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1 Piano d'azione "Produzione e consumo sostenibili" e "Politica industriale sostenibile" Il PAN- GPP L'industria europea è competitiva a livello mondiale e contribuisce alla crescita e all’occupazione. Il problema attuale è l'integrazione della sostenibilità con la competitività. Lo sviluppo sostenibile intende migliorare continuamente la qualità della vita e del benessere per le generazioni presenti e future. Questa integrazione è resa più difficile: dai sempre più rapidi cambiamenti, a livello mondiale, dalla fusione delle calotte polari dalla crescente domanda di energia e di risorse. I modi in cui produciamo e coonsumiamo contribuiscono: al riscaldamento globale, all'inquinamento, al consumo dei materiali allo sfruttamento intensivo delle risorse 1 . L'impatto dei consumi nell'UE crea conseguenze a livello mondiale, dato che l'UE dipende dalle importazioni di energia e di risorse naturali. La necessità di adottare modelli di consumo e di produzione più sostenibili è oggi più urgente che mai. Secondo il panel internazionale sui cambiamenti cimatici il 30% dell'energia consumata negli edifici 2 potrebbe essere risparmiato, creando benefici economici netti entro il 2030. Aumentare l'efficienza delle risorse e migliorare la sostenibilità, potrebbe diventare una notevole fonte di innovazione ed un fattore di vantaggio per la competitività dell'industria. Per raggiungere l’obiettivo è necessario: migliorare la resa ambientale generale dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, promuovere ed incentivare la domanda di prodotti migliori e di tecnologie di produzione migliori, aiutare i consumatori a scegliere meglio, grazie ad un'etichettatura coerente e semplificata. L'industria europea è competitiva a livello mondiale e contribuisce alla crescita e a creare posti di lavoro. Il problema, oggi, è l'integrazione della sostenibilità in tutto il processo produttivo. I problemi che dobbiamo affrontare sono direttamente collegati al nostro modo di vivere. I modi in cui produciamo e consumiamo contribuiscono al riscaldamento globale, all'inquinamento, al consumo dei materiali e allo sfruttamento intensivo delle risorse 3 . L'impatto dei consumi nell'UE crea conseguenze in tutti i paesi del mondo, dato che l'UE dipende dalle importazioni di energia e di risorse naturali. Inoltre una quota sempre maggiore di prodotti, consumati in Europa, viene fabbricata in altre parti del mondo. La necessità di adottare modelli di consumo e di produzione più sostenibili è oggi più urgente che mai. Secondo il panel internazionale sui cambiamenti cimatici il 30% dell'energia consumata negli edifici potrebbe essere risparmiato, creando benefici economici netti entro il 2030. La pressione globale tesa ad aumentare l'efficienza delle risorse e a 1 Environmental Impact of PROducts (Impatto ambientale dei prodotti) (EIPRO), Centro comune di ricerca – IPTS; National Accounting Matrix with Environmental Accounts (Matrice di contabilità nazionale comprendente contabilità ambientale) (NAMEA), EEA. I suddetti studi dimostrano che nell'UE i consumi alimentari e di bevande, il consumo relativo all'abitazione (ad esempio riscaldamento, acqua, elettrodomestici) e gli spostamenti creano tra il 70 e l'80% di tutti gli impatti ambientali. 2 Gli edifici assorbono oil 40% del fabbisogno energetico (il 38% i Trasporti e il 22% l’industria) 3 Environmental Impact of PROducts (Impatto ambientale dei prodotti) (EIPRO), Centro comune di ricerca – IPTS; National Accounting Matrix with Environmental Accounts (Matrice di contabilità nazionale comprendente contabilità ambientale) (NAMEA), EEA. I suddetti studi dimostrano che nell'UE i consumi alimentari e di bevande, il consumo relativo all'abitazione (ad esempio riscaldamento, acqua, elettrodomestici) e gli spostamenti creano tra il 70 e l'80% di tutti gli impatti ambientali.

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Piano d'azione "Produzione e consumo sostenibili" e "Politica industriale sostenibile"

Il PAN- GPP L'industria europea è competitiva a livello mondiale e contribuisce alla crescita e all’occupazione. Il problema attuale è l'integrazione della sostenibilità con la competitività. Lo sviluppo sostenibile intende migliorare continuamente la qualità della vita e del benessere per le generazioni presenti e future. Questa integrazione è resa più difficile:

• dai sempre più rapidi cambiamenti, a livello mondiale, • dalla fusione delle calotte polari • dalla crescente domanda di energia e di risorse.

I modi in cui produciamo e coonsumiamo contribuiscono:

• al riscaldamento globale, • all'inquinamento, • al consumo dei materiali

allo sfruttamento intensivo delle risorse1. L'impatto dei consumi nell'UE crea conseguenze a livello mondiale, dato che l'UE dipende dalle importazioni di energia e di risorse naturali. La necessità di adottare modelli di consumo e di produzione più sostenibili è oggi più urgente che mai. Secondo il panel internazionale sui cambiamenti cimatici il 30% dell'energia consumata negli edifici2 potrebbe essere risparmiato, creando benefici economici netti entro il 2030. Aumentare l'efficienza delle risorse e migliorare la sostenibilità, potrebbe diventare una notevole fonte di innovazione ed un fattore di vantaggio per la competitività dell'industria. Per raggiungere l’obiettivo è necessario:

• migliorare la resa ambientale generale dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita, • promuovere ed incentivare la domanda di prodotti migliori e di tecnologie di produzione migliori, • aiutare i consumatori a scegliere meglio, grazie ad un'etichettatura coerente e semplificata.

L'industria europea è competitiva a livello mondiale e contribuisce alla crescita e a creare posti di lavoro. Il problema, oggi, è l'integrazione della sostenibilità in tutto il processo produttivo. I problemi che dobbiamo affrontare sono direttamente collegati al nostro modo di vivere. I modi in cui produciamo e consumiamo contribuiscono al riscaldamento globale, all'inquinamento, al consumo dei materiali e allo sfruttamento intensivo delle risorse3. L'impatto dei consumi nell'UE crea conseguenze in tutti i paesi del mondo, dato che l'UE dipende dalle importazioni di energia e di risorse naturali. Inoltre una quota sempre maggiore di prodotti, consumati in Europa, viene fabbricata in altre parti del mondo. La necessità di adottare modelli di consumo e di produzione più sostenibili è oggi più urgente che mai. Secondo il panel internazionale sui cambiamenti cimatici il 30% dell'energia consumata negli edifici potrebbe essere risparmiato, creando benefici economici netti entro il 2030. La pressione globale tesa ad aumentare l'efficienza delle risorse e a                                                                                                                          1  Environmental   Impact   of   PROducts   (Impatto   ambientale   dei   prodotti)   (EIPRO),   Centro   comune   di   ricerca   –  IPTS;  National  Accounting  Matrix  with  Environmental  Accounts  (Matrice  di  contabilità  nazionale  comprendente  contabilità   ambientale)   (NAMEA),   EEA. I   suddetti   studi   dimostrano   che   nell'UE   i   consumi   alimentari   e   di  bevande,   il   consumo   relativo   all'abitazione   (ad   esempio   riscaldamento,   acqua,   elettrodomestici)   e   gli  spostamenti  creano  tra  il  70  e  l'80%  di  tutti gli  impatti  ambientali.  2 Gli edifici assorbono oil 40% del fabbisogno energetico (il 38% i Trasporti e il 22% l’industria) 3 Environmental Impact of PROducts (Impatto ambientale dei prodotti) (EIPRO), Centro comune di ricerca – IPTS; National Accounting Matrix with Environmental Accounts (Matrice di contabilità nazionale comprendente contabilità ambientale) (NAMEA), EEA. I suddetti studi dimostrano che nell'UE i consumi alimentari e di bevande, il consumo relativo all'abitazione (ad esempio riscaldamento, acqua, elettrodomestici) e gli spostamenti creano tra il 70 e l'80% di tutti gli impatti ambientali.

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migliorare la sostenibilità, potrebbe diventare una notevole fonte di innovazione ed un fattore di vantaggio per la competitività dell'industria.

La sfida consiste nel creare un circolo virtuoso: migliorare la resa ambientale generale dei prodotti durante tutto il loro ciclo vitale, promuovere ed incentivare la domanda di prodotti e di tecnologie di produzione migliori, aiutando i consumatori a scegliere meglio grazie ad un'etichettatura maggiormente coerente.

Va sostenuto un contesto politico sensibile, che promuova consumi più intelligenti e prodotti migliori. Diverse Direttive, approvate dal Parlamo e dal Consiglio, mirano a migliorare la resa dei prodotti in termini energetici ed ambientali. La direttiva sulla progettazione ecocompatibile (ecodesign)4 istituisce un quadro di riferimento per la progettazione ecocompatibile di prodotti che consumano energia. Una serie di altri atti legislativi affronta aspetti specifici del ciclo vitale dei prodotti, quali ad esempio i rifiuti. I sistemi di etichettatura istituiti:

• dalla direttiva sull'etichettatura energetica5, • dal regolamento "Energy Star"6, • dal regolamento sul marchio di qualità ecologica7

da altri sistemi elaborati da Stati membri, forniscono ai consumatori informazioni sulla resa energetica ed ambientale dei prodotti.. Il regolamento "Energy Star" obbliga anche le istituzioni dell'UE e le autorità degli Stati membri ad acquistare apparecchiature per ufficio che rispettano determinati livelli di efficienza energetica. Fino ad ora le informazioni fornite ai consumatori nell'ambito delle politiche dell'UE riguardano soprattutto: l'efficienza energetica degli elettrodomestici e delle apparecchiature per ufficio, oppure si riferiscono solo ad un numero limitato di prodotti (marchio di qualità ecologica). Inoltre, le iniziative a livello nazionale non sono coordinate tra loro. Si rende necessario fissare prescrizioni minime per i prodotti aventi impatti ambientali significativi, soffermandosi sugli aspetti ambientali più importanti. E’ necessario elaborare, ulteriormente , l'etichettatura dei prodotti nell'ambito della direttiva sull'etichettatura energetica e del regolamento sul marchio di qualità ecologica, dopo una revisione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile nel 2012, e completarla come opportuno con una direttiva sull'etichettatura relativa alla progettazione ecocompatibile8, affinché i consumatori siano informati della resa energetica e/o ambientale dei prodotti. Per raggiungere l'obiettivo di estendere il quadro normativo anche ad altri prodotti aventi impatti ambientali considerevoli, il campo d'applicazione sarà esteso per coprire tutti i prodotti connessi all'energia, mantenendo le eccezioni relative ai mezzi di trasporto, già oggetto di politiche e di legislazione specifiche, volte a ridurre gli impatti ambientali. I prodotti connessi all'energia sono quelli che producono un impatto sul consumo energetico durante l'utilizzo. Si tratta di prodotti che consumano energia, ma anche di altri prodotti quali i telai per finestre, le cui capacità d'isolamento influiscono sul consumo dell'energia necessaria a riscaldare o rinfrescare gli edifici, e i dispositivi che consumano acqua, il cui consumo di acqua influisce sulla quantità di energia richiesta a fini di riscaldamento Appalti pubblici per un ambiente migliore Promuovere l’ecologia negli appalti pubblici

                                                                                                                         4 Direttiva 2005/32/CE, rifusa con la Direttiva 2009/125/CE 5 Direttiva 92/75/CEE del Consiglio, del 22 settembre 1992, concernente l'indicazione del consumo di energia e di altre risorse degli apparecchi domestici, mediante l'etichettatura ed informazioni uniformi relative ai prodotti, 6 Regolamento (CE) n. 106/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 gennaio 2008, concernente un programma comunitario di etichettatura relativa ad un uso efficiente dell’energia per le apparecchiature per ufficio, Regolamento (CE) n. 106/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 gennaio 2008, concernente un programma comunitario di etichettatura relativa ad un uso efficiente dell'energia per le apparecchiature per ufficio. Mentre “Energy Star” è un marchio facoltativo, il regolamento rende obbligatoria l’applicazione dei requisiti previsti per l’assegnazione per le amministrazioni pubbliche centrali e le istituzioni comunitarie nei contratti pubblici disciplinati dalle direttive sugli appalti pubblici. 7 Regolamento (CE) n. 1980/2000 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 luglio 2000, relativo al sistema comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio di qualità ecologica, 8 Direttiva 2010/30/UE

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Per quanto concerne gli appalti pubblici, le misure di esecuzione di cui alla direttiva sull'etichettatura considereranno una delle classi di etichettatura come livello al di sotto del quale le autorità pubbliche non saranno autorizzate a rifornirsi mediante appalti.. L'attenzione agli aspetti ambientali negli appalti pubblici (appalti pubblici verdi) sarà rafforzata da misure, che fungeranno da complemento alle misure obbligatorie già descritte, nel rispetto delle regole del mercato interno. In tale contesto verranno anche fissati obiettivi indicativi fondati sul livello degli Stati membri con i risultati migliori e verranno forniti capitolati modello per gli appalti, in linea con la legislazione sul mercato interno. Sarà inoltre avviato un processo di cooperazione con gli Stati membri al fine di identificare e concordare criteri comuni per gli appalti pubblici "verdi" di forniture e servizi, da convalidare in piani d'azione nazionali e in orientamenti sugli appalti "verdi". Il monitoraggio degli obiettivi sarà basato sul rispetto di tali criteri. Saranno stabiliti criteri comuni per gli appalti pubblici verdi per i servizi e per i prodotti per i quali non sono ancora stati fissati livelli obbligatori, Elaborare iniziative di politica industriale per le industrie ambientali Le industrie ambientali9 contribuiscono al miglioramento dell'efficienza energetica e dei risultati ambientali dell'economia. Per promuovere la concorrenzialità delle industrie ambientali e favorire la loro accettazione da parte delle industrie tradizionali saranno elaborate iniziative a favore delle industrie ambientali. Tali iniziative rientrano nell'attuazione della politica industriale della Commissione europea18. A tal fine saranno esaminati tutti gli ostacoli normativi e le lacune del mercato che compromettono la concorrenzialità delle industrie ambientali e la loro accettazione da parte di altri settori dell'economia. Nell'ambito di tale attività saranno affrontate tematiche quali il mercato interno e legiferare meglio, la standardizzazione e l'accesso ai finanziamenti.

