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Anno XVII N° 2 Marzo 2009 Sped. in AP art.20/C l.662/96 Filiale CMP di Torino Reg. Trib. Torino n. 3862 del 10/12/87 el Moncada Periodico dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba ...anche in biblioteca! ...anche in biblioteca!

Periodico dell’Associazione Nazionale di Amicizia … e diritti umani pag. 4 Otto marzo: auguri dal carcere pag. 7 Raggi X sul governo Obama pag. 8 el Moncada in biblioteca pag

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el MoncadaHPeriodico dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba

......aanncchhee iinn bbiibblliiootteeccaa!!...anche in biblioteca!

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elHMoncadahttp://www.italia-cuba.it/el_moncada/el_moncada.htm

Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba

codice fiscale: 96233920584

El MoncadaPeriodico dell’Associazione

Nazionale di AmiciziaItalia-Cuba

Anno XVII n° 2 - Marzo 2009

Redazione e amministrazioneVia Giachino, 28/E - 10149 Torino

[email protected]

Direttore responsabile:Marilisa Verti

Progetto grafico e impaginazione:Liderno Salvador & Co.

In redazione:Federico Anfusio,Mauro Casagrandi

(corrispondente da La Habana) Falco e Tomy (vignette da Cuba)

Rocco Sproviero (i Circoli)

Hanno collaborato:Fabio Barbacetto,

Maria Angelica Casula, Silvia Congiu, Luisa De Vena,

Raúl Della Cecca, Jorge Lopéz Ave, Sergio Marinoni, Bianca Pitzorno, Fabrizio Rappini,

René Vázquez Díaz

Stampa:La Grafica Nuova - Torino

spedizione in AP art.20/Cl.662/96 Filiale CMP di Torino

Reg. Trib. Torino n. 3862 del 10/12/87

el Moncada è inviato gratuitamente agli associati

Tiratura di questo numero:7.000 copie

Chiuso in redazione: 24/02/2009

I 5 eroi - prigionieri dell’Impero

SS oo mm mm aa rr ii ooEditoriale pag. 3

Donne e diritti umani pag. 4

Otto marzo: auguri dal carcere pag. 7

Raggi X sul governo Obama pag. 8

el Moncada in biblioteca pag. 10

Silenzio: parla Eusebio pag. 11

Siete circondati pag. 14

I Cinque ci scrivono pag. 16

Mortalità infantile pag. 18

Luoghi comuni e fatti concreti pag. 20

Cuba: Ciò che il vento ha lasciato pag. 22

Camicie rosse prima della Rivoluzione pag. 24

Il diavolo e l’acqua santa pag. 26

Dai Circoli pag. 29

Indirizzi utili pag. 31

Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cubavia P. Borsieri, 4 - 20159 Milano - tel. 02680862 - fax 02683082

[email protected] - www.italia-cuba.it

Iscritta al Registro Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale n° 82

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Sono successe un sacco di cose attorno al 17febbraio, oltre alle dimissioni di ‘Uolter Uel-troni’, e vale la pena di ricordarle. Mentre Ba-

rak Obama decideva l’invio di 17 mila ulteriori mi-litari in Afganistan, secondo la Reuter (mentre perLa Stampa sono 15 mila), arrivando a quota 54 mi-la, Hugo Chávez vinceva alla grande il referendum,nonostante l’opposizione venezuelana controlli ol-tre il 70 per cento delle trasmissioni radiotelevisivee la maggioranza dei quotidiani del paese, e a Cubasi teneva la Fiera del Libro. Non trovate il nesso? Ilnesso sta nelle scelte differenti. Ualter ha rovinato eframmentato la sinistra, mentre Hugo la ha ricom-pattata, anche con i media contro, e allarga il sognodi un latinoamerica unito. Il neo presidente Usa, cheaveva infiammato tanti cuori di speranza, seguiva ilcammino della guerra, mentre a Cuba la strada eraquella della cultura. Eh sì, nell’isola devastata daben tre uragani lo scorso anno, infatti si è tenuta laventinovesima edizione di questo gioiello culturale,ricco di novità, con ben duecento nuovi titoli, oltremezzo milione di libri venduti ai più di 300 mila cu-bani che l’hanno visitata, solo nella capitale. E chepotranno usufruirne in tutte le province, soprattuttonelle zone più colpite dall’uragano, perchè la Fieradel Libro non sta ferma, ma va a incontrare i lettorisparsi per l’isola. Insomma, cultura contro guerra,ma anche attenzione verso i più deboli, contro di-sinteresse. Ancora una questione di scelte. Che Cu-ba non sia un paese economicamente ricco, lo san-no tutti, eppure ha indici di salute uguali a quellidel primo mondo, perchè ci sono volontà e decisio-ne politica. Parola dell’Unicef che, sempre in quelperiodo, ha elogiato Cuba per il traguardo sul tassodi mortalità infantile che è del 4,7 per ogni mille na-ti vivi con ben 26 municipi che presentano mortalitàzero. Nel mondo, invece, ogni giorno muoiono percause decisamente evitabili almeno 35 mila bambi-ni. Una cifra impressionante, e destinata a crescere,con la crisi economica imperante. Non a caso le sta-tistiche mostrano una discesa del 16-18 per cento ri-spetto al 2000 nell’attenzione alla salute dell’infan-zia e della maternità. Il nesso, appunto, sta nellescelte differenti, e non è certo un caso che a Gine-vra i successi ottenuti da Cuba nel settore della coo-perazione economica, sociale e culturale le abbianoportato un sostegno schiacciante, con ripetute lodi,

che hanno minimizzato i comportamenti europei o-stili all’isola. Qui si pontifica e si giudica con lapancia strapiena, mentre i poveri del mondo si ren-dono conto delle difficoltà dell’Isola sotto il giogodel Bloqueo e vedono come paradigmi di solidarietàla cooperazione cubana nel mondo, gli aiuti per l’i-struzione, per la salute, per i disastri ambientali.L’esercito statunitense nel mondo è composto damilitari che uccidono e che vogliono dominare,quello cubano è fatto da medici, insegnanti, tecnicispecializzati che, esaurito il loro compito, se ne tor-nano a casa e non pretendono di fare ingerenza o dicolonizzare i paesi in cui si sono recati. Scelte dif-ferenti, appunto, che da una parte seminano odio, edall’altra, invece, amore e riconoscenza. In questicinquanta anni, mentre il ricco mondo occidentalesi ubriacava di speculazioni finanziarie, di ricchez-za, di accumulazione di capitali, la piccola Cubaproseguiva sola verso la sua strada di solidarietà e,per far capire al neo presidente Obama che ora l’i-sola non è più isolata e che bisogna togliere il Blo-queo e modificare la politica aggressiva degli Usanei suoi confronti, in tempi recenti si sono innalza-te voci diverse, come quelle di Hugo Chávez (Vene-zuela), Lula da Silva (Brasile), Evo Morales (Boli-via), Manuel Zelaya (Honduras), Daniel Ortega(Nicaragua), Tabaré Vázquez (Uruguay), FernandoLugo (Paraguay) e Baldwin Spencer (Antigua eBarbuda), tra gli altri, che hanno lodato l’esempiodell’Isola caraibica e dei suoi leader. Dall’iniziodell’anno sino a metà febbraio, inoltre, sono stati invisita a La Habana ben cinque presidenti latinoame-ricani: Martín Torrijos (Panama), Rafael Correa (E-cuador), Cristina Fernández (Argentina), MichelleBachelet (Argentina) e Álvaro Colom (Guatemala).Anche questo è un segnale potente, sul fatto che illatinoamerica non è più il cortile di casa degli Statiuniti. Il coraggio e la resistenza cubana hanno avuto suc-cesso e se ora è più vicino il sogno di un’Americalatina unita e orgogliosa la maggior parte del meri-to va a Cuba, che ha seguito i propri ideali anche incondizioni di estrema difficoltà. Forse anche in Ita-lia c’è chi dovrebbe rifletterci e avviare cambiamen-ti reali. È tutta una questione di scelte. H

Marilisa Verti

Questione di scelteEditoriale

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Donne e dirittiE ancora ai diritti si torna.Non suona un po’ strano cheCuba sia chiamata a risponderea richiami e accuse per viola-zioni ai diritti umani anche dapaesi come il nostro, dove si ar-riva a studiare una legge perpermettere ai medici di denun-ciare i pazienti “irregolari”?Già, ma da noi i diritti sono di-visibilissimi e non proprio u-guali per tutti... Meno strano èinvece che Cuba invii donnecome Carolina a Ginevra, perdifendere presso la Commis-sione Diritti Umani dell’Onu leproprie azioni e la propria sto-ria: ormai è femminile il 43 percento del Parlamento, il 65 percento dei laureati, il 53 per cen-

to dei docenti nell’e-ducazione superiore

to menefreghismo) e nemmenodi diritti indivisibili (eppure ècosì ovvio che non si possanoseparare i diritti politici daquelli sociali e civili! Quantosia poco democratico negare ildiritto alla salute a uno, quelloall’istruzione a un altro, quelload esprimersi a un terzo e cosìvia!). E poi, quello che davve-ro mi incanta è l’entusiasmo, lapassione e la stima di sé chescaturisce da ogni loro parola eazione: mi fa pensare a quantosono “avanti” queste donne... ea quanto lavoro è stato fattodalla Fmc.La Federación Mujeres Cuba-nas è un’organizzazione nongovernativa ed autofinanziata,nata come una Rivoluzione al-l’interno della Rivolu-zione e, come dicevaVilma Espín (Presi-dente dalla fondazio-ne fino al 2007 quan-do è morta) “...Nonsolo perché lo avessevoluto Fidel, ma per-ché furono le donne,dalla base, che comin-ciarono a organizzar-si... Le donne deciserodi creare un’organizzazioneper partecipare alla Rivoluzio-ne, per istruirsi e poter conti-nuare e accrescere il proprioapporto alla Rivoluzione... L’o-biettivo di incorporare le don-ne in tutte le attività produttive,politiche, culturali, non partivasolo da una rivendicazione so-ciale ed economica, il suo fineera essenzialmente ottenere ildispiegamento della persona-lità femminile, lo sviluppo del-le sue potenzialità per raggiun-gere la totale realizzazione co-me essere umano pieno, inve-stito di tutti i suoi diritti.”

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e il 72 percento nell’in-tero settore e-d u c a z i o n e ,

nonché il 70per cento nel set-

tore della salute.Cifre impressionanti

anche per la progredita Europae che rendono Cuba un puntodi riferimento mondiale in me-rito all’uguaglianza di diritti trauomini e donne.Ada Galano Estiven e la suapassionalità travolgono tuttinella Sala della Pace dove cisiamo riuniti. È lì che ci rac-conta di suo padre che ha com-battuto con il comandante Pan-cho, agli ordini di Che Gueva-ra. Del suo profondo orgogliodi essere cubana, che viene au-mentato in occasione di ogniconfronto con i fatti della vita.Come lo scorso autunno, quan-do a Cuba ha visto l’effetto delpassaggio dei tre uragani: lagrande devastazione prodottadai venti passati a più di 200

Il ‘belpaese’ è più indietro dell’Isla Grande

La sera del 12 febbraioscorso, mentre al Sena-to si consumava con la

morte di Eluana Englaro unadelle pagine più tristi e tormen-tate della nostra Repubblica ela tivù italiana offriva il suo so-lerte apporto alla spettacolariz-zazione del dramma (compresala vergognosa accusa di assas-sinio a un padre che ha solocercato dolorosamente di ri-spettare le idee di sua figlia e iltentativo, in questo frangente,di convincere l’opinione pub-blica sull’impellenza di cam-biare regole e leggi per tutti), ilCircolo di Milano dell’Asso-ciazione Italia-Cuba incontra-va, alla Casa della Pace di viaUlisse Dini, due donne cubaneper parlare di diritti umani. Un tavolo degli oratori tutto alfemminile: moderava l’incon-tro la direttora del MoncadaMarilisa Verti, ospiti CarolinaAmador Pérez, appena arrivatada Ginevra dove faceva partedella delegazione cubana comerappresentante della Fmc (Fe-deración Mujeres Cubanas) al-la Commissione dei Diritti U-mani, e Ada Galano Estiven,che vive in Italia da diciotto an-ni.Avere l’occasione di parlare,confrontarsi per qualche oracon le donne di Cuba per mevale più di una settimana di au-tocoscienza. Mi colpisce l’a-more che nutrono per il proprioPaese e i valori in cui credono:per esempio non avevo maisentito parlare in Italia di dirit-to alla solidarietà (qui semmaici si sente in dovere di parteci-pare a qualche raccolta fondi ebasta mandare un paio di smsda 1 euro a chissà chi per taci-tare rimorsi e rituffarsi nel soli-

Silvia Congiu

Donne e diritti umani:Cuba o Italia?Incredibile la presenza femminile e l’attenzione ai problemi reali

Da sinistra AdaGalano Estiven,

Marilisa Verti e Carolina

Amador Pérezall’incontro del12 febbraio alla

Casa della Pace.Foto: Liderno

Salvador

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5gli uomini, ma stare accanto aloro e condividere la vita. Ilfatto che il 38 per cento dei di-rigenti sia donna (senza “quo-te rosa”!), significa che è ne-cessario rafforzare il loro pro-tagonismo, non è un problemadi sesso ma di capacità. E unaRisoluzione del Consiglio deiMinistri prevede che per nomi-nare delle cariche di qualsiasinatura debba essere rispettatala percentuale del 50% tra can-didati dei due sessi.Visto che Carolina come rap-presentante della Fmc ha fattoparte della delegazione cubanaa Ginevra le chiediamo che im-pressione ne ha avuto. Ci diceche è stato faticoso e stressan-te ma di grande interesse. Pri-ma del 2008 la Commissionedei Diritti Umani era forte-mente influenzata dagli Statiuniti ed esaminava solo Paesiin cui era in corso una guerra oPaesi definiti sottosviluppati,ora il meccanismo è universalee riguarda tutti i Paesi parteci-panti. Alla votazione mondialeper la formazione della Com-missione gli Stati uniti non so-no passati e quindi non eranopresenti. Più di 100 delegati di

rinale e si è adattata anche adandare a fare la donna delle pu-lizie. L’ultima volta che si èpresentata in agenzia per un la-voro si è sentita dire che perquel posto non cercavano unadonna di colore.

Cuba e Italia a confrontoMarilisa propone un confrontotra Carolina e Ada per parlaredi diritti e di donne, di Cuba eItalia.Il confronto è davvero impie-toso per noi, Ada rivendica ilfatto che il suo Paese regalavaccini a tutto il Latinoameri-ca e Carolina rincara la dosedicendo che la maggior produ-zione di Cuba consiste nellacreazione di professionisti, esi-stono più di cinquanta centrimedici cubani fuori dal territo-rio nazionale, alcuni anche inAfrica. Parla di diritto alla so-lidarietà e allo sviluppo deipaesi poveri. La crisi economica che c’è sta-ta, e forte, a Cuba con il perio-do especial, non si è giocatasulla pelle delle donne. E loronon sono sottomesse e nemme-no vogliono essere superiori a-

tutti i Paesi si sono iscritti perparlare e in 60 si sono espressifacendo raccomandazioni sulrispetto dei diritti.Cosa viene “raccomandato” aCuba? In genere il rispetto deidiritti politici/civili e di stam-pa. All’Italia dei molti partiti edei moltissimi giornali non vagiù il sistema cubano, con unpartito solo e tre quotidiani(Granma, organo ufficiale delPartito comunista Cubano, Ju-ventud Rebelde che fa capo aigiovani della UJC e Trabajado-res, il giornale dei lavoratori)...Tra i Paesi che si sono espressi,tra gli altri Israele, Cecoslovac-chia, ma anche Gran Bretagna,Francia per restare in Europa,Carolina ha trovato inaspettata-mente duro l’intervento del-l’Austria. In realtà a Cuba vie-ne data grande attenzione allacomunicazione che non deveessere scorretta o sessista, perquesto vengono censurati vi-deo o manifesti che vanno con-tro la dignità della persona.E l’Italia con il rispetto dei di-ritti umani com’è messa? Tuttal’Europa ha firmato da tempoun trattato in cui si impegna alrispetto della parità

km orari e la ancor più grandesolidarietà della sua gente, cheha messo a disposizione la pro-pria casa per ospitare chi la ca-sa non l’aveva più, o permette-re ai maestri di continuare a da-re lezione ai bambini.Cresce l’orgoglio cubano diAda anche nel confronto con ilnostro Paese, vedendo con ipropri occhi e vivendo qui sul-la propria pelle nera come ilnostro amato Belpaese possaessere discriminatorio nei con-fronti di donne, bambini, vec-chi, meridionali, extracomuni-tari, ecc. Parafrasando la pub-blicità di una banca che ci pro-pinano di questi tempi, può an-dare in giro con aria di suffi-cienza dicendo: “Il mio Paese èdiverso”.Ada è arrivata in Italia con unalaurea in tasca dell’Isef (sigla i-dentica alla nostra, per gli inse-gnanti di educazione fisica) eun contratto di due anni comeballerina: ballava in un gruppouniversitario ed era stata nota-ta. Sono passati 18 anni da allo-ra, lei che amava ballare, si eraperò sempre rifiutata di farlosecondo il “costume brasilia-no”, che prevedeva di dimenar-si indossando solo un tanga e a-veva preferito l’insegnamentoin palestra. Oggi, con un figlioda mantenere e la crisi che dila-ga, lavora per un’agenzia inte-

Carolina vista da vicinoCarolina è una dirigente con impegni nonindifferenti, ed è interessante capire comele scelte politiche di Cuba abbiano influitonella sua vita privata, al di là dei freddi nu-meri. Così, ci facciamo raccontare da leiqualcosa della sua storia personale primadell’incontro alla Casa della Pace.

