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INDICE Scuola 2 Attualità 3-6 Scienze 6-7 INFORMATICA 7-9 Arte e Spettacolo 9-10 Musica 10-11 Sport 11-12 ANGOLO PROSA 13-14 Assaggiatore 14 PAUSA fumetto 15 Malala Yousafzai 16-17 GIOCHI 18-19 NUMERO III ANNO VIII DICEMBRE MMXV l i c e o s c i e n t i f i c o s t a t a l e g a l i l e o g a l i l e i G G PERSONA DEll' anno

PERSONA DEll anno - ilsaggiatore.org · sole era uno dei simboli del messia profetizzato: le prime au-torità cristiane, in gran parte ebree, ritennero perciò che la nascita di Gesù

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INDICEScuola 2

Attualità 3-6

Scienze 6-7

INFORMATICA 7-9

Arte e Spettacolo 9-10

Musica 10-11

Sport 11-12

ANGOLO PROSA 13-14

Assaggiatore 14

PAUSA fumetto 15

Malala Yousafzai 16-17

GIOCHI 18-19

NUMERO III ANNO VIIIDICEMBRE MMXV

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GGPERSONA DEll'anno

NUMERO III ANNO VIIIDICEMBRE MMXV

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Giulia Grilli V D

Scuola

SCRIVI ANCHE TU PER IL SAGGIATORE!

Scrivere per il Saggiatore è semplicissimo! Invia un articolo specificando nome, classe e sezione all’email:[email protected]

L'assemblea d'istituto svolta il 27 Novembre ha senza dub-bio riempito di orgoglio rappresentanti, professori e stu-denti, difatti - pur non essendo a porte chiuse - ha riscosso grande successo e partecipa-zione. La tematica che abbiamo scelto di esa-minare non è né banale né facilmente analizza-bile, necessita bensì di un'adeguata contestua-lizzazione e soprattutto uno scambio di opinio-ni aperto. Parlando di un argomento attuale come il terrorismo è fa-cile cadere in interpre-tazioni semplicistiche e superficiali, tuttavia - grazie agli ospiti esterni (Flavio Liotti e le esponenti dell'associazione Giovani Mu-sulmani d'Italia) e al contributo dei professori (ringraziamo in particolare il professore Falsetti per la sua introduzione all'argomento) - si è aperto un dibattito interessante e sti-molante su vari fronti. Loro sono stati in grado di fugare i nostri dubbi ed indirizzare la discussione verso ambiti più proficui in termini di informazione. Abbiamo portato avanti una discussione aperta a vari livelli, partendo da interventi dal taglio politico - volti a conoscere i retroscena del feno-meno terroristico che affligge la nostra società - fino ad arri-vare alle radici umane degli orribili accadimenti del Medio Oriente e di Parigi. Le ospiti a rappresentanza della comuni-tà musulmana hanno contribuito dandoci testimonianza di quello che realmente è la loro religione, e mostrandoci aspet-ti che non siamo soliti cogliere a causa della differenza tra la loro fede e la nostra. E quale modo migliore abbiamo, noi studenti, per combattere le atrocità se non informarci, stu-diare, parlare o semplicemente riflettere? Tutti i partecipanti

all'assemblea, che abbiano contribuito o meno attivamente al dibattito, possono ora dire di sapere in piccola parte cosa

si cela dietro le testate giornalistiche che si ri-feriscono al terrorismo. Perché spesso per noi è difficile cogliere il sen-so complessivo degli avvenimenti: assorbia-mo a piccole dosi quan-to ci viene proposto dai media, e raramente sia-mo selettivi riguardo alle nostre fonti. Così facendo non vediamo il nesso, e ogni episo-dio ci sembra un av-venimento a sé stante, un'opera di male che non fa parte di un uni-co conflitto. Riunen-

doci, parlando e ascoltando abbiamo dato il messaggio più forte che avremmo potuto tirare fuori: abbiamo dimostrato di non avere paura. Gli avvenimenti di Parigi hanno para-lizzato intere nazioni e capi di stato, lo vediamo anche nel nostro piccolo: ci hanno vietato le gite all'estero per motivi di sicurezza. Stiamo vivendo in un clima simile a quello che ha vessato il Medio Oriente per tutti questi anni, ed è un po' questo volerci togliere la libertà di fare ogni piccola cosa il movente del terrorismo. Si sono inoltre diffusi allarmismi di ogni tipo, che non sta a me giudicare fondati o meno, ma che comunque stanno influenzando le nostre vite ed è pa-radossale pensare che spesso nemmeno capiamo le origini di questo male. Le ideologie e le atrocità più disumane sono frutto della paura e della disinformazione, quindi comin-ciamo a combattere questi due ostacoli dall'ambito che più ci appartiene: la scuola. Sfruttiamo le persone che essa è in grado di offrirci, le discussioni che possiamo instaurare e la criticità che può imprimerci studiando in maniera attiva.

Assemblee d'istituto

NUMERO III ANNO VIIIDICEMBRE MMXV

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ATTUALITA'

Leonardo Della Sera IV A

"Allahu Akbar" o "God Bless America"

Ormai è un mese che nei quotidiani, nei talk show e nei so-cial, non si parla d'altro che del terrorismo ... "Ovviamente! E’ un argomento importate" direte voi, ma siamo veramen-te sicuri che sia il problema più grande? Dietro a questi at-tentati - apparentemente dovuti ad un’intolleranza religio-sa - si cela, in realtà, oltre al desiderio di creare una nuova superpotenza nel Sol levante, la rabbia degli abitanti con-tro tutte quelle potenze mondiali che da anni controlla-no e gestiscono i traffici economici del Medio Oriente.

“Ma ovvio che bisogna intervenire, lì ci sono dei dittato-ri!”. Ne siamo sicuri? In base a numerose testimonianze di abitanti siriani o libici, la situazione è per lo più precipita-ta dopo gli interventi occidentali, e non prima. Inoltre, an-che se ci fossero stati dittatori veramente pericolosi, chi ha deciso che noi dobbiamo intervenire nelle questioni in-terne - che non ci riguardano - di altri Stati indipendenti?

“Ma cosa stai dicendo, noi esportiamo la democrazia!”.Davve-ro? Di solito, una volta scacciato (o ucciso) il dittatore di turno, viene messo al potere un capo-fantoccio filoamericano o filo-russo o filo-nazione che ha “liberato” lo Stato in questione. Tut-to ciò non mi sembra molto democratico! Non sarà, piuttosto, una manovra politica per controllare le risorse di quel Paese? Una sorta di colonizzazione indiretta? Un nuovo imperialismo?

“Ora, però, anche la Russia, che non è mai d’accordo con gli USA, dice che la Turchia fa affari con l’Isis”. In verità, si è venuto a sapere che l’areo Sukhoi 24 russo abbattuto in Tur-chia era un antico modello degli anni ‘60/‘70, economico e per nulla caro all’ex-URSS. Questo fa sorgere il dubbio che la violazione dello spazio aereo turco possa essere stata una pro-vocazione russa ideata da Putin, alla ricerca di un pretesto per attaccare una nazione che, guarda caso, è contro il regime di Assad (a differenza dei Russi, che invece tentano di difenderlo).

Ormai la guerra all’Isis è diventato il “GRANDE PRETESTO” per ogni Nazione che voglia intervenire negli affari interni di

un’altra. Negli ultimi mesi, infatti, tutte le azioni militari occi-dentali sono state giustificate dalla lotta contro l’Isis - il nemi-co comune - e, di conseguenza, è stata la scusa per attaccare Stati dall’indipendenza scomoda che, a detta loro, difendono il terrorismo. Apriamo gli occhi (ed il cervello): chi sono i veri nemici, gli Islamici o i potenti capi di Stato occidentali? Basta informarsi, leggere con pazienza i quotidiani e, supe-rate le prime venti pagine nelle quali non si parla altro che di terrorismo e pericolo-Isis, scoprire una serie di manovre economico/politiche ideate proprio dalle cosiddette “potenze occidentali” - le quali stanno provocando una tensione tale che prima o poi esploderà. Attenti, quindi, alle fonti da cui traete informazioni ... diffidate dei giornali le cui prime pagi-ne urlano provocazioni come “Bastardi Islamici”!

