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patria indipendente l 28 gennaio 2005 l 1 ISSN 0031-3130 PERIODICO DELLA RESISTENZA E DEGLI EX COMBATTENTI ANNO LIX 18 LUGLIO 2010 3,00 7 Poste Italiane spa - Spedizione in a.p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1, comma 2, DCB - Filiale di Roma PERIODICO DELLA RESISTENZA E DEGLI EX COMBATTENTI

PERIODICO DELLA RESISTENZA · 2015. 10. 1. · PERIODICO DELLA RESISTENZA E DEGLI EX COMBATTENTI ANNO LIX 18 LUGLIO 2010 7 3,00 Poste Italiane spa - Spedizione in a.p. D.L. 353/03

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  • patria indipendente l 28 gennaio 2005 l 1

    ISS

    N 0

    031-3

    130

    PERIODICO DELLA RESISTENZA E DEGLI EX COMBATTENTI

    ANNO LIX

    18 LUGLIO 2010

    3,007Poste Italiane spa - Spedizione in a.p.D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1, comma 2, DCB - Filiale di Roma

    PERIODICO DELLA RESISTENZA E DEGLI EX COMBATTENTI

  • 2 l patria indipendente l 18 luglio 2010

    SommarioEditore

    Associazione Nazionale Partigiani d’Italia(A.N.P.I.)

    Sede legaleVia degli Scipioni, 271 - 00192 Roma

    Direttore responsabileWladimiro Settimelli

    In redazioneGabriella Cerulli, Adriana Coppari

    Collaborano:Fulvia Alidori - Mirella Alloisio - Ivano Artioli -Gemma Bigi - Elena Bono - Marco Cecchini -Avio Clementi - Massimo Coltrinari - SerenaD’Arbela - Georges de Canino - Primo DeLazzari - Daniele De Paolis - Filippo Giuffrida -Sergio Giuntini - Enzo Guidotto - OrsettaInnocenti - Andrea Liparoto - Stefano Lodi-giani - Aladino Lombardi - Luciano Luciani -Luca Madrignani - Natalia Marino - Ilio Mu-raca - Paolo Papotti - Guido Petter -Antonella Rita Roscilli - Luca Sarzi Amadè -Pietro Scagliusi - Leoncarlo Settimelli - Da-niele Susini - Ivano Tajetti - Walkiria Terra-dura - Alfredo Terrone - Tiziano Tussi - Fede-rico Vincenti

    Segretaria di redazioneGabriella Cerulli

    AbbonamentiAnnuo € 25 (estero € 40)

    Sostenitore da € 45versamenti in c/c postale n. 609008 intestato a: «PATRIA indipendente»

    Arretrati: € 5,00 a copia

    Direzione,Redazione, Amministrazione

    Via degli Scipioni, 271 - 00192 RomaTel. 06 32.11.309 - 32.12.345

    Fax 06 32.18.495E-mail: [email protected] / [email protected]

    Iscritto al n. 2535 del registro stampa di Romail 4 febbraio 1952 e nel registro nazionale del-la stampa con il n. 1032 il 23 settembre 1983.Iscritto al Registro degli Operatori di Comu-nicazione (ROC) con il n. 6552.

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    PATRIA indipendenteVia degli Scipioni, 271 - 00192 Roma

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    La testata fruisce dei contributi statali direttidi cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.

    Grafica e impaginazioneDuògrafi s.n.c.

    Via Odoardo Beccari, 32 - 00154 RomaTel./Fax 06 57.44.156

    StampaGrafiche PD S.a.s.

    Via Ostia, 9 - 04022 Fondi (LT)Tel. 0771 51.30.17

    Iscritto all’Unione StampaPeriodica Italiana

    Questo numero è stato chiusoil 16 luglio 2010

    3 l Il punto, di Wladimiro Settimelli

    5 l Lettere al direttore

    ATTUALITÀ DELLA RESISTENZA

    7 l Una straordinaria mobilitazione del mondo della cultura.Scrittori, attori, registi: “In nome della democrazia ci iscriviamo all’ANPI”,di Andrea Liparoto

    9 l Una mattina mi son svegliata...,di Daniela Morozzi

    LA FESTA

    11 l Una cronaca in diretta sui giorni alla Mole di Ancona. Girare, cercare, abbracciarsi tutti noi fratelli dell’ANPI, di Ivano Tajetti

    15 l Arrivati anche dal Belgio e dalla Germania.I giovani dell’ANPI e l’antifascismo militante,di Filippo Giuffrida

    17 l Uno straordinario Forum sulle diverse esperienze.Il museo della Resistenza tra evocazione e partecipazione,di Fulvia Alidori

    20 l Un incontro sulla memoria e il dovere di rispettare i fatti.Attenzione alla “controstoria” per falsificare la verità,di Daniele Susini

    21 l Un intenso e appassionato dibattito.La Costituzione: insegnare e fare “pedagogia civile”,di Mattia Stella

    23 l “Antifascismo, Democrazia: lavori in corso e prospettive”.E le donne? Erano e sono sempre in prima fila,di Monica Minnozzi

    25 l Le testimonianze di chi c’era.Raccontare, raccontare ancora, tutti seduti allo stesso tavolo,di Paolo Papotti

    L’ANPI E INTERNET

    27 l La lettera di commiato del fondatore del sito www.anpi.itDopo 10 anni Dario Venegoni lascia l’incarico di webmaster

    STORIA

    29 l Fu l’inizio dell’assalto alle tradizioni slovene della città.90 anni fa i fascisti incendiarono a Trieste la “Narodni dom”, di Milan Pahor

    35 l Due animali che seguirono le sorti della Brigata “Camicia Rossa”.Sì certo, “atipici”, ma partigiani. Il cavallo “Sauro” e il cane “Mondiale”

    TELEVISIONE E SOCIETÀ

    40 l Una vergogna nazionale della quale non si occupa nessuno.Senza limiti lo sfruttamento dei bambini in televisione, di Leo Donati

    CINEMA

    42 l Agorà: la sfida del pensiero contro l’oscurantismo,di Serena D’Arbela

    RUBRICHE37 l Libri

    I-XX l Cronache

  • patria indipendente l 18 luglio 2010 l 3

    I l mare d’Ancona non c’entra proprionulla, ma è stato un bagno. Un bagnoche ha fatto bene al cuore, all’umore,all’anima: al raziocinio e a quel tanto di ri-bellismo e di non sopportazione che simuove dentro il cuore e sale facilmente al-la bocca tra urla e improperi. Sto parlandodi noi, della nostra Festa nazionale e mitrovo subito circondato da un mucchio dipensieri che mi riappacificano con il mon-do: c’è, eccome, una Italia migliore, unaItalia pulita e onesta, una Italia capace dicostruire, una Italia positiva, una Italia fat-ta di bella gente che si affanna nel fare quo-tidiano, senza cercare o pretendere nulla,una Italia che ti abbraccia e ti giudica fra-tello, compagno, amico, un democratico,un legalitario e un antifascista, solo peraverti visto girare, chiacchierare, guardare epartecipare a dibattiti e incontri dentro laMole Vanvitelliana nei giorni della Festanazionale dell’ANPI. Era una Italia a voltegiovane e fresca, piena di curiosità, di spe-ranze, di affetto e di rispetto. Altre volte,era una Italia antica: quella che aveva sem-pre avuto una sola parola da dare e che siera ritrovata ad avere il coraggio di salire inmontagna e crepare per la libertà se questoera necessario. Magari lo aveva fatto dopoaver camminato con sofferenza e dolorenelle steppe russe coperte di neve o nellasabbia dei deserti africani, dopo aver vistomorire amici e commilitoni per colpa delleguerre fasciste.Lo so, corro il rischio della retorica e delpopulismo da quattro soldi. Ma non me neimporta un bel nulla: lasciatemi parlare an-cora di noi, della nostra festa e di quelli chesi incontravano nei meandri della MoleVanvitelliana. Gente semplice, brava che neha viste di tutti i colori. E quelli che porta-vano pochi anni sulla schiena, bellissimi,generosi, attivi e sempre di corsa. Sarannoin prima fila nelle grandi lotte del futuro,saranno in prima fila nel difendere la Costi-tuzione, la democrazia e la libertà. Ci pos-siamo contare, ne sono certo.Sì, è vero, mi sono ritrovato anche con ilcuore in mano e senza essere in grado didire più una parola, io che sono chiacchie-rone di nascita. È stato quando un gentilis-simo signore mi ha porto la mano e mor-morato con la voce tremula e bassa come sesi sentisse in colpa: «Sono l’unico supersti-te della strage…». Non ho capito bene ilnome: forse la Benedicta, una di quelle diMonte Sole o di un’altra parte d’Italia. Ho voluto farlo subito sedere, ma non cisono riuscito. Abbiamo solo scambiatoquattro chiacchiere formali sull’oggi, sulla

    politica, sul governo. Mi sono vergognatodi questa povera Italia. Certo che mi sonovergognato. Lui seppe scegliere e ora avevail diritto di vivere in un mondo migliore, inuna Italia più bella e invece si ritrova acombattere contro la “legge bavaglio” diBerlusconi, contro un gruppo di trafficoni,magari condannati per aver collaborato conla mafia o per aver messo le mani sui soldipubblici. Si ritrova a combattere, insieme atutti noi, contro le prepotenze, contro iministri che mandano a picchiare i terre-motati, contro i farabutti che vengono ar-restati per bancarotta fraudolenta, dopoaver fatto fallire una azienda e aver messosul lastrico migliaia di famiglie, contro ibugiardi e gli ipocriti che contrattano po-sti governativi importanti nel corso di unacena a casa di un giornalista viscido e ruf-fiano.Lo ripeto: mi sono vergognato per questoPaese diventato impresentabile e addor-mentato dalle televisioni, dalle “veline” edalle “velone”, dalle storie d’amore e difisco di un Briatore, dagli slogan imbecillidel ministro del turismo signora Brambilla,dalle decisioni “irrevocabili”e ridicole neiconfronti della cultura, dal non trattare conle regioni e i comuni e dal mancato ascoltodei militari, dei poliziotti e dei carabinierida parte dei vari ministri. A sinistra, intan-to, si continua a litigare.Potevo, io, a quel superstite di una stragenazista, spiegare qualcosa di questa situa-zione vergognosa e aiutarlo a riconoscere ilPaese per il quale aveva combattuto riu-scendo a rimanere vivo per caso? Non cisono riuscito. Ho solo farfugliato qualchefrase consolatoria. Lo avrò sicuramente de-luso e me ne scuso. Lui aveva conosciutoun’altra Italia e io soltanto questa: quella dioggi. Posso solo immaginare la sua delusio-ne e la sua tristezza. Ma è stato gentile enon ne ha fatto parola. Poi l’ho visto uscireverso un corridoio per visitare il resto dellaMole. Mi è parso di nuovo ombroso echiuso, ma forse era solo il mio senso dicolpa.Nei giorni della Festa ho cercato di vederee di capire le tante persone di ogni regioned’Italia che erano ad Ancona. Per questodico: ne valeva la pena. È stato, per tutti enon solo per me, un salutare bagno di one-stà e di limpidezza, di concretezza, di capa-cità e di fantasia politica, ma anche di fan-tasia senza altri aggettivi.Se le feste nazionali dell’ANPI servisseroanche soltanto a questo (e cioè ad unostraordinario abbraccio collettivo) sarebbeun buon motivo per organizzarle.

