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Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno, Regione Abruzzo, Regione Basilicata, Regione Calabria, Regione Campania, Regione Lazio, Regione Molise, Regione Puglia www.ildistrettoidrograficodellappenninomeridionale.it Maggio 2015 PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI (2007/60/CE – D.Lgs. n 49/2010 – D.Lgs. n.219/2010) Scheda di inquadramento per UOM Ex AdB Sinistra Sele - UOM ITRI_0153 R.4.1.F_1.1

PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI GIUGNO 2015/1438167857979_R... · confine con il comune di Capaccio, fino al suo sbocco a mare. Il Fiume Testene si estende per più di

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Maggio 2015

PIANO DI GESTIONE

DEL RISCHIO DI ALLUVIONI

(2007/60/CE – D.Lgs. n 49/2010 – D.Lgs. n.219/2010)

Scheda di inquadramento per UOM

Ex AdB Sinistra Sele - UOM ITRI_0153

R.4.1.F_1.1

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UNIT OF MANAGEMENT

ITR153 – Competent Autority - Regione Campania - Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale - ex Autorità di Bacino Regionale Sinistra Sele

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’UoM ITR_153 rappresenta l'ex Autorità di bacino regionale Sinistra Sele costituente una delle Autorità regionali operanti in Campania ai sensi della L.183/89 e della LR n.8/94.

Il territorio comprende parte dei seguenti comuni appartenenti tutti alla Provincia di

Salerno: Agropoli, Alfano, Ascea, Camerota, Cannalonga, Capaccio, Casalbuono, Casal

Velino, Casaletto Spartano, Caselle in Pittari, Castel San Lorenzo, Castellabate, Celle di

Bulgheria, Centola, Ceraso, Cicerale, Cuccaro Vetere, Felitto, Futani, Gioi, Giungano, Ispani, Laureana Cilento, Laurino, Laurito, Lustra, Moio della Civitella, Montano Antilia, Montecorice, Monteforte Cilento, Morigerati, Novi Velia, Ogliastro Cilento, Omignano, Orria, Perdifumo, Perito, Petina, Pisciotta, Pollica, Prignano Cilento, Roccagloriosa, Rofrano, Rutino, Salento, San Giovanni a Piro, San Mauro Cilento, San Mauro la Bruca, Santa Marina, Sanza, Sapri, Serramezzana, Sessa Cilento, Stella Cilento, Stio, Torchiara, Torraca, Torre Orsaia, Tortorella, Trentinara, Vallo della Lucania, Valle dell'Angelo, Vibonati.

La sede amministrativa era localizzata in Salerno alla via Sabatini 3, nell’edificio sede del Genio Civile di Salerno, ove ora è collocata la sede di Salerno dell'AdB Campania Sud. Con legge regionale 15 marzo 2011, n. 4, all’art.1, comma 255, le Autorità di bacino regionali in Destra Sele e in Sinistra Sele e, d'intesa con la Regione Basilicata, l’Autorità interregionale del Fiume Sele, sono state accorpate nell’unica Autorità di Bacino Regionale di Campania Sud ed Interregionale per il bacino idrografico del Fiume Sele.

Per il territorio di competenza dell’UoM ITR_153, si individuano una serie di corsi d'acqua tutti con sfocio diretto a mare, tra questi si ricordano per gli aspetti paesaggistici ed

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ambientali di particolare rilievo, l'Alento, il Lambro, il Mingardo, ed il Bussento con il famoso inghiottitoio che spezza il corso d'acqua in due tratti; và a tal proposito ricordato che il territorio di competenza rientra quasi completamente nel Parco Nazionale del Cilento.

Per le finalità del PGRA, nell’ambito dell’UoM ITR_153, sono state individuate n.2 Unità di Analisi, caratterizzanti ambiti omogenei sotto il profilo idraulico : UA_Costiera Cilentana _11

UA_Costa cilentana UA_02_05

La numerazione delle UA è stata definita di concerto tra le Autorità Regionali della Campania (Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale e Autorità di Bacino Regionale di Campania Sud ed Interregionale per il bacino idrografico del Fiume Sele) individuando per la costa un unica unità di analisi (UA_02) e discretizzandone i vari tratti in funzione delle ex AdB incidenti sul tratto costiero di rispettiva competenza (a partire da nord). Il territorio dell'ex AdB Sx Sele comprende ambiti territoriali esclusivamente campani. I fiumi principali sono il Fiume Alento, il Lambro il Mingardo e il Bussento oltre ai seguenti corsi d'acqua minori : Capodifiume, Solofrone, Testene, La Fiumarella, Fiumicello, Cacafava e Brizzi; vanno altresì evidenziati una serie di corsi d'acqua costieri stagionali ed alcuni canali insistenti sull’abitato di Sapri. Detti ambiti territoriali sono stati individuati a livello di aree a rischio specifico (ARS) proprio per le loro caratteristiche peculiari e di interferenza con elementi e beni antropici; le caratteristiche di alcuni di questi sono di seguito descritte. Il Fiume Capodifiume è interamente compreso all’interno del comune di Capaccio, sbocca in mare in zona Licinella. Il Fiume Solofrone nasce dalla confluenza del vallone Tremonti e del torrente La Mola, nel comune di Giungano, successivamente segna il confine tra il comune di Capaccio e quello di Cicerale, attraversa quindi parte del comune di Agropoli del quale, in seguito, delinea il confine con il comune di Capaccio, fino al suo sbocco a mare. Il Fiume Testene si estende per più di 8 km circa nel Comune di Laureana Cilento, fino allo sbocco a mare, in prossimità dell’abitato di Agropoli. Il corso d’acqua percorre un tratto marginale del Comune di Torchiana, per ricadere quasi totalmente nel Comune di Agropoli. Il fiume Alento presenta un corso lungo 36 km, interamente compreso nel territorio regionale. Nasce dal Monte Le Corne (894 m s.l.m.), in località Gorga nel comune di Stio, all'interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Scorre in una valle ancora per gran parte incontaminata ricevendo il contributo di molti piccoli torrenti che ne incrementano progressivamente la portata. Nel territorio comunale di Prignano Cilento, è stata realizzata, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, la diga dell'Alento, che dà vita ad un lago artificiale con un superficie di circa 1,5 km² , il quale costituisce una importante fonte di approvvigionamento idrico per il territorio cilentano. Poco prima di sfociare nel Tirreno, l'Alento scorre nei pressi delle rovine dell'antica città greca di Elea ricevendo, da sinistra, il fiume Palistro che nasce presso il monte Gelbison, ora principale tributario, ma un tempo dotato di autonomo sbocco in mare. Il fiume ha regime torrentizio con piene impetuose, in autunno, e forti magre estive, tuttavia anche nella stagione secca la sua portata è perenne. Altri affluenti significativi sono il torrente Badolato, affluente di sinistra proveniente dal monte Gelbison ed il torrente Fiumicello, proveniente dal Monte Stella affluente di destra, a

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Casal Velino in località Temponi; Il Fiume Lambro si estende per più di 16 km circa a partire dalla località Limonti fino ad arrivare allo sbocco a mare, con in sinistra orografica il Castello di Molpa. Il corso d’acqua delimita, nel suo tratto iniziale, il confine tra i Comuni di Montano Antilia e Futani e tra Montano Antilia e San Mauro La Bruca; prosegue poi nel Comune di Centola fino alla foce. Il Torrente la Fiumarella si estende per circa 7 km a partire dalla confluenza con il Torrente Addezio in località Favate fino allo sbocco a mare in località Patriarca (Comune di Ascea). Il corso d'acqua, nel tratto compreso tra la confluenza con il Torrente Addezio e la confluenza con il Vallone Varritielli segna il confine tra i Comuni di Ascea e Ceraso. Procedendo verso valle, fino allo sbocco a mare, si sviluppa interamente nel Comune di Ascea.

Il Torrente Fiumicello si sviluppa nel comune di Pisciotta, immediatamente a sud della Galleria Ferroviaria, e si estende per più di 8 km circa nel Comune di Laureana Cilento che attraversa, fino allo sbocco a mare in prossimità dell’abitato di Agropoli.

