Pentagramma 1 2016

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    pe n tagramma

    pentagramma – base della coscienza dell’anima

    p e r m

    e m b r i , a l l i e v i e

    a m i c i –

    l e c t o r i u m r o s i c r u c i a n u m

    i m e a n d r i d e l m o n d o d e l l ’ a n i m a

    s e g n a l

    i p e r u n v

    i a g g i o

    t e r r e s

    t r e e c

    o s m i c o

    p o s s i b i l i t à : c o m

    e i n a l t o c o s ì i n b a s s o – i l m

    i r a c o l o d e l q u o t i d i a n o

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    “Rinnovamento” è una parola chiave, in ogni caso dovrebbe esserlo per iRosacroce. L’uomo spirituale opera ogni giorno al piano potente e gran-dioso di riconciliazione di se stesso con il suo regno interiore. Lo fa conl’aiuto del sof o incommensurabile dell’Eternità che lavora in lui.

    Se per caso egli si volta per controllare il risultato, è solo per migliorareil suo modo di lavorare. Né il passato né il fatto di avere un obiettivo bendefinito sono determinanti. Per la coscienza dell’anima liberata, il pas-sato gnostico è un gioiello, e il futuro una certezza che brilla nelpresente. La Rosacroce sintonizza la forza motrice delle sue azioni colbattito del cuore del momento – l’eterno presente – e dedica all’Eternitàil frutto del suo lavoro.Conta solo il rinnovamento, la volontà di utilizzare in ogni momento la

    forza dell’origine, a prescindere dall’esperienza, dal soggettivo; perciò,l’ispirazione è necessaria. L’ispirazione è spirituale, ci innalza al di sopra dnoi stessi. L’ispirazione è un impulso che diviene realtà quando può convi-vere con un’attitudine personale. Il nuovo Pentagramma è il risultato di untale impulso. La sua fonte è il campo di forza della Scuola della Rosacrocela qualità degli allievi determina la forza e il carattere del suo contenuto.Con questo numero del Pentagramma inizia un duplice cambiamento. Larivista sarà ora pubblicata quattro volte l’anno. Allo stesso tempo, stiamo

    lavorando su una versione digitale compatibile con i tablet, i PC e gli smar-tphone, e sarà presto disponibile.Questo editoriale vuole anche rivolgere un appello a voi tutti: inviateci ivostri contributi, i vostri pensieri ispirati, i vostri articoli e le vostre ri es-sioni. Questo è il nostro indirizzo e-mail: [email protected] sforzeremo di rispecchiare più che mai il lavoro della nostra ScuolaSpirituale nel mondo, af nché, anche in questa forma, siano conosciutele possibilità della nuova anima rinata, e ci auguriamo che il

    Pentagramma possa far risuonare la vita dei Rosacroce nel mondo intero.

    2016 numero 1 pentagramma

    CopertinaAll’orizzonte, nuove spiagge si presentano. Nelle opere diCindy Patrick si affaccia sempre un elemento stravagante cheesprime in modo commovente la ricerca di una coscienzaparticolare della realtà, che a prima vista potrebbe sembrarealienante.

    © Cindy Patrick Photography.http://www.cindypatrick.com

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    Sommario

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    La sede dell’anima Jan van Rijckenborgh

    La salute

    Quando la parola si sacrica

    Di ciò che è indicibile

    L’impostura

    L’umanità ingannata

    Il denaro, gli arconti e gli eoni Ad Broere

    Un mondo sostenibile è ancora possibile?Frans Spakman

    Cronaca L’istinto di essere buoni

    Un processo limitato

    La Via Regale

    Il grande Amico di Dio dalle regioni dell’Alto

    J.P. Wils

    Il tango delle contraddizioni

    Cronaca Resistere ci obbliga a lavorare su noi stessi

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    Il pensiero lucido di Jan van Rijckenborgh e il suo grande amore per l’umanità lo condussero a fondare, conCatharose de Petri, una moderna scuola di trasformazione della coscienza: il Lectorium Rosicrucianum.L’idea di partenza era che colmare le lacune concernenti le conoscenze situate sullo sfondo dell’esistenzacostituisce un lievito per attenuare la sofferenza del mondo.

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    Aquesto primo stadio dellaTras gurazione, il cuore e latesta hanno dunque subitoun evidente cambiamento. Icandidati così equipaggiati

    sono condotti verso una porta che Cri-stiano Rosacroce non ha ancora mai vistoaperta e che dà accesso alla scala regale,una scala a chiocciola con 365 gradini. Laporta di questa scala si apre sempredavanti al candidato il cui stato d’esserepuò essere de nito mercuriano. Nelnumero 365 riconosciamo, infatti, ilnumero di Mercurio, un numero cheevoca una forza e un’attività mercuriane,uno stato mercuriano. Mercurio,chiamato a giusto titolo il messaggerodegli dei, esige – come necessità vitale –che l’Anima si unisca alle radiazioni delloSpirito, af nché, uniti, possano manife-starsi nel corpo sico e attraverso di esso.

    Quando la forza dell’Anima si allea allaforza dello Spirito, qualcosa si apre nelpiù profondo della natura umana, ma ènecessario che questa apertura abbialuogo nel senso del vero tirocinio gno-stico. Mercurio è sempre stato il grandesimbolo dell’iniziazione; la Luna, il sim-bolo dell’Anima; il Sole, il simbolo delloSpirito; la Croce, il simbolo della materia.Il cammino del tirocinio è il cammino dicroce del non-io, in totale resa di sé, ilcammino di croce di Giovanni: «Non io,ma l’Altro in me. Egli deve crescere e iodevo diminuire». L’essere umano chepercorre questo cammino conquistal’Anima e poi lo Spirito. Se si apre un po’all’Anima, riceverà anche lo Spirito. Subi-sce la prova dei sette pesi. I sette pesisono rimessi al loro posto. Nella sua testa,l’Acqua Viva inonda le sette sorgenti dicoscienza ed egli non può far altro che

    Dall’inizio e no alle sue ultimeconferenze, J. van Rijckenborghnon cessò di porre Le Nozze

    Alchemiche di Cristiano Rosa-croce (1459) al centro dellanostra attenzione e ne rivelò inumerosi livelli di lettura, comealtrettante chiavi nascoste.

    La sede dell’anima

    La mattina delQuarto Giorno Cristiano Rosacroce riceve i nuovi abitid’oro e anche gli ornamenti del Vello d’Oro, prova che il nuovo abitoeterico ha influenzato il cuore e che lo sterno manifesta un irradia-mento e un funzionamento nuovi. Quando lo Spirito entrerà nelle settecavità cerebrali, avverrà la stessa cosa per il cuore, poiché esso è instretto contatto con la testa. Come la forza dell’anima, tramite il cuore,ha provocato l’apertura del pensiero, ora è l’apporto del nuovo pensieroa far funzionare il cuore in modo nuovo.

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    bere quest’Acqua, quindi vivere e agirecon Essa. Immediatamente comincia ilprocesso della Tras gurazione, è l’inizio

    della fase mercuriana, che comporta treaspetti: lo Spirito, l’Anima e il corpo.Sarebbe meglio dire: l’Anima, lo Spirito eil corpo, poiché, in questo processo,viene prima l’Anima. È la Sposa ad atten-dere lo Sposo. Quando l’Anima, lo Spiritoe il corpo si uniscono l’uno all’altro e ilcandidato diviene il vivente simbolo di

    Mercurio, si apre la scala a chiocciola,l’unico passaggio regale diretto tra la testae il cuore, di cui il chakra del cuorediviene la porta aperta.Prima di proseguire, ripetiamo che, nel-l’essere ordinario della natura, lacoscienza ha sede nel cuore e nella testa,il candelabro della coscienza brucia nelcuore e nella testa, e che vi è una sorta didivorzio tra questi due aspetti dellacoscienza. Non si può parlare di unità,poiché le ragioni e le considerazioni delcuore sono, in genere, assolutamentediverse da quelle della testa. E poiché ilcuore è in collegamento diretto con ilcorpo astrale, esso esercita un potentedominio sulla testa; per questo si dice:«Quello che il cuore non vuole, nonentra nella testa». Dal momento chenell’essere nato dalla natura il fattoreastrale “cuore”, cioè l’anima naturale,gioca il ruolo principale, la coscienzacerebrale, alimentata dal uido astraledelle sette cavità cerebrali, gioca soltantoil ben noto ruolo intellettuale; di conse-guenza, i vari centri cerebrali siaccordano perfettamente allo stato natu-rale e niscono per cristallizzarsi, alpunto che ogni cambiamento divieneimpossibile e l’interessato deve piegarsisotto il peso delle malattie, della miseria edella sofferenza. Infatti l’intelligenza, coni principi intellettuali che si dà, non puòpiù discernere nessun’altra via! In tal

    modo, gli esseri nati dalla natura prose-guono il loro cammino, dotati diun’anima nata dalla natura, nché non

    sopraggiunge la ne.All’inizio del Quarto Giorno appare unostato assolutamente diverso. Prima, non sitrattava di una vera manifestazione diMercurio. Nell’essere umano nato dallanatura, il santuario della testa è un tem-pio che il cuore, cioè gli istinti naturali,profanano completamente. Quanto all’in-

    telligenza, è occupata unicamente arisolvere i problemi dell’auto-conserva-zione e della lotta per l’esistenza.Quando la loso a ermetica consideral’essere umano nato dalla natura unuomo-animale, cioè un essere dotato divita e null’altro, ha pienamente ragione.Ma nello stato d’essere descritto dal pas-saggio analizzato qui, il cuore, conl’abbandono totale di ogni desiderioistintivo, ha riscattato la sua colpa fonda-mentale verso la testa. Il cuore si è apertosotto l’effetto dei sette raggi del Cuorecentrale del microcosmo. L’anima vienerinnovata, una nuova nube astrale sidispiega nel campo di respirazione e loSpirito può toccare il candelabro a settebracci del santuario della testa. Il sacri -cio del sangue ha aperto con la forza ilcammino verso l’alto.Ed ecco che si apre una nuova porta; siinstaura un equilibrio tra il cuore e latesta, tra l’Anima e lo Spirito. Infattiquello che si trova nella testa si trova oraanche nel cuore e quello che si trova nelcuore si trova anche nella testa, il santua-rio superiore.Allora la Vergine Alchimia mette il candi-dato in grado di seguire, con il fuoco delserpente, il nuovo cammino verso l’alto.Egli sale i gradini sotto la guida di Alchi-mia. Arrivano così in cima, «sotto unavolta dipinta dove sono ricevuti da ses-santa vergini riccamente vestite».