� Quando sei nata?Nell’estate del 1961, poco più di due annidopo il trionfo della Rivoluzione.�Parlaci un po’della tua famigliaMio padre, nato in campagna ma amantedel mare, faceva parte del Gruppo 26 lu-glio...� E quindi ha partecipato all’assalto al Moncada?No, all’epoca era incarcerato nell’Isola deLos Pinos (ora isola della Gioventù) per a-vere organizzato uno sciopero nella fab-brica in cui lavorava ed è entrato dopo afar parte del movimento. Mia madre inve-ce era maestra nella scuola di 3° grado. Epoi ho due sorelle maggiori.

� Quindi nata con la Rivoluzione in unafamiglia a netta prevalenza numericafemminile...Sì, l’indipendenza della donna l’ho impa-rata dalla famiglia oltre che dalla Rivolu-zione. Pur essendo la mia una famigliacattolica, tutte le donne che mi circonda-vano erano emancipate: la nonna per e-sempio aveva studiato pianoforte e davalezioni, alla sua epoca era una cosa in-solita.

Þ

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tra uomo e donna, ai diritti de-gli immigrati, all’educazione,la cultura e la salute. Un tratta-to rispetto al quale è in conti-nua violazione e che gli Stati u-niti, i grandi esportatori di de-mocrazia, non hanno nemmenovoluto sottoscrivere. È a questopunto che Carolina parla di di-ritti indivisibili e ricorda unacelebre frase di José Martí:

“Un popolo colto è un popololibero”.Ada invece, che ha avuto mododi conoscerci da vicino, diceche troppe donne italiane sof-frono di omertà e non sono li-bere. Le manca il calore dellagente, dell’incontro, la comu-nicazione che trova al suo pae-se in ogni luogo: famiglia, ami-cizie, lavoro. E poi dice, offesa:

«Qui la gente pensa che tutti icubani che non vivono a Cubasiano dissidenti! Abbiamocreato il gruppo Cubanos con-tra el bloqueo che è molto atti-vo in Francia. Per ora in Italiasiamo solo una trentina ma nondispero...»Il 7 e 8 marzo ci sarà il Con-gresso della Fmc e Carolina,dopo un veloce “giro d’Italia”

dovrà rituffarsi neisuoi impegni, ci la-scia con la frase«Cuba non rinunciaai suoi principi. Pa-tria è Umanità».Ada vede nell’unitàe nella solidarietà,al di là di ogni ideo-logia, la soluzioneanche dei nostriproblemi di donne i-taliane e chiude laserata leggendo unapoesia, scritta dasua sorella, dedicataa Ochun.Io voglio invece sa-lutarvi riportandouna frase di VilmaEspín, tratta da undiscorso tenuto alCongresso della

FMC del 1990, che mi sembrailluminante: “Socialismo per ledonne cubane significa libertà,indipendenza, sovranità, di-gnità, giustizia sociale, sicu-rezza per la formazione e losviluppo dei figli, diritto all’u-guaglianza, alla vita, a decide-re il proprio destino, a lavora-re per l’avvenire sognato e di-fenderlo con tutte le forze”. H

� Eppure si sa che anche a Cuba c’era maschilismoCerto. Il mito della donna sottomessa e dedita solo al ma-rito e ai figli. Che accettava tutto, ogni comportamento daparte del suo uomo. Ho un altro esempio: quando il mari-to beveva, la nonna usciva e andava a farsi un giro per LaHabana, tornando quando lui era addormentato. In que-sto modo parlava con lui solo quando era sobrio e pote-va avere un confronto serio e corretto.� E con la scuola com’è andata?Ho fatto tutto il percorso della scuola nata dopo la Rivolu-zione: sono stata piccola pioniera, dopo la secondaria hoscelto la scuola militare e ho fatto parte dei “Camilitos” fi-no al pre-universitario (12° grado di studi). Poi l’università,mi sono laureata in ingegneria e trasporti e ho fatto la miacarriera in questo campo, ho sviluppato i miei studi, lavo-rato anni in Germania e sono poi entrata al Ministero delTrasporto Cubano come esperta in sviluppo ferroviario.� Spesso avere una carriera lavorativa per una donnacomporta la solitudine affettiva.Tu sei sposata?Da 23 anni. La metà dell’arancia, l’uomo che poi è diven-tato mio marito l’ho conosciuto a 18 anni all’università diingegneria e lì è cominciata la nostra storia poi, mentreero in Germania a lavorare, ho saputo che lui si era spo-sato con un’altra.� Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, dice una ve-chia canzone italiana...Già, ma quando ha divorziato sono tornata dalla Germa-nia e ci siamo sposati. Tre anni dopo, all’inizio del “periodoespecial” è nato nostro figlio (che ora ha 20 anni e studia

ingegneria pure lui), e io ho progressivamente lasciato losviluppo delle ferrovie per dedicarmi a quello delle donne.� I tuoi impegni ti portano spesso ad essere assenteda casa, come concili la vita lavorativa con quella fa-migliare? Che tipo di moglie e mamma sei?Il lavoro con la Fmc mi impegna molto, ma ho cercato diessere sempre presente nell’educazione di mio figlio.� E nella rieducazione del marito!Certo, ma a parte gli scherzi, sono convinta che un verocambiamento sia possibile solo attraverso l’educazione eche non si possa lasciare questo compito solo alla scuola,anche la famiglia e le istituzioni hanno un ruolo decisivo.C’è un gran lavoro, a partire dai circoli infantili dove il gio-co prevede scambi di ruoli tra maschi e femmine e poi viavia, nella crescita, dove è importante dare a tutti senza di-stinzione di sesso, uguali opportunità, uguali occasioni dipartecipazione, un’adeguata educazione sessuale e infinenel lavoro e nella cura della casa e della famiglia, dove cidevono essere uguali compiti. È fondamentale l’appoggiodelle istituzioni alla famiglia, ed è in quest’ottica che, per e-sempio, dal 2003 a Cuba padre e madre hanno la possibi-lità di condividere la licenza retribuita di maternità.� Tuo figlio ormai è quasi un uomo. Ha qualche recri-minazione nei tuoi confronti?Abbiamo un bel rapporto e capisce le mie ragioni “femmi-niste”. Solo ogni tanto, quando mi capita di stare assentea lungo per i miei impegni, mi dice: “Però non è giustomamma! Voi donne avete la Fmc e noi uomini? Ci toc-cherà creare una federazione per difenderci!” (S.C.)

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OTTO MARZO, AUGURI ANCHE DAL CARCEREC’è la Casiguaya, che pochi conoscono, un’india combattente ai tempi dell’invasione spagnola

e poi Adriana, moglie di Gerardo uno dei Cinque, ma anche Vilma Espín,Haydée Santamaria, la schiava Carlota, accanto a Tania la Guerrigliera, e a tante altre ancora, compresa Mirta,la mamma dell’autore. Sono le donne che hanno fatto la storia di Cuba, un tempo come adesso.Più di cinquanta ritratti, con tanto di spiegazione, sul retro, su di loro, sulla loro vita.L’autore è Antonio Guerrero, uno dei Cinque cubani ingiustamente incarcerati negli Stati Uniti.I ritratti sono stati oggetto di una mostra, dal titolo “Toda la Patria está en la Mujer”, ed ora stampati e uniti in un raccoglitore. Se andate a La Habana chiedetelo, al centro de Prensa Internacional di calle 23.Non è retorica, ma un riconoscimento a tutte le donne cubane, quelle conosciute e quelle meno note che, con la loro eroica resistenza, anche nel quotidiano, per lo sviluppo e la crescita della Rivoluzione.E i Cinque, sempre presenti nell’isola, anche se incarcerati altrove, non si dimenticano delle donne che li hanno generati, che hanno fortificato e nutrito Cuba. Quale miglior esempio e augurio per l’8 marzo?

Vilma Espín

Tamara Bunke (Tania la Guerrigliera)

Celia Sánchez Manduley

Delsa Puebla (Teté)

Melba Hernández

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za, adeguato, d’altronde, allanuova situazione politica a suddel Rio Bravo. La processionerecente di capi di stato e di go-verno latinoamericani che si re-cano a Cuba in visita ufficiale -e incontrano Fidel- e le loro e-splicite esternazioni in proposi-to, ne sono testimonianza. Sitratta cioè di un problema fraAmerica latina e Stati uniti enon solo e non più soltanto diun problema cubano-nordame-ricano quello per cui i governi“del sud” aspettano al varcol’amministrazione Obama. L’altro aspetto importante datenere in conto è che, come èben risaputo, la politica delleamministrazioni nordamerica-ne finora succedutesi è semprestata fortemente condizionata -o addirittura ne è stata l’espres-sione- dalla potente lobby anti-castrista e controrivoluzionariadei fuorusciti cubani della Flo-rida e specialmente di Miami,vero gruppo di potere capace didettare le proprie condizioni siaa livello legislativo sia a livelloesecutivo a Washington autricefra l’altro, a dimostrazione del-la sua potenza, della beffa elet-torale con cui Bush vinse la

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Se l’elezione di Barak O-bama ha suscitato grandisperanze per un miglio-

ramento dei rapporti fra gli Usae Cuba, compreso un “lifting”,più che eliminazione, del bloc-co che essi mantengono ormaida 50 anni, economico, finan-ziario, culturale, religioso,sportivo, accademico e via, nondobbiamo dimenticare nemme-no la complessità del sistemanordamericano, i vari gruppi dipotere che influenzano la dire-zionalità del legislativo e del-l’esecutivo, spesso alternando-si fra di loro, e il nodo gordia-no dell’embargo, formato daldedalo di leggi, leggine, ordiniesecutivi, finanziari e altro an-cora che si sono succeduti nel-l’arco di cinquanta anni fram-mischiandosi fra loro in un re-ticolato difficilissimo da scio-gliersi, un bandolo della matas-sa quasi impossibile da trovareper qualsiasi politica che ci sivoglia cimentare. Le speranzeriposte in Obama sono quindivane? Il sistema è tale da impe-dirgli un cambiamento drasticodella politica nordamericanaverso Cuba? È ciò che vera-mente egli vuole? È ciò che ve-ramente può fare? Le domandesono tante, e le possibili rispo-ste quante? È chiaro che Oba-ma rappresenta un cambiamen-to notevole, inaspettato, per ilquale addirittura la società nor-damericana sembrava ancoraimmatura. Ed è chiaro che lasua scalata al massimo livellodel potere statunitense rappre-senta di per sè un merito note-vole, come ha esplicitamentericonosciuto il Comandante Fi-del Castro in una delle sue ri-flessioni dedicate a questo av-venimento, rendendo omaggioesplicito alle sue intelligenza,

determinazione e caparbietà. Èquindi chiaro anche come lasua elezione abbia influenzatotante coscienze e speranze, nelsenso di prevedere un cambia-mento. Cosa che non è affattonuova non solo nell’animo deiprogressisti nordamericani, maanche in buona parte dell’esta-blishment Usa, cioè di quellacomposita élite che guida lapolitica negli Stati uniti. Mache, soprattutto negli ultimi an-ni, è stata aspramente combat-tuta dall’amministrazione Bu-sh. Buona parte degli industria-li e degli agricoltori, allettatidal buon andamento delle e-sportazioni a Cuba di alcunigeneri alimentari che da qual-che anno si possono nuova-mente vendere alle impresecommerciali cubane, voglionoa chiare voci che il blocco,l’embargo, venga eliminato;buona parte dei media, tra cuila grande stampa, è dello stessoavviso; anche il mondo intellet-tuale, così come il campo acca-demico è totalmente contrarioal Bloqueo, per non parlaredelle varie chiese e dei movi-menti religiosi. La strada perObama, quindi, si presentereb-be abbastanza spianata, alme-no, come dicono in molti, perquelle cose “facili”, che, puressendo “facili” da farsi, rap-presenterebbero il segnale chetutti si aspettano. Bisogna anche tenere presentidue fatti di grande importanza:con la recentissima ammissionenel Gruppo di Rio, Cuba hapraticamente terminato la stra-da del completo reinserimentoin ambito latinoamericano. Cu-ba è ormai membro di diritto ditutti gli organismi governativicontinentali centro e sud ameri-cani, meno l’Osa (Organizza-

zione degli Stati Americani) acui però partecipano anche gliUsa e che, sino a non moltotempo fa -prima dei grandicambiamenti epocali che sistanno succedendo nelle com-posizione politica e sociale delsubcontinente- era denominatail Ministero delle Colonie Usa.La partecipazione attiva cubanaalla vita dell’America latina de-termina un fatto importantissi-mo: che il ritiro dell’embargoda parte degli Stati uniti non èpiù un’istanza cubana, o solocubana, ma è diventata una pre-cisa presa di posizione di tutti igoverni della regione nei con-fronti degli Stati uniti. Togliereil Blocco, o iniziare decisamen-te a farlo, è quanto chiede l’A-merica Latina alla presidenzaObama come primo e significa-tivo segnale del cambiamentoche si aspetta della politica sta-tunitense non solo verso Cuba,ma quale cartina di tornasoledel nuovo, rispettoso, epocale enon ingerente atteggiamentodel governo degli Stati uniti neiconfronti dell’America del Sude dei paesi dei Caraibi. Si trattadi una rivoluzione, un fatto sto-rico di straordinaria importan-

Chiari e scuri della politica nordamericana

Mauro Casagrandi

Raggi X sul Governo ObamaUna lucida analisi su volontà. Problemi e contraddizioni del neo presidente Usa

fotografia pubblicata da “Juventud Rebelde”

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presidenza nel 2000 su Al Go-re, che lo aveva invece legitti-mamente sopravanzato. Sonosempre stati loro, in effetti, aportare avanti la politica di ac-canimento e rottura contro Cu-ba svolta dai governi statuniten-si dal 1959 ad oggi. Orbene, laloro forza ultimamente è forte-mente diminuita e pare -si spe-ra!- destinata a scemare per va-rie ragioni importanti. Da unaparte, il fallimento della politicaneocon delle due amministra-zioni Bush ha trascinato con séanche questa lobby che ha per-so credibilità ed ascolto a livel-lo nazionale e locale. Ancora, legenerazioni si succedono e lapolitica di scontro con la Rivo-luzione Cubana non attira più lenuove leve della galassia cuba-no americana degli Stati unitiche oggi hanno tutt’altri inte-ressi. In particolare, per quantoriguarda lo specifico dei rap-porti Usa-Cuba a livello dellepersone, questi giovani cubano-americani, figli e ora nipoti -ebisnipoti!- dei primi batistianiche occuparono le leve del po-tere della Florida, o emigratisuccessivamente, sono ora inte-ressati a poter viaggiare senzaproblemi a Cuba (George Bushlo ha reso molto difficile), a po-ter andare e venire nella e dallaloro terra senza restrizioni, adinviare e a portare con sè lesomme di danaro che vogliono(sempre sotto George Bush gliimporti permessi sono stati ri-dotti al ridicolo); sono interes-sate, quindi, ad un buon rappor-to Stati uniti-Cuba che permet-ta di vivere le loro due realtà li-beramente: desiderano, e quin-di premono, per cambiare e li-beralizzare al più presto la poli-tica attuale, togliendo potere evoce ai loro bellicosi e becericontorivoluzionari predecesso-ri. Che però non sono del tuttoscomparsi, teniamone conto.E non solo. I progressisti delCongresso sono tornati a farsentire la loro voce: il rappre-sentante (deputato) democrati-co William Delahunt ha presen-tato in febbraio, assieme ad al-tri otto rappresentanti, un pro-getto di legge che restituirebbea tutti i cittadini statunitensi ildiritto di recarsi liberamente aCuba, per la prima volta dal1963. Se questa legge passerà,

anche i cubano-americani resi-denti negli Stati uniti potrannofare lo stesso. Non è la primavolta che Delahunt, da sempreoppostosi al blocco, presentaun tale progetto al Congresso:ma i precedenti erano stati re-golarmente bocciati dalla mi-naccia di veto presidenziale diBush. Ma dopo l’elezione di O-bama, e con un Congresso amaggioranza democratica, ilpanorama potrebbe cambiare inmaniera decisiva anche perquanto riguarda le leggi che ri-guardano il commercio e gliscambi culturali fra i due paesi.Nel corso della sua campagnaelettorale, Obama aveva pro-messo che avrebbe annullato lerestrizioni imposte da Bush nel2004 sui viaggi e sulle rimessedi danaro. Ma la battaglia nellaCamera dei Rappresentanti suquesti punti potrebbe quindi i-niziare prima che Obama deci-da di dar corso alle sue promes-se. Battaglia che comunque cisarà, perchè l’opposizione deideputati controrivoluzionarisarà, comunque, forte.