Il fiume Mingardo nasce dal M. Gelbison e sfocia nel mar Tirreno nei pressi di Capo

Palinuro, presentando uno sviluppo di circa 38 km ed una estensione complessiva di 16,38 km². Famose sono le gole per gli indiscussi aspetti paesaggistico-ambientali che lo hanno inserito tra i Siti di Importanza Comunitari (codice SIC IT8050013). Il Mingardo nasce col nome di fiume Faraone dal gruppo sorgivo delle Fistole del Faraone alle pendici del monte Raia del Pedale ad una quota di circa 1521m slm; presentando una portata media complessiva di circa 580 - 600 lt/s (di cui circa 180 lt/s vengono captate con un bottino di presa per usi potabili). La portata del Faraone viene ingrossata dalle acque provenienti dal monte Faiatella e dal monte Pietra Alta e dal torrente Fosso di Pruno, che nasce dall'omonimo monte, da qui questo ramo si congiunge, nei pressi di Rofrano, con il torrente Trave, ed il fiume Faraone assume definitivamente il nome di Mingardo. Altri affluenti del Mingardo in destra sono il torrente Utria, che confluisce all'altezza di Laurito ed il torrente Serrapotamo, suo affluente principale, che confluisce nei pressi di San Severino. Il corso del fiume taglia letteralmente il Monte Bulgheria, un grande massiccio calcareo che si estende dalla costa sino alle diramazioni dei rilievi appenninici interni. L'unità morfo-strutturale del massiccio ha comportato lo sviluppo di fenomeni carsici, che lungo il corso del Mingardo hanno portato alla formazione di imponenti forre Tra queste ricordiamo : la Forra dell’Emmisi, gola scavata dal fiume alle porte di Rofrano; la Gola del Diavolo, profonda ed oscura forra su cui si affaccia il borgo medioevale di San Severino; la Gola della Tragara, detta anche Valle dell'Inferno, una larga gola a forma di V, profonda all'altezza di Celle di Bulgheria circa 700 metri, che prosegue sino quasi alla foce del fiume. Il Mingardo sfocia nel Tirreno, costeggiando l'altura dove sorgeva l'antica città di Molpa; sul lato destro dalla foce, a pochi metri dalla costa, emerge lo Scoglio del Monaco (noto anche come Scoglio del Mingardo); sul lato sinistro della foce si incontra invece il famoso Arco Naturale, una falesia ad arco di natura calcarea, considerato uno dei monumenti naturali più famosi della Campania, che a causa del processo di erosione, molto avanzato, rischia di scomparire in pochi decenni. Il Fiume Bussento lungo circa 37 km presenta un bacino idrografico di 352 km²; è uno dei più importanti fiumi del Cilento, nasce alle falde del monte Cervati a 900 ms.l.m., dalla sorgente di Varco La Peta nel comune di Sanza. Dopo circa 20 km il corso d'acqua si immette nella diga artificiale del lago Sabetta. Il fiume riprende il suo corso e nei pressi di

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Caselle in Pittari ove si inabissa in un grande inghiottitoio e passando sotto il monte Pannello, riemerge dopo circa 5 km nei pressi di Morigerati. Dopo aver ricevuto l'affluente Bussentino, sfocia nel mar Tirreno, nel Golfo di Policastro, a circa due km ad ovest dal centro di Policastro Bussentino. Importanti aspetti paesaggistici sono costituti dall'oasi delle Grotte del Bussento e dal Lago

Sabetta. Il tratto di costa (UA_02_05) riferito a questa unità rappresenta la parte più meridionale della costa campana, in provincia di Salerno ed è caratterizzata da un alternanza di calette (poket beach), tratti sabbiosi ed estesi tratti rocciosi classificati per la loro importanza paesaggistica ed ambientale come SIC , ZPS ed aree marine protette.

Questo tratto di costa Cilento assume una rilevanza paesaggistica pressoché unicaa livello nazionale, ma proprio questa sua caratteristica evidenzia una serie di pressioni derivanti dagli interessi turistico/ricettivi ed economici presenti lungo la stessa, per cui vi è necessità di uno specifico piano di gestione integrato da realizzare con il concerto delle comunità e con le associazioni ambientaliste locali.

SINTESI DELLE CRITICITA’

In riferimento alle principali criticità idrauliche riscontrate, si evidenzia che per i corsi d'acqua l’UoM ITR_153:

� vi è una ben localizzata fascia di esondazione nella zona direttamente collegata ad ogni singolo corso d'acqua che si sviluppa diversamente in funzione della conformazione morfo orografica dello stesso corso d'acqua (che da confinato negli areali montani passa a non confinato nella zona prossima alla foce) ;

� vi sono numerose criticità legate ad aspetti connessi alle interferenze del reticolo superficiale con i centri abitati costieri e con quelli pedemontani, ove si hanno tratti tombati, alvei strada ed aste naturali che si interconnettono con linee di drenaggio urbano artificiali;

� non mancano fenomeni di esondazione nelle aste secondarie e lungo il reticolo minore non indagato, in cui si evidenzia un trasporto solido non trascurabile;

� vanno ricordati i problemi di erosione costiera sia sulla costa bassa che su quella alta e rocciosa.

Sui corsi d'acqua minori e/o secondari, atteso anche il carattere stagionale effimero e/o temporaneo, si lamenta anche una insufficiente conoscenza dei fenomeni idraulici e di trasporto solido.

Per i bacini sopra citati si riscontrano: � assenza di specifici piani di manutenzione e controllo dei corsi d’acqua e delle opere

idrauliche ad essi collegate, mancanza di un Presidio Territoriale; � realizzazione di opere per la mitigazione e difesa del rischio idraulico spesso in forma

puntuale ed in assenza di un reale coordinamento tra gli Enti competenti; � insufficienza delle sezioni di attraversamento al passaggio dell’onda di piena spesso

caratterizzata da trasporto solido anche in sospensione (detriti vegetali); � consumo e usi non conformi di suolo nelle aree a pericolosità idraulica; � scarsa vegetazione riparia nei tratti naturali dei corsi d’acqua e conseguente degrado degli

habitat fluviali.

In riferimento alle principali criticità costiere s i riscontrano: � fenomeni di inondazione marina e di erosione che insistono su tutto il tratto di costa; � scomparsa degli habitat dunali, ove presenti, e degrado delle pocket beach .

La superficie delle aree di pericolosità idraulica è di circa:

P3 = 23,27 Kmq

P2 = 13,14 Kmq

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P1 = 2,00 Kmq

La superficie delle aree a Pericolosità da Erosione Costiera, definita in funzione di quanto realizzato, con il Piano di erosione costiera realizzato dall'ex AdB sx Sele, è pari a:

P3 = 4,3 Kmq

P2 = 1,27 Kmq

P1 = 2,2 Kmq

Gli elementi esposti in tali aree di pericolosità idraulica e costiera, come evidenziato nelle mappe del danno, sono numerosi sia come popolazione, con centri e nuclei urbani, case sparse, infrastrutture e strutture strategiche, ma non mancano in tale UOM aree protette, beni culturali ed attività produttive (industriali, energetiche, commerciali, artigianali, agricole).

OBIETTIVI DI GESTIONE

Gli obiettivi di gestione del rischio, per tale UOM, in considerazione della presenza in aree a pericolosità idraulica e costiera di una molteplicità di beni esposti, di seguito evidenziati, sono i quattro previsti per l’intero DAM: 1. Salvaguardia della vita e della salute umana; 2. Protezione dell'Ambiente; 3. Tutela del Patrimonio Culturale; 4. Difesa delle attività economiche.

Tali obiettivi sono rivolti alla mitigazione e gestione del rischio da alluvioni e costieri attraverso attività di previsione e prevenzione nonché di preparazione.

In merito all’obiettivo relativo alla Salvaguardia della vita e della salute umana, si evidenzia che, nella UoM ITR_153, si intende salvaguardare la popolazione esposta a pericolosità da alluvioni stimata in circa 5150 abitanti. La popolazione è distribuita nelle numerose aree urbanizzate, in cui sono state identificate situazioni di pericolosità, per i diversi centri urbani, tra cui le frazioni costiere con piccoli centri e nuclei urbani nonché case sparse. Alla popolazione residente và aggiunta, in questa UOM, l'elevata popolazione fluttuante nei mesi estivi lungo la costa e nelle aree interne, collegata al turismo delle aree Parco, con punte che possono toccare, localmente, anche il 100% di quella residente. Sono inoltre, da considerare a rischio : infrastrutture viarie, alcune strade statali e provinciali di grande scorrimento ed alcuni tratti ferroviari. Molti dei fenomeni rilevati si vanno a localizzare proprio lungo la rete idrografica non indagata per la quale, in questa prima fase, sono state definite delle aree di attenzione. La definizione di aree di attenzione, in questa fase della pianificazione, è utile a segnalare l'indeterminatezza del sistema idraulico di riferimento, allorquando, si definiscono interessi antropici nelle immediate vicinanze di corsi d'acqua, anche a carattere stagionale, o nelle aree interessate da processi di versante attivi o quiescenti comunque interferenti con aree alluvionali o alluvionabili (vedi DLgs 49/10) . In merito all’obiettivo della Protezione dell'Ambiente, si evidenzia che, nella UoM ITR_153, si intende proteggere anche le numerose aree protette, di vario ordine e grado, presenti in area di pericolosità da alluvione, in particolare: � Parco Nazionale – Cilento Vallo di Diano ed Alburni � Area Marina Protetta di Santa Maria di Castellabate e Costa degli Infreschi � Riserva Regionale Foce Sele, Tanagro Monti Eremita e Marzano � Area Protetta del Fiume Alento � Area Protetta di Torre La Punta (Pollica) � Area Protetta Grotte del Bussento (Morogerati) � IT8050001 - Area Sic Alta Valle del fiume Bussento � IT8050007 - Area Sic Basso Corso del fiume Bussento

