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A mia mamma

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INDICE

Prefazione ………………………………………………………………………………………….. 1

1. Introduzione ………………………………………………………………………………….. 5

1.1. Società e lingue in Europa …………………………………………………………. 8

1.2. L’anglicismo nel passato: storia dei rapporti linguistici e culturali tra

Inghilterra e Italia dal medioevo al primo novecento ……………………. 9

2. Cos’e’ un anglicismo? …………………………………………………………………….. 14

2.1 Adattamento o prestito? …………………………………………………………. 14

2.1.1 Diverse tipologie di anglicismo ………………………………………. 15

2.1.2 Tipi di prestiti ……………………………………………………………… 16

2.1.3 I calchi ……………………………………………………………………….. 17

2.1.4 I falsi amici …………………………………………………………………. 18

2.2 “Morbus Anglicus”: invasione della lingua inglese ..…………………….. 18

2.3 Opinioni dei vari linguisti …………………………………………………..…….. 22

3. Italianismi: influsso culturale italiano in Gran Bretagna ……………………… 28

3.1 Italianismi in Inglese negli anni ……….………………………………………. 30

3.2 Pizza – mafia – mandolino ……………………………………………….……… 36

4. Francesismi …………………………………………………………………………………… 38

4.1 Storia dei francesismi in Italia ………………..………………………………… 39

4. 2 *Pour tois -> Purtuall! …………….…………………………………………….. 44

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5. Anglicismi e francesismi nei vari settori ………………………………………….… 49

5.1 Toast, sandwich o panino imbottito?............................................ 50

5.2 Espressioni anglofone contenute nei vari campi ……………….……….. 52

5.2.1 Anglicismi nel settore informatico …………………………………. 52

5.2.2 Anglicismi nel linguaggio dei giornali e mass media ………… 54

5.2.3 Anglicismi nel mondo della didattica ………………………………. 56

5.2.4 Foresterismi nella vita quotidiana ………………………………….. 58

Conclusioni ……………………………………………………………………………………….. 61

English section ………………………………………………………………………………….. 67

Abstract ……………………………………………………………………………………………. 69

1. Introduction ………………………………………………………………………………… 71

1.1 English & French: powerful languages ......................................... 71

1.2 Linguistic and cultural relationship between England and Italy from

the middle ages up to the first decade of the 20th century .................. 72

2. Anglicisms ........................................................................................ 74

2.1 Adaptation or loanwords ............................................................. 75

2.1.1 Different types of anglicisms ............................................ 75

2.2 “Morbus Anglicus”: we have been invaded ................................... 77

2.3 Anglophobic and anglomaniac linguists ........................................ 78

3. Italian cultural influx in Great Britain .................................................. 79

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3.1 Italian loanwords ....................................................................... 79

4. Gallicisms ......................................................................................... 81

4.1 Historical background of gallicisms in Italy ................................... 82

4.2 Pour toi - > purtuall : gallicisms in the neapolitan dialect .............. 84

5. Anglicisms in the different sectors ...................................................... 85

Conclusion ........................................................................................... 88

Section français .................................................................................... 91

Preface …………………………………………………………………………………………….. 93

1. Introduction ………………………………………………………………………………….. 94

1.1 Anglicismes dans le passé : du moyen-âge au XXe siècle ……………. 95

2. Qu’est-ce qu’un anglicisme ? ………………………………………………………….. 96

2.1 « Morbus Anglicus » ………………………………………………………………. 98

3. L’utilisation de la langue italienne en Angleterre ……………………………….. 99

4. Les mots français dans la langue italienne : le gallicisme …………………100

4.1 Histoire ………………………………………………………………………………… 101

5. Les anglicismes dans les différents secteurs- domaines …………………… 103

Conclusion ……………………………………………………………………………………… 106

Ringraziamenti…………………………………………………………………………………. 109

Bibliografia …………………………………………………………………………………….. 111

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PREFAZIONE

Marketing, fashion, backstage, brochure, briefing, dejà vù, location

sono solo alcuni tra i moltissimi termini, cioè prestiti linguistici, oggi giorno

accolti e accettati per il loro ampio utilizzo nella lingua italiana.

Ma quali sono l’origine e l’evoluzione che caratterizzano questi

forestierismi, neologismi o più comunemente chiamati anglicismi e

francesismi?

La presente tesi di laurea ha lo scopo di scoprire ed analizzare in che

maniera l’italiano parlato oggi, specie nei mass media (giornali, riviste,

cinema, radio, televisione), da politici ed economisti, o quello usato in rete

navigando nel web o nei vari settori specialistici, sia stato in qualche modo

influenzato dalle varie lingue straniere nel corso dei secoli e in che misura

questi forestierismi siano ormai parte integrante della nostra lingua nazionale.

L’idea di affrontare l’argomento delle interferenze linguistiche mi è

venuta mentre passeggiavo per le vie del centro di Napoli: ascoltando un

breve scambio di battute tra coetanee, una ragazza ha esordito dicendo: ” il

mio outfit per il party di stasera prevede una gonna longuette abbinata ad un

blazer il cui colore fa pendant con il mio collier” con una cadenza napoletana

molto lontana dalla pronuncia inglese. Mi sono chiesta se in italiano non ci

fosse una dicitura appropriata senza necessità di utilizzare termini anglofoni o

francofoni? Possibile che la parola abbigliamento debba essere sostituita con

outfit e collana con collier?

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Da quel giorno in poi ho acquisito consapevolezza di quante volte

anch’io, nell’arco di una giornata, scegliessi termini inglesi o francesi

piuttosto che italiani. Ho a disposizione, come tutti, un enorme bagaglio di

termini italiani eppure spesso sostituisco in maniera automatica la parola

fashion a moda, ok al posto di va bene, weekend al posto di fine settimana,

brochure al posto di volantino.

Ma qual è il vantaggio nell’uso di questi termini piuttosto che i

corrispettivi italiani?

La mia curiosità mi ha spinto ad approfondire il fenomeno,

accorgendomi di quanto fosse esteso il problema, e al contempo a verificare

anche la presenza di termini italiani nell’inglese e nel francese. Questo è

stato il motivo per il quale ho scelto di intitolare la mia tesi: “ Ménage à trois:

anglicismi and italianismi et francesismi ”.

Il primo capitolo di questa tesi è dedicato all’evoluzione storica degli

anglicismi: un’ analisi che parte dal Medioevo fino ad arrivare ai giorni nostri.

Questo studio è stato possibile grazie alla consultazione delle opere dei

maggiori linguisti italiani, come ad esempio “Storia della lingua italiana ” di

Migliorini 1 che mi ha permesso di ricostruire la storia delle interferenze

linguistiche delle lingue straniere con l’italiano; mentre nel testo “La

linguistica del contatto. Tipologie di anglicismi nell’italiano contemporaneo” di

1 Bruno Migliorini (Rovigo, 19 novembre 1896 – Firenze, 18 giugno 1975) linguista, filologo ed esperantista italiano, noto per aver realizzato la prima storia scientificamente fondata della lingua italiana.

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Raffaella Bombi2 ho trovato validi documenti relativi alle varie tipologie di

interferenza sulla lingua italiana. Anche la consultazione di alcuni siti internet

mi ha permesso di ampliare la documentazione di riferimento.

Dopo una breve spiegazione del termine anglicismo, affrontata nel

capitolo due, ho analizzato e definito i termini lessicali di riferimento, usati

dai linguisti, relativi alla modalità di adattamento delle parole nelle diverse

lingue, spiegando i vari tipi di prestito ( integrato e non, di necessità o di

moda), i calchi e i false friends ( falsi amici).

La seconda parte di questo capitolo è stato interamente dedicata a

quello che io ritengo essere uno degli argomenti principali della mia tesi,

secondo solo all’argomento sull’uso degli anglicismi e francesismi nei vari

settori: i motivi sociali, storici e culturali dell’ “invasione” di questi anglicismi,

della facilità con la quale sono stati assimilati dalla nostra lingua fino a far

parte del nostro modo di esprimerci.

Catturare l’attenzione, seguire una moda, darsi un tono, ma anche

usare un minor numero di parole: queste sono alcune delle tante motivazioni

che spingono le persone, di tutti i ceti e in tutti i campi ad usare vocaboli

stranieri o addirittura intere espressioni.

Questa analisi è stata conclusa riportando le opinioni di alcuni linguisti

sulla positività e/o negatività di queste interferenze: partendo dal grido di

2 Professoressa di Glottologia e Linguistica presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere, Dipartimento di studi umanistici, Università degli studi di Udine.

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allarme di Castellani3, opportunamente spiegato nel suo Morbus Anglicus, alla

posizione più moderata di De Mauro 4 , il quale sostiene che il problema

maggiore, più che gli anglicismi, sia il basso livello di conoscenza della nostra

lingua con il forte rischio di ripiombare nell’analfabetismo totale nella lingua

scritta.

Il capitolo 3 affronta il fenomeno inverso: l’afflusso di termini italiani

nell’inglese. Molte motivazioni di questo fenomeno sono simili a quelle

riscontrate nell’analisi dell’uso degli anglicismi in Italia.

La lingua italiana è da sempre stata contaminata da termini, locuzioni

e frasi provenienti da altre lingue. Nel capitolo 4, infatti, viene spiegato l’uso

dei francesismi nella nostra lingua, con un breve approfondimento

dell’influenza che il francese ha avuto sul dialetto napoletano o meglio sulla

lingua napoletana che è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio per l’intera

umanità.

Il quinto ed ultimo capitolo, prima delle considerazioni e conclusioni

finali, tratta dell’uso dei vari anglicismi e francesismi in vari campi e settori:

dall’informatica alla tecnologia, dalla musica alla moda, dalla

gastronomia allo sport, dalla televisione ai giornali, dalla didattica

all’economia.

3 Nato a Livorno nel 1920, linguista e filologo italiano. Dal 1950 al ’55 fu attivo presso il Centro di studi di filologia italiana dell’ Accademia della Crusca. Fondò e diresse la rivista “ Studi linguistici italiani” nel 1960-70. 4Linguista e filosofo del linguaggio italiano (n. Torre Annunziata, Napoli, 1932), si è occupato soprattutto di linguistica generale, con attenzione al rapporto tra lingua e società.

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1. INTRODUZIONE

La storia delle nazioni e dei popoli è sempre stata caratterizzata da

grandi spostamenti di popolazioni da una terra all’altra. Nel passato queste

migrazioni sono state spesso dettate dalla necessità di ricercare nuovi o

migliori spazi vitali, dall’esigenza di nuovi insediamenti per la popolazione in

crescita e dal bisogno di nuove terre da coltivare (come le diverse

colonizzazioni dell’antica Grecia nelle isole dell’Egeo, nell’Anatolia o nell’Italia

meridionale e in Sicilia).

Talvolta questi spostamenti sono stati determinati dal bisogno di

tenere sotto controllo un territorio occupato (come le colonie che i romani

insediavano nei territori conquistati).

Nel corso dei secoli si sono aggiunte anche motivazioni di carattere

religioso e politico (come i perseguitati politici e religiosi dalle varie nazioni

europee verso le Americhe5).

Recentemente, generalmente in periodo di recessione, la maggiore

motivazione è stata la ricerca di una vita migliore per sé e la propria famiglia

in nazioni più sviluppate (come le migrazioni degli italiani dell’Italia

meridionale verso l’Italia settentrionale o altri paesi europei, o verso le

Americhe e l’Australia)

5Si ricordano, a questo proposito i Padri Pellegrini che con la nave Mayflower (letteralmente "fiore di maggio"), salpati il 6 settembre 1620 da Plymouth (Inghilterra), raggiunsero gli attuali Stati Uniti a Cape Cod due mesi dopo, l'11 novembre.

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A questo fenomeno di volontaria o forzata migrazione si collega quello

della diffusione e della contaminazione delle lingue, della mescolanza dell’una

con l’altra, fenomeno che prende il nome di interferenza linguistica 6.

Il fenomeno della sovrapposizione delle lingue è stato oggetto di

studio da parte di molti linguisti, i quali, nel tentativo di dare delle spiegazioni

scientifiche, hanno definito tre concetti basilari per interpretare la

mescolanza delle lingue e spiegarne l’evoluzione.

Essi parlando di substrato ( o sostrato), adstrato e superstrato7.

Il substrato, o sostrato è una lingua non più parlata su un territorio

che però, prima di sparire, ha influenzato quella (o quelle) da cui è stata

soppiantata.

Un esempio può essere quello del gallico che è un sostrato del

francese. I galli, all’arrivo dei romani, iniziarono ad usare il latino per il

prestigio culturale, politico ed economico dell’impero romano. Il latino parlato

da questo popolo si è evoluto nell’attuale francese, mentre il gallico è quasi

completamente scomparso anche se se ne trovano tracce nel francese

odierno.

L’influenza quindi è molto più forte di un prestito lessicale.

6 Termine che si usa in linguistica per riferirsi all’influenza che una lingua può esercitare su un’altra lingua in contatto, specialmente in soggetti bilingui, portando a modificazioni fonetiche, morfologiche, sintattiche e lessicali, (Treccani, 2010). 7 C'è un generale accordo tra gli studiosi nell'individuare nel linguista italiano Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907) il primo ad aver collegato il fenomeno alla diversificazione dei dialetti.

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Si parla di adstrato quando una lingua ne influenza un’altra, di pari

prestigio della prima, senza che la seconda finisca per estinguersi; entrambe

mantengono lo stesso status d’importanza.

Questo si verifica con l’italiano e il tedesco, o il francese e il tedesco, in

quanto parlate in territori confinanti; esse si sono influenzate reciprocamente

ma nessuna è prevalsa sull’altra.

Il concetto opposto di substrato è quello di superstrato, ovvero quando

una lingua soppianta un’altra; di conseguenza la subentrante è definita

superstrato, mentre quella soppiantata si chiama substrato.

Nel caso del francese, il latino volgare è il superstrato ed il gallico è il

substrato; come avvenne per l’inglese sul normanno dal 1066 a seguito

dell’occupazione dei normanni.

Alcuni termini spagnoli sono un esempio di superstrato particolarmente

presente nel milanese, nell’Italia meridionale e nella Sicilia, con influssi

evidenti in alcune strutture come l’uso del verbo “ tengo ” per avere-

possedere.

Possono essere considerati superstrato tutte le parole neo latine e neo

greche usate oggi nell’ambito di argomenti scientifici (anatomia, medicina,

botanica, zoologia) in quanto sono termini provenienti dalle lingue classiche

che si impongono e si integrano nella lingua italiana corrente.

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1.1 SOCIETA E LINGUE IN EUROPA

Dal punto di vista storico, l’Europa è un insieme di stati indipendenti,

ognuno con una lingua ufficiale. Va detto però che tra questi paesi sono

sempre esistiti stretti rapporti in differenti campi come quello economico,

scientifico, politico o culturale, il che ha conferito a certe lingue, in tempi

diversi, il ruolo di lingua di comunicazione internazionale. Con il consolidarsi

delle nuove lingue nazionali, la conoscenza di alcune di esse oltrepassa le

frontiere imponendosi per il loro prestigio e la loro utilità sia per stabilire

relazioni politiche e commerciali, sia per poter scoprire opere letterarie nella

lingua originale.

Nell’Europa occidentale del XVI e del XVII secolo le lingue più utilizzate

sono l’italiano, lo spagnolo e il francese; nell’Europa centrale il tedesco. Nel

XVIII secolo è il francese ad essere la lingua di cultura e la lingua franca per

la comunicazione. Nella stessa epoca si nota l’aumento dell’uso del tedesco

nel settore scientifico grazie agli studi dei filosofi tedeschi e allo sviluppo

scientifico nelle università in Germania.

Nel XIX secolo le istituzioni universitarie iniziano ad introdurre nei piani

di studio di alcune facoltà la conoscenza di una o due lingue moderne oltre

l’insegnamento delle lingue classiche.

Nel XX secolo aumenta la necessità ed il bisogno di acquisire la

conoscenza di lingue straniere oltre alla lingua madre con non poche

conseguenze. Gli influssi di altre lingue sulla nostra sono diventati più

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frequenti ed invasivi, tanto da far dubitare, talvolta, che si stia parlando la

lingua di Dante.

Come si è verificato tutto questo? Quali lingue hanno maggiormente

influenzato la trasformazione dell’italiano? In quali periodi storici e per quali

cause?

A questi e ad altri interrogativi correlati vorrei rispondere in questo

lavoro, con un’analisi storica dell’ingresso di termini ed espressioni

appartenenti ad altre lingue nella lingua italiana.

1.2 L’ANGLICISMO NEL PASSATO: STORIA DEI RAPPORTI

LINGUISTICI E CULTURALI TRA INGHILTERRA E ITALIA DAL MEDIOEVO AL

PRIMO NOVECENTO

Sin dal Medioevo possiamo trovare alcune parole, all’epoca rare e non

ancora definite come anglicismi 8 , legate ai rapporti commerciali con

l’Inghilterra (es. costuma dall’inglese customs, dogana).

In epoca rinascimentale i rapporti linguistici e culturali tra l’Inghilterra

e l’Italia prendono forma e diventano più incisivi: si diffondono nella lingua

italiana molti termini legati alla vita politica e alla società inglese in quanto

presenti nelle relazioni di ambasciatori e viaggiatori (es. alto tradimento

8 La parola stessa, anglicismo, risulta essere il calco dell’inglese ( ingl. anglicism) entrato nella lingua italiana alla metà del Settecento grazie a Giuseppe Barreti.

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calco 9 di high treason; coronatore dall’inglese coroner); questa diffusione

viene favorita anche grazie alla lettura di opere storiche e letterarie. Al

contempo l’Italia, culla dell’Umanesimo, viene vista come nazione da imitare

e la sua lingua, diventa la lingua della poesia, delle buone maniere e della

conversazione elegante; numerosi sono gli italianismi diffusi in Inghilterra e

usati dalla stessa regina Elisabetta10.

Con il Seicento ed il crescente interesse verso il mondo anglosassone,

compaiono i primi forestierismi non integrati11 quali coffee, house, presenti

negli scritti di Lorenzo Magalotti12, o vocaboli che si riferiscono alla vita di

corte.

