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L’anno 2014 è il 400° anniversario della pubblicazione della Fama Fraternitatis anno 1614; l’appello che la Fraternità della Rosacroce rivolse a tutti i sapienti e ai capi di stato d’Europa affinché potessero accogliere nei loro cuori un raggio di luce della Vita originale. Questo messaggio ridestò la speranza in molti cuori, e una nuova comprensione in molte teste. Comprensione dei legami tra Dio, il Cosmo e l’Uomo. Questo impulso è rimasto attivo e visibile sino ai giorni nostri, e vivifica ancora gli ambienti culturali, religiosi e artistici dell’Occidente. Le attività che il Lectorium Rosicrucianum organizza intorno alla Fama400 hanno lo scopo di offrire un grande spazio d’azione al rinnovato impulso verso una radiosa vita nuova, impulso con il quale la Fraternità si avvicina a noi. Il suo scopo è che noi l’accogliamo coscientemente come forza spirituale in modo che “con la testa nuda, il cuore aperto e i piedi scalzi” essa possa irradiare per l’umanità intera. Questo numero del Pentagramma è un contributo a questo impegno. Tariffa Associazioni Senza Fini Di Lucro: Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Forlì.

Pentagramma 1/2015 x Allievi

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Rivista Pentagramma della Scuola Rosacroce d'Oro

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L’anno 2014 è il 400° anniversario della pubblicazionedella Fama Fraternitatis anno 1614; l’appello che laFraternità della Rosacroce rivolse a tutti i sapienti e aicapi di stato d’Europa affinché potessero accoglierenei loro cuori un raggio di luce della Vita originale.Questo messaggio ridestò la speranza in molti cuori, euna nuova comprensione in molte teste. Comprensionedei legami tra Dio, il Cosmo e l’Uomo. Questo impulsoè rimasto attivo e visibile sino ai giorni nostri, e vivificaancora gli ambienti culturali, religiosi e artisticidell’Occidente.

Le attività che il Lectorium Rosicrucianum organizzaintorno alla Fama400 hanno lo scopo di offrire ungrande spazio d’azione al rinnovato impulso verso unaradiosa vita nuova, impulso con il quale la Fraternità siavvicina a noi. Il suo scopo è che noi l’accogliamocoscientemente come forza spirituale in modo che“con la testa nuda, il cuore aperto e i piedi scalzi” essapossa irradiare per l’umanità intera. Questo numerodel Pentagramma è un contributo a questo impegno.

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2015 NUMERO 1pentagramma

Lectorium Rosicrucianum

Ogni riproduzione di un articolo o di qualsiasi altra parte del PENTAGRAMMA viene autorizzata a condizione di citarne la fonte e farne pervenire una copia fedele all’editore italiano.

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RIVISTA BIMESTRALE

DELLA SCUOLA INTERNAZIONALE

DELLA ROSACROCE D’ORO

LECTORIUM ROSICRUCIANUM

La rivista Pentagramma si propone di attirare

l’attenzione dei lettori sulla nuova era,

che è cominciata per lo sviluppo dell’umanità.

Il Pentagramma è da sempre il simbolo dell’uomo

rinato, dell’uomo nuovo. È anche

il simbolo dell’universo e del suo eterno divenire,

grazie al quale si manifesta il Piano di Dio.

Tuttavia, un simbolo ha valore solo se diventa realtà.

L’uomo che realizza il pentagramma nel suo

microcosmo, nel suo piccolo mondo,

è sul cammino della Trasfigurazione.

La rivista Pentagramma invita il lettore

a compiere questa rivoluzione spirituale

in se stesso.

Viene pubblicata nelle seguenti lingue:Italiano, Francese, Tedesco, Inglese, Spagnolo, Ungherese, Olandese, Polacco, Portoghese, Svedese. (La rivista esce sei volte all’anno.)

Redazione:Pentagramma,Maartensdijkseweg I,NL - 3723 MC Bilthoven.e-mail: [email protected]

Indirizzo della redazione italiana:Via Montepaolo 29, 47013 Dovadola (FC)Tel.0543 [email protected]

Amministrazione e abbonamenti:Lectorium Rosicrucianum,Via Montepaolo 29, Dovadola, Forlì.www.rosacroce.info

Lectorium Rosicrucianum,CH - 1824 Caux, Svizzera.

Abbonamenti:€. 25.00 abbonamento annuale,

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Proprietario:Associazione “Lectorium Rosicrucianum”

Editore:S.A.S. Edizioni Lectorium Rosicrucianum

Direttore responsabile:Eva Cristina Casciello

Stampata presso la tipografia:

ATENA.NET S.r.l. Via del Lavoro, 2236040 Grisignano – VI

Autorizzazione del Tribunale di Forlì n.16/’99 dell’11/05/’99

Per concessione dellaRozekruis Pers, Olanda.

Tribunale competente per qualsiasi controversia:Tribunale di Forlì.

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Sommario

Alla ricerca della Fraternità sconosciuta

Unisci all’anima il potere del pensiero Il triplice mantra dei Rosacroce, un triangolo sublime

Gottfried Arnold e i Rosacroce

Immagini dal mondo: Il quartomanifesto 17, 26, 27, 35, 44

Alla ricerca dell’anima delmondo e della monade di fuoco

Johann Valentin Andreaea Bebenhausen

I Segreti della Fama

PENTAGRAMMA

Come possiamo, noi esseri umani del XXI secolo, viveree cambiare in modo tale che una nuova prospettiva divita possa aprirsi per l’umanità intera?Quattrocento anni fa apparvero nel sud della Germania gliscritti della Rosacroce classica. Scritti che invitavano la societàspirituale europea a una riforma generale di tutto il mondo. Le Nozze alchemiche di Cristiano Rosacroce Anno 1459(1616) descrive il processo alchemico del camminod’iniziazione di Cristiano Rosacroce, il suo cambiamentosecondo lo spirito, l’anima e il corpo, e il diveniredell’uomo immortale.Il grande impulso spirituale di questi scritti manifestaancora la sua influenza al giorno d’oggi.Questo numero del Pentagramma offre il suo contributonell’ambito della Fama400. Collaborazione che s’ispiraall’entusiasmo dei fondatori della giovane Fraternità.Fratelli che esplorarono il grande miracolo che è l’essereumano, e che riuscirono a liberare il potenziale nascostonella metà sconosciuta e spirituale dell’essere umanointeso come microcosmo.Nelle IMMAGINI DAL MONDO, presentiamo alcuneopere di Daniël Möglins della serie Lo Specchio dellaSaggezza dei Rosacroce, definite anche il Quarto Manifesto.

Copertina: Vetrata nella chiesa di Cobstädt,Germania © CTHOE

2015 NUMERO 1

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Alla ricerca della Fraternità sconosciuta

C hi sono i Rosa-croce? Cosafanno?

Come possiamocomprenderel’idea cheperseguonoda secoli?Idea, filo-sofia, ten-denzareligiosao stile divita?Qualeforza liguida lungoil loro cam-mino?L’essenza del pen-siero rosacrocianoha conservato la suaforza fino ad oggi. Pensierosintetizzato in questa esortazione:...affinché l’uomo comprenda finalmente lasua nobiltà e la sua magnificenza, perché èchiamato microcosmo e quanto lontano si

estende la sua arte nellanatura…

“Nobiltà” e “ma-gnificenza” evo-

cano lagrandezzaalla qualesono chia-mati gliesseriumani invirtùdella loroessenza,della loro

origine, eanche della

loro capacitàdi diventare

l’uomo-Dio chein realtà già sono.

La citazione è estrattada un’opera considerata

misteriosa perché scaturisce dauna fraternità sconosciuta.Tuttavia lo studio delle sue origini ha messoin luce che ci fu, nel corso del tempo, una

Oratorium-Laboratorium, di Heinrich Khunrath (1609). A sinistra, l’alchimista implora di essere unito al mondodivino e di ricevere l’ispirazione proveniente dallo spirito. A destra, il mondo dell’alchimia, la trasformazionedell’anima. In mezzo, l’altare sul quale sono posti quattro strumenti musicali e numerosi altri strumentidestinati alla pesatura: il mondo corporale, quello della personalità che si accorda all’anima e allo Spirito.

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sorprendente succes-sione di personaggilegati in modopiù o menostretto al mo-vimento deiRosacroce:uomini discienza,medici,scrittori,artisti,filosofifamosi, emoltialtri diminorfama.Il titolo di “rosacroce” puòessere attribuito aquei fratelli della Rosacroce che vivevano inGermania intorno al 1614. Notiamo tuttavia che il termine “rosa-croce” non designa un gruppo specifico; bensìè conferito a qualsiasi persona che cerca di

comprendere il grandemistero della vita

che lo circonda:scoprire perché

è chiamato“microco-smo” equal è illegametra il pic-colo e ilgrande,tra l’altoe il basso,tra l’inte-

riore el’esteriore.

Le tracce diquesta storia

risalgono all’an-tico Egitto, alla

saggezza di ErmeteTrismegisto, e si traman-

dano ai giorni nostri nei Rosa-croce, vale a dire negli uomini che

dopo aver esplorato la natura e averla inqualche modo compresa nella loro scienza,

Ricezione e amplificazione di segnali elettrici provenienti dal cosmo per mezzo di un radiotelescopio utilizzatoper lo studio delle stelle, delle galassie e dei buchi neri, così come per l’esplorazione dell’universo quantico.(©Nasa/JPL-Caltech)

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sono divenuti maestri nell’applicazione delleleggi, della magia e della conoscenza acqui-sita. È per questa ragione che i Rosacrocesono stati spesso assimilati agli alchimisticercatori della pietra filosofale. Tuttavia, la magia della Rosacroce si trova suun tutt’altro piano. È solamente dopo unostudio meticoloso della natura umana, del suorapporto con il mondo, del suo posto nellacreazione e la sua relazione con la sorgentedel Tutto – Padre-Madre, Dio – che tale magiainterviene in vista di una trasformazione,

quella dell’inferiore in superiore, dell’uomoterrestre in uomo-microcosmo. E ciò affinchéla sua esistenza nell’universo diventi una rela-zione vivente col divino. Questo processo ditrasformazione è l’essenza stessa della no-zione di Rosacroce: colui che fissa la rosa allacroce. In altre parole: fare emergere in senoalla vita personale ciò che c’è di più elevato,ciò che è nascosto nel cuore dell’essere.Chiunque cerca di raggiungere questo obiettivo

può essere chiamato Rosacroce.Così, la Fraternità della Rosacroce può esserevista come costituita da tutti gli esseri umaniche stanno vivendo tale trasformazione, se-condo un processo che è stato studiato e de-scritto in un linguaggio simbolico, a prima vistadifficile da comprendere. Nel XVII secolo, al-cuni di loro diffusero un forte appello all’uma-nità, al fine di farle comprendere la sua veranatura e il senso della sua esistenza. Diederocosì forma alla Fama Fraternitatis, l’Appellodella Fraternità della Rosacroce.

Le Nozze alchemiche di Cristiano Rosacroce èun racconto che descrive il processo di questamagnifica trasformazione. Il vero cammino chepuò essere percorso da chiunque decida diconsacrarsi ad esso. µ

La magia della Rosacroce si manifesta soltanto dopo un meticoloso studio della natura umana, della sua relazione con il mondo, del suo posto nella creazione e del suo legamecon la radice del Tutto – la Madre-Padre, Dio – e intervienemediante una trasformazione.

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L a Rosacroce moderna risponde a que-st’appello, come già avvenne quattro-cento anni fa. La Fama, L’Appello della

Fraternità della Rosacroce del 1614, inizia conqueste parole: Salomone dice che la saggezza è un tesoroincommensurabile per l’essere umano, poichéè il soffio della forza divina e un raggio dellamagnificenza dell’Onnipotente. È lo splen-dore della Luce eterna, uno specchio immaco-lato della potenza divina e un’immagine dellasua bontà. Insegna agli esseri umani la disci-plina, il discernimento, la giustizia e la forza.Comprende le parole velate ed è in grado disvelare i segreti. Riconosce in anticipo i segni ei prodigi, inoltre sa cosa porterà l’avvenire. La saggezza si basa sulla testa, e il cammino dirisveglio spirituale, l’inizio della saggezza, sitrova nel cuore. Ciò che il cuore non conoscenon entra nella testa. Aprirsi alla Gnosi signi-fica risvegliare la coscienza del cuore e attin-gere così alla conoscenza interiore.Il quarto giorno delle nozze alchemiche,

Cristiano Rosacroce scopre, su un cartelloposto nel giardino, vicino alla sorgente, la se-guente iscrizione: Io, Hermes, Origine e Sor-gente (…) Chi può si disseti in Me. Chi vuolesi purifichi in Me. Chi osa, si precipiti nelleMie profondità. Bevete fratelli, e vivete.Così parla Hermes della Gnosi: La Gnosi è ilcompimento della conoscenza, conoscenza cheè un dono di Dio. La Gnosi del bene è il Silen-zio divino e l’acquietamento di tutti i sensi.La quiete dei sensi consente all’essere umanodi rivolgere lo sguardo verso l’interiore anzi-ché verso l’esteriore. Cosi facendo egli sma-schera il proprio ego e nello stesso tempo hala forza di ridurlo ai minimi termini. Allora,nasce nel cuore il silenzio divino: lo specchioimmacolato sul quale si riflettono la Gnosi, laConoscenza e la Saggezza, doni preziosi diDio all’umanità. Nella Fama, quando i fratelli della Rosacrocescendono nella tomba di Cristiano Rosacroce, sco-prono questa iscrizione: Ex Deo nascimur, in Jesumorimur, per Spiritum Sanctum reviviscimus.