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� IT8050008 – Capo Palinuro � IT8050011 - Area Sic Fascia Interna di Costa degli Infreschi e della Masseta � IT8050012 - Area Sic fiume Alento � IT8050013 - Area Sic fiume Mingardo � IT8050016 - Area Sic Grotta di Morigerati � IT8050017 - Area Sic Isola di Licosa � IT8050023 - Area Sic Monte Bulgheria � IT8050024 - Area Sic Monte Cervati, Centaurino e Montagne di Laurino � IT8050025 - Area Sic Monte della Stella � IT8050026 - Area Sic Monte Licosa e dintorni � IT8050030 - Area Sic Monte Sacro e dintorni � IT8050031 - Area Sic Monte Soprano e Monte Vesole � IT8050032 - Area Sic Monte Tresino e dintorni � IT8050036 - Area Sic Parco Marino di S. Maria di Castellabate � IT8050037 - Area Sic Parco Marino di Punta degli Infreschi � IT8050038 - Area Sic Pareti rocciose di Cala del Cefalo � IT8050039 - Area Sic Pineta di Sant’Iconio � IT8050040 - Area Sic Rupi costiere della costa degli Infreschi e della Masseta � IT8050041 – Area Sic Scoglio del Mingardo e spiaggia di Cala del Cefalo � IT8050042 – Area Sic Stazione a Genista Cilentana di Ascea � IT8050050 – Area Sic Monte Sottano e Vallone Serra Tramonti � IT8050008 – Area ZPS Capo Palinuro � IT8050036 – Area ZPS Parco Marino di S. Maria di Castellabate � IT8050037 – Area ZPS Parco Marino di Punta degli Infreschi � IT8050047 – Area ZPS Costa tra Marina di Camerota e Policastro Bussentino In merito all’obiettivo della Tutela del Patrimonio Culturale, si evidenzia che, nella UoM, si intende tutelare anche i numerosi beni storico cultuali e paesaggistici presenti in aree a pericolosità idraulica, ed in particolare: � Beni culturali di cui all'art. 10 del D.Lgs. 42/04 (ex L. 1089) ; � Beni paesaggistici ai sensi del Decreto Legislativo 42/2004 e s.m.i.,: In merito all’obiettivo della Difesa delle attività economiche, si evidenzia che, nella UoM, si intende proteggere le attività economiche che sono presenti in aree a pericolosità idraulica, ma nel contempo si ritiene opportuno monitorare anche l’eventuale o possibile inquinamento che da esse potrebbe derivare in caso di danneggiamento, creando per i fenomeni di diffusione in alveo la propagazione in altre aree, poste più a valle, con conseguenze per le acque, suolo ed aree protette. Le attività produttive rilevate sono: � attività industriali, di cui la maggior parte ricadenti in piccole aree industriali che spesso

sono ubicate lungo i corsi d'acqua principali e secondari; � attività turistiche che si distinguono in tre settori: costiero e balneare, storico e culturale;

agrituristico, queste ultime attività turistiche, presenti in modo diffuso in tutto il territorio; � attività estrattive e attività di gestione rifiuti; � invasi anche a carattere irriguo; � attività agricole specializzate con seminativi e colture arboree, alcune di esse a

produzione biologica; � attività agricola non specializzate; � attività di pesca lungo il tratto di litorale della UoM.

Tutti gli Obiettivi su esposti, considerati e valutati, hanno costituito una guida per la definizione del quadro delle Misure/Azioni nell'ambito degli indirizzi definiti a livello di distretto Appennino Meridionale (DAM) per le singole UoM.

In relazione agli aspetti di gestione del rischio di alluvioni, per l’UoM ITR_153, vengono affrontati tutti gli aspetti (prevenzione, protezione, preparazione, recupero post evento),

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ASPETTI PRINCIPALI E SINTESI MISURE

declinati nelle misure, così come indicati dalla normativa comunitaria e nazionale. Le misure di piano per tale UOM sono quelle considerate prioritarie nella programmazione del primo ciclo (2016-2021) relative alla quasi totalità di tutte le misure di Prevenzione (M2), di Preparazione (M4) ed alcune misure Protezione (M3). Per le misure di protezione M3 (interventi strutturali e non strutturali) sono stati considerati anche gli interventi già programmati o previsti da altri atti di programmazione e di pianificazione di settore, per i quali è necessaria, tuttavia, sia una messa a sistema rispetto alle strategie e agli obiettivi del PGRA, che una ricucitura dei piccoli interventi ed un loro inquadramento in categorie definite rispetto ai contesti geomorfologi-ambientali-insediativi e alle problematiche idrauliche. Si precisa che l’attuazione delle misure è condizionata allo scenario economico di riferimento, necessario per confermarne la concreta fattibilità delle misure, con particolare riferimento a quelle di “tipo strutturale” di protezione e prevenzione oppure connesse alle attività di protezione civile (interventi di somma urgenza), nonché al tempo necessario per lo sviluppo della pianificazione e della progettazione, dettagliata in ogni sua componente (anche di impatto sulla direttiva 2000/60/CE) e all’acquisizione dei restanti requisiti di fattibilità, non dimenticando che i risvolti in chiave di protezione civile alla scala di bacino possono essere solo di indirizzo e non operativi. Sono di seguito riportati gli aspetti e lo sviluppo delle misure per l’UoM ITR_153.

Aspetti legati alla prevenzione riguardano le attività volte ad evitare o ridurre la vulnerabilità del valore (entità) dei beni esposti e sono riferite alla parte A del Piano (pianificazione di competenza delle Autorità di Bacino). Le misure collegate a tale aspetto sono definite come M2, intese come azioni generalmente non strutturali e che risultano essere quelle predominanti sia in termini di definizione che di attuazione. Tali misure sono quelle da promuovere ed attuare nel primo ciclo del PGRA (entro il 2019), come ad esempio: migliorare o meglio definire i provvedimenti, già individuati nei PSAI vigenti, finalizzati ad impedire la costruzione in aree allagabili, la diffusione di pratiche sostenibili di utilizzo del suolo, l’incentivazione di programmi di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua, l’estensione delle conoscenze sul reticolo minore e su fenomeni particolari quali il trasporto solido, gli aspetti legati ai flussi iperconcentrati ed i fenomeni di run up lungo costa. Talvolta tali misure richiedono limitate risorse economiche e, quindi, risultano meglio attuabili rispetto ai più tradizionali interventi strutturali.

� Prevenzione (Misure M2) riguardano le attività volte ad evitare o ridurre la vulnerabilità del valore (entità) dei beni esposti, quindi la possibilità che si verifichino danni conseguenti a calamità, catastrofi naturali o connesse con l’attività dell’uomo anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di pianificazione e di previsione. Tra queste particolare rilevanza assumono le azioni, generalmente, non strutturali quali: l’adozione di provvedimenti finalizzati ad impedire la costruzione in aree allagabili, rendere i beni esposti meno vulnerabili alle alluvioni, attenuare gli effetti al suolo previsti e promuovere un uso appropriato del suolo. La misura volta ridurre la vulnerabilità si esplica essenzialmente in aree classificate a rischio [R1- R4]e a livello di vincolo nelle aree a pericolosità idraulica P1 - P3]

Le Misure M20, proposte per la prima fase di attuazione (2016/2021), nell’ambito del PGRA, in ambito DAM, sono così suddivise:

M21 Prevenzione queste AGISCONO SUL VALORE E SULLA VULNERABILITA' dei beni, ed assumono la forma di vincolo in quanto tendono ad inibire o limitare “l’uso” di aree inondabili ai vari livelli di pericolosità; si prevedono, quindi, misure (norme) per evitare l'insediamento di nuovi elementi a rischio nelle aree allagabili che possono concretizzarsi anche in politiche di gestione e pianificazione del territorio tese ad evitare qualsiasi insediamento di attività antropiche o definire procedure per riconversione o cambi di destinazione d’uso compatibili con le piene. Vanno altresì attivati studi ed

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approfondimenti per la individuazione di interventi tesi a garantire la fruibilità in sicurezza dei manufatti presenti in aree a rischio e servizi non delocalizzabili. L'esperienza maturata negli anni ha evidenziato non poche difficoltà, da parte degli enti locali, a rendere la pianificazione urbanistica “conforme” ai PSAI per cui vi è la necessità di individuare misure per un adeguamento, progressivo, dei Piani urbanistici Comunali in funzione dei contenuti del PGRA (norme ed indirizzi). La misura è applicabile a tutta la UoM.