A partire dal Settecento i rapporti cominciano a mutare: la rivoluzione

industriale, il nuovo sistema politico, l’impero coloniale, una rispettabile e

forte tradizione letteraria ( nascita del romanzo) e il mito della rivoluzione

americana favoriscono in Italia una ammirazione nei confronti della Gran

Bretagna e degli Stati Uniti; la lingua inglese, prima considerata “ barbara”, 9 Interferenza linguistica che si serve della traduzione della parola nella lingua di arrivo. 10 Elisabetta I d’Inghliterra ( 1533 – 1603) fu l’unica figlia sopravvissuta di Enrico VIII e Anna Bolena. In seguito alla decapitazione della madre fu dichiarata figlia illegittima; ma grazie alla sesta moglie di Enrico VIII, Caterina Parr, fu reinserita nella linea di successione. Elisabetta entra subito nelle simpatie della nuova regina che la guida verso gli studi scegliendo insegnanti di grande valore: studia il greco, il latino, il francese, lo spagnolo e l’italiano (di fatto, uno dei primi documenti autografi di Elisabetta, una lettera, è scritta in italiano). Durante il suo regno fu una grande sostenitrice di tutte le arti e si circondò di tutti gli artisti dell’epoca. Neale, J. E. Queen Elizabeth I: A Biography London: Jonathan Cape. (1934). 11 Termini che rimangono immutati, senza adattarsi in ambito morfologico e fonologico. 12 Lorenzo Magalotti ( 1673- 1712) fu scienziato, letterato e diplomatico italiano. Nel 1667 fu al servizio di Cosimo III de' Medici, granduca di Toscana, e iniziò un'attività diplomatica che lo portò a una lunga serie di viaggi per tutta l'Europa. Raccolse in diverse opere le sue brillanti relazioni di viaggio.

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viene rivalutata e studiata; se ne traducono i capolavori letterari e scientifici,

la s’impara per necessità commerciali ma anche per diletto. I primi nuclei di

anglicismi, termini legati alla vita politica e sociale, sono rappresentati da

anglo-latinismi (parole di origine latina entrate in italiano attraverso l’inglese,

es. ultimatum) o calchi facilmente integrabili (libero pensiero, senso comune),

ma non mancano termini legati ai commerci, alla navigazione (brick, cutter)

alla moda, ai cibi e alle bevande (toast, punch, pudding).

C’è da dire però, che il Settecento è anche il secolo che vede il trionfo

del francese. In questo periodo l’Italia ha relazioni più strette con la Francia

piuttosto che con l’Inghilterra.

Gli anglicismi penetrano nell’italiano attraverso il francese; la

conoscenza dell’inglese è ancora un privilegio di pochi, e le molte traduzioni

dai romanzieri inglesi del Settecento vengono spesso fatte senza conoscere

l’inglese, ma attraverso le traduzioni francesi13.

Appaiono i termini Milord(o) e Miledi (My Lord e My Lady) che si

propagano come appellativi di gentiluomo e gentildonna in inglese e vengono

usati per indicare persone che conducono una vita dispendiosa.

13 La maggior parte delle opere tradotte sono romanzi di Walter Scott e di James Cooper, ai quali si deve la diffusione di molti anglicismi. (Benedetti, Anna (1974), Le traduzioni italiane da Walter Scott e i loro anglicismi, Firenze, Olschki)

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Il francese è anche mediatore di anglicismi così come nel campo

politico14, anche nel campo della moda e del commercio.

Con il diffondersi della stampa, nell’Ottocento, l’influenza dell’inglese si

fa più settoriale; molti sono i prestiti diretti, che non riescono però ad

attecchire facilmente, si affermano invece con maggiore facilità quelli che

giungono attraverso il francese.

Gli italiani continuano a tradurre numerose opere letterarie inglesi, ma

anche opere storiche, di diritto e di argomento scientifico o tecnico. Iniziano

anche ad essere tradotte le Enciclopedie15.

Oltre al linguaggio politico (leader, meeting, premier), l’influenza è

evidente anche nella vita mondana o di società (dandy, snob, fashion), nella

terminologia ferroviaria (tunnel, vagone, rail), nei nomi di cibi e bevande

(bistecca adattamento di beef-steak, cocktail, sandwich), nell’ambito sportivo

(derby, football, dribbling, handicap).

Verso la fine del secolo ed inizio Novecento, oltre ai numerosi

francesismi, notevoli sono i prestiti inglesi in diversi settori: dall’economia

(business, check, copyright e trade-mark calco di marchio di fabbrica), dalla

radio, dal cinema (cast, film, set), dal mondo dello spettacolo e

dall’abbigliamento; ai diversi termini legati al progresso delle nuove scienze

14 Il sistema politico inglese godeva nel Settecento di un grande prestigio e per questo molte parole di questo campo semantico sono state prese in prestito dal francese. 15 Enciclopedia di Epharim Chambers che avrà tre edizioni in Italiano ( Zolli, 1974)

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e alle tecnologie nel campo dei trasporti (rompighiaccio calco di ice-breaker,

bus, clacson) e delle professioni (barman, boss, killer).

A causa della diversità strutturale tra l’italiano e l’inglese, poche furono

le forme integrate ad avere successo. Questo fu determinato anche dai vari

movimenti snobistici. Con l’avvento di Mussolini16, ci fu una vera autarchia

linguistica che fermò l’afflusso dei termini stranieri; molti linguisti furono

obbligati a snobbare e non utilizzare i termini di uso comune e a tradurre in

maniera forzata i termini da altre culture.

Dalla fine della prima guerra mondiale, si riduce il ruolo del francese

come tramite dell’anglicismo e aumenta l’attrattiva della lingua inglese e in

particolare dell’ American English17. La crescente influenza politica, militare,

culturale e tecnologica degli Stati Uniti spostò l’attenzione dal modello

britannico su quello americano: non fu solo il fascino magico dell’ American

lifestyle, ma anche il contatto diretto con i militari americani per cui molti

anglicismi entrarono a far parte del linguaggio quotidiano di numerosi italiani.

Nel dopoguerra la maggior parte dei rapporti tra l’inglese e l’italiano

sono il risultato della diffusione dei prodotti culturali piuttosto che il contatto

concreto tra gli emittenti di queste due lingue. Gli anglicismi si trasmettono

più spesso per via scritta.

16 Durante il Ventennio, il governo fascista adottò una politica di protezionismo linguistico, a partire dall’11 febbraio 1923 quando Mussolini vietò, per decreto, l’uso di lingue straniere (inglese e francese) nelle affissioni pubblicitarie, nelle insegne dei negozi, e nei documenti ufficiali. Furono addirittura previste delle ammende per i trasgressori fino a 5000 lire e condanne fino a 6 mesi di galera. 17 È un insieme di varianti della lingua Inglese parlate negli Stati Uniti.

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Con il passare del tempo, il numero di anglicismi si allarga sempre di

più; ma è a partire dagli anni Cinquanta del Novecento che si può parlare di

un vero e proprio “ boom “ dei prestiti inglesi nell’italiano di oggi. Cresce nel

frattempo anche nella scuola italiana lo studio dell’inglese18.

2. COS’E’ UN ANGLICISMO?

Le definizioni di “ anglicismo” sono molteplici ed il più delle volte

diverse tra loro. Il concetto base che le accomuna tutte è che si tratta di

un’influenza diretta o indiretta della lingua inglese nella struttura fonica,

lessicale o sintattica di un’altra lingua.

Il termine anglicismo viene per la prima volta usato verso la metà del

XVIII secolo quando “l’anglomania” contagia quasi tutta l’Europa e si

manifesta attraverso un grande interesse per le parole inglesi.

2.1 ADATTAMENTO O PRESTITO?

Come precedentemente analizzato, le lingue cambiano come risultato

di contatti tra persone e non smettono mai di evolversi grazie alla reciproca

influenza.

18 Con la Legge numero 148 emanata il 5 giugno del 1990 l'insegnamento di una lingua straniera a partire dalle elementari divenne obbligatoria e poteva essere scelta a discrezione dell'istituto scolastico la lingua inglese, lo spagnolo, il francese o il tedesco.

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La lingua si arricchisce non solo formando parole nuove, ma anche

usando le parole straniere prese in prestito dalle altre lingue. Il contatto tra

due lingue può portare sia ad un’integrazione completa nella lingua ricevente

per cui la parola integrata non sembra più essere di provenienza straniera, o

ad un’integrazione parziale, per cui la parola ha qualche rimando alla lingua

di provenienza.

Fra le lingue romanze, l’italiano è sicuramente quella più permeabile

all’influenza dell’inglese in quanto lingua flessibile: quasi tutte le parole

straniere, specie quelle provenienti dal latino, sono adattabili secondo la loro

fonologia, ortografia, morfologia e semantica.

2.1.1 DIVERSE TIPOLOGIE DI ANGLICISMO

Gli anglicismi sono divisi in tipologie: prestiti integrati o adattati,

prestiti non adattati, presiti parzialmente integrati, prestiti di necessità,

prestiti di lusso, calco semantico, calco traduzione, falsi amici.

La linguistica abbonda nelle definizioni del termine prestito . Secondo

la formulazione di M. Dardano19 e P. Trifone20, “si ha un prestito linguistico

19 Maurizio Dardano è un linguista italiano. Nel corso della sua lunga carriera si è occupato di numerosi aspetti della lingua italiana antica e moderna: sintassi storica, lessico, semantica, formazione delle parole, linguaggi dei mass media. 20 Pietro Trifone è un linguista italiano, insegna Storia della lingua italiana nel dipartimento di di Studi filologici, linguistici e letterari dell'Università degli studi di Roma "Tor Vergata". È autore con Maurizio Dardano di una grammatica di riferimento della lingua italiana. Con Luca Serianni ha curato una Storia della lingua italiana in tre volumi.

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quando la nostra lingua utilizza e finisce per assumere un tratto linguistico

che esisteva precedentemente in un’altra lingua e non esisteva nella nostra”.

Occorre inoltre prendere in considerazione anche la definizione

suggerita da R. Gusmani21 ovvero che “la definizione di prestito spetta solo a

quegli elementi che una lingua ha effettivamente modellato su un’altra” ( ad

esempio snob è un prestito a tutti gli effetti, ma il verbo snobbare è una

derivazione italiana priva di rapporti con l’inglese).

Fino al XIV i prestiti sono tutti adattamenti; da questa data in poi il

passaggio dei prestiti diretti si intensifica e diventa quasi totale.

2.1.2 TIPI DI PRESTITI

I prestiti adattati alla fonologia e alla morfologia dell’italiano vengono

chiamati prestiti integrati come ad esempio rosbif in italiano corrispondente

di roastbeef in inglese.

I prestiti invece che rimangono immutati, quindi non adattati sia in

ambito morfologico e fonologico si chiamano prestiti non integrati; si tratta di

parole non conformi alle regole di formazione della lingua di arrivo (boss, bar,

film).

21 Roberto Gusmani, glottologo italiano, nel 1970 fu tra i fondatori della Società Italiana di Glottologia. Una delle sue opere principali è “ Saggi sull’interferenza linguistica” dalla quale è stata tratta la citazione.

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Come nota la professoressa A. Bisetto 22 vi sono anche casi in cui

l’adattamento risulta parziale, ovvero viene coinvolta solo una parte della

parola presa in prestito (folclore- folklore, gol- goal). L’adattamento in questo

caso riguarda solo la sostituzione grafica e si cerca di mantenere la pronuncia

della lingua ricevente.

Il prestito viene considerato di necessità quando viene designato per

indicare un concetto nuovo (ad esempio termini tecnici quali tram, computer,

airbag).

I prestiti di lusso (o di moda) designano invece concetti già presenti

nella lingua di arrivo (quali leader, baby-sitter, week-end che potrebbero

sostituire capo, bambinaia, fine settimana). Questo tipo di prestito si

presenta sotto la forma non integrata e ha un fine stilistico. I prestiti di lusso

vengono adottati, come afferma la dottoressa A. Coco23 “per ottenere effetti

stilistici ed espressivi, per darsi un tono, per snobismo, per il prestigio

accordato ad un data civiltà e cultura”. Le preoccupazioni dei linguisti per le

sorti dell’italiano sono dovute per l’appunto al fatto che il flusso più

abbondante di termini stranieri coinvolge proprio i prestiti di lusso.

22 Antonietta Bisetto, professoressa di glottologia e linguistica, Dipartimento di Lingue, Letterature e culture Moderne, Università di Bologna. (Bisetto A., Da formattare a calcio mercato: l’interferenza dell’inglese sull’italiano contemporaneo, in Sullam Callimani Anna Vera ( a cura di)., in Italiano e inglese a confronto, a cura di A. S. Calimani, Franco Cesati, Firenze 2003). 23 Psicologa torinese , ha collaborato alla redazione del libro Inglese-Italiano 1-1 ( Manni, Lecce, 2003) nel quale viene lanciato un segnale d’allarme sul tasso di anglicismi oggi presenti nella lingua italiana.

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2.1.3 I CALCHI

Il calco rientra nella categoria dei prestiti e rappresenta un’interferenza

che però si serve della traduzione della parola nella lingua di arrivo.

Il calco viene definito semantico quando la parola già esistente in

italiano assume il significato diverso sul modello di un vocabolo inglese

(come ad esempio il verbo realizzare che influenzato dall’inglese to realize ha

ampliato il suo significato tradizionale di ‘attuare’ accogliendo anche il

significato di ‘rendersi conto di qualcosa’).

Il calco traduzione (o strutturale) invece rappresenta la creazione di

una parola italiana sul modello inglese traducendo alla lettera ogni elemento

lessicale ( fuorilegge- outlaw, sottotitolo- subtitle, tempo pieno- full time).

2.1.4 I FALSI AMICI

Il rischio di accostare parole italiane e inglesi coincidenti per forma ma

non per significato investe tutti i livelli della lingua. La vicinanza tra parole

non del tutto coincidenti per significato può dar luogo ai cosiddetti falsi amici,

ovvero coppie di parole che hanno la forma simile ma il significato diverso

(actually non vuol dire attualmente ma per la verità, sensible non vuol dire

sensibile ma ragionevole, camera non vuol dire stanza ma macchina

fotografica).

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2.2 “MORBUS ANGLICUS”: INVASIONE DELLA LINGUA INGLESE

Gli anglicismi sono ormai diventati parte integrante dell’italiano d’oggi

e vengono inseriti nei discorsi quotidiani, nei programmi televisivi o

radiofonici, nei giornali e nelle pubblicità.

Perche l’inglese si radica cosi facilmente?

Le parole inglesi sono assorbite dall’uso linguistico in maniera cosi

rapida perché non c’è tempo per trovare il termine equivalente, soprattutto

nel momento in cui una parola entra nell’uso collettivo, come osservato da

Hartmann24 (1996).

In passato i termini si adattavano molto più facilmente fino ad essere

completamente assimilati. Questo fenomeno è confermato anche da Klajn25

che riteneva che “la maggioranza dei prestiti antichi veniva adattata appena

entrava nella lingua ricevente”.

Ma qual è il motivo di questo fenomeno e perché le persone ricorrono

ormai ad un vocabolo inglese piuttosto che ad uno italiano?

Uno dei motivi è forse il forte gusto degli italiani nell’uso di termini

stranieri e non soltanto quelli anglosassoni; una sorta di moda, un fastidioso

vezzo per darsi un tono; in questo caso i prestiti vengono usati come

manifestazioni di cosmopolitismo. Nell’Italia di oggi arricchire il discorso con

24 Studioso di linguistica applicata ed esperto nel campo del lessico, notevoli i suoi contributi in questo campo. È stato co – autore dei testi Dizionario di lingua e linguistica ( 1972) e il Dizionario di Lessicografia ( 1998) 25 Ivan Klajn, linguista e filologo serbo, con interesse primario nelle lingue romanze.

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terminologia inglese equivale a presentarsi con una sorte di alone di

modernità e di superiorità.

L’inglese è una lingua caratterizzata dal potere persuasivo, dalla

velocità e dall’economia, aspetti rintracciabili sia nelle scelte lessicali che nelle

semplificazioni della grammatica. Soffermandoci sulle questioni lessicali

riguardanti i prestiti, si può constatare che molti anglicismi permettono di

esprimere un significato con minor dispendio di parole, e di conseguenza

anche impegnando meno tempo (parole economiche come bar, boss, quiz,

spot, trend). La traduzione in Italiano farebbe perdere la loro semplicità;

quindi l’espansione dell’inglese viene spiegata dalla sua composizione

strutturale che sembra essere più funzionale e più semplice.

Un altro fattore, di notevole importanza, è sicuramente per attrarre

l’attenzione. Secondo I. Klajn 26 un abbondante uso di termini inglesi in

attività commerciali crea un richiamo snobistico presso i clienti italiani: ciò

che è straniero esercita su di loro un fascino forte.

Come può essere motivata la trasformazione della lingua italiana a

causa dell’influsso della lingua inglese?

Varie possono essere le cause:

il bisogno di descrivere e designare nuove realtà e nuove

situazioni;

26 Klajn [Ibidem pag. 19]

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Internet, che avendo la maggior parte di siti scritti in

inglese, costringe gli utenti ad apprenderne la lingua e a utilizzarne i

termini tecnici;

le competenze acquisite nell’uso di internet e delle

nuove tecnologie aggiunte alla conoscenza dell’inglese, sono oggi

indispensabili in molti contesti lavorativi e non;

un diffuso disimpegno nella cura della nostra lingua;

un uso accentuato degli anglicismi in ambito pubblicitario

perché attirano maggiormente l’attenzione dei possibili consumatori in

quanto godono di maggiore visibilità;

l’esigenza di adeguarsi a questa tendenza per non

sentirsi escluso (out), mentre la società richiede che si sia al passo coi

tempi (in).

