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Periodico della Comunità Parrocchiale di Coccaglio - Anno 2004, n°4/10

Periodico della Comunità Parrocchiale di Coccaglio - Anno ... Luglio 2004.pdf · Santa Gianna Beretta Molla Federico e Miriam pag. 26 La Prima Confessione pag. 23 ... Musica AA.VV

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no 2

004,

n°4

/10

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Gruppo di redazione:don Giovanni Gritti, don Oscar Ziliani,

Stefano Pedalino, Andrea BighettiGianluca Pedrali, Anna Massetti

La Parola del parroco don Giovanni pag. 3

In cammino verso la Missione I Missionari Oblati di M.I. pag. 4

La Parola per noi A. Massetti pag. 6

Novo millennio ineunte don Giovanni pag. 8

Invito alla preghiera don Giovanni pag. 9

In cammino con... don Giovanni pag. 11

Credere e vivere A. Corsini pag. 12

Anagrafe parrocchiale pag. 15

Calendario liturgico - pastor. pag. 16

La Cattedrale: segno .... pag. 20

Il pellegrinaggio dei ministranti AA.VV. - GL. P. pag. 21

La Missione si avvicina... don Giovanni pag. 23

La Cresima pag. 24

Festa zonale della Famiglia pag. 25

Santa Gianna Beretta Molla Federico e Miriam pag. 26

La Prima Confessione pag. 23

La Chiesa e le sette: i Mormoni don Francesco pag. 27

Servire la vita di fronte ..... St. Pedalino pag. 28

Dall’Oratorio: Scout Enrico Colombo pag. 30

La festa dell’Oratorio don Oscar pag. 31

La droga fa male... Adolescenti 3° anno pag. 32

Scuola di Lavoro-Angolo d.gen. pag. 33

Charitas parrocchiale G. Pedrali pag. 34

Progetti in Etiopia Gruppo Missionario pag. 35

Rwanda Ben Tar pag. 35

5a Festa della Solidarieta Eugenio Fossati pag. 37

Le sete dell’arcipretale G. Pedrali pag. 38

La nuova Scuola Materna N. Partegiani pag. 40

Icona, finestra... - 2 G. Lorini pag. 43

Musica AA.VV. pag. 45

Proèrbe e storiele de öna olta... Guerini - Benerecetti pag. 45

Educare alla strada Polizia Locale pag. 47

Offerte per le opere parrocchiali pag. 51

La vecchia Pieveperiodico

della Comunità parrocchiale di Coccaglio

Luglio 2004 - n. 4/10 Il prossimo numero uscirà durante laseconda metà di settembre.I collaboratori della “Vecchia Pieve” sonoinvitati a recapitare i loro scritti, sia sudischetto che stampati in corpo 12 susupporto cartaceo, entro l’8 dello stessomese. Non rispondiamo della mancatapubblicazione degli articoli che perverran-no oltre tale data. La Redazione non ètenuta a dare giustificazione degli artico-li che ritiene opportuno non pubblicare.

Orario delle sante Messe:

FESTIVO FERIALE

ore 7,00 ore 7,00ore 9,00 ore 8,30ore 10,00ore 11,00ore 16,30 (Casa Alb.) ore 16,30ore 18,30 fino a Domenica 5 sett.ore 18,00 da sabato 11 settembre

RADIO PARROCCHIALE 91.85 MHZ

POTETE SEGUIRE

LE SANTE MESSE E LE ALTRE FUNZIONI

Numeri telefonici (premettere sempre 030)

Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248Segreteria Oratorio “Il Focolare” 723575Abitazione don Oscar 7721039Abitazione don Titta 7700340Abitazione don Lino 7704848Diacono don Francesco 723392

Foto di Ugo Capretti

Recapito articoli: 1) p.za Luca Marenzio, 22F (casa canonica)

2) Via Tonelli, 20 (Focolare)

PARROCCHIA

“S. MARIA NASCENTE”Coccaglio

Sommario

Editoriale

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Ai fratelli e alle sorelle di CoccaglioCarissimi,

non mancano persone che storcono il naso di fronte all’elevato numero di beatificazioni e canonizza-zioni realizzate dal santo Padre. A fornircene la chiave di lettura è egli stesso e, se si sa ascoltare, si capisce la validità dellasua prassi inusuale. Non è questo, però, l’argomento su cui intendo soffermarmi, bensì il fatto che tra le ultime personeproclamate sante vi è una sposa e mamma, la quale è stata elevata agli onori degli altari proprio in quanto tale. Altrespose e madri sono state beatificate o canonizzate lungo la storia (si pensi per es. alla beata bresciana Paola Gambara oa s. Elisabetta d’Ungheria); tuttavia se dopo aver concluso, con la vedovanza, l’esperienza familiare non avessero intra-preso determinate scelte di vita, probabilmente non sarebbero state elevate agli onori degli altari.

Questa canozizzazione riveste perciò, più di altre, un significato particolare: abbiamo in santa Gianna BerettaMolla, beatificata e canonizzata nel giro di pochi anni, una testimonianza viva che ci dice come la vocazione bat-

tesimale, che sempre è chiamata alla santità, proprio nella vita matrimoniale trova una delle sue vie ordinarie e, al tempostesso privilegiate. Gianna è santa non nonostante il fatto che fosse sposa e mamma, ma proprio per il fatto che lo erae ha saputo esserlo fino in fondo, realizzando nel matrimonio e nella famiglia la via cristia-na alla santità che, già lo abbiamo ricordato in varie occasioni, consiste nella perfezione dellacarità: l’amore che si fa dono, dedizione, fino alla dimenticanza di sé.

Questo stile di dedizione è stato da lei vissuto giorno per giorno, fino a sfociare nella decisio-ne di sacrificare la sua vita pur di salvare quella della creatura che portava in grembo.Questafiglia, insieme al resto della famiglia, era presente in piazza S. Pietro la domenica della bea-tificazione e quella della canonizzazione. Chissà quale effetto si prova di fronte alla possibi-lità di venerare la propria sposa e la mamma come santa e invocarne l’intercessione: non ècerto esperienza toccata a molti!

L’atto che ha posto fine all’esistenza di s. Gianna, donna del nostro tempo, non si improvvi-sa: è frutto di uno stile di continua donazione; è il fatto più eclatante, ma non sarebbe basta-to da solo a decidere della santità di vita di questa donna: altre mamme, anche in anni recen-ti e qui vicino a noi, hanno compiuto una scelta, davvero eroica, come quella di Gianna, manon sono state proclamate sante o beate.

Inostri papà e le nostre mamme ricevono da questa canonizzazione un messaggio stupen-do: l’amore che, in quanto sposi esprimono lungo il loro cammino di coppia e quello che

riversano sui figli: amore fatto di dedizione, rinuncia costante al proprio io, capacità di acco-glienza e perdono, comprensione e pazienza, correzione fraterna e costanza nell’attendere, è autentica via di santifica-zione. È molto più facile canonizzare vescovi, religiosi, missionari: c’è una diocesi o un istituto religioso in cui sono cono-sciuti, che li hanno a cuore e posseggono motivo e mezzi per promuovere la causa del riconoscimento della santità di vita;per le mamme e i papà la cosa è comprensibilmente più difficile da diversi punti di vista.

Giovanni Paolo II ha voluto porre davanti ai credenti, soprattutto in questo tempo di crisi dell’istituto familiare un esem-pio, una testimonianza che colma un vuoto nella schiera di coloro che ci sono posti davanti quali fratelli giunti alla glo-ria, intercessori e modelli. Un altro gesto profetico del nostro Papa, che riesce continuamente a stupirci. Gli diciamo ungrazie riconoscente tutti: non solo papà e mamme, ma anche preti e religiosi. Con buona pace dei su accennati storcitoridi naso.Per quanto concerne la figura della nuova santa, rimando all’articolo a pag. 25.

La nostra comunità è in questi mesi interessata da una varietà di eventi.

Iniziamo da due anniversari di ordinazione: quello, assai singolare, celebrato dal nostro concittadino mons. Giuseppe

Editoriale

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Borra, parroco emerito di Gardone V.T (v. l’allegato al bollettino dimaggio): settant’anni di ordinazione sacerdotale sono davvero unatappa invidiabile, ancor più se vi si arriva nelle condizioni di salute econ la lucidità mentale che abbiamo potuto ammirare in lui quando,il 13 giugno u.s., egli ha cortesemente risposto al nostro invito di cele-brare anche tra noi, nella chiesa della sua prima Messa, il rendimen-to di grazie per tale ricorrenza. Lo ringraziamo per la sua disponibi-lità e per la bella testimonianza che ci ha offerto.

L’altro anniversario è dato dal 50°di ordinazione del nostro don Titta:rimando all’inserto speciale conte-nuto in questo bollettino.

L’Oratorio, in sintonia con l’Amministrazione Civica, sta realizzando il Grest; arrive-ranno poi la Scuola di Lavoro e i Campi Estivi. Auguriamo a don Oscar e a chi è pre-posto ai nostri fanciulli, ragazzi ed adolescenti come educatore un lavoro sereno, sebbe-ne, spesso, esso non sia privo di fatica.

Il lavoro in vista della Missione parrocchiale, ormai imminente, si intensifica. Se neparla in una pagina a parte. Vi invito alla lettura della lettera dei Missionari, qui diseguito.

Nei prossimi mesi saranno numerose le ricorrenze in onore della B. Vergine Maria (v. il calendario liturgico), soprat-tutto la solennità dell’Assunzione e la Natività. Alla sua intercessione affido tutti voi, soprattutto le persone o fami-

glie che hanno tutt’altro a cui pensare che alle vacanze, a motivo di infermità, problemi di salute, necessità lavorative,difficoltà economiche sperimentate da un numero crescente di famiglie. Per non poche persone, il periodo delle vacanzesignificherà una maggiore solitudine o il rischio di essere ancor più dimenticate. Esprimo l’auspicio che da parte di colo-ro che rimangono si esprima un supplemento di attenzione e carità fraterna. Anche a questo scopo stanno nascendo leDiaconie. Ma di questo, poiché già mi sono dilungato più di quanto prevedevo, parleremo in altra occasione.

A tutti, buona estate. don Giovanni

Ormai già lo sapete: nell’ottobre di quest’anno ci saràla Missione parrocchiale. È un progetto nato dalla

comunione tra i Sacerdoti, tra questi e le forze vive dellaParrocchia. Insieme lo vogliamo portare ora a compi-mento: la comunità parrocchiale è chiamata a scrivereun nuovo capitolo della sua storia. Alcuni, i più anziani, forse potranno dire: “Ma questo èun capitolo di storia religiosa che già conosciamo”.Attenzione! La Missione è una nuova esperienza, e lanovità sta nel fatto che essa non impegnerà solo iMissionari (i Padri, le Suore, i Laici che vengono dafuori), ma coinvolgerà tutti gli abitanti del territorio

parrocchiale che sentono di rendere ragione della lorofede. La grazia della Missione parrocchiale sarà fruttuosanella misura in cui la comunità cristiana si sta rendendoterreno preparato ad accogliere il seme della Parola.Occorre capire che non si è solo destinatari, ma anchesoggetti della Missione.

La Comunità cristiana, con l’avvento della Missione, èchiamata a risvegliare la sua capacità di servizio, diannuncio, di presenza, di testimonianza. Si tratta diandare, di essere “Chiesa tra la gente”, sapendo che la

Un nuovo capitolo della storia della parrocchia

In cammino verso la Missione

Mons. Borra durante la celebrazione del 13 giugno u.s.

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Editoriale

prima via che la Chiesa deve percorrere è l’uomo, comegià ebbe ad affermare il santo Padre all’inizio del suopontificato, l’uomo concreto che abita vicino a te, checondivide le tue stesse difficoltà e speranze, le solitudini,lo stesso stress di non aver mai tempo, di essere sempredi corsa.La Missione si presenta, quindi, come un grande lavoro.Ma a quale scopo?

Aquesto punto ti chiedo di guardarti attorno. Cosavedi? Quale famiglia? Quale rapporto tra le fami-

glie? I giovani quali interessi perseguono? Se poi vai ingiro per le strade, cosa trovi? ...spesso indifferenza, arri-vismo, interesse, in una parola: un egoismo e un indivi-dualismo che congela i rapporti tra la gente, li rendesospetti... quando non ti capita di essere invaso da unvento bruciante di invidia, violenza, odio. Se poi guardi alla pratica religiosa, c’è un rallentamento,una defezione, una indifferenza generalizzata. Troppospesso il cristianesimo si riduce ad una presenza passiva,che pian piano si spegne nelle nuove generazioni: è ilsecolarismo che avanza e la Parrocchia è utilizzata comeun distributore di servizi: battesimi, cresime, matrimo-ni... Certo, per le strade dove vivi con latua gente, c’è anche bontà, solida-rietà, generosità, laboriosità, soffe-renza accettata; ci sono sguardisemplici di bambini ed occhi limpi-di di giovani che guardano al futu-ro pieni di speranza.

Ecco il “perché” della Missione: rac-cogliere tutto il positivo che c’è trala gente per varcare insieme le soglie della speranza, perridire i valori ai quali l’uomo si sente chiamato, ma chenon è possibile realizzare se l’amore non scioglie l’egoi-smo, se la luce della fede non illumina e mette in fuga ilsospetto, l’interesse, se la verità del Vangelo non ridàsenso alla famiglia come luogo della fedeltà, del mutuodonarsi, se la Vita che è Gesù, il Signore, non riconsegnaai giovani la gioia di vivere e di progettare.

Tutti, oggi, vogliamo più onestà e verità. Tutti avver-tiamo che non si può vivere nel compromesso, nella

paura. Ma come uscire da questo situazione?Permettimi di dire che il primo colpo per frantumarequesto cerchio che ci attanaglia sei chiamato a darlosolo tu. Sì, proprio tu! Non portare scuse, non nasconderti come l’elefante die-

tro ad una foglia! Ci sarà una Parrocchia con una vitadiversa a condizione che ci siano uomini e donne nuovidella “novità” del Vangelo.

È questo il vero contenuto del capitolo “Missione”, cheinsieme vogliamo scrivere. Non sarà, quindi, una serie diprediche, di pie esortazioni, ma proporre nel territorioparrocchiale una testimonianza, un nuovo modo diessere cristiani. Per questo ci vogliono uomini, donne,famiglie, giovani “nuovi”. Dove trovarli? Se in te c’è ancora dell’onestà, se c’è ancora il gusto el’ansia del bene, se nella tua famiglia c’è il desiderio dipace, armonia, se nei giovani non è morta la speranza diun futuro migliore, allora la Missione ha trovato i suoioperatori: persone che, insieme, fanno udire e vedereall’uomo di oggi, spesso frastornato ed esitante, che nelnome di Gesù è possibile una vita che si possa chiamaretale.

Finiamo raccontando una favola per coloro che resta-no scettici.

C’era una volta un cercatore d’oro. Prima di morirechiamò due suoi amici e svelò loro il luogo dove si tro-vava una grande quantità del prezioso metallo.

Seguendo le indicazioni ricevute,arrivarono nel luogo indicato.Incominciarono a cercare.Trovarono delle piccole pepite, dellepagliuzze, ma uno dei due non sidegnava di raccoglierle, l’altro, inve-ce, si chinava e le metteva nel sacco.Avvenne, così, che il primo cercòtutta la vita e la miniera non la trovòmai; l’altro si trovò a riempire, un

po’ alla volta, molti sacchi.Ecco ciò che la Missione viene a fare: la Missione non èdistruzione, ma assunzione dei valori. Gesù cerca il beneche c’è, magari sparso qua e là, mette insieme gli uominie ne fa la sua Chiesa, segno di salvezza, lievito in mezzoal mondo. Tutto ciò che è bello, giusto, vero coopera allariuscita della Missione.

Il capitolo della Missione sarà lungo, pieno di sorpre-se, con un finale da capogiro... Certamente tu lo vor-

resti già conoscere; non te lo posso dire. Ma una cosa ècerta: sarà Dio Amore il protagonista di questa nuovapagina di storia e noi la scriveremo insieme con Lui.

I Missionari

“Missione” non sarà una

serie di prediche, di pie

esortazioni, ma proporre nel

territorio parrocchiale una

testimonianza, un nuovo

modo di essere cristiani.

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"Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pescesopra, e del pane. Disse loro Gesù: 'Portate un po' del pesce cheavete preso or ora'. Allora Simon Pietro salì nella barca e tras-se a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E ben-ché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: 'Venitea mangiare'. E nessuno dei discepoli osava domandargli: 'Chisei?', poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù siavvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli,dopo essere risuscitato dai morti" (Gv 21, 9-14).

Il testo cresce sempre più in complessità ed intensità,caricandosi di gesti e di segni che rinviano ad un uni-verso di senso. La complessità è data dal probabileintersecarsi di due racconti antichi fusi in uno conti-nuato: da una parte un racconto di pesca miracolosa, edall'altra il racconto di un pasto di Gesù risorto con isuoi. Per capire meglio la ricchezza del brano, noi con-sidereremo separatamente i due momenti che lo com-pongono: innanzitutto il pasto con Gesù e poi la pie-nezza della pesca.

Il pasto con Gesù "Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con delpesce sopra, e del pane... Gesù disse loro: 'Venite amangiare'. E nessuno dei discepoli osava domandargli:'Chi sei?', poiché sapevano bene che era il Signore.Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro,e così pure il pesce" (vv. 9.12.13).Abbiamo qui la descrizione di un pasto in cui Gesùrisorto dà lui stesso da mangiare, anzi si fa misteriosa-mente presente in una maniera così intensa che i disce-poli lo guardano un po' come da lontano, stupefatti. Eciò è espresso dalla frase: "Nessuno osava domandar-gli: 'Chi sei?'" e anche dal gesto di Gesù che deve avvi-cinarsi e prendere l'iniziativa perché i discepoli sonoammirati e insieme intimoriti dalla sua inaspettatapresenza. Questa scena nel quadro del quarto vangeloe delle tradizioni della Chiesa primitiva allude all'eu-caristia, che è il momento più intenso di vita dellaChiesa, quello nel quale il Risorto offre ai suoi unpasto facendosi misteriosa presenza. Il verbo tradottoal versetto 13 “si avvicinò” è, nel testo greco, più sem-plice: Gesù viene. E l'eucaristia è proprio il pasto in cuiGesù viene, rispondendo alla invocazione: Vieni,

SignoreGesù! Viene in mezzo a noinella figura di un pasto dalui stesso preparato e viene con lasua potenza salvifica: viene come il Signore. Il misterodel venire di Gesù tra noi nel pane, segno della suamorte e risurrezione, segno della sua presenza fino allafine dei secoli, noi lo adoriamo tutte le volte che ci met-tiamo davanti al SS. Sacramento quando guardiamoGesù come lui ci guarda, lo guardiamo come cibo chesi dona a noi, formandoci e costituendoci a sua imma-gine. È da notare che prima dell'invito discreto diGesù: 'Venite a mangiare', vi è la richiesta di collabora-zione: 'Portate un po' del pesce che avete preso or ora',e poi il gesto di avvicinarsi egli stesso per rompere ilpane e distribuirlo

La pienezza della pescaLa seconda parte dell'episodio indica il termine delprimo racconto. Notiamo subito le diverse parole chenell'intero brano sottolineano la pienezza di ciò che èavvenuto.Al versetto 6 si parla di una gran quantità di pesci. Ilvocabolo che usa Giovanni nel testo greco è “moltitu-dine”. Ordinariamente s'intende una moltitudine diuomini e l'evangelista lo usa soltanto un'altra volta,nel capitolo 5, per indicare la moltitudine dei malatiche, nella piscina, attendono la guarigione. È una paro-la dunque che significa una pienezza di gente e di desi-deri, che allude alla pienezza del popolo a cui è desti-nato il messaggio biblico.Al versetto 11 leggiamo che "Simon Pietro salì sullabarca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatregrossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non sispezzò". Centocinquantatre vuol dire un numeromolto grande e gli esegeti hanno escogitato diversespiegazioni per questa misteriosa cifra. Certamenteessa è composta di numeri che simboleggiano la pie-nezza: tre volte cinquanta più tre. Cinquanta, lo sap-

Comunità in ascolto

La pienezza della pesca LaParola per noi

LaParola per noi meditare sulla

Sacra Scritturaa cura di Anna Massetti

Comunità in ascolto

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piamo dal racconto della moltiplicazione dei panisecondo l'evangelista Luca (Lc 9,11-17), è il numerocompleto delle persone che si siedono per un banchet-to. Qualunque siano le spiegazioni ulteriori che sipotranno dare sul numero di 'centocinquantatre',resta comunque l'idea di qualcosa di grande, di esorbi-tante. Il pensiero va alle giare piene zeppe di acqua ediventate piene di vino buono, nel miracolo di Cana; ilpensiero va al centuplo che Gesù promette a chi loseguirà, cioè a una pienezza di ricambio di ciò che l'uo-mo ha offerto.Segno di una pienezza è, ancora, la rete che non sistrappa. Il verbo impiegato è lo stesso che Giovanni hausato nel racconto della passione per indicare l'unicaveste di Gesù che non viene strappata. Per un evangeli-sta che cura i minimi particolari del testo, l'identità delverbo non sembra affatto casuale. Nell'uno e nell'altroluogo si allude al mistero dell'unica Chiesa di Cristo,che contiene una universalità dipopoli, una pienezza di accoglienza.

