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Provincia di Lodi Settore Tutela Territoriale ed Ambientale PIANO ITTICO PROVINCIALE

PIANO ITTICO PROVINCIALE ittico provinciale/Piano... · 5.1.1 Proposta di incremento della rete di monitoraggio ambientale pag. 59 ... La regolamentazione dell’attività di pesca

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Provincia di Lodi

Settore Tutela Territoriale ed Ambientale

PIANO ITTICO PROVINCIALE

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Piano ittico provinciale

INDICE

1. QUADRO NORMATIVO pag. 4 2. OBIETTIVI pag. 6 3. CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE pag. 7

3.1 ACQUE DI TIPO A pag. 7 3.2 ACQUE DI TIPO C pag. 7 4. CATEGORIZZAZIONE DEI CORPI IDRICI pag. 8

4.1 ACQUE DI INTERESSE ITTICO pag. 8 4.1.1 Acque di Pregio Ittico pag. 8 4.1.2 Acque di Pregio Ittico Potenziale pag. 23 4.1.3 Acque di Interesse Piscatorio pag. 48

4.2 ACQUE CHE NON RIVESTONO PARTICOLARE INTERESSE ITTICO pag. 58

5. DISPOSIZIONI VARIE PER LA TUTELA DELLA FAUNA ITTICA pag. 59

5.1 RACCORDO CON IL PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE pag. 59 5.1.1 Proposta di incremento della rete di monitoraggio ambientale pag. 59 5.1.2 Acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci pag. 60 5.1.3 Deflusso Minimo Vitale pag. 61

5.2 DERIVAZIONI DI ACQUE IN CONCESSIONE pag. 63 5.2.1 Oneri a carico del concessionario pag. 63 5.2.2 Realizzazione di strutture idonee a consentire la risalita dei pesci pag. 64 5.2.3 Punti di presa pag. 64 5.3 ACQUE DI LAVAGGIO DEGLI IMPIANTI DI ESTRAZIONE E FRANTUMAZIONE DI INERTI pag. 64 5.4 NAVIGAZIONE A MOTORE pag. 65

6. REGOLAMENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ DI PESCA pag. 66 6.1 REGOLAMENTO PER LA PESCA DILETTANTISTICA pag. 66

6.1.1 Attrezzi consentiti per l’esercizio della pesca dilettantistica pag. 66 6.1.2 Altre disposizioni pag. 68 6.1.3 Divieti pag. 72 6.1.4 Divieto di reimmissione delle specie ittiche alloctone ritenute dannose pag. 73

6.2 ISTITUTI DI TUTELA pag. 74 6.2.1 Criteri pag. 74 6.2.2 Definizioni pag. 75 6.2.3 Azzonamento pag. 76

6.3 LICENZE DI PESCA pag. 78 6.3.1 Licenza per stranieri (tipo D) pag. 78 6.3.2 Permesso turistico pag. 78

6.4 GARE E MANIFESTAZIONI DI PESCA pag. 79 6.4.1 Norme generali pag. 79 6.4.2 Campi gara fissi e temporanei pag. 80 6.4.3 Azzonamento pag. 81

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6.5 CENTRI PRIVATI DI PESCA SPORTIVA pag. 83 6.6 DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA pag. 85

6.6.1 Diritti esclusivi di pesca di origine demaniale pag. 86 6.6.2 Diritti esclusivi di pesca di altra origine pag. 87

6.7 REGOLAMENTAZIONE DELLA PESCA PROFESSIONALE pag. 91 6.7.1 Disposizioni generali pag. 91 6.7.2 Attrezzi consentiti pag. 91

7. PISCICOLTURA E ACQUACOLTURA pag. 94 8. VIGILANZA pag. 95 9. GESTIONE DEI CORSI D’ACQUA AI FINI ITTIOLOGICI pag. 97

9.1 AZIONI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE pag. 97 9.2 AZIONI DI GESTIONE FAUNISTICA pag. 98

9.2.1 Progetti in atto pag. 98 9.2.2 Obiettivi di conservazione per singole specie pag. 99 9.2.3 Ripopolamenti con specie autoctone pag. 99 9.2.4 Immissioni di specie alloctone pag. 104 9.2.5 Recupero della fauna ittica durante le asciutte pag. 103 9.2.6 Contenimento di specie alloctone che provocano danno all’equilibrio biologico della fauna ittica autoctona pag. 104 9.2.7 Avifauna ittiofaga pag. 104

10. PREVISIONE FINANZIARIA pag. 105 ALLEGATI CARTOGRAFICI

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1. QUADRO NORMATIVO

Il presente Piano Ittico Provinciale è stato redatto, ai sensi della Legge Regionale n. 12 del 30 luglio 2001 e del Regolamento Regionale n. 9 del 22 maggio 2003, secondo quanto disposto dal Documento tecnico regionale per la gestione ittica (approvato con Deliberazione di Giunta Regionale n. 7/20557 dell’11 febbraio 2005). Il Piano non consiste in una mera regolamentazione dell’attività di pesca dilettantistica o professionale, ma rappresenta il documento di raccordo tra i vari aspetti di tutela degli ambienti acquatici, partendo dal principio che la tutela della fauna ittica non può prescindere dalla conservazione degli habitat d’acqua dolce, del buon uso della risorsa idrica e dal raccordo tra le diverse pianificazioni che hanno ricadute sullo stato dei corpi idrici. La regolamentazione dell’attività di pesca dilettantistica è stata impostata nel rispetto degli accordi stipulati con le Province di Lecco, Bergamo, Milano e Cremona, in attuazione di quanto disposto dalla L.R. n. 12/01, che prevede che le funzioni amministrative relative ad acque di interesse interprovinciale (nel caso specifico, il fiume Adda) vengano esercitate da tutte le Province interessate, sentita la Regione, al fine di garantire una comune gestione della pesca. Le indicazioni gestionali contenute nel Piano tengono inoltre conto della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” (relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) per quanto concerne la tutela di specie di interesse comunitario (specialmente quelle ricomprese nell’Allegato II), della D.G.R. n. 7/4345/01 “Approvazione del programma regionale per gli interenti di conservazione e gestione della fauna selvatica nelle Aree protette e del protocollo di attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle Aree protette della Regione Lombardia” e di quanto disposto dalla normativa italiana in materia di aree protette, sia a livello nazionale (L. n. 394/91 “Legge quadro sulle aree protette”) che regionale (L.R. 86/83 e s.m.i. “Piano generale delle aree protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale”). Il Piano, infine, è stato sottoposto alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) prevista dalla Direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente, secondo quanto previsto dalla D.C.R. n. VIII/351/07 avente ad oggetto “Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (articolo 4, comma 1, l.r. 11 marzo 2005, n. 12)”, che prevede espressamente che i Piani Ittici Provinciali rientrino tra i Piani e Programmi soggetti al processo di Valutazione Ambientale Strategica. Il percorso metodologico-procedurale seguito è quello indicato nell’allegato 1f della D.G.R. n. 8/7110/08 (Valutazione Ambientale di Piani e Programmi - Ulteriori adempimenti di disciplina in attuazione dell'articolo 4 della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12, e degli “Indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani e programmi” – Provvedimento numero 2). La Direttiva sancisce il principio generale che, per tutti i piani e i programmi che possano avere effetti significativi sull’ambiente, deve essere effettuato un percorso di Valutazione Ambientale, così come per i piani e i programmi per i quali sia stata prescritta la Valutazione d’incidenza ai sensi della Direttiva Habitat.

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È importante sottolineare però che il presente Piano Ittico, che concerne quasi esclusivamente la gestione della pesca dilettantistica in un’ottica di tutela delle cenosi acquatiche, non è paragonabile per “problematicità” ad un Piano che vada a regolamentare, ad esempio, l’attività di pesca professionale in mare o nei laghi, dove essa rappresenti una realtà economica importante ma anche una pressione per il territorio. La procedura di Valutazione Ambientale Strategica, quindi, ha assunto significato per il presente Piano Ittico soprattutto per quanto riguarda l’aspetto di partecipazione di tutti i soggetti interessati nel processo di costruzione del piano, visto che la dimensione ambientale è già parte fondante del piano stesso. La VAS ha rappresentato inoltre l’occasione di dialogo con gli altri soggetti preposti alla tutela degli habitat e delle risorse faunistiche diversi dalle Amministrazioni Provinciali (cui è affidata in toto la gestione della pesca), quali gli Enti Parco e gli Enti gestori dei Siti della rete Natura 2000.

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2. OBIETTIVI

Obiettivo generale del Piano è la tutela ed il miglioramento degli ecosistemi acquatici nelle loro caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e territoriali, mantenendo la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici e la loro capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e diversificate, secondo quanto previsto dalla Direttiva Europea 2000/60/CE, dalla L.R. n. 26/2003 e dal Documento Tecnico Regionale per la Gestione Ittica. Gli obiettivi specifici del Piano sono: - l’integrazione della pianificazione ittica all’interno dei programmi di tutela delle acque,

anche sulla base del recente ruolo attribuito alle comunità ittiche nella valutazione della qualità ecologica dei corpi idrici;

- l’avvio di una pianificazione della gestione delle acque correnti e dei bacini idrici che privilegi la tutela dell’ovoposizione e la vita della fauna ittica;

- la tutela delle specie ittiche autoctone, con particolare riferimento a quelle di interesse conservazionistico;

- lo sviluppo dell’attività di pesca dilettantistica come attività del tempo libero; - la valorizzazione e la razionalizzazione dell’attività di pesca professionale.

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3. CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE Ai fini della pesca, le acque della provincia di Lodi sono classificate in base alle caratteristiche di portata e di vastità dei corpi idrici ed alle condizioni chimico-fisiche, biologiche ed ittiogeniche, sulla base di quanto disposto dall’articolo 7 della L.R. n. 12/2001 e in coerenza con le indicazioni del Tavolo Tecnico UPL (gennaio 2002), che ha specificato che: - “sono da considerarsi acque di tipo B esclusivamente le acque montane o pedemontane

che ospitino una comunità ittica composta in prevalenza da salmonidi; - le acque di pianura (ad eccezione di quelle in cui si ipotizza una classificazione di tipo

A) sono tutte da classificare come acque di tipo C. In nessun caso acque di pianura, pur con vocazione ittica a salmonidi e ciprinidi reofili o con presenza di specie come la trota marmorata o il temolo, potranno essere classificate di tipo B”.

3.1 ACQUE DI TIPO A Sono classificate come acque di tipo A le acque dei grandi corpi idrici con caratteristiche biologico-ittiogeniche che presentano una popolazione ittica durevole ed abbondante o che rappresentano prevalentemente una risorsa economica per la pesca (cfr. art. 7 comma 2 della L.R. n. 12/01). Nel territorio della provincia di Lodi sono le seguenti: - Fiume Po: per tutto il corso principale scorrente nel territorio provinciale, esclusi i

laghetti, i budrii , le morte, gli stagni, le lanche, gli avvallamenti, eccetera, sia permanenti che temporanei compresi nell’alveo del fiume, considerati comunque entro l’argine maestro.

3.2 ACQUE DI TIPO C Sono classificate come acque di tipo C le acque che presentano un popolamento ittico prevalente di specie ciprinicole o comunque diverse dai salmonidi (cfr. art. 7 comma 2 della L.R. n. 12/01). Nel territorio della provincia di Lodi sono le seguenti: - Tutte le acque non classificate come di tipo A.

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4. CATEGORIZZAZIONE DEI CORPI IDRICI

Ferma restando l’importanza degli indirizzi relativi alla pesca ed ai ripopolamenti, la programmazione provinciale della gestione ittica non può prescindere dalla possibilità di esercitare azioni di tutela e riqualificazione degli habitat. La “questione ambientale” assume quindi un ruolo centrale nelle politiche di settore, sia attraverso l’integrazione dei vari livelli di pianificazione ittica con la più ampia pianificazione della tutela delle acque, sia con la previsione di azioni normative e tecniche mirate ad affrontare e a risolvere specifiche criticità. In quest’ottica risulta necessaria una categorizzazione dei corpi idrici in funzione degli obiettivi perseguibili per la tutela dell’ittiofauna e per la pesca. Tale categorizzazione, operata all’interno della Carta Ittica Provinciale, è ripresa nel presente Piano al fine di individuarne gli obiettivi specifici di tutela, le eventuali criticità e le azioni di salvaguardia o riqualificazione ambientale ritenute opportune. 4.1 ACQUE DI INTERESSE ITTICO 4.1.1 Acque di Pregio Ittico Le acque di pregio ittico sono costituite da corpi idrici naturali e dagli eventuali sistemi funzionalmente connessi, o da loro tratti omogenei; sono caratterizzate dalle buone condizioni ecologiche e sostengono popolazioni di specie ittiche di interesse conservazionistico la cui tutela è obiettivo di carattere generale, ovvero comunità ittiche equilibrate e autoriproducentesi; su tali acque la pianificazione ittica prevede la salvaguardia della funzionalità degli habitat e il suo eventuale potenziamento. Gli interventi diretti sull’ittiofauna e sull’avifauna ittiofaga e la disciplina della pesca dovranno prioritariamente assicurare la protezione delle specie sensibili eventualmente presenti, evitando tuttavia regolamentazioni che possano penalizzare attività a ridotta interferenza.

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1. FIUME ADDA dal confine nord con la provincia di Cremona (comune di Comazzo) fino all’immissione dello scolmatore Belgiardino (comune di Montanaso Lombardo)

Vocazione ittica potenziale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Vocazione ittica attuale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Motivazioni della definizione di pregio ittico: Il fiume Adda, nella porzione in oggetto, è definibile come “tratto fresco” di un fiume di pianura. La comunità ittica è costituita in prevalenza da specie autoctone estremamente legate alla particolare tipologia dei substrati ciottolosi/ghiaiosi ed alle caratteristiche del deflusso con alternanza di raschi, lame e pozze. Molte specie sono endemiche e/o incluse nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. È presente una popolazione strutturata di trota marmorata, presumibilmente unico caso nell’ambito planiziale lombardo, oltre ad una popolazione relitta di temolo con caratteristiche fenotipiche riconducibili al ceppo padano o adriatico. Si tratta del sistema di maggior pregio dell’intero ambito provinciale, oltre che uno di quelli a più elevata biodiversità del reticolo idrico lombardo. Obiettivi specifici di tutela: conservazione, tutela e miglioramento dello stato di comunità ittiche attualmente diversificate e di elevato pregio naturalistico.

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Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Regolazione dei deflussi non sostenibile e carenza idrica L’eccessivo prelievo per vari scopi (irriguo, energetico, eccetera) determina, almeno nella porzione a valle della derivazione del canale Vacchelli in località Bocchi (comune di Merlino), una ricorrente situazione di grave carenza idrica con portate nulle o determinate esclusivamente dagli apporti della falda. A ciò si aggiungono i problemi legati alle attività di regolazione eseguite su scala di bacino idrografico che non tengono conto delle esigenze biologiche (in particolare di quelle riproduttive) delle specie ittiche di maggiore rilevanza naturalistica. Le azioni di salvaguardia vertono sulla richiesta di un aumento delle portate fluviali, almeno nel rispetto delle norme regionali (PTUA – Piano di Tutela e Uso delle Acque) in materia di deflussi minimi vitali, e comunitarie (Direttiva 2000/60/CE) in materia di tutela delle acque; la regolazione dei deflussi dovrebbe essere impostata anche in base alle esigenze biologiche delle specie ittiche (deflussi modulati). È auspicabile inoltre l’istituzione di tavoli di confronto ed eventuali accordi con i principali utilizzatori della risorsa idrica, in particolare con il Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana, con il Consorzio dell’Adda e con il Consorzio Irrigazioni Cremonesi. Inquinamento delle acque L’effetto nocivo di alcuni scarichi civili sulle comunità ittiche del fiume può essere rilevante. Tra questi, vale la pena ricordare lo scarico dell’impianto di trattamento delle acque reflue urbane di Zelo Buon Persico, collocato a valle della briglia di Bisnate in sponda destra orografica, e quello dell’impianto di Spino d’Adda, sito in territorio cremonese, che recapita gli effluenti in sponda sinistra orografica circa un chilometro a valle del precedente. Un altro punto di alterazione si registra all’altezza della roggia Calandrone, che si immette in sponda orografica destra un paio di chilometri a monte del ponte di Bisnate, e che contribuisce al peggioramento qualitativo delle acque soprattutto nel periodo estivo a seguito dell’elevato trasporto solido legato prevalentemente alla ricezione delle acque di colatura del mais. Occorre inoltre segnalare alcune problematiche nei pressi dell’Adda Vecchia, un fontanile di buona qualità complessiva che si immette nel fiume Adda in sponda destra orografica in comune di Boffalora d’Adda, che riceve talvolta acque cariche di apporti inquinanti (forse anche legati alla presenza di un grande allevamento avicolo) dalla roggia Muzzetta, con il conseguente verificarsi, almeno in passato, di episodi di moria ittica. Infine è presente, in sponda sinistra orografica del fiume, poco a valle della briglia di Bisnate, un impianto di lavaggio, vagliatura e selezione di materiali inerti provenienti da aree estrattive esterne, che in passato ha determinato episodiche immissioni di acque di lavaggio con elevata torbidità. Le azioni di salvaguardia devono essere incentrate prioritariamente sul miglioramento della depurazione delle acque reflue dell’impianto di Zelo Buon Persico. Occorre inoltre instaurare un dialogo con l’Amministrazione provinciale di Cremona al fine di stimolare la realizzazione di interventi migliorativi sul depuratore di Spino d’Adda. Nel territorio facente capo al bacino della roggia Calandrone sarebbe opportuno incentivare la sostituzione delle coltivazioni a mais, che comportano l’afflusso di scoli con elevate concentrazioni di solidi sospesi, con colture meno impattanti e in grado di restituire al fiume acque più pulite (es. prati polifiti, erba medica, frumento). Per ridurre i rischi di sversamento di sostanze inquinanti nell’Adda Vecchia, è importante un controllo costante dello stato qualitativo della roggia Muzzetta soprattutto nei pressi delle zone limitrofe ai principali punti di immissione di sostanze nocive.

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Analogamente occorre un controllo costante delle immissioni delle acque di lavaggio dell’impianto di selezione di materiali inerti sito a valle della briglia di Bisnate. Opere idrauliche trasversali Sono presenti all’interno del tratto omogeneo due traverse fluviali: una di queste è localizzata a livello della derivazione del canale Vacchelli in località Bocchi (comune di Merlino); l’altra è sita a valle del ponte di Bisnate. Le attività di riqualificazione ambientale dovrebbero prevedere, a livello della derivazione del canale Vacchelli, la costruzione di un passaggio per pesci contestuale alla realizzazione di una centralina idroelettrica a basso salto. Nel caso in cui la centralina non venisse realizzata, occorrerà richiedere la realizzazione del passaggio al concessionario della derivazione del canale Vacchelli; la briglia di Bisnate è attualmente oggetto di manutenzione ad opera di AIPO, che si è reso disponibile alla realizzazione di un passaggio per pesci. Alterazione della funzione filtro della vegetazione riparia Pur in un quadro complessivamente sufficiente, sono presenti tratti fluviali con stato delle sponde in parte alterato a causa della carenza, solitamente imputabile all’adiacenza tra alveo e coltivazioni, di adeguate formazioni arboree e arbustive. Le azioni di riqualificazione ambientale dovranno mirare a migliorare la resilienza del sistema fluviale, intesa come capacità di rispondere ad eventuali impatti ripristinando una situazione il più possibile prossima a quella originale. Sarà pertanto necessaria, in accordo con il Parco Adda Sud e con il Settore Agricoltura e Ambiente rurale di questa Amministrazione, l’identificazione delle aree demaniali presenti in ambito fluviale o ad esso limitrofe; in tali aree sarà opportuno prevedere successivamente interventi di ripristino ambientale (rimboschimenti, consolidamenti spondali mediante opere di ingegneria naturalistica, eccetera) che contribuiscano a migliorare la funzione filtro delle fasce riparie. Per le aree di proprietà privata sarà da promuovere la ricerca di accordi con i proprietari al fine dell’impostazione di una gestione eco-compatibile. Bracconaggio Le attività di bracconaggio hanno localmente un impatto rilevante, e sono favorite dalle problematiche derivanti dalle portate ridotte nel corso principale del fiume, che aumentano l’efficienza della pesca illegale. Le specie maggiormente oggetto di prelievo illecito sono lo storione cobice, la trota marmorata e l’anguilla, anche se non mancano impatti su altre specie accidentalmente catturate. Le zone più colpite sono il tratto di fiume compreso tra i comuni di Boffalora d’Adda e Galgagnano e la porzione sita a valle della derivazione del canale Vacchelli, nei comuni di Merlino e Zelo Buon Persico. Le tecniche principali di bracconaggio prevedono l’utilizzo di tramagli e altre reti oltre che, in alcuni casi, di generatori elettrici. Gli orari in cui presumibilmente si concentrano le azioni più impattanti sono in genere quelli crepuscolari/notturni. Al fine di ridurre i danni derivanti dal bracconaggio è necessario dapprima il mantenimento di adeguate portate, che riducano anche in modo rilevante l’efficacia delle pratiche illecite di pesca. Occorre inoltre aumentare la frequenza dei pattugliamenti del personale addetto alla vigilanza, da compiersi anche nelle ore crepuscolari/notturne. Al fine di un maggiore coordinamento della sorveglianza sarebbe auspicabile il raggiungimento di accordi specifici tra Provincia e Parco Adda Sud.

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Presenza di veicoli a motore sui greti ed all’interno dell’alveo Nonostante i divieti imposti dal Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Adda Sud, relativamente frequente è la presenza di mezzi motorizzati a due e quattro ruote sui greti e all’interno della porzione bagnata dell’alveo. I danni alla fauna ittica sono legati soprattutto all’entrata in acqua dei mezzi che determina in molti casi la distruzione dei nidi (soprattutto di trota marmorata e temolo) e più in generale delle uova deposte. Gli impatti determinati dai mezzi motorizzati sono proporzionalmente maggiori in condizioni di magra. Tra i veicoli a motore occorre annoverare anche la presenza di imbarcazioni, il cui impatto può essere localmente importante nei tratti cosiddetti “di raschio”, soprattutto nel periodo riproduttivo dei salmonidi e dei ciprinidi litofili. Analogamente a quanto previsto per il bracconaggio, le principali azioni di salvaguardia devono puntare sul mantenimento di adeguate portate che riducano in modo rilevante le possibilità di entrata in alveo da parte delle motociclette o dei mezzi a quattro ruote. Occorre inoltre aumentare la frequenza dei pattugliamenti: al fine di un maggiore coordinamento della sorveglianza sarebbe auspicabile il raggiungimento di accordi specifici con il Parco Adda Sud. In merito agli impatti legati al transito delle imbarcazioni a motore, gli stessi possono essere ridotti mediante l’introduzione di appositi divieti. Diffusione di specie esotiche La problematica relativa alla diffusione dei pesci esotici è attualmente meno rilevante nel tratto in oggetto, presumibilmente grazie al regime fresco delle acque che sembrerebbe ridurre o annullare il successo riproduttivo di molte specie alloctone. Al fine della salvaguardia delle componenti autoctone è tuttavia necessario eseguire periodiche attività di monitoraggio ed eventualmente intraprendere azioni di contenimento mediante catture selettive di specie alloctone invasive (es. siluro). Avifauna ittiofaga La presenza sul fiume, nel periodo invernale, di gruppi di cormorani (Phalacrocorax carbo) potrebbe incidere negativamente sulle specie ittiche di maggior pregio, che per esigenze ecologiche si collocano in acqua bassa a scopo riproduttivo (trota marmorata) o trofico (temolo). L’azione di disturbo attualmente legata alla presenza dell’attività venatoria sembrerebbe aver contenuto il fenomeno, almeno negli ultimi anni. La principale azione di salvaguardia delle comunità ittiche è legata ad un’efficace azione di monitoraggio della presenza sul fiume, nel tratto indagato, delle popolazioni di cormorano. Nel caso in cui i gruppi che frequentano queste aree registrassero un aumento numerico consistente, sarebbe opportuno intraprendere, in accordo con l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), azioni dissuasive al fine di incentivare gli uccelli presenti a dirigersi altrove; nel caso in cui i mezzi cosiddetti “ecologici” si rivelassero inefficaci, si valuterà l’opportunità di intraprendere azioni di contenimento selettivo ai sensi dell’art. 41 della L.R. n. 26/93 e s.m.i..