M22 Rimozione e ricollocazione; agiscono sempre sulla vulnerabilità, ma in questo caso tendono a migliorare le condizioni di rischio relativamente ad infrastrutture esistenti; anche in questo caso possono intendersi come forma di vincolo in quanto occorre definire misure specifiche tese a rimuovere, anche progressivamente ed eventualmente con incentivi a privati, gli elementi a rischio dalle aree allagabili o per ricollocare (spostare anche in modo forzato) gli elementi a rischio in altre aree a minore probabilità di inondazione (previa pianificazione di aree urbanisticamente sicure). Il tutto potrebbe essere definito con il termine generico di: Politiche di delocalizzazione con norme regolamentari anche urbanistiche. La misura riguarderà solo alcune aree della UoM da individuare in una fase successiva attivando intese anche con regioni ed enti locali. M 23 Riduzione; agiscono sempre sulla vulnerabilità, ma in questo caso tendono a ridurre la vulnerabilità degli elementi a rischio non delocalizzabili, anche per funzioni, (centri urbani, edifici storici o di interesse pubblico ed anche infrastrutture e life lines) mediante l’individuazione di specifiche misure/azioni di adattamento (manuali e linee guida per interventi strutturali) dei manufatti e delle strutture. Detta misura ha necessità di un adeguato approfondimento, per cui, nella prima fase, si prevede l'individuazione degli edifici e l’attivazione di studi pilota su edifici pubblici o strategici, nonché life lines, presenti in aree alluvionabili le cui funzioni non sono delocalizzabili. La misura riguarderà solo alcune aree della UoM da individuare in una fase successiva attivando intese anche con regioni ed enti locali. M 24 Altre misure per aumentare la prevenzione del rischio; con questo termine generico si individuano altre azioni che agiscono sempre sulla vulnerabilità; in questo caso possono essere individuate azioni tese ad una modellazione e valutazione del rischio di alluvioni, valutazione della vulnerabilità dei manufatti, nonché programmi e politiche per la manutenzione del territorio.

Detta misura ha necessità di un adeguato approfondimento per cui nella prima fase si prevede l’attivazione di studi pilota su elementi a rischio presenti in aree alluvionabili. Anche in questo caso detta misura ha necessità di un adeguato approfondimento, per cui, nella prima fase, si prevede l’attivazione di studi pilota su edifici pubblici o strategici presenti in aree alluvionabili. La misura riguarderà solo alcune aree della UoM da individuare in una fase successiva attivando intese anche con regioni ed enti locali. Nell'ambito di questa UOM si ritiene opportuno l'attivazione di misure che incrementano il livello di protezione e prevenzione dal rischio da alluvione e da frana, per quei casi in cui i fenomeni di versante interferiscono direttamente con gli alvei e che potrebbero avere una incidenza amplificata del rischio da alluvioni e che possono coinvolgere strutture ed infrastrutture (fenomeno amplificato dalla probabile occlusione idraulica dovuta al materiale già accumulato in alveo - dam breack)) Un esempio particolare e quello del bacino del Torrente Fiumicello (ARS) nel comune di Pisciotta, che sta interessando la linea ferroviaria SA-RC. La misura di prevenzione dal rischio, attualmente messa in atto dall’Ente RFI (Rete Ferroviaria Italiana), è quella di un monitoraggio strumentale e di sorveglianza h 24. Inoltre è stato previsto un intervento strutturale di mitigazione del rischio; la necessità di un intervento strutturale è stat

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determinata dalla non immediata delocalizzabilità dell’opera e dall’importanza strategica della stessa. Và altresì segnalata la necessità, per il tratto di costa Cilentano, caratterizzato da una rilevanza paesaggistica pressoché unica, di gestire, in modo sostenibile attraverso una pianificazione integrata e partecipata, le pressioni derivanti dagli interessi turistici ricettivi ed economici presenti lungo la stessa, per cui , nel breve, vi è necessità di uno specifico piano di gestione da realizzare con il coinvolgimento attivo delle comunità e con le associazioni ambientaliste locali.

Aspetti legati alla protezione riguardano le attività volte a ridurre la pericolosità (probabilità e intensità) di evento, la frequenza delle alluvioni e il loro impatto in specifiche località; sono riferite alla parte A del Piano (pianificazione di competenza delle Autorità di Bacino). Le misure collegate a tale aspetto sono le M3, che incidono sulla pericolosità da alluvione e sono riconducibili sia ad interventi strutturali, che prevedono la realizzazione di manufatti artificiali, che alcuni interventi non strutturali. Come evidenziato in premessa, nel PGRA si è tenuto conto degli interventi già programmati o previsti da altri atti di programmazione e pianificazione di settore, per i quali è necessaria, tuttavia, una messa a sistema rispetto alle strategie ed agli obiettivi del Piano di Gestione, come evidenziato all’apposita misura M 35. L’attuazione degli interventi strutturali può comportare la realizzazione o la manutenzione di opere o la modificazione della morfologia e della copertura del terreno. Pertanto, tali interventi strutturali, possono creare impatti sugli ecosistemi fluviali e costieri e sulle aree protette e, conseguentemente, sulle componenti acqua e suolo, ragion per cui sono previste anche misure di mitigazione e compensazione.

� Protezione (Misure M3) riguardano le attività volte a ridurre la pericolosità

(probabilità e intensità) di evento, la frequenza delle alluvioni e il loro impatto in specifiche località. Esse si identificano con interventi strutturali e non strutturali volti a ridurre la probabilità di alluv ioni in uno specifico luogo. Gli interventi strutturali sono volti ad una sistemazione attiva o passiva per ridurre la pericolosità dell’evento, abbassando la probabilità di accadimento oppure attenuandone l’impatto. Essi comportano la realizzazione o la manutenzione di opere o la modificazione della morfologia e della copertura del terreno, attraverso: la riduzione del deflusso in sistemi di drenaggio naturali o artificiali; interventi fisici in canali d'acqua dolce, corsi d'acqua montani, estuari, acque costiere e aree soggette a inondazione. La misura ove volta a ridurre la vulnerabilità si esplica essenzialmente in aree classificate a rischio [R1- R4]e a livello di vincolo nelle aree a pericolosità idraulica P1 - P3]

Le Misure M30 proposte per la prima fase di attuazione (2016/2021) del PGRA sono:

M 31 Protezione, AGISCONO SULLA PROBABILITA', per cui queste tendono ad agire sulla gestione delle piene nei sistemi naturali/Gestione dei deflussi e del bacino – e possono, quindi, concretizzarsi in misure per ridurre il deflusso nei sistemi di drenaggio naturali o artificiali. Tra le azioni che possono essere proposte nell’ambito dell'UOM si ritiene di poter proporre : l’individuazione di superfici in grado di intercettare o immagazzinare il deflusso delle acque, azioni per l’aumento dell'infiltrazione, azioni condotte in alveo e nella piana inondabile con riforestazione delle aree golenali per il ripristino di sistemi naturali in modo da facilitare il rallentamento del deflusso e/o l'immagazzinamento di acqua Atteso anche il carattere estensivo, detta misura ha necessità di un adeguato approfondimento, per cui nella prima fase si prevede l’attivazione di studi pilota tesi all’individuazione di aree ove sperimentare tali azioni .