COP21: un piccolo passo per grandi risultati.Siccità, innalzamento dei mari e buco dell’ozono sono tutti ef-fetti del riscaldamento globale. Proprio di questo si è parlato, in questi giorni, alla Conferenza sul clima a Parigi (COP21). L’obiettivo principale che i rappresentanti di ciascuno Stato hanno prestabilito è quello di riuscire a mantenere l’aumento

della temperatura globale sotto i +2°C rispetto alla pre-indu-strializzazione. Nonostante tutti i Paesi vogliano collaborare per trovare un accordo, sono emerse opinioni contrastanti, probabilmente a causa di diversi interessi economici. Ad esem-pio, sulla questione “combustibili fossili” i Paesi occidentali

NUMERO III ANNO VIIIDICEMBRE MMXV

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Valentina Battistoni II CEleonora Pistellini II C

Luca Reineke I B

ritengono che il loro utilizzo debba essere sensibilmente ri-dotto; tuttavia, i Paesi in via di sviluppo affermano di neces-sitare del carbone come risorsa principale per la loro econo-mia. Punto di vista comprensibile, ma non accettabile: non si possono anteporre gli interessi economici di pochi alla salute della popolazione mondiale, se non addirittura alla salute del pianeta stesso. «Si può prestare attenzione alla crescita econo-mica senza per questo trascurare l'ambiente», ha ribattuto il presidente Vladimir Putin. L'accordo di Parigi, ha aggiunto, deve essere efficace, equilibrato, globale e vincolante come una sorta di protocollo di Kyoto. È necessario pensare al benessere delle generazioni future ed ai loro diritti, tra cui quello di vive-re in un mondo pulito. A questo proposito ha preso la parola Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, che - rivolgendosi ai presenti - ha detto: «Il futuro del mondo è nel-le vostre mani, non sono consentite indecisioni. Voi avete il

potere di assicurare il benessere di questa e della prossima ge-nerazione». Durante la conferenza, il presidente della Francia Francois Hollande ha espresso la sua preoccupazione per una possibile guerra per l’accesso all’acqua, risorsa fondamentale la cui disponibilità è messa a repentaglio dal surriscaldamen-to globale. Ha inoltre affermato che è possibile fronteggiare questa situazione con lo sviluppo di energie rinnovabili, tra-sporto pulito e biodiversità. Il Presidente americano Barack Obama, come altri Paesi occidentali tra cui l’Italia, ha ribadito la sua colpa nell’inquinamento ambientale, manifestando poi il desiderio di una collaborazione efficace tra gli Stati al fine di trovare una soluzione valida e duratura. La conferenza si può considerare un evento unico: pochi giorni per siglare un accor-do fondamentale per la storia. Questa decisione non è un’uto-pia, con la giusta collaborazione si potrà creare un futuro mi-gliore: è un piccolo passo che potrà portarci a grandi risultati.

La vera origine del NataleSembra incredibile, ma superando mille difficoltà siamo già arrivati a Dicembre, e tra pochi giorni inizieranno le vacan-ze invernali. Penso che, come me, gran parte di voi se ne stia seduto sul banco a contare quanti giorni manchino al fatidico 25 Dicembre. L’aria si pervade di spirito natalizio e tutti già iniziamo a domandarci che doni riceveremo, dove passeremo le vacanze e quali delizie assaggeremo. Vi siete mai chiesti, però, perché ci sia questa gioiosa celebrazione ogni anno? “Certo, per la ricorrenza della nascita di Gesù”, sarà la risposta che quasi tutti daranno a questa doman-da, come se fosse un’ovvietà. Mi di-spiace disilludervi, ma questa rispo-sta è errata: il Natale è una festa con radici più pagane che cristiane (ci ter-rei a far presente che la vera data del-la nascita di Cristo non è indicata nel Vangelo o in altri testi antichi cristia-ni). Una delle tradizioni che più ha in-fluito sul Natale moderno era quella dei “Saturnali”, periodo di festa romana dedicato a Saturno - Dio dell’agricoltura - all’inizio dell’inverno. Secondo la tradizione, un sempreverde veniva posto dentro le case come buon auspicio per la nuo-va primavera; questa ricorrenza si celebrava dal 17 al 24 Di-cembre, e durante questa avevano luogo sontuosi banchetti e scambi di doni. Un’altra festività romana si svolgeva il 25 Dicembre ed era il “Sol Invictus”, ossia la nuova “nascita”(-natalis) del Dio Sole secondo i Romani. Si dovrà aspettare il IV secolo d.C. perché il 25 Dicembre si celebri, per gran parte dei Cristiani, la nascita di Gesù. Secondo gli Ebrei, il sole era uno dei simboli del messia profetizzato: le prime au-

torità cristiane, in gran parte ebree, ritennero perciò che la nascita di Gesù avvenne quel giorno. Ora, invece, vi parlerò della più famosa tradizione del Natale moderno, cioè Bab-bo Natale (o Santa Claus, per i paesi nordici e anglofoni). Il suo vero nome è San Nicola, ed è il protettore della città di

Bari - oltre che della Russia e di Am-sterdam. Vissuto nel IV secolo in Tur-chia, era associato alla protezione dei bambini e dei marinai; il culto di San Nicola si diffuse soprattutto nel Nord Europa: lì è ancora usanza donare ai bambini dei regali o dei dolci il 6 Di-cembre, ossia il giorno della sua festa (tradizione simile a quella italiana della Befana). Come santo protettore dei bambini, faceva sì che essi fosse-ro bravi e che dicessero le preghiere (forse da questo aspetto deriva la fa-mosa “lisata dei buoni e dei cattivi”). Dai Paesi nordici la tradizione del portatore di doni viaggiò insieme agli

immigrati fino negli USA, dove si diffuse velocemente. Con l’aumentare dell’afflusso americano in Europa, Babbo Na-tale ritornò nelle nostre celebrazioni e portò con sé la Co-ca-Cola, di cui era diventato immagine pubblicitaria e che gli attribuì gli abiti sgargianti che tutti conosciamo. Chiudo l’articolo con un caldo augurio di Buon Natale a tutti, ricor-dandovi che comunque - da dovunque abbia origine - rima-ne sempre la festa più gioiosa dell’anno e dovremmo viverlo rispettandone le tradizioni, le quali testimoniano di come numerose genti di etnia e cultura diversa siano state unite dall’armonia e dalla felicità che questa festività rappresenta.

NUMERO III ANNO VIIIDICEMBRE MMXV

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Quel Trump che non equivale a “trust”

Riflessioni sul Proibizionismo

Francesco Cassano II N

Sto perdendo sempre di più, ahimè, la fiducia nel genere uma-no. E non lo dico perché sono pessimista o perché vedo sola-mente ciò che c’è di sbagliato nel mondo, ma perché la gente, al giorno d’oggi, può solamente odiare. Chiamatemi come vo-lete, mettete quante più “b” desiderate alla parola “buonista” (davvero, non mi offendo), e quante più “k” vi piacciono a “komunista” (politically correct), ma io non sopporto tutto ciò. E non mi riferisco alle uscite (ma cosa gli passava per la testa?) di Trump, quali “Impedire a qualsiasi Musulmano, che sia per ragioni di studio o lavoro, di entrare in America” oppure “Chiudere Internet nelle zone a rischio”, ma all’intera massa belante di persone che gli sta dietro. Una massa che però rappresenta la maggioranza. Ho paura, sempre di più. Ho paura di quello che la gente, quando è terrorizzata, può fare. E’ già accaduto in passato, è già accaduto per diamine! Si inizia a privare le persone, piano piano, di un diritto alla volta: da quello per indire manifestazioni pro-migranti (Le Pen, ma che mi combini?) a quello di parola il passo è dav-vero breve. La democrazia, la nostra cara e vecchia demo-crazia, per la quale abbiamo tanto lottato e nella quale tutti sono uguali dinanzi alla Legge (almeno sulla carta) e godono degli stessi diritti ... Chi l’avrebbe mai detto che ci si sarebbe rivoltata contro, chi avrebbe mai pensato che un popolo ter-rorizzato non fosse in grado di gestirla, ammirarla e rispet-tarla come merita? E adesso staremo a guardare un Trump

che seminerà odio ovunque vorrà, che farà dei Musulmani il nuovo capro espiatorio del Terzo Millennio: ma chi vuo-le prendere in giro? Non ha capito, forse, che qualcuno si è accorto che la religione non c’entra niente? Che a modificare un video al giorno d’oggi ci si mette un battito di ciglia, così come a postarlo su Internet e gridare allo scandalo? La gente (specifichiamo, la parte sveglia di essa) ha capito tutto ciò. Ha capito che è un bugiardo professionista, e - come ci ha men-tito su un presunto festeggiamento da parte della comunità musulmana avvenuto negli Usa l’11 Settembre di quest’anno (vicenda MAI accaduta) - ora mente sul proprio program-ma: che non è rifare dell’America una Nazione grandiosa, ma fare dell’America una Nazione nella quale libertà e giustizia sono parole vane e dimenticate. Staremo a guardare, quin-di: solo questo possiamo fare. Ma, d’altronde, ad ognuno il proprio male e - non odiatemi - anche noi ce l’abbiamo un Trump in casa nostra (sì, avete capito bene, proprio il “Capi-tano”). “Io so perché l'avete fatto. So che avevate paura. E chi non ne avrebbe avuta? Guerre, terrore, malattie. C'era una quantità enorme di problemi, una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buon senso. La paura si è impadronita di voi, ed il caos men-tale ha fatto sì che vi rivolgeste all'attuale Alto Cancelliere, Adam Sutler. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso, obbediente consenso.” -V per Vendetta.