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2. RAMO DELLA TILA per tutto il tratto scorrente nel ter itorio provinciale, dal confine con la provincia diMilano all’immissione nel fiume Adda (comune di Comazzo)

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Vocazione ittica potenziale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Vocazione ittica attuale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Motivazioni della definizione di pregio ittico: il Ramo della Tila è un affluente che si immette nel fiume Adda nella sua porzione più pregiata, sita nelle vicinanze dell’abitato di Comazzo. Il corso d’acqua funge da corridoio ecologico e da area di riparo nei momenti critici (ad esempio durante le piene del fiume) ed è in grado di ospitare, grazie alle acque fresche a prevalente carattere sorgivo, una comunità ittica di elevato valore naturalistico. Oltre a quelle tipiche del corso principale del fiume (ad esempio trota marmorata) il sistema offre habitat anche per piccole specie di grande valore naturalistico quali il panzarolo e la lampreda padana.

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Obiettivi specifici di tutela: conservazione, tutela e miglioramento dello stato di comunità ittiche attualmente diversificate e di elevato pregio naturalistico. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Saltuaria carenza idrica Le portate del Ramo della Tila non sono soggette a grandi variazioni. Tuttavia il regime idrico, legato almeno in parte ad alcune derivazioni del canale Muzza, può essere soggetto a situazioni di magra spinta che in passato hanno creato difficoltà alle comunità ittiche presenti. Tra le azioni di salvaguardia, al fine di evitare i saltuari momenti di magra, è importante il raggiungimento di accordi/convenzioni con i soggetti regolatori del sistema. Alterazione della funzione filtro della vegetazione riparia e inquinamento delle acque Il corso d’acqua scorre in un territorio caratterizzato da alternanza di coltivazioni e piccoli nuclei boschivi. Nei pressi della porzione agricola la vegetazione riparia è spesso assente, e non svolge pertanto un’adeguata funzione filtro nei confronti dell’inquinamento diffuso di origine agricola. La qualità idrica complessiva è comunque buona; permangono alcuni problemi legati all’inquinamento diffuso di origine agricola e all’influenza di piccoli nuclei abitativi siti in provincia di Milano. Tra le azioni di salvaguardia, oltre al tentativo di riduzione delle eventuali immissioni dirette di sostanze inquinanti, è importante procedere verso una riqualificazione spondale di più ampio respiro, con il ripristino di fasce arboree e arbustive riparie che possano adeguatamente svolgere la funzione filtro e con la contestuale garanzia di mantenimento di tratti con adeguato sviluppo di idrofite che fungano da riparo (e in alcuni casi da substrato riproduttivo) per molte specie ittiche. Andrebbe analogamente favorito il ricorso a coltivazioni che restituiscano al corpo idrico acque con scarso trasporto solido. Bracconaggio Le attività di bracconaggio, pur saltuarie, possono incidere negativamente sulle comunità ittiche, favorite dalla facile azione in ambienti laterali di dimensioni relativamente ridotte. Le azioni di salvaguardia devono mirare a potenziare la sorveglianza, di per sé già buona grazie al presidio della vigilanza venatoria di un’Azienda Faunistico-Venatoria.

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3. RIO TORMO comprese tutte le diramazioni, per tutto il tratto scorrente nel territorio provinciale, dal confine con la provincia di Cremona (località Tormo di Crespiatica) fino all’immissione nel fiume Adda (comune di Abbadia Cerreto)

Vocazione ittica potenziale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Vocazione ittica attuale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Motivazioni della definizione di pregio ittico: Il rio Tormo costituisce l’asse principale di un sistema di corsi d’acqua a prevalente carattere sorgivo siti in sponda sinistra della porzione mediana del fiume Adda. Al suo interno sono presenti specie prevalentemente autoctone, tra cui alcune tipiche dei corsi a carattere sorgivo, ed altre provenienti dal corso principale dell’Adda, stimolate dalle acque fresche e trasparenti a risalire in ricerca di riparo e cibo. Le specie di interesse comunitario risultano numerose e conferiscono al corso d’acqua un elevato valore naturalistico.

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Obiettivi specifici di tutela: conservazione, tutela e miglioramento dello stato di comunità ittiche attualmente diversificate e di elevato pregio naturalistico. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Gestione ad esclusivo scopo agricolo delle acque Le principali vulnerabilità che caratterizzano il sistema sono legate alla gestione ad esclusivo scopo agricolo delle acque e dell’alveo, che può determinare periodica totale rimozione della vegetazione acquatica (al fine di favorire il deflusso idrico), restituzione di acque con elevato carico organico e/o di solidi sospesi (soprattutto in caso di coltivazioni a mais), asciutta totale di alcuni tratti (come accade periodicamente nel ramo destro del Tormo a livello del ponte della SP 124 nei pressi di Abbadia Cerreto). Lo stato della vegetazione riparia è in molti casi sacrificato alle esigenze produttive e non consente lo svolgimento di una adeguata funzione filtro nei confronti delle pressioni antropiche. Le azioni di salvaguardia dovrebbero vertere sulla realizzazione di accordi con gli agricoltori, le associazioni agricole e gli enti regolatori delle acque in oggetto volti a mitigare gli effetti di alcune pratiche agricole e/o irrigue (ad esempio, sfalcio non su tutta la superficie bagnata, cessazione degli episodi di asciutta, incentivazione delle pratiche colturali che non comportino la restituzione nel corso d’acqua di acque torbide, creazione di siepi e corridoi ecologici lungo le sponde, riduzione dell’uso dei fertilizzanti nelle porzioni di terreno adiacenti i corsi d’acqua, eccetera). Inquinamento delle acque L’elevata lunghezza del tracciato del Tormo, di cui solo la parte terminale scorre in territorio lodigiano, determina l’incontro con diverse realtà antropiche, dagli allevamenti ittici, ad alcuni centri abitati che vi recapitano i propri reflui, fino alla diffusa pratica di concimazione che determina eccessivo apporto di nutrienti. Tali realtà possono determinare situazioni di scadimento in un profilo idroqualitativo complessivamente accettabile. Tra le azioni di salvaguardia che riguardano il profilo qualitativo delle acque occorre puntare sulla riduzione delle immissioni di sostanze inquinanti, anche potenziando il controllo degli scarichi civili e agendo congiuntamente con l’Amministrazione provinciale di Cremona e con i Comuni attraversati dal Tormo, con l’obiettivo di una gestione comune eco-compatibile, anche sfruttando la recente creazione del Parco Locale di Interesse Sovracomunale “PLIS del Tormo”. Opere idrauliche trasversali Nei pressi della confluenza con il fiume Adda è presente un salto di pendenza facilmente superabile se il fiume ha portata elevata, ma viceversa quasi insormontabile quando il dislivello fra i due corpi idrici aumenta, come solitamente accade in condizioni di magra. A livello dei due rami terminali del Tormo, nel territorio di Abbadia Cerreto, sono inoltre presenti altri due salti invalicabili per la fauna ittica in risalita. Al fine di una riqualificazione ambientale del corso d’acqua, sarebbe necessaria la realizzazione di passaggi per pesci sia nel tratto di confluenza con l’Adda sia in almeno uno degli sbarramenti a monte. Bracconaggio Le attività di bracconaggio, pur saltuarie, possono incidere negativamente sulle comunità ittiche, favorite dalla facile azione in ambienti laterali di dimensioni relativamente ridotte. Le azioni di salvaguardia devono mirare a potenziare la sorveglianza.

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4. RIO STAGNO dal ponte sulla SP 124 tra Abbadia Cerreto e Casaletto Ceredano fino al confine con la provincia di Cremona nei pressi dell’immissione in Adda

Vocazione ittica potenziale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Vocazione ittica attuale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Motivazioni della definizione di pregio ittico: il collegamento diretto con il fiume Adda, unito alla diversificazione morfologica dell’alveo ed al regime fresco delle acque legato al carattere sorgivo delle stesse, favorisce la presenza di comunità ittiche tipiche dei fontanili, cui si aggiungono alcune specie che risalgono dal fiume soprattutto durante il periodo caldo per sfuggire a condizioni di stress termico.

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Obiettivi specifici di tutela: conservazione, tutela e miglioramento dello stato di comunità ittiche attualmente diversificate e di elevato pregio naturalistico. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Gestione ad esclusivo scopo agricolo delle acque Le principali vulnerabilità che caratterizzano il sistema sono legate alla gestione ad esclusivo scopo agricolo delle acque e dell’alveo, che può comportare una periodica rimozione totale della vegetazione acquatica al fine di favorire il deflusso idrico, e la restituzione di acque con elevato carico organico e/o di solidi sospesi. Lo stato della vegetazione riparia è in molti casi sacrificato alle esigenze produttive e non consente lo svolgimento di un’adeguata funzione filtro nei confronti delle pressioni antropiche. Le azioni di salvaguardia dovrebbero vertere sulla realizzazione di accordi con gli agricoltori, le associazioni agricole e gli enti regolatori delle acque in oggetto, volti a mitigare gli effetti di alcune pratiche agricole e/o irrigue (ad esempio, sfalcio non su tutta la superficie bagnata, incentivazione di pratiche colturali che non comportino la restituzione nel corso d’acqua di acque torbide, creazione di siepi e corridoi ecologici lungo le sponde, riduzione dell’uso dei fertilizzanti nelle porzioni di terreno adiacenti i corsi d’acqua, eccetera). Inquinamento delle acque Costituiscono elementi di vulnerabilità sia l’immissione diffusa di nutrienti a seguito della concimazione dei campi sia il recapito di reflui nella porzione terminale scorrente in territorio cremonese. Tra le azioni di salvaguardia che riguardano il profilo qualitativo delle acque occorre puntare sulla riduzione delle immissioni di sostanze inquinanti, potenziando anche il controllo degli scarichi civili, e agendo congiuntamente all’Amministrazione provinciale di Cremona, con l’obiettivo di una gestione comune eco-compatibile. Bracconaggio Le attività di bracconaggio, pur saltuarie, possono incidere negativamente sulle comunità ittiche, favorite dalla facile azione in ambienti laterali di dimensioni relativamente ridotte. Le azioni di salvaguardia devono mirare a potenziare la sorveglianza.

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5. ROGGIA IL RIOdall’origine del corso in comune di Boffalora d’Adda fino all’immissione nella roggia Ramello in comune di Lodi

Vocazione ittica potenziale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione di pregio ittico: il corso d’acqua, a carattere sorgivo e di piccole dimensioni, ospita una comunità ittica di grande valore naturalistico, ricca di endemismi (quali, ad esempio, il cobite mascherato e il panzarolo) e che risulta nel complesso ben strutturata e priva o quasi di specie alloctone. La situazione rilevata è simile, per la tipologia di corso in esame, a quella ipotetica di riferimento in assenza di alterazioni di origine antropica.

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Obiettivi specifici di tutela: conservazione, tutela e miglioramento dello stato di comunità ittiche di elevato pregio prossime a quelle di riferimento per piccoli corsi d’acqua sorgiva; conservazione di endemismi di grande valore naturalistico. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Gestione ad esclusivo scopo agricolo delle acque Le principali vulnerabilità che caratterizzano il piccolo corso d’acqua sono legate alla gestione ad esclusivo scopo agricolo delle acque e dell’alveo, che può determinare: periodica totale rimozione della vegetazione acquatica al fine di favorire il deflusso idrico; restituzione di acque con elevato carico organico e/o di solidi sospesi; asciutta parziale o totale di alcuni tratti. Lo stato della vegetazione riparia è in molti casi sacrificato alle esigenze produttive e non consente lo svolgimento di un’adeguata funzione filtro nei confronti delle pressioni antropiche. Le azioni di salvaguardia dovrebbero vertere sulla realizzazione di accordi con gli agricoltori, le associazioni agricole e gli enti regolatori delle acque in oggetto volti a mitigare gli effetti di alcune pratiche agricole e/o irrigue (ad esempio, sfalcio non su tutta la superficie bagnata, eliminazione degli episodi di asciutta, incentivazione di pratiche colturali che non comportino la restituzione nel corso d’acqua di acque torbide, creazione di siepi e corridoi ecologici lungo le sponde, riduzione dell’uso dei fertilizzanti nelle porzioni di terreno adiacenti i corsi d’acqua, eccetera). Inquinamento delle acque Le scarse portate naturali rendono il corso d’acqua particolarmente vulnerabile nei confronti di episodi anche sporadici di inquinamento delle acque. Recentemente (aprile 2006) si è verificato un grave episodio di alterazione idroqualitativa che ha determinato un’importante moria di fauna ittica, con notevoli danni alle cenosi del sistema. Al fine della salvaguardia delle pregiate comunità ittiche occorre impostare una rigorosa sorveglianza ed una serie di azioni preventive volte ad evitare episodi di inquinamento che, pur saltuari, potrebbero seriamente compromettere lo stato di salute di ecosistemi acquatici fragili come quello in esame.

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6. ROGGE GISSARA E VALENTINAdai luoghi di origine in comune di Galgagnano fino al sottopasso dello scolmatore Belgiardino in comune di Montanaso Lombardo

Vocazione ittica potenziale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione di pregio ittico: i due corsi d’acqua, a carattere sorgivo e di piccole dimensioni, ospitano comunità ittiche di grande valore naturalistico, ricche di endemismi quali il panzarolo e la lampreda padana, e che risultano nel complesso ben strutturate.

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Obiettivi specifici di tutela: conservazione, tutela e miglioramento dello stato di comunità ittiche di elevato pregio, prossime a quelle di riferimento per piccoli corsi d’acqua sorgiva; conservazione di endemismi di grande valore naturalistico. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Gestione ad esclusivo scopo agricolo delle acque Le principali vulnerabilità che caratterizzano i corsi d’acqua sono legate alle gestioni ad esclusivo scopo agricolo delle acque e dell’alveo, che possono determinare: periodica totale rimozione della vegetazione acquatica al fine di favorire il deflusso idrico; restituzione di acque con elevato carico organico e/o di solidi sospesi; asciutta parziale o totale di alcuni tratti e disalveo del fondo. Lo stato della vegetazione riparia è in molti casi sacrificato alle esigenze produttive e non consente lo svolgimento di un’adeguata funzione filtro nei confronti delle pressioni antropiche. Le azioni di salvaguardia dovrebbero vertere sulla realizzazione di accordi con gli agricoltori e gli enti regolatori delle acque in oggetto volti a mitigare gli effetti di alcune pratiche agricole e/o irrigue (ad esempio, sfalcio non su tutta la superficie bagnata, eliminazione degli episodi di asciutta e di disalveo, incentivazione di pratiche colturali che non comportino la restituzione nel corso d’acqua di acque torbide, creazione di siepi e corridoi ecologici lungo le sponde, riduzione dell’uso dei fertilizzanti nelle porzioni di terreno adiacenti i corsi d’acqua, eccetera). Inquinamento delle acque Il buono stato idroqualitativo dei sistemi in oggetto può essere in parte alterato a seguito degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue (ad esempio, ITAR del comune di Galgagnano nella roggia Valentina) o di piccoli complessi abitativi (ad esempio reflui della frazione Arcagna nella roggia Gissara). Da non sottovalutare è inoltre l’impatto indiretto derivante dall’inquinamento diffuso di origine agricola. Le azioni di salvaguardia dovrebbero comportare il miglioramento qualitativo e, dove possibile, la rimozione o la deviazione verso acque di minor pregio degli eventuali scarichi civili e zootecnici presenti. È inoltre necessaria, ove carente, la ricostituzione delle fasce di vegetazione riparia atte a svolgere adeguatamente la funzione filtro contro l’inquinamento diffuso. Contestualmente occorre promuovere interventi volti a ridurre le quantità di concime sui terreni, anche nel rispetto delle normative comunitarie in materia di inquinamento da nitrati e di aree sensibili nei confronti dell’eutrofizzazione.

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4.1.2 Acque di Pregio Ittico Potenziale Sono costituite da corpi idrici naturali o paranaturali e dagli eventuali sistemi funzionalmente connessi o da loro tratti omogenei; possono potenzialmente sostenere popolazioni di specie ittiche di interesse conservazionistico la cui tutela è obiettivo di carattere generale, ovvero comunità ittiche equilibrate e autoriproducentesi, ma risultano attualmente penalizzate dalla presenza di alterazioni ambientali mitigabili o rimovibili. In tali acque la pianificazione di settore prevede il consolidamento dei valori ecologici residui ed il ripristino di un’adeguata funzionalità degli habitat; gli interventi diretti sull’ittiofauna e la disciplina della pesca dovranno prioritariamente favorire la protezione delle specie sensibili eventualmente presenti e la strutturazione delle loro popolazioni, evitando tuttavia regolamentazioni che possano penalizzare attività a ridotta interferenza. 1. FIUME ADDA Dall’immissione dello scolmatore Belgiardino (comune di Montanaso Lombardo) fino alla confluenza con il fiume Po (comune di Castelnuovo Bocca d’Adda), ne tratti di competenza provinciale

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Vocazione ittica potenziale: salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili fino a

Bertonico, ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili da Castiglione d’Adda fino alla confluenza in Po.

Vocazione ittica attuale: ciprinidi reofili fino a Bertonico, ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili da Castiglione d’Adda fino alla confluenza in Po.

Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: Il fiume Adda presentava nel tratto in esame, fino all’inizio degli anni ‘80, una comunità ittica di grandissimo valore naturalistico, con il tratto superiore da Lodi fino a Bertonico caratterizzato da popolazioni di trota marmorata e di temolo strutturate e abbondanti che richiamavano pescatori anche dalle regioni limitrofe. In particolare, molto famosa era la zona cosiddetta “del Casellario”, dal nome della località omonima.

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Le caratteristiche dei substrati, simili a quelle della porzione a monte (con prevalenza di ciottoli e ghiaia e con alternanza di pozze, lame e raschi), inserite in un contesto maggiormente meandriforme e unite alla presenza di portate più cospicue, favorivano una maggiore stabilità dei popolamenti, traducendosi in una maggiore quantità di pesce di grande valore qualitativo. L’aumento delle pressioni antropiche sul sistema fluviale, tra cui in primo luogo la costruzione, a partire dal 1979, dello scolmatore Belgiardino con la funzione di veicolare le acque di raffreddamento della Centrale termoelettrica di Tavazzano-Montanaso, ha creato diverse problematiche alle specie stenoterme fredde. Oggi la trota marmorata è presente nel tratto con popolazioni residue fino a Bertonico, mentre il temolo è pressoché scomparso. L’innalzamento termico delle acque ha favorito lo sviluppo di specie esotiche potamali, che ha innescato processi di competizione e predazione nei confronti delle specie locali. La possibilità di ripristinare l’idoneità del tratto a sostenere comunità ittiche equilibrate è legata alla cessazione o almeno all’attenuazione delle criticità ambientali che vi sussistono, tra cui in primo luogo le immissioni di acqua calda ad opera dello scolmatore Belgiardino. Obiettivi specifici di tutela: ripristino dello stato di comunità ittiche di elevato pregio potenziale, che allo stato attuale risultano parzialmente compromesse, con riferimento particolare alle specie stenoterme fredde quali la trota marmorata e il temolo; ripristino della percorribilità longitudinale al fine di favorire la risalita di specie anadrome di interesse conservazionistico. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Riscaldamento delle acque L’immissione dello scolmatore Belgiardino, che veicola le acque calde provenienti dal raffreddamento della Centrale termoelettrica di Tavazzano-Montanaso, può determinare un’alterazione delle caratteristiche termiche del fiume Adda, creando notevoli difficoltà alle specie stenoterme fredde e favorendo lo sviluppo di specie esotiche dannose. La principale azione di salvaguardia è legata alla stipula di accordi con i gestori della centrale, finalizzati a ridurre l’impatto derivante dall’immissione delle acque di raffreddamento in Adda. Inquinamento delle acque Il tratto subisce un graduale peggioramento idroqualitativo secondo gradiente da monte verso valle: sono presenti sorgenti puntiformi di alterazione, di cui quella a maggiore impatto è sicuramente l’immissione della roggia Molina, che recapita in sponda destra orografica dell’Adda gli effluenti dell’impianto di trattamento dei reflui urbani della città di Lodi (oltre che di alcune industrie), e che costituisce il corso d’acqua con la peggiore qualità idrica tra quelli esaminati nell’intero territorio lodigiano. Lo stesso scolmatore Belgiardino, oltre a veicolare acque calde, determina l’immissione nell’Adda di un carico trofico non trascurabile. Alcune rogge a prevalente carattere sorgivo che si immettono in Adda tra i comuni di Lodi e Corte Palasio (cavo Roggione, roggia Squintana, roggia Ramello, roggione Nuovo), pur veicolando acque fresche, sono saltuariamente soggette ad episodi di inquinamento legati prevalentemente al trasporto di contaminanti di origine zootecnica sparsi sui terreni o recapitati direttamente in acqua, e secondariamente all’immissione di alcuni reflui di origine civile.

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Più a valle, di fronte al territorio comunale di Bertonico, si verifica in sponda sinistra l’immissione di uno dei maggiori affluenti dell’Adda, il fiume Serio, che presenta nel tratto terminale una situazione che, pur mostrando segni di inquinamento, ne denota anche una buona capacità autodepurativa. Più impattante risulta, poco a valle, l’immissione, sempre in sinistra orografica (nei pressi dell’imbarcadero di Gombito) del canale Serio Morto, le cui acque presentano maggiore torbidità ed uno scadimento qualitativo più elevato. Nei pressi di cascina Vinzaschina (comune di Castiglione d’Adda) si verifica in destra orografica l’immissione del colatore Muzza, che veicola, soprattutto nel periodo tardo-primaverile ed estivo, acque calde con un elevato carico di solidi sospesi e di nutrienti, che contribuiscono a peggiorare i valori di trasparenza del fiume. Proseguendo verso valle si verificano ulteriori immissioni di corsi laterali, legati al contesto agricolo e urbano della bassa lodigiana e cremonese, che possono determinare un ulteriore apporto di inquinanti con conseguente peggioramento delle caratteristiche chimico fisiche e biologiche del fiume. Le principali azioni volte al ripristino della condizione di pregio ittico sono legate al miglioramento della qualità chimica e fisica degli affluenti, sia mediante azioni di sistema legate alla riduzione dell’inquinamento di origine civile, agricola e zootecnica, sia attraverso programmi di miglioramento della qualità dei corsi d’acqua a maggiore impatto, tra cui in primo luogo la roggia Molina. Opere idrauliche trasversali Sono presenti all’interno del tratto omogeneo tre traverse fluviali, localizzate rispettivamente a valle del ponte vecchio di Lodi, a valle del ponte ferroviario di Maleo e poco a monte della confluenza con il Po in comune di Maccastorna. Tutte le traverse, in particolare quelle di Lodi e Maleo, determinano per “effetto rigurgito” la formazione a monte di un piccolo invaso con alterazione delle caratteristiche fluviali originarie. Non essendo possibile rimuovere le problematiche legate al rigurgito a monte delle traverse (a meno di una rimozione delle stesse), le attività di riqualificazione ambientale dovrebbero prevedere almeno la realizzazione di passaggi per pesci. Tali interventi sono prioritari a Lodi (per favorire la continuità delle comunità ittiche con il tratto di pregio ittico sito a monte) e a Maccastorna (per favorire la risalita e il successo riproduttivo di migratori anadromi quali lo storione cobice e la cheppia), mentre richiedono indagini ittiologiche più approfondite per il tratto di Maleo, al fine di limitare la diffusione di specie esotiche provenienti dai tratti a valle. Alterazione della funzione filtro della vegetazione riparia Pur in un quadro complessivamente sufficiente, sono presenti tratti fluviali con stato delle sponde in parte alterato a causa della carenza, solitamente imputabile all’adiacenza tra alveo e coltivazioni, di adeguate formazioni arboree e arbustive. Le azioni di riqualificazione ambientale dovranno mirare a migliorare la resilienza del sistema fluviale, intesa come capacità di rispondere ad eventuali impatti ripristinando una situazione il più possibile prossima a quella originale. In accordo con il Parco Adda Sud sarà pertanto opportuno prevedere interventi di ripristino ambientale (rimboschimenti, consolidamenti spondali mediante opere di ingegneria naturalistica, eccetera) che contribuiscano a migliorare la funzione filtro delle fasce riparie. Per le aree private in ambito fluviale è da promuovere la ricerca di accordi con i proprietari al fine di una gestione eco-compatibile.