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Non vanno trascurate azioni di coordinamento con i PSR (piani di sviluppo rurale) che prevedono una serie di incentivi per cambi di destinazione d'uso, manutenzione di opere agraria e di bonifica agraria e forestale, ecc. La misura riguarderà solo alcune aree della UoM da individuare in una fase successiva attivando intese anche con regioni (vedi settore agricoltura e foreste ) ed enti locali. M 32 Regolazione dei deflussi idrici, agiscono sempre sulla probabilità di alluvione e comprendono interventi fisici o strutturali per regolare i defl ussi e che hanno un impatto significativo sul regime idrologico. Tra questi si evidenziano : costruzione, modifica o rimozione di strutture di ritenzione dell'acqua (quali dighe o altre aree di immagazzinamento in linea o sviluppo di regole di regolazione del flusso esistenti), opere di regolazione in alveo, casse espansione, laminazione. Anche in questo caso detta misura ha necessità di un adeguato approfondimento, in primo luogo per l'individuazione e caratterizzazione di dette opere, soprattutto quelle di ordine minore, realizzate anche con i sopra richiamati PSR; per cui, nella prima fase, si prevede l’attivazione di studi ed indagini tese all’individuazione di aree ove sperimentare tali azioni. La misura riguarderà solo alcune aree (ARS) della UoM da individuare in una fase successiva attivando intese anche con regioni, enti locali e consorzi idraulici e/o di bonifica. M 33 Interventi in alveo, sulle coste e nella piana inondabile , le misure agiscono anche in questo caso sulla probabilità di alluvione e comprendono interventi fisici in canali d'acqua dolce, corsi d'acqua montani, estuari, acque costiere e aree soggette a inondazione, e possono concretizzarsi nella costruzione, modifica o rimozione di strutture o l'alterazione di canali, gestione delle dinamiche dei sedimenti, argini, ecc. Questo tipo di misura interessa il reticolo minore e le aree costiere con azioni che agiscono sulla dinamica dell'evento e/o sugli aspetti morfologici. Detta misura ha necessità di un adeguato approfondimento, per cui nella prima fase si prevede l’attivazione di studi ed indagini tesi all’individuazione di aree ove sperimentare tali azioni, operando anche una azione di ricognizione puntuale degli interventi presenti o programmati lungo costa a breve termine. La misura riguarderà solo alcune aree specifiche della UoM da individuare in una fase successiva attivando anche intese con regioni ed enti locali. M34 Gestione delle acque superficiali, anche questo tipo di misura agisce sulla probabilità di alluvione e riguarda interventi fisici o strutturali per ridurre le inon dazioni da acque superficiali, generalmente, in ambiente urbano, ma non solo, e tendono ad aumentare la capacità di drenaggio artificiale o realizzare sistemi urbani di drenaggio sostenibile (SuDS) In questo caso la misura ha necessità di un adeguato approfondimento, atteso che si intende intervenire sulla interconnessione delle reti urbane con le reti di drenaggio naturali (tombamenti, alvei strada ecc.) comunque interferenti con gli abitati e/o elementi antropici; per cui, nella prima fase, si prevede l’attivazione di studi tesi all’individuazione di ambiti urbani ove sperimentare tali azioni, attese le varie situazioni morfo orografiche e strutturali presenti (vedi il problema dei tratti tombati soprattutto lungo costa, alla foce dei corsi d'acqua e le problematiche legate agli alvei strada). La misura riguarderà fondamentalmente alcune aree urbane, sopratutto costiere e pedemontane, della UoM da individuare in una fase successiva attivando intese anche con regione ed enti locali. M35 altre tipologie questo tipo di misura, indefinito, agisce sulla probabilità di alluvione e riguarda interventi fisici tesi ad aumentare la protezione dalle alluvioni; tra questi segnaliamo programmi o politiche di manutenzione delle opere di difesa dalle inondazioni nonché programmi o politiche di manutenzione di argini, rilevati, muri di contenimento, ponti e pile. Sicuramente tale misura riguarderà l'attivazione di un adeguato programma di rifunzionalizzazione della rete di drenaggio naturale tenendo conto delle necessità di

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disporre di adeguate a contenere almeno le piene ordinarie. La misura ha necessità di un adeguato approfondimento, per cui nella prima fase si prevede l’attivazione di studi tesi all’individuazione degli ambiti ove attivare tali azioni incentivando e migliorando azioni di compensazione tra la rimozione di materiali dagli alvei e le attività imprenditoriali necessarie per definire sezioni di deflusso adeguate, tenendo conto delle varie situazioni morfo orografiche ivi presenti. In questa misura rientrano buona parte degli interventi previsti nell'attuale programmazione nazionale (Ren Dis) per cui si è preferito, in questa fase, prevedere una misura non strutturale, attesa già la notevole quantità di quelli proposti dagli enti locali, finalizzata nell'analisi e nella messa a sistema degli interventi proposti evidenziando eventuali criticità e necessità di revisioni , implementazioni e/o aggiornamenti. La misura per gli aspetti legate alla dinamica dei corsi d'acqua secondari e/o minori, riguarderà fondamentalmente le problematiche legate alle aree sovralluvionate presenti nella UoM, i cui punti di intervento sono da individuare e definire con precisione in una fase successiva, attivando specifiche intese anche con regione ed enti locali. Aspetti legati alla preparazione: Le misure relative a tale aspetto sono collegate alla gestione degli eventi - nell’UoM in esame e si riferiscono alla parte B del Piano (sistema di allertamento, nazionale e regionale, in capo alle strutture di Protezione Civile nazionale e Regionale). Le misure collegate a tale aspetto sono le M4 che riguardano le attività volte a incrementare la capacità di gestire e reagire agli eventi, a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi. Queste attività, rientrano tra le azioni “non strutturali” o tra gli “strumenti previsionali” o tra quelli de finiti come “strumenti di informazione” . Per la UoM le misure di preparazione, da tenere in considerazione, riguardano da un lato il completamento e l’aggiornamento degli strumenti di pianificazione dell’emergenza, ai vari livelli istituzionali, dall’altro, azioni tesi a portare alla piena operatività i Presidi territoriali avviati in Campania. Altri aspetti che dovranno essere affrontati nel primo ciclo del piano di Gestione riguarderanno l'eventuale ampliamento della rete di monitoraggio, soprattutto per quei bacini che attualmente sfuggono, per le loro dimensioni, al modello di allertamento vigente e la predisposizione di specifiche campagne informative finalizzate alla conoscenza del rischio da alluvione.

� Preparazione (Misure M4) riguardano le attività volte a incrementare la capacità di gestire e reagire agli eventi, a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi. Tra questi si segnalano quelli tesi ad: informare la popolazione sul rischio alluvioni e sulle procedure a seguire in caso di emergenza; aumentare la capacità di risposta delle istituzioni; sviluppare sistemi di allerta; sviluppare la pianificazione dell’emergenza, incrementare ove necessario, le reti di monitoraggio; la formazione; la diffusione della conoscenza della protezione civile; l’applicazione della normativa tecnica e le esercitazioni.

Le misure, di seguito individuate, sono essenzialmente di competenza del Centro Funzionale di Protezione Civile Regionale per cui queste vengono indicate a titolo di indirizzo tenendo conto di quanto evidenziato anche nell'ambito del DPCM del marzo 2015 - Indirizzi operativi per la predisposizione della parte dei piani di gestione relativa al sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico - 24 febbraio 2015 - Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.75 del 31 marzo 2015 M41 Preparazione, azioni per la previsione delle piene e di allertamento della popolazione; queste si concretizzano in misure per potenziare i sistemi di allertamento e per

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la previsione delle piene nei bacini minori ed in quelli in cui l’attuale sistema esistente può non essere sufficiente a garantire tempi di allertamento adeguati. M42 Pianificazione dell’emergenza e della risposta durante l’evento, tali misure tendono a istituire e/o migliorare la pianificazione della risposta istituzionale d’emergenza durante l’evento e, quindi, a migliorare tutti gli aspetti che rientrano nella fase di realizzazione dei Piani urgenti di emergenza, attualmente in itinere in Campania. Tale fase, per essere attivata, ha necessità, in Campania, che vengano completati i PdE, in via di aggiornamento, e che si possa procedere ad un valutazione dei prodotti definiti con una messa a sistema del materiale prodotto a livello regionale. Vanno altresì migliorate le azioni definite in Campania per l'attivazione, messa in campo, dei presidi territoriali che vanno meglio identificati e definiti con protocolli operativi che precisino le modalità di ingaggio e di messa in campo. M43 Preparazione e consapevolezza pubblica, afferiscono a tutte le misure ritenute idonee per accrescere la consapevolezza e la preparazione della popolazione agli eventi di piena, ivi compreso l'organizzazione di incontri informativi e formativi periodici finalizzati ad accrescere la consapevolezza e la preparazione della popolazione agli eventi di piena – prevedendo, oltre a programmi periodi di esercitazione, la predisposizione di materiale informativo e campagne di divulgazione (opuscoli e materiale divulgativo/informativo migliorando quello eventualmente già realizzato). M44 in questa misura (altre) possono essere inserite tutte le azioni tese a migliorare la preparazione della popolazione agli eventi di piena, in modo da ridurre le conseguenze avverse; tra queste possono annoverate anche le intese con gli Ordini professionali e le varie associazioni di volontariato ed ambientaliste, per effettuare una politica di dissemination ai vari livelli sociali, incluse interventi nelle scuole, di ogni ordine e grado, ed anche periodici seminari ai vari soggetti pubblici e privati inseriti nella filiera della protezione civile. Aspetti legati alle ricostruzione e valutazioni post-evento: Le misure collegate a tali aspetti riguardano principalmente il ripristino delle condizioni socio-economico ed ambientali a seguito di un evento calamitoso nonché l’aggiornamento e rimodulazione delle mappe di pericolosità e rischio e delle misure atte a fronteggiare le alluvioni.

� Recupero delle condizioni pre‐evento (Misure M5) sono costituite da azioni quali: sostenere la popolazione; verificare ripristinare i sistemi e servizi compromessi dall’evento; installare, aggiornare o potenziare i meccanismi di contenimento che non hanno funzionato o che mancavano; aggiornare le capacità di monitoraggio perché aiutino nell'identificazione, e usarle per un continuo controllo dei sistemi; aggiornare le mappe di pericolosità in funzione dei nuovi dati del sistema di monitoraggio.