Cerchiamo allora di comprenderemeglio che cosa c'è dietro il misterodelle parole che indicano pienezza.C'è certamente, prima di tutto, lapienezza della missione della Chiesa,la sua missionarietà, la sua cattoli-cità, che diventa per noi compitoperché vuol dire capacità di riempiredella Parola tutte le situazioni dellavita che noi incontriamoNella pienezza della pesca, noi possiamo leggere lacompiutezza, il compiersi di un gesto umano che ci eraapparso, all'inizio del racconto, incompiuto, come untentativo infruttuoso: il gesto del tirare su e giù la retevuota, simbolo del nonsenso di un desiderio umano,legittimo, ma che non arriva a riempirsi. All'immaginedella rete vuota, dell'amaro 'no' dei pescatori, in rispo-sta alla domanda “Non avete nulla da mangiare?”, fariscontro questa pienezza che si compie in Gesù e conGesù. Tutto il brano di Giovanni allude al mistero del-l'uomo che nella notte cerca di fare, di operare, di averesuccesso, si mette insieme ad altri per fare qualcosa,per costruire la città, prova le amarezze della disillusio-ne e poi, mettendosi in obbedienza alla parola diCristo, riceve il centuplo e gli si dischiude la pienezzadi significato del suo gesto, e trova soddisfazione, pie-nezza interiore, gioia.C'è un terzo livello di comprensione del nostro testo: è

la pienezza di una visione globale dell'esistenza, oggitanto necessaria contro la frammentazione in settoridistinti, nei quali l'uomo ha raggiunto magari conqui-ste importanti (scoperte nel dominio della natura,nella cura della salute, nella promozione della vitasociale): tuttavia si tratta di conquiste settoriali, men-tre spesso il senso globale rimane nell'ombra e intantosi acuisce un disorientamento preoccupante circa ladirezione complessiva da imprimere alle conquistestesse. Il disorientamento cioè in relazione all'esitoultimo e ai valori definitivi dell'esistenza. È uno deiproblemi fondamentali del nostro tempo. Gesù ci propone il senso di una pienezza che dà capa-cità di sintesi e si rivela come colui che può dare fon-damento all'esigenza dell'uomo di riferirsi a valoriassoluti e indiscutibili da cui derivare il senso dellediverse conquiste settoriali.Gesù ci invita ad approfondire questa realtà, ci invita a

riconoscere che spesso quelloche chiamiamo intorno a noi 'ilsilenzio di Dio' è anche il nostrosilenzio circa la proposta deivalori ultimi dell'esistenza. Gesùci invita a riconoscere che l'inca-pacità a riconciliarci, a trovareforme di riconciliazione da offri-re alla società, deriva prima ditutto dalla nostra incapacità adadorare il suo mistero che ci tra-scende e che è fonte di unità, sor-

gente di azioni etiche determinate e chiare.

"Nessuno dei discepoli osava domandarti chi sei per-ché sapevano che eri il Signore. Gesù, noi sappiamoche tu sei il Signore: non osiamo domandarti chi sei,ma ci prostriamo in adorazione davanti a te. Tu sei ilgrande, l'immenso, l'infinito, l'altissimo, il potente, ilmedico della nostra vita, l'amico, il conforto, il soste-gno. Signore, noi ti adoriamo e ti glorifichiamo.Riempi la nostra vita della tua pienezza. Donaci ilsenso globale delle cose che facciamo, donaci la sintesidi tutte le cose che ci preoccupano. Fa' che possiamocogliere, contemplando te, la verità di tutte le coseminute che ogni giorno compiamo. Fa' che, comeChiesa, noi possiamo offrire questa visione di unitàche riconferma e dà coraggio all'agire degli uomini".

il brano allude al mistero dell'uo-mo che nella notte cerca di fare,

di avere successo, si mette insiemead altri per fare qualcosa, prova leamarezze della disillusione e poi,

mettendosi in obbedienza allaparola di Cristo, riceve il centuplo

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Continuiamo nella lettura di questo denso e vibrantedocumento che il santo Padre ha consegnato a noi, Chiesa,a conclusione del Grande Giubileo del 2000, tracciandocile coordinate del cammino che ci attende. Tra le condizioniindispensabili per affrontarlo da credenti, il Papa torna aparlarci dell’Eucaristia domenicale e della Riconciliazionesacramentale.

Il nuovo Cammino di Iniziazione Cristiana, che nella nostrae in altre due Zone della Diocesi prenderà avvio il prossimoSettembre si pone tra i suoi principali obiettivi quello di educarea vivere il Giorno del Signore; si tratta di argomento su cuiho avuto occasione, recentemente, di ritornare più volte nelleomelie, soprattutto tra la Pasqua e la Pentecoste. Riportate all’inizio del periodo delle ferie, queste parole delPapa ci ricordano che si va in vacanzadal lavoro, non dall’incontro con Dio edalla fede: sarebbe assurdo se, proprioquando abbiamo più tempo libero adisposizione, non riuscissimo a trovarloper il nostro incontro con il Signore.

Riportiamo il testo di Giovanni Paolo IIsenza altro commento che l’evidenziazionegrafica di alcun passaggi. Cosa si puòaggiungere, del resto, alle sue parole cosìefficaci sull’Eucaristia? E poi, si tratta diun tema che andrà ripreso e approfonditoin futuro.

L’Eucaristia domenicale35. Il massimo impegno va posto nella liturgia, « il culmineverso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonteda cui promana tutta la sua virtù ». Nel secolo XX, speciedal Concilio in poi, molto è cresciuta la comunità cristiananel modo di celebrare i Sacramenti e soprattutto l’Eucaristia.Occorre insistere in questa direzione, dando particolarerilievo all’Eucaristia domenicale e alla stessa domenica, sentitacome

- giorno speciale della fede, - giorno del Signore risorto e del dono dello Spirito, - vera Pasqua della settimana.

Da duemila anni, il tempo cristiano è scandito dallamemoria di quel « primo giorno dopo il sabato», in cuiCristo risorto portò agli Apostoli il dono della pace edello Spirito (cfr Gv 20,19-23). La verità della risurrezionedi Cristo è il dato originario su cui poggia la fede cristiana(cfr 1 Cor 15,14), evento che si colloca al centro del misterodel tempo, e prefigura l’ultimo giorno, quando Cristoritornerà glorioso. […] Celebrando la sua Pasqua, non

solo una volta all’anno,ma ogni domenica, laChiesa continuerà adadditare ad ogni generazione« ciò che costituisce l’asseportante della storia» […].

36. Vorrei pertanto insistere[…] perché la partecipazioneall’Eucaristia sia veramente, per ognibattezzato, il cuore della domenica: un impegno irrinunciabile,da vivere non solo per assolvere a un precetto, ma comebisogno di una vita cristiana veramente consapevole ecoerente.

Stiamo entrando in un millennio che si prefiguracaratterizzato da un profondo intreccio di culture e

religioni anche nei Paesi di anticacristianizzazione. In molte regionii cristiani sono, o stannodiventando, un « piccolo gregge» (Lc 12,32). Ciò li pone di frontealla sfida di testimoniare conmaggior forza, spesso in condizionedi solitudine e di difficoltà, gliaspetti specifici della propriaidentità. Il dovere dellapartecipazione eucaristica ognidomenica è uno di questi.L’Eucaristia domenicale,

raccogliendo settimanalmente i cristiani come famigliadi Dio intorno alla mensa della Parola e del Pane di vita,è anche l’antidoto più naturale alla dispersione. Essa èil luogo privilegiato dove la comunione è costantementeannunciata e coltivata. Proprio attraverso la partecipazioneeucaristica, il giorno del Signore diventa anche il giorno dellaChiesa, che può svolgere così in modo efficace il suo ruolodi sacramento di unità.

Il sacramento della Riconciliazione37. ….Il sacramento della Penitenza è per un cristiano «la via ordinaria per ottenere il perdono e la remissione deisuoi peccati gravi commessi dopo il Battesimo ». […] Èsotto gli occhi di tutti la crisi del Sacramento, specialmentein alcune regioni del mondo. […] Ma l’Anno giubilare,che è stato particolarmente caratterizzato dal ricorso allaPenitenza sacramentale, ci ha offerto un messaggioincoraggiante, da non lasciar cadere: molti pellegrini, etra essi anche tanti giovani, si sono accostati con fruttoa questo Sacramento […] I doni del Signore — e i Sacramentisono tra i più preziosi — vengono da Colui che ben conosceil cuore dell’uomo ed è il Signore della storia.

la partecipazione all’Eucaristiasia veramente,

per ogni battezzato, il cuore della domenica:

un impegno irrinunciabile, davivere non solo per assolvere a un

precetto, ma come bisogno diuna vita cristiana veramente

consapevole e coerente

Comunità in ascolto

a cura di don Giovanni

Quasi un pro - memoria per l’estate

Comunità in ascolto

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a cura di don Giovanni(11)

Siamo in luglio, mese dedicato dalla devozione popolare al preziosissimo Sangue di Cristo. La prima dellepreghiere che segue ci aiuta a viverla in modo corretto. Ogni devozione è espressione di autentico rapporto con Dio se produce capacità di amare il prossimo: per questola preghiera successiva ci aiuta a chiedere di essere capaci di rispetto per le persone; si tratta di un atteggiamentogià accennato nella prima preghiera. Si noterà che essa, non al Sangue, ma si rivolge al Signore Gesù, del qualeil Sangue eucaristico, al pari del suo Corpo, è presenza viva e reale.

Preghiera al preziosissimo Sangue di Cristo

Signore Gesù Cristo, che ci hai redenti con il tuo Sangue prezioso, noi ti adoriamo!Prezzo infinito del riscattodell'universo, mistico lavacro delle anime nostre, il tuo Sangue divino è il pegno della nostra salvezza presso il Padre misericordioso.

Sii sempre benedetto e ringraziato, Gesù, per il dono del tuo Sangue, che con Spirito di amore eterno hai offerto fino all'ultima stilla per farci partecipi della vita divina.

Il Sangue che hai versato per la nostra redenzione ci purifichi dal peccato e ci salvi dalle insidie del maligno.Il Sangue della nuova ed eterna alleanza, nostra bevanda nel sacrificio eucaristico, ci unisca a Dio e tra di noi nell'amore, nella pace e nel rispetto di ogni persona, specialmente dei poveri.

O Sangue di vita, di unità e di pace; mistero d'amore e sorgente di grazia, inebria i nostri cuori del Santo Spirito.Signore Gesù, vorremmo compensarti delle ingratitudini e degli oltraggi che ricevi continuamente dai peccati delle tue creature.

Accetta la nostra vita in unione con l'offerta del tuo Sangue,perché possiamo completare in noi

ciò che manca alla tua passione per il bene della Chiesa e per la redenzione del mondo.Signore Gesù Cristo, fa' che tutti i popoli e tutte le

lingue ti possano benedire e ringraziare qui in terra e nella gloria dei cieli con il canto di lode: “Ci hai redenti, o Signore, con il tuoSangue e hai fatto di noi un regno peril nostro Dio”.

Amen

La grazia di rispettare i fratelli

Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensar male di nessuno, per non giudicare prima del tempo,

per non sentir male, per non supporre, né interpretar male, per non profanare il santuario sacro delle intenzioni.

Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole.Dacci di custodire fino alla sepoltura,le confidenze che riceviamoo le irregolarità che vediamo,sapendo che il primo e concreto modo di amareè custodire il silenzio.Semina nelle nostre viscere fibre di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per riverirci l'uno con l'altro, come avremmo fatto con te.

Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettare sempre. Così sia. (IGNACIO LARRAÑAGA)

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A te, Maria, fonte della vita,si accosta la mia anima assetata.

A te, tesoro di misericordia,ricorre con fiducia la mia miseria.

Come sei vicina, anzi intima al Signore!Egli abita in te e tu in lui.

Nella tua luce, posso contemplarela luce di Gesù, sole di giustizia.

Santa Madre di Dio, io confidonel tuo tenerissimo e purissimo affetto.

Sii per me interceditrice di graziapresso Gesù, nostro Salvatore.

Egli ti ha amata sopra tutte le creature,e ti ha rivestito di gloria e di bellezza.

Vieni in aiuto a me che sono poveroe fammi attingere alla tua anforatraboccante di grazia.

Gesù, missionario del Padre,il tuo avvento tra noici ha svelato il misterodel nostro gioioso destinodi amici e di figli di Dio.

Sei tu, o Signore,l'unico Salvatore del mondo,venuto nel grembo della storia;ma hai bisogno della nostra voce per parlare,hai bisogno del nostro cuore per amare, hai bisogno della nostra vita per comunicare la tua vita.

Fa’ che la grazia della Missionenella nostra comunità parrocchiale

tutti ci avvolga e ci scuota come il vento della Pentecoste,perché alla svolta del terzo millennioci rimettiamo in cammino al servizio dell'unica missione.Il tuo Spirito, o Signore, irrompanel cuore del nostro paese,perché spalanchi ogni porta a Cristoe ridesti una coscienza vera di Chiesaospitale per tutti e solidale con gli ultimi.

Amen.

Nel cuore dell'estate celebreremo l'Assunzione gloriosa di Maria, senza contare le varie memorie dellaVergine che ricorrono nei mesi di luglio, agosto e settembre, oltre alla festa della sua Natività, dellaquale la nostra Parrocchia porta il titolo. Questa preghiera del grande s. Bernardo di Chiaravalle(1090-1153) ci offre parole per chiedere la sua intercessione ed esprimerle il nostro affidamento a Lei,con fiducia di figli.

A te, Maria

La Missione parrocchiale si avvicina a grandi passi. Urge intensificare la preghiera per questo evento cherappresenta per tutti, "vicini" e "meno vicini", un'occasione speciale, un dono straordinario di grazia:saremo chiamati all'ascolto, riceveremo lo stimolo per avviare un cammino, rinsaldarlo o riprenderlo,secondo i casi.La nostra preghiera perciò si orienta all'attesa di questo evento, al quale, pregando, ci prepariamo.

Per la Missione parrocchiale

L’Assunzione di Maria, capolavoro di Raffaello

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* Nostro Signore ha un amore veramente specialeper la castità. La sua stessa madre, San Giuseppe eSan Giovanni, il discepolo prediletto, si erano tuttivotati alla castità. Perché desidero essere casta? Vo-glio esserlo perché sono la sposa di Gesù Cristo, ilFiglio del Dio vivente. Voglio essere casta per l’operache debbo compiere come cooperatrice del Cristo.La mia castità deve essere così pura da saper trasci-nare i più impuri al cuore sacratissimo di Gesù.

* Dobbiamo convincerci che niente adorna di mag-gior splendore l’animo umano che la virtù dellacastità e niente lo insozza maggiormente che il vizioopposto. Tuttavia non vi può essere dubbio che lagloria della castità non sta nell’immunità dalla ten-tazione, ma nella vittoria sopra queste tentazioni.

* Qualcosa d’interiore e di esteriore aiuta a far vi-vere la castità: Una certa diffidenza in noi stessi euna fiducia del tutto particolare in Dio e nel cuoresacratissimo di Gesù, che è la fonte e la sorgente diogni santità. Il costante ricordo della presenza diDio e lo spirito di preghiera. L’accostarsi frequentealla santa Eucarestia che è il frumento dell’eletto. Lamortificazione della carne. La fedele osservanzadelle regole della modestia e del tatto e un supremodisprezzo per le amicizie particolari. La vera amiciziaè un dono di Dio. L’amicizia sincera è affettuosa eriservata, non è esclusiva e lascia libertà nella sceltadegli amici. L’amore al lavoro, anche nella calda sta-gione.Schiettezza con il proprio padre superiore e col pa-

dre spirituale nelle confessioni.Grande prudenza, specialmente nel comportamentocon l’altro sesso. L’imprudenza ha causato la rovinadi molte religiose.Un amore personale per la Madonna, la VergineImmacolata. Ella ci guarderà dall’alto e se sbagliamoci ricorderà che Lei è il rifugio dei peccatori.

* Dobbiamo avere amore, gentilezza ed eroismo chetocchi il cuore di Dio e porti molte anime al cuoreferito di Gesù. Come debbono essere pure le nostremani se devono toccare il corpo di Cristo così comeil sacerdote lo tocca sotto le apparenze del panesull’altare! con quanto amore, devozione e fede eglialza l’Ostia Consacrata: dobbiamo avere gli stessisentimenti quando solleviamo il corpo di un poveromalato. Mettiamo lo stesso amore, la stessa fede edevozione nei nostri atti ed egli lo accetterà come sel’avessimo fatto personalmente a lui.

* Se amiamo Dio con tutta l’anima, se abbiamo perGesù Cristo un amore che sovrasta ogni cosa, se ab-biamo un tenero amore per la Madonna, saremomeno inclini ad essere eccessivamente attaccati allecreature. Perché l’amore per Gesù produca questieffetti, deve essere intenso, generoso e assorbirciintieramente. Dovrà riempirci talmente la mente e ilcuore che non concederemo più attenzione agliaffetti umani. Se dovessimo trovarci aggrovigliati inaffetti disordinati, Gesù che non può tollerare idolinei nostri cuori ci rimprovererà severamente. Eglistesso proteggerà con gelosa cura i cuori di coloroche si sono donati a Lui.

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Madre TeresaCastità, fedeltà, gioia: quasi un vademecum per l’estate

continua a pag. 14

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Il “Credo”

IV- Il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine

A - FIGLIO DI DIO E FIGLIO DELL’UOMOdi A. Corsini

A questo punto sembra che si voglia sconfessare quantodetto in precedenza, affermando che Cristo è figlio di Dio,proclamando che Egli nacque da Maria (una donna) e perdi più Vergine (che non ha conosciuto uomo) per operadello Spirito Santo, cioè dello Spirito di Dio.Questo è uno dei punti più contestati è più affascinantidella nostra fede, un altro fatto concreto con cui Diodimostra la sua onnipotenza e il suo grande amore perl’uomo tanto da mettere nelle mani diuna creatura un passo fondamentale delsuo piano di salvezza per l’umanità e difarne un punto fermo della nostra fede.La professione di fede nella nascita diGesù da Maria Vergine appartiene findall’inizio al Credo dei primi discepoli.Nel concepimento verginale di Gesù èescluso l’intervento umano “ Fu concepitoper opera dello Spirito Santo”. “Egli si èfatto veramente uomo rimanendoveramente Dio. Gesù Cristo è vero Dioe vero uomo” (Cat. Chiesa Cat.).

La Chiesa sin dai primi secoli ha dovutodifendere e chiarire questa verità di fedecontro eresie che la mettevano in dubbioo la falsificavano.Sembra infatti che per molti uomini sia facile riconoscerela dignità divina di Cristo, ma abbiano fatto o faccianomolta fatica nell’accettare l’umanità di Cristo. Così comemolti riconoscono la grandezza e l’onnipotenza di DioCreatore del cielo e della terra e poi quando Egli intervienecon la sua potenza nella vita reale, concreta dell’uomo(rendendo madre una vergine) vanno in crisi e ne mettonoin dubbio o ne rifiutano l’azione. In occasione di vari concili la chiesa ha sempre confermatocon fermezza la propria fede in Gesù Cristo inscindibilmentevero uomo e vero Dio (CCC 469).

Egli è veramente il Figlio di Dio che si è fatto uomo,

divenendo nostro Fratello, senza con ciò cessare d’essereDio, nostro Signore.Nella costituzione “Gaudium et Spes” del Concilio VaticanoII, si afferma: “ Il Figlio di Dio ha lavorato con mani d’uomo,ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo,ha amato con cuore d’uomo.”.

Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente unodi noi, in tutto simile a noi fuorchè nel peccato”.

Nel concepimento verginale di Gesùè escluso l’intervento umano: “Fuconcepito per opera dello Spirito Santo”.Lo Spirito Santo, la Ruah (il Soffio)di Dio, non è, tuttavia, il padre di Gesùil quale “è generato dal Padre primadi tutti i secoli”. Non è un gioco diparole ma il modo di agire concretodi Dio nella storia dell’uomo. CristoFiglio di Dio della stessa sostanza diDio , entra nella storia dell’uomoconcretamente incarnandosi nel senodi Maria senza intervento di uomo maper azione dello Spirito Santo. DiceS. Agostino: “Chi può spiegarlo? Qualeintelligenza può comprendere e quali

labbra esprimere come –si fece carne- scegliendo una Vergineper renderla sua Madre e, rendendola Madre, conservarlaVergine? Come può essere figlio di Dio senza una madreche lo concepisca, e Figlio dell’Uomo senza interventoumano? Come lo Spirito rende feconda una donna, senzatoglierle la sua integrità? Chi potrà dirlo? Ma chi può tacere?Che ammirevole meraviglia! Non possiamo parlare, ne ciè dato tacere? Annunziamo agli altri ciò che noi non possiamocomprendere! Entrambe le nascite, la divina e l’umana,sono meravigliose.”

Dai vangeli emerge poi un rapporto del tutto personale,unico tra lo Spirito e Gesù Cristo, dal suo concepimentoal battesimo nel giordano, alla vita pubblica cioè lungo

è uno dei punti più conte-stati è più affascinanti

della nostra fede;l’origine della natura

umana di Cristo passa per il “si” di Maria;

per molti uomini sembrafacile riconoscere

la dignità divina di Cristo,ma fanno molta fatica

nell’accettare la suavera umanità

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tutto l’arco della sua esistenza terrena. Gesù, fu concepitonel seno di Maria per opera dello Spirito Santo e già questorivela la sua vera natura divina. Lo Spirito agisce con potenzaal momento del Battesimo nel Giordano, che segna l’inizioufficiale dell’opera di Gesù. In quel momento si vede loSpirito di Dio scendere come una colomba, venire e rimaneresu di Lui, stabilendo un legame profondo, unico, intensotra Padre e Figlio. Lo stesso legame che vuole stabilire traDio e l’uomo.