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Diffusione di specie esotiche Una delle principali problematiche che colpiscono il fiume Adda nel tratto in esame è la diffusione delle specie esotiche. La situazione è particolarmente grave nella porzione terminale del corso, in cui le comunità ittiche sono in gran parte costituite da specie alloctone, e tende a peggiorare secondo gradiente da monte verso valle favorita da alcuni fattori ambientali, tra cui in primo luogo il riscaldamento delle acque. Al fine della salvaguardia delle componenti autoctone, è necessario intraprendere azioni volte alla rimozione delle criticità ambientali e contestualmente potrebbe risultare opportuna l’attuazione di forme di contenimento mediante catture selettive di specie alloctone invasive (ad esempio il siluro). Navigazione fluviale È relativamente recente l’avvio di attività di navigazione a scopo turistico ad opera di motonavi gestite dal Consorzio Navigare l’Adda che seguono la tratta Pizzighettone – Castiglione d’Adda. Al fine di consentire la presenza di un canale navigabile continuo all’interno dell’alveo, sono stati recentemente conclusi interventi di rimozione della ghiaia in un paio di tratti di cui uno a monte di Formigara e l’altro in località Cascina Vinzaschina di Castiglione d’Adda. Tali attività di escavazione potrebbero aver creato un disturbo localizzato con riduzione del successo riproduttivo di alcune specie autoctone. La non reiterazione di tali attività potrebbe tuttavia non aver compromesso irrimediabilmente lo stato delle comunità ittiche, in quanto a monte dell’area in esame sono presenti zone in grado di vicariare la funzione riproduttiva parzialmente compromessa. Se viceversa le escavazioni fossero estese in modo sistemico ai tratti superiori del fiume Adda fino a Lodi, l’impatto sulle comunità ittiche diventerebbe non puntiforme ma diffuso, con gravissimi danni alle cenosi acquatiche e più in generale all’ecosistema fluviale. L’eliminazione sistematica delle zone di raschio comporterebbe infatti un’alterazione della naturale diversità morfologica del fiume, con rischio di banalizzazione e tendenza alla canalizzazione. Sulla base di queste evidenze d’impatto, vi sono forti dubbi circa la compatibilità delle opere in progetto con la tutela degli ecosistemi fluviali. La principale forma di salvaguardia degli ecosistemi fluviali è quella di limitare la navigazione fluviale con motonavi o catamarani all’attuale tratto Pizzighettone – Castiglione d’Adda, introducendo un divieto di navigazione con propulsori complessivamente superiori ai 15 HP nel tratto superiore, a monte di Bertonico e nel tratto inferiore, a valle della briglia di Maleo. Viceversa la navigazione fluviale con piccole imbarcazioni a motore con potenza ridotta non sembrerebbe costituire una problematica per gli ecosistemi acquatici in esame (si veda Capitolo 5.4).

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2. CANALE VACCHELLI nel tratto di competenza provinciale (comune di Merlino)

Vocazione ittica potenziale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Vocazione ittica attuale: Salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: Il Vacchelli (o Marzano) è un canale ad uso irriguo che deriva acqua dal fiume Adda nel tratto di maggior pregio ittico. La comunità ittica risente dell’influenza diretta del corso principale del fiume ed è favorita dalla presenza di un fondo naturale (che consente lo svolgimento delle funzioni riproduttive) e di acque di buona qualità, risultando costituita in prevalenza da specie autoctone. Molte specie sono endemiche e/o incluse nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. A fronte di queste grandi potenzialità, il sistema è soggetto a periodiche turbative legate alla manutenzione a scopo irriguo, che ne determina in alcuni casi l’asciutta con gravi danni alle cenosi acquatiche presenti.

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Obiettivi specifici di tutela: conservazione, tutela e miglioramento dello stato di comunità ittiche attualmente diversificate e di elevato pregio naturalistico. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Manutenzione a scopo irriguo che non tiene adeguato conto delle esigenze della fauna ittica L’utilizzo a scopo irriguo del canale Vacchelli richiede un’efficienza idraulica molto elevata, il che comporta l’adozione di pratiche di rimozione della vegetazione acquatica e di rimodellamento della sezione trasversale che possono essere molto invasive per le comunità ittiche. Mentre in passato gli sfalci avvenivano mediante imbarcazione in condizioni di portata ordinaria del canale, negli ultimi anni si è passati ad una manutenzione primaverile (fine marzo-aprile) a canale pressoché asciutto mediante ricorso ad escavatori che rimuovono la vegetazione acquatica e contestualmente il fondo, causando di fatto un disalveo. La recente pratica determina la mortalità pressoché totale degli avannotti di trota marmorata recentemente schiusi e la distruzione delle eventuali deposizioni di temolo. Quest’ultima specie, a seguito della modifica delle pratiche di manutenzione, è passata dallo stato di “abbondante” a quello di “sporadica” nel giro di pochissimi anni. Risentono negativamente delle recenti pratiche anche alcune piccole specie bentoniche, quali lo scazzone e la lampreda padana. Le forme adulte, che tendono a muoversi verso valle in cerca di profondità maggiori, sono spesso vittima di pratiche di bracconaggio favorite dagli scarsi livelli idrici del canale. Al fine della salvaguardia delle pregiate comunità ittiche è necessario il raggiungimento di accordi con il Consorzio Irrigazioni Cremonesi, con l’obiettivo di ripristinare pratiche di manutenzione ordinaria meno impattanti. Bracconaggio Le attività di bracconaggio sono tradizionalmente radicate lungo le sponde del Vacchelli; si concentrano prevalentemente nei comuni del cremasco, non mancando di colpire anche la porzione lodigiana, soprattutto nei pressi delle paratoie di ingresso dell’acqua dall’Adda. In genere la pesca di frodo non è praticabile in condizioni ordinarie di portata, mentre è particolarmente invasiva durante le attività di manutenzione che comportano un regime di asciutta parziale. In tali situazioni i pesci presenti risultano facile preda dei bracconieri, con grave danno soprattutto a carico di soggetti di storione cobice e trota marmorata. La principale forma di salvaguardia è legata all’intensificazione delle attività di sorveglianza durante le asciutte parziali del canale e in tutte le occasioni in cui le portate in entrata risultino ridotte e tali da consentire un’efficace azione ai pescatori di frodo.

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3. CANALE MUZZA nel tratto superiore sito nei comuni di Comazzo e Merlino

Vocazione ittica potenziale: salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi reofili Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: Pur di origine artificiale, il canale Muzza presenta, nel tratto in esame, peculiari caratteristiche che lo rendono potenzialmente idoneo ad ospitare comunità ittiche diversificate e di elevato pregio naturalistico. La portata risulta relativamente costante durante l’anno, il substrato prevalentemente ciottoloso/ghiaioso favorisce lo sviluppo di un tappeto di idrofite che fungono da rifugio per molte specie ittiche, e la discreta pendenza determina forti velocità di corrente che risultano adatte a specie reofile di pregio.

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A ciò si aggiunge la modalità di gestione del canale operata dal Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana, che non comporta mai l’asciutta completa (salvo situazioni eccezionali) e consente pertanto una certa stabilità alle comunità ittiche. Obiettivi specifici di tutela: ripristino dello stato di comunità ittiche di elevato pregio potenziale, con riferimento particolare alle specie reofile e a quelle stenoterme fredde quali la trota marmorata e il temolo. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Riscaldamento delle acque Resta da verificare l’immissione di acque di raffreddamento operata dalla centrale termoelettrica di Cassano d’Adda. Le azioni di salvaguardia, che dovrebbero essere portate avanti congiuntamente all’Amministrazione Provinciale di Milano, sono legate alla promozione di metodiche di raffreddamento meno impattanti sul comparto idrico. Inquinamento delle acque Al confine tra le province di Milano e Lodi il corso d’acqua subisce l’immissione del torrente Molgora, che veicola acque fortemente inquinate provenienti dalla Brianza. Le principali azioni di salvaguardia devono essere orientate sulla promozione di accordi con l’Amministrazione provinciale di Milano al fine di ridurre l’impatto di tale affluente sul sistema della Muzza. Opere idrauliche trasversali Nel tratto in esame non sono presenti ostacoli invalicabili, anche se in due tratti siti in comune di Lavagna la risalita dell’ittiofauna può risultare difficoltosa a seguito della presenza di due vecchie traverse. A valle della porzione in oggetto, a partire dal territorio comunale di Paullo (provincia di Milano) sono recentemente sorte diverse centrali idroelettriche a basso salto che minano la percorribilità dell’asta principale a causa di passaggi per pesci non sempre efficienti. Si verifica inoltre, sempre a valle del tratto in oggetto, una sorta di bacinizzazione del corso d’acqua con pendenze che si scaricano esclusivamente in prossimità delle centraline e con lunghi tratti intermedi invasati. Al fine della riqualificazione ambientale del sistema, andrebbero dapprima resi efficienti gli attuali passaggi per pesci, almeno per favorire la naturale discesa verso valle di specie di pregio quali lo storione cobice, i cui esemplari finiscono spesso nelle piccole derivazioni della Muzza non potendo percorrere l’asta principale. Andrebbe inoltre evitato l’eventuale progredire verso monte del processo di bacinizzazione del canale a seguito della costruzione delle centraline a basso salto. Diffusione di specie esotiche La problematica relativa alla diffusione dei pesci esotici è attualmente meno rilevante nel tratto in oggetto, presumibilmente grazie al flusso turbolento delle acque ed al regime termico non troppo elevato. Al fine della salvaguardia delle componenti autoctone è tuttavia necessario eseguire periodiche attività di monitoraggio ed eventualmente intraprendere azioni di contenimento mediante catture selettive di specie alloctone invasive (es. siluro).

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4. CORSI VARI DI ORIGINE SORGIVA CORSI MINORI DEL SISTEMA DEL RAMO DELLA TILA roggia Mol na, roggia Peschiera, fontanile Addetta, roggia Moione, fontanile Molgorino, nei tratti di competenza provinciale in comune di Comazzo

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CAVO MAROCCO DI ROSSATE comune di Comazzo ROGGIA LEGAZZONE E AFFLUENTI per la porzione di competenza provinciale (comuni di Merlino e Zelo Buon Persico) ROGGIA ADDA VECCHIA Comuni di Zelo Buon Persico e Boffalora d’Adda ROGGIA MUZZETTA II comuni di Zelo Buon Persico e Galgagnano ROGGE VALENTINA E GISSARA A valle dello scolmatore Belgiardino (comune di Montanaso Lombardo e Lodi) ROGGIA GAETANA comune di Lodi ROGGIA GELATA comune di Lodi CAVO ROGGIONE comuni di Montanaso L. e Lodi ROGGIA VESCA comune di Montanaso L. CORSI A PREVALENTE CARATTERE SORGIVO DELL’OLTRE ADDA in sponda sinistra del fiume nei comuni di Boffalora d’Adda, Corte Palasio, Lodi Crespiatica e Abbadia Cerreto (particolare rilevanza per il collegamento diretto con l’Adda hanno la roggia Ramello, la roggia Squintana e il roggione Nuovo di Corte Palasio)

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Vocazione ittica potenziale: salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili nei corsi minori del sistema del Ramo della Tila, nella roggia Legazzone, nella roggia Adda Vecchia e nei corsi di particolare rilevanza del sistema dell’Oltre Adda; ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili nei restanti corsi.

Vocazione ittica attuale: salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili nei corsi minori del sistema del Ramo della Tila e nella roggia Legazzone; ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili nei restanti corsi.

Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: I corsi che rientrano nel raggruppamento hanno il comune denominatore legato all’origine diretta o indiretta da acque sorgive, che conferisce peculiari caratteristiche termiche che sembrerebbero favorire le specie autoctone di valore conservazionistico, limitando la diffusione degli esotici. I tratti adiacenti il fiume Adda sono contraddistinti dalla risalita reale o potenziale di specie fluviali quali la trota marmorata, mentre i tratti più interni possono ospitare piccole specie di grande importanza naturalistica, quali il panzarolo e la lampreda padana. Tutti i corsi d’acqua, con diverso grado di intensità, risentono delle problematiche legate all’uso agricolo che tendono a penalizzare la qualità ittica reale rispetto a quella potenziale. Obiettivi specifici di tutela: miglioramento dello stato di comunità ittiche potenzialmente di elevato pregio e rappresentative degli ambienti sorgivi planiziali; ripristino del ruolo di corridoio ecologico atto a favorire gli spostamenti di specie fluviali di elevato pregio naturalistico. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Gestione ad esclusivo scopo agricolo delle acque Le principali vulnerabilità sono legate alla gestione spesso ad esclusivo scopo agricolo delle acque e degli alvei, che può determinare: periodica totale rimozione della vegetazione acquatica al fine di favorire il deflusso idrico; asciutta totale di alcuni tratti o di interi corsi; periodica alterazione dei substrati a seguito dell’utilizzo di benne; restituzione di acque con elevato carico organico e/o di solidi sospesi; stato della vegetazione riparia in molti casi sacrificato alle esigenze produttive, che non consente lo svolgimento di un’adeguata funzione filtro nei confronti delle pressioni antropiche. Le azioni di salvaguardia dovrebbero vertere sulla realizzazione di accordi con gli agricoltori, le associazioni agricole e gli enti regolatori delle acque in oggetto con lo scopo di mitigare gli effetti di alcune pratiche agricole e/o irrigue (ad esempio sfalcio non su tutta la superficie bagnata, cessazione degli episodi di asciutta, riduzione o eliminazione dell’utilizzo di benne, incentivazione di pratiche colturali che non comportino la restituzione nel corso d’acqua di acque torbide, creazione di siepi e corridoi ecologici lungo le sponde, riduzione dell’uso dei fertilizzanti nelle porzioni di terreno adiacenti i corsi d’acqua, eccetera). Al fine di raggiungere un obiettivo comune sarebbe opportuno un maggiore interscambio di informazioni tra i vari ambiti della pianificazione territoriale su scala provinciale.

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Inquinamento delle acque Oltre all’inquinamento diffuso di origine agricola legato prevalentemente alla concimazione dei campi, sono localmente impattanti gli scarichi di acque reflue civili e produttive. Si registrano inoltre reiterati episodi di inquinamento acuto legati sia ad immissioni illecite di liquami e altre sostanze nocive sia a sversamenti accidentali legati alla cattiva gestione dei residui zootecnici. Le principali azioni di salvaguardia devono essere orientate verso una ricostituzione delle fasce di vegetazione riparia per ripristinare la funzione filtro contro l’inquinamento diffuso di origine agricola. Contestualmente occorre promuovere interventi volti a ridurre le quantità di concime sui terreni anche nel rispetto delle normative comunitarie in materia di inquinamento da nitrati. Gli effluenti degli scarichi civili e zootecnici dovrebbero essere migliorati qualitativamente e, dove possibile, rimossi o veicolati verso acque di minor pregio; occorre inoltre potenziare le azioni di prevenzione e repressione di episodi illeciti di inquinamento acuto. Opere idrauliche trasversali Possono talora essere presenti salti di pendenza non sempre valicabili (es. roggia Ramello nel punto di confluenza con l’Adda). La principale azione di salvaguardia consiste nel ripristino della percorribilità longitudinale mediante realizzazione di passaggi per pesci.

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5. FIUME SERIO nel tratto di competenza provinciale (comune di Bertonico)

Vocazione ittica potenziale: salmonidi, timallidi e ciprinidi reofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi reofili Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: Si tratta di un corso d’acqua naturale che, pur regimato dall’uomo, presenta un percorso ancora sufficientemente diversificato ed un substrato ghiaioso idoneo ad ospitare una comunità ittica potenzialmente di pregio, costituita in prevalenza da specie autoctone reofile.

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Obiettivi specifici di tutela: ripristino dello stato di comunità ittiche di elevato pregio potenziale, con riferimento particolare alle specie reofile e a quelle stenoterme fredde quali la trota marmorata e il temolo. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Le principali fonti di vulnerabilità (inquinamento delle acque, presenza di opere idrauliche, alterazione della funzione filtro della vegetazione riparia, diffusione delle specie esotiche) sono analoghe a quanto osservato per il tratto di Adda che funge da corpo idrico recettore. Data l’esigua porzione sita in territorio lodigiano, la principale azione da svolgersi è quella di sostenere eventuali politiche di ripristino e riqualificazione ambientale messe in atto dall’Amministrazione provinciale di Cremona, nel cui territorio ricade gran parte della porzione planiziale del Serio.

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6. CANALI DI DRENAGGIO DELLA PIANA DI SAN MARCO entro la Riserva Naturale “Monticchie” (comune di Somaglia)

Vocazione ittica potenziale: ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: si tratta brevi aste di sorgive di terrazzo che ospitano piccole specie di grande valore naturalistico quali il cobite mascherato e il panzarolo. Obiettivi specifici di tutela: conservazione di endemismi di grande valore naturalistico.

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Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Diffusione di specie esotiche La diffusione degli esotici costituisce la principale problematica a carico delle specie di interesse conservazionistico. In particolare preoccupano le presenze del gambero rosso delle paludi della Louisiana e del misgurno. La prima azione di salvaguardia è legata al mantenimento di un buono stato dei livelli idrici e della qualità delle acque; occorrerebbe inoltre eseguire periodici monitoraggi atti al controllo sia della presenza di specie di interesse conservazionistico sia della proliferazione delle specie alloctone. Nel caso in cui si registrasse un declino delle componenti faunistiche più interessanti, sarebbe opportuno intraprendere azioni dirette volte anche al contenimento degli esotici più invasivi, di concerto con l’Ente gestore della Riserva naturale (comune di Somaglia). Isolamento dei corsi d’acqua I canali di drenaggio della piana di San Marco rimangono nella porzione boscata di una Riserva Naturale posta all’interno di una matrice agricola intensiva, in cui le acque presenti sono prevalentemente di colatura e non consentono un adeguato collegamento con altre realtà di pregio faunistico e ambientale. Le azioni di salvaguardia dovrebbero essere rivolte all’ampliamento della porzione boschiva ed al miglioramento della qualità dei sistemi di colatura presenti, in accordo con il Comune di Somaglia e il PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) del Brembiolo, che collega il colatore Brembiolo con l’area boscata di Monticchie.

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7. ACQUE LENTICHE (LANCHE, MORTE, BUDRII, STAGNI, eccetera) di origine prevalentemente naturale e/o che possano assumere carattere di eleva a naturalità, compresi gli eventuali immissari ed emissari.

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A titolo esemplificativo: LANCA DI COMAZZO comuni di Comazzo e Merlino LANCA DELLA CASCINETTA comune di Zelo Buon Persico ADDA VECCHIA E COLO MORTONE comune di Zelo Buon Persico MORTA DELL’ACQUAFREDDA comuni di Galgagnano e Boffalora d’Adda STAGNI DI CASCINA BELLARIA comune di Galgagnano LANCA DELLE DUE ACQUE O DI RONCHETTI comune di Montanaso Lombardo MORTIZZE DEL BELGIARDINO comuni di Montanaso Lombardo e Lodi MORTA DI ABBADIA CERRETO comune di Abbadia Cerreto LANCA DI SOLTARICO E MORTA DEL PRINCIPE comuni di San Martino in Strada, Cavenago d’Adda e Corte Palasio MORTA DI CAVENAGO comune di Cavenago d’Adda MORTA DELIZIE OVEST E MORTA ZERBAGLIA SUD comuni di Cavenago d’Adda e Turano Lodigiano MORTE DI BERTONICO EST E OVEST comune di Bertonico ADDA MORTA DI CASTIGLIONE - CANALE MORTO DELL’ADDA - LANCA DELLA ROTTA comuni di Castiglione d’Adda e Camairago ADDA MORTA DEL BOSCONE comuni di Camairago e Maleo LANCA DELLA PAGNANA comune di Castiraga Vidardo BUDRII DELLA GOLENA DI PO comuni di Senna Lodigiana, San Rocco al Porto, Caselle Landi, Castelnuovo Bocca d’Adda MUZZA MORTA DI CASSINO D’ALBERI comune di Mulazzano

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Vocazione ittica potenziale: ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: si tratta di corpi idrici di origine naturale o che abbiano assunto o che possano assumere carattere di naturalità, che rientrano nella dizione generica di “zone umide”, ossia di ambienti ad elevata biodiversità. Le condizioni ambientali naturalmente estreme, con forti escursioni termiche stagionali ed elevate fluttuazioni dei livelli di ossigeno disciolto, oltre all’assenza di moti di corrente significativi, consentono in genere la presenza esclusiva o prevalente di specie limnofile. Lo sviluppo in un contesto territoriale fortemente permeato dalle attività antropiche rende gli ambienti in oggetto fortemente vulnerabili nei confronti delle alterazioni ambientali, anche in virtù dello scarso ricambio idrico che li caratterizza. Le comunità ittiche risultano ad oggi nella maggior parte dei casi degradate, soprattutto a seguito della diffusione di specie alloctone. Rimangono tuttavia possibilità di recupero almeno parziale del pregio potenziale, mediante ripristino di popolazioni di specie autoctone di elevato valore faunistico quali il luccio e la tinca. Obiettivi specifici di tutela: conservazione e ripristino di specie e popolazioni autoctone tipiche degli ambienti lentici (ad esempio, popolazioni di luccio ascrivibili ai ceppi autoctoni originari).

