Piano Faunistico Venatorio Siena 2012-2015

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Piano Faunistico Venatorio Provinciale - Siena - 2012/2015

Citation preview

  • VVOOLLUUMMEE IIII PPIIAANNIIFFIICCAAZZIIOONNEE FFAAUUNNIISSTTIICCAA

    EE VVEENNAATTOORRIIAA

    PPIIAANNOO FFAAUUNNIISSTTIICCOO VVEENNAATTOORRIIOO DDEELLLLAA PPRROOVVIINNCCIIAA DDII SSIIEENNAA

    22001122--22001155

    A cura del Settore Risorse Faunistiche e Aree Protette della Provincia di Siena

  • ALLEGATO A2

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    INDICE PREMESSA ................................................................................................................................1 Cap. 1 - OBIETTIVI DI PIANIFICAZIONE ........................................................................................2 1.1OBIETTIVIGENERALI ................................................................................................................................ 21.2OBIETTIVIFAUNISTICIEVENATORI ......................................................................................................... 5

    CAP. 2 - DESTINAZIONE DIFFERENZIATA DEL TERRITORIO AGRICOLO FORESTALE .............................6 2.1SITIDIIMPORTANZAREGIONALE ............................................................................................................ 82.2CRITERIPERLISTITUZIONEELAGESTIONEDEGLIISTITUTIPUBBLICIATUTELADELLAFAUNA............. 82.3CRITERIPERLAUTORIZZAZIONEELAGESTIONEDEGLIISTITUTIPRIVATI ............................................ 222.4AREEPERLADDESTRAMENTO,LALLENAMENTOELEGAREDEICANI ................................................ 332.5FONDICHIUSI......................................................................................................................................... 382.6CRITERIPERLAGESTIONEDELTERRITORIOACACCIAPROGRAMMATA.............................................. 38

    CAP. 3 - FAUNA SELVATICA: CONSERVAZIONE E INCREMENTO DELLA FAUNA SELVATICA, ANCHE AL FINE DI GARANTIRNE LA COESISTENZA CON LE ATTIVIT ANTROPICHE PRESENTI SUL TERRITORIO, E CRITERI UNIFORMI PER LA GESTIONE DEGLI UNGULATI SUL TERRITORIO ....................................... 40 3.1CRITERIGESTIONALIPERLAPICCOLAFAUNASTANZIALE..................................................................... 403.2CRITERIGESTIONALIPERLAFAUNAMIGRATRICE ................................................................................ 423.3CRITERIGESTIONALIPERGLIUNGULATI ............................................................................................... 443.4SPECIEOGGETTODIPIANIDILIMITAZIONENUMERICA ....................................................................... 503.5INCIDENTISTRADALI,RECUPEROFAUNASELVATICA,SMALTIMENTODELLECARCASSE..................... 523.6FAUNAVERTEBRATAOMEOTERMADIELEVATOVALORECONSERVAZIONISTICO............................... 54

    CAP. 4 - CRITERI E MODALIT PER IL MONITORAGGIO DELLA FAUNA.............................................. 57 4.1MONITORAGGIODEGLIUNGULATI ....................................................................................................... 574.2MONITORAGGIODELLAPICCOLASELVAGGINASTANZIALEEDEIPREDATORI ..................................... 57

    CAP. 5 CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DEI MIGLIORAMENTI AMBIENTALI NEGLI ISTITUTI FAUNISTICI PUBBLICI ............................................................................................................... 59 CAP. 6 - CRITERI E MODALIT PER LA PREVENZIONE E PER IL RISARCIMENTO DANNI IN FAVORE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI PER I DANNI ARRECATI DALLA FAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AGRICOLE E ALLE OPERE APPRONTATE SUI FONDI........................................................................ 60 6.1Competenze........................................................................................................................................... 606.2Soggettibeneficiari................................................................................................................................ 606.3Prevenzionedanni ................................................................................................................................. 606.4Procedureperlerogazionedeicontributiperleoperediprevenzione ............................................... 616.5Risarcimentodanni................................................................................................................................ 626.6Procedureperilrisarcimentodeidanni ................................................................................................ 626.7Procedureperilrisarcimentodeidannialleoperefunzionaliallattivitagricola ............................... 646.8Commissionearbitrale........................................................................................................................... 656.9Liquidazionedeldanno.......................................................................................................................... 656.10Bancadatigeoreferenziata.................................................................................................................. 65

    Cap. 7 LA VIGILANZA VENATORIA............................................................................................ 66 CAP. 8 - QUADRO FINANZIARIO DI RIFERIMENTO......................................................................... 68 ALLEGATI TABELLE E TAVOLE.................................................................................................. 71

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 1

    PREMESSA

    La Provincia di Siena si trova oggi a gestire un patrimonio faunistico rilevante, il cui valore intrinseco sempre meglio compreso dallopinione pubblica e la cui rilevanza economica e sociale appare sempre pi evidente. In questottica siamo chiamati a realizzare una moderna politica di conservazione e gestione delle risorse faunistiche e a incardinare il Piano Faunistico Venatorio Provinciale in un progetto pi ampio di tutela e valorizzazione della biodiversit e di riduzione del conflitto fauna selvatica attivit produttive.

    Negli ultimi anni la gestione della fauna diventata sempre pi difficile e complessa e la pianificazione dellattivit venatoria ha assunto un ruolo marginale rispetto ad altre operazioni gestionali, quali per esempio il controllo delle specie predatrici e delle specie problematiche nei confronti delle colture agricole e il recupero della fauna in difficolt.

    Limpianto normativo esistente andrebbe in tal senso adeguato, perch non risolve alcune problematiche, di seguito sinteticamente elencate.

    - Il controllo della fauna consentito per una serie di finalit (LR 3/94 art. 37 co. 2), tra le quali non elencata quella della sicurezza stradale. Dove la gestione ai sensi della LR 3/94 stata effettuata correttamente e la densit di ungulati raggiunta ritenuta sostenibile per lagricoltura, ma si verificano comunque incidenti stradali con fauna selvatica, oggi proprio le carenze normative lasciano intravedere nelle Provincie la responsabilit al risarcimento, senza che le Provincie stesse abbiano n la delega n gli strumenti per effettuare un controllo mirato specifico.

    - Al di l delle finalit del contenimento, le modalit (peraltro estese dalla Regione Toscana rispetto alla normativa nazionale, che non prevede le guardie volontarie n i cacciatori abilitati agli interventi) utilizzabili dalle Provincie sono comunque divenute insufficienti rispetto alla dimensione del problema. Occorre quindi in primo luogo incrementare le conoscenze sulla dinamica di popolazione degli ungulati nella nostra Provincia, potenziando e migliorando i metodi e le attivit di monitoraggio (soprattutto sulla specie cinghiale); in secondo luogo dovremo adottare strategie efficaci sulla base di (anche nuove e/o diverse) indicazioni tecnico-scientifiche (ISPRA) e considerazioni socio-economiche.

    Le criticit sopra citate sono aggravate da alcuni fattori quali: - la diminuzione del numero di cacciatori e let media sempre pi alta, che rende sempre

    pi difficile il coinvolgimento in attivit che in pratica si svolgono tutto lanno; la gestione del territorio e della fauna non pu pi reggersi solo sul mondo del volontariato (cacciatori e guardie volontarie) perch sono diventati troppo onerosi gli sforzi richiesti per catture e lanci, contenimenti, opere di prevenzione, censimenti, vigilanza, manutenzioni del bosco, delle strade bianche e dei fossi, ecc.;

    - la crisi economica in genere e del comparto agricolo in particolare ha inasprito il rapporto caccia/agricoltura e rischia di compromettere un equilibrio faticosamente raggiunto, che ha visto destinare una parte consistente delle risorse della Provincia e degli ATC (e nella nostra Provincia della Fondazione MPS) agli agricoltori per i miglioramenti ambientali a fini faunistici, ha visto i cacciatori impegnati nel controllo e nelle opere di prevenzione, i proventi delle quote dei cacciatori utilizzati per la gestione faunistica e ambientale, ecc

    - le modificazioni socio-economiche intervenute nel territorio rurale hanno in alcuni casi creato una diversa percezione dellimportanza di un territorio correttamente gestito dal punto di vista faunistico-venatorio, abbassando la soglia di sostenibilit del conflitto uomo/fauna selvatica, e si affievolita la consapevolezza della figura del cacciatore, non solo come elemento di cultura e tradizione tipico delle aree rurali della nostra Provincia, ma anche del ruolo sociale di soggetto regolatore; sempre di pi (anche indipendentemente dai danni alle colture) si assiste alla realizzazione di fondi chiusi, che oltre a creare un impatto paesaggistico, ostacolano una corretta gestione del territorio e della fauna selvatica, soprattutto degli ungulati;

    - laffermarsi, nelle diverse componenti sociali, di posizioni fondamentaliste che, unite alla scarsa conoscenza delle complessit gestionali, rischiano di esasperare la conflittualit e destabilizzare equilibri faticosamente raggiunti tra il mondo agricolo, ambientalista e venatorio;

    - le risorse da destinare alla gestione della fauna selvatica sono sempre pi ridotte, quando invece la complessit delle norme, delle competenze e le modificazioni del territorio imporrebbero sempre pi soldi da destinare ai miglioramenti ambientali, agli investimenti, agli studi e monitoraggi, a compensi per chi chiamato a contribuire alla gestione.

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 2

    CAP. 1 - OBIETTIVI DI PIANIFICAZIONE

    La principale finalit del Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) quella di definire, nel rispetto della L. 157/1992(1) e della legge di recepimento regionale LR 3/1994(2) e in coerenza con le indicazioni contenute nel Piano Regionale Agricolo Forestale (PRAF) 2012-2015, gli obiettivi, le strategie di intervento, le priorit e gli strumenti di intervento oltre alle risorse necessarie che saranno alla base della gestione faunistica per il periodo di programmazione 2012-2015, con particolare riferimento agli interventi di urgenza.

    Nellindividuazione degli obiettivi, la Provincia fa propri i presupposti regionali in merito alla progressiva integrazione della programmazione faunistico-venatoria nelle politiche complessive di governo del territorio, alla visione unitaria del territorio rurale e al ruolo della gestione faunistica per il rilancio delleconomia agricola.

    La pianificazione faunistica e venatoria interessa lintero territorio provinciale e prevede il coordinamento di linee programmatiche omogenee sullintero mosaico territoriale di strutture e istituti, anche se soggetti a vincolo o a regime di protezione, che nel rispetto delle normative specifiche e delle differenti finalit dei diversi comprensori territoriali perseguano interessi collettivi e obiettivi unitari, tra cui il conseguimento della densit ottimale delle specie selvatiche.