Nell’analizzare la possibile e-voluzione dei rapporti fra i duepaesi non dobbiamo dimentica-re né tralasciare tutti i fattoripresenti. Hillary Clinton, infat-ti, più legata di Obama a politi-che tradizionali, aveva detto incampagna elettorale che uncambiamento dei rapporti conCuba sarebbe dovuto esserepreceduto da un cambiamentoda parte cubana: la solita posi-zione e pretesa che ha contrad-distinto tutte le amministrazio-ni Usa e cioè che Cuba primadeve cambiare internamente in

senso “democratico”, e poi sipuò parlare. Si tratta del solitoattacco alla sovranità cubana ealla Rivoluzione, che questanon accetterà mai, come è statoribadito recentemente anchedal presidente Raul Castro.Che invece è pronto a sedersiallo stesso tavolo senza precon-dizioni, con l’unica precisazio-ne che la sovranità cubana nonè negoziabile: quella sì che nonsi tocca. Ma per il resto, Cuba èapertissima. I temi su cui i duegoverni possono cominciare adiscutere anche subito sonod’altronde temi aperti e sonoanche già sul tappeto, essendodi assoluta attualità: emigrazio-ne cubana negli Usa, il control-lo del traffico di droga nei Ca-raibi, i temi relativi al commer-cio in corso. Comunque la stes-sa Clinton, nelle udienze al Se-nato per la sua conferma a Se-gretario di Stato, ha ribaditoche la politica dei viaggi dagliStati uniti e delle rimesse di da-naro, va liberalizzata.Certamente, da tenere in consi-derazione massima, e Fidel lo

ribadisce spesso, la natura delsistema americano non puòcambiare, e pertanto Obama,con le migliori intenzioni diquesto mondo, non potrà ap-portare cambiamenti tali dastravolgerlo: questo è impensa-bile. Pertanto bisogna esseremolto cauti e non credere chepossano avvenire miracoli. O-bama, d’altronde, sta molto at-tento e cerca di seguire una po-litica bipartisan, di consenso ditutti, cosa molto difficile comeha dimostrato il piano delleriforme economiche che non è

stato votato, alla fine, da nessunrappresentante repubblicano al-la Camera dei Rappresentanti(in Senato, solo da tre senatorirepubblicani). Tutto ciò è piùche mai valido per quanto ri-guarda i rapporti con Cuba. Chesono anche, e bisogna tenere an-che ciò nel dovuto conto, unproblema interno della politicaamericana. Tanti infatti sonostati gli interessi che si sonomossi in questi anni rispetto aquesto problema, che il “proble-ma Cuba” è diventato un puntoincandescente della politica in-terna degli Stati uniti, a cui nes-sun presidente si è potuto sot-trarre e su cui si è dovuto cimen-tare, da Eisehower ai nostrigiorni. Basti pensare a cosa hasignificato per un Kennedy, epoi per Johnson, Nixon, Carter,Reagan, Bush padre, Clinton, eBush figlio: tutti hanno presodeterminazioni in materia, tuttipoi sono scontrati con quellaroccia che è la Rivoluzione cu-bana, tutti, quando hanno prova-to a ferire, sono stati a loro vol-ta feriti ed hanno dovuto battere

in ritirata. Anche Obama, al dilà delle sue manifestate e posi-tive intenzioni quindi ci deveforzosamente passare, dovràprendere posizione al riguardo,dovrà ledere interessi e poteriinterni, e favorirne altri. Con lafondata speranza che sia unaposizione positiva, e la certezzache come sempre la Rivoluzio-ne cubana si farà rispettare econtinuerà ad essere il fulgidoesempio di dignità e determina-zione e giustizia a cui continue-ranno ad attenersi i popoli suda-mericani e del mondo. H

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Quante volte ci siamo la-mentati perchè non gi-rano informazioni veri-

tiere su Cuba, perchè i mediafalsificano la realtà, perchè nonsi viene a conoscenza di quantoaccade davvero sull'Isola. Noi,come Associazione, abbiamouno strumento prezioso: elMoncada, che esce ogni duemesi e che cerca sempre di for-nire una analisi e dei dati basatisu fatti concreti e non su ipote-si. Come sarebbe meglio, quin-di, se el Moncada, anziché ri-manere nelle mani degli iscrittipotesse far sentire la sua voce atante altre persone. Questa è sta-ta la riflessione che ha precedu-to una scelta che riteniamo im-portante e che necessita dellacollaborazione di tutti. Nell’ultimo direttivo dell’asso-ciazione, infatti, su propostadella segreteria nazionale, è sta-to deciso di promuovere la co-noscenza oggettiva della realtàcubana attraverso l’invio gratui-to della nostra rivista, “el Mon-cada”, ad una selezione di bi-blioteche civiche opportuna-mente distribuite sul territorio i-taliano. Si tratta di un investimento ab-bastanza oneroso ma che ci sen-tivamo di affrontare da tempo, eche ci è stato oggi permesso an-che dal fatto di aver finalmentericevuto il contributo del5x1000, ottenuto grazie al pro-ficuo lavoro di tutti voi. Una maggiore diffusione del“Moncada” consentirà sicura-mente di rendere disponibile pertutti la vera informazione su Cu-ba, senza filtri, censure o me-diazioni giornalistiche di sorta.Come abbiamo sempre detto èinfatti molto difficile avere daigiornali o dai notiziari televisiviinformazioni corrette e soprat-tutto obiettive su quello che ac-cade nell’isola, e troppo spessole notizie disponibili sono inparte o anche del tutto false e

comunque sempre di parte. Conquesta distribuzione gratuita del“Moncada” alle biblioteche vor-remmo che qualsiasi persona,indipendentemente se socia omeno della nostra AssociazioneItalia-Cuba, possa leggere edinformarsi correttamente sullaattualità e sulla realtà sociale diCuba.Naturalmente non è stato sem-plice decidere velocemente aquali biblioteche mandare il“Moncada”, ed è stato necessa-rio definire un qualche criteriodi scelta, con il rischio evidentedi sprecare risorse o di tralascia-re comunque enti potenzial-mente interessati. La cosa migliore, a nostro avvi-so, sarebbe stata quella di coin-volgere tutti i circoli, i coordi-namenti regionali ed i soci inmodo che ci segnalassero tem-pestivamente le biblioteche in-teressate o, per lo meno dispo-ste, a esporre la nostra rivista in-sieme alla stampa internaziona-le. Questa procedura avrebbeperò forse portato a tempi mol-to lunghi per la raccolta di tuttequeste informazioni, e per la ne-cessaria selezione. È stato quin-di deciso di effettuare una primaspedizione direttamente a tuttele biblioteche d’Italia aventi se-de nei soli comuni con più di20.000 abitanti, scegliendo perogni comune una sola bibliotecacivica, in base alla sua presuntaimportanza locale, per un totalestimato di circa 500 biblioteche.Si tratta ovviamente di una scel-ta su base puramente statistica,visto che si punta solo a rag-giungere una “audience” più va-sta ma non necessariamente in-teressata.Abbiamo quindi fatto quindi unsemplice elenco, servendoci so-lo di Internet e di qualche con-sulenza sparsa, che speriamocomprenda le principali biblio-teche di questi comuni, ma sia-mo convinti che esistano biblio-

teche, magari di comuni più pic-coli, che sono disposte ad e-sporre “ el Moncada” e che inalcuni comuni più grandi, vedile grandi città (Milano, Roma,Torino…), esista molto proba-bilmente anche più di una bi-blioteca interessata o disponibi-le. Siamo altresì convinti che pur-troppo in alcuni comuni, dovenon abbiamo circoli o soci, eperciò non abbiamo la possibi-lità di contattare la biblioteca in-teressata, l’invio potrebbe rive-larsi inutile o comunque pocoproficuo per gli scopi della as-sociazione. La scelta effettuataporge quindi sicuramente ilfianco a critiche od obiezioni,ma questo accade tutte le volteche occorre prendere una deci-sione in base ad informazioniparziali e con poco tempo a di-

sposizione. Abbiamo quindi fat-to del nostro meglio per ottene-re subito qualche risultato daquesta iniziativa.Perché questa operazione fun-zioni meglio nel futuro è perciònecessaria ancora una volta lacollaborazione di tutti i soci:invitiamo perciò tutti quanti acontattare le biblioteche deiloro comuni e a segnalarciquelle interessate a esporre emagari anche pubblicizzareattivamente il nostro “Monca-da”. In questi casi non ci sarànessuna difficoltà ad inviareprontamente la rivista, così co-me depenneremo rapidamentele biblioteche che dimostrasserodi non gradire l’invio.La distribuzione gratuita ini-zierà con il primo numero di-sponibile e cioè con quello diMarzo 2009. H

el Moncada in bibliotecaSegnalate i luoghi dove inoltrarlo

Luisa De Vena

Serve uno sforzo dei circoli e dei soci

La Habana, 9 gennaio 2009Rodolfo Dal Pane riceve la Medaglia dell’Amicizia

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Ache punto si trova ilcomplicato restauro dela Habana Vieja?

n È difficile rispondere. Sta nelpunto in cui esiste già una co-scienza pubblica -che è stata lacosa più difficile da raggiunge-re- sull’importanza di preserva-re il patrimonio culturale. Nonè stato un mio lavoro, bensì dimolti precursori; un lavoro del-la nazione che, in un momentodi crisi profonda, nel 1994,quando già noi stavamo da mol-ti anni lavorando, considerò chein mezzo a quelle circostanze lacosa più importante era salvareil patrimonio di Cuba. E fu da-to all’Ufficio dello Storiografotutto un insieme di attribuzioniche, quattordici anni dopo, lan-ciarono come risultato quelloche ora è visibile. È stato re-staurato circa un trenta per cen-to del centro storico. La monu-mentalità di La Habana èstraordinaria. E il gran proble-ma non è quanto è stato fatto,bensì quello che manca da fare.Sarebbero necessari mille mi-lioni di dollari per dare un pri-mo impulso a un buon progettodi riabilitazione di tutta la città,con le sue reti di servizi, pavi-mentazione ed illuminazione.

Quanto tempo serve per com-pletare il restauro?n Quando iniziai il mio lavoro,per me la cosa storica era la co-sa remota, la cosa antica; quasila cosa archeologica. Poi com-presi che tutta La Habana erameravigliosa e che quell’incan-tesimo della città, quella capa-cità di abbagliamento -nono-stante una innegabile decaden-za- appare quando si lacera ilvelo che la copre. È lo splendo-re di una città la cui urbanisticanon è stata modificata. Se c’èuna fortuna in questa situazione

complicata è che, cinquanta an-ni dopo, La Habana appare in-tatta. Lo è perché mezzo secolofa la rivoluzione fermò la spe-culazione immobiliare che sta-va avanzando risolutamente daogni lato. I problemi sono altri:in questi cinquanta anni losguardo non fu introspettivo; siguardò verso altre direzionipensando che La Habana pote-va aspettare. Oggi posso pensa-re che è stato un errore strategi-co, perchè questa è non già lamassa costruita più importantedi tutti i Caraibi. A giustifica-zione di quello che potremmoconsiderare sbagliato c’è l’e-norme battaglia che abbiamovissuto, che ha richiesto risorseinfinite per forgiare un’educa-zione e un sistema di salute pre-ventivo, per riordinare e ricrea-re la cultura nazionale. A ciò sisomma l’imperativo della natu-ra, che questo anno ci ha parti-colarmente colpito e tutte le ri-sorse del paese devono andare arisanare le ferite di quello che aragione è stato definito comeun colpo nucleare con tre ciclo-ni in 30 giorni. È molto diffici-le per noi restauratori chiedere

priorità quando, perfino partedel patrimonio dell’Umanità eriserve della biosfera dell’inter-no del paese sono state danneg-giate.

Lei ha detto che avrebbe biso-gno di due vite…n E tre, e quattro.

E sostiene che La Habana èstata abbandonata per cin-quanta anni. Che cosa acca-drebbe se un ciclone si abbat-tesse direttamente sulla capita-le?n Non voglio dire che La Ha-bana sia stata abbandonata; è ri-masta in quello stato di attesaprima di impadronirsi di quelloche richiedeva e continua a ri-chiedere. Se, sfortunatamente,ci toccasse un ciclone la situa-zione sarebbe molto difficile.Ci siamo preparati. Lo faccia-mo permanentemente. Ma sa-rebbe comunque un forte colpo.

Sulle risorse; avete un sistemasui generis basato su autofinan-ziamento e le sovvenzioni. Manon converrebbe aprirsi al pa-trocinio privato?

n La legge permette l’associa-zione col capitale stranieroquando necessario. L’edificioin cui stiamo (Lonja de Comer-cio) è stato un impegno di unasocietà di capitale in cui l’Uffi-cio dello Storiografo, in rappre-sentazione della nazione, hauna parte maggioritaria. Anchel’hotel Saratoga è il risultato diun’impresa mista. Ma si è sem-pre pensato, e lo sostengo fer-mamente, che qui ci doveva es-sere un impegno della nazione.E che dovevamo conservare laproprietà del suolo e di quelloedificato per evitare speculazio-ni. Per questo è stata creataun’entità che dimostrasse la ca-pacità di un sforzo istituzionaletrasparente e controllabile in o-gni momento e che potessereinvestire in sviluppo sociale,come avviene. Abbiamo un di-partimento di cooperazione in-ternazionale e favoriamo moltole collaborazioni che, tuttavia,non sono mai determinanti inciò che facciamo. In quanto aipatrocini, ci sono molte perso-ne ed istituzioni che fanno do-nazioni e non vogliono appari-re. Sono loro enorme-

Silenzio, parla Eusebio!Intervista ad Eusebio Leal, storiografo de La Habana

la Vanguardia

La ristrutturazione della città, le sfide dell’isola, il panorama internazionale

Plaza Vieja (particolare) (foto: Liderno Salvador)

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mente grato. Ora, a volte ancheci offrono piccoli contributi incambio di collocare il nomedell’entità di fianco allo scudodella nazione o all’Ufficio. Aquesto mi nego in toto, perchècredo che non abbiamo la ne-cessità di pagare quel prezzo.Non disprezzo quelle offerte,ma piuttosto preferisco che ser-vano per la pubblicazione di li-bri, mostre o concerti, come giàsi fa. Ad ogni modo chi ci aiutageneralmente ha la discrezionedi non chiederci troppo..

Si ricorda ancora il suo inter-vento nello scorso congressodell’Uneac. Parlò dell’elimina-zione di proibizioni che stavanoiniziando allora e che molti cre-demmo che sarebbero prosegui-te. Ma la cosa sembra un po’frenata…n Siamo un paese assediato,non si può mai dimenticarlo. A-desso c’è una specie di congiun-zione astrale per cui sembra chenon sia decisivo solo quanto fac-ciamo qui, bensì quello che ac-cade nel mondo… senza cheCuba abbia ceduto nei suoi prin-cipi, l’Unione europea ha rista-bilito relazioni dopo aver capitoche non può presentare Cuba co-me la donna adultera, omettendocose spaventose in molti altriluoghi, perché ci sono certe per-sone incarcerate per attività checonosciamo bene. Abbiamo O-bama come presidente: la cosaimpossibile è successa. Ha di-chiarato che chiuderà l’infameprigione di Guantánamo: quel-l’ultimo affronto contro Cubacon cui il territorio cubano è sta-to trasformato in gulag, in uncentro di tortura. Il mondo lo havisto, Abu Graib, i voli segretidella Cia…, e penso che nel

cuore degli uomini onesti chesono ovunque non può alzarsiun dito per giudicare Cuba e di-re: “C’è qui la peccatrice univer-sale”. Anche la Spagna ha rottoil maleficio dell’infame politicadi Aznar verso Cuba. Le nostrerelazioni col mondo sono stateproclamate un’altra volta nellavotazione alle Nazioni unitecontro il blocco. Si sono risolti iproblemi nelle relazioni colMessico. È un momento favore-vole. Ma non ci siamo adagiati:qui si continua a lavorare. Forsealcune cose non sono trascen-dentali, ma si va strutturando lanecessaria trasformazione diquello che ieri è stato conve-niente e ora non è prudente; diquello che era utile e non lo èpiù. Già nel concetto di rivolu-zione incuneato da Fidel, nelpensiero che ci ha trasmesso alriguardo, è chiaro quello chedobbiamo fare. Cuba è liberaperché ha resistito oltre ogni a-spettativa.

Ma quella congiunzione equella difesa non dovrebberoportare presto cambiamenti so-stanziali?n Il generale presidente RaúlCastro è l’uomo più capace epreparato per portare avanti ilcompito che gli è toccato. In-sieme si sono formati -lui e Fi-del- nella stessa realtà della ca-sa dell’emigrante che arrivò daCuba come boscaiolo. Insiemeandarono a scuola e poi venne-ro finalmente nella grandecittà. Insieme assunsero i rischidella rivoluzione e della societàcubana dell’epoca. Il più picco-lo, Raúl, fu l’ultimo a scenderedallo yacht Granma insieme alChe; l’unico che ritornò a Cin-co Palmas con tutte le armi pertrovarsi con Fidel; il fondatoredel Segundo Frente; ma anchecolui che ha strutturato l’eser-cito, quella forza così organiz-zata, provata in mille battagliee capace di rompere la spinadorsale dell’apartheid da un al-tro lato del mondo; di aprire lacella di Mandela. Raúl ha af-frontato la cosa più difficile cheè stata essere il due e non l’u-no. È stato il più fedele esecu-tore e il fratello più fedele a unafraternità di idee. Per lungotempo ha avuto in un letto suamoglie e a un altro lato il suoleader, capo e fratello. Ed è sta-to nei due posti. Quando il pae-se ha visto l’immagine del fu-nerale di Vilma (sua moglie),ha visto un padre con la sua fa-miglia, un uomo sensibile, ca-pace di piegarsi e baciare una

scatola di cenere. Quindi è sta-to meno temuto e più amato.Lui è l’uomo. Persino i suoi ne-mici hanno riconosciuto che èl’unico capace di condurre que-sto momento di Cuba. Ciò cheè chiaro è che non farà mainiente che Fidel non abbia con-siderato una necessità. Nelconcetto di rivoluzione è spie-gata questa possibilità: fare inogni momento quello che in o-gni momento è necessario.Questa è la chiave, a mio giudi-zio. Ed è quello che si sta fa-cendo ora. Dobbiamo peròmuoverci passo dopo passo.Gli esempi in altre parti delmondo ci dimostrano a che co-sa porta la corsa frenetica: ladissoluzione e la distruzione dinazioni. La distruzione dell’U-nione sovietica e il campo so-cialista, i bombardamenti dellaNato, la distruzione della Bo-snia-Herzegovina… Inoltre,siamo un paese ispanico.Non dimentichiamo che Oba-ma non è un rivoluzionario.Non va a cambiare il sistemanelle cose sostanziali; va a sal-varlo. Certo, è un uomo diffe-rente in tutto, non è superficia-le, è preparato ed eloquente; haun’etica. Può ricordarci quelloche significò Carter per l’Ame-rica latina, coi suoi sinceri ten-tativi di migliorare la relazionecon Cuba o i trattati con Tor-rijos per consegnare il canale aPanama. Non posso stare senzasperanza. Noi lavoriamo percambiare e trasformare tuttoquello che è possibile. Credo

Plaza de la Catedral (foto: Liderno Salvador)

Inizia la ricostruzione dopo il ciclone Ike

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che, di fatto, siamo avanzatimolto. Sappiamo tutto quelloche dobbiamo fare. Ma nonpossiamo, sotto nessun concet-to, compiere un passo falso.Tutto si farà come si deve fare.Per questo sono sicuro che Cu-ba si salverà.

