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Rielaborzione da parte di DocArtis di materiale edito per uso interno a fini didattici
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SANTI & ARCANGELI
Personaggi più ricorrenti nelle opere figurative a soggetto sacro
Esaminiamo alcune opere sulla base degli attributi iconografici facilmente individuabii.
Sant’Agata, dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa viene venerata come santa, vergine e martire.
Viene rappresentata durante il martirio con i seni recisi e altri attributi iconografici: corno di unicorno,
tenaglia, torcia o candela accesa
Sebastiano del Piombo “Il martirio di sant'Agata”
Chiesa di San Matteo (Lecce) “Martirio di Sant'Agata”
Piero della Francesca “Sant'Agata”
Sant’Andrea, apostolo di Gesù, viene rappresentato di solito come un vecchio con una barba bianca che
porta un croce fatta a forma di X. Questo per ricordare come è avvenuto il suo martirio.
Bartolomé Esteban Murillo “Martirio di Sant’ Andrea”
Jean Fouquet “Martirio di Sant'Andrea”
Rubens “La Croce di Sant’Andrea”
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Sant’Anna, la madre di Maria, è solitamente rappresentata come anziana, e accanto a lei può avere la
Figlia. I suoi attributi iconografici particolari sono: il libro (la Bibbia), l’albero (riferimento all’albero di Jesse,
padre del re Davide, dalla cui discendenza nasce Maria).), il telaio o uno strumento di lavoro. Indossa abiti
verdi e rossi indicanti amore e speranza: per giusta regola il verde dovrebbe essere sotto e il rosso sopra.
Spesso nelle raffigurazioni ottocentesche e ancor più novecentesche il rosso diventa un arancio o un rosa.
Quando la Santa ha la gola coperta dal velo è solitamente di colore bianco.
Tiepolo “Educazione di Maria”
Leonardo da Vinci Sant'Anna, la Madonna e
Gesù Bambino con l'agnello.
Anna indica alla figlia Maria un passo da leggere. Sulla
destra il padre Gioacchino, che con la mano destra regge
una bilancia, attributo tipico di San Michele. Un albero al
centro con riferimento all'albero di Jesse.
Sant’Antonio da Padova viene rappresentato da un giglio che tiene nella mano e che simboleggia la fede
cristiana, la sua purezza e la lotta contro il demonio, fin dall'infanzia. Il saio francescano (bruno o nero)
ricorda la sua appartenenza all'ordine. Il Gesù Bambino ricorda la visione che Antonio avrebbe avuto a
Camposampiero. La fiamma indica il suo amore per Dio e per il prossimo. Infine, l'immagine più antica e più
vicina alla realtà, è rappresentata dal libro, la Bibbia.
Anonimo “La vera Effige” di S. Antonio
Giovanni da Spoleto detto lo Spagna “S. Antonio con libro e Fiamma”
Guercino
“Sant'Antonio di Padova con il
Bambino”
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Sant’Antonio Abate nei Santini viene rappresentato attorniato da molti animali, spesso accanto al Santo
arde un fuoco, "il fuoco di S. Antonio" (l'herpes zoster) e per la guarigione si invocava Sant’Antonio Abate
che aveva sopportato nel suo corpo piaghe dolorosissime scatenate da Satana, proprio come un fuoco
infernale.
Tela del sec XVI “S. Antonio Abate”
Maestro dell’Osservanza “Pala di Sant'Antonio Abate”
Ghirlandaio “Sant’Antonio Abate”
San Benedetto può essere riconosciuto per l’abito del tipo tonaca che indossa e la tonsura. Altri attributi
iconografici sono il bastone, il fascio di verghe, il calice con serpentelli, il libro, il pastorale abbaziale.
Affresco di Subiaco “San Benedetto da Norcia”
Immagine votiva San Benedetto
Mantegna “San Benedetto”
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Santa Caterina d’Alessandria nella tradizione artistica viene riconosciuta soprattutto per una ruota dentata
e una palma, simbolo del suo grande martirio. Porta anche un anello in riferimento al suo matrimonio
mistico con Cristo e indossa degli abiti sfarzosi che ricordano le sue origini regali.
