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PEI/PDP BES INCLUSIONE ISTITUTO COMPRENSIVO « RITA LEVI MONTALCINI» SANTO STINO DI LIVENZA A. S. 2015/2016 Fabienne Ostan referente DSA di Istituto Incontro BES/PDP - 11/11/2015

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PEI/PDP

BES

INCLUSIONE

ISTITUTO COMPRENSIVO « RITA LEVI MONTALCINI» SANTO

STINO DI LIVENZA

A. S. 2015/2016

Fabienne Ostan referente DSA di Istituto Incontro BES/PDP - 11/11/2015

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RIFERIMENTI NORMATIVI

«Strumenti di intervento per alunni con BES e organizzazione

territoriale per l’inclusione scolastica» D.M. 27/12/2012 e C.M n.8 del

6 marzo 2013

FINALITA’

LA SCUOLA PER TUTTI E PER CIASCUNO

attraverso il potenziamento della cultura dell’inclusione per

realizzare il diritto all’apprendimento di tutti gli studenti e degli

alunni in situazione difficoltà.

Richiamo al modello europeo dell’INCLUSION EDUCATION.

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La Direttiva 27 dicembre 2012 sottolinea i cambiamenti che stanno connotando le nostre classi, sempre più eterogenee e complesse per la presenza di alunni con bisogni differenti: alunni disabili, con disturbi specifici di apprendimento, con comportamenti problematici, disturbi del linguaggio, difficoltà emozionali, svantaggio socio-economico, stranieri, nomadi… ma anche alunni in ospedale, con malattie croniche, … alunni demotivati ed alunni digitali, quelli che si annoiano, che non si impegnano… che necessitano di cure educative particolari. Si tratta di cambiamenti che risentono delle variazioni economiche e socio-antropologiche della nostra società: flussi migratori che portano nelle nostre classi alunni di diversa etnia e cultura, situazioni socio-economiche difficili, nuove forme di apprendimento informale realizzato fuori dalla scuola e da valorizzare.

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Dal «vecchio» concetto di INTEGRAZIONE (consentire e facilitare al «diverso» la maggior partecipazione possibile alla vita scolastica degli «altri») a quello di INCLUSIONE (strutturare i contesti educativi in modo tale che siano adeguati alla partecipazione di tutti, ciascuno con le proprie modalità). Dall’integrazione all’inclusione vuol dire non semplicemente «fare posto» a tutti ad alle loro differenze, ma affermare e mettere ciascun alunno al centro dell’azione educativa. Una simile condizione impone il superamento dei modelli didattici e organizzativi tradizionali, uniformi, lineari, destinati ad un grande gruppo assunto come omogeneo o ad un alunno medio astratto, a favore di approcci flessibili, caratterizzati dal ricorso a strategie didattiche diversificate, adeguate ai bisogni formativi dei singoli alunni, da realizzarsi in situazioni di apprendimento collaborativo, in contesti operativi, euristici e laboratoriali.

LA SCUOLA INCLUSIVA favorisce l’apprendimento di tutti gli alunni.

UNA SCUOLA INCLUSIVA è un atto di responsabilità civile ed umana

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DIDATTICA INCLUSIVA = DIDATTICA DI QUALITÀ

CREARE un clima inclusivo: accettazione e rispetto delle diversità

ADATTARE stile insegnamento, materiali, tempi, tecnologie

MODIFICARE strategie in itinere

SVILUPPARE didattica metacognitiva

TROVARE punti di contatto tra le programmazioni (classe e individualizzata)

SVILUPPARE approccio cooperativo

VALORIZZARE tutte le forme espressive

FAVORIRE la creazione di reti relazionali (famiglia, territorio, specialisti …)

INTRODURRE nuove metodologie Cooperative Learning e Tutoring (aiuto tra pari)

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SVILUPPARE UNA CULTURA INCLUSIVA

Chi si occupa di scuola, a qualsiasi livello, dal dirigente scolastico, agli insegnanti, al personale tecnico e ausilario, è chiamato a condividere un progetto inclusivo che va ben oltre le prescrizioni normative. È credere nella possibilità di costruire una scuola in cui si produca una cultura inclusiva; un principio molto più vasto rispetto alle preoccupazioni immediate dell’inserimento in classe di questo o quell’alunno con bisogni educativi speciali. L’INCLUSIONE deve diventare un obiettivo della scuola, condiviso con tutte le componenti scolastiche e con le reti istituzionali esterne, tradotto in pratiche coerenti ed esplicitate nel PAI (Piano Annuale di Inclusività di Istituto) parte integrante del Piano dell’Offerta Formativa (POF) di istituto.