  • ANPI: i nuovi iscritti e la FestaCopertina e controcopertina di questo numero estivo sono dedicate a dueimportanti avvenimenti che ci riguardano molto da vicino: la conferenzastampa che si è tenuta nella sede nazionale dell’ANPI, a Roma, nel giugnoscorso e la seconda Festa nazionale dell’Associazione partigiani che si èsvolta, sempre nel giugno scorso, ad Ancona. Lo ripetiamo: paiono dueiniziative che riguardavano la nostra associazione, ma in realtà si è trattatodi avvenimenti che hanno investito tutto il Paese, in un momento difficile diattacco alla democrazia e alla Costituzione.La conferenza stampa era stata chiesta da donne e uomini di cultura,associazioni e intellettuali, per aderire ufficialmente e pubblicamenteall’Associazione partigiani: un gesto di assoluta e totale lealtà, secondo gliintervenuti, alla democrazia, alle istituzioni e alla Costituzione, con l’appoggiodiretto e immediato all’organizzazione di coloro che si batterono per unaItalia libera e unita e che la ottennero anche a costo della vita.Alla conferenza stampa, affollatissima, erano presenti la scrittrice DaciaMaraini, Concita De Gregorio, direttore de l’Unità, Moni Ovaia, SimonaMarchini, Giancarlo De Cataldo,

    Beppe Sebaste, Fabrizio Gifuni, Marisa Ombra, registi, autori, attori di teatroe di cinema e i nostri partigiani. Poi le adesioni: da Marco Paolini, a Dario Fo e Lidia Ravera. Alla presidenza Armando Cossutta, vicepresidentevicario dell’ANPI che ha parlato di occasione unica per unire gli italiani in unabattaglia collettiva. Nel montaggio di copertina, appunto, una veduta dellaPresidenza e poi i vari personaggi al microfono, nel corso del loro intervento.Nella controcopertina, una panoramica su una delle tante manifestazionidella seconda Festa nazionale dell’ANPI che si è svolta ad Ancona all’internodella Mole Vanvitelliana dal 24 al 27 giugno. È stata, come nel corso della prima Festa, l’occasione di dibattiti, concerti, incontri, conferenze,presentazioni di libri e di iniziative delle ANPI di tutta Italia. Sono stati migliaiai partigiani, gli antifascisti e i democratici che hanno preso parte alla Festacon passione e partecipazione. Tanti gli stand, le iniziative grandi e piccole,i libri e le pubblicazioni esposte, le magliette messe in vendita e lapresentazione dei prodotti tipici di ogni regione d’Italia. Ampia e variegataanche la partecipazione di moltissime organizzazioni della società civile.Nessuno si è risparmiato perché la Festa riuscisse nel migliore dei modi.

    Quasi dimenticavo di raccontarlo:mentre ero seduto al bancone del-la nostra rivista, l’ANPI di Sasso-ferrato mi ha fatto avere la ristam-pa anastatica di un vecchio e pre-zioso libretto dal titolo: “CuoriPartigiani”, scritto da Biagio Cri-stofaro un colto combattente per lalibertà, prima militare e poi salitoin montagna, curato, ora, da Alva-ro Rossi, con una introduzione diRuggero Giacobini e una nota diAngelo Verdini. Leggetelo, vi pre-go. Lo stile è quello retorico del-l’epoca e il taglio è quello “antico”dei classici, ma a suo modo è uncapolavoro della letteratura resi-stenziale. Le storie di Ughino il pa-store, di Cardona il comandante,

    del tenente Enzo, di Ferruccio edel medico di paese ucciso dai fa-scisti perché aiutava i partigiani, so-no davvero straordinarie e Cristo-faro racconta ogni battaglia e lastoria di ogni morto, con grandis-sima umanità e passione civile. Sisente ad ogni riga: quella era la“sua gente”, la gente che amava estimava e con la quale aveva decisodi lottare per la libertà.

    * * *E le critiche alla Festa di Ancona?Potrebbero essere molte, moltissi-me. Intanto la partecipazione: c’e-rano molti meno partigiani e anti-fascisti che non a Casa Cervi per laprima Festa. Inoltre, dentro la cit-tà, non era stato fatto abbastanza

    per spiegare e pubblicizzare la ma-nifestazione. Si poteva fare davve-ro molto di più e sarebbe stato an-che bene. All’interno della Mole,tutto è apparso dispersivo e rari icartelli di indicazione che annun-ciavano i diversi avvenimenti.Troppi i dibattiti e gli incontri che,alla fine, si accavallavano e davanol’impressione di una scarsa parteci-pazione agli uni e agli altri. Assur-da la mancanza di posti di ristoro,bar e punti d’incontro collettivi ela mancanza di un “nodo” centraledella festa. Belle, bellissime alcunedelle mostre, ma piazzate lungocorridoi e sale introvabili. Peccato,peccato davvero. Mi fermo qui…

    W.S.

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  • patria indipendente l 18 luglio 2010 l 5

    Chi era il prigionierocon la moto inglese?Buongiorno.Quella di cui scrivo è una battaglia persa inpartenza. E tuttavia, quali battaglie varrà lapena combattere, se non proprio quelle per-se in partenza? (che con quelle già vinte apriori son capaci tutti). E allora raccontoquesta storia, che è solo un inizio, una spe-ranza di incipit, e il finale è imprendibile, perora, e di mistero.Questi i fatti.Firenze, primi di giugno 2010, dalle parti diviale Redi. Un uomo di circa 90 anni rac-conta la sua storia. Militare durante la Se-conda guerra mondiale, nel 1942 viene fattoprigioniero dagli inglesi a Tobruk, sulla co-sta della Cirenaica (Libia orientale). Interna-to dapprima in un campo inglese in Kenia, èsuccessivamente trasferito in India, dove ri-marrà per 4 anni. Dopo l’8 settembre gliviene concesso (come ad altri prigionieri cheaderiscono all’armistizio badogliano) disvolgere alcune mansioni di fiducia all’inter-no del campo di prigionia e nei dintorni. Per gli spostamenti ha a disposizione unaRoyal Enfield, antica marca motociclistica diorigini britanniche. La moto è una 350 mili-tare a valvole laterali, e non perde mai uncolpo. L’uomo di Tobruk ricorda quegli an-ni lontani, e gli si velano gli occhi. Tornanoin mente volti, nomi, vite intere. E anche lavecchia Royal Enfield a valvole laterali. Diquelle motociclette, costruite ora in India,avrebbe desiderio di vederne circolare anco-ra qualcuna su strada.Alcuni appassionati delle Royal Enfield han-no notizia di questa storia, e vorrebbero rin-tracciare quell’uomo, che tanto ha visto etanto potrebbe raccontare, per realizzare ilsuo piccolo sogno: raggiungerlo a Firenze esalutarlo con il rombo che gli è stato così fa-miliare durante una parte eccezionale dellasua vita. Gli indizi però sono pochissimi:l’uomo potrebbe essere nato intorno agliAnni 20 e risiedere attualmente a Firenze,mentre il campo di prigionia in India po-trebbe essere stato – ma è una supposizione– quello di Yol ai confini con il Tibet, dovefurono internati 10.000 prigionieri italianicatturati sui vari fronti e trattenuti dal 1941al 1946 (ma esistevano anche altri campi diprigionia, nel subcontinente).Tra le storie poco conosciute di quei dieci-mila di Yol, c’era anche, ad esempio, quelladi Lido Saltamartini, anch’egli catturato aTobruk. Saltamartini era riuscito a costruireuna minuscola macchina fotografica di recu-pero utilizzando «una scatola metallica di si-garette Waltham’s, lo stagno ricavato da untubetto di dentifricio “McLeans”, l’unico distagno tra gli altri di piombo, la candela avu-

    ta in prestito dal Cappellano con promessasolenne di restituzione immediata al rientroin Italia, il cannello ferruminatorio ricavatoda una scatola di salsicce di soia, una lenteminuta (4 mm)». I negativi (2.000, di cui500 andati perduti) delle foto che hannodocumentato quegli anni di prigionia veni-vano nascosti dentro sigarette svuotate deltabacco e dentro tubetti di dentifricio. Dopo50 anni le foto sono poi state raccolte in unlibro dall’associazione benefica “10.000 inHimalaya” fondata da Saltamartini in favoredei bambini sordociechi.Abbiamo scritto dell’anziano prigioniero adistretti militari, ad associazioni di ex com-battenti e prigionieri di guerra, al museo dif-fuso della Resistenza, a organi di stampa lo-cali e nazionali, a istituzioni e amministra-zioni. Pochissime, per ora, le risposte. Tra quellegiunte, la pronta mail di Matteo Renzi, gio-vane sindaco di Firenze, che cercherà di farincrociare i pochi dati forniti con gli archivianagrafici della città. Certo, il campo di ri-cerca rimane vastissimo. Chi ci darà una ma-no? È una battaglia pacifica persa in parten-za. Io ci leggo anche della poesia, anche senascosta tra i pistoni. E sì, ho una Royal Enfield.Grazie per l’attenzione e per l’eventuale aiu-to. Saluti (Flaviano - per e-mail)

    Ancora sul 25 aprilea RomaCaro Direttore,ho letto sul n. 5 di Patria, al quale sono ab-bonato da anni, e voglio esprimere il mioapprezzamento per la tua lucida e seria“consueta chiacchierata mensile”, perchéespone con chiarezza le ragioni che hannoindotto l’ANPI di Roma ad invitare le Isti-tuzioni locali alla celebrazione del 25 aprilea Porta San Paolo, luogo simbolo della Re-sistenza, non solo romana.Condivido quando tu affermi «mi stupiscoche qualcuno si meravigli che l’ANPI scelgasempre le Istituzioni…» da sempre l’ANPIdi Roma (come le ANPI di tutta Italia) ri-corda il 25 aprile con i rappresentanti delleIstituzioni, le associazioni della Resistenza, iperseguitati politici dal fascismo, i deporta-ti nei campi di sterminio, gli internati mili-tari nei campi di prigionia tedeschi, i fami-liari delle vittime delle stragi nazifasciste, ipartigiani della Brigata ebraica e con gli an-tifascisti, tutti.Questo lungo elenco per ricordare a coloroche hanno inscenato la “gazzarra” contro lanuova Presidente della Regione Lazio che,in piazza, erano presenti tutti gli apparte-nenti alle associazioni sopracitate, oltre a

    lettere

    al

    dire

    ttore

  • migliaia di antifascisti, che in manie-ra civile e democratica hannoespresso il proprio dissenso verso laneo-Presidente del Lazio, con fischie slogan non violenti, consci di ave-re davanti a loro una persona chenon ha avuto remore ad associarsicon i fascisti di “Casa Pound”, pervincere le elezioni regionali.La contestazione era prevedibile,ma il lancio di oggetti vari, compre-so un fumogeno proprio NO!Gli autori di questi gesti (inconscia-mente?) hanno reso un bel servizioalla destra politica, cancellando unosplendido 25 aprile in una piazzagremita e un palco con 72 musicistie la grande Giovanna Marini, con lesue canzoni impegnate.In merito a chi dà lezioni di antifa-scismo, voglio ricordare che i Parti-giani, quelli veri, hanno combattutocontro il nazifascismo proprio per-ché l’Italia finalmente avesse delleIstituzioni democratiche, dando an-che la vita perché noi, oggi, potessi-mo stare liberamente in piazza aPorta San Paolo, con partigiani, an-tifascisti e rappresentanti delle Isti-tuzioni democratiche.Quanto accaduto il 25 aprile devecertamente far riflettere, perché,purtroppo, oggi nel nostro Paese arappresentare le Istituzioni, ad ognilivello, non ci sono solo persone anoi gradite. È proprio per rispettoverso i partigiani morti perché l’Ita-lia fosse un Paese regolato da unaCostituzione, per tutti garanzia didemocrazia e libertà, che dobbiamoaccettare (con grande amarezza) lapresenza di persone sicuramentesgradite. Questa è la Democrazia…Tra le tante riflessioni da fare e chefaremo, (in rispetto di chi era inpiazza e che civilmente ha contesta-to) una riguarda chi ha deciso dinon votare mai e a prescindere, per-ché contrario a vivere con delle regoleo perché ritiene inutile votare, nonriconoscendosi nei partiti presentinelle liste elettorali, e rinunciando aduno dei primi diritti democratici… ilvoto, assumendo un atteggiamentodi rifiuto… al pari del Presidente delConsiglio che rifiuta la Costituzioneperché di impedimento a decidere asuo piacimento, ritenendola, cosìcom’è, pertanto: obsoleta, “una pal-la di ferro” e inutile!

    Dobbiamo intenderci, non si vo-gliono rappresentanti istituziona-

    li perché sgraditi, però quando sideve decidere i rappresentantiistituzionali ad ogni livello, nonci si reca a votare.Anche chi non vota… permette l’elezione degli “Alemanno e Pol-verini” del caso!

