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1 aprile 2015 23 M ETAMIAO E M ETABAU di Edmunduburdu STORIA DEL FUMETTO di Evaristo Puxeddu Topolino story Peste e corna di Rinaldo Ruggeri IL COMMENTO C HI DI CAMMELLO FERISCE DI CAMMELLO PERISCE C onfesso che non ci ho mai capito molto, e credo tanti altri come me. Stando alla Bibbia, Caino si dedicava all’agricoltura e Abele alla pastorizia. Il primo offriva al Signore frutta e verdura, il secondo il sacrificio di animali e i loro grassi, ma il destinatario non gradì in ugual misure le offerte, snobbò le verdure e apprezzò le carni. Caino visse male il fatto e scaricò la responsabilità delle proprie soffe- renze sul fratello uccidendolo e riducendo così a tre persone gli abitanti sulla terra. Ma i conti non tornano. Caino infatti, nel corso del suo vagabondare, incontrò una tribù di altri umani, che chissà quando e da chi erano stati creati, ne sposò una donna e fece figli su figli. Dall’altra parte anche Adamo ed Eva si diedero da fare per popolare la terra e procrearono felici. O forse con dolore. Il tempo passò veloce tra spassi e festini, che il Signore non condivise e per punire quei pecca- tori gli mandò il diluvio universale. Noè, il prediletto, co- struì l’arca, dove stivò animali e familiari, e i figli Sem, Cam e Jafet diedero origine al nuovo popolo e alle relative tribù, amate o maledette. Il diluvio, l’acquazzone o chissà cosa af- fogò tutti quelli che non trovarono ospitalità nell’arca o an- che i discendenti di Caino sopravvissero con altre barche e procrearono con i discendenti di Noé? Sorge a questo punto la domanda spontanea: la storia del diluvio (che è comune a tante antiche civiltà) è stata scritta per affermare la superiori- tà di un popolo rispetto ad altri raccontandone meriti e deme- riti o l’autore l’ha fatto per ingraziarsi il proprio sovrano? Un cosa che hanno fatto anche il Tasso con la sua Gerusalemme Liberata, il Machiavelli con il suo Principe e molti altri. Fatto sta che le tre tribù originate dai figli di Noè non vissero felici e contente. Per secoli la Palestina fu terra di conquiste e, con l’arrivo del cristianesimo e poi dell’islamismo, teatro di guerre di religione oltre che di interessi, e tanti ebrei, che continuavano a seguire la propria fede e si ingegnavano in molte attività, si sparsero per il mondo in cerca di vita più facile e più ricca, ma continuarono a subire angherie e per- secuzioni varie fino a quando, dopo la seconda guerra mon- diale e la shoah, le Nazioni Unite decisero di dar loro una patria decidendo nel 1947 la divisione delle terre di Palesti- na tra arabi ed ebrei e l’anno successivo la nascita del nuovo stato. La cosa non piacque ai palestinesi, che si vedevano privati dei, anche per loro, luoghi sacri, e non mancarono altre guerre. Poi pure loro, 40 anni dopo Israele, si videro riconoscere uno stato proprio. Riconoscere è una parola gros- Alle primarie del Partito Democratico, a Guspini, hanno vota- to 1373 elettori. In questo momento di crisi della politica, di diserzione delle urne, il dato è rilevante e ha superato le più rosee aspettative. I tre candidati hanno preso le seguenti pre- ferenze: Giuseppe De Fanti 607 voti, Enrica Olla 442 Voti, Stefania Atzei 302. I risultati coronano Giuseppe De Fanti a candidato-sindaco. Per chi non è addentro alla politica guspi- nese questi dati potrebbero prestarsi a una lettura errata, che l’antagonismo politico sia stato, essenzialmente, tra De Fanti e Olla. Tra i due, com’è normale che sia in politica, c’è stata competizione nel concorrere alla candidatura a sindaco della città. Si deve sapere, anche, che De Fanti e Olla, a livello lo- cale, hanno sostenuto un comune segretario di circolo diverso dall’attuale. Sono trascorsi pochi mesi dal confronto aspro per il rinnovo della segreteria, all’interno del PD locale, e gli strascichi di quella dialettica dura erano tutti presenti in questo confronto elettorale. La terza candidata, Stefania Atzei, è la risultante di questo conflitto. Secondo i più, erano sufficienti i due candi- dati, magari con un’apertura alle forze politiche cha adesso sono in maggioranza, per fare, come sarebbe stato logico, una primaria di coalizione. Nella sostanza, si vuole riproporre un conflitto, mai assopito nel corso di quest’ultima legislatura, tra amministrazione e partito. Che esista una dialettica fra am- ministrazione e partito è prassi normale. Si capisce che un sindaco, espressione di varie componenti politiche, debba me- diare e che i partiti siano da pungolo per esercitare la propria soggettività. Nel corso di questi cinque anni più che un pun- golo, la Giunta ha avuto un coltello conficcato nei fianchi, sempre premuto da chi, in teoria, doveva dargli sostegno. Ne- anche l’opposizione è stata così dura come certi dirigenti del circolo del PD che hanno agito e agiscono nell’indifferenza disarmante delle segreterie di partito. Di fronte a questo killeraggio politico, i tre segretari, che si sono succeduti in questi ultimi cinque anni, hanno agito come le famose tre scimmiette, non hanno visto, sentito e parlato. Purtroppo all’interno del PD guspinese esiste uno zoccolo duro che esprime il segretario e le maggioranze in segreteria. La lotta non è come qualcuno vuol far intendere, fra ex democri- stiani ed ex comunisti. Non è, neanche, lotta fra le correnti, perché l’appartenenza è perennemente fluttuante, in base alle convenienze del momento. La lotta è fra chi crede nella co- struzione di un partito democratico e chi ostacola questo pro- cesso perché vede in esso la messa in discussione del proprio potere personale. Uno sparuto gruppo di militanti del PD è convinto di avere avuto in eredità il partito e nella difesa di questa proprietà usa armi lecite e illecite. Nei momenti topici, quando si devono fare delle scelte importanti, spuntano iscritti da tutte le parti, che puntualmente spariscono quando non servono più per al- zare la mano. Una sorta di truppe cammellate pronte a inter- venire a comando. Questo muro di gomma non è scalfibile con la forza del ragionamento; le argomentazioni politiche, anche quelle più nobili, vengono messe in soffitta dalla forza muscolare dei numeri delle tessere dei riservisti. Finalmente si è capito: che non si può essere corretti con chi gioca in modo scorretto, che non si può sempre perdere e fare la figura dei fessi. Per questo certi protagonisti delle primarie si sono attrezzati “armando” gli ascari e le truppe cammellate. Il ri- sultato di questo evento è cronaca di questi giorni. Il messag- gio, per chi lo vuole intendere, è chiaro: chi di cammello feri- sce di cammello perisce. sa, nel senso che ne furono sì stabiliti certi confini, ma di fatto ben pochi stati occidentali gli diedero un riconoscimento ufficiale e tuttora qualcuno (come per esempio la nostra Ca- mera con un risultato negativo perché subordinato a un ac- cordo tra Al Fatah e Hamas) lo chiede mentre il coraggio di concederlo non esiste. Lo stesso discorso vale per lo stato di Israele, non riconosciuto da molti stati islamici, e così que- sta terra “promessa” continua a essere luogo di scontro di interessi e di ideologie religiose. Il mancato riconoscimento dell’uno o dell’altro porta così al populismo, all’integrali- smo, all’ultraortodossia e all’estremismo, cioè a propugnare la distruzione dell’avversario. Non sarà facile far trovare un punto d’incontro a Hamas e Al Fatah, come non sarà facile trovare una linea condivisa alle diverse estrazioni di destra e di sinistra ebree. La paura fa novanta, si dice, cioè fa fare cose che nessuno farebbe in condizioni normali, e Netanyahu nel corso della sua campagna elettorale e degli incontri in Usa e in Francia ha parlato di paure, del rischio che l’Iran possa riuscire a farsi le bombe atomiche e di quanti propugnano la distruzio- ne dello stato di Israele. E ha negato il diritto all’esistenza di uno stato palestinese, cosa che non è stata gradita a Obama e a molti altri, ebrei o meno, che danno appoggio allo stato ebraico. In realtà anche lo scontento dei residenti in Israele non è tutto odio per gli islamici, è anche malessere per una società dove i ricchi, come ormai ovunque, depredano i poveri. La politica di Netanyahu, che ha vinto le elezioni, non piace, gli insediamenti per i coloni in territorio palestinese non piac- ciono, le agevolazioni agli ultraortodossi che lo appoggiano non piacciono. Non è l’islamismo che dobbiamo temere, ma il disagio economico-sociale che, guidato e alimentato ad arte da chi ha interesse a creare il caos, porta alla follia del- l’estremismo integralista di carattere religioso, al terrorismo indiscriminato e al condizionamento dei cervelli, che solo una volontà comune e il coraggio di rinunciare a credi e inte- ressi di parte potranno combattere. Anche cane e gatto possono diventare amici ed è tempo che Israele e Palestina comincino a liberarsi dell’odio reciproco e a dialogare, anche per evitare che i loro scontri continuino a essere pretesto per reazioni esasperate e si propaghino sul- l’intero pianeta. Evitiamo di prendere a esempio il compor- tamento dei primi due figli di Adamo ed Eva. LA CRONACA Era il 1982. In Spagna c’era l’Italia del grande calcio. Al “Santiago Bernabeu” di Madrid andava in scena l’ultimo atto del più bel mondiale di calcio disputato dai nostri cam- pioni. Il presidente della nostra Repubblica era Sandro Perti- ni, il tecnico della Nazionale Bearzot. Nel mondo dei fumetti e dei cartoni animati, c’era un marinaio dal pugno portentoso e inossidabile: Braccio di ferro. Tutti e tre fumavano la pipa e segnarono l’immaginario italiano del 1982. IN ITALIA Esce il numero 1430, il 4 aprile. Chiude la storica collana settimanale “Gli albi di Topolino”, che era nata col nome di “Albi della rosa” il 16 maggio 1954. Su Topolino, il disegna- tore Giorgio Cavazzano e lo sceneggiatore Carlo Chendi lan- ciano lo strampalato detective “Umperio Bogart, versione ca- ricaturale di Sam Spade, interpretato al cinema da Humphrey Bogart”. UN ANNO INTENSO Il 1982 è ricco di capola- vori che si sviluppano in più puntate con oltre un centinaio di pagine, come la “Storia di Marco Polo, detta Il Milione, disegna- ta da Romano Scarpa”. Ma è anche un anno di esordi, come nel caso di Alessandro Bencivenni, sceneggiatore per Paolo Villaggio, Pozzetto e Cri- stian De Sica. Negli Sta- tes, nel 1982, i fumetti Disney scompaiono, per tornare due anni dopo. UN PERIODO TRAGICO Purtroppo, vanno segnalate anche alcune tragicità, nella sto- ria del nostro Paese. L’agguato della mafia al sindacalista Pio La Torre, l’invio anticipato in Sicilia del generale Carlo Al- berto Dalla Chiesa in qualità di prefetto e la scomparsa del finanziere Calvi. L’anno era iniziato in Italia con una legge importante, che decretava lo scioglimento della “loggia Pro- paganda due” (nota come P2), deviata rispetto agli statuti della massoneria ed eversiva dello Stato, guidata dal Gran Mae- stro Licio Gelli, che sarà arrestato a Ginevra. MASS MEDIA Sulla neonata “Retequattro “ di proprietà Mondadori, editore anche di Topolino, esordisce il “Maurizio Costanzo Show” girato al Parioli di Roma. Sulla stessa rete il quiz “Vai col verde – Topolino Show”. E la stagione cinematografica Di- sney, a febbraio aprì con il fantastico lungometraggio “Po- peye – Braccio di Ferro “. PDF Compressor Pro

