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La rivista del benessere globale Periodico bimestrale numero 4 - anno 6 Salute Benessere Cultura Società Ambiente Fashion Design Sport Ilary Blasi a volte divento... una “iena”

Periodico bimestrale numero 4 - anno 6 La rivista …Texas’. Ho deciso che ero fatto per esprimermi e trovarmi attraverso il linguaggio scritto, la mia personale vocazione (a prescindere

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La r i v is ta de l benessere g loba lePeriodico bimestrale numero 4 - anno 6

Salute Benessere Cultura Società Ambiente Fashion Design Sport

Ilary Blasia volte divento... una “iena”

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Sommario

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IN COPERTINAIlary Blasi 4

ECCELLENZE ITALIANEMarco Rufini 6

L'INTERVISTADott. Massimo Bistocchi 10

SALUTE, BELLEZZA E BENESSEREHo lo stomaco in fiamme 12Le diete vegetariane nell'infanzia 14Il miglio 16La Pera 20La caduta dei capelli 24Puoi riuscirci anche tu! 26Una marcia in più 28Intervista alla Dott.ssa Barbara Bertocci 30

CULTURA E SOCIETÀI cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia 34Apoxiomeno 2014 36Intyervista a Rossella Diaco 42Rocca Paolina 44Lui e lei, il linguaggio nelòla coppia 46Il marketing dell'empatia 50Cosa si può o si deve fare per la scuola, oggi? 54Come trovare lavoro nei social media 56Oreste Bisazza Terracini 60

SPAZIO APERTODIRITTO E TUTELA DEL CITTADINOIl risanamento dell'impresa 64E' nata S.P.I.A. 66OSDIFE 68

SPORTIl metodo DYN 70

EVENTIPresentazione GECOM 74

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6REDAZIONALI PUBBLICITARIFarmacia "Le Fornaci" 16Mancini Detective, è nata S.P.I.A. 66Ju-jitsu 55Porta Sole, il metodo DYN 70MPV pagine in cui si trovano logo o siti internetwww.iopossosulweb.itwww.comunicareconvincere.com

TM Wealth Planet magazine Wealth Planet magazine 1

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Editoriale

Periodico bimestrale Iscr. Trib. di Montepulciano n. 321 13/05/2009

DirettoreResponsabile

MassimoPoggioni

Direttore ResponsabileMassimo Poggioni

Edito da Wealth Planet PerugiaPresidente Massimo PatitiCoord. Sez. Cult. Scien. Ed.leAvv. Maria SiniscalcoCoord. ComunicazioneFrancesco Patiti

Stampa Tipografia Pontefelcino

Si ringraziano tutti i collaboratori

[email protected]

Informazione. Il web ancora non convince.

Ho sempre creduto nella forza della carta stampata per la diffusione delle notizie.Contro chi sostiene che il web stia surclassando definitivamente le tradizionali piattaforme comunicative posso dimostrare che nulla si può contro le tre super potenze: TV, Radio, giornali.Scrivere un articolo o un reportage su una rivista ti espone in prima persona sulla veridicità di quanto sostieni; la notizia si affina attraverso una serie di riscontri e controprove perché ciò che pubblicherai su quelle pagine dovrà corrispondere a verità, una verità oggettiva o soggettiva, non importa, è un autentico esempio di “scripta manent” sul quale dovrai apporre la tua firma.Per il web è diverso, esistono siti, portali, forum di discussione più o meno attendibili, con la possibilità di esprimere un proprio commento, un moderatore che c’è e non c’è, e la discussione prende una deriva farraginosa, perpetua....infinita.Ma poi - ed è qui che voglio arrivare - quanti di questi estimatori del web consultano la rete in modo costruttivo e critico? Troviamo un esempio calzante nello scenario politico italiano. Lo scontro tra maggioranza e opposizione si dovrebbe compiere nel normale terreno istituzionale di camera e senato ma ogni attore lamenta l’imparzialità e l’ostracismo dell’avversario. Ma insomma, come stanno le cose? Renzi continua a dire che l’opposizione ostacola i lavori per le riforme e i grillini denunciano una riluttanza della maggioranza nel voler veramente cambiare le cose. Ma insomma, come stanno le cose? Se i cittadini leggessero quanto riportato sul sito ufficiale del Consiglio dei Ministri o su quello di Beppe Grillo comprenderebbero subito le motivazioni di tali scontri ma evidentemente il cittadino comune si affida come sempre a ciò che viene riportato dalla televisione e dai giornali, entrambi sotto libro paga dei potentati politici ed economici. E internet? C’è, ma pochi lo sanno usare, infatti, guarda caso, per gli studenti della Wordorf School, scuola per i figli di dirigenti Apple e Google, è stato proibito l’utilizzo dei mezzi digitali...per rimbambirsi c’è sempre tempo (aggiungo io).

www.tipografiapontefelcino.itwww.pontefelcino.com

print and packaging

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Dopo quasi un mese di mare, la scintillante showgirl e il suo campione Francesco Totti rientrano alla base abbronzati e con qualche progetto in più, specialmente per la conduttrice.Dopo Alessia Marcuzzi, Barbara D’Urso e Silvia Toffanin, in ordine alfabetico, potrebbe essere Ilary Blasi a condurre l’edizione 2015 del reality di casa Mediaset.Niente paura, Ilary non abbandonerà le Iene di Italia 1, vorrebbe solo fare nuove esperienze dopo sette anni di

Ilary Blasia volte divento... una “iena”

conduzione con Teo Mammucari. Sui possibili concorrenti dell’Isola dei Famosi 2015, sappiamo solo qualche indiscrezione ma quella sulla conduzione della Blasi sembra prendere sempre più corpo.Al settimanale “Chi”, diretto da Alfonso Signorini, la conduttrice racconta che gli sono sempre piaciuti i reality e dopo sette anni di Iene c’è il desiderio di aggiungere un’altra avventura. Naturalmente la bellissima Ilary non ha nessuna intenzione di lasciare il

programma di Mediaset, di cui ne è particolarmente affezionata, sa benissimo però che i contratti non durano in eterno e che bisogna sempre avere un piano B, la vita è ricca di sorprese e questo lavoro ne è un valido esempio.Lasciamo che sia il destino a decidere e di essere sempre preparati ad ogni evenienza, comunque il mio impegno, continua la conduttrice, è confermato per le Iene anche quest’anno e per i reality...rimango a disposizione.

Isola dei famosi:Ilary Blasi conduttrice?

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In copertina In copertina

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Lo scrittore Marco Rufinifra vita dovuta e vita voluta

È fresco di stampa il suo ultimo romanzo Assisi 2060, una bella storia di fantapolitica, e di eccezionale attualità.

Lo scrittore vive in una sorta di splendido isolamento attivo, dividendosi tra le fatiche agricole e campagnole e la scrittura vissuta come una religione quotidiana. Quindi confrontandosi coi nipoti che crescono e formano la sua dose di sentimento e di affetti.Vive a Capocavallo immerso nel verde di alberi secolari, e ogni tanto fa le sue brave sortite cittadine, per incontrare amicizie antiche ed continuare esperienze di cultura (cinema, teatro, concerti).Il suo ultimo libro (Minerva Editrice di Bologna) è nuovo nel plot, ma mantiene le doti stilistiche cui il narratore ci ha abituato nei precedenti libri. Era quasi un dovere sottoporlo a domande; non è così frequente in Umbria incontrare uno scrittore di così forte personalità, disposto a ‘confessarsi’, che alle domande risponde con sincerità e autorità.

Perché un romanzo di fantapolitica? Lei è un narratore che ha abbinato due registri. Quello storico, ne è esempio molto riuscito “Quasi re”, la vita e le avventure di Braccio Fortebraccio, capitano di ventura fra i più interessanti della tormentata storia italiana, un libro nel quale inventa, su dati provati, un condottiero di sensibilità moderna. E quello di attualità, la storia di un contemporaneo che incontra difficoltà psicologiche ed esistenziali nel rito di passaggio dalla seconda alla terza età. Mi riferisco ad “Afa”, pubblicato nel 2007. Vuol parlarci di questi due libri, prima di rispondere sulll’ultima sua fatica, Assisi 2060?Con “Quasi re” ho romanzato la vita di Braccio affascinato dal personaggio, ma anche spinto da un anelito d’equità: più studiavo la sua vicenda e più mi convincevo che si tratta d’un gigante dannato e “ghigliottinato”, un’enorme risorsa dilapidata. La storiografia viaggia spesso su committenze e convenienze, disperdendo pezzi importanti del patrimonio culturale. Insomma, ho tentato di lanciare un bengala per dar luce a un tratto di passato non ‘benedetto’.“Afa” sguazza nel più-che-presente paludoso e barbaro, attraverso la senilità d’un protagonista solitario e affannato che cerca di ritrovare il respiro. Attorno a questo instabile perno maschile, un girotondo di figure femminili implicate per gradazioni molteplici nel tema della maternità. “Assisi” 2060 è un volo fantasy alla volta del tempo, verso un futuro non troppo anteriore; vi è tinteggiata una mezza apocalisse, un day after in cui l’uomo si trova costretto a ricominciare, a inventarsi la vita giorno dopo giorno, costruire un’eroica speranza sulle cose semplici, terra acqua fuoco, fratelli e sorelle del Cantico.

Ci parli di Assisi 2060. Com’è nato e perché? Quanto è durata la stesura, o le stesure?Schiacciamento nel presente, attualità e cronaca ad

oltranza, perdita del senso prospettico: dopo alcune prove dedicate alla coltivazione della memoria, ho voluto sondare il futuro, simularlo e anticiparlo, magari convinto che un semplice romanzo possa concorrere alla riscoperta di questa dimensione oscurata. Magari qualcuno potrebbe raccontarci la storia del futuro, offrire una teoresi, una teosofia del domani, ma soprattutto impostare proiezioni e programmi di lungo periodo. Sarebbe bello che tutti insieme tornassimo a pensare con onestà e generosità ai nostri figli e nipoti (anche chi vive lo stop demografico, perché figli e nipoti sono comunque di tutti, della società).Ho lavorato due anni su testi scientifici in prevalenza americani, che prefigurano secondo varie tematiche (energetica, demografica, sociologica, ecologica ecc.) ciò che sarà o potrà essere intorno al 2050. Ho intervistato specialisti e consultato siti, cercando poi d’elaborare un mio quadro del globo a metà di questo secolo. Beh, devo riconoscere che l’esito è un po’ condizionato dalle esigenze drammaturgiche della mia storia…Resta che ASSISI 2060 è solo un’avventura, una fuga fra i boschi del Subasio di persone qualunque che raccontano in diretta, ma sullo sfondo s’intravvede quel quadro e quella diagnosi: collasso dell’economia globale, autunno del petrolio, la difficile transizione verso una nuova era.

Lei ha cominciato a scrivere relativamente tardi, sui quarant’anni. Come ha cominciato? Una forza irresistibile o una riflessione su se stesso?Prima ho letto, ho letto tanto, magari con poco ordine, insofferente come sono e sono stato alle istituzioni didattiche. I quaranta sono un limite, un confine fra vita dovuta e vita voluta.Ho tentato di scrivere senza pretendere di chiamarmi scrittore, ma ho scoperto che per me quello era un punto d’arrivo, una specie di ritorno compulsivo in stile ‘Paris Texas’. Ho deciso che ero fatto per esprimermi e trovarmi attraverso il linguaggio scritto, la mia personale vocazione (a prescindere dall’esito e dal giudizio del Lettore).Il mio primo libro, però, è stato pubblicato a 50 anni, dopo dieci trascorsi a provare e riprovare, a far la mano sulla materia verbale.

Può raccontarci la sua giornata tipo? Di vita quotidiana e di scrittura...A parte la letteratura, il mio interesse profondo va alla terra e alla campagna. La giornata è divisa fra lavoro manuale e scrittura/lettura, in maniera non molto dissimile dall’ora et labora benedettino. Amo il mattino: la fatica delle prime ore regala una stanchezza sana, qualcosa che mi sembra alimenti la chiarezza del pensiero e la creatività della sera.

a cura di Anton Carlo Ponti

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€ 15,00

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2060

quando un’era finisce la speranza confida che ne cominci un’altra...

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Marco Rufini è nato a Perugia il 29 giugno 1947 e vive a Capoca-vallo, nella campagna circostante il Lago Trasi-meno. Avvocato specia-lizzato in tecnica legisla-tiva, per molti anni ha diretto i servizi giuridici

della Regione Umbria. Si occupa anche di cine-ma ed è tra i fondatori dell’Umbria Film Festival di Montone. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.marcorufini.it.Marco Rufini ha iniziato a scrivere narrativa dopo i quaranta anni e i suoi romanzi pubblicati sono Quasi Re, Minerva Edizioni (2013), AFA(2007), Braccio da Montone – Vita d’un capitano di ven-tura (2004) e il lago (2003) per le Edizioni e/o di Roma. Con Editoriale Umbra Sotto un cielo lontano (1997). Di questi libri hanno parlato e/o scritto fra gli altri Dacia Maraini, Filippo La Porta, Mariano Sinibaldi, Stefano Giovanardi, Arnaldo Colasanti, Sergio Pent, Maria Laterza, Alessandro D’Alatri, Giuseppe Piccioni, Barbara Palombelli, Piero Dor-fles, Mogol, Alain Elkann, Gigi Marzullo.

L’olivo ha radici profonde nelle terre del nostro Mare Antico.In un tempo senza Pace i protagonisti di questa vicenda

resistono alle avversità con la forza della Speranza.

Cover by: Illustrificio Morskipas(www.morskipas.it)

Quando la gang dei vecchi gli uccide la moglie per derubarla della spesa, Franz Barbanera capisce che è tempo di sfollare da una Milano feroce e affamata. Con la famiglia migra verso l’Umbria, terra delle sue radici, dove ha acquistato il casolare del Subasio in cui il nonno era stato contadino. Anno 2060, quindici anni dopo il Collasso Globale, Europa e Italia spaccate in due, nord contro sud. Nella Lunga Emergenza molti cercano di trovare il fondamento d’una nuova era, ma il pianeta è scos-so da un’eccezionale turbolenza: guerre per l’acqua e l’energia, migrazioni a catena, metropoli morte e terrorismo dilagante. Tuttavia, in questo quadro apo-calittico tornano ad attecchire identità e solidarietà. Per Franz non è facile aiutare gli altri ad abituarsi alla vita nuova, fatta d’aria aperta e fatica, di terra, fuoco e acqua, un Cantico delle Creature. Quando le cose sembrano a buon punto, accade qualcosa d’oscuro e terrificante: nella notte dell’equinozio di primavera il casolare delle Cerque Grosse è colpito da un blackout totale, che azzera le fonti energetiche e il web, mentre minacciosi dischi volanti puntano su Assisi. Il figlio di Franz parte insieme a un amico per sapere che accade: non torneranno più. Così il set-tantenne falegname si ritrova con la nuora e due ni-poti, oltre alla moglie e alla difficile figlia dell’ospite. Nessuna informazione può raggiungerli, ma presto scoprono che tutta la montagna è occupata da uo-mini armati nordafricani. Chi sono? Perché sono lì? Proprio in quel momento il Papa si trova ad Assisi con emissari delle storiche religioni mediterranee. Infatti la Chiesa cattolica, coerente con la propria vocazione al dialogo, vede di buon occhio l’Alle-anza Mediterranea, che si contrappone alla Norten Koalition. Ma l’estremismo islamico, foraggiato da un potentissimo stato-ombra, è pronto a tutto per bloccare quella cooperazione.Quando cavalieri neri cominciano a rastrellare il Subasio, come le SS ai tempi della Resistenza, non resta che abbandonare il casolare. Così inizia una lunga fuga fra boschi e foreste, in cui la capacità di sopravvivenza trova la più dura verifica.

Un’avventura a ritmo serrato, che ha sullo sfondo la fine dell’era petrolifera, intolleranza religiosa e fratellanza, la pace francescana. Vicende di perso-naggi semplici e reali che si succedono nella narra-zione, con una delicata e aspra storia d’amore fra adolescenti provati dalla vita e in cerca di se stessi.

Progetti a venire? Ha scritti nel cassetto? Quanto taglia di ciò che ha scritto? Lo conserva o lo cestina?Come si può vedere nel mio sito www.marcorufini.it i romanzi editi sono sei (a parte alcuni racconti in antologie), ma nel cassetto ne ho altri sei, di cui due più recenti. Vorrei che uscissero un po’ alla volta, magari dopo un editing severo, una riscrittura, ma non è facile trovare un editore che investa su un autore complessivamente, sull’opera omnia. Soprattutto quando è nato nel primo dopoguerra, sfugge a target e leggi di mercato, pratica l’isolamento (anche rispetto all’onnivora, largamente conformistica, RETE).Nei tagli cerco d’essere impietoso, quasi autolesionista, rileggo e riscrivo decine di volte, fino a sfiorare la maniacalità. Accetto molto di buon grado le osservazioni altrui, di un editore professionale o d’un amico sincero e capace. Tendo a cestinare ciò che taglio, facilitato dalla familiarità col computer, ma capita che me ne penta.

Lei fa molta ricerca, come procede? Con appunti, con schede, per accumuli?Procedo dal profano alla volta di un qualche ‘sacro’, con appigli free climbing, accumulando dati e testimonianze, materiale che poi seleziono con una cernita secca, che salva pochi elementi suggestivi e taglia l’ottanta per cento. Mi piace intervistare prototipi di personaggi, frequentare posti in clandestinità, far sopralluoghi e indagini, finché la mia testa, il cellulare e il taccuino old style tracimano d’appunti e promemoria.

Che ne pensa della narrativa dell’Umbria ad oggi. Lei intravede sbocchi nell’editoria locale? Quanto è arduo pubblicare oggi? Non crede che la moneta cattiva scacci quella buona?Non mi pare che L’Umbria abbia una grande tradizione letteraria: dopo Jacopone e Francesco, abbiamo solo un poeta assoluto, Sandro Penna, che contiene Perugia come negazione. Ci sono nella nostra Regione alcuni editori e autori lodevoli, anche interessanti, significativi, che tuttavia non mi sembrano trascendere la dimensione regionale. Se qualche fuoriclasse nascesse oggi, non gli sarebbe facile emergere, perché la dote della scrittura è soffocata dall’alluvione di cose così, grafomania, vanità che chiude il cerchio in vanità… Gli editori, d’altra parte, fanno fatica a sopravvivere: a volte riescono a proporre esiti di livello apprezzabile, ma spesso si limitano all’intrattenimento o alla celebrazione di ripetitive mitologie locali, alla coniugazione del bilancio.Oggi pubblicare non è difficile, tranne che per chi cerca di proporre oggetti credibilmente letterari. L’editoria italiana ha abdicato in larga parte alla ricerca, trascura le spinte

e i linguaggi innovativi, le provocazioni, le occasioni di risvegliare un pubblico parecchio sonno-lento. Si corre dietro a mode e opinioni, al policorrect, clonando consenso in una gara ad accattivarsi la ‘gente’, a scimmiottare le mi-serie mediatiche. S’insegue nevroticamente il successo del già successo. Ma, come diceva Carmelo Bene, com’è possibile che il successo succeda?Ogni persona nasce con la sua dose di creatività ed è giusto che possa esprimerla, che riesca a scambiare e dialogare, ma senza la pretesa d’un accredito che vada oltre i suoi limiti. Reputo decisivo separare con una netta linea rossa i livelli, riconoscendo e sostenendo chi è in grado d’esprimere una qualità superiore. Le affezioni degenerative della democrazia sono ben presenti e riconoscibili nell’inflazione editoriale italiana. Parole come libro e scrittore si sono fatte indecenti, mentre prodotti plastificati, pasticche colorate e cibertossine inquinano il campo. In questo limo-blob subculturale e pretenzioso (piccolo-borghese, direbbe Pasolini) sprofondano le rare gemme. Ma chissà, forse la bellezza si ostina, qualcuno ne custodisce frammenti. Quando un’opera e un autore sono degni di chiamarsi libro e scrittore, allora è bene che gli ultimi lettori leggano, che vadano a bottega, accettando di misurarsi con l’impervio, riconoscendo l’eccellenza senza ridicole competitività. Insomma, se è vero che tutti abbiamo diritto d’imprimere segni sul foglio bianco, è tempo di restaurare l’attenzione e il discernimento, di apprendere e crescere di nuovo grazie alla lettura. Il nostro impolverato senso di giustizia continua a sussurrare rocamente che è tempo di ap-prezzare chi merita...