    Per chiudere questa mia “chiacchie-rata” con te caro Direttore, vogliosolo ricordare che quanto accadutoa Roma il 25 aprile, è stato vergo-gnoso… perché tirare uova marcecontro il palco, che rappresenta ipartigiani, e colpire il comandantepartigiano della Brigata GaribaldiMassimo Rendina e il compagnoZingaretti, Presidente della Provin-cia di Roma… sicuramente è statopiù vergognoso che vedere sul palcorappresentanti delle Istituzioni a noinon graditi!(Ernesto Nassi - ANPI Roma)

    Il 25 aprileunico puntodi riferimentoPiù il nostro Paese regredisce social-mente e culturalmente, più il 25aprile diventa un punto di riferi-mento e di partenza per ogni pre-messa democratica.Mai, anche nei momenti più oscurie pericolosi della Repubblica, è ve-nuto meno il senso dell’unità e del-la solidarietà nazionale. E nessunoavrebbe potuto, fino a qualche tem-po fa, solo supporre lo stato di de-grado in cui viviamo, allorché traegoismo di classe, cesarismo, popu-lismo deteriore e fascismo televisivoprevaricante, si deviano e si conta-minano le coscienze, allontanandoledalle regole tipiche della pratica de-mocratica.Nulla sembra, al momento, possaessere fatto per arginare tale deriva.Né sembra efficace l’azione svoltadalla politica, anche da quella attual-mente all’opposizione. La quale,non in possesso di un progetto al-ternativo di risposta democratica, inun’ansia di rimonta, si convincesempre più di perseguire le pulsionipiù negative della destra al potere.Dimenticando in particolare il Mez-zogiorno d’Italia, i suoi problemi ela loro soluzione in chiave decisa-mente nazionale.È stato un amaro 25 aprile 2010,senza prospettive e con un paurosoritorno all’indietro. Ciò dovrebbe

    indurre più che mai uomini e donned’Italia a fermarsi un attimo ed a ri-flettere non poco su quello che sia-mo oggi nella gran parte, su quelloche eravamo ieri. E da dove prove-niamo e dove vogliamo realmenteandare. Eppure la risposta è a portata dimano: veniamo tutti, vincitori e vin-ti, da quel 25 aprile 1945. Le mosse di un Paese finalmente li-bero dalla dittatura, pacificato purse distrutto ed in ginocchio, unitodi nuovo dalle Alpi alla Sicilia, ven-gono da quella data. Da quelle spe-ranze, dai troppi lutti, dal sanguefraterno versato, dalla voglia irrefre-nabile di ricostruire.Mentre scrivo si apprende di pastinegati nel ricco Nord a bambini in-digenti. Si ha notizia di un sindacoleghista, che vieta alla banda delpaese di suonare “Bella ciao”, trat-tandosi di una composizione musi-cale non istituzionale. Il tutto in no-me di una formalità senza senso,che nasconde vuoto interiore, estesafaziosità, estraneità al significatoprofondo del 25 aprile. Per arrivarepoi, il suddetto sindaco a “vietare ildivieto” e non essere in tal modosommerso dal senso del ridicolo.Questo, perché, nella sostanza, si èestranei al concetto di una storia co-mune ed all’idea stessa del bene co-mune, mentre si preferisce rintanar-si in un ridotto quasi disumano,asfittico e strapaesano. Costoro nonpossono amare il 25 aprile, ma nonpossono impedire il nostro credo dilibertà.Nonostante il dileggio e la rimozio-ne costante da parte di ben indivi-duabili raggruppamenti politici didestra, riguardo alla ricorrenza dellaLiberazione, essa incombe ammoni-trice, con il suo straordinario pesomorale, sulla società italiana. Unicacometa da seguire per un non piùrimandabile riscatto etico e morale.Quindi, in questi momenti di dolo-re e di preoccupazione, chi ha acuore il bene della democrazia, sco-pre necessariamente di dover ancorauna volta essere “resistente”. Nelsenso di battersi con l’arma della pa-rola e della memoria, con tanta vo-glia di futuro, oltre il buio di questigiorni.Ce la faremo. Viva il 25 aprile! Vivala Costituzione Repubblicana! Vival’Italia unita e solidale! (Lino D’Antonio - Napoli)

    6 l patria indipendente l 18 luglio 2010

  • patria indipendente l 18 luglio 2010 l 7

    Una straordinaria mobilitazione del mondo della cultura

    Scrittori, attori, registi:

    Attualità della Resistenza

    cita De Gregorio nacque l’idea appuntodi chiamare a raccolta gli artisti per so-stenere i partigiani e gli antifascisti nellaloro battaglia per la democrazia. Quei partigiani oggi pessimisti «perchéquella luce del futuro che vedevano più di60 anni fa quando si batterono con le ar-mi» – è la stessa De Gregorio a parlare –«oggi non riescono minimamente ad in-travederla». «Per questo vogliamo esserci,per far passare il nostro messaggio nei luo-ghi mediatici dove fa fatica a passare, peruna battaglia di civiltà» – prosegue ladirettora de l’Unità – «perché è molto im-portante che il contenuto di senso delle pa-role sia traghettato da un tempo ad unaltro tempo».Corrono in sala parole di profonda re-sponsabilità, testimonianze d’impegno,proposte operative, corrono analisi espunti di bella intelligenza e nobile sen-sibilità. Moni Ovadia la prende alta e for-te: «Dobbiamo considerare la Resistenzacome un evento sacrale, che inaugura unasacralità laica con dei testi fondamentali:la Costituzione e i diritti universali del-l’uomo. Ciò va al di là di destra e sinistra.L’ANPI avrà un futuro se ci collochiamoin una prospettiva transgenerazionale

    ma soprattutto di valo-ri che non possono esse-re negoziati perché ap-punto sacri ed eterni».Quindi, una propostapiena di costruttivasuggestione: «Il pros-simo 25 aprile non siafatto solo dei soliti dis-corsi: facciamolo ini-ziare la notte del 24nelle case, nelle piazzedove spezzeremo il pa-ne della libertà. Poi siproseguirà con le cele-brazioni fino al PrimoMaggio, perché i dirit-ti dei lavoratori sonoconsustanziali alla Re-sistenza».Il richiamo a scenderein strada arriva ancheda Simona Marchini,

    S ono tanti, appassionati, preoccupa-ti per la deriva antidemocratica incorso nel Paese, indignati. Sonoprofessionisti della fantasia civile, unafantasia che hanno deciso di mettere adisposizione del Paese, iscrivendosi al-l’ANPI. Così decine e decine di artistihanno risposto all’input di Dacia Marai-ni e Concita De Gregorio sottoscrivendouna sorta di atto di fede “laica” che è an-che una forte assunzione di impegno peril futuro: «MI ISCRIVO ALL’ANPIPERCHE’ LA RESISTENZA NON SIASOLO MEMORIA DEL PASSATO MAESERCIZIO DEL PRESENTE». Lo hanno fatto pubblicamente lunedì 21giugno nel corso di una conferenzastampa tenutasi a Roma nella sede nazio-nale dell’Associazione dei Partigiani. Apresiedere, oltre alla stesse Maraini e DeGregorio, due vice presidenti nazionalidell’ANPI: Armando Cossutta (Vicario)e Marisa Ombra.«Siamo qui perché sentiamo il dovere diprendere posizione, occorre un forte attodi volontà di difesa della Costituzione». Aesordire è Dacia Maraini che raccontaanche di quando durante una cena “dilavoro” con la direttrice de l’Unità Con-

    Una affollatissima Conferenza stampa nella sede centrale a Roma.“La Resistenza non solo memoriadel passatoma esercizio del presente”.Un appello raccolto in tutta Italia

    Il Vicepresidente Naziona-le vicario Armando Cos-sutta con l’attore FabrizioGifuni.

    di Andrea Liparoto

    “In nome della democrazia ci iscriviamo all’ANPI”

  • figlia e nipote di parti-giani decorati: «Vengoda lì, da quella coscien-za civile. Invito tuttiad impegnarsi nel ter-ritorio, con iniziativeconcrete, ma insieme,dobbiamo fare rete at-tiva per aiutare a farrinascere la sensibilitàdelle persone disorien-tate, degradate daquello che vivono e ve-dono. Amici c’è da ri-cominciare da capo, oc-corre un vero e proprioneoumanesimo». Paro-le che nascono da unaprovata esperienza di“militanza” sociale: «ARoma, nel quartiere S. Basilio» –continua l’attrice – «ho fatto aprireuna scuola di musica con 450 bam-bini che vuol dire 450 famiglie!Dobbiamo coinvolgere sentimental-mente o non cambierà nulla».Giuliano Montaldo dal canto suoinvita a resistere contro l’imbecilli-tà, Beppe Sebaste si dichiara pron-to a farsi “testimone”, mentre Fa-brizio Gifuni fa una dichiarazionecommossa: «Sono orgoglioso diprendere questa tessera e ne sentouna profonda responsabilità».Qualcuno traccia percorsi decisivi:«Uno dei punti migliori di sfonda-mento contro i nemici della Costi-tuzione» – a parlare è Giancarlo De

    Cataldo – «è la mitopoiesi. Noi ab-biamo abbandonato i simboli, con-siderando il Risorgimento una ro-ba vecchia, la patria superata, iltermine “compagno” obsoleto, la-sciando il campo ad un’altra mito-poiesi desacralizzata. Recuperaretutto questo è fondamentale e inquesta sede della memoria tale re-cupero ha proprio il senso di unaproposta forte per il futuro». Lidia Ravera manda nella stessagiornata un messaggio di spietatadenuncia e viva appartenenza:«Noi, che crediamo nei valoriespressi dalla Costituzione e siamoben decisi a difenderla da chi lasoffre perché troppo democratica.

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    Noi, che assistiamo da anni, in uncrescendo di impotenza e sconcerto,alla trasformazione in leggi delloStato di tutti i trucchi necessari alPresidente del consiglio (e alla cric-ca di disonesti che godono della suaprotezione) per sottrarsi alla Leggee al giudizio dei cittadini. Noi, che non riusciamo più a rico-noscerci in alcun partito, nemmenonel Pd, perché ingessato dalle caute-le, dalle rendite di posizione, dallelentezze e dalle ambiguità ormaiconnaturate all’esercizio della“professione politica”. Noi che crediamo di riconoscere, nelberlusconismo trionfante, una for-ma inedita e pericolosa di totalita-

    rismo, noi, che non vo-gliamo cedere alla ras-segnazione e all’indif-ferenza, ci iscriveremo,tutti insieme, con gioia,con convinzione, allaAssociazione Naziona-le Partigiani d’Italia.Contro l’oblio del sa-crificio di chi ci ha re-galato questa democra-zia, per difenderla emigliorarla».L’atmosfera è di bellee grandi speranze,l’ANPI potrà contaresu nuove forze onestee in grado di costruiremassa civile e attivareconsapevolezze e co-scienze ribelli e profon-damente “partigiane”.Ad intervenire sonoanche loro, chi la Resi-

    Parla il regista Giuliano Montaldo; alle sue spalle Moni Ovadia. Al tavolo della presidenza Dacia Maraini,Armando Cossutta e Concita De Gregorio.

    Una panoramica della sala.