In quell’intervento all’Uneaclei parlò dei figli che stannofuori. Ma non tutti possono u-scire. Che cosa pensa delle re-strizioni per viaggiare? C’èstato un momento in cui sem-brava venissero tolte…n Ci sono intellettuali conun’opinione più spontanea epossono esprimersi sotto la lo-ro responsabilità. Io sono mem-bro del Comitato Centrale delPartito Comunista e non possoanticipare opinioni perché sonoun uomo del partito e della suadisciplina. Ma poiché mi tenta,le dico che quello che affermainell’Uneac è quello che pensa-vo e che penso; la stessa cosache pensano personaggi tantoimportanti come Silvio Rodrí-guez e molti altri cubani. Ma ilproblema non sta solo nelle re-strizioni che abbiamo impostocome risultato di un periodo diviolenza nelle relazioni interna-zionali; si tratta anche delle re-strizioni che impongono altri.Conosco decine di ragazzi chevogliono uscire e non possonoperché non hanno un visto.Chissà se Obama farà delle mo-difiche. Mia figlia sta negli Sta-ti uniti e non potrà venire a Cu-ba se non tra tre anni o quattroanni, quando cadranno quelleleggi infami. Ma penso che larivoluzione, e sono parole di Fi-del, si può costruire solo sulle i-dee e sulla cultura; sarà sempreuna realtà creata da uomini edonne libere. Chi vuole andarevia che lo faccia. Questo è mol-to importante. Ma succede cheda fuori non vogliono tutti i cu-bani, bensì gli architetti, i medi-ci, gli ingegneri, e chiunquequesto paese ha preparato. An-che questo è molto amaro.Quando i miei figli dissero chevolevano farsi una strada nelmondo, non mi opposi; sentii ildolore perchè non mi accompa-gnavano qui, nella mia batta-glia, anche se mi sono vicininella distanza. Logicamente,non mi vergogno di loro.

Obama ha guadagnatoin Florida perché lì igiovani cubani nonpensano più comequelli che se ne sonoandati da qui all’ini-zio, e non lo feceroper ragioni economi-che ma per un grave esanguinante compro-messo politico colpassato; che semina-rono un odio che fiori-sce ancora, ma saràsconfitto. Alla fine,tutti i cubani si ab-bracceranno e si ralle-greranno di avere unapatria che ha meritatoil rispetto del mondo.Accade però che alcu-ni hanno instaurato lafilosofia che quel so-gno è irraggiungibileche quell’orgoglio na-zionale che ci viene inlarga misura dal san-gue spagnolo è falso;c’è chi crede che que-sta isola sia condanna-ta a essere una repub-blica delle banane,una stazione di benzi-na in mezzo ai Carai-bi; che l’isola fuun’invenzione di JoséMartí; che non dob-biamo aspirare a rima-nere dodicesimi o tre-dicesimi alle Olimpia-di. Ma quando si leggono gliindici delle Nazioni unite su e-ducazione, salute, longevità omortalità infantile, uno si do-manda cosa è successo qui. C’èchi dice che i cubani criticanotutto; noi siamo la nostra stessaopposizione. Non esistono unadestra o una sinistra, come al-cuni vogliono interpretare.Iostesso non potrei dire da cheparte sto, perchè se sono pro-vocato, come in questo caso,sembro dell’estrema sinistra...ah!ah! ah!

Neanche tanto. Ma interpretoche lei vorrebbe che Cuba a-prisse di più la porta.n Quello che credo è che, poi-ché abbiamo lottato tanto perl’unità, dobbiamo lottare per lapluralità. E, soprattutto, per ri-spettare al massimo la diver-sità. Credo nel diritto ad esseresingolare; lo sono e tento di es-

serlo, ma dentro la lealtà. E in-sisto: quando la sporca base diGuantánamo sarà ritirata,quando cadranno le leggi anti-cubane di Helms-Burton eTorricelli; quando i cubanoa-mericani potranno venire libe-ramente nella loro terra e invia-re alle loro famiglie quanto de-naro desiderano; quando usci-remo dalla lista di paesi che i-poteticamente favoriscono ilterrorismo, quando cesserà ilBloqueo, quando potremo ave-re relazioni normali con unpaese col quale ci legano tanterelazioni… Quando questo ac-cadrà, tutto sarà possibile. Per-ché sarà finita la guerra ingiu-sta. Possiamo domandarci segli Stati uniti non hanno rela-zioni con Cuba perché siamoun paese comunista mentre conla Cina o il Vietnam non hannoquesto problema. Noi non ab-biamo le mani macchiate di

sangue nordamericano. Nonabbiamo ammazzato soldati diquel paese. Non dobbiamo sen-tirci orgogliosi che un candida-to alla presidenza Usa sia cadu-to prigioniero perchè avevaversato il sangue di centinaia dimigliaia di vietnamiti lancian-do tonnellate di bombe su unasocietà aperta e su di un popo-lo che poi ha trionfato e con ilquale ora ha relazioni armonio-se, anche se ha lasciato lì ses-santamila tombe. A Cuba ditombe non ce ne sono, neppureuna. Con i nordamericani con-dividiamo una storia in granparte comune, la musica, losport. Ricordo quella grandepartita di baseball alla qualefummo invitati. Fu in un gran-de stadio che mi ricordava ilteatro romano, con i senatoriche guardavano i gladiatoriportati dall’isola. E, comunque vincemmo. H

Una strada de La Habana vieja (foto: Silvia Congiu)

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Se torniamo indietro con lamemoria di alcuni di anni,anche solo una decina,

nello scenario della geopoliticadel continente americano nontroviamo la minima similitudinecon quello attuale. Ad esempio Cuba, un’isola ca-raibica dal peso tutto sommatomarginale, in posizione strategi-ca quanto si vuole, ma senzagrasse risorse depredabili, pro-prio in questo ultimo decennio èriuscita a svincolarsi dall’isola-mento che le era stato imposto ea costruire un ponte con saldi pi-loni anche sul continente. Tutto questo è in contrasto conogni previsione dei giornalistidel pensiero unico.Un’isola dichiarata nemica dal-l’imperialismo statunitense,più per l’ostinazione con laquale si è opposta al dominio, equindi per l’esempio dato, cheper la reale minaccia che rap-presentava. Isola che fino a oggi, non soloha resistito a tutto e per cin-quanta anni, ma è riuscita an-che a contaminare il patio di‘lor signori’, esportando l’uni-co valore non monetizzabile, equindi sconosciuto nel vocabo-lario/pallottoliere del capitali-smo: la solidarietà. Un valore transitato invisibil-mente allo scandaglio dell’em-bargo, o, meglio, del Blocco, eper di più viaggiando in sensoopposto alla direzione control-lata. Era un bene in uscita. Mache resa ha dato, che interessiha fruttato, che grande investi-mento sono stati quelle mi-gliaia di medici internazionali-sti, quegli educatori culturali,

quei consiglieri che si sonoavvicendati per anni nellemissioni di soccorso ed emer-genza come in quelle destina-te al desarrollo, allo sviluppoautogestibile! Sta di fatto chela ‘dittatura del barbuto ti-ranno, descritta sempre inprocinto di sfaldarsi, non soloha retto l’urto dell’annunciataspallata finale, ma si è inseritadi nuovo nel contesto interna-zionale, migliorando le condi-zioni interne come neppure ilpiù lungimirante ottimista a-vrebbe potuto pronosticare.Cuba quindi og-gi non è emargi-nata e inizia a es-sere parte attivanel meccanismopropulsivo del-l’integrazionedei paesi latini.Questo perché ilnuovo assettodel continente a-mericano è cambiato anche fa-cendo ricorso al suo esempio.Infatti, per il nuovo Venezueladi Chávez, grande beneficiariosoprattutto inizialmente del-l’aiuto dei cubani, offrire soli-darietà all’Argentina sotto col-lasso, invitandola a rifiutare al-tro credito/veleno dal FondoMonetario Internazionale, èstato il primo passo per propor-re la via dell’integrazione con-tinentale. Le manovre neo libe-riste del precedente ministrodell’economia argentina, Do-mingo Cavallo il mercenariodel Fondo Monetario Interna-zionale, arrestato poi per unavicenda di traffico d’armi, por-tarono l’Argentina al tracollofinale. L’offerta venezuelana sidimostrò una soluzione prati-cabile per chi era rimasto a ge-

stire gli avanzi del paese dopola fuga del presidente de LaRua e a Buenos Aires, quandosi presentarono i funzionari delFondo monetario Internaziona-le, furono rispediti indietro aspese loro e senza pacche sullespalle. La scelta, sappiamo og-gi, si è dimostrata vincente. Idue mandati presidenziali dellafamiglia Kirchner non hannorappresentato certamente unasvolta a sinistra per l’Argenti-na, ma hanno stabilito alcunipunti fissi non più negoziabili. In seguito a quel primo passo e

su quella strada,uno dopo l’altro,con differenze diopinione, di me-todo, di interessie di aspettative, cisi sono messi pra-ticamente tutti glistati del sub con-tinente america-no, pochi esclusi.

Chávez, Kirchner, Morales,Lula, Vazquez, Lugo, Ortega,Correa… quindi Venezuela,Argentina, Bolivia, Brasile, U-ruguay, Paraguay, Nicaragua,Ecuador… insomma, a parte laColombia, il Messico, il con-trastato Cile e poco altro dav-vero, non c’è più nessuno asud, nessuno che voglia dareancora credito ai gringos. Quelpoco che rimane per altro nonsembra proprio stabile. In Co-lombia più del 30 per cento delterritorio nazionale manca datempo all’appello, visto che èin mano ai banditi. Va ricorda-to, però che anche alcuni attua-li rappresentanti istituzionali u-ruguaiani erano conosciuti co-me banditi, i Tupamaros eredidi Raúl Sendic. E in Cile le ur-ne nel 2006 hanno in ogni caso

espresso una volontà di cam-biamento e una presidenza so-cialista, anche se la Bacheletnon ha onorato le attese. In fineva anche rammentato che, sem-pre nello stesso anno, i nord a-mericani sono dovuti interveni-re con manovre non propriocristalline sui risultati delle ele-zioni messicane, altrimenti sisarebbero trovati quel castristadi Lopez Obrador sotto la fine-stra di casa.Le mire di dominio totale sulcontinente da parte degli Statiuniti, sono state ampiamentedisattese. Dopo aver devastato,depredato risorse naturali esfruttato all’inverosimile i pae-si latini per decenni, Cuba e-sclusa, il salto di qualità versouna nuova militarizzazione el’imposizione di ulteriori falsimodelli culturali si sono ferma-ti di fronte alla capacità dicoordinare la solidarietà fra so-vranità nazionali diverse. Sicu-ramente non tutte queste realtàtendono verso il socialismo,ma la scelta di usare le proprierisorse, in concerto con gli altripaesi vicini, per sostenere ilproprio sviluppo, rappresenta ilprimo gradino raggiunto perfondare una diversa equità del-la scala sociale. In ogni caso si è imposta unascelta di sopravvivenza, che inpratica significa progettare ilproprio futuro senza rischiarepassaggi come quello dell’Ar-gentina nell’anno 2001. Lì, in-fatti, si è avuta una crisi estre-ma che, se è stata devastanteper un paese dalle enormi ri-sorse alimentari, idriche ed e-nergetiche, avrebbe potuto es-sere totale e definitiva per pae-si con più ristrette capacità. Unpiccolo esempio dei colpi di

Siete circondati.Arrendetevi !

…almeno all’evidenza.

L’esempio e i valori cubani aprono la strada ai latinos

Raúl Della Cecca

Verso una nuova definizione dell’America in toto

Cuba oggi non è emarginata e inizia a essere

parte attiva nel meccanismo

propulsivodell’integrazione dei paesi latini.

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diani. Oppure con il cinema cihanno fatto vedere per anni icowboys delle praterie e dellezone rurali con allevamenti ecoltivazioni; le ampie fasce a-gricole lungo i paralleli. Mai nessuno ha immaginato,ma è ormai ora di spingerci atanto, una suddivisione diago-nale. Se osserviamo però la compo-sizione sociale degli Stati unitidi oggi potremmo sezionarlitracciando una linea che correfra chi sta a Nord-Ovest (staticome Oregon e Washington) echi risiede nella parte a Sud-Est(come la Florida), configuran-do grossomodo due triangoli.Analizzando con la lente d’ in-grandimento sociologica iltriangolo sulla costa pacifica,quello a ovest, si può constata-re quanto è stato intenso nel-l’ultimo decennio l’incrementodella percentuale di popolazio-ne d’origine latina che vive o-ramai stabilmente in questametà degli Stati uniti. Si trattadi un fenomeno migratorio cheha caratteristiche molto diverseda quello di altre parti del mon-do. Emigranti da paesi ispaniciche si insediano in città yankee,che però portano nomi come

San Diego, Los Angeles, SanAntonio, Sacramento, Las Ve-gas, San Francisco, Santa Fe,Mesa, …Stati come il NuovoMessico…, luoghi con alma, a-nima latina. Territori persi al-cune guerre fa dagli iberofonicontro gli anglofoni, tornanoad essere l’incontro dei tantimodi di parlare spagnolo. Unademografia in espansione dasud, preme e paga un tributo disangue sulla la linea del RioGrande. Oggi anche il murovergognoso che ne segue il per-corso, poco propagandato enon ancora terminato è già fuo-ri tempo. L’America wasp(white/anglo/saxon/protestant -bianca, anglosassone e prote-stante) è sempre meno estesa.Di sicuro in alcuni stati comein California, i residenti latinose wasp sono oramai alla paritàin quanto a numeri. I grandiflussi migratori sono inarresta-bili quando persistono le ragio-ni che li determinano. Di più.Alcuni analisti politici, accade-mici con diverse pubblicazionialle spalle, come l’antesignanodi questi futurologi, Buckmin-ster Fuller (Il percorso critico -del 1981) o Dimitry Orlov(L’esempio sovietico e le pro-

spettive americane - del 2007)senza preoccuparsi di essere ri-dicolizzati, prevedono da tem-po un crollo definitivo dell’at-tuale impero nord americano.Anche il sempre ben informatoWebstrer Griffin Tarpley neisuoi due ultimi volumi sulle vi-cende americane, ripercorren-do la biografia non autorizzatadel nuovo presidente, sottoli-nea la sua probabile funzionedi mediatore nella transizioneepocale ormai vicina, presso iceti meno abbienti, quelli chein parte lo hanno votato. (Trabreve sarà disponibile anche initaliano una sintesi dei due la-vori presso le Edizioni Medi-terranee di Napoli). Avrannoragione?Nel caso, suggerisco a tutti lo-ro di ipotizzare l’epilogo deldoloroso assestamento socialesecondo la linea diagonale pro-posta nell’immagine. Previsio-ni troppo azzardate? Non losappiamo, ma il nuovo entratoObama sembra per ora moltosovrapponibile a Gorbaciov.Comunque, staremo a vedere eseguiremo gli eventi osservan-doli dallo stesso punto di vistadi sempre: quello situato 90miglia al largo dell’impero. H

l

coda dell’infausta dottrina neo-liberista del dopo Argentina lohanno subito i poveri haitianiche, non agganciati a null’altrose non che agli Stati uniti, sonostati costretti addirittura a cer-care proteine negli impasti cot-ti di fango. I passi successivi siavvicinano al cannibalismo perdisperazione.Nessuno, dopo Argentina eHaiti, si è messo in lista per es-sere il terzo. Di fatto all’accor-do di cooperazione economicagestito dagli Stati uniti, Alca, siva sostituendo l’Alba, autoge-stito direttamente da paesi cen-tro e sudamericani. Pasticcioni neocon, volevanoespandersi ulteriormente. Sipuò dire invece che ora sonocircondati.

Ma tutto questo sembra appar-tenere soltanto alla sfera dellapolitica estera statunitense, as-sediati ma integri. E invece no.A mio parere ci sono anche ri-svolti interni. La tradizionalesuddivisione sociale e culturaleche ci è sempre stata propostadegli Stati uniti è quella tra ipaesi a Est o a Ovest delleMontagne Rocciose. Grossomodo le due sponde, sui meri-

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Èstato un'onore riceverla e un’emozione leggerla. È la lettera che ci hanno inviato i Cinque.Ci ringraziano, e apprezzano anche el Moncada. Ci dicono che siamo nelle loro menti e nei loro cuori.

Sono un esempio e una spinta a non arrenderci.Continuiamo la lotta per la loro libertà: anche loro devono essere nelle nostre menti e nei nostri cuori.