I motivi per i quali gli anglicismi vengono accolti così facilmente non

sono da ricercare solamente nel campo linguistico e nelle motivazioni sopra

elencate, ma anche nella mancanza, in Italia, negli ultimi anni, di una vera

politica linguistica e di una forte azione legislativa atta a preservare le

caratteristiche essenziali della lingua, come è avvenuto in Francia, con la

legge Toubon del 199427, che proibì ogni forma di utilizzo di anglismi nelle

27 Legge n. 94-665 del 4 agosto 1994 sull'uso della lingua francese, più conosciuta come Legge Toubon, in riferimento a Jacques Toubon, all'epoca ministro dei beni e delle attività culturali, è una legge che rende obbligatorio l'uso della lingua francese nelle pubblicazioni governative, nelle pubblicità, nei luoghi di lavoro, nei contratti e nelle contrattazioni commerciali, nelle scuole finanziate dallo stato e in altre situazioni. La legge non si applica invece alle comunicazioni private e non commerciali. La legge Toubon persegue tre obiettivi principali: l'arricchimento della

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varie pubblicazioni in svariati campi, obbligando gli esperti ad usare

equivalenti validi (da qui la sostituzione di software con logiciel, computer

con ordinateur, homepage con page d’accueil, e via discorrendo).

Identica è stata la decisione del governo cinese nel 2010 di bandire le

parole straniere, principalmente inglesi, per conservare la purezza della

lingua nazionale.

Nel corso dell’ultimo secolo, eccetto il periodo in cui il regime fascista

promosse le su campagne antiforesteristiche, i rari e sporadici tentativi di

attuare una forte politica linguistica non hanno impedito la contaminazione

dell’italiano come temeva giustamente Castellani 28 , il quale denunciava

“..l’uso smisurato, talvolta goffo, di parole straniere nell’italiano quotidiano”.

La quantità degli anglicismi entrati negli ultimi anni nell’italiano

contemporaneo è cospicua ed oggigiorno non si tratta soltanto di lessici

specifici, che sono nella maggior parte anglicizzati come quelli della finanza,

dell’informatica, dell’economia, ecc., ma anche di prestiti che si ritrovano

nella lingua quotidiana, grazie ad una penetrazione “dal basso”29. Ciò non ha

comportato maggiore stabilità o distribuzione uniforme, ma ha favorito una

continua comparsa di anglicismi che non trovando alcun filtro, sono imposti

dalle scelte più casuali o dalla forza dei mezzi di comunicazione. Si nota,

lingua; l'obbligo all'uso della lingua francese ove richiesto; la difesa del francese quale lingua della Repubblica, come sancito all'articolo 2 della Costituzione del 1958. 28 Castellani, [Ibidem pag. 4] 29 Gubia (1981:8) osserva che ci sono due spinte di penetrazione dell’influenza inglese: una dall’alto in basso e l’altra dal basso in alto. La prima è rappresentata da un pubblico più ristretto. La seconda di un pubblico collettivo, di massa. Un fenomeno nuovo, un influsso mai riscontrato prima.

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infatti, una maggiore concentrazione di anglicismi nella pubblicità, nel parlato

gergale dei giovani, nelle cronache di alcuni sport e in alcuni ambienti tecno-

scientifici.

2.3 OPINIONI DEI VARI LINGUISTI

In Italia la questione della rapida diffusione degli anglicismi viene

affrontata con reazioni che passano dal grido d’allarme ai salti d’entusiasmo.

Varie sono le tematiche affrontate quali la quantità degli anglicismi, la loro

forma, la loro pronuncia. Vengono persino proposti argomenti sulle necessità

di questi neologismi.

Vi sono posizioni contrastanti: da una parte si parla dell’italiano che

lentamente viene ‘anglicizzato’, dall’altra si nega la perdita della lingua

dantesca provocata dall’invasione degli anglicismi.

Qui di seguito si espongono le varie opinioni di alcuni linguisti:

Claude Hagège30 riferendosi alle lingue in generale, afferma che l’unica

minaccia ‘di morte’ che grava su esse è l’inglese: “oggi l’imperialismo

dell’inglese svolge un ruolo di primo piano tra i fattori della morte delle

lingue”.

30 È un linguista francese nato in Tunisia. Allievo della École normale supérieure, è stato professore di linguistica al Collège de France dal 1988, con specializzazioni che spaziano dall'arabo al cinese e dall'ebraico al russo, e direttore di studi alla École pratique des hautes études. Noto per le sue capacità di poliglotta, si è distinto per il suo fervente supporto al ruolo internazionale della lingua francese, tema cui ha dedicato, in modo specifico, alcuni dei suoi libri. (Hagège Claude (2002), Morte e rinascita delle lingue. Diversità linguistica come il patrimonio di umanità, [ edizione originale in lingua francese], Feltrinelli: Milano)

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Nel 1987 Arrigo Castellani31, conosciuto per la sua impronta neopurista,

solleva la questione dell’invasione dei termini anglo-americani sostenendo

che la lingua italiana veniva sottoposta a processi di frantumazione e

denunciando l’apparizione di quello che chiamò “ Morbus Anglicus “, malattia

che colpirebbe l’italiano e che dovrebbe essere curata con la traduzione e

l’adattamento di tutti quei termini che provengono dalle lingue straniere. Nei

suoi studi ha proposto varie soluzioni, tra le quali la coniazione di nuovi

termini come fubbia per smog( fumo (smoke) + nebbia (fog) ), oppure

vendissimo per bestseller. Secondo Castellani “gli anglo-americanismi non

adattati minacciano le strutture stesse della lingua e provocano il diffondersi

di un senso d’incertezza che è lungi dall’essere salutare”. Castellani critica

anche l’eccesivo uso degli anglicismi e la facilità del loro ingresso nel

linguaggio comune senza essere prima adattati e sottolinea come il loro

abuso fosse dovuto alla pigrizia, alla mancanza di fantasia, a forme di

snobismo. Tutto questo potrebbe condurre ad un impoverimento, ad un

indebolimento della lingua italiana destinandola, a suo avviso, ad una

progressiva perdita di identità.

La proposta di Castellani di adattare gli anglismi veramente necessari,

in mancanza di una terminologia italiana ben precisa, è poco innovativa,

secondo l’opinione di alcuni studiosi; l’adattamento di termini stranieri è

sempre esistito ed è stato spesso un fenomeno naturale. Quello che può

preoccupare oggi è la rapidità di questo processo.

31 Castellani [ ibidem pag. 4]

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Sostengono la tesi contraria il linguista Giulio Lepshy32, in quanto, a

suo avviso, l’inglese non disturba in alcun modo la lingua italiana, ma anzi le

dona un senso di prestigio, così come in passato fece il latino per la lingua

comune.

Luca Serianni33 sostiene che il pericolo di sconvolgimento linguistico a

causa dell’insediamento dei termini inglesi sembra sopravvalutato.

Analizzando il lessico base, il numero degli anglicismi entrati nell’italiano è

ristretto. La situazione è differente in ambito di linguaggi settoriali dove

l’inglese domina, ma dove è visibile anche una tendenza verso

l’italianizzazione dei forestierismi. Secondo Serianni i parlanti sono i veri

responsabili del destino della loro lingua.

Gaetano Berruto 34 ammette che il fenomeno dell’invasione degli

anglicismi ha raggiunto dimensioni spropositate, l’esempio più evidente è il

linguaggio giornalistico.

32 Linguista e docente italiano. Ha scritto numerose opere sulla linguistica e sulla storia della lingua italiana, occupandosi anche di dialettologia. Ha collaborato al Grande dizionario italiano dell'uso. (Lepschy Anna – Lepschy Giulio (1990), “L’italiano visto dall’estero”, pubblicato originariamente in Lettera dall’Italia, anno V, n 20, ott-dic 1990, s. 53-54, riprodotto in Tradurre, giugno 2005, s. 15-17). 33 Luca Serianni, linguista e filologo italiano, è professore ordinario di Storia della lingua italiana all'Università "La Sapienza" di Roma. Allievo di Arrigo Castellani, ha condotto indagini su vari momenti e aspetti della storia linguistica italiana, dal Medioevo a oggi. 34 Gaetano Berruto è un linguista italiano, particolarmente attivo nel campo della sociolinguistica. Nel 1973 diviene professore incaricato di Linguistica generale presso l'Università di Bergamo, incarico che mantiene fino al 1981, quando è chiamato come professore ordinario di Linguistica italiana all'Università di Zurigo. Dal 1995 è professore ordinario di Linguistica generale e Sociolinguistica presso l'Università degli Studi di Torino. (Berruto Gaetano (1987), Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, NIS: Roma)

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Tullio de Mauro 35 invece non sembra essere turbato dallo stato di

salute dell’italiano. Afferma che “ tipico delle grandi lingue egemoni, e di

tutte le lingue legate alla tradizione e alla vita di società, è stato ed è l’essere

disponibili non solo a prestare vocaboli, ma anche a riceverne da ogni dove”.

De Mauro conferma che l’allarme per questa invasione è ingiustificata in

quanto, più che degli anglicismi, dovremmo preoccuparci di fattori come il

basso livello di conoscenza delle lingue straniere a livello nazionale, oppure

del fatto che due terzi degli italiani hanno problemi a leggere e scrivere.

Gianluigi Beccaria36 individua sia lati positivi che negativi nell’influenza

che esercita la lingua inglese sull’italiano. Concorda con il fatto che si sta

esagerando con gli anglicismi: “ siamo arrivati al punto che, in certi casi, è

più nota al comune parlante la voce inglese della corrispondente italiana;

finiamo talvolta di essere più inglesi degli inglesi”.

Come si evince dalle opinioni dei vari linguisti menzionati ci sono due

correnti di pensiero: gli anglo- entusiasti che esortano l’ingresso di lemmi

stranieri nella nostra lingua e gli anglo- scettici, costituiti dai puristi della

35 De Mauro [ Ibidem pag. 4] 36 Gian Luigi Beccaria è un linguista, critico letterario e saggista italiano. È tra i più noti linguisti italiani, ha diretto il Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica per Einaudi ed è autore di numerosi studi sulla lingua e la letteratura italiana (I linguaggi settoriali in Italia, Italiano antico e nuovo, L'autonomia del significante) e sui linguaggi in via di sparizione (I nomi del mondo: santi, demoni, folletti e le parole perdute, Sicuterat. Il latino di chi non lo sa), ma anche saggi divulgativi (Per difesa e per amore. La lingua italiana oggi, Tra le pieghe delle parole, Misticanze: parole del gusto, linguaggi del cibo, Mia lingua italiana).

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lingua, che rifiutano qualsiasi interferenza e propongono la traduzione e la

italianizzazione dei termini provenienti dalle lingue straniere in generale.

Forse non è opportuno abbandonarsi ad una accettazione passiva e

neanche contrastare o mettere al bando gli anglicismi. Forse sarebbe meglio

cercare soluzioni atte a conciliare le tendenze evolutive delle singole lingue

con le esigenze della comunicazione internazionale come suggerisce

Castorina37: “ qualunque posizione si voglia assumere di rigetto, tolleranza,

accettazione è in dubbio che gli inglesismi, pseudo inglesismi, europeismi o

internazionalismi debbano essere conosciuti e studiati, sia per convivere

meglio con quelli che pullulano nell’informazione quotidiana, sia per

comprenderli ed usarli con competenza nella comunicazione internazionale”.

Non sono pochi coloro che sostengono che il futuro dell’italiano sia

costituito “dall’itanglese”, termine già presente nell’ultima edizione del

grande Dizionario della Lingua Italiana di A. Gabrielli (2008) “ la lingua

italiana usata in certi contesti e ambienti, è caratterizzata da un ricorso

frequente e arbitrario di termini e locuzioni inglesi”.

In previsione di un grande ampliamento dell’Unione Europea, il

professor Benedetti riteneva che l’italiano potesse essere un’importante

“lingua ponte” delle istituzione europee: “ Italian is a founder country

language and is much more widely known among interpreters than in the

population at large. In 2001, Italian was a potential relay language in three-

37 Giuseppe Gaetano Castorina, Professore di Lingue Inglese, Università Roma La Sapienza

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quarters of the meetings in the council. Today Italian is a valuable bridge

language […] and could also be relevant as a bridge after enlargement..”.

(2003:40)38.

3. ITALIANISMI: INFLUSSO CULTURALE ITALIANO IN GRAN

BRETAGNA

Manager e sketch sono veramente degli anglicismi?

No! Sono dei prestiti di ritorno, parole arrivate all’italiano dall’inglese

anche se la loro forma originaria è stata in precedenza un italianismo in

inglese.

Il verbo italiano maneggiare , cioè ammaestrare cavalli, usato nel

Cinquecento in Inghilterra, diventa to manage; questa forma ritorna in Italia

verso la fine dell’Ottocento e funge da base per ulteriori prestiti come

manager (dirigente di azienda), management.

Verso la fine del Seicento, l’inglese prende in prestito la parola italiana

schizzo nella sua accezione pittorica e la traduce con il termine inglese

sketch; questo termine torna in Italia nel 1915 con il significato però di

scenetta teatrale/ televisiva con fini umoristici.

38 L'italiano è una lingua di uno stato comunitario membro ed è molto più diffusa tra gli interpreti che tra le popolazioni in genere. Nel 2001 è stata una forte lingua di riferimento in tre quarti degli incontri nel consiglio. Oggi l'italiano è una valida lingua ponte(.....) e potrebbe diventare una rilevante lingua ponte dopo l'allargamento con altri stati

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L’originaria matrice italiana, difficile da cogliere talvolta, non ha lo

scopo di sminuire il contributo della lingua inglese al lessico italiano degli

ultimi decenni, quanto quello di evidenziare la continuità e la varietà dei

rapporti fra le due lingue e che gli italianismi si sono affermati in una

particolare e ben determinata situazione storico culturale e comunicativa.

La lingua inglese è sempre stata aperta all’influsso di altre lingue per

ragioni di carattere storico-politico: le guerre, le invasioni, le migrazioni,

l’espansione coloniale che hanno portato sul suolo inglese parlanti di diversa

provenienza.

Ci sono anche ragioni socio-culturali che hanno indotto gli inglesi a

recepire elementi lessicali da altre lingue: la conversione al cristianesimo

degli anglosassoni, i contatti favoriti dai viaggi e commerci, il coinvolgimento

del mondo inglese nei grandi movimenti culturali del continente europeo

quali il Rinascimento e l’Illuminismo.

Altra determinante motivazione è la presenza nell’inglese antico di

prestiti dal latino, che ha preparato la lingua inglese alla successiva adozione

di prestiti francesi ed italiani.

Come ci ricorda Otto Jespersen 39 , i prestiti linguistici sono molti

importanti al fine di conoscere i rapporti tra i diversi stati e le reciproche

influenze:

39 Jens Otto Harry Jespersen è stato un linguista e glottoteta danese. Era specializzato nello studio della grammatica della lingua inglese. È uno dei padri della linguistica storica inglese.

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“loan-words have been called the milestones of philology,

because…they permit us to fix approximately the dates of linguistic changes.

But they might with just as much right be termed some of the milestones of

general history, because they show us the course of civilization and the

wanderings of inventions and institutions, and in many cases give us

valuable information as to the inner life of nations when dry annals tell us

nothing but the dates of the deaths of kings and bishops. When in two

languages we find no trace of the exchange of loan-words one way or the

other, we are safe to infer that the two nations have had nothing to do with

each other. But if they have been in contact, the number of the loan-words

and still more the quality of the loan words, if rightly interpreted, will inform

us of their reciprocal relations, they will show us which of them has been the

more fertile in ideas and on what domains of human activity each has been

superior to the other.”40

3.1 ITALIANISMI IN INGLESE NEGLI ANNI

La storia dell'influsso letterario, culturale e anche linguistico del mondo

italiano sul mondo inglese inizia nel tardo Medioevo con i mercanti e i 40 “ potrebbero essere anche definiti a pieno titolo le pietre miliari della storia generale perché ci mostrano i percorsi della civiltà e i vaneggiamenti delle invenzioni e delle istituzioni, e in molti casi ci dà le valide informazioni relative alla vita segreta delle nazioni, quando gli annali non ci parlano che di date di morti, di regnanti e vescovi. Quando non troviamo nessuna traccia di prestito in due lingue siamo certi di poter dedurre che le due nazioni non hanno mai avuto momenti di confluenza. Invece se sono state in contatto, il numero e la qualità dei prestiti, se opportunamente interpretati, ci daranno dati relativi alle reciproche relazioni, ci mostreranno quelli che hanno avuto una maggiore incidenza sulle idee e in quale campo delle attività umane l’uno è stato superiore all’altro.”

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banchieri italiani che danno ancora oggi il nome alla Lombard Street di

Londra, poiché Lombard o Lombart viene usato nel Trecento in inglese con il

generico significato di ‘commerciante proveniente dall'Italia settentrionale'.

Fra i primi italianismi inglesi troviamo termini economici e commerciali:

dopo che, nel 1284, Venezia conia il primo ducato d'oro, il prestito ducat è

introdotto nell'inglese trecentesco da Geoffrey Chaucer, come si evince da

suo libro “House of Fame” :"As fyn as ducat in Venyse" (House of Fame, III:

1348); i termini bank, bankrupt, cash, e risk, che risalgono

all'italiano banca o banco, bancarotta, cassa e rischio , vengono introdotti

nell'inglese medievale con la mediazione del francese.

Sebbene l’inglese non sia una lingua romanza, come l’italiano o il

francese, l'assunzione di prestiti italiani in inglese viene favorita dalla

presenza ormai integrata di numerosi prestiti latini e francesi.

Nel secondo Cinquecento, l'Italia, culla del Rinascimento, esercita il

massimo influsso linguistico, letterario e culturale sul mondo inglese. Ne è

testimonianza l'opera di William Thomas, autore delle Principal rules of the

Italian Grammar, with a Dictionarie for the better understandynge of Boccace,

Petrarcha, and Dante, prima grammatica italiana e primo dizionario italiano-

inglese pubblicati a Londra nel 1550 per gli inglesi desiderosi di conoscere la

nostra lingua e di affrontare la lettura dei capolavori italiani e di utili trattati

scientifici.