Unisci all’anima il potere del pensiero IL TRIPLICE MANTRA DEI ROSACROCE, UN TRIANGOLO SUBLIME

Il cambiamento, ai giorni nostri, avviene con una rapidità estrema; ogni cosa è volatile e determina incertezza. Lo notiamo nella ricerca di radicamento, di ancoraggio, di attaccamento manifestato da molti. Questa ricerca nasce da un appello e testimonia una reazione a quest’appello. Scrittori e filosofi ne sono da esso influenzati. Numerose correnti vi reagiscono, ognuna a suo modo, cercando di trovare delle corrispondenze e di stabiliredelle connessioni. È un appello spirituale che penetra e risuona in tutti gli esseri umani.

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Scendendo nelle profondità del nostro cuore,sperimentiamo una nuova forza, la forza del-l’essenza divina. Questa massima non è unmodo di dire, bensì un invito a penetrare nellatomba per incontrare la splendente Trinità di-vina che ha la sua sorgente in queste profon-dità, e da qui irradia e tocca l’essere umano, loeleva, lo trasforma e lo trasfigura.È un triplice mantra con un profondo signifi-cato gnostico. L’attività del sublime triangolodella Trinità divina – Padre, Figlio e Spirito-Santo – agisce profondamente in noi. Essa citocca, irrora i nostri tre santuari – cuore, testa ebacino – e suscita nuove sensazioni, nuove ideee nuovo comportamento.

NASCIAMO DA DIO È la dichiarazione di unessere umano che ha riconosciuto di essere unmicrocosmo. Nel centro del Microcosmo c’èun principio divino che può consentire la rina-scita dell’anima. Inoltre, queste parole identifi-cano coloro che sanno, per esperienza, che lecose essenziali della vita hanno origine in uncuore aperto, silenzioso e puro. Questi esseriumani sono coscienti di partecipare e di essereammessi nel piano divino. Eppure, queste per-sone che si considerano nate da Dio, ricono-scono chiaramente la loro imperfezione, la loroseparazione dalla Luce e dalla Forza che sonodi Dio. Riconoscono che La luce brilla nelletenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.Pertanto, come passo successivo, è essenziale

unire il potere mentale all’anima, cioè colle-gare la testa e il cuore. Allora, sarà possibile es-sere illuminati dal cuore, dalla Luce del mondoche è Gesù Cristo.

MORIAMO IN GESÙ Il secondo termine del tri-plice mantra riguarda la persona che, avendotolto dalla sua testa la spessa coltre mentale,crea un nuovo ordine nel suo potere mentale eannichilisce il suo egocentrismo.Infatti, se c’è un luogo dove l’io è ben consoli-dato, è proprio nel nostro mentale. Eppure,tutto ciò che l’“io” pensa svanirà, di buongrado, in Gesù, nella nuova forza d’anima. Lo spazio vuoto sarà colmato da un essereumano che tiene conto solo degli argomentio avvenimenti rivelatori del significato dellasua vita, del suo cammino interiore; una per-sona i cui pensieri e sentimenti si armoniz-zano con ciò che è utile allo sviluppo dellanuova anima; una persona che, in autoresa, sivota alla Luce che è penetrata nel suo cuore;una persona che, spontaneamente, si accordaalla Luce e non dà più importanza al sapererazionale dell’intelletto. In una tale persona, saggezza e comprensionesi elevano dal cuore verso la testa. Confusionee angoscia si placano nei due santuari e, comerisposta all’appello cosmico della Gnosi, lascintilla divina del cuore s’infiamma sempre dipiù. Così, orientata sullo specchio del suocuore e guidata dalla saggezza della testa, un

Certo come una pietra che a terra cade,sicuro come l’acqua che il punto più basso trova,altrettanto certo è che l’uomo è chiamatoa conoscere la sua estrema profondità,la causa principale della sua origine, la sua Fonte divina.

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nuovo comportamento si può manifestare.

RINASCIAMO GRAZIE ALLO SPIRITO SANTO Laterza regola del mantra è la pratica: l’essereumano è maturo per rinascere grazie all’operadello Spirito Santo. Egli scopre che la saggezzaè un soffio della forza divina e quindi un tesoroincommensurabile; un raggio della sua magnifi-cenza che gli insegna la disciplina, la compren-sione, la giustizia e la forza.I Rosacroce classici raffigurano questo tripliceprocesso con questa immagine: Andare gioiosa-mente incontro al sole che sorge con il cuoreaperto, la testa scoperta e i piedi nudi.La caratteristica della Rosacroce, sia classica siamoderna, è la sua profondità, poiché la Rosa-croce attinge alla Sorgente originale e agiscenel nome del Padre, del Figlio e dello SpiritoSanto. Orientata sull’Origine, essa è consapevole diessere uno strumento destinato a servirel’obiettivo finale: l’unione con la Sorgente diogni vita. La Rosacroce possiede la conoscenzadelle più grandi profondità e rimane fedele alcammino che vi conduce. La Rosacroce ab-braccia e penetra ogni vita. Qui nel presente,grande come il firmamento, essa conduce allacomprensione dei Misteri d’Occidente e neevidenzia la relazione con tutti gli altri Misterid’iniziazione. Così come esprime la Fama: Essacomprende le parole velate ed è in grado disvelare i segreti.

Unica nel suo campo di luce e di forza, è la suacapacità di risvegliare la scintilla divina nelcuore umano e di mostrare il cammino verso lavita dell’anima-spirito. Un’altra caratteristicadella Rosacroce è la sua completa disponibilitàverso il mondo e l’umanità. Nel mondo delladualità, la forza di uno è contrapposta a quelladi un altro, mentre nel mondo dell’anima laforza di uno è una pietra di costruzione al ser-vizio di tutti. Non può essere diversamente,perché si lavora con la Forza dell’anima. Per-tanto, questo lavoro – eseguito in collabora-zione con gli altri – è sempre un compitogioioso e gratificante. Ciò che una persona rea-lizza serve a tutti, ogni lavoro individuale è unlavoro al servizio dell’umanità e del mondo. In una storiella un maestro domanda ai suoi al-lievi: «Come si può riconoscere l’istante in cuifinisce la notte e comincia il giorno?»«Quando si riesce a distinguere un lupo da uncane», risponde un allievo.«Questa non è la risposta giusta».«Quando si può distinguere un fico da un olivo».«Neanche questa è la risposta giusta».«Maestro, qual è dunque la risposta giusta?» «È quando incontriamo una persona scono-sciuta e riconosciamo in lei un fratello o unasorella, in quel momento sorge la luce e lanotte è passata».Riconoscere un fratello o una sorella in unapersona sconosciuta è possibile grazie allascintilla divina nel cuore e alla perla nella

Possiamo conoscere l’unità quando entriamo nelsilenzio del nostro essere e superiamo tutte leconvinzioni e le tradizioni che ci hanno plasmato

testa che, come diamanti di vivo splendore,sono incise in noi. Esse creano le linee di forza dell’uomo nuovoin noi. È quest’uomo nuovo che riconosce inognuno un fratello, una sorella. La Trinità“Padre, Figlio e Spirito Santo” contiene trenuove proprietà: l’unità, la libertà e l’amore.L’uomo nuovo è colui che cerca di rispondereall’appello e di entrare nel sepolcro di Cri-stiano Rosacroce. Nei suoi commenti a LeNozze Alchemiche, Jan van Rijckenborghspiega la possibilità di vivere veramente solodal momento in cui si penetra nel proprio se-polcro: Voi potrete facilmente immaginare

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come la vita che emana dal campo astrale dellaFraternità sia molto reale, concreta e completa,poiché procede dalla triade saggezza-verità-eternità che la protegge. Attraverso la bontàarrivano la verità e la giustizia; attraversol’unità la libertà e l’amore, il tutto sorrettodallo Spirito. Tale vita astrale genera una realtàcompletamente diversa da quella che cono-sciamo nella natura della morte.Possiamo conoscere l’unità, quando entriamonel silenzio del nostro essere e superiamo tuttele convinzioni e le tradizioni che ci hanno pla-smato. È solo in quest’unità, che viene da Dioe ha fatto la sua dimora nel nostro cuore, che

Nel mondo della dualità, la forza di uno è contrapposta aquella di un altro, mentre nel mondo dell’anima la forza diuno è una pietra di costruzione al servizio di tutti

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possiamo aprirci perfettamente agli altri inun’unità che abbraccia tutti. Possiamo stare ac-canto all’altro e incontrarlo realmente perchéabbiamo esplorato in profondità l’origine delnostro vero essere umano.Siamo in grado di vivere nella libertà che ci èstata donata, la libertà del Vangelo di GesùCristo e, nella forza della nuova coscienza,siamo liberi di trasmettere il messaggio in unaforma adatta alla nostra epoca. Lavoriamo allora in e attraverso la forza del-l’amore. L’amore del nuovo stato di vita che èdi Dio. Nel quinto giorno delle Nozze alchemiche,quest’amore è espresso in un settemplice canto:L’Amore divino è ciò che c’è di più bello, dipiù sublime!La manifestazione universale procede dal-l’Amore divino!

Di cosa siamo debitori a Dio e al nostroprossimo?D’irradiare quest’Amore nelle nostre opere!Come il mondo e il male possono essere vinti?Esclusivamente dall’Amore divino!Chi sono quelli che intonano il sublime cantodell’Amore?Quelli che si sono elevati nella regalità delloSpirito!Quindi c’è una sola preghiera nei cuori diquelli che provano questo Amore:Possa entrare nella corrente d’Amore unifica-trice tutta la creazione che è separata da Dio, econoscere per tutta l’eternità l’autentico statodi vita divino-umano.Ecco l’Amore che santifica il mondo con i suoiatti.

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I n Germania, i professori dell’Università diGiessen sono perplessi. Questi rispettabiliprofessori non riescono più a mantenere

concentrata l’attenzione dei loro studenti, cheaddirittura abbandonano le aule senza fornirespiegazioni.In un nebbioso pomeriggio d’autunno del 1699la notizia si propaga come il fuoco: il tanto at-teso Unpartheyische Kirchen- und Ketzer Hi-storie è finalmente pubblicato! Grande è ildesiderio di prenderne atto immediatamente.Finalmente qualcosa sta accadendo nella semi-addormentata Giessen! Gli studenti, smaniosidi sapere, sono stupefatti: un libro in-folio di2.600 pagine composto di due parti. Nonl’avranno certamente letto in un paio di serate!L’indice comprende nomi e correnti spiritualiinsoliti. Sì, è una vera rivoluzione. Nel libro si incontrano gli ariani, i nestoriani, imanichei, gli albigesi e i bogomili. Inoltre, untrattato sul “famoso gnostico Valentino” e glignostici; il mito della creazione secondo Tolo-meo, discepolo di Valentino; i Manifesti deiRosacroce; Jacob Böhme, Spinoza, Paracelso eil confronto tra gli scritti “eretici” di Valentinocon quelli di Jacob Böhme e Paracelso, “il fon-datore di una nuova teologia”. Per gli studentiche si precipitarono a leggere il libro, unmondo completamente nuovo si svelava.