Caravaggio “Santa Caterina d’Alessandria”
Raffaello “Santa Caterina d’Alessandria”
Parmigianino “Il matrimonio mistico di Santa Caterina”
Santa Caterina da Siena ha come sua caratteristica principale il giglio. Infatti ha in mano un libro, simbolo
della dottrina e/o un giglio, simbolo di purezza. E’ vestita da suora, con abito bianco e mantello nero. A
volte ha in testa una corona di spine.
Chiesa di San Pietro di Carpignano Sesia “Santa Caterina da Siena”
Andrea Vanni “Santa Caterina da Siena”
Anonimo senese sec XVII “Santa Caterina da Siena”
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Sant’Elena è raffigurata di solito con abiti imperiali e con lunghi capelli intrecciati. I suoi simboli
sono la croce e un piccolo modellino di Chiesa. Nell'iconografia, specie orientale, è spesso insieme
al figlio, l'imperatore Costantino, e ambedue posti ai lati della Croce.
Paolo Veronese
“Visione di S. Elena”
Icona Ortodossa Sant’ Elena e suo figlio Costantino il Grande e la Vera Croce
Cima da Conegliano “Sant’Elena imperatrice da Costantinopoli”
Santa Elisabetta viene rappresentata con sembianze di donna anziana che accompagna spesso suo
figlio San Giovanni Battista. Altri attibuti: brocca, cestino con pane, corona, grembiule con rose,
elemosina.
Raffaello “Sacra Famiglia con i santi Elisabetta e Giovannino”
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Santa Elisabetta d’Ungheria spesso è ritratta con le insegne regali, nell’atto di offrire il pane e/o
nell’aprire il mantello mostrando di avere in grembo molte rose, per ricordare un episodio della
sua biografia in cui è narrato che, essendo osteggiata dai parenti nel suo portare cibo ai poveri, un
giorno le è stato chiesto di aprire il mantello sotto il quale nascondeva il pane, ma
miracolosamente al posto di quest’ultimo sono comparse delle bellissime rose.
Bartolomeus Bruyn il Vecchio “Santa Elisabetta d’Ungheria”
Marcos da Cruz “Santa Elisabetta d’Ungheria”
Immagine devozionale Santa Elisabetta d’Ungheria
San Francesco di Assisi porta il saio e la cintura con tre nodi, che stanno a significare i tre voti che
fece, quello di povertà, di castità e di obbedienza. Viene rappresentato spesso nelle opere anche
con le stigmate alle mani e ai piedi e con gli animali topici (il lupo e gli uccelli).
“Stigmate di San Francesco” Rosa Pellegrini “San Francesco e gli uccelli”
Guercino “San Francesco”
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Arcangelo Gabriele viene rappresentato nella celebre scena dell’Annunciazione, dove porge un
giglio alla Vergine Maria e annuncia che presto sarà madre del bambino Gesù. Il suo aspetto
rispetta quello dell'angelo: giovane figura androgina alata che talvolta porta il diadema.
Josè Camaròn Bononat “Arcangelo Gabriele”
Simone Martini “L’Annunciazione fra Sant’Ansano e Santa Massima” (particolare).
Lorenzo Lotto “Annunciazione”
San Gerolamo, dottore della Chiesa. Esistono due iconografie principali di Girolamo: una con
l'abito cardinalizio e con il libro della Vulgata in mano, oppure intento nello studio della
Scrittura. Un'altra nel deserto, o nella grotta dove si era ritirato sia per vivere la sua vocazione da
eremita sia per attendere alla traduzione della Bibbia. Spesso si vedono il leone cui tolse la spina
dal piede, un crocifisso a cui rivolgere l'adorazione, un teschio come simbolo di penitenza o la
pietra con cui era solito battersi il petto.
Giovanni Bellini “San Girolamo in campagna a leggere”
Pinturicchio “San Girolamo nel deserto”
Domenico Ghirlandaio “San Girolamo nello studio”
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San Giacomo Maggiore è uno degli Apostoli di Gesù e viene raffigurato con una conchiglia,
simbolo dei pellegrini. Porta anche un bastone, la bisaccia e un cappello. A volte viene
rappresentato con un libro e una spada.
Lorenzo Lotto “San Giacomo”
Andrea Vanni “San Giacomo apostolo”
Francesco di Simone detto Francesco di Simone da Santacroce “San Giacomo Maggiore”
San Giorgio è rappresentato come un nobile cavaliere che sconfigge il drago, simbolo del male.