La lotta alla droga iniziata cinquant'anni fa è fallita. Sono cir-ca cinquant’anni che l'Europa, gli USA e l'intero mondo occi-dentale hanno dato vita ad una lotta alle sostanze stupefacenti ed al narcotraffico. Lotta titanica, perchè si è consapevoli delle proporzioni epiche che lo scontro ha assunto. Lotta titanica, perchè vengono usate le armi sbagliate - violenza, forza e pau-ra - e non si tenta di creare cittadini consapevoli, ma soltanto servi obbedienti. Dobbiamo essere realisti: il proibizionismo ha perso. Lo dimostrano le tonnellate di cocaina che ogni anno entrano nel nostro Paese, lo dimostrano i morti innocenti figli degli scontri tra Narcos e Polizia. Un giro d'affari da capogiro, un mare di soldi che circolano e arricchiscono le mafie ed il mondo dell'illegalità. Si stima che ogni anno il mondo del nar-cotraffico guadagni intorno ai 21 miliardi di euro: tutti soldi che potrebbero aiutare a far circolare l'economia, senza tener conto di quelli utilizzati per finanziare questa stupida guer-ra. Eppure - nonostante l'evidente fallimento e nonostante il modello uruguaiano, olandese e spagnolo sia sotto gli occhi di tutti- lo Stato continua ad opporsi alla legalizzazione. Viviamo in uno Stato dispotico, che si arroga il diritto di imporre una morale univoca ai suoi cittadini, in cui il solo modello capita-listico e consumistico viene accettato e legittimato. Gli unici

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Vito Saccomandi IV L

Giovanni Nottoli II B

strumento utilizzabile contro la tossicodipendenza, una vera e propria piaga sociale, sono l'educazione e la sensibilizzazione, per creare dei cittadini migliori. Lo Stato emargina parte della società (basti pensare che circa l'80% dei giovani ha fatto uti-lizzo di marjuana o di hasish), e non fornisce loro assistenza, oltre ch esporli a rischi sempre maggiori per procurarsi la so-stanza. Il proibizionismo ci vieta di conoscere quali sostan-ze assumiamo e di assumerle nel modo meno dannoso per la nostra salute, ci mette a contatto con il mondo dell'illegale e dell'illegalità. La legalizzazione delle droghe - leggere e pesan-

ti - spaventa bacchettoni e puritani, persone che chiudono gli occhi di fronte al degrado della società odierna e che preferi-scono girarsi dall'altra parte per dimenticare il problema della tossicodipendenza. I benpensanti che denunciano l'immoralità della statalizzazione delle droghe, sono gli stessi che ignorano ( o fingono di ignorare) uno Stato che vende armi, finanzia guerre e soprusi. Strappare alle mafie il monopolio del traffico di stupe-facenti le condannerebbe ad un inevitabile tracollo finanziario, ma sembra ci siano degli interessi troppo grandi che nessuno vuole intaccare. Italia, 2015: qui ancora non si muove nulla.

Sai di avere il cervello disallineato?

LA RICETTA DEL TALENTO SPORTIVO

Il cervello degli adolescenti non può essere considerato né un cervello adulto in maturazione, né un cervello di bambino ormai vecchio: ma una realtà a sé stante. Sino a poco tempo fa, questa fase di sviluppo del cervello veniva considerata un errore biologico, un cervello pronto a metà. Ciò è dovuto ad un semplice motivo: il cervello adolescente ha un disallinea-mento di sviluppo tra le proprie parti; è l’evoluzione ad aver permesso tale differenza, la quale in realtà rende il cervello altamente adattabile. Il cervello in questa fase di sviluppo ha la capacità di reagire, adattandosi agli eventi esterni e mo-dificando le reti di connessioni celebrali. Purtroppo, questa malleabilità è una lama a doppio taglio: consente ai giovani di fare grandi passi di sviluppo nel pensiero e nella socializza-zione, ma rende anche il cervello vulnerabile a malattie gravi, e la mutevolezza delle connessioni favorisce una propensione a comportamenti pericolosi. Infatti, il comportamento avven-tato degli adolescenti - a volte stereotipato - non è causato dalle cattive compagnie o da altri fattori che i genitori usa-no come scusante, ma semplicemente dal fatto che il cervello non si compensa internamente e per sviluppare connessioni che non esistevano magari ne taglia altre. Sostanzialmente, durante la pubertà il sistema limbico - addetto al controllo delle emozioni - si sviluppa completamente, invece la cor-teccia prefrontale - la quale sviluppa il pensiero razionale e

controlla gli impulsi - continua il suo sviluppo sino all’età di vent’anni. Quindi, è ovvio che, se la parte del cervello che si sviluppa è la stessa parte che stimola le emozioni, la psiche sarà più propensa a compiere atti impulsivi.Osservando del-le risonanze magnetiche di alcuni giovani, a distanza di mesi per vari anni, si è riscontrato un aumento di “bianco” nei ri-sultati. Il ciò sta a significare che i collegamenti intercellulari si stanno mielinizzando, ovvero ricoprendo da un involucro adiposo: la mielina. La mielina ha incredibili capacità: se gli assoni, cioè i collegamenti tra la cellule, sono in un involucro di mielina riescono a trasmettere fino a 100 volte più rapida-mente e possono aumentare la frequenza di invio di 30 volte. In sostanza, la mielina rende il cervello 3000 volte più rapido nell’invio di segnali. Inoltre, i neuroni ritrasmettono il segnale arrivatogli solo se ha una certa intensità: la mielina consen-te l’abbassamento di questa soglia e il più facile scambio di informazioni. Quindi, un cervello sviluppato e adulto non è più grande, ma ha solamente più interconnessione e capacità di ricevere informazioni velocemente ed in modo continuato.Insomma - avvolto in una membrana spessa e resistente, cir-condato da una trincea protettiva di liquido e completamente racchiuso nel cranio - il cervello è protetto dalle cadute e da-gli attacchi dei predatori… E dalla curiosità degli scienziati.

Quasi tutti i giorni ci capita di parlare di sport e vedere video in cui alcuni dei più grandi talenti atletici del panorama mondiale compiono prodigi assoluti con un semplice pallone: i dribbling ubriacanti di Lionel Messi; le triple di Stephen Curry, messe a segno da qualsiasi posizione ed in qualsiasi condizione; le schiacciate precise e potenti di Ivan Zaytsev; le azioni fulminee e devastanti degli All Blacks. Ma cosa differenzia questi sportivi professionisti da noi comuni mortali?

Intuitivamente, diremmo quasi tutti che la struttura fisi-ca e la potenza muscolare giocano un ruolo molto impor-tante nella definizione di talento sportivo; infatti è così, ma non bisogna considerarle come uniche condizioni necessa-

rie a raggiungere alti livelli negli sport, soprattutto in quel-li di squadra ed in cui lo strumento principale è una palla. Un altro fattore fondamentale è, infatti, l’impegno, senza il quale il talento fisico di un individuo sarebbe sprecato.

NUMERO III ANNO VIIIDICEMBRE MMXV

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Informatica

Ma non finisce qui: recenti esperimenti e studi condotti dall’Università di Montreal, Canada, hanno dimostrato come negli sportivi sia molto sviluppato il solco temporale supe-riore, zona cerebrale che ha il compito di percepire ed ela-borare i movimenti degli oggetti nello spazio. Grazie a tale caratteristica, i professionisti hanno la capacità di analizzare ed elaborare molto velocemente situazioni dinamiche com-plesse, riuscendo ad individuare nella scena quegli elementi ed oggetti che sono le principali forze motrici dell’azione. Ciò permette agli atleti di prevedere lo svolgimento dell’azione, riuscendo a schivare avversari ed intuire eventuali scontri.Sempre grazie all’Università di Montreal, si è potuto compie-

re un esperimento a proposito di tale particolare dote, innata negli sportivi: a 308 individui, tra cui alcuni atleti professioni-sti, è stato assegnato il compito di seguire un certo numero di oggetti aventi una determinata velocità in una data scena; in questa erano presenti anche elementi dinamici, aventi la fun-zione di distrarre e disturbare l’individuo nel suo compito. Eb-bene, gli sportivi professionisti sono risultati di gran lunga più abili nel seguire gli oggetti rispetto agli altri “comuni mortali”.Ma non scoraggiamoci! Con l’allenamento e l’espe-rienza, e non solo con il talento, si può accrescere que-sta particolare abilità mentale e riuscire, così, a rag-giungere traguardi importanti in ambito sportivo.

Paolo Fragolino IV E

Verso la liberazione dai cavirischi per la salute?