CONCLUSIONEIn tarda mattinata l’intervista si conclude coi puntini di sospensione della sua risposta finale. Marco Rufini insomma si augura, per l’Italia, una rivoluzione morale basata sul merito. Anzi sulla meritocrazia. Anche in letteratura. Utopia o no l’intervistatore non può non essere d’accordo. E spera che lo siano anche l’amabile lettrice e l’affezionato lettore.

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….l’abbiamo intervistata nella rivista n.5/2011, tre anni fa esatti, un periodo forse diverso da questo, ora sembra che in Italia ci sia una specie di spada di Damocle sulla testa di ognuno, cosa è cambiato da allora nella vita sociale e nello sport e invece cosa è cambiato in Massimo Bistocchi?L’Italia, il nostro paese sembra far emergere la sua natura più inquietante: dalle cronache sembra emerge che la corruzione ha raggiunto livelli economico-finanziari riferibili a tre “finanziarie” medie alle quali ricorre il Governo per la buona o cattiva abitudine o le reali necessità di mantenere i soliti necessari equilibri, osservati e giudicati dall’Unione Europea, soprattutto dai 2-3 paesi più forti di noi. Tutto ciò emerge dalle indagini della Magistratura da cui la sottolineatura più dolorosa mette in evidenza lo stato di concussione fra politici e mondo dell’impresa oltre a taluni ambienti professionali aderenti a lobby riconosciute ed altri. Il Mondo dello sport ci offre con Tavecchio il nuovo emblema di cui va fiero il mondo del calcio?! Il numero uno del CONI, se vogliamo ancor fresco di nomina viene ritenuto responsabile di reati sportivi e la disciplinare della FIN lo condanna a 16 mesi di squalifica. Che tristezza, passerebbe la voglia anche ad un combattante come me..., ma voglio mantenere tutti i miei impegni con la comunità civile, sociale e sportiva perchè reputo giusto e doveroso continuare a dare il mio apporto pensando al prossimo. Il prossimo e/o il terzo ovvero colui che non conosciamo e che forse non conosceremo ma che rappresenterà quell’atomo in un organismo molto complesso ed articolato a cui dovremo destinare risorse, risultati e se possibile dei motivi di entusiasmo.

Il Dott. Massimo Bistocchi

Intervista al Dott. Massimo BistocchiNoto professionista perugino, esperto di chiara fama e professionalitàa cura di M.P.

Oggi si sente più Professionista, Maestro di Sport, Politico o altro?Senz’altro NONNO di una bimba di appena un anno, Rosa Eleonora, bionda con occhi azzurri, figlia di Massimo jr e la moglie statunitense. Fisicamente la struttura è di una “bistocchina doc”. Il sorriso e la simpatia la caratterizzano da subito. Il Professionista ed il Maestro saranno impegnati per altri anni, il politico lo faccio in casa dibattendo animatamente con mia figlia, la primogenita, Sarah.

Lo sport, magari le arti marziali ma in generale anche tutti gli altri sport, potrebbero essere l’arma segreta per sconfiggere questa situazione?Nello sport, sopratutto quello agonistico, sia il vincitore che lo sconfitto traggono sempre motivi di riflessione e di insegnamento sul proprio operato e sulla condotta di gara. Di volta in volta l’atleta cresce, si fortifica nel corpo e nella mente, lo spirito è alto e si è di nuovo pronti ad affrontare una nuova prova. Ritengo tutto ciò un buon modello di vita per affrontare gli eventi che caratterizzano il nostro periodo esistenziale.

Passato, presente o futuro?Amo lo storia, perchè attraverso la conoscenza riesco a spiegarmi il presente. Conservo documenti, rassegne fotografiche e giornalistiche, i trofei ricevuti perchè sono il ricordo del passato, avendone motivo, ci si crogiola ed è come la copertina di Schultse. Se ci si sente rassicurati dal proprio passato si è in vantaggio rispetto al presente,

Intervistiamo il Dott. Massimo Bistocchi, noto professionista perugino, esperto di chiara fama e professionalità. Uomo di cultura e di sport, negli ultimi 40 anni si è distinto come Atleta, Maestro di Sport, Direttore della Squadra Nazionale Ju Jitsu, Politico.Ci accoglie nel suo studio con la sua innata cortesia e gentilezza sprigionando tutta la sua positività e carica energetica ed un sorriso smagliante che ci da subito il buonumore e la voglia di intervistarlo subito…Lo invitiamo ad un botta e risposta…stile Ju Jitsu e subito nello Studio del Professionista si respira una bellissima energia…

è come dire che alla mia età da 60enne riesco ad affrontare i problemi con quel necessario distacco che ci permette di tenere il problema/avversario nella distanza di controllo per poi risolverlo/colpirlo al momento più opportuno. Chiaramente l’esperienza fa l’esperienza e richiama all’ordine eccessi caratteriali, gesti sconsiderati ed inopportuni, raffina le tempistiche del movimento. Non mi vedo giustamente protagonista ma coadiutore, motivatore o semplice punto di riferimento per i protagonisti del domani ovvero la generazione o le generazioni che ci seguono a ruota.

Ma se avesse una sfera di cristallo che le permettesse di vedere i prossimi dieci anni cosa si auspicherebbe di vedere e cosa non vorrebbe vedere mai?Non vorrei vedere mai una generazione senza entusiasmo, senza motivazione e senza entusiasmo.

Concludemmo l’altra intervista con la domanda se Lei si definirebbe Illuminista o Romantico, la sua risposta senza indugio fu la testuale “ Illuminista al 100% e avrei tenuto in mano volentieri la scure che quel luglio 1789 molti hanno potuto tenere, senza minimo dubbio, così la pensavo da giovane negli anni ‘70, oggi la considero una soluzione ai problemi del mondo”… ha qualcosa da aggiungere o da togliere?Mi considerano (gli amici) un “tantino” ammorbidito”, quasi “in pantofole” ….io fossi in loro non ci crederei tanto!

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L’intervistaL’intervista

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Quante volte in ambulatorio ho sentito parlare di bruciore allo stomaco. In realtà l’organo che brucia è l’ultima parte dell’esofago quella vicino alla congiunzione con lo stomaco e non lo stomaco di per sé. La pirosi, il cosiddetto bruciore, rappresenta il sintomo principale del reflusso; di solito si avverte dopo i pasti, in un arco di tempo compreso tra la mezz’ora e l’ora, ma si può manifestare anche a digiuno o dopo uno stress personale o lavorativo intenso. Si può avvertire pirosi anche se ci si sdraia o si fanno movimenti scorretti. Questi disturbi vengono considerati la

Era il 1964 quando sulle riviste femminili che comperava mia madre c’era in bella mostra il gran sugo Star che con cento lire e in un solo minuto dava la possibilità a tutte le massaie di preparare una squisita pastasciutta. Stava nascendo una nuova tendenza: delegare la cucina al supermercato. Ancora oggi si acquista cibo pronto: dalle insalate tristemente racchiuse in busta, ai piatti che in tre minuti ci danno risultati da alta gastronomia, magari firmati da chef stellati. Persino la cucina molecolare, tanto di moda, viene piegata alle esigenze del fai da te. E con un clic sull’app del mio smart, Cracco o Vissani mi indicano i loro prodotti pronti d’alta cucina per una cena d’eccellenza tra amici. Poi dall’altro lato c’è la “sindrome Masterchef” che spinge sempre più persone a mettersi alla prova fornelli. E se si era iniziato con la Clerici che se sbagliavi si faceva una grassa risata, ora se sbagli devi attraversare il tunnel dell’umiliazione, con il rischio del suicidio del perdente. E pensare che esiste anche la versione per bambini!

e-mail: [email protected]

HO LO STOMACO IN FIAMME Il reflusso gastro esofageo e l’ernia iatale

a cura della Dott.ssa Maria Luisa BacosiBiologo Nutrizionista

malattia del terzo millennio e in Italia i sintomi interessano oltre 6 milioni di persone. In base ai dati dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed), i farmaci dell’apparato gastrointestinale rappresentano la quarta categoria terapeutica di vendita, con una stima pari a 1,8 miliardi di euro.La malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE), associata o non all’esofagite da reflusso (infiammazione della mucosa dell’esofago), è una malattia funzionale, costituita da un insieme di sintomi provocati dal non corretto funzionamento

della valvola tra stomaco ed esofago, il cardias, che causa la risalita di materiale acido proveniente dallo stomaco. Mentre quest’ultimo è in grado di sopportare la presenza di acido al suo interno, l’esofago viene danneggiato con infiammazione, dolore, ulcere. Può essere associata ad un difetto organico, come la chiusura imperfetta della valvola cardiale che separa l’esofago dallo stomaco, e all’ernia iatale. La sintomatologia se è persistente è in grado di peggiorare la qualità della vita con sintomi fastidiosi come bruciore al petto (pirosi retro sternale), nausea, gonfiore epigastrico, tosse stizzosa, disfonia o raucedine, fino ad arrivare a tachicardia tanto da indurre a pensare ad un disturbo cardiaco. Fastidi che rendono la vita quotidiana difficile, tanto che spesso nelle fasce orarie del pranzo o della cena si assiste a spot pubblicitari dove si vedono pompieri intenti a spegnere incendi nei nostro apparato gastrico; oppure a volte il malcapitato assume le sembianze di un drago che sputa fuochi e fiamme. Eppure molto spesso chi soffre di questi disturbi viene considerato un soggetto solo un po’ stressato e ansioso e trattato con calmanti anziché farmaci specifici fino a quando i sintomi non diventano più gravi. Negli ultimi anni è stata fatta la distinzione tra due diversi tipi di patologie: il classico reflusso gastro-esofageo (GERD) e la malattia da reflusso senza esofagite (NERD). Quest’ultima forma è la più diffusa e non è presente un danno alla mucosa esofagea visibile all’esame endoscopico. Altra importante distinzione è quella tra reflusso ed ernia iatale. Quest’ultima consiste in una risalita di una porzione dello stomaco al di sopra del diaframma alterando il normale meccanismo di apertura e chiusura. Sintomo sono simili al reflusso gastrico. L’ernia iatale da scivolamento ha un’incidenza maggiore con l’aumento dell’età, con un frequenza maggiore nel sesso femminile, nelle persone obese, nei fumatori, ma in certi casi può anche essere congenita, cioè presente alla nascita.La malattia da reflusso gastroesofageo e l’ernia iatale non sono da trascurare e si può avere un miglioramento consistente grazie a modificazione del proprio stile di vita. La terapia consiste nell’uso di farmaci da utilizzare sotto controllo medico, come gli inibitori della pompa protonica (PPI), che sono in genere molto efficaci nel limitare l’acidità; i procinetici che favoriscono invece la progressione fisiologica del bolo alimentare; e infine altri farmaci che possono essere utilizzati per proteggere la mucosa esofagea: il sapiente dosaggio “ad personam” di queste molecole da parte del Medico Curante o dello Specialista può condurre ad un buon controllo della sintomatologia. Ovviamente è molto sconsigliata la “terapia fai da te”!Però non basta prendere i farmaci: bisogna anche cambiare le proprie abitudini e fare attenzione a cosa si mangia. Dieta, fumo, stile di vita, abbigliamento, come cinture troppo strette in vita, non sono di aiuto al miglioramento della situazione morbosa. Per voi che avete il fuoco in gola, ecco alcuni pratici consigli: non andare a letto prima di 2-3 ore dopo i pasti; evitare di fare sforzi dopo mangiato; alzare

la testiera del letto o mettere due cuscini sotto il materasso e dormire su di un fianco; suddividere l’alimentazione in 4-5 piccoli pasti, anziché in 2-3 abbondanti che distendono lo stomaco, aumentando la pressione intra-gastrica e favorendo il reflusso. Indispensabile individuare gli alimenti che si associano al reflusso: grassi, panna, mascarpone, brodo di carne, sughi grassi, succo di agrumi, menta, fritti, spezie, bevande gassate, tè, caffè (vietato il caffè bollente), alcolici, liquirizia, chewing-gum. Un discorso a parte merita al latte. Molti dei miei pazienti credono che il pH alcalino del latte aiuti a tamponare l’acidità. In effetti ciò è vero nell’immediato; in seguito i grassi del latte rallentano lo svuotamento gastrico e aumentano l’acidità. Quindi se sentite quel fastidio in gola di acido, non prendete il latte ma l’acqua naturale, che ha un effetto di lavaggio dell’esofago e non porta con sé grassi. E poi un’ultima raccomandazione: se siete in sovrappeso, riducendo il proprio peso corporeo si migliora molto la sintomatologia fino a farla scomparire. In ultima analisi: si alla terapia farmacologica come terapia d’attacco, ma se non si cambia stile di vita, il reflusso resta a vita.

Il sassolino nella scarpa

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L’adozione di diete rigorosamente vegetariane riconosce motivazioni diverse, le quali, essendo in larga parte di carattere etico, sono sovente contrassegnate da opinioni disparate fino alla discussione del significato da attribuire alla presenza dell’uomo su questo pianeta ed ai suoi rapporti con il mondo animale. L’interesse per il bambino dovrebbe in prima istanza essere distaccato da questo contesto ed indirizzato alla sua salute e ad un corretto sviluppo, anche se la sua educazione inevitabilmente dovrà essere condizionata dalle scelte di vita dei genitori. L’approccio ad alimentazioni lontane dagli schemi abituali, propri della popolazione d’appartenenza e filtrati attraverso il vaglio di lunghe esperienze, non può trascurare i potenziali rischi di non idoneità anche per gli effetti dell’eventuale carenza di nutrienti importanti. Gli studi più recenti, condotti in prevalenza in Canada, tendono ad affermare che la dieta vegetariana è in grado di consentire accrescimento e stato di salute corretti in bambini ed adolescenti, purché ben equilibrata e composta in maniera adeguata a realizzare questi risultati. Resta perciò l’esigenza di garantire un sufficiente apporto di componenti nutrizionali, la

difettosa presenza dei quali è suscettibile di provocare effetti negativi di rilevanza medica. Un ruolo a parte merita la dieta latto-ovo-vegetariana che accetta l’assunzione di alcuni prodotti d’origine animale. Questo tipo di alimentazione consente, infatti, un accrescimento appropriato e un regolare sviluppo dall’infanzia fino all’età adulta. Ancora oggetto di attenta valutazione è invece l’impiego nel bambino di un’alimentazione rigorosamente vegetariana quale la vegan. Essa impone il riferimento a linee guida dettagliate, peraltro ancora in fase di revisione da parte delle associazioni dietologiche, restando vari nutrienti oggetto di necessaria attenzione. Un’adeguata combinazione fra specifici prodotti vegetali (cereali, legumi, noci o simili) consente di realizzare una corretta composizione di aminoacidi essenziali. Per essi, tuttavia, è richiesto un fabbisogno maggiore del 15-30% rispetto a quello previsto nell’alimentazione comune, a causa della ridotta digeribilità e del minore assorbimento. Per questa ragione in alcuni schemi sono tollerate piccole quantità di proteine animali. Ferro, zinco, calcio sono altri nutrienti coinvolti, poiché, pur presenti negli alimenti vegetali, hanno una minore

biodisponibili tà, in parte per il ridotto assorbimento conseguente al legame con i fitati delle verdure. Anche il loro fabbisogno aumenta sensibilmente richiedendo l’impiego di alimenti particolari, molti dei quali di origine esotica a basso contenuto di ossalati, o il ricorso ad integratori. Il ruolo dei grassi è ugualmente coinvolto in questo genere di valutazione. Oltre al loro ridotto contenuto nella dieta vegan che influisce sull’apporto energetico complessivo, deve esserne tenuta in considerazione la composizione particolarmente povera in omega-3, presenti in larga misura nei pesci ed importanti per varie funzioni, ivi compresa quella del sistema nervoso centrale. Le principali istituzioni di esperti in questo tema indicano un apporto di omega-3 pari ad 1% delle calorie totali. Diviene così inevitabile il

suggerimento del ricorso ad

alimenti particolari (vegetali marini o

alghe) o a cibi ricchi di acido linoleico quali noci,

soia, olio di canola (pianta geneticamente modificata

di origine canadese) o ai semplici integratori. Sono infine

da ricordare le vitamine, fra le quali un particolare riguardo meritano la

B12, contenuta prevalentemente in alimenti di origine animale, e la D, peraltro garantita nella sua sintesi da una sufficiente esposizione al sole.Ci troviamo quindi di fronte ad un’alimentazione che necessita di accorgimenti per realizzare controllate composizioni alimentari, con schemi e riferimenti variabili in funzione dell’età. Un aspetto questo importante quando riguarda gestanti e donne che allattano, dati i potenziali riflessi negativi per il prodotto del concepimento e per la produzione di un latte carente in specifici nutrienti.I dati della letteratura riportano in

realtà alcuni vantaggi, fra i quali minori concentrazioni di colesterolo

nel sangue dei bambini vegan rispetto a quelli ad alimentazione tradizionale ed anche un peso corporeo più contenuto. Tutto questo accanto a risultati accettabili per le altre condizioni

fisiche, comprese quelle maggiormente coinvolte da situazioni di carenza. Dobbiamo tuttavia tenere in conto che mancano indagini rispettose dei criteri di una corretta ricerca

scientifica, basate su schemi alimentari chiari, adottati in

misura attendibile per periodi sufficientemente lunghi, e condotte

in confronti fra gruppi di soggetti simili per altri aspetti di tipo comportamentale. Appare logico pensare che chi accetta impostazioni alimentari rigorose, in qualche misura condizionanti, sia anche propenso a adottare stili di vita più controllati, maggiormente protettivi per la salute. Manca inoltre una dimostrazione che certi risultati ottenuti sul bambino siano in grado di protrarre il loro effetto a distanza, nell’età adulta, quando assumono maggior valore ai fini della prevenzione. Poco si sa sul reale significato da attribuire a questi risultati. La loro eventuale persistenza nell’adulto può derivare con ogni probabilità dal

mantenimento dei fattori favorenti e la correlazione fra le due età, quando presente, non è la prova dell’esistenza di un reale rapporto di causa-effetto. Quale potrebbe essere allora per un bambino il vantaggio da attribuire ad una dieta vegan, qualora essa non fosse protratta correttamente per tutto il resto della sua esistenza? Cambierebbe qualcosa nei risultati a distanza qualora la dieta vegan fosse instaurata dopo il termine dell’accrescimento? A parte le considerazioni di tipo etico e le opportune valutazioni su un’impostazione alimentare rigorosa e controllata, comportante fra l’altro il necessario supporto di figure professionali preparate, resta da valutare in maniera convincente quanto sia necessaria la completa esclusione dei cibi di origine animale per ottenere certi risultati sul piano fisico. L’aggiunta di questi cibi, misurata in quantità e controllata in qualità, in un’alimentazione ben condotta, sia pur ricca in prodotti vegetali (qualora accettati), può probabilmente consentire di ottenere gli stessi risultati, con minori limitazioni ed impegno nello stile e nella qualità della vita.