Appalti pubblici per un ambiente migliore Ogni anno le amministrazioni pubbliche europee spendono l’equivalente del 16% del prodotto interno lordo europeo per l’acquisto di beni, quali attrezzature da ufficio, materiali da costruzione e veicoli da trasporto, o servizi, quali manutenzione degli edifici, servizi di trasporto, servizi di pulizia e ristorazione, e opere10. Gli appalti pubblici possono determinare le tendenze della produzione e del consumo e, grazie a una domanda sostenuta di beni “più ecologici” da parte delle pubbliche amministrazioni, si potranno creare o ampliare i mercati di prodotti e servizi meno nocivi per l’ambiente, oltre a incentivare le imprese a sviluppare tecnologie ambientali11. Un utilizzo più sostenibile delle risorse naturali e delle materie prime andrebbe a vantaggio tanto dell’ambiente quanto dell’economia in generale, fornendo occasioni vantaggiose alle economie “verdi” emergenti3. Esso potrebbe anche incentivare la competitività dell’industria europea stimolando l'innovazione nelle ecotecnologie, un settore a crescita elevata in cui l'Europa gode già di una posizione di leader mondiale. Una serie di studi ha messo in evidenza che esistono notevoli opportunità per acquisti verdi della pubblica amministrazione (Green Public Procurement o GPP) economicamente efficienti – soprattutto in settori in cui i prodotti ecologici non sono più costosi rispetto agli equivalenti non ecologici (se si prende in considerazione il costo del ciclo di vita del prodotto)12. Poiché i beni “più verdi” vengono definiti sulla base del ciclo di vita, il GPP toccherà tutta la catena di approvvigionamento, oltre a stimolare l’applicazione di norme verdi negli appalti privati.                                                                                                                          9 Le industrie ambientali svolgono attività di produzione di beni e servizi atti a misurare, prevenire, limitare, ridurre al minimo o correggere i danni ambientali arrecati all'acqua, all'aria e al terreno, nonché i problemi connessi ai rifiuti, al rumore e agli ecosistemi (Eurostat/OCSE 1999). Sono comprese le industrie che trattano i rifiuti e le acque reflue, le fonti di energia rinnovabili, la consulenza ambientale,la lotta all'inquinamento atmosferico, l'edilizia ecologica, ecc.  10    La maggior parte delle pubbliche amministrazioni i lavori di costruzione e ristrutturazione e i costi di gestione degli edifici rappresentano una quota consistente delle spese annuali, superiore talvolta al 50%. 11 Con “tecnologia ambientale” si intende qualsiasi tecnologia volta a evitare o ridurre l’impatto ambientale, in tutte le fasi del ciclo di vita di prodotti e attività.   12    I costi del ciclo di vita dovrebbero coprire il prezzo di acquisto e i costi associati (consegna, installazione, attivazione, ...), i costi di funzionamento (compresi energia, pezzi di ricambio, manutenzione) e i costi a fine ciclo (disattivazione, rimozione, smaltimento).

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Settori prioritari La Commissione ha individuato dieci settori “prioritari” per il GPP, che sono stati selezionati sulla base delle possibilità di miglioramento ambientale, della spesa pubblica, dell’impatto potenziale sull’offerta, del valore di esempio per consumatori privati o professionali, del carattere politicamente sensibile, dell’esistenza di criteri pertinenti e di facile uso, della disponibilità sul mercato e dell’efficienza economica. Tali settori sono: 1. Costruzione (materie prime, come legno, alluminio, acciaio, cemento e vetro, nonché prodotti da costruzione, come infissi, rivestimenti per muri e pavimenti, impianti di riscaldamento o raffreddamento, aspetti connessi alla gestione e allo smantellamento di edifici, servizi di manutenzione, esecuzione in loco di contratti di lavori) 2. Servizi alimentari e di ristorazione 3. Trasporti e servizi di trasporto13 4. Energia (compresi elettricità, riscaldamento e raffreddamento a partire da fonti di energia rinnovabili) 5. Macchine per ufficio e computer 6. Abbigliamento, uniformi e altri prodotti tessili 7. Carta e servizi tipografici 8. Mobilio 9. Prodotti e servizi di pulizia 10. Attrezzature utilizzate nel settore sanitario.

GPP : Definizioni e finalità Il GPP (Green Public Procurement), letteralmente "acquisti verdi della pubblica amministrazione", indica un approccio secondo il quale, nelle procedure pubbliche di acquisto, vengono integrati i criteri ambientali. Per appalti pubblici verdi (green public procurement, GPP) si intende "un processo mediante cui le pubbliche amministrazioni cercano di ottenere beni, servizi e opere con un impatto ambientale ridotto per l’intero ciclo di vita, rispetto a beni, servizi e opere con la stessa funzione primaria, ma oggetto di una procedura di appalto diversa14." Si tratta di uno strumento volontario, i singoli Stati membri e le autorità possono quindi decidere la misura in cui attuarlo. Lo si può applicare ad appalti sia al di sopra, sia al di sotto della soglia di applicazione prevista dalle direttive UE in materia15.  Esempi di contratti verdi

• Computer efficienti dal punto di vista energetico • Mobilio da ufficio prodotti con legname sostenibile • Edifici a basso consumo energetico • Carta riciclata • Servizi di pulizia che utilizzano detergenti ecocompatibili • Veicoli elettrici, ibridi o a basse emissioni • Elettricità ottenuta da fonti rinnovabili

                                                                                                                         13 Per quanto la proposta di direttiva relativa alla promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico stabilisca un metodo armonizzato per calcolare il costo su tutto il ciclo di vita di emissioni inquinanti e consumo di carburante e preveda l’impiego obbligatorio di questo metodo negli appalti pubblici al termine di un periodo transitorio, è comunque utile proporre criteri in materia di GPP per i trasporti e i servizi di trasporto da applicare fino all’entrata in vigore della nuova metodologia armonizzata prevista dalla proposta. 14 COM(2008) 400, pag. 4. 15 Direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE; 2014/25/UE

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Il GPP è un modo per fare acquisti intelligenti, per migliorare l'efficienza degli acquisti pubblici e, allo stesso tempo, per sfruttare la forza del mercato pubblico per apportare importanti benefici all'ambiente, a livello locale e mondiale. Gli appalti verdi possono essere un motore importante per l’innovazione sul mercato, dando all’industria incentivi reali per sviluppare prodotti e servizi verdi, in particolare in settori dove le amministrazioni pubbliche sono tra i maggiori acquirenti sul mercato, nei settori:

• dell'edilizia, • della sanità • dei trasporti pubblici.

Il meccanismo dei GPP può inoltre aiutare le amministrazioni pubbliche a risparmiare, soprattutto se si considera il costo dell’intero ciclo di vita di un contratto di appalto e non solo il prezzo di acquisto. Acquistare prodotti a bassa intensità energetica o che consentono di risparmiare le risorse idriche impiegate, ad esempio, riduce in modo significativo il costo delle bollette. Ridurre le sostanze pericolose nei prodotti acquistati può limitare i costi per lo smaltimento. Le amministrazioni pubbliche che scelgono appalti verdi sono meglio attrezzate per affrontare le sfide ambientali emergenti, oltre che gli obiettivi politici e vincolanti relativi in materia di riduzione delle emissioni di CO2, efficienza energetica e altre politiche ambientali. Legislazione settoriale La legislazione settoriale dell'UE prevede altresì determinati obblighi specifici per l’acquisto di determinati beni e servizi, tra cui il raggiungimento di standard minimi di efficienza energetica. Tali obblighi si applicano attualmente ai seguenti settori:

• Apparecchiature informatiche per ufficio – I prodotti informatici acquistati dalle amministrazioni del governo centrale devono rispettare i requisiti minimi di efficienza energetica previsti dal regolamento UE Energy Star (regolamento n. 106/2008 concernente un programma comunitario di etichettatura relativa ad un uso efficiente dell’energia per le apparecchiature per ufficio)

• Veicoli per il trasporto su strada – Tutte le amministrazioni aggiudicatrici devono tenere conto degli impatti energetici e ambientali dei veicoli nella procedura di acquisto. Si fornisce una metodologia di calcolo per i costi operativi medi16

• Edilizia – Dal 2013 sono stati adottati nuovi requisiti di prestazione energetica in tutte le nuovi

costruzioni e nei progetti di ristrutturazione importanti17. Dal 1° gennaio 2019 tutti i nuovi edifici occupati e di proprietà delle amministrazioni pubbliche dovranno essere "a energia quasi zero"18 (direttiva 2010/31/UE sul rendimento energetico nell’edilizia)    

 Criteri dell'UE in materia di GPP Per aiutare le amministrazioni aggiudicanti a individuare e acquistare prodotti, servizi e opere più verdi, sono stati sviluppati criteri di acquisto ambientali per 18 gruppi di prodotti e servizi, che possono essere direttamente inseriti nei documenti di gara:

1- Prodotti e servizi di pulizia 2- Elettricità 3- Illuminazione per interni 4- Mobili 5- Rubinetteria per sanitari

                                                                                                                         16 direttiva 2009/33/CE relativa alla promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto su strada 17 Per "ristrutturazione importante" si intende il recupero di più del 25% dell’involucro di un edificio, ovvero un recupero che costi più del 25% del valore dell’edificio stesso, senza calcolare il valore del terreno (cfr. articolo 2, paragrafo 10, della direttiva). I requisiti minimi di efficienza energetica applicabili ai vari tipi di edificio e agli elementi degli edifici stessi devono essere stabiliti dagli Stati membri, usando una metodologia comune. 18 direttiva 2010/31/UE sul rendimento energetico nell’edilizia  

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6- Cogenerazione di calore e elettricità 7- Alimenti e servizi di ristorazione 8- Illuminazione stradale e semafori 9- Apparecchiature per uffici 10- Prodotti tessili 11- Prodotti da costruzione 12- Prodotti e servizi per il giardinaggio 13- Pannelli divisori 14- Carta per fotocopie e grafica 15- Trasporti 16- vasi sanitari a scarico d'acqua e orinatoi 17- Isolamento termico 18- Riproduzione di immagini

Il GPP è: • Intelligente • realizza gli obiettivi politici locali • innovativo • rivolto al futuro • popolare • il risultato di una crescita culturale

Il GPP è necessario per raggiungere obiettivi chiari Le amministrazioni pubbliche sono importanti consumatori in Europa, poiché spendono circa 2 trilioni di EUR l’anno (equivalenti al 19 % del PIL dell'UE). Usando il loro potere di acquisto per scegliere beni, servizi e opere a ridotto impatto ambientale, possono fornire un importante contributo agli obiettivi di sostenibilità a livello locale, regionale, nazionale e internazionale Se questa spesa viene orientata verso l’acquisto di prodotti e servizi più ecologici è possibile ottenere:

• enormi benefici per l’ambiente • stimolare il mercato dei servizi e dei prodotti ecologici • agire da esempio per le imprese e per i consumatori privati

Il GPP realizza i principi dello sviluppo sostenibile Se tutti gli enti pubblici europei comprassero elettricità verde, si potrebbe realizzare il 18% degli impegni sottoscritti con il Protocollo di Kyoto. Ad es.: Se si potesse convincere il mercato europeo a produrre PC più efficienti, si potrebbero ridurre di oltre 8 milioni di tonnellate le emissioni di CO2 , pari alle emissioni di quasi 1 milione di persone. Gli enti pubblici dell'UE acquistano ogni anno 2,8 milioni di computer: il 12% del mercato

Cambiamenti climatici Il previsto aumento delle temperature medie di 2-4 °C entro il 2100 comporterà:

• innalzamento del livello dei mari, con rischi per le regioni costiere in tutto il mondo • minore produttività dell'agricoltura, soprattutto nei paesi in via di sviluppo • diffusione di malattie, quali malaria e febbre gialla • perdita di biodiversità, con il 20-50% delle specie terrestri a rischio di estinzione • maggiore frequenza di fenomeni meteorologici estremi

Causa principale del cambiamento climatico:

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uso di combustibili fossili per la produzione di: • energia ed elettricità, • trasporti, • riscaldamento, • attività industriali

queste attività sono la causa dell’80% delle emissioni totali di CO2 Cosa può fare il GPP Efficienza energetica:

• migliorare il rendimento energetico degli edifici pubblici nuovi e restaurati • acquistare apparecchiature per ufficio a minor consumo energetico (PC, stampanti, fotocopiatrici,

ecc.) • acquistare auto più efficienti per il parco auto della pubblica amministrazione

Cosa può fare il GPP Promuovere l'uso di fonti energetiche rinnovabili:

• acquistare elettricità verde • usare carburanti alternativi per il trasporto pubblico e per le auto della pubblica amministrazione  

Inquinamento dell'aria e dell'acqua Tra il 1997 e il 2004 fino al 60% della popolazione urbana dell'UE era esposta a livelli eccessivi di particolato, biossido di azoto e ozono, che sono all'origine di molti problemi di salute. Quasi il 90% del territorio dell'UE è colpito da eutrofizzazione (eccesso di sostanze nutrienti nei corpi idrici presenza  nell'ecosistema  acquatico  di  dosi  troppo  elevate  di  sostanze  nutritive  come  azoto,  fosforo  o  zolfo,  provenienti   da   fonti   naturali   o   antropiche   (come   i   fertilizzanti,   alcuni   tipi   di   detersivo,   gli   scarichi   civili   o  industriali),   e   il   conseguente   degrado   dell'ambiente   divenuto   asfittico), con conseguente riduzione della biodiversità ed effetti negativi sul consumo umano Causa principale dell'inquinamento atmosferico nelle città:

• emissioni dei veicoli Cause principali dell'eutrofizzazione:

• pratiche agricole, acque reflue urbane non trattate Cosa può fare il GPP Ridurre l'inquinamento atmosferico nelle città:

• acquistare autobus e automobili per la pubblica amministrazione a basse emissioni di particolato e ossidi di azoto

Ridurre l’eutrofizzazione causata da pratiche agricole inadatte: • acquistare alimenti prodotti in modo sostenibile, ad es. cibi da coltivazioni biologiche o integrate

