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4 Il Sole 24 OreMercoledì 7 Settembre 2016 N. 246
Le vie della ripresa
di Federica Micardi
Icapitali previdenziali sono allaricerca di nuove asset class. Irendimenti dei Fondi pensione
e delle fondazioni bancarie nel 2015sono ancora in calo, anche se si mantengono su livelli superiori ai cosiddetti rendimenti obiettivo: inflazione (zero), media quinquennale del Pil (0,5) e rivalutazione del Tfr (1,2). È quanto emerge dalla fotografia sul mondo dei patrimoni previdenziali fatta da Itinerari previdenziali nel terzo report annuale dal titolo «Gli investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori dei patrimoni previdenziali per l’anno 2015» presentato ieri a Milano.
Gli investitori istituzionali equindi fondi negoziali, fondazioni bancarie e Casse di previdenza dei professionisti, hanno e un patrimonio di oltre 216 miliardi di euro, che sale a 262 miliardi il 16% del Pil se si aggiungono i fondi pensioni aperti, i Pip e i fondi e le casse di assistenza sanitaria. Un patrimonio in crescita costante (+ 88,15% dal 2004
al 2015), alimentato con 18 miliardi l’anno. Al netto di dividendi e prestazioni le nuove entrate versate dagli oltre 7 ,2 milioni di iscritti sono state nell’anno passato 8,58 miliardi. Un enorme flusso di denaro che oggi cerca nuove forme di investimento. Una ricchezza che sta attirando anche in Italia, come già
accaduto all'estero, l’attenzione della politica e della finanza.
Sono oramai due anni che i rendimenti sono in contrazione, e mette in guardia Gian Luigi Costanzo del Cda della Fondazione Cariplo «con più del 50% dei titolidi Stato a rendimento negativo si sta assistendo alla più grande bolla obbligazionaria della storia», una
bolla che non è chiaro dove porterà. Insomma l’investimento in obbligazioni, che fino ad oggi era considerato tra i più sicuri (i fondi negoziali hanno investito il 67,41% delpatrimonio in obbligazioni, i fondi pensione preesistenti più del 20% ele Casse di previdenza il 19%), non dà più le granitiche certezze di una volta e al momento non si vedono degni sostituti. In questo scenario di incertezza diffusa, dove, la politica monetaria spinta messa in campo dalla Ue non sta portando i risultati desiderati, si guarda con crescente interesse a investimenti nell’economia reale. Non mancano però le perplessità, aggravate datentativi recenti e passati che non hanno dato i risultati sperati.
Basta pensare al recente tentativo di coinvolgere le Casse di previdenza dei professionisti nel Fondo Atlante, «un’operazione afferma il presidente di Cassa dottori commercialisti, Renzo Guffanti che non ha tenuto conto del fatto che noi Casse abbiamo tempi, modi e selezioni particolari; esistono dinamiche e problematiche di siste
ma che dobbiamo rispettare. La Cnpadc, per esempio, sulle scelte di investimento chiede un parere favorevole a un advisor internazionale, che richiede tempo». Per Atlante, invece, i tempi erano ristretti e sul piatto è finita una commistione di elementi che andavano ben oltre il tipo di investimento che veniva proposto. Altro tentativo di coinvolgere il patrimonio di Casse e Fondi venne fatto nel 2010 con l’housing sociale. Cassa dottori commercialisti ha impegnato su quel progetto 20 milioni ma al momento ne sono stati chiamati solo sei . Gli esperimenti fatti in passato,sono stati maldestri, ma come sottolinea Alberto Brambilla, presidente del centro studi di Itinerari previdenziali, «questo è un anno disvolta perché gli investimenti tradizionali non garantiscono più i rendimenti necessari ».
Una leva importante potrebbearrivare dal G20, a cui sarà presentata una proposta anticipata ieri dalpresidente di Astrid, Franco Bassanini, che invita l’Europa ad avviare un piano di garanzie per chi investenell’economia reale del paese. Unaleva importante dato che ieri da piùparti è stato detto che la leva fiscaleè sì interessante, ma il vero ostacolo ad investire in infrastrutture è il rischio considerato troppo alto peril capitale previdenziale.