Peste e corna STORIA DEL FUMETTO METAMIAO E METABAU ... · Nel mondo dei fumetti e dei cartoni animati, c’era un marinaio dal pugno portentoso e inossidabile: Braccio di ferro

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1 aprile 2015 23

METAMIAO E METABAU

di EdmunduburduSTORIA DEL FUMETTO

di Evaristo Puxeddu

Topolino story

Peste e corna

di Rinaldo RuggeriIL COMMENTO

CHI DI CAMMELLO FERISCE DI CAMMELLO PERISCE

Confesso che non ci ho mai capito molto, e credo tantialtri come me. Stando alla Bibbia, Caino si dedicavaall’agricoltura e Abele alla pastorizia. Il primo offriva

al Signore frutta e verdura, il secondo il sacrificio di animalie i loro grassi, ma il destinatario non gradì in ugual misure leofferte, snobbò le verdure e apprezzò le carni. Caino vissemale il fatto e scaricò la responsabilità delle proprie soffe-renze sul fratello uccidendolo e riducendo così a tre personegli abitanti sulla terra. Ma i conti non tornano. Caino infatti,nel corso del suo vagabondare, incontrò una tribù di altriumani, che chissà quando e da chi erano stati creati, ne sposòuna donna e fece figli su figli. Dall’altra parte anche Adamoed Eva si diedero da fare per popolare la terra e procrearonofelici. O forse con dolore. Il tempo passò veloce tra spassi efestini, che il Signore non condivise e per punire quei pecca-tori gli mandò il diluvio universale. Noè, il prediletto, co-struì l’arca, dove stivò animali e familiari, e i figli Sem, Came Jafet diedero origine al nuovo popolo e alle relative tribù,amate o maledette. Il diluvio, l’acquazzone o chissà cosa af-fogò tutti quelli che non trovarono ospitalità nell’arca o an-che i discendenti di Caino sopravvissero con altre barche eprocrearono con i discendenti di Noé? Sorge a questo puntola domanda spontanea: la storia del diluvio (che è comune atante antiche civiltà) è stata scritta per affermare la superiori-tà di un popolo rispetto ad altri raccontandone meriti e deme-riti o l’autore l’ha fatto per ingraziarsi il proprio sovrano? Uncosa che hanno fatto anche il Tasso con la sua GerusalemmeLiberata, il Machiavelli con il suo Principe e molti altri.Fatto sta che le tre tribù originate dai figli di Noè non visserofelici e contente. Per secoli la Palestina fu terra di conquistee, con l’arrivo del cristianesimo e poi dell’islamismo, teatrodi guerre di religione oltre che di interessi, e tanti ebrei, checontinuavano a seguire la propria fede e si ingegnavano inmolte attività, si sparsero per il mondo in cerca di vita piùfacile e più ricca, ma continuarono a subire angherie e per-secuzioni varie fino a quando, dopo la seconda guerra mon-diale e la shoah, le Nazioni Unite decisero di dar loro unapatria decidendo nel 1947 la divisione delle terre di Palesti-na tra arabi ed ebrei e l’anno successivo la nascita del nuovostato. La cosa non piacque ai palestinesi, che si vedevanoprivati dei, anche per loro, luoghi sacri, e non mancaronoaltre guerre. Poi pure loro, 40 anni dopo Israele, si videroriconoscere uno stato proprio. Riconoscere è una parola gros-

Alle primarie del Partito Democratico, a Guspini, hanno vota-to 1373 elettori. In questo momento di crisi della politica, didiserzione delle urne, il dato è rilevante e ha superato le piùrosee aspettative. I tre candidati hanno preso le seguenti pre-ferenze: Giuseppe De Fanti 607 voti, Enrica Olla 442 Voti,Stefania Atzei 302. I risultati coronano Giuseppe De Fanti acandidato-sindaco. Per chi non è addentro alla politica guspi-nese questi dati potrebbero prestarsi a una lettura errata, chel’antagonismo politico sia stato, essenzialmente, tra De Fantie Olla. Tra i due, com’è normale che sia in politica, c’è statacompetizione nel concorrere alla candidatura a sindaco dellacittà. Si deve sapere, anche, che De Fanti e Olla, a livello lo-cale, hanno sostenuto un comune segretario di circolo diversodall’attuale.Sono trascorsi pochi mesi dal confronto aspro per il rinnovodella segreteria, all’interno del PD locale, e gli strascichi diquella dialettica dura erano tutti presenti in questo confrontoelettorale. La terza candidata, Stefania Atzei, è la risultante diquesto conflitto. Secondo i più, erano sufficienti i due candi-dati, magari con un’apertura alle forze politiche cha adessosono in maggioranza, per fare, come sarebbe stato logico, unaprimaria di coalizione. Nella sostanza, si vuole riproporre unconflitto, mai assopito nel corso di quest’ultima legislatura,tra amministrazione e partito. Che esista una dialettica fra am-ministrazione e partito è prassi normale. Si capisce che unsindaco, espressione di varie componenti politiche, debba me-diare e che i partiti siano da pungolo per esercitare la propriasoggettività. Nel corso di questi cinque anni più che un pun-golo, la Giunta ha avuto un coltello conficcato nei fianchi,sempre premuto da chi, in teoria, doveva dargli sostegno. Ne-anche l’opposizione è stata così dura come certi dirigenti del

circolo del PD che hanno agito e agiscono nell’indifferenzadisarmante delle segreterie di partito.Di fronte a questo killeraggio politico, i tre segretari, che sisono succeduti in questi ultimi cinque anni, hanno agito comele famose tre scimmiette, non hanno visto, sentito e parlato.Purtroppo all’interno del PD guspinese esiste uno zoccolo duroche esprime il segretario e le maggioranze in segreteria. Lalotta non è come qualcuno vuol far intendere, fra ex democri-stiani ed ex comunisti. Non è, neanche, lotta fra le correnti,perché l’appartenenza è perennemente fluttuante, in base alleconvenienze del momento. La lotta è fra chi crede nella co-struzione di un partito democratico e chi ostacola questo pro-cesso perché vede in esso la messa in discussione del propriopotere personale.Uno sparuto gruppo di militanti del PD è convinto di avereavuto in eredità il partito e nella difesa di questa proprietà usaarmi lecite e illecite. Nei momenti topici, quando si devonofare delle scelte importanti, spuntano iscritti da tutte le parti,che puntualmente spariscono quando non servono più per al-zare la mano. Una sorta di truppe cammellate pronte a inter-venire a comando. Questo muro di gomma non è scalfibilecon la forza del ragionamento; le argomentazioni politiche,anche quelle più nobili, vengono messe in soffitta dalla forzamuscolare dei numeri delle tessere dei riservisti. Finalmentesi è capito: che non si può essere corretti con chi gioca inmodo scorretto, che non si può sempre perdere e fare la figuradei fessi. Per questo certi protagonisti delle primarie si sonoattrezzati “armando” gli ascari e le truppe cammellate. Il ri-sultato di questo evento è cronaca di questi giorni. Il messag-gio, per chi lo vuole intendere, è chiaro: chi di cammello feri-

sce di cammello perisce.