    E importante sottolineare che la pianificazione faunistica e venatoria avviene in conformit e in coerenza non solo con la conservazione delle specie faunistiche di interesse venatorio, ma anche con la tutela e conservazione della biodiversit e dellambiente in generale. Per questo motivo, il Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena rientra tra gli atti di pianificazione che, ai sensi dellarticolo 5, comma 2, punto b) della L.R. 10/2010(3), sono obbligatoriamente soggetti a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Ai fini di questa valutazione, il Piano contiene quindi il Rapporto Ambientale e, per il territorio ricadente nei 19 SIR/SIC/ZPS, anche un apposito Studio di Incidenza, facenti parte integrante e sostanziale del Piano stesso.

    Il presente Piano recepisce tutte le misure di mitigazione individuate dal Rapporto Ambientale e dallo Studio di Incidenza, dandone in parte attuazione nel Piano stesso. Le misure di mitigazione che riguardano azioni non disciplinate nel dettaglio dal presente Piano Faunistico saranno invece applicate nei successivi strumenti di attuazione (Calendario venatorio, Regolamenti, Disciplinari, singoli atti autorizzativi ecc), comunque entro il periodo di efficacia del Piano stesso. Gli strumenti di attuazione del PFVP dovranno tener conto anche di eventuali aggiornamenti del quadro conoscitivo derivanti da studi e indagini su specie di interesse conservazionistico effettuati durante il periodo di vigenza. Andranno pertanto sottoposte a specifica valutazione di Incidenza solo quelle azioni non previste dal presente Piano Faunistico e dunque non valutate nello Studio di Incidenza.

    In recepimento del Parere Motivato, si prevede che gli strumenti attuativi del presente Piano (Calendario venatorio, Regolamenti, Disciplinari, singoli atti autorizzativi ecc) saranno impostati al fine di permettere il raggiungimento degli obiettivi di Piano, nellarco della sua validit, con particolare riferimento agli obiettivi di densit sostenibile degli ungulati e alla previsione di idonee ed efficaci misure di controllo delle popolazioni di gabbiani

    1.1 OBIETTIVI GENERALI

    La pianificazione faunistico-venatoria orientata al raggiungimento dei seguenti obiettivi generali. 1) La Provincia, nellambito delle competenze assegnategli dalla normativa vigente, intende

    svolgere pienamente il ruolo di programmazione, pianificazione, studio, monitoraggio, oltre a quello di coordinamento e controllo della loro attuazione pratica per mezzo dellazione gestionale degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei titolari degli Istituti faunistici e venatori privati.

    Note: (1)Legge 11 febbraio 1992, n.157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio (2) Legge Regionale 12 gennaio 1994, n. 3 Recepimento della Legge 11 febbraio 1992, n. 157 - Norme per la

    protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" (3) Legge Regionale 12 febbraio 2010, n. 10 Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di

    valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 3

    In particolare deve essere potenziato il coordinamento delle strutture tecniche degli ATC, sia attraverso riunioni periodiche presso il Servizio Risorse Faunistiche, sia attraverso la stesura di un protocollo per uniformare il pi possibile le tecniche di raccolta, archiviazione e elaborazione dati e per standardizzare procedure gestionali su tutto il territorio provinciale, anche attivando ove possibile procedure informatiche, fatto salvo il rispetto di alcune modalit operative legate a particolari situazioni locali e a progetti sperimentali. La Provincia inoltre interviene a disciplinare specifici aspetti della gestione faunistica e venatoria (p.es. modalit di gestione delle Aziende Venatorie, delle AAC e degli istituti pubblici, Progetto di riqualificazione ambientale e di produzione del fagiano di qualit) attraverso regolamenti, disciplinari o altri atti amministrativi, per esercitare, nel rispetto delle normative regionali, nazionali e comunitarie, la facolt di individuare percorsi operativi idonei alla specifica realt provinciale e a regolamentare settori specifici (p.es. gestione faunistica e venatoria di Cervidi e Bovidi, gestione faunistica e venatoria del cinghiale, appostamenti fissi di caccia). Quanto detto deve tuttavia essere limitato a quegli ambiti in cui le determinazioni regolamentari della Provincia appaiono necessarie o quantomeno fortemente opportune, tenuto conto della complessit della normativa esistente.

    2) Per lattuazione degli obiettivi programmatici previsti nel Piano Faunistico Venatorio

    Provinciale appare fondamentale il metodo della concertazione e del confronto con le varie componenti sociali e con i vertici degli ATC. Si conferma il ruolo del Tavolo di concertazione provinciale in materia di Gestione Faunistica Venatoria (istituito con Delib. G.P. n. 198 del 6.07.2010), di cui fanno parte le organizzazioni professionali agricole, venatorie, ambientaliste, lEnte Produttori Selvaggina e gli Ambiti Territoriali di Caccia, quale strumento di supporto alla definizione degli obiettivi della programmazione provinciale, nonch per contribuire a rendere coerenti le azioni degli organismi politici e di indirizzo della Provincia e dei soggetti portatori di interessi (economici, sociali e ambientali rappresentativi delle imprese agricole, del mondo venatorio ed ambientalista, nonch degli Ambiti Territoriali di Caccia) provinciali, al fine di favorire la convergenza operativa attraverso lespressione di diversi contributi. Altre forme di partecipazione da incentivare sono gli incontri annuali con i responsabili dei distretti di gestione al cinghiale, i responsabili dei distretti di gestione dei cervidi e bovidi, i direttori concessionari delle strutture private sia per fornire e acquisire informazioni che per valutare congiuntamente i risultati raggiunti e raccogliere opinioni e suggerimenti, nellottica di una sempre maggiore responsabilizzazione e consapevolezza dei soggetti in campo Imprescindibile il raccordo con Enti e amministrazioni locali (p.es. Comuni, AUSL) per affrontare in maniera strutturale e sinergica problematiche specifiche legate in particolare alla conflittualit fauna selvatica e pubblica incolumit.

    3) Di importanza rilevante appare il confronto e la collaborazione con lISPRA,

    concretizzabile dove possibile con lo strumento del protocollo dintesa, per fornire linee programmatiche e operative condivise e snellire gli aspetti burocratici della gestione (p.es. protocollo dintesa per gli interventi di controllo art. 37 della LRT 3/1994, protocollo per la gestione faunistica e venatoria degli ungulati).

    4) Si conferma la politica di formazione e aggiornamento dei soggetti che operano nel

    settore della gestione faunistico-venatoria (p.es. abilitazione per il controllo dei capi abbattuti in caccia di selezione e della stima dellet dallanalisi della dentatura, conduttori cani da traccia, aggiornamenti specifici finalizzati a mitigare i fattori di rischio per le specie di interesse conservazioni stico, azioni di sensibilizzazione/informazione per prevenire labbandono dei bossoli esplosi delle cartucce utilizzate). Si pu prevedere uno schema articolato, che preveda sia corsi veri e propri, della durata di alcune ore e suddivisi in vari giorni, sia delle iniziative formative pi puntuali, di carattere quasi seminariale. Il coordinamento generale sar compito della Provincia che si potr avvalere delle associazioni venatorie, agricole e ambientaliste, degli ATC, di professionisti e docenti con essa convenzionati e del proprio personale.

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 4

    5) Di primaria importanza appare lindividuazione di un percorso operativo che consenta di portare avanti una gestione sostenibile, sociale e partecipata, per sfruttare al meglio le risorse umane a disposizione e non disperdere il patrimonio di volontari che partecipano attivamente alla gestione. Nel contempo, necessario ottimizzare le risorse economiche a disposizione per la gestione faunistico venatoria, per non arretrare rispetto ai livelli gestionali raggiunti.

    6) Attraverso la revisione critica delle procedure amministrative, si promuove ove possibile

    una semplificazione degli adempimenti a carico dellutenza, sia in fase di richiesta, di rilascio di atti autorizzativi che di rendicontazione. Si promuove nel contempo il potenziamento di strumenti (accertamenti sul campo, rendicontazione) per la verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati, in particolare per gli istituti pubblici e privati e le altre unit di gestione.

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 5

    1.2 OBIETTIVI FAUNISTICI E VENATORI

    Con il PFVP si delineano le strategie e gli strumenti di intervento per il raggiungimento degli obiettivi faunistici e venatori individuati come prioritari per il periodo di programmazione 2012-2015.

    1) Destinazione differenziata del territorio agricolo forestale provinciale, per garantire

    la coesistenza di tutte le tipologie di istituti previsti dalla legge (art. 6 bis della LR 3/1994) nel rispetto della normativa e dei criteri orientativi dettati dalla Regione e funzionali al raggiungimento degli obiettivi generali e faunistici venatori provinciali. Lindividuazione degli istituti e strutture deve avvenire in una pi attenta verifica delle finalit istitutive e degli obiettivi previsti con il presente Piano, per una loro riqualificazione.

    2) Gestione della fauna selvatica, anche al fine di garantirne la coesistenza con le

    attivit antropiche presenti sul territorio. Variazioni oggettive del quadro ambientale, faunistico e sociale verificatesi negli ultimi

    anni (p.es. affermazione degli ungulati, rarefazione della piccola fauna stanziale, andamenti fluttuanti della migrazione, riduzione numerica dei cacciatori, diminuzione delle risorse economiche e umane disponibili per il comparto) hanno determinato condizioni che richiedono la massima attenzione per utilizzare al meglio gli strumenti della pianificazione e della gestione. In questottica, nel rispetto dei criteri gestionali individuati dal PRAF, sono individuati come prioritari per il PFVP i seguenti obiettivi faunistici e venatori: individuazione dei criteri gestionali per la piccola fauna stanziale, con particolare attenzione alla valorizzazione del fagiano, per la fauna migratrice e per le specie di interesse conservazionistico; definizione dei criteri gestionali per gli ungulati per il raggiungimento di densit sostenibili, anche attraverso una gestione non conservativa delle specie per tutelare le produzioni agricole e per ridurre lo stato di rischio e preoccupazione per la pubblica incolumit (incidenti stradali, frequentazione di aree periurbane e residenziali); determinazione dei criteri gestionali anche per i selvatici diversi dagli ungulati, per la valorizzazione e tutela delle specie di interesse conservazionistico e per la difesa delle colture e in generale delle attivit antropiche attraverso piani di limitazione dei danni delle specie predatrici e concorrenti (art. 37 della LR 3/1994) e delle specie "problematiche" allo scopo di aumentare il valore delle risorse faunistiche riducendo al tempo stesso gli aspetti negativi.