Le dietevegetarianenell’infanziaa cura del Prof. Adriano Falorni - Pediatra

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Cereale rustico e poco esigente, il miglio (Panicum miliaceum) si adatta a crescere sotto molti cieli diversi, da quelli tropicali a quelli freddi del Nord Europa, possiamo cosi affermare che il nostro cereale parla molte lingue, anche se in realtà con il nome di miglio si indicano molti tipi di cereali piccoli, con semi dai colori diversi: porpora, nero, giallo, bianco, grigio, rosso. Variabili anche le dimensioni; ai due opposti troviamo il così detto miglio candela o perla (Pennisetum spp), con piante che sfiorano i 2 metri di altezza, e il minuscolo Poa abyssinica. Altri tipi di miglio sono il dagussa, o miglio indiano (Eleusine coracana), coltivato nelle aree tropicali dell’Asia, e quello giapponese che può essere raccolto in sole sei settimane. Non dimentichiamo infine il panico (Setaria italica), oggi destinato soltanto agli uccelli ma in passato molto diffuso in Italia e spesso identificato con il miglio, per la somiglianza tra i due semi.Il miglio è il cereale più antico nella storia dell’alimentazione umana. Originario dell’Asia centrale (probabilmente dell’India), era consumato già in epoca preistorica, quando veniva raccolto allo stato selvatico. La sua

coltivazione richiede pochissime cure, quindi era adatta a popolazioni primitive e seminomadi. Apprezzato già dai sumeri, venne coltivato poi dagli egizi e dai romani, che ne apprezzavano le virtù nutritive e la lunga conservabilità.Il miglio compariva abitualmente sulle tavole dei nostri avi e, insieme a orzo, grano, ceci, lenticchie, cipolle, aglio, porri e cetrioli sfamava già i sumeri. Fino all’arrivo del mais rappresentò comunque un alimento di base nell’Italia settentrionale, dove veniva consumato sotto forma di polentina.Ai nostri giorni il miglio conosce nel nostro Paese una diffusione e una coltivazione limitate, a scapito della biodiversità e della fruibilità di un prodotto valido e gustoso, che costituisce tuttora l’alimento base di molte popolazioni africane, essendone il cereale più diffuso, anche perché, preferisce il terreno sabbioso e la presenza di strati minerali nel sottosuolo (viene anche detto “grano della sabbia”): difatti è il cereale più ricco di sali minerali (in particolare calcio, magnesio, fosforo, ferro, silicio e fluoro).Il tegumento, coriaceo, è impossibile da masticare e del

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MIGLIOPanicum miliaceum

a cura del Dott. Giulio LattanziFarmacista, nutrizionista

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resto privo di nutrienti. Contiene però glutine, a differenza del semino interno: se la decorticazione non è ben fatta, il cereale non può quindi essere destinato ai celiaciIl chicco di miglio, se correttamente conservato, può restare commestibile anche per vent’anni. Nel 1378 Venezia, assediata dai Genovesi, si salvò grazie al miglio stoccato nei suoi magazzini.E’ ricco di carboidrati (72%) di ottima qualità, apporta una discreta quantità di proteine (11%) ed è povero di grassi (3,6%). Fornisce un buon apporto di vitamine del gruppo B, soprattutto di tiamina (B1), importante per il metabolismo dei carboidrati e per l’attività dei nervi, dei muscoli e del cuore. Contiene anche una discreta quantità di vitamina A. Il miglio contiene lipidi in proporzione variabile con una percentuale elevata di acidi grassi insaturi (78-82%).Il miglio è quindi una vera farmacia naturale: contiene vitamina A, del gruppo B e acido folico, ma anche ferro, calcio, fluoro, potassio, magnesio, zinco, silicio aminoacidi solforati come la cisterna, importante per rallentare la cura dei capelli (promuove la formazione della cheratina) ma anche per la protezione delle unghie fragili, delle ossa e dello smalto dei denti.Diuretico ed energizzante, il miglio è consigliato in fitoterapia per contrastare lo stress, l’anemia, la depressione e la stanchezza, in particolare quella di origine intellettuale. Gli viene attribuita la proprietà di combattere gli aborti, e quindi è consigliato alle donne in gravidanza.

Non a caso, nell’antica mitologia tedesca esisteva una dea protettrice della fertilità che dimorava sul Monte del Miglio. E’ particolarmente ricco in lecitina, sostanza in grado di svolgere un’ottima azione di controllo sui livelli di colesterolo nel sangue e che migliora la memoria, la concentrazione e le attività intellettuali in genere; fornisce

un ottimo apporto di colina, sostanza fondamentale per la funzionalità nervosa.E’ un cereale facile da digerire, per questo particolarmente adatto nella prima infanzia, nei soggetti anziani, nella convalescenza, per le donne in gravidanza (secondo alcuni autori è in grado di ridurre la frequenza degli aborti) e per chi svolge intensa attività intellettuale.E’ leggermente rifrescante, per cui si può considerare più adatto al consumo primaverile-estivo e ai pasti della prima metà della giornata.Un’altra caratteristica di estremo interesse è data dalle sue proprietà alcalinizzanti: per la sua ricchezza in minerali come calcio e magnesio, il miglio è l’unico cereale che aiuta l’organismo ad eliminare le scorie acide, prodotte in grande quantità dall’alimentazione moderna occidentale e dai nostri ritmi di vita troppo stressanti.Da sempre considerato nelle Medicine Orientali un tonico della milza e dello stomaco, il miglio è in effetti il cereale più consigliabile in caso di gastrite o acidità di stomaco.Combatte lo stress, la depressione, la stanchezza. Un ultimo pregio che lo rende adatto anche ai frenetici tempi moderni è la sua facilità di preparazione: bastano 15 minuti di cottura in acqua bollente. Prima di versarlo in pentola, tuttavia, è opportuno sciacquarlo abbondantemente con acqua corrente fino ad eliminazione di ogni torbidità.Il miglio si può mangiare come tale con un poco di olio e di spezie ma può essere utilizzato per preparare ottimi minestroni, deliziose creme vellutate, ripieni di verdure di stagione, crocchette e sformati.©

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Roccaldo Sardella, Antonella Lisanti, Benedetto NataliniDipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Perugia

Domenico Dimatteo Associazione Culturale “S.E.I. sul SINNI” – Sostenibilità, Etica ed Integrazione

Presidio Slow Food “Pera Signora della Valle del Sinni”

Vincenzo SantagataGruppo di Azione Locale COSVEL S.r.l.

(Consorzio per lo Sviluppo dell’Economia Locale)

Attualmente, esistono più di tremila varietà di pere e le differenze sono ascrivibili soprattutto alla forma, al sapore ed alla tonalità della buccia. Le notevoli proprietà benefiche vantate dal frutto derivano dalla presenza, in esso, di un fitocomplesso ricco di sostanze preziose per l’organismo. Già Catone e Plinio nel 350 a. C., infatti, conoscevano i numerosi benefici di tale frutto, di cui ne esaltavano le proprietà energetiche, tonificanti e lassative.Delle numerose proprietà benefiche della pera, ampiamente descritte nella letteratura scientifica, le più rilevanti sono di seguito riportate.La pera, ha un alto contenuto di fibre. Tra le più importanti si annoverano la pectina e la lignina. La pectina, un eteropolisaccaride con note proprietà diuretiche, è una sostanza che viene comunemente aggiunta alle marmellate e alle gelatine per favorirne l’addensamento. Una volta assunta, essendo solubile in acqua, forma una sostanza viscosa che nell’intestino è in grado di legarsi al colesterolo cattivo, favorendone in tal modo l’evacuazione attraverso le feci. L’effetto anticolesterolemico, e quindi la conseguente riduzione del rischio di patologie cardiache e di ictus, è maggiore quando il frutto è ingerito con la buccia

in cui la fibra è particolarmente concentrata. La pectina è ritenuta anche capace di legarsi ad alcuni composti cancerogeni che transitano nel colon, facilitandone l’eliminazione.A differenza della pectina, la lignina (un complesso polimero organico principalmente costituito da gruppi fenolici) non è solubile ma in grado di assorbire molta acqua e facilitare, in tal modo, il passaggio delle feci nell’intestino. Questo meccanismo d’azione, oltre a regolare i movimenti intestinali prevenendo la stipsi e l’insorgenza di emorroidi, sembra ridurre il rischio di tumori al colon.Oltre ad essere utili in caso di disordini intestinali e metabolici e per mantenere la sensazione di sazietà, le fibre contenute nella pera contribuiscono anche a ridurre il tasso di glicemia.Le pere sono una ricca fonte di macroelementi, in modo particolare di calcio e potassio.L’alto contenuto di calcio le rende preziose alleate nella battaglia contro l’osteoporosi, ostacolando il processo di rarefazione del tessuto osseo dovuto alla graduale demineralizzazione del corpo.Il frutto abbonda in potassio, un minerale fondamentale nell’organismo date le sue implicazioni nel buon funzionamento del sistema nervoso, dei reni e del sistema linfatico, nonchè nel mantenimento della regolarità del battito cardiaco. Dato il loro basso contenuto in sodio e alto in potassio, le pere sono consigliate nell’alimentazione di pazienti con ipertensione arteriosa e problemi cardiovascolari e indicate per coloro che praticano attività sportive, contrastando la debolezza muscolare. La fortificazione muscolare è coadiuvata dalle proteine contenute nel frutto. Sul fronte delle vitamine, la pera contiene vitamina A, alcune del gruppo B (B1, B2, B3, B5 e B6) e le vitamine C, D, E e K.La presenza di tali vitamine determina molti benefici per l’organismo. L’assunzione frequente di pere contribuisce, infatti, a migliorare la qualità della vista, in quanto ricca di vitamina A nota per il suo importante ruolo per la

Ecotipi locali nel mirino della ricercaUna miniera di benessere per tutte le età

La Pera

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salute degli occhi. La vitamina E contribuisce, invece, alla protezione dell’organismo all’azione di agenti patogeni, prevenendo infezioni, rendendo così l’assunzione del frutto utile in caso di febbre ed influenza.La pera è inoltre un buon “serbatoio” di acido folico (vitamina B9), specie essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale, che si possono originare nelle prime fasi dello sviluppo embrionale.Data la presenza di vitamina C, la pera può essere impiegata nella prevenzione di patologie cardiovascolari. Infatti, tale vitamina impedisce la coagulazione del sangue, migliorandone il suo circolo nelle vene.La pera è un alimento energizzante grazie alla presenza di zuccheri (soprattutto fruttosio) e delle vitamine B1 e B2 che favoriscono la produzione di energia, mettendo in moto proteine, zuccheri e grassi. Grazie al suo alto contenuto in fruttosio, la pera può essere considerata uno snack ideale per accumulare una buona riserva di energia, utile durante il periodo estivo, nei casi di spossatezza o dopo attività sportive.Per l’elevato contenuto d’acqua (oltre l’80%), l’assunzione di questo frutto aiuta anche a ridurre la temperatura corporea ed è perciò indicata in caso di febbre alta.

Pur essendo piuttosto dolci, le pere possono essere consumate con moderazione anche dai soggetti diabetici, perché il fruttosio è uno zucchero semplice digerito rapidamente e dotato di indice glicemico molto più basso rispetto a glucosio e saccarosio. Ad ogni modo, è sempre consigliabile la consultazione del medico, soprattutto in caso di cure terapeutiche a base di insulina.La presenza, soprattutto nella buccia, di una ricca gamma di flavonoi di conferisce al frutto anche una modesta azione antinfiammatoria.La pera contiene inoltre il sorbitolo, un alcool zuccherino in grado di favorire il processo digestivo e di apportare benefici all’arcata dentaria.Come tutta la frutta, anche la pera contiene una vasta gamma di specie con proprietà antiossidanti (in larga parte specie fenoliche) che contrastano l’azione dei radicali liberi, mantengono l’elasticità della pelle rallentando il processo di invecchiamento cellulare e aiutano a prevenire ictus e ipertensione. In virtù dell’azione contro i radicali liberi, le specie antiossidanti presenti nella pera favoriscono altresì l’elasticità e la tonicità delle pareti dei vasi sanguigni, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari e il pericolo di incorrere in un infarto.Le pere contengono anche boro, un elemento essenziale

per l’organismo è un forte alleato del cervello, che aiuta infatti a migliorare la prontezza dei riflessi e la capacità di immagazzinare informazioni. Non solo, il boro migliora la modulazione dell’energia proveniente dai grassi e dagli zuccheri e facilita l’organismo a fissare il calcio, contrastando così gli effetti dell’osteoporosi.Infine, recenti studi hanno messo in luce che le pere contengono discrete quantità di fitonutrienti come gli acidi cinnamici, caratterizzati da notevoli proprietà anti-cancro, e alcuni flavonoidi (soprattutto i flavanoli) in grado di ridurre il rischio di diabete di tipo 2. In definitiva, le proprietà benefiche della pera sono molteplici ma è importante altresì mettere in luce che una o più di esse può essere più o meno manifesta a seconda del tipo di cultivar. Ogni varietà, quindi, è unica rispetto alle altre. In questa cornice si inserisce un futuro progetto di Ricerca che vedrà impegnati gli autori dell’articolo, rivolto alla caratterizzazione nutraceutica dell’ecotipo Pera “Signora” coltivato in Basilicata nella Valle del fiume Sinni, ovvero la cultivar locale di Pyrus Communis L.E’ ben noto che da anni la coltivazione di antichi ecotipi locali di pero, ha consentito la produzione di frutti di alto valore, rappresentando una fondamentale forma di

sussistenza per le popolazioni rurali negli scorsi decenni. Ad oggi, grazie all’impegno di alcuni contadini molte piante di “Signora” risultano essere in piena produzione e nuovi esemplari sono stati messi a dimora. La volontà di riscoperta è imputabile sia al valore storico che questa specie ha rappresentato nell’alimentazione delle famiglie contadine, in termini di “multi-utilizzo” del frutto, ma soprattutto alla micro-economia che tale prodotto, fresco e/o trasformato, oggi rappresenta.L’attuale coltivazione dell’ecotipo “Signora” interessa la maggior parte dei Comuni ricadenti nell’area del “Basso Sinni”, importante fiume della Basilicata. La sfida si tramuta in un recupero capillare di un patrimonio frutticolo in via di estinzione, capace di generare reddito in un’area dell’entroterra, spesso marginale e dimenticata. Il frutto del citato ecotipo è di forma turbinato o turbinato-breve, di peso variabile da 35 a 60 grammi, con colore di fondo giallo alla raccolta e sovraccolore rosso intenso dal 30 al 50% dell’epidermide, mentre la polpa chiara risulta estremamente aromatica a maturazione compiuta. I frutti sono utilizzati per il consumo fresco ma anche per la trasformazione, specialmente per l’essiccato. Giunge a maturazione da metà Luglio a metà Agosto, con evidente scalarità in base all’altitudine ed all’esposizione. Recentemente un gruppo di agricoltori ha avviato, assieme al Gruppo di Azione Locale COSVEL S.r.l. (Consorzio per lo Sviluppo dell’Economia Locale - Piano di Sviluppo Locale “Le Terre del Silenzio”), quale Soggetto Sostenitore, il Presidio Slow Food dedicato alla cultivar locale “Signora”. Dopo numerosi incontri operativi, alla presenza anche dei rappresentati e tecnici di Slow Food Italia si è dato vita al Presidio Slow Food Pera “Signora” della Valle del Sinni. I produttori, fortemente motivati, hanno dato vita all’Associazione Culturale “S.E.I. sul SINNI” – Sostenibilità, Etica ed Integrazione, soggetto aderente al progetto Presidi di Slow Food Italia, nonché promotore di ogni altra biodiversità a rischio di estinzione nei citati areali, favorendo, inoltre, la tutela e valorizzazione di usi, costumi e tradizioni del mondo rurale locale. Gli ambiti di attività riguardano lo sviluppo culturale, sociale, ambientale e turistico in chiave ecosostenibile e responsabile, al fine di contribuire al miglioramento della vita e allo sviluppo della collettività locale. Il progetto che l’Associazione di Presidio, intende avviare in concerto con il gruppo di Ricerca di Analisi Farmaceutica e Nutraceutica del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Perugia, ha come fine ultimo la comunicazione dei risultati raggiunti dall’attività di Ricerca, capaci, ove possibile, di orientare in futuro il consumatore verso un’alimentazione più salubre, ottenuta anche grazie alla coltivazione di “monumenti della natura”, identificativi di storie, luoghi e generazioni.

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La caduta dei capelliuna “perdita” che si può affrontare

a cura della Dott.ssa Barbara BertocciPsicologa, Psicoterapeuta, Vice PresidenteAssociazione per i Diritti degli Anziani (A.D.A.)

I capelli costituiscono un potente elemento simbolico in tutte le culture. La storia e la mitologia ci insegnano che, chiome folte, richiamano la forza virile (basti pensare a Sansone il cui taglio di capelli simboleggiò proprio la decadenza delle sue forze) o a quella istintuale che ci rimanda alla natura e al mondo animale, dalla criniera del leone alla chioma di un albero. Dai capelli siamo anche in grado di capire lo stato di vitalità della persona. Insieme alla pelle, agli occhi e alle unghie, i capelli sono infatti uno degli indicatori dello stato di salute interno. Seguendo un approccio più psicologico è da ricordare che la loro forma filiforme li rende l’archetipo del filo, con tutto ciò che esso rappresenta: i capelli-fili sono sinonimo di legame affettivo, di relazioni che esprimono un forte senso di radicamento e di identificazione, ma anche di dipendenza. I capelli possono infine rappresentare un modo di pensare (ad esempio lisci linearità di pensiero, ricci maggior vitalità ma anche inquietudine esistenziale, mossi maggiore emotività) e il modo in cui ci si rapporta agli altri, la propria creatività e la propria sensualità e seduzione. I capelli sono quindi un’espressione di comunicazione, l’esteriorizzazione di

uno stato d’animo o di un cambiamento interiore. A ben guardare, molte volte, specialmente le donne siglano la fine di una relazione o l’inizio di un cambiamento con un nuovo taglio di capelli o un nuovo colore.Non da ultimo i capelli rappresentano la personalità di ciascuno di noi, ne indicano il contesto di appartenenza e lo stato sociale e ne sottolineano l’individualità. Inoltre, in una società fondata sul culto dell’immagine, lo stretto legame fra estetica e affermazione sociale, bellezza e successo, è sempre più evidente. Da un punto di vista biologico i capelli non hanno uno scopo funzionale; gli esseri umani potrebbero benissimo sopravvivere senza. Eppure chi perde i capelli vive la propria condizione con un forte disagio psicologico. Non a caso il volume d’affari che ruota intorno ai prodotti dedicati ai capelli è altissimo e non mancano rimedi “miracolosi” e improbabili cure “fai da te”. La paura di perdere i propri capelli non è nulla di nuovo: già nell’Antico Egitto si crearono lozioni e formule per prevenire la calvizie. Ben pochi sono indifferenti alla calvizie per il semplice motivo che l’aspetto estetico viene penalizzato in modo

grave e indiscutibile. Perciò a nulla servono le parole di amici o parenti che cercano di tirar su il morale minimizzando il problema o affermando che sono moltissime le persone che ne soffrono e quindi bisognerebbe accettare di perdere i capelli senza pensarci troppo. La risposta più ovvia in questi casi è: “facile dirlo quando a perdere i capelli sono io e non tu”. Nemmeno la tattica del “mal comune mezzo gaudio” ha presa su chi si vede amputato di una parte così importante di sé, che stava lì sulla testa dalla nascita e “non ha senso” venga persa. La calvizie è senza dubbio nella maggior parte dei casi sgradevole e molte volte si associa a problemi di tipo psicologico con possibili conseguenze negative per la vita sociale e professionale dell’individuo. Non è raro fra coloro che patiscono la perdita dei capelli soffrire di depressione e sentirsi “con il morale sotto i piedi”. Il diradamento, la stempiatura e l’alopecia provocano un senso di vergogna e di inadeguatezza portando queste persone ad isolarsi.Sovente quando a perdere i capelli precocemente sono ragazzi giovani, ma anche ragazze o donne di mezza età, si presentano veri e propri stati depressivi, forme di abbattimento psicologico, ansia e terrore di non trovare una soluzione. La qualità della vita diminuisce ed in molti casi la persona si sente meno attrattiva e diventa più insicura rispetto a quanti non hanno problemi di capelli.Come Sansone, molti uomini traggono dalla capigliatura la loro forza (psicologica). La perdita di capelli incide quindi sull’autostima e questo “lutto”, soprattutto negli uomini, sembra condizionare anche la vita sentimentale. Tra gli europei colpiti da alopecia, 7 su 10 pensano che i loro capelli costituiscano un fattore considerevole del loro potere di seduzione! È peraltro la principale preoccupazione anche di chi non è direttamente interessato dal problema. Al 71%, questi ultimi pensano che ciò diminuirebbe il loro sex appeal nell’opinione femminile. Un uomo su tre pensa che chi possiede una bella capigliatura attiri delle donne molto seducenti. La caduta dei capelli nelle donne assume risvolti psicologici ancora più preoccupanti che nell’uomo, non solo perché i capelli influenzano la piacevolezza estetica del viso, ma anche perché la calvizie femminile è culturalmente meno accettata di quella maschile. Perdere i capelli per una donna significa vedere compromessa la propria femminilità.Da molte ricerche emerge che esistono delle “fasi” di elaborazione delle calvizie. Schematicamente, si può dire che in circa un quarto della popolazione interessata si assiste ad una prima fase in cui la reazione alla perdita dei capelli consiste nella negazione del problema e della sua gravità, a cui segue, con il procedere della calvizie, l’ansia e la distorsione dello schema corporeo, per cui ci si percepisce meno attraenti, per finire poi in uno stato depressivo in cui la non accettazione della propria immagine alterata funge da elemento precipitante. Diverse sono comunque le reazioni al problema della caduta dei capelli. Da varie ricerche è emerso che i soggetti che perdono i capelli mostrano

una diversa reazione a seconda dell’età alla quale il problema si manifesta e dalla velocità con cui procede. Inoltre, grande importanza nell’evoluzione di quella che si potrebbe chiamare la “sindrome di Sansone” avrebbero la personalità ed i tratti caratteriali dell’individuo, il suo stile di vita ed i valori di riferimento.Alcuni studi propongono inoltre tre tipi prevalenti di personalità, ciascuno con un diverso atteggiamento nei confronti della caduta dei capelli.I distaccati: dichiarano che i capelli sono poco importanti per la propria immagine, ma in generale il loro distacco è rivolto alla cura di tutto il corpo ed all’abbigliamento.I modaioli: sono prevalentemente molto giovani, cambiano spesso taglio e pettinatura, ritengono i capelli un capo di moda ed utilizzano prodotti curativi, mostrando un’elevata attenzione alla cura del corpo ed all’aspetto estetico in generale.I virili: ritengono che i capelli diano sicurezza con gli amici e con le ragazze. Considerano la capigliatura una parte integrante del proprio corpo, un’arma di seduzione ed un elemento di espressione della virilità. Come possiamo intuire le tre tipologie di personalità possono influenzare la possibilità di vivere il problema con insicurezza, rassegnazione o combattività e ricorso a qualsiasi possibilità per contrastarlo. Poiché i nostri capelli parlano di noi, anche se non li abbiamo, è bene analizzare il problema con un medico per escludere patologie o cause organiche che possono portare ad una caduta eccessiva dei capelli. La perdita della capigliatura potrebbe essere associata ad alcune patologie (ad esempio mal funzionamento della tiroide), a cattive abitudini alimentari (diete molto restrittive o poco varie) e a sonno inefficace o al fumo di sigarette, soprattutto nelle donne. Per il trattamento della calvizie sono assolutamente cruciali sia un approfondito dialogo con il paziente da parte del medico, che una corretta opera di informazione da parte delle aziende produttrici nei confronti del medico e del farmacista al fine di permettere la scelta dell’intervento terapeutico e preventivo più adatto, evitando a migliaia di persone, anche dotate di buona cultura e di spirito critico, di cadere nelle mani di uno dei tanti “centri tricologici” che promettono miracoli.In questa analisi è da ricordare che anche lo stress è una causa frequente di perdita dei capelli. Rimuovere questo stato d’animo, tramite un approccio psicologico, può aiutare la ricrescita dei capelli. E’ da notare comunque che talvolta risolvere i problemi di capigliatura non basta ad annientare importanti problemi psicologici. Le radici di tali malesseri potrebbero essere più profonde. Da alcune ricerche emerge che grazie ai gruppi di supporto le persone riescono a fronteggiare la situazione e a prendere decisioni idonee.E’ infine utile ricordare che comunque, la migliore arma contro la caduta dei capelli resta sempre la prevenzione.