sa, nel senso che ne furono sì stabiliti certi confini, ma difatto ben pochi stati occidentali gli diedero un riconoscimentoufficiale e tuttora qualcuno (come per esempio la nostra Ca-mera con un risultato negativo perché subordinato a un ac-cordo tra Al Fatah e Hamas) lo chiede mentre il coraggio diconcederlo non esiste. Lo stesso discorso vale per lo stato diIsraele, non riconosciuto da molti stati islamici, e così que-sta terra “promessa” continua a essere luogo di scontro diinteressi e di ideologie religiose. Il mancato riconoscimentodell’uno o dell’altro porta così al populismo, all’integrali-smo, all’ultraortodossia e all’estremismo, cioè a propugnarela distruzione dell’avversario. Non sarà facile far trovare unpunto d’incontro a Hamas e Al Fatah, come non sarà faciletrovare una linea condivisa alle diverse estrazioni di destra edi sinistra ebree.La paura fa novanta, si dice, cioè fa fare cose che nessunofarebbe in condizioni normali, e Netanyahu nel corso dellasua campagna elettorale e degli incontri in Usa e in Franciaha parlato di paure, del rischio che l’Iran possa riuscire afarsi le bombe atomiche e di quanti propugnano la distruzio-ne dello stato di Israele. E ha negato il diritto all’esistenza diuno stato palestinese, cosa che non è stata gradita a Obama ea molti altri, ebrei o meno, che danno appoggio allo statoebraico.In realtà anche lo scontento dei residenti in Israele non ètutto odio per gli islamici, è anche malessere per una societàdove i ricchi, come ormai ovunque, depredano i poveri. Lapolitica di Netanyahu, che ha vinto le elezioni, non piace, gliinsediamenti per i coloni in territorio palestinese non piac-ciono, le agevolazioni agli ultraortodossi che lo appoggianonon piacciono. Non è l’islamismo che dobbiamo temere, mail disagio economico-sociale che, guidato e alimentato adarte da chi ha interesse a creare il caos, porta alla follia del-l’estremismo integralista di carattere religioso, al terrorismoindiscriminato e al condizionamento dei cervelli, che solouna volontà comune e il coraggio di rinunciare a credi e inte-ressi di parte potranno combattere.Anche cane e gatto possono diventare amici ed è tempo cheIsraele e Palestina comincino a liberarsi dell’odio reciprocoe a dialogare, anche per evitare che i loro scontri continuinoa essere pretesto per reazioni esasperate e si propaghino sul-l’intero pianeta. Evitiamo di prendere a esempio il compor-tamento dei primi due figli di Adamo ed Eva.

LA CRONACA

Era il 1982. In Spagna c’era l’Italia del grande calcio. Al“Santiago Bernabeu” di Madrid andava in scena l’ultimoatto del più bel mondiale di calcio disputato dai nostri cam-pioni. Il presidente della nostra Repubblica era Sandro Perti-ni, il tecnico della Nazionale Bearzot. Nel mondo dei fumettie dei cartoni animati, c’era un marinaio dal pugno portentosoe inossidabile: Braccio di ferro. Tutti e tre fumavano la pipa esegnarono l’immaginario italiano del 1982.IN ITALIA

Esce il numero 1430, il 4 aprile. Chiude la storica collanasettimanale “Gli albi di Topolino”, che era nata col nome di“Albi della rosa” il 16 maggio 1954. Su Topolino, il disegna-tore Giorgio Cavazzano e lo sceneggiatore Carlo Chendi lan-ciano lo strampalato detective “Umperio Bogart, versione ca-ricaturale di Sam Spade, interpretato al cinema da HumphreyBogart”.UN ANNO INTENSO

Il 1982 è ricco di capola-vori che si sviluppano inpiù puntate con oltre uncentinaio di pagine, comela “Storia di Marco Polo,detta Il Milione, disegna-ta da Romano Scarpa”.Ma è anche un anno diesordi, come nel caso diAlessandro Bencivenni,sceneggiatore per PaoloVillaggio, Pozzetto e Cri-stian De Sica. Negli Sta-tes, nel 1982, i fumettiDisney scompaiono, pertornare due anni dopo.UN PERIODO TRAGICO

Purtroppo, vanno segnalate anche alcune tragicità, nella sto-ria del nostro Paese. L’agguato della mafia al sindacalista PioLa Torre, l’invio anticipato in Sicilia del generale Carlo Al-berto Dalla Chiesa in qualità di prefetto e la scomparsa delfinanziere Calvi. L’anno era iniziato in Italia con una leggeimportante, che decretava lo scioglimento della “loggia Pro-paganda due” (nota come P2), deviata rispetto agli statuti dellamassoneria ed eversiva dello Stato, guidata dal Gran Mae-stro Licio Gelli, che sarà arrestato a Ginevra.MASS MEDIA

Sulla neonata “Retequattro “ di proprietà Mondadori, editoreanche di Topolino, esordisce il “Maurizio Costanzo Show”girato al Parioli di Roma. Sulla stessa rete il quiz “Vai colverde – Topolino Show”. E la stagione cinematografica Di-sney, a febbraio aprì con il fantastico lungometraggio “Po-peye – Braccio di Ferro “.

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1 aprile 201524

di Antonio LoruIL MIO PUNTO DI VISTA

OGGI PARLIAMO DI...TRAGEDIE IN DUE

BATTUTE

di Giovanni Luigi Zedda Dimmi cosa leggi

IO SON FESSO E SON FELICE

E SONO MOLTO PIÙ FESSO DI QUANTO (NON) SI DICE

Se, allo stato attuale, la configurazione del capitalistico re-

gno animale dello spirito pare potersi descrivere come liqui-da e non coercitiva, ciò accade in virtù del fatto che il Nomos

dell’economia si presenta sempre più simile all’acqua, rive-landosi incolore e informe. Fuor di metafora, si mostra comevalorialmente neutro, e dunque un modo naturale - non criti-cabile, né trascendibile - di abitare lo spazio del mondo. […]assume, secondo la prerogativa fondamentale dei liquidi, laforma di ciò con cui viene a contatto, adattandosi alla realtàcircostante nell’atto stesso in cui la colonizza con la logicareificante della valorizzazione del suo amor infiniti. […] ilfanatismo dell’economia dominante su tutto il giro d’oriz-zonte diventa un’ideologia invisibile e naturale che presentauno statuto analogo a quello dell’acqua per i pesci […] ogginoi, servi ignari del mercato globale, non ci avvediamo delfattore naturalizzante dell’ideologia che tutto permea e av-volge. Viviamo nella gabbia d’acciaio senza saperlo, pensan-do anzi che essa coincida con la libertà pienamente dispiega-ta.(Diego Fusaro, Il futuro è nostro. Filosofia dell’azione,

Bompiani, MI, 2014, pgg. 22/23)Oggi dorme l’onestà/seppellita è la virtù,/ si fa avara la lar-ghezza/e largheggia l’avarizia;/dice il vero falsità,/diceil falso verità./Tutte le leggi infrangono/ e in illecite azioni/lecitamente deviano./ […] Un tempo si amava lo studio,/oralo si considera un tedio./A lungo si è apprezzato il sapere,/ora è prevalso il piacere./Il giovane diviene astuto/prima deltempo dovuto/e con malevolenza rifiuta la sapienza./ […]Mentre nel tempo passato/a stento ai discepoli era dato/solodopo i novant’anni/riposarsi dallo studio,/ora i bimbi di diecianni/si sottraggono al giogo/e si credono maestri./(Maria Clelia Cardona, [a cura di], Carmina Burana, La

Satira Morale, pgg. 31/35, Guanda, Parma, 1995)