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Il calo-rendimenti fa crescerel’appeal dell’economia reale
FOCUS. GLI INVESTITORI ISTTUZIONALI
I NUMERIIl patrimonio ammonta a 262 miliardi di eurocon entrate annuali pari a 18 miliardi Gli iscritti sono 7,2 mln
Sanità. Le regioni frenano sui nuovi livelli di assistenza oggi in Conferenza: c’è il rischio che l’aumento dei fondi sia dimezzato
Sanità, tensione su taglio fondi e LeaRoberto TurnoROMA
pI governatori tengono alta la guardia, i sindacati sono in fibrillazione, le imprese e tutti i produttori e fornitori di beni e di servizi ad asl e ospedali stanno col fiato sospeso, partiti e Parlamento vigilano e fanno un pressing e un tifo finora solo apparentemente silenzioso. Perché 2 miliardi o solo 1 miliardo in più (se vabene) per la sanità pubblica nel 2017, fanno una grossa differenza.Di possibili investimenti o di calma piatta, di rapporto spesa/pil stabile o addirittura in diminuzione, con tutte le conseguenze del caso.
È così ancora una volta la questione della dotazione del Fondo sanitario nazionale, il rebus di base, quello che si trascina dietro qualsiasi ipotesi di soluzione alle tante (troppe) partite aperte sul Servizio sanitario nazionale che caratterizzeranno l’autunno. A cominciare dunque dalla partita delle partite, la legge di Bilancio 2017. La “madre di tutte le leggi”, la ex Finanziaria ed ex Stabilità, sarà ancora una volta, e inevitabilmente, la madre delle scelte che saranno prese in materia sanitaria. Almeno 20 partite aperte,
tutte di peso, squadernate sui tavoli del Governo. Il labirinto dei medici e di tutto il personale dipendente e convenzionato tra contratti e precari, i farmaci in cerca di nuova governance (e di ripiani col payback per le industrie), gli investimenti che latitano ma che servono come il pane come ha dimostrato il terremoto del 24 agosto, la spending review
che avanza ma mai abbastanza, gli ospedali al bivio per tenere in nero i conti, il dramma delle cronicità e della non autosufficienza.Tutte partite che ne sommano dentro delle altre ancora, come una matrioska. Per non dire delletre leggi attese con trepidazione da tanti: il rischio clinico per i medici, gli Ordini e gli albi nuovi di zecca, le farmacie che saranno acquisite dalle società di capitali (il 20% al massimo per regione
per ogni catena che decida di farlo) col Ddl concorrenza. Abbastanza per mettere in fibrillazione le categorie.
E infatti. Ecco così gli occhipuntati sulla consistenza dei fondi per l’anno prossimo. Il Def per il 2017 dice 113 mld, 2 in più di quest’anno. L’asticella che la ministra Beatrice Lorenzin da tempo ripete essere necessaria e per la quale si sta battendo. Fatto sta chel’Economia frena, stretta tra tantepromesse, una crescita che non c’è e un pil che indurrà a rivedere le previsioni del Def. Non a caso tra le Regioni, forse avvertite del pericolo concreto, comincia a circolare un’altra verità: l’aumento dei fondi, se ci sarà, potrebbe essere solo di 1 miliardo. Un miliardo in meno del previsto, con tutte quelle grane sul tavolo da risolvere. Col rischio di ripetere il balletto di un anno fa: sarà 1 mld in meno o 1 in più?
Intanto e non a caso proprioieri dalla commissione Salute delle regioni è partita una richiesta ai governatori: è «necessario»che nell’intesa alle porte sui Lea (Livelli essenziali) che oggi i governatori sono chiamati a sdoganare in Conferenza Statoregioni «vengano richiamate le risorse
quantificate in 113,063 mld per il 2017 e in 114,998 mld per il 2018 e confermate dalla prossima legge di Bilancio per il 2017». Appunto.
Una richiesta perentoria chesaranno i governatori a girare stamane al Governo. Come dire: «no 2 mld in più, no Lea». Per il Governo non sarà facile dare unarisposta immediata. E sugli stessiLea che arriveranno al traguardo e saranno applicati con abbondante ritardo, anche perché devono andare al parere del Parlamento i governatori sono prontia frenare. La richiesta sarà di «una graduale applicazione» perle nuove prestazioni, a partire dall’adroterapia, e un contemporaneo delisting delle «prestazioni obsolete», con una valutazione entro i primi mesi del 2017 degli effetti del provvedimento in tutta Italia.
Mentre l’Economia tira il frenoe mette in chiaro: serve nel provvedimento una clausola finanziaria per gli aggiornamenti dei tariffari per la governance farmaceutica, la specialistica ambulatoriale e la protesica. Forse per l’Economia i 2 mld in più per il 2017 non sono esattamente scontati.
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Pensione, integrativa anticipata con sgravioIl governo studia la possibilità di concedere la Rita con un’aliquota massima del 15%
Davide ColomboROMA
pCon il “pacchetto pensioni” che il Governo sta preparando per la prossima legge di Bilancio arriverà una nuova forma di flessibilità nell’utilizzo delle prestazioni pensionistiche complementari rispetto alla maturazione dei requisiti della pensione di base. Per i lavoratori che a gennaio avranno i maturato requisiti per accedere all’Ape, l’anticipo pensionistico con finanziamento bancario assicurato, potranno scegliere, in alternativa o come forma di parziale di copertura finanziaria della stessa Ape, una Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) beneficiando di una tassazione agevolata e che oscilla tra il 15 e il 9%.