Viene raffigurato con una splendida armatura, con uno scudo e una lancia, e una bandiera con
l’immagine di una croce. Spesso è su un cavallo bianco.
Raffaello “San Giorgio e il Drago”
Carlo Crivelli “San Giorgio”
Paolo Uccello “San Giorgio e il Drago”
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San Giovanni Battista Attributo principale nell'iconografia è la croce astile, un lungo bastone sormontato da una piccola croce, con la scritta Ecce agnus Dei; l’agnello è spesso presente nella composizione. Il Battista è vestito con l'abito tessuto di peli di cammello, a cui a volte si aggiunge il mantello rosso, segno del martirio. è rappresentato in diversi momenti della sua vita: è spesso rappresentata la sua nascita, o come bambino (San Giovannino), già vestito con una pelle di cammello, in compagnia di Gesù e altri personaggi delle due famiglie. La raffigurazione più frequente è ovviamente la scena del Battesimo di Gesù nel Giordano. È infine rappresentato nel momento del martirio, o subito dopo, quando la sua testa spiccata è presentata su un vassoio a Erode, Erodiade e Salomè.
Gherardo Di Giovanni “Madonna col Bambino e San Giovannino”
Joan de Joanes “San Giovanni Battista”
Piero della Francesca “Il Battesimo di Gesù”
San Giovanni Evangelista è stato uno degli Apostoli di Gesù. Il suo simbolo è l’aquila. Porta il libro
del Vangelo che scrisse o un rotolo di pergamena. A volte è raffigurato con un calice con serpente.
O un calderone d'olio bollente.
Guido Reni “ San Giovanni Evangelista”
San Giovanni in un dipinto ottocentesco con l’aquila, simbolo attribuitogli in quanto, con la sua visione descritta nel Libro dell'Apocalisse, avrebbe contemplato la Vera Luce del Verbo, come descritto nel Prologo del suo Vangelo, così come l'aquila, si riteneva, può fissare direttamente la luce solare.
Giovan Pietro Rizzoli (Giampietrino) “San Giovanni Evangelista” (particolare)
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San Giuseppe Fino al primo Medioevo, le rappresentazioni di Giuseppe, padre terreno di Gesù
Cristo, nell'arte figurativa sono estremamente rare e sporadiche, per lo più in connessione con i
patriarchi e gli antenati di Cristo. La più antica raffigurazione di Giuseppe come santo a sé stante,
con l'attributo della verga fiorita, proviene da Taddeo Gaddi (1332-1338, affresco in Santa Croce a
Firenze). A partire dalla fine del secolo XV o dagli inizi del secolo XVI, il culto di Giuseppe inizia a
fiorire, promosso soprattutto da Teresa d'Avila e dalla Compagnia di Gesù, e il santo troverà
accesso nell'arte figurativa. A partire dal secolo XV egli è dipinto per lo più come uomo anziano,
barbuto, in abiti borghesi o da lavoratore, successivamente anche con vestiti di foggia antica.
Accanto alla verga fiorita appaiono, come attributi di Giuseppe, il bastone del viandante, gli
strumenti del falegname e il giglio, simbolo di purezza.
San Giuseppe Immagini devozionali
Gerrit van Honthorst “San Giuseppe”
Cocumola- Lecce “San Giuseppe” (cartapesta)
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San Giuseppe da Copertino chiamato “Santo dei Voli”, un santo salentino rappresentato durante
le sue levitazioni. Frate e mistico, patrono degli astronauti, amico degli studenti e protettore degli
esaminandi
Chiesa di S. Francesco a Venafro “San Giuseppe da Copertino”
Ludovico Mazzanti “San Giuseppe da Copertino”
San Gregorio Padre della Chiesa, viene raffigurato in abiti vescovili e regge un libro.
Antonello da Messina “Gregorio I”
Francesco Andreani “San Gregorio Magno”
Francisco Goya “San Gregorio Magno”
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San Lorenzo è raffigurato con la graticola con cui è stato martirizzato. Altri attributi sono la Palma e la
Dalmatica.
Spinello Aretino
“San Lorenzo”
Tiziano Vecellio “Martirio di San Lorenzo”
Parrocchia Santa Maria La Stella “Martirio di San Lorenzo”
San Luca Evangelista è il patrono dei pittori e il suo attributo è il bue (o toro). Ciò si deve al fatto
che nel suo Vangelo introduce come primo personaggio Zaccaria, padre del Battista e costui,
essendo sacerdote del tempio, sacrificava tori.