  • stenza l’ha fatta. «Io sono stata unadi quelle 35.000 donne che si batte-rono per la libertà» – inizia cosìMarisa Ombra – «La nostra scelta èstata prima che politica, morale difronte all’insensatezza di quello chestava accadendo soprattutto dopol’8 settembre: sentimmo la necessitàdi non stare alla finestra, di farequalcosa. Oggi non è insensatoquello che sta accadendo, ha un sen-so molto preciso, devastante, e amaggior ragione è fondamentaleesserci e resistere. Ogni volta cheprendo in mano Patria indipenden-te, davanti a questa testata ho unsenso di disagio perché la parola pa-tria per moltissimo tempo l’abbia-

    mo dimenticata, accantonata e la-sciata alla destra e allora da qual-che tempo quando incontro bambi-ni, persone ricordo una cosa: prova-te a pensare cosa sarebbe stato inItalia il 25 aprile se non ci fosse sta-ta la Resistenza. Saremmo stati so-lo un popolo sconfitto. La Resisten-za ci ha restituito dignità, onore.Ci ha messo in grado di essere qual-cosa di importante e valoroso da-vanti al mondo».Non mancano affondi e ringrazia-menti: «In questo Paese nessuno èpiù autorevole: la classe dirigente,la politica, gli unici che hanno au-torità sono gli artisti e quindi lavostra adesione ha un significato e

    scappò terrorizzata mentre lui die-tro le gridava: “No, io uomo! Nopaura...”. O di mia madre. Voleva fare il me-dico. Impossibile, troppo tardi perchi arrivava in città già grande,quasi analfabeta e doveva lavorareper vivere. Ma lei voleva leggere escrivere e ci è riuscita, a modo suo.Mentre lavorava a servizio, ha fat-to le serali poi, incinta di mia so-rella, ha dato gli esami “insieme aibambini di quinta”. Dice sempre:“un po’ mi vergognavo”. Infineaveva preso il diploma d’infermie-ra riuscendo a diventare caposala.Un lavoro che ha amato tanto, ot-tenuto con morsi e sudore. Nonha fatto il medico, ma poco im-porta, ha fatto il massimo per lepossibilità che aveva. Per anni hamedicato anche il marito di sua so-rella, mio zio Mario. Fistola pol-monare, un buco nella schiena, ri-cordo del campo di concentra-mento da cui, per fortuna, riuscì atornare. Era un metro e ottantad’uomo e mentre la statura, si sa,non cambia – può curvarsi, manon cambia – il peso sì. E al ritor-no era poco più di 40 kg. Sonopochi. Sua madre, come è accadu-to a tante madri, non lo riconobbequando gli aprì la porta.Uomo di rara ironia. Lo prende-vamo sempre in giro per la suadispensa colma di riserve: biscotti,pelati, caramelle, pasta. Tutto inabbondanza. Sempre. “Non si samai”, diceva. E Mario lo sapevache non si sa davvero mai!O ancora di mio padre. Quando

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    Una mattina mi son svegliata…

    U na mattina mi son svegliataed è stato impossibile rinun-ciare ad aprire il computer escriverti, cara Fulvia.Me lo avevi chiesto con grande ge-nerosità un po’ di tempo fa, ma illavoro, la famiglia ... sai, il tempocorre veloce e io no. Io sono lenta.Per natura e a volte per scelta.Avrei voluto farlo subito, credimi.Mi ero emozionata davanti alla ri-chiesta dell’ANPI, di esprimere unpensiero sulla Resistenza. Bastava-no due righe di adesione, è vero.Ma io non volevo due righe, vole-vo dirvi qualcosa che mi corri-spondesse profondamente, percontenuto e forma. E non riuscivoa capire cosa.Perché leggere e dire ANPI miportava alla mente tante immaginie ricordi di bambina. Troppi. Enon sapevo quale scegliere.Potevo iniziare dai miei nonni,contadini, nativi di un minuscolopaese di confine tra l’Emilia e laToscana chiamato Filigare, diquando raccontavano delle barret-te di cioccolata distribuite dagliamericani così dolci da far sognare

    un mondo migliore. Di mia ziaBruna, che mentre badava le peco-re, trovò una bomba inesplosa. Laprese per giocarci – perché è cosìche fanno i bambini – e le scoppiòtra le mani. Viva per miracolo, haun corpo pieno di cicatrici e centi-naia di schegge che ormai convi-vono dentro di lei. Un corpo,nonostante tutto, delizioso e fem-minile da sempre.O ancora della miniera, dove miamadre, i suoi 9 fratelli e i mieinonni, insieme agli altri contadinie alle famiglie del posto, si rifugia-rono quasi un mese per ripararsidai bombardamenti tedeschi. Lì amio zio Franco, un bambino timi-do e dolce, vennero le croste in te-sta dove sotto covavano colonie dipidocchi. Si ammalò di meningite,rischiando la vita e portandone an-cora oggi i segni.Avrei potuto parlare anche di miazia Maria, una donna piccola esvelta, di quel giorno quando,prendendo come d’abitudine l’ac-qua alla fonte, vide il primo “omonero” della sua vita: un soldatoamericano. Cominciò a urlare e

    Ecco il testo della bella lettera che l’attrice fiorentina DANIELAMOROZZI ha inviato alla nostra Fulvia Alidori, dell’ANPI di Firen-ze, tra i curatori di una raccolta di pareri e opinioni sull’Associa-zione dei Partigiani e sul suo ruolo nella società, in una situazionepolitica così difficile e complessa.Daniela Morozzi, scelta spesso dal regista Virzì, è stata protago-nista di molte fiction televisive e tutti la ricordano in “Distretto diPolizia”, per la sua carica di umanità e simpatia.

    una importanza straordinaria perla nuova Resistenza».Un’adesione che ha un significato“storico” per Armando Cossutta,un’occasione unica per unire gliitaliani, combatterne frustrazionee sfiducia, dare una svolta.Al termine della Conferenza, stret-te di mano, sorrisi, racconti, pro-getti. La sensazione comune èquella della possibilità di una fortee incisiva partenza. Perché, lo di-ciamo con Marco Paolini, l’ANPI«non è un’associazione storica di exqualcosa; è una sfida al presente,alla rassegnazione e al conformi-smo».E da oggi, ancora di più.

    Attualità della Resistenza

  • guardava Berlinguer gli brillavanogli occhi. Una volta, ero piccola, avevo lafebbre e lui mi regalò una Barbiehawaiana. Era mulatta! A caso, for-se, ma la scelse così. Sarebbe dadirlo al figlio di Bossi che si vantadi giocare con il computer al tiro alclandestino! A mia sorella invece,intellettuale già da piccola, ricordoche comprò un libro:l’Emile di Rousseau.Bello eh! Solo che adieci anni è dura leg-gerlo. Lei però loconserva ancora, co-me non potrebbe! Micommuove pensarci,ci compravano i libriperché sapevano cheerano importanti,nonostante per lorofossero spesso inac-cessibili. Neanche og-gi mio padre sa chi èRousseau. Ma noi losappiamo, questo perlui conta. Questo perme e per mia sorellaconta.Partigiani del quoti-diano, partigiani di un pensiero! La certezza che un mondo miglio-re poteva esistere e che loro avreb-bero contribuito a crearlo. E nonsi chiedevano: “ma io che cosaposso fare?”. E avevano ragione!Che domanda è? Sapevano chedovevano vivere onestamente, condignità, rispetto per sé e per gli al-tri. Osservare il mondo, guardarechi ti è vicino con il coraggio di di-re “Guarda, se posso..., se hai bi-sogno, bussa siamo qui”. Eranobravi cittadini, semplicemente. E ibravi cittadini fanno un Paese mi-gliore.Hanno vissuto così, davvero! Dasempre.Oggi, non sopporto di vederlidelusi.Alle ultime elezioni non potevanoneanche vedere quelle due o tretrasmissioni, per capire meglio chivotare. Non sopporto di vederlioffesi così da una classe politica lacui peggiore colpa è quella di averdimenticato.Guardando gli operai di Pomiglia-no – una delle storie più dolorosedi questi ultimi tempi, per me –mio padre, ottant’anni, quasi con

    ingenuità ha detto “Gli fanno fareil referendum, fa ridere. Così nonsi sentiranno neanche in colpa”. Eha ragione. Ma che cosa deve vo-tare una persona che non lavora daanni? Che deve votare una personache vive in una terra disastrata, inmano alla camorra.Possiamo esprimere giudizi? Ionon riesco e non voglio. Sospendo

    il giudizio su questi operai e vo-glio rivolgere le mie istanze all’op-posizione, ai Sindacati, a me stes-sa. Dovevamo essere tutti a Pomi-gliano con quegli operai, per loroe per rispetto a chi ha combattutoperché il lavoro avesse il senso chedeve avere: rendere l’uomo libero.Vedi, Fulvia, come accade! Quan-do si comincia a parlare di “resi-stenza” non si finisce più.E poi i ricordi si fanno affiorare euno sembra più importante del-l’altro. Niente di nuovo, tra le al-tre cose. Storie così ne abbiamosentite a migliaia. Sono le storie ditanti: cambiano i luoghi, i partico-lari, le intensità, ma sono le storiedegli uomini e delle donne chehanno combattuto per dare unademocrazia al nostro Paese.Ma una mattina mi son svegliataed è questo piccolo aneddoto chevolevo raccontarti.Premetto che durante il mio ulti-mo spettacolo, Articolo Femmini-le, regaliamo Bella Ciao a MiriamMakeba, morta, come sai, a Ca-stelvolturno. Una versione delbrano che il grande musicista concui collaboro, Stefano Cocco Can-

    tini, ha reso davvero unica.Io ho un bimbo di appena due an-ni e mezzo. E fin da piccolo la sera per addormentarlo – reducedalle prove e dal mio attaccamentoa questa canzone popolare che hosempre trovato bellissima – glielacantavo come ninna nanna, senzaalcun intento pedagogico. Sorpre-sa, una mattina capisco che la sa

    tutta a memoria, co-me del resto le altre canzoncineche via via ha impara-to.Pochi giorni fa erava-mo a Orbetello in unristorante (sto giran-do là una fiction perla Rai). E Filippo hacominciato a cantarlaa voce sostenuta. Erabello e divertente, maesagerava un po’ conil volume, allora glidicevo di fare piano,per non disturbare glialtri ospiti. Due signori accanto anoi sorridevano. Elui, sessant’anni forse,

    distinto, con gli occhi azzurri, adun certo punto mi dice “Lo lascicantare, è da piccoli che si diventapartigiani”. Mi sono sembrate pa-role dolci e bellissime.Mi permetto di fartene dono, a di-mostrazione di quanto sia impor-tante l’esistenza della vostra Asso-ciazione.Vi ringrazio inoltre perché con ilvostro lavoro permettete ai nostrifigli di sapere da dove vengono perdiventare nuovi Partigiani.Ti abbraccio e ti invio, se riesco, ilpezzo di Saviano che recito in tea-tro insieme ai grandi musicisti concui collaboro, potrai sentire la ver-sione di Bella Ciao e mi farà piace-re sapere cosa ne pensi.Grazie Fulvia. E scusa il ritardo.Con il cuore

    Daniela Morozzi

    P.S. - Questa lettera l’avevo giàscritta. Il 1° luglio ero in PiazzaNavona per la manifestazione con-tro la “legge bavaglio”. Il Segreta-rio dell’ANPI di Roma ha invitatotutti a cantare per non dimenticareproprio “Bella Ciao”. Mi ha fattoun grande piacere.

    10 l patria indipendente l 18 luglio 2010

    L’attrice Daniela Morozzi.