Quante volte nel corso della vita di tutti i giorni vi sarà capitato di perdere, distruggere o dimenticare a casa di un amico/a un cavo qualsiasi? Dal caricatore del cellulare agli auricolari del telefono, sicuramente moltissime volte. Come porre fine a questo incubo che ci vede aggrovigliati in matasse di cavi omicidi? La risposta arriva gradualmente: sempre di più le tec-nologie che prima funzionavano con tonnellate di cavi sono oggi inesorabilmente sostituite da sistemi, appunto, wireless, ma abbiamo ancora parecchi problemi da risolvere. Molti di voi avranno già sentito parlare del caricamento wireless, al-meno per smartphone: questo si basa sul generare un flusso di elettroni all'interno di un'apposita spira, posta nel telefono attraverso un campo elettromagnetico prodotto da un appa-recchio collegato alla rete elettrica, che in questo modo andrà a ricaricare la batteria. Detto così potrebbe sembrare complesso, ma, in parole povere, già alcuni smartphone possono essere ri-caricati semplicemente appoggiandoli su una piattaforma col-legata alla rete elettrica. L'azienda leader dei processori, Intel, sta cercando di portare questa innovazione anche nel mondo dei pc; inoltre, ha già mostrato, parecchi mesi, fa il prototipo di un computer totalmente senza cavi che arriva direttamente dalla Cina. Questo computer si collega ad eventuali periferiche (schermi, hard disk ecc…) con vari protocolli wireless, che ci permettono di collegare un gran numero di apparecchi anche a grandi distanze; per quanto riguarda la connessione ad Inter-net, questa macchina dovrebbe utilizzare la neonata tecnologia WiGig, un’evoluzione del Wifi che sarebbe in grado di trasmet-tere i pacchetti di dati con una velocità di tre o quattro volte superiore rispetto a quella del WiFi più veloce. Questo pc do-vrebbe essere in grado di alimentarsi senza cavi, appunto, gra-zie all'induzione, anche se si tratta di una tecnologia è ancora in fase sperimentale. Insomma, che dire: vi ho portato alcuni esempi che dimostrano il nostro avvicinarci ad una tecnologia

sempre più trasmessa via aria che via cavo (specialmente con l'induzione si potrebbero fare grossi passi avanti). Così, una questione nasce spontanea: potrebbero sorgere dei problemi o rischi legati alla salute, dal momento che siamo esposti a tutti questi segnali e a tutti questi campi elettromagnetici? Su que-sta questione non sarà mai detta l'ultima parola, dal momento che ancora le tecnologie wireless sono piuttosto giovani e per verificarne gli effetti occorre che passi del tempo, posso tutta-

NUMERO III ANNO VIIIDICEMBRE MMXV

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via rassicurarvi sul fatto che, con qualche piccola accortezza, sì potrà convivere tranquillamente con tutti questi segnali sparsi in giro per l'aria. Anche se non esistono reali rischi per la sa-lute, è pur sempre buona norma evitare di dormire accanto ad un apparecchio connesso al WiFi o addirittura accanto ad un router (parlo soprattutto per coloro che hanno l'abitudine di addormentarsi mai a più di 10 cm di distanza dal proprio tele-fono o per coloro che, dopo una sessione di chat whatsappiana

intensiva durante la notte, si addormentano appiccicati al tele-fono). Un’altra piccola ed utile norma è evitare di fare telefona-te molto lunghe con il telefono all'orecchio, in caso di necessità è meglio procurarsi degli auricolari e tenere il cellulare lontano dalla testa. Concludendo: nessuna paranoia, non verremo uc-cisi dal WiFi (o dal WiGig), spesso si sollevano polveroni inutili per questo motivo, e dopotutto è già ormai da più di un secolo che i segnali radio vagano liberamente per la nostra atmosfera.

Antonio Del Cogliano III I

Marian Krychkovskyy IV E

Cyberguerre oggi

Stack & Funzioni

La guerra cibernetica è sempre stata, e probabilmente lo è tuttora, un episodio che sembra uscito da un film fantascien-tifico. Tuttavia, non è più così: la cyberguerra potrebbe toc-care ognuno di noi. La guerra cibernetica è semplicemente una contrapposizione tra due Stati nello spazio dell’Inter-net; solitamente, è volta verso una destabilizzazione dei si-stemi informatici dell’avversario. Esistono delle strategie sia di attacco sia di difesa. Sono stati identificati cinque tipi di attacchi: vandalismo, propaganda, raccolta delle informa-zioni, intralcio alle apparecchiature (dove c’è una comuni-cazione tra un computer ed un satellite), oppure attacco alle strutture sensibili. Le guerre cibernetiche sono, per fortuna, una tecnologia di dominazione ancora relativamente nuova, quindi impiegata solo poche volte. Nonostante ciò, Internet è ormai diventato il quinto dominio della guerra - dopo la terra, il mare, l’aria e lo spazio - secondo “The Economist”. L’importanza delle cyberguerre e delle loro conseguenze è confermata da una recente esercitazione della NATO, avve-nuta alcuni mesi fa a Tallin, in Estonia. L’esercitazione con-sisteva in una simulazione di una guerra cibernetica con informazioni da difendere o da attaccare. Di seguito, nomi-nerò alcuni casi realmente avvenuti delle guerre cibernetiche.Moonlight MazeProbabilmente è stato il primo grande attacco ciber-netico volto ad ottenere informazioni militari. E’ av-venuto nel 1999 e fruttò grandi quantità di dati milita-ri statunitensi, come codici navali o informazioni sui sistemi di guida dei missili. Il governo degli USA ha in-

dividuato il mainframe computer degli attacchi a Mosca.Titan RainQuesto è un altro attacco condotto contro il governo degli Stati Uniti. In questo caso, il target non erano i dati per il controllo delle risorse belliche, bensì le informazioni legate alla produ-zione delle armi. Gli hacker hanno ottenuto l’accesso a diver-se reti informatiche militari, per esempio quella di Lockheed Martin (in particolare il progetto del nuovo jet F-35). La pro-venienza degli attacchi è stata localizzata nel territorio cinese. Due anni dopo l’attacco, nel 2005, un istituto di ricerca sulla sicurezza nazionale statunitense ha dichiarato che la maggio-ranza degli attacchi è riconducibile al corpo militare cinese.Cyberattacchi all’EstoniaÈ stata una serie di attachi cibernetici coordinati degli hacker contro i siti istituzionali del governo dell’Estonia, nel 2007. Gli attacchi hanno avuto inizio subito dopo un inasprimento delle relazioni tra la Russia e l’Estonia, a causa del memoriale al Soldato Bronzeo a Tallin. In seguito all’attacco, molti siti del governo sono rimasti inattivi e ci sono stati dei problemi con le telecomunicazioni e le transazioni bancarie. Secondo gli esper-ti, un attacco così ben coordinato non può essere stato messo in atto dalla criminalità organizzata. Inizialmente, il governo dell’Estonia ha attribuito la colpa alla Russia, ma in seguito ha ritirato le accuse a causa della mancanza di prove sufficienti. Dopo questo episodio, con l’iniziativa dell’Estonia, è stato crea-to il “CCDCOE”, ovvero il “Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence”, dal quale è stata condotta l’esercitazione citata.Nel prossimo Saggiatore uscirà la seconda parte dell’articolo.

Lo Stack è una semplice struttura LIFO (last in first out), o più volgarmente “a pila”, che si occupa di passare sequenzialmente istruzioni al processore. Sebbene sia più semplice per noi umani immaginare una pila che cresce dal basso all'alto, per ragioni di performance, i computer “trovano” la scelta di farlo crescere ver-so il basso più conveniente. Il processore è dotato di numerosi registri (variabili interne estremamente veloci), che gli permet-tono di tenere conto dell'indice di esecuzione e completare tutte le operazioni, aritmetiche e non, a lui necessarie. Quando la una nuova funzione sta per essere aggiunta nella lista di esecuzione del processore (la nostra pila), è necessario che lo Stack venga “spostato” verso il basso di alcuni byte (per la precisione, x*n

byte per gli argomenti passati alla funzione e x byte per il valore di ritorno); a questo punto, si viene a creare il cosiddetto “Stack frame”, che appartiene alla funzione che si sta aggiungendo. La sua dimensione varia a seconda del numero di variabili locali necessarie all'esecuzione della stessa, ed al loro tipo. In questo preciso momento, uno dei registri del processore - denominato ESP (Stack pointer) - segna il punto d'inizio per la lettura della funzione, e quindi il punto più alto dello Stack stesso. Una volta completate tutte le operazioni contenute nel frame, il valore di ritorno, allocato appena dopo (più in alto) il frame della funzio-ne chiamante, viene “riempito”, e ESP viene spostato di x bytes (dimensione del frame della funzione completata + argomen-

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Arte & SPETTACOLOSuperattici e piscine

In principio era il verbo: "pecunia non olet". Dogma che negli ultimi tempi i porporati e i prelati tutti alla corte di Sua Santità sembrano apprezzare particolarmente. Che lo IOR fosse uno dei tanti nuclei operativi del riciclaggio ormai era facilmente intuibile. Non altrettanto intuibile erano le ipotesi di depistaggi e occultamenti vari che, grazie agli esemplari lavori di Nuzzi e Fittipaldi, sono diventati veri e proprie certezze. Con questa controversa introduzione, voglio parlare di alcuni saggi d'attualità che negli ultimi anni hanno sviscerato, grazie anche a documenti ufficiali scoperti, le più oscure verità dello Stato Pontificio.