    3) Criteri e modalit per il monitoraggio della fauna (ungulati, piccola fauna stanziale, predatori).

    Nel PFVP si individuano i criteri e le modalit per il monitoraggio qualitativo e quantitativo della fauna selvatica, soprattutto in riferimento agli ungulati e alla piccola fauna stanziale, da applicarsi in maniera standardizzata sul territorio provinciale tenuto conto delle finalit e caratteristiche dei singoli Istituti.

    4) Criteri e modalit per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli

    imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e alle opere approntate sui fondi.

    In coerenza con il PRAF il presente Piano definisce i criteri e le modalit per lerogazione dei contributi per le opere di prevenzione, delle procedure di accertamento e risarcimento dei danni alle colture agricole.

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 6

    CAP. 2 - DESTINAZIONE DIFFERENZIATA DEL TERRITORIO AGRICOLO FORESTALE

    La Regione Toscana, con Delib. G.R. n. 262 del 2.04.2012, ha individuato la nuova superficie agro-forestale (SAF) delle Province, che nel caso di Siena quantificata in 360.277 ettari, pari al 94,3% dellintero territorio provinciale, con una riduzione di 6.972 ettari rispetto a quella deliberata nel 2007.

    Ai fini della pianificazione faunistica si conferma larticolazione del territorio provinciale nei 3 comprensori omogenei.

    COMPRENSORIO Superficie Comprensorio (ha) SAF Comprensorio (ha) Siena1 (SI 17) 125.739 119.080 Siena2 (SI 18) 132.244 124.336 Siena3 (SI 19) 124.540 116.858 382.160 360.277

    I numerosi elementi di criticit che si sono venuti a evidenziare in ambito faunistico e

    venatorio (p.es. rarefazione di specie di interesse venatorio, incremento della presenza di specie problematiche, difficolt nella gestione delle stesse, sia in termini di possibilit normative, sia in termini operativi) hanno mostrato la necessit di procedere a unanalisi critica dellattuale assetto del territorio provinciale e alla valutazione di percorsi alternativi che seppur di complessa applicazione appaiono risolutivi per il raggiungimento degli obiettivi individuati.

    Con il presente Piano si intende pertanto garantire la coesistenza di tutte le tipologie di istituti previsti dalla legge, nel rispetto della normativa e dei criteri orientativi dettati dalla Regione, attraverso la conferma di alcune strutture e il riassetto di altre.

    Di seguito riportata la destinazione differenziata della SAF provinciale proposta per il

    prossimo periodo di programmazione:

    - QUOTA DI TERRITORIO UTILIZZATA PER LA PROTEZIONE DELLA FAUNA. Nel rispetto della percentuale prevista dalla normativa (co. 5 art. 6 LR 3/1994), la quota che si intende destinare alla protezione della fauna selvatica per il prossimo periodo di programmazione compresa tra 72.000 ettari (20% circa della SAF provinciale) e 108.000 ettari (30% circa). Fermo restando lattuale assetto delle Riserve Naturali Statali, delle Riserve Naturali Regionali, delle aree sottratte allesercizio venatorio per effetto della propriet demaniali, di fondi chiusi e delle aree istituite ai sensi dellart. 25 LR 3/1994, le altre strutture pubbliche finalizzate alla protezione della fauna (Zone di Protezione - ZP, Oasi di Protezione, Zone di Ripopolamento e Cattura - ZRC, Zone di Rispetto Venatorio ZRV - superiori a 150 ha e di durata pari al PFVP) che si propongono con il presente PFVP coprono nel complesso una superficie di circa 62.000 ha (si veda anche Tabella allegata 1). Sono ricomprese in tale superficie anche le Oasi di protezione da istituire sulle Aree di Rilevanza Faunistica individuate nel Rapporto Ambientale che non sono gi tutelate da istituti faunistici preesistenti (Tabella allegata 2 e Tavola 1).

    TERRITORIO SOTTOPOSTO A DIVIETO DI CACCIA ETTARI SUPERFICIE (ha) % SAF

    Cornocchia 521 Palazzo 218 Palazzo di Montecellesi 3

    Riserve naturali statali

    Tocchi 894

    1.636 0,5%

    Alto Merse 1897 Basso Merse 1374 Bosco di Santa Agnese 262 Castelvecchio 626 Cornate e Fosini 392 Farma 69 Lago di Montepulciano 456 La Pietra 71 Lucciolabella 1181 Pietraporciana 336 Pigelleto 833

    Riserve regionali

    Il Bogatto 588

    8.880 2,5%

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 7

    TERRITORIO SOTTOPOSTO A DIVIETO DI CACCIA ETTARI SUPERFICIE (ha) % SAF Ripa dOrcia 274 Crete dellOrcia 521

    Demanio a divieto di caccia 2.541 2.541 0,7% Art. 25 e fondi chiusi 7.838 7.838 2,2% Zone di Protezione 4.367 1,2% Zone di Ripopolamento e cattura 42.402 11,8% Zone di Rispetto Venatorio 15.838 4,4% Oasi di Protezione (Aree di Rilevanza Faunistica) 70 0,0%

    TOTALE 83.572 23,2% QUOTA DI TERRITORIO RISERVATA ALLA GESTIONE PRIVATA (art. 18, 20 e 21 LR 3/1994). Nel

    rispetto della percentuale massima prevista dalla normativa (15%; co. 7 art. 6 LR 3/1994), la quota che si intende destinare alla gestione privata (Aziende Faunistiche Venatorie - AFV, Aziende Agrituristico Venatorie - AAV, Centri Privati Riproduzione della Fauna Selvatica - CPRFS) per il prossimo periodo di programmazione non pu superare il 12,5% (ca. 45.000 ettari) di SAF provinciale, e deve tendere alla pi uniforme distribuzione di questi istituti tra i tre comprensori (si veda Tabella allegata 1).

    - QUOTA DI TERRITORIO RISERVATA ALLE AREE PER LADDESTRAMENTO, ALLENAMENTO E LE GARE DEI

    CANI. La superficie massima destinata alle Aree per laddestramento, lallenamento e le gare dei cani (AAC) non deve superare il 2% del territorio agro-silvo-pastorale provinciale, di cui lo 0,5% destinato alle AAC in cui consentito labbattimento su fauna selvatica di allevamento appartenente alle specie quaglia, fagiano, starna e pernice rossa, nel rispetto di cui stabilito allart. 24 co. 6 LR 3/1994 (si veda Tabella allegata 1).

    La parte del territorio agro-silvo-pastorale di ogni comprensorio che residua dalla presenza sullo stesso degli istituti e delle strutture di cui allart. 6bis co. 4 della LR 3/1994 e che non soggetta ad altra destinazione, destinata alla caccia programmata ed gestita dal rispettivo Ambito Territoriale di Caccia (ATC): ATC SI 17; ATC SI 18, ATC SI 19.

    Allinterno di ciascun comprensorio le strutture e gli istituti di competenza del Servizio

    Risorse Faunistiche della Provincia di Siena sono autorizzati in ottemperanza a quanto previsto dal presente Piano e restano immutati per tutta la durata del Piano stesso fatte salve eventuali revoche. Latto provinciale di istituzione esplicher i suoi effetti alla chiusura della stagione venatoria e la collocazione (o rimozione) delle tabelle di segnalazione di cui art. 26 della LR 3/1994 sui confini individuati potr avvenire dal 15 marzo successivo (e comunque almeno entro 30 giorni prima dellinizio della stagione venatoria).

    Ai sensi degli artt. 20 e 21 della LR 3/1994, le AFV e le AAV non possono essere confinanti

    e tra loro deve intercorrere la distanza di almeno 500 metri. Tale distanza deve essere rispettata anche nei confronti di altri istituti o strutture gi presenti nella precedente programmazione.

    Per congruenza, quanto detto si applica anche alle AAC e al CPRFS. Una distanza compresa tra 250 e 500 metri va garantita da fondi chiusi con estensione

    superiore ai 3 ettari esistenti al momento dellautorizzazione. Qualora il fondo chiuso sia di propriet del concessionario o di altri proprietari o conduttori dei fondi inclusi nellazienda, va garantita la distanza di metri 500 anche nel caso di rinnovo. In subordine al corridoio di metri 500, il medesimo fondo chiuso, pu essere incorporato, previa completa rimozione della recinzione. Il fondo riaperto e incorporato nella Azienda Venatoria dovr essere permutato con una identica superficie in altra parte del perimetro. Per le AFV, qualora la superficie offerta in permuta sia boscata sufficiente una equivalenza del 80%.

    Gli istituti faunistici pubblici (ZRC, ZRV, ZP) non possono essere confinanti e tra loro deve intercorrere una distanza non inferiore a 400 metri. Tale distanza deve essere rispettata anche nei confronti di altri istituti faunistici o faunistici venatori privati gi presenti nella precedente programmazione (AFV, AAV, CPRFS, AAC).

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 8

    Si conferma lutilit della creazione di corridoi tra gli istituti faunistici e i confini della Provincia, confermando, altres, come questi ultimi debbano essere, in ogni caso, di limitate dimensioni e comunque tali da non compromettere la funzionalit faunistica complessiva dell'istituto interessato.

    Sono fatte salve le situazioni gi consolidate nella precedente programmazione, i casi in cui loperazione garantisca la ricomposizione di situazioni di emergenza nella gestione faunistica del territorio che non abbiano altre soluzioni praticabili e le situazioni che scaturiscono dal recepimento delle misure di mitigazione individuate nello Studio di Incidenza e nel Rapporto Ambientale.

    La Provincia, in seguito allapprovazione del presente Piano, provveder a trasmettere al Settore Sistema Informativo Territoriale Ambientale gli elaborati cartografici redatti in formato digitale e georeferenziati secondo le specifiche tecniche approvate con Decreto Dirigenziale n. 1654 del 24/03/2005.

    2.1 SITI DI IMPORTANZA REGIONALE

    I SIR Siti di Importanza Regionale (SIC, ZPS, Sir) della Provincia di Siena sono descritti nel Cap. 1.4 del Volume I.

    Il Volume III PFVP 2012-2015 - Studio di Incidenza dedicato alla valutazione dei possibili effetti della gestione faunistico venatoria sui SIR, tenuto conto dei loro obiettivi di conservazione, cos come previsto dalla LR 56/2000(4) art. 15, affinch i piani e gli interventi previsti nel presente PFVP nei SIR siano integrati e redatti nel rispetto della pianificazione della tutela e conservazione degli habitat naturali e semi-naturali e delle specie di fauna e flora di importanza conservazionistica.