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La stessa regina Elisabetta I studia l'italiano e scrive lettere in questa

lingua, il cui uso da parte delle classi nobili è segno di distinzione e

raffinatezza. Infatti, i gentiluomini e i cortigiani dell'Inghilterra elisabettiana

hanno lo scopo, attraverso lo studio dell'italiano, di avvicinarsi ad una cultura

“superiore” e realizzare l'ideale di perfezione dell'uomo rinascimentale.

In questo periodo la lingua inglese accoglie molti italianismi, da diversi

ambiti: le arti figurative e l'architettura (gesso, cupola, duomo), la poesia

(sonetto, stanza, canto), il canto e la musica, la scherma (duello, stoccado,

imbroccata), la guerra, le armi e le fortificazioni (imboscata, arsenal), la

matematica e geometria (algebra, squadrature), il commercio e la finanza

(bazaar, to sald, tariff, to invest).

Oltre a questi termini di matrice più culturale, troviamo anche

italianismi che riflettono realtà più semplici e quotidiane, come quelle del cibo

e della cucina (artichoke da articiocco 'carciofo' e macaroni, da maccaroni /

maccheroni), e altri prestiti che designano caratteristiche fisiche, psicologiche

o comportamentali negative: cankerous, da cancheroso; viliaco da vigliacco.

Tra la fine del sedicesimo secolo e l'inizio del successivo inizia un

distacco dai modelli italiani ed una maggiore presenza del francese41.

L'interesse per l'italiano in Inghilterra sopravvive solo in quanto esso è

lingua franca impiegata nei traffici commerciali con l'Oriente. Ma non pochi

sono gli italianismi del Seicento non più presenti nella lingua odierna.

41 L’Inghilterra si trova sotto il regno di Carlo I Stuart, il quale sposa una principessa francese, stingendo così dei contatti dinastici e personali.

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In effetti, se l'influsso lessicale italiano continua a esercitarsi

nell'Inghilterra del Seicento – si potrebbe dire – per forza d'inerzia, l'influsso

culturale della Francia dovrà attendere l'avvicendarsi di alcune generazioni

prima di esercitare un significativo impatto sulla lingua inglese e, per logica

conseguenza, cominciare a suscitare riserve e proteste fra gli uomini di

cultura.

Il totale rifiuto dell'Italia, modello corrotto e degenerato rispetto alle

grandezze del passato rinascimentale, si stempera nel Settecento, quando

l'Inghilterra viene a svolgere in Europa il ruolo di preminenza che era stato

dell'Italia in epoca rinascimentale.

Dopo il rifiuto incondizionato e dopo la tolleranza che nasce da una

visione idealizzata, infine, gli inglesi sviluppano nei confronti del mondo

italiano un rinnovato apprezzamento, seppure limitato a campi specifici: per

tutto il Settecento, in Inghilterra, come in tutta Europa, si apprezza l'opera in

musica italiana , anche detta la lingua del bel canto (adagio, andante, aria,

castrato, crescendo, fagotto, falsetto…).

L'italiano è studiato, ma poco praticato dai viaggiatori che

intraprendono il Grand Tour 42 : in questo periodo i prestiti italiani sono

nettamente inferiori rispetto ai secoli precedenti.

42 Traduzione letterale dal francese "grande giro": era un lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una medesima città. Questo viaggio poteva durare da pochi mesi fino a svariati anni. La destinazione finale era comunemente l'Italia, o più raramente la Grecia.

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34

In Inghilterra, nell'Ottocento molti mirano a una certa conoscenza,

seppur superficiale, dell'italiano come avvenne nel Cinquecento. I maestri

d'italiano, tra i quali Foscolo e Mazzini (e altri esuli politici dell’Italia

risorgimentale), danno lezione alle signorine di buona famiglia.

Dopo il crollo dell'impero napoleonico, riprende la consuetudine del

viaggio in Italia, alla ricerca delle bellezze naturali e artistiche, da parte dei

borghesi e degli aristocratici inglesi, che spesso vi restano per lunghi periodi

o addirittura vi si stanziano creando delle piccole 'colonie' a Firenze, Venezia

e Roma.

Per tutte queste ragioni l'inglese ottocentesco accoglie un gran numero

di italianismi, di poco inferiore a quello dei prestiti attestati per il periodo

d'oro ( 1550-1650).

I commerci e le relazioni internazionali, i viaggi di piacere e i flussi

migratori, i mezzi di trasporto e quelli di comunicazione di massa favoriscono

nel Novecento gli scambi linguistici, letterari e culturali.

Nel mondo anglo-americano non hanno grande incidenza sull'inglese i

dialetti o le varianti regionali dell'italiano parlato dagli emigranti italiani, i

quali sono nella maggior parte analfabeti che restano spesso esclusi dalla vita

sociale del Paese che li accoglie. Le generazioni successive di migranti,

invece, alla ricerca di una piena integrazione socioculturale, dimenticano

volentieri la lingua madre. Oltretutto l'inglese può divenire lingua di

comunicazione tra emigranti che provengono da diverse regioni italiane.

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35

Negli ultimissimi decenni del Novecento si diffonde un'emigrazione

'alta', di italiani socialmente e culturalmente non svantaggiati che si

trasferiscono all'estero per lavoro o per studio.

Secondo una recente indagine, una percentuale significativa degli

studenti anglofoni d'italiano appartengono a famiglie d'origine italiana, quasi

a dimostrare come gli emigrati italiani di terza o quarta generazione vogliano

recuperare le proprie radici linguistiche e culturali. Anche per questo motivo,

nelle scuole e nelle università angloamericane l'italiano è insieme al francese

o al tedesco una delle lingue più studiate.

La lingua inglese del XX secolo continua ad assumere dall'italiano un

buon numero di termini musicali, artistici e tecnico-scientifici, oltre a parole

relative a vari campi della realtà sociale e individuale. Si registrano vari

prestiti tratti dagli ambiti dell'economia, della politica, della società e della

cucina.

I prestiti novecenteschi non subiscono adattamenti di tipo ortografico

o fonologica; come sta avvenendo per gli inglesismi in Italia.

Nel secondo Novecento gli italianismi hanno meno rilevanza e invece

di ricorrere ai prestiti si preferisce utilizzare parole tratte da un lessico

indigeno (con abbreviazioni e acronimi); come è reso evidente da una ricerca

condotta dal professore Laurie Bauer 43 che porta alle seguenti conclusioni:

43 Laurie Bauer, Professore di linguistica, ha due principali aree di interesse di ricerca: il primo è il campo morfologico, in particolare nella formazione delle parole;

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“The major shift in this period is an increase in the number of words

created from the resources of English, and a corresponding decrease in loans,

especially from French and Latin. […] The large number of loans from 'other'

languages in the period 1880-1913 is also important. The difference is

accounted for by an influx of words from the aboriginal languages of

Australia, Polynesia and the Americas. […] The conclusion is, therefore, that

there is a decrease in the amount of borrowing of vocabulary during the

twentieth century, especially from those languages which have been the

main donor languages in the past.” 44

3.2 PIZZA – MAFIA – MANDOLINO

La presenza di prestiti italiani nell'inglese di oggi non serve tanto ad

arricchire il patrimonio lessicale della lingua inglese quanto a tratteggiare, in

maniera semplificata e talvolta distorta, la realtà sociopolitica italiana. Nel

mondo angloamericano l'Italia e gli italiani sono oggi vittime di stereotipi

negativi, che anni fa il giornalista Vittorio Zucconi ha commentato

sintetizzandoli in una serie di cinque 'sindromi':

il secondo è relativo alla descrizione delle varietà internazionali dell’inglese. (Bauer, Laurie (1994). Watching English Change. London / New York: Longman) 44 “ il maggiore cambiamento in questo periodo si rileva in un aumento delle parole create con i contributi dell’inglese in relazione ad una diminuzione di prestiti, specialmente dal francese e dal latino. Altrettanto importante è il gran numero di prestiti provenienti da altre lingue nel periodo che va dal 1880 al 1913. Un grande influsso di parole provenienti dalle lingue aborigene dell’Australia, Polinesia e delle due Americhe ha influito sulla differenza [..]. è logico concludere che ci sia stata una diminuzione di prestiti di lessico durante il ventesimo secolo, specialmente da quelle lingue che sono state le maggiori donatrici in passato. “

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“ la 'sindrome di Machiavelli', per cui gli italiani sono tutti

furbi e opportunisti;

la 'sindrome del mandolino', per cui l'Italia non è un

paese serio;

la 'sindrome della dolce vita', per lo stile di vita piacevole

e spensierato;

la 'sindrome del turista', che si richiama alla visione

semplificata che i turisti americani si fanno dell'Italia dopo una breve

visita;

'la sindrome del Papa’, cioè l'influsso del Cattolicesimo

nella vita politica e sociale nazionale.”

Per concludere questa analisi si evidenzia che dal primissimo prestito

del periodo medievale, ovvero la parola Lombard, cioè commerciante

proveniente dall’Italia settentrionale, si forma una nuova parola, con un

accezione negativa usata per indicare una persona spregevole; questo nuovo

lessema tratteggia la società occidentale post-moderna:

“Lombard, noun, derogatory slang: a rich but brainless individual. Of

all the welter of facetious acronyms coined in the late 1980s to characterize

the variety of life-styles of contemporary city types and the like, lombard is

one of the few to gain more than a fleeting currency. It is formed from the

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initial letters of 'Lots of money but a real [or right] dickhead' (Ayto, 1989:

s.v. Lombard).”45

4. FRANCESISMI

La lingua italiana è da sempre stata contaminata da termini, locuzioni

e frasi provenienti da altri ambiti linguistici. Nella prima parte della tesi è

stato analizzata in maniera dettagliata “l’invasione” da parte di parole inglesi

nella lingua italiana e viceversa.

Ma, nel linguaggio d'uso comune, non adoperiamo solo termini inglesi,

ma utilizziamo spesso termini francesi di cui non si ha consapevolezza in

quanto spesso camuffati e ben mimetizzati ( cioè assimilati) nella lingua

italiana.

I francesismi costituiscono il 39% del lessico italiano, mentre gli

anglismi solo il 2,8%.

Un esempio eclatante: quando andiamo al ristorante la prima cosa che

chiediamo al cameriere, dopo esserci accomodati, è il menu. In italiano il suo

corrispettivo sarebbe "lista", ma viene raramente utilizzato.

45 “ lombard è un termine dispregiativo usato nella lingua gergale per indicare un individuo ricco ma senza cervello. Fra tutti gli acronimi spiritosi e licenziosi, coniati nel 1980 per descrivere i differenti stili di vita di cittadini tipo, lombard è quello più leggero ed indica una persona alla quale non si può dare molto credito . È formato con le lettere iniziali di Lombard: Lots Of Money But A Real/Right Dickhead”. (Ayto, John (1989). The Longman Register of New Words. Harlow: Longman).

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La definizione di francesismo non differisce molto da quella di

anglicismo; si parla sempre di un’influenza, prestito della lingua francese ad

un’altra lingua.

I francesismi veri e propri, chiamati anche oitanismi perché derivati

dalla lingua d’oil, sono i prestiti dal francese antico; i provenzalismi o

occitanismi sono in vece quelli derivati dalla lingua d’oc. Gallicismi è il

termine alternativo usato che include entrambi i prestiti.

4.1 STORIA DEI FRANCESISMI IN ITALIA

La centralità politica, la capacità innovativa, i molteplici contatti, la

forza economica e culturale e il prestigio culturale e letterario favorirono gli

scambi linguistici e l’affermazione del modello linguistico francese.

Come rilevato da Migliorini46 (1960) e da Zolli47 (1978) la diffusione dei

francesismi risale ai tempi di Carlo Magno (sec. IX) attraverso il commercio

tra la Francia ed l’Italia, data la vicinanza dei due paesi; essa si è

intensificata con il favore della Chiesa, all’epoca delle Crociate, con i

numerosi pellegrinaggi verso Roma e con l’espansione degli ordini monastici

cluniacensi, cistercensi e certosini.

La diffusione è poi proseguita in modo quasi costante nei secoli

successivi con picchi massimi nel Duecento e Trecento, favorita da scambi

46 Bruno Migliorini [ ibidem pag. 2] 47 Paolo Zolli, linguista italiano, è stato professore all’ Università di Venezia. Una delle sue opere principali è L’influsso Francese sul veneziano del XVIII secolo, Venezia 1971

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linguistici letterari; è poi proseguita nella metà del Seicento e Settecento, in

seguito alla Rivoluzione Francese e alla diffusione delle idee illuministiche,

fino ai primi decenni del Novecento.

Non è sempre possibile ripercorrere la storia di ciascun vocabolo in

assenza di documenti che permettano di stabilire con precisione la data di

inizio della loro diffusione.

I primi termini come bosco -> bosc -> bois oppure feudo -> feu ->

feu-od sono stati introdotti durante la dominazione carolingia; i termini come

conte, contea, marche e cavaliere sono relativi all’organizzazione feudale. I

termini come mangiare, dal francese manger, in sostituzione del termine

latino manucare, manducare oppure parlare, dal francese parler in

sostituzione del toscano favellare, come anche svegliarsi, dal francese

esveiller ( oggi réveiller) in sostituzione del toscano destarsi, sono solo alcuni

esempi presenti nelle prime documentazioni scritte in volgare.

Come attesta la professoressa Roberta Cella 48 , nel suo trattato

scientifico “I gallicismi nei testi dell’italiano antico”, questi prestiti legati alle

elementari necessità dell’uomo sono stati introdotti e diffusi inizialmente per

via orale grazie ai mercanti e ai pellegrini che percorrevano la via Francigena,

la principale arteria di comunicazione tra Roma e i territori Francesi (via

Siena, Lucca, la Cisa, la Pianura Padana, i Passi del San Bernardo).

48 Roberta Cella, professoressa di Linguistica Italiana, presso il Dipartimento di Filologia, Letterature e Linguistica, Università di Pisa. (Cella, Roberta (2003), I gallicismi nei testi dell’italiano antico. Dalle origini alla fine del sec. XIV, Firenze, Accademia della Crusca).

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Come rilevato da Bezzola49, Hope50 e Castellani51 nel XIII e XIV secolo

si impone un notevole numero di francesismi, molti dei quali in uso ancora

oggi; essi sono inerenti ai più vari ambiti della vita sociale: dal sistema

nobiliare (come barone/ baron “ signore”, dama, damigella/mademoiselle),

alla vita militare (sergente/ sergent, domestico/domestique), alla caccia

( freccia/ flèche, bottino/butin, coni) e agli svaghi aristocratici (come

giavellotto/javelot, arnese, cavallo da parata o viaggio, destriero -> cavallo di

pregio), al lessico quotidiano delle classi agiate (come burro/beurre, birra/

bière, , carola -> tipo di ballo, giullare, cervogia “ cervoise”, formaggio

“ fromage”,menestrello).

È piuttosto difficile stabilire la via di introduzione dei prestiti antichi.

Molti termini, come quelli tipici del discorso lirico, provenienti dal provenzale,

sono stati introdotti molto probabilmente per via letteraria: abbellire ->

piacere, drudo- > amante, fello e fellone -> traditore, infedele, membrare e

rimembrare.

Mentre per alcuni termini come motto (parola) e riotta (lite) la loro

origine francese è dubbia52.

49 Reto Bezzola, critico e filologo svizzero, è stato professore di filologia romanza, letteratura francese e letteratura italiana nell’università di Zurigo. Tra le sue opere più importanti troviamo Abbozzo di una storia dei gallicismi dei primi secoli, 1924; Les origines et la formation de la littérature courtoise en Occident, 5 voll., 1944-1963. 50 Thomas Edward Hope è stato un linguista e filologo britannico. 51 Arrigo Castellani [ ibidem pag. 4] 52 Come suggerisce Castellani in Grammatica storia della lingua italiana ( 2000)

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I regni normanno (XI – XII secolo) e angioino (fine XIII – XIV secolo)

hanno promosso profondi contatti linguistici di superstrato con tracce ancora

presenti nella toponomastica53 e nei dialetti di tutto il Mezzogiorno d’Italia.

I prestiti presenti nei testi mercantili, scritti in Francia ed in Inghilterra

( allora bilingue con il francese della corte e l’inglese dei ceti popolari) sono

veri e propri termini tecnici (come chitanza/quittanza -> quietanza, curatiere

->intermediario, detta -> debito, recetta -> ricevuta).

In questo periodo nasce l’esigenza di usare termini precisi per attività

commerciali in terre straniere; vari i prestiti relativi ad unità di misura, merci,

luoghi come per esempio buita “ recipiente con coperchio”, al francese boite.

Molti di essi sono in disuso o hanno assunto un diverso significato

dall’originale, sia in francese che in italiano e sono presenti ancora oggi nel

gergo francese, jargon, e nei dialetti siculi e napoletani.54

Nel XV e XVI secolo a causa della Spagna che assume un ruolo

culturalmente egemone in Europa, si assiste alla diminuzione dei francesismi

in italiano ed a una maggiore presenza di italianismi introdotti in francese,

legati all’ambito militare.

Nel XVII secolo si assiste ad una vera francesizzazione, cioè il francese

si afferma come lingua internazionale della cultura europea, che è evidente

in tutti i settori della vita aristocratica e borghese, dovuta alla centralità

53 È la scienza dell'origine, del significato, della pronunzia, dello sviluppo, dell'epoca e dell'uso dei nomi locali. 54 Come riferiscono le professoresse Morgana e Cella ( Ibidem pag 41-43)

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politica della Francia55. I termini introdotti vanno dalla politica come abdicare,

all’economia come aggiotaggio, bureau, dalla filosofia come deismo, alla vita

intellettuale e sociale in genere (saggio, trattato, essai).

Nelle scienze il latino, come lingua colta internazione, arretra a favore

delle lingue nazionali.

Il periodo rivoluzionario (1796 – 1799) e napoleonico segnarono, come

afferma la Professoressa Silvia Morgana56, “l’inizio della fase più recente della

nostra linguistica: una fase in cui appare sempre determinante il ruolo dei

media accanto a quello dei letterati nell’evoluzione della lingua”. Sempre in

questo periodo considerevole è l’uso di periodici e pamphlet per coinvolgere

nella vita politica i ceti popolari nella divulgazione delle nuove dottrine.