Guercino “San Luca Evangelista”
Manoscritto bizantino del X secolo L'evangelista Luca
Andrea Mantegna “San Luca Evangelista”
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Santa Lucia viene rappresentata spesso con un vassoio o un piatto su cui sono posti i suoi occhi strappati durante il martirio.
Tela del secolo XVIII “Santa Lucia”
Palma il Giovane
“Santa Lucia”
Anonimo sec. XVIII
“Santa Lucia”
San Marco Evangelista Tutti e quattro gli evangelisti hanno un simbolo iconico che generalmente viene raffigurato vicino o al posto del santo nelle pitture e nelle sculture. Il simbolo di san Marco è il leone. Il motivo principale sembra essere il fatto che nel Vangelo di Marco viene narrato il maggior numero di profezie che Cristo fece riguardo alla propria ed il leone rappresenterebbe, in virtù della sua fortezza, proprio la risurrezione. L'iconografia cristiana ha in San Marco uno dei suoi soggetti prediletti, con interi cicli pittorici dove sono raffigurati episodi della sua vita, dalla predicazione in Alessandria al trasporto delle sue reliquie nella basilica di Venezia che prende il nome.
Il Leone Marciano nei gonfaloni della Repubblica Serenissima
Chiesa di San Pietro Martire a Tirano “San Marco Evangelista”
Chiesa madre di Agnone “San Marco Evangelista”
Chiesa di Santo Stefano a Mazzo. “San Marco Evangelista”
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Santa Maria Maddalena è raffigurata principalmente come penitente e eremita, o come donna in
abito lungo, talvolta con mantello. L'iconografia di Maria Maddalena rispecchia la tradizionale,
anche se inesatta, identificazione di questo personaggio con la peccatrice ed è rappresentata per
lo più con i lunghi capelli sciolti e una veste rossa, spesso con l'attributo del vasetto di unguento,
sia come figura isolata (per esempio penitente nel deserto), sia in episodi della vita di Gesù (nella
suggestiva scena del lavaggio dei piedi, in quella della crocifissione, nel "Noli me tangere" della
Resurrezione). Attributi iconografici di Maria Maddalena: Il Vaso, il Teschio, il Cilicio o la Sferza, la
Croce, il Libro, la Stuoia, lo Specchio rotto, i Capelli Lunghi, la Nudità, le Gioie disprezzate (collana
di perle rotta), le Radici amare, la Grotta, gli Angeli.
"Santa Maria Maddalena Penitente" che mostra, in una grotta, teschio, libro aperto e croce.
Santa Maria Maddalena. L'iconografia ufficiale ritrae la Santa mentre con una mano sorregge
un'ampolla contenente l'unguento.
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Caravaggio “Maddalena” (dettaglio)
ll Lavaggio dei piedi
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Guercino “Maria Maddalena medita sulla corona di spine”
Dettaglio di Maria Maddalena in un dipinto della crocifissione
Gesù e Maria Maddalena dopo la Resurrezione
Jacopo Bassano “Noli me Tangere”
Giotto “Noli me tangere”
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San Matteo Apostolo e Evangelista, di professione esattore delle tasse, è l’apostolo che scrisse il primo Vangelo. Viene rappresentato spesso accompagnato da un Angelo che lo aiuta e lo guida nella scrittura del Vangelo. Altri attributi iconografici: la Spada simbolo del suo martirio, il Portamonete e il Libro dei conti.
Caravaggio “San Matteo”
Guido Reni “San Matteo”
Scultura del XIII secolo L'evangelista Matteo
San Michele Arcangelo L'immagine di Michele arcangelo sia per il culto che per l'iconografia,
dipende dai passi dell'Apocalisse. È comunemente rappresentato alato in armatura con la spada o
lancia con cui sconfigge il demonio, spesso nelle sembianze di drago. A volte ha in mano una
bilancia con cui pesa le anime (psicostasia), particolare che deriva dalla tradizione islamica (a sua
volta derivante dalla mitologia egizia e persiana). L'iconografia bizantina predilige l'immagine
dell'arcangelo in abiti da dignitario di corte (con il loron, una lunga sciarpa con pietre ricamate su
stoffe preziose) rispetto a quella del guerriero che combatte il demonio o che pesa le anime, più
adottata invece in Occidente.