Gli antichi, incapaci, progettavano caverne da cui qualcuno,di tanto in tanto riusciva ad evadere, non solo, ma anche aritornarvi, con l’intenzione, criminale, di organizzare l’eva-sione in massa dei suoi ex-compagni di incosciente sventura.Oggi invece, la nostra Gabbia d’Acciaio, non solo non ci con-sente di evadere, ma addirittura ci mostra lo spettacolo d’artevaria di quelle scimmie, altrimenti dette uomini, che vi si agi-tano oscenamente, per il piacere a-cefalo di altre scimmie,che a loro volta, dalla loro gabbia danno, e vedono, spettaco-lo, da gabbia a gabbia a gabbia, tutti illusoriamente attori, inrealtà marionette, mosse da fili sempre più invisibili, ché l’in-dustria tessile, in questo campo ha raggiunto una perfezionetecnica, finora mai neanche lontanamente immaginata. Al fa-natismo antico della cultura religiosa orientale, le nostre so-cietà occidentali hanno sostituito il fanatismo dell’economiafinanziaria incontrastata dominatrice della nostra cultura, chenonostante i colpi di coda si è ormai imposta anche da loro,in Oriente. Un ruolo fondamentale in questo processo, lo han-no svolto, nel mondo del capitalismo occidentale, le sue isti-tuzioni universali, laiche e religiose, conformandoci a questarealtà, che ai più sembra ora ineluttabile perché appare natu-

rale.Il conformismo attuale, imperante, dominante, totalizzante,inglobante, ti prende subito il cervello per asfissia, ti creadentro la teca cranica il vuoto totale, pneumatico. Oggi nonc’è più bisogno di sghèrri, sbìrri, polizie segrete, OVRA,OKHRANA, KGB, CIA, NSA, SISDE, SISMI, AISI, AISE,MOSSAD, (IGESVA?), agenti infiltrati e delatori. Oggi ilnostro più spietato controllore siamo noi stessi, resi incapacidi comprendere i meccanismi di funzionamento del sistema,ci autosorvegliamo 25 ore su ventiquattro, non sia mai! Me-glio avere un’ora in anticipo, sulla quale il sistema possa con-tare ogni giorno di bel tempo o di pioggia che Dio manda interra, per poter correre ai ripari nel caso di blackout improv-viso dei meccanismi di controllo, tanto sofisticati che nean-che il potere è ancora del tutto certo di poterli padroneggiarecon assoluta sicurezza. Che so! Un pensiero che entrando inqualche testa crea la crepa che ne espelle il gas immesso daimedia e dalle istituzioni con tanti anni di Tv, giornali, forma-zione spazzatura, potrebbe fare da cavallo di Troia allo stabi-lirsi di piccole colonie di neuroni cerebrali, sempre più nu-merose e specializzate, cellule, massa bianca, grigia e, !!!or-rore!!! cervelli! Di nuovo pensanti, secondo modalità via viasempre più critiche. Meglio non rischiare!! Massimo D’Ale-ma in un suo recentissimo intervento ha affermato: il PD, il

più grande partito democratico e popolare del nostro Paese,

è diventato oggi un partito carico di arroganza, il principale

responsabile della riduzione dell’attuale effettiva partecipa-

zione alla vita politica in Italia. Stiamo diventando, conti-

nua, un partito di spartizione del potere, (e di favori, appalti,incarichi, per gli amici, gli amici degli amici, e naturalmentei parenti, a cominciare da quelli più prossimi, a me pare).Siamo l’unica rilevante forza politica del Paese. Il fatto che

il PD sia ormai l’unica forza politica rilevante in Italia, non

è un fatto positivo per la democrazia, e allontana, (al di làdelle parate e di ogni altra forma di rappresentazione di que-sta politica spettacolo, nda), il popolo dalla partecipazione

attiva e consapevole alla vita politica. Questo deve farci ri-

flettere, conclude, su due ordini di questioni strettamente le-

gate tra di loro: qual è il destino di un partito senza popolo?

E qual è, cosa ancora più preoccupante, il destino di un po-

polo senza partito? Detto da un politico, navigato in tutti isensi, come Massimo D’Alema, questo è agghiacciante. Manon del tutto esatto: stiamo diventando è, in realtà, siamo, unpartito di spartizione del potere, (con tutto ciò che significa).E sbaglia proprio del tutto quando nasconde la realtà più im-portante: il PD, il potere, in Italia, lo gestisce in subappalto,per conto del Vaticano e del capitalismo finanziario interno einternazionale. A scrivere il progetto politico, almeno dalgoverno Monti all’attuale, è sempre più la Confindustria, laTroika, la CEI, con le sue più eminenti eminenze. Papa Fran-cesco è solo l’aspetto simpatico di questa realtà, lo zuccherosu questa amarissima pillola da ingoiare per la società civiledel nostro Paese. Voglio essere chiarissimo: quando dico ilVaticano, intendo lo Stato del Vaticano, con i suoi funziona-ri, le sue gerarchie, i suoi uomini di potere, così come in ogniStato, antico e moderno, le sue lobby, non la chiesa cattolica.La chiesa cattolica è tutto il mondo, i potenti così come gliultimi della terra, gli illusionisti e gli illusi, gli uomini di buonavolontà, i beati facitori di pace, i banchieri e gli uomini d’af-fari, perfino qualche cristiano ancora si può trovare, certomolto spaesato, nel suo gigantesco interno, è chiaro. Io in-tendo quello stato moderno, che dalle sue origini, (1929) aoggi, ha salutato il cavalier Benito Mussolini e il CaudilloFrancisco Franco, per fare solo due esempi, come uominiinviati dalla Provvidenza! Il papa tedesco, che non potevarecitare il ruolo di simpatico distrattore di massa, non a casoè stato mandato in pensione. Il paradosso è che oggi il popo-lo, suggestionato da questi potentissimi mezzi di distrazionedi massa, chiede agli stessi agenti responsabili di questa deri-va della vita civile, culturale in senso lato, italiana in partico-lare, aiuto per poter uscire da questo tunnel riduttivisticamentechiamato crisi economica. Basterebbe conoscere solo un pocola nostra storia europea, medievale, moderna e contempora-nea, per vedere i governanti la chiesa cattolica, ma poi anchedelle chiese riformate, sempre presenti e con ruoli di gestio-ne, occultata, del potere, nei periodi più bui per la democra-zia reale nei paesi del Vecchio continente. Per tanto tempo inEuropa le gerarchie e le lobby della chiesa hanno gestito di-rettamente il potere, o per loro l’hanno gestito i re, i principi,i duchi e i baroni. Oggi gli apparati della chiesa cattolica, aldi là delle dichiarazioni di circostanza, sono totalmente, or-ganicamente, culturalmente, al servizio di questo attuale ca-pitalismo, la più spietata forma di dominio basata sul dio-denaro, mai conosciuta prima nella storia umana. E la storia,per quanto ingenuamente si possa crederlo, non sono i fatti,la storia è il racconto dei fatti. E oggi, assenti le organizza-zioni della società realmente laica e civile, la storia, special-mente in Italia, la stanno scrivendo di nuovo i chierici e iloro rappresentanti negli ex partiti politici. Rappresentantiche, in maggior numero che in qualsiasi altro altrove, si tro-vano ai posti di comando di questa strana cosa nuova chia-mata Partito Democratico.

Cosa fanno due maiali sul divano? I porci comodi//Ad untavolo, la vita, il tempo, l’amore, la giovinezza giocano a carte:la vita: passo, il tempo: passo, l’amore: passo, la giovinezza:passo. Gettano le carte e se ne vanno.// Al circo il domatoredi serpenti interrompe improvvisamente il suo numero: scu-

sate, ma mi scappa la biscia.// Tu hai spirito di contraddizio-ne! Non è vero!//Il fiorellino: che bella cosa essere nato vici-no a te. Così tu mi ripari dalla pioggia, ma dimmi: sei un veroombrello o fungi da ombrello? Il fungo: fungo.(Achille Campanile, Tragedie in due battute, BUR, MI,

2000, … e altri aforismi sparsi)

Tragedie in due battute, o anche Ottantasette tragedie indue battute, ovvero l’Elogio della laconicità, della brevi-tà, folgorante, come solo le scosse elettriche di una grandeintelligenza umoristica, quella di Campanile, sanno dare,scosse che tonificano, ridanno vigore allo spirito così vili-peso dall’insulsàggine del nostro tempo. Ma perché ag-giungere umoristica, l’intelligenza è sempre umorismo,l’umorismo intelligenza tout court. L’umorismo di AchilleCampanile, uno dei più geniali, intelligenti italiani del XXsecolo, come tale, naturalmente ignorato dai nostri tempi,così densamente popolati di stupidi, imbecilli alla lettera,bisognosi di appoggiarsi al bàculum, il bastone, di chi nonè in grado di camminare sulle sue gambe, fuor di metafo-ra, di ragionare con la sua testa. Queste Tragedie sono bre-vissimissimissime piece teatrali, nonsense, paradossi natidalla spietata analisi critica dei luoghi comuni di cui sipascono i tanti boriosi che affliggono, con la loro stessapresenza, spesso in posti di comando, di decisione, il ge-nere umano, e la stessa terra che ci contiene. Buona lettu-ra, anzi, buona immersione nelle acque profondissime, masempre trasparenti, dell’inarrivabile umorismo campani-liano.

Achille Campanile, Tragedie in due battute, Biblioteca Uni-versale Rizzoli, MI, 2000,Achille Campanile, Ottantasette tragedie in due battute,Biblioteca Universale Rizzoli, MI, 2009.

La sezione di Guspini ricorda ai donatori che

effettuerà i prelievi nella sede locale

in Via Don Minzoni, 107

sabato 18 aprile

La sezione di Villacidro ricorda ai donatori che

effettuerà i prelievi nel Poliambulatorio

in Via G. Rossa, 49

sabato 4 aprile

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1 aprile 2015 25

Nel Medio Campidano è cresciuta notevolmente l’incidenza

della cataratta. Sempre più pazienti, prevalentemente anzia-

ni di oltre 70anni, hanno necessità di sottoporsi all’interven-

to correttivo per riacquistare la vista. Il dottor Giorgio Mat-

tana, oculista operativo a Sanluri, che dal 2007 al 2012 ha

diretto il Servizio della chirurgia della cataratta nell’ospe-

dale di San Gavino, operando migliaia di pazienti del terri-

torio, spiega il fenomeno e come intervenire.

