1
La Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) consentirà di percepire una rendita in anticipo rispetto alla pensione obbligatoria a lavoratori senza contratto con 63 anni di età e almeno 20 di contributi contando su una tassazione sostitutiva più leggera per coloro che hanno un’iscrizione di più lungo corso a un fondo pensione integrativo. In particolare l’ipotesi è di uno sgravio dello 0,3% per ogni anno di iscrizione a un fondo superiore a 15 anni, con una tassazione sostitutiva che può scendere fino al 9% RITA Tutte le misure per previdenza e welfare Si potrà andare in pensione fino a 3,7 anni prima grazie all’anticipo pensionistico (Ape), che sarà finanziato con un prestito, erogato dalle banche e restituito dall’interessato in 20 anni a rate. In questo modo l’operazione impatterà in modo limitato sui conti dello Stato (circa 600 milioni). Il taglio sulla pensione determinato dalla rata del prestito da restituire dovrebbe essere attutito tramite detrazioni per le persone più in difficoltà (in primis disoccupati di lungo corso) e dovrebbe essere a carico delle aziende in caso di pensionamenti per ristrutturazione APE Attualmente per chi ha versato i contributi previdenziali in più gestioni c’è la possibilità di ricongiungerli in una sola andando in pensione con le regole e il trattamento economico applicate dalla gestione in cui viene fatto confluire tutto. Operazione che però comporta oneri fino a 30- 40mila euro per il lavoratore, sulla base di età, reddito e contributi da “spostare”. Il governo sta valutando l’ipotesi di renderla gratuita, sia per il trattamento di vecchiaia che per quello anticipato. Si tratterebbe di un’opzione con caratteristiche simili in parte al cumulo e alla totalizzazione già esistenti RICONGIUNZIONI La cancellazione della pensione di anzianità e l’adeguamento dei minimi contributivi e anagrafici introdotti nel 2012 hanno penalizzato i lavoratori precoci, quelli che hanno iniziato l’attività prima di aver raggiunto i 18 anni di età. L’intervento al quale sta lavorando il governo prevede il riconoscimento di un bonus sui contributi di 3 o 4 mesi per ogni anno di lavoro svolto da minorenni. A oggi questi lavoratori possono accedere alla pensione anticipata con regole standard che attualmente richiedono almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età PRECOCI Il governo, anche attraverso alcune semplificazioni, punta a rendere più facile l’accesso alla pensione per chi svolge attività particolarmente pesanti o lavora di notte (attività complessivamente indicate come “usuranti”). Per essi è possibile andare in pensione con il sistema delle “quote”, cioè la somma di età e contributi (quest’anno la quota dev’essere almeno di 97,6 con una soglia minima di 61 anni e 7 mesi e almeno 35 anni di contributi). I paletti da rispettare sono tali da disincentivare questa soluzione, anche perché a volte si arriva prima alla pensione anticipata “standard” USURANTI Tra le opzioni per rafforzare gli assegni dei pensionati una riguarda i soggetti con più di 64 anni che hanno un reddito inferiore a una determinata soglia, ai quali attualmente viene riconosciuto un importo aggiuntivo della pensione, la cosiddetta 14esima. Per il 2016, il reddito annuale di riferimento è di 9.786,86 euro lordi (1,5 volte il trattamento minimo) e l’importo della 14esima oscilla tra 336 e 504 euro in base agli anni di contributi che si sono versati. Due le ipotesi allo studio: aumentare l’importo del reddito di riferimento (la platea) o incrementare il valore delle 14esime QUATTORDICESIMA Per incrementare il potere d’acquisto dei pensionati meno abbienti potrebbe essere allargato il bacino della no tax area, in cui oggi rientrano i pensionati under 75 e con reddito fino a 7.750 euro e quelli più anziani con assegni annuali non superiori a 8mila. Già quest’anno, con la legge di Stabilità, si è ampliata la no tax area dei pensionati. Questo intervento non si dovrebbe sovrapporre a quello sulle quattordicesime in quanto i destinatari coincidono solo in parte. In alternativa c’è l’ipotesi di rafforzare le pensioni minime magari sulla base del reddito familiare NO TAX AREA Sul tavolo del Governo anche il dossier contrasto alla povertà. Con la prossima legge di Bilancio si punta ad aumentare il budget per il reddito di inclusione attiva a 1,5 miliardi. «Con queste risorse - ha spiegato ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - stimiamo di poter arrivare a tutte le famiglie povere con minori a carico».Quest’anno le risorse sono state pari a 1,2 miliardi mentre per il 2017 è gia prevista la dotazione di 1 miliardo. Intanto dal 2 settembre è operativo il sostegno di inclusione attiva, misura ponte di che serve a traghettare al reddito d'inclusione, di portata più ampia POVERTÀ