  • patria indipendente l 18 luglio 2010 l 11

    Una cronaca in diretta sui giorni alla Mole di Ancona

    Girare, cercare, abbracciarsitutti noi fratelli dell’ANPI

    La Festa

    tavolo” e come non esserne entusiastadopo l’esperienza di “Arturo”(http://arturofilm.blogspot.com) tuttoquello che riguarda memoria, testimo-nianze video, riprese e audio… mi fasentire quasi un regista “esperto”!Arriva sera ed anche a cena sono con gliamici, tutti in trattoria vicino alla Stazio-ne, le “bimbe belle” della segreteria na-zionale, il direttore di “Patria” e Naza-reno Re “il capo” della Festa. Rivedo esaluto con immenso piacere RaimondoRicci (e la sua ombra, il caro Paolo), ilPresidente, che come di consueto mi di-spensa perle di saggezza e buonumore.Giovedì, sveglia presto, appuntamentocon Peppino che da trent’anni cura co-me una figlia la Mole tra allestimenti, ri-strutturazioni e restauri, affascinato, mifaccio raccontare un mucchio di bellestorie su Ancona; con lui appendo ottocartelli della mia sezione, otto displayche raccontano la storia di una piccolafetta della periferia milanese dal 1944 adora, di cui vado particolarmente fiero,anche perché ci sono parecchie mie radi-ci tra quelle parole, tra quelle foto.Un’altra bella parete bianca si riempie distorie, uomini, ideali… Sembra tuttobello, mi aggiro curioso tra le ampie sa-le, basta sostare un attimo e subito si no-tano le sofferenze, i sacrifici, il sangue e

    le lacrime che ogni figura ci ri-corda. Ecco la memoria chemolti hanno dimenticato, eccovolti e documenti, che ci ripor-tano a tremende realtà, razzi-smo, fascismo, nazismo, storiedi deportazione, resistenza, li-berazione e poi la storia deldopoguerra con speranze e so-gni che purtroppo ancor oggisperiamo e cerchiamo. Tantiragazzi e ragazze che ci hannolasciato solo un nome, una fo-to… piccole storie che tutte in-sieme hanno fatto la grandestoria, quella della nostra de-mocrazia, quella della nostraRepubblica. Ecco il rosso san-gue, l’inchiostro con cui è statascritta la nostra Costituzione. Inizia la festa, mi lascio travol-

    M ilano, Ancona… aria nuova, re-spiro…! Mercoledì 23 giugnoore 14.00 varco per la prima vol-ta la grande porta in muratura della set-tecentesca Mole Vanvitelliana… spazienormi, struttura austera che denota an-cora l’architettura militare-ospedaliera.Nell’immensa piazza interna s’aggiranominuscole figure che entrano in antri,porte, buchi neri… Formichine laborio-se, carichi di scatole, apparecchiature,cartelli, i primi sorrisi, i primi abbracci,respiro a pieni polmoni… e divento im-mediatamente formichina… la ricercaaffannosa di un martello, i cartelli da ap-pendere, mi invento “writer” mi sentosubito a casa, sono tra amici e fratelli,una spirale di colori, di profumi, di vocie musica mi coinvolge in pieno... Un sa-luto particolare alle compagne dellaLombardia, che in un giorno solo hannogià montato lo stand e le ben sei mostreportate. Ritrovo Luca (Medici) dell’ANPI ATMdi Milano, e con lui mi dedico alle ulti-me sistemazioni delle loro foto, nei salo-ni immensi del piano superiore dellaMole, corro a comprare bottiglie di vinoed una tovaglia a quadretti bianca e ros-sa. Paolo (Papotti), il mio “fratello” micoinvolge nel progetto “Seduti allo stesso

    Il piacere di ritrovarsi,conoscersi, ascoltarele mille storiepartigiane. I dibattiti e gli incontri.La raccolta per unarchivio delle vicendeindividuali.Compagni e amici cheti pare di conoscere da sempre.Dare una mano e unaiuto a tutti gli altri.Sentirsi bene con chiti è vicino

    di Ivano Tajetti

  • gere completamente da incontri,approfondimenti, forum, mi muo-vo tra gli stand, felice come unbimbo, saluto vecchi amici e mene faccio di nuovi. Compagni chenon conoscevo diventano imme-diatamente amici di lunga data, ciriconosciamo subito, basta un sor-riso, una parola, ci si confida impe-gni ed aspettative; sono sicura-mente avvantaggiato, negli ultimianni ho spedito comunicazioni ede-mail a nome ANPI Barona amezza Italia, basta dire chi sono eda dove arrivo e si stringono mani,in qualche caso si aprono bottigliee si mangiano pezzi di formaggio. La bella piazza interna alla Mole èinondata dal sole, le Autoritàesprimono gioia per la nostra pre-senza ci dicono benvenuti: Anco-na, in questi giorni, sarà con noi.Raimondo taglia un nastro e lebandiere tricolori sugli spalti siagitano mosse dalla brezza marina.Programma intenso, gli spazi am-pi, seguire tutto è impossibile, ini-zio ad attaccare cartelli un po’dappertutto, cerco di indirizzare iltraffico ed indicare orari e luoghidi incontro, trasporto scatole e ge-neri di conforto, aiuto l’aperturadella libreria e dei bar interni.Una pausa e mi ritrovo seduto sudi un gradino con un bicchiere inmano, a chiacchierare dei proble-mi della nostra Milano con Danie-le Biacchessi e il solo parlarne mifa venire tristezza, purtroppo nellamia città non si vivono dei bei mo-menti… devo alzarmi e correre dinuovo tra la folla, di nuovo tra gliamici.Rubo un’ora nella sala dagli altisoffitti sorretti da travi secolariascoltando e imparando la nostraCostituzione, ancora all’ordine delgiorno, troppi gli attacchi che lanostra bella Carta fondante inquesti ultimi anni sta subendo. Edove, se non tra di noi, se ne deveparlare, attualizzare e difendere! Iltempo di una doccia, due fotogra-fie al sole che si spegne sul mare, lamusica dei Gang e le riflessioni diDaniele Biacchessi mi accompa-gnano verso il meritato riposo. Ènotte e mentre l’Italia discute e siinterroga su una partita di calcio,io tento di addormentarmi leg-gendo un libro, che oggi mi han-no regalato, una toccante testimo-

    nianza di GualfardoRombolini (L’altrafaccia della Resi-stenza. Dietro il filospinato) una nuovaconoscenza di que-sto giorno che stasvanendo e che miha notevolmenteimpressionato esuggestionato. Nelpomeriggio al tavo-lo con la tovagliabianca e rossa, avevoavuto l’onore diparlare con lui, di ri-prendere la sua sto-ria, di piangereguardando parolescritte con un lapissu un vecchio diariorubato tanti anni faad una brigata nazi-sta in Germania.Una storia vera di un uomo sem-plice, un diario terribile che do-vrebbe essere letto a tutti quelliche dimenticano o fingono di di-menticare, che tutto stravolgono efalsificano. Mi sono preso l’impe-gno (con onore) di parlarvene, discriverne su Patria a lettura con-clusa. Devo chiudere il libro, nonriesco a dormire il racconto tra-sformerebbe il mio sonno in unincubo.Venerdì mattina, 25 giugno, il so-le splende, mi aggiro per il porto,oggi c’è sciopero generale… l’haproclamato la CGIL in tutta Italia,in tutte le maggiori città ci sonocortei di lavoratori che protestanocontro la manovra economica delgoverno, ancora una volta paganosolo i lavoratori… Può essere cheallora tutte queste barche sianoqui ora a dondolare all’ancora, perlo sciopero; niente pesca stamani,niente lavoro. In centro d’Anconac’è manifestazione, lo so per certo,una nostra delegazione è partitacon le bandiere, mi sembra che cisia anche qualche Partigiano, co-me al solito in prima fila, e quasimi vergogno, io qui che giro per ilporto e loro in piazza, mi viene inmente mio padre, che in fabbricami prendeva in giro… “avanti c’èsciopero, fuori… e mi raccomandoin manifestazione, niente bar,niente casa a dormire, se tu sapessiquante volte sono sceso in piazza io

    me al solito, fa il “marziano” maintanto registra ed assimila. Sonocontento che sia venuto a trovar-mi, ed è anche giusto, è o non èiscritto ANPI? E poi, detto tra noi,da Milano a questa Festa ne sonoarrivati veramente pochi! Osservodi nascosto, chi… quando lo rico-nosce, fa la faccia sorpresa, e sem-bra pensare… “ma questo che ci faqui?” e poi fotografie e risate a tut-to andare… io scherzando chiedocinque euro a foto per la sezionedella Barona.Presentazioni ed incontri, gli fac-cio vedere tutte le mostre, lo por-to a qualche dibattito, incontraqualche Partigiano, lui insiste,vuole conoscere il Presidente Ric-ci, da tempo sa che ad ottobre cisarà un’iniziativa particolare tra luie Raimondo… (ora non posso dir-vi altro, altrimenti che sorpresa sa-rebbe…) poi vuole conoscere Ot-tavio Terranova è di Palermo co-me lui, poi (e non so se posso dir-velo) il prossimo anno vuole fareun film in Sicilia sulla mafia, e se-condo me, la consulenza di Otta-vio gli sarà preziosa.Un’altra sorpresa, baci ed abbraccicon Eugenio (Merico) e Paolo(Enrico Archetti Maestri) degli YoYo Mundi, due compagni veri!Un gruppo musicale, per me, tra imigliori in Italia, il loro concertostasera sarà come al solito “indi-menticabile”.

    Squilla di nuovo il cellulare, il mioamico (un altro… a questo puntodirete ma quanti amici hai Ivano?)il mio “capo” Claudio Superchi se-gretario Provinciale Flai-CGIL diMilano e sua moglie mi stannocercando. Un’allegra comitiva siaggira nella Mole, risate, battute,curiosità e chiacchiere ma dopotutto, è o non è una Festa? UnMojito al baretto sul porto, un an-dirivieni di personalità: Bebo Stor-ti, Armando Cossutta, Andrea Li-paroto (grazie, Andrea… grazie dicuore per quello che fai), CarloSmuraglia, Antonio Pizzinato conla gentile signora. Di corsa a man-giare una pizza e poi “Mai morti”,lo spettacolo di Bebo e il concertodegli Yo Yo Mundi. Assorto nellamusica, mi guardo intorno, osser-vo le pietre e le mura e immaginola Mole agli inizi dell’800, il popo-lo, i soldati, cavalli e cani, le ondedel mare che cullano antichi velie-ri, le fiaccole accese che allunganoombre tremolanti e nell’angolo unliuto che porta sonorità di paesilontani che fanno eco alla dirom-pente realtà di un’indimenticabileed attuale Bella ciao degli Yo YoMundi: quanta storia… quantememorie dimenticate.Si chiudono cigolando i vecchiportoni della Fortezza è ora didormire. Sabato inizia bene… passo cometutte le mattine davanti al murobianco, proprio lì appena sopra,davanti alla Mole, “Ancona, ai ca-duti ed ai martiri della Resisten-za” cerco di partecipare a tutti iforum in programma, peccato chealcuni si sovrappongono ad altri edecidere dove andare è sempre unproblema… tutto è interessante,tutto è formazione, in ogni sala èun piacere ascoltare gli oratori. Viè poi sempre la possibilità d’inter-venire. Ogni mezz’ora… un’ora,corro giù all’area visione video, hopromesso a Paolo (Papotti) chestamani curo io il programma, ilcambio dei dvd, in questi quattrogiorni ne proietteremo circa qua-ranta giunti da tutta Italia, l’im-portanza della testimonianza, difermare per sempre voci ed imma-gini sta diventando sempre più li-nea guida per i programmi a veni-re dell’Associazione, e questo pri-mo passo di un archivio centrale è

    proprio una bella “idea”. Tra unacorsa e l’altra un panino al piccolobar vicino allo stand Lombardia,Angela (Persici), Isa (Ottobelli),Ornella (Ravaglia), da ottime“standiste”, hanno presidiato l’a-rea, si può dire, giorno e notte,costruito relazioni e gettato basiper belle prospettive in divenire.Saluto Pif, parte… entro sera deveessere a Torino per MTV. Inse-guo, Giovanni (Baldini) “il geniodell’informatica ANPI” per fargliinserire in agenda la “costruzione”di un’applicazione per IPhone,IPad. Mi piacerebbe un App. AN-PI da poter scaricare gratuitamen-te sui telefonini e sui nuovi sistemiportatili… Finalmente, stremato,Giovanni acconsente, ci lavoreràsopra anche se ora la priorità è ilnuovo sito ANPI, tra l’altro pre-sentato in anteprima proprio inquesti giorni qui alla festa (ecco…un incontro… che mi sono per-so!).Ore 12,45 tramite il cellulare, va-do in diretta nazionale sul networkdi Radio Popolare, nel programma“Sidecar”…racconto la festa, lemigliaia di persone che ci sono, edinvito a venirci a trovare, il weekend è appena iniziato, e qui danoi, con noi, mille iniziative, spet-tacoli, incontri, Antifascismo chesprizza da tutti i pori.Passo dallo stand di Patria, quellodella segreteria Nazionale, il sorri-so delle “bimbe belle” mi fa sempremolto piacere. L’ennesimo Mojitoal solito bar sul mare, con i soliti“amici” milanesi, ma stavolta siaggregano anche i fiorentini.Ore 20.00, sotto “gli archi” diun’Ancona semideserta… un pani-no, e via… non mi voglio perdereil concerto di Alessio Lega. Non loconoscevo molto, anche se a dir ilvero, avevo scaricato da Internettutto il suo lavoro “Amore e Resi-stenza” (sul suo sito, Alessio ha da-to la possibilità a tutti di scaricarlogratuitamente, una operazione ra-ra nel mondo commerciale dellamusica) ora dal vivo, rimango affa-scinato da sonorità, gestualità, masoprattutto da pensieri e paroleche Alessio e i suoi due musicisti cipropone. Tocca a Simone Cristicchi, chenella veste inedita d’attore, recitaun poema epico: la solitudine e la