M51 Ricostruzione e valutazione post evento ; la misura tende a definire quali azioni possono essere attivate per il ripristino delle condizioni pre-evento, sia private che pubbliche; atteso che molte di queste si attivano in condizioni emergenziali (somma urgenza) possono essere date solo indicazioni generiche e che possono riassumersi in attività di ripristino e rimozione della funzionalità idraulica; supporto medico e psicologico alla popolazione colpita; assistenza economica, fiscale, legale e lavorativa; ricollocazione temporanea o permanente.

M52 Ripristino ambientale; la misura tende a definire quali azioni possono essere attivate per il ripristino delle condizioni ambientale preesistente e la rimozione degli eventuali elementi che costituiscono forme di detrazione ambientale. Le indicazioni nazionali tendono ad individuare misure che possono essere programmate, quali ad esempio la salvaguardia dei pozzi e la messa in sicurezza degli elementi e dei contenitori per materiale

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pericoloso.

M53 tende a definire tutte le altre azioni che in funzioni delle esperienze pregresse possono essere attivate, includendo in queste anche l'incentivazione di politiche assicurative.

Le misure di recovering dovendo attendere a situazioni post evento esulano dalle competenze specifiche di pianificazione di questa Autorità, per cui in questa fase riteniamo opportuno, al momento, prevedere azioni tese esclusivamente a stimolare azioni legislative che portino a definire una Legge regionale di protezione civile, in quanto solo con questo strumento possono essere stabilite somme e quindi programmati interventi per il riavvio delle attività in aree vulnerate in tempo di pace o al tempo differito; altrimenti tali azioni restano legate ai provvedimenti eccezionali post evento legati strettamente all'emergenza e quindi non individuabili ne pianificabili.

Avendo coscienza della elevata presenza antropica in aree ad alta vulnerabilità e la concomitante impossibilità di delocalizzazione, soprattutto di centri residenziali e manufatti privati, riteniamo sia utile che in tale misura siano previste azioni per stimolare e sollecitare iniziative, sempre a livello regionale, tese a definire misure assicurative, attesa le recessione economica e l'impossibilità che lo stato possa surrogare sempre e comunque i danni derivanti da eventi calamitosi per il riavvio delle attività economiche e sociali in aree vulnerate. Si precisa che le Linee Guida ISPRA, riportano anche la possibilità di definire una Misura M11 (nessuna azione), ovvero nessuna misura particolare è prevista per ridurre il rischio alluvioni nell’areale in esame o meglio le normali azioni di manutenzione poste in essere dai vari soggetti sono sufficienti a scongiurare problemi da alluvioni. Tale misura è stata ritenuta non sufficiente per tutti i bacini rientra nti all’interno dell'UOM attesi i livelli di criticità presenti lungo ogni singolo corso d’acqua. Per quanto attiene le misure legate essenzialmente alla Parte B, risulta determinante attivare intese con le strutture di PC nazionali e regionali per cui non saranno redatte schede specifiche per tali misure, atteso il livello meramente indicativo di tali misure e la loro estensione, per questa UOM, a tutte le ARS, anche perché gli indirizzi nazionali definiti con il DPCM sopra richiamato, prevedono pressoché esclusivamente:

• previsione, monitoraggio, sorveglianza ed allertamento posti in essere attraverso la rete dei centri funzionali;

• presidio territoriale idraulico posto in essere attraverso adeguate strutture e soggetti interregionali, regionali e provinciali;

• regolazione dei deflussi posta in essere anche attraverso i piani di laminazione; • supporto all'attivazione dei piani urgenti di emergenza predisposti dagli organi di

protezione civile ai sensi dell'articolo 67, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e della normativa previgente;

• sintesi dei contenuti dei piani urgenti di emergenza predisposti ai sensi dell'articolo 67, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, nonché della normativa previgente

Volendo sfruttare la possibilità della norma che, non richiamando i Piani di Emergenza, per così dire ordinari di cui alla L. 100/12, ma quelli di cui al dlgvo 152/06, i quali debbono essere considerati dei veri e propri interventi non strutturali si ritiene opportuno mantenere in vita questa definizione, proprio per attivare azioni “urgenti di emergenza” per quei siti ove si registrano maggiori rischi per la popolazione in attesa di interventi più organici di messa in sicurezza. Tali azioni dovranno essere chiaramente previste come misura generale ma loro eventuale attuazione rientra nelle specifiche competenze dei soggetti di cui alla L.225/92.

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ESTENSIONE DELL’INONDAZIONE

L'art.2 della direttiva alluvioni ha definito alla lettera a) l'alluvione come : allagamento temporaneo, anche con trasporto ovvero mobilitazione di sedimenti anche ad alta densità', di aree che abitualmente non sono coperte d'acqua. Ciò include le inondazioni causate da laghi, fiumi, torrenti, eventualmente reti di drenaggio artificiale, ogni altro corpo idrico superficiale anche a regime temporaneo, naturale o artificiale, le inondazioni marine delle zone costiere ed esclude gli allagamenti non direttamente imputabili ad eventi meteorologici. Pertanto in funzione di tale indicazione sono state mappate tutte le situazioni relative a tale definizione includendo per l'UOM le seguenti aree inondabili :

− fiumi e corsi d'acqua principali indagati; − torrenti e reticolo minore o secondario; − reti di drenaggio artificiale, ove individuabili; − corsi d'acqua ad elevato trasporto solido e/o con trasporto di sediemnti ada alta

densità (colate rapide e debris-flows); − conoidi; − laghi ed invasi ove individuabili; − le zone costiere; − ogni altro corpo idrico superficiale anche a regime temporaneo, naturale o

artificiale garantendo in questo modo anche una coerenza con la WFD 2000/60. Si precisa che sono stati definiti livelli di pericolosità variabili per quei corsi d'acqua già individuati e definiti nei vigenti PSAI (indagati) ; mentre per tutti gli altri elementi individuati e definiti nelle relative mappe di pericolosità sono state indicate delle specifiche campiture (aree di attenzione) tese ad evidenziare la possibilità che i fenomeni che si verificano in tali contesti abbiano effetti dannosi, in caso di alluvioni; ma la mancanza di studi specifici li rende non classificabili ai fini del rischio, ne rende possibile definire livelli e/o classi di pericolosità secondo il modello concettuale di cui al dlgvo 49/10. Tali forme saranno oggetto di specifici approfondimenti nei PSAI e sarà a breve definita una specifica norma di salvaguardia, in linea con gli indirizzi ministeriali, da attuare con le procedure del PSAI vigenti, per attenzionare tutti questi elementi in caso di utilizzo antropico e/o di cambio di destinazione d'uso. Per quanto attiene, quindi, la valutazione sulla estensione delle aree inondabili restano fermi i valori di riferimento indicati nei vigneti PSAI mentre sono da individuare ed approfondire tutti gli altri elementi sopra individuati, per cui, nelle misure sopra riportate, sono state privilegiate le misure non strutturali , in linea con gli indirizzi generali dell'art.7, tesi ad approfondire tali problematiche. Per quanto attiene l'ubicazione delle aree a pericolosità idraulica le aree sono maggiormente collocate nelle zone di fondo valle, le qauli spesso presentano significativi livelli di urbanizzazione nella parte mediana o in zone ove si hanno rotture di pendenza significative tra l’area di valle e la parte montana. A causa di tale caratterizzazione idromorfologica spesso si hanno corsi d’acqua secondari che interferiscono intensamente con ambiti urbani presentando alvei tombinati o tratti coperti piuttosto estesi. L’individuazione e la perimetrazione delle aree allagabili per diversi scenari di pericolosità idraulica sono state effettuate conducendo analisi di tipo idrologico - idrauliche mediante modellazione mono - bidimensionale in moto permanente e moto vario. La superficie complessiva di pericolosità idraulica lungo la rete idrografica assomma a circa a 36.41 kmq (P2+P3).

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Mentre la superficie delle aree a Pericolosità da Erosione Costiera, definita in funzione di quanto realizzato, con il Piano di erosione costiera definito dall'ex AdB sx Sele, è pari a:

P3 = 4,3 Kmq

P2 = 1,27 Kmq

P1 = 2,2 Kmq

Gli elementi esposti in tali aree di pericolosità idraulica e costiera, come evidenziato nelle mappe del danno, sono numerosi sia come popolazione, con centri e nuclei urbani, case sparse, infrastrutture e strutture strategiche, ma non mancano in tale UOM aree protette, beni culturali ed attività produttive (industriali, energetiche, commerciali, artigianali, agricole).

In funzione di quanto rilevato per la tipologia ed estensione delle aree di pericolosità e in ottemperanza ai dettami e contenuti dell’art. 7 comma 3 della Direttiva 2007/60/CE si evidenzia che la strategia di piano ha inteso dare evidenza e priorità, anche alla luce della sostenibilità ambientale del piano, alle misure “non strutturali”, in particolare in ambito di prevenzione M2 e di preparazione M4, da definire di concerto con le strutture di Protezione Civile; che hanno valenza nel ridurre il livello di esposizione della popolazione e dei beni esposti al rischio di alluvione a scala dell’intera UoM.