Deforestazione Ogni anno scompaiono 13 milioni di ettari di foreste (un'area pari a tre volte la superficie della Danimarca), per lo più a causa del disboscamento illegale

• Si riduce così la capacità della Terra di assorbire CO2 • La perdita di habitat comporta il rischio di estinzione per numerose specie animali e vegetali

Cosa può fare il GPP Acquistare soltanto legname e derivati raccolti legalmente Aumentare la quota di legname proveniente da foreste gestite in modo sostenibile Alcuni altri esempi Salvare le risorse naturali:

• acquistare prodotti realizzati con materiali riciclati

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• ridurre l'uso di carta acquistando stampanti in grado di stampare su entrambi i lati del foglio; • promuovere l'uso di apparecchi multifunzione

Condizioni di lavoro salubri per dipendenti, studenti, degenti in ospedale, ecc.:

• usare detergenti non tossici • nelle mense, servire cibi prodotti in modo sostenibile • nella costruzione e nel restauro di edifici non usare sostanze nocive

Agricoltura biologica Acquistando alimenti biologici, gli enti pubblici potrebbero compensare gli effetti dell'eutrofizzazione Acquistando alimenti biologici, il settore pubblico può, da solo, ridurre le emissioni di gas serra in misura enorme, pari alle emissioni di 600 000 persone Immagine pubblica

• Migliorare l'immagine pubblica:l'85% dei cittadini dell'UE ritiene che i politici dovrebbero considerare l'ambiente tanto importante quanto le politiche economiche e sociali

• attuare una politica di GPP è un modo molto efficace per dimostrare l'impegno dell'ente a favore

della sostenibilità nel suo complesso • dando il buon esempio, le autorità pubbliche possono incoraggiare anche le imprese del settore

privato e l'opinione pubblica a cambiare le proprie abitudini di consumo Il GPP è rivolto al futuro Preparare la legislazione futura. In tutta Europa le norme sull'ambiente stanno diventando sempre più severe:

• standard obbligatori per le emissioni dei veicoli • standard di efficienza energetica per gli edifici e i prodotti che consumano energia • limitazioni dell'uso di sostanze nocive

il GPP può offrire ai fornitori ulteriori occasioni per testare e migliorare il rendimento ambientale dei loro prodotti prima che gli standard diventino obbligatori per tutti Settori  chiave  per  i  GPP    Come si possano gestire attraverso i GPP quattro importanti categorie di appalto:

• edilizia, • alimenti e servizi di ristorazione, • energia elettrica, • legname.

Si tratta di settori selezionati in base ai criteri elencati nel capitolo 1: impatto ambientale, importanza in termini di bilancio, potenziale influsso sul mercato, oltre che disponibilità di alternative più verdi.

Edilizia Data l’importanza ambientale, economica e sociale di questo settore, molte amministrazioni pubbliche sono sensibili verso la realizzazione di sistemi più sostenibili. Gli impatti ambientali più significativi sono collegati al fabbisogno energetico degli edifici. Altri fattori importanti da considerare sono:

• i materiali da costruzione usati, • la qualità dell’aria nell’edificio, • il fabbisogno idrico,

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• gli impatti sul traffico • l’uso del suolo, • la produzione di rifiuti durante i lavori.

Gli edifici sono sistemi altamente complessi, con numerose componenti, che influenzano il consumo globale dell’involucro e delle componenti tecnologiche. Gli approcci GPP solitamente interessano sia l’impatto globale, sia le caratteristiche ambientali dei singoli componenti in un edificio. Per integrata avere una visione d'insieme della questione può essere molto utile disporre di un apposito strumento per la valutazione ambientale19 Approccio GPP

• inserire criteri di selezione per architetti e ingegneri riguardo all’esperienza nella progettazione di edifici sostenibili, e per gli appaltatori, riguardo all’applicazione di misure adeguate per la gestione ambientale;

• specificare norme minime di rendimento energetico20 per l’edificio finito in tutte le fasi dell’appalto; attribuendo eventualmente un punteggio supplementare in fase di aggiudicazione, in caso di rendimento superiore al minimo;

• far riferimento a norme come la TC/CEN 350 (Sostenibilità dei lavori di costruzione) e 351 (Prodotti da costruzione – valutazione dell’emissione di sostanze pericolose) per stabilire se sia opportuno inserire questi standard o altri equivalenti nella specifica;

• dare la preferenza a progetti che prevedano sistemi per la fornitura di energia rinnovabile • limitare le sostanze pericolose usate nei materiali edilizi; • incoraggiare l’uso di legno e altre materie prime naturali, ricavati in modo sostenibile, di materiali

riciclati e riutilizzati, oltre che il riciclaggio dei materiali a fine vita; • attribuire importanza alla qualità dell’aria negli edifici, al benessere degli occupanti e a un’adeguata

ventilazione; • esigere installazioni a basso consumo idrico e incentivare il riuso di acque reflue e piovane; • inserire clausole contrattuali relative ai rifiuti, alla gestione e al trasporto dei materiali edili; • responsabilizzare i fornitori nel contesto delle clausole contrattuali riguardo al monitoraggio del

rendimento energetico per vari anni dopo la costruzione e alla formazione degli utenti dell’edificio, per quanto riguarda l’uso sostenibile dell’energia.

Alimenti e servizi di ristorazione

Secondo uno studio condotto per conto della Commissione europea, il settore alimenti e bevande è responsabile per il 20-30% degli impatti ambientali più significativi in Europa21. I più significativi in questo campo riguardano l’uso di prodotti chimici dannosi per la produzione e il trasporto di generi alimentari. Molte amministrazioni pubbliche mirano a incrementare la quantità di alimenti biologici, serviti nelle mense scolastiche e aziendali, oltre che a ridurre la quota di derivati dalla carne a impatto elevato. L’uso non sostenibile delle risorse marine e gli scarti di imballaggio sono altri elementi importanti. Approccio GPP

• Specificare una percentuale minima di alimenti che deve essere di produzione biologica22. Assegnare un punteggio aggiuntivo in fase di aggiudicazione per le quote che superano il requisito minimo;

                                                                                                                         19 informazioni relative all’uso di strumenti per la valutazione ambientale negli appalti per lavori di ristrutturazione edile sono disponibili alla pagina www.sci-network.eu. 20 Come indicato nell’introduzione, la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia renderà obbligatori determinati standard di rendimento ambientale per tutti gli edifici nuovi e per grandi progetti di ristrutturazione dal 2013 21 Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, Impatto ambientale dei prodotti (EIPRO), 2006, pag. 15. Questo studio analizza l’influenza dei vari settori di mercato per quanto riguarda diversi impatti ambientali. 22 Per commercializzare nell'UE un alimento come biologico, esso deve rispettare determinati requisiti ed essere certificato da un ente di ispezione riconosciuto. Questi requisiti sono elencati nel regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.

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• indicare percentuali minime e/o assegnare punti per l’uso di frutta e verdure in stagione, oltre che di prodotti marini pescati in modo sostenibile;

• inserire nel contratto clausole sulla riduzione al minimo degli imballaggi alimentari; • applicare criteri di selezione per i fornitori di servizi di ristorazione, sulla base di misure per la

gestione ambientale adeguate, come la formazione del personale

Elettricità La produzione di energia elettrica da combustibili fossili è una delle principali fonti di emissioni di gas serra a livello mondiale. Molte amministrazioni pubbliche europee ora si approvvigionano attraverso fonti rinnovabili. Una definizione è contenuta nella direttiva 2009/28/CE, sulla promozione dell’uso energia da fonti rinnovabili, che impone, tra l’altro, agli Stati membri di rilasciare un certificato di garanzia d’origine verde, se richiesto dai fornitori di energia elettrica. In questo modo si evita che sia venduta due volte non essendo distinguibile da quella non verde. Un fattore importante per la credibilità ecologica.  Approccio GPP

• Esigere che tutta o parte dell’energia elettrica provenga da fonti rinnovabili. Richiedere certificati di garanzia di origine;

• inserire se del caso un criterio di aggiudicazione per attività complementari di risparmio energetico offerte dal fornitore, come un audit degli schemi di consumo esistenti;

• valutare l’efficienza della produzione di energia elettrica chiedendo informazioni ai fornitori e inserendo fattori di efficienza minima nel contratto di appalto.

Criteri GPP generali per l’elettricità

Gli acquisti verdi della pubblica amministrazione (Green public procurement, GPP) sono uno strumento volontario. Il presente documento presenta i criteri dell’UE relativi agli acquisti verdi della pubblica amministrazione (GPP) per il gruppo di prodotti relativo all’elettricità. La relazione tecnica preliminare di accompagnamento (Technical Background Report, TBR) fornisce indicazioni esaurienti sulle motivazioni alla base della scelta di tali criteri e riferimenti a chi desideri ottenere ulteriori informazioni. Per ciascun gruppo di prodotti / servizi sono presentate due serie di criteri:

• i criteri di base sono utilizzabili da qualsiasi amministrazione aggiudicatrice negli Stati membri e riguardano gli impatti ambientali più significativi. Sono stati elaborati per poter essere impiegati con uno sforzo minimo in termini di interventi di verifica aggiuntivi o con aumenti dei costi limitati;

• i criteri generali sono rivolti a quei soggetti che desiderano acquistare i migliori prodotti disponibili sul mercato che possono richiedere uno sforzo ulteriore in termini di verifiche aggiuntive o comportare un lieve aumento dei costi rispetto ad altri prodotti con le stesse funzioni.

1. Ambito di applicazione e definizione I presenti criteri UE in materia di GPP riguardano l’acquisto di elettricità. Il modo più diretto per ridurre l’impatto ambientale del consumo di energia elettrica è ridurre la domanda grazie a una maggiore efficienza energetica negli edifici pubblici, l’acquisto di prodotti più efficienti a livello energetico e misure riguardanti il comportamento dei consumatori. Questi temi esulano dal campo di applicazione dei presenti criteri, ma sono trattati nell’ambito dei criteri UE in materia di GPP per altre categorie di prodotti. In tale contesto, i criteri sono incentrati essenzialmente sul tentativo di incoraggiare un maggiore utilizzo di elettricità ottenuta da fonti rinnovabili. Nei criteri di base le specifiche vertono sulla percentuale di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili (Electricity supplied from renewable energy sources, RES-E) (la percentuale raccomandata è pari almeno al 50%). I criteri di base prevedono altresì la produzione combinata di calore ed elettricità ad alto rendimento (High efficiency combined heat and power, HE CHP) che utilizza fonti non rinnovabili. I criteri di aggiudicazione promuovono l’utilizzo della RES-E o della HE CHP in percentuale maggiore rispetto al minimo previsto dalle specifiche. Nei criteri generali le specifiche raccomandano un utilizzo della RES-E nella misura del 100%.

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Definizione di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili (RES-E): la direttiva 2009/28/CE (la cosiddetta “direttiva sulle energie rinnovabili”) definisce la RES-E nel modo seguente: “..energia proveniente da fonti rinnovabili non fossili, vale a dire energia eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas” Negli impianti multicombustibile che utilizzano fonti rinnovabili e convenzionali, si tiene conto unicamente della parte di elettricità prodotta da fonti rinnovabili. Dovrebbe essere esclusa l’elettricità prodotta in centrali di pompaggio che utilizzano l’acqua precedentemente pompata a monte. Per biomassa si intende: “...la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani” 2. Principali impatti ambientali

• La produzione di elettricità da combustibili fossili è causa di una percentuale consistente di gas a effetto serra e altre emissioni.

• La domanda crescente di elettricità, associata alla riduzione di fonti non rinnovabili La produzione combinata di calore ed elettricità da fonti energetiche non rinnovabili contribuisce solo in modo limitato alla riduzione di CO2 Approccio in materia di GPP

• Aumento della quota di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili (RES-E) • Passaggio alla CHP ad alto rendimento (HE CHP) o alla CHP da fonti energetiche rinnovabili, o alla

CHP a partire da gas soltanto N.B.: gli impatti non sono riportati in ordine di importanza. 3. Criteri GPP generali per l’elettricità Criteri di base Acquisto di almeno il 50% di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili (RES-E) e/o da cogenerazione ad alto rendimento. Criteri generali Acquisto del 100% di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili (RES-E). Specifiche 1. Almeno il 50% dell’elettricità erogata deve essere prodotto da fonti energetiche rinnovabili e/o da cogenerazione ad alto rendimento come rispettivamente stabilito dalle direttive 2009/28/CE e 2004/8/CE. L’offerente deve indicare la percentuale di elettricità che intende produrre da fonti energetiche rinnovabili. Verifica: è necessario presentare l’apposita documentazione prevista dal regime di garanzia d’origine o prova equivalente. Criteri generali 1. Il 100% dell’elettricità erogata deve essere prodotto da fonti energetiche rinnovabili come previsto dalla direttiva 2009/28/CE. Verifica: è necessario presentare l’apposita documentazione prevista dal regime di garanzia d’origine o prova equivalente. Criteri di aggiudicazione Saranno attribuiti punti supplementari per ulteriore RES-E e/o cogenerazione ad alto rendimento. 1. I punti supplementari saranno attribuiti in misura proporzionale all’energia elettrica erogata da fonti energetiche rinnovabili oltre la quantità minima prevista dalla specifica. 2. I punti supplementari saranno attribuiti in misura proporzionale all’energia elettrica erogata dalla cogenerazione ad alto rendimento oltre la quantità minima prevista dalla specifica. 3. Se l’energia elettrica è prodotta mediante cogenerazione ad alto rendimento basata su fonti energetiche rinnovabili i punti supplementari saranno moltiplicati per due in entrambi i casi. Verifica: è necessario presentare l’apposita documentazione prevista dal regime di garanzia d’origine o prova equivalente. Clausole di esecuzione del contratto Allo scadere di ogni anno contrattuale il contraente deve fornire all’amministrazione aggiudicatrice informazioni in merito all’origine dell’elettricità erogata e dimostrare che almeno il 50% proviene da fonti energetiche rinnovabili e/o da cogenerazione ad alto rendimento.