Pensione, integrativa anticipata con sgravio misure per previdenza... · dall’adroterapia, e un contempo ... tesi è di uno sgravio dello 0,3%

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Pensione, integrativa anticipata con sgravio misure per previdenza... · dall’adroterapia, e un contempo ... tesi è di uno sgravio dello 0,3%

4 Il Sole 24 OreMercoledì 7 Settembre 2016 ­ N. 246

Le vie della ripresa

di Federica Micardi

Icapitali previdenziali sono allaricerca di nuove asset class. Irendimenti dei Fondi pensione

e delle fondazioni bancarie nel 2015sono ancora in calo, anche se si mantengono su livelli superiori ai cosiddetti  rendimenti  obiettivo: inflazione  (zero),  media  quin­quennale del Pil (0,5) e rivalutazio­ne del Tfr (1,2). È quanto emerge dalla fotografia sul mondo dei pa­trimoni previdenziali fatta da Iti­nerari previdenziali nel terzo re­port annuale dal titolo «Gli investi­tori istituzionali italiani: iscritti, ri­sorse  e  gestori  dei  patrimoni previdenziali per l’anno 2015» pre­sentato ieri a Milano.

Gli  investitori  istituzionali  equindi fondi negoziali, fondazioni bancarie e Casse di previdenza dei professionisti, hanno e un patri­monio di oltre 216 miliardi di euro, che sale a 262 miliardi­ il 16% del Pil­ se si aggiungono i fondi pensioni aperti, i Pip e i fondi e le casse di assi­stenza sanitaria. Un patrimonio in crescita costante (+ 88,15% dal 2004

al 2015), alimentato con 18 miliardi l’anno. Al netto di dividendi e pre­stazioni le nuove entrate ­ versate dagli oltre 7 ,2 milioni di iscritti ­ so­no state nell’anno passato 8,58 mi­liardi. Un enorme flusso di denaro che oggi cerca nuove forme di in­vestimento. Una ricchezza che sta attirando anche in Italia, come già 

accaduto  all'estero,  l’attenzione della politica e della finanza. 

Sono oramai due anni che i ren­dimenti sono in contrazione, e ­ mette in guardia Gian Luigi Co­stanzo del Cda della Fondazione Cariplo ­ «con più del 50% dei titolidi Stato a rendimento negativo si sta assistendo alla più grande bolla obbligazionaria della storia», una 

bolla che non è chiaro dove porte­rà. Insomma l’investimento in ob­bligazioni, che fino ad oggi era con­siderato tra i più sicuri (i fondi ne­goziali hanno investito il 67,41% delpatrimonio in obbligazioni, i fondi pensione preesistenti più del 20% ele Casse di previdenza il 19%), non dà più le granitiche certezze di una volta e al momento non si vedono degni sostituti. In questo scenario di incertezza diffusa, dove, la politi­ca monetaria spinta messa in cam­po dalla Ue non sta portando i risul­tati desiderati, si guarda con cre­scente  interesse  a  investimenti nell’economia reale. Non manca­no però le perplessità, aggravate datentativi recenti e passati che non hanno dato i risultati sperati. 