La Rita consentirà di percepirela rendita in anticipo rispetto allapensione obbligatoria a lavoratori con 63 anni di età e almeno 20di contributi che sono senza contratto al momento della richiesta
contando su una tassazione sostitutiva più leggera per coloro che hanno un’iscrizione di più lungo corso a un fondo pensione integrativo. In particolare l’ipotesi è di uno sgravio dello 0,3% per ogni anno di iscrizione a un fondo superiore a 15 anni, con unatassazione sostitutiva che può scendere fino al 9% contro l’attuale 23% previsto per gli anticipimotivati da esigenze diverse dalle cure sanitarie o dalle spese per la prima casa (casi in cui il prelievo è al 15%). Nel caso di prestazione pensionistica complementare associata alla pensione di base l’aliquota marginale è invece quella prevista dallo scaglione Irpef di appartenenza.
In questo modo Rita diventerebbe un’opzione stabile su cui i lavoratori possono contare per integrare il loro reddito negli anni di passaggio alla pensione, conla certezza che una volta ottenutala rendita anticipata essa sarà cumulabile (come lo sarà la stessa Ape) con eventuali nuovi redditi da lavoro.
Ad annunciare il nuovo strumento è stato Stefano Patriarca, consigliere economico della Presidenza del consiglio e tra i tecnicisenior che affiancano il sottosegretario Tommaso Nannicini.
«Non è possibile ridurre l’età pensionabile, ma è possibile intervenire con il sostegno privato» ha affermato Patriarca intervenendo al convegno milanese di Itinerari previdenziali. «Per rilanciare la previdenza integrativa ha poi aggiunto una delle idee è di trovaredegli spazi nuovi, attraverso strumenti come Rita, che consente di far scegliere, a chi ha una previdenza integrativa, di non aspettare la pensione pubblica per avere una rendita, ma di avere una sortadi reddito ponte, prima di arrivarealla pensione, che consenta alle persone di uscire prima dal lavoro».
Questa ulteriore flessibilità dianticipo della rendita pensionistica complementare va oltre le misure già previste nel Ddl concorrenza che il Senato dovrebbe approvare in via definitiva entro finemese. In quel testo si prevedono due cose: 1)la possibilità di accedere in via anticipata alla rendita per i disoccupati di lungo corso (almeno 24 mesi); 2) la facoltà di destinare anche solo una parte delTfr alla previdenza complementare sulla base di intese collettive. Due misure che il presidente dellaCovip, Mario Padula, ha segnalatocon interesse in occasione della Relazione annuale della Commissione di vigilanza sui fondi pensione perché vanno nella direzione della necessaria evoluzione di un sistema, quello della previdenza complementare, fermo a 7,2 milioni di iscritti (+12,1% sul 2014) ma che scendono a 5.441.868 se dal totale si scomputano circa 1,8 milioni di lavoratori che hanno smesso di versare i contributi. Con la maggiore flessibilità introdotta con Rita l’adesione a un fondo pensione diventerebbe interessante anche per un lavoratore che si trovi a10 o 15 anni dal pensionamento, visto che l’anticipo della rendita verrebbe reso stabile. La platea iniziale dei beneficiari di Rita sarebberointanto quella parte dei 350mila lavoratori indicata dal Governo per i prossimi tre anni che ha già aderito a un fondo pensione.
Ieri intanto il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ha affermatoche il Governo intende portare il finanziamento del reddito di inclusione attiva a 1,5 miliardi. Per la lotta alla povertà «c’è già un miliardo previsto per il 2017 e lavoriamo perché, a conclusione dell’attuale fase, quando entrerà in vigore il reddito d'inclusione, ci siano 1,5 miliardi. Con queste risorse stimiamo di poter arrivare a tutte le famiglie povere con minori a carico» ha spiegato Poletti a margine del tavolo di confrontocon i sindacati.