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Verifica: è necessario presentare l’apposita documentazione prevista dal regime di garanzia d’origine o prova equivalente.* Questo non è previsto per i fornitori certificati di elettricità verde al 100% (provvisti, per esempio, di un marchio di qualità ecologica di tipo 1 basato su una definizione della RES-E di rigore quanto meno pari alla definizione della direttiva 2009/28/CE) Criteri generali Allo scadere di ogni anno contrattuale il contraente deve fornire all’amministrazione aggiudicatrice informazioni in merito all’origine dell’elettricità erogata e dimostrare che il 100% proviene da fonti energetiche rinnovabili. Verifica: è necessario presentare l’apposita documentazione prevista dal regime di garanzia d’origine o prova equivalente.* Questo non è previsto per i fornitori certificati di elettricità verde al 100% (provvisti, per esempio, di un marchio di qualità ecologica di tipo 1 basato su una definizione della RES-E di rigore quanto meno pari alla definizione della direttiva 2009/28/CE) Elettricità Note esplicative Garanzia d’origine: tutti i paesi dell’UE sono giuridicamente obbligati, ai sensi delle direttive 2009/28/CE e 2004/8/CE, rifusa con la Direttiva 2012/27/UE, a definire regimi di garanzia d’origine per l’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili e l’utilizzo della cogenerazione ad alto rendimento a scopi produttivi, che costituiscono una valida base giuridica di verifica. È opportuno osservare che lo stato attuale della richiesta obbligatoria dei regimi di garanzia d’origine può variare da Stato membro a Stato membro. In alternativa, il fornitore può fornire una prova indipendente che un quantitativo equivalente di energia elettrica è stato prodotto da cosiddette fonti rinnovabili o mediante cogenerazione ad alto rendimento (per esempio, con un certificato negoziabile rilasciato da un organismo indipendente quale il RECS - Renewable Energy Certificates System: www.recs.org). Un’altra alternativa consiste nel fatto che l’elettricità erogata è contrassegnata da un marchio di qualità ecologica di tipo 1 basato su una definizione di rigore quanto meno pari alla definizione della direttiva 2009/28/CE. Acquisto di Elettricità Verde23

La liberalizzazione del mercato europeo dell'energia offre agli enti locali la possibilità di scegliere liberamente i fornitori energetici. Secondo la Direttiva 2009/28/CE, l'elettricità prodotta da fonti di energia rinnovabili o l'Elettricità Verde può essere definita come: "elettricità prodotta da impianti che fanno ricorso solo a fonti di energia rinnovabile, come pure la fetta di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili in impianti ibridi che usano anche fonti di energia tradizionale compresa l’elettricità rinnovabile utilizzata per riempire i sistemi di immagazzinamento ed escludere l'elettricità prodotta come risultato dei sistemi di immagazzinaggio".

Al fine di essere sicuri che l'elettricità fornita provenga realmente da fonti energetiche rinnovabili, i consumatori hanno la possibilità di richiedere certificati di garanzia di origine dell'elettricità. E' la Direttiva 2009/28//CE che ha previsto tale meccanismo. Il fornitori hanno anche la possibilità di dare volontariamente prova che una quantità corrispondente di elettricità è stata generata da fonti energetiche rinnovabili o prodotta da mezzi di alta efficienza di cogenerazione.

Esempio: precedenti esperienze di acquisto di elettricità verde effettuati dalla Pubblica Amministrazione tedesca includendo le seguenti specifiche nella gara di appalto

1) il 100% dell'elettricità deve provenire da fonti di energia rinnovabile così come definita dalla Direttiva 2009/28/CE

                                                                                                                         23  Ulteriori informazioni disponibili su www.procuraplus.org  

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2) la fornitura RES-E deve essere abbinata alla riduzione certificata di CO2 durante il periodo di rifornimento; questo significa che:

a. la riduzione di CO2 ottenuta durante la fornitura deve essere almeno il 30% del volume di rifornimento di energia medio durante lo stesso periodo e

b. deve essere provato che i livelli ottenuti di riduzione di CO2 siano stati realizzati mediante i nuovi impianti cioè gli impianti che entrano in funzione nell'anno della fornitura reale. Si deve dare prova attraverso la trasmissione delle specifiche schede tecniche.

3) Garanzia di Origine: l'origine dell'elettricità deve essere chiaramente rintracciabile e basata su risorse identificabili. Nel caso ci siano diverse fonti, la differenza tra esse deve essere chiaramente spiegata. Le schede tecniche specifiche servono a provare l'origine dell'elettricità e il valore di emissione di CO2 ridotto durante la fornitura. Il fornitore puo' fornire elettricità rinnovabile da impianti che non sono menzionati nel contratto, tuttavia, deve anche raggiungere i livelli previsti di riduzione di CO2 indicati nell'offerta.

4) Esclusione della fornitura sovvenzionata: si chiede al fornitore di confermare, sotto forma di autodichiarazione, che l'energia fornita non è stato oggetto di sovvenzioni né interamente, né in parte, sia a livello interno che a livello internazionale

5) Durante la fase di assegnazione sono stati assegnati dei punti aggiuntivi al fornitore la cui offerta è andata oltre i requisiti minimi che erano quelli di raggiungere la riduzione del 30% di CO2 rispetto all'esistente mix energetico

in Germania l'offerta economicamente più vantaggiosa è stata determinata dal migliore rapporto prezzo/performance.

La differenza di prezzo tra l'elettricità convenzionale e quella verde dipende dal grado di liberalizzazione, le caratteristiche dei piani di sostegno nazionali e l'esistenza di fornitori di elettricità verde. L' elettricità verde spesso è più costosa anche se le differenze di prezzo si stanno sostanzialmente restringendo e ci sono casi in cui l' elettricità verde è disponibile anche ad una tariffa più bassa. E’ stato dimostrato che l’elettricità verde appartiene ad un gruppo di prodotti che è disponibile per gli appalti pubblici su base competitiva. Marchi di qualità ecologica di tipo ISO 14024: i marchi di qualità ecologica di tipo ISO 14024 sono marchi i cui criteri di base sono stabiliti da un organismo indipendente e monitorati nell’ambito di un processo di certificazione e controllo. In quanto tali, rappresentano una fonte di informazioni notevolmente trasparente, affidabile e indipendente. Tali marchi soddisfano le seguenti condizioni:

• i requisiti per la concessione del marchio si basano su prove scientifiche; • i marchi di qualità ecologica sono adottati con la partecipazione di tutte le parti interessate, quali

amministrazioni pubbliche e le organizzazioni di consumatori, distributori e del settore ambientale; • sono accessibili da parte di tutti i soggetti interessati.

Nell’ambito delle procedure di acquisti pubblici, i soggetti che desiderano acquistare possono esigere il rispetto dei criteri alla base di un determinato marchio di qualità ecologica e pretendere che tale marchio sia utilizzato come attestazione di conformità. Non sono tuttavia autorizzati a richiedere che il prodotto sia contraddistinto da un marchio di qualità ecologica. Inoltre, i soggetti che desiderano acquistare possono usare solamente i criteri del marchio di qualità ecologica riferibili alle caratteristiche del prodotto o del servizio stesso o ai processi di produzione, non i criteri relativi alla gestione generale dell’azienda. Attestazione di conformità: qualora le modalità di verifica dei criteri prevedano la possibilità di utilizzare altri mezzi di prova appropriati, tali mezzi potrebbero comprendere la documentazione tecnica del fabbricante, un rapporto di prova rilasciato da un organismo riconosciuto, o eventuali altre prove pertinenti. L’amministrazione aggiudicatrice dovrà verificare caso per caso se le prove presentate possono considerarsi appropriate da un punto di vista tecnico/giuridico. Audit energetico: gli audit energetici possono essere uno strumento prezioso per individuare tutti i modi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e delle apparecchiature di un’autorità pubblica. Le autorità hanno spesso già condotto i propri audit e dispongono di personale preposto all’attuazione di una strategia di

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risparmio energetico. Tuttavia, laddove tali misure non siano attuate, si raccomanda alle autorità pubbliche di eseguire tali audit. Considerazioni sui costi Le differenze di prezzo fra l’elettricità ottenuta da fonti tradizionali e da fonti verdi dipendono da vari fattori, quali il grado di liberalizzazione nel paese di riferimento, il regime di sostegno nazionale e la presenza di fornitori di energia verde. Spesso l’elettricità verde è più costosa, sebbene le differenze in termini di prezzo si stiano riducendo considerevolmente e vi siano anche casi in cui è disponibile a tariffe inferiori. Un maggiore grado di liberalizzazione, tecnologie più avanzate di produzione di energia da fonti rinnovabili, l’aumento dei prezzi dei combustibili fossili, gli obiettivi europei in materia di RES-E e la promozione della cogenerazione ad alto rendimento, tutti aspetti associati all’attuale dibattito sul clima, hanno il potenziale di rendere il prezzo dell’energia verde ancora più competitivo.

Legname Molti appalti pubblici prevedono l’acquisto di legno o prodotti da esso derivati, per esempio come parte di lavori edilizi, per arredo o per pavimentazione. I concetti di "legno sostenibile" e "legno legale" sono stati riconosciuti dall'UE come fondamentali, portando all’adozione di una serie di misure legislative e volontarie per disciplinarne la tracciabilità. Il regolamento dell'UE sul legname adottato nel 201024 stabilisce che tutto il legno e i prodotti da esso derivati debba provenire da fonti legali e impone agli operatori di assicurare la tracciabilità e prove di conformità lungo tutta la catena di fornitura. Il piano d’azione UE per l'applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale (FLEGT) prevedono accordi di partenariato bilaterali con paesi produttori, permettendo di verificare la legalità delle esportazioni verso l'UE mediante un sistema di licenze25. Il legno e i prodotti derivati che rispettano i requisiti del sistema FLEGT sono considerati ricavati in modo legittimo ai sensi del regolamento sul legname. È risaputo che la silvicoltura sostenibile richiede una gestione atta a garantire, fra l'altro, un sostegno alla biodiversità, produttività e vitalità. In molti casi entrano in considerazione anche fattori sociali specifici, tra cui i diritti dei gruppi indigeni a gestire la foresta e la tutela giuridica dei lavoratori forestali. I sistemi di certificazione come l’FSC (Consiglio per la gestione forestale sostenibile) o il programma PEFC (per il riconoscimento degli schemi nazionali di certificazione forestale) servono a dimostrare la conformità totale o parziale rispetto a tali criteri. Approccio GPP

• Esigere che tutto il legno provenga da fonti gestite in modo legale e sostenibili. La conformità a riguardo può essere verificata da terzi attraverso sistemi come l’FSC o il PEFC o strumenti del tipo FLEGT. Si devono ammettere anche prove alternative.

• Prevedere clausole contrattuali che impongono al fornitore di rispettare i diritti dei lavoratori forestali e dei gruppi indigeni responsabili della silvicoltura.

 Marchi di qualità ecologica (Ecolabel) I marchi di qualità ecologica (Ecolabel) stabiliscono i requisiti ambientali che devono essere rispettati da prodotti o servizi per poter ricevere l’etichetta. Essi prevedono la certificazione del prodotto da parte di terzi (vale a dire non dagli stessi produttori o prestatori di servizi). Si possono usare in vari modi a livello di appalti, tuttavia non è permesso esigere da prodotti o servizi uno specifico marchio di qualità ambientale. Alcuni tipi di marchi di qualità ambientale esistenti: Marchi multi-settore, multi-criterio – Si tratta del tipo più diffuso di marchi di qualità ambientale e anche di quello più frequentemente usato per i GPP. I marchi multi-criterio si basano su informazioni scientifiche relative all’impatto ambientale di un prodotto o servizio durante il suo ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime fino alla produzione e alla distribuzione, passando per la fase di utilizzo per giungere allo

                                                                                                                         24 Regolamento (UE) n. 995/2010 che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da esso derivati. 25 Per maggiori informazioni sul FLEGT, consultare la pagina http://ec.europa.eu/environment/forests/flegt.htm.

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smaltimento definitivo. Si applicano criteri di accettazione/rifiuto che stabiliscono lo standard per il marchio in questione. Per ciascuna categoria di prodotti o servizi coperta esistono vari insiemi di criteri.

Esempi di questi tipo sono il marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel UE (fiore)26, Il marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel UE è stato istituito nel 1992 al fine di incentivare le imprese a commercializzare prodotti e servizi più rispettosi dell’ambiente. I prodotti e servizi ai quali viene concesso il marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel sono contrassegnati dal logo di un fiore, consentendone la facile identificazione da parte dei consumatori, compresi gli acquirenti pubblici e privati. L’Ecolabel UE copre oggi 28 prodotti e servizi, compresi carta, prodotti tessili, detersivi, lubrificanti, elettrodomestici, prodotti per casa e giardino e strutture turistiche. Si aggiungono di continuo altre categorie di prodotti e servizi. I prodotti e i servizi Ecolabel hanno caratteristiche di eccellenza ambientale e qualitativa

 

Con i prodotti e i servizi a marchio Ecolabel europeo, si decide di rispettare l’ambiente, senza rinunciare alla qualità. Ecolabel certifica che il prodotto o servizio rispetta determinati standard relativi a:

• La prestazione del prodotto o servizio (efficienza, durata, etc); • la composizione (i materiali usati e il contenuto di determinate sostanze); • il processo produttivo (efficienza ambientale del processo,impiego di determinate sostanze); • la gestione della fase di fine vita del prodotto (recuperabilità, riciclabilità e disassemblaggio).

Oltre ad avere un ridotto impatto ambientale, un prodotto o servizio a marchio Ecolabel deve garantire una qualità paragonabile ai leader di mercato, del settore merceologico cui appartiene. Altri marchi Marchi a emissione singola – Si basano su uno o più criteri di approvazione/rifiuto relativi a uno specifico elemento, ad esempio l’efficienza energetica. Un prodotto che rispetta tali criteri può esporre il marchio. Tra gli esempi vi sono il logo biologico UE o l’Energy Star per apparecchiature da ufficio. Marchi specifici di settore – Tra questi possiamo citare gli schemi gestiti da organizzazioni come l’FSC (Consiglio per la gestione forestale sostenibile)27 o il programma PEFC (per il riconoscimento di schemi nazionali di Certificazione Forestale)28. Marchi graduati – Si tratta di una classificazione di prodotti e servizi sulla base delle prestazioni ambientali riguardo a un dato elemento, piuttosto che di criteri per approvazione/rifiuto. Tra gli esempi citiamo l'etichetta energetica dell'UE, per la classificazione dei prodotti energetici secondo la loro efficienza, partendo da A+++ per i più efficienti fino a G per quelli meno efficienti29.