Basta pensare al recente tentati­vo di coinvolgere le Casse di previ­denza dei professionisti nel Fondo Atlante, «un’operazione ­ afferma il presidente di Cassa dottori com­mercialisti, Renzo Guffanti ­ che non ha tenuto conto del fatto che noi Casse abbiamo tempi, modi e selezioni particolari; esistono di­namiche e problematiche di siste­

ma che dobbiamo rispettare. La Cnpadc, per esempio, sulle scelte di investimento chiede un parere favorevole a un advisor interna­zionale, che richiede tempo». Per Atlante, invece, i tempi erano ri­stretti e sul piatto è finita una com­mistione di elementi che andava­no ben oltre il tipo di investimento che veniva proposto. Altro tentati­vo di coinvolgere il patrimonio di Casse e Fondi venne fatto nel 2010 con l’housing sociale. Cassa dotto­ri commercialisti ha impegnato su quel progetto 20 milioni ma al mo­mento ne sono stati chiamati solo sei . Gli esperimenti fatti in passato,sono stati maldestri, ma come sot­tolinea Alberto Brambilla, presi­dente del centro studi di Itinerari previdenziali, «questo è un anno disvolta perché gli investimenti tra­dizionali non garantiscono più i rendimenti necessari ». 

Una leva importante potrebbearrivare dal G20, a cui sarà presen­tata una proposta anticipata ieri dalpresidente di Astrid, Franco Bassa­nini, che invita l’Europa ad avviare un piano di garanzie per chi investenell’economia reale del paese. Unaleva importante dato che ieri da piùparti è stato detto che la leva fiscaleè sì interessante, ma il vero ostaco­lo ad investire in infrastrutture è il rischio considerato troppo alto peril capitale previdenziale. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il calo-rendimenti fa crescerel’appeal dell’economia reale

FOCUS. GLI INVESTITORI ISTTUZIONALI

I NUMERIIl patrimonio ammonta a 262 miliardi di eurocon entrate annuali pari a 18 miliardi Gli iscritti sono 7,2 mln

Sanità. Le regioni frenano sui nuovi livelli di assistenza oggi in Conferenza: c’è il rischio che l’aumento dei fondi sia dimezzato

Sanità, tensione su taglio fondi e LeaRoberto TurnoROMA

pI governatori tengono alta la guardia, i sindacati sono in fibril­lazione, le imprese e tutti i pro­duttori e fornitori di beni e di ser­vizi ad asl e ospedali stanno col fiato sospeso, partiti e Parlamen­to vigilano e fanno un pressing e un  tifo  finora solo apparente­mente silenzioso. Perché 2 mi­liardi o solo 1 miliardo in più (se vabene) per la sanità pubblica nel 2017, fanno una grossa differenza.Di possibili investimenti o di cal­ma piatta, di rapporto spesa/pil stabile o addirittura in diminu­zione, con tutte le conseguenze del caso.

È così ancora una volta la que­stione della dotazione del Fondo sanitario nazionale, il rebus di ba­se, quello che si trascina dietro qualsiasi ipotesi di soluzione alle tante (troppe) partite aperte sul Servizio sanitario nazionale che caratterizzeranno  l’autunno. A cominciare dunque dalla partita delle partite, la legge di Bilancio 2017. La “madre di tutte le leggi”, la ex Finanziaria ed ex Stabilità, sarà ancora una volta, e inevita­bilmente, la madre delle scelte che saranno prese in materia sa­nitaria. Almeno 20 partite aperte,

tutte di peso, squadernate sui ta­voli del Governo. Il labirinto dei medici e di tutto il personale di­pendente e convenzionato  tra contratti e precari, i farmaci in cerca di nuova governance (e di ripiani col payback per le indu­strie), gli investimenti che latita­no ma che servono come il pane come ha dimostrato il terremoto del 24 agosto, la spending review 

che avanza ma mai abbastanza, gli ospedali al bivio per tenere in nero i conti, il dramma delle cro­nicità e della non autosufficienza.Tutte partite che ne sommano dentro delle altre ancora, come una matrioska. Per non dire delletre leggi attese con trepidazione da tanti: il rischio clinico per i me­dici, gli Ordini e gli albi nuovi di zecca, le farmacie che saranno acquisite dalle società di capitali (il 20% al massimo per regione 

per ogni catena che decida di far­lo) col Ddl concorrenza. Abba­stanza per mettere in fibrillazio­ne le categorie.