Vi sono molti brani che rivelano l’azione dello Spirito (anchequando non è nominato direttamente) in Gesù, nella suamissione Vi si affida completamente e da Lui riceve sapienzaper insegnare, potenza per guarire, passione e gioia perpregare Dio Padre.Il concepimento verginale di Maria fu preannunciato daiprofeti “una vergine concepirà e partorirà un Figlio”. (Is.7,14)

Il dogma che sancisce la Fede della Chiesa in “Maria Madredi Dio” è proclamato nel Concilio di Efeso nel 341.La Fede nel concepimento verginale di Cristo offre motivodi scherno, sarcasmo e battute da parte di chi dice di noncredere o segue altre religioni, ma la chiesa, attraverso lafede, vede in essa la realizzazione dellepromesse fatte da Dio ad Adamo ed Evanel momento della cacciata dal Paradiso,e la pone tra i Misteri di Cristo che lalegano alla sua Pasqua.Alcuni obiettano che talvolta le scrittureparlano di fratelli e sorelle di Cristo. Lachiesa ha sempre ritenuto che tali passinon si riferissero ad altri figli della VergineMaria: infatti Giacomo e Giuseppe, “fratellidi Gesù” (Mt.13,55) sono i figli di unaMaria discepola di Cristo, la quale èdesignata in modo significativo come“l’altra Maria” (Mt.28,31) Si tratta diparenti prossimi di Gesù secondoun’espressione non inusuale nel VecchioTestamento. (Cat.Chiesa Catt.). Del restoancora oggi, come allora, nelle terre delMedio Oriente si usa chiamarsi fratellitra componenti dello stesso gruppo famigliare o dello stessoclan. Con la professione di Fede nel concepimento Verginale diMaria, la Chiesa confessa che Cristo, il Salvatore, è purodono gratuito di Dio, e non risultato umano. E questo perogni cristiano, anzi, per ogni uomo, deve essere fonte digioia e speranza perché la salvezza, in Cristo, è opera dellaforza vivificante e gratuita di Dio e non conquista dellepovere forze umane. Infatti ancora una volta la Chiesa ci

insegna che l’azione di Dio nella storia dell’uomo non èintesa come una pretesa che egli (l’uomo) si innalzi, peropere o meriti, verso Dio ma è Dio che si “abbassa” allacondizione umana per realizzare il suo piano di salvezza,“tanto da assumere la natura umana”.Tutto questo è passato per la risposta di Maria, per il “SI”della giovinetta di Nazareth impaurita e titubante ma sicurache “Nulla è impossibile a Dio.”

***Sul “perché” dell’Incarnazione, v. il CCC (Catechismo dellaChiesa Cattolica) ai paragrafi da 456 a 460; per una piùapprofondita comprensione del Mistero dell’Incarnazione,v. i paragrafi 461- 463; 470-478. È interessante conoscere alcune delle eresie con le quali siè negata di volta in volta, la vera divinità o la vera umanitàdi Cristo e come la Chiesa, attingendo alla sua consapevolezzadi fede e alla sacra Scrittura, ha risposto: si possono utilmenteleggere i paragrafi 466-469.NB: se non si possiede il testo del CCC, li si può trovare sulsito internethttp://www.vatican.va/archive/ITA0014/_INDEX.HTM

B - PER LA VITA

CCC 484- L’Annunciazione a Maria inaugurala «pienezza del tempo» ( Gal 4,4 ), cioè ilcompimento delle promesse e delle preparazioni.Maria è chiamata a concepire colui nel qualeabiterà «corporalmente tutta la pienezzadella divinità» ( Col 2,9 ). La risposta divinaal suo «Come è possibile? Non conosco uomo»( Lc 1,34 ) è data mediante la potenza delloSpirito: «Lo Spirito Santo scenderà su di te»( Lc 1,35 ).

“Com’è possibile?”: anche a noi vienespontaneo tale interrogativo quandocerchiamo di raccapezzarci intorno a questarealtà fondamentale della nostra fede: il

concepimento di Gesù dallo Spirito santo. Anche noi, comeMaria, siamo invitati ad affidarci a Lui, alla sua luce, allasua grazia. Non perché possiamo capacitarci del Mistero- non ci è possibile, ora - ma perché ad esso ci affidiamo,consapevoli che la potenza di Dio, la quale può fare questoed altro, è molto più grande, infinitamente di più, dellanostra capacità di comprensione.

“Com’è possibile?”: anche di fronte alla chiamata di Dio,alle esigenze della fede, alle prove della vita questa domanda

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può sgorgare, in tal caso come frutto del nostro smarrimento.Anche questa volta la risposta è la stessa di quella data aMaria: “Lo Spirito santo scenderà su di te…”. Ciò che èimpossibile all’uomo con le sue sole forze, non lo è per Dioquando l’uomo si “lascia fare” da Lui e lo invoca avendonel cuore la sincera disponibilità ad accogliere la sua azione.

485 - La missione dello Spirito Santo è sempre congiunta eordinata a quella del Figlio [Cf Gv 16,14-15 ]. Lo SpiritoSanto, che è «Signore e dà la vita», è mandato a santificareil grembo della Vergine Maria e a fecondarla divinamente,facendo sì che ella concepisca il Figlio eterno del Padre inun’umanità tratta dalla sua.

Anch’io posso essere grembo che lo Spirito santo viene asantificare e a fecondare, perché in me, dalla mia naturaumana venga generato il Cristo e in me egli riceva forma(Gal. 4,19); a Maria questo è toccato in maniera unica, aciascuno di noi è possibile in quanto formiamo la Chiesa,Corpo attraverso cui Cristo continua la sua presenza “fisica”;

di questo corpo siamo membra (1Cor. 12; Ef. 4, 12.15-16,ecc.). Cristo può essere reso “visibile” e presente attraversome nella misura in cui, docile allo Spirito, compio le operedall’amore, nel nome di Lui.

486 - Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito comeuomo nel seno della Vergine Maria, è «Cristo», cioè unto dalloSpirito Santo, [Cf Mt 1,20; 486 Lc 1,35] sin dall’inizio dellasua esistenza umana, anche se la sua manifestazione avvieneprogressivamente: ai pastori, [Cf Lc 2,8-20 ] ai magi, [ Cf Mt2,1-12 ] a Giovanni Battista, [Cf Gv 1,31-34 ] ai discepoli[Cf Gv 2,11]. L’intera vita di Gesù Cristo manifesterà dunque«come Dio [lo] consacrò in Spirito Santo e potenza» (At10,38).

Come quella di Gesù, anche la mia esistenza si svolge sottol’azione dello Spirito santo. Imparo a invocarlo ogni giorno,affinché renda profonda la mia fede, certa la mia speranza,profonda la mia carità (s. Francesco), mi guidi nelle sceltee nei pensieri, mi renda testimone di Cristo.

* Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di pregare perconoscere la volontà di Dio, per avere l’amore che ciinsegna ad accettare la volontà di Dio, per come farela volontà di Dio.

* Questo fare la volontà di Dio è obbedienza. Gesùvenne a fare la volontà del Padre suo e la fece sino al-la morte, alla morte in croce. « Si faccia di me secon-do la tua parola », fu la risposta che Maria ha fattoanche a nome nostro. Il modo più sicuro per giun-gere a una vera santità e al compimento della nostramissione di pace, di amore e di gioia è la via del-l’obbedienza.

* Fedeltà nelle piccole cose, non per interesse per-sonale - questa sarebbe l’opera di menti meschine -ma per uno scopo più grande, che è fare la volontà diDio, che devo rispettare anche nelle piccole cose.Sant’Agostino dice: « Le piccole cose sono poca cosaeffettivamente, ma l’essere fedeli nel poco èimportante». Non è, infatti, Nostro Signore altret-tanto presente in una piccola ostia come in unagrande? La più piccola delle regole contiene lavolontà del Signore quanto i grandi impegni della

vita.* La gioia è la migliore difesa contro le tentazioni. Ildemonio è portatore di polvere e sudiciume; si servedi ogni occasione per scagliarci contro quello che ha.Un cuore lieto sa come difendersi da questo sudiciu-me. Gesù può prendere pieno possesso della nostraanima soltanto se essa si abbandona a lui con gioia.« Un santo triste è un tristo santo-», era solito direSan Francesco di Sales. Santa Teresa era preoccupa-ta per le sue Sorelle solamente quando vedeva una diesse perdere la gioia.

* La gioia è preghiera, la gioia è forza, la gioia èamore, una rete d’amore con la quale puoi catturarele anime. Dio vuol bene a chi dona in letizia. Egliconcede il massimo a chi dona con gioia. Se nelvostro lavoro incontrate delle difficoltà e le accettatecon gioia, con un grande sorriso - in questo lavorocome in ogni altra opera buona - essi vedranno levostre buone opere e glorificheranno il Padre. Ilmodo migliore per mostrare la vostra gratitudine aDio e alla gente è di accettare ogni cosa con gioia. Uncuore gioioso è il risultato logico di un cuore chebrucia d’amore.

continua da pag. 11

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Sono figli di Dio, con il Battesimo: 24 Maffei Daniele

da Alessandro e Massetti Antonella b. 16 maggio

25 Imberti Ilenia Mariada Dario Massimiliano e Formenti Silvia b. 13 giugno

26 Ferrandi Lucada Roberto e Salvati Valeria b. 13 giugno

27 Astori Valentinada Attilio e Stefani Milena b. 13 giugno

28 Orizio Oscar Fausto Giuseppeda Federico e Zambelli Caterina b. 13 giugno

29 Tornello Margheritada Alessandro e Niec’ Caterina b. 13 giugno

Hanno consacrato il loro amore davanti all’altare del Signore:Rossini Mario e Magliulo Giuseppina il 15 maggio

Trinca Silvio e Cadei Ilaria il 22 maggio

Zanotti Claudio e Valentino Nicoletta il 23 maggio

Calani Marco e Bulgari Roberta il 29 maggio

Braghini Fausto e Menassi Anna il 4 giugno

Pagani Maurizio e Castelli Maria Elisa il 18 giugno

Troli Fabio e Cirimbelli Stefania il 19 giugno

Moretti Damiano e Volpi Stefania il 26 giugno

Ci hanno preceduto nell’eternità:20 Ramera Luigia, di anni 72 18 maggio

21 Messali Pietro, di anni 90 4 giugno

22 Pagani Adelchi, di anni 63 7 giugno

23 Faustini Rina 11 giugno

Comunità in camminoComunità in cammino

Vita della Comunità10 MAGGIO – 27 GIUGNO 2004

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Calendario liturgico - pastoraleLUGLIO

4 - Domenica XIV del Tempo Ordinario o “per Annum” (Sett. II)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò adue a due avanti a sè in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Dicevaloro: «La messe è molta ma gli operai sono pochi. Pregate dunque ilpadrone della messe perché mandi operai per la sua messe» . (Lc. 10, 1-2)

Ricorre il 4° centenario della posa della prima pietra della nuova chiesa Cattedrale diBrescia.

Già anticipati i festeggiamenti a domenica scorsa, 27 giugno, ricorre oggi il 50° anniversario di ordinazione didon Battista Piccinotti. Si vedano le pagine dedicate a tale ricorrenza nell’inserto di questo numero del bollettino.Ricordiamo don Battista nella preghiera.

ore 11.45 Celebrazione comunitaria del Battesimo

NB: si ricorda che il pomeriggio di ogni domenica ha luogo il momento di preghiera per coloro che, avendonela possibilità, vogliono onorare più intensamente il Giorno del Signore. A partire da oggi, fino alla prima domenicadi settembre, esso viene celebrato alle ore 16,00 anziché alle ore 15,00.

7 – mercoledì ore 20,00 s. Messa al cimitero, che sostituisce quella delle 16,30

11 - Domenica XV del Tempo Ordinario (Sett. I)

Un dottore della legge disse a Gesù: «Chi è il mio prossimo?». Gesù rispose:«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti…(parabola del buon Samaritano) Va’ e anche tu fa lo stesso» (Lc. 10,25-26.17)

14 – mercoledì ore 20,00 s. Messa al cimitero, che sostituisce quella delle 16,30

18 -Domenica XVI del Tempo Ordinario (Sett. II)

Gesù disse: “Marta, Marta tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, mauna sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore,che non le sarà tolta”... (Lc. 10, 41)

ore 16,45 celebrazione comunitaria del Battesimo

21 – mercoledì ore 20,00 s. Messa al cimitero, che sostituisce quella delle 16,30

22- giovedì s. Maria Maddalena, discepola del Signoore e prima testimone della Risurrezione

23- venerdì S. BRIGIDA DI SVEZIA, compatrona d’Europa, festa

25 - Domenica XVII del tempo ordinario (s. Giacomo, apostolo) (Sett. III)

Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finitouno dei discepoli gli disse: “Signore insegnaci a pregare... “. Ed egli disseloro: “Quando pregate, dite: Padre nostro...” (Lc. 11, 1-2)

26 - lunedì Ss. Gioacchino ed Anna, genitori della B.V. Maria, memoria.

ore 8,30 s. Messa distinta

Anniversario della morte del vescovo Mons. Morstabilini (1989). Lo ricordiamonella preghiera.

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28 – mercoledì ore 20,00 s. Messa al cimitero, che sostituisce quella delle 16,30

31 – Sabato A mezzogiorno si apre il tempo per l’acquisto dell’indulgenza plenaria del “Perdond’Assisi”, fino a tutto domani (v. pag. 19).

AGOSTO

1 - Domenica XVIII del tempo ordinario (Sett. I)

Gesù disse: “Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anchese uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”. (Lc. 12,15)

ore 11.45 Celebrazione comunitaria del Battesimo

4 – mercoledì ore 20,00 s. Messa al cimitero, che sostituisce quella delle 16,30

5 - giovedì Dedicazione della Patriarcale Basilica di S. Maria Maria Maggiore in Roma, la più anticachiesa dedicata, in Occidente, alla B.V. Maria, memoria facoltativa a noi cara, in quantoricorre la festa della Madonna della Neve, presso il santuario della nostra Zona, ad Adro

Primo giovedì del mese: giornata parrocchiale di preghiera per le vocazioni; dopo lamessa delle ore 8.30 esposizione del ss. Sacramento con adorazione comunitaria;adorazione privata fino alle ore 12.00

6 - venerdì TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE, festa - Primo venerdì del mese. Anniversario della morte del Servo di Dio Paolo VI, papa bresciano (1978)

8 - Domenica XIX del tempo ordinario (Sett. II)

Gesù disse ai suoi discepoli: “Siate pronti con la cintura ai fianchi e le lucerneaccese, siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze,per aprirgli subito, appena arriva e bussa”. (Lc. 12, 35-36)

9 – lunedì S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE (Edith Stein), compatrona d’Europa, festa

10 – martedì S. LORENZO, diacono e martire, festa

11 – mercoledì ore 20,00 s. Messa al cimitero, che sostituisce quella delle 16,30

15 – Domenica (XX p. A.) ASSUNZIONE della BEATA VERGINE MARIA, solennità (Sett. III)

Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la lunasotto ai suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle Era incinta e gridavaper le doglie e il travaglio del parto. (Ap. 12, 1-2).

ore 9,00 s. Messa solenneore 17,30 s. Rosarioore 18,00 canto del Vespro e benedizione eucaristica; segue la Messa vespertina

16- Lunedì S. Rocco, memoria devozionalele ss. Messe vengono tutte celebrate nella chiesa dell’Oratorio femminile.

18 – mercoledì ore 20,00 s. Messa al cimitero, che sostituisce quella delle 16,30

22- Domenica XXI del tempo ordinario (Sett. I)

Gesù disse: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico,cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno”. (Lc. 13, 24)

24 – martedì S. BARTOLOMEO, apostolo, festa

25 – mercoledì ore 20,00 Si concludono le celebrazioni estive della s. Messa al cimitero.

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28 – Sabato S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa, memoria

29 - Domenica XXII del tempo ordinario (Sett. II)

Gesù disse: “Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; esarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tuaricompensa alla risurrezione dei giusti”. (Lc. 14, 13-14)

Ricorre la memoria del Martirio di s. Giovanni Battista. Le ss. Messedelle 7,00, delle 11,00 e delle 18,30 vengono celebrate in Pieve.

SETTEMBRE

2 – giovedì Primo del mese: giornata parrocchiale di preghiera per le vocazioni; dopo la messa delleore 8.30 esposizione del ss. Sacramento con adorazione comunitaria; adorazione privatafino alle ore 12.00

3 - venerdì primo del mese, dedicato alla devozione al s. Cuore di Gesù

5 - Domenica XXIII del tempo ordinario (Sett. III)

Gesù disse: “ Se uno viene a me e non mi preferisce a suo padre, sua madre,alla moglie, ai figli, ai fratelli, alle sorelle e perfino alla propria vita nonpuò essere mio discepolo”. (Lc. 14, 26)

ore 11,45 celebrazione comunitaria del BattesimoNB: ancora per questa sera la Messa vespertina festiva viene celebrata alle ore 18,30; a partire da sabato, essa torna al consueto orario delle ore 18,00.

8 – mercoledì NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA, sol. titolare della Parrocchia

Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato“Emmanuele”, che significa “Dio con noi”.

al mattino sante Messe alle ore 7,00 e 8,30ore 16,00 benedizione dei bambiniore 19,30 canto del vespro e benedizione eucaristicaore 20,00 S. Messa distinta

11- sabato a partire da questa sera, la messa vespertina festiva viene celebrata alle ore 18,00.

12 - Domenica XXIV del tempo ordinario (Sett. I)

Gesù disse: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: “Padre,dammi la parte del patrimonio che mi spetta”. E il padre divise tra loro lesostanze. Dopo molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì perun paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto”. (Lc. 15,11-13)

ore 15,00 preghiera pomeridiana domenicale

NB.: da oggi l’incontro di preghiera e catechesi domenicale torna al suo consueto orario.

14 – martedì ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE, festaore 18,00 s. Messa presso la Croce di Coccaglio, sul monte, tempo permettendo

15 – mercoledì B.V. Maria addolorata, memoriaore 20,00 s. Messa nella chiesetta dell’Oratorio femminile.

19- Domenica XXV del tempo ordinario (Sett. II)

Gesù disse: “Nessun servo può servire e due padroni: o odierà l’uno eamerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Nonpotete servire a Dio e a mammona (al denaro)”. (Lc. 16, 13)

Comunità in cammino

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ore 15,45 celebrazione comunitaria del Battesimo

21 - martedì S. MATTEO, apostolo ed evangelista, festa

26 - Domenica XXVI del tempo ordinario (Sett. III)

Gesù disse ai farisei: “C’era un uomo ricco che vestiva di porpora e di bisso etutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante di nome Lazzaro,giaceva alla sua porta coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello checadeva dalla mensa del ricco”. (Lc. 16, 19-21)

28 - martedì Beato Innocenzo da Berzo, sacerdote cappuccino bresciano, memoriafacoltativa29 - mercoledì ss. Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele, festa

Luglio, mese del preziosissimo Sangue di Cristo. Questa devozione verrà vissuta attraverso la preghiera che precede la Messa feriale: - il lunedì e il venerdì: in luogo del s. Rosario verrà recitata la coroncina del Preziosissimo Sangue- tutti i giorni, eccetto il sabato e nelle memorie a Lei dedicate, verranno recitate, le litanie del preziosissimo Sangue al posto di quelle della B. Vergine.

L’indulgenza del “Perdon d’Assisi”Legata alla chiesetta della Porziuncola in S.M. degli Angeli ad Assisi, fu concessa a san Francesco, dietro suarichiesta, dal papa di allora. Col tempo fu estesa a tutte le chiese parrocchali.

L’indulgenza può essere ottenuta per sé o, più caritatevolmente, per undefunto.

Condizioni richieste: 1 - Confessione e Comunione Eucaristica (per favorire la confessione nel

pomeriggio di sabato 31 luglio sarà presente il confessore forestiero).2 - Preghiera secondo l’intenzione del Sommo Pontefice (almeno un Pater,

un’Ave e un Gloria). L’adempimento di queste due condizioni non è legato al giorno; sipossono adempiere anche nei giorni precedenti o seguenti entro lasettimana.

3 - Visita alla chiesa parrocchiale, oltre, s’intende, quella a motivo della partecipazione alla Messa. Tale visitadeve essere compiuta nel tempo prescritto che inizia dal mezzogiorno del 31 luglio e si estende a tutta ladomenica seguente; nella visita si deve recitare almeno il Padre nostro e il Credo.

4 - Reale distacco dai peccati, non solo mortali, ma anche veniali. Come già è stato ricordato, l’indulgenza si puòapplicare anche ai defunti a modo di suffragio. Si può acquistare una sola volta.

«L’indulgenza che la Chiesa elargisce ai penitenti, è la manifestazione di quella meravigliosa Comunione dei Santi, che, nell’unicovincolo della carità di Cristo, misticamente congiunge la Beatissima Vergine Maria e la Comunità dei fedeli, o trionfante incielo o vivente nel purgatorio o pellegrina in terra. Difatti l’indulgenza che viene concessa per mezzo della Chiesa, diminuisceo cancella del tutto la pena dalla quale l’uomo è in certo modo impedito di raggiungere una più stretta comunione con Dio.Perciò il fedele pentito trova un aiuto efficace in questa speciale forma di carità della Chiesa per poter deporre l’uomo vecchioe rivestire l’uomo nuovo “il quale si rinnova nella sapienza secondo l’immagine di Colui che lo creò”» (Col. 3, 10).

(Paolo VI, Epist. Sacrosantae Portiunculae 14 luglio 1976)

Assisi, S. Maria d. Angeli: la Porziuncola

Comunità in cammino - Diocesi

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Nel mese di maggio di questo anno è ricorso il quartocentenario della posa della prima pietra della cattedrale,detta anche Duomo Nuovo, di Brescia: esattamente il 12maggio 1604.Il Vescovo ha voluto dare un particolare significativocelebrativo a questo avvenimento che cade nel mezzodella sua visita pastorale all’intera Chiesa diocesana. Nelcontesto dell’impegno della chiesa per una evangelizza-

zione rinnovata e nel desiderio che la fede cristiana vengatrasmessa alle nuove generazioni (vedi il nuovo camminodi iniziazione Cristiana) è importante comprendere ilsignificato religioso e storico di questo simbolo straordi-nario della presenza della Chiesa di Dio nel territorio diBrescia attorno al proprio vescovo; egli rappresenta la suaunità e il suo legame apostolico con la Chiesa cattolica,universale.

Il vescovo Marino Giorgi, all’inizio del Seicento, decise disostituire la Cattedrale di San Pietro de Dom con lanuova Cattedrale. La posa della prima pietra, nella zonadell’abside, avvenne precisamente il 12 maggio 1604. Ilavori cominciarono subito e continuarono intensi finoal 1630 circa, la parte costruita era quella del presbiterio;i lavori poi, di fatto, vennero sospesi per molte ragioni eripresero a metà circa del Settecento con la presenza delcardinal Querini. In questo secolo venne costruito tuttoil resto della Cattedrale, ad eccezione della cupola, eleva-ta un secolo dopo, nel 1820 circa, durante l’episcopato dimons. Gabrio Maria Nava. La definitiva consacrazionedel tempio avvenne il 4 luglio 1914 ad opera del vescovoGiacinto Gaggia. La nostra Chiesa Cattedrale quindi è ilrisultato del lavoro e dell’impegno durato qualche secolo! Si resta ammirati per la sua grandezza; per la superba

altezza della cupola, ottanta metri; per la bellezza archi-tettonica dell’insieme. Ma, il credente, soprattutto,ammira la ricca testimonianza di fede di tante generazio-ni di cristiani che hanno preceduto la nostra. Più di ognialtra cosa, le due Cattedrali di Brescia (Duomo Vecchio eDuomo Nuovo), sono la ricca testimonianza della storiadel cristianesimo a Brescia.