Raffaello “San Michele e il Drago”
Guido Reni “L'arcangelo Michele schiaccia Satana”
Corigliano d'Otranto “L'arcangelo Michele uccide il drago”
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San Michele Arcangelo indossa il Loron, lunga sciarpa con pietre preziose ricamate su stoffe preziose, tipica dei dignitari di corte.
Ravenna, S. Apollinare in Classe, San Michele Arcangelo con il Loron
Semion Feodorov Ushakov San Michele Arcangelo indossa il Loron
San Paolo Apostolo è vestito di una tunica e pallio. I suoi attributi sono un libro e la spada. A volte è raffigurato a terra, abbagliato dalla luce divina che lo fece convertire. Anzianità, barba e calvizie erano associati all'archetipo classico del filosofo. La barba inoltre era una caratteristica fisica costante degli Ebrei, ai quali era associato anche il naso sporgente. L'attributo più ricorrente nell'antichità era il rotolo o libro nella mano, per indicare le sue lettere. Dal XIII secolo compare come attributo iconografico la spada che richiama sia il suo passato di persecutore che il martirio per decapitazione. Nelle opere relative alla conversione, soprattutto pittoriche, viene tradizionalmente rappresentato col cavallo dal quale sarebbe caduto
Caravaggio “Conversione di San Paolo”
Valentin de Boulogne o Nicolas Tournier “San Paolo che scrive le sue lettere”
Iconografia dell’Apostolo Paolo con libro e spada
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L’iconografia antica cristiana ha rappresentato per lo più Paolo insieme con Pietro, il principe degli apostoli. Si trova poi con Gesù Cristo che pone una corona sul capo suo e su quello di San Pietro.
El Greco Pietro e Paolo Apostoli
San Pietro Apostolo è stato il primo Pontefice. Il suo simbolo più famoso sono le chiavi del Paradiso. Viene spesso rappresentato dagli artisti crocifisso a testa in giù così come avvenne durante il suo martirio. Un ruolo non indifferente nella nascita dell’iconografia di San Pietro è giocato dalla necessità di discernerlo da San Paolo assieme al quale fin dall’antichità viene ritratto in moltissime occasioni. A partire dal IV secolo si definisce una tipologia che rimarrà pressoché invariata nel tempo che permette di riconoscerlo con estrema facilità rispetto a tutti gli altri apostoli: E’ un uomo di mezza età dai tratti marcati e popolani, vigoroso, con capelli e barba ricciuti e grigi, ed indossa un mantello giallo e una veste azzurra o verde dalla valenza simbolica (la simbologia cromatica è importante rimanendo immutata sia nell’arte occidentale che in quella orientale, ad esempio nelle icone bizantine). A collocare con ulteriore chiarezza la figura di San Pietro nelle immagini sacre è una ristretta serie di attributi: una o più chiavi, la croce capovolta, la croce pastorale triplice, il libro, il gallo e più raramente il vascello.
Andrea Vanni “San Pietro”
Perugino “Consegna delle chiavi”
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Filippino Lippi “Crocifissione di S. Pietro”
Caravaggio “La crocifissione di Pietro”
Santi Medici Cosma e Damiano, fratelli gemelli e medici. Il culto dei Santi Medici arrivò al Sud, e nella
Puglia in particolare, grazie ai monaci basiliani costretti ad abbandonare l’Oriente bizantino per le lotte
iconoclaste. L’iconografia li rappresenta insieme, con abiti orientali riccamente ricamati, aureola, palma
del martirio nella mano destra e unguentario in quella sinistra. Questi erano in grado di operare prodigiose
"guarigioni" e "miracoli" e la loro azione era completamente gratuita nei confronti di tutti, da qui
l'appellativo "Anàrgiri" (dal greco anargyroi, senza denaro). Con questo termine si designavano nella Chiesa
greca i santi che, secondo gli scritti agiografici, esercitavano la medicina senza alcuna retribuzione. Talvolta
sono presenti strumenti chirurgici e una colomba, non come simbolo dello Spirito Santo ma della loro
fedeltà a Dio fino alla morte (monogamia dei colombi).