MASCHERATA L’interesse enorme per questa

“storia di eretici” è in relazione con la persona-lità dell’autore. Poco prima, Gottfried Arnoldera stato per sette mesi un professore di storiadelle religioni all’Università di Giessen. Du-rante questo periodo, nel polveroso ambienteaccademico, aveva provocato un uragano diidee e di opinioni rivoluzionarie.Per cominciare, pronunciò il suo discorso inau-gurale in latino. Arnold accusò la maggior partedegli storici non solo di oscurare gli elementiessenziali della dottrina cristiana e il suo verofine, ma anche di aver reso un pessimo servizioalle generazioni future.Secondo Arnold, nella storiografia possiamoleggere numerose imprese di sacerdoti, raffigu-rati come degli eroi. Tuttavia, questo compor-tamento apparentemente coraggioso nascequasi sempre dall’avidità, dall’orgoglio e dal-l’impertinenza, e con il pretesto dello zelo de-voto è quindi consigliato ai posteri. In breve, sideve ammettere che quasi tutto è stato una re-cita, una mascherata rappresentata nella piùgrande ipocrisia.Da quel momento il nome di Arnold risuonaintorno a Giessen. Un professore che osa af-frontare l’istituzione ecclesiastica con un lin-guaggio così forte attira sicuramente così tantiinteressati da riempire le aule. Nonostanteciò, Arnold non restò a lungo a Giessen. Al-l’età di trentadue anni rompe decisamente colmondo accademico “stantio” e abbandona la

Gottfried Arnolde i RosacroceIntorno al 1700, Gottfried Arnold, con la pubblicazione del suo libro Unpartheyische Kirchen- undKetzer Historie (Storia imparziale delle Chiese e degli eretici), provocò in Europa un vero shockculturale.Arnold, influente storico tedesco della Chiesa, ribaltò completamente le cose. Eglidescrisse i rappresentanti delle chiese come eretici e servi della lettera, e li accusò di aver

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dilapidato e soffocato nei dogmi la verità. Coloro che per secoli furono stigmatizzati e banditicome eretici, Arnold li considera i “veri cristiani” e “i testimoni più preziosi di Cristo”. All’interno di questa visione vi è una grande attenzione per i Rosacroce. È la prima volta cheuno storico autorevole mette in piena luce i Manifesti.

Gottfried Arnold,1666-1714

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sua cattedra disgustato dall’intellettualismopomposo e pretenzioso dei suoi colleghi.Nel frattempo l’interesse per le sue ideecrebbe rapidamente ed egli poté dedicare tuttala sua attenzione alla scrittura della storia deglieretici che apparirà un anno più tardi.

LA PAROLA VIVENTE La sua scioccante operaUnpartheyische Kirchen- und Ketzer Historie,documentata magistralmente, rende chiarocome sia stato soffocante l’ambiente accade-mico per Arnold. Non è una “contesa di pa-role”, come sottolinea nell’introduzione. Con lasua “teologia del cuore” Arnold dice addio allaristrettezza accademica, perché la teologia del

cuore non discute sulle parole, non pone do-mande sciocche e inutili, non genera degli ere-tici, non urta la coscienza. Essa non producené reddito né cupidigia, né onore, né titoli,ragione per cui essa è respinta e perseguitatadagli uomini sapienti. È il cuore che percepisce Dio, non la mente,afferma Arnold. Questo è il motto della suamonumentale storia del cristianesimo, con incontroluce una chiesa permanentemente in de-clino. Egli auspica che i fatti parlino da soli,con l’aiuto della forza della Parola vivente cheillumina i fatti come una corrente sotterraneacostante. Secondo Arnold, sono gli eretici cheriflettono la sua più pura eco.

Frontespizio dellibro Storia impar-ziale delle Chiese edegli eretici, dalNuovo Testamentofino all’anno 1688.Francoforte, 1699

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Come cristiano orientato sulla mistica pietista,Arnold trae ispirazione per la sua vita dalleesperienze della Sophia; questa saggezza eternache non è altro che un soffio dolce e morbido,un sussurro inatteso e non cercato, che toccal’anima quando riposa.Queste parole fanno pensare a Simon Mago– gnostico misterioso – e ai suoi poemi eterna-mente ispirati ad Elena. Secondo Arnold,Elena è la designazione di un mistero divino.Lei è – in termini alchemici – la materiaprima, la causa originale di tutte le cose e laprima azione dello Spirito divino. Lei è la

Sophia, la sapienza di Dio che depone unbacio sull’anima umana, ma è anche un do-vere, perché l’uomo deve dimostrare che si èdistaccato da tutte le creature e dal suo egoi-smo, solo allora potrà accedere ai gradi supe-riori della magnificenza. Il cammino spiritualeconduce all’unione con la Sophia.Questo “abito divino”, secondo Arnold, puòessere più facilmente percepito nel silenziopiuttosto che con le parole. Conviene dunquerimanere in silenzio, poiché solo le parole delsilenzio ci permettono di riconoscerlo.

IMPARZIALITÀ Arnold scrisse il suo libro con losguardo di un estraneo che va oltre lo spiritodi gruppo. Ispirato dalla Sophia, non si preoc-cupa del giudizio tradizionale. Questo è il si-gnificato della parola “imparziale”: scrivere lastoria senza pregiudizi, senza i sigilli e i luoghicomuni che sono stati ripetuti nei secoli. Eglicambia le cose radicalmente. Gli ortodossidiventano eretici e gli antichi eretici dei “vericristiani”. Arnold contrappose all’immagine tri-ste del cristianesimo storico, con le sue infinitedispute, un principio sovra-storico eterno, valea dire l’esperienza religiosa diretta. Egli eraconvinto che soltanto chi ha personalmentesperimentato una “illuminazione interiore” è in

Gottfried Arnold (1666-1714) studiò teologia e storia aWittenberg e in seguito lavorò come insegnante privato aDresda. Nel 1697 diventò professore presso l’Università diGiessen, ma si dimise otto mesi più tardi. Riprese quindi a darelezioni private, questa volta a Quedlinburg. Tra il 1701 e il1714, l’anno della sua morte, fu un pastore e un predicatore.Arnold è noto non solo per essere stato un brillante e proli-fico storico del cristianesimo, ma soprattutto – in virtù dellasua attività di pastore – come rappresentante di spicco del pie-tismo radicale in Germania. I pietisti ignoravano profonda-mente tutto ciò che è di questo mondo e si orientavano conprofondo rispetto verso il cristianesimo primitivo. Ricercavanouna conversione personale e praticavano una vita religiosa

interiore volta a unire il loro orientamento con una devotavita familiare e l’osservanza del rito domenicale.Tra i precursori dei pietisti troviamo molti nomi noti di per-sone che hanno trascorso la loro vita a promuovere un cristia-nesimo pratico e devoto. Jacob Böhme è uno di loro, maanche Johann Arndt, uno degli ispiratori di Johann Valentin An-dreae. Accanto alla sua attività scientifica e pastorale in Germa-nia, Gottfried Arnold fu attivo come membro dellaConfraternita Filadelfia che fu fondata ispirandosi alla British Phi-ladelphian Society di Londra, che nacque per opera del medicoe predicatore John Pordage e della nota mistica Jane Leade.L’obiettivo principale delle confraternite di Filadelfia era di stu-diare e di mettere in pratica le opere di Jacob Böhme.

Goethe su Arnold: Un libro che ho avuto in mano e cheha inciso profondamente nella mia mente è stato la Storia im-parziale delle Chiese e degli eretici di Arnold. Quest’uomo nonè stato solo uno storico che indaga sulle cose accadute neltempo, ma soprattutto un uomo pio ed empatico. Le sueopinioni coincidono pienamente con le mie, e ciò che più mipiace del suo lavoro è l’acquisizione di un’immagine positivariguardo a molti eretici, dei quali pensavo fossero folli e mi-scredenti. In noi tutti agisce lo spirito di contraddizione e tutticonosciamo il piacere del paradosso. Ho analizzato diligente-mente i diversi punti di vista e ho compreso che, alla fine,ognuno elabora la propria religione; quindi era più che natu-rale per me fare lo stesso. La mia base era il neoplatonismo,con contributi ermetici, mistici e cabalistici. Così ho costruitola mia visione del mondo.

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grado di scrivere una storia imparziale del cri-stianesimo; in caso contrario, mancherebbe ilcriterio più importante per riconoscere la ve-rità. Pertanto, nella sua Storia degli eretici c’èspazio solo per le persone che rispondono alcriterio stabilito da Arnold: l’opera di un au-tore deve dimostrare la fede nell’umiltà e nellapratica della pietà. Ci si può a volte smarriresulla dottrina, ma solamente se il cuore è nellaGerusalemme celeste.

JOHANN VALENTIN ANDREAE Uomo “diumiltà e di pietà” è sicuramente Johann Va-lentin Andreae, l’autore dei Manifesti dellaRosacroce. Arnold lo presenta come un uomomolto saggio e un difensore ammirevole dellaverità oppressa. Una lettera proveniente dal-l’Olanda aveva convinto Arnold che Andreaefosse l’autore dei libri a lungo rimasti segreti,i quali avevano reso pubblica l’importanteFraternità dei Rosacroce. Arnold, nel suolibro, dedica diciassette pagine ai Rosacroce eai loro Manifesti. In queste pagine egli tratta

particolarmente dell’origine degli scritti,delle controversie sugli autori, del successo edelle reazioni ostili ad essi, tutto sempre concitazioni dettagliate.Con emozione e grande sensibilità, Arnold rac-conta come Andreae si sentì in dovere (permotivi di sicurezza) di prendere le distanzedalla sua attività giovanile, per essere così ingrado di dare forma a qualcosa di nuovo: Ben-ché io debba rinunciare a questa Fraternità,non abbandonerò mai il vero messaggio cri-stiano, che riconosce le rose sotto la croce e sitiene lontano dalla malvagità del mondo, con isuoi errori, le sue follie e la sua vanità. In ognimomento sono disposto a prendere la deci-sione di aderire a una tale Fraternità, insieme atutte le persone pie, sagge e creative. (...)Voglio portare la croce dei cristiani, proteggerei loro ordini e seguire i loro precetti. Vogliovivere e morire da cristiano.

TESTIMONI DELLA VERITÀ Gottfried Arnoldscrisse la sua Storia degli eretici in tedesco,

Vera alchimiaGottfried Arnold cita ampiamente la Fama Fraternitatis. Nel frammento che segue, è interessante la citazione dellaFama volta a difendere l’alchimia autentica dei Rosacroce daglistudiosi che deliberatamente la interpretano in modo errato:Per quanto riguarda l’empia e maledetta fabbricazione dell’oro,dobbiamo dire, tuttavia, che questa pratica è talmente aumentata,in particolare ai giorni nostri, da incitare molti soggetti alla deriva ematuri per la forca a commettere ogni sorta di bassezze, approfit-tando della curiosità e della credulità di molti. Anche persone umiliconsiderano oggi la trasmutazione dei metalli il culmine e il coro-namento della filosofia, e chi sarà capace di produrre grandi quan-tità di oro e di pepite d’oro sarà particolarmente caro a Dio.Sperano, quindi, con preghiere insensate e con strazianti atteggia-menti di sofferenza, di convincere il Dio onnisciente che conosce icuori. Attestiamo, perciò, qui pubblicamente che questo è errato eche i veri filosofi considerano la produzione di oro qualcosa di vera-mente insignificante, una questione secondaria, in confronto allaquale vi sono alcune migliaia di cose migliori da fare. Con il nostro

caro Padre C.R.C. diciamo: «Oro? Disgustoso! È solo un po’ di oro!»Infatti, colui al quale si rivela l’intera natura non si rallegra perchériesce fare dell’oro o, come dice Cristo, perché i demoni gli obbedi-scono, ma perché vede il cielo aprirsi, gli angeli di Dio salire escendere e che il suo nome viene scritto nel libro della vita. Testi-moniamo, inoltre, che sono apparsi, sotto il nome di alchimia, moltilibri e immagini che sono un’offesa per la gloria di Dio. Li nomine-remo al momento opportuno e ne faremo una sintesi per i puri dicuore. Preghiamo gli eruditi di fare ben attenzione a libri di talenatura, perché il nemico non cessa di seminare la sua erbaccia, lazizzania, finché non gli sarà impedito da uno più forte di lui.Commento di Arnold: Nonostante questa dichiarazione, gli au-tori della Fama sono stati accusati di essere degli alchimistispudorati. Ecco perché il celebre astronomo francese Gassendiha evocato un’immagine di questa fratellanza in combutta conl’alchimia, la magia e la cabala. (Gassendi, in polemica con ilnoto alchimista inglese Robert Fludd, affermava di non crederein alcun modo nella dimensione religiosa dell’alchimia).Nella sua Storia delle chiese e degli eretici, Gottfried Arnold

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Johann Arndt, o il pastore Mollerus di Flen-sburg, che con diligenza “si era dedicato ai po-veri” ed era un “modello esemplare” per tutta lasua comunità.La lista comprende anche diciassette donne:Donne che hanno sofferto molto per amoredella verità; donne che possedevano doni di-vini oppure che erano illuminate e guidate daDio. Seconda nella lista delle donne c’è Tan-neke Denys, figlia di un candeggiatore di linodi Bloemendaal vicino ad Haarlem. Fin dallasua giovinezza fu miracolosamente guidatada Dio e avrebbe potuto scrivere profondi

rivolgendosi ai cittadini del suo paese.Egli la pubblicò come un libro destinato atutti, nel linguaggio di tutti. Compilò unelenco dei 180 migliori e per lo più sconosciutitestimoni della verità, i quali – dopo molte pe-regrinazioni, viaggi e letture – ha conosciutocome amici nascosti di Dio. Non sorprendedunque che troviamo tra essi Johann ValentinAndreae, Dirck Volckertszoon Coornhert e Jo-hann Amos Comenius, così come il pietista Jo-docus di Lodenstein, originario di Utrecht; maanche persone come il dottor Brellerus di Am-burgo che “ha difeso con passione” gli scritti di

Questa illustrazione, tratta da un Memoriale dell’antico cristianesimo del 1702, non è meno rivoluzionaria. La didascalia di sinistra è una citazione tratta dalla seconda lettera agli Ebrei (11: 33-39). Nell’immagine vediamo coloro che donano il loro cuore alla vita dell’anima. A destra, quelli che confessano con le labbra,ma i loro cuori sono lontani. La citazione di Matteo (25: 8-9) si riferisce alla parabola delle vergini sagge edelle vergini stolte.