GPP e innovazione Il GPP costituisce un potente strumento per stimolare l’innovazione e incoraggiare le imprese a sviluppare nuovi prodotti ad elevata efficienza ambientale. Per questo mo0tivon la Commissione si è impegnata per sfruttare questo potenziale mediante varie azioni:

                                                                                                                         26 Per maggiori informazioni, cfr. http://ec.europa.eu/environment/ecolabel 27 Per maggiori informazioni, cfr. http://www.fsc.org. 28 Per maggiori informazioni, cfr. http://www.pefc.org. 29 Per maggiori informazioni, cfr. http://ec.europa.eu/energy/efficiency/labelling/energy_labelling_en.htm.

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• diffusione a livello comunitario della recente guida “Manuale sugli appalti pubblici, la ricerca e l’innovazione” e degli orientamenti per le autorità aggiudicatrici, secondo la comunicazione della Commissione sugli appalti pre-commerciali30; • creazione di un sistema UE facoltativo per la verifica da parte di terzi delle prestazioni dichiarate delle nuove tecnologie, che faciliterebbe la verifica del rispetto delle specifiche ambientali definite nei documenti di gara; • identificazione di “mercati guida”31 e utilizzo del GPP per stimolare lo sviluppo e l’adozione di nuovi prodotti e servizi da parte del mercato. L’iniziativa del mercato guida mira a creare condizioni quadro favorevoli al fine di stimolare l’innovazione, essenziale per la competitività, tramite una serie di azioni di politica pubblica. Attualmente sono stati individuati sei mercati (sanità in linea, energie rinnovabili, tessuti tecnici, e tre che riguardano i temi ambientali: la costruzione sostenibile, il riciclaggio e i prodotti biologici e rivestono quindi particolare importanza per il GPP.

Indicatori per il GPP. Controllo e analisi comparativa Per valutare il “livello di GPP” si possono utilizzare due tipi di indicatori. Gli indicatori quantitativi possono essere impiegati per valutare la diffusione e il progresso della politica, raffrontando il livello di GPP (espresso in numero e valore delle procedure di appalto verdi) con il livello globale di appalti pubblici. Per valutare l’impatto sull’offerta, la Commissione propone di calcolare inoltre il valore degli acquisti verdi rispetto al valore totale degli appalti pubblici. Gli indicatori orientati all’incidenza consentono di valutare i vantaggi economici e ambientali offerti dal GPP. Attualmente la Commissione sta elaborando un metodo per il calcolo di tali indicatori, che dovrebbe basarsi sull’analisi di un campione rappresentativo di procedure di appalto negli Stati membri. Per garantire l’uniformità del controllo e dell’analisi comparativa, si propone di concentrarsi sui settori per cui sono stati fissati criteri comuni per il GPP come illustrato al punto 4. Nel 2010 la Commissione controllerà la situazione del GPP in tutti gli Stati membri utilizzando la metodologia di cui sopra. Una procedura di appalto verrà considerata “verde” se dà luogo a un contratto che rispetta i criteri “di base” per il GPP. I risultati di tale esercizio negli Stati membri che hanno ottenuto i migliori risultati costituiranno la base per la determinazione degli obiettivi futuri. Negli Stati membri più virtuosi verrà misurato anche il rispetto dei criteri “generali” con l’obiettivo di definire obiettivi supplementari per il futuro e stimolare l’innovazione. L’esercizio verrà ripetuto ogni cinque anni. L’esercizio di controllo e l’analisi comparativa costituiranno un incentivo ad applicare i criteri in materia di GPP nelle procedure di appalto nazionali. Entro la fine del 2008 la Commissione solleciterà l’approvazione ufficiale, da parte degli Stati membri, dei criteri già definiti nel settore. Con approvazione ufficiale si intende l’inclusione di detti criteri negli orientamenti nazionali in materia di GPP e nei piani di azione nazionali che gli Stati membri sono stati invitati ad adottare dalla Commissione. Fino ad oggi quattordici Stati membri hanno adottato tali piani di azione e altri dieci si apprestano a farlo. La Commissione invita anche gli Stati membri, che non hanno adottato piani di azione, a garantire l’integrazione dei criteri comuni in materia di GPP nelle procedure di appalto nazionali. Gli Stati membri dovranno riferire su questo aspetto nelle riunioni periodiche di coordinamento organizzate dalla Commissione. Verrà inoltre chiesto loro di approvare formalmente ogni nuova serie di criteri e garantirne un’attuazione efficace a livello nazionale. Linee guida e “Acquistare verde” Le linee guida per la formulazione di appalti ecocompatibili si trovano nel manuale della Commissione Europea “Acquistare Verde!” , dove si chiarisce che il GPP presuppone l’adozione di una politica ambientale degli approvvigionamenti da parte dell’ente, che si concretizza nelle seguenti attività:

1. valutazione della reale necessità dell’acquisto;

                                                                                                                         30 COM(2007) 799 definitivo del 14 dicembre 2007. 31 COM(2007) 860 del 21 dicembre 2007

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2. comunicazione della politica degli Acquisti Verdi al maggior numero di fornitori; 3. individuazione e inserimento dei criteri ambientali, tra cui le certificazioni e i marchi ambientali,

nelle procedure di approvvigionamento e aggiudicazione; 4. formazione del personale interno addetto agli acquisti; 5. adozione di comportamenti sostenibili all’interno dell’ente; 6. comunicazione ai cittadini delle procedure adottate; 7. utilizzo della rete come mezzo per ottenere e divulgare informazioni sui prodotti, riferendosi anche

alle migliori pratiche di altri enti.

Una volta soddisfatte queste condizioni fondamentali, è previsto un audit interno periodico per monitorare l’efficacia del GPP e per verificarne il miglioramento continuo. (Direttiva Europea 2014/23/UE, Appalti pubblici).

Il Piano d’Azione Nazionale per il GPP (PAN GPP) Il PAN GPP in sintesi

IL PAN GPP IN SINTESI

Accogliendo l’indicazione contenuta nella Comunicazione della Commissione europea “Politica integrata dei prodotti, sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale” (COM(2003) 302), e in ottemperanza del comma 1126, articolo 1, della legge 296/2006 (legge finanziaria 2007), il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha elaborato, attraverso un ampio processo di consultazione con enti locali e parti interessate e con la collaborazione degli altri Ministeri Competenti (Economia e Finanze e Sviluppo Economico) e degli enti e strutture tecniche di supporto (CONSIP, ENEA, ISPRA, ARPA), il “Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione" (di seguito PAN GPP). Il Piano, adottato con il Decreto Interministeriale dell'11 aprile 2008 (G.U. n. 107 dell'8 maggio 2008), ha l’obiettivo di massimizzare la diffusione del GPP presso gli enti pubblici in modo da farne dispiegare in pieno le sue potenzialità in termini di miglioramento ambientale, economico ed industriale. Tale Piano, come previsto dallo stesso, è stato aggiornato con

Decreto 10 aprile 2013 (G.U. n. 102 del 3 maggio 2013).

Il PAN GPP fornisce un quadro generale sul Green Public Procurement, definisce degli obiettivi nazionali, identifica le categorie di beni, servizi e lavori di intervento prioritarie per gli impatti ambientali e i volumi di spesa, su cui definire i

‘Criteri Ambientali Minimi’ (CAM).

Detta inoltre delle specifiche prescrizioni per gli enti pubblici, che sono chiamati a:

• effettuare un'analisi dei propri fabbisogni con l'obiettivo di razionalizzare i consumi e favorire il decoupling (la dissociazione tra sviluppo economico e degrado ambientale)

• identificare le funzioni competenti per l'attuazione del GPP coinvolte nel processo d'acquisto • redigere uno specifico programma interno per implementare le azioni in ambito GPP

In particolare invita Province e Comuni a promuovere interventi di efficienza energetica presso gli edifici scolastici di competenza

Per la definizione dei criteri ambientali minimi stabilisce una procedura ed istituisce due organismi ad hoc, che assumono anche ulteriori compiti (vedi sezione la gestione del PAN), ciò affinchè possano rispondere alle peculiarità del sistema produttivo nazionale, pur tenendo conto delle indicazioni della Commissione Europea (i criteri ambientali minimi integreranno i criteri di base del toolkit europeo). Il piano prevede infine un monitoraggio annuale per verificarne l’applicazione, con relativa analisi dei

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benefici ambientali ottenuti e delle azioni di formazione e divulgazione da svolgere sul territorio nazionale. Preliminare al Piano d'azione, un rapporto di studio elaborato per conto del Ministero.

LA GESTIONE DEL PAN GPP

Per assicurare la gestione del PAN GPP, il nuovo piano d’azione 2013 ha previsto:

• Il "Comitato di Gestione", cui è affidata l’attività di coordinamento e alcuni compiti squisitamente tecnici, composto dai rappresentanti dei tre Ministeri di riferimento (Ministero dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e dell’Economia e delle Finanze), dell’ISPRA, della CONSIP, dell'ENEA, da esperti di alcune ARPA e da due rappresentanza delle regioni istituito con DM 185 del 18 ottobre 2007, in seguito sostituito dal DM n.77 del 11 aprile 2012, modificato con l’inserimento di rappresentanti di altre istituzioni nazionali (il MiPAAF e l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici) . Il DM n. 77 dell’11 aprile 2012 è integralmente sostituito dal DM. 361 del 13 dicembre 2013.

• Il “Tavolo di confronto permanente”, dove il MATTM e la CONSIP si confrontano con le centrali di acquisto regionali sui CAM prima della loro adozione e prima di esaminare le eventuali criticità riscontrate in fase di applicazione.

• Tavoli di consultazione con le associazioni di categoria, specifici per ciascuna categoria di prodotto indicata nel Piano

In particolare l’attività di gestione prevede di:

• individuare i requisiti ambientali da introdurre nelle procedure di acquisto per le categorie di prodotti, servizi e lavori oggetto del piano stesso (Criteri ambientali minimi)

• programmare e realizzare le attività relative alla formazione alla comunicazione • impostare e svolgere il monitoraggio utile a verificare l’efficacia del piano d’azione, e controllare

l’andamento degli obiettivi da perseguire

In tal modo si darà seguito ad un metodo di lavoro che ha portato alla definizione condivisa e concertata della parte generale del PAN, che consente di valorizzare le competenze tecniche e le esperienze acquisite dei referenti degli enti sopra indicati, che avranno al contempo una funzione di tramite per rendersi portavoce delle istanze degli enti o delle organizzazioni cui appartengono.

Alcuni componenti sono impegnati anche nel seguire attività ,volte alla costruzione di una Strategia Italiana sulla Politica Integrata dei Prodotti e sul Consumo e Produzione Sostenibili , dal momento che sia il GPP che gli strumenti utili ad individuare la qualità ambientale di beni e servizi rientrano in questo più ampio ambito di politica ambientale, economica ed industriale che risponde all’obiettivo comune di modificare in chiave sostenibile i modelli di produzione e consumo.

In particolare, per la redazione delle proposte di Criteri Ambientali Minimi, il Comitato di Gestione si avvale della collaborazione di specifici gruppi di lavoro composti da tecnici esperti provenienti da amministrazioni pubbliche, associazioni di categoria, enti con specifiche competenze in merito (vedi sezione “criteri in corso di definizione”).

IL MONITORAGGIO DEL GPP

Il 22 luglio 2011 è stato firmato un Protocollo d’Intesa tra l'Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici ed il Ministero dell’Ambiente. In base a tale intesa, l’Autorità raccoglierà i dati per il monitoraggio dell'applicazione del PAN GPP.

Con il D.M. 10 aprile 2013, Il Ministero dell'Ambiente prende atto delle raccomandazioni della Commissione Europea e procede a revisionare il Piano d'Azione Nazionale per il Green Public Procurment del 2008 (PAN-GPP). Il traguardo ambizioso fissato è il raggiungimento, entro il 2014, di un livello di "appalti verdi" non inferiore al 50%, sul totale degli appalti stipulati. A farla da padrone è sicuramente il

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mutato contesto normativo, proteso sempre più verso l'obbligatorietà degli acquisti pubblici verdi e verso una futura e sempre più probabile candidatura degli stessi acondizione o criterio premiale per accedere a finanziamenti comunitari. Basti guardare al susseguirsi di direttive europee indirizzate non solo ad incentivare ma anche a rendere obbligatori gli acquisti ecologici in settori rilevantissimi quali trasporti e beni energivori, trasposte nel nostro paese nel D.lgs 115/2008, (acquisto di apparecchi, impianti, autoveicoli e attrezzature che consumano energia), nel D.lgs 24/2011 (acquisto/noleggio di veicoli), e nel D.lgs. 104/2012 (classe di efficienza energetica) Per gli appalti di lavori, tra l'altro, l'aggiornamento del PAN-GPP, interpretando l'art. 120 del Regolamento di attuazione del Codice De Lise, prevede l'obbligo di tener conto del set dei criteri premianti relativi alle categorie di appalti di lavori previste dal PAN-GPP, (lavori di costruzione e di ristrutturazione di edifici e di costruzione e manutenzione delle strade) nel caso di aggiudicazione secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.