La Chiesa Cattedrale è un grande segno (quasisacramento) della presenza reale della Chiesa diCristo, mediante il vescovo, successore degli apo-stoli, nella nostra realtà e storia locale. È nellaChiesa Cattedrale che il vescovo svolge in modoeminente e permanente la sua missione profetica,sacerdotale e regale; è nella Cattedrale che primeg-gia la cattedra magisteriale del vescovo; è nellaCattedrale che il vescovo consacra gli olii santi eordina i nuovi diaconi, presbiteri e vescovi per lastessa chiesa. È nella cattedrale che prendono corpo tutte le ini-ziative che danno visibilità alla multiforme presen-za pastorale della nostra Chiesa particolare. Èmolto utile quindi celebrare un anno giubilare che

serva a scoprire la ricchezza spirituale della nostra Chiesabresciana. Non sarà solo un anno celebrativo; le varie ini-ziative favoriranno una conoscenza sempre più profondadei vari aspetti teologici, culturali, storici, pastorali delleChiese Cattedrali (Duomo Nuovo e Duomo Vecchio) chela diocesi diBrescia si onoradi avere. Tutta ladiocesi, tutta lacittà riscopriran-no ancora di piùquanto è bello,attraverso il segnodella Cattedrale,fare parte dellaChiesa di Cristo:una, santa, catto-lica, apostolica,romana.

Quattrocento anni fa la prima pietra della Cattedrale

“Segno” della storia della fede

libero adattamento dal “Paginone” de LA VOCE DEL POPOLO N° 7 - 13 febbraio 2004

Comunità in cammino - vita parrocchiale

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Abbiamo appena concluso il pellegrinag-gio dei chierichetti a Roma e mi è sembra-to giusto dare ai fanciulli e ragazzi checompongono il Gruppo Ministranti sanDomenichino di Coccaglio la possibilità diraccontare, a loro modo, questa forte espe-rienza. Sono i nostri ragazzi che ci parlanoed è la loro gioia che traspare da questeparole. Ringraziamo Aftamu, Federico,Stefano, Michele, Nicola, Luca, Matteo,Giuseppe, Luca e Lorenzo che ci hannoaiutato a vivere questa esperienza comeCammino di Fede e di Gioia a servizio diCristo e della Sua Chiesa. Ringraziamoanche coloro che ci hanno fatto pervenire,spontaneamente, le loro testimonianze.Buon divertimento!

DIARIO DI BORDO

Lunedì 14 siamo partiti da Coccaglio alle 5…un po’ trop-po presto… e ci siamo fermati a santo Stefano di Rovatoper prender su le chierichette ed il loro prete donGiuseppe. Siamo arrivati a Loreto verso le 10 ( credo per-ché stavo dormendo) e abbiamo visto una suora di clau-sura di Coccaglio. Poi siamo andati a vedere il santuariodella Madonna nera, Gianluca ci ha detto tante cose, poisiamo andati a salutare il vescovo mons. Comastri che ciha dato un regalo. Poi siamo partiti per Roma e siamoarrivati alla sera. Abbiamo servito messa e abbiamo man-giato tanto. Le suore ci hanno preparato tante cose.

Martedì 15 ci siamo svegliati alle 7, fatto colazione esiamo partiti per il centro di Roma. Abbiamo visto ilColosseo, ci siamo entrati, abbiamo fatto tante foto,Gianluca ha detto ancora tante cose e abbiamo visto l’ar-co di non mi ricordo il nome ( Costantino - red.), ilCampidoglio, i Fori di Roma …tutti rotti e l’Altare dellaPatria dove hanno messo i nostri soldati uccisi in Irak.Abbiamo visto anche tutte le piazze importanti di Romae le abbiamo viste tutte a piedi. Siamo arrivati in albergoche eravamo molto stanchi, però la sera alle 9 siamoandati a vedere Roma di notte.Mercoledì 16 ci siamo alzati ancora molto presto perché

avevamo l’udienza col Papa. La notte non ho dor-mito. Siamo partiti in fretta, arrivati in piazzasan Pietro ci hanno controllati tutti con una cosache segna se abbiamo le pistole ( metal detector- red.), poi ci siamo messi la veste e la cotta edabbiamo aspettato il Papa. Il sole era caldissimoma il Papa è arrivato su una macchina e l’abbia-mo visto da vicinissimo, ci hanno fatto la foto,poi ha iniziato a predicare. Quando è finito tuttosiamo andati a mangiare. Poi nel pomeriggio unvescovo amico di Cico e Gianluca( mons.Formenti, che non è vescovo - red.) ci ha spiega-to molte cose su san Pietro, abbiamo visto la basi-lica e siamo saliti sulla cupola. Che bel panorama ma quanti gradini per salire,io ero stanco morto. Dopo siamo andati in alber-go e abbiamo mangiato. La sera sono andato a

II LL PELLEGRINAPELLEGRINA GGIOGGIO DEIDEI MINISTRANTIMINISTRANTI AA RROMAOMA

a Loreto, con mons. Comastri

davanti a S. Giovanni in Laterano

Comunità in cammino - vita parrocchiale

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mangiare il gelato in piazza con la metro.Giovedì 17 ci siamo svegliati prestissimo e siamo partitiper san Paolo, una volta scesi Gianluca ci ha detto moltecose e ci ha fatto visitare tutto. Siamo andati alle cata-combe: è un posto dove i cristiani si nascondevano e met-tevano i morti. Poi siamo andati a vedere la Fosse

Ardeatine dove sono morte molte persone nella SecondaGuerra Mondiale. Che impressione. Nel pomeriggiosiamo andati a san Giovanni e santa Maria Maggiore.Abbiamo visto le reliquie della croce di Gesù e abbiamofatto la Scala santa. Alla sera le suore ci hanno fatto unagrande festa.Venerdì 18 è il giorno della partenza ci siamo alzati alle 6e siamo partiti per Assisi. Arrivati don Giovanni ci hadetto molte cose su san Francesco. Abbiamo detto lamessa e siamo andati a mangiare al ristorante. Poi siamopartiti per Coccaglio. Sul pullman abbiamo sentito lapartita.

PENSIERI …rubati

“ Spero tanto di ritornare ancora a Roma perché mi sonodivertito tanto e ho visto tante cose belle. Anche se hocamminato un po’ troppo e mi sono stancato”

“ La cosa che mi è piaciuta di più di Roma è stato ilColosseo e la cupola di san Pietro. Non dimenticherò maiquesto viaggio perché ho anche visto il Papa. Spero che laprossima volta ci fermeremo ancora a Roma”.

“ Roma è stata bella e non ho visto mai una città cosìgrande e bella. Però è tutta rotta. Anche il Colosseo ètutto rotto. Gianluca ci ha detto tutta la storia di Roma eanche del Colosseo, però a me il Colosseo non è piaciutoperché è rotto anche dentro e non ho visto i leoni.”

“ Non dimenticherò mai il Papa che ci ha detto tante cosebelle. Era lontano però lo sentivo vicino a me”

“ Mi è piaciuto tanto il viaggio a Roma, mi è piaciuto tan-tissimo il Colosseo, il cupolone di san Pietro, la piazzasuper grande e la sua chiesa di san Pietro. Ho visto anchele catacombe, dove i cristiani seppellivano i morti, li misono molto divertito quando Gianlu usciva da dei buchinel muro ( loculi - red.-) per far spaventare le mamme etutti gli altri. Che ridere…”Ci è arrivata questa breve letterina scritta da un nostro chieri-chetto. Sono poche righe, però degne di essere lette ed interiorizza-te. Veramente, nelle cose piccole e semplici, si vede la grandezzadell’uomo.

Il piccolo clero in visita alla città di Roma

Ho sognato per molto tempo di poter visitare Roma cheho sempre pensato fosse una città magnifica. Finalmente,quest’anno,ho potuto vederla grazie alla gita organizzataper noi chierichetti. Quando l’ho vista volevo subito visi-tare il Colosseo perché ne avevo sentito parlare molto.Così, martedì, è stata per me una giornata ricca di emo-zioni. Il Colosseo mi è sembrato molto più grande dicome me lo aspettavo e grazie alle spiegazioni della nostra“super guida” che, quando non era impegnato a farmidispetti dava delle spiegazioni a dir poco esaurienti, hocapito il motivo del nome di questo monumento.Abbiamo anche potuto vedere il Santo Padre da vicinonell’udienza del mercoledì. Tutti noi eravamo in abito dasanta Messa Solenne. Alcuni di noi sono saliti sullaCupola della Basilica di San Pietro mentre altri non nehanno avuto il coraggio e sono andati a visitare altremeraviglie.Posso dire che la meraviglia più meraviglia di Roma èRoma stessa.

nel carcere Mamertino, ove, secondo la tradizione, Pietro e Paolosono stati tenuti prigionieri, prima di subire il martirio.

la simpatica festa di saluto da parte delle suore che ci hanno ospitato

Comunità in cammino - vita parrocchiale

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La preparazione remota della Missione ha visto ilConsiglio Pastorale Parrocchiale impegnato, finora, inquattro incontri, da novembre dello scorso anno, concolui che ne sarà il Direttore, p. PalmiroDelalio OMI. Tali incontri erano apertianche alle persone che vi erano interes-sate. Nel frattempo, anche il responsabi-le del settore giovanile ha tenuto unpaio di incontri con alcuni dei nostriadolescenti e giovani.

Definiti i Centri di Ascolto e individua-tene le sedi, tra aprile e maggio ha presoavvio la preparazione prossima con larichiesta dell’ospitalità da parte dellefamiglie o degli enti che li accoglieran-no. Desidero esprimere gratitudine perla quasi generale disponibilità che horiscontrato.

Cosa resta da fare? A modo di premes-sa, ricordo che la prima settimana diMissione sarà caratterizzata, oltre chedalle tre serate di Centro d’Ascolto,dalla visita alle famiglie dellaComunità. Si tratta dunque di:

- trovare persone che possa-no offrire ospitalità per la notte aiMissionari (ricordo che si tratterà dipreti, suore e laici); qualche persona giàsi è fatta avanti, ne occorrono altre cheper una o due settimane possano mette-re a disposizione una stanza con il lettoe, a garanzia della riservatezza sia di chiospita, sia di chi viene ospitato/a, un bagno indipenden-te ad essa attiguo; da fornire è il solo alloggio, non il vitto;

- costituire un gruppo di persone che provve-dano alla preparazione dei pasti che i Missionari con-sumeranno insieme;

- aprire un ufficio di segreteria della Missione,con qualche persona che vi possa dedicare qualche ora;curare la distribuzione della comunicazione e del prossi-mo numero del bollettino ad ogni famiglia;

- dare avvio alla pre – visita: vi dovrà essere unfolto gruppo di persone volonterose che passino dicasa in casa a fissare l’appuntamento di ciascuna fami-glia che lo/a vorrà accogliere con il Missionario o laMissionaria. Si tratta di un lavoro grosso, molto impor-

tante e anche delicato. Chi lo svolgerà fornirà allaMissione il più prezioso contributo e sperimenterà eglistesso l’essere missionario/a. Già questo sarà un frutto

della Missione: credenti che si accostano adaltre persone e si fanno carico di incontrar-le per parlare di qualcosa che riguarda lavita di fede....Chi è disponibile, si faccia vanti!

Sono molti, come vedete, i modi in cui cia-scuno può contribuire alla Missione, oltreche quello, fondamentale, della propria par-tecipazione e del proprio coinvolgimentoquando essa si svolgerà.

Poiché non deve assolutamente accadereche ci sia chi rinuncia alla possibilità del-l’incontro personale o familiare con colui ocolei che il Signore ci manda perché nonpuò o non vuole corrispondere del denaro,urge ripetere un chiarimento: i Missionarinon verranno né a chiedere denaro, né a rac-coglierne per sé o per altri, neanche per iterritori di missione; non solo: nemmenopotranno accettare offerte, a qualsiasi tito-lo. Perciò nessuno deve preoccuparsi dimettere da parte offerte per quando riceveràla visita del missionario o della missionaria.Alle necessità dei Missionari provvederà laParrocchia; perciò se qualcuno, come già staaccadendo da tempo, desidera offrire uncontributo per la Missione Parrocchiale, lopuò dare alla Parrocchia, indicando loscopo dell’offerta.

Si tratta di una delle cose fondamentali da capire: laMissione non consiste nella raccolta di fondi da partenostra, dati i quali ci sentiamo a posto: aprire il portafo-gli può costituire un alibi per non compromttersi di per-sona. La Missione è invece offerta di un’occasione diGrazia da parte del Signore, che ci donerà un segno parti-colarmente intenso della sua Presenza d’amore, alla qualesiamo chiamati ad aprire la vita. Tale grazia vogliamo accogliere accogliendo i Missionarie l’invito agli appuntamenti con l’ascolto della Parola.

Continuo a chiedere a tutti la preghiera continua perchéil Signore, per l’intercessione della Beata Vergine Maria edei nostri santi Patroni, effonda il suo Spirito su noi tutti.

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la Missione: esperienza di Pentecoste

La Missione si avvicina a grandi passidi don Giovanni

6 giugno 2004: santa Cresima

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Comunità in cammino

Uno dei frutti concreti della Visita pastorale del Vescovoalla nostra Parrocchia e alla Zona “S. Carlo” dellaFranciacorta sarà la Festa Zonale della Famiglia, da luifortemente caldeggiata. Nella lettera da lui scritta a con-clusione della visita pastorale e da noi pubblicata a pun-tate, così ci ha scritto, parlando della famiglia:

“La pastorale familiare zonale si attivi per costituireuna “rete” di famiglie che le aiuti ad essere soggettoattivo e le porti a stimolare le autorità pubbliche adassicurare alle famiglie le condizioni necessarie per farfronte alle loro responsabilità. Auspico che la pastora-le familiare abbia un suo punto di riferimento annua-le zonale nella Festa della Famiglia”.

Perciò, Domenica 26 settembre terremo la primaFesta zonale della Famiglia.

Il tema di quest’anno, quanto mai eloquente suona così:SENZA FAMIGLIA NON C’È FUTURO.

Alla festa hanno già dato il loro contributo i ragazzi dellascuola media e i fanciulli delle classi elementari, i qualihanno elaborato dei disegni che, durante la festa, saran-no esposti quale colorato e festoso contributo alla rifles-sione.

La festa ha anche un suo “logo”: la bella icona (=immagi-ne) della santa Famiglia di Nazareth qui riportata; sulretro troviamo una preghiera scritta dal nostro Vescovoper la circostanza. Essa sarà distribuita alle famiglie.

Brevemente, ecco il progamma della Festa.- ritrovo alle ore 10.00 a Bornato presso l’Oratorio, nelPalazzetto: accoglienza e S.Messa; - camminata da Bornato all’oratorio di Calino, per ilpranzo al sacco; - nel pomeriggio intrattenimento fraterno e festoso congiochi e canti;- conclusione con la testimonianza di una coppia e ilsaluto del Vescovo.

Le famiglie di Coccaglio sono invitate a partecipare.

26 settembre 2004

Festa zonale della Famiglia

FAMIGLIAzona pastorale VI “ S.Carlo” - della Franciacorta

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Comunità in cammino

Il 16 maggio scorso il Papa ha proclamato sei nuovi santi,e tra questi una santa mamma e sposa: Gianna BerettaMolla. Gianna era nata il 4 ottobre 1922 a Magenta, dodicesimafiglia di una famiglia benestante.Aveva scelto gli studi di medicina soprattutto per realiz-zare il suo desiderio di aiutare il prossimo, di ridare gioiae serenità a chi soffre. Quando l’Italia uscì dalla guerra, come tanti giovani deltempo, anche Gianna si gettò nella mischia della rico-struzione con slancio e passione.Il suo campo privilegiato d’azione era l’Azione Cattolica,dove s’impegnò sia fra le giovanissime sia nella gioventùfemminile.

Numerose sono le testimonianze di questo periodo: unadelle sue ragazze ricorda: “Cercava sempre d’inculcaresublimi ideali; le ragazze ascoltavano con piacere, attira-te dal sorriso, dalla serenità che sempre trasparivano dalsuo volto” . Un’altra ragazza dice di lei: “Da Gianna impa-rai a conoscere Dio. Il cristianesimo autentico, non bigot-to, in lei vedevo la bontà di Dio. Una sua frase mi risuo-na sempre nelle orecchie e nell’animo: - I talenti che Dioci ha dato dobbiamo farli fruttificare, altrimenti li avreb-be dati a qualcun altro - ”.

Verso la fine del 1954 conobbe l’ingegnere Pietro Mollaed entro la fine di febbraio Pietro aveva già avanzato laproposta di matrimonio, che venne accolta con gioia daGianna. Durante il periodo del fidanzamento, scrissemolte lettere al suo futuro sposo, dalle quali traspare lagioia e la felicità per aver trovato la sua vocazione.Scriveva al suo fidanzato: - Voglio formare con te una famiglia vera-mente cristiana, un piccolo Cenacolodove il Signore si senta di casa e ci aiuti arealizzare i nostri progetti - .Non può immaginare l’amore coniugalese non aperto alla vita, e scrive ancora alfidanzato: - Vivendo così, Pietro, giornodopo giorno noi raggiungeremo quellasantità coniugale che Dio aspetta da noi-. Il futuro sposo dal canto suo segnava sulsuo diario: - Più conosco Gianna e più mipersuado che migliore incontro Dio nonpoteva donarmi -.

Il 24 settembre Pietro e Gianna si sposanonella basilica di Magenta.Nei sei anni e sette mesi di vita matrimoniale, Giannaebbe sei gravidanze. Dopo le prime tre conclusesi fatico-samente, ma bene, ebbe due interruzioni spontanee alsecondo mese.

In questi anni la vita familiare e professionale si svolseronella maniera più normale; salute, lavoro, famiglia dava-no anche a lei problemi, erano difficoltà a cui vannoincontro tante famiglie,ma lei seppe viverle in serenità edè proprio questo suo atteggiamento il senso della suasantità.

Di quegli anni il marito ricorda ancora: - Gianna pregavaper avere figlioli e ci faceva pregare per questo scopo-.All’inizio dell’ultima gravidanza, settembre 61, scoprì diavere un tumore all’utero: Si sottopose ad un interventocon l’assicurazione che non avrebbero messo a rischio lasalute della creatura che portava in grembo, tuttaviapoteva avere conseguenze gravi per la sua futura salute.Riuscì a portare a termine la difficile gravidanza affron-tandola con serenità e pregando il Signore di poter vive-re, pur essendo disposta a fare la Sua volontà.- Aveva veramente una fiducia infinita nella provvidenzadi Dio – dirà il marito dopo la sua morte.

Gianna, è bene ricordalo, era una donna che amava lavita, la sua famiglia, la sua professione di medico, la suacasa, la musica, il teatro, la montagna, i fiori.Dieci giorni prima della nascita del quarto figlio, Giannadisse al marito: - Se dovete scegliere tra me ed il bambino, nessuna esita-zione: scegliete – e lo esigo – il bambino, salvate lui-. Il 20 aprile 1962, venerdì di Passione, Gianna entra inospedale e dice: - Sono qui a fare il mio dovere di mamma,sono pronta a tutto pur di salvare la mia creatura-.

Sabato santo viene sottoposta a taglio cesareo in seguitoal quale nasce Gianna Emanuela.

I giorni seguenti saranno per lei un’agonialenta e dolorosa; durante un attimo di luci-dità, il mercoledì mattina chiede di tornarea casa per morire accanto ai suoi cari, nellacasa in cui aveva vissuto il sacramento delsuo amore. Morì il sabato mattina, 28 aprile 1962,dopo aver probabilmente udito per l’ultimavolta la voce dei suoi bambini al loro risve-glio. Durante la canonizzazione del 16 maggio2004, il Papa ricorda ciò che diceva di GesùGiovanni. – Avendo amato i suoi li amò fino alla fine-. Ed ha aggiunto: - Possa la nostra epoca

riscoprire attraverso l’esempio di Gianna la bellezza pura,casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come rispo-sta alla chiamata divina -.