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trattati sul declino attuale delle chiese. Sunumerosi punti i suoi pensieri concordavanocon quelli di Jacob Böhme. Su questo sog-getto Tanneke Denys pubblicò un libro inti-tolato Il fiore di giglio cristiano, libro che fusubissato di critiche.L’elenco testimonia della Sancta democratio diGottfried Arnold e del modo in cui egli praticala teologia del cuore; più precisamente, la teo-logia di ogni cuore.Il contributo di Arnold allo sviluppo spiritualedell’umanità è difficile da esporre in poche pa-role. Gilles Quispel lo considera “uno dei mi-gliori storici di ogni epoca”. “Il patrono deglieretici” è un’altra qualifica ricorrente; altri lovedono come un pietista radicale. Forse il luogo più giusto in cui collocarlo ènella sua galleria di “testimoni della verità”. Lanota esplicativa potrebbe essere la seguente:Fece un appassionato appello per una nuovavisione della storia della chiesa che fu decisivaper più di due secoli; aprì la strada a un esame

imparziale dello gnosticismo. Grazie a lui filo-sofi e poeti famosi – tra i quali Goethe –hanno conosciuto la Gnosi, e si sono ricono-sciuti nella sua descrizione della Gnosi: Lavera realizzazione dell’uomo per mezzo dellasaggezza divina. µ

include una preghiera Rosacrociana olandese che, nel corsodel XVII secolo, circolava in Olanda e in Inghilterra.Tu che sei onnipresente e che sei tutto ciò che è buono, ricordati,ti prego, che io sono polvere, sorto dalla terra sotto forma divapore e che un solo soffio del Tuo respiro può dissolvermi. Mi hai donato un’anima e le leggi che la governano. Lasciamiosservare, in doveroso zelo, la regola eterna che Tu hai creatoall’inizio, per servire la tua gloria in tutti i miei cammini.E poiché non posso conoscerti direttamente, che la mia ragione eanche la mia ignoranza Ti rendano gloria. Tu sei tutto ciò che èperfetto; le Tue rivelazioni sono la mia felicità. Tu, o Divino, o Dio, ilpiù alto creatore, degnati di ammettermi in questi misteri rivelati,non per il mio, ma per il Tuo onore, per la grazia dei tuoi benefici. Io Ti prego, Dio molto misericordioso, che queste rivelazioni nondebbano cadere nelle mani di uomini ignoranti e invidiosi, cheoffuscano e disonorano la Verità e disdegnano ciò che Dio harivelato. Ma i filosofi della Rosacroce hanno posto questi misterinel seno di Dio.Prego la trinità divina che possa essere impressa come io l’hodescritta. La Verità non può essere oscurata da malevole

interpretazioni. O buon Dio, senza di Te non c’è nulla. Fluisci nellamia anima e arricchiscila con la Tua grazia, la Tua Luce e le Tuerivelazioni. Lasciami dipendere da Te. Possa esserti piacevole chele persone Ti riconoscano come loro Sovrano, e non nascondanoil miele di conoscenza che Tu hai rivelato a loro. (...) Sono contento di quello che mi hai donato; buon Dio, illumina lamia anima e dammi un cuore che Ti sia gradito. Non prego piùper tutto ciò che Tu mi hai già dato, ma perché io possaconservarlo intatto. Salvami dagli inganni del diavolo e degli uomini, e dalla pauradella morte che tenta di condurre la mia anima alla perdizione. Che sia il mio onore essere umile per accedere alla Tua altezzapiù nobile. Togli da me stesso e riempimi di Te. Accorda le tue benedizioni a queste due cose: che io possaessere veramente buono e saggio, e che io possa esseretestimone della Tua Verità eterna. Concedimi questo, e Te ne sarò riconoscente. Amen

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Sub umbra alarum Tuarum. Con queste parole termina la Fama Fraternitatis; con le stesse parole

inizia un altro libro: Lo specchio della Saggezza dei Rosacroce. Questo libro, che contiene le

“immagini dal mondo” di questo numero, è considerato come il quarto manifesto della Fraternità dei

Rosacroce. Lo pseudonimo dell’autore, Teofilo Schweighardt Constantiensis significa: il cuore

silenzioso e costante di chi ama Dio. Lo scrittore è il dotto Daniël Mögling, ben noto a Johann

Valentin Andreae e aTobias Hess. Nel 1611 iniziò i suoi "studi pansofici" presso l'Università di

Tübingen, la città dove in quegli anni i manifesti vennero alla luce. Daniël studiò la matematica, la

medicina, l'alchimia, il moto perpetuo e l'astronomia. Secondo quanto lui stesso disse, egli scrisse “Lo

specchio” per un amico in una mezza giornata. In realtà è un bellissimo pamphlet in cui si parla di

un nuovo comportamento di vita, di conoscenza profonda e di insegnamenti amorevoli.

Le illustrazioni sono icone della Rosacroce classica.

I M M A G I N I D A L M O N D O

I L Q U A R T O M A N I F E S T O

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Alla ricerca dell’anima del mondoe della monade di fuocoIl grande mondo cosmico e la società contemporanea sono due realtàche sembrano molto distanti l’una dall’altra. Tuttavia, a partire da unpunto comune presente sullo sfondo di ogni fenomeno, queste due realtàpotrebbero trovare un’unità armoniosa.

Salomone dice che la saggezza è untesoro incommensurabile per l’essereumano, poiché è il soffio della forza

divina e un raggio dalla magnificenzadell’Onnipotente. È lo splendore della Luceeterna, uno specchio immacolato dellapotenza divina e un’immagine della suabontà. Insegna agli esseri umani la disciplina,il discernimento, la giustizia e la forza.Comprende le parole velate ed è in grado disvelare i segreti. Riconosce in anticipo i segnie i prodigi, inoltre sa cosa porterà l’avvenire.

L’introduzione trasmessa dalla Fraternitànell’edizione ufficiale della Fama e dellaConfessio, apparsa nel 1615, dice a propositodi questo “tesoro”: Era assoluto privilegio delnostro primo padre Adamo. […] In seguitoalla funesta caduta nel peccato, questomagnifico gioiello della saggezza fu perduto e,nel mondo, apparve l’oscurità e la mancanza dicomprensione. Tuttavia, Dio il Signore hapermesso che questa saggezza si risvegliasse esi manifestasse a volte in alcuni dei suoi amici.[…] Non credo esista qualcuno che nondesideri un così nobile tesoro e non aspiri ditutto cuore a conseguirlo. Siccome, però,nessuno può arrivare a questa saggezza senzache Dio stesso la accordi e invii dall’alto il suoSpirito Santo, abbiamo dato pubblicamentealle stampe questi scritti, la Fama e la

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Confessio dellaencomiabileFraternità dellaRosacroce,affinché tuttipossano leggerli.Infatti, in essi vieneannunciato e rivelatochiaramente tutto ciò chequesto mondo decaduto deveattendersi dall’avvenire.

MATERIA E SPIRITO Gli articoli che presentiamonel Pentagramma sono sovente in relazionecon lo sviluppo della coscienza sui piani perso-nale e collettivo. Questo è fondamentale, poi-ché da qui viene la soluzione relativa allenostre carenze umane e anche al problema delmondo. Così, regolarmente, descriviamo ilgrande mondo cosmico e la società umana.Queste due realtà, comunità umana e cosmo,sono due entità molto diverse. Il mondo, inquanto comunità o società in seno alla qualegli esseri umani percorrono il loro cammino divita, contiene sempre un quadro di dolore.Così vario è il Mondo, la Creazione, opera del-l’Inconoscibile! Popolato innanzitutto da unagerarchia di potenze che procedono dal Logos,di forze che salgono e scendono. Il Mondovisto come la Creazione è animato, una grandesaggezza ha presieduto alla sua progettazione e

alla sua forma-zione, seguendoprincipi immu-

tabili. Uno spi-rito uno e

indiviso appare inun unico punto e in-

globa tutto. Da doveviene? Per chi o per cosa

viene? Solo chi permette aquesto punto di ingrandirsi, in

modo da riempire tutto lo spazio interiore, puòsperare di trovare una risposta a queste do-mande. All’inizio, vi è la materia originale, lasostanza cosmica diffusa ovunque. Ne scaturi-sce poi un turbine di fuoco, come una frecciadel pensiero dell’Inconoscibile. Le oscure pro-fondità cosmiche si illuminano e si mettono avibrare. Il Mondo ne è la manifestazione. Il Mondo viene incorporato nell’etere fuoco,sorgente del Sole spirituale centrale, il fuocoelettrico di ogni vita. Questo Sole dispensa lavita in tutto il cosmo solare, è lo spirito dellaNatura. È lo spirito ardente in, su e intorno alpianeta:– aria: fuoco elettrico – acqua: fuoco liquido – terra: fuoco solidificato. Come ci insegna la saggezza di Salomone, infin dei conti tutto è fuoco: dal fuoco procede lafiamma, dalla fiamma la mater, dalla mater la

Le oscure profondità cosmiche si illuminano e si ed è incorporato nell’etere-fuoco, sorgente del

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natura – Ignis,Flamma, Mate-ria, Mater. Tuttociò che È costi-tuisce un velo cheocculta la monadeardente. Non permantenerla nascosta,ma per offrire all’essereumano la possibilità di manife-stare l’essenza della monade me-diante la voce, il nome e la volontà.

LA MONADE DI FUOCO Anche la monadeignea si trova nell’essere umano. In lui è pre-sente l’Unico, il detentore della facoltà chegenera il microcosmo dal macrocosmo, ilgrande universo. Adamo non fu plasmato apartire dall’argilla? Il divino non insufflò il suosoffio ardente in Adamo? Dio-Cosmo-Uomo.La natura è il mondo fenomenico dai molte-plici misteri e segreti, così ricca di possibilità.La monade è indivisibile, il suo centro è ovun-que e la sua circonferenza in nessun luogo. Èinconoscibile almeno fino al momento in cuispirito e materia – i due principi originali edeterni dell’universo – si uniscono in una co-scienza, un verbo, un nome, una voce. Solol’anima può conciliare lo spirito e la materia.L’Anima del mondo unisce la terra e lo spiritodell’universo. È il luminoso campo eterico dal

quale tutto, inquesto mondo,viene penetrato.

Questo campo èl’Anima mundi, è

il portatore del-l’energia-luce cristica

universale. Anima tuttociò che è materia, penetra

fino alla nostra anima umana,muove l’uomo biologico. Questo

campo chiama l’uomo a risvegliare conscia-mente quest’anima e questo spirito! Platonechiama questi due principi: il potere del pen-siero divino e la materia. L’unione di questidue principi – theos e chaos – dà origine al-l’universo, dal quale il piccolo mondo procede. Chaos – theos – cosmos. La materia – il Divino– il Mondo. Questo mondo è di luce e a giustotitolo è chiamato Figlio cosmico! Da Dio l’Eternità. L’Eternità crea il Mondo. IlMondo porta il suo tempo, il tempo le sue ge-nerazioni: un variopinto formicolio di miriadidi esseri nella scia delle radiazioni. Comprendiamo così che tutto ciò che vive sitrova nella corrente delle elevate vibrazionidell’universo.