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per Cuba e per il mondo. Laquinta per l’applicazione e losviluppo delle tecnologie piùavanzate del mondo; la sesta,per lo sviluppo e la produzio-ne di vaccini, reagenti, medi-cinali, apparecchiature medi-che e prodotti biotecnologici;la settima ragione, per la ca-pacità del paese di offrire ser-vizi di salute ad altre nazionidel pianeta”. Per esempio, ha citato il casodi una bambina di undici mesi

catori uguali e superiori aipaesi ricchi, con una forte ten-denza all’omogeneità sociale;la seconda, per l’esistenza diun sistema nazionale della sa-lute che copre tutti, gratuito,accessibile a tutti, socialista,regionalizzato e integrale econ una concezione interna-zionalista. La terza ragioneper il capitale umano creatoda questo sistema di salute; laquarta, per la formazionemassiccia di risorse umane

sottoposta a impianto dellacoclea dell’orecchio, l’essereumano più giovane oggetto diquesta risorsa della medicinain tutta l’America Latina. Ha comunicato che, dal 2002a oggi, sono stati eseguiti4.190 trapianti renali, epatici,cardiaci, di pancreas-rene, dicellule ematopoietiche, di pol-mone e di cornea. “I nostri medici all’esterohanno effettuato oltre 414 mi-lioni di visite, con oltre 24 mi-

Èscesa ancora, e Cuba sista portando semprepiù in alto nella classi-

fica dei Paesi che possonovantarsi di avere basse percen-tuali di mortalità infantile.Non c’è bisogno di dire chesupera di gran lunga le situa-zioni africane, asiatiche e lati-noamericane, ma addiritturabatte Italia, Stati uniti, e GranBretagna. E ciò nonostante siaun Paese con poche risorseprime, assoggettato da decen-ni a un crudele Blocco econo-mico e con gli uragani che nedevastano la terra e le case. Inpiù con la pesante esperienzadel crollo del mondo sociali-sta che ha determinato la ca-duta vertiginosa dell’econo-mia, ma anche dell’energia (iltutto attorno all’85 per cento).Noi non avremmo resistito, eavremmo contato i morti. Trai poveri, ovviamente. E inveceCuba è andata avanti nella cu-ra dell’essere umano. Così, il29 dicembre dello scorso annoil dottor Joaquín García Sala-barría, Viceministro della Sa-lute Pubblica, in una dichiara-zione ai giornalisti cubani estranieri nel Centro StampaInternazionale del Minrex, aLa Habana ha detto, con orgo-glio “Oggi Cuba ha un tassodi mortalità infantile del 4,7per ogni mille bambini minoridi un anno nati vivi, e novedelle nostre province sonosotto il 5 e questo, con altri in-dicatori, ci permette di direche il nostro paese continua aessere una potenza medicamondiale”. Che strano, nonabbiamo letto niente in propo-sito sulla stampa italiana, no-nostante i giornalisti presentiall’incontro. Il dottor Salabarría ha dettoche Cuba continua a essereuna potenza medica mondialeper sette ragioni fondamenta-li: “La prima, poichè ha indi-

Marilisa Verti

Lo avevate letto?

60

1959 2002 2003 20082007200620052004

5,35,3

6,56,3

5,8 6,2

1

0

2

3

4

5

6

7

8

DIMINUISCE LA MORTALITÀ INFANTILEDecessi X 1000 nati vivi

4,7

Fabio BarbacettoFabio Barbacetto

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CUBA E IL MONDOTasso di mortalità infantile (decessi X 1.000 nati vivi)

62,33

26,93

26,36

25,91

25,55

23,67

23,59

19,01

17,67

15,57

14,36

13,69

11,05

9,01

6,3

5,61

5,08

4,93

4,7

4,28

4,26

4,03

3,5

2,8

2,75

Haiti

Is. Marshall

Nicaragua

Paraguay

Bahamas

Messico

Giamaica

Seychelles

Palau

Barbados

Costa Rica

Stati uniti

Italia

Canada

Gran Bretagna

CUBA

Israele

Spagna

Germania

Finlandia

Giappone

Svezia

RepubblicaDominicana

Trinidade Tobago

Antiguae Barbuda

Fonte: CIAWorld Factbook Fabio Barbacetto

lioni fuori sede; hanno salvato2.129.874 vite; hanno esegui-to oltre 2,5 milioni di opera-zioni. Solo nell’ambito oftal-mico sono intervenuti chirur-gicamente su 1.389.234 pa-zienti di 32 nazioni”, ha preci-sato. Ha detto che l’industria far-maceutica cubana, a differen-za di quella del resto delle na-zioni del mondo, produce ol-tre l’80 per cento dei medici-nali necessari al paese. “Tra gli obiettivi per i prossi-mi anni c’è un ulteriore mi-glioramento della salute pub-blica e fissare l’aspettativa divita di tutta la popolazione -nei due sessi- fino agli 80 an-ni”, ha dichiarato, aggiungen-do che si stanno preparano lecondizioni minime necessarieper un’indagine attiva sullasalute della popolazione, nu-cleo per nucleo di ogni fami-glia, sotto la supervisione delpoliclinico dell’area residen-ziale. “Sì, il Generale dell’EsercitoRaúl Castro , Presidente deiConsigli di Stato e dei Mini-stri, ha parlato dell’elimina-zione di determinate gratuità,ma la Rivoluzione manterrà lagratuità dell’assistenza medi-ca, una delle sue grandi con-quiste sociali”, ha risposto auna domanda della stampa e-stera. E, econdo Myrta Kaulard,rappresentante del Program-ma Mondiale Alimentare(Pma) delle Nazioni unite chefornisce alimenti in cinqueprovince dell’isola, appena l’1per cento dei minori cubani hadeficit alimentari (In Italia è il3 per cento) che, però, secon-do il Pma, sono attribuiti acattive abitudini familiari enon a carenze strutturali. E,sempre secondo Myrta Kau-lard, Cuba è l’unico paese delcontinente americano (Stati u-niti compresi) libero dalla de-nutrizione. Inoltre, secondo idati delle Nazioni unite, a par-tire dal 1996 si è trasformatain paese donatore verso Re-pubblica Dominicana, Jamai-ca, Honduras, Haiti e altri chericevono migliaia di tonnella-te di aiuti alimentari cubani.Neppure questo abbiamo let-to... H

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se; vive un po’ meglio solo chiha familiari negli Stati uniti oin Europa che gli mandanosoldi; c’è una casta di funzio-nari comunisti che controlla-no tutto e godono di privilegi;il Paese è pieno di prostitute;la gente non lavora perchéguadagna la ridicola sommadi 20 euro al mese… Al festino si unirono anche al-cuni cubani che vivevano inEuropa e che aggiunsero detta-gli e aneddoti che volevano es-sere divertenti. E andò avanticosì per un bel pezzo. Pochevoci replicarono in un modoconvincente e la vittoria sem-brava totale. Però… dalla sedi-cesima fila, mentre l’aereo sta-va già abbandonando La Haba-na, si alzò un uomo di circasessant’anni e cominciò a par-lare con voce serena e decisa:

grido anticomunista. Dopo diche, dai vari sedili cominciò alevarsi una quantità di frasidel tipo: Cuba è un immon-dezzaio, non c’è un posto do-ve si possa comprare qualcosa(si vede che avevano cercava-no un grande magazzino comeEl Corte Inglés e non lo ave-vano trovato); le case stannocadendo a pezzi; le macchinesono una merda; le strade im-praticabili; con chiunque par-li, tutti se ne vogliono andaredal Paese; la gente cerca di e-storcerti denaro con tutti glistratagemmi possibili; nonhanno libertà; non ci sono par-titi politici né democrazia; igiovani sognano di comprarecose che non hanno; mancanoalcuni alimenti; le donne vo-gliono sposarsi con uno stra-niero che le porti via dal pae-

“Buona sera. Ho ascoltato conattenzione ciò che alcuni divoi hanno detto su quello che,a quanto pare, hanno appenavisto a Cuba. Chiedo solo die-ci minuti all’equipaggio delvolo per rispondere. Non so se il punto di vista cheavete espresso nasca da quelloche avevate imparato prima inSpagna o realmente da quelloche avete visto, ma comunquevoglio aggiungere alcune coseche forse, per la fretta, duran-te le vostre vacanze ai Carabinon avete potuto vedere e chepochi vi hanno potuto raccon-tare. Vi dirò che viaggio conmia figlia, che è seduta qui difianco e che ha il cancro. AMadrid mi hanno detto che neha per poco; a Cuba mi hannodato un altro parere sulla suamalattia. Perché la medicinacubana è di alta qualità, tantoche invece di esportare armicome fanno alcune potenzecapitaliste, compresa la Spa-gna che vende armi a Israele -lo sapevate?- Cuba preparamigliaia di medici provenien-ti da famiglie povere di tuttele parti del mondo, compresigli Stati uniti e la Spagna -chilo direbbe, vero?- che poi sidedicano a curare i malati neiluoghi più abbandonati del-l’America latina, dell’Africa edell’Asia. È un peccato chenon abbiate visto con quantadedizione lavorano negli o-spedali. Dubito anche che co-nosciate la ‘Operación Mila-gro’, grazie alla quale centi-naia di migliaia di persone po-vere dell’America latina ha

Qualche giorno fa, inun volo che partiva daLa Habana diretto a

Madrid, alcuni passeggerisciorinarono l’intera collezio-ne di luoghi comuni, delle e-spressioni da manuale antico-munista di base e di mancanzadi rispetto. Tutto era cominciato nella filadi consegna dei bagagli all’ae-roporto José Martí, dove si udìgridare, con accento castiglia-no la frase: “Su, andiamocenesubito da questo paese di mer-da!”Era cominciata la provocazio-ne.A bordo dell’aereo la maggio-ranza dei passeggeri, compo-sta da turisti che sfoggiavanosombreri di paglia ed erano sudi giri per il rum habanero,dette ragione all’autore del

Traduzione Bianca Pitzornodi Jorge López Ave (da InSurGente)

Voci e commenti su un aereo della Cubana

È facile parlare da turistiricchi, lo è meno dire le cose come stanno

Operación Milagro

Lezione durante il programma ‘Yo sí puedo’

Luoghi comuni e fatti concreti

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recuperato la vista gratuita-mente, e neppure il program-ma ‘Yo sí puedo (Io sì, pos-so)’ grazie al quale centinaiadi migliaia di persone sono u-scite dall’analfabetismo, per-sino in Spagna, chi lo direbbevero?Ho ascoltato con attenzionetutti voi e in mezz’ora non hosentito citare una sola volta laparola ‘bloqueo' che, se non losapete ve lo spiego, è un em-bargo che subisce Cuba daparte degli Stati uniti e checondiziona -e in quale misu-ra!- le sue relazioni con tuttigli altri paesi del mondo. Blo-queo, (ricordate questa parolaper favore, non dimenticatela)che è stato condannato dall’O-nu in decine di occasioni. Michiedo quanto tempo avrebbe

sopportato una simile situa-zione il Paese verso cui ci di-rigiamo. Un giorno? Una set-t imana? Di certo non cin-quant’anni. Per far questo bi-sogna possedere un altro tipodi valori. Valori che non han-no a che fare con il consumodi prodotti che bambini tailan-desi o del Laos realizzano perun centesimo perché noialtricittadini del primo mondopossiamo sentirci felici dicomprarli a prezzi irrisori. Perché a chi prima ha parlato,è sfuggito un dettaglio: permantenere il livello di consu-mo che c’è in Europa o negliStati uniti è necessario stran-golare e sfruttare i l TerzoMondo, altrimenti i conti non

tornano: non dimenticate que-sto dettaglio, per favore.È un fatto certo che i cubaniguadagnano poco, però c’é daconsiderare che hanno quasitutto gratis, compreso il cibo,che per loro costa molto poco.La salute e l’educazione sonogratuite; per la luce e per l’ac-qua pagano, quando paganoqualcosa, pochi centesimi, ecome se fosse poco viene datoloro un lavoro e una casa pervivere. Una casa che non saràun palazzo imperiale, perònon negherete che il giogodelle ipoteche o dell’affittocondiziona la vita intera dibuona parte di voi e angustiamolti dei vostri figli.Dite che a Cuba ci sono molteprostitute. Questa è una trage-dia, la loro apparizione anni fa

è stata vissuta come un falli-mento di questa società chelotta per essere diversa, lo ri-conoscono loro stessi. Però,non offendetevi, perché noncombattete con lo stesso entu-siasmo la prostituzione inSpagna? Sapete che possiamovantarci del record della pro-stituzione in tutta Europa? E,soprattutto, quanti di voi sonovenuti a Cuba solo ed esclusi-vamente per approfittare diquesta dura realtà che soffrel’isola e che ora criticate? Alcuni di voi dicono di avereincontrato cubani il cui unicodesiderio era quello di emi-grare. Un fatto certo è che vo-gliono andarsene sempre inEuropa o negli Stati uniti.

Non c’è un solo cubano chedesideri andarsene in Hondu-ras, ad Haiti, in Guatemala oin Nicaragua a cominciare unanuova vita come operaio…

Come dire, non scambiereb-bero la loro realtà con quelladi alcun paese latino america-no; i loro referenti sono unica-mente l’Europa e gli Stati uni-ti. Nell’ampio contesto mon-diale sono molto pochi i paesiche vivono meglio di Cuba.Che sia questo forse uno deimaggiori risultati della Rivo-luzione, anche se voi non locapirete mai? Non voglio annoiarvi ricor-dandovi che Cuba è un paeseeconomicamente povero, lesue risorse sono solo un po’ dizucchero, nichel e turismo,ma abbiamo nei suoi confron-ti le stesse pretese che avrem-mo da un Paese ricco e poten-te, come se fosse a metà stra-

da tra la Norvegia e la Dani-marca. Non avete neppure approfitta-to della possibilità di compra-re libri recenti a pochi cente-simi di euro.Sulla democrazia, la libertà etutte queste parole prostituitedal capitalismo non vi dirò lamia opinione, perché non vo-glio che mi arrestino all’arri-vo a Madrid, in questo mo-mento in cui mia figlia ha tan-to bisogno di me. Neppure vo-glio farvi perdere altro tempocon le mie parole, ma solo ri-cordarvi le virtù di un popolomille volte eroico, che ha pro-dotto sportivi, scienziati, e ar-tisti di prima qualità, dei qua-li in questo momento sono e-sempio i cinque rivoluzionaridetenuti arbitrariamente negliStati uniti, non so se conosce-te il caso; direi di no.Non so nemmeno che valuta-zione darete di tutto questo sela crisi del capitalismo si ac-centuerà e comincerete ad a-vere serie difficoltà nella vo-stra vita personale.Finisco semplicemente citan-do la frase che dicono a scuo-la i bambini cubani: “Saremocome il Che”. È un desiderio,un’utopia, un sogno, però è unargomento per andare avanticercando una società miglio-re. In un altro posto tempo fa sidisse: “Saremo come Franco”e in questo aereo si vede il ri-sultato.Si fece silenzio dentro la cabi-na e si spensero le luci.Dedico la narrazione di questifatti al mio amico cubano Car-los Tena. H

“Riproducete questa informazione, fatela circolare con i mezzi di cui disponete, a macchina, fotocopiata, a voce. Mandatene copia ai vostri amici; nove su dieci la stanno aspettando.Milioni vogliono essere informati.Il terrore si basa sulla mancanza di comunicazione.Rompete l’isolamento.Tornate a sentire la soddisfazione morale di un atto di libertà. Sconfiggete il terrore.Fate circolare questa informazione”.Questa frase fu scritta nel 1976 da Rodolfo Walsh, giornalista argentino torturato e assassinato dalla dittatura.

NOTA DELLA REDAZIONE DI INSURGENTE

Turisti a Varadero

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scarsi mezzi disponibili. Il con-trollo sanitario ed epidemiolo-gico ha salvato Cuba dai focolaiinfettivi associati a questo tipodi catastrofi particolarmentepropizie per la proliferazione,in rottami ed acque stagnanti, diagenti trasmettitori di malattiecome il dengue. Secondo le re-lazioni del Ministero di SalutePubblica, Cuba collabora intrenta accordi bilaterali e in piùdi duecento progetti internazio-nali di vigilanza epidemiologi-

Decine di migliaia di ettari diraccolti furono devastate, cosìcome istituzioni economichevitali, policlinici, ospedali enumerosi centri educativi. Piùdi 460 installazioni culturali(cinema, scuole di arte, teatri,biblioteche, case di cultura,musei e gallerie di arte) furonocolpite, molte di esse con crol-li totali. Il mondo ha visto leterribili immagini, e non ha tar-dato a dimenticarle. Ma il ven-to ha lasciato danni che supera-no i 5.000 milioni di dollari.

Se in quelle tragiche circostan-ze non si sono sviluppati foco-lai di epidemie a Cuba, è statoper l’efficacia di un sistema disalute capace di funzionare incondizioni comparabili a quelledi una guerra, e alla razionalitàcon la quale si spartiscono gli

ca. Grazie a un impressionantespiegamento di organizzazionee razionalità, lo Stato ha riparti-to gratuitamente moduli di igie-ne personale, medicine, zanza-riere, vestiti, calzature, scarpe,coltri, bottiglie di acqua, piastredi zinco, tegole e, fondamental-mente, alimenti nelle zone piùcolpite, per esempio a Guantá-namo, Holguín, La Tunas, Ca-magüey, Pinar del Río e all’Iso-la della Gioventù.

Esperienze

Il vento si è portato via da Cu-ba l’ambiente di benessere cre-scente nel quale si viveva primadel passaggio degli uragani. Laretrocessione economica è sta-ta tremenda. Ma ha lasciato an-che alcune esperienze che è im-perioso precisare.

L’Amministrazione cubana hadimostrato davanti al mondoche la sua preoccupazione pri-mordiale è la vita dei suoi cit-tadini.

Numerose nazioni hanno mo-strato la loro solidarietà conCuba, inviando donazioni esottoscrivendo nuovi accordi dicooperazione. Anche l’ondatadi solidarietà è stata fantastica.Uno stretto sistema di control-lo ha articolato le istanze inclu-se nell’iter, l’accoglienza e la

Per il popolo di Cuba, loscorso anno terminò colsaldo di tre uragani le

cui conseguenze non sono sta-te sufficientemente illustrate.Che cosa significa per un paesepovero e bloccato aver dovutousare più di 10 mila mezzi ditrasporto, abilitare migliaia dirifugi per proteggere 3.179.846persone e affrontare una situa-zione quasi bellica con 7 morti,più di 20 feriti e 500 mila abi-tazioni danneggiate, la maggio-ranza con perdite totali di sof-fitto oltre a gravi avarie?Il municipio di Los Palacios, acirca 140 chilometri da La Ha-bana, è un esempio per illustra-re questa ombrosa realtà: Ike eGustav causarono lì danni se-veri in più di 90 mila case, ol-tre a distruggere le coltivazionitradizionali della regione.