Comunità in cammino

Gianna Beretta Mollaun nuovo modello per i genitori, una nuova sorgente di intercessione per le famiglie

di Federico e Miriam

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Le chiese – le sette – le religionia cura di don Francesco

I MormoniPoniamo una piccola precisazione teologica: mormone èil termine normalmente utilizzato in Italia per indicare ifedeli della Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli UltimiGiorni: un gruppo con sede centrale a Sold Lake City –USA. Questo termine deriva dal titolo del libro diMormoni, uno dei testi che il movimento ritiene sacriassieme alla Bibbia.Il fondatore di questa “chiesa” è Joseph Smith jr. ( 1805 –1844) che nel 1830 diede inizio a questo movimento chia-mandolo chiesa di Gesù Cristo però in seguito fu aggiun-ta anche la dizione dei santi dell’ultimo giorno.Joseph Smith avrebbe ricevuto l’ordine di fare ciò proprioda Dio in persone che gli sarebbe stato rivelato in visionecosì come gli sarebbero apparsi gli angeli, Gesù, gli apo-stoli ed altri personaggi ultraterreni. Secondo i mormoni,che ritengono Smith un profeta, la Bibbia non sarebbe unlibro affidabile per conoscere i misteri divini e nessunodella comunità cristiana conoscerebbe la verità rivelata,né agirebbe secondo i voleri di Dio. Perciò il Padre celesteavrebbe scelto una persona per annunziare la verità almondo e per fondare sulla terra l’unica vera chiesa. A con-fermare l’investitura dal cielo di Smith come profeta,sarebbe proprio il libro dei Mormoni che, secondo Smith,rinvenne sotto una collina ed era composto da pagine inoro e scritto in una lingua sconosciuta e narrava fattiavvenuti in America prima dell’arrivo di Colombo. Smithafferma di averlo tradotto in inglese grazie all’aiuto diDio ed è per questo motivo che gode di un’importanzamaggiore rispetto alla Bibbia, poiché essa è piena di erro-ri e fondamenti malvagi. Purtroppo non si conserva lacopia in oro del libro dei Mormoni poiché, secondoSmith, un angelo lo portò via. I seguaci di Smith sonoconvinti che Dio abbia parlato molte volte al loro “ profe-ta” perciò anche i testi che contengono le sue dottrine ( Dottrine, Allenaza e Parola di Gran Prezzo) sono ritenu-ti parola di Dio. Però questi insegnamenti non mancanodi una certa originalità, infatti:Dio Padre sarebbe stato, in un tempo lontano, un uomocome noi ma che viveva su un altro pianeta. Divenutodivino, al termine di un lungo cammino di perfeziona-mento, avrebbe dato forma al nostro universo ed unen-dosi con la Dea Madre avrebbe generato numerosi figlitra i quali Gesù, satana e noi. Il nostro compito è quellodi iniziare il cammino di perfezionameto che può con-durci a diventare dei e per conseguire tale risultato è

necessario seguire i dettami trasmessi attraverso il “profe-ta “ Smith ed il suo gruppo di seguaci.Si può celebrare in forma vicaria per i defunti i riti checonsentono di entrare a far parte della chiesa dei mormoniEsisteva la poligamia, poi abbandonata.Dopo la morte violenta di Smith, il movimento da luifondato subì alcuni scismi dando origine a diverso grup-pi che la pensavano a modo diverso sulle dottrine incul-cate. La Chiesa di Gesù Cristo e degli Ultimi Giorni è ilmaggiore movimento mondiale che svolge un’intensaattività di propaganda religiosa in quasi tutto il globo,soprattutto grazie all’aiuto dei giovani missionari volon-tari, i quali dedicano due anni per l’annunzio del messag-gio mormonico laddove i superiori gerarchici decidonodi inviarli. Il movimento dei Mor-moni è presente il Italiaa partire dagli anni’70 ed ora conta quasi20 mila adepti. ABrescia questo movi-mento possiede unacappella ( con annessilocali adibiti per gliincontri di catechesi ela piscina per i battesi-mi) in una traversa divia Milano.

Ma i Mormoni pos-sono definirsi cri-stiani?Se si analizzano consenso critico le dottrine professate dai mormoni, si deveconcludere che essi NON sono cristiani. Una difficoltàche si può incontrare nel formulare questo giudizio con-siste nell’utilizzo da parte loro di un linguaggio e diimmagini comunemente diffuse nel Cristianesimo, ( DioPadre, Gesù Cristo, la Bibbia, il Vangelo…) però con alcu-ne precisazioni ad esempio non credono nell’unico Dioche si è rivelato al popolo d’Israele prima, e poi in pienez-za a tutti gli uomini tramite Gesù Cristo; la salvezza nonè dono gratuito di Dio ma prodotto dell’impegno cheuna persona profonde per raggiungere i propri scopi divita; gli insegnamenti della Bibbia sono accolti solo quan-do coincidono con le dottrine impartite dalla gerarchiadel movimento, altrimenti vengono rifiutate.

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Una volta si imparava a morire guardando comesi comportavano coloro che affrontavano la

morte. A meno che non si trattasse di morte violen-ta o di incidente, si moriva nel proprio letto, circon-dati dai familiari. Il “morire bene” era uno ‘spettaco-lo’ edificante; il dovere di prepararvisi costituiva unelemento importante della predicazione e delladevozione privata.

Oggi, invece, si cerca di fuggire il pensiero dellamorte. Attorno a chi sta morendo si estende la con-giura del silenzio. Si ha paura dei tormenti dell’ago-nia; soprattutto si teme di morire in modo disuma-no, per via di malattie degenerative. Facilmente siinvoca la “morte dolce”, cioè l’eutanasia.

L’idea della malattia fa paura, perché porta con sé l’i-dea del dolore, dell’inefficienza, della bruttezza,della dipendenza, dell’impotenza e della morte: tuttiargomenti nei confronti dei quali si mettono in attomeccanismi di difesa, tra cui la paura e la fuga da ciòche toglie la padronanza di se stessi.Spesso si identifica la condizione di inguaribile con

quella di incurabile, anche se i pazienti sono sotto-posti a intense terapie. La malattia inguaribile pro-voca una profonda crisi dei valori personali e deisignificati esistenziali, a cui si collega la paura dellalenta agonia, della sofferenza, della alterazione del-l’immagine della persona.

Quando il decorso della malattia non si può correg-gere, bisogna affrontare la paura della propria deca-denza. È in genere il momento delle domande sulsenso della vita, del “perché dover soffrire”, del “ache serve tutto questo?” o anche “è possibile cheancora oggi non si possa far niente?”. È in genere ilmomento in cui si assapora la solitudine dinanzi algigante della malattia.

Alla disperazione personale si aggiunge il disagio deicongiunti, il più delle volte incapaci di sostenere ilprolungato stato di malattia, perché lasciati solinella gestione della situazione e questa solitudine èspesso accompagnata da un senso di impreparazio-ne e di inadeguatezza nei confronti della comples-sità dei bisogni del parente ammalato.

Esistono documenti storici che possono confermare levicende narrate nel libro dei Mormoni?Sebbene sono state spese molte energie per ricercarerisposte alle domande trattate in questo libro, non è stataritrovata nessuna prova oggettiva a garanzia inequivoca-bile che il libro sopra citato non sia altro che un’opera difantasia, come se fosse un romanzo privo di riscontri sto-rici. Giustamente i mormoni si dicono certi dell’autenti-cità e dell’esistenza di questo libro e dell’intuizionesoprannaturale del movimento, perché a ciò li condur-rebbe un moto interiore che diventa come una confermadivina che mette a tacere ogni dubbio sul fatto che JosephSmith jr. fosse un grande profeta mandato da Dio. Cosa

dire a questo punto, be non si può che incassare il fattoche alcune persone siano convinte della loro scelta di fedee si sforzino di vivere onestamente seguendo le indicazio-ni morali che ritengono affidabili. Il riconoscimento dellacorrettezza personale però non deve comportare la rinun-cia ad annunziare il Vangelo di Gesù nella sua integrità,senza manomissioni, tanto meno può giustificare erroridottrinali ed il rifiuto di usare la ragione critica ( che èdono di Dio) nel valutare le proprie convinzioni.

Servire la vita di fronte a chi soffre e muore

OBIETTIVO VITA

di Stefano Pedalino

Comunità in cammino

Comunità in cammino

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A tutto ciò si aggiunge la difficoltà, di carattere cul-turale, di affrontare il tema della morte negli ambitidella comunicazione sociale: il discorso sul possibilesenso del morire rischia di essere subito eliminatocome sconveniente. La cultura non trova più paroleper esprimere la morte e questo isola il morentedalla comunicazione umana, precipitandolo in unasolitudine maggiore proprio nel momento in cuiavrebbe più bisogno della relazione umana per laricerca del significato di ciò che sta vivendo.

La paura della malattia diviene un tutt’uno con lapaura del dialogo con se stessi e con gli altri. In gene-re si ricorre a farmaci affinché questi momenti siano“senza dolore” perché, sebbene per alcuni ci sia ilvuoto oltre l’esistenza e per altri l’eternità, per ognu-no la decadenza fisica e mentale è immane sofferen-za e assicurare una dignità agli attimi più dolorosidella vita è un atto dovuto.

È a questo punto, nell’esasperato desiderio di lenireil più possibile le sofferenze del malato, che si insi-nua l’idea di accelerarne la morte e anche a livellosociale si profila una crescente accettazione dell’eu-tanasia, tanto che essa è stata legalizzata in alcunipaesi europei. Il problema dell’eutanasia è latente damolto e i suoi fautori non perdono occasione perriproporne la legalizzazione in forme più o menoesplicite.

Così si è espresso Giovanni Paolo II, rivolgendosi aipartecipanti al 54° Corso di aggiornamentodell’Università Cattolica, il 6 settembre 1984:

“Come si è già verificato per l’aborto, la condanna

morale dell’eutanasia resta inascoltata ed incomprensibi-

le per coloro che sono impregnati, talora anche incon-sapevolmente, da una concezione della vita inconci-liabile con il messaggio cristiano, anzi con la stessadignità della persona umana, correttamente intesa.

È chiaro che là dove una cultura che astrae dalla tra-

scendenza ha preso piede, nel vissuto di persone e digruppi sociali, paradossalmente può apparire logicoe “umano” porre fine “dolcemente” alla vita propria

o altrui, quando essa riservasse solo sofferenze emenomazioni gravi. Ma questo è in realtà assurdo edisumano.

L’impegno che si impone alla comunità cristiana in talecontesto socioculturale è più che una semplice con-danna dell’eutanasia, o il semplice tentativo di osta-colarne il cammino verso un’eventuale diffusione esuccessiva legalizzazione. Il problema di fondo èsoprattutto come riuscire ad aiutare gli uomini delnostro tempo a prendere coscienza della disumanitàdi certi aspetti della cultura dominante, e a riscopri-re i valori più preziosi da essa offuscati.

Il profilarsi dell’eutanasia, come ulteriore apprododi morte dopo l’aborto, deve dunque essere coltocome un drammatico appello a tutti i credenti e agliuomini di buona volontà a muoversi con urgenza per

promuovere con ogni mezzo e a tutti i livelli una scelta

culturale nel cammino della nostra società”.

La svolta culturale che si impone richiede di sapersiconfrontare con le concezioni diffuse, per evidenzia-re le incoerenze, le contraddizioni, l’annullamentodell’uomo e del senso della vita umana insiti nellamentalità favorevole all’eutanasia; e di impegnarsi aprodurre senso allavita che si spegne, perla dignità e la promo-zione della vita deimalati inguaribili eterminali.

Come tutti i granditemi che coinvolgo-no l’uomo, anchel’eutanasia esige lamassima chiarezza:nei prossimi articoli affronteremo questo tema perinnanzitutto intenderci sul significato di eutanasia,attraverso alcuni concetti e definizioni che gettanoluce, su questo problema e su quello della sofferen-za, che in questi anni si sono posti in evidenza intutta la loro gravità.

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RAGAZZI CHE AVVENTURA!!!!!

Siamo partiti con lo spirito giusto… Voglia di vivereun’avventura e scoprire un posto nuovo, conoscere gentenuova e soprattutto arricchire le nostre conoscenze. Partenzaalle tre e dieci dalla stazione di Rovato. Li c’è il sole, matempo di arrivare a Verona abbiamo fatto conoscenza conle nuvole che ci hanno accompagnato per tutto il week-end. Il viaggio in treno è passato abbastanza velocemente,soprattutto ricordando tutti i bei momenti del camponazionale e pensando alle cose ancora da fare per il S.Giorgio. Guardando scorrere tutte le stazioni verso ilBrennero, ci ha colpito vedere i cartelli in italiano e intedesco, uno diceva “punto di controllo”, pensavamo fossela frontiera, ma vedendo la nostra titubanza una ragazzaci ha rassicurati spiegandoci che era la stazione di un paeseche si trova nei pressi di Bolzano. Appena scesi dal trenosiamo andati nel più totale panico, ma non demordendoe scatenando un putiferio su un autobus siamo arrivatiall’oratorio Don Bosco dove ci aspettava Don Gigi chericonoscendoci subito, ci ha accompagnato al nostroalloggio. Quando abbiamo capito che quell’appartamentoera tutto per noi siamo rimasti a bocca aperta dallo stupore,abbiamo subito apprezzato la gentilezza i tutti. Personalmentepensavo che più si andasse al nord verso la Germania piùsi sarebbero incontrati i fantomatici “crucchi”, ma altroche crucchi, i bolzanini, perché non si dice bolzanesi, sonotutti simpatici, gentilissimi e allegri. Dopo averci fattolasciare gli zaini in casa Il don ci ha accompagnato dalreparto del Bolzano n° 26 che ha la propria sede all’oratoriodon Bosco. Ci hanno accolti con calore e insieme ci siamoportati nel nostro appartamento per preparare la cena.Giorgio, per raggiungere la sua specialità ha dovuto cucinareinsieme ad alcuni piccoli repartini del Bolzano. Il resto dinoi si è prodigato in una lunga chiacchierata con i piùgrandi del reparto ospitante da cui abbiamo appreso granparte delle informazioni che riguardano l’aspetto giovaniledella vita in quella città e alcune parole in tedesco. A Bolzanovi sono scuole separate: quelle in tedesco e quelle in Italiano.

Di primo impatto mi è sembrato che i ragazzi di stirpeItaliana fossero in maggioranza solo poi ho scoperto chela mia tesi era abbastanza infondata. I ragazzi studianotutte e due le lingue presenti nella loro città, e devo direche le parlano anche molto bene!!! L’atmosfera è stata diamicizia e di vero e proprio scambio di informazioni tragiovani diversi e divorando una buona pastasciutta al tonnoabbiamo concluso la serata canticchiando un po’ di canzoniche io stesso accompagnavo con la chitarra. La mattinadopo messa abbiamo fatto due passi (o qualcuno in piùtenendo conto che dal centro all’oratorio ci sono trechilometri) e abbiamo potuto apprezzare quanto bella esoprattutto pulita sia la città capitale dell’alto Adige.Abbiamo visto una immensa piazza, sul cui lato vi era lacattedrale gotica e una grande statua di cui però non siamoriusciti a comprendere il soggetto. Abbiamo anche vistol’università, lo stadio, un centro di ricerca scientifica dacui abbiamo dedotto che è una zona veramente molto riccain termini economici, essendo anche provincia e regioneautonoma, e una piccola chiesa in stile romanico, che peròin una piazzetta stretta e edifici non troppo alti davabenissimo l’idea di un borgo medioevale. Nel centrofinalmente siamo riusciti a scorgere in ragazzo in abitopopolare, al quale di nascosto abbiamo scattato unafotografia. I ragazzi ci avevano detto che chi si vestiva inquel modo era molto deriso, per cui abbiamo avuto pauraa parlargli. Dopodiché, con buona creanza abbiamo pulitoe riordinato, abbiamo salutato il don Gigi, Michele il caporeparto e abbiamo lasciato sotto la porta della canonicauna lettera di ringraziamento Alle due abbiamo preso iltreno. Le tre ore di viaggio sono passate chiacchierandocon una squadriglia di Bergamo che abbiamo incontratoa Verona. Siamo arrivati a Rovato in perfetto orario, contentie sempre più uniti ci siamo salutati. Un impresa utile, bella,divertente e molto produttiva. Ci è piaciuta.

Il capo Sq. Enrico Colombo

SCOUT

Nel metodo scout, per la branca esploratori e guide c’è uno strumento che si chiama “uscita di squadriglia”in cui i ragazzi senza noi capi stanno via un sabato e domenica a svolgere una loro attività. La finalitàdi tutto ciò sta nel far si che il ragazzo diventi responsabile e consapevole della fiducia che ha dei capi.I nostri ragazzi sono stati a Bolzano ed ora ci raccontano come è andata.

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Per chi c’era e per chi purtroppo se l’è persa, questafesta della “nuova gestione” è andata benissimo ocomunque, viste le condizioni atmosferiche, meglionon poteva andare....dopo settimane di duro lavoro organizzato daparte di tutti, finalmente è arrivato il gran giorno, ilmomento per verificare tutti gli sforzi, ed ora... con imuscoli affaticati ma, soddisfatti delle nostre azio-ni, cerchiamo di spiegare ciò che è successo in queitre giorni.

La festa è ufficialmente iniziata con la cena divenerdì sera, il menù era ricco, sembrava di essere alristorante, l’unica differenza era nel prezzo, natural-mente basso per permettere a tutti di compiere unabuon’azione per l’oratorio.La festa ai più piccoli offriva per il pomeriggio delleattività di gioco organizzato e sempre in funzione,oltre allo zucchero filato (che ha conquistato mol-tissimi adulti) c’erano 4 giochi gonfiabili su cui i

bambini potevano saltare, giocare....Anche le serate erano organizzate ad hoc per tutte lefasce d’età e per tutti i gusti... venerdì sera, un’orettadi caccia al tesoro per tutti: famiglie e giovani, a cuihanno partecipato 5 squadre composte da un buonnumero di persone; poi, si è data la possibilità a tuttidi esibire le proprie qualità canore con un bellissimokaraoke... che ha coinvolto adulti bambini e impro-babili duetti, che però hanno riscosso un buon gra-dimento di pubblico. La serata di sabato è iniziata,nonostante il brutto tempo, con un bellissimo spet-tacolo d’artisti di strada (giocolieri, mangiafuoco...)che hanno catturato tutta l’attenzione dei bambini e

con l’attenzione ancora viva sono iniziati dei balli digruppo tipo villaggio turistico .... un po’ gli anima-tori sul palco con i bambini giù che seguivano, e unpo’ viceversa lo spettacolo si è costruito da se alritmo del tipitipitero, muove la colita... qualcheadulto ha accettato anche l’invito e si è lanciato inballi quasi caraibici....contemporaneamente ai latidel palco, si è svolta una divertente “gara” di twisterche ha visto coinvolti partecipanti di tutte le età...

Durante questa serata un enorme vento si è abbat-tuto sul povero oratorio, tutto volava ma la festaimperterrita è continuata e la gente ha accolto que-sto spirito e si è fermata a festeggiare con unmaglioncino in più.Per concludere in bellezza questa festa, domenicasera si sono esibiti due gruppi musicali di Coccaglioi “Poor boys of the green river in the new jerseycountry” e i “Cape fear”.

Tutti si possono ritenere soddisfatti di com’è anda-ta la festa, sicuramente se invece diavere un sabato sera da maglione cifosse stato il clima dell’anno scorso gliincassi sarebbero stati più alti, ma nonera questo l’intento della festa, non siera lì per guadagnare, ma per crearequalcosa d’altro che è difficile da spie-gare per chi non l’ ha vissuto in primapersona. Sia durante la preparazionesia durante la festa si è vista moltagente disponibile a lavorare, ad impe-gnare le proprie serate per prepararequalcosa in cui credevano, persone ditutte le età hanno collaborato nei varigruppi di lavoro che si erano creati perrendere più funzionale la festa (chi hamontato l’attrezzatura, chi ha pulito esistemato l’ambiente, chi ha cucinato,

chi ha servito, chi ha pulito, chi ha animato...).

La gente che ha vissuto questi giorni era l’obiettivo,c’erano “i soliti” che lavorano nell’oratorio, quelliche vengono a preparare la festa, quelli che magarivenivano una volta ma ora ci sono di meno, quelliche hanno lavorato, quelli che hanno mangiato e chiè passato solo a fare un giro.... tutte persone diverse,importanti, con vite diverse ma che per un giornoerano tutte insieme nello stesso luogo, solo per ilgusto di stare insieme.

Grazie a tutti

La festa dell’Oratorio

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lo staff

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dal 3° anno adolescenti

Noi ragazzi del terzo anno adolescen-ti abbiamo cercato di trovare unarisposta a questa domanda discuten-done durante le nostre serate al grup-po adolescenti con testimonianze, unbreve questionario, la visione di alcu-ni film e documentari.Ciò che più ci ha colpito è stata l’e-sperienza vissuta con i ragazzi dellacomunità Shalom di Palazzolo che, cihanno raccontato la loro vita passatae come sono riusciti a cambiarla.La maggior parte di questi giovani, hainiziato a far uso di sostanza stupefa-centi nell’adolescenza, periodo in cuiavvengono i cambiamenti più impor-tanti della crescita e nascono spessoproblemi fra loro contrastanti comela difficoltà nella socializzazione, l’e-sigenza di seguire la moda per sentir-si parte del “branco” e nello stessotempo il voler essere al centro dell’at-tenzione.Una delle frasi che ci ha particolar-mente colpito durante questa serata èstata : “ i ragazzi seguono sempre lamoda, ma Dio è 2000 anni che è dimoda, perchè è così difficile seguir-lo?” dimostrandoci quanto sia stataimportante e significativa la Fedeall’interno della comunità e nel loronuovo cammino di vita.Colpiti dalla presenza di ragazzimolto giovani già in comunità, e dairacconti dei vari educatori abbiamovoluto calare direttamente il proble-ma nella nostra comunità per cercaredi capire come la pensavano, cosaconoscevano e usavano i nostri coeta-nei, abbiamo ritenuto opportuno per-ciò somministrare un questionario,da noi preparato, per avere una visio-ne più dettagliata del fenomeno.L’indagine da noi svolta ha coinvoltoun campione di circa 80 persone, tra i

14 e i 30 anni, incontrate nei vari luo-ghi di ritrovo di Coccaglio, l’indaginenon può avere una validità scientifica,per la modalità con cui è stata svoltama rispecchia e può dare comunqueun’idea dei giovani.Dai risultati abbiamo notato come, intutte le fasce d’età l’alcool è la sostan-za più usata rispetto a fumo e droga,è interessante notare anche che lafascia d’età 18/22 è quella che fa mag-giormente uso rispetto agli altri inter-vistati sia di alcool, che di fumo, chedi droga.L’abuso di alcool si potrebbe spiegarecol fatto che il 60% degli intervistatinon considera droga, l’alcool e le siga-rette e questo può giustificare/ spiega-re l’abuso che si fa di queste sostanze.Inoltre, sembrerebbe che i genitorifumatori influenzino negativamente ipropri figli poiché il 75%dei genitoricon figli fumatori, fuma (50%entram-bi i genitori, 25% un solo genitore)Circa la metà delle persone intervista-te sostiene di essere venuto a cono-scenza delle droghe tramite l’espe-rienza con amici, a scuola, in discote-ca o al bar, questo dimostra che gliambienti di normale vita quotidianasono a stretto contatto con questarealtà che diventa quindi molto piùaccessibile e facile da incontrare.Infine si è capito purtroppo che lediverse campagne di prevenzione tra-smesse alla televisione, sui giornali onei cartelloni pubblicitari, sonomolto poco sentite e conosciute dallagente, noi riteniamo che le campagnedi prevenzione siano poco efficaciperchè poco valorizzate, secondo noiè più utile l’esperienza diretta, comel’incontro che abbiamo fatto con l’e-ducatore di strada di Coccaglio, laresponsabile del centro giovani ed

educatori del progetto di prevenzioneNight&day, che direttamente ci parla-vano in modo più reale di tutte quellecose che le campagne di prevenzionepubblicitarie non riescono a dire.Inoltre secondo noi le campagne nonfunzionano perchè il tema delladroga non è più sentito come ungrave problema di cui ci si deve preoc-cupare, ormai questo argomento èentrato a far parte della normalità ditutti i giorni, il ragazzo che fa uso didroga non è più isolato, additato econsiderato diverso, come una volta,questo è dovuto anche al tipo didroga usata, non è più l’eroina chefaceva paura, ma l’ecstasy o lo spinel-lo quasi vengono viste come bere uncaffè.Il fatto che, l’età dei consumatori didroga si sia,come ci hanno dimostra-to anche i ragazzi della comunità,notevolmente abbassata forse dipen-de dal fatto che rispetto ad una voltasono nate nuove droghe che fannomeno paura, (è diverso l’impatto cheha una siringa rispetto ad una pasti-glia che ci può ricordare un po’ ancheuna caramella) sono più economichee anche più facilmente accessibili.La risposta alla domanda posta neltitolo forse è che, dai ragazzi dellanostra età la droga non è consideratacon le sue reali conseguenze ma solouna stupidata che sì “deve” fare, chenon provoca danni, è considerata unqualcosa che il sabato sera aiuta adivertirsi di più non è più vista solocome un modo per superare i proble-mi o un disagio.