    Il grado di dettaglio dello Studio di Incidenza e delle relative misure di mitigazione consentir una semplificazione per i cittadini delle procedure di rilascio delle autorizzazioni/concessioni, che nella maggior parte dei casi non dovranno presentare lo Studio di Incidenza in quanto le attivit e gli interventi saranno gi stati valutati nel Piano faunistico. E importante tuttavia sottolineare che la valutazione di incidenza riguarda le attivit e le strutture che sono autorizzate per quanto di competenza della Provincia, ma la loro validit subordinata allacquisizione di atti di consenso, comunque denominati, previsti dalla normativa vigente di competenza di altre amministrazioni pubbliche.

    2.2 CRITERI PER LISTITUZIONE E LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PUBBLICI A TUTELA DELLA FAUNA

    2.2.1 ZONE DI PROTEZIONE DELLA FAUNA Premessa

    La valutazione delle finalit istitutive delle sei Zone di Protezione attualmente presenti nel territorio provinciale, eseguita con il progetto Monitoraggio dellavifauna migratoria nelle Zone di Protezione (ZP) della Provincia di Siena (2009-2010), ha evidenziato una loro diversa importanza per la protezione dellavifauna e in particolare per la presenza-assenza di flussi di avifauna migratoria, con particolare riferimento alle specie di interesse venatorio. Una valutazione pi complessiva di questi istituti pubblici che tiene conto invece dei criteri e delle tecniche gestionali ha evidenziato ulteriori fattori di criticit (p.es. mancanza di coordinamento delle attivit di gestione, caratteristiche ambientali che per conformazione e copertura vegetazionale favoriscono la presenza di ungulati, ubicazione in territorio vocato al cinghiale con effetto serbatoio per i cinghiali durante la stagione venatoria).

    Sulla base di quanto detto, si propone il riesame degli istituti esistenti per garantire

    lassolvimento delle finalit conservative previste per legge e per individuare, tenuto conto del sistema Natura 2000, unadeguata rete di territori protetti per la tutela di aree critiche e di specie in difficolt, con conferma dellattuale assetto o con modifiche di confini di quelle che svolgono un ruolo nellambito della conservazione della fauna migratoria.

    Note: (4)Legge Regionale 6 aprile 2000, n. 56 Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali della flora e della fauna

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 9

    Nellarco di vigenza del presente Piano verr valutata in maniera pi approfondita, attraverso un Piano Operativo di Revisione, e previo Tavolo di ascolto e confronto con le componenti sociali e gli Enti Locali interessati, la funzionalit delle ZP esistenti in funzione delle specie in stato di conservazione sfavorevole o comunque di accertato declino, tenuto conto anche delle ricadute che listituto avr sulle colture agricole presenti nellarea e nelle zone limitrofe, sulle altre specie faunistiche e sul territorio circostante a caccia programmata.

    La Provincia redige per le ZP un adeguato piano di gestione mirato a evidenziare eventuali criticit faunistiche e ambientali, a garantire i censimenti delle specie selvatiche e il controllo del cinghiale. Inoltre, la provincia costituisce una commissione composta da rappresentanti di associazioni culturali, ambientaliste, venatorie e agricole per una migliore gestione delle stesse.

    Per la realizzazione degli interventi di miglioramento ambientali, finalizzati al ripristino e la salvaguardia degli ecosistemi, si privilegiano forme associate di proprietari e conduttori di fondi inclusi. Per il controllo del cinghiale, da realizzarsi per quanto possibile in modo coerente e conforme rispetto al territorio circostante, la Provincia pu avvalersi dellATC di competenza territoriale.

    INDICAZIONI PER LISTITUZIONE DELLE ZONE DI PROTEZIONE

    (Tabella allegata 3 e Tavola 1).

    1 - AMIATA Comune: ABBADIA S.S., CASTIGLION D'ORCIA, PIANCASTAGNAIO

    Conferma della ZP con ampia ristrutturazione dei confini finalizzata alla riduzione di superficie fino alla coincidenza con il SIC 117 Cono Vulcanico del Monte Amiata (SIC IT51A0017).

    2 - CAPANNELLE Comune: GAIOLE IN CHIANTI

    Conferma della ZP nel suo attuale assetto fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali.

    3 - LAGO DI CHIUSI Comune: CHIUSI

    Conferma della ZP con ristrutturazione dei confini finalizzata a ricomprendere larea individuata con LR 56/2000 come SIR 95 Lago di Chiusi (SIC/ZPS IT5190009).

    4 - MONTEMAGGIO Comune: MONTERIGGIONI

    Conferma della ZP fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali.

    5- PESCINALE Comune: SOVICILLE

    Conferma della ZP nel suo attuale assetto fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali.

    6 - RICAVO Comune: CASTELLINA IN CHIANTI

    Conferma della ZP nel suo attuale assetto fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali.

    2.2.2 ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA

    Nellambito complessivo della gestione, la provincia di Siena ha sempre assegnato un ruolo centrale a questi istituti, destinati al mantenimento e miglioramento degli habitat e alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura della stessa per limmissione e il suo irradiamento sul territorio, in tempi e condizioni utili allambientamento, fino alla

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 10

    ricostituzione e alla stabilizzazione della densit faunistica ottimale per il territorio (art. 16 LR 3/1994).

    Lanalisi dei risultati faunistici conseguiti in questi ultimi anni dalle ZRC senesi (cfr. par. 3.1 Vol. I) ha evidenziato alcune difficolt gestionali (risorse finanziarie insufficienti, scarsa motivazione e/o competenza delle Commissioni di verifica e controllo, carenza di volontariato, ridotta vigilanza, elevata presenza di ungulati e in particolare di cinghiale) che hanno portato alcuni istituti a disattendere le finalit istitutive (densit di lepre e fagiano medio basse; ridotte catture). In particolare la valutazione dei dati relativi al precedente periodo di programmazione 2006-2010, forniti dagli ATC che gestiscono convenzionalmente queste strutture, hanno mostrato una situazione ambientale, faunistica e gestionale molto variegata, con indici di presenza e di produttivit faunistica diversificati tra le varie ZRC, evidenziando in alcuni casi riscontri gestionali positivi o comunque stabili nel tempo, mentre in altri casi i risultati di gestione possono essere definiti critici:

    - densit della specie in indirizzo (lepre) decisamente basse che non superano i 5 capi/100 ettari oppure densit inferiori a 10 capi/100 ha per un certo numero di anni;

    - decremento delle catture di fauna selvatica senza una giustificazione motivata, soprattutto in quelle strutture dove la densit della specie in indirizzo sono soddisfacenti e per le quali quindi la criticit da attribuirsi solamente allorganizzazione delle operazioni di cattura;

    - zone per le quali lindirizzo faunistico in parte compromesso dalla presenza di specie concorrenti o antagoniste e in particolare del cinghiale.

    Alla luce di quanto detto, si intende rivalorizzare questi istituti destinati alla riproduzione

    della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura di una frazione della popolazione prodotta annualmente. Alle catture si associa la possibilit di uno sfruttamento della fauna a fini venatori attraverso l'irradiamento naturale nel territorio limitrofo, una funzione che tuttavia svolta in sinergia e in via prioritaria dalle ZRV.

    Sulla base di queste premesse, il presente piano, intende: - confermare il ruolo fondamentale svolto dalle ZRC, valorizzando questo tipo di istituto nel

    perseguire le finalit istitutive; - confermare laffidamento della gestione delle ZRC agli ATC per il prossimo periodo di

    programmazione, attraverso il rinnovo della convenzione da approvare con apposito atto sulla base delle risorse finanziarie disponibili (ZRC convenzionate) e attraverso un accordo di collaborazione da stipulare soprattutto in funzione della disponibilit della mano dopera volontaria e quindi dellautonomia economica di gestione degli ATC. La convenzione/accordo comprensiva di un nuovo disciplinare contenente norme di dettaglio per la gestione e la verifica del raggiungimento degli obiettivi attraverso la misurazione della produttivit reale e potenziale che tengano conto della tipologia e dellentit economica degli investimenti effettuati. Appare opportuno concentrare risorse finanziarie e umane in quelle aree (4-5 ZRC

    convenzionate per ATC) che per potenzialit faunistiche (p.es. alto rendimento di catture e vocazione per la piccola selvaggina) entrano a far parte della rete di istituti pubblici sperimentali finalizzati a garantire una dotazione annua di selvaggina naturale nel territorio provinciale attraverso lirradiamento e le catture. In queste strutture attivato il progetto sperimentale di riqualificazione ambientale e riequilibrio faunistico (vedi par. 3.1), con il potenziamento degli interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici, attraverso luso di risorse trasferite dalla Regione. Gli interventi di miglioramento ambientale dovranno essere rendicontati per tipologia colturale impiegata, per Azienda Agricola destinataria e finanziamento impegnato ed effettivamente erogato e dovranno essere mappati e informatizzati su cartografia GIS. Nella gestione di questi istituti sperimentali ad alto rendimento saranno prevalentemente concentrati i finanziamenti provinciali (ca. 80-90%); la rendicontazione degli ATC dovr essere precisa e distinta per voci di spesa destinate a queste ZRC. Il finanziamento per ogni struttura sar stabilito su base annua prioritariamente sulla base della produttivit della ZRC.

    Si prevede la conferma delle ZRC, gi presenti nella precedente programmazione, caratterizzate da elevate potenzialit faunistiche e capacit operative e conformi ai parametri sotto descritti e per le quali lATC si impegna a garantire unidonea gestione principalmente attraverso il coordinamento del volontariato, mentre le altre sono state trasformate in ZRV in

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 11

    cui la gestione permane comunque finalizzata alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale (cd. ZRV a gestione naturale).

    Le ZRC non convenzionate, le ZRC convenzionate fino alla definizione degli accordi economici subordinati ai trasferimenti regionali, e tutte le ZRV saranno finanziate dagli ATC con proprie risorse derivanti dalle quote cacciatori, oltre che con il rimanente finanziamento provinciale (ca. 20-10%) e con eventuali risorse aggiuntive che fossero nella disponibilit della Provincia.