E infatti. Ecco così gli occhipuntati sulla consistenza dei fon­di per l’anno prossimo. Il Def per il 2017 dice 113 mld, 2 in più di que­st’anno. L’asticella che la mini­stra Beatrice Lorenzin da tempo ripete essere necessaria e per la quale si sta battendo. Fatto sta chel’Economia frena, stretta tra tantepromesse, una crescita che non c’è e un pil che indurrà a rivedere le previsioni del Def. Non a caso tra le Regioni, forse avvertite del pericolo  concreto,  comincia  a circolare  un’altra  verità:  l’au­mento dei fondi, se ci sarà, po­trebbe essere solo di 1 miliardo. Un miliardo in meno del previ­sto, con tutte quelle grane sul ta­volo da risolvere. Col rischio di ri­petere il balletto di un anno fa: sa­rà 1 mld in meno o 1 in più?

Intanto ­ e non a caso ­ proprioieri  dalla  commissione  Salute delle regioni è partita una richie­sta ai governatori: è «necessario»che nell’intesa alle porte sui Lea (Livelli essenziali) ­ che oggi i go­vernatori sono chiamati a sdoga­nare in Conferenza Stato­regioni­ «vengano richiamate le risorse 

quantificate in 113,063 mld per il 2017 e in 114,998 mld per il 2018 e confermate dalla prossima legge di Bilancio per il 2017». Appunto.

Una richiesta perentoria chesaranno i governatori a girare sta­mane al Governo. Come dire: «no 2 mld in più, no Lea». Per il Governo non sarà facile dare unarisposta immediata. E sugli stessiLea­ che arriveranno al traguar­do e saranno applicati con abbon­dante ritardo, anche perché de­vono andare al parere del Parla­mento ­ i governatori sono prontia  frenare. La richiesta sarà di «una graduale applicazione» perle nuove prestazioni, a partire dall’adroterapia, e un contempo­raneo delisting delle «prestazio­ni obsolete», con una valutazio­ne entro i primi mesi del 2017 de­gli effetti del provvedimento in tutta Italia. 

Mentre l’Economia tira il frenoe mette in chiaro: serve nel prov­vedimento una clausola finan­ziaria per gli aggiornamenti dei tariffari per la governance farma­ceutica, la specialistica ambula­toriale e la protesica. Forse per l’Economia i 2 mld in più per il 2017 non sono esattamente scon­tati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pensione, integrativa anticipata con sgravioIl governo studia la possibilità di concedere la Rita con un’aliquota massima del 15%

Davide ColomboROMA

pCon il “pacchetto pensioni” che il Governo sta preparando per la prossima legge di Bilancio arriverà una nuova forma di fles­sibilità nell’utilizzo delle presta­zioni  pensionistiche  comple­mentari rispetto alla maturazio­ne dei requisiti della pensione di base. Per i lavoratori che a genna­io avranno i maturato requisiti per accedere all’Ape, l’anticipo pensionistico con finanziamen­to bancario assicurato, potranno scegliere, in alternativa o come forma di parziale di copertura fi­nanziaria della stessa Ape, una Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) beneficiando di una tassazione agevolata e che oscilla tra il 15 e il 9%.

La Rita consentirà di percepirela rendita in anticipo rispetto allapensione obbligatoria a lavora­tori con 63 anni di età e almeno 20di contributi che sono senza con­tratto al momento della richiesta 

contando su una tassazione so­stitutiva più leggera per coloro che hanno un’iscrizione di più lungo corso a un fondo pensione integrativo. In particolare l’ipo­tesi è di uno sgravio dello 0,3% per ogni anno di iscrizione a un fondo superiore a 15 anni, con unatassazione sostitutiva che può scendere fino al 9% contro l’at­tuale 23% previsto per gli anticipimotivati da esigenze diverse dal­le cure sanitarie o dalle spese per la prima casa (casi in cui il prelie­vo è al 15%). Nel caso di prestazio­ne pensionistica complementa­re associata alla pensione di base l’aliquota  marginale  è  invece quella prevista dallo scaglione Ir­pef di appartenenza. 