Gruppo Adolescenti 3° anno

Comunità in cammino - Oratorio

La droga fa male e i ragazzi lo sanno:perchè comunque ne fanno uso?

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Scuola di Lavoro 2004Anche quest’anno l’estate è arrivata portando con ségiornate lunghe afose...e anche quest’anno proponia-mo la Scuola di Lavoro, per le bambine dalla prima ele-

mentare, fino alle ragazze di 2a media.

Un’esperienza estiva, intensa di lavoro, con ricami, découpage, pittura sustoffa... e tanta volgia di stare insieme per giocare e chiacchierare in allegria.

Avrà la durata di due settimane, dal 19 al 30 di luglio; tutti ipomeriggi da lunedì a venerdì, dalle 14,00 alle 17,30.

La quota di iscrizione è di € 20,00, comprensiva di tutto il materiale occorrente.

Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi a madre Mariella.

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Comunità in cammino - Oratorio

2L’angolo della generosità- Durante la Festa della Solidarietà un gruppo di mammeha messo a disposizione di chi le desiderava delle rose dicarta prodotte artigianalmente offrendo il ricavato di172,00 € per l’Oratorio.

- Durante la festa dell’Oratorio un gruppo di volontarieha prodotto più di 2000 ravioli dolci, il ricavato del-l’iniziativa di 1500,00 € è stato devoluto interamente perl’Oratorio.

- Sempre durante la festa dell’Oratorio un gruppo divolontarie ha offerto ai frequentatori della festa, in cam-bio di una piccola offerta a favore dell’Oratorio, oggetti divario genere, il ricavato è stato di 402,00 € .

- Significativa è stato l’iniziativa di un bambino che harinunciato ai regali per il suo compleanno chiedendo aisuoi amici di fare un’offerta per l’Oratorio; il festeggiatoha raccolto 250,00 € che ha consegnato a d.Oscar per laristrutturazione del Focolare.

Tante gocce fanno il mare… piccoli grandi gesti che esp-rimono una sensibilità e un affetto sinceroall’Oratorio e alla Parrocchia… grazie a tutti.

Chi fa ben

Chi fa ben sol per pauranon fa niente e poco dura.

Chi fa ben sol per usanzase non perde, poco avanza.

Chi fa ben solo per forzalascia il frutto e tien la scorza.

Chi fa ben per puro amoredona a Dio l’anima e il cuore

san Giuseppe da Copertino

Comunità aperta

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Fausto Pedrali, componente del gruppo Charitas della nostra parrocchia fin dagli inizi, è stato tra i beneficiari del premio “Impegno eSolidarietà” conferito dall’amministrazione comunale nella festa della solidarietà di quest’anno, tenuta il 30 maggio, solennità diPentecoste. Questa la motivazione:“Quale riconoscimento per l’esempio d’impegno e solidarietà svolto particolarmente all’interno della CharitasParrocchiale e a favore di cittadini in situazuione di bisogno e verso i giovani che, ospitati nella Comunità di RecuperoShalom, stanno uscendo dal tunnel della droga”.

Martedì 18 maggio il gruppo della Charitas parrocchiale, guidato dall’arciprete don Giovanni e dal diacono donFrancesco, si è recato dai giovani che vivono presso la Comunità Shalom per celebrare con gioia e amicizia la Giornata delGRAZIE. Perché questo? Be’… da tempo i ragazzi della Shalom e suor Rosalina desideravano esprimere il loro grazie allanostra Charitas per il continuo aiuto che da quasi 20 anni sta dando; poi avevano espresso anche il desiderio di passareun po’ di tempo in allegria con il nuovo arciprete ed il nostro Cico. Finalmente, dopo i tanti impegni delle feste pasquali,questo si è potuto realizzare. È stata una serata di canti, piccole commedie, storielle e… sicuramente…non è mancata un’a-gape fraterna preparata dai ragazzi. In questa occasione essi hanno donato ai membri della Charitas parrocchiale un lorolavoretto di intarsio ed hanno scritto un biglietto di ringraziamento rivolto a TUTTA LA COMUNITA’, ed è per questoche con gioia cedo “ la penna” in questa pagina proprio a loro.

“Cari amici della Charitas, siamo felici di essere qui con voi questa sera. Cogliamo l’occasione per ringraziarvi dellagenerosità e della costanza che accompagna tutte le vostre azioni. Il bene dimostratoci in questi lunghi anni è una fortetestimonianza dell’Amore di Dio! Affidando tutti voi e la vostra Comunità a Lui siamo sicuri che vi proteggerà sempre pertutto il corso della vostra vita.Ringraziandovi di cuore, tutti noi vi affidiamo a Maria che benedirà ogni vostro progetto di vita. Grazie Coccaglio di esserci.Con affetto i ragazzi della Shalom”

Poi i ragazzi hanno composto anche una canzone dedicata a tutti noi e con l’aiuto di un sassofono ce l’hanno contata.Ecco il testo:

“ RIT. : Il tempo batte fino alla fine, di un canto, di una musica pop. E va in contro al tempo in velocità, e batte sai.

Siamo contenti, insieme ai nostri amici che da Coccaglio vengono qua. Noi vi siamo grati per quello che fate allaComunità. E siam felici di conoscere gente come voi altruista e disponibile a fare del bene. Grazie con il cuore tuttiinsieme vi cantiam e con grande affetto siam qui insieme a festeggiar.Grazie per l’aiuto e la generosità che con la vostra gioia continuate ogni giorno a dimostrar.Grazie al Signore, noi a Lui vi affidiam nella gioia e nel cuore, mai da soli Lui vi lascerà. Grazie al Signore è risortoanche per voi e con Lui al vostro fianco nella vita ogni cosa riuscirà…riuscirà RIT.

I ragazzi della Shalom”

Comunità aperta

( a cura di G.Pedrali )

Una serata da non scordare

Comunità aperta

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Il GMA in Etiopia colla bora conl’ONG italiana LVIA(Associazione Italiana VolontariLaici) e la sua azione è rivolta allosviluppo dei villaggi. Su segnala-zione dei responsabili dei villaggi(gli anziani) vengono individuatee pianificate le priorità di inter-vento.

PROVINCIA DI CHELIYA - Etiopia (17.000 persone)Costruzione di pozzi per l’acquapotabile per bere, di luoghi idoneie differenziati per far abbeverare ilbestiame e lavare ipanni.Costruzione inoltre di unpresidio sanitario accessibile a 7villaggi della Zona.

VILLAGGIO DI BADESSA PROGETTO PROMOZIONEDONNA Istituzione di centri di formazio-ne per donne sole con bambini, evedove di guerra che non ricevononessuna forma di sostentamento.Ci si aspetta di formare circa 80donne l’anno divise in gruppi di20, in attività di economia dome-stica, di taglio e cucito a macchi-na, nella preparazione di cibi dadestinarsi alla vendita, nell’adde-stramento professionale al fine diun impiego come collaboratricidomestiche. Queste donne avran-no così la possibilità di inserirsi

nel mondo del lavoro autonomo osubordinato migliorando così leproprie condizioni dei figli e quel-li dei loro figli.

VILLAGGIO DI ZIGHIBE Costruzione di un CentroSanitario con Clinica e asiloNel 2003 le famiglie di Coccagliohanno spedito a Montagnanacirca 10.000 euro con la grandeconvinzione che questi soldi pos-sano veramente dare speranza agliuomini e alle donne di questeterre provate, e con la speranzache in futuro non si tolgano piùsoldi destinati alla Cooperazionecon i paesi in via di sviluppo peraumentare le spese militari.

IN BREVE

Suor Elisa Lotta in occasione delsuo sessantesimo anniversario divita religiosa (ne è stata pubblica-ta notizia sull’ultimo numerodella Vecchia Pieve) ci ha scrittouna bellissima lettera di cui ripor-tiamo alcuni passaggi. A lei giun-ga il nostro abbraccio più affet-tuoso e il nostro grazie per la suatestimonianza nel Servizio enell’Amore. “Guardando alla lucedella Fede questo mio lungo cam-mino sempre contrassegnatodalla Presenza amorosa di Dio e

della sua fedeltà ricca di Amore,Lo ringrazio per avermi scelta esostenuta in questi lunghi annicon l’abbondanza dei Suoi Doni edelle Sue Grazie e Benedizioni:credetemi non trovo parole peresprimere al Signore tutta la miariconoscenza e gratitudine. Legataa questo caro popolo in un’amici-zia reciproca, il poter lavorareancora “nella Vigna del Signore” aservizio del Vangelo vi è la forzaper annunciare che Gesù è l’unicoSalvatore del mondo ed è la miapiù grande gioia.”

Suor Clara Pagani ( v. LA vecchiaPieve di maggio) da Butare ci spe-disce le fotografie dei suoi bambi-ni che vivono sulle strade marto-riate del Rwanda a dieci anni dallosterminio dei tutsi. Nell’ultimosuo scritto ci ringrazia per ilnostro aiuto e ci manda un pen-siero di Gandhi: “ Prendi un sorri-so e regalalo a chi non l’ha maiavuto. Prendi un raggio di sole,fallo volare dove regna lanotte……Ama la vita, raccontala achi non sa capirla, prendi la spe-ranza donala a chi non ha la luce.Prendi l’amore e fallo conoscere almondo”. Buon lavoro Suor Clara !

Il Gruppo Missionario

Vita missionariaDAL GRUPPO MISSIONARIO

Progetti in Etiopia(continua dal numero precedente)

Comunità aperta

Un oceano di dolore e di odio. Così èstato rappresentato il paese delle“mille colline”, quando i mezzi dicomunicazione si sono resi conto diciò che stava accadendo nel 1994, daaprile a luglio. Una rappresentazioneche non ha mai convinto, soprattut-to perché incasella una nazione nelreparto “Horror” delle cose africane.Per poi dimenticarsela. Invece vannoricordati i morti (almeno 500mila ), ilmovente (politico ben prima cheetico), le responsabilità (interne,regionali e internazionali). Va soppe-sata la deriva che ha trascinato uomi-ni e donne, che si dicevano e conti-nuano a dirsi cristiani.Gli scampati algenocidio, scomodi testimoni, sonoancora nel mirino. E i traumi che si por-tano dentro, in particolare le vedove,rendono penosa la vita di ogni giorno.Lo scorso gennaio ha suscitato gran-de emozione nel paese il processo agliassassini di tre superstiti del genoci-dio nella provincia di Gikongoro.Soprattutto per le circostanze del cri-mine. Rutinduka ha testimoniatocome suo marito padre dei suoi quat-tro figli, nella notte del 26 novembresia stato fatto a pezzi a colpi dimachete da una banda di malfattori.Dettaglio orribile: la lingua e gli orga-ni sessuali della vittima sono statistrappati. Un mese prima, il cadaveredi Emile Ndhaimana è stato trovatonel fiume Kigogo, crocefisso a duetronchi e lacerato da numerosi colpidi coltello. Una terza persona erastata uccisa, sempre in modo atroce,in aprile.Tutte e tre le vittime avevano una cosasola in comune: erano intenzionate atestimoniare davanti ad un tribunalegacaca (pronuncia giaciacia) - che ini-

zierà i lavori il prossimo giugno - perdenunciare i fatti di cui erano testi-moni. Secondo Benoît Kaboyi,responsabile dell’associazione disuperstiti Ibuka, questi omicidihanno fatto più scalpore di altri per laferocia, ma non sono casi isolati.Dal1994 non sono mai cessate le uccisio-ni di testimoni del genocidio.Molte aggressioni non sono nemme-no denunciate, confida un chirurgoche vede piuttosto frequentementearrivare persone con ferite da machete:si fanno curare e non aprono bocca. L’efferatezza di certi omicidi è unmessaggio preciso: attenti che doma-ni può capitare anche a voi!”.

COMUNITÀ TRAUMATIZZATA

Siamo di fronte a una comunità trau-matizzata di sopravvissuti. Lo psico-logo Simon Gasibirege identifica trecategorie. Quella dei depressi, intera-mente rivolti al loro mondo interioredominato dai sentimenti, che perdo-no i contatti con la realtà esterna. Diqui l’importanza di elaborare il lutto,di piangere, di abbassare l’intensitàinteriore delle emozioni. Poi ci sonocoloro (e sono numerosissimi) chemanifestano malattie psicosomati-che: ulcere gastriche, mal di testa, pal-pitazioni. E ci sono, infine, coloro chehanno perso la ragione.I dieci anni passati non hannostemperato le cose. Studi compiutisui sopravvissuti della Shoah rivelanoche i traumi, se non sono curati, sitrasmettono fino alla quarta genera-zione. Ci vuole quindi un percorsocosciente e volontario per evitare ditenere dentro certi fatti e per non farsiconsumare. Dunque i machete delgenocidio non hanno solo tagliatobraccia e gambe: hanno tagliatoanche l’energia mentale.

Le più colpite sono le donne, le vedo-ve. L’Avega, che ne raggruppa 25mila,cerca di dare un sostegno materiale e

psicologico innanzitutto a quelle reseinferme dalle ferite e alle tante chesono state violentate. Dice ConsoléeMukanyyiligira, coordinatrice del-l’associazione: «Non è per pietà che igenocidari ci hanno lasciato vivere. Lamaggior parte di noi è stata violenta-ta». Una ricerca del 1999, commissio-nata dall’Avega su un campione di1225 vedove violentate in tutte le pro-vince, ha dimostrato che il 67% ave-vano contratto il virus dell’Hjv-aids. Aqueste donne, che Spesso sono capo-famiglia l’Avega non è in grado (nonha i mezzi) di somministrare farmaciantiretrovirali. Si limita a curare lemalattie opportuniste che com-paiono nei malati di aids.

E vero che lo Stato - anche la mogliedel presidente Kagame - è intervenutopiù volte a favore delle vedove (casemicroprogetti) tuttavia nei loro con-fronti e nei confronti degli altri scam-pati non è ancora stato erogato nes-sun indennizzo.Certo sono state fatte promesse a piùriprese ma in concreto, non si è vistonulla. Nell’attesa, l’associazione invi-ta le vedove ad occuparsi dell’alleva-mento del bestiame, compito riserva-to di solito agli uomini, di mettere inopera microprogetti finanziati dallebanche popolari .A subire pesantemente questa situa-zione sono stati gli orfani. Che cosasuccede ai bambini che non hannofamiglia e non sono addottati? Alcunivanno a vivere in piccole case, comequelle costruite dal Fondo di assisten-za dei superstiti del genocidio (Farge)alla periferia di Kigali, che accolgonocirca 400 orfani, ma solo a una mino-ranza vengono pagati gli studi. Glialtri stanno lì parcheggiati e tiranoavanti a riso e patate. Sempre megliodi quando dovevano arrangiarsi sullastrada, come capita ancora a nonpochi orfani.

da Nigrizia n. 28, a cura di Ben Tar

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Comunità aperta

a proposito di Rwanda

Si uccide ancorasulle collineL’incubo che non passa

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Come ormai tradizione, l’ultima domenica del mesedi maggio, si è celebrata nel nostro Comune la Festadella Solidarietà che ha coinvolto e messo in luce tuttele associazioni che operano gratuitamente e con scopiumanitari sul territorio del nostro paese. Anche que-st’anno i gruppi di volontariato presenti con i lorostand erano molto numerosi e citarli, è dovere e rico-noscenza: AVIS, AIDO, GRUPPO VOLONTARI DELSOCCORSO, IL GIRASOLE, ASSOCIAZIONE PEN-SIONATI, GRUPPO MISSIONARIO, ACLI, AMNIL,FONDAZIONE MAZZOCCHI, FONDAZIONEMONAUNI, CARITAS PARROCCHIALE. Tanti grup-pi ma, soprattutto, tante persone che donano parte delloro tempo per gli altri, che si donano agli altri e cheveramente applicano alla lettera la parola “solida-rietà”.Tutto questo per lo più nell’ombra, a riflettori spentiche però vengono giustamente accesi durante questamanifestazione per rendere visibile il bene che tuttiquesti volontari elargiscono. Durante questa festa, viene poi consegnato il premio“Impegno e solidarietà” che il nostro comune, attra-verso l’assessorato ai servizi sociali, conferisce ognianno alle persone che vengono segnalate dalla comu-nità stessa. Quest’anno i meritati premi sono staticonferiti all’Avis, specificatamente ai dottori AntonioBravi ed Emilio Bonfreschi per la loro dedizione e assi-stenza gratuita che danno a tutti gli avisini, e al signorPedali Fausto che opera con tanto impegno nell’ambi-to della Caritas parrocchiale sia in paese che presso lacomunità di recupero per tossicodipendenze Shalomdi Palazzolo S/Oglio.La giornata della solidarietà, si è svolta con la consue-ta vivacità: l’inizio è stato caratterizzato dall’inaugura-zione ufficiale da parte del sindaco con l’accensionedel tripode e da due bambini che hanno liberato duecolombe bianche in segno di pace. Già durante la mat-tinata era partita anche la manifestazione “Coccagliocome via Bagutta” che propone in vetrina, nel centro

del paese, i nostri artisti con la partecipazione anche dialtri colleghi della zona. Nel pomeriggio, per la gioiadei bambini, il centro della piazza è divenuto un enor-me parco giochi, infatti gli organizzatori avevano pre-disposto l’intrattenimento per i più piccoli con gon-fiabili e zucchero filato.A conclusione dell’intensa giornata, si è svolta la sera-ta dedicata alla consegna dei riconoscimenti che sonoavvenuti nella consueta e quest’anno ancor più foltacornice di pubblico che ha voluto premiare con la suapresenza tutti i gruppi oltre che le persone alle qualisono stati consegnati i premi. Il nostro civico corpobandistico ha aperto il programma serale sfilandonelle vie del centro e raggiungendo il sagrato dove sisvolgeva la manifestazione conclusiva. Il piccolo coroPrimavera, il coro femminile Luca Marenzio ed il coromaschile Montorfano hanno poi eseguito alcuni pezzidel loro repertorio. Al sindaco Lotta, all’assessoreGrassi (deus ex machina della giornata) l’onore di con-segnare le pergamene; dal nostro parroco il giustosaluto a tutti gli intervenuti e con la banda che chiu-deva l’intera giornata, un arrivederci e un appelloancora a tutta la comunità: sosteniamo tutti i nostrigruppi, non facciamo mai mancare il nostro appoggiosia morale che materiale ma, innanzi tutto, partecipia-mo attivamente a queste attività di volontariato. Dafare c’è né sempre, da fare c’è né per tutti!

DAL MONDO DEL VOLONTARIATO30 maggio 2005

5° Festa della solidarieta’… prendi la bontà, fanne dono a chi non sa donare.Prendi l’amore fallo conoscere al mondo

di Eugenio Fossati

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Cultura, sport, notizie

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Le sete dell’ arcipretaledi G.Pedrali)

1. IL SERVIZIO DI GANZO è costituito da 3 pivia-li, 2 tonacelle,1 velo omerale e 1 paineta. Qui vieneproposta la pianeta, risalente al secolo XVIII°.Questo è un paramentocomune in epoca baroc-ca, poiché la ricchezza ela preziosità del mate-riale usato, ne rappre-senta lo splendore arti-stico e culturale deltempo. Il tessuto utiliz-zato per questa pianetaproviene da Venezia. Lalavorazione in fili in oroed argento, che disegna-no con maestria foglie efiori, sono su fondo di seta gialla. I galloni sono inlamina d’argento.

2. PIANETA IN BROCCATO, SECOLO XVII°.Si tratta di uno splendido e raro tessuto di ispira-zione francese tramato in sete policrome. L’ornatopresenta grandi rami da cui pendono melegranealternati a valve che reggono trofei fioriti. Le tona-

lità cromatiche sonoraffinate e vedonol’accostarsi di tonivariegati dal gialloa quelli del violetto,dell’azzurro. I galloniargentei sono del‘700.

3. PIANETA IN BROCCATOD’ORO, SECOLO XVII°-XVIII°.È un pregevole e raro tes-suto in broccato d’orocon un fantasioso orna-to che vede il disporsi inverticale di foglie lan-ceolate dorate raggrup-pate a tre, da cui pendo-no motivi sferici dalletonalità azzurro-dorate.Sono presenti anchericami di rose canine infili di oro rosso.