René Vázquez Díaz (Le Monde Diplomatique)

Cuba:Ciò che il vento ha lasciato

Riflessioni sul dopo uragani

Rifiutare aiuti, quando necessari, merita un'accusa di genocidio

Una ondata gigantesca provocata dall’uragano Ike a Baracoa

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distribuzione dei donativi, cosìche Cuba è stata qualificata dalII Incontro Quadro Internazio-nale Multilaterale e Coopera-zione Decentrata per le Metedel Millennio (Programma del-le Nazioni Unite per lo Svilup-po) come riferimento per l’A-merica latina e il mondo intero,facendo sì che l’aiuto umanita-rio ricevuto per il suo recuperoarrivasse ai posti che ne aveva-no maggior necessità.

Il Ministero della Cultura el’Unione degli Scrittori e Arti-sti cubani hanno dimostratoche anche la cultura può risa-nare le ferite, e hanno perciòcreato delle brigate culturaliche sono andate ad agire neiposti maggiormente colpiti. Unmusicista ha rilasciato questadichiarazione: “Non avremmomai, mai immaginato che a-vremmo trovato posti tanto de-solati, con gente che piangevasulla nostra spalla, e altri che ciabbracciavano e sentivano lanostra solidarietà”.

Approfittando del disastro, ilGoverno degli Usa aveva cer-cato di ricattare Cuba offrendoun ridicolo aiuto di 100 miladollari, a patto che i cubani ac-cettassero di essere sottopostialle ispezioni di esperti statuni-tensi. E pensare che solo quat-tro mesi prima, l’Usaid aveva

distribuito 45.000.000 di dolla-ri, assegnati dall’amministra-zione Bush alle organizzazionie agli individui che partecipa-vano alla guerra non dichiaratacontro il paese cubano, ovveroben 32 milioni in più rispettoall’anno precedente e 450 vol-te in più degli umilianti 100mila dollari offerti per lenireuna delle maggiori catastrofiche l’Isola abbia sofferto neitempi moderni.

Giornali come il New York Ti-mes, il Miami Herald e lo St.Petersburg Times si sono mani-festati invitando a fare qualco-sa senza esitazioni per allevia-re la sofferenza dei cubani. I vescovi cattolici nordameri-cani hanno sollecitato il loroGoverno perchè togliesse, an-che solo per alcuni mesi, laproibizione vigente, in virtù delPiano Bush, che impedisce agliemigrati cubani di inviare ri-messe e di viaggiare a Cuba.L’allora candidato alla Presi-denza Barack Obama lanciòuna richiesta simile, assecon-dato dal congressista repubbli-cano Jeff Flakes.

Il Governo di Cuba inviò unanota a quello degli Usa dichia-randosi “Disposto a comprare imateriali indispensabili che leimprese nordamericane espor-tano nei mercati”, e sollecitò

“l’autorizzazione per la forni-tura degli stessi, come dei cre-diti, che sono normali in tutte leoperazioni commerciali”.

Ma il Governo degli Usa rifiutòdi togliere temporaneamente ilblocco e continua a negare a Cu-ba il diritto di comprare, nei suoimercati, materiali per riparare a-bitazioni e soffitti o componentiper ristabilire le reti elettriche.Già nella sua condizione di Pre-sidente, Obama ha detto che nontoglierà il Blocco.

Davanti alla disgrazia dei lorocompatrioti dell’Isola, i cubanidell’emigrazione si sono divisiin due: quelli riuniti intorno apubblicazioni come Encuen-tro, Cubanet, etc, orientate aimplementare fratricidamentela politica degli Usa contro illoro stesso paese e che esisto-no solo grazie alla fetta dei 45milioni sopra menzionati, han-no banalizzato i gravi effettidella catastrofe e hanno travi-sato gli sforzi del Governo cu-bano per affrontarli. Dall’altraparte, le associazioni dell’emi-grazione che lavorano contro ilblocco in Spagna, Svezia,Francia, Italia, Gran Bretagna,eccetera, si sono solidarizzatecon il popolo di Cuba e hannosollecitato gli Stati uniti a ri-spondere positivamente alla ri-chiesta di Cuba.

Conclusione

Chiedendo il sollevamentotemporaneo delle sanzionicontro Cuba di fronte alla ca-tastrofe, Obama ha fatto con-statare che quelle sanzioni so-no immorali e lesive verso lapopolazione cubana innocen-te, e contro la Legge Interna-zionale. Aggravando la soffe-renza e le penalità di un grup-po umano colpito da un disa-stro naturale, mettendo in pe-ricolo la vita e la salute di mi-lioni di persone innocenti, lapersecuzione alle attività eco-nomiche di Cuba come le proi-bizioni sull’acquisto di medi-cine e di alimenti, costituisco-no un crimine di lesa umanità.Perché quando i governi sonoin conflitto, le leggi umanita-rie internazionali li obbliganoa minimizzare gli effetti deiloro atti ostili sulla popolazio-ne civile innocente.

La Convenzione sulla Preven-zione e la Punizione di Crimi-ni di Genocidio, nell’articolo2, afferma “si intende per ge-nocidio una qualunque diqueste azioni: perpetrare at-ti con l’intenzione di distrug-gere, totalmente o parzial-mente, un gruppo nazionale,etnico, razziale o religioso.Ammazzare membri delgruppo. Infliggere lesionigravi all’integrità fisica omentale dei membri delgruppo, o sottoporre inten-zionalmente detto gruppo acondizioni di esistenza desti-nate a produrre la sua di-struzione totale o parziale”.

Oltre a questi duri insegna-menti, gli uragani hanno la-sciato questa domanda cru-ciale: che cosa farà il Presi-dente Obama se questo annoCuba sarà colpita da un altrouragano devastatore? Se inrealtà la nuova Amministra-zione statunitense desidera ri-stabilire il rispetto alla LeggeInternazionale, come può i-gnorare il massiccio ripudioal blocco dell’Onu? Neanchenei peggiori momenti del Pe-riodo Speciale il blocco si èrivelato tanto chiaramente co-me una forma specializzata digenocidio. H

Alcuni danni al Hospital C.dte Pinares a Santa Clara

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messaggio di un voler conti-nuare a combattere da un’altraparte per quello che non si erariuscito a conquistare in Italia.

Qual’è stato il senso della emigrazione italiana verso Cuba ?n Nel libro vi è un saggio dedi-cato al tema dell’emigrazione i-taliana nell’Ottocento e versol’America sviluppato dal Pro-fessor Francesco Calvanese.Li si coglie che specialmenteverso Cuba, da parte italiana,osserviamo una migrazionecolta, di artigiani e di artisti. Il lavoro di propaganda in Ita-lia che compì il Comitato ita-liano per la libertà di Cuba fa-cilitò questa migrazione, maraccoglieva già il frutto di unapresenza italiana a Cuba che siera sviluppata per tutto il perio-do precedente.

Come vedi lo sviluppo della attuale solidarietà

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Èun po’ speciale questolibro su Cuba, che sipuò anche richiedere in

Internet, all’indirizzo www.intramoenia.itIl curatore, Carlo Lambiase,architetto italiano che ha vis-suto nell’isola, ha raccoltosaggi e ricerche sulle camicierosse, quelle dei garibaldini.Storie di italiani, con aneddotidivertenti e bizzarri, fatti sco-nosciuti e altri più noti si alter-nano nelle pagine che scorro-no veloci. Arrivare a Cuba,nella seconda metà dell’Otto-cento, non era facile, eppuregià da allora il fascino dell’iso-la arrivava dritto al cuore degliitaliani. Per conoscere megliole chicche e i personaggi, maanche per farvi ingolosire sulcontenuto abbiamo intervista-to Carlo Lambiase.

Che senso ha, nel terzo millennio, un libro sui garibaldini a Cuba?n L’epoca che ci tocca vivere èdensa di comunicazioni mani-polate.Parlerei di un vero e propriodrenaggio del cervello a livellodi massa.Non sfugge al pericolo anche ilmondo della cultura, chi ha stu-diato, chi legge e apprende puòfinire per essere spogliato dellasua memoria storica.Il senso che trovo nel racconta-re o disseppellire la storia deicombattenti italiani dell’Otto-cento è proprio quello di aiuta-re chi vuole a memorizzarequesta vicenda, questo partico-lare spaccato della storia comu-ne tra Italia e Cuba.

Cosa ti ha spinto a sviluppare questo argomento?n Una decina d’anni fa com-prai, da un libraio di Calle Nep-

tuno a La Habana, il libro diEnrique Pertierra Serra, titola-to Italianos por la libertad deCuba, che ripartendo da Italia yCuba di Don Fernando Hortiz,trattava quest’argomento.Leggendo quel libro fui spintoa compiere una ricerca degli at-ti e di altre pubblicazioni sul-l’argomento.Mi appariva un pochino fru-strante per un italiano dover ap-prendere pezzi della propriastoria scritti e raccontati da cu-bani e, col tempo, capii che benpoca era l’attenzione italianasul tema.Fu così che decisi di affiancar-mi ai cubani, latinamente, e ri-portare alla luce gli aspetti piùinteressanti che sono poi quelliraccontati nel volume pubbli-cato a novembre scorso da In-tra Moenia.

Cosa ne pensi della particolare sintonia che si è sviluppata tra cubani

e italiani già a partire dalla metà del 1800?n Il senso di questo volume statutto nel voler storicizzare e ri-portare alla luce quella che tuchiami sintonia e che nel libroè indicata come una simpatia,peculiare, che si espresse tra I-talia e Cuba, tra il 1850 e finoal 19051. Per me e per altri autori comeAldo Garzia, Domenico Capo-longo ed Eusebio Leal Spen-gler, nei saggi contenuti nel li-bro, è abbastanza chiaro comeciò abbia rappresentato unacoincidenza storica importanteproveniente dal parallelo per-corso del nostro Risorgimentoa quello dell’Indipendentismocubano.Io mi sono sbilanciato a direche l’internazionalismo deisoldati garibaldini2 trova le sueradici nella profonda delusionedell’esito monarchico e reazio-nario del nostro Risorgimento.Vi è quindi lo straordinario

Camicie rosse prima della Rivoluzione

I garibaldini a Cuba

a cura della Redazione

Conoscere il passato è importante per cambiare il futuro

Carlo Lambiase a Cuba

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tra italiani e cubani?n La solidarietà italo-cubanaha molte facce e, a mio avviso,va vista come non univoca.Cioè, noi solidali con una Cu-ba ancora vista come paese delterzo mondo anche se, a causadell’infame blocco economicoe commerciale imposto dagliStati uniti, effettivamente l’iso-la soffre più di quello che è da-to accettare dalla civile co-scienza degli uomini liberi.A me appare importante peròcapire che sicuramente siamonoi che abbiamo bisogno diuno scambio con Cuba e conquello che questo paese rappre-senta in termini di avanzata ri-cerca di una società più umanae più giusta, meno condiziona-ta dalle grandi differenze socia-li che vive il mondo del liberomercato, del liberismo, delnuovo capitalismo senza piùsoldi per far vivere la gente inmodo decente.Entrambi i popoli hanno quindibisogno di sviluppare la solida-rietà e la cooperazione.Il trasferimento di conoscenzaed esperienza va inquadratoquindi nella sua ambivalenza.

Pensi che l’Italia dovrebbe fare di più di quanto fa attualmente? Se sì, cosa?n L’Italia delle istituzioni famolto poco, quasi niente perCuba, a differenza di altri pae-si come la Spagna, la Francia,il Canada e tanti altri paesi delmondo.Eppure siamo entrambi popolilatini!Da almeno quindici anni anda-va creata una linea di comuni-cazione aerea ufficiale (mi rife-risco all’Alitalia) vista la fre-quentazione di una media dicirca 180.000 italiani all’annoa Cuba.Vi era quindi la sostenibilitàdella linea ma non si è volutometterla in piedi perché l’Italiaè un paese troppo servile neiconfronti della politica esteradegli Stati uniti: e i nostri con-nazionali si devono arrangiarein maniera, a volte, complicataper viaggiare verso Cuba. Madrid, Parigi e Londra, purnon avendo la stessa quantità ditraffico, hanno un volo al gior-no su La Habana.Però qui tutto tace.

Altra importante mancanza i-stituzionale è quella dell’assen-za dell’Istituto di Cultura italia-no a Cuba, anche se abbiamo i-stituti di questo tipo aperti dalnostro Governo un po’ dapper-tutto nel pianeta: perché?Andrebbe immediatamente ria-perta la nostra Cooperazioneministeriale a Cuba affiancan-dosi alle mille iniziative di so-lidarietà spontanee e militantidel nostro paese amico di Cu-ba. Dopo il blocco dei pro-grammi di cooperazione per iproblemi del 2003 la nostraCooperazione a Roma, al Mini-stero degli Affari Esteri, conti-nua a non voler riaprire il nego-ziato con il Governo cubanononostante lo abbia già fattol’Unione Europea e molti paesitra cui spicca la Spagna di Za-patero.

Ma Garibaldi è stato davvero a Cuba, oppure no? Puoi raccontare quello che sai?n Il libro approfondisce am-piamente il caso Garibaldi aCuba: io stesso ne tratto ampia-mente nel mio saggio.Appare chiaro che il generalesia entrato almeno due voltenel porto de La Habana e, sicu-ramente, ha avuto ampiamentea cuore le sorti della rivoluzio-ne cubana.Garibaldi ha aperto la strada al-la partecipazione successivadei nostri garibaldini alle variefasi delle guerre d’indipenden-za cubana contro la Spagna.

Quale è stato il ruolo di Meucci?n Antonio Meucci, prima di e-migrare verso Cuba dove la-vorò per quindici anni, traun’invenzione e un’altra, comemacchinista del teatro Tacón,era stato un militante dei moti

risorgimenta-li, contro lostraniero, aFirenze dalsuo quar-tiere di SanFrediano.Quando, nel 1850, lasciata Cu-ba, coincide, a New York conl’arrivo di un Garibaldi transu-mante, ha sicuramente l’oppor-tunità, ospitandolo nella suacasa, di orientare alcuni decisi-vi contatti tra il generale e i ca-pi dell’interventismo cubanoche si trovavano precisamentea New York, per alimentare labattaglia patriottica e civilecontro il tardo colonialismospagnolo.Garibaldi s’innamora di questanuova rivoluzione e compieuno sforzo immenso per far ri-nascere, attraverso questa nuo-va passione, anche la sua vo-glia di lottare.

Quali sono le tracce più significative degli italiani a Cuba?n L’Historiador de La Habana,il Dottor Eusebio Leal Spengler,più di tutti, tratta ampiamentequesto tema nell’intervista chemi concesse circa un anno fa.Il testo dell’intervista rappre-senta quindi il prologo del vo-lume ed è riportata integral-mente anche nel video conte-nuto nel Dvd allegato al libro.Le tracce italiane a Cuba nonsono per nulla superficiali amio avviso.Vi è stata, negli anni, una con-tinua presenza nell’arte e tra iprogettisti di opere di architet-tura, d’ingegneria militare.Importante è stata la presenzaitaliana nella musica, nellascultura e nell’arte in generale.Direi, infine, che tutta questapresenza continua coerente-

m e n t eancora oggi e che ilegami tra Italia e Cuba, nono-stante la freddezza supina dellagran parte dei nostri diplomati-ci, si stanno rafforzando sem-pre di più.Si giustifica quindi un rilanciodal punto di vista scientifico estorico.Su questo vi è da compiere daparte di tutta la sinistra italiana,dico tutta, quella riformista equella radicale, un grande saltoin avanti sul piano della com-prensione di quello che Cubasta diventando e di quello chela battaglia delle idee che lì sicombatte può dire anche a noi.Bisogna smetterla di guardarela pagliuzza negli occhi delGoverno cubano e far finta dinon vedere la trave che noi por-tiamo nei nostri occhi.Cuba è, per gli italiani di sini-stra e non, uno specchio nelquale ci costa molto sapercispecchiare.Abbiamo il coraggio di farlo edi aprirci a Cuba seguendo ilmonito persino di un Papa. H

n Note:

1 Il 24 Febbraio del 1905 sidissolse, infatti, il “Comitatocentrale italiano per Cuba”che era stato istituito il 6 Apri-le del 1896, a Roma.2 Sappiamo che i garibaldinihanno partecipato in molte fa-si di lotta fuori dal nostro pae-se oltre che a Cuba.

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LE BESTIALITÀ:La Stampa (29 dicembre 2008) Revolución cinquant’anni mal portati Il primo gennaio ’59 Castro entrava a Cuba. Oggi turismo record e tanta voglia di scappare all’estero.Mimmo Candito

MIAMI«Sì, abbiamo la stessa età», dice, sorridendo, e scuote se-duttiva i suoi capelli, Lisa Hernández. Quel primo gen-naio del ’59, quando Castro entrò all’Avana e la Revolu-ción sfilò vittoriosa lungo il Malecon, Lisa Hernándezera nata da pochi giorni. «Ma papà aveva paura dei bar-budos, e lasciammo l’isola che ero ancora in fasce». Li-sa e la Revolución tra un paio di giorni compiranno, en-trambe, 50 anni di vita; Lisa, avvocato in uno dei più im-portanti studi legali di Miami, è una bella donna, alta suitacchi, fascinosa nei suoi anni ancora giovani, ma la Re-volución, laggiù nell’isola che sta ad appena 90 migliada Key West, è ormai segnata dalle rughe del tempo, e la crisidelle ideologie le impone oggi la cruda realtà degli acciacchid’una vecchiaia impietosa. A cinquant’anni si possono fare iprimi seri bilanci. «All’inizio non fu facile, dovemmo arran-giarci. Lasciavamo una condizione felice, e fu necessario impa-rare a darsi da fare. Papà e mamma sono morti con tanta nostal-gia, ma io... la mia vita è qui, e a Cuba ci andrò solo da turista».Sono quasi due milioni i cubani che in questi cinquant’anni so-no scappati dall’isola di Castro, la gran parte di loro vive oggiin Florida; Miami, dopo l’Avana, è la città che ha più abitantidi origine cubana, e qui si parla spagnolo anche più che ingle-se. Ma «la Merica» non è Bengodi. Jorge, tutte le mattine ver-so le 8, passa sotto l’appartamento dove abito, e fruga nel cas-sone della spazzatura. A forza di vederlo dalla finestra, puntua-le come per il lavoro, con il suo piccolo carrello pieno di bustedi plastica e di pacchi, gli lascio del cibo e qualche dollaro sul

Il Diavolo e l’Acqua santa di questo numero riguarda quello che è ormai un tormentone sulle condizioni di vita a Cu-ba. I giornali del capitalismo italiano, in questo caso “la Stampa”, fanno a gara nel descrivere condizioni al limite.Lo fanno, nella stragrande maggioranza delle volte, per non dire sempre, sapendo di essere in perfetta malafede.In questo caso, il giornalista che parla dei 50 anni portati male dalla Rivoluzione cubana, per fare il suo servizio, èuno dei leader italiani di Reporter sans Frontières (Rsf) ed è andato a Miami. Sì, proprio a Miami, dove ha sede la po-tente mafia americana anti Cuba. Quella, per intenderci, che per due volte, aveva permesso l’elezione di Bush allapresidenza degli Stati uniti. Ecco, questa è la correttezza di certi giornali e giornalisti, che non si preoccupano di an-dare a vedere anche dall’altra parte.