L’assunzione del francese come lingua ufficiale nel campo militare ed

amministrativo suscitò le prime reazioni avanzate da parte di alcuni linguisti

puristi dell’epoca.

La gallomania continuò fino ai primi decenni del XX secolo, sostenuta

dai giornali e dall’uso del francese nella conversazione delle classi colte,

specie al nord, a causa di una scarsa diffusione dell’italiano “quotidiano”.

Negli epistolari, nella letteratura di consumo e nella pubblicistica sono

presenti notevoli prestiti non adattati, dovuti al gusto dei tempi, alla moda o

alla mancanza di corrispettivi termini italiani ( bon ton, chic, chignon).

55 Il francese era la lingua colta di molti paesi dell’est e degli stati della Russia. 56 Professoressa di Storia della lingua italiana, presso dipartimento di Filologia Moderna, Università degli studi di Milano.

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D’altro canto i termini relativi alla scienza e alla tecnologia tendono ad

essere francesismi adattati a causa della necessità dell’esatta designazione.

Il francese inoltre assume la funzione di lingua ponte per le traduzione

da lingue poco note in Italia, esempi si ritrovano negli arabismi (crumiro), nei

turchismi (sciacallo), nei russismi (zibellino), nell’africanismo (scimpanzé).

La frequenza di francesismi rimane ininterrotta fino al terzo e quarto

decennio del Novecento, quando “il purismo di regime” imposto dal fascismo,

portò alla censura dei prestiti più scoperti 57 . Parole come amateur -

>dilettante, plafond -> soffitto non furono più utilizzate; altri francesismi

furono affiancati dai corrispettivi italiani ( garage diventa rimessa, hotel

diventa albergo, omelette diventa frittata).

A causa della perdita della centralità del francese, i francesismi

introdotti sono soprattutto calchi strutturali e semantici.

Negli anni Sessanta e Settanta notiamo un forte uso di prestiti integrali

(boutique, chemisier, dépliant, gala con pronuncia ossitona, moquette).

Negli ultimi trent’anni si evidenzia la significativa tendenza alla

sostituzione di francesismi con anglismi (nécessaire con beauty-

case, roulotte con caravan).

57 Come riferisce la prof. Morgana in L’influsso francese ( e le altre lingue), 1994

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4. 2 POUR TOIS -> PURTUALL!58

Essendo originaria, da parte di madre, del sud Italia, vorrei dedicare

una particolare attenzione allo studio dell’influsso che la lingua francese ha

avuto sul dialetto napoletano59.

La presenza dei francesi nella città si è alternata con quella di altri

popoli. Questo ha determinato un’affluenza di francesismi che si sono

fortemente radicati con quelli di altre lingue, specie lo spagnolo, causando

sovrapposizioni che non permettono una facile individuazione dei vari modi

della loro assunzione. I prestiti, specie quelli diretti, relativi ai vari momenti

storici, possono essere divisi in: prestiti antichi, cioè i normannismi, penetrati

nel periodo della dominazione normanna (1136- 1189) e in quello della

dominazione angioina (1266- 1442)60, francesismi antichi e provenzalismi,

non sempre distinguibili tra loro; e i prestiti recenti, cioè francesismi

facilmente sostituibili introdotti nel decennio di dominazione francese.

Qui di seguito elenco una serie di termini, che hanno attirato la mia

attenzione e suscitato la mia curiosità per il loro uso così comune nel dialetto,

citandone semplicemente la provenienza e il corrispettivo francese, senza

però fare uno studio analitico.

58 Disse uno dei primi turisti francesi varcando il suolo napoletano ( detto popolare) 59 Riconosciuto ora come patrimonio e seconda lingua dell’Italia, stando alla dichiarazione dell’UNESCO 60 L’ influsso linguistico francese in realtà non conobbe soluzione di continuità. Infatti, si fece sentire anche nei circa 70 anni di dominazione sveva ( 1198- 1266); lo stesso Federico II nel suo trattato De arte venandi cum avibus registra un cospicuo numero di termini tecnici, prestiti diffusi nei dialetti meridionali ( Alessio G., 1963).

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Brioscia: attestato nel napoletano dal

1887, e nell' italiano dal 1905, Panzini, Deli (cfr. it.

brioche, prestito puro);

Accuccià/ -arse: vb.intr. e rifl.

"quietarsi, rabbonirsi”; riferito agli animali e agli

uomini" (D'Ascoli 1993);

Abbigliè: m. "abito settecentesco da cavaliere

con calze lunghe di seta e spadino" (Altamura 1968),

[nn'àbbeto d'] abbigliè (prima metà del sec. XIX, Zezza,

Rocco 1891). Dal francese. abillé, part. pass. di s'abiller (da

cui anche l'it. abbigliarsi) (1200 circa, Escoufle, TLF), da una

base preromanza *bidla;

Arrangià: v.tr. /-arse v. intr. pron.

"accomodare, aggiustare alla meno peggio, cercare di trarre

il miglior partito da una circostanza o da un affare; cercare

alla meglio di uscire da un malanno o da una situazione

scomoda" (Andreoli 1887; D'Ascoli 1990). "adattarsi, fare

alla meglio, fare come si può (Andreoli 1887) dal

francese arranger (dal sec. XII). La voce si è diffusa,

probabilmente col gergo militare, dal Mezzogiorno,

dove è prestito endemico o mutuato dal piemontese (dal

dialetto meridionale l'it. arrangiare/-arsi DEI I pag.299,

DELI);

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Vaiasso :m. servo (D'Ascoli 1990); vaiassa f.

"serva, fantesca" (Andreoli 1887); "id.; becera, ciatta,

donna volgare" (D'Ascoli 1990)- FRAS.: essere vajassa a

re de Franza (letteralmente: "essere serva del re di

Francia"), "avere la sifilide", detto di prostituta colpita dal mal

francese, la cui diffusione (s.v. a tal proposito DELI s.v.

francese) è stata attribuita alle truppe di Carlo VIII scese a

conquistare il Regno di Napoli. DERIV.: vaiassèlla f.

"sgualtrinella, ragazza volgaruccia; servetta" (ib.). vaiassià

v. assol. "comportarsi da vaiassa" (ante 1627, Cortese,

D'Ambra 1873; D'Ascoli 1990). vaiàsseco agg. agg. "di

atteggiamento, cosa o azione degna di una vaiassa; servile,

volgare" (ante 1627, Cortese, D'Ambra 1873; 1646,

Sgruttendio, ib.; D'Ascoli 1990), vaiàssico (1699, Valentino,

D'Ambra 1873; D'Ascoli 1990). Dal francese baiasse f.

"servante, femme de chambre" (sec. XIII, Roman de la

Rose).

Brilocco: m. "ciondolo per ornamento sul

petto o al collo, per gli uomini sull'orologio" (Altamura

1968). Dal francese breloque f. 'petite curiosité de peu de

valeur' (1694, Ac, FEW 8, 567) 'bijou qui pend à une châine

de montre, à un ruban' (1787, Schwan, ib.), da una base

espressiva *berl- (LEI V 1237). La voce è diffusa nei dialetti

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centromeridionali, cfr. abr-mol. bbrallòccha (DAM);

Gattò m. "torta preparata con patate e farcita

con latticini, uova e carne tritata" (Altamura 1968; D'Ascoli

1990); gattò 'e mariagge "dolce nuziale" (Altamura 1968).

Dal francese gâteau (sec. XII);

Madamosèlla/madamu-: f."donzella, damigella,

signorina, ragazza, giovanetta" (D'Ambra 1873; Andreoli

1887; D'Ascoli 1990); "madamigella (titolo), giovane

modista" (Andreoli 1887). Dal francese mademoiselle (sec.

XVI, BlWbg) oggi usato come termine di cortesia (NDTEymFr

s.v. demoiselle). D'Alberti nel 1803, accanto a

madamigella registra anche madamosella, dichiarandola

"franzesismo" e accompagnandola con un verso del

Forteguerri (ante 1735): "Lo san di Francia le madamoselle"

(DELI s.v. madama);

Paraviso: m. "paradiso; una bellezza

ineguagliabile; una cosa molto bella e molto dolce; un luogo

incantevole" (D'Ambra 1873; Andreoli 1887; Altamura 1968;

D'Ascoli 1990). DERIV.: paravisiello m. " luogo molto

ameno","osteria posta in tale luogo" (Andreoli 1887). La

voce, attestata nel napoletano parabisu (1502, NDC), è dal

francese parevis m. con le varianti parais, pareis, parays,

parewis 'place devant la porte principale d'une église' (sec.

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XI, Roland, Godefroy 1899: V 739 e X 276), fr.mod. parvis,

dal lat. PARADISUS 'giardino; paradiso', dal gr. paradéisos

'giardino' (a sua volta dal'iranico pairi-daezu letteral.

'intorno-muro', "luogo recintato" DELI). Cfr. anche mol.

paravísë, parevísë (DAM), e la loc. mbaravísë 'in paradiso'

con /i-/ aferetica e assimilazione parziale /np/ > /mb/

diffuse nell'area molisano-campana;

Pisciazza: f. "orina" (D'Ambra 1873; Andreoli 1887;

Altamura 1968; D'Ascoli 1990).Dal francese pissace (sec. XIII)

accanto a pissat (1314, NDEtymFr) dal verbo pisser,dal lat. *pissiare;

La voce è molto diffusa nei dialetto merid. (DEI IV 2950);

Sciantósa: f. "cantante di varietà, artista di spettacoli

leggeri; donnina allegra e piuttosto elegante" (Altamura 1968;

D'Ascoli 1990). Dal francese chanteuse 'cantante' f. di chanteur (sec.

XII, NDEtymFr), cfr. pis. sciantese (DEI V 3396);

Sciù: m. "dolce ripieno con crema o panna" (Altamura

1968; D'Ascoli 1990); (fig.) "nel gergo mondano è un termine usato

per esprimere affettuosità, cuoricino mio, tesoro mio, soprattutto se

raddoppiato (sciusciù)" (D'Ascoli 1990). Dal francese chou (sec. XII,

NDEtymFr) 'cavolo', dal lat. CAULIS (BlWbg), per la forma. Nel 1836 si

registra chouchou nel senso di 'mot di tendresse pour un enfant'

(NDEtymFr), stesso significato e stessa forma del nap.

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5. ANGLICISMI E FRANCESISMI NEI VARI SETTORI

Nonostante i cambi linguistici siano segni di flessibilità e vitalità, l’uso

sproporzionato, arbitrario e fuori luogo di una serie di anglicismi, non é altro

che il segno di una pseudo cultura che si manifesta attraverso la televisione,

la radio e la stampa, per arrivare poi sulla bocca ed orecchie di tutti.

È facile appurare, mentre guardiamo la televisione, che chi usa

anglicismi, quando potrebbe usare il corrispettivo italiano, è di solito una

persona appariscente. La medesima cosa succede quando leggiamo un

giornale o una rivista.

E sono proprio i media i veri responsabili di questo tracollo linguistico,

di questo scempio culturale; il loro compito dovrebbe essere quello di parlare

e scrivere bene, con eleganza di stile, e, allo stesso tempo, con semplicità e

chiarezza.

La gente comune non fa altro che imitare e copiare coloro che

sentono e leggono frequentemente, coloro che, colpiti da un complesso

d’inferiorità e da un senso di insicurezza personale, credono, a volte

inconsciamente, di dimostrare più cultura, più intelligenza, più eleganza e più

fascino usando parole straniere .

E’ vero anche che un atteggiamento rigido, conservatore e purista, è

assurdo, perché la lingua è in costante evoluzione, e perché l’adozione di

nuove parole e modi di dire non è un fenomeno recente, ma fa parte della

storia della nostra lingua e di tutte le lingue.

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5.1 TOAST, SANDWICH O PANINO IMBOTTITO?

Senza pretendere di fare un’analisi esaustiva e scientifica del

fenomeno degli anglicismi, vorrei segnalare quali sono le parole e i modi di

dire inglesi più usati in italiano, e perché, dal punto di vista socio e

psicolinguistico e culturale, sono accettati o meno.

Una delle parole più usate dagli italiani è senza dubbio weekend;

oramai la gente non va più a passare il fine settimana alle terme, ma ci va a

passare un weekend; e dopo aver passato una giornata in totale relax,

vanno a fare shopping per le vie del centro, in mezzo alla bella gente, alla

gente elegante, in mezzo al jet set.

Questi vocaboli non si trovano soltanto nella lingua parlata, ma anche

sui giornali, nelle riviste, nei libri di scuola.

Per le strade non si vedono più in giro motorini, ma soltanto scooteristi

indiavolati in sella ai loro scooter. E se uno di questi volesse andare allo

stadio per vedersi una partita d pallone, o un big match allo stadio? No

problem!

Pochi mesi fa, in televisione, durante le trasmissioni sul Festival di

Venezia, il presentatore o showman usava in modo quasi ossessivo il termine

red carpet, ostentando la conoscenza della lingua inglese; come se il nostro

“tappeto rosso” fosse qualcosa di indecoroso! Per non parlare della

giornalista che a tutti i costi voleva far vivere l’emozione del backstage,

perché “dietro le quinte” non rende l’idea.

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E a proposito di gente di cinema e di televisione, costoro per

esprimere quello che fanno, il loro modo di essere, ricorrono ai termini quali

lifestyle, outfit, il loro mondo è glamour e pieno di gossip; eh sì, perché

ormai, anche le malelingue e il vizio del pettegolezzo hanno raggiunto un

livello di raffinatezza.

Gli italiani hanno una passione per alcuni suoni che considerano

tipicamente inglesi ( come ad esempio “scion”), e usando parole come

fashion, nomination si sentono più americani, texani. In Italia non ci può

essere un aumento, ma solo un escalation di criminalità, in quanto non ci

sono assassini, ma killer.

E così ,via via, queste parole si fanno strada nel nostro quotidiano.

5.2 ESPRESSIONI ANGLOFONE CONTENUTE NEI VARI CAMPI

L’uso dei termini stranieri nel parlato, e ovviamente anche nello scritto,

si sta radicando sempre più nella lingua italiana. Le cause sono già state

spiegate nel paragrafo 2.2 , ma l’accanimento e l’accettazione passiva da

parte dei principali ambiti che ne fanno uso merita uno studio approfondito.

L’esterofilia61 è quindi una moda o una necessità?

61 Esagerata simpatia per le idee, i costumi, i prodotti, i vocaboli stranieri.

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5.2.1 ANGLICISMI NEL SETTORE INFORMATICO

Le evoluzioni cui vanno incontro le lingue, delle grandi lingue di cultura

fino alle lingue minoritarie, sono condizionate dalla forza di penetrazione e

dalla rapidità comunicativa tipiche dell’elettronica e dell’informatica.

La velocità e la diffusione mondiale delle informazioni e dei messaggi

causa la simultanea presenza in ogni lingua dello stesso gruppo di termini

internazionali che diventano indispensabili dunque per la loro funzione e

quindi difficili da sostituire. Questo favorisce l’uso di prestiti integrali rispetto

ai calchi semantici e strutturali, perché la parola straniera è uguale per tutti e

facilmente riconoscibile.

Questo conduce ad un potere omologante della tecnologia e dell’

informatica che richiedono termini univoci, privi di ambiguità, che si trova

talvolta nelle parole tradizionali.

Il termine informatica è derivato dal termine francese informatique e il

suo utilizzo più cospicuo è iniziato negli anni Cinquanta e Sessanta. In questi

anni appaiono i primi vocaboli inglesi come input e output, che significano

rispettivamente “ introduzione dei dati” oppure “ immissione” e “ emissione

dei dati; nello stesso periodo entrano in uso i termini hardware e software.

Negli anni Settanta e Ottanta con il termine personal computer sono

nati vocaboli diffusi poi in tutto il mondo come ad esempio file, data base,

word-processing, word-processor.

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Così il linguaggio dell’informatica, in gran parte inglese, si è diffuso

grazie anche all’uso dei computer in ambito lavorativo, per studio e ricerca.

Esso è penetrato nel linguaggio quotidiano senza che ci sia una particolare

percezione o avvertenza del fenomeno.

I forestierismi che troviamo nell’ambito tecnologico vengono chiamati

internazionalismi, perche vengono usati in larga misura anche nelle altre

lingue del mondo.

Il linguaggio informatico si arricchisce in continuazione. Esistono anche

termini che designano lo stesso oggetto o concetto (ad esempio disco fisso/

disco rigido -> hard disk).

Fanno parte del linguaggio informatico, tecnologico ed elettronico

parole come backup (in italiano salvataggio), server, display, driver

(dispositivo pilota), led, computer (elaboratore elettronico), file ( archivio),

joystick, layout, mouse, monitor, modem, smartphone, schermo touch screen,

scanner, high tech, wireless, standby, zoom, eco-friendly.

Strettamente connesso al linguaggio dell’informatica è il linguaggio

virtuale o della rete dove troviamo termini come blog (blogger), clic

( cliccatissimo), e-mail, e-begging, hacker ( hackerare), file sarin, download

(ing), social network, spam, web, browser (motore di ricerca), homepage,

login, chat, click ( pressione di uno dei tasti del mouse).

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5.2.2 ANGLICISMI NEL LINGUAGGIO DEI GIORNALI E MASS MEDIA

In quest’ultimo periodo l’introduzione in Italia di anglicismi e di termini

provenienti da altre lingue è stata accentuata non solo dall’avvento delle

nuove tecnologie e dai nuovi modi di comunicare provenienti dall’inglese, ma

anche dall’uso di termini stranieri da parte dei giornalisti, una categoria

particolarmente attiva nel veicolare gli esotismi.

Il linguaggio dei giornali, rispetto al linguaggio letterario, è meno

legato alle tradizioni e alle regole grammaticali e per questo motivo usa più

liberamente espressioni nuove. A ciò si aggiunge che il linguaggio

giornalistico è uno dei più grandi diffusori dell’informazione sulle diverse

innovazioni.