NOTA : Dopo aver visto e “studiato” le pale degli altari della nostra chiesa arcipretale, alcuni suppellettili sacri, lecroci ed alcuni quadri custoditi nella sacrestia maggiore, desidero porre alla Vostra attenzione anche un altro” teso-ro” che conserviamo gelosamente nella mensa della nostra sacrestia. Questo tesoro fatto di stoffe preziose, raribroccati e tessuti pregiati purtroppo non è visibile da tutti o se lo si vede, perché utilizzato per celebrazioni parti-colari durante l’anno liturgico, non lo si può gustare sino in fondo. Molti sono i paramenti in broccato e brocca-tello, in giardinetto e giardino, in ganzo che conserviamo ed utilizziamo durante l’anno però non tutti sanno dellaloro preziosità e rarità. Si pensi, ad esempio, al prezioso baldacchino settecentesco ad 8 aste in GANZO d’ oro edargento, o ai 50 damaschi in seta rossa sempre del settecento, o ai camici in pizzo rinascimentale… potrei conti-nuare ma l’elenco sarebbe troppo lungo. In questa pagina d’arte e cultura mostreremo alcuni fra i più rari e pre-ziosi tessuti che gelosamente, e con orgoglio, conserviamo nella nostra chiesa arcipretale.

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4. PIANETA ROSACEA, PRIMA META DEL XVIII° SECOLO.Pianeta di tessuto e lavorazione veneziana. Il tessutoè a fondo damascato broccato in oro ed argento. La difficile definizione elavorazione del motivodecorativo rendonoquesta pianeta moltopreziosa. In essa si notail ripetersi di elementiricurvi in fili d’oroassemblati a rametti infilo d’argento. I galloni sono dorati ecoevi.

5. PIANETA ROSACEA SECOLO XVIII° .Si tratta di un raro e pre-zioso tessuto di fabbrica-zione e provenienza fran-cese. È un tessuto brocca-to in sete policrome,argento ed oro. Il motivodecorativo è disposto inmaniera sinuosa e verti-cale ed è costituito da unramo fiorito dalle variega-tissime tonalità. Vi sono festoni di fiori azzurro vio-letti che pendono da motivi a ventaglio in fili d’ar-gento. I galloni settecenteschi sono in trina d’argento.Questa pianeta è corredata anche da due tonacelle,in broccatello, risalenti alla fine del XVIII° secolo.

6. PIANETA ROSSA FINE XVIII°INIZI XIX° SECOLOSi tratta di un semplice ma elegante ricamo inargento di gusto neoclassicosu seta rossa. La pianetapresenta sul retro dellegirali fiorite che affian-cano un putto reggente isimboli del martirio. Sulfronte vi è finente rica-mato, sempre in argento,l’orgariframma dellaSanta Croce. I gallonisono ad andamentosinuoso con un motivo anastro che si intreccia arametti. Questa pianeta ècorredata anche da due tonacelle, un velo omerale etre piviali, tutto l’insieme costituisce il paramentosolenne dei Santi Patroni.

7. PIANETA “GIARDINO” PRIMI ANNI DEL XIX°SECOLOSi tratta di una piane-ta, corredata da duetonacelle e tre pivialiche costituiscono ilparamento detto diseconda, risalente aiprimi anni del 1800. ilricamo è in filo d’oro esete policrome. Sulretro la pianeta pre-senta due grandi ramidorati e ricurvi dispostisimmetricamente. Da essi pendono dalie, rose e con-volvoli rossi, rosati e violetti. Centralmente sonodisposti due trofei fioriti.

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L’inaugurazione fatta il 2 giugnodella nuova Scuola Materna diCoccaglio mi è sembrata un’occa-sione da non perdere per presen-tare in breve sintesi le vicende diquesta istituzione tanto impor-tante per il nostro paese; rimandoperciò al prossimo numero di “Lavecchia Pieve” la continuazionedelle note sulle origini delCristianesimo a Coccaglio.

La fondazione del nostro asiloinfantile si colloca in un periododi grande sviluppo quantitativo equalitativo delle istituzioni perl’infanzia.Iniziate dal 1827 da FerranteAporti (sacerdote e pedagogistamantovano) (1791 – 1858) colnome di “Asili d’infanzia”, fin dal1835 trovarono a Brescia un con-vinto sostenitore e sperimentato-re nell’avvocato Giuseppe Saleri. Si moltiplicarono soprattuttonell’ultimo decennio del 1800,durante il quale molti paesi dellaprovincia bresciana li istituirononel clima del rinnovamento peda-gogico e didattico promosso dallesorelle educatrici Rosa e CarolinaAgazzi che a Mompiano avevanoistituito un asilo guida.Col suo testamento del 1891,Giovanni Urbani, già amministra-tore del Comune e dellaCongregazione di Carità, lasciavaalcuni suoi beni per l’erezione diun asilo a Coccaglio, Nel 1893l’ingegner Alessandro Nespoli alprimo legato aggiungeva il suo,sempre con la stessa finalità.

Nel luglio del 1896 laCommissione dellaCongregazione di Carità, presa inaffitto una stanza dalla signorinaMaria Tonelli, presso l’oratoriofemminile di sua proprietà, davainizio al nuovo asilo infantile diCoccaglio affidandone la direzio-ne alla maestra Veronica Marini el’assistenza a madri di famigliavedove o bisognose di aiuto.Dopo tre anni di positiva espe-rienza, la Commissione scrivevache poiché “temporeggiare piùoltre sarebbe non solo mancare adun sacrosanto dovere, ma anchesarebbe rendere inascoltati i vivis-simi desideri e bisogni della popo-lazione”decise la costruzione delprimo salone o padiglione, comeveniva chiamato, del nuovo asiloinfantile sul lascito dell’ing.Nespoli in Via Canale, diventatain seguito Luca Marenzio ed infi-ne l’attuale Via Benefattori eadattando l’adattabile a servizidipendenti ed essenziali all’igieneed al consumo della refezione, cheallora veniva portata da casa nelcestino. L’anno scorso ricorreva ilcentenario della prima costruzio-ne dell’Asilo. La Commissione delle OO.PP. poiconstatando i benefici antipella-grosi derivanti dalla distribuzionedelle minestre invernali ai poveri,decise di dare anche ai bambinidell’asilo la “sana e buona mine-stra”, che con l’andare del tempodiventò la proverbiale “minestradell’asilo”. (Ricordo a tal proposi-to che i muratori e gli artigiani

impegnati nella ristrutturazionedell’edificio negli anni settantavollero che nel menù della cena difine lavori, offerta dalla scuola, ilposto d’onore lo avesse proprio il“minestrone dell’asilo, del qualesentivano una gran nostalgia. Fu inoltre nominata una commis-sione di scelte signore – che, (reci-ta la deliberazione) oltre alla sor-veglianza – potranno certamenteportare dei contributi morali emateriali alla benefica istituzione.Bisogna ricordare che il nostroasilo funzionava come opera pia,sostenuta dai contributi dei bene-fattori, ai funerali dei quali parte-cipavano i bambini in divisa conbandiera.Con regio decreto del 10 dicem-bre del 1908 il nostro asilo fu eret-to in ente morale col nome di“Asilo infantile Urbani e Nespolidi Coccaglio”. Col novembre, dicembre del 1925l’asilo fu affidato alle suorecanossiane e la maestra Veronicaandò in pensione.Nei primi anni del 1930, Rita eLelia Almici, sorelle di Agostino ,già solerte amministratore dellaCongregazione delle OO.PP. e sin-daco per diversi anni del paese,donarono all’asilo il secondopadiglione, il salone a sud cioè,per ricordare il fratello.Con l’assunzione delle suore el’ampliamento dell’edificio l’asilocominciò ad assumere le caratteri-stiche di scuola materna, la qualecon tutta la buona volontà e l’im-pegno della sola maestra Marini

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La nuova scuola materna( di Natale Partegiani )

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non poteva che funzionare comesala di custodia, anche se quell’e-sperienza ebbe il merito di socia-lizzare i bambini, più di un centi-naio, che erano un po’ selvaticiper la verità, di facilitare il loroingresso nella scuola elementare,e di far percepire ai Coccaglesi l’a-silo come istituzione del paese.I criteri educativi seguiti dallesuore furono quelli stabiliti dallesorelle Agazzi per il loro asilo diMompiano, ispirati al principiodella scuola attiva nella quale ilbambino stesso deve essere attoreed autore del proprio svi-luppo. In questo contestoad esempio il museo fattodelle cianfrusaglie ben noteal bambino e la manipola-zione di materiali variacquistavano una loroimportanza pedagogica.Ricordo a tale proposito ilmio primo incontro con l’a-silo. Mentre me ne stavocon gli occhi pieni di lacri-me avvinghiato alle gonne di miamadre, una suora prese dal cosid-detto museo, ch’era in una vetri-na, una bella pecorina e porgen-domela, invitandomi ad accarez-zarla le inclinò la testolina facen-dola belare. Il portentoso belatofece svanire ogni mia apprensionee mi introdusse senza altri proble-mi all’asilo. Così pure ricordo i saggi che sisvolgevano alla fine di ogni annonel salone principale dove, accom-pagnati dal pianoforte, cantava-mo filastrocche e canzoncinevarie e manipolavamo quadratinidi carta colorata ricavandonedelle semplici composizioni; tra-

dizione che in modi diversi conti-nua ancor oggi ed è molto apprez-zata dalle famiglie.Negli anni 60, per adeguaremeglio le strutture alle imposta-zioni di vera scuola materna chel’asilo aveva oramai assunto, laCommissione delle OO.PP. decisela costruzione delle aule di raccor-do tra i due padiglioni esistenti ela risistemazione dei locali delladispensa, della cucina, dell’im-pianto di riscaldamento e dei ser-vizi igienici. A cavallo degli anni 70 -80 per le

accresciute esigenze della scuola,stimolati dall’infaticabile MadreLucia, si costruirono altre treaule, l’ampio corridoio di raccor-do tra le varie parti della scuola, siacquisì dal sig. De Filippo la vignaretrostante l’edificio, dotandolocosì di un’ampia area verde per leattività all’aria libera dei bambini.Le sezioni scolastiche da una ch’e-ra alle origini dell’asilo erano pas-sate gradatamente a sette nel1980, man mano che le strutturelo permettevano, secondo ledisponibilità economiche, e le esi-genze lo richiedevano. Nel novembre del 1972, tre anniprima che entrassero in vigore i

decreti delegati per la scuola sta-tale, la nostra scuola li aveva giàattuati con la costituzionedell’Associazione dei genitori deibambini frequentanti la scuolamaterna il cui “Comitato Scuola- Famiglia” era informato e coin-volto nella direzione amministra-tiva e nel programmare la lineaeducativa della scuola.Nel 1973 l’AmministrazioneComunale riconoscendo la fun-zione educativa, sociale e pubbli-ca svolta dalla scuola materna, perla prima volta intervenne con un

contributo di sei milioni asostegno della sua gestione;intervento economico cheandò aumentando conside-revolmente negli anni suc-cessivi, fino all’assunzionetotale del costo di questonuovo edificio scolastico.Dal settembre del 1974 coldecreto del presidente dellaregione Lombardia l’AsiloInfantile diventava anche

ufficialmente “Scuola MaternaUrbani e Nespoli di Coccaglio”, edal 1975 ebbe un proprio consi-glio di amministrazione distintoda quello della Casa di Riposo G.Monauni.L’amministrazione della ScuolaMaterna e soprattuttol’Amministrazione Comunale allaquale sarebbe toccata la maggioreassunzione degli oneri, in man-canza di sovvenzioni statali eregionali adeguate, si trovaronodi fronte al dilemma: assumere glioneri sempre maggiori che lagestione della scuola maternarichiedeva per salvaguardarnel’autonomia , o statalizzarla. La

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soluzione del dilemma si trasferìalla Comunità ed alle forze politi-che che la rappresentavano.Nel 1978 più del novanta percento dei genitori dei bambini chefrequentavano la Scuola Maternasi era pronunciato per l’autono-mia della scuola. Il dibattito sifece duro tra le componenti poli-tiche, espresse in ConsiglioComunale dalla comunità, ancheperché il problema dell’autono-mia s’era confuso con quelloconcreto e inderogabile della giu-sta rivendicazione sindacale delpersonale laico, ch’era notevol-mente aumentato con gli anni eche in realtà operava ancora inregime di semivolontariato. In considerazione della sceltadi autonomia della Scuolafatta dai genitori nel 1978 enell’attesa che anche lo Statoe la Regione riconoscesseroconcretamente il servizio pub-blico e popolare svolto dallamedesima, la maggioranza delConsiglio Comunale appro-vava la convenzione conl’Amministrazione dellaScuola Materna secondo la quale,dopo aver stabilito le fasce di red-dito delle famiglie utenti dellamedesima, per stabilire la rettafamiliare, l’AmministrazioneComunale sarebbe intervenuta acoprire la differenza tra la quotaversata dalla famiglia ed il costoreale sostenuto dalla Scuola perogni bambino utente. Dopo annidi discussioni e di elaborazioni, ilComitato direttivo della ScuolaMaterna, col parere positivodell’Associazione Genitori e l’ap-provazione del Consiglio

Comunale, chiedeva alla GiuntaRegionale l’approvazione di unnuovo statuto che, oltre a ricon-fermare il carattere di vera e pro-pria scuola per l’infanzia che l’en-te aveva assunto negli anni, rico-noscesse l’originario e primarioruolo educante della famiglianella formazione integrale delbambinoPer attuare questo ruolo educan-

te della famiglia anche nella scuo-la, sono stati chiamati a far partedi diritto degli organi direttividella Scuola Materna l’Assembleadei genitori dei bambini iscritti edil Comitato scuola-famiglia colcompito, tra gli altri, di collabora-

re a stabilire le finalità educativeda perseguire, i criteri generali edorganizzativi della scuola e deisuoi servizi, nel rispetto dellalibertà e della competenza didatti-ca del personale insegnante, e diproporre iniziative di sperimenta-zione e di aggiornamento del per-sonale e dei genitori. Due rappre-sentanti eletti dai genitori, colnuovo statuto, sono pure entratia far parte di diritto delConsiglio di Amministrazionedella Scuola Materna.Nell’ambito della fattiva collabo-

razione tra scuola e famiglia, inuovi organi dell’Ente, di comuneaccordo, hanno organizzato unasezione di prescuola materna per ibambini di due anni e hannoanche proposto un allargamentodegli orari di apertura e di chiusu-ra della scuola per i bambini chehanno ambedue i genitori chelavorano. Questa a grandi linee èla storia del nostro asilo infantileche ha sempre cercato, superandoanche grosse difficoltà finanzia-rie, di adeguare le sue strutture e isuoi programmi alle maggioriesigenze educative richieste daitempi e dalla comunità La costruzione della nova scuola

materna, oltre che prova difiducia e speranza nel futuro,è la concreta testimonianzadella consapevolezza raggiun-ta da parte della nostra comu-nità sull’importanza che laformazione nei primi anni deinostri bambini ha nello svi-luppare concretamente nellepersone e nella società queivalori fondamentali di cuioggi sentiamo un gran biso-

gno tra i quali quello della pace èdiventato prioritario: l’educazio-ne alla pace oggi si manifestaanche con la capacità di interagirepositivamente con gli altri, disaper accettare ed apprezzare lediversità come elementi arric-chenti, di sapere cioè vivere positi-vamente e rispettosamente le dif-ferenze razziali, culturali e nazio-nali e risaperle armonizzare.Diceva Giacomo Pedrini, il presi-dente della scuola materna, che ibambini extracomunitari costi-tuiscono oramai il 15% dei fre-

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Tre sono le caratteristiche fondamentali di tuttele icone:

la luce : non c’è ombra o chiaroscuro. Il fondo etutti i raggi d’oro vogliono significare una lucesovrannaturale, l’energia divina che si effonde nelmondo sotto forma di luce.

La prospettiva è rovesciata : le linee non si diri-gono verso un punto di fuga dietro il quadro, mavengono verso lo spettatore.

Le proporzioni delle figure, la posizione deglioggetti, la loro grandezza non sono naturali; nonesiste naturalismo ma solo simbolismo.

La profondità di campo tende a sparire e l’imma-gine viene costruita su un piano unico e si staglia suun fondo astratto, spesso dorato.

Tutto comunque è dominato dal volto. Gli occhisono molto grandi, fissi, spesso malinconici, sottouna fronte alta e larga; il naso è allungato, le labbrasottili, il mento sfuggente. Tutto per indicare purez-za e interiorità.

Apparse certamente fin dagli inizi della cristia-nità, le icone si sono diffuse soprattutto a partiredal VI sec. e gli esemplari più antichi sono conserva-ti nel monastero di Santa Caterina del Sinai. Lamaggior parte degli altri di quel periodo e delseguente sono andati perduti sia per l’ingiuria deltempo e le circostanze climatiche che per le vicissi-

tudini storiche; ma la causa che impedì in modo piùdeterminante a una grande quantità di queste opered’arte di giungere fino ai giorni nostri fu la furiadevastatrice degli iconoclasti ( 726-843, quando gliimperatori bizantini ordinarono la confisca e ladistruzione totale delle icone ovunque esse si tro-vassero). Solo alla fine del IX sec. ci si accinse conrinnovata energia all’opera di decorazione dellechiese ormai spoglie e riprese la pittura delle icone.In Russia quest’arte ebbe una fioritura particolare eraggiunse il massimo splendorenei secoli XIV e XV, quando rinasce lo stato nazio-nale e si afferma uno straordinario movimento

m o n a s t i c oiniziato daSan Sergio diRadonez. E’in questoperiodo cheo p e r aA n d r e yRubljov, -ilGiotto russo- monaco,straordinarioiconografo esanto della

Icona: Finestra sull’eternita’ - 2di Graziella Lorini

quentanti, ed io che fino ad oggi,ma ancora per poco e me ne rin-cresce, sono stato spettatore pri-vilegiato, data la posizione che lamia casa ha davanti all’attualescuola, del via vai dei bambini edei loro accompagnatori nei pres-si della scuola, provo una grangioia nel vedere questi frugoli, chegiocano insieme senza alcun pro-blema, e piacere nell’ammirare idiversi modi di vestire delle loroaccompagnatrici.

Penso quindi che l’educazioneall’integrazione e quindi alla pace,non solamente dei bambini,debba essere oggi la meta fonda-mentale della nostra scuolamaterna e non solo di quella.,anche se educare all’integrazionenon significa trascurare tutti glialtri aspetti educanti maturati neltempo dalla pedagogia, ma vuoldire arricchirli e concretarlirispondendo alle esigenze delnostro tempo per contribuire a

costruire la società del domani,come nel passato la nostra scuolamaterna ha risposto ad altre esi-genze della società nella quale ènata e s’è sviluppata.

Relazione tenuta il 2 giugno 1004 inoccasione della inaugurazione delnuovo edificio della Scuola Materna diCoccaglio.

Chiesa Russa. Il suo capolavoro, la Trinità, segna lastoria, la spiritualità e l’arte dell’icona in Russia e intutti i Paesi dell’Oriente cristiano.Sul finire del XVIsecolo si intravedono i segni della sua decadenza; l’i-cona si trasforma in un oggetto di lusso, dove laforza creativa dell’artista si concentra sul gusto perl’ornato, sulla ricchezza delle vesti dei santi, sullesontuose decorazioni del trono sul quale siedeCristo, ecc. Si arriverà addirittura a imprigionare l’i-cona in una rivestitura dorata o argentata, renden-dola così una sorta di opera di gioielleria.

Prima di concludere mi pare doveroso presentarebrevemente le due icone piùfamose: La Vergine della tene-rezza ( Eleusa ) e La Trinità.

La prima presenta ilBambino Gesù che con laguancia sinistra tocca quelladestra della Vergine,in un rap-porto tra Madre e Figlio pienodi tenerezza. I volti che si toc-cano e le aureole congiunteesprimono l’amore che uniscequello che è celeste e quelloche è terrestre, il divino e l’u-mano.La Madre appare pen-sierosa mentre stringe a sé ilFiglio: prevede il camminodella croce e le sofferenze cheLo aspettano. E’ rivestita di ungrande manto orlato d’oro,con i capelli raccolti in cuffia,secondo l’usanza del tempo. Il piccolo Gesù, diver-samente dai bambini pieni di gioia di vivere deidipinti italiani, è molto serio ed indossa una tunicacolorata, attraversata ai fianchi da una cintura. LaMadre di Dio con la mano sinistra indica ilBambino, cioè indica la via da seguire.

Quest’icona è diventata una delle cose sacre russepiù famose. Ci sono molte cause per questo: sia l’an-tichissima origine, che la riporta addirittura all’e-vangelista Luca, sia gli avvenimenti legati al suo tra-sferimento da Costantinopoli, a Kiev, a Vladimir edinfine a Mosca, sia i ripetuti interventi a salvezza di

Mosca nei terribili assalti dei Tartari. Fu proclamataprotettrice della Russia e davanti ad essa venivanoconsacrati i patriarchi ed incoronati gli zar.Giovanni XXIII la proclamò simbolo e patrona del-l’unità delle Chiese.

La Trinità di Andrey Rubljov ( nato intorno al1360) viene considerata dalla critica un capolavorodell’arte mondiale di tutti i tempi, in grado di susci-tare ammirazione anche in chi è estraneo alla reli-giosità. Raffigura l’episodio biblico dell’ospitalità diAbramo. Si legge nella Bibbia ( Genesi 18, 1-15) cheapparvero ad Abramo e Sara tre angeli per annun-

ciare loro la nascita di unfiglio. I Padri e tutta la tradi-zione della Chiesa hannosempre visto in quest’episo-dio una prefigurazione dellaTrinità.. E’ solo con Rubljovche la figura dello SpiritoSanto abbandona il simboli-smo della colomba – tipicodelle raffigurazioni trinitarie-per assumere esplicitamenteuna sembianza umana.

L’icona rappresenta trePersone sedute su sgabellicon piedestalli d’oro attornoad una tavola che ha il pianobianco e su cui si trova lacoppa contenente l’agnellodel sacrificio. I tre personag-

gi non vengono identificati con scritte particolari,perché l’artista ha preferito esprimere la sua con-templazione legandola ad un insieme di simboli.L’angelo di destra, con le vesti verdi e blu, che espri-mono bellezza e forza creatrice, è lo Spirito Santo;l’angelo di sinistra, a colorazione piuttosto indefini-ta e trasparente,dovrebbe essere il Figlio e quellocentrale, con alle spalle l’albero della vita e in atto dibenedire la coppa, il Padre. Le tre Persone, che reg-gono dei lunghi bastoni rossi ( il bastone era simbo-lo di potere ed autorità), sono accomunate dallostesso colore azzurro, che indica l’immaterialità, lapurezza e l’assoluto.