    patria indipendente l 18 luglio 2010 l 1312 l patria indipendente l 18 luglio 2010

    dal dopoguerra a ora”. Quanti ri-cordi ed erano solo gli Anni Ot-tanta… ora papà non c’è più, sia-mo nel 2010 e vedo ancora i suoicompagni, gli operai, i Partigianiche scendono in piazza, possibileche in questa Italia, nulla sia cam-biato! Dalla Liberazione, sessanta-cinque anni di lotte, per diritti sa-crosanti, come il lavoro, lo studio,la sanità, l’eguaglianza, la libertà.Oggi, ancora oggi. Sciopero.Per farmi perdonare, mi offro vo-lontario come autista, cercanoqualcuno per andare all’aeroportoa prendere le delegazioni straniereche arrivano dalla Francia e dalBelgio. Pronti, via! Un micro cor-teo d’auto, io prendo la Punto diNazareno, che, mi sa che oltre adessere ventiquattrore su ventiquat-tro disponibile per la Festa, hamesso al lavoro amici e famiglia, ese ci fosse stato bisogno avrebbefatto un forum anche a casa sua!Non faccio in tempo a tornare,che squilla il cellulare “ciao sonoPif, sto arrivando, mi vieni a pren-dere in stazione?”. Una corsa in au-to con Chiara e Giacomo e Pif è ingiro per la Festa, vuole conosceretutti, continuo a presentargli gen-te. Finge di non sapere nulla e, co-

    L’inaugurazione della Festa con il tagliodel nastro da parte del Presidente del-l’ANPI, Raimondo Ricci e del Sindaco diAncona Fiorello Gramillano.

  • disperazione di chi so-pravvive, un bel mono-logo sulla guerra, per laprecisione sulla campa-gna di Russia… “Li Ro-mani in Russia”. Affa-scinato, guardo lo spet-tacolo sui gradini dellabella struttura centraledella piazza interna allaMole, vicino a me Fulvia(Alidori), Daniele (Susi-ni) e Filippo (Giuffrida).Fulvia, un eterno sorri-so; Daniele, mai fermo;Filippo, calma e profes-sionalità… tre delle tan-te “formichine”… dellaFesta. Mi sento in sim-biosi con loro, mi sem-bra di conoscerli da unavita, ho quasi l’impres-sione che spesso quandosi parla della “nostra”ANPI, abbiamo senzabisogno di comunicarce-lo, idee e progetti simi-li… tutti presumo, anzi ne sonocerto, nel nostro vivere quotidia-no, continuamente pensiamo eagiamo da “Partigiani” ! Con tan-ti, molti, in questi giorni, ho senti-to questa simbiosi, questa empatia,questa voglia di fare, senza secon-di fini e “programmi elettorali”.Il mattino di domenica, rivedotutti i miei compagni, oltre che dalvivo anche nel bel video che Otta-vio ci ha portato dalla Sicilia, ritor-no con emozione e nostalgia alprimo Maggio di Portella della Gi-nestra, vorrei di nuovo stringermia tutti loro, ancora compiutamen-te ripenso alle parole, al pensierodi Luciano Guerzoni… “la nuovastagione dell’ANPI” in questi gior-ni ne ho visto la fatica, ma ne hosentito la gioia della costruzione.In questa bella realtà, mi fanno unimmenso piacere i complimenti diCarla (Argenton) che ha appenavisto la mostra ANPI Barona, e midice sorpresa “ma non sapevo cheanche tu sei figlio di…”. È un ono-re, non per me, ma per mio padre,i miei zii, mio nonno, è un im-menso piacere, raccontare le mieradici, il mio “dna”. È bello rac-contare il perché del mio “amore”verso l’ANPI… e poi a lei, proprioa lei, che porta nella sua carne,nella sua pelle, memorie, storie e

    immensi ricordi. Vorrei baciarla,ora, adesso… mentre scrivo, cosache comunque spesso, e con no-tevole “faccia tosta” ho fatto, siacon lei, che con l’adorabile MarisaFerro.Il dovere chiama: Antonio Pizzi-nato è sopra una sedia a svitarepannelli. Come non rimboccarsi lemaniche! Si comincia a smontarelo stand della Lombardia, e poicon Giovanni (Galantucci) stacca-re i cartelloni della Mostra, imbal-lare, inscatolare, e correre – persfuggire alla malinconia che co-mincia a farsi sentire – giù in piaz-za centrale, dove farmi subito sug-gestionare dai discorsi finali: Mar-tin Schulz, Enrico Panini, Arman-do Cossutta.La Festa è finita, ma migliaia dipersone in questi giorni qui adAncona, hanno ancora una voltadimostrato che l’ANPI c’è! Èun’Associazione viva, propositiva,che ha a cuore i problemi di que-sta Italia da tanto tempo, e per an-cora tanto tempo cercherà di risol-verli… compagni disposti a daretutto, anche l’impossibile perchécosì ci ha insegnato chi questa As-sociazione l’ha costruita… Parti-giani e Partigiane, che anche inquesti giorni, ancora qui ad Anco-na, hanno suggerito, consigliato,

    raccontato, indirizzato… Tra loro vi sono ancoramolti che non hanno di-menticato i loro vent’an-ni… ancora si sentonoribelli, e con questo spi-rito, abbracciano noi“giovani”.Molti di loro stanno giàpensando al CongressoNazionale del prossimoanno: sarà un successivomomento per capire,analizzare, costruire, ve-dere un’ANPI attuale esoprattutto fiera dellasua storia ma anche delsuo futuro.I dati li confortano, tan-ti gli iscritti, tanti i gio-vani, e quando tra ulte-riori quattro anni per ilCongresso del 2015,purtroppo, probabilmen-te molti di loro non cisaranno più, partirannoper le montagne, con un

    sorriso tra le labbra e una canzoneda fischiettare, certi d’aver sino infondo fatto il loro dovere, certid’aver lasciato l’Associazione inbuone mani. Quello che ci aspetta nel 2011 aTorino sarà un Congresso eccezio-nale, darà le ali alle nuove genera-zioni, e la voglia di rendere con-creta la nuova stagione da tutti noisentita e respirata anche grazie aquesta Festa. In questa Italia sem-pre più “vecchia” ancora una voltal’ANPI farà da avanguardia propo-sitiva. Vi saluto, care compagne, caricompagni, amiche, amici, fratelli esorelle, madri e padri… un tristetreno per Milano mi aspetta…Respiro per l’ultima volta il mare,mi riempio gli occhi di colori, disole. Mi sono divertito, ho passato deibellissimi giorni, eravamo tanti,eravamo belli, siamo tanti, siamobelli, ho cercato di scrivere emo-zioni, so di aver dimenticato moltinomi, fatti, situazioni, ve ne chie-do perdono.A presto, prestissimo… sono contutti voi, un forte abbraccio, gratoa tutta questa formazione conti-nua che questa Festa mi ha regala-to, un bagaglio prezioso che con-serverò per sempre.

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    Un “totem” per indicare la varie manifestazioni.

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    Arrivati anche dal Belgio e dalla Germania

    I giovani dell’Europae l’antifascismo militante

    La Festa

    Mettere assieme ragazze e ragazzi di lin-gue diverse, di culture diverse, con espe-rienze diverse ed ascoltarli. Dar loro mo-do di dirsi, di dirci, perché. Ad Ancona cisiamo riusciti, abbiamo ascoltato i giova-ni antifascisti d’Europa discutere delleloro realtà con Martin Schulz, LucianoGuerzoni, Nazareno Re ed Anna Co-lombo.Ma cominciamo con ordine, perché lagiornata dedicata all’antifascismo in Eu-ropa è stata un crescendo, che ha vistosvilupparsi in una logica successione gliargomenti trattati dal Forum dedicatoall’Adriatico Mediterraneo, mare di pa-ce; le preoccupazioni e le realtà delle As-sociazioni Antifasciste e Partigiane dimolti Paesi europei; l’esempio di unoStato in cui la tutela della Memoria ed ilsuo insegnamento sono compiti di unente pubblico sino all’incontro con i gio-vani. Se il forum di venerdì si è conclusocon la constatazione che per far sparire ilpunto interrogativo sul futuro della con-vivenza dei popoli nell’area dove nacquela civiltà, occorre rafforzare la presenzadell’Europa, e delle Istituzioni Europee,il Forum dell’Antifascismo di sabatomattina si è aperto con le esperienze del-le Repubbliche ex jugoslave e dell’Alba-

    nia. Dopo l’incontro di Duraz-zo (vedi Patria del novembre2009) la seconda Festa nazio-nale di Ancona è stata l’occa-sione per ribadire l’impegnodelle compagne e dei compa-gni dell’altra sponda dell’A-driatico nella tutela della me-moria ed il loro impegno quo-tidiano.È toccato ad Heinz Siefritzaprire il capitolo Unione Euro-pea, con un passaggio logiconel suo duplice ruolo di rap-presentante ufficiale della FIR,la Federazione Internazionaledei Resistenti e dell’associazio-ne tedesca VVN-BdA. MichelJaupart, Amministratore Gene-rale dell’Istituto belga dei Ve-terani (INIG), ha poi introdot-to un importante capitolo del

    R oxane, Katleen, Emilie ed i dueFlorian si aggirano tra gli standdella Festa tra il meravigliato ed il commosso. Dopo i loro interventi alForum dei Giovani Antifascisti sono di-ventati delle “star”, la Rai vuole intervi-starli, qualcuno chiede addirittura unafoto ricordo, manca che si mettano a fir-mare autografi e poi potremmo credercia Cannes.Vengono dal Belgio, dalla Germania esono stati i protagonisti, assieme ad unadecina d’altri ragazzi, del pomeriggio disabato 26 giugno, raccontando le loroesperienze nel percorso della memoria enell’antifascismo militante. Eravamo par-titi dal titolo d’una bella esposizione chesi tenne tempo fa in Belgio, Avevo ven-t’anni nel ’45, domandandoci cosa spin-ga chi ha conosciuto il fascismo solo dairacconti dei nonni, e da qualche sporadi-ca esperienza scolastica, a dirsi antifasci-sta. Sono, per fortuna, ancora in tanti apoterci spiegare perché avere 20 anni nel’43 ed essere antifascista fu una scelta lo-gica; alla seconda Festa nazionale del-l’ANPI volevamo sapere cosa vuol direavere 20 anni nel 2010 ed essere anti-fascista. Ecco la sfida.

    Intorno a loro unagrande attenzione.Il Mediterraneomare di pace.Le Repubblicheex jugoslave e l’Albania.La tutela della memoria.L’intervento di Martin Schulz

    Al Forum sull’Antifasci-smo Europeo, da sinistra,il parlamentare europeoMartin Schulz, Anna Co-lombo, Luciano Guerzonie Filippo Giuffrida.

    di Filippo Giuffrida

  • Forum, illustrando il ruolo isti-tuzionale dell’INIG nei per-corsi della memoria e descri-vendo nei dettagli, con il sup-porto dell’amico Jean Car-doen, le varie azioni messe inatto con l’ausilio degli stru-menti classici, quali la presenzanelle scuole e la redazione disupporti pedagogici, e con unintelligente uso delle nuovetecnologie, quali il progettoLive & Remember, che vede lacreazione di una pagina inter-net per ogni caduto nella guer-ra di Liberazione. La consegna della Medagliadella Libertà del Regno delBelgio a Nazareno Re ed al vo-stro articolista ha poi fatto dacerniera al successivo interven-to di Jean Cardoen – responsa-bile del dipartimento Memoriae Comunicazione all’Istituto –che ha illustrato due progettiinternazionali che coinvolge-ranno l’ANPI negli anni a ve-nire: la nuova edizione dellaMappa Europea dei Campi diConcentramento, Detenzionee Transito – incentrata sull’Eu-ropa del sud e dell’est – ed ilTreno della Memoria, che por-terà 1.000 giovani europei adAuschwitz nel 2012.A Jean va un particolare ringra-ziamento per l’impegno profu-so nell’organizzazione dei Fo-rum e per la volontà d’amplia-re la cooperazione con l’ANPI.