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Desirèe è una ragazza di 24 anni, era timida, impacciata e non usciva mai di casa a causa del suo peso, poi un giorno, qualcosa è scattato nella sua mente, qualcosa l’ha spinta a prendere la decisione di dimagrire: impegno, costanza, e voglia di raggiungere il suo obiettivo, nonostante tutto, ha fatto di lei oggi una persona vincente e forte, in grado di “sfidare la vita” conscia che “ tutto si può fare, basta volerlo!” Ecco la sua testimonianzaCominciamo la intervista con un sorriso, hai perso 40 kg, avrai dovuto rinnovare il guardaroba…?(Ride, ndr) Beh, si! E con notevole soddisfazione ogni volta che vedevo i pantaloni leggermente più grandi. Man mano che le taglie scendevano la mia autostima accresceva, è davvero una bella sensazione, ed una delle più gradevoli!Come ti senti ad oggi sia fisicamente che mentalmente?Ciò che un cambiamento talmente grande ti fa sentire a livello emotivo, è quasi inspiegabile. Prima di iniziare questo percorso così pesante (in tutti i sensi) ti senti quasi senza speranze, come se il tuo cervello ti dicesse già “guarda che tanto non ce la fai, è troppo!”, invece poi si innesca un meccanismo dentro di te che ti porta a superare quel gigantesco ostacolo, come se ti si accendesse una lampadina dentro. Ad oggi, mi sento molto più soddisfatta di me stessa, più sicura e decisamente più carina! (ride, nrd). Non mi porto più dietro tutti quei chili che non solo pesavano su di me fisicamente ma anche emotivamente.

Come sei riuscita a trovare la forza di volontà per ottenere questo grande risultato?Mi fai una bella domanda, alla quale forse ancora oggi non so rispondere completamente, ma ci provo: Come spiegavo precedentemente, si innesca un meccanismo nel cervello che ti porta a voler cambiare, in primis per te stesso, ma diciamocelo; un po’ anche perché ci si stanca di essere sempre guardati da tutti e molto spesso anche giudicati. Arrivi ad un punto in cui ti rendi conto di non essere più nemmeno padrone del tuo corpo, sei spesso stanco, molto negativo, triste e devi assolutamente rivoltare la situazione. Ho provato molte volte a perdere peso negli anni, ma mai con questa grande volontà e consapevolezza.Ci sono stati anche altri meccanismi emotivi e interiori che hanno contribuito a questo tuo percorso?Penso che una delle più grandi paure delle persone in sovrappeso sia il giudizio della gente, cosa che su di me questo ha influito molto, mi sono spesso sentita fuori luogo, impaurita e giudicata (magari a volte anche senza motivo). Fai una passeggiata ed in ogni sguardo ti sembra di vedere un giudizio negativo sulla tua corporatura. Tutto questo ha fatto molta leva su di me, oltre al voler cambiare per me stessa, ovviamente; e ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno giudicata, guardata con sdegno, presa in giro, facendomi sentire non adatta, perché hanno contribuito alla mia riuscita! A volte, ripensando all’inizio del mio percorso, cerco ancora di spiegarmi come sia riuscita in questa “impresa”, poi ricordo a me stessa che non c’è niente che possa fermarmi.Cosa ti senti di suggerire a tutte quelle persone che vorrebbero ottenere un risultato come il tuo?Tutto quello che mi sento di dire alle persone che come me vogliono cambiare è di non mollare mai; la strada è lunga ed incontrerete una miriade di ostacoli, ma sappiate che siete più forti voi, che tutto quello che dovete fare è credere in voi stessi e non lasciare che il giudizio delle persone cambi i vostri piani. Sappiate che non è facile, ma vi giuro che SI PUO’ FARE!!! Vi consiglio di contattare un buon nutrizionista, fare sport con costanza (ma senza esagerare) e spingetevi oltre! La sensazione che si ha quando si riprende possesso del proprio corpo vi farà sentire invincibili!! Quindi vi dico: affrontate questo percorso, fatene la vostra potenza, perché siete molto più forti di quanto crediate. Passo dopo passo vi renderete conto che niente può fermarvi, che ciò che volete è aldilà della paura di iniziare; siate sempre positivi e non lasciate che la negatività o i giorni negativi influiscano sul vostro obiettivo finale. Mi auguro che questa intervista possa essere di esempio a tutti colori che vogliono raggiungere in obiettivo come il suo!

Lei c’è riuscita, puoi riuscirci anche tu!Intervista a Desirèe che ha perso 40 KG in 15 mesi

a cura di Roberto Formica - Consulente Multimedia Comunicazione

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L’anno scorso ci fu una polemica circa una frase detta dal ministro Fornero, sui ragazzi di oggi che non hanno voglia di fare nulla, con questa intervista vogliamo dimostrare come, al contrario di quello che è il pensiero comune, alcuni giovani, che hanno grinta e voglia di fare, possano arrivare a mete non soltanto ambite, ma anche di grande successo. Abbiamo preso un giovane medico come esempio, perché in lui riconosciamo una marcia in più, che calza a perfezione con quello che noi vogliamo divulgare e trasmettere.

Chi e’ oggi il dott. Francesco Pasqualoni?Francesco è un 30enne “fortunato” che vive con grande entusiasmo, e che non si ferma di fronte a nulla!

Come mai hai scelto il campo della nutrizione?Sono da sempre appassionato di cibo e cucina, tanto che a 13 anni stavo per iscrivermi all’istituto alberghiero; parlandone in famiglia, mio padre mi consigliò di proseguire con una formazione generale sostenendo che, qualora avessi ancora mantenuto acceso l’interesse, avrei potuto coltivarlo specializzandomi successivamente. Così dopo il liceo iniziai a frequentare stage di cucina e dopo la prima laurea riuscii ad accedere alla laurea magistrale in Scienze dell’Alimentazione presso la Facoltà di Medicina. Ora passione e conoscenze scientifiche si fondono nella professione che svolgo con grande soddisfazione.

Quale e’ il tuo “step” che hai raggiunto e di cui sei orgoglioso?Quello di Nutrizionista della Nazionale di Pesistica è senza dubbio l’incarico di maggior responsabilità che ricopro attualmente. Mi sono state affidate le squadre nazionali

olimpiche e paralimpiche alle porte delle qualificazioni per le Olimpiadi di Rio del 2016, e questo per me è motivo di grande orgoglio.

Quali sono state le molle mentali che ti hanno fatto raggiungere questo importante traguardo?Quando lavori con passione ed entusiasmo ti metti nelle condizioni di fare le cose al meglio perché l’impegno che ci metti non è fatica, e con un pò di situazioni favorevoli che ti si presentano, e che non debbono mai essere scartate, i risultati vengono da sé!

Cosa sognavi di fare da bambino?Il sogno da bambino era quello di diventare un cercatore d’oro, o un costruttore di robot (!); successivamente, sempre in giovanissima età, ebbi una sorta di visione immaginaria in cui ero adulto e indossavo un camice bianco, mentre una voce mi diceva “da grande farai cose importanti…” beh, il camice ora lo indosso veramente, per il resto vedremo come andranno le cose…

Volendo darti delle definizioni in ambito caratteriale e mentale, come ti definiresti? Sono tenace, determinato, tento sempre tutte le strade possibili per raggiungere i miei obiettivi.Il mio “segreto” è nel tenere d’occhio l’obiettivo: quando focalizzi il punto che vuoi raggiungere non c’è nulla, aldilà della forza maggiore, che possa mettersi tra te e ciò che ti sei posto

Quante difficolta’ hai incontrato nel tuo percorso professionale e come le hai superate?

Poche, grazie soprattutto alla famiglia che mi ha sempre supportato. Inoltre ho avuto l’opportunità di incontrare persone che hanno creduto e puntato su di me.

Visto che la nostra rivista tratta di benessere anche fisico, oltre che psicologico, ci dai 3 consigli di nutrizione per i nostri lettori?Possiamo visualizzare la nostra forma fisica come una bilancia in cui da una parte c’è il piatto delle assunzioni, e nell’ altro il dispendio energetico. L’attività fisica ad oggi è universalmente riconosciuta come un polifarmaco per il corpo e la mente, per cui ad esempio il mantenimento del corretto peso corporeo deve dipendere anche da esso. L’alimentazione deve supportare ed assecondare il nostro stile di vita. La buona forma fisica quindi non può dipendere da uno solo di questi due fattori.La nostra alimentazione dovrebbe essere basata su due concetti chiave: la varietà, e la stagionalità. La varietà, perché non esiste un alimento al mondo che contenga tutto ciò di cui abbiamo bisogno (ad esempio la vitamina C svolge ruoli fondamentali per l’ organismo ma si trova solo nel mondo vegetale, e chi assume poca frutta e verdura non si rende conto che vive col freno a mano tirato).Se un prodotto è di stagione inoltre sarà fresco, quindi più buono, più ricco, e più economico.È risaputo che corpo e mente sono una cosa sola: non siate mai eccessivi nelle attenzioni alimentari; ci sono delle cose che a volte fanno più bene allo spirito di quanto non siano nocivi per il corpo; ergo: una birra con gli amici, una volta tanto, fa più bene che male.

Iter professionale del Dott. Pasqualoni FrancescoNutrizionista della Nazionale Italiana di Pesistica - squadre Olimpiche e Paralimpiche Nutrizionista, biologo ed erborista, è a contatto con diverse realtà del mondo dello sport ed è impegnato nel campo della prevenzione di patologie metaboliche e cardio-vascolari.Docente C.O.N.I. (Comitato Olimpico Nazionale Italiano)Co-Fondatore dell’Associazione per la Ricerca applicata alla Terapia Manuale (A.R.A.Te.M).Membro del Gruppo di Ricerca del “PROGETTO PREVEDI” dell’Istituto Tumori di Milano per la cura e la prevenzione di patologie cronico-degenerative.Ha preso parte a test analitici e funzionali sugli atleti della Nazionale Italiana di Ciclismo, disciplina BMX.Ha partecipato in ambito di Ciclismo ad eventi tra cui Giro d’ Italia, Crono a squadre della Versilia, Granfondo Davide Cassani, Straducale di Urbino, Granfondo di Sansepolcro, Tour BiciCuoreDiabete.Docente in corsi di formazione e perfezionamento in ambito di Terapia Manuale, Osteopatia, Nutrizione, Sicurezza Alimentare.

a cura di Roberto Formica - Consulente Multimedia Comunicazione

Intervista al dott Francesco Pasqualoni, Nutrizionista della Nazionale Italiana di PesisticaSquadre Olimpiche e Paralimpiche

Una marcia in più

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Come e’ nata la sua passione per la scrittura, nel campo della psicologia?La mia passione per la scrittura nel campo della psicologia è nata in ambito accademico quando, subito dopo la laurea, ho collaborato con l’Università degli Studi Firenze tenendo lezioni e facendo ricerche su temi riguardanti la psicologia sociale. La ricerca sperimentale è stata un’attività che ha accompagnato la mia crescita professionale e che mi ha permesso di soddisfare la mia insaziabile curiosità per ciò che mi circonda. Ho proseguito anche successivamente a scrivere e a fare ricerca su svariati argomenti psicologici perché ritengo che la scrittura sia un ottimo mezzo per veicolare il proprio pensiero e le proprie impressioni. La psicologia per me, oltre ad un lavoro, è sempre stata una mia grande passione e quindi è sempre meraviglioso poter “dare vita” nei miei brevi scritti alle mie riflessioni e ai miei pensieri. E’ proprio attraverso i miei scritti che vedo delinearsi la mia personalità e che esprimo tutta la mia creatività. Le mie due passioni, scrittura e psicologia, dunque negli anni si sono unite e hanno riempito “pagine bianche” di speciali emozioni.

Ultimamente ha debuttato come scrittrice letteraria con un e-book sulla concentrazione sportiva, ci spieghi di cosa si tratta:Grazie alla MPV Italia ho avuto modo di creare un e-book sulla concentrazione sportiva, un argomento di cui si parla molto ma che raramente viene approfondito. Spesso poi ai più non è chiara la differenza tra attenzione e concentrazione. Il libro vuole dare spiegazioni esaurienti riguardo questi concetti e si auspica di dare suggerimenti agli atleti, agli allenatori e alle dirigenze sportive sull’importanza di essere concentrati nel pre - gara, durante la partita e nel post – gara. Sono dati quindi dei consigli su come raggiungere la concentrazione e su come mantenerla nel tempo. Tali pareri possono risultare ad una prima lettura un po’ generici ma sono utili in ogni tipo di sport praticato. Credo che tali proposte vadano poi, magari insieme ad un professionista, calate all’interno di ogni specifica situazione. Ricordo che il Consiglio Nazionale dell’ordine degli Psicologi riconosce la psicologia dello sport come un’area di pratica professionale ed afferma che uno dei suoi compiti specifici è lo sviluppo di training per l’incremento di abilità cognitive (attenzione,

Un e-booksulla concentrazione nello sport e nella vitaIntervista all'autrice Dott.ssa Barbara Bertoccia cura di Roberto Formica - Consulente Multimedia Comunicazione

concentrazione, ecc …) coinvolte nelle prestazioni. Una figura chiave, quindi, non sempre riconosciuta e ancora in pochi casi adottata dalle società sportive.

Quanto e’ importante la concentrazione per un atleta sia per una disciplina individuale che di squadra? Perché è cosi importante il fattore concentrazione?“Per essere un campione bisogna aver testa. Serve sicuramente allenamento, spirito di sacrificio, ma questo vale poco senza saper come gestire emozionalmente i momenti decisivi”. Oggi giorno sappiamo quanto sia importante per gli atleti allenarsi. L’allenamento rappresenta un momento che consente allo sportivo di migliorare il suo adattamento alle specifiche condizioni richieste per la pratica della propria disciplina sportiva. Ogni allenamento sicuramente va a rafforzare i muscoli e la prestanza fisica. Per ampliare i propri limiti ed avvicinarsi alla propria prestazione ideale l’atleta deve anche considerare l’allenamento tattico. La strategia da adottarsi in gara per un ciclista, l’impostazione di una partita nella pallacanestro, l’andatura che si può scegliere in una maratona, gli schemi di gioco nel rugby sono tutti esempi in tal senso. Ma c’è dell’altro: lo sport è anche pensieri, emozioni e comportamenti. Ogni pratica sportiva è legata con un filo rosso ai nostri aspetti mentali: ai nostri istinti, alla nostra razionalità, alle nostre emozioni, alle nostre convinzioni e ai nostri comportamenti agiti. In una parola sola sport è anche mente. Molte volte gli atleti al termine di partite importanti dicono: “ero fisicamente al top, ma non c’ero con la testa”. Gli allenatori invece talvolta affermano: “in allenamento viaggia come un treno, in gara si spegne”. Tutte queste situazioni si verificano sia nel mondo professionistico, che in quello amatoriale. Le variabili che entrano in gioco sono moltissime e variegate tanto che, alle volte, non possiamo neppure sapere quanti e quali sono gli aspetti decisivi in queste situazioni. Spesso è quindi una questione di concentrazione! Essere concentrati significa essere attenti ma anche e soprattutto sapere a cosa prestare attenzione. Gli atleti hanno “due cervelli che si incontrano”. Uno dei due cervelli rappresenta la parte intellettiva, razionale mentre l’altra la parte emotiva. Allenare e migliorarsi su entrambi i “cervelli” non può che giovare al giocatore in quanto se la parte emotiva prevalesse su quella razionale e cioè se l’ansia fosse più forte del self-control, diventerebbe stressante, frustrante e di conseguenza difficile giocare; al contrario, se quella razionale prevaricasse quella emotiva, probabilmente non saremmo esseri umani con i nostri pregi e difetti ma solo macchine da scontro. Imparare a gestire l’ansia da prestazione o l’attacco di panico prima o durante una partita è compito arduo ma possibile. Se ciò verrà appreso ed applicato, la tensione diminuirà fino a scomparire e contemporaneamente le performance miglioreranno. Lo sciatore, per esempio, è molto sensibile all’attrito delle lamine sulla neve che gli viene trasmesso dalle sensazioni di pressione dello scarpone sui piedi e sul collo della

gamba. Il ginnasta o la ballerina di solito è invece molto sensibile a percepire l’azione fine dei segmenti corporei, sapendo regolare la forza e sapendosi muovere nello spazio con elevata precisione. Per fare un altro esempio pratico un podista dovrà rimanere concentrato durante la corsa pur rimanendo distaccato dal risultato finale. Essere concentrati non vuol dire pensare costantemente a quanti chilometri restano da percorrere. Vuol dire pensare alla tecnica di corsa, alla falcata, alla respirazione ed al ritmo, passo dopo passo. Questa è molto importante sia per gli sport di squadra che individuali anche se, a guardar bene, si possono notare delle piccole differenze. Coloro che praticano sport individuali hanno bisogno di una maggiore chiusura cognitiva (concentrazione sui propri movimenti e sul proprio schema corporeo) rispetto a coloro che praticano sport di squadra. A lungo termine infatti gli effetti delle pratiche sportive saranno diversi: collaborazione, senso di appartenenza, senso del gruppo e spirito di competizione saranno accresciuti in uno sport di squadra. Al contrario, il senso di responsabilità, la disciplina, la competizione con se stessi e i propri limiti, saranno accresciuti negli sport individuali.