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Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Inquinamento delle acque La collocazione di lanche e morte ai margini o all’interno di coltivazioni intensive determina un afflusso, diretto o indiretto, di nutrienti all’interno degli specchi d’acqua che può comprometterne la qualità, determinando in molti casi lo sviluppo di fioriture algali con danno alla componente idrofitica sommersa e più in generale allo stato chimico e biologico dei sistemi indagati. Le principali azioni di salvaguardia devono essere orientate verso un attento monitoraggio delle caratteristiche chimiche e fisiche degli ambienti lentici, con contestuale individuazione di quelli ancora oggi alimentati dalle acque di falda rispetto a quelli la cui porzione superficiale ne è in tutto o in parte separata, e che pertanto risultano più vulnerabili e maggiormente soggetti alle alterazioni chimico-fisiche, alle fioriture algali ed al surriscaldamento estivo. Si ritiene inoltre essenziale la conservazione e il miglioramento delle fasce di vegetazione autoctona riparia, al fine di potenziarne la funzione filtro contro l’inquinamento diffuso di origine prevalentemente agricola. Contestualmente occorre incentivare nelle adiacenze degli specchi d’acqua il ricorso a coltivazioni a minore impatto e promuovere interventi volti a ridurre le quantità di concime sui terreni anche nel rispetto delle normative comunitarie in materia di inquinamento da nitrati e di aree sensibili nei confronti dell’eutrofizzazione. Processi di interramento Le lanche sono ambienti dinamici che tendono gradualmente all’interramento: tale processo, di origine naturale, costituisce attualmente un problema per la conservazione della biodiversità, in quanto ad oggi le opere di regimazione fluviale impediscono il processo di rinnovamento, mentre in passato i fiumi, liberi di muoversi, producevano continuamente nuove aree umide che rimpiazzavano quelle in corso di interramento. Le principali azioni devono essere orientate verso la salvaguardia degli ambienti lentici esistenti sulla base di un attento programma monitoraggio dei processi di interramento, in modo da costituire la base scientifica per eventuali interventi di rimozione dei sedimenti, da attuarsi in accordo e collaborazione con gli altri Enti preposti alla gestione delle aree umide, tra i quali, in primo luogo, il Parco Adda Sud. Diffusione di specie esotiche La diffusione di specie esotiche costituisce un problema di grande rilevanza all’interno degli ambienti lentici, che sta determinando la rapida contrazione anche delle popolazioni di specie un tempo considerate comuni, quali ad esempio il triotto. Le azioni di salvaguardia devono essere impostate sul costante monitoraggio della diffusione degli esotici, sull’incentivazione del prelievo alieutico delle unità alloctone e sull’impostazione di programmi di miglioramento ambientale atti sia alla riduzione del carico trofico che al potenziamento delle aree riproduttive delle specie autoctone. In particolare, andrebbero favoriti (nei siti in cui tale componente è in declino) o conservati i raggruppamenti ad idrofite sommerse in quanto fondamentali per assicurare il successo riproduttivo delle specie ittiche di maggior pregio faunistico. Accanto agli interventi di riqualificazione degli habitat andrebbero avviati progetti di ripopolamento mirati al rafforzamento o alla reintroduzione delle popolazioni autoctone originarie. Tra le specie target, prioritario dovrebbe essere il ruolo del luccio, che costituisce il predatore tipico delle zone umide lodigiane.

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8. FIUME PO nei tratti d competenza provinciale, dal comune di Orio Litta a monte e di Castelnuovo Bocca d’Adda a val e, compresi i tratti terminali di competenza provinciale del fiume Trebbia e del torrente Nure

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Vocazione ittica potenziale: ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: Si tratta del principale corso d’acqua italiano, la cui porzione mediana scorre anche in territorio lodigiano. Storicamente caratterizzato da un’elevata biodiversità, il Po ha subito negli ultimi decenni un drastico declino dei popolamenti ittici, soprattutto in seguito alla diffusione di numerose specie esotiche, principalmente di origine est europea, che hanno di fatto quasi soppiantato le comunità ittiche locali. Attualmente la situazione delle ittiocenosi del Po è gravemente compromessa, ma tuttavia è possibile considerare il corso come di pregio ittico potenziale, in virtù della residua presenza di grandi migratori anadromi quali gli storioni autoctoni e la cheppia, le cui popolazioni meritano di essere tutelate. Obiettivi specifici di tutela: conservazione e miglioramento dello stato dei grandi migratori anadromi (storioni autoctoni e cheppia); miglioramento dello stato delle residue specie ittiche autoctone.

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Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Opere idrauliche trasversali L’analisi dello stato del fiume Po non può essere limitata alla porzione lodigiana, ma deve essere condotta con un approccio sistemico. La principale fonte di alterazione delle comunità ittiche del Po è legata alla presenza della centrale idroelettrica di Isola Serafini, sita in territorio piacentino, che di fatto costituisce uno sbarramento fluviale invalicabile per l’ittiofauna e che ha modificato fortemente il naturale assetto morfologico del fiume: in condizioni ordinarie il flusso delle acque è dirottato nel ramo destro e lascia in condizioni di ristagno le acque del ramo sinistro, che sono in parte di competenza lodigiana. La presenza dello sbarramento determina inoltre, per “effetto rigurgito”, la formazione di un invaso a monte dell’opera, con conseguente alterazione dei processi di sedimentazione e delle caratteristiche chimiche e fisiche del corso d’acqua. Il rallentamento dei flussi a monte della centrale può inoltre determinare durante il periodo estivo un eccessivo incremento della temperatura dell’acqua. La principale azione di salvaguardia è legata alla realizzazione di un efficiente passaggio per pesci che consenta alla fauna migrante di risalire e discendere agevolmente il tratto nei pressi dello sbarramento fluviale. L’Amministrazione provinciale di Piacenza sta portando avanti un progetto in tal senso, e compito della Provincia di Lodi potrebbe essere, nelle acque di competenza, quello di verificare che, una volta realizzato il passaggio, si verifichino realmente una risalita e una successiva discesa delle specie anadrome target oltre che collaborare negli interventi di riqualificazione ambientale a scopo conservazionistico con le Province confinanti e/o con l’Autorità di Bacino del fiume Po. Inquinamento delle acque Il Po tendere a raccogliere, lungo il suo percorso, le pressioni e gli impatti di milioni di persone, di vaste aree di territorio agricolo oltre che di moltissime attività industriali e zootecniche. Lo stato qualitativo del sistema è pertanto in parte compromesso, nonostante si registrino rispetto al passato alcuni segnali di ripresa. La principale azione di salvaguardia è legata alla partecipazione attiva alle politiche di risanamento impostati su scala di bacino idrografico e volti a riqualificare l’intero corso del Po e dei suoi affluenti. Diffusione di specie esotiche La diffusione di specie esotiche nel Po rappresenta un vero e proprio flagello per certi versi irreversibile, che ha seriamente minato la struttura delle comunità ittiche originarie. Tra queste, un ruolo fortemente negativo è stato assunto da alcuni predatori quali il siluro, l’aspio e il lucioperca e da pesci gregari come il barbo d’oltralpe, in grado di formare popolamenti molto numerosi. Le azioni di salvaguardia devono essere orientate al costante monitoraggio della diffusione delle specie esotiche presenti ed eventualmente al loro contenimento, anche se è poco realistico ipotizzare ad oggi una qualsiasi forma di eradicazione. Alterazione della funzione filtro della vegetazione riparia Lo stato delle sponde e della vegetazione perifluviale è contraddistinto da un generale degrado, con numerosi tratti artificializzati spesso colonizzati da specie vegetali esotiche, tra cui il primo luogo il falso indaco Amorpha fruticosa.

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Le azioni di riqualificazione ambientale dovrebbero essere programmate su scala di bacino e dovrebbero essere orientate primariamente all’identificazione delle aree demaniali presenti in ambito fluviale o ad esso limitrofe: in tali aree sarà opportuno prevedere successivamente interventi di ripristino ambientale (rimboschimenti, consolidamenti spondali mediante opere di ingegneria naturalistica, eccetera) che contribuiscano a migliorare la funzione filtro delle fasce riparie. Per le aree di proprietà privata in ambito fluviale verrà promossa da promuovere la ricerca di accordi con i proprietari al fine di una gestione agricola eco-compatibile.

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9. FIUMI LAMBRO SETTENTRIONALE E LAMBRO MERIDIONALE nei tratti di competenza provinciale

Vocazione ittica potenziale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: Il Lambro, considerato uno dei fiumi più alterati del territorio italiano, ha subito nell’ultimo secolo fortissime pressioni antropiche che ne hanno alterato la qualità delle acque, oltre che alcuni aspetti della naturale morfologia fluviale. La situazione attuale evidenzia un leggero miglioramento dei valori qualitativi e consente la vita a diverse specie ittiche, in parte di origine alloctona; le potenzialità di recupero del sistema prospettano tuttavia una possibilità di miglioramento ulteriore rispetto alla situazione attuale, grazie alla presenza di differenti condizioni di flusso e alla diversificazione dei substrati, costituiti in prevalenza da ghiaia e sabbia nella porzione a monte e da ghiaia e ciottoli nel tratto terminale. Tali caratteristiche rendono il Lambro potenzialmente adatto ad ospitare specie ittiche reofile di pregio. L’inserimento dei due corsi naturali (Lambro settentrionale e Lambro meridionale) tra quelli di pregio ittico potenziale va di pari passo con la necessità di un recupero “affettivo” del rapporto tra le popolazioni locali e il fiume, che dovrebbe spingere con forza verso un ripristino qualitativo e ambientale di tale risorsa. Obiettivi specifici di tutela: miglioramento dello stato delle popolazioni delle residue specie ittiche autoctone; conservazione e miglioramento dello stato dei grandi migratori anadromi (storioni autoctoni e cheppia) eventualmente risalenti dal Po.

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Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Inquinamento delle acque Lo stato idroqualitativo del Lambro denota un importante degrado, anche se appaiono alcuni evidenti segnali di ripresa che riguardano soprattutto la porzione terminale, la cui qualità biologica (metodo IBE) è sempre più spesso collocabile in classe III, rispetto alla IV o V di alcuni anni fa. La principale azione di salvaguardia è legata al costante monitoraggio della qualità chimica, biologica ed ecologica del sistema ed alla partecipazione attiva alle politiche e ai progetti di risanamento impostati su scala regionale e volti a riqualificare l’intero corso del Lambro. Diffusione di specie esotiche La diffusione dei taxa esotici, analogamente a quanto accade sul Po, rappresenta una problematica di grande rilevanza che rischia di compromettere le popolazioni delle residue specie autoctone. La zona maggiormente compromessa sembrerebbe quella più meridionale, a valle della traversa di Lambrinia-Orio Litta. Le azioni di salvaguardia devono essere orientate al costante monitoraggio della diffusione delle specie esotiche presenti ed eventualmente al loro contenimento, anche se è poco realistico ipotizzare, ad oggi, una qualsiasi forma di eradicazione. Opere idrauliche trasversali La principale opera idraulica trasversale che coinvolge il Lambro lodigiano è sita tra i comuni di Orio Litta (LO) e Chignolo Po - località Lambrinia (PV). Tale opera rende difficoltosa o invalicabile la risalita dei pesci, salvo condizioni di elevato deflusso, durante le quali la struttura è superabile. È inoltre presente, sul Lambro meridionale, una seconda discontinuità nei pressi di una centrale idroelettrica sita in comune di Sant’Angelo Lodigiano. La realizzazione di passaggi per pesci è ipotizzabile solo in seguito al ripristino di uno stato qualitativo delle acque accettabile, ed è quindi da considerarsi un obiettivo secondario, ferma restando la sua importanza all’interno della pianificazione provinciale. Alterazione della funzione filtro della vegetazione riparia Lo stato delle sponde e della vegetazione perifluviale è contraddistinto da un generale degrado, con numerosi tratti artificializzati spesso colonizzati da specie arboree e arbustive esotiche. Le azioni di riqualificazione ambientale dovrebbero essere orientate primariamente all’identificazione delle aree demaniali presenti in ambito fluviale o ad esso limitrofe; in tali aree sarà opportuno prevedere successivamente interventi di ripristino ambientale (rimboschimenti, consolidamenti spondali mediante opere di ingegneria naturalistica, eccetera) che contribuiscano a migliorare la funzione filtro delle fasce riparie. Per le aree di proprietà privata in ambito fluviale, è da promuovere la ricerca di accordi con i proprietari al fine di una gestione agricola eco-compatibile.

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10. ROGGIA CAVETTO - GUALDANEcomune di Lodivecchio

Vocazione ittica potenziale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione di pregio ittico potenziale: Il corso d’acqua costituisce l’unico sito in grado di ospitare una popolazione strutturata di vairone all’interno del bacino del Lambro lodigiano.

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Obiettivi specifici di tutela: conservazione e miglioramento dello stato della popolazione di vairone presente. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Inquinamento delle acque Lo stato qualitativo del corso d’acqua è relativamente alterato a causa del suo ruolo di colatura, che pertanto può comportare la ricezione di inquinanti di varia natura provenienti dal territorio circostante. Le principali azioni di salvaguardia devono essere orientate verso una ricostruzione delle fasce di vegetazione riparia per ripristinare la funzione filtro contro l’inquinamento diffuso di origine agricola. Contestualmente occorre promuovere interventi volti a ridurre le quantità di nutrienti sparsi sui terreni anche nel rispetto delle normative comunitarie. Occorre inoltre svolgere un’efficace azione preventiva contro gli sversamenti illeciti di sostanze nocive all’interno del corso d’acqua. Diffusione di specie esotiche La diffusione dei taxa esotici rappresenta una problematica che rischia di compromettere le popolazioni delle residue specie autoctone. Le azioni di salvaguardia devono essere orientate al costante monitoraggio delle specie alloctone presenti ed eventualmente al loro contenimento. Alterazione della funzione filtro della vegetazione riparia Lo stato delle sponde e della vegetazione riparia è contraddistinto da un generale degrado. Le azioni di riqualificazione ambientale dovrebbero puntare su attività di ripristino della vegetazione autoctona riparia e al rimboschimento delle aree limitrofe, al fine di migliorarne la funzione filtro. Rischio di asciutta Come accade per molte colature, il corso d’acqua potrebbe essere soggetto ad asciutta a scopo di manutenzione. La principale azione di salvaguardia è quella di evitare fenomeni di asciutta completa, mediante opportuni accordi con i regolatori del corso d’acqua.

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4.1.3 Acque di Interesse Piscatorio Sono costituite preferibilmente da corpi idrici naturali o paranaturali, anche artificializzati, e dagli eventuali sistemi funzionalmente connessi o da loro tratti omogenei; la tutela e l’incremento del loro popolamento ittico attuale o potenziale sono prevalentemente finalizzati al soddisfacimento di interessi settoriali legati all’esercizio della pesca dilettantistica e professionale ed alla valorizzazione del relativo indotto. Su tali acque, da individuarsi anche sulla base delle richieste delle categorie interessate, la pianificazione ittica prevede forme di tutela strettamente funzionali al perseguimento degli specifici obiettivi: gli interventi diretti sull’ittiofauna e la disciplina della pesca dovranno prioritariamente tendere al miglior soddisfacimento delle esigenze espresse dal mondo piscatorio ed alla valorizzazione delle eventuali vocazioni turistiche e fruitive dei territori interessati. 1. CANALE MUZZA da Mulazzano fino alla località Tripoli di Massalengo

Vocazione ittica potenziale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione come acqua di interesse piscatorio: l’artificialità del corso d’acqua, la presenza di una serie di pressioni legate all’uso antropico della risorsa idrica, l’alterazione del regime termico e la diffusione delle specie esotiche non consentono di definire il tratto indicato come acqua di “pregio ittico” o di “pregio ittico potenziale”.

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Permane tuttavia nei confronti del canale un grande interesse piscatorio non solo da parte dei pescatori lodigiani ma anche di fruitori provenienti da varie parti della Lombardia e/o da altre regioni. Per tale motivo il canale Muzza è da considerarsi tra i corsi più importanti per l’esercizio della pesca nelle acque lodigiane. Obiettivi specifici di tutela: mantenimento di condizioni di idoneità ad un soddisfacente esercizio della pesca dilettantistica. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Riscaldamento delle acque L’immissione, a valle della Centrale termoelettrica di Tavazzano-Montanaso, delle acque di raffreddamento delle turbine ha determinato incrementi consistenti, anche dell’ordine di 5°C e oltre, del regime termico delle acque del canale. Tale situazione altera le caratteristiche fisiche ed ecologiche del sistema, favorendo le specie più tolleranti a danno di quelle maggiormente sensibili nei confronti di tale tipologia di impatto. La presenza di acque calde nel periodo primaverile ed estivo può inoltre favorire l’insorgere di epidemie nelle comunità ittiche. La principale azione di salvaguardia è legata ad accordi con il soggetto che gestisce la centrale termoelettrica al fine di mitigare gli effetti negativi dovuti all’innalzamento termico delle acque. Inquinamento delle acque La funzione prevalentemente irrigua del canale non sembrerebbe determinare gravi impatti dovuti all’inquinamento diffuso di origine agricola. Viceversa sono localizzabili fonti puntuali di alterazione, sia a monte del tratto in oggetto (torrente Molgora, reflui del depuratore di Paullo, eccetera) sia al suo interno. Tali immissioni, pur compromettendo parzialmente lo stato qualitativo, non sembrerebbero interferire in modo particolare con gli obiettivi di gestione del corso d’acqua. Le principali azioni di salvaguardia devono essere orientate verso la riduzione degli apporti inquinanti eventualmente presenti. Opere idrauliche trasversali Nel tratto in esame sono presenti diverse centraline idroelettriche a basso salto che minano la percorribilità dell’asta principale a causa di passaggi per pesci non sempre efficienti. Si verifica inoltre una sorta di bacinizzazione del corso d’acqua, con pendenze che si scaricano esclusivamente in prossimità delle centraline e con lunghi tratti intermedi invasati. Tali alterazioni idromorfologiche sembrerebbero favorire le specie limnofile, in particolare esotiche, a discapito di quelle reofile. Tra gli obiettivi volti a migliorare ai fini piscatori lo stato degli stock ittici, andrebbero dapprima resi efficienti gli attuali passaggi per pesci, così da ripristinare la percorribilità longitudinale sia in risalita che in discesa da parte della fauna ittica migrante. Diffusione di specie esotiche Una delle principali problematiche che colpisce il tratto in oggetto è la diffusione delle specie esotiche. La situazione tende a peggiorare secondo gradiente da monte verso valle, favorita da alcuni fattori ambientali, tra cui in primo luogo si colloca il riscaldamento delle acque.

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Al fine di salvaguardare le componenti autoctone, è necessario intraprendere azioni volte alla rimozione delle criticità ambientali e contestualmente potrebbe risultare opportuna l’attuazione di forme di contenimento mediante catture selettive di specie alloctone invasive (es. siluro). Difficoltà di accesso ai punti di pesca La presenza, in alcuni tratti del canale, di una serie di divieti di accesso ai mezzi motorizzati impedisce di fatto una completa fruizione del corso d’acqua da parte dei pescatori. Tale situazione è determinata da motivazioni legittime (quali esigenze di sicurezza, di manutenzione delle sponde e delle strade carrarecce, eccetera), ma tuttavia risulta ad oggi eccessivamente penalizzante, tenuto conto dell’uso plurimo cui è destinato il canale. La problematica può essere risolta almeno in parte mediante specifici accordi tra le Associazioni piscatorie (nel caso specifico, l’Associazione Pescatori Sportivi e Subacquei Lodigiani) ed il Consorzio di bonifica Muzza Bassa Lodigiana, con l’eventuale collaborazione dell’Amministrazione provinciale. Tali accordi potrebbero costituire la naturale prosecuzione del progetto di valorizzazione della rete di canali condotto nel periodo 2004/2008 dal Consorzio, che ha previsto la realizzazione di parcheggi, aree di sosta attrezzate, piantumazioni, postazioni di pesca oltre ad un passaggio per pesci (attualmente in costruzione) nel punto di collegamento tra canale e colatore.

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2. SCOLMATORE BELGIARDINO per l’intero corso, dalla Centrale termoelettrica di Tavazzano-Montanaso fino all’immissione in Adda (comune di Montanaso Lombardo)

Vocazione ittica potenziale: ciprinidi reofili e ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione come acqua di interesse piscatorio: l’artificialità del corso d’acqua, la presenza di una serie di pressioni legate all’uso antropico della risorsa idrica, l’alterazione del regime termico e la diffusione delle specie esotiche non consentono di definire il tratto indicato come acqua di pregio ittico. Permane tuttavia nei confronti del canale un importante interesse piscatorio. Obiettivi specifici di tutela: mantenimento di condizioni di idoneità ad un soddisfacente esercizio della pesca dilettantistica. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Riscaldamento delle acque Il veicolare delle acque di raffreddamento delle turbine a valle della Centrale termoelettrica di Tavazzano-Montanaso ha determinato incrementi consistenti, anche dell’ordine di 5 °C e oltre, del regime termico delle acque del canale rispetto al tratto superiore della Muzza. Tale situazione altera le caratteristiche fisiche ed ecologiche del sistema, favorendo le specie più tolleranti a danno di quelle maggiormente sensibili nei confronti di tale tipologia di impatto. La presenza di acque calde nel periodo primaverile ed estivo può inoltre favorire l’insorgere di epidemie nelle comunità ittiche.

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La principale azione di salvaguardia è legata ad accordi con il soggetto che gestisce la centrale termoelettrica al fine di mitigare gli effetti negativi dovuti all’innalzamento termico delle acque. Inquinamento delle acque Lo scolmatore Belgiardino, nel suo breve percorso, riceve gli apporti - oltre che sorgivi - di alcune colature che, durante il periodo irriguo, possono veicolare le acque torbide di scolo dei campi, con danno per il canale e per il fiume Adda stesso, che riveste il ruolo di corpo idrico recettore. Le principali azioni di salvaguardia devono essere orientate verso la riduzione degli apporti inquinanti di origine prevalentemente agricola e/o zootecnica. Opere idrauliche trasversali Nel tratto in esame sono presenti due centrali idroelettriche a basso salto, delle quali una è sita a livello del terrazzo morfologico, ed una è in fase di costruzione in prossimità dell’immissione in Adda. La centrale attualmente funzionante determina la formazione di una sorta di invaso nel tratto superiore del corso d’acqua. La regolazione artificiale delle portate determina inoltre una permanente instabilità dei livelli, con conseguente alterazione delle comunità acquatiche riparie e con saltuari casi di messa in asciutta di fauna ittica a seguito di fluttuazioni idriche troppo rapide. Tali alterazioni idromorfologiche sembrerebbero favorire le specie limnofile, in particolare esotiche, a discapito di quelle reofile. Lo stato quali-quantitativo delle comunità ittiche può essere migliorato mediante forme di regolazione delle portate che tengano maggiormente conto anche degli aspetti biologici ed ecologici del sistema: in particolare è da auspicarsi una più graduale variazione dei livelli idrici. Non si ritiene viceversa prioritaria per il canale in esame la costruzione di passaggi per pesci, data la scarsa lunghezza e l’elevata artificialità del sistema. Diffusione di specie esotiche Una delle principali problematiche che colpisce lo scolmatore è la diffusione delle specie esotiche: la situazione è particolarmente grave, favorita in primo luogo dal riscaldamento delle acque e dalle repentine variazioni dei livelli idrici. Al fine della salvaguardia delle componenti autoctone, è necessario intraprendere azioni volte alla rimozione delle criticità ambientali. Contestualmente potrebbe risultare opportuna l’attuazione di forme di contenimento mediante catture selettive di specie alloctone invasive (es. siluro).

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3. COLATORE MUZZA dall’origine in località Tripoli di Massalengo fino all’immissione in Adda in località cascina Vinzaschina (comune di Castiglione d’Adda)

Vocazione ittica potenziale: ciprinidi limnofili Vocazione ittica attuale: ciprinidi limnofili Motivazioni della definizione come acqua di interesse piscatorio: la presenza di una serie di pressioni legate all’uso antropico della risorsa idrica, l’alterazione del regime termico e la diffusione delle specie esotiche non consentono di definire il tratto indicato come acqua di pregio ittico. Permane tuttavia nei confronti del colatore un importante interesse piscatorio, favorito dall’aspetto naturaliforme dello stesso, con sponde spesso rivestite con discrete fasce di vegetazione arborea e arbustiva. Obiettivi specifici di tutela: mantenimento di condizioni di idoneità ad un soddisfacente esercizio della pesca dilettantistica. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Riscaldamento delle acque L’immissione, a valle della Centrale termoelettrica di Tavazzano-Montanaso, delle acque di raffreddamento delle turbine determina incrementi consistenti del regime termico delle acque del canale, dando anche ripercussioni indirette sul colatore. Tale situazione altera le caratteristiche fisiche ed ecologiche del sistema, favorendo le specie più tolleranti a danno di quelle maggiormente sensibili nei confronti di tale tipologia di impatto. La presenza di acque calde nel periodo primaverile ed estivo può inoltre favorire lo sviluppo di epidemie nelle comunità ittiche. La principale azione di salvaguardia è legata ad accordi con la centrale termoelettrica al fine di ridurre l’impatto derivante dall’immissione delle acque di raffreddamento.