Fabrizio Rappini

ildiavoloel’acquasanta

muretto accanto al cassone verde. Ha una folta barba nera, e icapelli ispidi tenuti da un berretto blu dell’Us Navy; un matti-no ci siamo incrociati, e abbiamo parlato. Lui è un balsero.«Siamo scappati da Cojimar dieci anni fa, eravamo in quattro,avevamo fatto una barca con degli assi di legno e le vecchie ca-mere d’aria di un camion; e siamo stati fortunati di non finirenella pancia d’un pescecane. Ma qui mi è andata male, qualchepiccolo lavoro e però mai una cosa seria. Ora, poi, con la crisi,tutto si è fatto più difficile. Ogni tanto mi chiedo se non era me-glio restarsene a Cuba». Anche Jorge sembra avere 50 anni, maè colpa dei tempi duri che ha vissuto qui. Una sera, all’Avana,la figlia di un amico che avevo accompagnato in discoteca, af-fascinata dalla musica e dall’ambiente mi disse: «Io voglio ilcapitalismo. Voglio potermi comprare i vestiti che hanno que-ste ragazze in sala, senza dover fare la puttana che va con glistranieri». Tentai di spiegarle che il capitalismo è anche vita du-

Tutte le bestialità dettecontro Cuba e le risposte attraverso la realtà dei fatti

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ra, competizione, che tutto si paga e nulla è gratis; lei studia al-l’università e frequenta la scuola del Ballet Nacional, senzaspendere un solo peso, e quella sera scoppiò in lacrime. Quan-do la riaccompagnai a casa, e fermai l’auto davanti al portone,mi fece ripartire di corsa: «Via, via, ci sono quelli del Cdr, e semi vedono con uno straniero rischio di essere espulsa dallascuola del Ballet». Dovetti accompagnarla dalla nonna, in unvillaggio fuori dall’Avana. I Comité de Defensa Revoluciona-ria -ufficialmente un organo di assistenza per i residenti di ognipalazzo- sono gruppi di «rivoluzionari» che controllano la vitadi ogni edificio, prendono nota di tutto, quali persone frequen-ti, quello che dici, quanto partecipi alle «convocatorie» del re-gime, e poi redigono le schede informative per il Ministero del-l’Interno; decidono sostanzialmente della sorte d’ogni persona,perché a Cuba è il regime che decide quale scuola puoi frequen-tare, quali studi fare, che mestiere ti tocca. Gli studi sono gra-tuiti (come la sanità), e l’isola ha un livello di alfabetizzazionealtissimo, da Paese ipersviluppato, il 99,8 per cento, meglio chel’Italia; è uno dei vanti di cui la Revolución si mostra legittima-mente orgogliosa. Ma oggi a Cuba un ingegnere preferisce la-vorare come cameriere; il suo stipendio -il salario medio dell’i-sola è di 20 dollari- se lui serve ai tavoli dei bar e dei ristoran-ti frequentati dai turisti se lo guadagna di mance in meno di unasettimana. Dice Andrés Oppenheimer, premio Pulitzer per isuoi reportage da Cuba: «L’isola è come un gigantesco asilo in-fantile, dove la tua sopravvivenza è garantita, ma è il governoa decidere per te su tutto, la scuola, il lavoro, quello che puoicomprare, quello che ti è permesso di leggere, quello che puoiguardare alla tv». A Cuba sono sparite le sacche di miseria chec’erano al tempo del dittatore Batista, quando -senza contareperò i drammatici squilibri sociali- l’isola aveva comunque sta-tistiche che l’annuario dell’Onu classificava tra i primi quattropaesi dell’America Latina; oggi la mortalità infantile resta an-cora la più bassa, ma solo il 2 per cento dei cubani ha accessoa Internet e solo il 9 ha una linea di telefono (il cellulare riguar-da l’1 per cento della popolazione). E Adolfo Fernández Sainz,uno dei 29 giornalisti arrestati nel 2003, deve scontare 15 annidi galera per «sovversione dell’ordine nazionale»; tra le prove,una macchina per scrivere elettrica, e alcuni libri proibiti, tracui «1984» di George Orwell (non essendo cubano, io me la so-no cavata con l’espulsione, dopo un’inchiesta all’università del-l’Avana, e poi il visto mi è stato sempre rifiutato per essere «a-gente della Cia»). La libertà ha un prezzo, e un costo. Quandomi espulsero, il Direttore Generale del Ministero degli Esterimi disse: «Voi, in Occidente, parlate tanto di libertà e di dirittiumani. Ma il diritto a non aver fame non è forse più importan-te?». A Cuba, fino a qualche tempo fa, questo diritto era più omeno uguale per tutti, e il regime se ne faceva un vanto. Sonoscomparse le classi sociali, diceva, siamo tutti uguali. Ma l’im-plosione dell’impero sovietico ha privato l’isola della sua mag-gior fonte di aiuto, e ha fatto aprire le porte agli investimentistranieri e, soprattutto, al turismo e ai suoi dollari. Nel 2008 ivisitatori hanno fatto il nuovo record, quasi due milioni e mez-zo di presenze; ma il turismo e la circolazione libera del dolla-ro hanno finito per creare ora due società: quella che continuaa vivere con il peso e la sussistenza d’una Revolución acciac-cata, e quella che gode invece dell’utilizzo del dollaro. La fa-me (comunque la penuria, gli scaffali vuoti dei negozi) a Cubaera democratica, riguardava tutti; ora non lo è più. Dice il pro-fessor Jaime Suchlicki, che all’università di Miami dirige ilCentro di studi cubani: «La gente dell’isola lo sa bene, che lastoria dell’embargo americano è solo una scusa, e che la cen-tralizzazione del regime tronca ogni possibile sviluppo. Tutti a-spettano un cambio, un’apertura, chi vive a stento con il peso,e chi ha il dollaro e si prepara a entrare nel mercato». Raúl Ca-stro, che ha sostituito il Comandante Fidel nella poltrona uffi-

ciale, dice di volere questo cambio, lancia segnali verso Wa-shington (ma ancora soltanto parole, e ben pochi cambiamenti,marginali, nella vita quotidiana dell’isola). S’aspetta Obama, eperò con cautela: Fidel, in una delle sue «riflessioni» settima-nali sul quotidiano del partito, ha avvertito che il lupo può an-che cambiare il pelo ma sempre lupo resta. Da Miami si seguo-no le esasperanti lentezze del regime con spirito contradditto-rio. «Papà -dice Lisa- voleva veder Castro impiccato, ma io, ela generazione dei più giovani, guardiamo a Cuba con distacco;per noi è un posto lontano, un retaggio della memoria». H

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LA VERITÀ:

La Rivoluzione cubana compie 50 anni e non li dimostra

I l primo gennaio del 1959 segna la vittoria, con la fugaa Santo Domingo del dittatore “fantoccio” degli Usa

Fulgenzio Batista, di una rivoluzione che ha cambiatopiù di quanto si possa pensare la storia del mondo. Unarivoluzione pensata, organizzata e portata a termine daun gruppo di rivoluzionari di grande spessore politico,culturale ed ideale, con il sostegno del popolo cubano,che prosegue il suo processo anche nel secolo che si èappena aperto.Fidel e Raúl Castro, Ernesto Guevara, Camilo Cienfue-gos sono i punti di riferimento fondamentali di questa ri-voluzione. Una rivoluzione che ha parlato anche italianograzie alla presenza nella spedizione del Granma di Gi-no Donè, che purtroppo ci ha da poco lasciato.Ma parlare della rivoluzione cubana solo da un punto divista storico o per pura commemorazione sarebbe unerrore. Infatti, Cuba parla a noi uomini e donne contem-poranei; ci parla della lotta contro quello sfruttamentocapitalistico che oggi più di ieri è presente. Ci parla del-la lotta di classe che, purtroppo, in occidente la fannosolo i padroni e non più le classi lavoratrici. Þ

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Fidel Castro aveva predetto da tempo, con lucidità, cheil sistema finanziario speculativo sarebbe imploso cau-sando una crisi di proporzioni gigantesche.Cuba ci dimostra, e questa è la sua colpa più grande a-gli occhi degli Usa e dei suoi accoliti, che si può costrui-re il socialismo e che senza un giusto equilibrio fra u-guaglianza e libertà non può pienamente sostanziarsi lademocrazia. Cuba con il suo esempio e la sua azione èriuscita a dare anche un fondamentale contributo allanuova stagione rivoluzionaria e progressista dell’Ameri-ca Latina di questi anni.Senza Cuba il Foro di San Paolo, che nacque nel 1990quando nel mondo, specie in Europa, terminavano granparte delle esperienze dei partiti comunisti ed operai do-po la caduta del Muro di Berlino, difficilmente si sareb-be consolidato. In quel Foro si riunivano, e si riunisconotuttora, i partiti e movimenti della sinistra latinoamerica-na (dai cattolici della Teologia della Liberazione ai set-tori rivoluzionari) che con grande umiltà e capacità poli-tica cominciavano a riprendere il cammino della rivinci-ta e della speranza di costruire un mondo dove il socia-lismo potesse essere di nuovo una delle stelle polari peri popoli della terra. In quell’anno la sola Cuba aveva ungoverno rivoluzionario mentre il resto del continente erasotto il tallone di ferro degli Stati uniti attraverso gover-ni militari, reazionari e dittature feroci.Oggi a distanza di 18 anni si parla di rinascimento lati-noamericano. La capacità unitaria di Cuba, unitamenteal PT di Lula, al PCdoB, ai Venezuelani, ai Nicaraguen-si, ecc. ha permesso che oggi il Latinoamerica sia il con-tinente dove la realizzazione del socialismo, senza glierrori tragici del passato, è ben più che una speranza.Lo si sta costruendo, al di là di differenze e contraddizio-ni, in una realtà plurale e articolata, ma sempre più con-creta.Ogni paese applica le sue regole politiche, ma tutti san-no che il nemico da battere è l’imperialismo statuniten-se. Sotto questo aspetto tutti sono uniti e tutti lottano,secondo le proprie necessità, i rapporti di forza politici,per rendere i loro paesi e il continente latinoamericanoautonomo e indipendente dagli interessi Usa. Perfetta-mente il contrario di ciò che avviene in Europa! Parlare dell’esperienza rivoluzionaria cubana vuol direparlare del suo percorso, ma anche dei suoi errori, del-le sue rettifiche ma sempre avendo ben presente l’ideache tutto è stato fatto per migliorare le condizioni di vitadel popolo cubano e per la solidarietà con i popoli delmondo. Quella cubana è stata una Rivoluzione vera,realizzata dal popolo cubano e che vive attraverso il suoconsenso, perché senza di questo sarebbe stato impos-sibile per la rivoluzione resistere al disfacimento, senzanessun onore, dell’Urss e dei suoi stati satelliti.L’Unione sovietica, è utile ricordarlo, è svanita nel nulladopo che un ubriacone come Eltsin guidò un golpe far-sa e con i milioni di iscritti del Pcus che si erano da tem-po volatilizzati e la Romania di Ciausescu scomparve inmeno di una notte malgrado un apparato, quello sì, re-pressivo molto forte.Con quel cataclisma e gli Usa a poche miglia, che si fa-

cevano sempre più arroganti, come poteva resistere unarepubblica socialista di una piccola isola senza petrolio,senza risorse e che improvvisamente perdeva l’86 percento dei suoi traffici commerciali che aveva con gli sta-ti socialisti e con un blocco che dopo il 1991 fu violente-mente inasprito con la legge Torricelli prima e con laHelms Burton, poi? Cuba ha resistito perché i cubanisanno che se crolla la rivoluzione le multinazionali tor-neranno a fare ciò che vogliono del loro paese e delle lo-ro vite; sanno che le conquiste della rivoluzione in set-tori fondamentali come la sanità, l’istruzione, la scienzali pongono al di sopra degli abitanti dei paesi del terzomondo di cui Cuba fa parte, ma che le loro condizioni divita non sono minimamente paragonabili a questi paesi,anzi in alcuni settori, come la sanità, hanno standard dapaesi europei.I cubani conoscono perfettamente la triste condizionedei popoli latinoamericani che nel corso dei decennihanno abbracciato le teorie del Fmi e della Banca Mon-diale, e che oggi vivono nella miseria, nella disperazio-ne senza un futuro degno di questo nome per i propri fi-gli. I cubani sanno questo e sanno che ogni popolo ha ildiritto inalienabile di scegliere la propria strada alla de-mocrazia e al soddisfacimento dei propri bisogni. Essinon dimenticano la loro storia ma anzi facendone teso-ro, hanno deciso, ad esempio, che il loro sistema eletto-rale e la loro idea di democrazia non deve essere quel-la borghese applicata in Europa e negli Usa. Ma non perquesto la partecipazione democratica e popolare ai pro-cessi decisionali è inferiore alla nostra, anzi è ben supe-riore alla nostra tanto per essere chiari e per capirlo ba-sterebbe guardare a Cuba senza pregiudizi o lenti ideo-logiche avverse a quel sistema politico. I cubani capar-biamente difendono questo principio sancito dalle Na-zioni unite e la loro indipendenza dagli Usa, dei quali co-noscono bene metodi e sistemi colonialistici e imperia-listici di sfruttamento.A Cuba, piaccia o no agli Usa e ai nostri politicanti, i di-ritti umani sono garantiti, non esistono desaparecidos etutti debbono osservare le leggi della Repubblica.I bambini cubani non sniffano colla e non sono costret-ti a vivere per strada prostituendosi e diventando delin-quenti. E non sono assassinati dagli squadroni dellamorte. Essi possono godersi la propria infanzia, quel di-ritto umano inalienabile e fra i più violati nel mondo,mentre a Cuba è garantito e protetto.Ovviamente come in tutti i paesi del mondo ci sono co-se che non vanno anche a Cuba. Il governo di Raúl Ca-stro ci sta lavorando e molto altro dovrà essere fatto.Ma la odiosa e falsa propaganda che i media italianidiffondono, alcuni probabilmente perché hanno ricevu-to una parte di quei 36 milioni di dollari che il governoUsa ha stanziato per diffondere le “verità di Washing-ton” in Europa, e dunque anche in Italia, è davvero ol-tre ogni limite. Dai Radicali al Partito Democratico pas-sando per i fascisti, a Forza Italia, ai centristi moralistie, purtroppo, anche a settori della sinistra oggi fuori dalParlamento, credono, o fanno finta di crederci per bie-co opportunismo, alle falsità statunitensi. H