    Avete certamente letto o sen-tito dire che la pineale, ilbraccio più alto del candela-

    bro, viene paragonato a unarosa o a un loto a sessantapetali. Comprendete alloracosa vuole mostrare questopassaggio. È la descrizionedel primo incontro del can-didato con il Re e la Regina,in presenza di tutti gli aspetti

    e di tutte le forze della suacoscienza.L’Anima ha la sede nel postoche le è stato assegnato perdisposizione divina, cioè nelsantuario superiore, vicino alRe, vicino allo Spirito. Questagrande vittoria dell’Anima èdi enorme importanza per ilcandidato. L’Anima è sottrattaal cuore, af nché le

    Il Vello d’Oro

    è il segnoche lo sternoè divenutoirradiante, che

    nuovi valoriabitano ilcuore e sonoormai attivi

    nella ragione

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    HAARLEM 19 APRILE 2015 – ALLOCUZIONE

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    Com’è diversa la situazione per una persona malata! La salute cimette le ali e anima la nostra vita; al contrario, quando siamomalati, diventiamo molto limitati. Siamo monopolizzati dalnostro malessere, perché quando certi segnali e sintomi com-paiono, siamo costretti a prestargli attenzione. E se la malattia

    è grave, non c’è spazio per nient’altro, perché richiede tutte le nostreforze. Dobbiamo chiedere aiuto. Quando un medico è lui stesso amma-lato, di solito è impotente. Non sorprende che i medici e il mondomedico facciano della malattia l’oggetto dei loro studi. La guarigionesigni ca soprattutto sollievo, la liberazione dalla malattia. Si è semprecelebrata come una vittoria perché dà, ai medici e ai pazienti – e forseanche ai farmacisti – la sensazione di aver risolto un enigma. Anche semolti problemi medici sono stati risolti – fatto ovviamente molto positivo– scopriremo che il vero mistero non è perché e come ci si ammala, mapiuttosto cos’è la “salute”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità hade nito questa parola in termini di “assenza di malattia”. Recentementeha però rivisto la de nizione, e ora parla di uno stato di completo benes-sere sico, mentale e sociale. Tuttavia, questa non è ancora la de nizionecorretta, anche se ciò è perlomeno sorprendente! Tant’è che nella nostrapercezione e consapevolezza, salute e malattia sono l’opposto l’una del-l’altra. Non ci sorprende quindi se, n dall’antichità, esistono due scuoledi medicina. In una ci si concentra sulla malattia, sui suoi sintomi e suimodi per combatterla. Nell’altra ci si concentra sulle forze rigeneratriciinnate dell’uomo e della natura. Nell’antica Grecia, la scuola che lottavacontro la malattia si trovava nella città di Knidos, sulla terraferma; mentrela scuola che si concentrava sull’auto-rigenerazione si trovava sull’isola diKos; dove il famoso medico Ippocrate era la guida. Quest’ultimo non siconsiderava un avversario dei combattenti della malattia, ma svelaval’anello mancante tra i rispettivi approcci.

    La saluteChi è sano non ci bada. Una buona salute, senza richi

    una particolare concentrazione, ci fornisce una natulibertà di azione. Questo ci dà la possibilità di sfrutt

    meglio il nostro tempo. Ma, a forza di prenderci curasacco di cose, ci dimentichiamo… la salute.

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    Naturalmente, in alcuni casi è necessariocombattere la malattia, in modo partico-lare nella sua fase acuta, ma ciò offre soloun equilibrio temporaneo. Inoltre, èimportante rendersi conto che non fac-ciamo un solo passo verso la salute. Chi siavvicina alla malattia in termini di lotta vaincontro a una serie di battaglie senza

    ne. Un giorno si ritroverà esausto, per-ché la vittoria è impossibile. Ippocratevedeva la malattia come espressione dellavita così come la conosciamo, comesiamo costretti a subirla. La malattia èl’altro polo della salute, che è necessariocorreggere, ciò sembra ovvio, ma inmodo diverso.Dobbiamo allora accettare passivamentetutto ciò che ci capita? E attenderepazientemente il concretizzarsi diun’eventuale guarigione, aspettando noa che, in modo naturale, si possa “staremeglio”?È questo ragionamento disperato chepone l’uomo sulla via della lotta. Equando la situazione sembra migliorare,e un equilibrio è ristabilito

    temporaneamente, medico e paziente sisiedono e si rilassano. Tuttavia, essi nonvedono – o danno per scontato – chel’uso delle armi abbia causato “danni col-laterali”; il problema è semplicementerimosso, e pertanto non è stato risolto. Avolte è solo molto più tardi che ce neaccorgiamo, e spesso il rapporto di causa-effetto non è ristabilito. La domandarimane: dobbiamo abbandonare de niti-vamente ogni lotta, ogni combattimento?Certamente no, dobbiamo innanzituttoproteggere l’organismo dai danni perma-nenti e dagli eccessi – nello stesso modoin cui nel nostro giardino proteggiamopiante vulnerabili contro le forti gelatesenza farne piante da serra. Allora: com-battere, se necessario, e favorire la salutedov’è possibile. Come la primavera ècelata in pieno inverno, così il ore deli-cato rimane al riparo nel suo germoglio

    ntanto che gela. Aspetta con pazienza,come la farfalla nel suo bozzolo, no ache il suo tempo non sia giunto. Ma ègiusto attendere... o è preferibile agirecon maggior ef cacia?

    Allo stesso tempo, la salutesembra sparire quando regnala febbre. Essa non è tuttaviaassente, ma agisce in segreto,in modo diverso e non menoimportante.Siamo così abituati a porre lasalute in contrapposizionealla malattia, che alla nesembra persino logico.Chiedete a chi ha una fortein uenza da diversi giorni acosa aspira di più! Chi dedicatempo allo studio dellamalattia e della salute, inmodo imparziale, scopre chela malattia è uno strumentodi vitalità e salute. È sempreun effetto di quella forzadinamica e misteriosa che cispinge a un equilibrio supe-riore, verso la vera armonia.Chi può riconoscere questonella propria situazione divita reagirà in modo diversonell’affrontare la malattia.

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    Lui o lei comprenderà naturalmente chechi è malato non soffre solamente, maanche – cosa molto più importante – cheè accompagnato. L’arte della guarigione,dell’autoguarigione, non signi ca arren-dersi alla sofferenza, accettare passivamente,ma nel lasciarsi guidare. Il “lasciarsi gui-dare” appare come un atteggiamentoconsapevole e dunque attivo. Laguarigione, nel senso di un processo cheporta alla vera armonia, non può essereassociata alla passività. Stagnazione signi-

    ca regressione, e la passività è legata allaresistenza. Collaborare è sempre un’atti-vità, un’azione intelligente che si svolgenella calma. Andare nel senso di tale pro-cesso esige di lasciare la presa,l’abbandono del vecchio e la rinuncia diciò che si è ricevuto geneticamente. Que-sto richiede una chiara comprensione deiprocessi vitali e delle logiche alla base deifenomeni, l’accettazione delle ragionid’essere della malattia, la quale vuolecondurci da qualche parte. Chi si ammalaspesso è tormentato dall’interrogativo:«Perché? Perché sta succedendo proprio a

    BURNING MAN-FESTIVAL (FESTIVAL DELL’UOMO TRA LE FIAMME)Queste foto riguardano una serie di sculture laser di HYBYCOZO che sono stateesposte al Festival Dell’Uomo tra le Fiamme, nel deserto Black Rock del Nevada(USA). HYBYCOZO (per iperspazio bypass centro abitato) è un progetto che operaall’intersezione tra scienza, tecnologia e cultura. Queste sculture sono ispirate dallibro Hitchhikers Guide to Galaxy (Guida per gli autostoppisti della Galassia) eriettono la passione di portare l’arte dell’installazione a un livello superiore per lasua concezione, tecnologia e geometria.© https://www.kickstarter.com/projects/hybycozo/hybycozo-the-hyperspace-bypass-construction-zone

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    me? Che cosa ho fatto di male, avreipotuto agire diversamente?» Le risposte aqueste domande si perdono nella molti-tudine dei fattori generatisi nel nostropassato. La ragione della malattia ci mettedirettamente di fronte a una possibilità,ci apre un cammino, il cammino dellavita. Su questo cammino la pazienza èuno strumento importante. Le personeattive spesso confondono la pazienza conla passività. Ma per essere veramentepazienti, quando moriamo dalla voglia diagire, abbiamo bisogno, oltre che dicomprensione, di forza e di perseveranza.Allo stesso modo, la vera guarigione nonpuò essere associata alla passività, nonpuò neanche essere una semplice lotta.Spesso si dice che la nostra salute è lanostra principale preoccupazione, ed ègiusto così, ma quando ci troviamo difronte alla malattia, cadiamo nel panico ericorriamo alle armi. In effetti, la medi-cina occidentale moderna confermaquesti timori. Inoltre, essa ha adottato ilprincipio del pieno controllo della vostrasalute. L’idea alla base di questo approccioè che un giorno tutto sarà risolto, tuttosarà scoperto, e l’uomo, come un Dio,deciderà della vita e della morte. Tuttavia,vediamo le contraddizioni che derivanoda questo approccio accumularsi sempredi più. L’attuale crescita delle conoscenzemediche è così veloce che il costo delleapplicazioni pratiche rischia di divenireinsostenibile. Rimanere aggiornati sututto è diventato impossibile per unmedico generico. Questo è il motivo per

    cui è indotto sempre più a seguire lelinee guida e i protocolli stabiliti. Non èforse il colmo dell’ironia: a causa dell’ac-cumulo di conoscenze, non può piùpensare liberamente, è sottomesso alleregole! Un altro aspetto sorprendente èche le malattie acute, le malattie dette“calde” sono in gran parte sottocontrollo, mentre le malattie croniche,dette “fredde”, sono in forte aumento.In questo momento, in Olanda, si stimaci siano più di cinque milioni di malaticronici tra gli anziani oltre i 75 anni,l’80% dei quali soffre almeno di una diqueste malattie. Pertanto, non sorprendeche solo poche persone muoiano natural-mente di vecchiaia.Finché continueremo a vedere la malat-tia come l’opposto della salute e ad agiredi conseguenza, fino a quando la repri-meremo e la combatteremo, le malattiecroniche, vale a dire “permanenti”,aumenteranno.È molto diverso quando percepiamo sa-lute e malattia come due espressioni diun’unica forza vitale superiore, diun’unica forza luminosa che vuole illu-minare il nostro cammino di vita. Finchéignoreremo e ri uteremo le sue indica-zioni, questa forza genererà nuovi indizi,nuove esperienze, nuove forme di malat-tia scaturite dal suo inesauribile arsenale,a testimonianza che la Luce è eterna, eche lo Spirito non ci abbandona mai.Comprendiamo anche che l’idea di dutti-lità della vita, di una vita modi cabile apiacere, è il risultato dell’orgoglio di

    un’intellettualità corrotta.Corrotta e avvelenata dal-l’isolamento, dal desiderio diessere autosuf ciente, di es-sere in grado di compren-dere tutto senza l’aiuto delloSpirito.Che cosa si nasconde dietroquesta pretesa? Non può cheessere la paura. La paura diperdere tutto, la paura di es-sere dipendenti, di non averepiù il controllo. È la nostramancanza di vera conoscenzache ci spinge continuamentenella direzione sbagliata. Ilprimo e più importantepasso sul cammino è ricono-scere questo stato pietoso.Non sappiamo nulla, siamodisperatamente persi, siamofondamentalmente ammalati.Medici famosi come Ippo-crate e Paracelso hanno sem-pre sostenuto che la veraguarigione è possibile solo seaccettiamo la nostra condi-zione di ammalati.Accettarlo positivamente ri-vela un atteggiamento attivoe intelligente. E così, colmi didesiderio, “alziamo losguardo verso la montagna”,verso il regno dello Spiritovivi cante, da dove provienela nostra salvezza.Quando l’allievo è in questostato d’animo, orientatoverso lo Spirito, allora ilMaestro appare. L’allievo ènella fase di realizzazionedella padronanza di sé. Tale èil signi cato delle parole diParacelso che conosciamobene: «Nessuno può essere