In questo modo Rita divente­rebbe un’opzione stabile su cui i lavoratori possono contare per integrare il loro reddito negli an­ni di passaggio alla pensione, conla certezza che una volta ottenutala rendita anticipata essa sarà cu­mulabile (come lo sarà la stessa Ape) con eventuali nuovi redditi da lavoro.

Ad annunciare il nuovo stru­mento è stato Stefano Patriarca, consigliere economico della Pre­sidenza del consiglio e tra i tecnicisenior che affiancano il sottose­gretario  Tommaso  Nannicini. 

«Non è possibile ridurre l’età pen­sionabile, ma è possibile interve­nire con il sostegno privato» ha af­fermato Patriarca intervenendo al convegno milanese di Itinerari previdenziali. «Per rilanciare la previdenza integrativa ­ ha poi ag­giunto ­ una delle idee è di trovaredegli spazi nuovi, attraverso stru­menti come Rita, che consente di far scegliere, a chi ha una previ­denza integrativa, di non aspetta­re la pensione pubblica per avere una rendita, ma di avere una sortadi reddito ponte, prima di arrivarealla pensione, che consenta alle persone di uscire prima dal lavo­ro».

Questa ulteriore flessibilità dianticipo della rendita pensionisti­ca complementare va oltre le mi­sure già previste nel Ddl concor­renza che il Senato dovrebbe ap­provare in via definitiva entro finemese. In quel testo si prevedono due cose: 1)la possibilità di acce­dere in via anticipata alla rendita per i disoccupati di lungo corso (almeno 24 mesi); 2) la facoltà di destinare anche solo una parte delTfr alla previdenza complemen­tare sulla base di intese collettive. Due misure che il presidente dellaCovip, Mario Padula, ha segnalatocon interesse in occasione della Relazione annuale della Commis­sione di vigilanza sui fondi pensio­ne perché vanno nella direzione della necessaria evoluzione di un sistema, quello della previdenza complementare, fermo a 7,2 mi­lioni di iscritti (+12,1% sul 2014) ma che scendono a 5.441.868 se dal to­tale si scomputano circa 1,8 milio­ni di lavoratori che hanno smesso di versare i contributi. Con la mag­giore flessibilità introdotta con Rita l’adesione a un fondo pensio­ne diventerebbe interessante an­che per un lavoratore che si trovi a10 o 15 anni dal pensionamento, vi­sto che l’anticipo della rendita ver­rebbe reso stabile. La platea inizia­le dei beneficiari di Rita sarebberointanto quella parte dei 350mila la­voratori indicata dal Governo per i prossimi tre anni che ha già aderi­to a un fondo pensione.

Ieri intanto il ministro del lavo­ro, Giuliano Poletti, ha affermatoche il Governo intende portare il finanziamento del reddito di in­clusione attiva a 1,5 miliardi. Per la lotta alla povertà «c’è già un mi­liardo previsto per il 2017 e lavo­riamo perché, a conclusione del­l’attuale fase, quando entrerà in vigore il reddito d'inclusione, ci siano 1,5 miliardi. Con queste ri­sorse stimiamo di poter arrivare a tutte le famiglie povere con mi­nori a carico» ha spiegato Poletti a margine del tavolo di confrontocon i sindacati. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL MINISTRO POLETTIPer la lotta alla povertà «c’è un miliardo per il 2017 e lavoriamo perché, quando entrerà in vigoreil reddito d’inclusione, ci siano 1,5 miliardi»

La Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) consentirà di percepire una rendita in anticipo rispetto alla pensione obbligatoria a lavoratori senza contratto con 63 anni di età e almeno 20 di contributi contando su una tassazione sostitutiva più leggera per coloro che hanno un’iscrizione di più lungo corso a un fondo pensione integrativo. In particolare l’ipotesi è di uno sgravio dello 0,3% per ogni anno di iscrizione a un fondo superiore a 15 anni, con una tassazione sostitutiva che può scendere fino al 9%