    La Provincia individua con il presente PFVP le ZRC su proposta dellATC valutando: - caratteristiche ambientali: vocazionalit ambientale per le specie in indirizzo, specie

    migratrici e altre specie di interesse conservazionistico o venatorio; assenza di estesi appezzamenti forestali che possono creare problemi per il concentrarsi di cinghiali; colture non suscettibili di danni gravi e non sostenibili p.es. assenza di colture di elevato pregio;

    - ubicazione della struttura: le ZRC devono ricadere allinterno dellarea non vocata al cinghiale e non devono essere confinanti con larea vocata, con la quale di norma deve intercorrere la distanza di almeno 500 metri, o comunque non devono essere a essa interconnesse con corridoi ecologici che facilitano il diffondersi del cinghiale (p.es. presenza di appezzamenti boschivi nelle ZRC direttamente collegati a boschi abitualmente abitati da cinghiali). La distanza dei confini delle ZRC dalle strade a elevato rischio di incidenti stradali con fauna selvatica (ungulati) deve essere tale da lasciare unarea cuscinetto di territorio non vincolato soprattutto in quei punti dove statisticamente tali incidenti avvengono con maggiore frequenza;

    - dati pregressi: monitoraggio faunistico nel quinquennio precedente (densit delle specie in indirizzo e delle altre specie di interesse gestionale), capacit organizzativa e disponibilit di mano dopera (dati di cattura), sostenibilit sociale di eventuali danni, efficacia della vigilanza, densit di ungulati e attivit di controllo;

    - dimensioni adeguate alla riproduzione e al mantenimento di popolazioni stabili delle specie in indirizzo (lepre, fagiano) (di norma comprese tra 700 e 1.000 ettari) e confini il pi possibili lineari, naturali e facilmente sorvegliabili. La scelta dei confini deve considerare anche i criteri che favoriscano lirradiamento naturale della fauna in indirizzo sul territorio adibito alla caccia programmata.

    Gli obiettivi gestionali specifici e le principali scelte operative per le ZRC sono i seguenti:

    - incremento di popolazioni stabili delle specie in indirizzo (lepre e fagiano). Le densit della piccola fauna stanziale devono essere tali da favorire il loro irradiamento e la loro diffusione nel territorio circostante ed eventualmente la cattura della stessa per limmissione nelle ZRV o nel territorio a caccia programmata. Considerati i dati positivi sulla produttivit della lepre in alcuni recinti posti allinterno delle ZRC e a suo tempo utilizzati per starna e pernice rossa, auspicabile il ripristino e lutilizzo di quelli non pi gestiti da tempo ma che comunque avrebbero delle potenzialit;

    - potenziamento delle stime delle densit faunistiche allinterno delle ZRC, in coerenza con quanto indicato nel successivo Cap. 4;

    - le catture sono autorizzate solo al raggiungimento di determinati valori soglia di densit, per salvaguardare la popolazione riproduttiva, individuati in: 15 lepri/100 ha 25 fagiani/100 ha. Nelle catture deve essere rispettato il pi possibile un rapporto sessi di 1 maschio: 1 femmina;

    - non sono ammesse nelle ZRC immissioni delle specie di indirizzo. Solo per il fagiano possono essere previste operazioni di immissione nella fase di primo impianto, con animali di cattura, quando sia accertato un palese declino della popolazione dietro autorizzazione provinciale;

    - nelle ZRC appare ancora pi rilevante rispetto al restante territorio il maggiore coinvolgimento degli agricoltori nelle politiche di tutela della piccola selvaggina e di miglioramenti ambientali a fini faunistici, attraverso lattivazione di una collaborazione con le associazioni agricole allo scopo di una diffusa sensibilizzazione degli agricoltori allattivit di salvaguardia e recupero delle covate e anche mediante il coinvolgimento del Settore Sviluppo Agricolo per lindividuazione di adeguati strumenti di partecipazione;

    - rafforzamento negli istituti pubblici individuati dellattivit di vigilanza e di controllo attraverso lincentivazione dellopera di personale volontario e limpiego regolare di Agenti di cui allart. 51 della LR 3/1994 che in collaborazione con il Corpo di Polizia Provinciale

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 12

    intervengano a minimizzare i fattori limitanti per la piccola selvaggina. Il finanziamento per attivare forme di convenzione con le Associazioni Venatorie per la vigilanza e per decurtare o rimborsare le quote di iscrizione di ATC ai volontari degli Istituti pubblici potranno essere coperte da un eventuale e auspicato aumento della quota di iscrizione allATC sia per i cacciatori fuori regione che per i cacciatori toscani;

    - prosecuzione delle attivit di controllo sulla fauna selvatica ai sensi dellart. 37 della LR 3/1994 per limitare la predazione da parte di specie, in coerenza con il Protocollo dintesa tra la Provincia di Siena e lIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sugli indirizzi tecnici per gli interventi di controllo;

    - densit sostenibile tendente a 0 per il cinghiale; questo obiettivo va perseguito con metodi di controllo individuali o con lutilizzo del cane limiere;

    - percentuale di danni alle colture causati dalle specie ungulate tendente a zero o comunque inferiore a quella che si verifica nel territorio a caccia programmata circostante;

    - si sottolinea limportanza della Commissione di verifica e controllo istituita dalla Provincia per ogni ZRC e facente parte dellatto di istituzione della zona stessa; composta in misura paritetica da 3 rappresentanti dei proprietari o conduttori dei fondi ricompresi nelle zone e da 3 rappresentanti dei cacciatori, che eleggono al loro interno un Presidente. Le commissioni di verifica e controllo sono designate dal comitato di gestione dellATC competente per territorio. Le Commissioni di verifica e controllo nella gestione delle ZRC hanno principalmente il compito di coadiuvare le seguenti operazioni: realizzazione dei piani di gestione ambientale e faunistica dettagliati nellapposito

    disciplinare; realizzazione dei piani di miglioramento ambientale a fini faunistici; realizzazione dei piani di foraggiamento della piccola selvaggina; realizzazione delle opere necessarie allattivazione del progetto sperimentale di

    riqualificazione ambientale e riequilibrio faunistico finalizzato alla produzione del Fagiano di qualit;

    rispetto dei piani di cattura e di ripopolamento; messa a punto dei piani di controllo di specie ungulate, predatrici e antagoniste

    (eradicazione nel caso del cinghiale) redatti ai sensi dellart. 37 LR 3/94; adozione di eventuali misure di prevenzione danni a carico di colture agricole soprattutto se

    di pregio; raccordo, anche attraverso le riunioni mensili della vigilanza venatoria, con un gruppo di

    agenti volontari (GAV, GGVV) che svolgono la loro attivit di vigilanza in maniera prevalente allinterno dellistituto (si veda Cap. 7). Maggiori dettagli su questo argomento saranno trattati nel nuovo Disciplinare provinciale

    per la gestione delle Zone di Ripopolamento e cattura. Allinterno del Disciplinare sar valutata la possibilit di erogare incentivi economici agli agricoltori non soltanto in funzione dei miglioramenti ambientali, ma anche sulla base dei risultati di gestione conseguiti in termini di cattura di lepri e fagiani. LATC potr valutare la possibilit di stipulare convenzioni annuali/pluriennali con quegli agricoltori presenti allinterno degli istituti pubblici che si impegnino a collaborare attivamente alla gestione attraverso impegni definiti quali lordinamento colturale, luso ridotto di prodotti chimici, la rotazione delle colture, programmi di miglioramenti ambientali condivisi ecc

    INDICAZIONI PER LISTITUZIONE DELLE ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA

    In attuazione del presente PFVP, tutte le ZRC che si intendono confermare (anche con variazione di tipologia in ZRV e/o con variazione di confini) e che erano presenti nel precedente periodo di programmazione sono prorogate in via provvisoria fino al completamento delliter di nuova istituzione (art. 16, co. 2, LR 3/1994). Le ZRC che non sono riconfermate decadono automaticamente al termine della stagione venatoria 2013/2014 (15 marzo 2014). (Tabella allegata 4 e Tavola 2).

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 13

    Comprensorio Siena 1 (ATC SI 17)

    1 - BARONTOLI Comune: SOVICILLE

    Conferma della ZRC con limitata modifica dei confini

    2 - BASCIANO Comune: MONTERIGGIONI, CASTELLINA IN CHIANTI

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    3 - COLLE VAL DELSA Comune: COLLE DI VAL DELSA

    Conferma della ZRC, con piccole modifiche dei confini volte a migliorare la funzionalit della struttura

    4 - IL PALAZZONE Comune: CHIUSDINO

    Revoca della ZRC

    5 - IL PIANO Comune: CASOLE DELSA

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    6 - MENSANELLO Comune: COLLE DI VAL DELSA

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    7 - RACCIANO Comune: SAN GIMIGNANO

    Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata alla risoluzione dei problemi relativi alla vicinanza con larea vocata al cinghiale

    8 - STROZZAVOLPE Comune: POGGIBONSI

    Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata alla risoluzione dei problemi relativi alla vicinanza con larea vocata al cinghiale

    9 - VAL DELSA CHIANTI Comune: POGGIBONSI

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    Comprensorio Siena 2 (ATC SI 18)

    1 - BIBBIANO Comune: BUONCONVENTO

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    2 - CASANOVALPINO Comune: RAPOLANO TERME

    Conferma della ZRC con modifica confini per leliminazione di aree faunisticamente improduttive

    3 - CASTELVERDELLI Comune: S. GIOVANNI DASSO

    Conferma della ZRC con diminuzione di superficie e modifica dei confini tesa allaumento dellirradiamento della piccola selvaggina

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 14

    4 - CITTA DI SIENA Comune: SIENA

    Conferma della ZRC con moderata modifica dei confini

    5 - I SOLI Comune: S. GIOVANNI DASSO

    Revoca della ZRC con parziale trasformazione dellistituto in ZRV

    6 - IL DESERTO Comune: MONTERONI DARBIA

    Conferma della ZRC con scorporo di superficie mirato alleliminazione di aree faunisticamente improduttive

    7 - IL PECORILE Comune: ASCIANO

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    8 - LE PALAIE Comune: ASCIANO

    Revoca della ZRC con parziale trasformazione dellistituto in ZRV

    9 - LEONINA Comune: ASCIANO

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    10 - MONTAPERTI Comune: CASTELNUOVO B.GA

    Conferma della ZRC con limitato aggiustamento dei confini

    11 - S. MARTINO S. FABIANO Comune: MONTERONI DARBIA

    Conferma di parte della ZRC con ristrutturazione ed istituzione di una ZRV a salvaguardia della fauna preesistente

    12 - VAL DI CAVA Comune: MONTALCINO

    Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata allallontanamento dallarea vocata al cinghiale

    13 - VESCONA Comune: ASCIANO

    Conferma della ZRC con ristrutturazione finalizzata alla sottrazione di aree a scarso valore faunistico

    14 - VILLE DI CORSANO Comune: MONTERONI DARBIA

    Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata allallontanamento dallarea vocata al cinghiale della ZRC