La cataratta è la perdita di trasparenza, sino alla totale opaci-tà, del cristallino naturale presente all’interno dell’occhio. Èun disturbo della vista che colpisce milioni di persone nelmondo e di tutte le età. La forma più frequente è quella seni-le, il normale processo di invecchiamento del cristallino. Èevidenziato infatti nel 96 % dei pazienti sopra i 60 anni. Male moderne tecniche di microchirurgia permettono una riabi-litazione visiva ottimale.Il cristallino è una lente elastica situata dietro l’iride e fun-ziona come una lente di ingrandimento biconvessa, con loscopo di focalizzare sulla retina le immagini che attraversanola pupilla. Quando la parte periferica, detta corticale, una cap-sula trasparente che avvolge il tutto, è stimolata dal muscolociliare, il cristallino può appiattirsi o ispessirsi, modificandoquindi il potere di mettere a fuoco le immagini lontane o vici-ne. Alcuni pensano che la presbiopia sia causata dalla cata-ratta. Invece la presbiopia è un fenomeno naturale che simanifesta nel soggetto normale tra i 40 e i 45anni con la pro-gressiva difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti molto vicini econ la necessità di correggere tale difetto con occhiale pervicino. Per la cataratta è diverso.Attualmente non vi sono né farmaci né colliri che blocchino

a cura del Dottor Giorgio Mattana

specialista oculistaOCCHIO ALLA VISTA

COS’È LA CATARATTA E COME SI CURAwww.oculista-giorgiomattana.com

la sua crescita, ridando lucentezza al cristallino già opaco.L’unica terapia è la rimozione chirurgica attraverso l’inter-vento di facoemulsificazione. Consiste in un piccolo tagliocorneale di meno di tre millimetri, attraverso il quale s’inse-risce una sonda ad ultrasuoni che frammenta e aspira la cata-ratta. Al posto di essa, dentro l’occhio viene inserito un cri-stallino artificiale di materiale acrilico idrofobo pieghevole,una lente artificiale ancorata ai suoi legamenti naturali, ri-manendo per sempre all’interno dell’occhio.È una tecnica indolore eseguita in anestesia locale, dove ilpaziente pur rimanendo sveglio non avverte alcun dolore. Inalcuni casi il chirurgo inietta un anestetico intorno alla re-gione orbitaria, ma generalmente è un intervento eseguitoattraverso l’instillazione di gocce di collirio anestetiche, chein mani esperte dura meno di dieci minuti. La visione si riac-quista rapidamente, già dai primi giorni, fino ad un massimodi circa 20 giorni, durante i quali il paziente a casa dovràinstillare gocce di collirio nell’occhio operato.Talvolta dopo l’intervento sono necessari occhiali per vede-re meglio per lontano e vicino. Prima dell’intervento il pa-ziente viene sottoposto ad alcuni esami di routine per garan-tirne l’operabilità in sicurezza, tra i quali una ecobiometriaad ultrasuoni e indolore, che consente il calcolo della lenteintraoculare da inserire al posto del cristallino opaco. E do-vrà necessariamente fare una terapia preventiva di colliriantibiotici ed antinfiammatori almeno per una settimana pri-ma dell’intervento. Dopo l’operazione, invece, l’occhio nondovrà essere compresso né lavato. A scopo protettivo, si con-siglia di indossare occhiali scuri per almeno una settimana,bendare l’occhio durante il sonno per alcuni giorni e astener-

si da attività fisichepesanti o sportive peralmeno 20 giorni. Po-trà effettuare le normaliattività quotidiane macon attenzione e neiprimi giorni potrebbeavvertire alcuni sinto-mi del tutto normaliche però spariranno inbreve tempo: fastidioin zona oculare con ar-rossamento e lacrima-zione, sensazioni visi-ve di corpuscoli scurivaganti e talvolta la luce appare sull’azzurro o verde.Il momento migliore per decidere l’intervento dipende dalleesigenze del paziente. Se la cataratta disturba la vista convie-ne intervenire senza aspettare che peggiori ulteriormente.Anche perché una cataratta iniziale è di consistenza molle epiù agevole da asportare, con minori fastidi e rischi per ilpaziente. Una cataratta avanzata matura invece è di consi-stenza dura e può comportare possibili fastidi e più rischi nellastrategia dell’intervento.In alcuni casi è possibile che, dopo qualche mese o anno dal-l’intervento, la vecchia capsula del cristallino, dove è adagia-ta la nuova lente artificiale, diventi opaca annebbiando dinuovo la visione. Per eliminare questa complicanza si esegueil laser Yag che ambulatorialmente, in pochi minuti e senzadolore, elimina questo velo della vista.

ODONTOIATRIA E SALUTE di Andrea Lampis

medico odontoiatra

IL CARCINOMA ORALE: DIAGNOSI E STADIAZIONE

www.studidentisticilampis.it

In questo terzo articolo sul carcinoma si tratterà il processodiagnostico del carcinoma e la sua stadiazione.Una volta trovata la lesione sospetta si procede a monitorarlaper un periodo di due settimane. Il dentista per valutarne ildecorso utilizza materiale di supporto quali fotografie e sche-mi che riassumono le dimensioni della lesione. Se questaaumenta di volume o non regredisce si procede con una biop-sia. Al contrario se diminuisce di volume si continua a valu-tarla.Uno dei metodi utilizzati per la diagnosi è la citologia esfo-liativa. Questa tecnica consiste nel rimuovere tramite un ap-posito strumento alcune cellule dalla zona sospetta. Dappri-ma si pulisce la zona da eventuali agenti contaminanti, poi siasciuga e si procede al prelievo di cellule scrisciando lo stru-mento. L’esame è molto rapido e permette la lettura già dopoun’ora. Inoltre è indolore e privo di complicanze. Tuttavianon è una diagnosi definitiva ed in caso di riscontro di cellu-le maligne bisogna procedere con la biopsia.La biopsia può essere di due tipi: escissionale o incisionale.La prima si può applicare per lesioni piccole al di sotto di 1,5cm e si basa sulla completa rimozione previa anestesia loca-le. Si attua per lesioni che hanno scarso sospetto di esseremaligne. I margini devono includere circa 1 cm al di là deiconfini della lesione, per questo non è sempre possibile ef-fettuarla in studio.La biopsia incisionale invece rimuove una piccola parte e si

applica in caso di lesioni più grandi o per quelle in cui si hail sospetto di essere maligne. In questo caso si rimuove soloun piccolo campione da una zona fortemente rappresentati-va.Una volta effettuata la biopsia si mette il campione in forma-lina (soluzione di acqua e formaldeide al 10%) per conser-varla e si spedisce all’anatomo patologo.L’anatomo patologo rispedisce il referto con l’eventuale dia-gnosi. Se è confermata la malignità della lesione si procedealla stadiazione ed alla terapia.La stadiazione ha lo scopo di stabilire quanto è grave il car-cinoma, il tipo di terapia che si utilizzerà e la prognosi, cioèil risultato che si può aspettare in termini di sopravvivenza epeggioramento della qualità della vita.Il sistema di stadiazione utilizzato è il TNM. Questo è unacronimo che sta per T che indica l’estensione del tumore, Nche indica il coinvolgimento di eventuali linfonodi nel collo(il carcinoma infatti tende a invadere i linfonodi) e M cheindica le eventuali metastasi a distanza.Ad ognuna di queste tre lettere (T, N ed M) viene assegnatoun valore che tanto più è alto tanto più è grave il tumore. Lalettera T ha valori più alti in caso di un tumore esteso, mentreper N questo è più alto se i linfonodi coinvolti son tanti, secoinvolgono entrambi i lati del collo e se scendono in pro-fondità. La M indica la presenza di metastasi, cioè della pre-senza di cellule tumorali lontane dalla lesione iniziale.

I linfonodi del collo vengono divisi in livelli che vanno da 1a 5. Il primo livello è quello sottomentoniero e sottomandi-bolare ed è il più vicino alla bocca, seguono gli altri livelli.La diffusione linfatica si evidenzia con la palpazione del col-lo, l’ecografia e gli esami radiografici (tac, risonanza magne-tica e pet) o l’agoaspirato. L’esame palpatorio è economico,la sensibilità varia dal 16 al 60% e dipende dall’esperienza dichi lo esegue.In base alla combinazione di punteggio di queste tre lettere ilcarcinoma rientra in uno dei quattro stadi, per ognuno deiquali la terapia sarà diversa. Nel prossimo articolo si parleràdella terapia in base allo stadio e la prognosi.

Sabato 11 aprile, a partire dalle 15:30, le Case a Corte diGuspini ospiteranno la prima fiera dell’artigianato artistico“Addobbi e ricami”, promossa dal comitato permanente“Sant’Antonio di Santadi” nell’ambito della quarta rasse-gna “Aspettando Sant’Antonio”. L’evento, aperto a tutti,vedrà la realizzazione di arazzi, porcellane e ceramiche,nonché l’inaugurazione di diversi laboratori per bambinidedicati al ricamo e alla creazione di graziosi manufatti inlana, carta e macramè.

Case a corte: Prima fiera dell’artigianato artistico“Addobbi e ricami” comprenderà tuttavia anche la giornatadi domenica 12, la quale sarà invece dedicata prevalente-mente al cibo, con la degustazione di prodotti locali, labo-ratori d’intaglio di frutta e verdura: elemento di novità attoa suscitare stupore nei più piccoli, il laboratorio dedicatoalla creazione di verdure e animali in plastilina con MonicaTronci, autrice del libro di filastrocche in sardo dal titolo“Is bidrureddus”.