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Inquinamento delle acque La funzione prevalentemente colatizia del canale fa sì che gli impatti legati alla ricezione diretta o indiretta delle acque di scolo dei campi, ricche di materiale di natura sia inorganica che organica (con il conseguente notevole aumento della torbidità), siano consistenti e causino quindi un peggioramento delle caratteristiche qualitative del corso d’acqua. Tale situazione sembrerebbe favorire le specie limnofile, peraltro già naturalmente prevalenti, su quelle reofile di maggior pregio faunistico. Le principali azioni di salvaguardia devono inserirsi all’interno di programmi organici multisettoriali inerenti la promozione di interventi volti a favorire il ricorso a colture che necessitino di meno acqua e/o che la restituiscano in miglior stato qualitativo, oltre che a ridurre le quantità di nutrienti sparsi sui terreni e di conseguenza l’inquinamento diffuso di origine agricola. Opere idrauliche trasversali Nel tratto in esame è presente in località Colombina (comune di Bertonico) una centralina idroelettrica a basso salto; è inoltre in fase istruttoria un secondo impianto in località Biraghina. La centrale in attività è sprovvista di passaggio per pesci e pertanto non consente la percorribilità dell’asta principale; lo sbarramento determina inoltre, per “effetto rigurgito”, un invaso a monte che altera i naturali processi di sedimentazione e rende meno stabili gli habitat di sponda. Tra le azioni volte a migliorare lo stato delle comunità ittiche ai fini piscatori, si rammenta la necessità di ripristinare la percorribilità del colatore. A tal proposito, il Consorzio di bonifica Muzza Bassa Lodigiana sta realizzando un passaggio per pesci presso l’origine del colatore Muzza in località Tripoli di Massalengo; una seconda struttura per la risalita dei pesci dovrebbe essere realizzata contestualmente alla nuova centralina in località Biraghina. Diffusione di specie esotiche Una delle principali problematiche che colpisce il tratto in oggetto è la diffusione delle specie esotiche, che sta compromettendo seriamente lo stato di salute delle comunità autoctone; un ruolo particolarmente invasivo sembrerebbe essere svolto dal siluro. Al fine della salvaguardia delle componenti autoctone, è necessario intraprendere azioni volte alla rimozione delle criticità ambientali e all’attuazione di forme di contenimento mediante catture selettive di specie alloctone invasive, con particolare riferimento a quelle maggiormente impattanti.

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4. ALTRI CORSI IMPORTANTI DELLA RETE IRRIGUA E COLATIZIA ROGGIA CODOGNA per tutto il tratto di competenza provinciale da Comazzo fino alla località Ca’ dell’Acqua (comune di Codogno) ROGGIA BERTONICA per tutto il tratto di competenza provinciale da Zelo Buon Persico fino a Bertonico,compreso il tratto denominato derivatore Ca’ de Bolli

,

ROGGIA CAVALLERA CRIVELLA dall’origine nei pressi di cascina Squintana (comune di Massalengo) fino alla località Molino Valguercia CAVO MAROCCO per tutto il tratto di competenza provinciale, dalla località Cologno di Casalmaiocco fino a Caselle Lurani COLATORE BREMBIOLO dall’origine in comune di Ossago fino all’immissione nel colatore Mortizza COLATORE LISONE per tutto il tratto di competenza provinciale, dalla località Gugnano di Caselle Lurani fino all’immissione nel fiume Lambro settentrionale in comune di Sant’Angelo Lodigiano COLATORE MORTIZZA nelle sue differenti denominazioni (colatore Ancona, colatore Mortizza, scaricatore Mortizza, canale allacciante Nuovo Gandiolo canale Gandiolo o Tosi), da Orio Litta fino all’immissione nel Po ROGGIA GUARDALOBBIA per tutto il tratto di competenza provinciale, fino all’immissione nell’allacciante Gandiolo in comune di Corno Giovine ROGGIA NUOVA GUARDALOBBIA per tutto il tratto di competenza provinciale, da Brembio a Somaglia

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Vocazione ittica potenziale: ciprinidi reofili e limnofili nei tratti iniziali della

roggia Codogna e del cavo Marocco; ciprinidi limnofili nei restanti casi;

Vocazione ittica attuale: ciprinidi reofili e limnofili nei tratti iniziali della roggia Codogna e del cavo Marocco; ciprinidi limnofili nei restanti casi.

Motivazioni della definizione come acqua di interesse piscatorio: i corsi in esame, all’interno della rete irrigua e colatizia definita “minore”, sono quelli considerati più importanti dal punto di vista piscatorio per dimensioni, lunghezza e tradizioni ad essi legate. Obiettivi specifici di tutela: mantenimento di condizioni di idoneità ad un soddisfacente esercizio della pesca dilettantistica. Vulnerabilità e conseguenti azioni di salvaguardia e riqualificazione ambientale: Asciutte La necessità di mantenere in perfetta efficienza le principali arterie della rete irrigua e colatizia comporta talvolta, da parte dei soggetti regolatori delle acque, la messa in asciutta dei principali corsi, con conseguente moria di fauna ittica (pur in parte raccolta e traslocata) e azzeramento delle comunità acquatiche. Tale situazione, oltre che un danno ambientale, costituisce un handicap per la fruizione piscatoria, incidendo pesantemente sulla capacità biogenica dei corsi d’acqua. La principale azione di salvaguardia è mirata al raggiungimento di accordi o convenzioni con gli enti regolatori delle acque al fine di azzerare o ridurre notevolmente le asciutte totali nei corsi di interesse piscatorio.

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Inquinamento delle acque La maggior parte dei tratti in oggetto ha funzione prevalentemente colatizia o promiscua e ciò determina il drenaggio dai campi, insieme alle acque, degli inquinanti diffusi di origine agricola facenti capo a porzioni di territorio relativamente vaste, con conseguente forte incremento dei valori di torbidità, scadimento qualitativo e alterazione dei substrati. Le principali azioni di salvaguardia devono inserirsi all’interno di programmi organici multisettoriali inerenti la promozione di interventi volti a favorire il ricorso a colture che necessitino di meno acqua e/o che la restituiscano in miglior stato, oltre che a ridurre le quantità di nutrienti sparsi sui terreni. Diffusione di specie esotiche Una delle principali problematiche che colpiscono i corsi d’acqua è la diffusione delle specie esotiche, che sta compromettendo seriamente lo stato di salute delle comunità autoctone. Un ruolo particolarmente invasivo sembrerebbe svolto dal siluro. Al fine della salvaguardia delle componenti autoctone, è necessario intraprendere azioni volte all’attuazione di forme di contenimento, anche mediante catture selettive di specie alloctone invasive. Alterazione della funzione filtro della vegetazione riparia e inquinamento delle acque Lo sfruttamento ai fini agricoli dei terreni adiacenti i corsi d’acqua determina una relativa banalizzazione delle sponde, solitamente nude o coperte saltuariamente da strette fasce di essenze arboree o arbustive a prevalenza di unità esotiche che, dove presenti, forniscono un modesto ombreggiamento, ma non sono in grado di svolgere con efficacia la funzione di filtro contro l’inquinamento diffuso di origine agricola. Tra le azioni di salvaguardia, oltre alla riduzione delle eventuali immissioni dirette di sostanze inquinanti, è importante procedere verso una riqualificazione spondale di più ampio respiro, con piantumazione di essenze arboree e arbustive riparie che possano svolgere un’adeguata funzione filtro. Presenza di opere idrauliche trasversali Data la particolare funzione dei corsi d’acqua in argomento, possono essere variamente dislocate lungo il percorso differenti tipologie di opere idrauliche trasversali, che potrebbero in alcuni casi comportare discontinuità nella percorribilità longitudinale da parte della fauna ittica. Tra queste assume particolare rilevanza il salto invalicabile presente nella porzione terminale del sistema della Mortizza (denominata Gandiolo), in comune di Castelnuovo Bocca d’Adda, che non consente la risalita della fauna ittica proveniente dal ramo sinistro del Po. Poiché la maggior parte dei corsi indicati, ad eccezione del colatore Lisone e del sistema della Mortizza, non ha quali recettori dei corpi idrici naturali, la realizzazione di passaggi per pesci è da ritenersi in subordine alla costruzione di altre opere più stretegiche, riguardanti in primo luogo le acque di pregio ittico e pregio ittico potenziale. Fa eccezione il tratto terminale del Gandiolo, in quanto un ripristino della percorribilità longitudinale nel canale permetterebbe l’aggiramento della diga di Isola Serafini, consentendo (almeno in linea teorica) all’ittiofauna transitante il congiungimento, alcuni chilometri a monte, con la porzione superiore del Po lodigiano.

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4.2 ACQUE CHE NON RIVESTONO PARTICOLARE INTERESSE ITTICO Corrispondono a tutte le acque non comprese nella precedente categoria (Capitolo 4.1): in questi corpi idrici la pianificazione di settore non prevede particolari condizionamenti della pesca e delle attività connesse agli altri usi, con particolare riferimento a quelli civili, industriali, irrigui e ricreativi. Sono tuttavia fatte salve le norme generali vigenti in materia di tutela ambientale ed ecologica. Anche su tali acque andranno pertanto evitate, per quanto possibile, forme antropiche di pressione quali l’asciutta totale, l’immissione di inquinanti e così via.

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5. DISPOSIZIONI VARIE PER LA TUTELA DELLA FAUNA ITTICA

5.1 RACCORDO CON IL PROGRAMMA DI TUTELA E USO

DELLE ACQUE 5.1.1 Proposta di incremento della rete di monitoraggio ambientale Il Programma di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia individua, all’interno della propria rete di monitoraggio, 14 corpi idrici che scorrono almeno in parte nel territorio provinciale. Tra questi, il torrente Molgora e il fiume Serio toccano solo marginalmente il lodigiano, contribuendo tuttavia con i propri apporti ad influenzarne lo stato delle acque. Sono considerati corpi idrici significativi i corsi naturali Adda, Po, Lambro, Lambro Meridionale e Serio e, tra quelli artificiali, il corso principale della Muzza. Le acque considerate potenzialmente idonee alla vita dei pesci sono l’Adda e il Serio.

Corpo idrico Interesse ittico Corpo idrico significativo

Acqua potenzialmente idonea alla vita dei pesci

Fiume Adda Pregio ittico o Pregio ittico potenziale ● ●

Fiume Po Pregio ittico potenziale ● Fiume Lambro Pregio ittico potenziale ● Fiume Lambro meridionale Pregio ittico potenziale ●

Fiume Serio Pregio ittico potenziale ● ● Torrente Molgora - Rio Tormo Pregio ittico

Canale Muzza Pregio ittico potenziale o Interesse piscatorio ●

Colatore Muzza Interesse piscatorio ● Canale Vacchelli Pregio ittico potenziale Colatore Lisone Interesse piscatorio Colatore Sillaro - Colatore Mortizza Interesse piscatorio Roggia Benzona Pregio ittico potenziale

Corsi della rete di monitoraggio ambientale

secondo il Programma di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia. La rete di monitoraggio così predisposta, alla luce dell’attuale stato delle comunità ittiche nel territorio lodigiano, è da considerarsi incompleta. Tenuto conto della centralità delle ittiocenosi nella valutazione della qualità ecologica dei corpi idrici (Direttiva 2000/60/CE) vengono fornite indicazioni utili alla revisione dei Piani di Tutela delle Acque, secondo quanto previsto dagli artt. 121 e 122 della parte III del D.Lgs. n. 152/06. In particolare sono proposti per l’inserimento nella rete di monitoraggio ambientale, oltre a quelli già individuati dall’art. 10 comma 1 del Programma di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia (PTUA), sulla base dei principi riportati nell’Allegato I della parte III del D. Lgs. n. 152/06 e di quanto riportato nell’art. 43 comma 4 del PTUA, gli elenchi di

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corpi idrici che, per valori naturalistici e/o paesaggistici o per particolari utilizzazioni in atto, hanno rilevante interesse ambientale e quelli che, per il carico inquinante da essi convogliato, possono avere un’influenza negativa rilevante sui corpi idrici significativi. L’estensione del sistema di monitoraggio ambientale dovrebbe così favorire un maggiore presidio territoriale a supporto di future politiche di tutela e risanamento su scala sia provinciale che regionale. Si propone di seguito l’elenco dei corpi idrici da inserire nella rete di monitoraggio ambientale.

1. Corpi idrici che, per valori naturalistici e/o paesaggistici o per particolari utilizzazioni in atto, hanno rilevante interesse ambientale: - Ramo della Tila (Comazzo); - Rio Tormo (Abbadia Cerreto); - Rio Stagno (Abbadia Cerreto); - Roggia il Rio (Boffalora d’Adda e Lodi); - Roggia Gissara (Galgagnano e Montanaso Lombardo); - Roggia Valentina (Galgagnano e Montanaso Lombardo).

2. Corpi idrici che, per il carico inquinante convogliato, possono avere un’influenza negativa rilevante sui corpi idrici significativi: - Roggia Molina (Lodi); - Cavo Roggione (Lodi); - Roggia Calandrone (Merlino); - Roggia Muzzetta (fraz. Villa Pompeiana di Zelo Buon Persico).

3. Canali con portate maggiori di 3 m3 s-1 (portata media nei mesi invernali) che scaricano in corsi naturali: - Scolmatore Belgiardino (Montanaso Lombardo).

Sempre ai sensi dell’art. 43 comma 4 del PTUA viene altresì segnalata la necessità di collocare sul fiume Adda, per il rilevante interesse ambientale, due punti aggiuntivi di monitoraggio, rispettivamente nel tratto di Comazzo a monte della derivazione del canale Vacchelli e nella porzione fluviale tra Zelo Buon Persico e Boffalora d’Adda, a valle degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane di Zelo Buon Persico (LO) e Spino d’Adda (CR). In subordine a quanto sopra riportato, si valuterà, congiuntamente con i soggetti istituzionali preposti al monitoraggio, la possibilità di incrementare ulteriormente i punti di campionamento nell’area afferente il fiume Po (sistema della Mortizza e relativi affluenti). 5.1.2 Acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per

essere idonee alla vita dei pesci Al fine di fornire indicazioni utili alla redazione dei Piani di Tutela delle Acque secondo quanto previsto dagli artt. 121 e 122 della parte III del D.Lgs. n. 152/06 e dalla D.G.R. n. 8/2244/06 (in particolare, l’art. 25), vengono proposte all’Autorità competente, tra le acque che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci, ai sensi dell’art. 84 comma 1 lettera d) della parte III del D.Lgs. n. 152/06, oltre a quelle già individuate dal Programma di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia, tutte le acque individuate come di pregio ittico nel presente Piano (si veda il Capitolo 4.1), in quanto presentano un rilevante interesse scientifico, naturalistico e ambientale o costituiscono

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habitat di specie animali o vegetali rare o in via di estinzione, oppure sono sede di complessi ecosistemi acquatici meritevoli di conservazione. Con l’obiettivo di tutelare popolazioni strutturate di trota marmorata e temolo, e/o di preservare la migrazione a scopo di estivazione di soggetti selvatici di trota marmorata provenienti dal corso principale dell’Adda verso alcuni corpi idrici minori, si richiede che, tra le acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci, le acque (definite come di pregio ittico) denominate “Adda fino allo scolmatore Belgiardino”, “rio Tormo” e “rio Stagno” vengano considerate come a vocazione salmonicola. La vocazione ciprinicola indicata nell’appendice C del PTUA per il fiume Adda sublacuale a Rivolta d’Adda è pertanto da sostituirsi con la vocazione salmonicola. È da considerarsi inoltre necessaria la messa in atto di azioni volte al ripristino della vocazione salmonicola storicamente accertata - e quindi potenziale - del fiume Adda dall’immissione dello scolmatore Belgiardino fino a Bertonico. Tra le azioni prioritarie vi è quella di far rispettare, anche per quest’area (che comprende la stazione di monitoraggio di Cavenago d’Adda secondo quanto riportato nell’appendice C del PTUA), i limiti previsti per le acque salmonicole. In riferimento a quanto sopra esposto, il superamento dei limiti imperativi stabiliti dalla Tabella 1/B della parte III dell’Allegato 2 del D.Lgs. n. 152/06 è da considerarsi, anche ai sensi del Documento Tecnico Regionale per la Gestione Ittica, quale fattore ostativo in ordine assoluto al conseguimento degli obiettivi di settore relativi alla tutela e all’incremento dell’ittiofauna. L’Amministrazione provinciale dovrà pertanto programmare le azioni necessarie alla mitigazione di questa eventuale linea di impatto. Ai sensi dell’art. 86 della parte III del D.Lgs. n. 152/06, la Regione Lombardia può derogare dai suddetti limiti solo in caso di circostanze meteorologiche eccezionali o speciali condizioni geografiche, e nel caso in cui si verifichino arricchimenti naturali da sostanze provenienti dal suolo senza intervento antropico. 5.1.3 Deflusso Minimo Vitale Per Deflusso Minimo Vitale (DMV), così come definito nell’allegato B della Deliberazione n. 7/02 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Po, si intende “il deflusso che, in un corso d’acqua, deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati”. Le norme tecniche per il calcolo del DMV sono inserite all’interno dell’Atto di indirizzi per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia - Linee strategiche per un utilizzo razionale, consapevole e sostenibile della risorsa idrica (D.C.R. n. VII/1048 del 28.07.04), della Proposta di Programma di Tutela e Uso delle Acque (D.G.R. n. 7/19359 del 12.11.04) e del Programma di Tutela e Uso delle Acque (D.G.R. n. 8/2244 del 29.03.06), cui la pianificazione provinciale di settore deve far riferimento. Il rilascio di deflussi minimi vitali a valle delle derivazioni, pur non risolutivo nei confronti delle problematiche di tipo quantitativo, è da considerarsi comunque importante soprattutto nei tratti che, come l’Adda sublacuale a valle di Cassano, pur avendo grande pregio naturalistico presentano un significativo livello di antropizzazione con riduzioni rilevanti della portata media mensile rispetto a quella naturale, come riportato nel Programma di Tutela e Uso delle Acque.

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La formula per il calcolo del Deflusso Minimo Vitale è, secondo il PTUA, la seguente:

DMV = k·qmeda·S·M·Z·A·T Il prodotto (k·qmeda·S) è definibile come componente idrologica di base del DMV, e assume un valore pari al 10% della portata naturale media annua alla sezione di riferimento. I fattori: M (parametro morfologico), Z (parametro che tiene conto delle esigenze naturalistiche N, di fruizione turistico-sociale F e della presenza di inquinanti Q), A (parametro che tiene conto dell’interazione tra acque superficiali e sotterranee) e T (parametro che tiene conto della modulazione nell’arco dell’anno dei rilasci dalle opere di presa in funzione degli obiettivi di tutela) sono definiti fattori correttivi. L’Amministrazione provinciale, ai sensi dell’art. 32, comma 7, lettera c) del Programma di Tutela e Uso delle Acque, può esprimersi in merito al parametro T: lo stesso, all’interno del territorio della provincia di Lodi, dovrebbe risultare: - Nelle acque salmonicole e/o con riproduzione accertata di trota marmorata (con

particolare riferimento al tratto di fiume Adda compreso tra Comazzo e Bertonico): 1,3 nel periodo compreso tra il 20 novembre e il 20 settembre, al fine di consentire un adeguato successo riproduttivo ai salmonidi autoctoni (trota marmorata e temolo) ed alle altre specie autoctone prevalentemente ciprinicole, oltre che di tutelare le specie salmonicole dai problemi legati al surriscaldamento estivo delle acque. Decorso tale periodo può seguire una riduzione graduale di portata rilasciata fino a giungere ad un T uguale a 1,0 al 5 ottobre; successivamente e fino al 6 novembre, T è considerato pari a 1,0. Decorsa tale data deve verificarsi un aumento graduale fino a giungere ad un T di 1,3 entro il 20 novembre.

- Nelle restanti acque: 1,3 nel periodo compreso tra il 1° aprile e il 20 settembre al fine di consentire un adeguato successo riproduttivo alle specie autoctone prevalentemente ciprinicole e di mitigare i problemi legati al surriscaldamento estivo delle acque. Decorso tale periodo può seguire una riduzione graduale del valore fino a giungere ad un T di 1,0 al 5 ottobre. Nel periodo successivo, fino al 16 marzo, è da considerarsi un T pari a 1,0 cui deve seguire un aumento graduale fino a giungere ad un T di 1,3 in data 1° aprile.

Resta intesa la possibilità da parte dell’Amministrazione provinciale di modificare la modulazione delle portate sopra indicata esclusivamente allo scopo di una maggiore tutela dell’ittiofauna, soprattutto all’interno di situazioni particolari. Per i dettagli riguardo le procedure ed i tempi di adeguamento al rilascio del DMV delle derivazioni, per i casi di deroga all’obbligo di rilascio del DMV e per le modalità di calcolo dei fattori correttivi, si rimanda al documento “Direttive per l’adeguamento delle derivazioni al rilascio del deflusso minino vitale” (approvato con D.G.R. n. 8/6232 del 19.12.07).

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5.2 DERIVAZIONI DI ACQUE IN CONCESSIONE 5.2.1 Oneri a carico del concessionario Come previsto dall’art. 12 comma 2 della L.R. n. 12/01 e dalla D.G.R. n. 7/16065 del 23.01.04, il concessionario di derivazioni d’acqua è tenuto a corrispondere alla Provincia un “obbligo ittiogenico”, quale compensazione del complesso di impatti derivanti dall’opera in oggetto sull’ittiofauna e sul suo ambiente di vita. L’onere a carico del concessionario andrà di volta in volta commisurato sulla base delle alterazioni causate, comprendenti: - la sottrazione d’acqua; - l’alterazione delle naturali condizioni idromorfologiche a monte della derivazione

(tendenza più o meno spinta alla bacinizzazione); - la modificazione e la perdita di habitat a valle della derivazione; - l’alterazione degli habitat e delle cenosi acquatiche a valle della restituzione, nel caso in

cui essa non segua le naturali variazioni di portata ma sia regolata a scopo antropico; - la fuoriuscita diretta di ittiofauna; - l’alterazione delle caratteristiche ecologiche dovuta alle opere trasversali; - il grado di funzionalità delle strutture per la risalita; - la frequenza e l’incidenza delle manovre degli organi mobili; - la perdita e destrutturazione del popolamento ittico, sia in termini qualitativi che

quantitativi. L’entità dell’impatto è in genere proporzionale alla lunghezza del tratto di corso d’acqua interessato dalla sottrazione di acqua e alla frequenza e incidenza delle manovre degli organi di regolazione. L’obbligo ittiogenico per modulo derivato o frazione di esso, inteso come controvalore delle spese per l’acquisto di 250 soggetti di trota fario di lunghezza compresa fra i 9 e i 12 cm, è pertanto da considerarsi quale obbligo minimo per la mera sottrazione d’acqua, a cui aggiungere ulteriori corrispettivi proporzionali al grado di alterazione apportato al corso d’acqua e alle sue comunità ittiche. Al fine di differenziare l’obbligo ittiogenico sulla base delle alterazioni ambientali causate, potranno essere utilizzati metodi previsti dalla letteratura nazionale o internazionale in materia, che consentano di quantificare il danno ambientale realmente arrecato all’ambiente acquatico dalla presenza delle derivazioni. A tal proposito, anche in virtù delle recenti acquisizioni di carattere tecnico-scientifico che mettono in luce la maggiore rilevanza degli interventi organici di conservazione delle specie e degli habitat rispetto alla mera immissione di pesce, l’obbligo ittiogenico dovrà essere espletato mediante corresponsione alla Provincia, entro il 31 gennaio di ogni anno, del controvalore in denaro del danno ambientale quantificato; tali introiti verranno utilizzati per interventi di ripopolamento o di recupero ittiofaunistico, anche attraverso la riqualificazione ambientale e/o la conservazione o il ripristino delle popolazioni locali di specie autoctone.