A tali misure viene, pertanto, attribuito un livello di priorità molto alta, a prescindere dall’applicazione dell' analisi multicriteriale.

Inoltre, le Misure di prevenzione M2 sono quelle che si collegano, in maniera unitaria e sinergica, alle misure del Piano di Gestione Acque ed alla Direttiva 2000/60. E' stata sollecita anche a livello regionale, in fase di coordinamento la necessità di definire una gestione delle acque e del suolo in modo unitario e coordinato; tale tematica è stata valutata, soprattutto ai fini della prevenzione e quindi nella realizzazione degli interventi .

La componente acqua, unitamente al suolo, risulta essere di fondamentale importanza nella pianificazione dei Piani di Gestione dei bacini idrografici per tutti i distretti idrografici per l’attuazione di quanto previsto nelle due Direttive : 2000/60/Ce (Acqua – WFD) e 2007/60/CE (Valutazione Rischio Di Alluvioni – FD). In merito alla gestione delle acque ed dell’uso del suolo, per cui, il processo in corso, rappresenta le tematiche di correlazione dello scenario complessivo affrontato con il Piano di Gestione delle Acque.

SVILUPPI

Tra le priorità delle misure Piano di Gestione del Rischio di alluvioni vi è la correlazione tra il Piano di Gestione Acque per la correlazioni con Acque superficiali, Acque Sotterranee, Aree Protette stabiliti ai sensi della Direttiva 2000/60, (WFD), come evidenziato al comma 1 dell’art. 9 D.lgs 49/2010 che recita: “i piani di gestione distrettuali devono tener conto degli obiettivi ambientali di cui alla parte terza, titolo II, del D.lgs. 152/2006, …. sono correlati a quelli della gestione acque”.

E’ necessario, alla luce della sostenibilità ambientale del piano, dare evidenza e priorità a misure di prevenzione e di preparazione, sostanzialmente “non strutturali” che hanno valenza nel ridurre la vulnerabilità degli esseri umani e dei beni esposti al rischio di alluvione, ed a quelle che si correlano con il Piano di Gestione Acque che tengono conto degli obiettivi ambientali stabiliti ai sensi della Direttiva Acque (WFD), i quali sono: 1. prevenire il deterioramento del corpo idrico, migliorare e ripristinare le condizioni delle

acque superficiali, ottenere un buono stato chimico ed ecologico di esse e ridurre l'inquinamento dovuto agli scarichi e alle emissioni di sostanze pericolose;

2. proteggere, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque sotterranee, prevenirne l'inquinamento e il deterioramento e garantire l'equilibrio fra estrazione e rinnovo;

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3. preservare gli ecosistemi acquatici, terrestri, le zone umide, le zone protette; 4. gestire in modo razionale la risorsa idrica, anche attraverso l’analisi economica degli

utilizzi idrici.

Una maggiore correlazione tra gli obiettivi dei due piani si riscontra per i seguenti obiettivi del PGRA che possono fornire contributi integrati e sinergici, che sono:

o Obiettivo Salvaguardia della vita e della salute umana OS1: • riduzione dei rischi per la salute e la vita; • mitigazione dei danni alle opere necessarie per la vita e per scongiurare epidemie

(reti elettriche, approvvigionamento idrico, schema fognario, ecc.); • difesa dei sistemi strategici e loro operatività (ospedali, scuole, caserme, ecc.).

o Obiettivo Protezione dell’Ambiente OS2: • riduzione degli effetti negativi sull'ambiente derivante da inquinamento o danni ai

corpi idrici ed alle aree protette; • promozione della conservazione della naturalità dei beni ambientali e degli habitat

fluviali e costieri; • riduzione degli impatti negativi legati allo stato ecologico dei corpi idrici, dovuti a

possibile inquinamento in caso di eventi alluvionali, nel rispetto degli obiettivi ambientali di cui alla direttiva 2000/60/CE e alla parte terza, titolo II del D.Lgs. 152/2006.

Anche per l’obiettivo del PGRA Tutela del Patrimonio Culturale OS3, si riscontrano contributi positivi volti alla conservazione e salvaguardia, in considerazione che anche nel programma di azioni del PGA sono state inserite misure volte alla tutela dei Beni culturali e del Paesaggio che presentano una stretta interrelazione con il sistema acqua (AG21; MGF09; MSF15; MSS21).

Per quanto riguarda l’obiettivo Difesa delle attività economiche OS4 si rileva un’interferenza che potrebbe richiedere misure di compensazione/adattamento come supporto delle attività economiche per gli eventuali effetti/impatti derivanti dall’attuazione delle misure al comparto produttivo.

Nell’ambito delle aree a pericolosità da alluvioni e dei corrispondenti elementi a rischio sono considerate prioritarie le misure che si correlano, nel perseguimento dei suddetti obiettivi, quelle del Piano di Gestione Acque (PGA) della Direttiva 2000/60/CE, che siano in grado di rispettare gli obiettivi ambientali e di contribuire:

A. al miglioramento dello stato ambientale delle acque e delle risorse ad essa connessa;

B. alla mitigazione degli impatti che su di essa insistono; C. al mantenimento della biodiversità; D. al rafforzamento della informazione e consapevolezza pubblica.

Vanno altresì individuate Misure di compensazione per le azioni di protezione che prevedono la realizzazione di interventi strutturali di mitigazione del rischio volte:

• alla compensazione/mitigazione gli effetti negativi delle misure di protezione, derivanti da interventi, fornendo linee guida che identificano opportune modalità di attuazione, che riducano la significatività degli impatti sulla componente acqua.

• alla compensazione/adattamento, come supporto delle attività economiche, degli eventuali effetti/impatti derivanti dall’attuazione delle misure al comparto produttivo.

COORDINAMENTO

Il coordinamento per la redazione del PGRA, tra le Regioni e Competent Authority afferenti le UoM del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, è stato effettuato dall’Autorità di Bacino Nazionale Liri-Garigliano e Volturno, in qualità di Ente coordinatore, attraverso l’istituzione del tavolo tecnico istituzionale ed un tavolo tecnico operativo.

Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale

Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno,

Regione Abruzzo, Regione Basilicata, Regione Calabria, Regione Campania,

Regione Lazio, Regione Molise, Regione Puglia

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Mentre a livello regionale la Direzione Generale per la difesa del Suolo 53 08, in qualità di Competent Authority, ha attivato uno specifico tavolo di lavoro tra le UOD coinvolte nelle suddette attività e le due autorità di bacino regionali (CC e CS). Nell’ambito degli incontri e riunioni afferenti i due tavoli è stata condivisa, nel rispetto dei tempi stabiliti dalla normativa, la predisposizione: b. dei documenti di piano: linee guida; specifici format per l’omogeneizzazione dei dati a

livello distrettuale e la loro restituzione sia cartografica che documentale; definizione degli obiettivi, delle misure, degli ambiti di applicazione e delle priorità delle misure;

c. della documentazione di inquadramento del Distretto inerente le relazioni generali, di sintesi, di divulgazione e di informazione, la cartografia generale in scala 1:600.000;

d. dell’ organizzazione della consultazione pubblica del PGRA DAM; e. di quanto necessario per la presentazione ai Comitati Tecnici e Comitati Istituzionali; f. della procedura VAS: Verifica di Assoggettabilità, Fase di Scoping, Rapporti

Preliminari, Rapporto Ambientale, Sintesi non Tecnica, Allegati, Consultazioni SCA. Si sono, inoltre, svolti incontri con la Protezione Civile Nazionale e Regionale per la correlazione tra parte A e B del Piano delle relative misure di competenza.

CONSULTAZIONE

Il processo di partecipazione informazione e consultazione è un importante iter per il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni e della relativa procedura VAS; esso rappresenta un complesso insieme di azioni volte alla condivisione, concertazione, partecipazione e consultazione dei contenuti del Piano e della VAS, espressamente indicate dalla normativa comunitaria e nazionale. Tale processo si è sviluppato sia a livello di distretto che di UoM. Le attività che sono state articolate secondo le seguenti forme e/o modalità di partecipazione che, in funzione delle scadenze del processo di piano, ne delineano i cicli della partecipazione:

� Informazione pubblica di presentazione avvio del processo del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni ai soggetti interessati, tale step è stato considerato come 1° Ciclo di consultazione nel 2012 per PGRA DAM, che si è espletato attraverso: Forum di Informazione Pubblica - Caserta 18.10. 2012; Attivazione dell’area WEB dedicata sul Sito del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, dove sono stati resi disponibili al pubblico tutti i documenti in consultazione e quelli di supporto.