PERDUTI Purtroppo, un granello di sabbia si èintrodotto in questo magnifico congegno. Ilpiccolo mondo che rappresenta l’essere umano

mettono a vibrare. Il Mondo ne è la manifestazione Sole spirituale centrale, il fuoco elettrico di ogni vita

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non segue più, equesto da moltotempo, «la scia delleradiazioni». In altreparole, l’essereumano si è perduto.Dobbiamo riconoscereche non viviamo affatto inconformità con il grandeorologio cosmico, e non siamoaffatto in armonia con i quattro ele-menti che sono il fuoco, l’aria, l’acqua e laterra. I terrestri, di cui siamo parte, hanno cre-duto di potersene appropriare, di utilizzarli ailoro fini, ma questo sembra ormai rivolgersicontro di loro. Fermiamoci un po’ alla realtà di oggi e ve-diamo i fuochi accesi che devastano il sud-estdell’Europa, la Crimea e l’Ucraina. Le ciecheminacce dei droni che solcano l’atmosferafanno vittime innocenti sul terreno e lascianoin stato di shock, in un grande smarrimentomorale coloro che comandano questi ordignidai loro dipartimenti. Vediamo la minaccia deiflutti per le migliaia di esseri che, a rischiodelle loro vite, emigrano in imbarcazioni difortuna e attraversano il Mediterraneo, scam-biando un inferno per un altro. Vediamo que-sta stessa minaccia per migliaia di altri che, acausa di dieci anni di guerra nei Balcani, nonhanno potuto consolidare le dighe. Vediamo i

massacri in Medio-Oriente, dove tra ipopoli che si ucci-dono per motivi

ideologici, religiosi egeopolitici, innumere-

voli sono coloro che de-vono fuggire dal paese che

li vide nascere. Non per-diamo di vista che circostanze

simili originano reazioni simili. Se questa fosse la nostra ultima possibilità disopravvivenza, anche noi prenderemmo learmi o la via della fuga, e tenteremmo la tra-versata dei mari. A determinare circostanzecosì tragiche è lo stato vibratorio dell’anima diun popolo e di una regione, dell’anima di abi-tanti come noi. Di conseguenza, per sfuggirealla violenza di tali circostanze, è necessariomodificare il nostro livello vibratorio. Solo una vita dell’anima può cambiarlo. Comprendendo questo, possiamo facilmenteconcepire che il campo vibratorio di unaScuola spirituale come la nostra – dotata di un«Corpo Vivente», che è da considerare come ilcampo del Padre-Madre – rappresenta una pos-sibilità grandiosa e una grazia magnifica! Tenuto conto che ai quattro punti cardinali ilfuoco, l’aria, l’acqua e la terra stessa sembranorivoltarsi, l’Europa potrà anche bloccare concatene i suoi confini, le nuove condizioni

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magnetiche sullaterra se ne cure-ranno poco. Già ve-dono la luce nuoveforme di società, sicreano nuovi rapportitra gli abitanti del pia-neta. Le grandi acque delmare faranno sempre più par-lare di loro. Nuovi valori irra-diano nell’atmosfera che è familiare allenostre anime. Il fuoco del nostro pensiero ci per-mette di scoprire la correlazione tra gli elementie l’interdipendenza di tutto e tutti. Anche lavita ce le svela, a suo modo, se il nostro cuore ela nostra testa non vogliono, insieme, prenderlein considerazione. Questa possibilità, che puntaa renderci più forti e più coscienti, è presente intutto. In effetti, ciò che non acquisisce una forzasuperiore non può sopravvivere. Anche qui,immobilismo significa regressione.

IL RITORNO ALL’ARMONIA Il Mondo e la so-cietà sono quindi due entità del tutto diverse.Mentre gli ingranaggi cosmici continuano iloro movimenti, la società rivela una realtàspezzata, perturbata. Mentre l’immensocosmo, il grande universo, vasto al di là di ognirappresentazione, prosegue la sua eternaespansione, la nostra società presenta una re-altà molto complessa. Il nostro pianeta Terra

non è visibilmentein grado di portareun’onda di vita chepossa vivere e parte-

cipare a uno svi-luppo continuo,

progressivo, uniforme.Perché i tentativi di ridare

la buona direzione a questasocietà falliscono? Com’è che

non perveniamo ad assicurare la pacea tutti? Deriva forse dal fatto che abbiamo to-talmente dimenticato il punto indiviso che sitrova dentro di noi e all’esterno di noi? Lacausa è forse che non amiamo l’altro come noistessi? O che non arriviamo più a identificaregli elementi? L’acqua cristallina della verità è nel profondodi noi stessi; l’aria di una ragione limpida nellaquale si dispiegano di nuovo le meraviglioseimmagini-pensiero di una pura creazione;l’amore come unione e onda portante delle piùalte ispirazioni e intuizioni. Ogni transito alfirmamento, ogni ora suonata dall’immensoorologio cosmico offrono una possibilità di pe-netrare più profondamente nell’Anima delmondo. Anche se è vero che nella nostra picco-lezza non possiamo fare molto con la situa-zione attuale, resta il fatto che possiamorealmente preparare circostanze più favorevoli.È proprio questo l’impegno di coloro che si

Pagine 22 e 24: Due schemi del cosmo che figurano in un manoscritto in cui Macrobio commenta Il Sogno diScipione, un testo di Cicerone. A pag.22 sono rappresentate le sette sfere planetarie, conformemente allavisione pitagorica dell’armonia delle sette sfere; a pag. 24 immagine del pensiero stoico relativo all’esseredivino, all’anima e alla virtù. (Nord della Francia, XII sec.)Pagina 23: Foto satellitare Google di una base militare segreta nel deserto del Gobi

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dicono rosacroce, o che si sforzano di esserlo.

COME VI RIUSCIRANNO? Per cominciare, de-v’essere acceso un fuoco e trovato il puntoinconoscibile. A questo fine, è necessario sco-prire cosa significa essere uomo, quali sono ireali valori umani. Vi intratteniamo sovente econ ardore su di essi, poiché questi valori for-mano la base del nostro lavoro. Una volta che liabbiamo integrati, si può parlare di una vitarosacrociana. Ad esempio, nell’Antichità clas-sica era così nelle scuole di Platone e di Pita-gora. Qual era l’obiettivo degli sforzi degliallievi di queste “accademie”? Divenire se pos-sibile simili agli dei. Tuttavia, l’osservazione deiprecetti non costituiva una garanzia chel’anima dell’allievo pervenisse a frequentare glidei, il divino. Era necessario che acquisisse unacomprensione dell’armonia cosmica, e inoltreche la sua vita vi si conformasse. Ecco perché anche la nostra Scuola proponeuna via in tre fasi:

– la fase di conversione o rivolgimento,per preparare la personalità, dotarla del-

l’attitudine necessaria; – la fase nella quale la nuova animazione

cresce e si fortifica; – la fase del rosacroce, nella quale testa, cuore,azione e vita si mettono al servizio del processocosmico, il cui fine è di portare il mondo e ladinamica della società su un piano superiore. Nel corso di decine d’anni, la Scuola si è sfor-zata di far penetrare le prime due fasi nella co-scienza dei suoi allievi affinché le traducesseroin comportamento. Si tratta ora di poter con-tare su un sufficiente numero di allievi chesiano portatori della terza fase, quella delfrutto o della messe.

Una scuola non è fine a se stessa! La sua ragiond’essere è di fornire degli studenti che perven-gano alla realizzazione. Servono discepoli chesiano in grado di impegnarsi per il prossimo,per il mondo e per la società. Discepoli chesiano dotati dell’anima, che ne siano colmi.Discepoli che padroneggino due aspetti dellavita: il presente e se stessi; che siano cioè ingrado, nella loro condotta, di dare forma allesuggestioni del nuovo pensiero, ispirati comesono dall’Anima del mondo. Che traducano nelconcreto i puri impulsi che provengono dallagrande vita cosmica, dall’Anima del mondo,dalla Sfera solare di Cristo, e salvino così laterra, la portino in maniera ininterrotta in sé

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dispensando la Luce del Figlio. Analogamente,è il microcosmo che viene così salvato. In e conquesto spirito, la Scuola spirituale intraprendediverse iniziative in numerosi punti del mondo.

ATTUALITÀ DELLA FRATERNITÀ Rivolto ad al-lievi che, per la maggior parte, si trovano nellafase di crescita dell’anima, tutto ciò che vi di-ciamo è circondato da un amore desideroso disostenervi. Non di un amore emozionale né diquello che si traduce nell’approvazione o nelrimprovero, ma di un amore impersonale.Come sapete, cari amici, il segreto delle nostreriunioni, dei nostri servizi e delle nostre confe-renze è di trasmutare in potenziale d’amore, inforza eterica, tutto ciò che vi apportiamo emettiamo in comune. Se delle iniziative par-tono dal cuore della Scuola, esse sono accom-pagnate da questa forza d’amore, dal suopotenziale. Circondando le attività iniziate,quest’amore a volte dà loro le ali. Da questopunto di vista, indipendentemente dal numerodi interessati che vi partecipano, queste inizia-tive possono essere considerate una riuscita. Le nostre voci trovano risonanza in numerosiinteressati, apportano loro gioia e ispirazione.In quanto Scuola Spirituale, studiamo, come ifratelli nella Fama, la rota del grande ingranag-gio della vita, teniamo conto delle periodicità edelle influenze e, dove possiamo, reagiamo allepossibilità che si offrono, con tutto l’impegnodi quanto rappresenta la Scuola. Così, facciamo

di nuovo risuonare l’appello dell’onorabile eclassica Fama Fraternitatis e vi invitiamo aprepararvi: Con grande gioia – e con convinzione interioreinerente al nuovo impulso, che irromperà neiprimi giorni di settembre 2014 – ci rivolgiamoa tutti i nostri allievi e sostenitori per dareascolto al nuovo appello della Fraternità. Desi-deriamo emanare un invito interiore a tutte leanime “cercatrici” e piene di aspirazione. Riunitevi, ancora una volta, per costituire ungrande gruppo unanime e consacrato, dove ilnuovo impulso della Fraternità della Vita potràtrovare un terreno favorevole. Che la sua forzadi Luce, di Gioia e di Libertà operi nei nostricuori e trasformi la nostra forza spirituale e lenostre attività in un irradiamento che siestenda sul mondo, affinché l’umanità si liberifinalmente dei veli dell’illusione e della vergo-gnosa oscurità; affinché possa scoprire la suaautentica dimensione spirituale, la sua unitàcon il grandioso campo di sviluppo del Corposolare, di modo che, finalmente, possa irra-diare nel grande universo la bellezza della suanatura spirituale.

Per questa ragione la Scuola concentra tutti isuoi sforzi a livello internazionale; vuole, inmaniera degna e significativa, far risuonare uneco all’Appello, alla Fama – punto di partenzadella nostra Fraternità – in quest’anno 2014anniversario e in quelli che seguiranno. µ

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I M M A G I N I D A L M O N D O

Tandem! (Finalmente!)

Finalmente c’è la Fraternità della Rosacroce per mettere termine all’ignoranza.

Aiuto! (Juvate!) Ho fatto naufragio sul mare delle opinioni, mentre il mio cuore aspira a Dio.

Salvami sulla tua isola, dove l’ignoranza è messa in luce; la scure si porta già alla radice delle

aberrazioni. Non appartengo a coloro che cercano i beni del mondo (la nave in lontananza).

Spunta già un germoglio dell’autentica saggezza; possa scaturirne un albero!

«Cercate innanzitutto il Regno dei Cieli e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta.»

«Oh, quanto profonda è la saggezza di Dio, nascosta ai figli del mondo.

Cercate interiormente quello che gli occhi non possono rilevare all’esterno.»

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Vi è una costruzione, un’immensa costruzione, visibile ovunque e tuttavia nascosta agli occhi degli

uomini, solo pochi la notano, perché sembra così vecchia e conosciuta a chi cerca solo il nuovo…

È il Collegium Sancti Spiritus della Fraternità della Rosacroce.

Ah, quanta gente attraversa, ignorante e priva di comprensione, tutte le sale, tutti i luoghi nascosti di

questo palazzo, senza vedere, senza comprendere cosa sia! Sono peggio di ciechi perché la loro

indegnità li ha resi inadeguati. Chi ha orecchi intenda.

I L Q U A R T O M A N I F E S T O

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Johann Valentin Andreaea BebenhausenJohann Valentin Andreae (1586-1654) è stato un personaggio chiave delcerchio di Tübingen, cerchio da cui provengono i manifesti rosacrociani, deiquali Andreae è ritenuto uno degli autori. Tuttavia, una recente ricerca hadimostrato che quasi certamente la Fama è stata scritta da Tobias Hess. In seguito, Andreae divenne uno dei più importanti teologi luterani.