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5.2.2 Realizzazione di strutture idonee a consentire la risalita dei pesci Tutte le nuove derivazioni su corsi d’acqua di interesse ittico dovranno consentire la libera circolazione dell’ittiofauna da monte verso valle e viceversa, attraverso l’adozione di soluzioni tecniche adeguate all’obiettivo della salvaguardia della fauna ittica e nel rispetto della funzionalità tecnica delle opere e della sicurezza idraulica del sito. In merito alle concessioni vigenti, l’Amministrazione provinciale, al fine di rispettare le finalità del presente Piano e le disposizioni per la tutela della fauna ittica di cui alla D.G.R. n. 7/16065/04, individua quali “opere esistenti che alterano l’equilibrio ecologico e che pertanto necessitano di interventi di adeguamento”, tutte le opere idrauliche trasversali sui corsi di interesse ittico (riportate in dettaglio all’interno del Capitolo 4.1). Si ritengono a proposito prioritari gli interventi di ripristino della percorribilità sui fiumi Adda (con particolare riguardo alla traversa in località Bocche di Canal Marzano) e Po (Isola Serafini). Per tali opere la Provincia dovrà richiedere all’autorità concedente l’imposizione dell’adeguamento alle esigenze di libera circolazione dell’ittiofauna; l’Amministrazione si riserva altresì, durante il periodo di attuazione del Piano Ittico, di effettuare un’approfondita ricognizione territoriale al fine di individuare ulteriori opere che alterino l’equilibrio ecologico e per le quali richiedere gli interventi di adeguamento. Al fine del corretto funzionamento dei passaggi per pesci, andrà sempre garantito il rilascio delle portate d’acqua necessarie. Dette portate, pur potendo essere computate quale contributo al deflusso minimo vitale, devono comunque essere garantite anche nel caso in cui la quantità necessaria superi il valore di DMV stabilito. 5.2.2 Punti di presa Le prese delle derivazioni interessate da significative fuoriuscite di ittiofauna dal corso d’acqua verso il corpo idrico derivato andranno corredate, ai sensi della D.G.R. n. 7/16065/04, di strutture atte a limitarne la fuoriuscita quali griglie di luce idonea o barriere elettriche. 5.3 ACQUE DI LAVAGGIO DEGLI IMPIANTI DI ESTRAZIONE

E FRANTUMAZIONE DI INERTI Ai sensi di quanto previsto dalla D.G.R. n. 7/16065/04, dovrà essere garantita, per le acque di lavaggio degli impianti di estrazione e frantumazione di inerti, la realizzazione e il funzionamento di vasche di decantazione idonee ad assicurare che lo scarico non determini mai nei recettori concentrazioni di materiali in sospensione superiori a 80 mg l-1 (limite imperativo per le acque ciprinicole ai sensi del D.Lgs. n. 152/06). Per i tratti di corsi d’acqua classificati come acque di pregio ittico o di pregio ittico potenziale andrà assunto come limite di concentrazione massima il valore di 25 mg l-1 di solidi sospesi.

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5.4 NAVIGAZIONE A MOTORE Secondo quanto stabilito dalla L.R. n. 12/01 (art. 8 comma 6 lettera i), fatti salvi i vincoli derivanti da altre normative, la navigazione a motore, con qualsiasi tipo di propulsore, è inibita nel fiume Adda all’interno dei seguenti tratti:

a) dal confine nord con la provincia di Cremona (comune di Comazzo) alla fine della zona di protezione in località cascina Gelsomina (comune di Boffalora d’Adda) nei tratti di competenza provinciale;

b) dalla fine della zona di protezione in località cascina Gelsomina (comune di Boffalora d’Adda) all’immissione dello scolmatore Belgiardino (comune di Montanaso Lombardo), nel periodo dal 1° novembre al 30 aprile nelle ore diurne e per tutto l’anno nelle ore notturne;

c) dalla fine della zona di protezione in località cascina Gelsomina (comune di Boffalora d’Adda) al confine comunale tra Bertonico e Castiglione d’Adda, limitatamente alle imbarcazioni con motori di potenza superiore a 15 HP;

d) a valle della traversa di Maleo, limitatamente alle imbarcazioni con motori di potenza superiore a 15 HP.

Tali divieti hanno lo scopo di tutelare il ciclo vitale delle specie ittiche autoctone di maggior pregio, con riferimento in particolare alla trota marmorata, al temolo e ai ciprinidi a deposizione litofila (barbo comune, cavedano, lasca, pigo, savetta e vairone). La navigazione a motore, con qualsiasi tipo di propulsore, è altresì sempre vietata nelle zone umide naturali o artificiali caratterizzate da un regime lentico delle acque, ossia in paludi, stagni, lanche, morte, teste di fontanile, budrii. L’Amministrazione provinciale ha la facoltà di concedere eventuali deroghe al divieto di navigazione per permettere attività di studio o ricerca, per manifestazioni particolari, per interventi di miglioramento o ripristino ambientale, o comunque per altre attività che necessitino dell’uso di imbarcazioni a motore senza comportare danni alla riproduzione e al ciclo vitale delle specie oggetto di tutela.

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6. REGOLAMENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ DI PESCA

Così come previsto dalla L.R. n. 12/01, le Province esercitano le funzioni amministrative relative alla gestione della pesca (intesa come “insieme delle azioni dirette a catturare la fauna ittica nelle acque in cui essa viva”) in tutte le acque interne, comprese in quelle di bonifica, e nei corpi idrici ricadenti all’interno delle aree regionali protette. Le Province adottano regolamenti finalizzati alla gestione di corpi idrici classificati ai fini della pesca per il raggiungimento delle finalità del Piano Ittico provinciale, tenendo conto che la gestione delle acque di interesse interprovinciale deve essere esercitata da tutte le Province interessate, sentita la Regione, al fine di garantire una comune gestione della pesca. In ottemperanza alla previsioni normative, viene di seguito riportato il regolamento per la gestione della pesca dilettantistica della Provincia di Lodi; la regolamentazione relativa al fiume Adda è stata concordata con tutte le Amministrazioni interessate dal corso del fiume sublacuale (Lecco, Bergamo, Milano, Lodi, Cremona). Scopo del Regolamento è, evitando inutili penalizzazioni per attività poco impattanti, permettere l’esercizio della pesca dilettantistica e professionale senza che esso provochi danni alle cenosi acquatiche e/o alle specie di pregio faunistico che versano in uno sfavorevole stato di conservazione. 6.1. REGOLAMENTO PER LA PESCA DILETTANTISTICA 6.1.1 Attrezzi consentiti per l’esercizio della pesca dilettantistica 1) Canna lenza. Con o senza mulinello, con un massimo di cinque ami o altre esche

artificiali o naturali. È consentito, fatte salve le norme che regolamentano particolari istituti di tutela, l’utilizzo di un massimo di 3 canne lenza occupando uno spazio operativo comunque non superiore ai 10 metri. Il posto di pesca spetta al primo occupante il quale, in esercizio di pesca con la canna, ha diritto, qualora lo chieda, che i pescatori sopraggiunti si pongano ad una distanza di rispetto di almeno 10 m in linea d’aria a monte, a valle, sul fronte e a tergo (art. 6 R.R. n. 9/03).

2) Bilancella (o bilancia o bilancino o quadratello). L’uso di tale attrezzo è consentito con le seguenti limitazioni: a) lato non superiore a 1,5 m; b) maglie della rete non inferiori a 10 mm; c) divieto di utilizzo dal 1° maggio al 30 giugno, ad eccezione del corso principale del

fiume Po; d) utilizzo esclusivamente a mano, mediante un palo di manovra di lunghezza

massima di 10 m; e) utilizzo esclusivamente da riva, a piede asciutto; l’uso della bilancia da natante è

sempre vietato, anche se questo appoggia con un’estremità alla riva.

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Fa eccezione il corso principale del fiume Po, in cui è consentito l’utilizzo da natante, con un’estremità appoggiata ad una delle due rive;

f) divieto di appendere la rete ad una fune che attraversi il corpo idrico; g) divieto di installazione di qualsiasi impianto permanente sul terreno, ad eccezione

della forcella (pendice antislittamento): al termine della giornata di pesca l’impianto temporaneo deve essere rimosso;

h) ammesso l’ausilio della carrucola; i) divieto di utilizzo ad una distanza inferiore a 15 m da un altro pescatore che utilizzi

il medesimo attrezzo, e che abbia precedentemente occupato il posto di pesca, sia sulla stessa riva, sia tra le rive opposte;

j) divieto di utilizzo nei corpi idrici dove venga ad occupare più di 1/3 della larghezza dello specchio d’acqua;

k) divieto di utilizzo “guadando e ranzando”; l) divieto di utilizzo nelle ore notturne (da un’ora dopo il tramonto a un’ora prima

dell’alba); m) divieto di utilizzo ad una distanza minore di 40 m dalle strutture per la risalita

dell'ittiofauna, dalle opere idrauliche trasversali, dalle centrali idroelettriche e dai loro sbocchi nei canali, dalle cascate e dai ponti.

3) Bilancione. L’uso di questo attrezzo tradizionale può essere consentito, ai sensi dell’art. 8,

comma 4, del R.R. n. 9/03, esclusivamente nel fiume Po, con le seguenti limitazioni: a) lato della rete superiore a 1,5 m e fino a 4 m; b) maglie non inferiori a 20 mm; c) palo di manovra con lunghezza non superiore a 10 m, con o senza carrucola,

utilizzabile da riva a piede asciutto, o da natante con estremità appoggiata ad una delle due rive;

d) divieto di utilizzo dal 1° maggio al 30 giugno; e) divieto di appendere la rete ad una fune che attraversi il corpo idrico; f) divieto di utilizzo di qualsiasi impianto permanente sul terreno, ad eccezione della

forcella (pendice antislittamento): al termine della giornata di pesca l’impianto temporaneo deve essere rimosso;

g) divieto di utilizzo ad una distanza inferiore a 15 m da un altro pescatore che utilizzi il medesimo attrezzo, e che abbia precedentemente occupato il posto di pesca, sia sulla stessa riva, sia tra rive opposte;

h) divieto di utilizzo nei corpi idrici dove venga ad occupare più di 1/3 della larghezza dello specchio d’acqua;

i) divieto di utilizzo nelle ore notturne (da un’ora dopo il tramonto a un’ora prima dell’alba);

j) divieto di utilizzo ad una distanza minore di 40 m dalle strutture per la risalita dell'ittiofauna, dalle opere idrauliche trasversali, dalle centrali idroelettriche e dai loro sbocchi nei canali, dalle cascate e dai ponti.

4) Raffio. Consentito esclusivamente come mezzo ausiliario per il recupero del siluro già

allamato. 5) Guadino. L’uso di detto attrezzo è consentito esclusivamente per facilitare il recupero

del pesce già allamato.

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6.1.2 Altre disposizioni 1) Orari. Ai fini del presente regolamento, per “orario notturno” si intende da un’ora dopo

il tramonto a un’ora prima dell’alba; per “orario diurno” si intende da un’ora prima dell’alba a un’ora dopo il tramonto. Si riporta sotto una tabella con gli orari indicativi in cui il sole sorge e tramonta, dedotta dall’orario ufficiale diffuso dall’Osservatorio Astronomico di Brera; gli orari riportati fanno riferimento all’ora solare (i mesi in cui vige l’ora legale sono asteriscati).

Mese Alba Tramonto

Gennaio 8.00 17.00Febbraio 7.30 17.40Marzo* 6.45 18.20Aprile* 5.50 19.00Maggio* 5.00 19.40Giugno* 4.30 20.10Luglio* 4.45 20.10Agosto* 5.15 19.45Settembre* 5.50 18.45Ottobre* 6.30 17.50Novembre 7.10 17.00Dicembre 7.50 16.40

2) Pesca da natante. La pesca da natante è consentita esclusivamente di giorno (da un’ora

prima dell’alba a un’ora dopo il tramonto). Durante l’esercizio della pesca da natante, ai sensi dell’art. 8 comma 2 del R.R. n. 9/03, non è consentito l’uso dell’ecoscandaglio. Ad eccezione del corso principale del fiume Po (in cui è consentita la pesca con canna lenza anche da natante in movimento), l’attività di pesca deve essere svolta con l’imbarcazione appoggiata ad una delle due rive del corso d’acqua.

3) Ciambellone o belly-boat. L’utilizzo è consentito; restano fermi eventuali divieti legati alla sicurezza e alla navigazione e il rispetto dell’esercizio della pesca dei pescatori da riva, ai quali non deve essere arrecato alcun disturbo, pena l’obbligo di cessare l’attività di pesca e di spostarsi altrove.

4) Esche e pasture. Sono consentiti l’utilizzo e la detenzione sul luogo di pesca di 3 kg

complessivi di esche e pasture pronte all’uso, fatto salvo il limite massimo di detenzione e utilizzo di 500 g di larve di mosca carnaria (bigattino). Questa disposizione non si applica in occasione delle gare di pesca, ove comunque permane il limite massimo di detenzione e utilizzo di 500 g di larve di mosca carnaria.

5) Pesca notturna. È consentita da un’ora dopo il tramonto a un’ora prima dell’alba, nelle

seguenti acque: - fiume Adda; - fiume Po; - fiumi Lambro e Lambro Meridionale; - canale e colatore Muzza, scolmatore Belgiardino; - colatore Brembiolo;

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- colatore Mortizza (nelle sue differenti denominazioni: Ancona, Mortizza, Gandiolo o Tosi);

- roggia Codogna; - roggia Bertonica, compreso il derivatore Ca’ de Bolli; - roggia Cavallera Crivella; - cavo Marocco; - cavo Sillaro; - colatore Lisone; - lanca di Comazzo; - mortizza del Faro.

La pesca notturna deve essere esercitata unicamente da riva, con un numero massimo di 3 canne lenza, con o senza mulinello, da usarsi esclusivamente “a fondo”, con l’esclusione delle attrezzature radenti quali la ballerina e simili, e limitatamente alle seguenti specie ittiche:

- anguilla (Anguilla anguilla); - siluro (Silurus glanis); - carpa (Cyprinus carpio); - tutte le specie di pesce gatto.

Ai sensi dell’art. 8, comma 5 del R.R. n. 9/03, esclusivamente per la pesca al siluro (Silurus glanis), è consentita la pesca notturna con la tecnica “spinning” nei seguenti tratti:

- fiume Po; - fiumi Lambro e Lambro Meridionale; - canale e colatore Muzza, scolmatore Belgiardino; - colatore Brembiolo; - colatore Mortizza (nelle sue differenti denominazioni: Ancona, Mortizza, Gandiolo

o Tosi); - roggia Codogna; - roggia Bertonica, compreso il derivatore Ca’ de Bolli; - roggia Cavallera Crivella.

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6) Periodi di divieto di pesca. Ai sensi dell’art. 2 del R.R. n. 9/03 e nel rispetto degli accordi interprovinciali inerenti il fiume Adda, la pesca - e la detenzione - delle specie sotto elencate è vietata nei seguenti periodi:

Specie Periodo di d vieto i

alborella Alburnus alburnus alborella 15 maggio - 15 luglio (limitatamente al corso principale dell’Adda

a monte del ponte di Bisnate) barbo comune Barbus plebejus 15 maggio - 15 giugno barbo canino Barbus meridionalis caninus tutto l’anno carpa Cyprinus carpio 15 aprile - 15 giugno cavedano Leuciscus cephalus 15 maggio - 15 giugno

(limitatamente al corso principale dell’Adda) lasca Chondrostoma genei tutto l’anno luccio Esox lucius 1° gennaio - 15 aprile persico reale Perca fluviatilis 1° aprile - 31 maggio pigo Rutilus pigus 15 aprile - 30 giugno savetta Chondrostoma soetta 1° aprile - 31 maggio storione cobice Acipenser naccarii storione comune Acipenser sturio storione ladano Huso huso

tutto l’anno

temolo Thymallus thymallus 15 dicembre - 30 aprile (nel resto dell’anno: obbligo di rilascio immediato)

tinca Tinca tinca 15 maggio - 30 giugno trota fario Salmo trutta trutta 1° domenica di ottobre - ultima domenica di febbraio trota marmorata S.t.marmoratus e ibridi 1° domenica di ottobre - ultima domenica di febbraio vairone Leuciscus souffia 15 aprile - 15 maggio

I periodi di divieto decorrono da un’ora dopo il tramonto del giorno di inizio e terminano un’ora prima dell’alba del giorno di scadenza. Il pescatore che accidentalmente dovesse catturare individui di specie ittiche in periodo di divieto è tenuto all’immediato rilascio del pesce vivo, avendo cura di non arrecargli alcun danno. Nel caso in cui si dovesse trattare di soggetti di storione cobice o storione comune è altresì tenuto a segnalare la cattura alla Provincia, che provvederà a darne segnalazione alla Regione. Durante il periodo di divieto di pesca alla carpa è vietata la pesca denominata “carp fishing” e, in particolare, è vietato l’utilizzo di boilies. Le specie ittiche carpione del Garda (Salmo carpio), salmerino alpino (Salvelinus alpinus) e i coregoni Coregonus lavaretus e C. macrophtalmus sono da considerarsi non presenti nel territorio provinciale per questioni biogeografiche e/o ecologiche, e pertanto non ne vengono riportati i periodi di divieto, per i quali si fa comunque riferimento alla normativa regionale.

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7) Misure minime. Ai sensi dell’art. 3 del R.R. n. 9/03 e nel rispetto degli accordi interprovinciali inerenti il fiume Adda, è vietata la cattura e la detenzione di pesci la cui lunghezza sia inferiore alle seguenti misure:

Specie Misura minima (cm)

anguilla Anguilla anguilla 40 barbo comune Barbus plebejus 25 carpa Cyprinus carpio 30 cavedano Leuciscus cephalus 25 cheppia Alosa fallax 40 luccio Esox lucius 45 persico reale Perca fluviatilis 18 pigo Rutilus pigus 35 savetta Chondrostoma soetta 35 tinca Tinca tinca 35 trota fario Salmo trutta trutta 22 trota marmorata S.t.marmoratus e ibridi 50

Le lunghezze dei pesci sono misurate dall’apice del muso all’estremità della pinna caudale. Il pescatore che accidentalmente dovesse catturare individui di specie ittiche di lunghezza inferiore a quella minima prevista è tenuto all’immediato rilascio del pesce vivo, avendo cura di non arrecargli alcun danno. Le specie ittiche carpione del Garda (Salmo carpio), salmerino alpino (Salvelinus alpinus) e i coregoni Coregonus lavaretus e C. macrophtalmus sono da considerarsi non presenti nel territorio provinciale per questioni biogeografiche e/o ecologiche, e pertanto non ne vengono riportate le misure minime, per le quali si fa comunque riferimento alla normativa regionale.

8) Quantità massime di cattura giornaliere. Ai sensi dell’art. 3 del R.R. n. 9/03 e nel rispetto

degli accordi interprovinciali inerenti il fiume Adda, il pescatore dilettante non può catturare e detenere più di 5 kg complessivi di pesce. È inoltre previsto un limite di cattura giornaliero più restrittivo per le seguenti specie:

Specie quantità massima (n.)

Salmonidi trota marmorata

6 capi, di cui 1 capo

luccio 2 capi persico reale 10 capi cheppia 1 capo

Specie quantità massima (kg) alborella vairone triotto

1 kg

Al raggiungimento dei limiti di detenzione previsti, è fatto obbligo di cessare l’attività di pesca. Il limite di peso può essere superato nel caso di cattura di un ultimo esemplare di grosse dimensioni.

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9) Utilizzo di esche vive. Per la pesca col vivo possono essere utilizzati solo soggetti appartenenti alle seguenti specie ittiche autoctone: 1) alborella 2) anguilla 3) cobite comune 4) gobione 5) scardola 6) triotto 7) vairone fermi restando i punti 6 e 7 (periodi di divieto e misure minime). Esclusivamente per l’utilizzo come esche vive, è ammessa la cattura e la detenzione, in deroga ai periodi di divieto, di complessivi 20 esemplari delle specie citate, i quali dovranno essere mantenuti vivi e vitali in idonei contenitori. Solo nei fiumi Po e Lambro, nel canale Muzza (tratto da Mulazzano a Tripoli di Massalengo), e nel colatore Muzza è ammesso l’utilizzo, esclusivamente per la pesca al siluro, di individui di cavedano, carpa e trota iridea (sempre fermi restando i limiti previsti dai punti 6 e 7 - periodi di divieto e misure minime). È assolutamente vietato l’utilizzo come esche vive di specie ittiche diverse da quelle indicate nel presente paragrafo, ed è da ritenersi particolarmente grave il ricorso a specie alloctone dannose, la cui diffusione sul territorio a causa del trasporto ad opera dei pescatori potrebbe arrecare gravi danni alle comunità ittiche indigene.

10) Gamberi d’acqua dolce. È sempre vietata l’uccisione, la cattura, il trasporto e la detenzione a qualsiasi fine di individui di gambero di fiume autoctono (Austropotamobius pallipes complex), così come previsto dall’art. 3 comma 5 della L.R. n. 10/08. È inoltre sempre vietato l’utilizzo quali esche vive dei gamberi d’acqua dolce alloctoni (Procambarus clarkii, Orconectes limosus, ecc.), che potrebbero diffondersi rapidamente nel territorio provinciale, arrecando gravi danni alle cenosi acquatiche. L’art. 10 comma 1 della sopraccitata L.R. n. 10/08 vieta comunque, su tutto il territorio della regione Lombardia, il rilascio di individui di qualsiasi specie di invertebrati non autoctoni.

6.1.3 Divieti È inoltre vietato, anche secondo quanto previsto dall’art. 17 della L.R. n. 12/01: 1) usare la dinamite o altro materiale esplosivo, nonché la corrente elettrica per uccidere o

stordire la fauna ittica; 2) gettare o infondere nelle acque sostanze atte ad intorpidire, stordire o uccidere la fauna

ittica; 3) collocare reti o apparecchi fissi o mobili di pesca attraverso fiumi o torrenti o canali ed

altri corpi idrici, occupando più di 1/3 della larghezza del bacino; 4) usare il guadino, salvo che come mezzo ausiliario per il recupero del pesce già allamato; 5) pescare a strappo in modo da catturare il pesce in parti diverse dall'apparato boccale; 6) pescare con le mani; 7) pescare prosciugando i corsi o i bacini d’acqua, deviandoli o ingombrandoli con opere

stabili, ammassi di pietra, terrapieni, arginelli, chiuse ed impianti simili, o smuovendo il fondo delle acque, ovvero impiegando altri sistemi non previsti dalla L.R. n. 12/01;

8) pescare durante l’asciutta completa o parziale, salvo il recupero del materiale ittico per la reimmissione in altre acque pubbliche sotto il controllo della Provincia;

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9) pasturare con l’uso del sangue solido e liquido o con l’uso di sostanze chimiche; 10) usare il sangue solido come esca; 11) detenere, per la pastura e come esca, un quantitativo superiore a 500 g di larve di mosca

carnaria; 12) usare fonti luminose durante l’esercizio della pesca; 13) pescare attraverso aperture praticate nel ghiaccio; 14) collocare nelle acque reti o altri attrezzi di pesca, ad esclusione della lenza, con o senza

mulinello, ad una distanza minore di 40 metri dalle strutture per la risalita dell'ittiofauna, dalle opere idrauliche trasversali, dalle centrali idroelettriche e dai loro sbocchi nei canali, dalle cascate e dai ponti;

15) abbandonare esche, pesce o rifiuti a terra, lungo i corsi e gli specchi d’acqua e nelle loro adiacenze;

16) usare attrezzature radenti il fondo durante il periodo di divieto di pesca alle trote e al temolo;

17) manovrare paratie a scopo di pesca; 18) detenere esche e pasture sul luogo di pesca, ove ne sia vietato l’uso; 19) esercitare la pesca subacquea. 6.1.4 Divieto di reimmissione delle specie ittiche alloctone ritenute

dannose Il limite di cattura di cui all’art. 3, comma 3, del R.R. n. 9/03 (massimo 5 kg complessivi di pesce per ogni giornata) non si applica alle specie alloctone ritenute dannose per l’equilibrio del popolamento ittico (art. 8, comma 3, lett. C della L.R. n. 12/01), e pertanto escluse dall’elenco riportato nel capitolo 3, tabella 3.4 del Documento Tecnico Regionale per la Gestione Ittica (D.G.R. n. 7/20557 del 02.02.05), qui di seguito riportato. Specie alloctone considerate non dannose per l’equilibrio delle comunità ittiche indigene: - carpa - carpa erbivora - carpa testa grossa - carpa argentata - salmerino di fonte - trota iridea - coregone lavarello - coregone bondella - gambusia - persico trota - persico sole - lucioperca Le specie alloctone non comprese nell’elenco di cui sopra sono da considerarsi dannose e non possono essere tutelate né con periodi di divieto di pesca, né con misure minime, né con limiti di cattura. Inoltre, sempre ai sensi del R.R. n. 9/03, gli esemplari appartenenti a specie alloctone ritenute dannose, se catturati, non possono essere di nuovo immessi nei corsi d’acqua e devono essere soppressi.