    Comprensorio Siena 3 (ATC SI 19)

    1 - ACQUAVIVA Comune: MONTEPULCIANO

    Conferma della ZRC con parziale modifica dei confini finalizzata al miglioramento della produttivit faunistica

    2 - BELSEDERE Comune: TREQUANDA

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 15

    3 - CASA DEL CORTO Comune: PIANCASTAGNAIO

    Conferma della ZRC con variazione dei confini tesa a migliorare lirradiamento della piccola selvaggina della ZRC

    4 - CHIANCIANO Comune: CHIANCIANO TERME

    Conferma della ZRC con limitate diminuzioni di superficie

    5 - COLLE MOSCA Comune: PIENZA

    Conferma della ZRC con limitata correzione dei confini

    6 - CONTIGNANO Comune: RADICOFANI

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    7 - CORSIGNANO Comune: PIENZA

    Conferma della ZRC con aumento di superficie

    8 - I POGGI Comune: TORRITA DI SIENA

    Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione sostanziale di superficie

    9 - IL POLIZIANO Comune: MONTEPULCIANO

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    10 - LA FOCE Comune: CHIANCIANO TERME

    Revoca della ZRC con istituzione ZRV e sostanziale diminuzione di superficie

    11 - LA NOVELLA Comune: S. CASCIANO DEI BAGNI

    Conferma della ZRC con modifica dei confine

    12 - LA TROVE Comune: TREQUANDA

    Revoca della ZRC con istituzione ZRV e sostanziale diminuzione di superficie

    13 - LE PIANINE Comune: RADICOFANI

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    14 - MACCIANO Comune: CHIUSI

    Conferma della ZRC con marginali aggiustamenti di confine

    15 - MALTAIOLO - MATERO Comune: CETONA

    Conferma della ZRC e del suo attuale assetto

    16 PALAZZO DI PIERO Comune: SARTEANO

    Conferma della ZRC con modesta variazione di confini

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 16

    17 POGGI GIALLI Comune: SINALUNGA

    Conferma della ZRC con marginali aggiustamenti di confine

    18 VAL DI PAGLIA Comune: ABBADIA S. SALVATORE

    Conferma della ZRC con variazione dei confini tesa a migliorare lirradiamento della piccola selvaggina e con diminuzione della superficie

    19 VAL DORCIA Comune: CASTIGLIONE DORCIA

    Conferma della ZRC con ristrutturazione e con sostanziale diminuzione della superficie mantenendo allinterno dellistituto le aree con maggiore valenza faunistico ambientale (interne al SIR), in particolare dal punto di vista delle risorse idriche. E necessario altres lindividuazione di confini tali da garantire un sufficiente irradiamento della piccola selvaggina stanziale

    20 VIGNONI Comune: S. QUIRICO DORCIA

    Conferma della ZRC con marginali aggiustamenti di confine

    2.2.3 ZONE DI RISPETTO VENATORIO

    Le recenti integrazioni alla LR 3/94 individuano in maniera specifica le ZRV come strutture destinate allattuazione di opere di miglioramento ambientale tramite programmi predisposti dagli ATC che ne propongono listituzione e le gestiscono direttamente ai sensi di legge.

    I dati faunistici in nostro possesso evidenziano unevoluzione nellutilizzo delle Zone di Rispetto Venatorio e un notevole discostarsi dalla loro finalit iniziali: mentre nei primi anni della loro istituzione la gestione delle ZRV era finalizzata alla ricostituzione di popolazioni sempre pi vicine a quelle selvatiche, con diminuzione graduale di immissione di fagiani allevati, successivamente le ZRV hanno assunto una connotazione pi prettamente venatoria con un potenziamento delle immissioni (cfr. par. 3.2 del Volume I), anche se ci avvenuto in maniera completamente diversa nei tre ATC senesi.

    Con il presente Piano si intende creare una rete diffusa di ZRV di dimensioni variabili, che

    contribuisca alla valorizzazione della fauna stanziale attraverso diverse due modalit di gestione:

    - le ZRV afferenti ai comparti di caccia: le ZRV con dimensioni relativamente ridotte (con un range dimensionale indicativo di 200 400 ettari), di durata pari al PFVP, finalizzate allattuazione di programmi di miglioramento ambientale e, ove ritenuto opportuno, di riequilibrio faunistico basati anche sulladesione al progetto provinciale del fagiano di qualit (si veda il successivo par. 3.1) che prevede piani eccezionali dimmissione (con durata predefinita pari al periodo di vigenza del presente PFVP) finalizzati allincremento numerico di nuclei naturali di fagiano; detti piani devono impiegare selvaggina traslocata proveniente da catture condotte sul territorio provinciale oppure giovani prodotti con tecniche di allevamento semi-naturali immessi previa stabulazione in recinti a cielo aperto. Si ritiene positivo valorizzare e incrementare la vecchia esperienza dellallevamento semi naturale della lepre allinterno dei recinti di ambientamento sulla scia di quelli allinterno delle ZRC. Queste ZRV infatti esplicano la loro funzione soprattutto attraverso lirradiamento spontaneo della fauna selvatica; le dimensioni pertanto devono essere tali da favorire la dispersione e lo sconfinamento degli animali presenti al loro interno e i confini devono consentire un prelievo venatorio continuativo nel tempo (percorribilit da parte del cacciatore dei confini).

    - le ZRV a gestione naturale che derivano dalla trasformazione di ZRC, con dimensioni maggiori, finalizzate alla ricostituzione e al mantenimento di popolazioni di fauna selvatica allo stato naturale attraverso opere di miglioramento ambientale e di interventi gestionali. Su tali ZRV non sono consentite immissioni di fauna selvatica di allevamento o preambientata.

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 17

    Le aree in cui istituire le ZRV, stabilite di concerto con gli ATC, dovranno avere

    caratteristiche ambientale idonee; particolarmente adatte risultano quelle aree con terreni agricoli interessati da rotazioni agrarie e agricoltura biologica, mentre non devono ricomprendere superficie di bosco superiore al 50% e comunque non superiore al 60% se particolarmente frammentata.

    Le motivazioni che portano a incrementare rispetto alla precedente programmazione la creazione di tali zone risiedono: 1) nella necessit di superare la fase critica di rarefazione della piccola fauna selvatica,

    attraverso il mantenimento di una rete di aree ambientalmente favorevole alla piccola selvaggina e attraverso lattivazione, nelle aree di ridotte dimensioni e strettamente afferenti ai comparti di caccia, di programmi di riequilibrio faunistico, anche basati sulla produzione e sullambientamento di piccola fauna stanziale, che consentano una soddisfacente fruizione venatoria della quota naturalmente irradiata lungo i confini;

    2) nel fatto che le ZRV sono istituti con vincolo allesercizio venatorio di tipo parziale: il programma di valorizzazione delle specie di piccola fauna selvatica stanziale pu essere affiancato e rinforzato da scelte gestionali mirate ad esempio a ridurre la presenza di specie problematiche come nel caso degli ungulati attraverso lattivit venatoria (senza il ricorso alle pi complesse operazioni di controllo ai sensi dellart. 37 della LR 3/1994). Anche nelle ZRV va posta attenzione al problema dei danni alle colture agricole a carico di

    specie ungulate, in quanto alcune di esse sono situate in prossimit dellarea vocata al cinghiale; tali danni non dovranno superare quelli che si verificano nel territorio a caccia programmata circostante o essere tendenzialmente inferiori considerata la possibilit che si ha allinterno di questi istituti di esercitare un prelievo venatorio programmato.

    Per ogni ZRV costituita una commissione di gestione, composta in misura paritetica da rappresentanti dei proprietari o conduttori dei fondi ricompresi nella zona e da rappresentanti dei cacciatori designati dal comitato di gestione dellATC in cui essa ricade.

    INDICAZIONI PER LISTITUZIONE DELLE ZONE DI RISPETTO VENATORIO

    In attuazione del presente PFVP, tutte le ZRV che si intendono confermare (anche con variazione di tipologia in ZRC e/o con variazione di confini) e che erano presenti nel precedente periodo di programmazione sono prorogate in via provvisoria fino al completamento delliter di nuova istituzione (art. 16, co. 2, LR 3/1994). Le ZRV che non sono riconfermate decadono automaticamente al termine della stagione venatoria 2013/2014 (15 marzo 2014).

    (Tabella allegata 5 e Tavola 3).

    Comprensorio Siena 1 (ATC SI 17)

    1 BADESSE Comune: MONTERIGGIONI

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    2 BELFORTE Comune: RADICONDOLI

    Conferma della ZRV con moderata modifica dei confini

    3 CAMPOMAGGIO Comune: RADDA IN CHIANTI

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    4 CASTELLINA Comune: CASTELLINA IN CHIANTI

    Conferma della ZRV con aggiustamento dei confini volto a migliorare le caratteristiche ambientali in favore della piccola selvaggina

    5 CASTELLO DI MONTERIGGIONI Comune: MONTERIGGIONI

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 18

    6 - COLLALTO Comune: COLLE DI VAL DELSA

    Conferma della ZRV con aggiustamenti dei confini di importanza marginale

    7 - I RIGUARDI Comune: S. GIMIGNANO

    Revoca della ZRV

    8 - IESA Comune: MONTICIANO

    Conferma della ZRV con riduzione di superficie. Istituzione di eventuali altre aree da sottoporre a tutela se individuate come necessarie ai fini della conservazione di specie e habitat allinterno del Piano di Gestione del SIR Val di Farma.

    9 - LA CHIOCCIOLA Comune: MONTERIGGIONI

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    10 - MONTALCINELLO Comune: CHIUSDINO

    Conferma della ZRV con aggiustamento dei confini volto a migliorare le caratteristiche ambientali in favore della piccola selvaggina

    11 - MONTEFALCONI Comune: POGGIBONSI

    Conferma della ZRV con variazione dei confini volta al raggiungimento della superficie minima di ha 150

    12 - MONTESTIGLIANO Comune: SOVICILLE

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    13 - PIEVESCOLA Comune: CASOLE DELSA

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    14 - PISCIALEMBITA Comune: SOVICILLE

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    15 - POGGIARELLI Comune: MONTICIANO

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    16 - POGGIO BONIZIO Comune: POGGIBONSI

    Conferma della ZRV con aumento di superficie e inclusione contiguo art. 33

    17 - POGGIO MALLECCHI Comune: MONTICIANO

    Revoca della ZRV. Valutare nellambito degli strumenti di pianificazione delle aree protette, la possibilit di trasformare la superficie della ZRV revocata in Area Contigua della Riserva Naturale.