Gli obiettivi del nuovo PAN prevedono, nello specifico:

- un maggiore coinvolgimento delle Centrali di committenza nella predisposizione e nell'adozione dei CAM. Le stesse sono invitate, assieme alle Regioni, a contribuire alle azioni di comunicazione sul PAN GPP e sui C.A.M.; è inoltre previsto l'obbligo di comunicare l'avvenuta applicazione dei CAM o l'eventuale mancata applicazione e, in quest'ultimo caso, i motivi ostativi di ordine tecnico. - la promozione dell'uso di strumenti di analisi e valutazione del costo dei prodotti lungo il ciclo di vita (si sottolinea che nella nuova proposta di Direttiva sugli appalti pubblici è prevista la sostituzione del criterio di aggiudicazione al prezzo più basso con quello del costo connesso al ciclo di vita del prodotto/servizio); - l'aggiornamento e il perfezionamento delle attività di monitoraggio già avviate dall'AVCP; - il rafforzamento del ruolo delle associazioni di categoria nel processo di diffusione e promozione dei CAM presso gli associati, oltre che nel processo di definizione dei CAM, nonché il coinvolgimento degli operatori economici nazionali nel processo di definizione delle proposte europee dei criteri ambientali per gli appalti; - una migliore divulgazione dei CAM verso i grandi enti (Università, CNR, ENEA, lSPRA, ecc.) nonché campagne di comunicazione e promozione della conoscenza dei sistemi di eco-etichettatura. - un maggiore supporto alle stazioni appaltanti per l'intergrazione degli aspetti sociali, specie sulle categorie di appalto più soggette al rischio di lesione dei diritti dei lavoratori: a tal fine, con il D.M. del 6 giugno 2012, è stata pubblicata la "Guida per l'integrazione degli aspetti sociali negli appalti pubblici": si tratta di un importante passo in avanti nella direzione della "sostenibilità" sociale, ambientale ed economica, nell'ottica della prevenzione del lavoro nero, del dumping legato a pratiche illegali e della concorrenza sleale da parte di alcuni Paesi dove la tutela del lavoro è del tutto assente. Inoltre, si prevede la possibilità di espandere i criteri ambientali ad altre categorie merceologice, quali attrezzature elettromedicali e prodotti utilizzati in ambito sanitario. Particolari prescrizioni riguardano le Regioni e gli enti locali: le prime sono invitate a includere il GPP nella normativa regionale e settoriale e a valutare l'opportunità di elaborare un piano regionale per l'applicazione del PAN-GPP. Tale piano "dovrebbe prevedere prescrizioni specifiche per incentivare l'applicazione dei Criteri Ambientali Minimi, ad esempio meccanismi premianti relativamente all'utilizzo di fondi comunitari o stabilire che l'applicazione almeno dei criteri ambientali sia condizione per accedere a finanziamenti". I secondi sono incentivati ad adottare il GPP, specie se trattasi di enti dotati di Sistemi di Gestione Ambientale (EMAS, ISO 14001) o che hanno intrapreso un percorso di miglioramento ambientale previsto dalle politiche di Agenda 21, al fine di confermare le proprie politiche e i propri programmi agli obiettivi posti dal PAN-GPP.

GPP - Acquisti Verdi

• Il GPP: il contesto politico normativo • Il Piano d’azione nazionale per il GPP (PAN GPP) • I Criteri Ambientali Minimi (CAM)

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• La strategia europea Consumo e Produzione Sostenibili • Normativa e Documentazione • News • Link • Contatti

Acquisti Verdi o GPP (Green Public Procurement) è definito dalla Commissione europea come “[...] l’approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”.

Si tratta di uno strumento di politica ambientale volontario che intende favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica. Le autorità pubbliche che intraprendono azioni di GPP si impegnano sia a razionalizzare acquisti e consumi che ad incrementare la qualità ambientale delle proprie forniture ed affidamenti (cfr. il manuale Buying Green! predisposto per conto della Commissione Europea).

Obiettivi del GPP

• Riduzione degli impatti ambientali • Tutela della competitività • Stimolo all’innovazione • Razionalizzazione della spesa pubblica • Integrazione delle considerazioni ambientali nelle altre politiche dell’ente • Miglioramento dell’immagine della pubblica amministrazione • Diffusione di modelli di consumo e di acquisto sostenibili • Accrescimento delle competenze degli acquirenti pubblici • Miglioramento della competitività delle imprese

Il Piano d'Azione Nazionale per gli Acquisti Verdi

Nell’ambito della politica Integrata di Prodotto IPP, la Commissione europea nel 2003 invitava gli Stati Membri ad adottare dei Piani d’azione nazionale (COM(2003) 302). L’Italia ha accolto quest’indicazione con la Legge n. 296/2006 art. 1 comma 1126 e il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con D.M. 11 aprile 2008 (G.U. n. 107 dell’8 maggio 2008), di concerto con i Ministri dell’Economia e delle Finanze e dello Sviluppo Economico, ha adottato il “Piano d’Azione per la sostenibilità dei consumi nel settore della Pubblica Amministrazione (PAN GPP)”.

Il Piano d’azione è stato aggiornato con D.M. 10 aprile 2013 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 102 del 3 maggio 2013.

Il Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione è lo strumento attraverso il quale è possibile massimizzare la diffusione del GPP.

Il PAN GPP prevede che il Ministero dell’Ambiente definisca i “Criteri Ambientali Minimi” (CAM), i quali rappresentano il punto di riferimento a livello nazionale in materia di acquisti pubblici verdi e che potranno essere utilizzati dalle stazioni appaltanti, per consentire al Piano d’azione sul Green Public Procurement di massimizzare i benefici ambientali ed economici.

Il GPP si qualifica come il principale strumento della strategia europea su “Consumo e Produzione Sostenibile” (COM 2008/397 “Piano d’azione per il Consumo la Produzione Sostenibili e la Politica Industriale Sostenibile”). Per questo motivo il Ministero dell’Ambiente sta affrontando la tematica del GPP

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unitamente a quella SCP attraverso un apposito gruppo di lavoro istituito con decreto del Ministro dell’Ambiente.

Il GPP: il contesto politico normativo

Dalla fine degli anni ’90 con Il Libro Verde “Gli appalti pubblici nell’Unione Europea” del 1996 la Commissione europea ha progressivamente aumentato la propria attenzione verso lo strumento del GPP (Green Public Procurement - Acquisti Pubblici Verdi).

Il GPP è uno strumento di politica ambientale volontario che intende favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica. I prodotti “ambientalmente preferibili” sono, per esempio, quelli meno energivori, costituiti da materiale riciclato e/o privi di sostanze nocive, di facile riciclabilità, di maggior durata oppure che siano risultato di processi produttivi meno impattanti.

Dato il peso rilevante degli acquisti pubblici in termini sull’intero sistema economico dei paesi europei (si ricorda che, in base alle stime della Commissione Europea, la spesa pubblica nei paesi membri per l’acquisto di beni, servizi e lavori ammonta annualmente a circa il 19% del relativo PIL ) è evidente l’efficacia del GPP nel promuovere le condizioni per favorire la diffusione di un modello di produzione e consumo sostenibile.

Per questo motivo, già dal 2003, il GPP è stato riconosciuto dalla Commissione Europea uno strumento cardine della Politica Integrata dei Prodotti nell’ambito della relativa Comunicazione COM 2003/302 . In tale comunicazione venivano invitati gli stati membri ad adottare dei Piani d’azione nazionali sul GPP per assicurarne la massima diffusione.

In seguito le direttive europee sugli appalti, (la Direttiva 2004/18/CE del 31 marzo 2004 e la Direttiva 2004/17/CE ) dando seguito anche ad alcune sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità Europee (vedi in particolare la sentenza del 17 settembre 2002 (caso C 513/99 della Concordia Bus Filanda OY Ab vs Finland City Council) ha dato un significativo supporto giuridico al GPP.

L’Unione europea ha pubblicato le nuove direttive:

Direttiva 2014/24/UE sugli appalti del 26 febbraio che abroga la direttiva 2004/18/CE; Direttiva 2014/23/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione del 26 febbraio 2014 ; Direttiva 2014/25/UE sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE.

La Commissione europea, per rispondere più concretamente a tale ricco contesto politico e in relazione agli impegni che gli stati membri stanno assumendo in tema di GPP, ha emanato la Comunicazione n.400 del 16 giugno 2008, "Acquisti pubblici per un ambiente migliore", che accompagna il Piano d'azione europeo sul consumo e sulla produzione sostenibili e sulla politica industriale sostenibile (SCP/SIP) (Comunicazione n.397 del 16 giugno 2008, in quanto ha fornito ulteriore impulso in favore della diffusione del GPP, stabilendo precisi target quantitativi, indicatori e sistemi di monitoraggio comuni a tutta l’UE e proponendo come obiettivo da conseguire entro il 2010 il 50% di acquisti “verdi” (sia come numero di appalti che come volume di acquisti). A tal fine la Commissione Europea ha proposto una lista di criteri comuni a livello europeo, toolkit di formazione sul GPP.

L’Italia, con il D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163, Codice dei contratti pubblici ha recepito le Direttive comunitarie e ha fornito, in qualche passaggio, input ancor più vigorosi di quelli di matrice comunitaria. In particolare l’art. 2 stabilisce la possibilità di “subordinare il principio di economicità, a criteri ispirati da esigenze sociali, dalla tutela dell’ambiente e della salute e dalla promozione dello sviluppo sostenibile”. Infatti, l’art. 68 introduce nel nostro ordinamento l’obbligo di definire le specifiche tecniche “Ogniqualvolta sia possibile”,… “in modo da tenere conto dei criteri di accessibilità per i soggetti disabili, di una progettazione adeguata per tutti gli utenti, della tutela ambientale”.

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Successivamente con l’emanazione del Decreto Interministeriale di approvazione del Piano d’azione nazionale sul Green Public Procurement , che fa seguito alla delega conferita al governo dall’art. 1, comma 1126 della L. 296/2006 (finanziaria per l’anno 2007), è stato delineato anche a livello nazionale un quadro di riferimento complessivo utile a facilitare l’adozione e l’implementazione di pratiche di GPP sia dal punto di vista tecnico che metodologico

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Il Piano d’azione nazionale per il GPP (PAN GPP)

IL PAN GPP IN SINTESI

Accogliendo l’indicazione contenuta nella Comunicazione della Commissione europea “Politica integrata dei prodotti, sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale” (COM(2003) 302), e in ottemperanza del comma 1126, articolo 1, della legge 296/2006 (legge finanziaria 2007), il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha elaborato, attraverso un ampio processo di consultazione con enti locali e parti interessate e con la collaborazione degli altri Ministeri Competenti (Economia e Finanze e Sviluppo Economico) e degli enti e strutture tecniche di supporto (CONSIP, ENEA, ISPRA, ARPA), il “Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione" (di seguito PAN GPP). Il Piano, adottato con il Decreto Interministeriale dell'11 aprile 2008 (G.U. n. 107 dell'8 maggio 2008), ha l’obiettivo di massimizzare la diffusione del GPP presso gli enti pubblici in modo da farne dispiegare in pieno le sue potenzialità in termini di miglioramento ambientale, economico ed industriale. Tale Piano, come previsto dallo stesso, è stato aggiornato con Decreto 10 aprile 2013 (G.U. n. 102 del 3 maggio 2013).

Il PAN GPP fornisce un quadro generale sul Green Public Procurement, definisce degli obiettivi nazionali, identifica le categorie di beni, servizi e lavori di intervento prioritarie per gli impatti ambientali e i volumi di spesa, su cui definire i ‘Criteri Ambientali Minimi’ (CAM).

Detta inoltre delle specifiche prescrizioni per gli enti pubblici, che sono chiamati a:

• effettuare un'analisi dei propri fabbisogni con l'obiettivo di razionalizzare i consumi e favorire il decoupling (la dissociazione tra sviluppo economico e degrado ambientale)

• identificare le funzioni competenti per l'attuazione del GPP coinvolte nel processo d'acquisto • redigere uno specifico programma interno per implementare le azioni in ambito GPP

In particolare invita Province e Comuni a promuovere interventi di efficienza energetica presso gli edifici scolastici di competenza . Per la definizione dei criteri ambientali minimi stabilisce una procedura ed istituisce due organismi ad hoc, che assumono anche ulteriori compiti (vedi sezione la gestione del PAN), ciò affinchè possano rispondere alle peculiarità del sistema produttivo nazionale, pur tenendo conto delle indicazioni della Commissione Europea (i criteri ambientali minimi integreranno i criteri di base del toolkit europeo). Il piano prevede infine un monitoraggio annuale per verificarne l’applicazione, con relativa analisi dei benefici ambientali ottenuti e delle azioni di formazione e divulgazione da svolgere sul territorio nazionale. Preliminare al Piano d'azione, un rapporto di studio elaborato per conto del Ministero.

LA GESTIONE DEL PAN GPP

Per assicurare la gestione del PAN GPP, il nuovo piano d’azione 2013 ha previsto:

• Il "Comitato di Gestione", cui è affidata l’attività di coordinamento e alcuni compiti squisitamente tecnici, composto dai rappresentanti dei tre Ministeri di riferimento (Ministero dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e dell’Economia e delle Finanze), dell’ISPRA, della CONSIP, dell'ENEA, da esperti di alcune ARPA e da due rappresentanza delle regioni istituito con DM 185 del 18 ottobre 2007, in seguito sostituito dal DM n.77 del 11 aprile 2012, modificato con l’inserimento di rappresentanti di altre istituzioni nazionali

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(il MiPAAF e l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici) . Il DM n. 77 dell’11 aprile 2012 è integralmente sostituito dal DM. 361 del 13 dicembre 2013.

• Il “Tavolo di confronto permanente”, dove il MATTM e la CONSIP si confrontano con le centrali di acquisto regionali sui CAM prima della loro adozione e prima di esaminare le eventuali criticità riscontrate in fase di applicazione.

• Tavoli di consultazione con le associazioni di categoria, specifici per ciascuna categoria di prodotto indicata nel Piano

In particolare l’attività di gestione prevede di:

• individuare i requisiti ambientali da introdurre nelle procedure di acquisto per le categorie di prodotti, servizi e lavori oggetto del piano stesso (Criteri ambientali minimi)

• programmare e realizzare le attività relative alla formazione alla comunicazione • impostare e svolgere il monitoraggio utile a verificare l’efficacia del piano d’azione, e controllare

l’andamento degli obiettivi da perseguire

In tal modo si darà seguito ad un metodo di lavoro che ha portato alla definizione condivisa e concertata della parte generale del PAN, che consente di valorizzare le competenze tecniche e le esperienze acquisite dei referenti degli enti sopra indicati, che avranno al contempo una funzione di tramite per rendersi portavoce delle istanze degli enti o delle organizzazioni cui appartengono. Alcuni componenti sono impegnati anche nel seguire attività ,volte alla costruzione di una Strategia Italiana sulla Politica Integrata dei Prodotti e sul Consumo e Produzione Sostenibili , dal momento che sia il GPP che gli strumenti utili ad individuare la qualità ambientale di beni e servizi rientrano in questo più ampio ambito di politica ambientale, economica ed industriale che risponde all’obiettivo comune di modificare in chiave sostenibile i modelli di produzione e consumo. In particolare, per la redazione delle proposte di Criteri Ambientali Minimi, il Comitato di Gestione si avvale della collaborazione di specifici gruppi di lavoro composti da tecnici esperti provenienti da amministrazioni pubbliche, associazioni di categoria, enti con specifiche competenze in merito (vedi sezione “criteri in corso di definizione”).