� Consultazione pubblica per informazione, partecipazione pubblicità e relativa acquisizione di osservazioni delle fasi del processo del Piano dei vari soggetti interessati e stakeholders, tale step è stato considerato come 2° Ciclo di consultazione nel 2013 per PGRA DAM. Tale ciclo si è espletato attraverso tali strumenti i Forum di informazione pubblica per la presentazione degli esiti delle diverse fasi in cui è strutturato il processo di elaborazione del Progetto di Piano, strutturati nelle sedi delle 6 Competent Authority distribuite nel territorio del distretto Appennino Meridionale. In particolare si sono organizzati: Forum di Consultazione pubblica Caserta, 17.04.2013; Forum di Consultazione pubblica Napoli, 20 maggio 2013; Forum di Consultazione pubblica Campobasso, 13.06.2013; Forum di Consultazione pubblica Valenzano – BA - 14.06.2013; Forum di Consultazione pubblica Potenza 17.06.2013; Forum di Consultazione pubblica Catanzaro 18.06.2013; Forum di Consultazione pubblica Roma 21.06.2013. Inoltre è stata effettuata la Pubblicazione nel Sito WEB del Distretto e nei Siti delle Singole Competent Authority della documentazione prodotta: relazioni e mappe della pericolosità, mappe del danno e del Rischio e degli esiti e contributi dei forum.

� Consultazione preliminare dei Soggetti Competenti in materia Ambientale, estesa anche ad altri Enti del Distretto, per la Verifica di Assoggettabilità al VAS del PGRA DAM , tale step è stato considerato come 3° Ciclo di consultazione nel 2014 del PGRA DAM integrato con la procedura VAS. Il ciclo si è espletato attraverso tali strumenti: Comunicazione avvio della consultazione 28/02/2014; Pubblicazione del Rapporto Preliminare ed Allegati sul Sito del Distretto 28/02/2014; Recepimento delle osservazioni inizio giugno 2014 e trasmissione al MATTM; Decisione della Commissione Via VAS del MATTM per assoggettabilità del PGRA DAM a VAS - 01/09/2014; Pubblicazione nel Sito WEB del Distretto delle Osservazioni e Decisione.

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� Consultazione preliminare dei Soggetti Competenti in materia Ambientale, per la fase di scoping VAS del PGRA DAM, tale step è stato considerato come 4° Ciclo di consultazione nel 2014 del PGRA DAM integato con la progedura VAS. Tale ciclo si è espletato attraverso tali strumenti: Comunicazione avvio della consultazione Scoping 15/10/2014; Pubblicazione del Rapporto Preliminare Scoping ed Allegati sul Sito WEB del Distretto 15/10/2015; Recepimento delle osservazioni fine dicembre 2014 e trasmissione al MATTM; Decisione della Commissione Via VAS del MATTM per l’integrazione delle osservazioni nel Rapporto Ambientale - 10/03/2015; Forum di Consultazione pubblica per l’aggiornamento sviluppo integrato del Progetto di piano e della procedura VAS - Caserta 28/11/2014; Pubblicazione nel Sito WEB del Distretto delle Osservazioni e Decisione – marzo 2015.

� Consultazione dei Soggetti Competenti in materia Ambientale, estesa ai vari soggetti interessati e stakeholders, per il Rapporto ambientale e Sintesi non Tecnica VAS del PGRA DAM, tale step, in corso, è considerato come 5° Ciclo di consultazione nel 2015 del PGRA DAM integrato con la progedura VAS. Tale ciclo si espleterà attraverso tali strumenti: Comunicazione della consultazione Rapporto Ambientale e Sintesi non tecnica, maggio 2015; pubblicazione del Rapporto Ambientale, Sintesi non Tecnica ed Allegati sul Sito WEB del Distretto e delle Competent Authority, maggio 2015; Recepimento delle osservazioni fine luglio 2015 e trasmissione al MATTM; Decisione della Commissione Via VAS del MATTM per l’integrazione delle osservazioni nel Rapporto Ambientale; Forum di Consultazione pubblica per l’aggiornamento sviluppo integrato del Progetto di piano e della procedura VAS - Caserta 28/11/2014; Pubblicazione nel Sito WEB del Distretto delle Osservazioni e Decisione; Consultazione per Rapporto Ambientale, attraverso comunicazione e la consultazione che durerà 60 giorni (da inizio marzo a maggio 2015). Inoltre sono in corso l’organizzazione dei Forum di Consultazione Pubblica Integrata PGRA DAM e VAS dei soggetti competenti in materia ambientale, estesa ai vari soggetti interessati e stakeholders al pubblico interessato per consentire loro di esprimere osservazioni sul progetto del PGRA DAM, sul Rapporto Ambientale e relative misure per singola UOM, prima dell’adozione del Piano 22 dicembre 2015. I Forum sono strutturati nelle sedi delle 6 Competent Authority distribuite nel territorio del distretto Appennino Meridionale da organizzare in giugno e luglio 2015, ad eccezione di quello già organizzato il 10 aprile 2015 dalla Regione Molise e Competent Authority.

� Consultazione pubblica per informazione, partecipazione pubblicità e relativa acquisizione di osservazioni del progetto di Piano e VAS, prima dell’adozione dei vari soggetti interessati e stakeholders e pubblico, tale step, da organizzare dopo il recepimento osservazioni, è considerato come 6° Ciclo di consultazione nel 2015 del PGRA DAM integato con la procedura VAS. Tale ciclo si espleterà attraverso tali strumenti il Forum di Consultazione pubblica conclusivo del progetto di Piano e VAS del distretto (AdB Nazionale dei fiumi Liri Garigliano e Volturno; AdB Interregionale Basilicata; AdB Interregionale dei fiumi Trigno, Biferno e Minori, Saccione e Fortore; AdB Interregionale Puglia AdB Regionale Campania Centrale e AdB Regionale Campania Sud; Regioni: Abruzzo, Basilicata; Calabria; Campania; Lazio; Molise; Puglia) novembre 2015.

PROGRESSI

La direttiva 2007/60/CE ed il D. Lgs 49/2010, sulle alluvioni, prevedono in merito al monitoraggio del piano di gestione una “descrizione dell’ordine di priorità e delle modalità di monitoraggio dello stato di attuazione del piano” intesa come una specifica attività di individuazione delle misure di monitoraggio del piano e del reporting che comprende anche informazioni circa lo stato di attuazione delle misure individuate nel Piano.

La Direttiva europea 2001/42/CE (valutazione ambientale strategica)e il D.Lgs 152/2006, parte II, nel merito evidenziano che il monitoraggio della VAS dei piani è necessario in quanto “assicura il controllo sugli impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione dei piani e dei programmi approvati e la verifica del raggiungimento degli

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obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive.”

Al fine di garantire una razionalizzazione ed integrazione dei procedimenti e di evitare una duplicazione delle valutazioni, sarà dunque necessario armonizzare le misure di monitoraggio del piano e le misure di monitoraggio per la sostenibilità ambientale del piano e le relative attività di reportistica.

La proposta del sistema di Monitoraggio è, dunque, integrata tra percorso del PGRA DAM e procedura VAS ed è, attualmente, in corso di redazione. Essa è comunque organizzata secondo due insiemi di indicatori: il primo, di carattere più generale, è dedicato alla rappresentazione dello stato dell’ambiente ed è organizzato secondo le principali tematiche ambientali; il secondo è, invece, strettamente legato alle azioni previste dal Piano e, quindi, alla verifica dello stato di raggiungimento degli obiettivi.

Sulla base di tali considerazioni si suddivide il sistema di monitoraggio secondo i seguenti macroambiti: • Monitoraggio del contesto: studia le dinamiche complessive di variazione del contesto

di riferimento del piano e va effettuato mediante indicatori di contesto legati agli obiettivi di sostenibilità e all’evoluzione del sistema ambientale.

• Monitoraggio del piano: interessa i contenuti e le scelte di piano in relazione al suo contesto di riferimento e ha lo scopo di verificare in che modo l’attuazione del Piano stia contribuendo alla modifica degli elementi del contesto, sia in senso positivo che in senso negativo.

Gli indicatori, che sono in fase di definizione, hanno lo scopo di rappresentare in modo quantitativo e sintetico il riferimento per lo stato di attuazione delle misure e al contempo per la valutazione degli impatti e per la verifica della sostenibilità ambientale. Inoltre, sono da definire le modalità di raccolta dei dati, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti; la produzione di questo ultimo potrà avvenire solamente dopo la prima fase di attuazione allorquando si potrà avere una reale contezza degli eventuali interventi eseguiti. Lo sviluppo del programma di monitoraggio avverrà, quindi, attraverso la messa a punto di una serie di indicatori di stato e di prestazione che possano essere aggiornati in modo semplice con le risorse e le informazioni che via via si renderanno disponibili.