Francesca Virdis

GUSPINI

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1 aprile 201526

di Roberto LoddiL’ISOLA IN CUCINA

PreparazioneIngredienti:

ANGIONEDDU CUN FENUGHEDDU ARESTI

PIERO CALAMANDREI

di Evaristo Puxeddu PAGINE DI STORIA POLITICA

NOTE BIOGRAFICHE

Nacque e morì a Firenze. La concezione di democrazia, inCalamandrei, si definì come espressione fondamentale di quel“liberalismo armato”, che lo animò durante tutta l’esistenza.Una scelta sempre dedicata all’affermazione del diritto, con-cepito come causa e conseguenza di un assetto democraticobasato sulla giustizia e sulla libertà.IL PARTIGIANO

Calamandrei era nato da una famiglia di giuristi. Suo padre,professore e avvocato, era stato deputato repubblicano e do-cente di procedura civile all’università di Messina, a Mode-na, a Siena, e rettore dell’Ateneo fiorentino. Volontario allaguerra 1915 – 1918 come ufficiale di fanteria e promossotenente colonnello. L’avvento del fascismo lo portò a impe-gnarsi contro la dittatura. Nacque così la collaborazione conSalvemini e con i fratelli Rosselli, con i quali fondò il circolodi cultura di Firenze che, nel 1924, dopo essere stato deva-stato dagli squadristi, fu definitivamente chiuso per ordineprefettizio.LE REAZIONI

La violenza fascista non spaventò il professore , che parteci-pò alla pubblicazione del giornale “Non mollare” e all’ Asso-ciazione “Italia Libera”, che avrebbe più tardi ispirato il mo-vimento “Giustizia e Libertà” e poi il Partito d’Azione. Quan-do si sciolse, entrò nel partito socialdemocratico, per il qualefu eletto deputato. Nel 1953, contrario alla “legge truffa”,sostenuta anche dal suo partito, prese parte, con l’amico Fer-ruccio Parri, alla fondazione di “Unità Popolare “, che con-tribuì ad impedirne l’approvazione.LO STUDIOSO

Sviluppò una vasta produzione giuridica. I commentatori ri-

cordano in particolare “l’In-troduzione allo studio dellemisure cautelari” del 1936.Uno studio all’avanguardia,che farà compiere un gran-de passo in avanti alla scien-za processuale italiana. Glispunti di questo lavoro sonointeramente confluiti nel li-bro quarto di procedura ci-vile del 1942. La giurispru-denza e le novelle successi-ve all’entrata in vigore delcodice ricalcheranno fedel-mente il percorso tracciatoda Calamandrei.IL DIRITTO

Con lui si collegarono due fattori: quelli che danno ragionealla ricchezza spirituale dell’uomo, del suo modo di essere, edi agire. Calamandrei si era formato nella cultura di un’Italiaben diversa da quella in cui era vissuto, una cultura di forma-zione liberale e illuminista che aveva incontrato la questionesociale, con il portato di solidarietà: era l’insieme di “radica-lismo politico e di positivismo giuridico”. Egli riuscì ad espri-mere un umanesimo civile, che ritroviamo, leggendo le sueparole, nel giurista, nell’uomo politico, nello scrittore e nelcittadino di un’ Italia che voleva diversa da quella che era. EFirenze, è l’immagine riflessa di quest’umanesimo. Di questogrande personaggio, che aveva sempre sostenuto che “...la li-bertà è condizione ineliminabile della legalità. E dove non viè libertà non può esservi legalità”.

Uno dei principali protagonisti della nascita della Repubblica italiana.

Avvocato, giurista e docente universitario. Scrittore, politico. Promotore del primo

nucleo antifascista e fondatore della rivista politico-letteraria “Il Ponte”.

S’angioneddu cun fenugheddu aresti (agnellino da latte con finocchietto selvatico) è un piat-

to classico alquanto gustoso della cucina tradizio-nale agropastorale sarda. Gli ingredienti da utiliz-zare sono l’agnello, i finocchi selvatici, il mirto, ipomodori secchi e a seconda del luogo si varia laricetta in base agli usi locali. Quello che comun-que li accomuna tutti quanti è il finocchietto sel-vatico, che conferisce alla pietanza un sapore uni-co e inconfondibile.

Per prima cosa, elimina le eventuali parti grasse della carne, poi mettila a bagno in una concadi terracotta (scivedda), quindi coprila con del vino bianco e lasciala marinare un attimino.Intanto, sbollenta i finocchietti mondati, scolali, tagliuzzali e tienili da parte, compresa l’ac-qua di cottura; quindi trita la cipolla insieme ai pomodori secchi, il timo, i germogli di mirtoe il battuto ottenuto fallo rosolare in un capace tegame di terracotta con il guanciale, un girod’olio, una spruzzata di vino e una volta evaporato allontana il recipiente dal fuoco. Fattociò, scola la carne dalla marinata su un canovaccio da cucina, asciugala ed accomodala den-tro a una capace casseruola (sataina) insieme all’aglio schiacciato e un giro d’olio e fallarosolare. Appena avrà preso un bel colore dorato, travasa la carne dentro al tegame del sof-fritto e rivoltandola più volte, lascia che il tutto si insaporisca. Bagna la pietanza con unaspruzzata di vino e fallo sfumare dolcemente. Terminata questa operazione, aggiungi i finoc-chietti, una mestolata del loro brodo di cottura bollente, regola il sapore di sale, impreziosi-scilo con una generosa macinata di pepe, copri il recipiente e prosegui la cottura a fiammamoderata per cinquanta minuti, aggiungendo dell’altro brodo qualora il fondo di cotturatendesse ad restringersi troppo. Passato il tempo, togli il coperchio dal recipiente, aggiusta ilsapore di sale e lascia consumare leggermente il sughetto in modo da ottenere un intingolovellutato. Servi immediatamente l’agnellino irrorato con il fondo di cottura e sfoglie di panecarasau. Vino consigliato: Mandrolisai rosso, dal sapore asciutto sapido con retrogusto ama-rognolo, armonico e tipico.

kg 1,5 di agnellino da lattetagliato in parti,g 80 di guanciale battuto acoltello,una cipolla rossa di Sarde-gna,due spicchi d’aglio,un mazzo di finocchietti sel-vatici,un ciuffo di germogli teneridi mirto,un ciuffo di timo sardo (ar-midda),4 pomodori secchi ben dissa-lati,vino bianco secco tipo ver-naccia,brodo,olio extravergine d’oliva,sale e pepe di mulinello q.b.

Nel 2010 la Sardegna risultava ai primi posti perl’utilizzo del nuovo Social Network “Facebook”,che contava ventuno milioni di utenti registrati inItalia, su un totale di ottocento milioni di utenti at-tivi nel Mondo. La mia ricerca voleva indagare laCondivisione sociale delle emozioni online dellafascia adolescenziale, su un campione di 2000 stu-denti di terza, quarta e quinta superiore di novescuole del Medio Campidano.Attraverso un questionario ho indagato modalità enatura delle emozioni condivise dal nostro campio-ne di adolescenti, inserendo a fine questionario an-che la Scala ILS, la scala italiana per misurare inun unico strumento la solitudine Generale, Emozio-nale e Sociale, ideata dalla dottoressa Zammunerdell’Università di Padova.Si voleva verificare se indagare la metodologia online dei nostri adolescenti potesse aiutarci a inter-venire o a prevenire determinate problematiche ado-lescenziali offline come il bullismo, che nel corsodi questi ultimi cinque anni si è evoluto (passandoda Badoo a Fb, Whatsapp e Instagram…) nel cosid-detto Cyberbullismo.Nello scorso numero, in risposta ad un lettore, ave-vo spiegato che dopo quaranta anni di ricerche sul-l’Intelligenza Emotiva, oggi sappiamo che ad ognietà i vissuti sottesi da emozioni di vergogna e sen-so di colpa tendono ad essere omesse, solitamenteiper desiderabilità sociale (per evitare il giudizionegativo societario e la solitudine), sostanzialmen-te, in fondo, per senso innato di sopravvivenza.I dati della ricerca confermarono la stessa tenden-za. Accade (in percentuale minore) che non sempresi riesca a celare il disagio emotivo, e si debba co-munque condividerlo per allentare la tensione cheanche solo il ricordo di un vissuto emotivo altamen-te intenso crea nel nostro organismo, e pensiamonell’adolescenza quanto si viva di emozioni contra-stanti e quanto facile possa essere commettere gra-vi danni condividendole col pubblico sbagliato.I dati della ricerca confermarono che gli adolescentiche nella vita offline vivono già situazioni di disa-gio, tendono dietro uno schermo ad avere meno ri-serve, sia perché spesso i nostri giovani non solonon hanno l’età anagrafica minima per accedere achat e social network, sia perché non sono emoti-vamente maturi per “affrontare la rete”.Spesso ci si affida a chat o gruppi/pagine online perparlare delle proprie emozioni; si utilizzano le nuo-ve tecnologie per sfogare emozioni negative chenella vita offline devono celare, ma l’inesperienzae la non comprensione della grande diffusione vi-rale di messaggi, foto e video, spesso sfociano infenomeni di cyber-bullismo e derivati.Noi professionisti siamo quindi chiamati a interve-nire nelle realtà online, con la Prevenzione offlineprima di tutto. Bisogna imparare a riconoscere ilmalessere dei nostri ragazzi già dalle prime avvisa-glie, cercare un dialogo empatico, non proiettare il-lusioni su loro e sulla loro perfezione ma capirne lereali richieste. La grande paura degli adolescenti èla solitudine, se non saremo noi ad indirizzarli acolmarla in modo costruttivo, ricorreranno ad altrestrategie per affrontarla e non sempre dietro a unoschermo troveranno chi pensano ci sia!