RITA

Tutte le misure per previdenza e welfare

Si potrà andare in pensione fino a 3,7 anni prima grazie all’anticipo pensionistico (Ape),che sarà finanziato con un prestito, erogato dalle banche e restituito dall’interessato in 20 anni a rate. In questo modo l’operazione impatterà in modo limitato sui conti dello Stato (circa 600 milioni). Il taglio sulla pensione determinato dalla rata del prestito da restituire dovrebbe essere attutito tramite detrazioni per le persone più in difficoltà (in primis disoccupati di lungo corso) e dovrebbe essere a carico delle aziende in caso di pensionamenti per ristrutturazione

APE

Attualmente per chi ha versato i contributi previdenziali in più gestioni c’è la possibilità di ricongiungerli in una sola andando in pensione con le regole e il trattamento economico applicate dalla gestione in cui viene fatto confluire tutto. Operazione che però comporta oneri fino a 30­40mila euro per il lavoratore, sulla base di età, reddito e contributi da “spostare”. Il governo sta valutando l’ipotesi di renderla gratuita, sia per il trattamento di vecchiaia che per quello anticipato. Si tratterebbe di un’opzione con caratteristiche simili in parte al cumulo e alla totalizzazione già esistenti

RICONGIUNZIONI

La cancellazione della pensione di anzianità e l’adeguamento dei minimi contributivi e anagrafici introdotti nel 2012 hanno penalizzato i lavoratori precoci, quelli che hanno iniziato l’attività prima di aver raggiunto i 18 anni di età. L’intervento al quale sta lavorando il governo prevede il riconoscimento di un bonus sui contributi di 3 o 4 mesi per ogni anno di lavoro svolto da minorenni. A oggi questi lavoratori possono accedere alla pensione anticipata con regole standard che attualmente richiedono almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età

PRECOCI

Il governo, anche attraverso alcune semplificazioni, punta a rendere più facile l’accesso alla pensione per chi svolge attività particolarmente pesanti o lavora di notte (attività complessivamente indicate come “usuranti”). Per essi è possibile andare in pensione con il sistema delle “quote”, cioè la somma di età e contributi(quest’anno la quota dev’essere almeno di 97,6 con una soglia minima di 61 anni e 7 mesi e almeno 35 anni di contributi). I paletti da rispettare sono tali da disincentivare questa soluzione, anche perché a volte si arriva prima alla pensione anticipata “standard”

USURANTI

Tra le opzioni per rafforzare gli assegni dei pensionati una riguarda i soggetti con più di 64 anni che hanno un reddito inferiore a una determinata soglia, ai quali attualmente viene riconosciuto un importo aggiuntivo della pensione, la cosiddetta 14esima. Per il 2016, il reddito annuale di riferimento è di 9.786,86 euro lordi (1,5 volte il trattamento minimo) e l’importo della 14esima oscilla tra 336 e 504 euro in base agli anni di contributi che si sono versati. Due le ipotesi allo studio: aumentare l’importo del reddito di riferimento (la platea) o incrementare il valore delle 14esime

QUATTORDICESIMA

Per incrementare il potere d’acquisto dei pensionati meno abbienti potrebbe essere allargato il bacino della no tax area, in cui oggi rientrano i pensionati under 75 e con reddito fino a 7.750 euro e quelli più anziani con assegni annuali non superiori a 8mila. Già quest’anno, con la legge di Stabilità, si è ampliata la no tax area dei pensionati. Questo intervento non si dovrebbe sovrapporre a quello sulle quattordicesime in quanto i destinatari coincidono solo in parte. In alternativa c’è l’ipotesi di rafforzare le pensioni minime magari sulla base del reddito familiare

NO TAX AREA

Sul tavolo del Governo anche il dossier contrasto alla povertà. Con la prossima legge di Bilancio si punta ad aumentare il budget per il reddito di inclusione attiva a 1,5 miliardi. «Con queste risorse ­ ha spiegato ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ­ stimiamo di poter arrivare a tutte le famiglie povere con minori a carico».Quest’anno le risorse sono state pari a 1,2 miliardi mentre per il 2017 è gia prevista la dotazione di 1 miliardo. Intanto dal 2 settembre è operativo il sostegno di inclusione attiva, misura ponte di che serve a traghettare al reddito d'inclusione, di portata più ampia

POVERTÀ

Legge di stabilità.

Renzi: aiuto a minime,adegueremo i salari pubblici,sgravi alle partite Ivap