Il fattore concentrazione e’ importante anche nelle normali azioni quotidiane, come si può aumentare la concentrazione di ogni giorno?La concentrazione non è un talento misterioso, né un gene che vi è toccato in sorte o vi è negato. Questa abilità può infatti essere allenata e migliorata. Allenare la concentrazione significa controllare i processi del pensiero, dirigere e mantenere l’attenzione su un focus, al fine di ottenere una corretta esecuzione. Nello studio, nel lavoro o nelle azioni della vita quotidiana essere concentrati permette di aumentare il rendimento, ottimizzare la performance, diminuire il tempo da dedicare a quel determinato compito e alla fine troveremo anche un aumento della fiducia in se stessi. La concentrazione può essere aumentata rimuovendo gli ostacoli che incontriamo quotidianamente. Spesso non riusciamo a concentrarci perché siamo poco motivati a raggiungere quell’obiettivo o soltanto perché nella nostra testa pensiamo a troppe cose nello stesso momento. Lo stress, la stanchezza e l’ansia possono poi far declinare le nostre abilità cognitive. Per allenare la concentrazione ogni giorno è utile: ascoltare se stessi e le proprie emozioni, curare la respirazione, migliorare la propria consapevolezza emotiva, giungere ad un alto livello di rilassamento, avere obiettivi e piani d’azione ben strutturati, esercitare le proprie potenzialità, migliorare il proprio equilibrio psico-fisico e infine avere un atteggiamento mentale positivo (ottimismo).

Volendo dare dei consigli sulla concentrazione per i nostri lettori-sportivi, ci puo’ dare 3 consigli fondamentali inerenti la concentrazione sportiva?Identificare in modo chiaro gli obiettivi da raggiungere e

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formularli in modo molto specifico all’interno della propria testa. L’atleta si deve quindi porre una serie di domande chiarificatrici: cosa voglio raggiungere? In quanto tempo voglio raggiungerlo? Quali sono i passi da compiere? Quali sono gli strumenti che ho a disposizione? Chi può aiutarmi nel raggiungere l’obiettivo? Stilare, di conseguenza un piano d’azione (e di alleanze all’interno del team) ben dettagliato.Concentrarsi sul presente, sul momento che si sta vivendo, sul “qui e ora” della prestazione sportiva. Lo studioso Fritz Perls sottolinea l’importanza del presente: “se siamo nel presente, l’eccitazione fluisce immediatamente nell’attività spontanea, senza soluzione di continuità. Se siamo nel presente, siamo creativi, siamo inventivi. Se i nostri sensi sono all’erta, se teniamo aperti gli occhi e le orecchie, come fanno tutti i bambini piccoli, una soluzione la troveremo sempre”. Atleti e tecnici sanno bene che l’errore

di distrarsi al momento giusto è origine di molti insuccessi. E’ necessario stare molto attenti alle emozioni negative: stress ed ansia possono presentarsi anche nel momento centrale della competizione rischiando di compromettere il risultato di importanti gare. E’ bene quindi allenare sempre la mente, imparando a essere in contatto con le sensazioni del corpo e chiedendo aiuto alle risorse interiori che a volte non sappiamo di avere. I più grandi atleti del mondo prima di vincere sul campo, vincono nella loro testa. Il visualizzarsi nell’atto di fare un goal o un canestro gioca un ruolo molto importante nel migliorare la propria performance sportiva. E’ necessario quindi che l’atleta si focalizzi durante le azioni che possono portare a vincere e non tanto sulla vittoria in se stessa. Come afferma Paul Bear Bryant, un famoso coach del football americano, “ciò che conta non è la volontà di vincere: quella ce l’hanno tutti. Ciò che conta è la volontà di prepararsi a vincere”. A questo proposito quindi è utile riflettere e ripercorrere mentalmente i gesti tecnici che lo sportivo, per svariate ragioni, ancora non padroneggia.

A conclusione è bene sottolineare che per raggiungere un’adeguata concentrazione nello sport c’è bisogno di allenarsi. All’inizio ci saranno molte interruzioni di pensiero ma, con costanza e con ripetizione di queste tecniche si può raggiungere uno stato di coscienza ottimale in cui l’atleta è completamente immerso nell’attività: vi sarà focalizzazione sull’obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione nello svolgimento di un particolare compito.

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Sono tutti gli stranieri non comunitari in possesso di valido documento di soggiorno (permesso di soggiorno con scadenza o carta di lungo periodo) e gli iscritti sul permesso di un familiare. A partire dai dati riferiti al 2012, a seguito dei mutamenti della normativa sulla data di decorrenza di validità del permesso di soggiorno, sono state conteggiate come permessi validi tutte le pratiche validate dal funzionario dell’ufficio immigrazione (indipendentemente dalla consegna materiale del permesso all’interessato). Al 1° gennaio 2014, in base ai dati forniti dal Ministero dell’Interno, sono regolarmente presenti in Italia 3.874.726 cittadini non comunitari. Tra il 2013 e il 2014 il numero di cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti è aumentato di circa 110 mila unità (+3%). I minori presenti costituiscono il 23,9% del totale. I paesi di cittadinanza più rappresentati sono Marocco (524.775), Albania (502.546), Cina (320.794), Ucraina (233.726) e Filippine (165.783). Questi paesi rappresentano il 45,1% del totale. Continua a crescere la quota di soggiornanti di lungo periodo: passano da 2.045.662 nel 2013 a 2.179.607 nel 2014; questi rappresentano il 56,3% del totale. La quota di soggiornanti di lungo periodo sul totale è particolarmente elevata nelle regioni del Centro-Nord.Cit tadini non comunitari regolarmente soggiornanti, valori assoluti e incidenza sul totale della popolazione residente:1° gennaio 2014, valori assoluti e percentuali

Fonte: elaborazioni Istat su dati del Ministero dell’Interno, si fa riferimento alla provincia di rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno.

Si registra una lieve flessione del numero di nuovi permessi di soggiorno concessi: durante il 2013 ne sono stati rilasciati 255.646, il 3,2% in meno rispetto all’anno precedente. Il calo dei nuovi arrivi ha interessato le donne (-5,0%) più degli uomini (-1,4%). Rispetto al 2012, la riduzione dei nuovi permessi concessi interessa, in particolare, il Centro: in tale ripartizione durante il 2013 sono stati rilasciati circa 64 mila nuovi permessi, con un calo dell’11,5%. In generale, mentre aumentano le nuove concessioni di permessi per motivi di lavoro (+19,3%), si registra una diminuzione per tutte le altre motivazioni; i permessi per famiglia sono diminuiti del 10%, quelli per studio del 12% e quelli per asilo/motivi umanitari del 16,5%.A testimonianza di migrazioni che corrispondono spesso a progetti di vita, oltre l’82% dei cittadini non comunitari regolarizzati durante il 2003 (anno della “grande regolarizzazione”) è ancora regolarmente presente in Italia a gennaio del 2014. In particolare, i regolarizzati durante il 2003 rimasti nel nostro Paese, ha convertito l’iniziale permesso con scadenza in uno di lungo periodo.Durante il 2012 si sono registrate 65.383 acquisizioni di cittadinanza italiana; il 91,9% (60.060) ha riguardato persone che avevano in precedenza la cittadinanza di un paese non comunitario. Hanno acquisito la cittadinanza italiana soprattutto marocchini (14.728) e albanesi (9.493); tali nazionalità di provenienza rappresentano il 40,3% del totale delle acquisizioni di cittadinanza da parte di cittadini non comunitari. Seguono, a una certa distanza, le persone provenienti da Tunisia e India. Durante il 2012 le acquisizioni di cittadinanza per residenza da parte di persone originarie di paesi non comunitari sono state 22.844 (38%), quelle per matrimonio 17.835 (29,7%). Per le donne il matrimonio resta la modalità largamente prevalente per l’accesso alla cittadinanza. Le acquisizioni per questa motivazione rappresentano quasi il 47% del totale per la popolazione femminile, e solo il 11,2% per quella maschile.

a cura di Roberto Bartoli - Ricercatore Istat

I cittadini non comunitariregolarmente soggiornanti in Italia

Cultura e Società

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Cinema, televisione, musica, arte, sport e valori della divisa. Tutto nel premio Apoxiomeno, il riconoscimento internazionale ideato dall’associazione ‘Divertiamoci correndo’ che viene ogni anno assegnato a quelle forme d’arte che “contribuiscono a dare lustro al lavoro quotidiano delle forze di polizia”.

Nel Bicentenario dell’Arma dei carabinieri, un evento di rilevanza internazionale

La consegna di“Apoxiomeno 2014”

Il premio, una statuetta d’argento, ideato dall’ASSOCIAZIONE DIVERTIAMOCI CORRENDO, è realizzato dello scultore aretino Carlo Badiì e rappresenta l’atleta greco che alla fine delle gare si deterge con lo strigile dagli olii che lo rendevano più virile; tema ripreso dal più famoso Apoxiomeno di Lisippo. Questa edizione del premio, la diciottesima, sotto il Patrocinio dellla Presidenza del Consiglio, della regione Toscana, della Provincia e del Comune di firenze, e del Comitato Nazionale Italiano Fair Play, assume un valore ancora più significativo. Nel 2014 si festeggia, infatti, il bicentenario dell’Arma dei carabinieri. Per celebrare queste due ricorrenze giovedì 10 luglio una ricca giornata di eventi. Alle 11 si è tenuta la conferenza sulla storia dell’arma presso il caffè letterario Le Giubbe Rosse di piazza della Repubblica con Cosimo Ceccuti e Massimo Oliva come relatori. La consegna dei riconoscimenti Apoxiomeno alle 18 all’auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze di via Folco Portinari. La statuetta d’argento è stata assegnata a personaggi del mondo della cultura, del giornalismo, del cinema, della televisione, della musica, dell’arte e dello sport che hanno contribuito a legare l’Arma dei Carabinieri ai cittadini e all’opinione pubblica. “La continuità di questo premio, giunto alla diciottesima edizione – ha esordito il consigliere Eugenio Giani – dimostra non solo l’alto profilo della iniziativa ma soprattutto l’esigenza di appartenenza al sentimento che il carabiniere esprime”. Il consigliere ha quindi ricordato lo stretto legame della Toscana e di Firenze con l’Arma, dal primo reparto nel 1859 – sei anni prima di Firenze capitale d’Italia –

a cura di Orazio Anania

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alla scuola dei marescialli nel 1920, per “una tradizione di appartenenza e identità tra tricolore e carabiniere, che manifestazioni come quella del 10 luglio contribuiscono ad alimentare”. “Da sempre il carabiniere – ha concluso Giani – ha rappresentato e continua a rappresentare il volto bello e umano dell’ordine pubblico, sia nelle piccole realtà di paese che nelle città”. “Il premio – ha spiegato in conferenza stampa il colonnello Orazio Anania – nacque come un riconoscimento sportivo, ma si è poi esteso alle altre forme d’arte”. Varie sono le iniziative cha l’arma sta mettendo in piedi per festeggiare al meglio la ricorrenza del bicentenario. “Nella giornata di giovedì – ha proseguito Anania – lanceremo un concorso nazionale on-line per decretare il carabiniere, l’eroe più conosciuto e che ha lasciato una traccia sia come militare che come atleta. Questa e altre iniziative porteranno alla serata del 21 novembre, il giorno della santa patrona dell’arma, durante la quale si terranno le premiazioni del concorso”. Le Forze dell’ordine non sono soltanto tutori della legge e garanti delle istituzioni; vicini al cittadino comune, costituiscono il tramite fra la società civile e lo Stato. I cittadini, le hanno collocate sempre, senza esitazioni, tra le istituzioni che occupano una posizione di rilievo, a cui riporre la massima fiducia. L’evento tende ad ricordare ed esaltare tali situazioni che contribuiscono a dare lustro al lavoro quotidiano dei rappresentanti delle Forze di polizia, attraverso l’attribuzione di un premio a quanti hanno

permesso la definizione di questa linea ideale che li lega al cittadino e all’opinione pubblica in genere. A giustificazione di quanto detto, Il cinema, la televisione, la stampa e la letteratura italiana, negli anni, hanno contribuito a rafforzare e cristallizzare questo sentimento. C’è come una sottile linea di continuità nella rappresentazione filmica della vita operativa e della quotidianità del tutore dell’ordine, che ne sottolinea la dimensione umana, la tendenza a essere partecipi delle vicende quotidiane e la disponibilità a porsi come punto di riferimento per il cittadino, oltre che, naturalmente, l’orgoglio di indossare un’uniforme che è diventata essa stessa un simbolo. Il pubblico del grande

schermo ha mostrato di apprezzare siffatta rappresentazione (e basterebbe ricordare in proposito il successo di pellicole come “Pane, amore e…” interpretate da Vittorio De Sica nella prima metà degli anni Cinquanta e anche il film “I due carabinieri”, realizzato nel 1984, con la consulenza e il supporto determinante dell’Arma dei carabinieri; protagonisti due bravissimi attori come Carlo Verdone ed Enrico Montesano, oppure il recentissimo Commissario Montalbano). Tale sottile linea di simpatia si riscontra anche quando realmente i rappresentanti delle Forze dell’ordine operano direttamente dando lustro alle istituzioni e alla Nazione attraverso imprese sportive degne di racconti mitologici che riportano emozioni e passioni che solo lo sport attraverso le varie discipline sa regalare. L’evento ha avuto il suo lieto epilogo nel Chiostro di Santa Maria Novella, sede della Scuola Allievi Marescialli e Brigadieri Arma Carabinieri, dove si è tenuto il Charity Gala Dinner, organizzato dall’Università dei saggi dell’Associazione nazionale carabinieri in congedo e presentato da Francesco Anania. Tra gli altri, intervenuti tutti i premiati dell’edizione 2014: per la televisione Marco Columbro, Gabriel Garko e Pino Amendola; per il cinema e il teatro Silvano Campeggi, Ottavia Piccolo e Mario Donatone; per la musica Narciso Parigi, Roberto Lovera e Valerio Zelli; per lo sport Salvatore Sanzo, Alessandro Puccini, Sebastiano Ranfagni e Andrea Righi; per la letteratura Gianni Oliva; premi internazionali a due prestigiosi rappresentanti del

mondo del cinema e del teatro, l’attrice francese Corinne Touzet, nota al grande pubblico per la serie televisiva “Il comandante Florent” e il regista russo, premio Oscar Nikita Mikhalkov, che ha diretto, in Italia, Marcello Mastroianni in “Oci ciornie”.Fall. Durante la serata si sono esibiti nell’antico chiostro di Santa Maria Novella i Bandierai degli Uffizi che con le loro tradizionali evoluzioni hanno reso la serata unica. Tutti i premiati sono legati all’Arma dei Carabinieri. Ottavia Piccolo e Mario Donatone sono figli di sottufficiali; Gabriel Garko, Valerio Zelli, Salvatore Sanzo, Alessandro Puccini, Andrea Righi e Sebastiano Ranfagni sono stati o sono Carabinieri; Narciso Parigi è padre di un carabiniere; Marco Columbro e Pino Ammendola hanno più volte indossato la divisa in sceneggiati tv; Silvano Campeggi è stato per anni un’artista accreditato presso l’Arma dei Carabinieri per incisioni e gli storici calendari; Gianni Oliva e Cosimo Ceccuti sono autori di libri sulla storia dell’Arma; gli ospiti stranieri hanno raccontato nel cinema e nella televisione vicende legate ai corpi di polizia dei loro paesi di origine (Russia e Francia: Corinne Touzet è il televisivo comandante Florant della gendarmeria francese).

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Chi e’ oggi Rossella Diaco?“Rossella oggi e’ una professionista che si sente realizzata con il mondo Rai e dello spettacolo, lo stesso che mi ha dato l’ingresso in altri settori soprattutto in politica.”

Come hai iniziato la tua carriera?“La mia carriera inizia per gioco! L’amore per la musica mi e’ stata trasmessa da mio padre, i miei timidi inizi alla sua radio privata, parliamo degli anni del boom delle radio private, dove si trasmetteva anche dalle cantine, la sua voce che arrivava da quella “scatola” era per me fonte di orgoglio e di ispirazione, non potevo fare a meno di seguire le sue orme, ero attratta da tutti quei congegni strani, una sorta di dipendenza! Dai primi approcci alla radio di papà, sono poi transitata attraverso altre emittenti radiofoniche per poi confluire in un concorso per dj a RAISTEREOUNO, mi vede tra i 4 vincitori e da li e’ partita la mia carriera.”

Quanto conta secondo te la passione in ciò che fai e in genere nella vita?“La passione e’ essenziale senza non si raggiungono traguardi o mete ambite.”

Da bambina, cosa sognavi di fare? Avresti immaginato di fare questo lavoro?”Da bambina sognavo di fare l’insegnate, anche se in

una piccola parte di me c’era una luce riflessa di avere successo come mio padre e guardavo con occhi radiosi la sua vita ed era il mio sogno nascosto”. Ecco che gli occhi di Rossella si illuminano maggiormente e comprendo la fondamentale importanza di suo padre nelle sue scelte di vita e di pensiero.“Mio padre si e’ laureato in Canada in ingegneria elettronica, per mantenersi agli studi e mantenere la moglie il suo primo lavoro e’ stato rappresentante di tende, e come succedeva allora fu notato da un italiano che stava mettendo in piedi una radio (oggi un network straordinario), e anche lui per gioco e sfida andò li ed e’ diventato un presentatore di punta e giornalista accreditato al parlamento canadese. In Italia è stato libero professionista impegnato politicamente con diversi incarichi, un uomo che a distanza di anni dalla sua scomparsa ha lasciato il segno, a tutt’oggi quando mi presento mi chiedono se sono sua parente e hanno un vivido ricordo di lui!”

Quanto e’ importante secondo te essere dei “visionari”, ovvero coloro che immaginano in ogni momento i sogni che desiderano?“Sognare non costa nulla, anzi alimentano la fantasia e la voglia di avere dalla vita quella marcia in più, se sei abile e la ottieni ben venga.”

Quale e’ il tuo prossimo sogno che vuoi realizzare?”Il mio proseguo lavorativo e’ sempre in rai, sono due anni che vado in onda con le news del cciss viaggiare informati (rainews24 e tg) senza mai trascurare la musica fonte del mio dna.Devo confessare che un sogno ulteriore esiste, vorrei intraprendere la carriera di parlamentare, mettere a frutto anni di esperienza nel mondo della comunicazione,C’ è un momento nella vita di ognuno dove si vorrebbe traslare tutto il proprio vissuto in altri ambienti, una evoluzione, una crescita, ora sento che questo momento si sta avvicinando anche per me, mi spiego:Di queste esperienze e della mia passione per la comunicazione ho già aperto le porte al mondo politico nel centrodestra, ma con un’idea tutta mia, essendo una donna che crede fortemente nello stato, vorrei che il cittadino si sentisse più vicino alle istituzioni, non e’ utopia basta guardare cosa fanno negli altri paesi, e poi se eletta occuparmi di cultura a 360 gradi.

Come reagisci e hai reagito, di fronte agli ostacoli che ti si presentano tra te e il tuo sogno?”In un primo momento subisco la delusione, ma essendo io testarda, l’ambizione prevale quindi cerco l’alternativa per raggiungere il traguardo ..credendoci sempre.

Intervista a Rossella Diaco, Conduttrice radiotelevisiva in Rai

a cura di Roberto Formica - Consulente Multimedia Comunicazione

Volendo dare un consiglio ai nostri lettori, cosa ti senti di dire, per spronarli a raggiungere i loro sogni nella vita?“Crederci sempre mollare mai come disse qualcuno!“

Per te, e’ meglio un rimpianto o un rimorso?”Meglio un bel rimorso che un rimpianto, nella vita bisogna sempre osare, anche perché se non osi quando puoi il rimpianto diventa irrecuperabile!

Con questa pur breve intervista Rossella Diaco, indirettamente lancia un messaggio importante che voglio sottolineare e che vale per ognuno di noi, a prescindere da ciò che ci piace fare e che comunque ci appassiona: da una nostra passione può nascere un lavoro, una idea, un progetto personale e anche imprenditoriale, ogni cosa o azione, nella vita va fatta quindi con molta passione, dando il massimo e il meglio di noi stessi. Attraverso questo atteggiamento possiamo raggiungere risultati straordinari, la passione si nota nella nostra sete ci conoscenza, nella volontà che dimostriamo nell’affrontare un problema, in sintesi da quanto “cuore” mettiamo in quel che facciamo, pensiamo e diciamo. La passione e’ il vento che muove le vele di ognuno di noi verso le mete e i sogni che vogliamo raggiungere, e’ quella forza nascosta che ci farà resistere e superare ogni tempesta della vita e che ci renderà vincitori in ogni sfida che essa ci porrà davanti.

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Ho conosciuto Rossella Diaco attraverso un’amicizia in comune, in un primo momento quello che mi ha colpito di lei è la sua semplicità e spontaneità ma anche l’immagine di una persona di grande spessore e temperamento, nonché una donna che sa esprimere e comunicare una notevole forza interiore e sicurezza. Solitamente nel mondo radiofonico, accade che ad una bella voce, non corrisponde sempre anche la bellezza estetica, (questo vale per gli uomini quanto per le donne), Rossella Diaco è invece una bella eccezione, infatti non disdegna di apparire anche in video sulle Reti Rai.