* www.psygoalicebandino.it

[email protected]

EMOTIVAMENTE

di Alice Bandino *

LA CONDIVISIONE SOCIALE

DELLE EMOZIONI SU FB

DA UN CAMPIONE DI 2000 STUDENTI

ADOLESCENTI DEL MEDIO CAMPIDANO

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1 aprile 2015 27

È stata un successo la manifestazione tennistica che si è svolta sabato 14 marzo a Pabillonis. Tutti i giovani ten-

nisti, con i rispettivi maestri delle scuole tennis di Sanluri,Gonnosfanadiga e ovviamente il tennis club di Pabillonis,hanno dato vita ad una serata all’insegna dello sport e deldivertimento. «È stata una bella soddisfazione», racconta ilpresidente del tennis club di Pabillonis Giuseppe Meloni, «unabellissima festa dello sport, con tanto divertimento per i bam-bini, il tutto è stato possibile grazie alla partecipazione e col-

SportPABILLONIS

Tennis club: una festasportiva per le famiglie

Coinvolti anche i circoli di Sanluri e Gonnosfanadiga

laborazione delle famiglie». Nel primo pomeriggio si sonoesibiti i bambini di 6-7 anni che hanno svolto percorsi, eser-cizi atletici e con la racchetta. Poi è stato un susseguirsi dipartite nei due campi in cemento, dove tra un dritto e un ro-vescio decine di ragazzi e bambini hanno regalato al nume-roso pubblico emozioni e divertimento. «Riuscire a coinvol-gere attivamente i genitori dei piccoli tennisti è un nostroobiettivo» aggiunge ancora il presidente, «e confrontarci conaltre realtà tennistiche non può che farci crescere». Anche il

maestro Franco Etzi di Guasila, che allena al tennis club diPabillonis, è rimasto molto soddisfatto per l’andamento dellaserata. «È stato tutto perfetto», ha dichiarato il maestro, «dal-l’organizzazione, alla manutenzione dei campi, dal folto pub-blico presente alla passione e bravura dei piccoli!» Un ric-chissimo buffet e tanta buona musica hanno fatto da corniceall’evento, dove il giusto mix di tennis, gioco e aggregazio-ne, hanno reso la manifestazione un vero successo.

Stefano Cruccas

Nonostante il Me-dio Campidano

sia considerata unadelle province piùtranquille d’Italia,cresce la voglia diapprendere tecnichedi autodifesa attra-verso il Krav Maga.Attualmente sono trele palestre in cui sipratica questa disci-plina sportiva. ASanluri e Tuili conl’istruttore RobertoFrau e a Sardara conl’insegnante CarloErriu, che è anche re-sponsabile sportivoper le provincie diOristano e MedioCampidano. Per co-noscere meglio questa disciplina sportiva ne ab-biamo parlato con Carlo Erriu.Cos’è il Krav-Maga?

«Il Krav Maga è un sistema di difesa personalenato in Israele, in origine per esigenze militari,in seguito adattato per i civili. Si tratta sicura-mente di uno sei sistemi di difesa più semplicima efficaci allo stesso tempo».A chi è rivolto?

«A chiunque senta la necessità di imparare adifendersi da possibili aggressioni di qualun-que tipo. Rimane comunque uno dei metodi piùutilizzati in tutto il mondo da eserciti, corpi spe-ciali e forze d’intervento e chiunque operi nelsettore della sicurezza».Per quale ragione lo consiglierebbe?

«Lo consiglierei a chiunque. Saper difenderese stessi o i nostri cari è importante. PraticareKrav Maga per essere pronti a fronteggiare si-tuazioni spiacevoli che purtroppo possono ca-pitare a ognuno di noi. È comunque un’attivitàfisica con tutti i benefici che essa comporta peril corpo, ma anche per la mente: si acquisiscepiù sicurezza in se stessi e nelle proprie capaci-tà».Che differenza c’è tra Krav-Maga e le altre

arti marziali?

«Il Krav Maga non è né un’arte marziale, néuno sport da ring. Utilizza tecniche provenien-

Krav Maga: una disciplina emergenteper una difesa personale

Nonostante le condizioni meteo sembrasseroavverse alle prime ore del mattino, la 37° edi-zione della Marcialonga del Carciofo è parti-ta senza ritardi alle 10.30. La pioggia ha la-sciato spazio al sole e i 685 atleti iscritti, tragara competitiva e non, hanno iniziato la lorocorsa tra le vie di Samassi, trasformando unagiornata uggiosa in una parata di colori. Al-l’arrivo tra gli applausi degli spettatori ci siabbracciava tra corridori, c’era chi ringrazia-va il cielo per il proprio tempo nonostante lafatica pressante, c’era chi si congratulava coni propri figli e chi premiava il proprio caneper aver corso fino alla fine.La bellezza della manifestazione è stata ve-dere correre atleti di ogni età (umani e non)esausti ma allo stesso tempo felici per il pro-prio traguardo. Ogni atleta prima che con glialtri è in competizione con se stesso. Con te-nacia durante una gara cerca di superare sestesso, a ogni metro è sempre più solo, conta-no solo le gambe e la testa. Uno spettacoloper chi guarda e probabilmente una grande

ti da arti marziali tradizionali e da sportda combattimento, adattate alla sola ne-cessità di difendersi in modo sempliceed efficace. Non ci sono forme, ritualio risvolti spirituali come nelle arti mar-ziali tradizionali, inoltre l’allenamen-to non è assolutamente finalizzato acombattimenti sportivi con delle rego-le dove uno vince e l’altro perde, comeaccade invece negli sport da combatti-mento. Non ci sono regole, tutto è con-cesso perché il fine ultimo è difendersida situazioni violente».Da quando è istruttore?

«Pratico il Krav Maga dal 2009, annoin cui conobbi quello che ancora oggiè il mio insegnante, il responsabile re-gionale Enrico Filippone».Cosa non deve fare una persona che

ha conoscenza di Krav Maga?

«Partendo dal presupposto che bisognasempre cercare di prevenire certe situa-zioni, la parola d’ordine è evitare, poievitare e ancora evitare, se possibileandare via o scappare. Con la praticasi impara comunque che il Krav Maganon può e non deve essere utilizzatocon leggerezza».

Saimen Piroddi

Da sinistra: Carlo Erriu, Enrico Filippone e Roberto Frau.

SAMASSI

soddisfazione per chi gareggia dopo i tantiallenamenti e la fatica investiti. Nella garacompetitiva i primi tre classificati per il ma-schile assoluto sono stati: Gabriele Motzodella Futura Cagliari, Michele Carta dellaCivitas Olbia e Marco Mattu della FuturaCagliari. Per le donne sul podio sono saliteAntonella Altea dell’Atletica Dolianova, VanEijk Judith dell’Associazione Sportiva Shar-dan ed Elisa Pintori dell’Atletica Serraman-na.La Marcialonga è stata organizzata dall’U.S.ACLI Mariano Scano, un’associazione com-posta da soci giovanissimi che domenica sisono impegnati al massimo per realizzare lamanifestazione. La divisa da volontario èpesante da portare, soprattutto di questi tem-pi. Senza le persone che collaborano gratui-tamente e si fanno in quattro dietro i retro-scena non si potrebbe più fare nulla. Quindiè doveroso ringraziarli per il loro impegno eper la passione che ci mettono ogni volta.

Carola Onnis

Gabriele Motzo si aggiudicala 37a Marcialonga del carciofo

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1 aprile 201528

,

Bel gioco, sportività e correttezza. Sono stati questi glielementi messi in campo dalle squadre (nelle foto di Re-

nato Sechi) che hanno disputato il campionato di calcioa 5 open “Trofeo Flavio Mocci”, dirigente indimentica-bile e persona di grande statura morale, umana e intellet-tuale del Centro Sportivo Italiano.In campo la parola d’ordine, come è nello stile del CSI, èil rispetto degli altri ed hanno ben figurato i componenti

SAN GAVINO MONREALE

Calcio e sportività nel Trofeo dedicato a Flavio Moccidelle squadre di calcio a 5 del “San Gavino”, della “Val-deroa Asd Villacidro” e della polisportiva Sma Collinas.Ecco i nomi dei calciatori.Per Valderoa Asd Villacidro: Fabio Porcu, Simone Ca-sti, Federico Concas, Andrea Curridori, Danilo Currido-ri, Alessandro Lilliu, Giuseppe Medda, Antonio Meloni,Iacopo Mocci, Jacopo Monni, Gian Luca Spina, MicheleSteri e Simone Sulcis. (Allenatore Antonio Medda, diri-

gente accompagnatore Luigi Carta).Per la polisportiva Sma Collinas: Antonio Sechi, Loren-zo Pilloni, Paolo Onnis, Luca Onnis, Stefano Onnis, Fa-bio Onnis, Gianni Onnis, Alessandro Onnis, Stefano Se-bis, Rossano Matta, Luca Altea, Andrea Onnis, CristianSanna e Matteo Onnis (dirigente accompagnatore Gio-vanni Pilloni).