    «Colui che guarisce ha ragione».«Il corpo non mente mai».Dixit Paracelso

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    Poiché ciò che è raro diventaprezioso, così anche il silen-zio a poco a poco è diventatooggetto di bramosia. Ovun-que sono proposti dei ritiri

    dove le circostanze esteriori devono con-tribuire al così desiderato silenziointeriore. Vale a dire, alla possibilità ditornare in se stessi per raggiungere ilproprio vero sé e a fare spazio per ildivino in noi.Max Heindel lo esprime in modopoetico: «Il silenzio è uno dei maggiorifattori per l’accrescimento dell’anima.Possiamo e dobbiamo almeno coltivare lavirtù del silenzio in noi stessi, altrimentiil nostro progresso animico sarà benscarso. [...] Non ci rimane dunque che unsolo metodo sicuro di condotta, quello di

    rimanere in mezzo al frastuono delcampo di battaglia del mondo, sforzan-doci di conquistare, anche nellecondizioni più dif cili, i mezzi necessariallo sviluppo animico, mediante servizialtruistici e, contemporaneamente, dicostruire all’interno di noi stessi un san-tuario, saturo di quella musica silenziosache risuona sempre nell’anima servizie-vole come una fonte di elevazione, e checi mantiene sempre al di sopra dellevicissitudini dell’esistenza terrena».Max Heindel prosegue: «Avendo questa“chiesa vivente in noi” ed essendo diven-tati perciò dei “templi viventi”, possiamo,in qualsiasi momento, volgere la nostraattenzione, se non è legittimamente ri-chiesta dagli affari temporali, verso taledimora spirituale non costruita dalla

    mano dell’uomo, e immer-gerci nella sua armonia.Possiamo rinnovare tale espe-rienza più volte al giorno erestaurare, così, continua-mente l’armonia, eventual-mente turbata dai dissensidei rapporti terreni».(1)Ecco una verità senza tempoformulata un secolo fa: la ne-cessità di costruire nel piùprofondo di noi stessi unsantuario abilitato a riceverequalcosa di superiore.Quando si è veramente silen-ziosi si è immensamente ric-chi. Il silenzio è la porta checonduce a una dimensionesuperiore. Questo è il mi-stero del silenzio, del silenziosacro, del silenzio creatore.

    L’Ogdoade e l’Enneade Che il silenzio sia di unordine superiore possiamoleggerlo nei testi di NagHammadi che trattano

    Quando la parola si sacrifica

    In fondo alle grotte non c’è “campo”. Sulla Terra esistono ancora alcuni

    luoghi che non sono bersagliati dai satelliti e dove il silenzio regnasovrano come nei secoli passati. Altrove, l’uomo è sottomesso alleradiazioni che lui stesso ha creato. Non è strano che il silenzio siadivenuto così raro?

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    dell’Ogdoadee dell’Enneade. Vi troviamodegli inni cantati in silenzio,interiormente, in onore dell’Unico.Nell’opuscolo del simposio La Saggezzadi Ermete,(2) Jean-Pierre Mahé, nel suocontributoL’inno ermetico: una preparazioneal silenzio, si chiede quale fosse stata lafunzione di tali inni. Evoca “l’offertadelle parole”:«Un’offerta di parole esige il orire del-l’anima e dello spirito, lo sforzo orientatodi tutte le facoltà spirituali che si precipi-tano verso la trascendenza divina.Durante questo sforzo, lo spirito viene atal punto unito alle parole della preghierache il suo trasporto costituisce l’essenzadell’offerta: “Ti ringraziamo, con tutta lanostra anima e con tutto il nostro cuorerivolti verso di Te”. Ogni tentativo dilodare la divina trascendenza urta control’impossibilità di tradurla in parole. È dif-

    cile farsi un’immagine di Dio, e anchese qualcuno dovesse riuscirvi, non saràmai in grado di descriverla».Ecco perché la parola si sacri ca per invo-care «l’inesprimibile, l’indicibile che soloil silenzio può nominare». Il sacri cio

    della parola raggiunge quindi il suo cul-mine nella preghiera silenziosa.Nell’Ogdoadee nell’Enneade, l’esercizio sicompie davanti ai nostri occhi, ma noinon possiamo farcela al primo colpo,dobbiamo passare attraverso diversi tenta-tivi infruttuosi prima di poter “cantare uninno in silenzio”. Più avanti, Mahé diceancora: «È raggiungere uno stato in cui siconstata la propria impotenza a esprimerel’inesprimibile grandezza di Dio, accon-sentendo nello stesso tempo a donare sestessi nel silenzio. Esso non è unasemplice assenza di rumore, ma una pre-ghiera; non è né un vuoto né una perditadi coscienza, ma una concentrazione delpensiero fondata su una sensazione moltointensa dell’essere, un’immersione nel-l’invisibile».

    Chi sacri ca le parole e si esercita al verosilenzio diventa immensamente ricco.µ

    Un’offerta di parole

    esige il oriredell’anima e dellospirito, lo sforzoorientato di tutte lefacoltà spirituali

    Note1. Max Heindel, Spigolature di unmistico, Edizioni del Cigno, 1995 2. Opusculo del simposio La saggezza di Ermete

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    Di ciò che è indicibile

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    È impossibile dare un’idea della realtà eterna del Rimmutabile. Nel mondo dialettico non esiste formacolore, sentimento, né alcuna idea che sia a essacomparabile. La verità eterna non può mai essereperfettamente espressa; è impossibile trasmetterla dbocca a orecchio; né alcuna penna saprebbe farne ldescrizione. È assolutamente impossibile, anche peiniziati più sublimi.(1)

    Aben ri etterci, il cercatore di verità si trova dinnanzi adalcune domande urgenti: siamo destinati a non dire nullasulla verità eterna, oppure dobbiamo, seppure in manieramaldestra, seguitare a parlarne? In altre parole, per condivi-dere ciò che ci tocca nel profondo di noi stessi è meglio

    serbare il silenzio o parlarne? Parlare e tacere sono legati da una relazionecomplessa e paradossale. Un silenzio espressivo tra due persone può esserearte ce di una completa intesa, mentre le parole talvolta creanoconfusione. Paradossalmente, la lingua sacra e quella profana abbondanodi poemi lirici dedicati al silenzio. E numerosi testi appartenenti alle piùsvariate tradizioni elogiano l’arte di tacere spiegando, con umi di parole,quanto queste siano inutili.Nelle culture antiche, così come oggi, siamo sommersi da un eccesso diparole. Sacre o profane, esse sono comunque sempre delle parole, senza lequali sembrerebbe che non si possa esistere.

    Tutta l’acqua del mare in un piccolo bucoDi solito, gli uomini che hanno incontrato la Luce hanno anche un biso-gno irresistibile di comunicare la propria esperienza. Alcuni ne parlanocon cautela, cercando le parole più adatte; altri utilizzano espressionimagniloquenti, estatiche, come se fossero in comunione diretta con ladivinità stessa. Comunque sia, i cercatori di verità non possono fare ameno di parlarne e scriverne. «ll messaggero cerca di donare al mondol’intero oceano in una bottiglia». Con questa espressione, Inayat Khanesprime l’effettiva impossibilità del compito che i cercatori attribuiscono ase stessi.

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    Così come capitò al celebre Padre dellaChiesa, Sant’Agostino, che fu ammonitoda un bambino: «Mentre meditava sulmistero della Trinità lungo la riva delmare, Agostino incontrò un bambino che,munito di un cucchiaio (o di una conchi-glia), gli disse di voler trasferire tuttal’acqua del mare in un piccolo buco sca-vato nella sabbia della spiaggia. Il santorispose stupito che l’impresa era irrealiz-zabile. Il bambino, che si rivelò essere unangelo (o secondo un’altra versione, lostesso Gesù bambino), prima di sparirerispose: forse è più facile per me farequesto, che per te sviscerare, con la tuasola ragione, le profondità del misterodella Trinità».Tutti quelli che si sforzano di parlaredell’essenza delle cose, si confrontanocon la scarsità di parole, utilizzano quindiespressioni inadatte, e più parole utiliz-zano, meno queste parlano!Forse bussano invano alla porta dell’indi-cibile? Possiamo sperare di ottenere ungiorno una risposta alle nostre domandeesistenziali? E, per citare un’immagineevocativa, c’è ancora spazio per l’Altro,nella locanda del linguaggio? E se la lin-gua sacra, considerata il lievito delle coseessenziali, ne fosse intrisa al punto chesia sempre possibile assaporare “Quello”,quando serve, negli spazi bianchi tra lerighe? A questo proposito, Catharose de

    Petri scrive: «Dovete però comprendereche il Verbo dimenticato si eleva al disopra del metodo, al di sopra della SacraScrittura, al di sopra della concezione

    loso ca. Il Verbo dimenticato è uno statod’essere».(2) Ciò signi ca che siamo cie-chi, incapaci di comprendere ciò che èscritto: «Leggi, ma ciò che tu leggi nonesiste».(3) E se ci trovassimo più di quantoè scritto? Quali sono le condizioni per cuile parole diventano chiavi ed è quindismentita l’affermazione secondo la qualediscutere di ciò che È sia sempre inade-guato e pretestuoso, come affermal’Ecclesiaste? A questo punto può venirciin aiuto una poetessa, Emiliy Dickinson,che con spirito realista afferma: «Per ogniidea trovai le parole, sempre le trovai,tranne Una». Avrà forse incontratol’unico pensiero per il quale la sua linguanon possedeva parole, ma del quale avevagià una conoscenza interiore, per cosìdire, ante litteram? È possibile unpensiero senza parole? Si può pensareindipendentemente dal linguaggio? Inol-tre, può lo spirito esprimersi attraverso lalettera morta? Non intesa letteralmente,ma vista come la suggestione intuitiva diuna percezione, di un’esperienza, di unareminiscenza del divino? Sarebbe quindipossibile utilizzare il linguaggio perandare oltre le parole? O forse esiste, peresprimere l’indicibile, un’altra lingua,

    una lingua originale, fatta disilenzio e senza parole? Unalingua che riecheggia primae dopo, sopra e sotto, all’in-terno e al di là delle parole? Ecome possiamo imparare aparlare questa lingua? E seinvece la conoscessimo già?Se l’avessimo soltantodimenticata? Potrebbe esserela parola dimenticata che,secondo Jan VanRijckenborgh, è uno statod’essere? Dovremmo forsesemplicemente ricordare lalingua che potrebbe essere lanostra vera madre lingua, lalingua parlata nella patriaoriginale? Meister Eckhart,che voleva mantenere ilsilenzio a proposito di Dio,ha prodotto sull’argomentoinnumerevoli scritti! E LaoTze dedica ben ottantunocapitoli a Tao, anche se nelprimo afferma che non puòessere espresso a parole! Ilpoeta Rilke scrive: «Credo intutto ciò che non è statoancora detto nora».Pertanto, in apparente con-traddizione, l’umanità diogni tempo ha utilizzato

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    pienamente il proprio linguaggio peravvicinarsi al sacro, per dargli un nome. Eha fatto ciò in modo coraggioso e imper-turbabile, seguendo sempre il propriodesiderio più profondo, alla ricerca dellavera Parola di Dio. L’uomo non può faredi meglio per cercare di esprimere ciòche gli è più vicino dei piedi e dellemani, ma che non è di questo mondo.