IL MONITORAGGIO DEL GPP

Il 22 luglio 2011 è stato firmato un Protocollo d’Intesa tra l'Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici ed il Ministero dell’Ambiente. In base a tale intesa, l’Autorità raccoglierà i dati per il monitoraggio dell'applicazione del PAN GPP.

Criteri Ambientali Minimi

• Criteri in vigore • Criteri in via di definizione • Archivio

Il Piano d’Azione Nazionale rinvia ad appositi decreti emanati dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare, l’individuazione di un set di criteri ambientali “minimi” per gli acquisti relativi a ciascuna delle seguenti “categorie merceologiche":

• arredi (mobili per ufficio, arredi scolastici, arredi per sale archiviazione e sale lettura) • edilizia (costruzioni e ristrutturazioni di edifici con particolare attenzione ai materiali da costruzione,

costruzione e manutenzione delle strade) • gestione dei rifiuti • servizi urbani e al territorio (gestione del verde pubblico, arredo urbano) • servizi energetici (illuminazione, riscaldamento e raffrescamento degli edifici, illuminazione pubblica e

segnaletica luminosa)

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• elettronica (attrezzature elettriche ed elettroniche d’ufficio e relativi materiali di consumo, apparati di telecomunicazione)

• prodotti tessili e calzature • cancelleria (carta e materiali di consumo) • ristorazione (servizio mensa e forniture alimenti) • servizi di gestione degli edifici (servizi di pulizia e materiali per l’igiene) • trasporti (mezzi e servizi di trasporto, Sistemi di mobilità sostenibile)

I documenti “Criteri Ambientali Minimi” o “CAM”, adottati con Decreto Ministeriale, riportano delle indicazioni generali volte ad indirizzare l’ente verso una razionalizzazione dei consumi e degli acquisti e forniscono delle “considerazioni ambientali” propriamente dette, collegate alle diverse fasi delle procedure di gara (oggetto dell’appalto, specifiche tecniche, caratteristiche tecniche premianti collegati alla modalità di aggiudicazione all’offerta economicamente più vantaggiosa, condizioni di esecuzione dell’appalto) volte a qualificare ambientalmente sia le forniture che gli affidamenti lungo l’intero ciclo di vita del servizio/prodotto.

I “Criteri Ambientali Minimi” sono individuati fra i criteri ambientali in vigore relativi alle etichette di qualità ecologica ufficiali già presenti sul mercato o fra altre fonti informative esistenti (per esempio le normative che impongono determinati standard ambientali quali le misure adottate nell’ambito della Direttiva ERP (Energy Related Products) relativa all’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia”) e attraverso le indicazioni che provengono dalle parti interessate dell’industria come le associazioni di categoria.

La definizione dei CAM rientra fra i compiti assegnati al Comitato di Gestione. Per la loro elaborazione vengono istituiti dei gruppi di lavoro composti da esperti e da referenti delle associazioni di categoria dei produttori. I documenti così elaborati vengono sottoposti ad un confronto con gli operatori economici, tramite le associazioni di categoria e successivamente approvati dal Comitato di Gestione. La stesura finale dei CAM viene inviata ai ministeri interessati per acquisire eventuali osservazioni. Infine il documento viene adottato con Decreto del Ministro dell’ambiente e pubblicato in G.U.

La struttura e la procedura di definizione dei CAM consente di facilitare al massimo il compito delle stazioni appaltanti che vogliono adottare o implementare pratiche di GPP ed essere in linea con i principi del PAN. Con un semplice copia ed incolla infatti, possono trasferire nei propri capitolati le caratteristiche ambientali utili a classificare come “verde” la fornitura o l’affidamento cui si riferiscono e i relativi mezzi di prova per verificare la conformità delle offerte pervenute ai requisiti ambientali richiesti. L’insieme dei criteri ambientali che vengono individuati, danno un quadro di riferimento utile alle stazioni appaltanti che, nel definire le specifiche tecniche di un capitolato d’oneri, così come recita la relativa disposizione normativa del codice dei contratti pubblici, sono obbligate “Ogniqualvolta sia possibile, a definirle in modo da tenere conto criteri di accessibilità per i soggetti disabili, di una progettazione adeguata per tutti gli utenti, della tutela ambientale”. Inoltre fornisce indicazioni utili al mercato, che verrà gradualmente portato ad innalzare il livello della qualità ambientale dei prodotti e dei processi in linea con i trend normativi e di domanda sempre più attenta alla qualità ambientale. Si sottolinea inoltre che i criteri individuati dal Piano d’Azione Italiano sono redatti partendo dallo schema di criteri proposti dalla Commissione europea nel toolkit europeo. Attraverso il lavoro svolto i criteri proposti da livello europeo vengono adattati ed integrati per renderli più facilmente applicabili al contesto nazionale.

L’integrazione degli aspetti sociali nelle gare d’appalto

La necessità di passare dal concetto di “acquisti verdi” a quello di “acquisti sostenibili” è in linea con il concetto generale di “sostenibilità” che deve essere inteso nei suoi tre aspetti costituenti: ambientale, sociale ed economico. Perciò, è in via di progressivo rafforzamento nelle esperienze internazionali e comunitarie l’introduzione di determinati criteri sociali negli appalti pubblici. E’ prevedibile che questa tendenza si rafforzi nel prossimo futuro per la crescente sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle Pubbliche Amministrazioni sugli effetti perversi che il mancato rispetto di regole e controlli sulle condizioni sociali, con cui si svolgono le attività produttive, provoca sia sulla qualità della vita e sia sulla dignità delle persone

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nonché sul mercato. A livello nazionale, il Piano d’Azione sul GPP, coerentemente con gli indirizzi europei, richiama i tre aspetti della sostenibilità, accogliendo l’obiettivo di tutela sociale. In tale prospettiva il Ministero dell’Ambiente, riprendendo alcune esperienze internazionali e comunitarie (Svezia, Olanda, Francia, Norvegia, USA), sta sviluppando un approccio basato su un “dialogo strutturato” fra amministrazioni aggiudicatrici e fornitori aggiudicatari, con l’obiettivo di costruire un sistema conoscitivo trasparente dell’intera catena di fornitura, permettendo così di verificare che siano effettivamente rispettati i diritti umani fondamentali e gli standard minimi relativi alle condizioni di lavoro, riconosciuti a livello internazionale (le otto convenzioni fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro - ILO, la dichiarazione dei diritti umani, ecc.).

Su questa impostazione sono stati già attivati numerosi confronti con le parti interessate ed è stato realizzato un seminario di approfondimento presso il Ministero dell'Ambiente il 13 dicembre 2010 in cui è stato presentato e discusso un modello di implementazione del format da utilizzare per l’inserimento dei criteri sociali nelle gare per la fornitura di beni, lavori e servizi alla Pubblica amministrazione. L'incontro, organizzato dai funzionari del MATTM, del Ministero del Lavoro e della Presidenza del Consiglio, è stato introdotto dal Direttore generale della Direzione per le Valutazioni Ambientali del MATTM e ha visto la presentazione della proposta di lavoro da parte del dott. Simone Ricotta a nome del "Comitato di gestione" del PAN GPP. Nell'incontro oltre a numerosi interventi delle parti interessate, vi è stata la presentazione della dott.ssa Maria Ludovica Agrò del Ministero dello Sviluppo Economico che ha illustrato le attività del Punto di contatto nazionale dell'OCSE su questi temi.

Si auspica che il percorso intrapreso possa utilmente consolidarsi, poiché l’applicazione diffusa di pratiche di Sustainable Public Procurement è strumento utile a contrastare:

• fenomeni di sfruttamento della forza lavoro, con conseguenti ingiusti arricchimenti a danno e a lesione della dignità umana;

• fenomeni di dumping basati su pratiche illegali; • azioni di concorrenza sleale soprattutto da parte di alcuni Paesi; • diffusione di sacche di povertà e degrado, con effetti negativi per l’economia generale nel lungo periodo.

A conclusione di questo lavoro sono state elaborate le “Linee guida per l’inserimento di criteri sociali nei bandi di gara della Pubblica amministrazione”.

La strategia europea Consumo e Produzione Sostenibili

Dalla politica integrata di prodotto (IPP) alla strategia SCP

Il GPP è uno degli strumenti operativi più importanti nell'ambito delle politiche ambientali "di seconda generazione", che hanno superato l'impostazione prevalentemente settoriale e normativa delle precedenti strategie, abbracciando un approccio più ampio, trasversale e volto a coinvolgere tutti i soggetti operanti all’interno del sistema di produzione e consumo.

L’IPP è una tappa fondamentale di quest’evoluzione; è stata lanciata dalla Commissione Europea con il Libro Verde sulla IPP del 2001 , con lo scopo di rafforzare e orientare le politiche riguardanti i prodotti e i servizi per promuovere lo sviluppo di un mercato più "ecologico", con un approccio basato sull'analisi del ciclo di vita.

La successiva Comunicazione della Commissione Europea sull’IPP ”Politica integrata dei prodotti” , ha definito le linee operative di un tale approccio, prevedendo, tra l’altro, la necessità per gli stati membri di dotarsi di Piani d’Azione Nazionale per il GPP.

Nel 2002 a livello internazionale, il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg ha sottolineato come il cambiamento dei modelli di produzione e consumo sia una delle principali precondizioni per conseguire lo sviluppo sostenibile a livello globale.

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Per tale motivo, nel luglio 2008, la Commissione ha presentato il "Piano d’Azione per il Consumo la Produzione Sostenibili e la Politica Industriale Sostenibile", COM 2008/397, sotto forma di pacchetto integrato contenente anche:

• la comunicazione sul GPP, COM 2008/400, dal titolo "Acquisti pubblici per un ambiente migliore" • la revisione dei regolamenti Emas ed Ecolabel • la proposta di estensione della direttiva sulla progettazione ecologica dei prodotti

La strategia e le tappe della UE per l’uso efficiente delle risorse

Facendo seguito a precedenti iniziative la Commissione europea ha delineato la strategia europea “Europa 2020” per una “crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” (COM(2010) 2020), in cui sono individuate sette “iniziative faro” per catalizzare i progressi necessari:

• "L'Unione dell'innovazione" per migliorare le condizioni generali e l'accesso ai finanziamenti per la ricerca e l'innovazione, facendo in modo che le idee innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi tali da stimolare la crescita e l'occupazione

• "Youth on the move" per migliorare l'efficienza dei sistemi di insegnamento e agevolare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.

• "Un'agenda europea del digitale" per accelerare la diffusione di internet ad alta velocità e sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese.

• "Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse" per contribuire a scindere la crescita economica dall'uso delle risorse, favorire il passaggio ad un'economia a basse emissioni di carbonio, incrementare l'uso delle fonti di energia rinnovabile, modernizzare il nostro settore dei trasporti e promuovere l'efficienza energetica.

• "Una politica industriale per l'era della globalizzazione" onde migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI, e favorire lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile in grado di competere su scala mondiale.

• "Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro" onde modernizzare i mercati occupazionali e consentire alle persone di migliorare le proprie competenze in tutto l'arco della vita al fine di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e di conciliare meglio l'offerta e la domanda di manodopera, anche tramite la mobilità dei lavoratori.

• La "Piattaforma europea contro la povertà" per garantire coesione sociale e territoriale in modo tale che i benefici della crescita e i posti di lavoro siano equamente distribuiti e che le persone vittime di povertà e esclusione sociale possano vivere in condizioni dignitose e partecipare attivamente alla società.

Tra queste sette iniziative appare centrale dal punto di vista della sostenibilità ambientale quella riguardante l’uso efficiente delle risorse. In proposito va segnalata la Comunicazione della Commissione riguardante la “Tabella di marcia verso l’Europa efficiente nell’impiego delle risorse” (COM(2011) 571 def), in cui vengono delineati ambiziosi obiettivi da raggiungere in tempi medi (2020) e lunghi (2050) ( ad esempio: moltiplicare l’efficienza nell’uso delle risorse sino a 10 volte). In tale comunicazione il primo capitolo riguarda proprio la strategia

“Consumo e Produzione Sostenibili”: SCP

Proposte per un piano d’azione nazionale su SCP

Il Ministero dell’Ambiente ha avviato nel corso del 2008 la definizione di una Strategia Nazionale per il Consumo e Produzione Sostenibile. Un primo documento di lavoro preparatorio per la costruzione di una Strategia Italiana per il Consumo e Produzione Sostenibili, ("Contributi per la strategia italiana SCP"), è stato predisposto dal Ministero e condiviso nelle sue linee programmatiche nell’ambito del Comitato di Gestione del PAN GPP, inoltre, è stato presentato in un Seminario tecnico organizzato presso il Ministero

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dell'Ambiente il 18 marzo 2008, e su di esso è stata portata avanti un’ampia consultazione sia interna che esterna al Ministero stesso.

Tale documento pur non avendo un seguito ufficiale per l’elaborazione di una strategia nazionale SCP, è stato utilizzato come riferimento per una serie di iniziative sia da parte della Direzione generale che da parte di soggetti esterni (vedi ad esempio il caso del progetto Life “PROMISE” condotto da alcune Regioni e dalla COOP).