I Saggi in questione sono: "Vaticano S.p.A." e "Via Crucis" di Gianluigi Nuzzi”, "Avarizia" di Emiliano Fittipaldi.

“VATICANO S.P.A.” (Vatileaks) “Avarizia” e “Via crucis” (Vatileaks 2)

"Spericolate operazioni finanziarie ma-scherate da opere di carità e fondazioni di beneficenza". La storia raccontata in "Vaticano S.p.A." parte da un archivio custodito in Svizzera e da oggi acces-sibile a tutti. Circa quattromila docu-menti riservati della Santa Sede: lettere, relazioni, bilanci, verbali, bonifici. Tutto grazie all'archivio di monsignor Renato Dardozzi, tra le figure più importanti nella gestione dello IOR fino alla fine degli anni Novanta. Dopo la fuoriusci-ta del cardinal Marcinkus dalla Banca del Papa, parte un nuovo e sofisticatis-simo sistema di conti cifrati nei quali transitano centinaia di miliardi di lire: conti intestati a banchieri, imprendi-tori, immobiliaristi, politici tuttora in primo piano (compreso Omissis, nome in codice che sta per Giulio Andreotti).Titoli di Stato scambiati per riciclare denaro sporco e soldi di Tangentopoli (la maxitangente Enimont), passati alla Banca Vaticana così come il denaro la-sciato dai fedeli per le messe. Lo IOR ha funzionato come una banca nella banca: un paradiso fiscale (in Terra) che non risponde ad alcuna legislazione diversa da quella dello Stato Vaticano.

Cardinali che risiedono in abitazioni di oltre 400 mq; investimenti finanzia-ri con finalità non certo di solidarietà. Una serie di comportamenti che, così come sono stati riportati, denotano, so-prattutto tra gli alti prelati della Chie-sa, una scarsa attitudine a condividere e a coniugare alcuni verbi cristiani - quali fare carità ed essere umili e soli-dali. Argomenti pesanti che deludono e soprattutto mortificano tutti coloro che nell’ombra ogni giorno dedicano la loro vita ai più deboli nel nome di Cristo. Si pensi a tutti quei missionari sparsi per il mondo, a tutti quei sacer-doti che spesso fanno la differenza in tanti territori disagiati ed a tutti co-loro che operano secondo i principi cristiani. In questi due libri vengono riportate informazioni sull’allegra fi-nanza e sul mercato di risorse immo-biliari, che consentono un’agiatezza a numerosi alti prelati, al di là di ogni cristiana giustificazione e con finali-tà puramente materiali e dai risvolti non sempre trasparenti. Un clero che a quanto pare ancora oggi, nel XXI se-colo, confonde - e spesso preferisce - il potere temporale a quello spirituale.

Leonardo Della Sera IV A

ti) verso il basso, scartando così tutte le informazioni utilizza-te nella computazione del valore di ritorno. Infine, la funzione chiamante esegue un operazione di POP sul valore di ritorno

per ottenere i dati richiesti. Sebbene questo processo non sia standard per tutte le architetture di processori, è una buona ap-prossimazione di ciò che accade nei modelli Intel x86 (32bit).

Leonardo Cascianelli IV L

ULTIME NOTIZIE:

I due giornalisti, dopo la pubblica-zione di "Avarizia" e "Via Crucis", sono stati processati in tribunale vaticano per diffusione di docu-menti riservati alla Santa Sede.

"Entrerò in Vaticano per sedermi al banco degli imputati e farmi processare portando "Via Crucis" come corpo del reato, non si pro-cessa chi fa informazione! Doma-ni io ed Emiliano Fittipaldi, due cittadini italiani, due giornalisti, verremo processati in Vaticano. La libertà di informazione è sotto processo".-Gianluigi Nuzi

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Giacomo Crippa II B

Batman Begins

L'uragano "Hard Rock"

Solitamente, quando recensisco un film, opto per quelli usci-ti di recente nei cinema, ma questa volta ho deciso di consi-gliarne uno - del 2005 - che ritengo un capolavoro: “Batman Begins”. Batman, soprannominato il “Cavaliere Oscuro”, è un supereroe particolarmente in-teressante, poiché differisce da molti dei suoi omologhi, i quali si affaticano nel comune tentativo di sconfiggere il male. Infatti - al contrario di “Super-man”, “Spiderman”, degli “Avengers”, degli “X-Men” e di tanti altri - Batman non possiede veri e propri superpoteri, ma semplicemente armi sofisticate - di cui si serve nei momenti di difficoltà - ed una straordinaria forza fisica, dovuta ad un duro allenamento. Agisce, inol-tre, nell’oscurità della notte, come un pipistrello avvolto dalle tenebre. Nello specifico, in questo film - nel quale vie-ne raccontata la prima parte della sua storia e di conseguen-za l’origine dell’ “uomo pipistrello” - colpisce come il regista Christopher Nolan sia riuscito a mettere ben in risalto gli ideali ed il motivo per cui un miliardario, di nome Way-ne, decida di diventare Batman, il supereroe difensore della città di Gotham. Se poi si aggiunge l’eccezionale interpreta-zione del protagonista Christian Bale, affiancato da attori di grandissimo calibro come Morgan Freeman (Lucius Fox), Liam Neeson (Ra’s al Ghul), Gary Oldman (James Gordon),

Ken Watanabe (il falso Ra’s al Ghul), Michael Cane (Alfred Pennyworth), non si fatica a comprendere come il lungome-

traggio sia così entusiasmante. Sfigura però nel film Katie Holmes (Rachel Dawes), che per quest’interpretazione ha ricevuto una nomination come peg-giore attrice non protagonista, durante l’edizione dei Razzie Awards 2005. Bi-sogna tuttavia sottolineare che questa è l’unica pecca della pellicola. Il cattivo, in questo primo capitolo della trilogia, è Ra’s al Ghul, interpretato con rara ef-ficacia da Liam Neeson. Egli è il capo della Setta delle Ombre, il cui obietti-vo è quello di annientare le civiltà in cui, dopo aver raggiunto l’apice dello sviluppo, esplode la corruzione. Infat-ti, la setta millenaria in passato aveva fatto crollare Roma, Costantinopoli e Londra e si apprestava a distrugge-

re Gotham, luogo natale di Wayne, dove la criminalità e la corruzione erano giunte fino al cuore della città. Batman si oppone al disegno criminale di R’as al Ghul, che avrebbe causato la morte di molti innocenti. È così che, con le sue ammirevoli e spettacolari gesta di coraggio, combatte i mal-vagi diventando un modello di giustizia per i cittadini, che iniziano a redimersi (come viene sottolineato alla fine del film, quando viene anche presentato il futuro “supercattivo” che il “cavaliere oscuro” dovrà affrontare: il temibile Jocker).

Musica

A fine anni '60, i giovani erano stanchi non solo del "da-da-u-mpa", ma anche del classico rock dei Rolling Stones, Chuck Berry, Beatles e simili. Serviva più grinta, più chitarre distor-te, più tecnica... insomma, serviva nuova linfa. Nel 1967, un certo afroamericano chiamato Jimi Hendrix si esibì per la prima volta al festival di Monterey, California, e - grazie alla sua innovativa tecnica chitarristica - lasciò tutti (ma proprio tutti) a bocca aperta. Nuove sonorità più dure e rudi, riff e assoli rapidissimi mai sentiti prima, incredibile velocità di esecuzione e tecnica impressionante resero il nostro amico Jimi uno dei più grandi rocker della storia, nonchè padre del genere hard rock. Nel decennio successivo moltissimi mu-sicisti, partendo dai lavori e dalle innovazioni artistiche del Maestro (morto prematuramente nel 1970), contribuirono al consolidamento del genere musicale: già prima della sua

morte si erano formati gruppi come i "Deep Purple", "Led Zeppelin", "Blue Oyster Cult", "ZZ Top" e "T-Rex", destina-ti ad avere un successo stratosferico negli anni successivi. I primi due gruppi citati, in particolare, furono i più grandi esponenti del genere. Lo stile dei Purple, molto tecnico e spe-rimentale, si evolse sempre nel corso degli anni e, col passa-re del tempo, essi composero alcuni dei più famosi e difficili pezzi della musica popolare: dalla celebre e semplice "Smoke on the Water" alla complessa e virtuosa "Burn"; furono inoltre tra i primi gruppi ad utilizzare l'organetto "Hammond". I Led Zeppelin (originariamente chiamati Lead Zeppelin), invece, sperimentarono sonorità acustiche ed esotiche utilizzando spesso e volentieri anche chitarre classiche e flauti. Anche loro, nel corso della carriera, variarono da brani rilassanti e dolci (“Stairway to Heaven”, “Tangerine”, “Since I've Been