    La scalaPer quanto sia tenue la separazione trauna lingua morta e una viva, e anche seLo perdiamo e Lo distruggiamo volendonello stesso tempo esprimerLo a parole,non possiamo – a differenza di come lapensa Wittgenstein – tacere riguardo aCiò di cui non si può parlare.L’uomo tende sempre ad attribuire signi-

    cati, traducendo ed esponendol’indicibile per mezzo della sua lingua,alla stregua della luce bianca invisibileche si divide e si rifrange in colori visibiliattraverso un prisma. Se tutto va bene, leparole diventano ponti o pietre di guado,con le quali degli esseri temporanei etransitori possono collegarsi all’eternità,senza timore di perdersi o affondare.Senza questi strumenti rischiamo dismarrirci per strada, se ci mettiamo sulsentiero della via spirituale in silenzio,senza parole, senza indicazioni nébussola. Parlare in maniera quasi

    silenziosa o con una profusione di parole,ci porrà sempre sul lo del rasoio. E inogni modo, si tratterà sempre di ponti, dipietre di guado, di bussole e di indicatori.In n dei conti saremo sempre obbligati arespingere la scala fatta di parole su cuiabbiamo cercato il nostro cammino versol’alto, al ne di ritornare allo stato cheprecedette la creazione, verso il senzaparole e il senza nome. Le parole e icolori si fondono per riunirsi nella lucebianca invisibile.«La verità eterna non può mai esprimersiperfettamente a parole. Non può esseretrasmessa da bocca a orecchio. Nessunapenna può descriverla. È assolutamenteimpossibile, anche per gli iniziati piùsublimi. C’è un’unica possibilità perl’uomo di trovare da sé la risposta ai pro-pri dilemmi esistenziali, opprimenti eurgenti; e si trova nel santuario del suocuore, nelle profondità interiori del con-tatto con il divino, nel momento in cuil’illusione del proprio essere siannienta».(1)Dopo tutti i tentativi pretenziosi e vani didirLo, impariamo progressivamente oistantaneamente che la nostra volontà diparlare deve svanire per lasciare posto allaSua volontà. Ed è lì – al di là dell’io spo-destato – che la Parola di Dio èpronunciata in tutte le lingue, quelle deltacere e del parlare, quelle del vuoto e

    della pienezza, quelle del faree del non fare. È lì che ciòche è diviso si riuni ca eirradia pienamente. Perchénon può essere altrimenti.Infatti, Dio non tace mai,Egli parla sempre.µ

    Notes:1. Catharose de Petri,La Parola Vivente , cap. 34.2. J. van Rijckenborgh - C. de Petri,La Fraternità di Shamballa , cap. 2.

    3. Martinus Nijhof, Awater , 1934.

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    L’impostura

    IN CHE MODO L’ORO, IL DENARO E I BENI ESSENZIALI SI TRASFORMANOIN NEMICI DELL’UOMO INVECE DI PROCURARGLI VANTAGGIO

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    Due conferenze tenute nel 2014, a Bruges (Belgio) e a Groni(Olanda), nel contesto di un simposio organizzato dalla FondRosacroce, dal titolo «Come potrebbe ancora essere plausibil’esistenza di una terra “santa” libera da una progressivadegradazione?» I relatori hanno aperto un dibattito su questi

    «Come potremmo cambiare coscientemente il nostro compoper vivere rendendo il nostro pianeta perennemente sano e “s«In che modo il fatto di affidarsi al sé più profondo s’accorddi affidarsi a un ordine cosmico immutabile?»

    LA TRAPPOLA

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    IL DENARO,GLI ARCONTIE GLI EONI

    Non esiste miglioresempio del nostrosistema monetario edell’economia attualeper illustrare laprofonda visione degliantichi gnostici sullamutua connessione delmondo, delle energie edei vari poteri.

    In diversi incontriorganizzati dallaFondazione Rosacroce,Ad Broere e FransSpakman hanno messoin luce queste relazionifondamentali.

    Ad Broere

    LA TRAPPOLA

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    L’attuale sistema monetario è strutturatoin modo da fornire bene cio soltanto adalcuni. Per la maggior parte delle personeè più che altro un enorme ostacolo allarealizzazione di una degna esistenza.Appare dunque logico chiedersi perchéesista un sistema monetario che opera adetrimento dell’essere umano, piuttostoche a vantaggio del bene di tutti. Larisposta a questa domanda va ricercata inprimo luogo nello studio del periodo incui si è sviluppato il sistema monetarioche conosciamo: occorre risalire al XVII eXVIII secolo, all’epoca in cui i re e lanobiltà chiedevano in prestito denaro aibanchieri, per nanziare catastro cheguerre e il loro spesso stravagante stile divita. Per questi prestiti veniva quasi sem-pre stabilito un elevato tasso d’interesse eil popolo veniva utilizzato come garanziaverso i creditori, che sarebbero statipagati attraverso imposte al cuipagamento questi sarebbe stato obbligato.Banchieri ed esattori delle imposte eranospesso una stessa persona; i prìncipi e laloro cerchia potevano quindi disporre dimezzi considerevoli senza preoccuparsidella necessaria raccolta di fondi, e i ban-chieri che facevano il “lavoro sporco”venivano generosamente ricompensati in

    moneta sonante sottratta direttamente alpopolo.

    L’elite dei banchieriInizialmente alcune famiglie di banchierientrarono in possesso di patrimoni stra-ordinari. Il modo in cui questi se liprocurassero non interessava i poteri incarica. E nemmeno il fatto che i fondipresi a prestito non fossero che parzial-mente coperti da un corrispettivo d’oro ed’argento; era nato il sistema bancario ariserva frazionaria e il suo principale fon-datore, Mayer Amschel Bauer, che mutòpiù tardi il proprio nome in Rothschild,fece questa dichiarazione, ancora fraintesaai nostri giorni: «Datemi il controllo sullamoneta di una nazione, ed io non mipreoccuperò di quelli che fanno le sueleggi». Dal momento che il re e la nobiltànon erano in grado di rimborsare lamontagna di debiti in continua crescita,l’entità degli interessi non fece cheaumentare, e ciò li costrinse sempre più adipendere dai banchieri che, dietro lequinte, acquisirono un’in uenzacrescente sugli affari pubblici. Questosovrabbondare di potere e d’in uenzapermise alla madre dei cinque Rothschild,la cui casata controllava interamente le

    nanze dell’Europa del XVIIIe XIX secolo, di affermareche «nessuna guerra vienecondotta senza la volontà el’interesse dei miei gli».Da questa prima generazioneè uscita l’elite dei banchieri,molti dei quali, tra essi,ottennero persino un titolodi nobiltà. Ancora oggi l’in-

    uenza di questa casta dibanchieri continua a farsisentire, benché invisibilmente,operando da dietro le quinte.E questo a dispetto di tutti itentativi di riforma e dinazionalizzazione delle ban-che centrali.*

    Un tesoro dentro una giaraCome può un numero relati-vamente esiguo di individui,attraverso il denaro, eserci-tare una simile in uenza suquasi tutta l’umanità? Perrispondere a questa domandarisaliamo ancora una voltanel tempo e torniamo al IVsecolo dopo Cristo, epoca incui la Chiesa cattolica

    L’umanità ingannata

    L

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    romana stabilì de nitivamente il propriopotere temporale. I dissidenti furono per-seguitati e assassinati, gli scritti e ivangeli, che non rientravano nel canonestabilito dalla Chiesa di Roma, soppressi eproibiti. Fu allora che il dogma, secondoil quale il contatto tra l’uomo e Dio nonsi può ottenere se non attraverso l’inter-mediazione della Chiesa cattolica romanae del suo clero, venne profondamenteinciso negli spiriti. Noi saremmo, proba-bilmente, ancora fermi a quel punto –ignoranti dell’esistenza di manoscritti cheinformano l’essere umano della possibi-lità che porta in se stesso di essere deltutto libero e indipendente da ogni auto-rità, e della potenza che ciò gli conferisce –se nel 1945, a Nag Hammadi (Egitto), unagricoltore intento a scavare in unvecchio cimitero non fosse inciampato suun’enorme giara di ceramica. Questocontadino, che si chiamava Mohammed,nel 1975 narrò la sua storia a Gilles Qui-spel, allora professore all’Università diUtrecht: «Ho ritrovato quella giara sulMonte Hamra Dun nel dicembre del1945, verso le sei del mattino, mentrestavo cominciando a lavorare. Quandol’ho trovata, ho avuto la sensazione che cifosse qualcosa al suo interno. L’ho osser-vata a lungo e, visto che quel mattinofaceva freddo, ho deciso di lasciarla lì e ditornare più tardi a prenderla, per vederecosa contenesse. Infatti sono tornato ilgiorno stesso e l’ho rotta. All’inizio avevoun po’ di paura per quello che avreipotuto trovarvi dentro – poteva esservi un

    djinn, uno spirito malvagio. Ero da solo,quando ho rotto la giara; avrei voluto chei miei amici fossero lì. Dopo averla spac-cata, ho trovato al suo interno dei libri sucui erano incisi dei testi. Ho deciso alloradi cercare i miei amici per raccontare lacosa. Eravamo in sette e abbiamo capitosubito che quei testi avevano qualcosa ache vedere con i cristiani. Ci siamo dettiche per noi erano cose di nessuninteresse e che semplicemente non ave-vano alcun valore. Allora abbiamo portatoi libri alla guida spirituale del nostro vil-laggio che ci ha detto che non potevamofarci molto con quelli. Per noi si trattavasoltanto di anticaglie. Li ho portati poi acasa mia; alcuni libri sono stati bruciati,mentre alcuni altri ho tentato di venderli».