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ll Circolo di ComoIl 15 Gennaio scorso si è tenu-ta a Como, presso il CinemaGloria, spazio del Circolo ArciXanadù, una serata con il regi-sta Fulvio Grimaldi, con laproiezione del documentario“L’asse del bene:Cuba, Vene-zuela, Bolivia, Ecuador: dovela sinistra c’è.”Il regista si è presentato, ancorprima che fisicamente, attra-verso una kefiah, appoggiatacon “noncuranza” sul tavolinodel palco su cui si sarebbe svol-to il dibattito: segno inequivo-cabile di una presa di posizionein merito alla tragedia che ne-gli stessi momenti si stava con-sumando nella striscia di Gaza.Ed infatti Fulvio entra subito inargomento, senza mezzi termi-ni. Denuncia l’arroganza diuno stato che, protetto dagliUSA, ha deciso di sterminareun intero popolo, colpevole dichiedere il diritto alla vita eduna terra su cui vivere. E sotto-linea come, unici fra tutti glistati del mondo, solo tre paesihanno avuto il coraggio di de-nunciare la violazione del dirit-to internazionale compiuta dalgoverno Israeliano. Questi trepaesi sono Cuba, il Venezuela ela Bolivia, uniti dal senso digiustizia e di civiltà che do-vrebbe essere il comune deno-minatore di Stati che si dicono“di diritto”. E prosegue raccon-tando come quattro piccoli sta-

ti del mondo latinoamericanosi stanno progressivamente li-berando dal giogo dell’impe-rialismo dominante. Di come sistanno lentamente ma inesora-bilmente affrancando dallastretta di una politica che li vor-rebbe asserviti e schiavi di unpotere lontano ma incombentee prepotente. Attraverso l’AL-BA, ad esempio, che vede i pic-coli unirsi per lottare insiemecontro il gigante nordamerica-no. Lo racconta attraverso leparole, ma sopratutto attraver-so le immagini del documenta-rio che ben illustra le conquistesociali ottenute attraverso unpercorso di lotte e di riforme. Quattro piccoli paesi, che peròcostituiscono un importante e-sempio per la rinascita corag-giosa dell’America Latina. Ladimostrazione che, anche in unmondo dominato dalla logicadel profitto, è possibile coniu-gare lo sviluppo economicocon il rispetto per le comunitàautoctone, la crescita con il ri-spetto per le biodiversità. Cu-ba, 50 anni fà, ha innescato lamiccia (ed è questo il vero mo-tivo dell’odio ancora oggi nu-trito dagli USA) e continua adimostrare che “un altro mon-do è possibile”, ha creato lecondizioni storiche ed umaneaffinchè questo processo, cheoggi appare irreversibile, sidiffondesse attraverso un conti-nente povero, in apparenza sot-

tosviluppato, a cui si guardacon fiducia e simpatia.Maria Giovanna Tamburello

ll Circolo della TusciaAggressione fascista a un compagno del circolo Italia-Cuba della TusciaSabato 13 dicembre, a Pistoia,il compagno Cristian Boeri, i-scritto al Circolo della Tuscia

dell’Associazione Nazionale diAmicizia Italia-Cuba, è statoaggredito e ferito da un bandadi squadristi neonazisti. Comesovente accade, il compagno ealtri accorsi in sua difesa sonostati messi sullo stesso pianodegli aggressori, fermati e de-nunciati dai carabinieri con lasolita accusa cerchiobottistadella “rissa tra opposte fazio-ni”. Tutto questo si inserisce inun clima che ogni giorno va de-teriorandosi e vede il prolifera-re in tutto il paese del teppismonazifascista, spesso tollerato,perlopiù impunito, reminiscen-te della famigerata “strategiadella tensione” con la quale,nel secolo scorso, inventandosiil paradigma degli “opposti e-stremismi”, il potere volle re-cuperare gli spazi conquistatidalle lotte sociali. Ne è stato ri-petutamente vittima anche ilnostro circolo, il portone dellacui sede è stato imbrattato dascritte e simboli nazisti e i cuimanifesti sono stati sistemati-camente strappati o deturpati

da ingiurie, senza peraltro chetale teppismo riuscisse mini-mamente a intimidirci. Il Circolo della Tuscia esprimetutta la sua più affettuosa soli-darietà al compagno Cristian einvita tutti i circoli dell’Asso-ciazione, le forze organizzateantifasciste e singoli cittadini aconcorrere a questa iniziativadi solidarietà

ll Circolo di VeneziaFesteggiato dal circolo di Venezia il 50° Anniversario della Rivoluzione CubanaLo fa con un dono che ha rap-presentato la venezianità. l’a-more per Cuba e il talento del-la nostra socia Rosa Penso.La cerimonia di consegna delritratto di Ernesto Che Gueva-ra, che si trova nella Piazza del-la Rivoluzione a La Habana, e-seguito a punto Burano dall’ar-tista Rosa Penso, è stata orga-nizzata dall’Associazione di A-micizia Italia Cuba di Venezia“Vittorio Tommasi” e L’ICAP(Istituto Cubano per l’amiciziatra i popoli) a La Habana, ilgiorno 5 gennaio.Al momento della consegna delritratto, da parte di Rosa e ilmarito Giorgio Granzo, a Alei-da Guevara March, per esseredestinato al Centro Studi Erne-sto Che Guevara, erano presen-ti soci e socie effettivi e onora-ri del nostro Circolo.Erano presenti Aleida Guevarae Giustino Di Celmo. Fulvio Grimaldi a Como

Rosa Penso y Aleida Guevara VENEZIA

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daiCircolia cura di Rocco [email protected]

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Erano presenti anche la storicaAcela Caner Roman, il registaMario Rivas, la giornalista delGranma Gioia Minuti, mentreAlberto Granado e il Grammi-sta Arsenio Garcia hanno invia-to il loro affettuoso saluto, nonpotendo intervenire per averpresenziato l’atto di celebrazio-ne del 50° a Santiago. Entram-bi hanno dichiarato il loro par-ticolare legame con Venezia.Granado per la calorosissimaaccoglienza ricevuta l’annoscorso e il Comandante Garciaper il commosso ricordo di Gi-no Doné, suo compagno nellaspedizione del Granma.A fare gli onori di casa all’I-CAP, il Vice-Presidente OmeroPerez, Roberto Rodriguez Diazrappresentante ICAP per l’Ita-lia e Miriam Almanza delegataalle donazioni. Per il circolo diVenezia era presente la segreta-ria, Giuliana Grando.Il pubblico era numeroso atten-to e commosso dalla semplicitàdel gesto di Rosa che ha rica-mato il ritratto del Che congrande amore, che condensainsieme gli ideali di libertà del-la sua famiglia di origine (il pa-dre aveva lottato a Monte Cas-sino) rivissuti nell’unione conGiorgio, la sua venezianità, e ilsuo grande talento artistico.Rosa ha anche spiegato ai pre-senti le invenzioni tecniche ap-portate al merletto per poterlorendere più aderente all’origi-nale e di come ha pensato diaggiungere oltre alla bandieracubana, anche la bandiera ar-gentina per ricordare i’interna-zionalismo del Che.Ci congratuliamo con Rosa e laringraziamo per aver scelto diportare il suo dono a Cuba, anome del nostro Circolo, e nel-l’occasione del 50°della Rivoluzione cubana.Italia Cuba Venezia

ll Circolo di RomaSiempre contigo!Tra bambini, genitori e tantituristi che festeggiavano ilgiorno dell’Epifania in uno deicentri storici più belli e ricchidi storia e arte del mondo, i

compagni del cir-colo di Roma han-no voluto ricordarei cinquant’annidella rivoluzionecubana.Un grande striscio-ne dove spiccava lascritta “1959-2009.Sempre con Cubasocialista.” e unafoto gigante delComandante en Je-fe della Rivoluzio-ne, assieme ad unagrande bandieracubana, sono stati esposti neiluoghi più famosi e frequentatidel centro cittadino della cittàeterna: Piazza del Popolo,Piazza di Spagna, Via Condot-ti, Piazza di Pietra, il Pantheon,Piazza Campo de’ Fiori, PiazzaFarnese.Numerose e interessate sonostate le reazioni delle personepresenti.Ancora una volta il Circolo diRoma ha voluto, in questa ma-niera, riaffermare la sua solida-rietà a Cuba socialista, alla Cu-ba che da cinquant’anni resisteall’imperialismo yankee, ai di-rigenti rivoluzionari che la gui-dano dal 1959.Auguri Cuba !

ll Circolo di GenovaCarolina Amador Perez a GenovaSicuramente non è stata unagiornata riposante quella tra-scorsa a Genova da CarolinaAmador Perez, rappresentantedella Federazione delle donnecubane nonché delegata alleNazioni Unite di Ginevra per idiritti umani, in questi giorni inItalia per illustrarela condizione fem-minile nel suo pae-se e confrontarlacon quella italiana,ma speriamo chesia stata proficua.Come prima atti-vità della giornataha incontrato la vi-ce presidente dellaProvincia MarinaDondero.

Erano presenti all’incontro an-che il consigliere provincialeAlessandro Benzi e il rappre-sentante dell’Associazione Ita-lia Cuba Franco Fuselli.Nel corso del cordiale incontroCarolina Perez ha illustrato leiniziative per la promozionedelle pari opportunità tra uomoe donna cui la Federazione pre-sta un’attiva collaborazione; inparticolare ha sottolineato l’e-ducazione contro la violenzaimpartita nel suo paese a parti-re dalla prima infanzia e dallascuola a tutti i livelli.La vice presidente Dondero,nel prendere atto positivamen-te della condizione femminilecubana, ha dato la disponibilitàdella Provincia all’attivazionedi un permanente reciprocoscambio di informazioni ed al-la eventuale promozione diprogetti comuni nel campo del-le pari opportunità.Carolina ha successivamenteincontrato il presidente dellaRegione Liguria Claudio Bur-lando, il quale ha voluto espri-mere la sua solidarietà da sem-pre con Cuba, ricordando un

suo incontro di ben sei ore conFidel Castro, ovviamente inuna remota occasione risalentea parecchi anni fa. Ha fatto in-fine presente che potrebberoesserci in futuro significativimargini di collaborazione tra-mite alcuni progetti comunitarifinanziati dalla Regione.In chiusura di giornata, Caroli-na Perez ha partecipato ad un’i-niziativa culturale organizzatadalla associazione Italia-Cubainsieme al Forum delle donnedi Rifondazione Comunista,dove erano presenti PatriziaPoselli, responsabile del Fo-rum, Marco Nesci, responsabi-le nazionale della Sanità perRifondazione, con il quale so-no stati ipotizzati accordi peruna possibile collaborazione inambito sanitario, e Heidi Giu-liani, recentemente tornata daCuba dove è stata inauguratauna sala di un museo di Cama-guey intitolata a suo figlio Car-lo. Alla iniziativa era presenteovviamente una massiccia rap-presentanza dei nostri iscritti.Il direttivo del Circolo di Genova

daiCircolia cura di Rocco [email protected]

Marina Dondero, Carolina Amador Perez, Franco Fuselli, Patrizia Posellli

Roma-piazza di Spagna

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iCircoliPIEMONTE H Alessandria - c/o M. Chiesa - via Pio V 36 -15100 Alessandria - tel. 3388108866 - Asti - c/o Casa del Popo-lo - via Brofferio 129 - 14100 Asti - tel 3498023760 - Biella - c/oA.R.C.I - via della Fornace 8/b - 13900 Biella - tel. 0158491179- Collegno - via Tampellini 39 - 10093 Collegno - TO - tel.011596845 - Cuneo - c/o P.R.C. - via Saluzzo 28 - 12100 Cuneo- tel. 017166274 - Novara - c/o O. Tacchini - via Lampugnani 5- 28100 - Novara - tel. 0321471825 - Rivoli - c/o P.R.C. - via Trie-ste 21/A - 10098 Rivoli - TO - tel. 0119585600 - Torino - viaReggio 14 - 10153 Torino - tel. 0112478622 - Valle Pellice - c/oA.R.C.I. Fare-Nait - piazza Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - TO- tel. 3398941900 - Valle Susa - c/o F. Peretti - via Susa 77 -10050 Chiusa S. Michele - TO - tel. 0119642122 - Verbano-Cu-sio-Ossola - c/o A.R.C.I. ‘F. Ferraris’ - via Manzoni 63 - 28887Omegna - VB - tel. 032360894

LIGURIA H Celle Ligure-Cogoleto-Varazze - piazza San Bar-tolomeo 24F - 17019 Varazze - SV - Ceriale - via Concordia 6/8- 17023 Ceriale - SV - tel. 018220888 - Genova - via S. Luca 15/7- 16124 Genova - tel. 3492370859 - Imperia - via S. Lucia 24 -18100 Imperia - tel. 0183276198 - La Spezia - c/o FederazioneSpezzina PdCI - viale Amendola 100 - 19121 La Spezia - SP - tel.3398190144 - San Remo - 18038 San Remo - IM - via Mameli 5- tel. 3471157031 - Savona - c/o S.M.S. Fornaci - corso V. Vene-to 73/r - 17100 Savona - tel. 019801165 - Tigullio Golfo Paradi-so - c/o P.R.C. - viale Devoto 22/5 -16043 Chiavari - GE - tel.0185324433

LOMBARDIA H Abbiatense-Magentino - c/o C. Amodeo - viaFolletta 11 - 20081 Abbiategrasso - MI - tel. 3358296834 - Arco-re-Brianza - c/o A.R.C.I. Blob - via Casati 31 - 20043 Arcore -MI - tel. 039616913 - Bassa Bresciana - c/o A. Cò - fraz. Mon-ticelli d’Oglio 47 - 25029 Verolavecchia - BS - tel. 0309920644 -Bergamo - c/o A.R.C.I. - via Gorizia 17 - 24127 Bergamo - tel.035241278 - Borghetto Lodigiano - via Garibaldi 826812 Borghetto Lodigiano - LO - tel. 0371421503 - Brugherio- c/o Casa del Popolo P.R.C. - via Cavour 1 - 20047 Brugherio -MI - tel. 0392873973 - Cassano d'Adda - c/o P.R.C. via Milano15 - 20062 Cassano d'Adda - MI - tel. 3356516890 - ColognoMonzese - c/o F. Amaro - VIA Ovidio 14/E - 20093 ColognoMonzese - MI - tel. 3388559304 - Como - Via Lissi 6 - 22100Como - tel. 031594692 - Cremona - c/o R. Porro - Via Cadore 74– 26100 Cremona - tel. 3394458112 - Lecco - c/o A.R.C.I. - ViaC. Cantù 18 – 23900 Lecco - tel. 0341488270 - Lodi - c/oA.R.C.I. - Via Maddalena 39 - 26900 Lodi - tel. 0371420443 -Milano - Via P. Borsieri 4 - 20159 Milano - tel. 02683037 - NordMilano - via Prealpi 41 - 20032 Cormano - MI - tel. 026151651-Pavia - c/o C.G.I.L. - E. Ricci - Piazza D. Chiesa 2 - 27100 Pavia- tel. 03823891 - Rhodense c/o F. Paleari - Via San Francesco 820010 Pogliano Milanese - MI - tel. 3888486070 - Sesto SanGiovanni - c/o A.R.C.I. Nuova Torretta - Via Saint Denis 101 -20099 Sesto San Giovanni - tel. 3381183479 - Varese - c/o A.R.-C.I. -Via del Cairo 34 21100 Varese - tel. 0332234055 - Voghera- c/o P.R.C. -Via XX Settembre 92 - 27058 Voghera - PV - tel.0383367291

TRENTINO ALTO ADIGE H Bolzano - c/o F.I.O.M. - Via Ro-ma 79 - 39100 Bolzano - tel. 0471926427 - Trento - c/o S. Tarta-rotti - Via Brescia 99 - 38100 Trento - tel. 0461232292

VENETO H Padova - c/o PdCI - via Fra Giovanni Eremitano 2435138 Padova - PD - tel. 3209581314 Venezia - calle Dorsoduro3686 - 30123 Venezia - tel. 0412771344 - Verona - via Cà de Dé26 - 37020 Pedemonte - VR - tel. 3358455477

FRIULI VENEZIA GIULIA H Pordenone - c/o M. Russo - viadelle Rose 8 - 33098 Arzene - PN - tel. 3475138484 - Trieste -c/o Casa del Popolo - via Ponziana 14 - 34137 Trieste - tel.040367353

EMILIA ROMAGNA H Bolognese - c/o P. I. Soravia - circon-vallazione V. Veneto 27 - 40017 S.G. in Persiceto - BO - tel.051823420 - Castell’Arquato - via Crocetta 3 - 29014 Castel-l’Arquato PC - tel. 0523806100 - Forlì - c/o Circolo Zoré - viaSpazzoli 51 - 47100 Forlì - tel. 054363303 - Imola - c/o P.R.C. -via C. Morelli 11 - 40026 Imola BO - tel. 0542690755 - Parma -viale Piacenza 59 - 43100 Parma - tel. 3492401864 - Piacenza -via Legnano 16 - 29100 Piacenza - tel. 0523335725 - Ravenna-te - c/o F. Bartolini - via Cantagalli 18 - 48018 Faenza - RA - tel.0546620403 - Riminese - via Veneto 30/a - 47838 Riccione - RN- tel. 0541600521

TOSCANA H Campi Bisenzio - c/o E. Mappa - via Siena 32 -50013 Campi Bisenzio - FI - tel. 3383917152 - Livorno - BorgoCappuccini 278 T - 57126 Livorno - tel. 3488505684 - MassaCarrara - c/o A.R.C.I. - via L. Giorgi 3 - 54033 Carrara - MS -tel. 058575275 - Pisa - via Bovio 48 - 56125 Pisa - tel.3472743826 - Versilia - c/o P.R.C. - via S. Martino 260 - 55049Viareggio - LU -tel. 058431887

MARCHE H Senigallia - c/o Stadio Comunale - via Monte Ne-ro - 60019 Senigallia - AN - tel. 3333806715

UMBRIA H Terni - via Damiano Chiesa 34 - 05100 Terni - TR- tel. 3382098047

LAZIO H Frascati - c/o P.R.C. - via Janari 11 - 00044 Frascati -RM tel. 3333177884 - Roma “Roma” - vicolo Scavolino 61 -00187 Roma - tel. 066790914 - Roma “J.A. Mella” - c/o P.R.C.- via delle Saline 55/A - 00119 Roma - tel. 065652468 - Tuscia -via Garibaldi 23 -00066 Manziana - RM - tel. 0699674258 - Val-le Tevere - c/o P.R.C. - via Turati 76 - 00065 Fiano Romano - RM- tel. 0765332869 - Velletri - c/o A. Della Corte - corso della Re-pubblica 43 - 00049 Velletri - RM - tel. 069626843

ABRUZZO H Fossacesia - via XIV Luglio 10 - 66022 Fossace-sia - CH - tel. 087260424 - Pescara - c/o P.L. Spiezia - via Anco-na 46 - 65122 Pescara - tel. 3273210859

MOLISE H Termoli - c/o P.R.C. - via Polonia 34 - 86039 Ter-moli - CB - tel. 3687710552

CAMPANIA H Avellino - c/o G. Matarazzo - vico Sapienza 8 -83100 Avellino - tel. 082535002 - Campi Flegrei - c/o D. Matro-ne - II traversa Cappuccini 7 - 80078 - Pozzuoli - NA - tel.0815262241 - Napoli - “C. Cienfuegos” - vicolo Santa Maria del-le Grazie a Toledo 4 - 80134 Napoli - tel. 3283508463

CALABRIA H Cortale - Via P. Venuti - 88020 Cortale - CZ - tel.096876530 - Reggio Calabria - Viale delle Libertà 30/c - 89123Reggio di Calabria - tel. 0965813031

SICILIA H Isnello - Corso V. Emanuele 25 - 90010 Isnello - PA- tel. 3357744262 - Messina - c/o Eurocopy - Viale Annunziata81 - 98121 Messina - tel. 3397362117 - Palermo - Via A. Vene-ziano 41 - 90138 Palermo - tel. 3201874999

SARDEGNA H Cagliari - Via Doberdò 101 - 09122 Cagliari -tel. 0708647985 - Nuoro - Via Giusti 17 - 08100 Nuoro - tel.0784203039 - Sassari - c/o C.S.S. G. Masala 7/B - 07100 Sassa-ri - tel. 079274960

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