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"Oh bella a’ suoi be’ di Rocca PaolinaCo’ baluardi lunghi e i proni a sghembo!La pensò Paol terzo una mattinaTra il latin del messale e quel del Bembo.-Quel gregge perugino in tra i burroniTroppo volentier - disse- mi si svia.Per ammonire, il padre eterno ha i tuoniLo suo vicario avrò l’artiglieria."

Così Giosuè Carducci, nel 1877, celebra ed eterna la Rocca Paolina in una delle sue più note poesie dal titolo Il canto dell’amore. Il noto poeta classicista fu fortemente suggestionato dalla sua bellezza e dalla sua storia iniziata nel 1540, durante il papato di Paolo III Farnese, quando cioè Perugia viene sconfitta nella ‘Guerra del Sale’, perdendo così la sua indipendenza. Per esaltare il rinnovato dominio dello Stato Pontificio, Paolo III –in cui era ancora pungente il ricordo del Sacco di Roma (1525)- incaricò Antonio da Sangallo il Giovane di costruire una mastodontica fortezza di tipo militare. L’intento era sia di rendere la città sicura, sia di creare un rifugio certo e funzionale come lo era stato Castel Sant’Angelo durante quei terribili giorni segnati dalla ferocia dei lanzichenecchi. Per realizzare tale fortezza fu necessario radere al suolo più di cento case, monasteri e chiese che sorgevano nella proprietà della famiglia Baglioni, la più invisa al pontefice. Il Papa inoltre volle che il suo progetto venisse realizzato nel più breve tempo possibile ed Antonio da Sangallo il Giovane ne esaudì il desiderio e terminò la Rocca in soli tre anni (1543). Questo eccezionale architetto, fiorentino di

nascita ma romano d’adozione, diede vita non solo ad una maestosa costruzione militare, ma anche ad un’importante opera d’arte che tutt’oggi rappresenta il fulcro urbanistico fondamentale della città. La Rocca si presentava come una struttura molto complessa, essa era articolata in vari volumi ed architetture, aventi funzioni diverse: ben riconoscibili sono la Fortezza, distinguibile in uno ‘zoccolo’ dalla maschia struttura militare destinata alle soldatesche, agli animali, alle armi, ai magazzini nonchè il sovrastante Palazzo del Papa o del Castellano, finemente decorato da raffinatissime architetture, di sale, di affreschi e decori. Poi c’era il caratteristico Corridore che constava di una struttura alta e stretta, corredato di un percorso scoperto e di due coperti ed aveva la funzione di collegare direttamente tale sito alla Tenaglia, struttura meramente militare che si affacciava verso la campagna dal versante di Santa Giulia: per antonomasia, il tallone d’Achille delle difese perugine. Le modeste dimensioni di quest’ultima ci fanno evincere come abbia concepito la Rocca il Sangallo: essenzialmente verso l’interno della città. Difatti il punto più estremo della Tenaglia era a soli quattro metri dall’attuale statua di Garibaldi in Largo Cacciatori delle Alpi. Come ogni baluardo difensivo del rinascimento essa era circondata da ampi fossati; solo quello del fronte principale, verso l’attuale Corso Vannucci, venne coperto nel ‘800 venendosi così a realizzare la piazza Cardinal Rivarola (oggi Piazza Italia), che prese il nome dal Governatore pontificio autore di tale sistemazione. Come si accennava prima, la Rocca Paolina rappresentava

e rappresenta un’occasione propizia per la riorganizzazione urbanistica del centro città, mirante ad eliminare in parte quel dedalo di vicoli che agevolavano le sollevazioni popolari: le attuali vie Mazzini, Calderini e Corso Vannucci su Piazza Italia, vengono aperte, anticipando di tre secoli la soluzione di ‘pulitura’ che il barone Hausmann realizzò nell’800 nel centro di Parigi (boulevard) per lo stesso motivo.Intorno alla metà del ‘500, per esigenze militari della Rocca, vennero demoliti importanti stralci di memoria cittadine come la Chiesa sovrapposta di Sant’Ercolano e forse anche la cuspide del campanile di San Domenico. La Rocca ridisegna il nuovo profilo della città, dominando Perugia ed ergendosi fiera, maestosa e in minacciosa contrapposizione al vecchio fulcro cittadino (Duomo, Fontana Maggiore, Palazzo dei Priori), che andò degradandosi.I perugini dovettero attendere sino al 1848 (Repubblica Romana 1848/49) per una prima e parziale demolizione del tanto detestato simbolo del potere pontificio ed infine il 1860 ( Unità d’Italia) per la demolizione definitiva.Oggi, dall’esterno, rimane visibile solo un tratto delle mura di sostegno in Viale Indipendenza ed il bastione di levante su Via Marzia, che incorpora l’etrusca Porta Marzia, da cui si accede alle maestose fondazioni che utilizzarono il

Rocca PaolinaDove il passato si coniuga con il presentea cura della

Dot.ssa Valentina De Biasestorico dell’arte, giornalista

quartiere dei Baglioni con la Via Bagliona e le sue case in pietra ben visibili fra le mura in mattoni aggiunte dal Sangallo.Altro percorso, più affascinante e pittoresco, è quello delle scale mobili che conducono dal parcheggio di Piazza Partigiani attraverso la Rocca sotto il porticato laterale del Palazzo del Governo (1870, sede della Provincia) in Piazza Italia. Una città sotterranea entro la quale si organizzano spesso manifestazioni culturali e in cui si possono trovare piccoli negozi, esposizioni e mostre stagionali.Grazie agli scavi archeologici è stata portata alla luce una storia celata della Rocca: essa fu anche una prigione e gli stretti corridoi raccontano delle tante sofferenze e vessazioni dei galeotti che in questi luoghi hanno scontato le loro colpe e se si chiudono gli occhi sembra quasi di sentire le loro urla ed il tintinnio delle gravose catene. Una meta culturale per cui vale la pena almeno una volta di passarci dentro per farsi avvolgere dal suo fascino suggestivo e romanzesco che trasforma ogni passante in un protagonista di un tempo che fu.

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E’ una coincidenza che parlo di quest’argomento proprio prima dell’inizio dell’autunno? Dopo un’estate forse un po’ “strana” a livello meteo, ma di certo da sempre considerata la stagione dove nascono e muoiono tanti amori, ed è più facile “incontrare” nuove persone; ovviamente si, è una coincidenza!Questo per farvi notare che nella coppia il negare l’evidenza non è sempre fruttuoso ed a mio parere, nasconde molti problemi di coppia se lui o lei non vogliono vedere l’indiscutibilità dei fatti. Questo non giustifica paranoie che in troppi si creano a riguardo, tipo “tradimenti ad ogni angolo”. Un po’ di fiducia, suvvia!Anche perché se non sussiste la fiducia nell’altro, di coppia se ne può parlare ben poco… La fiducia, è anche nelle parole che si usano per comunicare (sia che siano sentimenti, emozioni, o cose di tutti i giorni..). La vera forza delle parole si basa su due fatti importanti:Atti concreti a supporto delle stesse: fatti, insomma. Se un uomo dice alla sua compagna - esisti solo te – o anche “sei la più bella del mondo”, e poi si gira a guardare le grazie di una giovine magari un po’ “svestita”; beh, forse quelle

parole appena dette non sono percepite come “sentite” e “reali”.Le parole non sono suoni e codici che ci escono dalla bocca e rappresentano un concetto standard (del tipo “mangiare” significa prendiamo del cibo o prepariamolo, a seconda del contesto in cui ci troviamo). Sono espressioni dei valori che abbiamo noi all’interno di noi stessi. Se quelle parole dette, poi in realtà non sono espressione REALE del nostro credo (basato su valori precisi), non saranno credibili e saranno percepite come “false”. Un esempio: se pronunciamo parole a difesa dei valori del matrimonio e della fedeltà di coppia, poi in realtà dentro di noi siamo infedeli totali e del matrimonio poco ci importa; c’è un’incoerenza di fondo che si avverte e diventa più dannosa che utile. Se poi desideriamo fare gli attori a vita, va bene, ma prima o poi ci crolla, ricordatevene sempre. Le parole devono essere associate al nostro credo e ai nostri valori in modo che siano realmente efficaci.La cosa divertente è che forse uomo e donna, dicono la stessa cosa su di un argomento, la differenza è come lo vivono, lo affrontano e di conseguenza ne parlano insieme.

Partiamo da un presupposto: tutta la nostra vita - che lo vogliamo o no - è fatta da conversazioni. Parole dette sottovoce, urlate, bisbigliate, distaccate; parole soffuse a volte anche amare e brucianti.Le parole dette e vissute sono l’anima della nostra vita, il suo tessuto che ci copre o ci scopre a seconda di come sono dette.Ci accompagnano in questa esistenza e vivono con noi nel rapporto di coppia; vi immaginate una coppia senza parole? Che rapporto sarebbe senza frasi, senza discussioni, senza “ti amo” o “ti voglio bene” detti o negati, senza discussioni.Per assurdo, è grazie a loro che nascono amori o amicizie, ed hanno anche il potere di farli finire. Sono le parole con il loro carico di seduzione ed ambiguità che alla fine possono dividere. E’ appunto parlando che si scopre di non capirsi più.Che gioco beffardo: ciò che ci avvicina, può saldarci come può dividerci, sta di fatto che senza di esse non ci sarebbero tante cose; e non so voi, ma io preferisco rischiare sempre.Tranquilli non vi tedierò con sproloqui sulle mie esperienze e sul mio passato; è una rivista non “Guerre e Pace”.

Ognuno di noi sa giocare con le parole, forse è uno dei più bei giochi che l’uomo si è creato, permette tante cose. Partiamo da un assioma, intoccabile: uomini e donne hanno due stili di conversazione diversi.Non credo che non vi siate mai sentiti/e dire la frase o le frasi: “ci amiamo ma non ci capiamo”, “parliamo ma non ci capiamo”, “discutiamo ma non ci capiamo…”Prima regola: invece di imporre la propria idea, provate sempre ad ascoltare l’altro/a, a mettervi nei suoi panni, a comprendere cosa vuole lui o lei senza pensare solo a cosa volete voi; provate a vedere oltre e pensare al futuro ed alle conseguenze che possono avere le vostre parole ed azioni.http://www.riccardogiangreco.it/le-7-regole-per-ascoltare-veramente/

“Per una donna il linguaggio è la colla che tiene insieme il mondo, una rete di commenti, dettagli, chiacchiere, che da colore alle cose. E’ il filo con cui si tengono insieme i rapporti, è la base per sentirsi vicini, scambiare esperienze, imbastire e costruire l’affetto. E’ un linguaggio privato: quello della vicinanza. Dell’empatia. Dell’intimità.”

a cura di Riccardo GiangrecoFormatore, Docente per marketing e comunicazione,

logistica, tecniche di vendita, Pnl

Lui e LeiIl linguaggio nella coppia

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“Per l’uomo è l’opposto. A lui il linguaggio serve per difendere il proprio status. In una relazione di coppia, sul lavoro, nei rapporti sociali. E’ uno strumento per dare e ricevere informazioni, per stabilire la propria superiorità e competenza, per conquistarsi un posto nell’ordine gerarchico del mondo. E’ un modo per attirare e mantenere l’attenzione (raccontando aneddoti, barzellette, facendo scherzi). E’ un linguaggio pubblico: possibilmente di fronte ad un gruppo che faccia audience”.Queste sono le definizioni date da Deborah Tannen.In generale, poi con le dovute eccezioni:- per l’uomo le parole sono un atto pragmatico che deve essere seguito da un fatto concreto, una parola senza un azione è vuota freddo e con un atteggiamento distante), e deve portare a raggiungere un obiettivo- per la donna invece il contenuto deve essere pieno di emozioni, di sogni, ed a volte anche di illusioni, meno pragmatico e realistico, ma più sognato e che fa sognare; l’importante è sentirselo dire più che se sia realmente vero... predomina una maggiore volontà di sentire ciò che si vuole sentire dire, invece che la veritàMagari un qualcosa ed un perché sono stati detti, ma in tutti e due i generi - uomini e donne -. troppo spesso prevale la volontà di non ascoltare; arte e modo di essere che in pochi hanno.Proviamo a tradurre queste definizioni con esempi pratici.

Primo esempio:Un uomo e una donna vivono assieme; immaginiamo che un vecchio amico di scuola del compagno venga a trovarlo, lui decide di invitarlo a casa della coppia e di uscire solo lui e l’amico; questo senza minimamente consultare la sua compagna. La donna di certo sarà alterata, dato che il suo compagno non l’ha avvisata se non a cose fatte, senza chiedere nessun parere, ma solo informandola del fatto avvenuto.Il problema di comunicazione é che per lui parlare con lei diventa come chiedergli il permesso, limitare la sua libertà, la propria libertà d’azione, l’indipendenza. Per lei non sono ipotetiche strategie di potere. Per lei vivere assieme vuol dire anche decidere assieme, partecipare, non tagliare fuori l’altro, sentirsi ed essere in due. lo scontro avviene fra indipendenza e intimità.

Secondo esempio“Tesoro esco con gli amici”, frase classica dell’uomo che avverte - all’ultimo minuto spesso – la sua necessità di tornare nel suo clan, fra i suoi simili maschi per dialogare o fare azioni fisiche (tipo calcetto), vissute come esperienze maschili e che riportano l’uomo al suo stato di “indipendente” e “libero” per una sera, senza per forza utilizzare la sua libertà “acquisita” e momentanea in malo modo. La donna lo vive a volte invece come “estraneazione” del suo compagno dal rapporto a due, preferire la compagnia di amici (con cui si possono fare cose diverse dal rapporto di coppia),

invece che la sua perciò sentirsi meno importante per il lui - o peggio - la necessità dell’uomo di evasione per compiere gesti “libertini” o approfittare di una libertà serale. Non è cosi invece care signore; non date a certi gesti una simbologia che non hanno, viveteli come momento di ricarica dell’uomo e la necessità di ritrovare una “collettività”maschile al di fuori di pareti o contesti lavorativi.Ovvio che lo stesso vale per le donne, che a volte desiderano ritornare nel loro “clan “ femminile, per un bisogno di condivisione di idee ed esperienze. Magari mentre l’uomo ha necessità di esprimere quest’ appartenenza attraverso azioni fisiche - come giocare a calcetto e fare festa con gli amici in maniera rumorosa, tipo stadio - le donne hanno necessità di creare azioni intime e possono realizzare anche attraverso l’uso del telefono o dei social. Le parole usate, a loro volta risentono di conseguenza di questa tipologia di rapporto.Di esempi ne potremmo citare molti altri, non basterebbe questa rivista a contenerli. Più o meno comunque sono stati forniti gli strumenti utili a capire la forza delle parole - su cui torneremo in maniera specifica in un altro intervento - e la differenza del linguaggio in una coppia.Spesso, ciò che usiamo per limitarci è questa visione delle cose “ciò che sento lo scelgo io ma e anche ciò che mi da l’ambiente” tradotto, sarebbe semplicemente “è colpa degli altri”, in realtà, spesso noi otteniamo solo ciò che siamo e diamo! Non è solo ciò che ci da l’ambiente che ci fa sentire e provare emozioni, è soprattutto ciò che costruiamo, incluse le esperienze ed il nostro vissuto. Sono le nostre scelte, le nostre sensazioni e valori, il nostro costrutto che determinano la relazione con l’ambiente, non si può vivere il negativo di una situazione solo con l’esperienza altrui ed il contesto in cui si vive; non ce la possiamo sempre e solo prendere con l’ambiente, ma con ciò che costruiamo a priori. Un tifoso violento non lo diventa solo per l’azione del gruppo, ma per una parte della sua indole che lo porta a certe azioni, giustificato dal branco.Non si può sempre accusare solo il mondo al di fuori di noi, sarebbe troppo facile come atteggiamento - la tensione la si genera perché è ciò che si ha dentro - se si vuole serenità bisogna creare un contesto di serenità, non prendersela sempre a priori con il mondo esterno, viviamo e capiamo anche quello interno. Se si è in tensione interna, questa condizione viene trasmessa a sua volta - non coscientemente - nel rapporto, con frasi o a parole dannose; frutto della rabbia dentro di noi, più che del contesto che ci circonda. In poche parole il vecchio detto: “chi è causa del suo male pianga se stesso”, non è poi così errato.

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L’arca di Noè. Il diluvio universale che spazza via il male lasciando ciò che c’è di buono e puro sulla terra. L’attuale crisi economica ricorda questo racconto biblico. A sopravvivere saranno imprenditori, commercianti ed operai empatici e puri.La nostra economia si fondava sull’avere. Avere più tempo, avere più vendite, avere più clienti, avere più visibilità, avere tutto e subito era l’unica preoccupazione. Ci si era

dimenticati della vera finalità del lavoro, migliorare la vita del prossimo.Le persone comprano i nostri servizi/prodotti perché ciò che offriamo aiuta a migliorare la qualità della loro vita. Ma se ci dimentichiamo che dietro un compenso esiste una missione, allora perdiamo il piacere di lavorare per gli altri. Questo è ciò che è accaduto negli ultimi anni.Con queste parole inauguro i miei corsi in “Marketing

dell’Empatia”. Ma cosa è l’empatia? L’interesse dimostrato per il benessere dell’altra persona. È questo interesse che dobbiamo recuperare se vogliamo fare in modo che la nostra attività torni a prosperare o riesca a sopravvivere in questo periodo di crisi economica. Fernando Trías de Bes, scrittore ed economista spagnolo, nel suo libro “El gran cambio” rende chiaro quello che sarà il panorama economico mondiale dei prossimi anni.

acura di Riccardo AgostiniOratore Motivazionale & Life Coach

La produzione industriale trasferitasi in Asia, lascerà nel nostro paese un iniziale disoccupazione e la necessità di reinventarsi. Quella che stiamo vivendo non è una crisi economica ma un assestamento, una trasformazione. Ciò che dobbiamo fare per sopravivere ad un cambiamento è adattarci.Basta guardare il film China Blue (un documentario del 2005 diretto da Micha Peled) per avere la conferma che il nostro modello industriale non può competere con quello cinese, ma ciò non toglie che esistano possibilità o nicchie di mercato in cui il nostro prodotto/servizio possa essere competitivo.Dobbiamo puntare alla qualità. Ma come fare? “Mettendoci nei panni dell’altro”. Questa è l’empatia e questo è il primo passo verso la qualità.Nel mondo del lavoro significa essere interessati al benessere delle persone con cui stiamo collaborando, siano queste clienti o colleghi. Se non capite un collega, non stupitevi se poi si innescano malumori e conflitti. Se non interpretate i bisogni dei clienti, non lamentatevi se non sviluppate affari come desiderereste.Jim Collins (autore del libro Good to Great: Why Some Companies Make the Leap...And Others Don’t) e Kimball Fisher (autore del libro Leading Self-Directed Work Teams), dopo aver studiato per oltre cinque anni, circa 1400 aziende americane dell’Indice Fortune 500, hanno riscontrato i seguenti risultati in presenza del fattore empatico:• 45% in riduzione costi• 250% in miglioramenti alla produttività• 100% di incremento ricavi e profitti• 50% in riduzione di incidenti, assenteismo e malattia• da 3,42 a 18,50 volte di incremento nel valore degli

stock di mercato Quindi non è un caso se con l’avvento della crisi economica, molte aziende stiano investendo nel Marketing dell’Empatia.Ma si può imparare ad essere empatici? Secondo uno studio dell’Università di Milano-Bicocca, condotto in collaborazione con l’Università di Manitoba del Canada e pubblicato sulla rivista Journal of Experimental Child Psychology, i bambini che vengono sollecitati a parlare di emozioni sono più empatici e migliorano alcune abilità cognitive. Questo a dimostrazione che è possibile seguire un processo di formazione che porta l’essere umano ad entrare in empatia con i suoi simili.Un atteggiamento empatico arreca profondi ed incisivi benefici:• permette di testare l’accuratezza del nostro ascolto• consente al nostro interlocutore di sentirsi più vicino a

noi, perchè “capito” e riconosciuto• rende più chiaro al nostro interlocutore il proprio

pensiero e i propri sentimenti perchè li vede riflessi nelle nostre parole

• dimostra il nostro sincero ed autentico interessamento alla sua “storia”

Come conquistare la fiducia dei clienti ed entrare in sintonia con loro:

Il Marketing dell’Empatia

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Cultura e Società Cultura e Società

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Seguendo questi studi ad applicando tali tecniche abbiamo creato una formazione in “Marketing dell’Empatia”, un percoso collaudato con aziende di livello internazionale. Un esempio è il percorso di formazione in empatia che il nostro gruppo ha impartito con Alphega Pharmacy, un network Europeo di farmacisti nato nel 2001 e che oggi supporta più di 4800 associati in sette paesi europei. Un percorso dove alla formazione in aula è stata associata qualche giornata sul campo.Essere empatici non significa ingannare il prossimo. Se non siamo veramente interessati al benessere del collega o del cliente, prima o poi perderemo la sua fiducia. Essere empatici significa entrare “dentro il sentimento”, essere capaci di apprezzare, comprendere e accettare le emozioni di un’altra persona. Mostrare empatia in maniera genuina è una delle qualità più importanti che tutti dovremmo essere in grado di padroneggiare.