    Gli interventi dalla sala hannoconcluso questa prima partedel Forum, che si è riaperto nelpomeriggio con l’incontro“dei” e “con” i Giovani Antifa-scisti, avviato dall’intervento diMartin Schulz.L’on. Schulz, che i lettori diPatria hanno conosciuto nonsolo attraverso lo spiacevole in-cidente di qualche anno fa conil nostro presidente del Consi-glio, ma anche nell’intervistapubblicata nel maggio 2009,ha ricordato l’esperienza di suopadre, soldato della Wehr-macht tornato dalla campagnadi Russia e dalla prigionia inInghilterra in una Germaniasconfitta, per ritrovare la mo-glie ed un bimbo nascosti inuna cantina di un palazzo di-strutto, e le sue parole di qual-che anno fa: «Non so esatta-mente cosa stai facendo al Par-lamento Europeo, ma so che lostai facendo perché quello che èsuccesso non si ripeta mai più!».Martin ci ha poi raccontatodell’impegno dell’Europa con-tro i totalitarismi ed il revisio-nismo, esortando i giovani acontinuare a vegliare contro ilnazifascismo strisciante che an-cora oggi rappresenta un peri-colo reale.La proiezione del cortome-traggio sugli scioperi del com-parto siderurgico belga nel pe-riodo dell’occupazione nazista,

    realizzato dai ragazzi dellascuola superiore di Liegi etrasmesso dalla prima retetelevisiva francofona, hapoi dato inizio alla partedei giovani. Roxane Banken, KatleenPieters, Emilie Tilquin eFlorian Delvenne (nella fo-to in basso) ci hanno rac-contato la genesi del pro-getto, le loro interviste aisindacalisti ed agli operaiche organizzarono e parte-ciparono agli scioperi, ilsupporto ricevuto dai pro-fessori Fedrigo e Duym,che li accompagnavano adAncona, e l’impegno diuna serie di registi belgiche si sono prestati alla rea-lizzazione del film.

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    I giovani che hanno partecipato al Forum sull’Anti-fascismo Europeo. Dall’alto: Štefan Čok (ANPI Trie-ste), Florian Gutske (VVN-BdA, Germania)

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    Uno straordinario Forum sulle diverse esperienze

    Il museo della Resistenza tra evocazione e partecipazione

    La Festa

    Memorial de la Shoah di Parigi, la piùantica istituzione di questo tipo, nata nel1943, nella Francia di Vichy, esempio diResistenza e sguardo volto al futuro,dando così un respiro internazionale alForum, lo stesso che ha investito la granparte degli incontri della Festa.Abbiamo chiamato ad intervenire il Mu-seo Casa Cervi, luogo della prima Festanazionale, per sancire un simbolico pas-saggio di testimone, il Museo diffusodella Resistenza di Torino, esempio distretto legame al tema dei diritti dell’uo-mo, il Parco Storico di Monte Sole,dell’area di Marzabotto, in cui l’educa-zione alla cittadinanza passa attraverso lastoria e la cura del proprio ambiente, laFondazione ex Campo Fossoli, testi-monianza della partecipazione dell’Italiafascista al sistema concentrazionario,perché spesso si crede che i campi diconcentramento siano stati solo un fattodel nazismo, e infine il Museo audiovi-sivo di Massa Carrara e La Spezia, unmuseo di due città e di due province,con le difficoltà amministrative che ciò

    L a seconda Festa nazionale ha ospi-tato l’incontro ANPI e Musei del-la Resistenza: tra memoria e cit-tadinanza. L’evoluzione del concetto dimuseo da evocazione a partecipazione, ilcui intento era mostrare le capacità nar-

    rative dei musei e laloro aderenza allarealtà. L’occasionenon era solo per i mu-sei della Resistenza maanche per i luoghi del-la memoria. Se un museo è il luo-go della rappresenta-zione di un fatto, del-l’ANPI è la massimasensibilità per tutelareproprio i musei stori-ci, per tenerli, comedirebbe una bravanonna, da conto.Non ci siamo limitatia narrare dell’espe-rienza italiana. Abbia-mo infatti invitato il

    di Fulvia Alidori

    Il triste confronto con l’attualesituazione del nostro Paese, ed inparticolare con le scelte redazio-nali di Rai Uno, non è sfuggito aipresenti. Immaginare un progettopedagogico che coinvolga i ragaz-zi delle superiori di una città italia-na sino a portarli alla realizzazioned’un film trasmesso in prima sera-ta dalla rete ammiraglia della tele-visione pubblica pare un’utopia … È toccato a Florian Gutsche, gio-vane rappresentante della VVN-BdA introdurre l’attualità dell’im-pegno nella lotta al neofascismo inGermania, illustrando la campagnaNoNPD, contro il Partito Nazio-nal-Democratico tedesco. Florian ci ha parlato dell’impor-tanza dell’informazione e della suamanipolazione, di come privare unpartito neofascista dell’accesso aifinanziamenti pubblici ed ai rim-borsi elettorali sia un modo perlottare contro il neonazismo, della

    mobilitazione internazionale con-tro gli scellerati raduni di Dresda eColonia, in cui le città si sono ri-trovare unite, forze politiche, sin-dacali, lavoratori sotto un’unicabandiera: Nazi Raus!L’evocazione della manifestazionedi Colonia, dove i ristoranti aveva-no affisso sulla porta cartelli chedicevano “Non serviamo nazisti inquesto locale”, ed i tassisti rifiuta-vano di trasportare neofascisti suiloro veicoli ha concluso l’interven-to di Florian, che ha lasciato laparola dapprima a Stéfan, e poi aDaniele, Fulvia, Andrea. Un susse-guirsi di voci diverse ma unite nel-le stesse convinzioni. “Sono antifascista... perché sonofatto così, non ci posso fare nulla!”sarà certamente poco “politicallycorrect” e di certo non esauriscené spiega i vari motivi che portanochi ha vent’anni nel 2010 a rico-noscersi nell’ANPI e nelle varie as-

    sociazioni europee che assieme al-l’ANPI lavorano per un’Italia edun’Europa migliore, ma è una fra-se pronunciata dal palco d’Anco-na, che ha una forte valenza evoca-tiva e che ci aiuta, almeno in parte,ad avvicinarci ai nostri giovani.Il Forum dei Giovani Antifascistieuropei si è chiuso con le conclu-sioni di Anna Colombo (ANPIBelgio) precedute da un dettaglia-to intervento di Luciano Guerzo-ni, Segretario Nazionale ANPI,che ha presentato l’Associazione aidelegati esteri sottolineandonel’attualità dell’impegno e la neces-sità di lavorare in Europa e conl’Europa per meglio rispondere al-le sfide odierne. L’esperienza dei Forum europeiha aperto una strada che l’ANPI siprepara a percorrere assieme alleforze vive del nostro tempo, gliAntifascisti Europei ed i Giovani.Grazie ragazzi!

  • ripreso e condiviso sia da MarziaLuppi, Direttore della Fondazioneex Campo Fossoli, che da PaolaVaresi, Direttore del Museo CasaCervi. Il museo “discorso” spiega ciò cheè esposto e si apre al territorio, di-venendo laboratorio di ricerca e dididattica della storia e consenten-do al pubblico di essere sempre dipiù parte attiva del racconto mu-seografico. Di questo ci ha parlatoPaola Varesi, ponendo l’accentosul museo promotore di una citta-dinanza consapevole e pronta acondividere i saperi.Poi la storia della Fondazione exCampo Fossoli e il recupero di unluogo, nel centro della città diCarpi, che è il Museo-monumentoal deportato politico e razziale conla cerimonia, a cui parteciparonomigliaia di persone. Il recupero se-gnò la volontà politica di riacquisi-re una dimensione pubblica al rac-conto dei testimoni di fenomenicome la deportazione, per anni ar-gomento tabù. Inoltre l’importan-za del sito storico del Campo diFossoli, le cui baracche furono inuso fino al 1970, e della rilevanzadella contestualizzazione di un og-getto e di un luogo, tema oggettodi riflessione, perché la tendenza,oggi, è scindere l’azione dal luogoe dal tempo in cui si svolge, come

    se avesse significato in sé. MarziaLuppi, Direttore della Fondazioneex Campo Fossoli, ci ha parlato diquesto, e ha anche posto il proble-ma della formazione delle compe-tenze degli operatori museali.Il legame con il territorio è per ilParco Storico di Monte Sole la ca-ratteristica principale. Il Parco èun’ampia area protetta che abbrac-cia la maggioranza dei luoghi co-involti nell’eccidio di Marzabotto.Il museo è uno spazio aperto nelquale insistono luoghi che sonostati teatro della strage: case, chie-se, borghi. Un connubio storia-cura ambientale, tema dei nostritempi e che tocca da vicino la sen-sibilità dei più giovani. Di questoci ha parlato Anna Salerno, re-sponsabile dell’area storica diMonte Sole. Ennesima sorpresa il contributoattivo del pubblico dopo un dibat-tito lungo tre ore: proposte con-

    crete, come quella d’inserire nel si-to dell’ANPI nazionale un “luo-go” per i Musei, proposta del Pre-sidente del Sistema museale di An-cona, o come la richiesta di consi-gli a Monte Sole da parte di unrappresentante ANPI di Arceviaper realizzare il parco storico aMonte Sant’Angelo, o come l’in-vito da parte di un socio ANPPIAa riflettere sulla gestione musealecon l’utilizzo di contratti a proget-to, simbolo della precarietà del si-stema lavoro della nostra epoca.Ma le questioni saranno oggettodi prossimi incontri, perché alla fi-ne, per conto dell’ANPI, ho pro-posto il progetto Musei che consi-ste nel considerare l’Associazione,

    pur rimanendo ognuno con la suaspecificità e autonomia, un riferi-mento per lavorare insieme. Considerare l'ANPI disponibile avalorizzare il lavoro dei musei, nel-l'ottica che l’unione fa la forza an-che per ovviare ai tagli alla culturaportati avanti dal governo. Un’ANPI collettore di idee, luogoaccogliente e ricettivo per i musei,una sentinella attenta alla loro evo-luzione, che traduce il tutto in in-contri periodici strutturati, allar-gandoli, ovviamente, ad ogni real-tà museale, su temi specifici, chepotrebbero essere: la didattica del-la storia, l'uso dei nuovi linguaggicomunicativi, la suggestione deinuovi allestimenti museali, lo stu-dio della legislazione museale e laquestione legata alle risorse econo-miche, la semantica dei musei, lerelazioni con le associazioni, laquestione delle competenze deglioperatori museali. Gli incontri po-

    trebbero tenersi a rotazione inmusei diversi, sarebbe un’ANPIitinerante che studia e conoscesempre più i territori. Ultima sor-presa: l’accoglienza unanime e en-tusiasta a questa proposta.Un’unione ANPI-Musei e luoghidella memoria, suggellata dall’in-contro informale e fuori program-ma tra il Presidente nazionale del-l’ANPI Raimondo Ricci, sopravis-suto a Mauthausen, con il prof.Lalieu.Un’unione ANPI-Musei e luoghidella memoria, dove ognuno siprende cura dell’altro e insiemepartoriscono un bambino semprepiù forte e con gli occhi colmi difuturo.