    18 - RADICONDOLI Comune: RADICONDOLI

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 19

    19 - S. LORENZO A MERSE Comune: MONTICIANO

    Revoca della ZRV

    20 - SELVOLE Comune: RADDA IN CHIANTI

    Conferma della ZRV con aumento di superficie e inclusione di terreni a elevata vocazione per la piccola selvaggina stanziale

    21 I RIGUARDI Comune: SAN GIMIGNANO

    Nuova istituzione di ZRV in sostituzione della ZRV I RIGUARDI

    22 CASTELLETTO Comune: CHIUSDINO

    Nuova istituzione di ZRV in sostituzione parziale della ZRC IL PALAZZONE

    23 PALAZZETTO Comune: CHIUSDINO

    Nuova istituzione di ZRV in sostituzione parziale della ZRC IL PALAZZONE

    24 CAMPIGLIA Comune: COLLE DI VAL DELSA

    Nuova istituzione di ZRV in sostituzione della ZRV I RIGUARDI

    Comprensorio Siena 2 (ATC SI 18)

    1 CASTELNUOVO ABATE Comune: MONTALCINO

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    2 CERTANO BELCARO Comune: SIENA

    Conferma della ZRV con piccola modifica dei confini

    3 CHIUSURE Comune: ASCIANO

    Conferma della ZRV con limitata variazione dei confini

    4 FOENNA Comune: RAPOLANO

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    5 GAIOLE Comune: GAIOLE IN CHIANTI

    Conferma della ZRV con limitata modifica dei confini

    6 LA PIEVINA Comune: ASCIANO

    Revoca dellattuale ZRV e istituzione di nuova ZRV totalmente spostata con diminuzione di superficie per migliorarne la produttivit

    7 LARNIANO Comune: CASTELNUOVO B.GA

    Conferma della ZRV e limitata modifica dei confini

    8 MONTE CUCCO Comune: CASTELNUOVO B.GA

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 20

    9 MONTISI Comune: S. GIOVANNI DASSO

    Conferma della ZRV con ristrutturazione dei confini per migliorane la produttivit

    10 PIEVASCIATA Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA

    Conferma della ZRV con variazione dei confini volta al raggiungimento della superficie minima di ha 150

    11 POGGIO PINCI Comune: ASCIANO

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto con limitate modifiche dei confini

    12 QUERCEGROSSA Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA

    Conferma della ZRV e dellattuale assetto

    13 - RENACCIO Comune: SIENA

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto con limitate modifiche dei confini

    14 - TAVERNELLE Comune: MONTALCINO

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 15 - TORRENIERI Comune: MONTALCINO

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto con limitate modifiche dei confini

    16 VAGLIAGLI Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA

    Conferma della ZRV con modifica dei confini per problemi di gestione degli ungulati

    17 VESCOVADO Comune: MURLO

    Conferma della ZRV con modifica dei confini per migliorarne la produttivit

    18 VITIGNANO S. PIERO Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA

    Conferma della ZRV con modifica dei confini per migliorarne la produttivit

    19 I SOLI Comune: SAN GIOVANNI DASSO

    Istituzione di una nuova ZRV mediante ristrutturazione con diminuzione di superficie dellomonima ZRC

    20 LE PALAIE Comune: ASCIANO RAPOLANO

    Istituzione di una nuova ZRV mediante ristrutturazione con diminuzione di superficie dellomonima ZRC

    21 MONTERONI Comune: MONTERONI DARBI

    Nuova istituzione di ZRV in sostituzione parziale della ZRC SAN MARTINO SAN FABIANO

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 21

    Comprensorio Siena 3 (ATC SI 19)

    1 ARMATELLO Comune: S. CASCIANO DEI BAGNI

    Conferma della ZRV con sostanziale diminuzione di superficie tesa allallontanamento dallarea vocata al cinghiale

    2 ORIATO Comune: SARTEANO

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto con limitate modifiche dei confini

    3 PALAZZONE Comune: S. CASCIANO DEI BAGNI

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    4 - POGGIO ROSA Comune: CASTIGLIONE DORCIA

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    5 - RIPA DORCIA Comune: CASTIGLIONE DORCIA

    Revoca della ZRV. Valutare nellambito degli strumenti di pianificazione delle aree protette, la possibilit di trasformare parte dei territori della ZRV revocata in Area Contigua della Riserva Naturale (parte compresa tra lattuale AC e la RN).

    6 - SCROFIANO Comune: SINALUNGA

    Conferma della ZRV con possibile ristrutturazione dei confini volto a migliorare le caratteristiche ambientali in favore della piccola selvaggina

    7 - VALIANO Comune: MONTEPULCIANO

    Conferma della ZRV e del suo attuale assetto

    8 - LA TROVE Comune: TREQUANDA

    Istituzione di una nuova ZRV in sostituzione dellomonima ZRC con diminuzione di superficie

    9 - MONTEFOLLONICO Comune: TORRITA DI SIENA

    Istituzione di una nuova ZRV

    10 - BETTOLE Comune: SINALUNGA

    Istituzione di una nuova ZRV

    11 LA FOCE Comune: CHIANCIANO

    Istituzione di una nuova ZRV in sostituzione dellomonima ZRC con diminuzione di superficie

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 22

    2.3 CRITERI PER LAUTORIZZAZIONE E LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PRIVATI

    Gli istituti faunistici e faunistici-venatori privati rappresentano, per percentuale di superficie occupata e per distribuzione territoriale, un tipo di istituto di grande rilevanza gestionale, in grado di influenzare il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legge e individuati dal presente Piano.

    Pertanto con il presente Piano si intende proseguire nella direzione intrapresa con i precedenti PFVP, finalizzata allottimizzazione del ruolo che questi istituti svolgono sia nel raggiungimento delle finalit istitutive, sia nel complesso della realt provinciale, nellottica di integrare sempre pi la gestione privata con quella del territorio a caccia programmata e di favorire quindi una gestione partecipata e sinergica di tutte le realt locali, anche mediante intese con gli ATC (p.es. collaborazione nel progetto Fagiano di qualit, nelle operazioni di monitoraggio faunistico, di prelievo venatorio degli ungulati e di interventi di controllo).

    Lanalisi critica dei risultati conseguiti nel precedente periodo di programmazione ha evidenziato nel complesso il raggiungimento di risultati gestionali soddisfacenti, sebbene la realt degli istituti privati appaia molto variegata, con strutture che risultano critiche per molti aspetti.

    Sulla base di quanto detto, appare fondamentale una revisione delle singole aziende venatorie esistenti e lindividuazione di alcuni correttivi gestionali per valorizzare al massimo le funzioni di questi istituti, oltre a una attenta verifica delle richieste di nuove istituzione.

    2.3.1 CENTRO PRIVATO DI RIPRODUZIONE DELLA FAUNA SELVATICA ALLO STATO NATURALE

    Lanalisi dei risultati conseguiti dallunico CPRFS denominato Presciano nel periodo di programmazione 2006-2010 evidenzia notevoli difficolt nel raggiungimento delle finalit istitutive, soprattutto in termini di produttivit (densit e catture) delle specie in indirizzo (lepre e fagiano), legate in larga misura allavvio di una riorganizzazione operativa del CPRFS. Tale riassetto sembra oggi fornire garanzie di poter produrre significative quantit di fauna selvatica stanziale.

    In attuazione del presente PFVP si prevede di confermare il CPRFS Presciano, con revisione dei confini; la predisposizione di un nuovo testo del Disciplinare di Autorizzazione per CPRFS, da approvare con apposito atto amministrativo, deve garantire il raggiungimento di obiettivi faunistici e naturalistici attraverso lindividuazione di strategie gestionali per lincremento della produttivit delle specie da ripopolamento. In particolare si prevede ladesione del CPRFS al progetto provinciale di produzione del fagiano di qualit, anche nellottica di creare una stretta collaborazione tra il CPRFS e gli enti interessati (Provincia, ATC e altri istituti privati) per lavvio sperimentale del progetto e per la fornitura di fagiani di cattura da utilizzare come riproduttori in altre strutture.

    Non si individuano concrete possibilit di istituzione di nuovi CPRFS.

    2.3.2 AZIENDE VENATORIE

    La Provincia istituisce gli istituti privati richiesti dai soggetti interessati valutando: - dati pregressi: revisione delle Aziende Venatorie autorizzate nella precedente

    programmazione, con conferma di quelle che sulla base di parametri di correttezza di gestione, qualit faunistica e ambientale (per le AFV) e dinamismo imprenditoriale (per le AAV), sono valutate positivamente e con ristrutturazione, trasformazione di tipologia di istituto o diniego di quelle valutate negativamente;

    - programma di conservazione e ripristino ambientale (per le AFV) e piano economico e di gestione (per le AAV): valutazione dei progetti faunistici, di recupero e valorizzazione ambientale e di organizzazione dellattivit venatoria per il raggiungimento delle finalit faunistiche e naturalistiche delle AFV e delle finalit di recupero e valorizzazione delle aree agricole per le AAV presentati dai soggetti interessati con la domanda di nuova autorizzazione/rinnovo ai sensi dellart. 29 e dellart. 39 del DPGR 33R/2011(5).

    Note: (5) DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 26 luglio 2011, n. 33/R Regolamento di attuazione della legge regionale 12 gennaio 1994, n. 3 (Recepimento della legge 11 febbraio 1992, n. 157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio).

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 23

    Tale verifica deve essere particolarmente attenta per le proposte di istituzione di nuove Aziende Venatorie, e mirata a valutare il riflesso sugli assetti faunistici e ambientali (AFV) ovvero sugli aspetti venatori ed economici (AAV) di nuove iniziative private nel complesso della realt comprensoriale;

    - caratteristiche ambientali: lautorizzazione di AFV deve interessare aree idonee, con elevata vocazionalit ambientale per le specie in indirizzo, per specie migratrici e per altre specie di interesse conservazionistico o venatorio e con ridotta presenza di appezzamenti forestali ininfluenti per la conservazione della piccola fauna stanziale e, al contrario, capaci di favorire la presenza del cinghiale. Le AFV di nuova istituzione non possono avere una percentuale complessiva di bosco superiore al 30%. Lautorizzazione per AAV deve interessare aree agricole, in particolare montane e svantaggiate; la superficie boscata, se non ricadente allinterno di strutture per la cinofilia venatorie e di recinti di caccia e comunque se non utilizzata ai fini del raggiungimento delle finalit istitutive, deve essere ridotta;

    - dimensioni: le AFV devono avere dimensione adeguata alla realizzazione dei programmi di conservazione e ripristino ambientale e non superiori a 800 ettari per quelle di nuova istituzione. La scelta dei confini deve considerare anche i criteri che favoriscano lirradiamento naturale della fauna in indirizzo sul territorio adibito alla caccia programmata.