Immagine votiva di Cosma e Damiano
Statue dei Santi medici a Bitonto Alessandro Turchi, detto l'Orbetto “I Santi Cosma e Damiano” Conversano.
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Beato Angelico
Predella dei santi Cosma e Damiano dalla
pala di san Marco a Firenze, guarigione
del diacono Giustiniano
San Sebastiano viene raffigurato solitamente come un giovane nudo, col corpo bello e glabro trafitto da frecce. Un altro attributo iconografico è la Palma del martirio. Qualche volta fra i simboli appare la colonna, altre volte appare il suo cimiero come segno della sua armatura e quindi del suo grado di
soldato dell’Impero Romano. Il santo era tra l'altro una delle poche figure nude che avevano il diritto di stare in una chiesa. Anche se il Vasari racconta che in una chiesa stava “un San Sebastiano ignudo con colorito molto alla carne simile, di dolce aria e di corrispondente bellezza […] i frati nelle confessioni trovavano donne che nel guardarlo avevano peccato per la leggiadria e lasciva imitazione del vivo […] per il che levatolo di chiesa, lo misero nel capitolo”.
Perugino “San Sebastiano” Georges de La Tour
“San Sebastiano pianto da Santa Irene”
Carlo Saraceni “San Sebastiano”
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Andrea Mantegna “San Sebastiano”
Antonello da Messina “San Sebastiano”.
Rosa Pellegrini “San Sebastiano”.
Il soggetto del santo ignudo e disteso dal viso languido risanato dopo il martirio da un gruppo di pie donne riscuote particolare fortuna nella pittura del XVII secolo, alla luce di una candela che rischiarano il corpo incorrotto del soldato, in lotta tra la vita e la morte.
Georges de La Tour “Sant’Irene che rimuove le frecce dalla gamba di San Sebastiano
Francesco Rustici “San Sebastiano curato dalle pie donne”
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Santo Stefano è stato il primo martire dopo l’avvento di Cristo. Gli attributi suoi sono le pietre con le quali fu ucciso durante il martirio, la dalmatica e il libro.
Giotto “Santo Stefano”
Pietro da Cortona “Martirio di Santo Stefano”
Carlo Crivelli “Santo Stefano”
Luca Signorelli “Martirio di S. Stefano”
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Santa Teresa d’Avila è stata una suora carmelitana che viene rappresentata con il saio. I suoi attributi sono una freccia che la ferisce al cuore. Il cuore con il nome di Gesù abbreviato in IHS e una colomba.
Rubens “Santa Teresa di Gesù”
Josè de Ribeira “Santa Teresa d’Avila”
Bernardo Strozzi “Santa Teresa e l’Angelo”
Bernini “L’Estasi di Santa Teresa”
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San Vito Martire viene rappresentato bambino o come giovinetto con la palma del martirio ed è accompagnato dai cani per ricordare l’episodio miracoloso di Regalbuto, in Sicilia, in cui riportò in vita un bambino che era stato sbranato. Altri attributi iconografici il gallo bianco e un calderone di pece bollente. E’ anche rappresentato con un leone, per richiamare ciò che si racconta, tra altri generi di supplizi, riguardo al suo martirio ("fu esposto ai leoni"). Molto spesso reca in mano anche la croce, simbolo della sua fede. Il significato del gallo bianco associato a S. Vito rimane
incerto: c'è chi vedrebbe in ciò un vestigio del dio slavo della luce, al quale si offrivano in sacrificio
dei galli; dunque un attributo di un dio pagano rielaborato dalla cristianità.
San Vito, specialmente nell'iconografia d'oltralpe, è raffigurato come un bambino di circa dodici anni immerso fino a metà busto in un calderone di pece bollente sotto cui ardono dei ceppi, o a volte recante in mano l'asola di una piccola pentola.
Il significato del gallo bianco associato a San Vito rimane incerto: c'è chi vedrebbe in ciò un vestigio del dio slavo della luce, al quale si offrivano in sacrificio dei galli; dunque un attributo di un dio pagano rielaborato dalla cristianità.
Salvatore Ferro Il pittore messinese raffigura un imberbe, femmineo San Vito, tra due colonne e accompagnato da due magnifici cani, mentre stende la mano verso un giovanetto vestito di verde, che libera cosi, miracolosamente, da una legione di demoni, qui rappresentati da tre piccoli verdi draghetti alati.
Immagine devozionale