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ZuccheroZucchero & Co.Universal18 brani/durata: 77’,07”

Il nuovo cd di Zucchero rappresentauna piacevole sorpresa, un uscitadiscografica che non può deludere. Ilgrande Baboomba, l’hit radiofonicoscelto per il lancio del disco è sicura-mente un brano molto accattivanteche ti entra in testa sin dal primoascolto, ma niente al confronto con ilresto del cd. L’album è ricco di branifantastici, pieno zeppo di collabora-zioni con artisti stranieri di famainternazionale. Assolutamente uncapolavoro Hey Man, con la chitarra ela voce del grande B.B.King , bellissi-ma “Like the sun –Come il sole all’im-provviso”. In “Ali d’oro” Zuccheroduetta con un altro grande del bluesJohn Lee Hooker, in “Blue” troviamoSheryl Crow,. Stupendo l’intreccio divoci con Dolores O’Riordan deiCranberries nel brano “Pure Love”, laO’riordan dimostra di avere una bellavoce. “Diavolo in me” e “Senza unadonna” quest’ultima con Paul Youngsono bellissime varrebbero da solel’acquisto del cd.Fra i vari ospiti del disco troviamoEric Clapton, Miles Davis, Jeff Beck,Briam May, Tom Jones. Un ottimo disco che non vi stancherànel giro di poco tempo.

MUSICAPa nèghér - 5

El Rusare de’ ringrasiament.IV episodio

Le trè pope picinine, Elisâ, Mariétâ e Ursulinâ ‘ndel veder a rientràen cusinâ le so’ mamâ le ga purtàt détèr i sò giocatoi: dò bambulee ön cariulì de pulatì che l’ gherâ fat purtà Pierino per Santâ Luciâ(l’ erâ fat en tép de l’ urâ col traforo) co’ le galine che le becâ col coförâ delâ gabiâ;.col traforo el ghérâ mitìt ‘nsemâ anche du litì decumpensàt per le bambule...Serade bë le finestre e tiràt le tende per el coprifuoco le scitine lepreparâ la taulâ ‘ntàt che la minestrâ de lat, i öff e le patate i cöss…El bubà de töte chèle boche lè el se ritirâ ‘ndelâ so camerâ per lepulisie personali del sabot en del cadì del “petineuse”.Quando ‘l turnâ töcc i se’ mét a taulâ al sò post:-Sö! Fï el Seïgn delaCrus e disì la preghierâ!- e finidâ chélâ:-Sè garèsèff vest a che peri-col iè ‘ndacc Martino e Enrico con le dò bombe che i è burlade soisè visine a lur!…-e dopo en profond sospiro:-Sö! Mangiom!.. Doposena, primâ de ‘ndà a dormer disarom el Rusare de ringrasia-ment!…- ‘Ntàt el sè cuculaâ tötâ la cuadâ dei so’ scècc:-Go ’ncuntràtel siòr cürat e l’ m’à dit che te Martino e Enrico si stacc destinàcc aservì a mesâ primâ… ché a mesâ altâ, per premio el ve’ farà fa’ türi-bol e naïselâ.—…‘ndel veder le face con en po’ de öcc scür:- Ghïffmiâ de ìgâ porâ del scür… A mesâ primâ vègne anche mé.-Dopo el Rusare el stisâ el föc con en brass la piö picininâ che la pesâi pomm… De bass, en camerâ dei scècc, Tonio el preparâ ligade solportapàac deanti, le cuerte e la trapuntinâ, didrè el sachel delâ lanâsurâ el sistèl dei animai. El ga da’ önâ öciadâ ale trè scète de’ sura,dopo la buonanote ‘l tocä l’acquâ santâ per el Seïgn dela Crus efinalment el se’ bötâ so…Faüstina e la so’ mamâ le va’ a dormeranche lure, dopo la longâ siurnadâ e ìgâ sistemàt piacc e padele ecuarciàt le brase söl föc.Anetâ la s’erâ rilasadâ talmente bè en del let, che la s’erâ ‘ndurmen-tadâ subìt. Nel bel del son la sent la mà de Tonio fra ‘l cusì e lafaciâ…:-Set mia stràc asé?… Dormâ, dai!… Che dumà ta ghét de fa’‘mpò de chilometri en biciclrtâ cargàt…ghe nét miâ asé de setscècc?…po’ t’al sét che trübülà gom fat con l’ültimâ? (…)!L’Ave Mariâ l’è apenâ sunadâ che Tonio el va’ a ciamà i du scècc chei gà de ‘ndà a server mesâ, quando el riâ en cusinâ el ghè da’ elbuongiorno a Anetâ, che l’è dré a fa’ el pastolàt per le galine, per ipulsì e per i poc cunecc che ghè restàt, col paröl söl föc: önâ paletâde farinèl, öna de cröschèl, mesa de farinâ salda, en po’ de rédécc eöna braca de ridöi tridacc. El sac del granasì l’è en stalinâ, ma l’è drèa finì. -Bisognerà fa en po’ de provistâ dal mulinèr coi solcc che ta’ ciapetde me fredèl de le cuerte e dela prepontâ.- La ghèrâ sa fat i cöncc:tanto en stabiliment el pagament l’erâ spartìt en tré olte![…]“Introibo ad Altare Dei…” El cuminciâ l’Asiprët a mesâ primâ. E

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quando el sé oltä drè alâ funsiù al “Dominus Vobiscum”el vétquater militar en sö l’atenti , du a l’altar dela Madonâ e du a l’altar delSacro Cuòr—. “Sa ét che ‘l capitano el ga mandat la Ronda a fa de guar-diâ.”…En sigristìâ ‘ntàt che el se leâ i paramencc :-Fam en piacereMartino ! Và dala siurâ Piâ a töm en po’ de giàss per la mé mamâ chela stà mia tàt bè!- Martino el sè scüa perché el ga de daga ‘na ma a la sòmamâ.L’asiprët alurâ el ghè dà la manciâ dela mesâ a Enrico, po’ amòtre franc per el piasér del giàss.Quando Enrico el turnâ en Canonica töt‘mpantanàt, trafelàt el völ dagâ ‘ndrè la manciâ : i cà dela siurâ Piâ i l’àburìt, sbragàt le braghine e sgagnàt el tuaiöl con denter el giàss-Lamancia tegnela pör– el ghè fa önâ caresâ söl co –Va’ pör a casa a fa’cu-lasiù,ansi, café e làt t’à pödet mangial chè, con mé surela!…-

(continua)Lime

curènt, che el püblicizàa de ülitcome cliènt.

En chei temp ché, de cinghia strèta strèta, l’éra sicüra ché i ghè püdia dà reta. I l’ha costrèta a cambià sübit opiniù, nel vidis méter, coi sò agn en d’ön cantù.

Nel fàga la seconda carugnada, Apena föra, la gà fat öna frignada.“Lur i credia che müries prima del témp, per ‘na disgrassia, o per ön acidènt.”

L’è ‘ndata a sercà, ön prestit a la banca. “ Chissà se i ma darà chèl ché me manca.“ El banchér, nel sènter le mé necessità. Ga dit: “fóm mia finansiamèncc, a la so

età. “

“Chesto l’è tròp, “ la ga pensat l’Aneta.“ Forse a la posta i mé darà piö reta. Lè, töc i més, i ma paga la pensiù. I ma conós, quindi, i sarà piö bù.

‘Nmaginiv come só restada.Al quart rifiuto, me sò desedada.A la mé età, mé basta póc e niént. Öna vita müsürada e apéna l’ocürent,

Nel nost mónd ghè piö de umanità. Me tócherà ciapàla con serenità.La sarà stàda öna bröta delusiùMa l’ho ‘nparàda presto la leziù:

d’eser piö cunsideràda per limiti d’età, pasada chèla, som tóte da bütà. Se ócór vergót de car. Te tóca restà sènsa.A deentà ècc i ta dà sübit la scadenza;

prope come la machina per la bügada, i la sbàterà via, apena l’è spacàda. Nela mé vita go sèmper fadigàt e adès mé vale gnac ön franc sbüsàt,

ó mei, ‘n sóld “BUCATO”, e per fa l’alu-siù, ai so pagn spórc, bütacc en d’ön cantù.”

Ben. Tar.

L’angolo della poesiaDal 1° concorso di poesia dia-lettale “LE TRE ANFORE”,organizzato dalla Compagniateatrale di Coccaglio “LaPiccola Ribalta” abbiamo il pia-cere di pubblicare “il premiospeciale della giuria”.

La Lavatrice

L’Anèta l’alter dé la m’ha cüntat, öna stória da lasàm empresiunàt.La setantina la l’éra za pasàda, e da dés agn la fàa la pensiunàda.

Töta la vita la ghera lauràte tate ólte persino tribülàt.Iera mia tacc i solcc che la ciapàa,ma a fórsa de tirà i ghè bastàa.

Le setimane le pasàa sénsa emu-siù,dü pas, quac ciacere e la televi-siù.Stàa per rià però ‘na storia éna-spetàda, Quànd la lavatrice so la se spaca-da.

“Sta ólta l’è la ólta de cambiàla,”ga sügerit el géner nel vardàla.“Só a post adès, fae issé bé quandol’andàa,con töta la bugàda che la fàa.

Sic-sent euro! Come faroi? Jèpròpe tante.Poéra mé, mè manca le palanche.A rate sercaró d’andà a cumprala.Faró quac sacrificio per pagàla.”

Dis el proèrbe: el mónd l’è fat ascale.“Prima andà sö e pó anda zö: tetóca fale.”L’è entrada nel negòse e la speràa,de troà almeno chi l’acontentàa.

“I m’ha ulit domandà se ghè lafae, go sübit rispundit che ghè riae.Quacc sacrifisio e en pó’ de priva-ziù, on pó a la ólta la pagae con lapensiù.

Al credaréset mia chèl che i maapéna dit! “ “A setantàgn el crèdit nel comèrciol’è finit.” L’è andata drita al negòse con-

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Educare alla stradaSPECIALE SISTEMI DI RITENUTA

Numero due, PINO E LA CINTURA DI SICUREZZA

MEGLIO OBBEDIRE(TN), LunedÏ 14 Marzo, ore 09.00giorno di nebbia, Comando della Polizia Locale.

“Maresciallo Scargiullo !” , “Pino ! Che ci fai inUfficio, non ti abbiamo ancora arruolato!”.“Dei Vostri sono ormai,… ti spiego cosa misuccesse ieri, nell’ andare dallo zio Gianni.Una pattuglia della stradale mi fermò e mi disserocome mai non avevo la cintura.Quella nuova di Armani feci vedere e quello siarrabbiò. Mi tira in giro, mi dissemostrandomi le cinture dell’ auto e questo verbalemi fece.”“Siamo alle solite, fammi un po’ vedere. Bene, altrisoldi e altri punti, cinque. La tuapatente ci sta per lasciare.” “ Mamma mia, non melo dire, soldi per il funerale non“Che hai capito! Per condurre e essere trasportatisu tutti i veicoli* si debbono indossare le cinture,anche dietro.”“Anche mio figlio Tommaso, che ha quattro anni ?”“Macchè, il piccino nel seggiolino omolo-

gato lo devi tenere, ben legato, sino ai 12anni di età e fino al metro e mezzo di altezza,seguendo le istruzioni; poi saran-no sufficienti le cinture di sicurezza.”“Ma cummare Catterina mi disse che, dietro, ilpiccolo Salvatore che ha meno ditre anni, libero può stare !”“Vero, solo se non vi è montato ilseggiolino ed è sorvegliato da un maggiore di annisedici.”“Mia sorella Saridda incinta è ! La cinturadeve tenere ?” “Certo, a meno che abbiala certificazione di esenzione del ginecologo.” “Stodonne, sempre fortuna tengono”.“E di compare Turi, che mi dici; con ilcuore messo male è !”“In questo caso, deve farsi rilasciare lacertificazione medica dall’ A.S.L. di esenzione dall’uso delle cinture.”“E della mia patente che mi dici !” “Altricinque punti e 68,25 euro hai perso.Se nei due anni prossimi ti pizzicano senzacinture un’ altra volta la patente da quindici

giorni a due mesi ti sospendono.”“Ah pure, meglio circolare con un asinoallora!” “Se è solo per quello, probleminon tieni.”

MORALE:Se al vetro non ti vuoi spiaccicare lecinture devi indossare.

*vedi allegato a questo bollettino

A curA cura del a del Comando PComando Polizia Locale olizia Locale

Via MattVia Matteoeotti 10 25030 COCCtti 10 25030 COCCAAGLIO (BS)GLIO (BS)e-mail [email protected] [email protected]

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ORARIO DEGLI AUTOBUS

BUS SIA BRESCIA ROVATO COCCAGLIO PALAZZOLO Terminal SIA Crocevia P. L. Marenzio Torre del Popolo

PALAZZOLO COCCAGLIO ROVATO BRESCIA Torre del Popolo P. L. Marenzio Crocevia Terminal SIA

Fer, 06,45 07,20 07,25 07,45 *

Sco. - 08,02 08.07 08.22

Fer. 09,23 09,55 10.00 10,15 *

F/F 13,10 13,55 14,00 14,15 *

F/F - 13,25 13,30 13,45 *

Fer. 13,30 16,05 16,10 16,25

Sco. - 16,55 17,00 17,15

Fer 05,55 * 06,11 06,15 06,45

Sco. 06,50 07,06 07,10 07,45

Sco. 07,41 07,57 08,01 -

Fer. 10,15 * 10,31 10,35 11,05

Sco. 13,00 13,16 13,20 -

Fer. 13,50 * 14,06 14,10 14.45

Sco. 14,15 14,31 14,35 -

Sco. 16,26 16,41 16,45 -

CHIARI COCCAGLIO ROVATO BRESCIA Stazione P.L. Marenzio Crocevia Terminal SIA

BRESCIA ROVATO COCCAGLIO CHIARI Terminal SIA Crocevia P.L.Marenzio Stazione

Biglietteria:

Tabacchi

-Piaz.Europa

-V.Martiri

Libertà

Fer: Feriale

F/F: Feriale

Festiva

Sco: scolastica

* : Coincid.

Corriera

di BG.

SAB

Fer. - 06,11 06,15 06,45

Fer 06,55 07,03 07,07 07,42

F/F - 07,06 07,10 08,00

Sco. 07,20 07,28 07,32 -

Sco 08,15 08,23 08,27 -

Fer. 08,53 09,02 09,07 09,45

Fer. - 10,31 10,35 11,10

Sco. 12,57 13,08 13,12 -

Fer. 13,50 13,58 14,02 14,37

Fer - 14,06 14,10 14,52

Fer. 17,30 17,38 17,42 18,17

Fer. 06,45 07,20 07,25 -

Sco. - 07,42 07,47 08,00

Fer 07,50 08,25 08,29 08,37

Fer. 09,20 09,55 09,59 -

Sco. - 12,15 12,19 12,25

Fer. 12,05 12,40 12,44 12,52

F/F. 13,10 13,52 13,57 -

Sco. - 13,18 13.22 13,30

Sco. - 16,55 16,59 -

Fer. 16,30. 17,05 17,09 17,17

Fer. 18,20 18,55 18,59 19,07

Dal 02 Lug ROVATO, P.za Cavour, 14 Dal 13 Ago COLOGNE P. Garibaldi, 8

Dal 09 Lug CHIARI, V. 25 Aprile, 30 Dal 20 Ago ROVATO C. Bonomelli, 112

Dal 16 Lug ROVATO, V.le Battisti V.Staz Dal 27 Ago CHIARI Via D.Gasperi, 45

Dal 28 Lug CHIARI, V. Rivetti, 1 Dal 03 Set CASTREZZATO V.Torri, 25

Dal 30 Lug COCCAGLIO P L. Marenzio, 12 Dal 10 Set ROVATO P.zza Cavour, 14

Dal 06 Ago A D R O, V. Roma, 35 Dal 30 17 set. CHIARI Via 25 Aprile, 30

(Viene indicata la farmacia di turno più vicina a noi; il turno inizia il venerdì sera alle ore 20)

Numeri telefonici di immediata utilità

Municipio: . centralino . fax . Ufficio Vigili - Agente di servizio - Emergenze . Ufficio Anagrafe . Ufficio Tributi . Ufficio Ragioneria . Ufficio Servizi sciali . Ufficio Segreteria . Ufficio Tecnico . Servizi 24/24 COGEME Scuola Materna Scuola Elementare Scuola Media Radio parrocchiale Ferrovie Poste Italiane Farmacia

030 7725711 030 7721800 030 7725702 335 7250663 335 7637031 030 7725704 030 7725707 030 7725709 030 7725716 030 7725724 030 7725731 335 7637031 800 017446 030 7721562 030 723730 030 7721190 030 2731444 030 7703004 030 7721318 030 7701217

Guardia medica Pronto soccorso Chiari Soccorso pubblico di emergenza Soccorso stradale Guardia di Finanza

Carabinieri Pronto intervento Vigili del Fuoco Emergenza sanitaria Telefono Azzurro Guardia Farmaceutica Ufficio Invalidi Prenotazioni ambulatoriali …… . prestazioni ambulatoriali……. . ecografie………………………… . esami radiologici……………… Volontari del soccorso: Coccaglio:

- servizio diurno - servizio notturno

Emergenza infanzia

030 77191 030 711170 116 117 113 112 115 118 19696 800 297002 030 7007025 1991455050 Tasto 1 Tasto 2 Tasto 3 030 7240348 030 7722815 114

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Autocaravan

C2Oggi non riusciamo a comprendere ciò che abbiamo “combinato”,quanto sia stato straordinario questo anno.Da domani comunque, sarà

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Offerte per le opere parrocchiali10 maggio – 27 giugno 2004

NN. € 20,00In occasione della bened.d. casa € 50,00In occasione della bened.d. casa € 20,00NN. € 10,00In occasione del matrimonio € 200,00NN. € 20,00In memoria dei cari Defunti € 50,00NN. € 10,00In occasione del matrimonio € 150,00In occasione del matrimonio € 200,00NN. € 50,00Per il Bollettino € 10,00Per il Bollettino € 50,00In occ. d. I Comun., opere carit. € 500,00Contr. acq. Madonna di Fatima € 500,00NN. € 20,00In occasione del matrimonio € 250,00NN. € 10,00NN. € 10,00In occasione del matrimonio € 150,00NN. vari € 50,00Per la Missione € 200,00In memoria del caro Congiunto € 50,00In occasione del matrimonio € 100,00

Offerte per l'Oratorio 10 maggio - 27 giugno 2004

NN. € 50,00NN. € 15,00In occasione del s. Battesimo € 70,00NN. € 20,00NN. € 20,00NN. € 20,00NN. € 10,00NN. € 10,00In occasione della bened.d. casa € 45,00In occ. d. prima Comunione € 500,00NN. vari¸ in occ.d. I Comunione € 325,00I fanciulli della I Comunione € 480,00NN. € 100,00NN. € 20,00NN. € 100,00NN. € 20,00NN. € 50,00NN. € 50,00NN. € 50,00In occasione della bened.d. casa € 50,00NN. € 50,00NN. € 20,00Prima Dom. di giugno (tavolino) € 848,00Buste "pro Oratorio" 2a dom.06 € 2.104,40Genitori delle classi 4a el. A e B € 150,00NN. € 100,00NN. € 100,00NN. € 50,00NN. € 10,00

Dai Cresimati, un "mattone" € 160,00In occasione della s. Cresima € 50,00In occasione della s. Cresima € 50,00In occasione della s. Cresima € 50,00In occasione della s. Cresima € 50,00In occasione della s. Cresima € 50,00In occasione della s. Cresima € 50,00In occasione della s. Cresima € 50,00In occasione della s. Cresima € 20,00In occasione della s. Cresima € 20,00In occasione della s. Cresima € 10,00In occasione della s. Cresima € 25,00In occasione della s. Cresima € 10,00In occasione della s. Cresima € 5,00In occasione della s. Cresima € 80,00In occasione della s. Cresima € 10,00In occasione della s. Cresima € 50,00Genitori delle classi el. 3a C e D € 65,00In occasione della s. Cresima € 50,00In occasione della s. Cresima € 10,00In occasione della s. Cresima € 40,00NN. € 50,00NN. € 100,00In occasione del s. Battesimo € 100,00In occasione del s. Battesimo € 50,00In occasione del s. Battesimo € 35,00In occasione del s. Battesimo € 30,00NN. € 12,21NN. € 5,00NN. € 30,00In occ. del Matrim della nipote € 100,00v. “Angolo della generosità” € 172,00a pag. 33 € 1.500,00

€ 402,00€ 250,00

Totale offerte del periodo € 9.178,61Amministr. Comunale uscente € 75.000,00Totale generale pro Oratorio € 84.178,61Debito precedente € 908.164,40Debito residuo € 823.985,79

La somma di € 75.000,00 corrisponde alla prima rata del-l'importo complessivo di € 150.000,00 destinatodall'Amministrazione Comunale uscente quale contribu-to per la ristrutturazione dell'Oratorio. Poiché possiamoesprimerci senza temere interpretazioni a scopo propa-gandistico, esprimo l'apprezzamento e il ringraziamentoper l'attenzione mostrata verso l'Oratorio.Questa fattiva attenzione, insieme alla generosità dellagente di Coccaglio, diventa ulteriore motivo di responsa-bilità nel fare in modo che l'Oratorio sia sempre di piùciò che dev'essere: l'assenza di convenzioni scritte, legatealla generosa erogazione in oggetto, non toglie sussisten-za a questa convenzione morale.

Quaresima di Fraternità € 618,20Salvadanai quaresimali fanciulli € 546,50

GR

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CA

GLI

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“La vecchia Pieve”porge ai suoi lettori,

l’augurio di vacanze serene e ristoratrici,che possano rinfrancare e arricchire lo spirito

e ridare energia al corpo,per affrontare di nuovo le fatiche

del lavoro e dello studiocarichi di rinnovata buona volontà.