    Le dimensioni delle AAV devono essere adeguate al perseguimento degli obiettivi previsti nel programma di ripristino ambientale e nel piano economico di gestione e comunque non superiori a 500 ettari per quelle di nuova istituzione. Almeno il 50% della superficie della AAV deve essere utilizzata per il raggiungimento delle finalit istitutive (p.es. recinti di caccia, strutture per la cinofilia); per un miglior controllo degli ungulati la restante porzione di territorio inutilizzato a fini faunistici non pu avere una percentuale di bosco adiacente ai confini dellAAV superiore al 30%; in caso di mancato adeguamento ai suddetti parametri tale superficie boscata dovr essere scorporata nellarco di vigenza del presente Piano;

    - priorit per le Aziende Venatorie gi presenti nel precedente periodo di programmazione: alla luce dei criteri stabiliti nel presente PFVP, la Provincia individua le Aziende Venatorie da autorizzare per il prossimo periodo di programmazione, dando la precedenza a quelle gi presenti nello scorso periodo, in considerazione degli investimenti, p.es. in interventi ambientali, strutture venatorie, cinofile, e dellimpegno profusi nel corso degli anni;

    - ubicazione degli istituti: possibile istituire nuove aziende venatorie di cui agli artt. 18, 20 e 21 della LR 3/1994 non presenti nel precedente periodo di programmazione in ottemperanza ai criteri gi stabiliti nel precedente PFVP 2006-2010.

    Nuovo Disciplinare di Autorizzazione

    Appare necessario un aggiornamento del testo dei Disciplinari di Autorizzazione di AFV e AAV che deve contenere elementi di semplificazione degli adempimenti procedurali e dettagliare i parametri di valutazione.

    In particolare si ritiene utile introdurre alcuni correttivi circa lattivit di vigilanza, la compilazione dei registri, gli allevamenti di selvaggina e le recinzioni interne alle Aziende. La concessione delle autorizzazioni subordinata alla sottoscrizione del nuovo testo da parte dei Direttori Concessionari. Le AFV e i requisiti minimi di gestione

    Le specie in indirizzo da produrre per il conseguimento delle finalit dellistituto, valide per tutta la durata dellautorizzazione, sono da individuare tra la lepre e/o il fagiano, sulla base della vocazionalit ambientale, della gestione faunistica e della conduzione agricola dellarea. NellAFV Sperimentale Olli lobiettivo faunistico comprende oltre alla produzione di lepre e/o fagiano un programma di gestione sperimentale sulla comunit di ungulati presenti e in particolare sul capriolo italico (Capreolus capreolus sottospecie italicus), da concordare sulla base di valutazioni tecniche e scientifiche con apposito Comitato Tecnico Scientifico, di cui ad oggi fa parte anche lISPRA.

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 24

    Per valutare annualmente la validit della gestione faunistica e ambientale delle AFV, si stabiliscono i seguenti REQUISITI MINIMI DI GESTIONE:

    (A) parametri relativi alle specie in indirizzo

    - AFV con la lepre quale specie in indirizzo: AFV in cui la prioritaria finalit faunistica lo sviluppo e il mantenimento di una popolazione naturale di questa specie che deve avere a fine stagione venatoria una densit compatibile con la densit presente nelle ZRC dellATC in cui sono collocate e aventi caratteristiche ambientali simile e comunque non inferiore a 10 capi ogni 100 ettari;

    - AFV con il fagiano quale specie in indirizzo: AFV in cui la prioritaria finalit faunistica lo sviluppo e il mantenimento di una popolazione stabile di fagiani, anche potenziata con tecniche gestionali che prevedono il ripopolamento attraverso lallevamento semi-naturale della specie, con ladesione al progetto provinciale del Fagiano di qualit. La densit della specie in indirizzo a fine stagione venatoria deve essere di 40 capi ogni 100 ettari;

    - AFV con la lepre e il fagiano quali specie in indirizzo: AFV in cui le finalit faunistiche sono raggiunte attraverso una gestione faunistica e ambientale che consenta di mantenere popolazioni stabili di lepre e fagiano, anche con ripopolamento/produzione del Fagiano di qualit. Per le AFV a duplice vocazionalit faunistica, la densit minima della lepre a fine stagione venatoria deve essere compatibile con la densit presente nelle ZRC dellATC in cui sono collocate e aventi caratteristiche ambientali simile e comunque non inferiore a 8 capi ogni 100 ettari e la densit del fagiano a fine stagione venatoria deve tendere a 20 capi ogni 100 ettari;

    (B) parametri relativi ai miglioramenti ambientali

    - superficie (in ettari) destinata a interventi di miglioramento ambientale non inferiore al 6% della superficie vincolata e superficie equivalente (in ettari equivalenti) destinata a miglioramenti ambientali non inferiore al 3% della superficie vincolata. Questo duplice metodo di valutazione, da precisare in dettaglio allinterno del nuovo Disciplinare, non riferito soltanto alla semplice misurazione della estensione degli appezzamenti (in ettari), ma ispirato a una valutazione di tipo comparato che tenga conto di aspetti sostanziali, quali le essenze utilizzate, il frazionamento degli interventi e il tipo di gestione agraria (morganature, sfalci, etc.) (in ettari equivalenti).

    Gli obiettivi faunistici sopra detti relativi al fagiano e gli obiettivi minimi di gestione per le

    AFV che non erano autorizzate nel precedente periodo di programmazione devono essere raggiunti entro il termine del terzo anno del periodo di programmazione e assumono valore come parametro fondamentale per la riconferma dellautorizzazione.

    Tuttavia, tutte le AFV sono soggette a valutazione annuale da parte della Provincia per quanto attiene i requisiti minimi di cui ai parametri (A) e (B), a seguito della quale:

    - quelle AFV che non raggiungono i requisiti minimi sono soggette a sanzione, consistente nella sospensione dellattivit venatoria (inclusa quella alla fauna selvatica migratoria) per i primi quindici giorni dallapertura generale della caccia, e a valutazione della possibilit di ristrutturazione dei confini e delle modalit di gestione; oltre a ci lAFV chiamata a realizzare specifici interventi di gestione quali lazzeramento obbligatorio delle quote annuali di prelievo della lepre e del fagiano e interventi straordinari di miglioramento ambientale, di controllo delle specie in esubero e di vigilanza. Tali sanzione e obblighi permangono fino a quando il Direttore concessionario non ritenga di aver raggiunto la densit obiettivo e non richieda alla Provincia un nuovo controllo, e comunque trascorso un tempo sufficiente per levoluzione naturale della specie di cui si riscontra una presenza insufficiente (almeno un anno). Il progetto Fagiano di qualit nelle AFV

    Le AFV possono aderire al progetto sperimentale provinciale Produzione del fagiano di qualit (si veda par. 3.1), che promuove la ricostituzione di locali popolazioni selvatiche di

  • PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015

    Pagina 25

    fagiano nel territorio provinciale, anche attraverso processi produttivi che garantiscano elevati parametri qualitativi (p.es. rusticit e adattamento allambiente), da utilizzare per operazioni di ripopolamento.

    Sulla base delle caratteristiche ambientale e delle disponibilit logistiche e organizzative la Provincia stipula con lAFV uno specifico protocollo tecnico nel quale sono contenuti i dati tecnici del piano produttivo e delle tecniche di allevamento.

    Altri obiettivi e criteri di gestione per le AFV

    Gli altri obiettivi gestionali e i principali criteri di gestione per le AFV sono i seguenti: - potenziamento della stima delle densit faunistiche allinterno delle AFV, da eseguire con le

    modalit indicate nel cap. 4 e dettagliate nel Disciplinare; - il piano di prelievo e cattura della/e specie in indirizzo autorizzato solo al raggiungimento di

    determinati valori soglia di densit stimata, per salvaguardare la popolazione riproduttiva, individuati in: AFV con la lepre quale specie in indirizzo: 12 lepri /100 ha; AFV con il fagiano quale specie in indirizzo: 40 fagiani/100 ha; AFV con la lepre e il fagiano quali specie in indirizzo: 10 lepri/100 ha e 25 fagiani/100 ha;

    - non sono ammesse nelle AFV immissioni di lepre. Per le AFV che hanno la lepre quale specie in indirizzo produttivo, possono essere autorizzate dalla Provincia immissioni di animali di cattura provenienti dal territorio provinciale nella fase di prima costituzione o in caso di situazioni eccezionali (2 anno consecutivo di densit insufficiente

    - tutte le AFV, qualunque sia la/e specie in indirizzo produttivo, devono garantire la presenza di popolazioni consistenti di fagiano. Si confermano al riguardo le indicazioni gestionali da sempre privilegiate dalla Provincia nei confronti del fagiano, ribadendo il dovere per le AFV di privilegiare, nella misura massima possibile, la riproduzione naturale di questa specie. La densit minima di fagiani a fine stagione venatoria che deve essere presente in tutte le aziende al fine di essere esonerati dallobbligo di immissione di 10 capi/100 ha. La quantit di fagiani (prodotti secondo il progetto provinciale del Fagiano di qualit, da quando disponibili) che altrimenti lazienda deve immettere in appositi recinti di ambientamento di adeguate dimensioni di due capi ogni ettaro;

    - le AFV che hanno il fagiano in indirizzo produttivo devono comunque promuovere azioni tese a garantire la presenza di popolazioni consistenti di lepre. I valori di densit stimati delle lepre in queste AFV durante il presente periodo di programmazione rappresentano un parametro di valutazione per la riconferma dellautorizzazione;

    - mantenimento di un efficace attivit di vigilanza e di controllo attraverso lopera di Agenti di cui allart. 51 della LR 3/1994, adeguatamente preparati, a disposizione dellazienda e nominativamente individuati, che in collaborazione con il Corpo di Polizia Provinciale intervengano a minimizzare i fattore limitanti per la piccola selvaggina;

    - prosecuzione delle attivit di controllo, al di fuori del periodo di caccia, ai sensi dellart. 37 della LR 3/1994 nei confronti di specie predatrici, antagoniste e concorrenti, per limitare limpatto predatorio sulle componenti faunistiche di importanza venatoria e per ridurre i danni alle attivit antropiche, secondo quanto stabilito nel testo aggiornato del Protocollo dintesa tra la Provincia di Siena e lIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sugli indirizzi tecnici per gli interventi di controllo;

    - mantenimento della densit sostenibile degli ungulati i