’opposizione dell’intimato.

il precetto deve essere notificato alla parte personalmente, a norma degli artt. 137 e seguenti.

La nullità della notificazione del titolo esecutivo e del precetto non può mai comportare esclusione del diritto alla esecuzione ma, eventualmente, solo la necessità di nuova rituale notificazione. Tuttavia ogni vizio, anche di nullità, che investe la notificazione del precetto rimane sanato per effetto dell’opposi-zione dell’intimato.

il precetto diviene inefficace se l’esecuzione non è iniziata entro 90 giorni dalla sua notificazione (cessazione della efficacia del precetto). Tale termine è previsto a pena di decadenza, e non può mai essere superiore alla misura mas-sima prevista dalla legge.

il termine è, tuttavia, sospeso, se contro il precetto viene proposta opposizione ai sensi degli artt. 615 e seguenti, e riprende a decorrere, per la parte dei 90 giorni che residua:

a) dal passaggio in giudicato della sentenza di primo grado che decide l’opposizione;b) oppure dalla comunicazione della sentenza di appello che respinge l’opposizione.

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114 Parte Terza: Il processo di esecuzione

ai sensi dell’art. 482, l’esecuzione forzata non si può iniziare prima che sia decorso il termine indicato nel precetto e in ogni caso non prima che siano decorsi dieci giorni dalla notificazione di esso, ma il Presidente del Tribunale competente per l’esecuzione o un giudice da lui delegato, se vi è pericolo nel ritardo, può autorizzare l’esecuzione immediata, con cauzione o senza. L’au-torizzazione è data con decreto scritto in calce al precetto e trascritto a cura dell’ufficiale giudiziario nella copia da notificarsi.

il mancato rispetto di tale termine dilatorio determina la nullità insanabi-le del pignoramento eseguito, a nulla rilevando il fatto che il debitore non ab-bia adempiuto dopo il decorso di esso.

Quando la legge dispone che di un atto esecutivo sia data pubblica notizia, il d.l. 83/2015 conv. in l. 132/2015 ha modificato l’art. 490 prevedendo che — invece dell’affissione nell’albo dell’ufficio giudiziario — un avviso contenente tutti i dati, che possono interessare il pubblico, deve essere inserito sul portale del Ministero della giustizia in un’area pubblica denominata «por-tale delle vendite pubbliche». Tali disposizioni (art. 490, c.1), comprese quelle attuative della pub-blicità (artt. 161ter e 161quater disp. att.) si applicano decorsi 30 giorni dalla pubblicazione in G.U. delle specifiche tecniche previste dall’art. 161quater disp. att.

inoltre, anche su istanza del creditore procedente o dei creditori intervenuti muniti di titolo esecutivo il giudice può disporre che l’avviso venga inserito nei giornali (si dà preferenza agli stru-menti telematici). Tali disposizioni (art. 490, c. 3) si applicano anche ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore del decreto. Quando è già stata disposta la vendita, la stessa ha comun-que luogo con l’osservanza delle norme precedentemente in vigore e le disposizioni di cui al de-creto si applicano quando il giudice o il professionista delegato dispone una nuova vendita.

altra novità è che, ai sensi dell’art. 631bis (inserito proprio dal d.l. 83/2015), l’omessa pub-blicità sul portale comporta la dichiarazione di estinzione del processo esecutivo.

5. Il gIudICE dEll’ESECuzIonE

L’organo direttivo del processo di esecuzione è il giudice dell’esecuzione (g.E.), la cui funzione si esplica, in particolare:

— attraverso il potere di ordinanza in seguito a ricorso, anche orale, delle parti. Le ordinanze emesse nel corso del processo esecutivo possono esse-re modificate o revocate dallo stesso giudice dell’esecuzione fino a quando non abbiano avuto esecuzione;

— attraverso il potere di audizione degli interessati esercitato mediante la fissazione di un’udienza apposita, con decreto comunicato dal cancelliere.

il giudice dell’esecuzione ha poteri più estesi rispetto al giudice istruttore. inoltre, le due funzioni possono cumularsi in quelle parentesi di cognizione che, nel processo esecutivo, sono rappresentate dalle opposizioni (solo quan-do sia competente per valore).

a seguito della riforma del ’90, il giudice dell’esecuzione è, infatti, compe-tente per le opposizioni: decide in funzione di giudice unico, senza rimessio-ne della causa al Collegio. Con la riforma del Giudice unico (dal 2-6-1999) giu-dice dell’esecuzione è sempre il tribunale in composizione monocratica (mai il Giudice di pace).

si tenga, inoltre, presente che il giudice dell’esecuzione viene nominato al momento della formazione del fascicolo dell’espropriazione, contenente, all’inizio, il titolo esecutivo e l’atto di precetto notificati e il pignoramento ef-fettuato (art. 488).

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115Capitolo Primo: Il processo di esecuzione in generale

Delega delle operazioni di vendita

Per ottenere l’alleggerimento del carico di procedimenti gravanti sui giudici, il legislatore ha previsto la delegabilità ai notai e ad altri professionisti (ricomprendendovi anche gli avvo-cati e i commercialisti) delle operazioni di vendita senza incanto, ora considerata il model-lo principale per la vendita dei beni.La delega è prevista sia nel caso di esecuzione di beni immobili (artt. 591bis e 591ter) sia di beni mobili registrati (artt. 534bis e 534ter) ed è comunque prevista la possibilità per le par-ti di rivolgersi con ricorso al giudice dell’esecuzione in caso di contestazione sull’operato del professionista.il d.l. 83/2015 conv. in l. 132/2015 ha previsto che la delega delle operazioni di vendita dei beni mobili o a mezzo di commissionario non è più una facoltà ma diventa la regola (art. 534bis). Nel caso della vendita in ambito immobiliare, è preferita la delega al notaio o altro professionista, a meno che gli interessi delle parti non consiglino diversamente (art. 591bis). risolvendo i problemi interpretativi legati alla precedente disciplina (che rinviava all’art. 617 senza precisare il termine), il d.l. 83/2015 ha modificato la norma prevedendo espressa-mente che il provvedimento del giudice è reclamabile innanzi al collegio nel termine peren-torio di 15 giorni ai sensi dell’art. 669terdecies.Tali disposizioni si applicano anche ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore del decreto. Quando è già stata disposta la vendita, la stessa ha comunque luogo con l’osservan-za delle norme precedentemente in vigore e le disposizioni di cui al decreto si applicano quando il giudice o il professionista delegato dispone una nuova vendita.il professionista provvede, quindi, alla determinazione del valore del bene, all’incanto, alla formazione del progetto di distribuzione etc.; altresì provvede ad avvisare sia i creditori su-gli elementi della vendita (divisione in lotti, prezzo e data dell’incanto etc.) sia il giudice del mancato versamento del prezzo, controlla i documenti da allegare all’istanza di vendita etc.La delega, quindi, non è totale, nel senso che, non solo resta il controllo del giudice, ma nel caso di opposizioni (ex artt. 615 e 617) che attivano il procedimento contenzioso, si riespan-de interamente la funzione ordinaria del giudice.