I giornali cercano di trasmettere molte informazioni nel minor spazio

possibile: per questa ragione utilizzano molte abbreviazioni, come ad

esempio premier al posto di presidente, soldati USA, dirigenti FIAT.

Analizzando qualche pagina di giornale troviamo espressioni come: “ le

iniziative di citizen journalism sono diventate importanti fonti d’informazione”

(Corriere della Sera); “le salette dei press briefing” (La Repubblica);” il New

York Times non arrivò a pubblicare lo scoop”( Il Mattino) ;” per il tabloid,

Sofia ha anche dato lezione..” ( Corriere della Sera).

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È vero che oggi la stampa ha un valore importantissimo, in quanto i

prestiti sono trasmessi per via scritta; ma anche altri mass media 62

(televisione, cinema, radio) hanno un influsso significativo di rinnovamento

sulla lingua standard.

Secondo Klajn63, il cinema e la radio non hanno più l’influenza di

prima sulla lingua perché la televisione è diventata responsabile della

diffusione della maggior parte dei neologismi e forestierismi per via orale. I

palinsesti televisivi presentano numerosi titoli di trasmissioni in inglese. La

maggior parte dei canali televisivi trasmette molti film americani e diversi

show e quiz nei quali vengono utilizzate parole di origine inglese. Numerose

sono le reti televisive italiane che hanno scelto un nome inglese (come, per

esempio, SKY, Health & Beauty TV, All Music, ACM Channel, RAI educational,

RAI international, RAI gulp, RAI news24) per attrarre maggiormente

l’attenzione.

Alcuni degli anglicismi più diffusi nel linguaggio televisivo sono: telefilm,

talk show, serial, zapping, videoclip, soap opera, fiction, pay tv,

telemarketing,entertainment, reality show, talent show.

62 "Mass medium" e il suo plurale "mass media" sono locuzioni mutuate dalla lingua inglese dove sono nate come unione della parola inglese "mass" (in italiano "massa") con la parola latina "medium" (plurale "media"). Sia "medium" che "media" pertanto sono voci di ritorno e possono essere correttamente pronunciati all'italiana. "Medium" fu scelto perché la lingua inglese non possiede un termine con il doppio significato di "mezzo" (come strumento) e "qualcosa che sta a metà tra due poli" (cioè tra l'emittente di un messaggio e il destinatario). Secondo la definizione che ne dà McQuail, i mass media sono mezzi progettati per mettere in atto forme di comunicazione «aperte, a distanza, con tante persone in un breve lasso di tempo» 63 I. Klajn [ ibidem pag 19]

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Nel settore del cinema e dello show business l’influsso del mondo

anglo-americano è molto ampio. Oltre ai semplici termini vengono spesso

adottate anche espressioni nuove. La maggior parte del lessico di questo

settore è di origine inglese. Troviamo parole come : cast, cult movie, show

man, showgirl, pulp, nomination, black comedy, star system, remake.

Anche la pubblicità ha un ruolo importante nella diffusione degli

anglicismi. Essa tende ad utilizzare parole o espressioni straniere per

evidenziare l’origine straniera del prodotto e per attirare l’attenzione del

pubblico. Un esempio potrebbe essere la pubblicità dei rossetti della

Maybelinne, in cui il rossetto viene definito long- lasting (ovvero che dura a

lungo).

5.2.3 ANGLICISMI NEL MONDO DELLA DIDATTICA

Numerosi sono gli anglicismi penetrati nel mondo della didattica negli

ultimi anni. Di recente introduzione ad esempio c’è la figura del preside

manager, con compiti e poteri amministrativi più ampi; per questo ha

bisogno di circondarsi di un adeguato staff (gruppo, squadra) di collaboratori

che, dopo un brainstorming (una discussione intensiva), dovranno

concordare le modalità di counseling (le forme di sostegno, di esercitazione),

distinte in step (fasi), mirate al problem solving (soluzione dei problemi).

Infine si prepareranno i test. Quindi si passerà alla valutazione ben

organizzata in griglie (calco da grill) e con una adeguata distinzione

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di items (anglolatinismo , unità) si dedurranno i crediti o i debiti maturati da

ogni studente.

Più snobistico l’uso degli anglicismi nel lessico universitario. Tra l’altro,

a causa dei falsi amici, sono alti i rischi di fraintendimenti: scholar (studioso),

editor (curatore), class ( lezione), graduate (laureato), lecture (conferenza).

Altri anglicismi che fanno parte del campo semantico del lessico

universitario o dei convegni sono: abstract (sintesi, riassunto), break (pausa),

briefing (riunione operativa), chairman (presidente della seduta), coffee-

break (pausa caffè), deadline (scadenza per l’iscrizione a un convegno, per

consegnare una relazione), handout (allegato), master (corso di

specializzazione), newsgroup ( gruppo di discussione), newsletter

( bollettino), slide (diapositiva), speech (relazione orale), stage (tirocinio),

transparence ( lucido), workshop ( seminario, incontro).

5.2.4 FORESTERISMI NELLA VITA QUOTIDIANA

L’influsso dell’inglese, cosi come quello del francese, invade la vita di

tutti i giorni, toccando le più diverse attività ed i più disparati campi.

Nel campo semantico della musica troviamo anglicismi relativi al

genere (rock, hip-hop, jazz, funky, soul), ai musicisti (rockstar, rollinsiano…),

agli strumenti, avvenimenti e fenomeni in rapporto ad essa ( piano bar,

videoclip, musical, sold out, rave party).

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Nel campo semantico della società sono stati identificati vari anglicismi

collegati alla vita politica (antiglobal, exit poll, first lady , township, premier,

copyright, politically correct, welfare, leader, summit…), alla criminalità

(gangster, killer, stalking, baby gang, detective), al mondo del lavoro

(babysitter, nanny, part time), all’economia e agli affari (management,

businessman, buyer, deal, marketing, franchising, import, bond, deficit, asset,

boom, clean economy, low cost, subprime, export, public company, jobless

growth).

Nel campo semantico della moda troviamo non solo anglicismi, ma

anche molti termini provenienti dal francese, in quanto la Francia si è sempre

distinta nell’ ambito della moda, dell’ abbigliamento e della produzione di

stoffe: baby doll, shorts, smoking, fuseaux, bomber, cashmere, lingerie, gilet,

culotte, basic, jersey, push-up, total white, voile, boutique, atelier, foulard,

fashion addicted, outfit, papillon, oversize.

Strettamente legato alla moda, c’è il campo semantico della bellezza

con una ricca varietà di anglicismi, quali ad esempio: beauty, beauty farm,

beauty case, lifting, make up, lipgloss, peeling, blush.

Anche nel campo semantico della gastronomia, come in quella della

moda, sono presenti molti foresterismi, molti dei quali però sono francesismi:

sandwich, fast food, cracker, chef biberon, champagne, crema chantilly, uovo

alla coque, toast, lunch, hamburger, dessert, flute, fondue, crêpes, marrons

glacé, omelette, soufflé, crudités, pâté, gâteau.

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L’inglese ha avuto un grande influsso anche nel campo semantico dello

sport. Ci sono anglicismi relativi alle discipline (football, jogging, beach volley,

softball, golf, hokey, kick boxing), agli attrezzi sportivi (cyclette, rollerblades,

snowboard, step), ai regolamenti degli sport ( touchdown, play off, cross, set,

match point, penalty) .

Nel campo semantico dei termini connessi alla vita sociale, troviamo

tutti i vocaboli che appartenenti al lessico comunemente usato a scuola, al

bar, al supermercato, che ormai sono entrati a far parte del nostro lessico:

single, partner, playboy, nightclub, vip, pub, gossip, discobar, souvenir, voilà,

osé, soubrette, party, bed & breakfast, resort, ok, weekend, news, happy

hour, trans gender, striptease, scoop, no comment, record, boom, clan,

ticket, caos, bus, snob, big, fast food, bluff, relax.

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CONCLUSIONI

“ quando la lingua si corrompe la gente perde fiducia in quello che sente”

W. H. Auden

Questa frase del poeta Auden sollecita alcune considerazioni finali.

La paura per la contaminazione dell’italiano a causa dell’invasione

linguistica da parte dell’inglese, ma anche per l’uso indiscriminato di termini

mutuati da altre lingue straniere è giustificata.

L’opposizione, nel corso degli anni, di molti puristi è stata inefficace

non solo per la mancanza di un organo preposto alla difesa della lingua, ma

anche perché le persone, di tutti i ceti, continuano ad usare termini ed

espressioni mutuati da altre lingue, specie dall’inglese, a prescindere da

qualsiasi decisione e misura adottate dai linguisti.

Quasi tutti i forestierismi si sono ormai radicati perché l’assimilazione

riguarda tutti i livelli della lingua e non solo i piani alti, come per l’uso dei

termini francesi in passato, e raggiunge ogni gruppo sociale attraverso i

mezzi di comunicazione.

Per questa ragione è lecito oggi, e anche necessario, come afferma

Sabatini “ evitare l’impoverimento puntando su nuove terminologie che

possono addirittura sostituire i termini anglofoni”. Sabatini ribadisce una

soluzione non nuova in quanto già anticipata da Castellani, il quale però

parte da posizioni di maggiore chiusura nei confronti dell’uso di forestierismi.

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Infatti Sabatini ammette la necessità ed anche l’utilità di una lingua unica di

comunicazione internazionale.

Sabatini è convinto che la lingua inglese “ novello latino” possa

svolgere questo ruolo, perché diventata ormai indispensabile per le varie

aree del sapere scientifico, ma va imparata bene come auspicato anche da

De Mauro.

Apprendere bene una lingua è la seconda considerazione che la

citazione di Auden sollecita: non è importante solo ciò che si dice, ma come

si dice. Non tutti riescono a padroneggiare l’inglese come l’italiano e l’uso

indiscriminato di termini stranieri è “pericoloso” in quanto essi sono scritti

diversamente da come si pronunciano.

Talvolta gli anglicismi sono usati in campi semantici inadeguati, perché

acquisiti in maniera automatica e in modo errato. Il passaggio dall’inglese

all’italiano non avviene con la semplice trasposizione delle parole. La diversa

struttura della lingua italiana richiede degli adattamenti. Spesso gli aggettivi

vengono trasformati in sostantivi come nel caso di pressing che in inglese

vuole dire pressante, mentre in italiano diventa pressione; quindi c’è un

cambio di significato.

Talvolta all’italiano vengono applicate regole grammaticali dell’inglese:

non è corretto dire goals o films o derbies perché nella nostra lingua il plurale

non si ottiene con l’aggiunta di “ es “ o “ s “; le parole inglesi restano

invariate nel plurale italiano.

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L’uso dell’articolo per differenziare il maschile e il femminile come il

match, lo screening, la listening.. è sbagliato in quanto in inglese non esiste

poiché i nomi sono di genere unico (neutro).

Diffusa anche la creazione di forme verbali che si fanno derivare dai

sostantivi inglesi: scanner/ scannerizzare, bypass / bypassare, click / cliccare.

Questi verbi vengono anche inseriti nella prima coniugazione e vengono

persino coniugati.

Comune frequente è l’uso di suffissi tipici dell’italiano come –ismo, -ista,

-ale, -one,.. per adattare parole inglesi come tennis/tennista, manager/

manageriale, tutor/tutoraggio, freak/fricchettone.

Frequente é anche la creazione di parole miste, cioè parole dove è

forte la presenza dell’inglese, come cyberspazio, web mania, training

autogeno. L’uso di questi nuovi vocaboli “ semi adattati” è un palese esempio

di interferenza dell’inglese nell’italiano.

Anche se queste assimilazioni morfologiche sono viste da alcuni

anglofoni come arricchimento lessicale, in quanto esse possono la causa di

un depauperamento della lingua italiana. Per la fretta di comunicare nuovi

concetti senza perdere tempo a cercarli nell’italiano corretto, si incorre nel

rischio di rendere la lingua di difficile da capire dalla gente comune.

Inoltre ad ogni parola si lega un significato associativo oltre a quello

denotativo, legato fortemente alla cultura della nazione di provenienza.

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La terza considerazione è relativa alla rilevanza della conoscenza della

culture nell’apprendimento ed uso di una lingua straniera, requisito

fondamentale specie per gli addetti ai lavori come gli interpreti e traduttori,

gli insegnanti e gli stessi studenti.

La lingua e la cultura sono strettamente legate come due facce della

stessa medaglia.

Significativa la definizione di cultura fatta da Samovar e Porter : “ the

deposit f knowledge, experiences, beliefs, values, attitudes … acquired by a

large group of people in the course of generation through individuals and

groups “64.

Senza una lingua come mezzo di comunicazione, la cultura diventa

amorfa e senza la cultura la lingua si atrofizza e perde il suo potere perché le

parole perdono di significato se non connesse al loro naturale contesto

culturale e sociale.

Questo legame tra cultura e lingua viene ben chiarito da Clarck e

Jvanic: “ language forms cannot be considered independently of the ways

they are used to comunicate in context. Further, individual acts of

communication in context cannot be considered independently of the social

forces which have set up the conventions of appropriacy for that context”65.

64 il custode che ha in deposito la conoscenza,le esperienze,le credenze,i valori e le attitudini acquisite da un grande gruppo di persone nel corso delle varie generazioni attraverso gli individui e i gruppi. 65 Le forme linguistiche non posso essere considerate separatamente dal contesto in cui vengono utilizzate per comunicare. Inoltre i singoli atti di una comunicazione

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La non conoscenza di questi elementi potrebbe ostacolare un efficace

comunicazione tra gli individui di diverse culture, specie in questa era di

globalizzazione e interculturalismo.

Infine l’acquisizione di effettive abilità linguistiche non include solo una

perfetta conoscenza degli elementi strutturali della lingua, ma anche di quelli

non verbali e socio culturali.

I nuovi mezzi di comunicazione, infatti insieme alla voce, trasmettono

anche l’immagine e con essa il modo di porsi, di presentarsi, di vestire e

gesticolare; elementi salienti dell’identità culturale.

ben contestualizzata non possono essere presi in considerazione se avulsi dal sistema sociale che ha prestabilito le regole di conformità a quel contesto.

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ENGLISH

SECTION

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ABSTRACT

Marketing, fashion, backstage, brochure, briefing, déjà vu, location are

just some of a great number of loan words used nowadays in Italian.

I got the idea of dealing with this topic regarding linguistic

interferences while wandering around small narrow streets in Naples; I was

window shopping when I heard some local teenagers using English and

French words instead of Italian words. I wondered the reason why of this

choice, which I found odd at that time, but I must admit that I also use

foreign words, at times, without even realising it.

The present work aims at finding out as well as analyzing in which way

the Italian language spoken by politicians, economists, well-educated people

or used by the media has been influenced by different foreign languages in

the past centuries.

Are there any advantages or relevant reasons, as some people claim,

in this exoticism or better foreignism?

My curiosity has pushed me ahead in deepening this phenomenon and

to verify the presence and, eventually, the use of Italian loanwords, in

English as well as in French. This is the real reason of the title: “ Ménage à

trois: Anglicisms and Gallicisms et Italianisms ”.

In the first chapter of my work I outline the presence of Anglicisms in

Italian from the Middle Ages up to now.

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I then explain some of the words usually employed by linguists such

as: Anglicism, the different kinds of loan words as well as calques and

mention some meaningful false friends.

In the second chapter I stress the social, historical and cultural

reasons that have led to the use of Anglicisms.

Further I try to investigate about the easiness of their assimilation in

our language to the point of being integrated or not recognizable anymore.

The third chapter, instead, deals with the presence of Italian words

into English. I can state that most of the social, historical and cultural

reasons are those accounted for English into Italian.

In chapter four I give an account of French words used in the past,

with a deepening analysis of the influence of French in the Neapolitan

dialect, mentioning words still used.

The last chapter is about French and Italian words being used in the

different fields.

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1. INTRODUCTION

In the past, most of the populations used to migrate from one place to

another: this was due to the need of new and better lands where to live with

their families. Some other reasons were linked to the necessity to hold

control over their territories; at times even political and religious motivations

pushed inhabitants to leave their native countries.

Nowadays the main reason why people have to move is to look for a

better life and new job opportunities.

As a result most of the people, compelled to study the new foreign

language, have started suffering from linguistic interferences because of

their bi-lingualism.

1.1 ENGLISH & FRENCH: POWERFUL LANGUAGES

Europe is made up of independent countries each with an official

national language. Despite this separation, close relationships have been

established in such fields as economic, scientific, cultural and political.

As a result some languages have played the role of “ lingua franca” as

a tool for international communication. This is the case of French in the 18th

century, and English in the following centuries to come.

Since then several countries have felt the need to favour foreign

language learning at school, choosing French and English, among all the

other European languages at first. Afterwards even German and Spanish.

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As far as Italy is concerned, this has led both languages to affect

Italian.

Which language had a stronger influence?

How did it happen?

When did it take place?

I will be answering these questions in the following pages.

1.2 LINGUISTIC AND CULTURAL RELATIONSHIP BETWEEN ENGLAND

AND ITALY FROM THE MIDDLE AGES UP TO THE FIRST DECADE OF THE

20TH CENTURY

Very few Anglicisms are found in the Middle Ages by linguists, the

words costuma/ customs -> dogana, just to name one.

During the Renaissance, instead, because of massive linguistic

relationship between England and Italy, lots of words, mostly calques 66 ,

linked to the political and social life, are found. This rising circulation is also

favoured through historical and literary works, both Italian and English.

Italy, cradle of the arts, is seen as a nation to imitate and Italian is

used by well-educated and noble people; even Elizabeth I used some Italian

words67.

66 using English grammatical structure while speaking another language or literal translations 67 A letter written in Italian has been found.

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Due to a growing interest towards England, the 17th century witnesses

the presence of the first not integrated foreignisms: house, coffee to name

some.

From the 18th century onwards English, previously considered a

“barbaric” language, is even studied by some well-read noble people and

literary men.

This growing admiration is also due to the Industrial revolution, the

new political system and the American revolution together with the spread of

literary and scientific masterpieces, hence words are mainly Anglo-Latinisms

or easily integral calques: common sense/ senso commune is a clear

example.