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A ndreae continuava a chiedersi comesarebbe stata una società veramentecristiana. E cosa sarebbe successo se la

Chiesa avesse realmente praticato nella vitaquotidiana ciò che predicava. In risposta a que-ste domande ebbe una visione interessante. Inquesta visione egli si vide salire a bordo di unanave che fluttuava attraverso i fiumi della so-cietà. Una tempesta fece poi scontrare la navecon una barriera corallina e affondare con tuttol’equipaggio. Egli solo sopravvisse al disastro,spinto dalle onde sulla spiaggia dell’isola.Quando ritornò in sé, si guardò intorno e ciòche vide lo riempì di meraviglia: Si potrebbequasi pensare che il cielo e la terra siano quiuniti nella pace eterna.Un abitante dell’isola lo soccorse e lo accom-pagnò alla città di Cristianopolis. Alla sua vistaAndreae esclamò: Che tipo di città è questa, incui la verità, la pietà e le nobili azioni hannotrovato dimora e protezione? Percorse in lungoe in largo la città e descrisse nei minimi detta-gli tutto ciò che vide: l’agricoltura, il sistemagiudiziario, il governo, la costruzione delle abi-tazioni, l’istruzione, la medicina. Andreae descrisse in Cristianopolis un modellodi società cristiana ideale simile all’isola diUtopia, descritta nel 1516 da Tommaso Moronel suo capolavoro con lo stesso nome. Possiamo affermare che Utopia è una rappre-sentazione dell’umanesimo cristiano, mentre

Cristianopolis è la prima e unica opera utopi-stica concepita dal protestantesimo germanico.Secondo Andreae, il modello di società idealedescritto in Cristianopolis non è in conflittocon la professione di fede della Riforma lute-rana, anche se ne rifiuta espressamente gli usi ei costumi. La dottrina e la pratica quotidiananon sono entità separate e dovrebbero quindimostrare un accordo perfetto. Questo è il “verocristianesimo”, ammirevole titolo del libro dipreghiere di J. Arndt risalente al 1607, e al-l’epoca molto diffuso. È esattamente ciò che lavera Rosacroce avrebbe voluto creare: una ri-forma generale e mondiale. Allora, qual è ladifferenza? Perché Andreae ha ritenuto neces-sario negare con forza di esserne coinvolto?

IL SUO DESIDERIO PIÙ PROFONDO In Cristia-nopolis, Andreae si sforzò di descrivere que-sto ideale in modo molto realistico. Allostesso tempo si adoperò per essere in grado,con altre persone, di costruire una siffattacittà. Questo fu sempre il suo desiderio piùprofondo. Si sarebbe potuto praticare unmodo veramente cristiano di vivere e forse, suquesta base, l’intera società sarebbe stata rin-novata. Per Andreae, era chiaro che un realemiglioramento delle condizioni di vita potevarealizzarsi solo riorganizzando la società inuna vera forma cristiana ed evangelica.Solo una tale società, amata da Dio, può gene-

È ancora un mistero il motivo per cui prese le distanze dalle polemicheche suscitarono i manifesti rosacrociani. Tuttavia, malgrado tutte ledisgrazie che ebbe in sorte, fu sempre fedele ai suoi ideali; anche se,negli ultimi anni della sua vita, fu tormentato dal rammarico di non avercompiuto sino in fondo il suo lavoro.

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rare prosperità, gloria e armonia. Non domani,ma ora e senza indugio. La vita di Andreae èstata quindi interamente determinata dalla suainstancabile ricerca di una forma di vita evan-gelica e dal suo desiderio di un comporta-mento veramente cristiano. Naturalmente talericerca non lo rese meno critico nei confrontidella realtà esistente. Denunciò in particolarele atrocità legate alle guerre di religione, cheegli dovette subire, come i suoi contemporanei.Questo atteggiamento critico lo rese inviso amolte persone. Verso la fine della sua vita fuoppresso dalla consapevolezza di quantopoco, quasi nulla, egli aveva effettivamenteconseguito e dalla sensazione che tutti i suoisforzi fossero stati vani. Ma la domanda che ci

poniamo è questa: la causa del suo fallimentonon è stata forse il suo tentativo di coniugareil desiderio profondo di una vera vita cristianacon la sua posizione nella Chiesa luterana enelle sue strutture ecclesiastiche? E perchémantenere questa posizione sino a essernetotalmente deluso?

SENSO DI FALLIMENTO Durante il lungo pe-riodo in cui fu pastore del tribunale di Stoc-carda e membro del Consiglio dei Sacerdoti,si sentiva scoraggiato, sopraffatto dal senso difallimento della propria esistenza. Stancodelle tante reazioni ostili che dovette subirecome predicatore – a causa della franchezzadei suoi pensieri – infine si ammalò. All’età di

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64 anni, su sua richiesta, il duca di Württem-berg lo nominò abate di Bebenhausen. Questaposizione, onorevole e pacifica, gli fu offertaperché il duca lo teneva in grande stima. Nel1650 arriva quindi al monastero di Bebenhau-sen, un luogo nelle mani dei protestanti dopola pace di Westfalia. In effetti, ciò che Andreae desiderava più ditutto era di ritirarsi completamente dagli affariecclesiastici e amministrativi. Ma si ingannòdolorosamente circa le responsabilità del suonuovo mandato. Questi non era limitato alcontrollo della scuola del monastero.Da un lato i suoi impegni furono facilitatiperché i sermoni erano condivisi con gli altriprecettori del monastero. Inoltre, come sovrin-tendente generale, non aveva l’obbligo di farevisite né di insegnare, se non pochissimo.D’altra parte, nella sua qualità di vescovo, glifu chiesto di partecipare alle discussioni del Si-nodo e del Consiglio Nazionale. Ciò aggravò lasua salute già precaria. Inoltre, Andreae trovò ilmonastero in un tale stato di abbandono cheera un pericolo per tutti. La chiesa era in ro-vina, le finestre erano rotte e il vento impe-tuoso soffiava liberamente attraverso l’edificio.

LO STEMMA DI FAMIGLIA In questi luoghi, illontano passato sembrava inseguire Andreae.Nel lato nord della navata della chiesa è se-polto il suo bisnonno. Sulla lapide in pietra are-naria è scolpito lo stemma di famiglia, la crocecon le rose degli Andreae, e una scritta ci in-forma che: Qui si trova l’erede di Jacob Endris.Endris era in realtà il vero nome della famigliaAndreae. Quest’uomo era un fabbro di Wai-blingen e nel 1566 si recò a Tübingen a visitareil suo famoso figlio, il cui nome fu latinizzatoin Andreae, Jacob Andreae. Tuttavia, morì du-rante questa visita, ed è il motivo per cui fu se-polto e onorato con uno stemma che venneassegnato in seguito a suo figlio.Tre generazioni sono quindi rappresentate inquesta chiesa: il bisnonno, il nonno e il nipote.Quest’ultimo (J.V.A.) è dunque di nuovo con-frontato con il passato prestigioso della sua fa-miglia, ma anche con una sofferenza nonancora del tutto guarita. Ciò riguarda il suo ce-lebre nonno, il quale aveva un ruolo impor-tante nella chiesa, ma le cui convinzioni el’atteggiamento non erano in armonia con gliideali di Johann Valentin.

In effetti, ciò che Andreae desiderava più di tutto era di ritirarsi completamente dagli affari ecclesiasticie amministrativi.

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TRISTEZZA Il clima della sua nuova dimora sirivelò all’inizio salutare, ma ben presto i vecchidolori ritornarono. Più tardi, nel sermone delsuo servizio di sepoltura, venne detto: Appenamangiò un boccone di cibo, gli vennero fortidolori addominali e dovette immediatamenteadagiarsi nel suo letto. La sua condizione peg-giorò e ben presto rimasero di lui solo pelle eossa. Ciò spiega in parte l’indicibile amarezzain cui Andreae sprofonda, e che traspare inogni riga della sua biografia. Infatti, l’utopista deluso riemerse in lui, eanche la Rosacroce. Ancora una volta, espressela sua delusione per la pratica quotidiana dellafede: Che cosa dovrei dire della nostra reli-gione evangelica luterana, o meglio, cosa nondovrei dire? Che la dottrina è comprensibile,ma la pratica è confusa e a volte addiritturaperversa?» Il suo umore peggiora e nel 1652scrive che per il suo corpo così come per la suaanima è stato un anno disgraziato.

TORMENTO E DISPERAZIONE Il vecchio An-dreae era tormentato da amarezza e dispera-zione quando nel 1653 scrisse: Ahimè, conquanto disagio mi accingo a descrivere le sof-ferenze che ho dovuto sopportare in questoquarto anno della mia prigionia. Sì, io soffroterribilmente, angosciato nel corpo e nel-l’anima. Penso che solo chi è stato esiliato ocondannato a lavorare nelle miniere oppure a

remare nelle galee è in grado di comprenderele mie afflizioni. Potremmo chiederci cosa c’era di così negativonella vita di Andreae, a parte il declino dellasua salute. Purtroppo gli sfoghi di Andreae nonchiariscono: Ho sopportato l’arroganza dei par-venù, la vendetta dei rivali, l’abbandono degliamici, la volubilità degli assistenti, il tradi-mento dei servitori e, soprattutto, il dispoti-smo frenetico di un uomo odioso.A chi si riferisce? Conosciamo solo la storia di un sermone diAndreae aspramente criticato da due precet-tori del monastero. Dal pulpito della chiesa essilo accusarono di aberrazioni eretiche. E questonella chiesa dove aveva predicato il nonnoJacob Andreae, l’uomo che elaborò la formuladel collegamento costante che unì le variechiese luterane. Probabilmente è qui il cuoredel profondo conflitto di coscienza di Andreae.

CONFLITTO DI COSCIENZA Infatti, al centrodella dottrina luterana c’è il dogma che so-stiene come la redenzione e la salvezza sianopossibili solo ed esclusivamente attraverso lafede: Sola fide. Basandosi su questo precetto,Jacob Andreae fu personalmente responsabiledelle rappresaglie che il duca di Württembergcondusse contro gli eretici come KasperSchwenckfeld, contro i discepoli di MicheleServeto, di Sebastian Franck e altri anabattisti.

Ho sopportato l’arroganza dei parvenù, la vendetta deirivali, l’abbandono degli amici, la volubilità degli assistenti,il tradimento dei servitori e, soprattutto, il dispotismofrenetico di un uomo odioso

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Johann Valentin Andreae conosceva certa-mente questi fatti, legati alla storia della suafamiglia. Egli aveva sempre dato l’esempio diuna vita eminentemente cristiana, ma nei ma-nifesti rosacrociani aveva criticato aspramenteil modo in cui la dottrina della Chiesa erapraticata.Questo è il motivo per cui fu profondamenteferito dalle accuse dei due precettori, i qualilo accusarono di aver detto, citando GeorgMajor (1502-1574), che senza le buone operenon si può ottenere la salvezza. Possiamopensare che queste critiche toccarono il suotallone di Achille. Nelle sue esortazioni di unmodo pratico di vita cristiana e di una riformainteriore, il nipote va diametralmente controle convinzioni del suo celebre nonno. Johann Valentin, uomo sensibile, non volevacerto nuocere di nuovo alla reputazione dellasua famiglia. In effetti, quando in gioventùstudiava teologia, dovette interrompere glistudi perché aveva scritto un pamphlet criticocontro il Conte Palatino; redatto la storia alle-gorica delle Nozze Alchemiche e tenutosopra il fonte battesimale, in forma anonima,la Fama e la Confessio Fraternitatis.Questo spiegherebbe perché il vecchio J.V.Andreae fosse così desideroso di difendere lasua reputazione, denunciando la controversiaal Concistoro. Il 26 Novembre 1651, i treprotagonisti comparvero davanti alle più alte

cariche della chiesa. Andreae negò ferma-mente di aver usato le parole oggetto dellacontroversia. Fortunatamente, il Concistoronon vide alcuna ragione per non credergli ebiasimò il comportamento dei due precettori.Questi promisero “di tenerne conto in fu-turo”, e Andreae ringraziò il Concistoro per ilsuo intervento.