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RIFERIMENTI NORMATIVI

⊛ DIRETTIVA MINISTERIALE del 27 dicembre 2012 «Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica» LA DIRETTIVA E’ UN DOCUMENTO TECNICO ⊛ CIRCOLARE MINISTERIALE n.8 del 6 marzo 2013 «Indicazioni» LA CIRCOLARE E’ UN DOCUMENTO TECNICO-POLITICO ⊛ NOTA 2563 del 22 novembre 2013 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali. A.S. 2013-2014. Chiarimenti”

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PUNTI SALIENTI DELLA D.M. 27 dicembre 2012

“Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. La Direttiva ricapitola: • i principi alla base dell’inclusione in Italia; • il concetto di Bisogni Educativi Speciali, approfondendo il tema degli alunni: - con disturbi specifici; - con disturbo dell’attenzione e dell’iperattività; - con funzionamento cognitivo limite; • le strategie d’intervento per gli alunni con BES; • la formazione del personale; • l’organizzazione territoriale per l’ottimale realizzazione dell’inclusione scolastica, con particolare riferimento ai Centri Territoriali di Supporto e all’équipe di docenti specializzati, curricolari e di sostegno.

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CHI SONO GLI ALUNNI BES?

Per comodità di comprensione, l'espressione BES è utilizzata per definire tutte le

situazioni in cui gli studenti incontrano importanti difficoltà nel percorso

scolastico.

Tali situazioni possono essere ricondotte a due gruppi principali:

1. le condizioni già oggetto di interventi regolati da una normativa

DISABILTÀ e DSA (L.104/1992 - L. 170/2010)

2. le altre situazioni citate dalla Direttiva:

DISTURBI SPECIFICI DEL LINGUAGGIO, DISTURBO DELLA COORDINAZIONE

MOTORIA, DISPRASSIA, DISTURBO DELL’ ATTENZIONE E DELL’IPERATTIVITÀ,

FUNZIONAMENTO COGNITIVO LIMITE.

La C. M. n°8 del 6/03/2013 richiama l’attenzione sull’area dello SVANTAGGIO

SOCIOECONOMICO, LINGUISTICO E CULTURALE.

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E' opportuno notare che, ancora oggi, in molti casi, sono gli studenti a doversi adattare alle attività e proposte didattiche e ciò è giustificato dal fatto che le varie attività e proposte sono state messe a punto e sperimentate a lungo per rispondere proprio alle caratteristiche dello “studente tipo”, il quale, per definizione, non presenta tratti particolari. Nel momento in cui invece uno studente vive una condizione che gli rende difficile o impossibile rispondere adeguatamente e produttivamente, è necessario che anche la scuola attui degli adattamenti alla propria proposta, in funzione del maggiore successo formativo possibile dello studente. Non è sufficiente, quindi, preoccuparsi di definire chi sono gli studenti in situazione di BES; importante invece è cambiare il modo di insegnare e di valutare, affinché ogni studente in relazione alla sua condizione e alla sua manifesta difficoltà, trovi la giusta risposta.

L’APPROCCIO DELLA SCUOLA

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Per la Scuola non è importante l’approccio clinico ma l’approccio

EDUCATIVO che permette di individuare strategie e metodologie

di intervento correlate alle esigenze educative personalizzate.

Successo formativo di ciascuno

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QUALI SONO I COMPITI DEL TEAM DOCENTI/CONSIGLIO DI CLASSE?

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DISTURBO, DIFFICOLTÁ, DISABILITÁ DISTURBO Si riferisce ad una condizione neurobiologica complessa di origine costituzionale in assenza di disturbi neurologici, cognitivi, sensoriali e relazionali importanti e primari e in presenza di normali opportunità scolastiche. Riferimento legislativo legga 170/2010. DIFFICOLTÁ L’espressione difficoltà di apprendimento viene utilizzata per indicare una forma non grave (quindi che non soddisfa i criteri clinici per il Disturbo) di ritardo sul piano dell'apprendimento. Un riferimento va alle aree dello svantaggio linguistico-culturale dei BES DISABILITÁ Persone che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali Riferimento legislativo legge 104 1992

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Verificare il bisogno di un intervento didattico fortemente personalizzato:

esaminare la documentazione clinica (dei servizi pubblici o dei centri

autorizzati) presentata dalla famiglia;

esaminare qualsiasi altro documento (ad esempio relazione dello psicologo,

servizi sociali, lettere di segnalazione di disagio provenienti da chiunque purché

verificata…);

prendere in considerazione ogni situazione che necessita di un possibile

intervento di tipo pedagogico-didattico e che, pur in assenza di documentazione

clinica o diagnosi, motiva l’assunzione delle stesse.