    Gli arconti

    La crescente notorietà di questi scritti nelmondo occidentale, suscitò anche uncerto scalpore tra gli scienziati, in seguitoal riconoscimento della loro antichità edel loro far parte di testi perduti neiprimi secoli dell’era cristiana. Una tradu-zione integrale dei cinquantadue testiapparve in inglese nel 1977, seguita nel1988 da un’edizione migliorata, nota conil nome di “Biblioteca di Nag Hammadi”su Internet. Nella maggior parte di questiscritti si parla di arconti. Il termine‘arconti’ viene dal grecoarchontòi, chesigni ca dominatori. Gli arconti voglionomantenere l’umanità in condizione dischiavitù. Possiamo ritrovare questo tematra l’altro nelVangelo di Filippoe nelLibro

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    Gli arconti sottrassero il nome a ciò che è benattribuirlo a ciò che non è bene

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    segreto di Giovanni, due testi che fanno partedi quelli ritrovati a Nag Hammadi.Ed eccone due estratti:«Gli arconti vollero ingannare l’uomo,quando videro che egli ha la stessa ori-gine di ciò che è veramente buono. Essidanno il nome di bene a ciò che ha qua-lità di male per ingannare l’uomo elegarlo al male. Dopo di ciò, se egli prefe-risce il male, gli arconti ridanno il nomedi male a ciò che essi avevano fatto appa-rire come bene. Essi fanno ciò peresercitare la loro in uenza sull’uomolibero e fare di lui un loro schiavo, persempre. Gli arconti sono queste forze chelottano contro l’uomo, perché nonvogliono che egli sia salvato, in modo dapoterlo dominare».[tratto dall’edizione franceseL’Évangile de Philippe(v. 10a e 10b) – Éd. Alétheia]

    «Allora i demoni cambiarono aspettoapparendo come i mariti delle donne. Essiriempirono le donne con lo spirito del-l’oscurità e malvagità, che era statoincorporato in essi stessi. Essi hanno por-tato qui l’oro e l’argento, il denaro e lemonete, il bronzo, il ferro e altri metalli etutte le cose di questo genere. E cosìresero dipendenti gli esseri umani che nefurono attratti, e che furono messi ingrande dif coltà, venendo fuorviati eingannati. E invecchiarono senza trovarpace, e morirono senza aver raggiunto

    alcuna verità, né conosciuto il Dio diVerità. È così che la creazione interavenne tenuta in schiavitù, dallafondazione del mondo no ad ora».[tratto dalLibro segreto di Giovanni, trad. da edizionefrancese]

    Appare dai precedenti testi che gli arcontimantengono l’umanità prigioniera per-ché l’uomo «ha la stessa origine di ciòche è veramente buono». Si fariferimento, qui, al «Sé irradiante, nasco-sto nel cuore, più piccolo di un grano diriso, o di un granello di senape», comeviene descritto nelle Chandogya Upani-shad. Gli arconti vogliono impedire chel’uomo si riunisca al Sé nascosto nellacavità del cuore, perché questo Sé è Brah-man. In un altro testo,La verità sugli arconti,ritrovato sempre a Nag Hammadi, il capodegli arconti, accecato dal potere e dal-l’ignoranza, afferma: «Io sono Dio enessun’altro è Dio tranne me». Un’entitàdi tal genere, che si interpone tra l’uomoe Dio pretendendo di essere lei stessa Dio,escludendo ogni altro Dio, non può man-tenere il proprio potere che impedendoall’essere umano di riunirsi al Dio diVerità.

    Divisione e redistribuzioneQuesto potere si salvaguarda ingannandoe fuorviando l’essere umano, con loscopo di mantenerlo in stato di schiavitù.

    L’oro e il denaro sono learmi che vengono utilizzate atal ne contro di lui. Mam-mona (la male ca potenzadel denaro) ha radicalmenteinvertito, nello spiritoumano, la comprensione diciò che ha veramente valore.Ogni persona crede che ildenaro sia il punto di par-tenza e non il valore in sé deibeni e dei servizi che produ-cono per se stessi gli esseriumani. Dal momento che ildenaro occupa un posizionecentrale e che il suo possessoviene considerato come prio-ritario, troppo pochi si do-mandano perché si esiga uninteresse sui prestiti. L’inte-resse (l’usura) viene conte-stato da tutte le grandireligioni, e non senza ra-gione, perché a lungo ter-mine impoverisce la maggiorparte della popolazione avantaggio di un ristretto nu-mero di persone. Gli ottanta-cinque individui più ricchidel mondo possiedono piùdella metà dei beni materialidisponibili, mentre l’80 percento dell’umanità non pos-siede quasi nulla. Non si

    Sul quotidiano olandese Trouw, nella pagina “Opinioni”, il 26 maggio del 2015 è stata pubblicata la seguente lettera:

    BANCHECon chi vi mettete a discutere voi sulle banche? Il mio, con mia glia di cinque anni, è stato molto istruttivo.«Papà, che cos’è la circolazione dei pagamenti?», mi ha domandato. Bisognava darle una risposta comprensibile. La circolazione delleautomobili è qualcosa che riesce a capire. Le automobili si spostano sulle strade da un luogo all’altro. Ma cosa rispondere alla suadomanda: «A chi appartengono le strade?» Non ho potuto rispondere altro che «A tutti noi». Poi la mia certezza è crollata. Per i paga-menti, il denaro viaggia da uno all’altro; il sistema di trasferimento non deve necessariamente essere in mano alle banche. Se il sistemadi pagamento appartiene a tutti, noi possiamo organizzare la sua circolazione allo stesso modo in cui abbiamo stabilito quella dellanostra rete stradale. Pagheremmo allora allo stesso modo per la sua costruzione e il suo mantenimento. (N. A. Offenberg, Leeuwarden)

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    tratta del fatto che non si debba farel’esperienza della ricchezza; il problema èche i numerosi indigenti non vivono af-fatto una vita degna di questo nome. Lapovertà e le necessità materiali rendonogli esseri umani ciechi ed estranei al Séirradiante; l’eccessiva ricchezza producelo stesso effetto. Così gli esseri umani in-vecchiano senza gioia e muoiono senzaconoscere il Dio di Verità. Il sistema mo-netario maschera un meccanismo di redi-stribuzione del denaro estremamenteraf nato che origina una divisione sem-pre più profonda all’interno della società:da un lato un numero crescente di per-sone che vivono nella povertà e dall’altroun ristretto numero di quelli che accu-mulano ingenti ricchezze. Questi ultimiscoprono in n dei conti che la loro con-dizione non ha procurato a loro la felicitàe la libertà che speravano. Col tempo, at-traverso questo meccanismo occulto diredistribuzione, scompare la classe mediae non restano di fatto che i due estremi, iricchi e i poveri. Certuni acquisisconocosì, grazie alle loro immense fortune, untale potere da divenire, consciamente oinconsciamente, strumenti della messa inopera del piano degli arconti per mante-nere l’umanità in stato di schiavitù. Ilprofessore di origine tedesca MargritKennedy ha studiato il meccanismo di re-distribuzione caratteristico di questo si-stema monetario, nato per garantire chenel corso di un ciclo economico il capi-tale si concentri sempre più nelle mani diun piccolo gruppo di persone; ha inoltreconstatato che questa redistribuzioneviene messa in moto dagli interessi. Noipaghiamo questi interessi non soloquando prendiamo in prestito del denaro,ma anche sul versante dei prodotti e deiservizi di cui usufruiamo. Quelli che di-spongono di capitali possono “far lavo-rare” il denaro al posto loro, sulle spalle

    di quelli che devono lavorare per otte-nerlo. E il gruppo di quelli che possonopermettersi di lasciar lavorare il denaroal loro posto è relativamente esiguo.

    Mammona l’ingannatorePossesso e potere sono strettamente uniti.Gli “inventori” del sistema nanziario,ispirati da Mammona, sono dunque riu-sciti a pervertire completamente ilprincipio del denaro e dei relativi valori.Il denaro è il fondamento stesso delsistema. Se ne abbiamo, possiamo utiliz-zarlo, e operare nel mondo delcommercio; se non ne abbiamo, subentrala crisi. Se potete creare del denaro par-tendo dal nulla, allora potete tener testa almondo intero. In seguito alla rivoluzionenumerica, le attuali banche commercialicreano la quasi totalità della moneta incircolazione, e si tratta di una “monetascritturale”, vale a dire che non esiste cheper il fatto di venir scritta a mano o – ainostri giorni – in un computer. Tale“moneta numerica” è creata quandoun’impresa o un privato contrae undebito; in altre parole, la quasi totalitàdella moneta trae origine dal debito. Maun debito nei confronti di chi? Poiché unistante prima che il cliente di una banca

    rmi il mutuo, la relativa somma didenaro non esiste. È pertanto moltostrano che per questo denaro ttizio, chenon appartiene a nessuno, venga richiestoun interesse. La comprensione di un talefatto, unita a quella del meccanismo diredistribuzione, non può che condurrealla seguente conclusione: il sistema

    nanziario in vigore non ha avuto certoorigine da un pensiero lantropico, bensìda un progetto distruttivo nei confrontidell’umanità stessa. Gli architetti di que-sto piano utilizzano semplicemente lebanche come strumenti per conseguire ilproprio obiettivo. E tale obiettivo è quello

    di “mantenere l’intera uma-nità in perpetuo stato dischiavitù” e quindi di tenerlalontana dalla possibilità diristabilire il contatto conquel bene che ha le proprieradici nella verità.

    L’uomo al centroLe cose sono dunque in ve-rità totalmente diverse dalmodo in cui ci vengono pre-sentate. Non dovrebbe essereil denaro a costituire il puntodi partenza, bensì l’essereumano stesso. Sono i beniche produciamo e i serviziche forniamo a noi stessi adessere preziosi. La monetanon ha alcun valore in sé. Sepotessimo renderci contoche ci sarebbe possibileporre l’essere umano al cen-tro dell’attività economica eriattribuire al denaro il suoruolo di semplice sostegno –quello che gli compete inproprio – la manipolazioneoperata su di noi dagli ar-conti verrebbe vani cata.Costruiremmo allora unaeconomia senza interessi, chenon conterrebbe più questoiniquo meccanismo di redi-stribuzione; la moneta nonsarebbe più un “prodotto”.Ne risulterebbe una vita de-cente alla portata di tutti, sipotrebbe invecchiare nellagioia e progredire versoun’apertura sempre più grandeverso il Dio di verità.µ

    *Fonte: Geld komt uit het Niets (Il denaronasce dal nulla), Ad Broere, Humane Eco-

    nomy Publishing, 2012

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    L’INGANNO

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    Q uesta propensione è condi-zionata e manipolata dallasocietà che incoraggia lalotta per l’esistenza e la com-petizione, con l’obiettivo discon ggere il concorrente o l’avversario.

    Su una carta del gioco Risiko è così enun-ciato: «Distruggi gli eserciti del nemico».Capita sovente che l’anima attacchi l’io alsuo carro. L’io cerca sempre di mettersi inmostra e crea i con itti per la sua smaniadi mantenersi, per le continue lotte in cuicerca di superare gli altri; a volte questatendenza culmina in una pulsionedistruttrice. Tutto ciò si accompagna acontrasti e tensioni poiché uno solo puòessere il migliore, e ciò necessariamente ascapito degli altri. Sarebbe un maleminore se queste espressioni vitali silimitassero allo sport, ai giochi e alle arti,dove la competizione è ancora sotto ilsegno della creatività e dell’emulazione,anche se al servizio del pro tto e del gua-dagno. In questo caso però non ci sonovittime, salvo talvolta in modo indiretto.La creatività è una qualità eminente-mente umana o almeno lo è in potenza.A questo proposito, poco prima della

    seconda guerra mondiale, il celebre sto-

    rico olandese Johan Huizinga, introdussela nozione di “Homo ludens”, l’uomogiocatore. Questa nozione è stata ripresaun po’ ovunque e in questi ultimi anni èritornata in primo piano da quando si ècompreso che l’essere umano è un gioca-tore creativo. Il mondo, il pianeta e lacreazione sarebbero altrettanti giocattoli amisura di ciò che è umano: il nostroparco giochi psicologico.Il gatto gioca col topo nché questomuore esausto, ed è deluso quando, ina-nimato, il topo non partecipa più algioco. Se ci piace giocare con gli altricome il gatto, superiamo la misura,usciamo dalla nostra area di gioco. È ciòche accade al nostro pianeta, diventato ilparco giochi del gatto e del topo. Il giocoperò non può durare a lungo, perché nonprendiamo in considerazione la naturadei materiali del gioco, ed è quindidistruttore. Possiamo dire che la nozionedi comunità di vita si è trasformata inquella di comunità di morte.Ogni anno, cinquecento milioni di ani-mali sono abbattuti, vale a dire quantisono gli abitanti dell’Unione Europea.Continuiamo ad abbattere le foreste tropi-

    cali per ingrandire gli allevamenti.