Quali sono gli strumenti per generare empatia?• Ascoltare attentamente e con interesse l’altra persona• Utilizzare il corpo come specchio per l’interlocutore• Riflettere su quanto la persona ha appena detto• Convalidare le emozioni dell’interlocutore• Offrire un aiuto concreto passando dalle parole ai fatti• Far sentire la persona parte di una collaborazione• Dimostrare rispetto

Quanto elencato è un riassunto di alcuni fattori indicativi di una persona empatica. Questi consigli possono essere messi facilmente in pratica ma se si intende arrivare a sviluppare una sincera empatia sarà necessario approfondire con seminari teorico/partici. Il Marketing dell’Empatia continua ad evolversi e l’ultima iniziativa è stata quella di Apple, un’azienda informatica statunitense che produce sistemi operativi, computer e dispositivi multimediali con sede a Cupertino, nello stato della California. Dopo un corso di formazione sull’Empatia della durata di 15 giorni, gli impiegati dei suoi Apple Store ricevono il manuale “The Genius Training Student Workbook” in cui compare una lista degli atteggiamenti e le frasi da utilizzare in presenza di un cliente.Anche se viviamo nell’era digitale le ralazioni umane restano.

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La domanda può essere ingenua o provocatoria. Rispondo che il problema non è solo la scuola agonizzante, ma tutta l’Educazione e, quale educazione? Tutti vogliono cambiare tutto, ma, dove lo trovano un altro Gentile, in questi giorni? Altri vogliono educare tutti a tutto, ma non hanno capito che la scuola non è una palestra dove allenarsi per una particolare disciplina, ma una palestra dove allenare il cervello e lo spirito, alla ricerca continua del Sapere, della Conoscenza, del rispetto del Sublime che c’è in ciascun essere umano e in ogni atomo di cui è composto questo universo stupendo e terribile in cui viviamo. La scuola serve ad imparare a meravigliarsi e ad imparare ad usare gli strumenti che ci consentano di cercare da soli...non ho ricette miracolose, so, tuttavia, che certi sentieri(dico sentieri, non autostrade)che ho percorso nella mia vita, dedicata all’Educazione, mi hanno condotto verso obiettivi sicuri. La qualità della scuola è difficilmente misurabile, è vero, perché corrisponde all’efficacia dell’azione educativa, che è, a sua volta, condizionata da mille fattori, novecento dei quali, di nostra conoscenza. Contro questi condizionamenti bisogna armarsi, non solo motivando

i docenti (anche pagandoli meglio), perché non dipende solo da loro, ma soprattutto, trasformare la “mission” della scuola, ampliandone il tempo e lo spazio. Esempio:inserire accanto alle tradizionali discipline, relative al “sapere”, altre attività, relative al “fare”, una sorta di complemento professionale metafisico, di medio, alto e altissimo livello: dal design, alla musica e relative tecnologie del suono, dal teatro-danza al restauro archeologico, dalla poesia cinese all’arte inca, dalla coltivazione dei fiori alla produzione del miele...è una provocazione? Non credo.E’ stato fatto, almeno nel mio passato, si stava a scuola dalle 7 del mattino alle 10 di sera, ovviamente, per chi lo chiedeva, ma, in tante scuole “difficili”, tutte le famiglie lo chiedevano, soprattutto gli studenti! Incredibile! Forse i tempi sono cambiati, ma i ragazzi, no, invece di stare per strada, nei bar, tra videogiochi e ricerca di “sballo” o altro, trovare lo “sballo” a scuola sarebbe una bella scommessa. Che ne dici? Che ne direbbe il Ministro? Dove trovare le risorse? Ecco:le Regioni hanno fondi non utilizzati, o male utilizzati per la formazione professionale. Usiamoli!!!

In questo articolo la professoressa Lina Lo Giudice Sergi risponde ad una nostra domanda.Cosa si può o si deve fare per la scuola, oggi?a cura di Lina Lo Giudice SergiPresidente Accademia Italiana di Poesia, Sociologa, Psicologa sociale, Direttore generale del Ministero della Pubblica Istruzione, Giurista, Provveditore agli studi e Rettore dell'Università di Castel S.Angelo dell'UNLA

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Sembra proprio che il 2014 sarà l’anno dei social media, e come tante altre situazioni, servono sempre più figure che sappiano come usarli al meglio per le migliaia di aziende, enti, professionisti che si convertono alla rete.Sembra assurdo, eppure, anche se criticabile, oggi come oggi se non sei nei social non esisti. Pure se mi è giunta voce di sacche di resistenza. La domanda che viene naturale porsi “se hai uno strumento che ti permette di comunicare più facilmente, perché non utilizzarlo?”.La differenza sta nel fatto che non si deve pensare al social come mero strumento di vendita, ma come mezzo informativo su ciò che fa l’azienda e su ciò che propone; sia come novità di prodotti che come etica. Oramai il marketing 3.0 sta prendendo sempre più piede e la “Web Reputation” sta sovvertendo le regole del gioco.Il mercato del lavoro stesso si sta fortemente modificando, sia chi cerca lavoro che chi cerca personale oramai usa

COME TROVARE LAVORONEI SOCIAL MEDIA

a cura di Riccardo Giangreco - Formatore Docente marketing e comunicazione, logistica, tecniche di vendita, Pnl

il web ed i social per raggiungere gli obiettivi; il fatto che gli strumenti entrare in rete sono molteplici oramai, lo hanno reso parte integrante della vita, se non necessaria. Poi si può criticarne la sovraesposizione e l’utilizzo, ma rimediano questo argomento ad un prossimo articolo in merito, molto più specifico.Il social non è solo strumento di comunicazione, ma fonte di lavoro, non solo per chi cerca clienti, ma anche per chi aiuta a trovarli.Proviamo a vedere quali figure saranno ricercate per lavorare con e nei social, dando indicazioni anche a chi vorrebbe cimentarsi con queste nuove professioni; ed a chi ricerca professionalità ma non sa quale contattare specificatamente per le sue problematiche.L’ordine non è stabilito in base all’importanza della figura o a quanto viene ricercata in rete, bensì è puramente casuale.

ONLINE COMMUNITY MANAGERLe community in rete si stanno sempre più evolvendo, si rafforza il vincolo che lega il cliente al marchio o alla sua azienda preferita. Il cliente stesso sente la necessità di organizzarsi in una community per dialogare con altri utenti sotto un unico comune denominatore, il brand o l’azienda (vedi il caso della Apple). Oltremodo le aziende stesse vedono nella community un forte veicolo di comunicazione ed evangelizzazione verso i loro clienti (nel marketing 3.0, persone). Serve perciò una figura che sappia usare questi strumenti e si interponga fra persone e l’azienda per mediare fra di loro, che gestisca le community, community che di giorno in giorno crescono e si espandono sempre più.

SEARCH ENGINE OPTIMIZATION SPECIALISTSe lo trovate scritto in un annuncio di lavoro non crediate stiano cercando un ingegnere aerospaziale per la Nasa. Per chi lavora in rete è un’ attività ormai consacrata, quasi mitologica. Dietro ad un nome cosi “intimidatorio” si nasconde una figura classica ma intramontabile, lo specialista SEO: ovvero chi ottimizza i siti nei motori di ricerca. Certo può sembrare un lavoro “arcaico”, però, grazie alla “fresca” ventata dei social media, è ritornato fortemente in auge sapete: se non si curano i contenuti in chiave anche Seo, la situazione può complicarsi; senza scordarsi ovviamente la semantica ed i “colibrì” di Google.

SOCIAL MEDIA MARKETING MANAGER Se qualcuno si rivolge così a voi non vi sta insultando, non vi preoccupate, sta solo cercando una figura nei social che si adoperi affinché l’audience dell’azienda per cui lavora cresca in rete. Cercando di ottenere, per la stessa, una sempre più importante visibilità e crescita ( si lavora non solo pensando ai “mi piace” ed alle impressioni, ma soprattutto alle conversioni). Come si diceva in tanti film western “è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve farlo”, beh un po’ è quello che faccio io. Rispetto ad altre figure che lavorano nei social (online community manager e social media manager che sono più legate all’interazione fra persone), il social media marketing manager è più orientato ad una visione di marketing ed a un’attenzione ai mercati.

SOCIAL MEDIA STRATEGISTSiamo alla figura forse più controversa, ma strategicamente importantissima. Perché l’ho definita controversa, semplice, perché nelle aziende è quella che si tralascia sempre di più relegandola a persone che riteniamo “smanettoni” o meglio come si dice nel mio dialetto “fallo fa t’à quel frego che lui c’è sa gì in internet” ovvero tradotto: fallo fare a quel ragazzo che lui ci sa andare in rete. Beh diciamo che non è proprio cosi, perciò una volta evitati anche parenti ed amici di famiglia, consiglio di affidarsi a seri professionisti, dato che il loro compito è abbastanza arduo ovvero: è il

professionista che decide il posizionamento dell’azienda nei social e come interagire negli stessi, colui che sceglie su quali social (o piattaforme) stare e come comunicare in esse, la figura che soprattutto fa due cose basilari 1) decide, crea, imposta la strategia dei contenuti cosa dire e come 2) interagisce con gli utenti che decidono di seguire l’azienda nei social, vi sembrasse poco.

SOCIAL MEDIA ANALYSTCredo che a questo punto già mi stiate odiando, del tipo “ma come parla questo”; sopportatemi ancora un po’ e saprete tutto sui social work. Nella vita è spesso tempo di bilanci: nei social, se lavorate con un’azienda o per un azienda sappiate che questo tempo è ogni secondo, dato che i social sono “misurabili” compresa la web reputation (ma ne parliamo un’altra volta). Come per tutti gli investimenti che fa un’impresa, ci si deve confrontare con il temibile “ROI” che non è un demone dantesco, ma semplicemente il ritorno sull’investimento che l’azienda fa, in questo caso riferito all’investimento sui social. Credo che ogni manager voglia conoscere le performance dell’azienda rispetto ai vari mezzi scelti, il social non ne è immune. Gli strumenti sono sempre più dal classico Google Analytcs a HootSuite, tanti gratuiti (ancora) altri più affidabili e completi a pagamento. Il social media analyst deve conoscere gli obiettivi dell’azienda, calcolarli e vedere se si sono raggiunti, molte piattaforme hanno i loro strumenti di analisi altri deve trovarli, l’importante è avere dati giusti. E’ il mestiere social forse più in costruzione e che si deve sviluppare ma state certi che ha la sua grande importanza.

BLOGGER / SOCIAL MEDIA COPYWRITERLasciato per ultimo non a caso, figura controversa? No semplicemente è una parte del mio lavoro e come si dice “gli ultimi saranno i primi”, lo spero in questo caso. Per tutti generare contenuti nuovi ed originali è un problema ed una opportunità, basilare operazione per un corretto posizionamento ed un sito valido; grazie a tante piattaforme in tanti son diventati blogger, ma forse, non buoni copy o editor. Questo mestiere cari miei non si improvvisa. Ci vuole studio, preparazione ed esperienza. La figura del blogger, del web copywriter, del web content editor; si stanno mano a mano incentrando in un’unica persona, questo è un po’ il prezzo del mercato. Sta di fatto che la figura potenziale che uscirà fuori dall’unione di queste professionalità, avrà lo scopo di generare contenuti interessanti, validi, originali, coinvolgenti e unici. Contenuti che dovranno gioco forza essere adattati al mezzo che si usa: social, blog, newsletter, mailing, giornali online etc. I puristi gridano allo scandalo, c’è il rischio che si perda il valore, la creatività, la sacralità della scrittura stessa. Gli stessi puristi guardano ai social come mezzo di questa agonia (nei secoli lo si è detto di un po’ tutti i mezzi usati e nuovi); io vedo invece il bicchiere

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mezzo pieno. I social espandendosi hanno comunque dato a tanti bravi copy l’opportunità di scrivere e farsi le ossa grazie a nuovi mezzi, anche gratuiti; non è detta che non ci sia buon materiale su cui lavorare nel mucchio. Da tenere in considerazione che la “fame“ di contenuti richiede ai vari “attori” nel campo social e web comunque la ricerca di figure altamente professionali e capaci di generare contenuti qualitativamente alti. Perciò non tutto il male vien per nuocere.

Siamo arrivati alla conclusione di questo interessante viaggio nelle figure e nei nuovi lavori generati dai social e nei social.Spero questo viaggio sia stato utile per orientarsi, comprendere meglio questo settore e offrire alle attività in ricerca di professionalità un quadro generale più esplicativo delle stesse.

Dire cosa è più ricercato o meno, dipende molto dalla situazione che ci si trova dinanzi; essere a conoscenza di un po’ tutte le figure e poi scegliere quella in cui specializzarsi rimane la scelta più consigliata.

Parole come “piano editoriale” “SEO” “Web Marketing” “Web Reputation” “Guerrilla o NInja Marketing” “follower” “influencer” “Troll” “haters” “like” “Engagement” etc; stanno entrando velocemente nel dizionario di uso comune, rimanere indietro in questo mondo purtroppo è impossibile, si rischia di rimanere fuori.Solo con una forte dedizione e passione le vostre possibilità

di essere o di diventare una di queste figure può non essere un sogno ma una concreta certezza. Quello che è importantissimo è l’approccio, dovete vivere questo mondo, non cercare un lavoro in questo settore solo perché c’è e va di moda o si crede sia “facile”. Ne verrete fagocitati e espulsi immediatamente: sono lavori fortemente creativi ma che richiedono grandi capacità tecniche, di creare e gestire contenuti, avere conoscenze di semantica e di psicologia, si sociologia, di marketing e tanta curiosità.

Scusate non è mio desiderio intimidire e bloccare, credo sia giusto però fare presente la reale situazione e bloccare le “improvvisazioni” che son letali per chi si costruisce un profilo social; non servono gli smanettoni o i nipoti che “sanno andare su facebook” - bensì reali professionisti!

Vi vorrei informare che tutte queste figure presentate (anche se un po’ in maniera ironica), hanno solidi studi alle spalle, esperienza, capacità. Tanta voglia di conoscere mista a curiosità per un mondo multi-tasking e in velocissima evoluzione. In questo settore non ci si può improvvisare, pena l’esclusione immediata da questo mondo, sappiate però che non lo decide l’azienda per cui lavorate, ma i social stessi.

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obiettivo ed è determinata ad ottenerlo, emana quel fascino e quella sicurezza, che hanno un immenso potere seduttivo.La grandezza di Mahatma Gandhi è che non ha mai ceduto, ha creduto nel perseguire un obiettivo usando i suoi metodi, non ha fatto un passo indietro ma ha mantenuto la sua linea con tenacia, ed ha perseguito la sua meta con incredibile determinazione. Il risultato è stato conseguito.Collegata alla tenacia di conseguenza c’è la forza di volontà che ci aiuta a rimanere su una cosa, ad approfondirla a curarla giorno per giorno: quando il piccolo principe ( nell’omonimo libro “il Piccolo Principe” di Antoine de HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Antoine_de_Saint-Exup%C3%A9ry"Saint-Exupéry ), cura la rosa, intuisce che ciò che la fa così importante è il tempo che le ha dedicato: la volontà ci chiede di applicarci costantemente. “Per parlare di tenacia o di forza d’animo gli psicologi parlano di resilienza che è la proprietà dei materiali diresistere e di mantenere la propria struttura, di ritrovare la propria fora originaria dopo essere statipressati; ma il termine viene usato per indicare un tratto della personalità capace di nobilitare le risorse piùprofonde dei singoli. In questo senso la resilienza può essere paragonata all’azione del sistema immunitario

resistere alle frustrazioni della vita, ma esprime la voglia di combattere, di non lasciarsi andare, diricostruire” (A. OLIVERO FERRRARIS; La forza d’animo. Cos’è e come possiamo insegnarla a noi stessi e ai nostri figli, Rizzoli,Milano, 2004).

E per concludere ricordatevi sempre che:La maggior parte delle persone vi dirà che la tenacia è una delle migliori qualità che si possano possedere, soprattutto se si sta cercando di completare un percorso impegnativo per arrivare ad un determinato obiettivo. L’obiettivo richiede un po' di tempo per essere raggiunto ( il tutto subito e senza impegno è solo una banale illusione, un evento effimero che veloce come è giunto, sparisce, se non c’è contenuto dietro). La tenacia - o la forza d’animo - è quella caratteristica profondamente umana che ci permette di resisterenelle difficoltà, che non ci fa arrendere ad esse, che ci insegna ad insistere a trovare strade nuove perraggiungere un fine che ci siamo prefissati.Tutto ciò che vale davvero la pena fare richiede perseveranza, insistenza e testardaggine - come diventare un grande campione o un medico di successo. La tenacia è la qualità dimostrata da chi non molla facilmente, ma continua a provarci, fino ad arrivare alla meta.

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Bisogna avere molta tenacia per sfuggire all’irresistibile voglia di mollar tutto e riunciare.

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Immaginiamo

cosa la sofferenza sia

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o nello sguardo spento di un anziano

senza speranza

di veder lontano.

Immaginiamo

il baratro infinito del dolore

di chi sconvolto sia

per un perduto amore.

Non corre giorno

che pena altrui

non passi

a chi non soffra accanto.

Immaginiamo.

Immaginiamolo soltanto.

Oreste Bisazza Terracini

Cultura e Società

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Lo scenario come quello attuale, caratterizzato da un forte indebitamento delle imprese, comporta la necessità, in alcuni casi, di procedere a operazioni di risanamento. Tali strategie possono trovare attuazione e successo subordinatamente all’apprestamento e alla realizzazione di una serie di adempimenti che sono di frequente esattamente scanditi nella loro progressione e consecuzione. Sono da annoverare in tale contesto i seguenti atti: le intese contrattuali con il financial e il legal advisor; l’ottenimento di una moratoria con istituti finanziari e altri creditori; la intesa prevedente la cessione di partecipazioni ad un soggetto diverso da i soci; la stipula dei patti parasociali per la governance dell’impresa; l’incarico ad un consulente ai fini della relazione di fattibilità del piano di risanamento e la convenzione bancaria ed interbancaria.Normalmente, nell’ambito delle operazioni di aumento di capitale, le banche subordinano le successive intese ad un impegno da parte dei soci per il rafforzamento patrimoniale dell’impresa. Ciò in quanto, ovviamente, il capitale sociale viene reso più solido onde potere maggiormente fare fronte alle obbligazioni nei confronti dei terzi, compresa la banca stessa; inoltre i soci, attraverso il loro diretto e personale impegno, dimostrano di condivisione il progetto di risanamento, con conseguente copartecipazione ai rischi connessi.L’aumento del capitale sociale può avvenire mediante conversione di crediti preesistenti oppure, anche congiuntamente, con l’apporto di nuova finanza. La seconda metodologia è quella normalmente preferita dalle banche nell’ottica della citata esigenza di partecipazione personale all’iniezione di nuova finanza: ciò non si realizza certamente con la mera conversione dei debiti aziendali.L’aumento, come detto, è preceduto da atti prodromici

come l’accordo di acquisizione di partecipazioni, i patti parasociali e il contratto di investimento.In un’operazione di risanamento, con il contratto di acquisizione, soggetti interessati alle quote procedono semplicemente alla compravendita; in altri casi, è l’istituto bancario che impone la dismissione della partecipazione a uno o più soci inaffidabili per ridimensionarne il peso. Con il contratto di acquisizione, i nuovi soci hanno interesse a regolare gli aspetti della governance. Ciò avviene attraverso lo strumento del patto parasociale. In particolare, con questa intesa i soci cedenti si obbligano a sostituire gli amministratori dell’impresa con loro rinuncia a eventuali emolumenti pregressi. I soci nuovi e rimanenti si obbligano, invece, a votare delibere assembleari con cui si ratifica l’operato degli amministratori e alla nomina di un nuovo organo amministrativo. In molti casi le banche vogliono essere preventivamente edotti sui futuri nominativi degli amministratori fino ai casi in cui, nel patto, viene previsto un diritto di nomina da parte delle banche stesse. La struttura dell’accordo d’investimento varia a seconda che l’impresa sia parte o meno dell’accordo. A livello generale sono ipotizzabili casi in cui l’accordo di investimento venga concluso da due soli soci ed abbia pertanto struttura bilaterale. L’accordo ha ad oggetto la determinazione convenzionale dei diversi passaggi per un aumento di capitale. Con l’accordo di investimento le parti determinano i diversi impegni necessari per condurre a compimento l’aumento di capitale. Vengono così limitate o scongiurate ipotetiche e pericolose discrezionalità da parte degli amministratori e dei soci che potrebbero mettere a rischio la realizzazione del progetto.