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Deliberare

l’adozione da parte dei docenti di strategie didattiche personalizzate (soprattutto per

favorire lo sviluppo di abilità), di modalità di insegnamento inclusive e di misure

dispensative (le dispense sono una scelta didattico metodologica da parte dei docenti) ed

inoltre stabilire l’uso di strumenti compensativi da parte degli studenti.

Rispetto alle misure dispensative, si raccomanda un’attenta riflessione.

Elaborare collegialmente e corresponsabilmente

il PDP, puntando non sulla quantità di dispense e di compensazioni, ma sulla loro

effettiva pertinenza ed efficacia nel processo di apprendimento, strettamente

personale, di ciascuno studente e su criteri d’azione e di valutazione condivisi dai

docenti.

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Definire, cercare e riconoscere i Bisogni Educativi Speciali

non significa “fabbricare” alunni diversi per emarginarli o

discriminarli in qualche modo, anche nuovo e sottile.

Significa invece rendersi ben conto delle varie difficoltà,

grandi e piccole, per sapervi rispondere in modo

adeguato…..è discriminante doversi per forza sottoporre a

una diagnosi medica per ottenere qualche risorsa in più”.

(Dario Ianes)

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COS’È IL PDP?

Il PDP è un documento di programmazione in cui viene presentato il percorso di PERSONALIZZAZIONE e INDIVIDUALIZZAZIONE previsto per ciascun alunno con BES. È stata la Legge 170/2010 e il successivo decreto attuativo (DM 5669/2011) ad introdurre in modo ufficiale il Piano Didattico Personalizzato (PDP) come “vincolo e opportunità” pedagogica e didattica per gli allievi con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA). La Direttiva BES lo richiama come strumento di lavoro in itinere per i docenti, con la funzione di documentare e condividere con le famiglie le strategie di intervento programmate. La Direttiva individua anche la possibilità di una progettazione più centrata sulla classe, con l’individuazione di uno specifico piano per tutti gli alunni della classe con BES, focalizzando l’attenzione sulle strategie inclusive.

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Personalizzazione ed individualizzazione sono concetti sempre più richiamati a livello normativo. Spesso i confini semantici di questi concetti non sono del tutto distinti, per quanto in ambito pedagogico facciano riferimento a significati diversi:

L’individualizzazione si riferisce alle strategie didattiche

che mirano ad assicurare a tutti gli studenti il

raggiungimento delle competenze fondamentali, anche

attraverso la diversificazione dei percorsi di insegnamento,

che devono mirare ad incontrare al meglio le particolari

modalità di apprendimento (stili e caratteristiche)

dell’alunno. L’individualizzazione ha lo scopo di far sì che i

risultati vengano raggiunti da tutti.

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La personalizzazione indica invece le strategie

didattiche finalizzate a garantire ad ogni studente una

propria forma di eccellenza cognitiva, ovvero mira a

far sì che ognuno sviluppi al meglio i suoi talenti.

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• Conoscere i processi dell’apprendimento

• Individuare punti di forza e debolezza di ogni studente

• Prendersi cura degli aspetti emotivo-motivazionali e relazionali

dell’apprendimento

• Promuovere modalità di insegnamento flessibili (apprendimento

cooperativo, tecniche metacognitive, educazione tra pari)

• Promuovere una valutazione «per» l’apprendimento

• Utilizzare mediatori didattici diversificati (software, ausili informatici…)

• Favorire una didattica per competenze e non per contenuti

Personalizzare l’apprendimento

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Compensare Dispensare

Misure dispensative

Strumenti compensativi

Le misure dispensative rappresentano una presa d'atto della situazione e hanno lo scopo di evitare che il disturbo possa comportare un generale insuccesso scolastico.

La compensazione, mira a ridurre gli effetti negativi del disturbo per raggiungere prestazioni funzionalmente adeguate.

La loro efficacia dipende molto più dalle abilità d’uso dell’utente che dallo strumento usato (competenze compensative).

Abilitare Insegnare

Didattica personalizzata – individualizzata.

Disturbo e/o difficoltà di apprendimento non significa ovviamente impossibilità ad imparare.

Un intervento personalizzato mira ad individuare le strategie didattiche e le metodologie per superare i limiti del disturbo e consentire il successo formativo.

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Gli strumenti compensativi e dispensativi non possono essere

messi sullo stesso piano; non sono intercambiabili nel PDP.

Esiste una gerarchia:

- Prima di tutto vengono gli interventi abilitativi, finalizzati a dare

delle abilità, perciò l’insegnamento, anche se non è l’unico.