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Tale divieto di reimmissione vige in ogni circostanza di cattura, con particolare riferimento alle gare di pesca e ai recuperi di fauna ittica in occasione di asciutte ed eventi analoghi. Ai sensi dell’art. 8 comma 7 del R.R. n. 9/03, è vietato abbandonare presso i luoghi di pesca o in acqua qualsiasi genere di rifiuto o materiale comprese le esche, il pesce pescato e residui o frammenti degli attrezzi di pesca. Inoltre, sulla base di quanto previsto nel paragrafo 3.1 del Documento Tecnico Regionale per la Gestione Ittica, si dispone deroga all’obbligo di soppressione degli individui di carassio (Carassius sp.) in tutte le acque provinciali ad eccezione di quelle di pregio ittico, a livello delle quali il divieto di reimmissione permane. Viene fatto salvo l’obbligo, nel caso in cui i pesci appartenenti alle specie citate non vengano soppressi, di rilasciarli nello stesso corpo idrico in cui è avvenuta la cattura. 6.2 ISTITUTI DI TUTELA 6.2.1 Criteri Gli istituti di tutela (cfr. art. 9 L.R. n. 12/01) di seguito descritti vengono introdotti al fine di tutelare la fauna ittica autoctona, in particolare quella di maggiore interesse naturalistico, mediante una regolamentazione mirata a conciliare le esigenze alieutiche con la protezione delle specie più vulnerabili. La definizione dei luoghi e delle modalità di esercizio della pesca sono frutto di un’attenta valutazione dello stato ecologico delle specie target e delle pressioni legate all’attività alieutica. È altresì considerata l’importanza, per talune zone, del presidio e del ruolo di “sentinelle ambientali” svolto dai pescatori. Per le acque inteprovinciali, la logica gestionale è rivolta il più possibile verso una regolamentazione comune, anche al fine di semplificare gli aspetti normativi e burocratici a favore dei pescatori. Nella pianificazione dei vincoli si è tenuto inoltre conto di quanto previsto da altre normative e/o dagli strumenti pianificatori di soggetti terzi (in primis i Parchi Regionali), ferme restando le funzioni amministrative attribuite alle province dalla L.R. n. 12/01 anche per quanto riguarda la disciplina della pesca entro le aree regionali protette (art. 9 comma 8). In particolare, il presente Piano ha recepito le esigenze espresse dagli atti programmatori del Parco Adda Sud, in coerenza con le finalità di protezione, conservazione e valorizzazione del patrimonio ittico autoctono e di riqualificazione degli ambienti acquatici.

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6.2.2 Definizioni 1) Zone di protezione e ripopolamento ittico naturale. In queste zone la pesca è sempre vietata.

Sono ammesse catture esclusivamente ad opera della Provincia al fine di ripopolare altre acque di propria competenza e di contenere eventuali specie interferenti con quelle di preminente interesse gestionale.

2) Zone di protezione temporanea. In queste zone la pesca è vietata in determinati periodi

dell’anno a tutela di talune specie ittiche. Sono suddivisibili in: - Zone di protezione temporanea invernale: la pesca è vietata dalla 1° domenica di ottobre

all’ultima di febbraio, in corrispondenza del periodo riproduttivo della trota marmorata;

- Zone di protezione temporanea primaverile/estiva: la pesca è vietata dal 1° aprile alla fine di giugno, in corrispondenza del periodo riproduttivo dei ciprinidi;

- Zone Artificiali di Riproduzione: sono quelle aree interessate dalla realizzazione di strutture ittiogeniche e opere di miglioramento ambientale finalizzate ad incrementare il successo riproduttivo dei pesci (legnaie, sassaie, nidi, substrati artificiali di frega comunque denominati e costituiti).

3) Zone di tutela ittica. In queste zone la pesca è consentita unicamente da terra con una sola

canna con o senza mulinello e con un massimo di tre ami. - Zone di tutela ittica provvisoria. In queste zone la pesca è consentita per determinati

periodi dell’anno esclusivamente da terra con l’uso di una sola canna, con o senza mulinello e con un massimo di tre ami.

- Zone no kill. In queste zone è consentito pescare osservando le seguenti disposizioni: - con 1 sola canna, munita al massimo di 1 solo amo o una ancoretta; - obbligo di rilascio di tutti i pesci catturati; - divieto di pesca a fondo con retina o pasturatore; - divieto di uso e detenzione di larva di mosca carnaria;

- Zone no kill luccio. In queste zone è consentito pescare osservando le seguenti disposizioni: - esclusivamente da terra, con 1 sola canna, munita al massimo di 1 solo amo o

una ancoretta; - obbligo di rilascio di tutti i lucci catturati; - divieto di pesca col vivo;

4) Zone no kill marmorata e temolo. In queste zone è consentito pescare osservando le

seguenti disposizioni: - esclusivamente con 1 sola canna, munita di 1 amo singolo sprovvisto di

ardiglione o con ardiglione schiacciato; - obbligo di rilascio di tutte le trote marmorate (e loro ibridi) e dei temoli

catturati;

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Per tutte le tipologie di zone no kill: - la pesca è consentita solo con ami sprovvisti di ardiglione o con ardiglione

schiacciato; - è vietata la pesca notturna;

Per le specie oggetto del regime di tutela: - i pesci catturati non possono essere detenuti in nassa o in altri contenitori; - i pesci catturati devono essere slamati con estrema cura, senza procurar loro alcun

danno o maltrattamento; - è fatto obbligo al pescatore di bagnarsi le mani prima di iniziare le operazioni di

maneggiamento e di rilascio del pesce allamato; - se il pesce non può essere slamato senza danno, è imposto il taglio della parte

terminale della lenza; - è vietato detenere pesci, seppure prelevati in altre zone, ovvero è fatto obbligo di

depositare altrove catture e cestini prima di iniziare a pescare nei tratti riservati. Sono sempre fatte salve le disposizioni relative al divieto di reimmissione delle specie esotiche dannose. 6.2.3 Azzonamento 1. ZONE DI PROTEZIONE E RIPOPOLAMENTO ITTICO NATURALE 1. Fiume Adda:

a) in doppia sponda a valle della Levata di Bocchi fino al termine della massicciata in sponda destra orografica (lunghezza tratto 450 m)

b) in doppia sponda tra la briglia di Bisnate (compresa) e il confine amministrativo con la provincia di Cremona (lunghezza tratto 500 m).

c) in doppia sponda nel territorio dei comuni di Galgagnano e Boffalora dal confine amministrativo con la provincia di Cremona fino alla biforcazione della strada proveniente da cascina Gelsomina (lunghezza tratto 1.500 m).

d) in sponda destra nel comune di Camairago dall’inizio della AFV Tenuta Boscone, posto 500 m a valle di cascina Lizzari, fino alla fine della medesima AFV in località Bosco Valentino (lunghezza del tratto 4.500 m).

2. Ramo della Tila Per tutto il tratto scorrente nel territorio provinciale (lunghezza tratto 2.300 m). 3. Fontanile Addetta Per tutto il tratto scorrente nel territorio provinciale, compresi i rami sinistro e destro (lunghezza tratto 1.200 m). 4. Roggia Peschiera Dal ponticello all’inizio della AFV Comazzo, fino all’immissione nel Ramo della Tila (lunghezza tratto 200 m). 5. Lanca di Comazzo Tutto il corpo idrico, ad esclusione della porzione in sponda destra tra il punto di immissione in Adda e il restringimento all’altezza della Trattoria Bocchi. 2. ZONE DI PROTEZIONE INVERNALE 1. Fiume Adda Tra il confine nord con le province di Milano e Cremona (posto circa 800 m a monte dell’immissione della roggia Moione) e la derivazione del canale Vacchelli, compreso il tratto di canale fino alla cascina Bocche di Canal Marzano (lunghezza tratto 5.200 m).

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2. Fiume Adda Da 450 m a valle della derivazione del canale Vacchelli fino alla massicciata in sponda sinistra corrispondente all’inizio della lanca della Cascinetta (lunghezza tratto 1.600 m). 3. ZONE NO-KILL 1. Rio Tormo Tratto terminale compreso tra la confluenza dei due rami in località cascina Resega e l’immissione nel fiume Adda (lunghezza tratto 900 m). 2. Rio Stagno Tratto terminale dal ponticello in località cascina Resega fino al confine con la provincia di Cremona nei pressi dell’immissione in Adda (lunghezza tratto 2.000 m). 3. Roggione Nuovo Tratto terminale dal ponte in località Casellario fino all’immissione in Adda (lunghezza tratto 1.000 m). 4. Roggia Ramello Tratto terminale dalla confluenza dei due rami in località cascina San Marcellino fino all’immissione nel fiume Adda (lunghezza tratto 900 m). 4. ZONE NO KILL LUCCIO 1. Lanca della Cascinetta nel tratto di competenza provinciale. 2. Morta dell’Acquafredda (comune di Galgagnano) 3. Morte del Belgiardino (comuni di Montanaso Lombardo e Lodi) 5. ZONE NO KILL MARMORATA E TEMOLO 1. Fiume Adda Da 450 m a valle della derivazione del canale Vacchelli fino alla massicciata in sponda sinistra corrispondente all’inizio della lanca della Cascinetta (lunghezza tratto 1.600 m). 6. ZONE CON DIVIETO DI PESCA DERIVANTE DA ALTRE NORMATIVE Il Piano territoriale di coordinamento del Parco Adda Sud (L.R. n. 22/94) stabilisce che la pesca sia vietata nelle riserve naturali orientate e nelle riserve naturali parziali biologiche. È pertanto vietata l’attività di pesca nelle porzioni di corsi d’acqua ricompresi nelle seguenti riserve naturali (orientate o parziali biologiche): 1. Colo Mortone e Adda Vecchia 2. Lanca delle Due Acque o Ronchetti 3. Lanca di Soltarico nord 4. Morta di Abbadia Cerreto 5. Morta di Cavenago 6. Morta Delizie ovest, Morta Zerbaglia sud e relativi emissari 7. Morta di Bertonico e relativi imm ssari ed emissari i8. Adda Morta di Castiglione, Canale Morto dell’Adda e Lanca della Rotta All’interno della riserva naturale orientata “Adda Morta” (lunghezza tratto 3.200 m). 9. Adda Morta del Boscone (Bosco Valentino) È inoltre sempre vietata la pesca, salvo che nelle rogge poste sul confine, in tutti i corpi idrici ricompresi nella riserva naturale orientata “Monticchie” (Somaglia), secondo quanto previsto dal punto 4.1.0 del Piano della riserva (approvato con D.G.R. n. 5/48146/94).

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6.3 LICENZE DI PESCA 6.3.1 Licenza per stranieri (tipo D) Ai sensi dell’art. 18 comma 11 del R.R. n. 9/03, la Provincia provvede ad individuare delle zone delimitate in cui è possibile esercitare la pesca dilettantistica con licenza di tipo D. Tale tipologia di licenza, richiedibile da cittadini non residenti sul territorio italiano, è costituita da un apposito modulo (in carta legale) predisposto dalla Provincia; la licenza di tipo D ha una validità di 90 giorni a partire dalla data di rilascio. Le zone individuate a tale fine sono tutte le acque del territorio provinciale con l’esclusione di quelle soggette a diritto esclusivo di pesca. Con questo tipo di licenza è possibile pescare con le attrezzature individuate per la pesca dilettantistica e secondo le disposizioni previste dalla normativa vigente in materia. 6.3.2 Permesso turistico Ai sensi dell’art. 18 comma 11 del R.R. n. 9/03, la Provincia provvede ad individuare delle zone delimitate in cui è possibile esercitare la pesca dilettantistica con permesso turistico, in sostituzione della licenza tipo B. Tale tipologia di licenza, richiedibile da cittadini residenti nel territorio italiano ma non in possesso di licenza di tipo B, è costituita dalla sola ricevuta del versamento che deve essere effettuato con bollettino postale; il permesso turistico ha una validità di 15 giorni a partire dalla data del versamento. Le zone individuate a tale fine sono tutte le acque del territorio provinciale con l’esclusione di quelle soggette a diritto esclusivo di pesca. Con questo tipo di licenza è possibile pescare con le attrezzature individuate per la pesca dilettantistica e secondo le disposizioni previste dalla normativa vigente in materia.

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6.4 GARE E MANIFESTAZIONI DI PESCA 6.4.1 Norme generali Le gare e le manifestazioni di pesca vengono autorizzate nel rispetto di quanto previsto dalla L.R. n. 12/01 e dal R.R. n. 9/03. Durante le gare di pesca è consentita la deroga alle misure minime di cattura (art. 4 R.R. n. 9/03), fatta eccezione per lo storione cobice e per lo storione comune che devono essere immediatamente rilasciati. Al termine della gara è obbligatorio, salvo i casi successivamente esplicitati, reimmettere il pesce vivo pescato nel corso d’acqua di provenienza. L’eventuale detenzione o reimmissione devono avvenire attuando tutti gli accorgimenti necessari in modo da non arrecare danno o sofferenza all’ittiofauna catturata. Fa eccezione il corso principale del fiume Adda (lanche, morte e afferenti), in cui le deroghe ai tempi di divieto sono concesse limitatamente alle seguenti specie:

- carpa - cavedano - savetta - vairone

mentre le deroghe alle misure minime sono concesse limitatamente alle seguenti specie: - barbo - carpa - cavedano - persico reale - savetta - tinca

Anche durante le gare e le manifestazioni di pesca è comunque vietata la reimmissione di esemplari di specie ittiche alloctone ritenute dannose, che devono essere soppressi ai sensi della vigente normativa regionale.

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6.4.2 Campi gara fissi e temporanei Le acque appositamente individuate come tratti da destinare allo svolgimento di gare e manifestazioni di pesca sono denominate campi gara fissi. In tali tratti è consentito l’uso di tutti gli attrezzi per la pesca dilettantistica; la pesca può essere esercitata esclusivamente dai pescatori regolarmente associati alle Associazioni piscatorie dilettantistiche qualificate ai sensi dell’articolo 6 della L.R. n. 12/01 in possesso di apposita copertura assicurativa. Le gare e le manifestazioni di pesca si intendono automaticamente autorizzate nei campi gara fissi, in quanto tali tratti sono specificatamente identificati per tale finalità. I campi di gara fissi sono assegnati, con apposita convenzione (art. 13 R.R. n. 9/03), ad una delle Associazioni piscatorie dilettantistiche presenti nel territorio provinciale, secondo le modalità definite dalla sopraccitata convenzione e dal Regolamento provinciale per le gare e manifestazioni di pesca (D.C.P. n. 11 del 12.04.06). I “campi gara temporanei”, da utilizzare per gare o manifestazioni di interesse locale o turistico (sagre paesane, gare per piccoli pescatori, eccetera), sono individuati di volta in volta dalla Provincia, su richiesta degli organizzatori delle gare o manifestazioni. L’autorizzazione è concessa secondo quanto stabilito dalla L.R. n. 12/01 artt 13 e 20 e dal R.R. n. 9/03 art. 13, e nel rispetto dei vincoli previsti dal presente Piano. I campi gara temporanei non possono comunque essere concessi in zone dove sussistono istituti di tutela (Capitolo 6.2). Nei campi gara fissi e temporanei vigono comunque le seguenti disposizioni: a) Eventuali ripopolamenti devono essere preventivamente autorizzati dalla Provincia,

con l’indicazione delle quantità e delle qualità delle specie ittiche che si intendono immettere nel corso d’acqua;

b) In tutti i campi gara inclusi nel Parco Adda Sud sono sempre vietati i ripopolamenti pre-gara;

c) I partecipanti non dovranno disturbare in alcun modo i pescatori che esercitano regolarmente l’attività di pesca in prossimità del campo gara, in tratti liberi da ogni vincolo o divieto;

d) Le gare di pesca possono essere temporaneamente sospese o interrotte definitivamente dalla Provincia (anche tramite il proprio Corpo di Polizia Locale) ad insindacabile giudizio, qualora gli organizzatori e/o i partecipanti non adempiano a quanto prescritto dalla normativa vigente in materia e per motivi di sicurezza e/o di ordine pubblico;

e) L’autorizzazione all’effettuazione della gara o manifestazione concerne esclusivamente l'esercizio della pesca e non riguarda tutti gli aspetti (assicurativi, antinfortunistici, di rispetto dell’altrui proprietà, ecc.) per i quali dovrà provvedere, ai sensi di legge, l’organizzatore responsabile.

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6.4.3 Azzonamento CAMPI GARA FISSI

N. Acqua Descrizione SpondaLunghezza

(m) n. massimo concorrenti

1 fiume Adda Castelnuovo Bocca d’Adda - da 100 m a valle dell’ultima briglia sino allo sbocco nel fiume Po D 700 30

2 fiume Po Caselle Landi - a partire dalla cascina Palazzo dal km 16,000 al km 16,500 S 500 50

3 canale Muzza Massalengo - dalle paratoie poste al termine del canale in località Tripoli sino alle paratoie poste a circa 1000 m a monte, in comune di Massalengo

S/D 1000 80

4 colatore Lisone Caselle Lurani - dalla levata con paratoie sino al sovrappasso del cavo Marocco a monte D 400 30

3 canale Tosi/ colatore Gandiolo

Corno Giovine - da 100 m a valle del ponte della S.P. Santo Stefano-Caselle Landi sino al ponte d’Anelli

D 800 50

CAMPI GARA FISSI APSSL Campi gara previsti nei corsi d’acqua con diritto esclusivo di pesca di cui la A.P.S.S.L (Associazione Pescatori Sportivi e Subacquei Lodigiani) - convenzionata F.I.P.S.A.S. è titolare o concessionaria:

N. Acqua Descrizione SpondaLunghezza

(m) n. massimo concorrenti

1 fiume Adda Lodi - dall’ex traliccio SLEG fino allo sbocco del Roggione D 900 20

2 fiume Adda Lodi città - da 200 m a monte del ponte di Lodi fino alla cascata a valle del ponte D 300 30

3 fiume Adda Castiglione d’Adda - da 100 m a valle del vecchio ponte della S.S. 591 a valle per 400 m D 400 30

4 Lanca di Soltarico

Cavenago d’Adda - dall’abitato di Soltarico a monte per 400 m D 400 20

5 Lanca di Soltarico

Cavenago d’Adda - dall’abitato di Soltarico a valle per 700 m D 700 80

6 Lanca di Soltarico

San Martino in Strada (Ca’ del Conte) - da 600 m a valle di cascina Mairana a 500 m a monte D 1100 80

7 canale Muzza Mulazzano - dal ponte della S.P. 138 a monte per 300 m D 300 30

8 canale Muzza Mulazzano - da 200 m a valle della levata di Quartiano al ponte S/D 800 50/50

9 canale Muzza Mulazzano/Tavazzano - dalle cascine Casoltina (dx) e Casolta (sx) a monte della centrale Endesa S/D 1500 120/120

10 canale Muzza Tavazzano - da 500 a valle della S.S. 9 a 100 m a monte del ponte della ferrovia S/D 900 80/80

11 canale Muzza Lodi Vecchio - da 100 m a valle della S.P. 115 fino all’altezza di cascina Mascarina D 1500 80

12 derivatore Ca’ de Bolli

San Martino in Strada - dal ponte di Caviaga al ponte di Basiasco S 1500 100

13 roggia Cavallera Crivella

San Martino in Strada - dal bivio della via S.S. 9 a monte fino al ponte di cascina Canova D 1000 80

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N. Acqua Descrizione SpondaLunghezza

(m) n. massimo concorrenti

14 colatore Mortizza

San Rocco al Porto - dal ponte ferroviario di Santo Stefano alla chiavica della Mortizza D 250 35

15 colatore Gandiolo

Corno Giovine/Cornovecchio - dal ponte Fornasotto alla cascata di Belgrado D 1200 100

16 canale Ancona Senna Lodigiana - dal ponte in località Guzzafame a 50 m a monte dell’elettrodotto D 400 25

17 canale Ancona Senna Lodigiana - da 50 m a valle dell’elettrodotto al ponte di Ca’ dei Titini D 300 50

18 canale Ancona Senna Lodigiana - dal ponte di Ca’ dei Titini a 50 m a monte dell’elettrodotto D 450 40

19 canale Ancona Senna Lodigiana - da 100 m a valle del ponte in località Bellaguarda alla “curva del gelso” D 1000 35

20 canale Ancona Senna Lodigiana - dalla “curva del gelso” al manufatto in cemento a monte del ponte di cascina Springalli (1° tratto)

D 350 50

21 canale Ancona Senna Lodigiana - dalla “curva del gelso” al manufatto in cemento a monte del ponte di cascina Springalli (2° tratto)

D 350 50

22 canale Ancona Senna Lodigiana - dalla “curva del gelso” al manufatto in cemento a monte del ponte di cascina Springalli (3° tratto)

D 350 50

23 canale Ancona Senna Lodigiana - dal ponte di cascina Springalli al ponte di Somaglia D 300 25

24 canale Ancona Guardamiglio - dalla chiavica di cascina Dosso a monte per 400 m D 400 45

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6.5 CENTRI PRIVATI DI PESCA SPORTIVA Ai sensi della L.R. 12/01, artt. 13 e 20 comma 3 e del Regolamento Regionale n. 9/03, artt. da 14 a 16, la Provincia rilascia le autorizzazioni all’attività di Centro Privato di Pesca (C.P.P.). Nel successivo elenco sono riportati i C.P.P. attualmente autorizzati, con l’indicazione della denominazione, del titolare e dell’ubicazione. 1. Centro Privato di Pesca “Mortone”

Titolare: Brambilla Diego Ubicazione: località Villa Pompeiana (Zelo Buon Persico) 2. Centro Privato di Pesca “Gli Amici dello Storione”

Titolare: Chiappa Vittorio Luigi Ubicazione: Montanaso Lombardo Tenuto conto dell’art. 17, comma 3 del R.R. n. 9/03 la Provincia dispone, a tutela dell’ittiofauna presente nelle acque non in disponibilità privata, il seguente elenco di specie ittiche che possono essere oggetto di immissione in Centri Privati di Pesca: Specie autoctone: - Storione cobice - Storione comune - Storione ladano - Trota fario - Trota marmorata - Salmerino alpino - Temolo - Luccio - Cavedano - Tinca - Scardola - Anguilla - Bottatrice - Persico reale Specie alloctone: - Lavarello - Bondella - Persico trota - Pesce gatto - Carpa - Carpa erbivora - Carpa testa grossa - Carpa argentata - Trota iridea - Salmerino di fonte

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Piano ittico provinciale

La Provincia, sulla base dell’ubicazione, delle caratteristiche chimiche, fisiche ed ecologiche dei corpi idrici interessati, della vicinanza con aree protette e/o acque di pregio ittico o pregio ittico potenziale, del tipo di comunicazione con le acque pubbliche o per altre ragioni di natura conservazionistica può disporre ulteriori restrizioni all’elenco delle specie che possono essere oggetto di immissione. L’idoneità biologico-sanitaria del materiale ittico immesso nei C.P.P. comunicanti con acque pubbliche deve essere comprovata, di volta in volta, da apposita certificazione dell’autorità sanitaria competente per i controlli sull’allevamento di provenienza. Al titolare del C.P.P. è fatto obbligo di: - avvisare preventivamente la Provincia delle immissioni previste; - ad ogni immissione redigere apposito verbale di semina che riporterà la data di

immissione, nome completo della specie, quantità immessa e nominativo della ditta fornitrice;

- acquisire e conservare per 2 anni, al fine di eventuali controlli, la documentazione di provenienza del pesce acquistato ed immesso;

- rilasciare ai pescatori che trasportino pesce proveniente dal laghetto apposita dichiarazione che attesti la provenienza della fauna ittica;

- realizzare e mantenere in efficienza le opere eventualmente necessarie ad interrompere la continuità del C.P.P. con le acque pubbliche al fine di impedire il passaggio del pesce;

- adottare le necessarie misure di controllo affinché il pesce pescato nel CPP sia sempre asportato morto.