    Un mondo sostenibile...è ancora possibile? FRANS SPAKMANIn ogni uomo e in ogni anima c’è la tendenza a esprimersi nel

    mondo, il bisogno di esteriorizzazione del potenziale vitale.

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    Vogliamo essere i macellai e i lattai delmondo. Esauriamo le risorse dei mari esurriscaldiamo il clima con le emissionidi gas a effetto serra prodotti principal-mente dall’allevamento del bestiame, ilcui mantenimento consuma la metà delleriserve mondiali di grano. Tutte questeattività hanno un effetto distruttore sullavita planetaria. La terra è il solo pianeta

    che ci mantiene in vita e siamo ciechinella nostra condotta omicida.In realtà, non agiamo unicamente pernecessità creativa. Inoltre, anche sel’anima non attacca l’io davanti al suocarro, anche se cerca di essere creativasenza dover lottare, nulla ci garantisce chepossiamo raggiungere un livello minimodi sostenibilità. Come disse Buddha, la

    ragione è che la vita umana èdukkha. Una caratteristica delromanticismo è di conside-rare la vita umana uncon itto perenne, una soffe-renza; ma questa concezionenon traduce obiettivamente ilterminedukkha.Questaparola si riferisce agli attriti,

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    alla resistenza della ruota di un carro.La resistenza dovuta all’attrito provocasempre una perdita di energia. È impor-tante avere meno perdite possibili dienergia e, dunque, economizzare. Più silavora in modo parsimonioso, più si agi-sce durevolmente. Riportiamo ciò allanozione di rendita, di interesse. La renditaè come l’attrito, uno scontro non dura-

    turo; nel sistema economico e nanziario,coloro che hanno consapevolezza del suocarattere illegale lo de niscono “usura”.L’ideale sarebbe la produzione di unmovimento utile senza attrito, senza fri-zione, un perpetuum mobile(motoperpetuo). Se non ci fosse usura, non cisarebbe resistenza o sofferenza; sarebbe ladinamica più durevole.Alcuni pretendono che solo l’immobilitàperfetta, il riposo completo o il silenziointeso come assenza di ogni impulso,possono essere considerati “durevoli”,per il fatto che non producono “usura”.Grande è il bisogno di un tale silenzioperfetto. Pensiamo alle innumerevoli per-sone che cercano di ridurre il turbiniodei loro pensieri al minimo, sapendoquanto questi siano costrittivi e ipnotici,senza ignorare che la meditazione moti-vata dal desiderio è inadeguata a farpervenire il loro sé al silenzio.In certi ordini orientali, la volontà digiungere allo stato di silenzio è spinta aun punto tale che si arriva a sopprimereogni attività sica. Alcuni monaci si fannomurare nelle grotte dell’Himalaya, doverimangono un certo periodo in una sortadi coma, senza però perdere coscienza. Sinarra che alcuni di questi monaci medi-tanti siano murati per dei secoli, no algiorno in cui saranno “svegliati”, al nedi realizzare qualche missione per il benedel genere umano.Poiché il nirvana si raggiunge con l’estin-zione di tutti i desideri, in un cammino

    di annullamento di sé, questa prova ènaturalmente interessante; in ogni caso,non nuoce alla terra. Ma siamo realistici,tutto il sistema solare, con i suoi pianeti ei loro satelliti, è un movimento il cui pro-gramma può durare milioni di anni.Malgrado piccole variazioni, ilmovimento è costante, come ha

    dimostrato a suo tempo Keplero.

    La vita èmovimento,il movimentoè attrito.Quest’attrito è“la sofferenzadell’umanità”

    N i tili i t tt l ibilità di ddi f i t d

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    La vita è movimento e Buddha conferma,ma ogni movimento provoca resistenza,usura, e rappresenta per la vita umana ciòche il romanticismo chiama il dolore delgenere umano.Ci poniamo ora una domanda: è possibilevivere senza sofferenza e senza esserecausa noi stessi di sofferenza? In altreparole, dobbiamo chiederci se la nostravita rallenta o meno la grande ruotacosmica.Dal punto di vista cosmico, astenendocida ogni violenza, dovremmo poterrisuonare con la tonalità fondamentaledella terra; senza far pagare al pianeta eal suo ambiente naturale il debito esor-bitante delle nostre illimitate esigenze,delle nostre abitudini spiacevoli, deinostri sprechi sconsiderati che sonocausa di danni irreparabili. Per far ciò,abbiamo a disposizione una grandelegge, la legge dell’amore inclusivo pertutti e per tutto, l’amore che tutto acco-glie e tutto dà. Questa legge dell’Amoresi ritrova praticamente in tutte le culture,religioni e norme di condotta. Tuttavia,dal punto di vista economico, questalegge non ci assicura il sostentamento,cioè riuscire a mettere insieme il pranzo

    con la cena, e non ci porta alcun soste-gno finanziario. Nessuno si accontentadi amore e acqua fresca.Per noi e per la nostra prole, limitarsi aldono non è suf ciente, a tal punto che cichiediamo se questa legge possa riferirsialla vita materiale pratica. Infatti,potremmo pensare al dono assoluto e dare

    tutto, ma potremmo farlo una volta sola.

    Nel nostro mondo, le strutture di potereed economiche sono tali che danno pro-

    tto ai ricchi e impoverisconoulteriormente i poveri. Questo è il risul-tato della corruzione che deriva dallo stiledi vita che abbiamo adottato, secondouna scala di bisogni generati da conce-zioni ideologiche egocentricheconsiderate come la norma. Tutto ciò cilimita, rispetto all’idea che abbiamo diessere dotati di una forza creativa.Non smettiamo di causare sempre piùattrito e quindi spreco nel sistema plane-tario. Gli sport, i giochi e le arti non sonopiù suf cienti, né come valvole di sfogodi espressioni vitali, né come garanzie diequilibrio biologico ed energetico.Noi utilizziamo – spesso senza discerni-mento – tutte le possibilità disoddisfazione create da un mero interessecommerciale, senza nessun riguardo per ibeni che sprechiamo, le risorse che esau-riamo e la biodiversità che mutiliamo. Lapassione per il consumo è così apprezzatae incoraggiata che evitiamo di ragionare edi ri ettere, qualità tipicamente umane.I bisogni e i desideri sono diventati lenormali motivazioni di base che guidanola psiche. Uno psicologo moderno,

    Steven Reiss, considera il potere, l’onore,la vendetta, il cibo e la sessualità le cinquenecessità umane fondamentali; difendecosì implicitamente il principio delcodice di onore primitivo e perverso cheha per movente la vendetta. Prendiamoatto che l’anima umana e la coscienza nesono la causa. Così come un moto perpe-

    tuo non può esistere, un principio di

    sostenibilità integrale èaltrettanto irrealistico. Nelnostro continuum spazio-tempo determinato dallamateria, un funzionamentoenergetico senza consumo esenza sprechi è un’utopia,nello stesso modo in cui lagrande legge d’Amore è unideale inaccessibile per lanostra coscienza e per leanime mortali che siamo.Non dimentichiamo peròche l’anima ha un potenziale,una capacità di trasforma-zione che permette nuovecomprensioni, e quindi uncambiamento di vita e unadiversa realtà. È perciò possi-bile essere ispirati dalla cor-rente di trasformazione chenon produce attrito, ed es-sere coscienti di questa cor-rente senza per questodiventare idealisti, senza im-porsi degli obiettivi o assog-gettarsi a sforzi sovrumani.Pertanto, le caratteristiche disostenibilità non sono più

    concentrate sulla fabbrica-zione di prodotti di alta qua-lità con una lunga durata divita, ma nell’attenzione postaa evitare o eliminare i fattoriche bloccano i circuiti di tra-sformazione dell’energia edel riciclo. La decomposi-

    zione e lo smaltimento sono

    Noi utilizziamo tutte le possibilità di soddisfazione create dinteresse commerciale, senza nessun riguardo per i beni ch

    sprechiamo, le risorse che esauriamo e la biodiversità che m

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    dunque importanti pilastri della durabi-lità, della “sostenibilità”. Di conseguenza,non è necessario boicottare i prodotti dialta qualità, anche se non sono per nulladegradabili e riciclabili.Per illuminare la nostra coscienza, esami-niamo se la storia ci fornisce degli esempidi processi esenti da usura.Per cominciare, c’è l’ottuplice camminoconsigliato dal Buddha, cammino in cuilasciare la presa svolge un ruolo moltoimportante. Durante il processo, lasciarela presa può eliminare l’attrito, si realizzacosì una delle condizioni del Risveglio.Ma come abbiamo visto sopra, ciò puòcondurre a un’inattività che non consentepiù all’anima di esprimersi attraverso lasua creatività.Meno distante nel tempo, incontriamo la

    gura di Hildegarde von Bingen: «Comel’acqua scorre, così scorre la luce

    vivente». Questa luce, paragonabile all’ac-qua senza per questo esserle simile è, altempo stesso, coscienza ed energia.Hildegarde è talvolta chiamata la mistica“verde”, perché percepiva la terra,l’uomo e il cosmo come un insiemevivente. Ci può essere compatibilità tra unpianeta sostenibile e una realtà materiale

    pratica? Analogamente, una corrente diforza-luce senza attrito può armonizzarsicon i processi della nostra realtà sensibile?È chiaro che una terra “santa”, una terrasenzadukkha, esiste soprattutto nella vitadell’anima. Difatti, se la nostra psiche sitrasforma, diventa in grado di fare l’espe-rienza della “terra santa” e, quindi, di

    vivi carla. Perché sono la nostra mentalità

    e il nostro comportamento che possonodiventare auto-realizzatrici, auto-creatrici.Ciò è coerente con le visioni meta sichedi avanguardia che ci giudicano creatoridella nostra realtà e del suo contenuto.In realtà, poiché siamo una sintesi alche-mica del vero sé, noi abbiamo il potere dicreare un mondo sostenibile.Quando l’anima diventa autonoma ematura, il concetto di gestione armoniosadelle cose può manifestarsi in essa.Quest’anima arriva dunque acontemplare la terra santa e a creare que-sto mondo sostenibile. Essendoosservatrice dei rapporti cosmici senzamacchia, ne è anche costruttrice.Ecco la nostra missione, realizzabile per-ché comprendiamo questo modelloenergetico sorprendente, ben diverso daquello di una ruota che s’inceppa e siconsuma. Perché è ben questa la causa

    della sofferenza. Se osserviamo l’econo-mia di mercato distruttrice e invadentesoffriamo, non con gli occhi, ma con ilcuore. La nostra anima soffre e l’espres-sione della sua funzione creatrice siriduce.Molti giovani disoccupati, europei e no,non sono più in grado di essere creativi

    perché il sistema glielo impedisce giuri-dicamente e socialmente. La lorosituazione nanziaria e psicologica èumiliante perché il principio del pro ttoovunque in vigore concede loro un red-dito minimo, e così sono spesso fuorigioco. Questi giovani possono ancoraessere felici, si pensa, nel potersi sfogare

    dedicandosi allo sport, ai giochi o a

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    qualche espressione artistica, anche seciò non apporta alcun vero bene cio.La massimizzazione del pro tto a scapitodi tutto e di tutti è arrivata a un puntocritico. Questo ci costringe a ri ettere sualtri modi di gestire il nostro capitale dienergia vitale, non più a detrimento delbene comune né di altre risorse.