In this period even French is well known. Actually it is the language

used to translate most of English writers’ novels: moreover most of the

loanwords related to trade, fashion and politics are French.

In the 19th century, thanks to the spread of printing, even dictionaries

and encyclopaedias are translated.

By the end of the century and the beginning of the 20th century most

of the loanwords in different fields are both French and English; but few of

them succeed in integrating effectively.

Apart from the different structure between the two languages the real

reason that halts the integration of English loanwords is a snobbish attitude

and its climax witnessed with Mussolini’s government. His autarkic linguistic

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policy leads to a 1923 decree forbidding the use of both English and French

loanwords in any field.

Since the end of World War I, French loses its leading role in favour of

English; we witness a new rising interest in American English loanwords due

to the presence of the American army.

In the post war period, the relationship between English and Italian is

mainly due to the circulation of cultural items. Very few people can afford to

come into contact with native speakers, hence Anglicisms are mainly found in

writing.

The fifties and even the sixties witness a real boom of loanwords;

English is taught at school together with French and it eventually becomes a

compulsory subject to be learned in most schools.

2. ANGLICISMS

The word “ anglicismo” we currently use in Italian is the calques of the

word in English. That’s to say that the term Anglicism comes from the Latin

word “anglicismus”.

The word “ Anglicism” is first used in the 18th century; most of the

European countries are influenced by Anglomania , shown by a great

enthusiasm in the use of English words.

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2.1 ADAPTATION OR LOANWORDS

Languages change as a result of people coming into close touch; they

never stop evolving because of their reciprocal influence.

Contacts between two languages may lead to “integration”, that is to

say to adaptation; it may lead, instead, to a partial / incomplete integration,

so it stands to reason that it is a loan word.

Due to its flexibility Italian is the most pervious, among all the

romance languages, to English words, mainly to those coming from Latin.

2.1.1 DIFFERENT TYPES OF ANGLICISMS

Anglicisms are divided into several typologies:

Integrated or adaptable loanwords are fully

integrated terms, hence they do not seem foreign words at all

( a clear example is rosbif for roastbeef);

Partially integrated or not adaptable loanwords,

such as boss, bar, folclore for folklore, film, gol for goal, are

clear examples of terms whose foreign origin is quite clear or

you can easily deduce:

Necessity or required loanwords;

Luxury or de luxe loanwords, such as weekend,

babysitter, are generally trendy words used by people to show

off their knowledge, competence and even power. Their massive

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and, at times even wrong use, on a phonological or spelling

ground, has aroused some linguists’ concern;

Semantic calques: they are words you may find in

Italian. They generally have a slight change in theirs spelling or

sound; they also have different meanings as in the case of

realize ( capire, rendersi conto) and realizzare, attuare. It’s a

sort of enrichment of the language.

Structural or translation calques: when you create

an Italian word on the base of the English pattern by translating

word for word, as evident in outlaw -> fuorilegge, subtitle ->

sottotitolo, fulltime-> tempo pieno.

False friend words: despite coming from two

different languages, these words may have a similar spelling,

which is misleading, or with just a slight difference, but they are

different in meaning. Some examples are:

- the Italian word camera is room in English ;

the English word camera means macchina fotografica,

- the Italian word sensibile is sensitive in English ;

the English word sensible means prudente, ragionevole in

Italian.

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2.2 “MORBUS ANGLICUS”: WE HAVE BEEN INVADED

Anglicisms have become an integral part of the Italian language

currently used on TV or the radio, either for the news or advertisements.

Why has English taken root so easily?

Hartmann (1996) claims that people take no time to find the exact

equivalent of the English word in Italian if it is used by a great number of

people.

Further to this there are other motivations:

Italian people have a taste for exoticism from any

foreign language. This is a typical mark of high social

standing classes;

Some people enjoy showing off their personal

knowledge, which makes them feel in and not out. This is

typical of middle classes.

Some traders, dealers or shop owners try to

attract customers’ attention by exploiting odd. This is typical

of people interested in big profits.

Last but not least: several people are respectful of

the original word since it is quicker and easier. They believe

that no translation may give the exact meaning. This is

typical of people using words in specific fields such as

internet, economy, politics, fashion and public catering.

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Furthermore there are other very relevant reasons to explain the

massive use of English.

Apart from the fascist regime, the government has rarely passed any

law or carried out any linguistic policy in order to preserve the essential

features of the Italian language.

They did it in France in 1994 and in China in 2012 where politicians

took side to halt the use and circulation of English.

By rarely taking action we have allowed the contamination of our

language, as some linguists state.

2.3 ANGLOPHOBIC AND ANGLOMANIAC LINGUISTS

Linguists have had different and at times contrasting opinions as for

the use of Anglicisms.

Among them, Castellani is totally against the massive use of English

words. He is concerned with what he calls “Morbus Anglicus”, a sort of illness

that may be affecting Italian. The consequences might be the gradual

impoverishment and weakening of Italian, our national language. He fears a

possible loss of identity, so he suggests translating all the loanwords and

urges against their adaptation.

De Mauro, instead, is less upset by the use of Anglicisms or Gallicisms;

foreignism is a natural phenomenon of ruling languages, such as English or

French. Actually he is worried about the low levels of knowledge of these

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languages. In addition to this he is troubled about some Italian people not

being able to write and read, not using their own national language in a

proper way.

Among some other linguists, a well-balanced opinion is given by

Castorina who suggests studying the words being used for a better

understanding and an effective usage.

Further to this some linguists wish Italian to become a bridge

language.

3. ITALIAN CULTURAL INFLUX IN GREAT BRITAIN

Alike Italian, even English is a flexible language since England has

always been a melting pot of races, with people speaking different languages.

Another relevant reason is the presence of loan words in old English,

this is the reason why French and Italian loanwords have easily been

adapted.

3.1 ITALIAN LOANWORDS

Several English words have Italian origins borrowed when Italy used to

play a leading cultural role, namely during the 16th century.

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Queen Elizabeth I and noble people as well use or study Italian as a

symbol of refinement; this is why we find several Italianisms in various fields

which have mainly a cultural root.

At the end of the 16th century and the beginning of the following

century Italy loses its relevance because of a political, social and cultural

decay; in addition to this King Charles I marries a princess coming from

France, so noble people speak French, while Italian is only used as a “ lingua

franca” for trade.

In the 18th century only words linked to music are used.

In the 19th century young girls belonging to high classes start studying

Italian, among some famous teachers we can mention Foscolo and Mazzini,

who were in England as exiles.

After the downfall of the Napoleonic Empire rich people start the

“ Grand Tour” that is visiting Italy; at times they even settle down for a while

in Florence, Venice or Rome.

In the 20th century trades, international relationship and pleasure trips

favour once again linguistic and cultural exchanges; we also witness a heavy

migration towards the United States. The Italian spoken by the emigrants,

does not affect the American English. As first thing the migrants, who are

mainly illiterate, use dialects and don’t feel like learning the local language;

secondly they are excluded from the social life.

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The new generation of migrants, who are looking for a full socio-

cultural integration, are not willing to use their mother tongue. Further to

this using English is the only possible initial way of communication among

them since they come from different parts of Italy.

The last decades witness a “high migration” of Italian people, with a

high social and cultural background. They generally go abroad to study and

work.

The loan words used in the first decade of the twentieth century are

not adapted, they keep their spelling and are well pronounced.

In the last decades people prefer local lexis to loanwords.

At present the Italian loanwords used both in English and American

English are not used for a linguistic enrichment any longer. They only give a

simplified and often twisted vision of the Italian society.

Nowadays Italy and its inhabitants are victims of negative stereotypes:

we are only known and seen according to fixed expression or stereotyped

words which make us regret the previous leading role we had in the past.

4. GALLICISMS

The Italian language has been affected both by English and French.

This is testified by words used both by high classes and low classes.

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Most of the times we do not realize we are using French words since

they are “ hidden”, that is adapted or well integrated.

The definition of Gallicisms is almost similar to Anglicisms, I dealt with

in the previous chapters.

Gallicism is a common word including both loanwords which come

from old French, namely “ lingua d’oil”, and those coming from provenzalism

(Occitan languages) , namely “ lingua d’oc” .

4.1 HISTORICAL BACKGROUND OF GALLICISMS IN ITALY

The circulation of the first terms goes back to Charles The Great: it

takes place thanks to trade; the proximity to France is an advantage.

The circulation of French words increased due to a great number of

pilgrimages to Rome and the spread of several monastic institutions. It is not

easy to date the circulation of most of the words due to a lack of records.

Most of the first loanwords are brought in by word of mouth since they

are mainly used by travellers and pilgrims on their way to Rome.

In the 13th and 14th centuries we witness a constant and even massive

circulation of French words, due to literary exchanges. Most of the words,

still used today, start circulating in this period. Some of them worth

mentioning are barone / baron, damigella / mademoiselle, domestico /

domestique, formaggio / fromage, birra / bière.

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The 15th and 16th centuries witness a poor circulation of words as

Spain starts playing a cultural leading role in Europe, previously held by Italy.

In the 17th century French is used as a “ lingua franca” notably by

noble classes. Consequently most of the words are related to different fields

such as philosophy deismo, politics abdicare.

Great events such as the Enlightenment, followed by the French

Revolution, mark a massive spread of words. In addition to this the first

magazines and booklets work as nowadays media in favouring the circulation

of words related to political and military fields.

Actually it is the use of French, as official language in the military field

and administrative life, to give rise to the first reactions by the linguists of

the era.

The “ Gallomania” goes on till the 20th century. This Francophilia is

supported by newspapers and people of high social standing who use lots of

not adapted loanwords related to fashion and social life.

In fields such as science and technology adapted loan words are used

due to the need of the exact meaning.

In the first decades of the 20th century, under Benito Mussolini, efforts

are made to purify Italian from Gallicisms and other foreign languages. Many

words are abolished and only a few calques are translated into Italian.

In the sixties and seventies we witness a massive use of integral

loanwords such as chemisier, boutique, depliant.

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In the last thirty years French words are replaced by English words

such as necessaire with beauty-case, roulette with caravan.

4.2 POUR TOI - > PURTUALL : GALLICISMS IN THE NEAPOLITAN

DIALECT

Because of my Southern origins (giving that my mother comes from

the Amalfi Coast) in this section you find an account of French words which

have affected the Neapolitan dialect.

Neapolitan (Italian: napoletano) is the language spoken by the native

people in the Southern part of Italy, including the city of Naples. It is named

not after the city, but after the Kingdom of Naples, which once covered most

of this area and of which Naples was the capital. It has been recognized by

UNESCO as a language and a heritage.

It is important to say that French and Spanish, together with other

languages, affected this dialect in different ages.

Consequently it is rather difficult to date the exact circulation of each

word.

Below you find just a few words I felt attracted by:

- the word brioches( fr.) becomes brioscia ( dial. Nap.)

- abillé ( fr.) is abbigliè ( dress of the 18th century)

- arranger et arrangià (dial. Nap.)

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- baiasse ( fr. maid) is vaiassa ( trivial woman dial. Nap.)

- breloque ( fr.) is brilocco ( dial. Nap.)

- gâteau ( fr.) is gattò ( dial. Nap.)

- pissace, pissat, pisser ( fr.) is pisciazza( dial. Nap.)

- chanteuse ( fr.) is sciantosa ( dial. Nap.)

5. ANGLICISMS IN THE DIFFERENT SECTORS

Our language has proven to be very flexible as to favour the

assimilation or adaptation of different foreign languages. By using loads of

foreignisms we only pretend to be literate; a good education, instead,

involves much more.

Actually most of the people, affected by exoticism, are just showing off

their poor knowledge; at times they use loan words just because it is

fashionable or powerful, not for a real need but for the urge of a wide

audience.

They are the people to blame. They are responsible of the weakening

and possible loss of our language, because they have a great number of

followers.

As a matter of fact common people are affected by everything they

watch on TV or from what they pick up in fashion magazines.

Here we have the different fields where we can find the loanwords:

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In the informatics-electronic field we find

loanwords such as backup (in Italian salvataggio), server,

display, driver (dispositivo pilota), led, computer (elaboratore

elettronico), file ( archivio), joystick, Layout, mouse, monitor,

modem, smartphone, schermo touch screen, scanner, hi tech,

wirless, eco-friendly.

Strictly linked to this field, is the virtual context

with loanwords as blog ( blogger), clic ( cliccatissimo), e-mail,

e-begging, hacker ( hackerare), file sarin, download (ing), social

network, spam, web, browser (motore di ricerca), homepage,

login, chat, click.

In the mass media language we find loanwords on

television (telefilm, talk show, serial, zapping, videoclip, soap

opera, fiction, pay tv, telemarketing, entertainment, reality

show, talent show) , cinema (cast, cult movie, show man,

showgirl, pulp, nomination, black comedy, star system, remake)

and magazines (tabloid, citizen journalism, press briefing,

scoop).

In the educational and didactic fields we find

loanwords such as president manager, staff, brainstorming,

problem solving, items, class, editor, scholar, lecture, listening,

abstract, newsletter, slide, speech, workshop, stage, coffee-

break.

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In the music field we can find loanwords such as

rock, hip –hop, funky, soul, rockstar, musical, videoclip, rave

party)

In the social-political-economic field we find

loanwords such as first lady, township, premier, copyright,

politically correct, welfare, leader, summit, gangster, killer,

stalking, baby gang, detective, babysitter, nanny, part time,

management, businessman, buyer, deal, marketing, franchising,

import, bond, asset, boom, clean economy, low cost, subprime,

export, public company, jobless growth

In the fashion field we can find lots of Anglicisms,

and given that France is the capital of fashion, we have a lots of

Gallicisms too: baby doll, shorts, smoking, fuseaux, lingerie,

gilet, culotte, basic, jersey, push-up, total white, voile, boutique,

ateliers, foulard, fashion addicted, outfit, papillon, oversize.

Strictly linked to fashion, the wellbeing field with

loanwords such as beauty farm, beauty case, lifting, make up,

lipgloss, peeling, blush.

In the gastronomic field, alike the fashion one, we

can find a lot of loanwords, especially Gallicisms: sandwich, fast

food, cracker, chef biberon, champagne, crema chantilly, uovo

alla coque, toast, lunch, hamburger, dessert, flute, fondue,

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crêpes, marrons glaces, omelette, soufflé, crudité, pâté,

gâteaux.

English has also had a big influence in the athletic

field; here we can find loanwords such as football, jogging,

beach volley, softball, kick boxing, cyclette, rollerblades,

snowboard, step, touchdown, set, match point, penalty) .

And finally we have loanwords belonging to the

daily routine such as single, partner, playboy, nightclub, vip,

pub, gossip, discobar, souvenir, voilà, osè, soubrette, party, bed

& breakfast, resort, ok, weekend, news, happy hour.

CONCLUSION

Fear of contamination of our language because of a massive use of

foreignisms can be easily understood.

The reaction of several linguists has proven to be ineffective.

Furthermore any decision they might make, people will go on using them.

Most of the foreignisms, either from English or other foreign languages,

are taking root more strongly day by day.

This is so, simply because assimilation has peaked in this period

through the media; hence people of any social group make use of them in

almost all sectors.

So what has to be done?

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A sensible proposal, in order to avoid the gradual impoverishment of

our language, is suggested by professor Sabatini, though previously

anticipated by professor Castellani. They both propose to coin new words

which may replace the foreignisms.

Another solution, shared by many, is based on the need and

usefulness of a common international language.

With computerisation, information technologies and the trend towards

assimilation of language and culture the assumption can be that assimilation

will veer towards English.

After all English is “de facto” nowadays the language of globalization

and economic and scientific viability. It is used for international business,

finance, trade, academy, and almost anything and everything else associated

with globalization. Thus, while the web is in English, the rise of technology

and the globalization of commerce allow for English assimilation, at the same

time they favour multiculturalism.

The choice of using English as a lingua franca implies learning this

language at its best, as both Prof. Sabatini and Prof. De Mauro suggest.

Actually there is a visible worldwide urge to speak English. Nearly a

quarter of the world’s population speaks some English: that includes around

400 million who speak it as their mother tongue and about the same number

who speak it fluently as their second language.

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An effective fluency in a foreign language does not only include the

linguistic elements of the language but also the non-verbal and socio-cultural,

which should hopefully lead to pluralism, since it fosters unity in diversity.

Competence in a language must include even the competence in the

culture of the target language.

Language and culture are linked as two facets of an individual’s view

of the world. Words become irrelevant and cannot convey any proper

meaning if they are not linked to cultural context.

Consequently people engaged with teaching and learning English as a

second language have to take it into due consideration, in order to avoid

miscommunications and misunderstandings.

Unfortunately, second language learners are often faced with the task

of acquiring skills out of their cultural context and understanding.

Such a view of learning leads one to conclude that communication

among individuals from different cultures will necessarily be difficult if

cultural context is not provided.

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SECTION

FRANÇAIS

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PREFACE

Marketing, fashion, backstage, briefing, brochure, déjà vu ne sont rien

d’autre qu’une petite partie des nombreux termes, ou emprunts linguistiques,

que l’on utilise dans la langue italienne.

Mais que veut dire emprunt et quelle est l’historie de ces idiotismes ?

Pendant une promenade dans la rue principale de Naples, j’ai eu

l’inspiration pour ce mémoire : deux jeunes filles étaient en train de parler et

au lieu de utiliser des mots italiens elles ont utilisé des mot anglais et

français. Pour quel raison elles ont dit outfit au lieu de abbigliamento ? et au

même temps pourquoi elles, et tout le monde, utilisent des mots étrangers ?

Le but, donc, de ce mémoire de maitrise est celui de découvrir et

analyser dans quel façon la langue italienne a été influencée par les autres

langues étrangères, à travers un parcours historique, social e culturel.

J’analyse aussi la raison de ces influences et dans quels domaines ils

se sont plus diffusés.

Je parle aussi des emprunts italiens dans la langue anglaise et des

mots français dans la langue italienne.