    patria indipendente l 18 luglio 2010 l 19

    comporta, e che pure è stato capa-ce di esprimere un allestimento al-l’avanguardia con l’uso di nuovetecnologie.La prima sorpresa è stata ricevereda tutti loro una risposta positivaad intervenire, anzi se devo dirlatutta, ognuno ha espresso, a modosuo, l’apprezzamento per avereun’occasione di confronto. Ciòche fa pensare che i confronti fragli esperti di questo settore nonsiano cosa di tutti i giorni.La scelta di questi sei esempi nonha voluto snobbare tutti gli altri,perché il Forum è solo l’inizio diun progetto più ampio, che mira alcoinvolgimento di tutti i museistorici. Sei esempi molto diversitra loro ma uniti da una passione:la conservazione e la valorizzazio-ne della memoria. Tema vitale perl’ANPI, soprattutto ora che i no-stri partigiani se ne vanno. Gio-vanni Destri, Presidente dell’As-semblea Legislativa della Provinciadi La Spezia, raccontando del Mu-seo audiovisivo, ha ricordato pro-prio il suo ideatore, il partigianoPaolino Ranieri, morto a 90 annilo scorso 3 giugno, nello stessogiorno in cui 10 anni prima nasce-va il museo.L’ennesima sorpresa: un uomo di80 anni che, prima di tutti, imma-gina e realizza un museo senza ci-meli ma fatto della sola forza delracconto delle parole, fissate nelleimmagini. Un uomo della genera-zione della penna e del calamaio,che vede lontano e che capisce,meglio di noi, di essere nella socie-tà dell’immagine.Il confronto sull’evoluzione delconcetto di Museo storico è argo-mento rilevante. Esso, infatti, anostro parere, diviene, ogni gior-no di più, oltre che luogo di me-moria e di conoscenza anche luo-go di relazione e di educazione al-la cittadinanza. Evoluzione che in-veste anche la nostra Associazione.Quante volte ci siamo sentiti direche la Resistenza va attualizzata eche non sono più sufficienti lecommemorazioni! Che cosa rendeun luogo, con la sua idea genera-trice, vivo? Penso che la rispostasia la partecipazione e il senso diappartenenza.Le sole commemorazioni possonobastare fino a che avremo l’ultimo

    partigiano, perché ognuno di loroè segno della Resistenza, la incar-na, hai l’idea della Resistenza da-vanti a te, in carne e ossa. È comedescrivere un profumo con il fioredella sua essenza in mano. Maquando non ci saranno più? Dob-biamo imparare a colmare l’assen-za con l’educazione a una nuovacittadinanza, fatta di pace, di liber-tà e di giustizia e di conoscenzadegli strumenti democratici attra-verso cui concretizzare questiideali. Il museo luogo di conoscenza, direlazione, di educazione e di con-fronto, un Forum di multicultura-lità, più che un tempio, come hasostenuto Guido Vaglio, Direttoredel Museo diffuso della Resistenzadi Torino.Il museo luogo di volontà e di im-pegno, come quello di IsaacSchneersohn, che nella clandesti-nità dell’aprile 1943, creò il Cen-tro di documentazione ebraicacontemporanea (CDJC), divenutonel 2005 Mémorial de la Shoah, ela cui attività è fortemente legataalla Scuola, perché è lì che nascel’identità e si consolida ed è lì cheper la prima volta, da soli, senza lafamiglia, ci confrontiamo con glialtri e sviluppiamo il senso dellanostra autonomia. Di questo ci haparlato il prof. Olivier Lalieu, re-

    sponsabile del Servizio dei luoghidella memoria e dei viaggi studioper il Mémorial de la Shoah, chealla fine del suo intervento ha po-sto il quesito: se l’obiettivo deimusei storici è sempre stato quellodi denunciare le conseguenze delnazismo e del fascismo, nonché dilottare contro il riaffermarsi diqueste ideologie, occorre chiedersise il discorso che queste istituzionipromuovono debba essere in gra-do anche di evocare in maniera piùampia i diritti dell’uomo, col ri-schio però di confondere situazio-ni e contesti di natura diversa, disnaturare la riflessione a causa diuna politicizzazione controprodu-cente. La scelta del Mémorial de laShoah volge a promuovere un ap-proccio storico degli eventi e atrarne un messaggio civico il piùampio possibile, capace di coinvol-gere la maggior parte delle perso-ne. Spetta al pubblico, alla comu-nità educativa, trarre le proprieconclusioni e dedurre i proprimessaggi educativi al termine diuna riflessione rispetto alla qualedevono essere i veri protagonisti.Ha invitato al rigore storico, aduna fedeltà filologica direi, senzafarsi distrarre dalla storia spettaco-larizzata, una scelta cioè in cui è lacomunicazione in sé importante enon la cosa comunicata. Concetto

    18 l patria indipendente l 18 luglio 2010

    Una delle tante, e interessantissime, mostre nei locali della Mole. In alto: un particolare delcortile interno della Mole.

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    Un incontro sulla memoria e il dovere di rispettare i fatti

    Attenzione alla “controstoria”per falsificare la verità

    La Festa

    semplificando l’analisi della storia dellaResistenza, attraverso ardite quanto sma-liziate operazioni pseudo-scientifiche epseudo-storiche. La contrapposizione storica tra le duememorialistiche è stata affrontata dallaprofessoressa bolognese che attraverso lapresentazione di alcuni titoli di testi cheparlano di quel periodo storico con la vi-sione fascista o repubblichina, tendonoun inganno che sta nel far intendere allettore che non esiste una verità storicaaccertata, data dai fatti, dai valori in cam-po o dall’analisi storica, ma che esisteesclusivamente una verità di parte dovu-ta per l’appunto alla faziosità della parterappresentata.È stato facile intuire come questi sianostati i primi tentativi per cercare di parifi-care la storia, quella partigiana e quellarepubblichina, ma la storia non si usa perfini politici, la storia serve a fare luce sulpassato, nella maniera più oggettiva pos-sibile e non deve creare “equilibri politi-ci” dell’oggi.Il professor Tranfaglia ha tracciato unaanalisi sull’aspetto più politico di questadiscussione, in quanto alcune correntineofasciste e conservatrici hanno dasempre operato in maniera convinta e in-teressata questo tentativo di revisionismostorico nei riguardi delle vicende dei par-tigiani.I nemici della Resistenza sanno benissi-mo che sminuire i suoi valori e gli eventisono passi fondamentali per cambiarel’ordine che si è creato dopo la fine dellaguerra, basato sui cardini del binomioRepubblica e Costituzione. Con questopunto di partenza non si possono nontrovare somiglianze con il negazionismodi matrice antisemita, che come il nostrorevisionismo, non nega tout cout l’even-to Shoah o Resistenza che sia, ma ne tro-va le crepe, i punti di discrasia, minimiz-zandone i numeri e la sua portata storica,con il celato intento non di far emergerestudi più precisi e aggiornati, ma per l’ap-punto negarne il valore assoluto e per-mettere una rivalsa del pensiero fascista. L’aspetto politico è stato anche al centrodella discussione del capo dell’ufficiostampa dell’ANPI nazionale, Andrea Li-

    L’ uso politico della storia non è unanovità di questi ultimi anni o me-glio del periodo della cosiddettaSeconda Repubblica. Questa è la conclu-sione a cui si è giunti durante i lavori delforum Storia, Memoria, Comunicazio-ne Revisionismo: dovere storiograficoo uso politico della storia? che ha avutocome ospiti Dianella Gagliani dell’Uni-versità di Bologna, Nicola Tranfaglia sto-rico, Andrea Liparoto dell’ufficio stampaANPI Nazionale, Daniele Susini respon-sabile gruppi ANPI su Facebook. Leconclusioni, a sintesi di quanto emerso,sono state affidate a Alessandro PollioSalimbeni, membro del Comitato Na-zionale ANPI. Questi ospiti sono statitutti coordinati da Alessandra Longo,giornalista di Repubblica e amica del-l’ANPI, che ha elegantemente gestitol’incontro introducendo con competen-za la materia in oggetto, riuscendo findalla sua introduzione a rivolgere questariflessione al presente.I relatori, come la professoressa Gaglianie il professor Tranfaglia hanno dato untaglio storico-scientifico ai loro interven-ti, presentando due relazioni che hannospiegato come fin dall’immediato dopo-guerra i revisionisti storici di professionefurono attivi nel cercare di creare una“controstoria fascistizzata”, e ancora,

    L’uso politico del “raccontare”per equiparare tutto.Gli interventi di Nicola Tranfaglia,Dianella Gagliani,Alessandra Longo e Andrea Liparoto

    di Daniele Susini

  • paroto – che ha giustamente espo-sto la mole di lavoro e il compitoche ha l’ANPI in questa battagliadi verità e giustizia – utilizzandol’esempio della vicenda sul disegnodi legge 1360, sulla parificazionepensionistica tra partigiani e repub-blichini, in una franca analisi diquello che è avvenuto. È stato giu-sto ricordare come anche i partitiche provengono da una storia anti-fascista, si siano resi addirittura co-promotori di quella scellerata leg-ge, che solo attraverso l’impegnodell’ANPI e della sua gente si èbloccata, costringendo il presiden-te del consiglio ad una frettolosaritirata su questa tematica e, perquanto ipocrite, tentando ancheconsiderazioni e valutazioni deltutto favorevoli all’antifascismo. Questa grande discussione fatta dianalisi, considerazioni e valutazio-ni, ha un problema pratico: quellodella divulgazione attraverso imezzi di comunicazione, classici epiù moderni. L’ANPI ha volutodare un taglio sopratutto legato al-la contemporaneità, la trasmissio-ne di idee attraverso le forme più

    moderne, che sono i social net-work, Facebook e Twitter in testa,ma internet più in generale. A da-re delle indicazioni e delle valuta-zioni in tal senso sono stati chia-mati Daniele Susini e Michele Ur-bano, rispettivamente responsabilesocial network e webmaster del si-to www.anpi.it. L’impressione generale che hannoesposto i due esperti è che l’ANPIè fortemente interessata a qualifi-carsi nelle nuove forme di comuni-cazione. Avere allo stesso tavolo,esperti storici e esperti delle nuovecomunicazione ha trasmesso, acolpo d’occhio, l’attuale dimen-sione dell’Associazione, giovani eanziani, partigiani e antifascisti,tutti radicati nella tradizione, maproiettati nella contemporaneità.L’ANPI sta vincendo le sue scom-messe “multimediali” essendo pre-sente su tutti i maggiori social net-work e con il suo sito internet. Lagrande scommessa comunicativaattraverso questi strumenti è laqualità, una qualità che deve con-frontarsi sui limiti di questi stru-menti, che si possono riassumere

    nella parola sintesi. Tutto deve es-sere sintetico, veloce e intuibile,mentre invece i fatti da raccontareche ci riguardano vanno in dire-zione totalmente opposta, poichéhanno bisogno di tanto tempo espazio. La comunicazione del-l’ANPI non può prescindere daqueste nuove forme di comunica-zione, e sta qui la nostra sfida: co-niugare tradizione e modernità. L’incontro è finito con la presen-tazione della nuova veste graficadel sito internet dell’ANPI, daparte del Web e Net Master del si-to, Michele Urbano e GiovanniBaldini che hanno illustrato, fa-cendole vedere, le sezioni storichee quelle dell’attualità. Il nostro si-to è stato potenziato nella struttu-ra visiva, nella rapidità d’accessoalle news, che si integra con l’inte-ra comunicazione web e diventastrumento non solo per il naziona-le ma anche per i singoli comitatiprovinciali e locali. Siamo sulla buona strada, non sia-mo soli, siamo con la parte miglio-re d’Italia. Facciamolo sapere a tutti.

    patria indipendente l 18 luglio 2010 l 21

    Un intenso e appassionato dibattito

    La Costituzione: insegnare,e fare “pedagogia civile”

    La Festa

    di Mattia Stella dato l’appello lanciato da Gustavo Za-grebelsky “rompiamo il silenzio” ed haripercorso con grandissima intensità edemozione la straordinaria battaglia refe-rendaria del 2006.La Bonsanti ha giustamente ricordatoche proprio grazie al lavoro svolto dal-l’associazione “Salviamo la Costituzione,aggiornarla non demolirla” presiedutadal Presidente Emerito della RepubblicaOscar Luigi Scalfaro, è stato avviato unintenso lavoro di divulgazione della Co-stituzione italiana, lavoro che vide unitetutte insieme le migliori forze politiche,sindacali, sociali, culturali e