Il risanamento dell’impresa

a cura dell’Avvocato Pier Paolo PoggioniEsperto in Diritto di Impresa, Docente Universitario

UFFICIO DEI PROMOTORI FINANZIARIVia Mario Angeloni, 66/b - Perugia

Tel. 339 4517900 - 335 1370136 - 338 4821719349 8612587- 393 4322398 - 339 4545431

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È nata “S.P.I.A. Solutions for the Prevention of Insider Attacks” il servizio della Mancini Detective dedicato alla difesa delle aziende e delle organizzazioni.S.P.I.A. ha come obiettivo primario quello di individuare, prevenire e contrastare la minaccia degli Insider, ossia degli individui che possono arrecare danni sia di immagine che economici alla propria organizzazione sfruttando la posizione privilegiata che hanno al suo interno. In seguito ai dati prodotti da PWC CRIME SURVEY 2014 si è venuto a conoscenza che in Italia un’azienda su quattro (26%) ha dichiarato di essere stata vittima di frodi e di aver subito danni qualificati tra 0,8 e 75 milioni di euro. Per tale motivo Mancini Detective in collaborazione con lo Studio Peritale Mancini ha realizzato S.P.I.A. che ri presenta oltre ad un ottimo strumento di difesa anche una straordinaria opportunità di crescita economica. Il titolare dell’agenzia il Dott.Angelo Mancini vanta un esperienza pluriennale nell’ambito della sicurezza come docente, formatore ed amministratore di numerosi Istituti e Società che si occupano di sicurezza fra cui l’Istituto di Investigazione “Mancini Detective” Ardea, lo Studio Peritale Mancini, Amministratore Unico della società Aleph Security srl e Docente nei Corsi di Formazione agli operatori della sicurezza privata. Inoltre il Dott. Mancini ha ricoperto vari ruoli fra i quali:• Collaboratore Amministrativo presso l’Associazione

dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta – Roma 1975 -1981;

• Consulente Aziendale per la selezione e la gestione delle risorse umane 1981 – 1987

• Consulente e Responsabile del Centro EDP Roma 1987 -1994

• Assistente Parlamentare Roma 1994 -1996• Agente investigativo dipendente e Collaboratore

L’Aquila -Roma 1996 -2002• Responsabile Operativo Istituto di Vigilanza Roma

Union Security srl 1999 -2006• Coordinamento e supervisione dei servizi di vigilanza;• Mantenimento dei contatti con le Forze dell’Ordine al

fine di coordinare la prevenzione e la risoluzione delle situazioni di emergenza;

• Definizione di programmi di formazione, addestramento ed aggiornamento del personale operativo

• Gestione delle tematiche afferenti la tutela dei dati informatici.

• Responsabile della Sicurezza Istituto di vigilanza Deltpaol Group Spa 2006 - 2009

• Attività di analisi e prevenzione dei reati;• Collaborazione con le forze di polizia nell’attività di

P.G.• Redazione e vidimazione delle procedure operative di

sicurezza interna;• Supervisione dei sistemi di sicurezza;• Definizione di programmi di sensibilizzazione e

formazione del personale Tecnico Operativo• Privacy, protezione dei dati e adempimenti D. Lgs.

196/03;• Coordinamento delle attività relative alla sicurezza

informatica, dei dati e delle comunicazioni.• Procuratore- Area Compliance Istituto di vigilanza

Union Delta srl dal 23/03/2010 al 14/02/13• Attività di analisi e prevenzione dei reati aziendali• Coordinamento della attività legate alla gestione della

sicurezza interna e della rete informatica aziendale dei dati e delle comunicazioni.

• Privacy e protezione dei dati personali• Tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro,

qualità e relativa certificazione• Direttore Tecnico Istituto di vigilanza Novecento Security

Service Spa – Roma 2013Incarichi ricoperti:• Docente del “Corso di Formazione DM 269/10 -

Vigilanza Privata” presso Sicurservizi srl - Roma• Docente del modulo “Norme che regolano l’attività, di

vigilanza privata, mansioni della Gpg” Piano Formativo “Formazione continua” Fondo For.te

• Docente del Master di 2° livello in “PROTEZIONE DA EVENTI CBRN” presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” del modulo “Sicurezza e Partenariato Pubblico-Privato”

• Docente del Corso Regionale di Riqualificazione del Personale – Regione Lazio “Acquisizione e adeguamento di competenze professionali specialistiche e trasversali”

• Ausiliario di Polizia Giudiziaria• Referente aziendale per la Sicurezza - Policlinico

Universitario Tor Vergata – Roma• Consulente del Referente per la Sicurezza – Agenzia di

Sanità Pubblica della Regione Lazio

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email: [email protected]

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Page 36: Periodico bimestrale numero 4 - anno 6 La rivista …Texas’. Ho deciso che ero fatto per esprimermi e trovarmi attraverso il linguaggio scritto, la mia personale vocazione (a prescindere

L’Osservatorio per la Sicurezza e Difesa CBRNe nasce sulla necessità di poter disporre di uno strumento nazionale unico in grado di approfondire e diffondere le tematiche della sicurezza, della difesa e del rischio territoriale anche con riferimento alla diffusione, accidentale o intenzionale, di contaminanti chimici, biologici, radiologici, nucleari e al correlato rischio esplosivi.

Osdife si propone di contribuire al dibattito e allo scambio di esperienze attraverso lo sviluppo di iniziative, ricerche, studi, contatti e relazioni coinvolgendo istituzioni, enti, organizzazioni, associazioni, imprese e singoli che, con analoghe finalità ed interessi, sono impegnati in attività che concernono le politiche di sicurezza e di difesa territoriale anche con specifico riferimento al rischio non convenzionale.

Tutto questo al fine di favorire, sia da parte del settore pubblico che privato, lo sviluppo e l’adozione di opportune strategie ed iniziative che possano sostenere la mitigazione dei rischi territoriali e possano favorire la tutela dei cittadini, la salvaguardia ambientale, l’integrità territoriale, la conservazione dei beni e la protezione del patrimonio e delle infrastrutture.

Il Comitato Scientifico dell’Istituto Osdife, attualmente, è composto da rappresentanti provenienti dalla Presidenza del Consiglio, dal Ministero degli Affari Esteri, dall’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI), dall’Esercito, dalla Marina, dall’Aeronautica, dalle Capitanerie di Porto, dalla Polizia di Stato, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza, dai Vigili del Fuoco, dal Corpo Forestale dello Stato, dalla Croce Rossa Italiana, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR, dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA, dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA, dall’Unità Operativa di

Microbiologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco” di Milano, dal Centro di Riferimento Nazionale per l’Antrace dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Foggia, da Federchimica, dal Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta – CISOM, dal Corpo Militare Speciale dell’Esercito Italiano E.I.-S.M.O.M., dalla NATO, dall’OrganizzazioneMondiale della Sanità - WHO, dall’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione inEuropa – OSCE, dalla Missione EULEX in Kosovo e dall’Organizzazione Internazionale per la Migrazione – IOM.

L’Osservatorio è anche facente parte del network del CBRN Center of Excellence dell’Unione Europea, dello European Integrated Mission Group for Security IMG-S, della Piattaforma Tecnologica Nazionale SERIT-Security Research in Italy, del Centro Interuniversitario di Ingegneria delle Microonde per Applicazioni Spaziali MECSA (che raggruppa, sotto forma di consorzio, dieci atenei italiani e precisamente Università dell’Aquila, Università di Bologna, Università di Firenze, Università di Messina, Università di Palermo, Università Politecnica delle Marche, Università di Roma “Sapienza”, Università di Roma “Tor Vergata”, Università di Salerno e Politecnico di Torino), del Consorzio Universitario ARES, del Gruppo di Ricerca Universitario HITEG - Health Involved Technical Engineering Group, dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia (ANMI), il Collegio Nazionale Capitani di Lungo Corso e di Macchina, l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro per la tutela contro i rischi professionali (ANMIL) ed è infine firmatario di un accordo internazionale di partenariato congiunto con il Corpo di Soccorso dell’Ordine di Malta – CISOM e con l’Asia- Pacific CEO Association Worldwide (APCEO).

Oltre a questo l’Osservatorio ha firmato diverse importantissime convezioni prime tra tutte, a livello nazionale, quelle con l’Università di Roma “Tor Vergata”, con l’Università

degli Studi dell’Aquila – Dipartimento di Medicina, con la Fondazione per la Ricerca sulla Migrazione e Integrazione delle Tecnologie – FORMIT, con la Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza- AIAD, con l’Associazione nazionale Vigili del Fuoco Volontari, con il Centro Ricerche FACS (CRF) - Laboratorio di Psicologia della Comunicazione, con l’’Associazione Nazionale degli Analisti del Comportamento Emozionale del Volto – Emutosologi (A.A.E.) e con IBM Italia mentre, a livello internazionale, possono essere segnalate le convenzioni siglate con il Joint CBRN Center of Excellence della NATO, con l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino - Centro Universitario di Formazione sulla Sicurezza (CUFS), con il Guangdong Vocational College of Environmental Protection Engineering della Repubblica Popolare Cinese, con il Mediterranean Council for Intelligence Studies MCIS, con il Ministero per l’Emergenza Russo EMERCOM, con l’Armed Forces Communications and Electronics Association - AFCEA e con l’International Emergency Management Society - TIEMS.

In tale quadro è da sottolineare la nota pubblicata dal Comando Generale dell’Arma deiCarabinieri – I Reparto – SM – Ufficio per l’Assistenza e il Benessere del Personale, in data 23 ottobre 2013, e riguardante la agevolazioni riconosciute al Personale dell’Arma per la partecipazione e frequenza ai Corsi e alle Attività Formative promosse dell’Osservatorio Sicurezza e Difesa CBRNe e svolte anche in collaborazione con l’Università di Roma “Tor Vergata” – DIE.L’Osservatorio è anche iscritto all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

L’Istituto inoltre, per lo sviluppo di progetti, attività ed iniziative, si avvale dall’impegno della sua struttura, del Comitato Scientifico, del Technical Advisory Board e, attraverso il proprio network, costituisce di fatto un cluster unico di riconosciuti studiosi, tecnici, esperti e specialisti ed end-user del settore sicurezza, difesa, intelligence e CBRNe.Infine, a testimonianza dell’autorevolezza e della centralità del ruolo dell’Osservatorio quale strumento di riferimento per il dialogo, il confronto e l’impegno sulle tematiche relative alla sicurezza territoriale, alla difesa e al rischio CBRNe, il Presidente Onorario dell’Istituto è l’Onorevole Giuseppe Zamberletti, già padre fondatore del moderno sistema della Protezione Civile italiana, parlamentare della Repubblica per diverse legislature e membro di numerosi governi con incarichi relativi agli Esteri, all’Interno (con delega alla Polizia e ai Vigili del Fuoco), ai Lavori Pubblici e alla Protezione Civile.Attualmente l’Istituto è attivamente coinvolto in molteplici progetti, attività, ricerche e studirelativi a:- Information management in caso di crisi ed emergenza;

- Pianificazione, organizzazione e gestione della sicurezza nei grandi eventi;- Cooperazione multi-agenzia in caso di crisi ed emergenza;- Integrazione delle capacità civili e militari in eventi multi-scenario;- Gestione delle informazioni durante eventi di crisi ed emergenza;- Protezione delle infrastrutture critiche;- Urban crisis management;- Pianificazione di emergenza e di contingenza;- Maxi emergenze e nuove politiche di resilienza;- Mitigazione degli impatti e delle conseguenze infrastrutturali, territoriali, sociali edeconomiche in caso di crisi, calamità, disastri naturali, tecnologici e terrorismo;- Protezione e difesa CBRNe;- CBRNe Intelligence;- Scientific and tecnical Intelligence;- Pianificazione e gestione di crisi e minacce multidimensionali;- Pianificazione e gestione dei rischi territoriali antropici e naturali.A tale proposito l’Istituto è promotore, in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e con l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino – Centro Universitario di Formazione sulla Sicurezza (CUFS), di una serie di iniziative che si concretizzano anche attraverso la realizzazione di incontri, workshop, seminari e corsi di alta formazione e relativi ai campi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence.Tali attività sono indirizzate alle varie organizzazioni, enti, istituzioni, strutture ed aziende interessate alla tematica al fine di favorire, sia da parte del settore pubblico che privato, lo sviluppo di una rete integrata, cooperativa e sinergica per la previsione, prevenzione, mitigazione e contrasto dei rischi legati a crisi, conflitti, criminalità e terrorismo.

L’Osservatorio per la Sicurezza e Difesa CBRNe Prof. Roberto Mugavero

Presidente dell’ “Osservatorio Sicurezza e Difesa CBRNe

[email protected] - www.osdife.org

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Il metodo DYN, ginnastica dynamogenica, mette in atto esercizi che, in un’unica seduta di allenamento, impegnano la mente e il corpo al fine di donare salute e vigore.Il metodo DYN propone esercizi selezionati, che agiscono sinergicamente. Il termine dinamogenico indica una forma di esercizio che è “genico”, ossia portatore di “dynamis”, dinamismo e forza interiore. Elementi essenziali del metodo sono:• larespirazionecompleta• l’allungamentomuscolare• ilgiocosportivo• laginnasticaaresistenzaelastica• ilrilassamento

La respirazione completaCon la respirazione completa si prende coscienza del diaframma, importante muscolo che separa il torace dall’addome e può essere tonificato e rafforzato. L’aria non contiene soltanto i gas che respiriamo, ma contiene anche un’ energia più sottile, che sfugge alla misurazione degli strumenti, l’energiavitale, senza la quale non vi sarebbe vita. E’ importante prendere coscienza dell’aria che viene

Il metodo DYN

inspirata, percepita nella sua essenza e di nuovo espirata con atti profondi e completi. C’è un intimo legame fra il corpo, la mente e l’anima. Le fasi della respirazione1^ fase: inspirare spingendo l’aria inalata verso il basso addome, in completa rilassatezza.2^ fase:trattenere a polmoni pieni l’aria inspirata per almeno 4 secondi;3^ fase: espirare iperestendendo la colonna vertebrale, contraendo la parete addominale, mentre si esegue il movimento di resistenza elastica.4^ fase: continuare ad espellere l’aria contraendo fino in fondo la parete addominale, restando a polmoni vuoti per almeno 4 secondi.Gli esercizi possono essere eseguiti con o senza resistenza elastica.L’esercizio va ripetuto per 3/5 volte.

AllungamentoQuando si è assunta per lungo tempo una stessa posizione,

viene spontaneo allungarsi, per mettere in atto una manovra che allenta la tensione fisica e mentale. Sciogliere l’irrigidimento muscolare per migliorare la circolazione e togliere lo stress è un atto naturale, che per la sua efficacia deve essere ripetuto periodicamente con una ginnastica appropriata.Con lo stretching si eliminano non soltanto le rigidità del corpo, ma si sciolgono anche le tensioni causate dai ritmi intensi della vita moderna, che esigono una grande capacità di adattamento di fronte alle mutevoli circostanze che devono essere affrontate.Perfino gli atleti hanno difficoltà a utilizzare tutte le possibilità di movimentoche offre il nostro corpo e le rigidità articolari, soprattutto quelle legate alla mobilitàdella colonna vertebrale, con il passare degli anni aumentano, la posizione fisiologica della colonna vertebrale viene alterata e perde la sua capacità di mantenere una postura equilibrata, eretta e rilassata, procurando affaticamento e dolori muscolari.

GiocoCorrere, saltare, lanciare sono azioni che stimolano la mobilità articolare, danno tono alla muscolatura, favoriscono la funzionalità organica, migliorano l’equilibrio,

accrescono la destrezza e l’agilità. L’attività ludico-sportiva contribuisce alla formazione globale, poiché migliora le qualità motorie di base come la lateralità, la percezione temporale e spaziale e la coordinazione in generale.

Resistenza elasticaL’atrofia muscolare può essere risolta mettendo in atto una serie di esercizi utili per ristabilire il recupero delle forze e per ottenere un buon tono muscolare. L’aumento della forza facilita la ripresa della funzionalità articolare. La migliorata mobilità delle articolazioni, ottenuta con il lavoro proposto dalla resistenza elastica, può compensare anche lo squilibrio causato da processi infiammatori. L’inattività di fatto produce inevitabilmente la perdita di forza, che a sua volta procura deficit motorio e mancanza di coordinazione. La muscolatura scheletrica assume grande importanza nella salute e nella efficienza intrinseca del corpo umano.Il training deve tener conto delle esigenze individuali, calibrando adeguatamente l’intensità e la durata degli esercizi. Non bisogna trascurare il fatto che con i movimenti mirati si accresce l’interesse per il lavoro che si sta svolgendo, proprio perché aumenta la soddisfazione di sentire subito gli effetti dello sforzo fisico, con grande benessere psicologico di chi si allena.

RilassamentoCon il rilassamento si cerca di ottenere uno stato di benessere e di pace. Attraverso suggestioni mentali che producono degli effetti fisiologici, il corpo si rilassa completamente, abbandonando ogni tensione, raggiungendo uno stato di calma, di calore e di pesantezza che acquieta il battito cardiaco, rendendolo lento e regolare, favorisce la respirazione ritmica e profonda, che lascia la mente piacevolmente libera da immagini preoccupanti e pensieri gravosi. Il momento del rilassamento è breve, dura il tempo necessario per riportare la mente e il corpo alla calma dopo ogni seduta di allenamento e ha, come unico scopo, quello di favorire una sensazione di pace che scende fin nel profondo dell’essere. Per rilassarsi è bene assumere la posizione supina, con gli arti ed il busto completamente abbandonati, come se si fosse alla soglia del sonno. Il volto deve essere disteso, il mento leggermente ripiegato sul petto. Le labbra devono assumere l’atteggiamento di chi invia un ineffabile sorriso al proprio mondo interiore. Il palmo della mano è rivolto verso l’alto, come per accogliere tutto ciò che di buono e di bello viene dal cielo.

a cura di Alessandro Lupi

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La Gecom Security Perugia ha presentato agli sponsor, agli illustri ospiti del mondo universitario e della cultura nonché ai propri sostenitori, la squadra che anche quest’anno partecipa al campionato di serie B1 femminile.La piacevole serata conviviale andata in scena all’Osteria da Pinocchio è stata presentata da Marco Cruciani ed offerta da Banca Mediolanum, nuovo ed importante sponsor entrato da questa stagione agonistica a sostenere l’attività della società sportiva Wealth Planet.Le magliette nere avranno l’onere e l’onore di essere tra le donne il collettivo più importante del capoluogo regionale e continueranno ad essere protagoniste al Pala-Evangelisti per la gioia di tutti gli amanti delle schiacciate.Il presidente Massimo Patiti ed il vice Antonio Bartoccini hanno fatto gli onori di casa dando il benvenuto ai numerosi ospiti, tra i quali il consigliere regionale Massimo Monni, portando il saluto delle autorità e delle istituzioni.La squadra sarà allenata come sempre da Fabio Bovari in tandem con Daniele Panfili, direttore sportivo Andrea Sarnari, assistenti allenatori Carlo Vinti e Matteo Tognellini, fisioterapista Davide Pieragalli e preparatore atletico Tommaso Tonzani.Questo l’attuale roster della perugino: Valentina Sghedoni ed Alessia Di Mitri (alzatrici); Valentina Ciacca, Corinna Cruciani, Cristina Cruciani e Valentina Mearini (centrali); Valentina Barbolini, Natascia Mancuso, Jessica Puchaczewski, Silvia Matacchioni e Tiziana Lucaccioni (martelli); Giorgia Chiavatti (libero).

Presentazione

GECOM

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