LA FINE DELLE SOFFERENZE Naturalmente, unanormale collaborazione con entrambi i precet-tori non era più possibile. Ciò divenne per An-dreae un tormento quotidiano. La suasituazione era diventata particolarmente insop-portabile anche perché il monastero era cosìlegato alla storia della sua famiglia. Inoltre, lasua malattia gli impediva di lavorare perché,tranne poche ore, il dolore lo inchiodava aletto. Pertanto, egli desiderava fortemente diandare via da Bebenhausen. Andreae comunicòal duca che il suo incarico era troppo oneroso eche avrebbe molto gradito fare qualcosa di piùsemplice e tranquillo. Il 25 febbraio 1654 ilduca ordinò che Andreae fosse sollevato dalsuo incarico in Bebenhausen e lo nominò abatedi Adelberg, nei pressi di Göppingen. Andreaelasciò Bebenhausen e arrivò a Stoccarda il 22marzo 1645. Era cosciente di essere al terminedella sua vita. Sentendo la sua fine avvicinarsi, celebrò laSanta Cena e poi disse queste parole: Eccomi

Pagina del registro di battesimo di Herrenberg (1586),dove appare il nome di Johann Valentin Andreae

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in una grande calma. Non ho più tentazioni néafflizioni, sia spirituali sia corporali. Alla domanda riguardo all’organizzazione delsuo funerale, rispose che il suo corpo dovevaessere sepolto a cielo aperto nel cimitero fuoridella città, tra le spoglie degli altri cristiani, eche il suo funerale doveva essere eseguitosenza inutili cerimonie. Il 27 giugno, John Va-lentin Andreae arrivò alla fine delle sue soffe-renze, e il suo corpo fu sepolto nel cimiterodella chiesa dell’ospedale.

«UN FIGLIO POTENTE» Oggi, 400 anni dopo lapubblicazione della Fama Fraternitatis, siamoconvinti che la vita di Andreae sia stata tutt’al-tro che un fallimento. Philip Jacob Spener(1635-1705), il fondatore del pietismo,avrebbe voluto richiamare Andreae alla vita,tanto la pratica del cristianesimo di Andreaeera cara al suo cuore. Spener disse: nessunopercepiva in modo più penetrante le ferite in-flitte dalla chiesa. Ma ciò che Spener non disseè che in gioventù Andreae fu anche autore diopere ispirate e fiammeggianti che segnarononotevolmente il volto dell’Europa.Alla sua morte, i semi della sua vera missionespirituale erano stati seminati già da moltotempo, probabilmente sepolti sotto le ceneridi sanguinose guerre di religione, anche per-ché il suolo europeo non sembrava ancorapronto per farli germogliare. Lui stesso non

era pienamente consapevole della portatadella sua missione. Era continuamente assalitodal dubbio se il movimento dei Rosacrocefosse la vera medicina per una riforma gene-rale del mondo. Il tempo per questo compi-mento doveva ancora venire. Oppure, per dirlacon le parole della Fama: L’Europa, infatti, ègravida e darà alla luce un potente figlio. µ

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I M M A G I N I D A L M O N D O

I L Q U A R T O M A N I F E S T O

Esaminate questa rappresentazione non solo una volta, ma più volte. Vi è nascosto ciò che è di più

grande interesse, e più chiaramente non può essere spiegato. La materia è duplice. C’è ciò che viene

dal cielo e ciò che viene dalla terra. Il lavoro effettivo – l’Ergon – consiste nell’implorare la grazia

dell’Onnipotente, così scrisse Tommaso da Kempis. Il lavoro accessorio – il parergon – è la

purificazione nella corrente dell’Acqua viva: lavare i vestiti, lo studio, l’arte della natura.

Hinc sapientia, da qui la saggezza: Il sole ne è il padre (nelle parole di Ermete Trismegisto), laluna ne è la madre, l’aria le ha portate nel suo grembo, la terra è la loro nutrice.

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P er rappresentarci malgrado tutto questanozione astratta, possiamo, a titolod’esempio, pensare al sepolcro aperto

della grande piramide di Giza. L’insegnamentouniversale ci spiega che, nel vuoto di questo se-polcro, l’essere umano può essere trasformato. I quattro triangoli della piramide si ergono suuna base di forma quadrata. Raffiguriamoci ilquadrato come il nostro essere, il nostro cuore,dove il vuoto sarebbe uno spazio aperto, unospazio libero. In questo vuoto magico irradial’energia dell’Inconoscibile. Tutt’intorno siforma la piramide. Lo spazio interiore, delquale facciamo esperienza come di un vuoto,contiene l’essere essenziale che, molto spesso, è

allo stato latente, come immerso in un sonnoprofondo. Per questo parliamo di un processodi risveglio e di ritorno alla vita, di rinascita.

UN SEPOLCRO PIENO DI FORZA È in questospazio vuoto del sepolcro che resuscita Cri-stiano Rosacroce, simbolo dell’uomo originaleche dorme in noi. Diciamo che dorme peresprimere che l’ego, separato dalla luce inte-riore, non può percepirla. Quando percorriamoil cammino della trasformazione, il velo dellaseparazione progressivamente si dissolve e noipercepiamo ciò che era presente dall’origine eche, di nuovo, si esprime in noi. Per cui, inrealtà, questo spazio non è vuoto, ma ciò che

I Segreti della Fama

Per noi umani, “nulla” è una nozione molto astratta che non possiamo avvicinarecon la ragione né con il sentimento. Forse la parola è troppo familiare, troppoevidente e semplice per catturare la nostra attenzione. Così sfugge facilmente alnostro potere di comprensione.

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alla propria interiorità. Ora, paradossalmente,questa verità ci viene trasmessa mediante unastoria molto velata. La questione è di sapere seabbiamo la semplicità interiore che permettedi scoprirne il senso nascosto. Riusciamo acomprendere come la vita realizza in noi unnuovo ordine? In questo caso, non ci sforziamodi trasformarci, ma abbiamo semplicemente fi-ducia nella Sorgente della Vita che si trova innoi. Se ci apriamo alla Sorgente interiore, essainserirà nel nostro essere la programmazionedel prodigioso cambiamento minuziosamentedescritto nei testi.

LA TARGA DI BRONZO Ecco dunque l’autenticoracconto originale della scoperta dell’uomo diDio altamente illuminato, fratello C.R.C.: Dopo la morte, in pace, di A. in GalliaNarbonensis, giunse al suo posto il nostroamato fratello N.N. Dopo essersi unito a noie aver prestato il solenne giuramento di

contiene è destinato all’essere spirituale che èl’uomo-microcosmo. La conoscenza di questo spazio aperto, diquesto “sepolcro”, pieno di forza, è il tesorolasciato in eredità dalla Fraternità. Non è riser-vato solo ad alcuni, poiché l’essere essenziale èpresente in tutti. In questa ottica, una Frater-nità o una Scuola spirituale costituisce unaiuto per scoprire questa verità, senza tuttaviaintervenire tra la persona e il “grande segreto”.Questo si deve rivelare a noi, essere provato. Èsolo allora che comincia a vivere in noi. Questosegreto non può essere trasmesso da altri inmaniera teorica né come un sentimento mi-stico. Rischierebbe infatti di essere un peso perla testa e di suscitare un sentimento di oppres-sione nel cuore. La Verità è liberata nel campodel mondo come un’energia potenziale allaquale tutti gli esseri umani possono accedere.Questa impregnazione atmosferica permette,se se ne ha la volontà, di rimuovere il sigillo

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fedeltà e discrezione, ci riferì in confidenzache A. gli aveva assicurato che, nel prossimofuturo, questa Fraternità non avrebbe piùlavorato in modo così segreto; sarebbe statasostegno, necessità e gloria per la patriacomune del popolo tedesco, cosa di cui nellasua situazione egli, N.N., non avrebbe dovutominimamente vergognarsi. L’anno seguente,terminato il tirocinio, gli si presentòl’opportunità di mettersi in viaggio con unconsiderevole viatico o borsa di Fortuna. Dabuon architetto qual era, decise di cambiarequalcosa nell’edificio e di organizzarlo inmaniera più funzionale. Nel corso dei lavoridi rinnovamento, rinvenne la targacommemorativa in ottone sulla quale eranoincisi i nomi dei membri della Fraternità ealtre informazioni. Volle trasferirla in un altroluogo più adatto, poiché non sapevamo dovee quando fratello C. era morto, né in qualepaese era stato sepolto. Infatti, venne tenutonascosto dai più anziani. Nella targacommemorativa c’era un grosso chiodo fissatoin modo particolarmente forte e, quandovenne estratto con forza, asportò una parteassai grande della sottile parete o del suorivestimento. Insieme a ciò venne fuori unapietra abbastanza grande e, dietro questa, futrovata inaspettatamente una porta. Congioia e impazienza demolimmo il resto delmuro e pulimmo la porta, in cima alla quale

si trovava un’iscrizione a grandi lettere:DOPO CENTOVENTI ANNI MI APRIRÒ.Al di sotto vi era l’antica data. Rendemmo grazie a Dio e, quella sera,lasciammo tutto com’era, perché volevamoprima consultare le nostre Rotae. Di nuovo eper la terza volta, dirigiamo la vostraattenzione sulla Confessio, poiché ciò cheriveliamo qui gioverà a coloro che ne sonodegni. Agli indegni servirà ben poco. Infatti,come la nostra porta si rivelò dopo tanti anniin modo così prodigioso, così una porta sirivelerà per l’Europa dopo aver abbattuti imuri. Essa comincia già a essere visibile emolti la aspettano con grande desiderio.

Prima che la porta possa aprirsi, i fratelli con-sultano la loro Rota: i segni del cielo.

«Così la saggezza costruisce la sua dimora.» Rappresentazione degli stadi di coscienza secondoRaimondo Lullo (1232-1315): pietra, fuoco, pianta,animale (selvaggio), uomo, cielo, angelo, Dio.

Tutto proviene da Dio, tuttoè opera sua e ritorna a Lui. I sette raggi procedono immancabilmente dalla Sorgente unica

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Consultando lo zodiaco della loro manifesta-zione personale, vedono se stessi alla luce delgrande fine della vita. Se vi è comprensionedelle esperienze personali nel mondo dellospazio e del tempo, la porta può aprirsi. Tutta-via, la pura coscienza del cuore non è legata auno zodiaco astrologico. La lettura della pro-pria Rota è una percezione interiore, perce-zione interiore dovuta a una sottile intuizionedella coscienza, eventualmente attinta dal te-soro delle esperienze di incarnazioni prece-denti. È così che il vecchio zodiaco rivela la suautilità prima di far posto a un altro zodiaco, unnuovo cielo costellato di dodici stelle, a partiredal quale si manifesteranno una nuova terra eun nuovo uomo. È per questa ragione che 120è considerato il numero del perfezionamento.

LO SPAZIO INTERIORE La mattina dopoaprimmo la porta e apparve una cripta a voltacon sette lati e sette angoli; ogni lato era largo

cinque piedi e alto otto. Benché non avessemai ricevuto i raggi del sole, questa cripta erafulgidamente illuminata da un altro Sole, chesembrava aver preso in prestito dal solequesta capacità, e si trovava in alto al centrodella volta.

Abbiamo detto in precedenza che lo spaziointeriore è già presente. In realtà la porta che vidà accesso non è veramente chiusa. Ma dalmomento che ci identifichiamo interamentecon la nostra manifestazione esteriore, pren-dendola per vera e fidandoci di ogni pensieroche emana da essa, ci dimentichiamo tempora-neamente del vero Sé. Quando la nostra falsaidentità si dissolve nel silenzio dell’infinito spa-zio interiore, lo scopriamo sepolto nelle nostreprofondità. Il nucleo del nostro microcosmo èla fedele riproduzione di quello del macroco-smo e i due sono uno. Questo spazio cosmicointeriore ci viene descritto come ricoperto di

Rappresentazione della relazione tra l’essere umano e l’assoluto

una volta con sette lati, illuminata da un soleche irradia dall’alto. Leggiamo: Nel mezzo, al posto della pietra tombale, erastato posto un altare circolare, con una piccolatarga di ottone sulla quale era inciso: A C.R.C. DI QUESTA SINTESI DELL’UNIVERSO MI

FECI, VIVENTE, UN SEPOLCRO.Intorno al primo cerchio o anello, si leggeva:Jesus mihi omnia (Gesù è tutto per me).Al centro vi erano quattro figure, ciascunaattorniata da un cerchio con le seguentiiscrizioni: 1. Non esiste spazio vuoto 2. Il giogo della legge3. La libertà del Vangelo4. La Gloria di Dio è inviolabileTutto questo è chiaro e limpido, come i settelati e i due volte sette triangoli.

Comprendiamo che i sette aspetti del micro-cosmo sono illuminati da un altro sole, unsole spirituale. Nella pura coscienza del-l’uomo-anima, può manifestarsi la luce dellaConoscenza. Allora può avvenire che il séesteriore si dissolva e che il vero Sé si sollevidalla tomba come una Fenice, come un uomoin Cristo. La vita di Cristiano Rosacroce testi-monia di questa resurrezione. Essa è per noiun esempio, poiché la resurrezione dalla tombaè virtualmente possibile per tutti gli esseriumani. Vediamo cosa è scritto sull’altare.