    Una piccola storia illustrerà il nostropunto di vista: «Il ricchissimo O.B. Bon-don ha come motto – sacro e ipocrita –che i soldi non contano per lui. La suanaturalezza di gentiluomo gli permette difar parte del Consiglio dei Superboss, isuper ricchi signori della nanza e del-l’economia mondiale. Fa conoscenza con

    Avansais, un altro boss, apparentemente

    nano, che conosce in anticipo tutto ciòche si può ottenere dall’universo e dallanatura. Avansais mette a disposizione diO.B. Bondon un dispositivo orgonicochiamato “accendienenergia”. un disposi-tivo che gira continuamente senzadanneggiare nulla. È un movimento con-tinuo che si autoalimenta. Il presidente

    del Consiglio dei Superboss giudica peròquest’apparecchio incompatibile rispettoall’ordine invalso e, adirato, ammonisceO.B Bondon: «Che cosa ci si guadagna?Questa invenzione non rende nulla! Fatesparire questa immondizia! Non vedeteche la crisi attende le nostre iniziative!»1Questo è l’atteggiamento che ritroviamo

    nel mondo di oggi. L’accendienergia che

    fornisce gratuitamente ener-gia è ciò che potrebbegarantire un mondo sosteni-bile. Ma la domanda «Checosa ci si guadagna?» sempresi presenta.Come si manifesterà il valoredi questa economia senza

    residui nelle nostre anime?Sappiamo bene che l’animarappresenta l’essere chevuole esprimersi in modocreativo, con amore e senzadisturbare la terra. È uninterrogativo vecchio come ilmondo. Nell’antichità, Bud-

    dha, il cristianesimo e più

    Il contenuto dellanostra anima giocaun ruolo fondamen-tale nella trasforma-zione della nostracoscienza, che è lachiave per l’even-tuale terra “santa”

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    recentemente loso come Kant eSpinoza hanno dato delle risposte.Pochi sanno che anche i vecchi gnosticidella tradizione ermetica diedero dellerisposte. Nel secolo scorso, lo gnostico Jan van Rijckenborgh ha riassunto il pro-cesso energetico in una formula sintetica:«Tutto ricevere, tutto dare e così tuttorinnovare».È un punto di partenza rivoluzionario, se

    intendiamo per rivoluzione “tutto rinno-vare”. Ci si può chiedere se è ciò che ilmondo attende. I cicli della natura ver-gine sono auto-generatori e conservanol’equilibrio della natura. È ciò che sugge-riva il famoso lm di Philip Glass,Koyaanisqatsi.Non si potrebbe cercare diristabilire l’equilibrio? Da dove verrà

    l’energia per una tale trasformazione del-l’anima, della coscienza? L’energia vitaledegli esseri umani non è stata donataloro in modo de nitivo alla nascita?È rischioso credere che si potrà ristabilirel’equilibrio iniziale del pianeta dopo tuttigli attentati perpetrati contro di esso,senza parlare dei processi irrimediabili

    come l’estinzione di specie e di organi-smi. Nel migliore dei casi, la terracontaminata tornerebbe alla sua bellezza,mentre gli uomini sarebbero posti davantial colossale compito di dover evacuare,pulire o ricuperare la gigantesca quantitàdi ri uti e oggetti fuori uso.Le generazioni future ci diranno qualcosa

    in materia di sostenibilità.

    La questione principale ci conduce ancorae sempre sull’origine dell’energia che ècapace di trasformarci. Duemila anni fagli gnostici parlavano del “Pleroma”, perevocare la pienezza di energia-anima diun ordine superiore, una sorgentecosmica sempre presente e potenzialmenteaccessibile a tutti. E l’anima può attingerea questa sorgente della pienezza. Essa èsempre e ovunque a sua disposizione.

    L’uomo la riceve gratuitamente e puòanche trasmetterla, donarla, senza legarsia essa. Ciò che si riceve senza contropar-tita, che si tratti di energia, di beni od’amore, non richiede pagamento diinteressi.Tutto ciò accende una nuova luce, unaluce ermetica, sulla nozione di ricchezza.

    La vera ricchezza è quella che può essereofferta in modo illimitato poichéproviene da una sorgente inesauribile.Come possiamo avvicinarci a questa sor-gente per attingevi dell’energia?Naturalmente non aspetteremo di averesaurito le risorse del nostro pianeta perfarlo! E non si attinge in modo attivo, ma

    con un atto di accoglienza, poiché ilcanale di ricezione è il centro del nostroessere, là dove l’anima si connette a noi.Il centro matematico della nostra realtàcosmica, il nostro microcosmo, è anche ilpunto centrale del cosmo, della totalitàdel nostro sistema solare e diconseguenza della terra che ne fa parte.

    Il contenuto della nostra anima gioca un

    ruolo fondamentale nella tra-sformazione della nostracoscienza, che è la chiave perl’eventuale terra “santa”. Lanostra mentalità, il nostrocomportamento e la nostracoscienza, il nostro interoorientamento, tutto ciò èdeterminante per poter con-trollare l’energia della

    pienezza, l’energia del rinno-vamento che potrà esseredistribuita ad altri.Per trovare la sorgente, il Ple-roma, occorre entrare nellaquiete e discendere verso ilnostro centro, no al sé piùprofondo. Da lì, la forza

    af uirà nel nostro cuore.Questo centro del nostroessere ha delle proporzionicosmiche e ci collega al soleinteriore. Così, si scopre chela realtà del mondo è ben piùvasta e inclusiva di quantonoi immaginiamo. Una volta

    che la corrente di energiascorre come l’acqua, secondoil pensiero di Hildegarde deBingen, il corpo deve utiliz-zarla. Per Hildegarde, ciò èfonte di creatività proli canella musica, nellaletteratura, nella poesia e in

    molte altre discipline. Offrire

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    l’energia del Pleroma ha un effetto tra-sformatore e rivoluzionario sulla

    coscienza. Il donatore ottiene una sorta dicoscienza cosmica, come testimonianoalcune opere di questa mistica visionaria,che raccontava del carattere eterno e sacrodella vita.La terra è considerata in un mododiverso, di conseguenza si può parlaredella “nuova terra”. In ogni cosa l’irra-

    diamento della vita divina è percettibile.La visione spazia sull’insieme, sull’inte-grità della vita,sub specie aeternitatis(sottol’aspetto dell’eternità), come l’esprimevaSpinoza.Anche se non possiamo osservarla con gliocchi, questa vita nuova è una realtà, apatto di ritrovare la Sorgente divina in

    noi, che si può chiamare Tao, Brahma,Dio o altro ancora. È fondamentale chequesta sorgente divina possa ristabilire lasua dimora in noi e compiere la suaopera, in collaborazione col centro delnostro essere situato nel cuore.Appena Tao traccia la sua via in noi e pernoi, Krishna, il Signore dell’interiore, si

    risveglia. Una nascita interiore ha luogo,nella grotta o nella stalla della vita micro-cosmica. L’attività di questo principiointeriore è puri cante e duratura, senzaperdita di energia né residui. Ma questacreatività non va fuori dall’area di gioco amisura dell’umano?Hermann Hesse ha descritto il combatti-

    mento dello spirito umano contro la

    barbarie della volontà di potenza in unromanzo geniale:Il Gioco delle perle di vetro,

    scritto nel 1943. In questo libro, la cul-tura umana è rappresentata come ungioco di perle. Cinque anni prima, JohanHuizinga, nel suoHomo ludens, avevaanche lui descritto come la libertà e lacreatività dell’uomo siano minacciatedalla brutalità primitiva. L’attuale gestioneunilaterale, l’egemonia totale di cui

    godono i poteri economici e nanziariminaccia di soffocare ogni creatività e,cosa ancor più grave, il piacere di giocare.In breve, se riusciremo a mantenere amisura di ciò che è umano la terra e isuoi tesori, come un immenso parco gio-chi, saremo immensamente ricchi.µ

    1. Marten Toonder, disegnatore e autore, denito il

    “Walt Disney olandese”, ha realizzato questa piccola

    storia magistrale: De Hoogbazen , (I Superboss).

    L’istinto di essere buoni

    Cronaca

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    In Olanda ci si potrà rallegrare del fatto che i banchierid’ora in poi giureranno di comportarsi in modo inte-gro, se non fosse penoso che ciò si sia reso necessario.E dire che non se ne sono preoccupati no al momentoin cui i comuni cittadini hanno ritenuto oltremodoeccessivi i diritti che essi si arrogavano!

    Nel suo libro,È inverosimile, l’olandese Joris Luyenikmostra come i banchieri siano prigionieri di unsistema che può affondare da un momento all’al-

    tro. E siccome capita che si venga scartati in un attimo,bisogna ben curare prima di tutto i propri interessi! Ed èper questo che la società, che trovava tutto ciò immorale,si è inventata un giuramento.

    Moltissimi settori dell’esistenza umana presentano deidilemmi etici. Infatti, qualsiasi decisione quotidiana è diquesto tipo. Quando si è consapevoli di essereuno contutto ciò cheè, si sa che ogni azione ha delle conseguenzeper questo Tutto e si presume dunque che si riconosca lapropria responsabilità nei confronti di tutto ciò. Restanoperò sempre dei compromessi, perché l’uomo non è un“prodotto nito”. Infatti, nella sua sicità, egli soggiace

    all’istinto e all’inestricabile commistione di bene e dimale, ma nel suo essere interiore è chiamato a svilupparele sue grandi possibilità. La vera etica risiede nell’equili-brio assoluto, nella via di mezzo.Se il dizionario de nisce l’etica come “l’istintivo desideriodell’uomo di essere giusto e di fare il bene di fronte atutti perché ciò dà soddisfazione ed eleva l’animo”,manca tuttavia ancora qualcosa. NegliElementi di filosofia

    esoterica,G. de Purucker scrive: «L’etica del cuore e del

    pensiero dell’uomo è legata alla luce spirituale che ri-splende attraverso la sua intelligenza. Essa è una guida,una lampada davanti ai suoi piedi, quando è onesta-mente seguita; non inganna mai e dona al cuore unapace infinita».