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1. INTRODUCTION

Pour ce qui concerne le cadre historique, l’Europe est l’ensemble des

États indépendants, chacun avec une langue officielle.

Les langues les plus utilisées au XVIe et XVIIe siècles sont l’italien,

l’espagnol, le français e l’allemand ; mais au XVIIIe siècle la langue de la

culture et de la communication est le français.

A partir du XIXe siècle, les institutions visaient non seulement à

enseigner les langues classiques mais visaient aussi à la connaissance d’une

ou deux langues étrangères modernes jusqu’au XXe siècle quand le besoin

d’apprendre une langue étrangère a augmenté.

L’histoire des nations et des peuples a été toujours caractérisée par la

migration des populations d’un pays à l’autre pour différentes raisons (pour

chercher un nouveau style de vie, pour des problèmes de caractère politique

et religieux. Ce phénomène a comporté à la diffusion et contamination des

langues et donc à l’interférence linguistique68.

Mais quelles langues ont contribué à la transformation de l’italien ?

pendant quelles périodes historique et pourquoi ?

68 L'interférence est un phénomène linguistique issu du fait du contact de langues. Selon MACKEY « l'interférence est l'utilisation d'éléments appartenant à une langue tandis que l'on en parle ou que l'on en écrit une autre >>

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1.1 ANGLICISMES DANS LE PASSÉ : DU MOYEN-ÂGE AU XXe SIÈCLE

Il y a des anglicismes, même si rares, liés aux relations commerciales

avec l’Angleterre depuis le moyen-âge ( es. Costuma « customs »).

Des termes liés à la vie politique et à la société anglaise se sont

diffusés pendant la Renaissance grâce aux importantes relations

linguistiques et culturelles entre l’Angleterre et l’Italie ( es. Alto tradimento

calque de high treason).

À partir du XVIIIe siècle, après la révolution industrielle, la naissance

d’un nouveau système politique, la naissance du roman et la révolution

américaine, l’admiration pour l’ Angleterre et les États-Unis a augmenté, et

aussi pour la langue anglaise. Pendant cette période il y a beaucoup d’anglo-

latinismes 69 ( es. Ultimatum), et les termes liées aux commerces, aux

navigations, à la nourriture et aux boissons ne manquent pas (toast, punch,

pudding).

Mais dans ce siècle l’Italie a eu des relations plus fortes avec la France

qu’avec l’Angleterre : il y a un triomphe de la langue française et beaucoup

d’anglicismes sont arrivés dans la langue italienne à travers le français ; aussi

les traductions des romanciers anglais ont été fait à travers les traductions

françaises (peu de gens avaient le privilège de connaitre l’anglais).

Au XIX, avec la diffusion de la presse, l’influence de ‘anglais ne

concerne pas seulement la vie politique (leader, meeting, premier), mais

69 Mot, expression de la lingue latin introduits dans l’italienne par l’anglais

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aussi la vie mondaine (dandy, snob, fashion), le secteur ferroviaire (tunnel,

rail) et le contexte sportif (Derby, football, dribbling).

Vers la fin du XIXe siècle et au début du XXe il y a eu une

augmentation d’emprunts anglais et français en italien dans d’autres secteurs

comme l’économie (business, copyright, trade-mark), le cinéma (cast, film),

les vêtements (lingerie, culotte), la technologie et les professions (boss,

barman).

Après la conclusion de la Première guerre mondiale, le rôle du français

comme intermédiaire pour les anglicismes se réduit et se diffuse l’attraction

pour l’ American English (même si le boom des anglicismes nous l’avons eu

dans les années 1950 du XXe siècle)

2. QU’EST-CE QU’UN ANGLICISME ?

Les langues changent grâce à la connexion entre les personnes et ne

cessent jamais d’évoluer.

Entre les langues romances, l’italien est la plus prédisposée a

l’influence des autres langues étrangères, et surtout de l’anglais.

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L’anglicisme70 est un mot ou une locution anglaise utilisée tel quel,

sans être traduit et sans être considéré comme tout à fait intégré dans les

autres langues.

Il se divise en emprunt et calque.

L’emprunt est un procédé d’enrichissement linguistique : il permet aux

langues de maintenir leur vitalité, de se renouveler et d’évoluer. Le

phénomène de l’emprunt n’est donc pas mauvais en soi, et il est même

normal. Il y a des emprunts adaptés (en italien rosbif en anglais roastbeef),

des emprunts intégraux (boss, bar, film), des emprunts de nécessité ( pour

indiquer des mots techniques) et des emprunts de luxe (ou mode comme

baby-sitter au lieu de l’italien bambinaia, en français nourrice ).

Le calque est une transposition mot à mot d’une locution d’une langue

dans une autre (l’ italien fuori legge devient outlaw en anglais et illégal en

français.)

Il y a aussi une autre catégorie qui concerne les faux amis : ce sont

des mots appartenant à deux langues différentes et qui ont entre eux une

grande similitude de forme mais dont les significations sont différentes

(actually signifie « en fait », « en réalité », alors que « actuellement » se dit

en anglais currently, l’anglais camera signifie en italien « macchina

fotografica » et non stanza, en français chambre).

70 De l’anglais anglicism (« tournure propre à la langue anglaise »), attesté en 1642 ; lui-même du latin avec le suffixe -ismus, anglicisé en -ism et francisé en -isme.

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2.1 « MORBUS ANGLICUS »

Les anglicismes sont désormais devenus une partie fondamentale de la

langue italienne et aujourd’hui sont intégrés dans les discours quotidien, les

émissions télévisées, dans les quotidiens et les publicités.

Pour quel raison les personnes sentaient le besoin d’utiliser un mot

anglais plutôt que un mot italien ?

Le grand plaisir des Italiens en utilisant les mots étrangers, pour avoir

de la tenue, pour être à la page, pourrait être la première raison de ce

phénomène.

Une autre raison pourrait être que les anglicismes, la plupart d’entre

eux, permettaient d’exprimer le mot avec une plus petite utilisation de parole.

Un autre facteur est surement le besoin d’attirer l’attention. Selon le

linguiste I. Klajn une abondante utilisation de mots anglais dans les activités

commerciales est un pas important pour rappeler l’attention des écoutants

italiens : tous ce qui est étranger est à la mode, et fashion !

L’absence, en Italie, d’une politique linguistique et d’une forte action

législative pour protéger les caractéristiques fondamentales de la langue est

une autre raison.

En France, en 1994 avec la loi Toubon, l’utilisation des anglicismes

avait été interdite dans certains secteurs ; la même chose en Chine en 2010,

où le gouvernement a choisi de bannir de nombreux mots anglais pour

préserver la pureté de la langue.

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En Italie l’argument concernant la diffusion des anglicismes est abordé

par beaucoup de linguistes, qui se divisent en deux courants : en faveur (les

anglo-enthousiastes) et contre (les anglo-sceptiques).

Nombreux sont les linguistes qui soutiennent qu’à l’avenir l’italien sera

remplcé par « l’italienglais ».

3. L’UTILISATION DE LA LANGUE ITALIENNE EN

ANGLETERRE.

La langue anglaise a toujours été favorable à l’influence des autres

langues pour des raisons historiques, politiques (guerres, invasions,

migrations, expansions coloniales) et culturelles.

Les premières formes d’italianisme se trouvent dans les termes

économiques et commerciaux (ducat, bank, risk).

La plupart des emprunts à l'italien, dans tous les secteurs, ont eu lieu

pendant la Renaissance, à partir du XVIe siècle, alors que l'italien était la

langue internationale de culture en Angleterre aussi (même la reine Élisabeth

Ier étudiait l’italien).

Entre la fin du XVIe siècle et le début du XVIIe siècle il y a eu un

détachement (une séparation) de l’usage des mots italiens et une

augmentation de l’utilisation des mots français.

La langue italienne ne survit que parce qu’elle est la langue officielle

des routes commerciales vers l’Orient.

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Pendant tout le XVIIIe siècle l’opéra musical italien est très aimée ; la

langue italienne est étudiée mais n’est pas trop utilisée.

Apres la chute de l’empire de Napoléon, les voyages en Italie

recommençaient et pour cette raison l’anglais du XIXe Siècle est très riches

en mots italiens.

Dans le monde anglo-américain les dialectes et les variantes régionales

de la langue italienne parlées par les immigrés italiens n’ont pas une grosse

influence sur l’anglais.

Dans la dernière décennie du XXe siècle il y a eu une forte émigration

d’italiens qui se transféraient a l’étranger pour travailler ou étudier.

L’anglais du XXe siècle contient et utilise beaucoup d’italianismes,

surtout dans la vie sociale, musicale et artistique.

Les emprunts italiens dans la langue anglaise ne sont pas utilisées

pour enrichir la langue mais ils servaient à expliquer la situation

sociopolitique italienne. L’Italie et les Italiens sont aujourd’hui victimes de

beaucoup de stéréotypes (mandolino, pizza, maccheroni)

4. LES MOTS FRANÇAIS DANS LA LANGUE ITALIENNE : LES

GALLICISMES

Comme nous l’avons déjà dit, la langue italienne a été toujours

contaminée par des mots d’autres langues : il n’y a pas seulement des

emprunts de la langue anglaise, mais aussi de la langue française.

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Les emprunts français constituent 39% du lexique italien, un exemple

évident est le mot menu.

Le gallicisme est une construction ou un emploi propre à la langue

française. C’est un mot ou sens de la langue française introduit dans une

autre langue. Certain gallicismes sont appelés en italien « oitanismi » quand

les mots sont propres au français ancien, ça veut dire de la langue d’oïl ; ils

sont appelés « occitanismes » quand les mots sont propre à la langue d’oc.

4.1 HISTOIRE

La diffusion des gallicismes remonte au temps de Charlemagne ( IXe

siècle) à traves les relations commerciales entre la France et l’Italie. Les mots

comme bosco -> bosc -> bois ou feudo -> feu-> feu-od ont été introduit

pendant la domination carolingienne.

Cette diffusion a continué, de façon constante, pendant le XIIIe et

XIVe siècle, grâce aux échanges linguistiques- littéraires. Dans cette période

il y a eu de nombreux gallicismes, dont beaucoup qui sont utilisés encore

aujourd’hui : mots du système nobiliaire ( comme barone « baron », dama,

damigella « mademoiselle »), de la vie militaire ( sergente « sergent » ,

domestico « domestique »), du domaine de la chasse ( freccia « flèche »,

bottino « butin », coni « cône » ), et du lexique des classes aisées ( burro

« beurre », birra « bière », giullare/ menestrello « ménestrel », formaggio

« fromage », cervogia « cervoise »).

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Pendant le XVe et XVIe siècle, à cause de l’Espagne qui était l’État

dominant en Europe dans cette période, les gallicismes ont diminué.

Pendant la révolution française et le siècle des Lumières , le français

est considéré la langue officielle de la culture européenne ; toutes les cours

d’Europe parlent le français.

En Italie, dans le XIXe siècle, le français était la langue pivot pour la

traduction de certaines langues comme l’arabe, le turc, le russe et les

langues africains.

La diffusion a poursuivi grâce au langage journalistique et l’usage du

français dans les conversations des classes cultivées jusqu’au XX siècle :

pendant le fascisme, il y a eu des censures pour les emprunts les plus

évidents.

Dans les années Soixante et Soixante-dix il y a eu un fort usage des

emprunts intégraux (boutique, chemisier, dépliant, gala) .

Étant donné que je suis d’origine napolitaine, je voudrais dédier un

petit paragraphe à l’influence du français dans le dialecte napolitain.

Le napolitain est une langue ( selon l’UNESCO) parlée à Naples qui fait

partie d'un ensemble plus vaste des parlers dits méridionaux , parlés dans les

régions proches de la Campanie (Molise, nord de la Calabre, nord des

Pouilles, Basilicate). C'est une langue romane qui reste très vivante

aujourd'hui dans les rues de Naples. Ce dialecte a subi, dans son histoire,

comme tant d'autres langues, l'influence et le prêt des idiomes des différents

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peuples qui ont habité ou dominé le territoire( pendant la domination

normande et angevine). Le Français a laissé des traces très profondes dans

la langue et la culture napolitaine.

Des exemples sont : le mot brioches( fr.) qui devient brioscia ( dial.

Nap.), habillé ( fr.) et abbigliè ( vêtement du XVIIIe siècle), arranger et

arrangià ( réparer quelque chose en dial. Nap.), baiasse ( fr. servante,

femme de chambre) et vaiassa ( servante, femme vulgaire dans le dial. Nap),

breloque ( fr. bijou qui pend à une chaine de montre) et brilocco ( pendentif

dans le dial. Nap), gâteau ( fr.) et gattò ( dial. Nap), pissace, pissat, pisser

( fr.) et pisciazza( dial. Nap), chanteuse ( fr.) et sciantosa ( dial. Nap).

5. LES ANGLICISMES DANS LES DIFFERENTS SECTEURS- DOMAINES

Malgré le fait que les emprunts linguistiques soient signe de souplesse,

évolution et vitalité, l’utilisation disproportionné de ces mots est un signe

d’une « fausse » culture qui se manifeste à travers la télévision, la presse, la

radio au point d’arriver à l’oreille de tous.

Le domaine où ces idiotismes sont plus fréquents est dans le langage

des journaux. Ce langage est moins lié aux règles grammaticales et donc il

utilise plus librement ces anglicismes. Le langage journalistique est le plus

grand diffuseur d’information. Les anglicismes les plus diffusés dans ce

domaine sont : citizen journalism, scoop, tabloid, press briefing.

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Des autres medias de masse où l’on pouvait écouter des anglicismes

sont la télévision (telefilm, talk show, serial, zapping, videoclip, soap opera,

fiction, pay tv, telemarketing, entertainment, reality show, talent show) et le

cinéma (cast, cult movie, show man, showgirl, pulp, nomination, black

comedy, star system, remake).

La publicité aussi joue un rôle très important dans la diffusion des

anglicismes.

Les secteurs de l’électronique et de l’informatique ont de nombreux

mots étrangers qui ont remplacé les mot italiens : backup ( en italien

salvataggio et en français sauvetage), server, display, driver ( dispositivo

pilota), led, computer ( en italien elaboratore elettronico et en français

ordinateur), file ( en italien archivio et en français archives), joystick, Layout,

mouse, monitor, modem, smartphone, schermo touch screen, scanner, hi

tech, wirless, eco-friendly.

Le langage virtuel est étroitement lié au langage informatique. Ici on

trouve d’autres anglicismes comme blog ( blogger), clic (cliccatissimo), e-mail,

e-begging, hacker ( hackerare), file sarin, download (ing), social network,

spam, web, browser (motore di ricerca), homepage, login, chat, click.

Dans le domaine de la musique on trouve des emprunts concernant le

genre ( rock, hip hop, funky, jazz), les musiciens (rockstar), et les

événements ( pianobar, videoclip, musical, rave party).

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Dans le domaine de la société on peut identifier des mots liés à la vie

politique (first lady, township, premier, copyright, politically correct, welfare,

leader, summit, ) ,à la violence et la justice ( gangster, killer, stalking, baby

gang, detective), au monde du travail ( babysitter, nanny, part time), à

l’économie et aux affaires ( management, businessman, buyer,deal,

marketing, franchising, import, bond, asset, boom, clean economy, low cost,

subprime, export, public company, jobless growth).

Dans les domaines de la mode (baby doll, shorts, smoking, fuseaux,

lingerie, gilet, culotte, basic, jersey, push-up, total white, voile, boutique,

ateliers, foulard, fashion addicted, outfit, papillon, oversize), de l’esthétique

et cosmétique (beauty, beauty farm, beauty case, lifting, make up, lipgloss,

peeling, blush) les emprunts sont fréquents aussi.

Dans le domaine de la cuisine on trouve plus de gallicismes que

d’anglicismes : sandwich, fast food, cracker, chef, biberon, champagne,

crème chantilly, œuf à la coque, toast, lunch, hamburger, dessert, flûte,

fondue, crêpes, marrons glacé, omelette, soufflé, crudités, pâté, gâteaux.

La langue anglaise a eu une forte influence aussi dans le sport :

football, jogging, beachvolley, step, snowboard, touchdown, set, match point)

Dans le domaine de la didactique nous avons des mots comme

President manager, staff, counseling, brainstorming, class, editor, graduate,

briefing, master, handout, workshop, stage, deadline, coffee break,

newsletter, speech.

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Et en ce qui concerne la langage quotidien, familier, que nous utilisons

avec nos amis, ou en famille, au café, au supermarché, on trouve beaucoup

d’anglicismes et de gallicismes : single, partner, playboy, nightclub, vip, pub,

gossip, discobar, souvenir, voilà, osè, soubrette, party, bed & breakfast,

resort, ok, weekend, news, happy our, gay, trangender, ticket, juinior, boom,

soft, snob.

CONCLUSION

La peur pour la contamination de la langue italienne à cause de

l’invasion linguistique de la parte de l’anglais et l’utilisation sans distinction

des emprunts des autres langues est justifié.

L’opposition, au cours des années, de beaucoup de linguistes puristes

n’a pas été efficace non seulement pour l’absence d’un organe spécifique

pour la défense de l’italien mais aussi parce que les personnes utiliseront

toujours ces mots, surtout les anglicismes, quoiqu’en disent les linguistes.

La quasi-totalité des anglicismes et gallicismes se sont adaptés.

Il n’est pas seulement important ce que l’on dit, mais comment on le

dit : donc apprendre une langue est un facteur que nous ne devons jamais

négliger.

Un autre aspect important est la liaison entre la langue et la culture.

Sans la langue comme moyen de communication, la culture devient

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amorphe et sans culture la langue perd sa force et son pouvoir parce que les

mots perdent de signification s’ils ne sont pas liés au contexte social.

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RINGRAZIAMENTI

Vorrei ringraziare la professoressa e direttrice Adriana Bisirri, la professoressa

di francese Tiziana Moni ed il professore d’inglese Paul Farrell per la

disponibilità e per aver accettato di seguirmi durante la stesura della

seguente tesi e ringrazio mia mamma per il supporto datomi durante questo

periodo.

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