1. Non esiste spazio vuoto. Per un uomo come Cristiano Rosacroce, lelimitazioni del tempo e dello spazio non esi-stono più. L’uomo mortale è solo una manife-stazione visibile della coscienza universale. Inquesta coscienza, tutti i mondi si interpene-trano. Ciò che per la coscienza ordinaria sem-bra essere uno spazio vuoto, per CristianoRosacroce è uno spazio pieno di vita, dove fal’esperienza dell’unità di tutti e di tutto. Perlui, il “nulla” è tutto tranne che vuoto!

2. Il giogo della legge. Per Cristiano Rosacroce, il giogo della legge– la legge del karma, la legge di causa ed ef-fetto – non si applica più. Non perché tutto ilsuo karma sia stato eliminato, ma semplice-mente perché la sua coscienza si è elevata aldi sopra del dominio del karma, del mondodelle esperienze.

3. La libertà del Vangelo.Il suo Vangelo è una testimonianza e una provavivente che la libertà è stata acquisita.

4. La Gloria di Dio è inviolabile.Inviolabile e immutabile è il vero Sé, dove siproducono e sono tutte le cose. Ogni vitaprocede da Lui e ritorna a Lui. È la sorgentedi tutto.

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Ciò che per la coscienza ordinaria sembra essere unospazio vuoto, per Cristiano Rosacroce è uno spazio pienodi vita, dove fa l’esperienza dell’unità di tutti e di tutto.Per lui, il “nulla” è tutto tranne che vuoto!

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CERCHIO - TRIANGOLO - QUADRATO Tuttoquesto è chiaro e limpido, come i sette lati e idue volte sette triangoli. Ci inginocchiammo,allora, tutti insieme e rendemmo grazieall’unico saggio, onnipotente ed eterno Dio,che ci ha insegnato più di quanto tutta laragione umana potrebbe pensare: lodato sia ilsuo nome! Dividemmo questa cripta in treparti: la volta o cielo, le pareti o lati, il suoloo base. Del cielo saprete per ora solo che nelcentro luminoso, in corrispondenza con isette lati, era diviso in triangoli. Quanto a ciòche si trovava all’interno, voi che attendete lasalvezza, se Dio vuole, lo vedrete con i vostriocchi.

Nel sepolcro di Cristiano Rosacroce si vedesulla volta un triangolo luminoso dal qualeirradiano sette raggi. La volta stessa comprendesette lati e sette angoli. Si tratta dei numeri 3(triangolo), 4 (quadrato) e 7 (lati). A prima vista, che dettagli superflui! Verrebbevoglia di cambiare argomento. Ma, per semplificare, rappresentiamoci questispazi interiori come un fiore: una rosa o unloto. Una rosa dai sette petali il cui profumo èl’amore. Alcuni non andranno al di là del sim-bolismo del fiore. Per i rosacroce tuttavia, ilsimbolismo del sapere del cuore unito allacomprensione della testa offre una sintesi divivente limpidezza. Visti sotto questa angola-tura, neppure i numeri rivelano una compren-sione puramente e semplicemente mentale.Perché aggiungere zavorra? Interessiamocipiuttosto, con il cuore e la testa, in modo rilas-sato, al simbolo del cerchio nel quale sono in-scritti il triangolo e il quadrato. Tentiamo discoprire quello che questo simbolo universalepuò svelarci. È utilizzato dai rosacroce perché

è l’immagine dell’essere essenziale e mostra ilcammino percorso da Cristiano Rosacroce dalsepolcro alla resurrezione.

Zero - In quanto cerchio, il numero 0 rappre-senta l’eterno, sia la sfera che ingloba tutto cheil nucleo di ogni cosa. Non appena un essereumano è aperto all’eterno, che lo circondacome una sfera o un cerchio, è toccato nel suocuore dall’eternità.

Tre - Il raggio che lo tocca non vibra unica-mente nella sua alta e impenetrabile dimen-sione astratta, ma si divide in tre raggi d’aiuto,in un triangolo luminoso i cui lati formanorispettivamente il tocco, la trasmutazione e larealizzazione dell’eternità in lui.

Quattro - Quando questo triangolo di luceirradia nella nostra coscienza, proviamo unameravigliosa illuminazione. Quando questachiarezza si stabilizza, quattro sostanze eteri-che si liberano e operano dei cambiamentinella nostra personalità. Ciascuno di questieteri corrisponde a uno dei quattro aspetti ma-teriali umani: corpo del pensiero, corpo emo-zionale, corpo vitale e corpo fisico. Insiemerappresentano il quadrato della costruzione. Intrapresa da fratello N.N., questa straordinariaristrutturazione implica una distruzione e unaricostruzione.

Sette - Nell’eternità che ci circonda vediamola grazia dei tre raggi d’aiuto, già evocati, arri-varci dalla sommità della volta, sotto forma disette raggi che affluiscono lungo i sette lati eli infiammano del fuoco della trasmutazione.Ogni lato ha anche una porta che dà accessoal segreto del microcosmo. Scopriamo che

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l’essere umano è di costituzione settuplicepoiché, oltre i quattro corpi citati, l’uomo-mi-crocosmo è provvisto dell’anima, dell’anima-spirito e dello spirito. L’anima è un aspettodinamico della pura coscienza dell’anima-spi-rito, essa stessa espressione del Sé inconosci-bile, lo spirito. Pertanto l’essere umano non èquadruplice ma settuplice. È con la contem-plazione interiore che egli scopre questi setteaspetti e non con la faticosa acquisizione diun sapere. I tre aspetti nascosti trasformano iprimi quattro aspetti esteriori, purificati nelfuoco del triangolo sacro.

L’ESPERIENZA DELL’UNICITÀ Abbiamo già par-lato di questo triangolo di fuoco come delPadre, del Figlio e dello Spirito santificante. Sitratta di una trinità che incontriamo dovunquesotto varie denominazioni. Ad esempio: Cristo– Gesù – uomo, oppure Spirito – Anima –corpo quadruplice. Pensate anche a Horusgenerato dalle nozze alchemiche di Osiride e

Iside. Sono vari punti di vista degli aspetti dellatri-unità che può svilupparsi pienamente anchein noi. Se la nostra intuizione matura, questastoria sorprendente acquisisce una profonditàinsospettata. Si fa l’esperienza che tutto è Uno,cosa che non può essere assimilata a una teoriao a un sentimento. Dallo zero provengono tuttii numeri o manifestazioni, ed essi vi ritornano.Tutto proviene da Dio, tutto è opera sua e ri-torna a Lui. I sette raggi procedono immanca-bilmente dalla Sorgente unica. È con questeforze luce che occorrerà lavorare sul quadratodella costruzione e non con l’aiuto delle forzedella personalità: quelle che non possono im-mischiarsi nel lavoro. L’azione della luce è du-plice, da una parte distruttrice, dall’altracostruttrice. Quello che è vecchio deve farposto al nuovo. Quello che abbiamo spiegato a proposito dellavolta, o cielo, e dei tre aspetti del nostro essereessenziale – la trinità che apporta il rinnova-mento – lo ritroviamo anche nel microcosmo,

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nel macrocosmo e nel triplice Logos solare.Oltre alla volta e alle pareti, vi è la base, sullaquale tutto riposa. Questa base è la persona-lità, l’essere umano materiale. La luce cheviene dall’alto illumina anche il pavimento, labase. L’amore opera affinché il basso sia comel’alto. Così, la materia viene trasformata dalleforze che emanano dalla perfezione dell’unicoLogos solare attraverso il triangolo ardente,forze che toccano i sette lati, i sette aspetti delnostro essere.

IL LIBRO T. Poiché non avevamo ancoratrovato le spoglie mortali del nostroprevidente e saggio Padre, spostammo l’altaree ci fu possibile sollevare una spessa lastra diottone. Al di sotto – come viene qui descrittonel modo più fedele possibile – si trovava uncorpo bello e nobile, intatto e senza laminima traccia di decomposizione, con vestisolenni e con tutti gli ornamenti. Aveva inmano un libro, dal titolo T, scritto in lettered’oro su pergamena, che costituisce ora, conla Bibbia, il nostro più grande tesoro e chenon deve essere sottoposto, in modosuperficiale, al giudizio del mondo.

Una volta spostato l’altare, appare una pesantelastra di bronzo, che viene sollevata e spostata.È la rappresentazione della nostra coscienzapersonale che deve sparire, ma per farlo dev’es-sere compiuta la missione scoperta nel sepol-cro di Cristiano Rosacroce. Questa missione èl’edificazione della croce. Si può vedere la pe-sante lastra della coscienza-io illusoria come latrave orizzontale di una croce. Questa realtà

illusoria è attraversata da parte a parte dal rag-gio verticale che viene dall’essere essenziale. L’incontro ha luogo nel cuore. La lastra dellapersonalità viene rimossa, essa cede ed è sosti-tuita da una Croce di Luce. Quello che eraorizzontale, separato dall’essere essenziale, eche determinava la vita, si trova sostituito dal-l’albero della croce che rappresenta l’esserecompleto. Ora, la rosa nel cuore della croce, ilnostro essere essenziale, può dispiegarsi com-pletamente. La nostra vita non ha ora piùniente di doloroso, il suo corso è armonioso.Vediamo che Cristiano Rosacroce è diventatouna figura luminosa, si tiene davanti a noicome una croce d’oro. Il suo nome contiene iconcetti di Cristo, rosa e croce. La croce irradiauna luce dorata e all’incrocio delle travi oriz-zontale e verticale fiorisce la rosa. Rosa miste-riosa che profuma in maniera sovrannaturale. Il suo profumo è quello dell’amore incondizio-nato. Non vi è bisogno che venga diffuso, è pre-sente del tutto naturalmente per tutto e pertutti. Cristiano Rosacroce tiene nelle mani ilLibro T, il liber Theos, il libro di Dio. È il nostro più grande tesoro poiché racchiudetutta la verità che concerne la Fraternità. È laverità che ci ispira e ci incita alla realizza-zione del sé, dell’Uno. Questo sé divino ci èpiù vicino dei piedi e delle mani; per lui nonesiste luogo né tempo né individualità. Da luiprocede tutto, in lui tutto ritorna. Là sono ilmistero e la verità del Sé presente in ognicosa. È a partire da questa unità che la comu-nità degli “illuminati” ci spinge a unirsi a essa,a tornare a casa. µ

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I M M A G I N I D A L M O N D O

I L Q U A R T O M A N I F E S T O

Anche l’essere umano è di composizione duale. Ha un corpo visibile e perituro, e un’anima invisibile

e imperitura. Più la natura della sua anima cresce in gloria, in qualità e in elevazione, più la sua

perfezione è grandiosa e sublime. Così, ci liberiamo della nostra natura umana, della sua debolezza

e, in virtù della grazia, ci uniamo con la nostra origine – omnia ab uno – Dio, l’onnipotente;

moriamo al nostro mondo empio e malvagio e rinasciamo nella felicità della Gerusalemme celeste –

omnia ad unum. Come scrive Severino Boezio, è criminale non amare quello che è eccellente e

che dovrebbe esserci più caro. (…) E quello che vi è di eccellente è la perfezione dell’anima che

guadagniamo quando, nel giusto modo, riconosciamo l’uomo interiore – il microcosmo.

I libri si possono ordinare telefonando al n° 0543.934721 oppure via fax0543.934457 o e-mail [email protected] oppure scrivendo a: Edizioni Lectorium Rosicrucianum via Montepaolo 29 47013 Dovadola (FC)La spedizione verrà effettuata contrassegno (senza spese postali)

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Chi ha studiato la Confessio comprenderà sicuramente che questo anticoscritto non è un credo in senso tradizionale; non si tratta di un’esposizionedogmatica di ciò che è in accordo con le convinzioni dei Rosacroce oppure no,ma – a un esame più approfondito – la Confessio si rivela una profezia di grandepotenza. Se, leggendola, togliamo l’aspetto essoterico semplice, spesso moltoingenuo, ne comprendiamo il significato universale, infinito, e vediamo il luminosocammino della Verità estendersi come un ampio arco da orizzonte a orizzonte.Questo arco della promessa rispecchia tutti i colori visibili e invisibili connessiai suoni dell’armonia delle sfere, pertanto non si può parlare solo di unospettro di colori, ma anche di una scala di suoni. Si tratta di una legge che unartista magico non tradirà mai. Se il cercatore usa la vera chiave per accederea questa antica saggezza, verrà travolto da una potentissima corrente disaggezza che penetra tutto.

La Testimonianza

della Fraternità

della Rosacroce

di

Jan van Rijckenborgh

90 pag. € 8,00