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Leonardo Della Sera IV A

Iacopo Locatelli III C

Loving You”) ad altri caraterizzati da riff orecchiabili e ritmi andanti (“Rock n'Roll”, “Black Dog”, “The Ocean”). Alcuni anni più tardi, le grandi melodie di questi grup-pi, diffusesi in tutto il mondo, ispirarono e portarono alla comparsa degli australiani "AC/DC", degli statunitensi "Aerosmith" e "Kiss" e delle band inglesi come "UFO" e "Black Sabbath". Quest'ultimo gruppo, gra-zie ad uno stile più oscuro e veloce, creò le basi dell'heavy metal con l'album "Para-

noid" (1970). Molti dicono che il rock come lo conoscevamo una volta sia morto e se-polto... ma io non la penso così: dietro alle note figure vip che col rock hanno poco a che fare, ci sono una miriade di gruppi se-misconosciuti che non vedono l'ora di fare il grande balzo e piombare nel panorama musicale non underground per continuare e, perchè no, forse anche evolvere ulterior-mente questo genere musicale che anche oggi, dopo cinquant'anni, vive e spacca!

Crown the Empire: l'originalità del MetalI “Crown the Empire” sono una band metalcore formatasi nel 2010 a Dallas, Texas. Anche se è una band relativamente giova-ne, ha saputo dare al suo suono un tocco molto particolare: fondendo le atmosfere tipicamente molto potenti del metalcore e le musicalità elettroniche e sinfoniche, sono riusciti a creare un suono drammatico e cupo - ma all'occorrenza frenetico - che li differenzia da tutti gli altri artisti del genere. Con l'etichetta Rise Records hanno registrato due album (“The Fallout” e “The Resistance: Rise of the Runaways”) ed un EP (“Limitless”). In entrambi i loro album, hanno sfruttato al massimo la vocalità del cantante - melodico e dalla voce death-metal - riportando in ogni canzone un pezzo di loro e del loro impegno.

La composizione attuale, senza considerare i membri che hanno lasciato, è formata da:Andrew “Leo” Velasquez – voce melodica, voce death, tastiera

David Escamilla – voce deathBrandon Hoover – chitarra

Hayden Tree – bassoBrent Taddie – batteria, percussioni

Tra i loro brani di spicco figurano:“Machines”

“The Fallout”“Lead Me Out of the Dark”

“Voices”

SPORTSPORT ESTREMI: quando la passione è follia

ADDIO ARMINPochi giorni fa, il mondo dello sport italiano ha perso uno dei suoi interpreti più folli e ge-niali: ci ha lasciato alla giovane età di 28 anni l'altoatesino Armin Holzer, campione del mondo di slackline. Lo specialista di cammi-nate sospeso nel vuoto è infatti tragicamente morto col parapendi, a causa di problemi alla vela, tra le montagne del Trentino Alto Adige. Il ragazzo era una vera propria star

degli sport estremi. Appassionato di arram-picata, snowboard e sci fuori pista, è diven-tato famoso nel corso degli anni per le sue innumerevoli imprese in giro per il mondo. Nel 2012 ha addirittura stabilito il record mondiale di slackline (la sua più grande pas-sione), passeggiando a quota 5000 metri so-speso nel vuoto tra le montagne della Cina! Purtroppo però, questo è soltanto l'ultimo caso in ordine di tempo: negli sport estremi

infatti sono numerose le vittime ogni anno. Basti pensare alla tragica morte del campio-ne di base-jumping Dean Potter, deceduto tra le vette del parco nazionale dello Yose-mite (USA), a causa di un paracadute che non si è aperto; o a quella avvenuta allo sta-tunitense Jonnhy Strange, che si è schianta-to con la sua tuta alare su una montagna in Svizzera. Di esempi come questi ce ne sono molteplici ed avvengono sempre più spesso!

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BASE JUMPINGLancio con il paracadute dai posti più stravaganti (edifici, torri abbandonate, ponti o scogliere) dichiarato illegale da molti paesi a causa della sua pericolosità.

FREE CLIMBINGArrampicata a mani nude, sen-za alcun tipo di imbragatura, pra-ticabile su qualsiasi tipo di parete.

CAVE DIVING Consiste nell’esplorazione di grotte sot-tomarine e permette di scoprire luoghi meravigliosi, ma ha numerose norme di sicurezza da rispettare ed è per que-sto classificabile come sport estremo.

KITESURFING Si surfa sul mare collegati ad un kite (aquilone), manovrabile grazie ad una barra collegata con cavi. Grazie alle onde ed al vento si possono compie-re salti anche di dieci metri, raggiun-gendo livelli di adrenalina altissimi!

Francesco Pelliccia III G

Nella vita quotidiana molte volte si é sog-getti alla volontà degli altri piuttosto che alla propria. Tutto ciò ci può portare ad un grande bisogno di avventura, di sensa-

zioni forti e fuori dall’ordinario che ci dia-no svago dalle incombenze giornaliere. Perchè il significato di queste pratiche sta proprio nel trovarsi in situazioni difficili

SLACKLINEAttività che prevede cammi-nate estreme su fettucce piat-te e strette, ad altezze elevate.

e pericolose che si possono superare solo grazie al proprio coraggio ed alle proprie abilità. Andiamo a vedere nel dettaglio quali sono le pratiche più famose e diffuse.

PERCHE’ L’UOMO SI OSTINA A CERCARE L’ESTREMO, IL LIMITE DELLA VITA?

QUESTIONE DI ADRENALINA...Queste attività sono pericolose quanto eccitanti e richiedono indubbiamente una certa preparazione, ma, cari ragazzi e ragazze, non pensate che le attività estre-me siano cosa per soli professionisti. Nel mondo, infatti, vi sono ogni anno nume-rosi eventi accessibili a tutti e che consen-tono di provare emozioni uniche. Celebri

e molto adrenalinici sono la corsa dei tori di Pamplona, in cui vengono sciolti nel-la città spagnola 6 tori e 4 buoi ed in cui ogni anno ci sono migliaia di partecipanti che gareggiano cercando di fuggire dalla ferocia degli animali; oppure i TOUGH MADDER, ossia degli eventi in cui i par-tecipanti affrontano delle gare militari di 16-20 km tra fango ed ostacoli che gioca-

no con le paure umane: fuoco, acqua, elet-tricità ed altezze. Pensate che solo in Italia nel 2016 saranno organizzati ben 9 tough madder! Quindi - se avete voglia di met-tervi in gioco e di tentare queste esperien-ze - datevi da fare, perché il divertimento è tanto, ma il rischio... anche. Perciò, fate-ci un pensiero e, se volete saperne di più, consultate il sito www.mudrun.it.

COS’E’ L’ADRENALINA ESATTAMENTE?L'adrenalina è un ormone che ha la funzione di regolare l'attività di organi e tessuti. In seguito ad attività fisica,

stress, ansia e paura, l'adrenalina viene rilasciata nel corpo ed aumenta la frequenza cardiaca dandoci energia, eccitazione e vivacità. Talvolta, però, per raggiungere livelli di adrenalina più elevati si è portati

a cercare avventure ed esperienze nuove, come gli SPORT ESTREMI.

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IMMIGRANTI E DISINTEGRAZIONEUN NATALE ITALIANO MENO BIANCO DEL SOLITO

ANGOLO DELLA PROSA

“I cuori semplici, pregando ai piedi del Presepio, vedono nel Natale una luce di speranza nella tragedia del nostro tem-po. Nel mondo di oggi, tutto è frastuono e disordine; nel Presepio tutto è ordine, raccoglimento, spirito soprannaturale.

Il Presepio è lo specchio di una società capace di rendere gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà.”