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IL MINISTRO POLETTIPer la lotta alla povertà «c’è un miliardo per il 2017 e lavoriamo perché, quando entrerà in vigoreil reddito d’inclusione, ci siano 1,5 miliardi»
La Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) consentirà di percepire una rendita in anticipo rispetto alla pensione obbligatoria a lavoratori senza contratto con 63 anni di età e almeno 20 di contributi contando su una tassazione sostitutiva più leggera per coloro che hanno un’iscrizione di più lungo corso a un fondo pensione integrativo. In particolare l’ipotesi è di uno sgravio dello 0,3% per ogni anno di iscrizione a un fondo superiore a 15 anni, con una tassazione sostitutiva che può scendere fino al 9%
RITA
Tutte le misure per previdenza e welfare
Si potrà andare in pensione fino a 3,7 anni prima grazie all’anticipo pensionistico (Ape),che sarà finanziato con un prestito, erogato dalle banche e restituito dall’interessato in 20 anni a rate. In questo modo l’operazione impatterà in modo limitato sui conti dello Stato (circa 600 milioni). Il taglio sulla pensione determinato dalla rata del prestito da restituire dovrebbe essere attutito tramite detrazioni per le persone più in difficoltà (in primis disoccupati di lungo corso) e dovrebbe essere a carico delle aziende in caso di pensionamenti per ristrutturazione
APE
Attualmente per chi ha versato i contributi previdenziali in più gestioni c’è la possibilità di ricongiungerli in una sola andando in pensione con le regole e il trattamento economico applicate dalla gestione in cui viene fatto confluire tutto. Operazione che però comporta oneri fino a 3040mila euro per il lavoratore, sulla base di età, reddito e contributi da “spostare”. Il governo sta valutando l’ipotesi di renderla gratuita, sia per il trattamento di vecchiaia che per quello anticipato. Si tratterebbe di un’opzione con caratteristiche simili in parte al cumulo e alla totalizzazione già esistenti
RICONGIUNZIONI
La cancellazione della pensione di anzianità e l’adeguamento dei minimi contributivi e anagrafici introdotti nel 2012 hanno penalizzato i lavoratori precoci, quelli che hanno iniziato l’attività prima di aver raggiunto i 18 anni di età. L’intervento al quale sta lavorando il governo prevede il riconoscimento di un bonus sui contributi di 3 o 4 mesi per ogni anno di lavoro svolto da minorenni. A oggi questi lavoratori possono accedere alla pensione anticipata con regole standard che attualmente richiedono almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età
PRECOCI
Il governo, anche attraverso alcune semplificazioni, punta a rendere più facile l’accesso alla pensione per chi svolge attività particolarmente pesanti o lavora di notte (attività complessivamente indicate come “usuranti”). Per essi è possibile andare in pensione con il sistema delle “quote”, cioè la somma di età e contributi(quest’anno la quota dev’essere almeno di 97,6 con una soglia minima di 61 anni e 7 mesi e almeno 35 anni di contributi). I paletti da rispettare sono tali da disincentivare questa soluzione, anche perché a volte si arriva prima alla pensione anticipata “standard”
USURANTI
Tra le opzioni per rafforzare gli assegni dei pensionati una riguarda i soggetti con più di 64 anni che hanno un reddito inferiore a una determinata soglia, ai quali attualmente viene riconosciuto un importo aggiuntivo della pensione, la cosiddetta 14esima. Per il 2016, il reddito annuale di riferimento è di 9.786,86 euro lordi (1,5 volte il trattamento minimo) e l’importo della 14esima oscilla tra 336 e 504 euro in base agli anni di contributi che si sono versati. Due le ipotesi allo studio: aumentare l’importo del reddito di riferimento (la platea) o incrementare il valore delle 14esime
QUATTORDICESIMA
Per incrementare il potere d’acquisto dei pensionati meno abbienti potrebbe essere allargato il bacino della no tax area, in cui oggi rientrano i pensionati under 75 e con reddito fino a 7.750 euro e quelli più anziani con assegni annuali non superiori a 8mila. Già quest’anno, con la legge di Stabilità, si è ampliata la no tax area dei pensionati. Questo intervento non si dovrebbe sovrapporre a quello sulle quattordicesime in quanto i destinatari coincidono solo in parte. In alternativa c’è l’ipotesi di rafforzare le pensioni minime magari sulla base del reddito familiare
NO TAX AREA
Sul tavolo del Governo anche il dossier contrasto alla povertà. Con la prossima legge di Bilancio si punta ad aumentare il budget per il reddito di inclusione attiva a 1,5 miliardi. «Con queste risorse ha spiegato ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti stimiamo di poter arrivare a tutte le famiglie povere con minori a carico».Quest’anno le risorse sono state pari a 1,2 miliardi mentre per il 2017 è gia prevista la dotazione di 1 miliardo. Intanto dal 2 settembre è operativo il sostegno di inclusione attiva, misura ponte di che serve a traghettare al reddito d'inclusione, di portata più ampia
POVERTÀ
Legge di stabilità.
Renzi: aiuto a minime,adegueremo i salari pubblici,sgravi alle partite Ivap