- Quando l’intervento abilitativo non è efficace si può ricorrere ad

un intervento di tipo compensativo, individuando un sistema

alternativo per raggiungere, almeno in parte, risultati

funzionalmente equivalenti.

- Infine, se non ha funzionato l’intervento abilitativo e non sono stati

individuati sistemi compensativi efficaci, è possibile prevedere

anche una strategia di tipo dispensativo.

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È deliberato dal Consiglio di Classe o di sezione (team dei docenti nella primaria) sulla base di criteri del Collegio docenti ed in autonomia rispetto alla richiesta dei genitori e della diagnosi presentata. Su motivazione :

a. clinica – cioè con diagnosi;

b. psico-pedagogica e didattica, su autonoma valutazione dei docenti

interessati;

c. sociale, su segnalazione degli operatori dei servizi sociali.

È il Consiglio di classe o il team docenti ad avere l’ultima parola sulla necessità di percorsi personalizzati e di eventuali misure dispensative e/o compensative.

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QUANDO VA REDATTO?

Entro il primo trimestre di scuola, sulla base delle osservazioni

sistematiche, dei dati clinici e di quelli provenienti dalla famiglia e

dalla scolarità precedente, il Consiglio di Classe elabora il Piano

Didattico Personalizzato (PDP), che indica gli strumenti

compensativi, le misure dispensative , i criteri di verifica

personalizzati, ne condivide i contenuti con la famiglia (che firma

il PDP non per presa visione, ma per condivisione), individua

strategie, tempi e materiali per realizzare una didattica inclusiva.

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CHI LO FIRMA?

Il Dirigente in qualità di garante dell’applicazione della

normativa;

I Docenti (tutti) quali responsabili delle strategie didattiche e

dei criteri di valutazione degli apprendimenti;

La famiglia come corresponsabile della stesura e applicazione

del PDP.

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QUANTE COPIE VANNO PRODOTTE E A CHI VA CONSEGNATO?

Una copia va consegnata in segreteria ed inserita nel fascicolo

personale dell’alunno.

Una copia va allegata all’agenda/ verbale degli scrutini.

Una copia va consegnata alla famiglia.

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IL PDP VA ELABORATO OGNI ANNO?

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Il Consiglio di classe/Team verifica e valuta l’efficacia degli interventi programmati in itinere (durante i coordinamenti/ in sede di scrutini) e di conseguenza prosegue o modifica e/o amplia la tipologia di interventi.

Il PDP può/deve essere modificato ogni qualvolta sia segnalato un

cambiamento nei bisogni o difficoltà dell’alunno; può avere (e per alcuni

situazione connesse allo svantaggio socio economico e culturale è opportuno,

secondo la Circolare, che abbia) il carattere della temporaneità, ossia può

essere utilizzato fino a quando le difficoltà e i bisogni dello studente non siano

risolti (es. alunni neo arrivati in Italia, patologie temporanee ecc…).

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VALUTAZIONE SOMMATIVA INTERMEDIA E FINALE- ESAMI DI STATO

Il Consiglio di classe/Team anche in sede di scrutini intermedi e finali adotta criteri conformi ai profili valutativi esplicitati nel PDP, in particolare: Adatta la scala numerica dei voti agli obiettivi fissati per ciascun alunno; Assegna i voti tenendo conto dei livelli di partenza e della specifica

condizione dell’alunno, considerando l’uso dei relativi dispositivi didattici; Per quando riguarda gli esami di Stato conclusivi del I ciclo, si fa riferimento alla C.M. 31.05.2012 n.48 e alla Nota Ministeriale 7 giugno 2011 n.3815, che prevedono: L’effettuazione di tutte le prove scritte da parte di questi alunni; La sostituzione della prova scritta con una equipollente prova orale per le

lingue straniere, se durante l’anno hanno fruito della sola dispensa dalle prove scritte (solo per i DSA);

L’effettuazione di prove differenziate se, durante l’anno, hanno ottenuto l’esonero totale dalla lingua straniera (solo per i DSA).

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Quale modello di PDP per DSA e altri BES?

Il software «Costruire il Piano Educativo Didattico»

di Flavio Fogarolo

Uno strumento creato dalla Scuola per la

Scuola

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

• Normativa: D.M. 27/12/’12 - C.M. n°8 del 6/03/’13 - Nota 2563 del 22/11/’13 - L. 170/2010 - Linee

Guida allegate al D.M. 12/07/’11

• Protocollo accoglienza dell’USR per la Lombardia.

• Dispense digitali della Dott.ssa Laura Barbirato psicologa dell’apprendimento e Dirigente scolastica.

• Webinar del Dott. Dario Ianes.

• «Costruire il Piano Didattico Personalizzato» di Flavio Fogarolo.

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