…diceva qualcuno, qualche tempo fa. Mentre noi oggi lo vediamo, qualcheduno lo vive direttamente. Qualcun al-tro – laico o cattolico che voglia dichiararsi – pare essersi invece dimenticato che i valori della nostra società civile provengono dai preziosi insegnamenti della fede cristiana, come vediamo oggi nel nostro Papa, Francesco, il quale ha dimostrato la sua pietà addirittura portando ad Assisi un esile scafo sequestrato ai trafficanti di uomini per ospitarvi un presepio all’interno. Un presepio? A proposito, qualcun altro ancora sembra essersi dimenticato di avere un’identità culturale, e che sia vitale conservarla, a meno che non si voglia perdere il proprio senso di appartenenza in previsio-ne di un futuro fatto di persone tutte uguali. È per questo che staccare un crocifisso dalla parete della classe, abolire i canti natalizi e dimenticare il suono del violino perché mo-lesto, per chi è ospite di una cultura altrui non è integrazio-ne, bensì piuttosto - mi piace chiamarcela - disintegrazio-ne. Ciò è antonimo di accoglienza e terribilmente analogo all’assestare un colpo esiziale ai pilastri della nostra società, vale a dire alla religione cattolica che ci tiene uniti nel bene e nel male, alla nostra cultura che – seppur apparentemente indelebile, in quanto messa nero su bianco – si sta sgre-tolando, e pian piano anche alla nostra collettività, Stato, popolo, Nazione… poiché, se ci chiamiamo Italia, e non Arabia o Turchia, un motivo c’è. L’italiano – si dice oggi – è troppo europeista: si dice giustamente che non apprezzi la sua magnificenza, ma la lasci in mano al forestiero - il quale la custodisce meglio di lui, ma la diffonde, esporta e spaccia per propria. È dai tempi di Napoleone che ci auto-deprivia-mo del nostro patrimonio. L’Italiano deve essere viceversa

patriottico, orgoglioso di ciò che per sua ventura possiede, e deve mostrare ad un ipotetico immigrato la sua meraviglia, condividendocela. Questo significa integrare, paradossal-mente: portare l’Italia nel mondo piuttosto che il mondo in Italia. Che la cultura rimanga nel luogo dove è nata, proprio per quello stesso senso di identità già citato. Perciò, si riap-penda la croce al muro - simbolo non solo di chi professa il Cristianesimo ma dei diritti e della libertà di noi tutti - si canti, si suoni il violino e si realizzi – come secondo seco-lare tradizione – il presepio utilizzando il proprio spirito e la propria inventiva, creando il mondo che si vorrebbe esi-sta davvero. Se hai paura che a qualcuno non piaccia, ogni terra è di transito, chi vuole se ne va, e pagagli il viaggio.

«Nessuna religione ha generato tanta cultura come la nostra» (Vittorio Sgarbi)Citazione iniziale di Roberto De Mattei

Filippo Blasi III H

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Sara De Leo IV A

Anna Maria Filatov I B

The world is made out of art

The world is made out of art. The way each one of us wakes up, the way we put our feet on the ground while heading to make coffee in the morning, the feeling of emptiness that fills our lungs through the thick morning air. Every breath in the winter cold could be longly described by paragraphs in books, the way we perceive spring colours could be explained only through paintings and the melancholy of autumnal afternoons only through rou-gh voices in slow songs. We are art. But art is not only beautiful, it can be purpo-sely unpleasant, it can be messed up, it can be unexplainable or evident, it can be violent or serene. Art is made by artists and in the same way we make ourselves and are made by others. We can decide which current to follow, we can try and be original, we can make mistakes, paint out of the lines, choose the wrong com-positions and we can learn from each mistake and improve as artists and as art. But the people we have around, they are artists and art too and they pose for us and draw us at the same time. We are

art, we are artists and we are critics too. We decide to surround ourselves with those that we consider best at drawing and posing, the ones that can write the best character of us in their novel, that can strike the right chords to make us feel at home. We want the closest to us to be like Leonardo Da Vinci and we want them to see us like he saw Monna Lisa. He saw part of himself through the tex-ture of her skin, he saw his childhood, he saw the perfection of nature that for so long he tried to reproduce. She made him discover and find himself and he im-proved her, he changed her for the best and made her so intriguing that many wanted to destroy her, jealous of how be-autiful her portrait was. We want to be that kind of art, we want her eyes, that cut through people’s skin and make their entrails twist at the thought of what we are able to see of them, we want to smile gracefully and put that smile as a cover for our sadness like she does, we want to be both young and wise like she is. When we are art we selfishly find the artist that

can paint us and see us as masterpieces, when we are artists we want to show to the ones we love how they truly are in our eyes hoping that they’ll understand that Leonardo defined Monna Lisa as much as she defined him and that only together they are immortal.

To read possibly while listening to ‘Slow Hands’ by Interpol.

,' L’ASSAGGIATORE ',Cari ragazzi, avete mai pensato a cosa è veramente il Natale? O vi siete semplice-mente soffermati sulla questione “riceve-re regali”? Beh, a volte il regalo migliore è quello fatto dal cuore…non il solito regalo materiale comprato. La ricetta che vi pro-pongo oggi è dedicata al Natale e sono i semplici, ma buonissimi, biscotti di Natale.

Per preparare i biscotti bisogna iniziare ponendo tutti gli ingredienti sulla spia-natoia e impastando bene, per amalga-mare ed ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Dopo, lasciate riposare l’im-pasto - avvolto in una pellicola - in frigo per un’ora. Passata l’ora, stendete l’impa-sto su una sfoglia dello spessore di ½ cm e, con degli stampini di diverse forme, ricavate delle sagome che disporrete su una teglia foderata con carta da forno. Infornate le sagome in forno preriscal-dato a 180° per circa 20 minuti.Nel frat-tempo, bisogna preparare la glassa, che si ottiene mischiando acqua bollente (quantità minima) con zucchero a velo, ottenendo una cremina. Spalmate la glassa sui biscotti ed eventualmente de-corateli allegramente. Buon Natale!

Ingredienti:-300g farina

-100g zucchero-100g burro

-8g di lievito in polvere (1/2 della bustina)-2 uova

-buccia grattugiata di limoneIngredienti per ricoprire:

-zucchero a velo-acqua bollente

-coloranti alimentari diversi

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La redazione di “Times Magazine” ha scelto la persona dell’anno: Angela Merkel. Questa scelta ha provocato molte controversie nella stampa europea. Bisogna riconoscere i pre-gi della Merkelm per esempio, come ha risposto al gigantesco flusso di rifugiati siriani che si sono riversati nel continente europeo: a braccia aperte. In questo la decisione della Can-celliera è un esempio da prendere. Negli Stati Uniti, Angela Merkel è vista come una leader semplice, quindi la decisione del Times, che in fondo è fondato ed opera nel Nuovo Mondo,

Malala nasce il 12 Luglio 1997 in Mingora, Pakistan. Il padre, Ziauddin, fondò una scuola per i ragazzi della zona e, tra lo scrivere poesie ed il discutere di politica, influenzò molto il pensiero di Malala. Egli non solo spinse la figlia allo studio, ma le fece sempre ascoltare i discorsi di politica a cui parte-cipavano solo gli uomini della famiglia. Malala cominciò a frequentare la scuola del padre, mentre la sua regione del Pa-kistan Nord-Occidentale cominciava ad essere invasa dai Ta-lebani. Essi portavano uno stile di vita completamente diverso da quello a cui erano abituati i Pakistani, tra cui il divieto alle donne di andare a scuola. Nel 2008, Malala viene portata dal

non è qualcosa di sorprendente. Invece, in Europa la figura della leader tedesca è considerata piena di contraddizioni; la sua posizione ferrea sul debito della Grecia è difficile da di-menticare. Ma, considerando che tra gli otto finalisti c’erano Abu Bakr Al-Baghdadi - leader di ISIS - e Donald Trump, la scelta non è stata poi così difficile. Comunque, se il Time può nominare qualcuno, anche noi del Saggiatore - da buoni ga-lileiani - non ci tiriamo indietro e accettiamo l’ardua sfida, nominando come persona dell’anno 2015 Malala Yousafzai.

LA VITA

Malala Yousafzai

padre al rinomato “Club di Giornalismo” a Peshawar, dove le viene chiesto di tenere un discorso. “Come osano i Tali-bani togliere il mio diritto ad un’educazione?”, Malala chiede incessantemente agli spettatori. Il suo discorso verrà poi ri-portato dai giornali e dalle televisioni in tutta la regione. L’an-no seguente, Malala comincia a far parte di un programma per giovani pakistani - creato dall’organizzazione non-profit “Institute for War and Peace Reporting” (o semplicemente IWPR) - che si reca in varie scuole per invogliare i giovani a discutere sulle questioni sociali, dando ampio spazio al dibat-tito, al giornalismo ed al dialogo.

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L’ATTENTATO

Io sono Malala

I Talebani continuano comunque ad avere una grande in-fluenza e Malala, a causa della grande notorietà acquisita, co-mincia a ricevere minacce di morte - pubblicate persino sui giornali, oppure in lettere lasciate davanti la porta di casa, o su Facebook, dove aveva un gran seguito. Un ex-portavoce dei talebani ha detto che essi sono stati “costretti” ad agire. In una riunione tenutasi nell’estate del 2012, i leader talebani hanno deciso all’unanimità di assassinare Malala. Sulle mi-nacce ella dirà: “Anche se vengono ad uccidermi, io dirò loro che quello che stanno cercando di fare è sbagliato e che l’i-struzione è un nostro diritto fondamentale.” Il 9 Ottobre del

2012, mentre tornava da scuola, un uomo sale sull’autobus e le spara un solo colpo in faccia. Il proiettile le entrò nella parte sinistra del cranio, ed attraversò il collo finendo nella spalla. Malala viene portata all’ospedale militare di Peshawar ed in seguito nel Regno Unito, per ricevere ulteriori cure. L’at-tentato ha ricevuto una copertura mediatica mondiale e ha prodotto un’ondata di reazioni. In Pakistan, il giorno dopo l’attacco si sono svolte proteste in diverse città, ed oltre 2 mi-lioni di persone hanno firmato una petizione per il diritto all’istruzione, che ha portato alla ratifica della prima legge sul diritto all’istruzione pubblica, ed obbligatoria in Pakistan.