Alla fine del 2010, dopo una attenta valutazione delle attività svolte e dei risultati ottenuti, e alla luce dell’evoluzione in sede europea, è stata assunta la decisione di proseguire le attività seguendo un approccio tipo graduale “per blocchi”, che sulla base di un “documento di backgroud” ha definito una serie di azioni e di attività, tra loro coerenti, su cui operare e da collezionare in un momento successivo nella Strategia vera e propria. Tale scelta, peraltro seguita da diversi Paesi europei, è determinata principalmente dalla difficoltà di procedere all’elaborazione di una strategia complessiva, prima che siano definite politiche a livello governativo per la revisione della Strategia sullo Sviluppo Sostenibile, di cui SCP è un tassello importante, ed in mancanza di indicazioni certe sulle risorse finanziarie e umane disponibili per la sua realizzazione. L’approccio proposto ha comunque il vantaggio di permettere la realizzazione di azioni sperimentali e di iniziative che non richiedono grandi sforzi finanziari, oggi non possibili, e che come tali possono essere facilmente riviste e riprogettate alla luce dei risultati raggiunti. In tal modo sarà facile acquisire informazioni e capacità utili alla messa a punto di una proposta di strategia nazionale SCP, nel momento in cui tale prospettiva emergerà come precisa indicazione politica governativa.

A tale scopo è stato attivato un gruppo di lavoro interno al Ministero che ha cominciato a delineare i punti principali di un futuro “Piano d’azione nazionale” su SCP.

Il Piano dovrebbe svilupparsi su alcuni macro ambiti di azione tra loro connessi:

• L’individuazione di settori prioritari di intervento individuati in relazione alla rilevanza degli impatti ambientali e alle potenzialità di miglioramento (cfr. rapporti europei EIPRO ed IMPRO e sulle risorse (umane e finanziarie disponibili). In proposito si ricorda che le priorità d’azione segnalate a livello europeo, riguardano tre settori che da soli rappresentano circa il 75% di tutti gli impatti causati dai consumi: il settore “alimentazione”, il settore “edifici” e quello “trasporti”, che sono responsabili rispettivamente del 31%, 23,6% e il 18,5% degli impatti ambientali complessivi, mentre i rimanenti settori (abbigliamento, cultura, salute, arredi, ecc…) sommati insieme sono responsabili di circa il 26% di tali impatti.

• L’attenzione alle caratteristiche del tessuto produttivo nazionale costituito in larga parte da piccole e medie imprese e sulla rilevanza del settore turistico per l’economia nazionale ed alcuni settori chiave come quello della grande distribuzione organizzata.

Le azioni relativi a questi ambiti si sviluppano sulla basi di progetti già in corso e strumenti di intervento già esistenti o da sviluppare.

I settori prioritari

Alimentazione

Si tratta di un settore chiave per l’economia italiana, che peraltro risulta essere quello con i maggiori impatti ambientali (si vedano i dati prima citati rilevati dagli studi commissionati dall’UE). Il tema della sostenibilità delle produzioni agricole con particolare riguardo ai sistemi colturali, agli allevamenti, alla filiera corta, alla valorizzazione dei prodotti tipici, e dei prodotti locali e del biologico. Su questo tema, appare utile partire dagli approfondimenti già fatti in occasione della definizione dei criteri ambientali GPP per la ristorazione collettiva e sul tema del consumo sostenibile. Per la realizzazione di queste attività è necessaria una maggiore interlocuzione con i colleghi del MPAAF.

Edifici

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Anche questo risulta essere un settore chiave, soprattutto per i possibili miglioramenti ottenibili attraverso l’efficienza energetica degli edifici. Teniamo conto che l’efficienza energetica media degli edifici italiani è molto bassa e che quindi i margini di miglioramento sono elevati. – pur senza prevedere obiettivi ambizioni si può stimare una riduzione di consumi energetici nel medio termine rilevante ai fini degli obiettivi della UE per il 2020.

A questo proposito è utile provvedere a:

• Una sintesi delle esperienze nazionali ed internazionali (es. Casa Clima, ITACA, LEAD, Sustainable Buildings and Construction Initiative (SBCI) dell’UNEP, un’iniziativa globale volta a promuovere pratiche di edilizia sostenibile e gestione sostenibile degli edifici)

• Definire alcune possibili proposte e linee di intervento e di valorizzazioni di azioni in corso (GPP, progetti pilota, proposte economiche – finanziarie per attivare le azioni, ecc…)

Trasporti

Il tema della sostenibilità dei trasporti urbani. In questo settore, già oggetto di specifiche normative europee e nazionali (norme sulle emissioni degli autoveicoli, ecc.), per il quale sono in corso le attività riguardanti la definizione dei criteri ambientali GPP, va avviata (tenuto conto comunque della scarsità di risorse disponibili) una collaborazione interna al MATTM con coloro che si occupano di mobilità.

Peculiarità nazionali

Produzione Sostenibile nelle piccole e medie imprese, nei distretti e nelle filiere produttive nazionali È utile dare un contributo di analisi su questo settore produttivo (PMI – distretti), cruciale e peculiare per il nostro Paese, dove la valorizzazione ambientale di prodotti può dare un impulso nelle sfide per la competitività internazionale, contribuendo nel contempo alla riduzione degli impatti ambientali. La principale proposta di lavoro riguarda lo sviluppo delle azioni sperimentali già messe in atto dal MATTM (si segnala la sottoscrizione di un Protocollo di intesa con il MSE del 14 luglio 2011) e da alcune Regioni e Province. Tale proposta mira alla valorizzazione ambientale di alcune filiere produttive e di alcuni Sistemi Produttivi locali (distretti industriali ed altro) rilevanti per il nostro Paese.

Tale valorizzazione avviene attraverso l’applicazioni di diversi strumenti (Sistemi di gestione ambientali, LCA, EDP, disciplinari di produzione…) e attraverso l’applicazione di processi di governace territoriale in cui sono coinvolte anche le amministrazioni locali, che danno regole e supporti al sistema (esempio contribuendo alla soluzione dei problemi infrastrutturali, contribuendo all’attivazione di centri di ricerca applicata ai settori produttivi locali, …) e in qualche modo fanno da garanti sui percorsi messi in atto dalle aziende. Queste attività per la loro stessa natura dovranno essere svolte insieme alle PMI interessate, ma potranno vedere il coinvolgimento, soprattutto per quanto riguarda la definizione dei metodi e degli strumenti (esempio: applicazione dei Sistemi di gestione ambientali, LCA, EDP), anche di grandi aziende o gruppi industriali (anche su questo esistono contatti e proposte che possono essere sviluppati).

Il settore turistico

Su questo tema è necessario partire da una ricognizione anche non completa degli impatti ambientali derivanti dal settore e i limiti dell’attuale politica di sviluppo turistico spesso scollegata dai legami con la conservazione del territorio e della biodiversità che ne potrebbero rappresentare il valore aggiunto. Vanno richiamate, come forte messaggio, le esperienze positive fatte in sede internazionale e nazionale (siamo il primo paese come presenza di Ecolabel sul turismo).

Su base delle esperienze fatte, possono essere fatte proposte che riguardano:

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• l’applicazione di strumenti di analisi degli impatti e di comunicazione verso i consumatori (marchi ambientali e buone pratiche)

• l’applicazione mirata la turismo di strumenti come il GPP • l’applicazione coordinata di azioni che vedono la sinergia tra diversi settori (turismo e valorizzazione del

territorio, turismo e valorizzazione dei prodotti agricoli, ecc…) • sviluppo serio e coordinato delle iniziative come l’agriturismo e l’accoglienza diffusa

Intervento sulla Grande Distribuzione Organizzata (GDO)

Tra gli attori del sistema di produzione e consumo, la GDO può svolgere un ruolo chiave, trainante per l’intero sistema verso la sostenibilità, grazie al proprio raggio d’azione, alla visibilità o al peso economico. In particolare essa può agire in modo trasversale sia sul lato del consumo, sia sul lato della produzione. Infatti, la funzione di intermediazione commerciale su larga scala, svolta dalla GDO, le conferisce un ruolo chiave nella gestione degli impatti ambientali legati all’intero “ciclo di vita” dei prodotti. Le catene della GDO possono svolgere una funzione di traino nei confronti dei propri fornitori verso innovazioni di processo e di prodotto; inoltre esse possono promuovere l’eccellenza ambientale dei prodotti sul mercato in quanto in grado di dare un’immagine ecologica credibile dei prodotti e dei produttori,

Inoltre la GDO può sostenere con molta efficacia le campagne di marketing “verde”, stimolando l’interesse e la sensibilità dei consumatori, promuovendo scelte più informate e consapevoli e modelli di consumo più sostenibili. Infine la GDO può svolgere un ruolo importante riguardante la propria organizzazione per quanto concerne il tema della logistica delle merci, la questione degli imballaggi, e l’efficienza dei punti vendita. Ciò è, in parte, argomento del “Retailers Forum” istituito dalla DG Environment della Ue nell’ambito del Piano SCP

Attraverso uno o più protocolli di intesa è possibile proporre alla GDO una serie di attività, che possono essere svolte dai singoli interlocutori in tutto o in parte.

Tali azioni riguardano per l’appunto i seguenti temi:

• l’attenzione al ciclo di vita dei prodotti, con la costruzione di LCA e Dichiarazione di prodotto • l’impegno sulla questione imballaggi per ridurne la quantità e per operare attivamente (anche con la

collaborazione del CONAI) per il loro riciclo • l’impegno sulla logistica delle merci e sulla riduzione degli sprechi (ricorda che circa il 30% dei prodotti

alimentari viene sprecato) • la comunicazione ambientale verso i consumatori. Questa deve e può essere coordinata con la

collaborazione del MATTM • l’applicazione Green procurement

Altre proposte possono essere formulate riguardo al tema della tutela delle produzioni e dei produttori locali. Per l’attuazione di tali iniziative la strada migliore sembra essere quella della definizione di protocolli di intesa con i diversi operatori della GDO.

Il Consumo Sostenibile

Su questa area ancora largamente inesplorata bisogna focalizzare l’attenzione su due fronti tra loro connessi: a)la comunicazione e la educazione ambientale; b) la promozione e la diffusione di stili di vita più sostenibili. Sul primo punto è opportuna una ricognizione di quanto in atto a livello nazionale ed internazionale sul tema dell’educazione ambientale.

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Sul tema della comunicazione è necessaria una valutazione sugli strumenti da usare sia come comunicazione generale sia nella comunicazione sugli impatti ambientali dei prodotti. A questo proposito è strategico usare la collaborazione di altri soggetti (vedi punto sulla GDO).

Sul secondo le proposte principali riguardano in primo luogo l’analisi e la comunicazione sulle molte esperienze positive sorte a livello nazionale (nello scorso passato sulla base citato documento prodotto nel 2008 è stato attivato un gruppo di lavoro, coordinato da ARPA Toscana, che ha prodotto il cosiddetto “Documento di Firenze sul consumo sostenibile”, che si configura al contempo sia come documento di sensibilizzazione sul tema in quanto delinea il concetto di consumo sostenibile e le motivazioni per cui è necessario promuovere una coscienza ambientale nelle scelte d’acquisto e nei comportamenti dei consumatori, sia come una dichiarazione di intenti da parte dei componenti del gdl, che si impegnano ad attivarsi su alcune linee di attività volte a favorire iniziative e proposte a sul tema.

Gli strumenti per la valutazione e la comunicazione degli impatti ambientali lungo il ciclo di vita

Il rafforzamento e degli strumenti per valutazione e la comunicazione degli impatti ambientali che i vari prodotti e servizi hanno lungo il loro ciclo di vita, assume una importanza rilevante per l’intera strategia SCP, sia per permettere ai diversi settori produttivi di individuare le fasi critiche del ciclo di vita dei propri prodotti e, conseguentemente studiare i necessari miglioramenti, sia per permettere ai consumatori finali e alla stessa Pubblica Amministrazione (si pensi ad esempio al GPP) di fare scelte motivate e consapevoli nell’acquisto di prodotti e servizi, premiando così, i prodotti migliori.Tale necessità è confermata dalle indicazioni che emergono a livello europeo, dove viene sempre più sottolineata la filosofia del “life cycle thinking” e del “life cycle costing” , e dove vengono proposti strumenti di comunicazione delle prestazioni ambientali (Environmental foot print) dei prodotti e delle attività delle organizzazioni.

Per tale motivo, una delle azioni che saranno portate avanti nell’ambito della costruzione e della attuazione di una strategia SCP, è quella di garantire una maggiore autorevolezza e ufficialità agli studi di LCA e agli strumenti da essa derivanti, utilizzati nelle varie attività costituenti la strategia SCP.

La Commissione europea lavora allo sviluppo di approcci adeguati alle esigenze specifiche dei settori e delle categorie di prodotti e di recente ha pubblicato la Raccomandazione 2013/179/UE (pdf, 8.320 MB) relativa all'uso di metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni.

Indicatori e monitoraggio del piano d’azione SCP e contributi alle proposte sul tema del PIL

È da prevedere l’approfondimento e lo studio per la definizione di opportuni strumenti ed indicatori specifici per misurare lo sviluppo e l’applicazione del Piano SCP

A questo proposito appare strategico disporre anche di un indicatore di benessere in grado di superare i limiti del PIL, per poter effettivamente misurare i risultati di quanto prodotto nella società in termini economici, sociali ed ambientali dalle diverse politiche.

 Normativa  e  Documentazione  GPP

LEGISLAZIONE EUROPEA

1. Libro Verde “Gli appalti pubblici nell’Unione Europea” (1996) 2. Sesto Programma di Azione per l’Ambiente della Comunità Europea (COM 2001/31) 3. Libro Verde sulla Politica Integrata relativa ai prodotti, (2001/68) 4. Comunicazione della Commissione Europea sull’IPP “Politica integrata dei prodotti: Sviluppare il concetto

di Ciclo di Vita ambientale” (COM 2003/302) 5. Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile (Revisione COM 209/400) 6. Rapporto sulla Strategia di Lisbona (2004) 7. Piano d’Azione per le Tecnologie Ambientali ETAP (COM 2004/38)

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8. “Il diritto comunitario degli appalti pubblici e le possibilità di integrare considerazioni di carattere ambientale negli appalti pubblici" (COM 2001/274)

9. Sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee del 17 settembre 2002 10. Direttiva 2004/18/CE (2004) 11. Direttiva 2004/17/CE (2004) 12. Raccomandazione della Commissione del 9 aprile 2013 (2013/179/UE)

LEGISLAZIONE NAZIONALE

1. Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163 2. Decreto Interministeriale 11 APRILE 2008 di approvazione del PAN GPP 3. Decreto 10 aprile 2013 di revisione del PAN GPP 4. Legge 296/2006 (Legge Finanziaria 2007)

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