Gian Luigi Pittau

San Gavino Villacidro Valderoa Asd Sma Collinas

Domenica 15 marzo a Platamona ha preso il via la stagioneagonistica 2015 con le categorie Esordienti, Allievi ed Elitesport impegnate nella prima prova regiona-le di mountain bike. È stata la pineta checosteggia la spiaggia di Platamona in loca-lità Abbacurente ad inaugurare la stagionesarda della MTB agonistica che si conclu-derà il 1° novembre a Guspini con l’ultimaprova del Grand Prix regionale Fancello Ci-cli. Gara molto impegnativa su un circuitomolto tecnico e resa insidiosissima per laforte pioggia. Esordio col botto per il gio-vane talento guspinese Gabriele Porta de-tentore del titolo regionale 2014, passatodal 1° gennaio alla categoria Allievi. Garaa senso unico sin dalla partenza e conclusa

“SoloWomenRun” è un circuito nazionale di corsa femmini-le solidale per promuovere la salute della donna e combatte-re la violenza di genere, ideato da 42K (42K srl società spor-tiva di Trieste) e realizzato in collaborazione con Bavisela,l’associazione sportiva dilettantistica triestina), affiliata allaFIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) e all’entedi promozione sportiva ASI (Associazioni Sportive e SocialiItaliane).L’edizione 2015 si articola su tre tappe: Cagliari (nelle fotodi Paola Morelli), Trieste (19 aprile) e Monza (7giugno). Inogni città è stata prevista la prova agonistica “Challenge” sulladistanza di circa 10 km (corsa su strada internazionale) e lasezione “Open”, non competitiva di circa 5 km. Il 50% delricavato netto delle quote d’iscrizione sarà devoluto ad unprogetto sociale territoriale nell’ambito del sostegno alle don-ne disagiate.Cagliari alla sua prima edizione ha risposto subito positiva-mente, in pochi giorni è stato raggiunto il numero massimo

di partecipanti, tante le atlete e tantissime le iscritte alla noncompetitiva: premiato il gruppo più numeroso con 154 iscrit-te, promosso e coordinato dall’allenatrice di atletica DanielaTocco, di Serramanna.Come è nata la scelta di aderire a questa manifestazione?

È nata guardando il calendario regionale della Fidal Sardegna.La data programmata a Cagliari era l’8 marzo, tradizionalmentefesta della donna, e considerato lo scopo benefico e la possibi-lità di un’ampia partecipazione che coinvolgesse non solo at-lete evolute, ma anche tutte coloro che volessero parteciparealla camminata/corsa, ho pensato di cogliere l’occasione.Una partecipazione massiccia. Come è riuscita ad organiz-

zarla?

Lavoro con diverse fasce d’età, dai bambini alle persone adul-te, svolgendo le attività nelle palestre di Serramanna e Nura-minis. Nella mia programmazione motoria promuovo il benes-sere psico-fisico dei miei atleti e perseguo altrettanti obiettividi socializzazione ed integrazione. L’adesione a questa mani-

SERRAMANNA

Daniela Tocco: unite per partecipare, vince la solidarietà

GUSPINI. MOUNTAIN BIKE, ESORDIO STAGIONALE A PLATAMONA

Gabriele Porta vince nella categoria allievi

festazione si è presentata come l’occasione di lavorare ancorpiù alla coesione dei gruppi che alleno.Centocinquanta i partecipanti?

Il gruppo, già abbastanza numeroso, si è allargato per cono-scenze e amicizie, tutte animate da spirito di partecipazionee voglia di vivere un’esperienza, per molte, nuova.Perché alla “Solowomenrun”?

La manifestazione era un’opportunità coinvolgente, sia perla finalità in sè che per lo scenario, il porto di Cagliari, dallastazione marittima in un percorso a circuito per tornare allastessa attraverso la nuova passeggiata del litorale lungoma-re.“Le palestre di Dany” è stato un impegno significativo?

Deciso il nome da abbinare al gruppo “Open”, appunto “Lepalestrate di Dany”, mi sono impegnata affinché ogni cosaandasse al meglio per la buona riuscita della partecipazionedi tutte le componenti del gruppo, ben 154 donne, preoccu-pandomi di tutti gli aspetti organizzativi, dalle iscrizioni alladistribuzione dei pacchi gara, alla predisposizione dello stri-scione e delle etichette riconoscitive per ciascuna compo-nente, col nome del gruppo d’appartenenza.Un giudizio sulla partecipazione?

Sono orgogliosa di essere riuscita ad organizzare la parteci-pazione a questa manifestazione e di avere portato tante don-ne, che ringrazio, perché è stata una giornata ricca e coinvol-gente, dal punto di vista emotivo, ben 1600 donne tutte oquasi con la maglietta rosa, e averla vissuta solo con il sorri-so di tutte le partecipanti.Hanno partecipato atlete anche alla sezione competiti-

va?

Sì, hanno partecipato alla “Challenge” atlete della società diatletica locale, la polisportiva atletica Serramanna, di cui lasottoscritta è il direttore tecnico, ottenendo ottimi piazzamen-ti.Ci sarà un’edizione 2016?

L’organizzazione ha già confermato la seconda edizione aCagliari il 6 marzo 2016. Considerato lo scopo benefico el’esperienza così positiva ci tengo tantissimo e lavorerò peraumentare il numero delle partecipanti.Queste le parole di Daniela Tocco, entusiasmo ed energiama anche tante amiche, unite contro la violenza di genere.

Elena Fadda

Paola Morelli

con una vittoria a quasi 4 minuti di vantaggio dal secondoclassificato. Terzo gradino del podio anche per il giovane

Lorenzo Montis nella categoria Esordienti eper l’Allieva Alessia Leo mentre tra gli Elitesport il ventisettenne di Guspini Simone Fal-qui alla prima stagione con la maglia bianco-rossa sfiora il podio classificandosi al 4° po-sto. Buone le prestazioni anche degli altri 11atleti guspinesi in gara e ottimo test di iniziostagione.Prossimo appuntamento regionale con lamountain bike a Bosa mentre per l’attività sustrada si dovrà attendere il 12 aprile ad Olbiacon le classiche di apertura per Esordienti eAllievi/Juniores (Coppa Dentoni e Coppa Ti-pografia la Nebbiola). (r. m. c.)

Simone Falqui

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1 aprile 2015 29

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1 aprile 201530

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Dopo la conquista del primo posto nel tor-neo disputatosi a Narbolia il 1° marzo, conuna sola terna collinese partecipante (a causadi mali di stagione diversi giocatori dovet-tero dare forfait), “Sa forresa” sale nuova-mente sul podio. E così, l’otto marzo, gior-nata incorniciata dalla profumata bellezzadella mimosa che omaggia le donne, senz’al-tro stimolati dalla significativa vittoria ap-pena portata a casa, una delle due terne in-viate al torneo regionale, tenutosi a Trama-tza, sale sul secondo gradino, conquistandoquella che alle olimpiadi equivale alla me-daglia d’argento.Una terna inedita composta dall’under 18Cristian Sanna, dall’under 23 Riccardo Se-bis e dal presidente della società GiancarloTuveri, a dimostrazione che solo con l’in-serimento dei giovani la nostra società puòsperare di fermare quel declino evidente alquale si assiste ormai da parecchio tempo.Con orgoglio cito l’altra terna partecipante,composta dal plurivincente senior France-sco Pilloni, dal diciottenne Alessandro On-nis e dal poco più che quarantenne AndreaFarris, nato e cresciuto in Francia (figlio diemigrati collinesi) che solo da breve temporisiede nel nostro paese. Andrea era deditoal gioco delle bocce anche in Francia, dovepraticava però la specialità “volo”. Fin dai

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primi allenamenti abbiamo notato le sue“buone mani” anche nella Petanque. Questaterna, vedendosi vincente nella prima partitacol punteggio di 12 a 1, forse illusa di averela partita in pugno, mancandole un solo pun-to, in quanto le partite si vincono ai 13 punti,come spesso capita, hanno abbassato un po’la guardia; rilassamento che però si è rivela-to fatale, perdendo la partita per 13 a 12. Poi,con la sopraggiunta ansia, hanno perso an-che la seconda, uscendo definitivamente daltorneo. Esprimiamo tutta la nostra ricono-scenza a questi giovani, augurandoci checontinuino ad appassionarsi a questo sport,con la speranza che siano proprio loro a pren-dere con determinazione le redini della so-cietà, che senz’altro meglio di noi, attualidirigenti, di età (più o meno) avanzata, pos-sono riportare la crescita e l’entusiasmo, ol-tre alla vittoria. Certi che questi successi sia-no motivo di orgoglio non solo per i coeta-nei ma per tutti noi, speriamo li incoragginoa non mollare mai, consapevoli che la vitto-ria è sempre dietro l’angolo, pronta per esserconquistata con l’affiatamento, l’impegno ela costanza. Fermi nella convinzione che nontarderanno a dimostrare la loro valenza, rin-graziamo di cuore i nostri atleti.

Ino Matta

Vice presidente Sa Forresa

Sa Forresa dà segni di ripresaCOLLINAS

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1 aprile 201532

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