Dopo cinque mesi, Malala si riprende e continua la sua atti-vità, rimanendo nel regno Unito ed iscrivendosi ad una scuo-la a Birmingham. Tiene discorsi in varie istituzioni, tra cui quello - forse il più famoso - alle Nazioni Unite. Con suo padre diventano subito i più strenui difensori delle milioni di ragazze a cui viene negata l’istruzione per impedimenti so-ciali, economici, culturali e politici. Così, nel 2013, Malala e Ziauddin creano il “Malala Fund”, per portare consapevolez-za dell’impatto sociale ed economico che può avere l’istruzio-ne femminile e per consentire alle ragazze di tutto il mondo di far sentire la propria voce, raggiungere i propri obbiettivi ed esigere un cambiamento. Nell’Ottobre dello stesso anno, con l’aiuto della giornalista Christina Lamb, Malala pubblica la sua autobiografia, intitolata “Io sono Malala”. Nel 2014, ha rimproverato il governo nigeriano per non aver ancora trova-to le studentesse rapite da Boko Haram ed ha chiesto al presi-dente Obama di inviare libri ed insegnanti in Medio Oriente, invece di armi e droni. Ad Ottobre dello stesso anno è diventa la più giovane vincitrice del Premio Nobel: le viene dato il

premo Nobel per la Pace, assieme all’attivista indiano Kaila-sh Satyarthi. Quest’anno, per festeggiare il suo diciottesimo compleanno, Malala si è recata in Libano ad inaugurare una scuola femminile per le giovani profughe siriane nella Valle li-banese Orientale della Bekaa. “A nome dei bambini di tutto il mondo, esigo che i nostri leader investano in libri, invece che in proiettili. Saranno i libri, non i proiettili, a spianare la stra-da verso la pace e la prosperità. Le nostre voci continueranno a diventare sempre più forti fino a quando vedremo i politici ed i nostri governi investire nell’educazione della gioventù, piuttosto che nella guerra”, ha detto Malala all’inaugurazio-ne. Inoltre, questo Ottobre è uscito il documentario dedicato a lei ed intitolato “Mi ha chiamata Malala”, diretto da Davis Guggenheim (lo stesso regista di “Waiting for Superman”): un documentario di denuncia dello stato delle scuole pubbliche negli Stati Untiti. A Settembre, Malala ha parlato al Vertice per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, invitando i leader mondiali a garantire che ogni bambino abbia il dirit-to ad un’istruzione primaria e secondaria sicura e gratuita.

Laura Josephine McNeil V D

Alla fine del 2008, visto che la situazione in Pakistan co-minciava a precipitare, la BBC decide di creare un blog dove una ragazza pakistana poteva scrivere anonimamente sul cambiamento che stava vivendo. Una specie di diario di Anna Frank, diciamo. Malala fu l’unica a farsi avanti, con il supporto - come sempre - del padre, e adottò il nome Gul Makai, che in Urdo significa fiordaliso. I Talebani emanano un editto che vieta alle ragazze di andare a scuola il 15 Feb-braio 2009, dopo aver già fatto saltare in aria un centinaio di scuole femminili. Nei giorni successivi, Malala scrive nel suo blog che, dei 700 studenti della scuola del padre, erano venuti a scuola solo in 70. Proprio il 15 Febbraio, il gover-no Pakistano ed i Talebani firmano un accordo di pace e gli estremisti acconsentono alle ragazze di andare a scuola, ma con l’obbligo di indossare il burqa. Invece, la guerra ri-

GUL MAKAIprende e Malala smette di scrivere sul blog a Marzo. Nello stesso periodo, la sua città natale viene evacuata e la sua famiglia è costretta a rifugiarsi nei territori controllati an-cora dal governo pakistano. Il “New York Times” decide di girare un breve documentario su Malala e le sue lotte. In esso ella dirà: “Ho un nuovo sogno... Devo diventare un politico per salvare questo paese. Ci sono così tante crisi nel nostro paese ed io le voglio rimuovere.”. Malala acquista sempre più notorietà: nel 2011 viene nominata per l’“In-ternational Children’s Peace Prize”, che vincerà due anni dopo, e vince il primo “National Youth Peace Prize” in Pa-kistan - che in seguito verrà rinominato in suo onore “Na-tional Malala Peace Prize”. Nel frattempo il governo riesce a riprendere dai Talebani alcuni dei territori e la famiglia Yousafzai può ritornare a casa ed alla tanto amata scuola.

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GIOCHI

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Orizzontali: 1. Permette i cambi di marcia e le partenze da fermo – 8. Affettuoso diminutivo di Edoardo – 11.Edoardo Garrone il 2 giugno 1938 vi fondò la ERG – 16. Meccanismo che regola lo slittamento della vetturain accelerazione (sigla) – 17. L’attore Steiger - 18. Calderone per la polenta – 20. Protezione per il capo,obbligatoria per tutti i conducenti di ciclomotori e motocicli – 21. Vi è scritto il numero di immatricolazione –23. E’ sinonimo di macchine sportive con motori elaborati – 25. Consente di controllare il livello dell’olio delmotore – 28. Squisito pesce marino – 29. Arrotondati, circolari – 31. Sigla di Automatic Stability Control – 33.E'vietato in prossimità o in corrispondenza delle curve o dei dossi e in ogni altro caso di scarsa visibilità – 37.Annunciano la primavera – 39. La nota che mi segue – 40. Alimenta la Panda Fuel Cell – 41. Il prefisso chevale nuovo – 43. Blocco che costituisce la parete superiore dei cilindri – 45. Può contenere una camera d’aria –47. Una riproduzione in gesso – 48. Sigla di Anti-Lock Braking – 50. Lo guidava Arafat – 51. Piccolaincisione a cuneo – 52. Chiaro e coerente – 54. In fondo alla ruota – 55. Il Pino cantante napoletano – 57.Simbolo dell’ettaro – 58. In motorino bisogna accenderle anche di giorno – 59. Riservato (abbr.) – 60. OndeLunghe – 61. Uomini valorosi – 64. Sigla di Caltanissetta – 65. Sigla di Milano – 66. Sigla di Not ThermalPlasma – 69. Cavallo Vapore – 70. La rete… stradale – 73. Meccanismo utilizzato per variare il rapporto ditrasmissione – 77. Aiuta anche il conducente più inesperto a padroneggiare i comportamenti della propriavettura – 78. Protezione per il capo per i ciclisti – 79. Luogo in cui si intersecano due o più strade

Verticali: 1. Aiuta Cenerentola – 2. Rappresentanza Sindacale Aziendale – 3. Irregolare (abbr.) – 4. Si frena astento – 5. Le vocali in rosso – 6. Nota dell’Autore – 7. Città dell’Etiopia – 8. Capitale del Qatar – 9.L’alluminio nelle formule – 10. E’ un pozzo di sapienza – 11. Si controllano per inquinare meno – 12. Sonocollocati lungo il tunnel della galleria – 13. Simbolo di nanocurie – 14. O’Neill, quarta moglie di Chaplin – 15.Prime in assetto – 18. Impedisce la vista laterale del cavallo – 19. Pittore svizzero – 20. Accendono la miscelanella camera di combustione dei motori a benzina – 22. Ciarlieri, loquaci – 24. Confina con l’Erzegovina – 26.Quello …drenante è caratterizzato dall'uso di un bitume dalle dimensioni maggiori rispetto a quellotradizionale – 27. Una donna… fiabesca – 30. Alberi dal legno rossiccio – 32. Prime in carreggiata – 33.Sinonimo (abbr.) – 34. Nome di cinema e teatri – 35. Distributori di benzina – 36. Cane da caccia – 37. Sigladi Rovigo – 38. In fondo alla galleria – 42. Le prime in energia - 44. Sigla di Taranto – 45. Utente della stradache circola a piedi. – 46. Corre con le ali aperte – 47. Periodi… ricorrenti – 49. Unità monetaria del Panamá –52. Guadagno – 53. Si sostiene per superarlo – 56. Quella del cambio è posta sul piantone del volante o sultunnel – 62. Occidentale in breve – 63. Ritardando in breve – 67. Sigla di Trapani – 68. Pubblica Sicurezza –69. Centimetro Cubo (abbr.) – 70. Sigla di Venezia – 71. Alta Tensione – 72. Assegno Circolare – 74. ActiveCombustion - 75. Iniziali di Vespa – 76. Uguali in crisi

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