    Ci s’indirizza qui al potere latente dell’anima, af nché

    essa si apra a questa luce spirituale. E l’anima, così risve-gliata, prova la gioia di una comprensione sempre piùprofonda della causa di tutti i dilemmi.

    Il Giuramento (estratto)Io prometto e giuro che eserciterò il mio ruolo in modo iscrupoloso.Prometto e giuro che valuterò accuratamente tutti gli inte

    gioco, cioè quelli dei clienti, degli azionisti, degli impiegcomunità in seno alla quale l’impresa opera.Prometto e giuro che in tale valutazione, l’interesse del ccentrale.Prometto e giuro che avrò un atteggiamento di apertura, cterò di essere valutato e che conosco la mia responsabilitconfronti della società.Prometto e giuro che mi sforzerò di mantenere e promuo

    cia nel settore finanziario. Questo è ciò che dichiaro e prChe Dio Onnipotente mi aiuti!

    Fonte: https://nl.wikipedia.org/wiki/Bankierseed ress.com/2015/03/04/quatrion-ein-modell-zwischen-sein-werde

    L istinto di essere buoni

    L’etica del cuore e del pensierodell’uomo è legata alla Lucespirituale che splende attraversola sua intelligenza.

    LA TRUFFA

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    Già nella prima fase, l’infanzia, sono poste delle barriere: per esempio, l’educazione pone

    dei limiti; talvolta s’impongono, altre volte non se ne pongono a suf cienza. Questi limitiservono af nché il bambino possa trovare la giusta direzione. Naturalmente gli educatoridevono mettere dei limiti sensati, per raggiungere armoniosamente la seconda fase, quelladell’età matura, dove ci saranno altri limiti. Durante la pubertà, queste limitazionipossono provocare delle reazioni violente da parte dei giovani che rivendicano maggiorispazi di autonomia; essi si ribellano in modo ostinato, aggressivo o impetuoso. Invece,quando tutto si svolge armoniosamente, il nuovo spazio è apprezzato per il suo giustovalore, utilizzato in modo dinamico, e intelligentemente occupato.Talvolta, la tendenza a voler oltrepassare i limiti persiste. Con impeto rivoluzionario si tentadi rovesciare i valori stabiliti e le norme che questi implicano. Tuttavia, di solito poi ci sicalma, si trova un equilibrio tra norme e valori e si arriva alla maturità.Quando si raggiunge la terza fase, il passaggio dallo splendore al declino – da “brillare” a“sparire” – si compie in modo diverso e, nei casi migliori consapevoli della relatività diogni cosa, si valuta positivamente la propria vita trascorsa. Col passare del tempo sivedono le cose in modo più aperto, e questo accresce la profondità della visione. Le fron-

    tiere sembrano svanire e il passaggio da una situazione all’altra è più facile. Il senso della

    LA TRUFFA

    Un processo limitatoLa vita delle persone, come la vita delle civiltà, segue un processo nello spazio e

    che si può riassumere in tre parole: nascere – brillare – sparire; o meglio: cresc

    fioritura – declino. Si passa gradualmente da una fase all’altra e l’ultima termbruscamente con il passaggio della frontiera, quando l’organismo si decompBenché lo scorrimento da una fase all’altra sia progressivo, ci sono tuttavia dei c

    hanno le proprie ragioni di essere.

    G

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    vita s’inscrive in un contesto globale, su scala mondiale. In una coscienza collegataall’universale ogni frontiera può essere superata e la luce dell’eternità può aprirsi unvarco. Discesa o declino assumono le sembianze di una nuova maturità, di una

    ricchezza alla quale anche altri potranno attingere. Le esperienze di vita e di coscienzadivengono impulsi di rinnovamento e di trasformazione. La ne che si avvicina simuta in un grande mistero aperto sulla continuità dello spirito nell’unità e nell’uni-versalità. Si forgia la coscienza ermetica, dove la morte non è più una realtà assoluta.Nel corso della vita distinguiamo quindi tre fasi: “salire – brillare – scendere”, checorrispondono a “delimitare”, poi a “passare o superare i limiti”, e in ne a “togliere ilimiti”. Ritroviamo queste fasi nella storia della nostra cultura, e in modo particolarenei Manifesti della Rosacroce del diciassettesimo secolo. Esaminiamo quindi quelperiodo storico. Esso inizia con un forte impulso durante il primo quarto di secolo: iltentativo d’introdurre in Europa una cultura nuova per l’Occidente, piena di valoriinnovatori.

    Malattie infantili dell’EuropaCercando di insediarsi, di stabilire il proprio territorio e di tracciarne le frontiere, que-sta cultura ha conosciuto le malattie proprie dell’infanzia. All’inizio, la concezione

    rosacrociana dell’uomo universale ermetico non trovava dove ancorarsi.

    Giordano Bruno non riuscì a introdurre la magni ca concezione dell’uomo

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    nell’insieme che dovevano formare la religione, la scienza e le arti, poiché la sua lungaprigionia fu seguita da un processo che lo condannò al rogo. L’assenza di ogni aperturaa una nuova visione in materia di scienza e di religione causò molta sofferenza e,all’inizio, mise in pericolo il progetto. Il pensiero di Boehme, di Andreae e di Come-nius non fu compreso e addirittura osteggiato con violenza. Pertanto, furono posti deilimiti nei domini delle arti e delle scienze, segni evidenti di una nuova cultura. Ilbuonsenso e uno sguardo più obiettivo sulla realtà guadagnarono terreno, eliminandodal contesto della scienza la superstizione e il dogmatismo religioso. Ciò grazie a deinuovi strumenti che permisero di osservare la realtà in modo innegabilmente piùobiettivo. Il telescopio, il microscopio e l’astronomia fecero ridurre la superstizione

    legata ai responsi degli astrologi, pronti a sfruttare la credulità del popolo. Con la sco-perta degli elementi della materia, l’alchimia trovò una base comune con la chimica. Ilsistema planetario meccanicistico di Newton e il pensiero razionale di Cartesio deter-minò e delimitò il pensiero scienti co. È di quel periodo il detto popolare: «Misurare èconoscere». Con Spinoza si annunciò e si affermò una ideazione superiore del Divino:una concezione ermetica che ancora oggi si rivela piena di freschezza.La nuova cultura riuscì ad affermarsi anche in seno all’arte. La pittura olandese ne è unbuon esempio. Si realizzò anche un’apertura nel campo della musica, che diede unabase illimitata alle espressioni e alle atmosfere musicali, mentre no a quel momento sicreavano melodie nuove utilizzando soltanto regole legittimate dalla scienza degliaccordi: l’armonia. Come non pensare a Shakespeare, la cui ineguagliata espressioneermetica fu un impulso innovatore sia per la cultura sia per la spiritualità!Si può affermare che la prima fase della nostra recente storia culturale, durata no allametà del diciottesimo secolo, si sia manifestata con precisione, chiarezza e realismo,grazie alla misura e al numero. Nel campo della musica, Bach ne è un rappresentante

    autorevole.Superare i dogmi, il numero e la misuraTratteremo ora la seconda fase, quella dello sfavillio e del superamento dei limiti. Lalotta tra le classi nella società determinò una tendenza rivoluzionaria che crebbe e cul-minò con la Rivoluzione francese del 1789. La nobiltà fu costretta ad abbandonarenumerosi privilegi.Ben presto furono rigettati il rigore e l’ordine della fase che si stava chiudendo. Lerivolte, le emancipazioni, le invenzioni e gli esperimenti si propagarono nella società,accompagnati a volte da provocazioni e violenze. Valicando i propri limiti, la tecnicadiede origine all’industria e alla fotogra a. Alcune ideologie ripudiarono ognireligione e furono sperimentate nella società. La colonizzazione ampliò le frontieredegli imperi europei, i quali stabilirono la propria sovranità al di là degli oceani.L’Africa fu spezzettata e divisa tra le nazioni europee.Il romanticismo si oppose al razionalismo della prima fase, cosicché l’immaginazione

    astratta poté applicarsi alla pittura e alla musica. Sperimentalmente, si tentò di liberarsi

    Nei dominidelle scienzee delle artitroviamosegni evidentidi una nuovacultura

    della tonalità. Le arti plastiche seguirono lo stesso impulso; e così nella prosa e nella

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    poesia, quando autori come Joyce, Beckett e Pinter abbandonarono la classica cronolo-gia degli avvenimenti. Tuttavia, la razionalità del numero e della misura aveva giàirritato in precedenza alcuni sommi ingegni: Goethe, per esempio, considerava Bachmolto noioso.Nella seconda fase, oltrepassare i limiti turbò l’ordinamento generale, perché sigiunse a dissociarsi da qualsiasi rapporto logico e ragionevole al solo scopo di essereoriginali e innovatori a tutti i costi. L’arte smise di essere sublime. Tutte le disciplinescientifiche risentirono del fenomeno trasgressivo della seconda fase, e ciò provocòdelle rivoluzioni tecnologiche spaventose, particolarmente in campo militare conl’energia nucleare e la bomba atomica; gli obiettivi economici di produzione richie-

    devano degli sbocchi.In loso a, l’idealismo e il materialismo furono enfatizzati, e questo portò a una sortadi strumentalizzazione della coscienza. Nel diciannovesimo secolo, la saggezza e le reli-gioni delle culture non occidentali iniziarono a essere oggetto di ricerca. Ci s’interessòsoprattutto al buddhismo, al taoismo e all’induismo. In matematica e in sica, la nuovameccanica quantistica fece superare i limiti posti dalla geometria euclidea.Nel mondo religioso ci furono dei tentativi di accedere all’interiorità con un approccioesoterico, oltre il muro della realtà materiale osservabile. Questa seconda fase dellanostra civiltà europea iniziò nella seconda metà del diciottesimo secolo e proseguì noal ventesimo secolo. Molto prima di questi avvenimenti, Giordano Bruno aveva giàdescritto l’universo come in nito, e ne aveva addirittura ipotizzato la relazione con ilmicrocosmo, e questo prima dei Manifesti dei Rosacroce.

    Il risveglio al di là della culturaEccoci arrivati alla terza fase, nella quale tutte le barriere sono abolite. È la fase della

    globalizzazione, della soppressione delle dogane e delle legislazioni diverse, della tra-sparenza (per es. la glasnost sovietica), della perdita dei valori, dell’universalità (per es.dei diritti dell’uomo). È il crepuscolo delle ideologie e dei dogmatismi, delle certezze,delle supposizioni e degli assiomi.Questa degenerazione, che continuerà ancora per un po’ di tempo, annuncia la nedella cultura europea. Ma, nello stesso tempo, signi ca anche il risveglio, al di là dellacultura, di ciò che è spiritualmente vivo, e la soppressione delle frontiere consentel’esperienza dell’unicità. Questa mistica dell’Uno – dell’essere uni cato – permette direalizzare un comportamento conforme allo stato di coscienza in cui ci si sente uniti atutto e a tutti, e ciò a scapito del proprio io, che può soffrirne. Ciò richiede di abban-donare i desideri e i legami con questo mondo naturale, cioè “l’endura”, ma se questamorte del sé (ben conosciuta dal buddhismo e dal taoismo), suscita un