In caso di lavori per interventi ordinari e straordinari implicanti lo svuotamento totale o parziale del C.P.P., devono essere adottate tutte le misure atte ad evitare il contatto delle specie ittiche presenti con il reticolo idrografico esterno.

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Piano ittico provinciale

6.6 DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA (art. 3 L.R. n. 12/01) Il diritto esclusivo di pesca è un istituto giuridico risalente al 14° Secolo: esso veniva inserito in un contesto più ampio quale il diritto di raccolta della legna, della sabbia, il pescaggio idrico a fini irrigui, e via dicendo. Tale diritto riguardava normalmente parti di fiumi (o di laghi) e poteva avere annesse le lanche, le morte, le mortizze ed i canali affluenti; veniva concesso dai regnanti dei vari stati presenti prima dell’unità nazionale alle famiglie nobili che avevano reso grossi servigi. Successivamente all’unità d’Italia, la casa Savoia ha riconosciuto formalmente l’esistenza dei diritti esclusivi di pesca effettuando un censimento degli stessi, e concedendo tali privilegi anche ai Comuni, alle Province e ai Consorzi di irrigazione. Il Regio Decreto n. 1604/1931 (approvazione del Testo Unico delle leggi sulla pesca) ha fissato, per la prima volta, l’obbligo di tabellazione dei tratti soggetti a diritto, oltre all’obbligo di salvaguardia e di aumento della pescosità. Attualmente il quadro giuridico, per quanto abbastanza confuso, prevede una serie di privilegi e di obblighi legati alla titolarità di diritti esclusivi di pesca: - il diritto esclusivo di pesca è riconosciuto dallo stato italiano come un diritto di godimento

di un bene di proprietà del Demanio (similmente all’istituto dell’usufrutto), rispettandone la destinazione economica; è pertanto ereditabile, cedibile a terzi e locabile;

- è necessario il consenso del proprietario e concessionario del diritto per l’esercizio della pesca da parte di terzi. (R.D. n. 1604/1931);

- i titolari hanno l’obbligo di segnalare i tratti soggetti a diritto esclusivo di pesca, apponendo idonea tabellazione (R.D.L. n. 799/1936);

- il diritto esclusivo di pesca è gestito dal proprietario o dal concessionario, in base alle previsioni normative, nell’interesse della comunità (L.R. n. 12/01);

- la Provincia può altresì stipulare convenzioni con i titolari dei diritti esclusivi di pesca, al fine di liberalizzarne l’esercizio (L.R. n. 12/01);

- la Provincia esercita le funzioni amministrative concernenti i diritti esclusivi di pesca e ne effettua periodicamente la ricognizione.

La L.R. n. 12/01, inoltre, prevede che ogni anno i titolari dei diritti esclusivi presentino alla Provincia il programma delle opere ittiogeniche da effettuarsi nel corso dell’anno successivo: in particolare, gli interventi potranno consistere in immissioni di fauna ittica, interventi di miglioramento ambientale, azioni per il contenimento di specie ittiche dannose, e quant’altro possa servire a migliorare la qualità degli ambienti in cui la fauna ittica vive; la Provincia deve verificare la compatibilità dei programmi pervenuti con le disposizione normative e con i contenuti del Piano Ittico provinciale. L’esecuzione dei programmi approvati dalla Provincia costituisce un obbligo da parte dei proprietari o dei concessionari del diritto esclusivo di pesca: in caso di mancata presentazione del programma di interventi (o mancata esecuzione degli stessi), la Provincia può espropriare, ai sensi di legge e salvo indennizzo, i diritti esclusivi di pesca comunque denominati e costituiti. L’indennità di esproprio è determinata dalla Provincia in proporzione alle tasse pagate dall’espropriando nell’ultimo decennio sul diritto e per l’esercizio di esso. La presenza dei diritti esclusivi e i relativi obblighi ittiogenici a carico dei titolari o dei concessionari costituiscono potenziali opportunità, che in alcuni casi si sono tuttavia trasformate in fonti di pressione (es. semine di materiale ittico non consono).

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Piano ittico provinciale

Spetta pertanto all’Amministrazione pubblica vigilare sulle modalità di espletamento di tali obblighi, tenuto conto che, in virtù delle recenti acquisizioni di carattere tecnico-scientifico in materia, dovrà essere data maggiore rilevanza agli interventi organici di conservazione delle specie e degli habitat rispetto alla mera immissione di pesce. 6.6.1 Diritti esclusivi di pesca di origine demaniale Questi diritti esclusivi di pesca, originariamente di proprietà del demanio pubblico, col D.P.R. n. 616/1977 (art. 100) sono stati trasferiti dal demanio statale al demanio delle Province. La Provincia di Lodi attualmente ha affidato in gestione all’Associazione Pescatori Sportivi e Subacquei Lodigiani (APSSL) le acque su cui insistono i diritti esclusivi di pesca demaniali; la convenzione, di durata triennale, scade nel 2009. I tratti in questione sono i seguenti:

Denominazione corpo idrico

Tipologia Descrizione

Adda fiume Adda Morta-Lanca della Rotta

Adda fiume dal ponte di Bertonico fino al salto artificiale a 700 m dallo sfocio in Po, escluso il tratto con diritto esclusivo Biancardi (in sola sponda dx)

Muzza canale dal confine con la provincia di Milano alla località Tripoli di Massalengo

Muzza colatore dalla località Tripoli alla località Muzza Piacentina

Muzza colatore dalla località Muzza Piacentina alla Cascina Colombina

Muzza colatore dalla località Valguercia allo sbocco in Adda

Gandiolo colatore dal ponte di Fornasotto di Corno Giovine allo sbocco in Po

Mortizza colatore dalla località Ponte rosso (SS 9) di Guardamiglio allo sbocco in Po in località Chiavicone di Santo Stefano

Brembiolo colatore da ponte C.na del Lago di Brembio a sbocco in Mortizza in località Ponte rosso (SS 9) di Guardamiglio

Sillaro cavo dall’origine a monte di C.na Bonora (Pieve Fissiraga) a Borghetto Lodigiano, dove prende il nome di roggia Muzzino

Elenco delle acque in cui insistono diritti demaniali esclusivi di pesca.

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Piano ittico provinciale

6.6.2 Diritti esclusivi di pesca di altra origine L’elenco completo dei corsi d’acqua sui quali, ad oggi, risultano insistere diritti esclusivi di pesca, aggiornato a seguito della ricognizione richiesta dall’art. 3 comma 1 della L.R. n. 12/01, è riportato nella tabella seguente. Al fine di ottimizzare i tempi necessari per la ricognizione, visto l’elevatissimo numero di corsi d’acqua interessati, è stato adottato un metodo speditivo: partendo dall’elenco già stilato in occasione della stesura del precedente Piano Ittico (1999), sono stati interpellate le Associazioni di pesca ed i titolari di Aziende Faunistico-Venatorie localizzate lungo l’Adda, al fine di confermare, integrare o correggere l’elenco di detti diritti. Sarà cura dell’Amministrazione procedere poi ad una verifica più approfondita (anche analizzando i singolo atti notarili) finalizzata ad una migliore conoscenza, anche dal punto di vista giuridico, di questi istituti. Denominazione

corpo idrico Tipologia Descrizione

Titolare del Diritto Esclusivo

Concessionario

ADDA fiume dalla C.na Cremosazza alle Due Acque del Belgiardino

Eredi Pozzali FIPSAS

ADDA fiume dalle Due Acque del Belgiardino alla ex cava SLEG (Lodi)

Eredi Pozzali ALPD

ADDA fiume dalla ex cava SLEG al ponte di Lodi sponda sx

Eredi Pozzali ALPD

ADDA fiume dalla ex cava SLEG al ponte di Lodi sponda dx

Eredi Pozzali FIPSAS

ADDA fiume solo sponda dx dalla C.na Boscone (Camairago) fino al cippo in granito in località Bosco Valentino

Fam. Folli Biancardi

FIPSAS

ADDA fiume dal confine con la provincia di Milano al Canale Vacchelli

FIPSAS -

ADDA fiume dal Canale Vacchelli al Colatore Calandrone

FIPSAS -

ADDA fiume dal Colatore Calandrone alla Cascina Rina

FIPSAS -

ADDA fiume Lanca di Soltarico comuni di San Martino e Cavenago

FIPSAS -

ADDA fiume dal ponte di Lodi al ponte di Cavenago

FIPSAS -

ADDA fiume da valle del ponte di Cavenago d’Adda all'immissione della roggia Menabò (C.na Guastimone)

La Zerbaglia srl -

ADDA fiume dalla Cascina Rina alla Cascina Gelsomina

Molteni Bruno FIPSAS

ADDA fiume a valle della Roggia Muzzetta alla C.na Cremosazza

Molteni Bruno FIPSAS

ADDA fiume dal confine tra Turano e Bertonico fino allo sbocco del Colatore Muzza in comune di Castiglione

Ospedale Maggiore di Milano

FIPSAS

ALMOS cavo da levata Quaresimina sul Canale Muzza a partitore C.na Gambarina

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

ANCONA colatore da Cappella Sambuchetti a Orio Litta a località Ponte rosso (SS 9) di Guardamiglio

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

ARZAROLO canale da C.ne Livelli a sbocco in Colatore Ancona (Senna)

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

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Piano ittico provinciale

Denominazione corpo idrico

Tipologia Descrizione Titolare del

Diritto Esclusivo Concessionario

BAGOLA roggia per tutto il suo corso Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

BARBAVARA roggia dal manufatto Micolli sul canale Muzza per tutto il suo percorso nei comuni di Lodivecchio, Borgo S.G., Pieve F., Villanova

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

BARDO - PAN cavo dalla levata Vistarina sul canale Muzza fino alla derivazione Campolunga e Cassinetta S.Simone

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

BOSSA CAZZANIGA roggia tutto il corso da c.na Faruffina a c.na Sessa Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

BREMBIOLINA roggia dalla Mirandola al Brembiolo (Somaglia) Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

CA’ DE BOLLI derivatore dalla derivazione dal Canale Muzza in località Priora per tutto il percorso fino al manufatto terminale di Basiasco di Mairago

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

CA’ DEL PARTO derivatore dalla derivazione dal derivatore Lanfroia per tutto il corso fino a Ca’ del Parto di Brembio

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

CA’ DI SOTTO canale dalla c.na Ca’ di Sotto fino allo sfocio nel collettore Repellini

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

CAMPOLANDRONE canale da Castello Trecchi alla chiavica di Campolandrone (Maleo)

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

CANARI canale dai Budri della Morta (Castelnuovo) all’idrovora di Maccastorna

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

CANCELLIERA roggia dalla derivazione dalla codogna a c.na Montegiusto di Meleti

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

CASALA roggia tutto il corso da Vittadone a Casalpusterlengo Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

CATTANEO COMAZZO

roggia (tratto alto roggia Sabina) dal confine con Milano alla S.P. 181

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

CAVALLERA CRIVELLA

roggia dal derivatore Ca’ de Bolli al Mulino Valguercia

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

CAVAZZA roggia per tutto il suo corso Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

CODOGNINA roggia tutto il corso da c.na Catanzino a Codogno Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

COLATRICE - CASALA

roggia per tutto il suo corso Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

COLLETTORE ADDA

canale dalla SS Maleo-Pizzighettone all’idrovora di Maccastorna

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

COLLETTORE REPELLINI

canale (o Po morto o Canale di Bonifica Bassa Lodigiana) da c.na Traversante all’idrovora di Castelnuovo

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

COSTA EMISSARIO DI FOMBIO

canale dalla località Costa di Fombio all’immissione nel canale Tosi in località Cinta di S.Stefano

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

DOSSARELLI canale dalla c.na Dossarelli all’idrovora vicino alla ferrovia (S.Rocco)

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

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Piano ittico provinciale

Denominazione corpo idrico

Tipologia Descrizione Titolare del

Diritto Esclusivo Concessionario

FARUFFINA roggia tutto il corso (dalla diramazione dalla Cavallera-Crivella in loc. Biraga a c.na dei Preti)

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

FORNASOTTO canale da Santo Stefano al colatore Gandiolo Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

GRAZZANELLO roggia per tutto il suo corso Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

GUARDALOBBIA roggia per tutto il suo corso (da c.na Corradina al colatore Gandiolo)

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

IRIS cavo dalla derivazione dal canale Muzza fino alla derivazione della roggia Pagana

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

LANFROIA derivatore dalla derivazione dal canale Muzza a Tripoli per tutto il corso fino a c.na Corsetta

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

LAVAGNA derivatore (roggia Molino) tutto il corso dal ponte stradale di Lavagna fino al manufatto in prossimità della c.na Torchio

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

MARCHESINA canale dai Casoni di Borghetto alla c.na Case Nuove di Senna

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

MARTE cavo da derivazione dal canale Muzza fino alla partizione in roggia Fratta e Ospedaletta (entro l’abitato di Muzza di S.Angelo)

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

MOIENTINA roggia tutto il corso da Ca’ dell’Acqua di Codogno a c.na Dei Preti

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

MOLINA roggia tutto il corso da Fornaci alla diramazione nella roggia Morara

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

MONTICCHIE roggia dalla Riserva di Monticchie allo sbocco nel colatore Ancona (Somaglia)

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

MUZZA colatore da Ceradello-c.na Colombina a sbocco del colatore Valguercia

Ospedale Maggiore di Milano

FIPSAS

NISO cavo dalla levata Vistarina sul canale Muzza alla partizione in loc. Ca’ de’ Racchi

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

NUOVA GUARDALOBBIA

roggia per tutto il suo corso (da c.na S.Giovanni di Brembio al colatore Ancona a Somaglia)

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

PUNTE canale da Caselle Landi all’idrovora del Rottino Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

REGINA CODOGNA

roggia per tutto il suo corso (da Comazzo a Codogno)

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

RESMINA canale dal colatore Gandiolo al colatore Mortizza Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

RIALE canale da Fombio allo sfocio nel canale Resmina Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

RICOTTI ACQUALUNGA

canale da c.na Ricotti allo sbocco nel canale Resmina Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

RISAIA canale da c.na Isola al canale Collettore Seriolo dei Morti

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

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Piano ittico provinciale

Denominazione corpo idrico

Tipologia Descrizione Titolare del

Diritto Esclusivo Concessionario

RISAIA canale tutto il corso, dal Palazzo di Orio Litta fino all’argine del fiume Po in loc. Corte Sant’Andrea

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

ROGGIONE DI SENNA

canale da Ospedaletto allo sbocco nel colatore Ancona in loc. Ca’ dei Titini (Senna)

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

ROGGIONE DI SOMAGLIA

canale dal cimitero di Somaglia allo sbocco nel colatore Ancona

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

ROVEDARO roggia per tutto il suo corso Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

SAN FIORANA roggia per tutto il suo corso (da Codogna a Codogno a C. na Bignamina a San Fiorano)

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

SATURNO cavo dal canale Muzza alla roggia Luserana Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

SERIOLO DAI MORTI

canale dalla loc. Morti della Porchera all’ idrovora del Rottino

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

SILLARO cavo dall’origine (Dresano) fino allo sbocco nel Lambro a Salerano

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

TENCAROLA canale dalla c.na Cigolina fino allo sfocio nel canale Costa

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

TESORO roggia (Roggia Paganina) da Molino Valguercia a monte di loc. San Giacomo

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

TRECCO colatore tutto il corso, dalla derivazione della roggia Codogna in località Ca’ dell’Acqua (Codogno) fino allo sbocco in Adda (Maleo)

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

TRIS cavo dalla presa dal canale Muzza fino a Vignazza Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

TRIULZA roggia per tutto il suo corso (da c.na Squintana a San Martino a Triulza di Codogno)

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

VECCHIA roggia dalla roggia Morara all’Adda Morta di Castiglione

Consorzio delle Utenze Irrigue

FIPSAS

VIGANA derivatore per tutto il suo corso dalla derivazione dal canale Muzza a Tripoli all’autostrada A1

Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana

FIPSAS

MORTA DI CAVENAGO

morta morta di Cavenago entro i confini dell’AFV Bastide

Fam. Boschiroli -

MORTONE acque lentiche

acque ferme e rogge varie entro i confini dell’AFV Mortone

Fam. Brambilla -

Elenco delle acque in cui insistono diritti esclusivi di pesca (con l’indicazione dei relativi concessionari).

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Piano ittico provinciale

6.7. REGOLAMENTAZIONE DELLA PESCA PROFESSIONALE 6.7.1 Disposizioni generali Sulla base di quanto previsto dall’art. 11 comma 4 del R.R. n. 9/03, la Provincia consente la pesca professionale esclusivamente nel corso principale del fiume Po; l’esercizio della pesca deve avvenire nel rispetto dell’equilibrio del popolamento ittico, in un’ottica di valorizzazione della risorsa d’interesse alieutico ed economico. È proibita la detenzione sul luogo di pesca di specie ittiche di cui sia vietata la cattura. Così come previsto dall’art. 11 comma 3 del R.R. n. 9/03, - è vietato l’utilizzo di reti a strascico; - ogni attrezzo di pesca professionale deve essere provvisto di apposito contrassegno

riportante la sigla della provincia di residenza del pescatore e il relativo numero identificativo; in particolare, ogni rete in azione di pesca dovrà essere dotata di gavitello;

- la misurazione dell’ampiezza delle maglie delle reti deve essere effettuata a rete bagnata e non dilatata, dividendo per dieci la distanza tra undici nodi consecutivi;

- i periodi e luoghi di divieto e le misure minime previsti per la pesca dilettantistica si applicano anche alla pesca professionale.

6.7.2 Attrezzi consentiti I pescatori di professione (muniti di licenza di pesca di tipo A in corso di validità) possono utilizzare, oltre a quelli previsti per la pesca dilettantistica, gli attrezzi elencati nel presente paragrafo. Ogni pescatore in esercizio di pesca non può avere con sé sul natante attrezzi difformi, per tipologia e lunghezza, da quelli indicati. a) Tremaglio (o tramaglio) Lunghezza massima della rete 25 m; lato delle maglie non inferiore a 20 mm. b) Tremaglio (o tramaglio) per alborella Lunghezza massima della rete 20 m, altezza massima della rete 90 cm. c) Tremaglione (o tramaglione) Lunghezza massima della rete 100 m, altezza massima 2 m. Il lato delle maglie della rete interna non deve essere inferiore a 60 mm. d) Tremaglio da posta Lunghezza massima della rete 50 m. Il lato delle maglie della rete interna non deve essere inferiore a 60 mm.

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Piano ittico provinciale

e) Bilancione a mano e a carrucola Lato massimo della rete 10 m; il lato delle maglie non deve essere inferiore a 50 mm. f) Bilancia a mano e a carrucola Lato massimo della rete 6 m; il lato delle maglie non deve essere inferiore a 18 mm. È consentito l’uso della bilancia recante al centro un quadrato di rete “fissetta” di lato non superiore a 2 m, con maglie di lato non inferiore a 10 mm; il lato della fissetta non può comunque essere maggiore di 1/3 del lavoro massimo della rete. g) Dirlindana (o piacentina) - rete a bilancia montata su natante e manovrata a mezzo di carrucola

fissata all’estremità di un palo Lato massimo della rete 6 m; il lato delle maglie non deve essere inferiore a 18 mm. È consentito l’uso della fissetta, con lato non superiore a 2 m, con maglie di lato non inferiore a 10 mm; il lato della fissetta non può comunque essere maggiore di 1/3 del lavoro massimo della rete. h) Archetto Bocca a semi-arco: altezza massima 90 cm, diametro massimo 90 cm, lunghezza massima 2,5 m. Lunghezza del primo inganno: almeno 60 cm, con maglia non inferiore a 24 mm; secondo inganno: lunghezza massima 190 cm, con maglia non inferiore a 10 mm. L’attrezzo non può avere più di 3 inganni. i) Guada (o ligursa) Lunghezza massima del lato strisciante 1,5 m; il lato delle maglie non deve essere inferiore a 15 mm. j) Bertavello (o bertovello) Diametro massimo della bocca 1,5 m; il lato delle maglie della camera non deve essere inferiore a 10 mm. La distanza tra gli attrezzi nei punti più vicini non deve essere inferiore a 5 m. k) Coettone - bertavello con ali Diametro massimo della bocca 1,5 m; il lato delle maglie della camera non deve essere inferiore a 6 mm. Il lato delle ali non deve superare i 30 m, e non deve comunque superare la metà della larghezza del corso d’acqua. La distanza tra gli attrezzi nei punti più vicini non deve essere inferiore a 30 m. l) Servera Diametro massimo della bocca 1,5 m; il lato delle maglie della camera non deve essere inferiore a 10 mm. La distanza tra gli attrezzi nei punti più vicini non deve essere inferiore a 5 m. m) Tamburino Diametro massimo della bocca 1,5 m; il lato delle maglie della camera non deve essere inferiore a 10 mm. La distanza tra gli attrezzi nei punti più vicini non deve essere inferiore a 5 m.

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Piano ittico provinciale

n) Nassa La distanza tra le corde metalliche o tra le maglie delle reti non deve essere inferiore a 12 mm. o) Mazzacchera - ombrello per le anguille Il lato delle maglie della rete non deve essere inferiore a 8 mm. p) Sparviero Il lato delle maglie della sacca non deve essere inferiore a 20 mm. q) Cordina (o spaderna) - cordicella ad ami È permesso l’uso, senza limitazione del numero di ami.

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Piano ittico provinciale

7. PISCICOLTURA E ACQUACOLTURA

La Provincia, per favorire la produzione ittica, può, ai sensi dell’art. 6, comma 1 della L.R. 12/01, rilasciare a soggetti pubblici o privati, singoli o associati, concessioni a scopo di piscicoltura o acquacoltura. La concessione può essere rilasciata a condizione che le attività di acquacoltura e piscicoltura non comportino l’alterazione di acque di interesse ittico e/o il rischio di introduzione di specie alloctone considerate dannose nelle acque di competenza provinciale. A tal fine il concessionario dovrà dichiarare, all’atto di concessione o successivamente nel caso in cui decida di apportarvi modifiche, l’elenco delle specie oggetto di allevamento. Sono fatte salve tutte le norme vigenti in materia sanitaria e veterinaria. Le concessioni a scopo di piscicoltura e acquacoltura in atto possono essere rinnovate secondo le modalità previste dalla L.R. 12/01 qualora non contrastino con le previsioni dei Piani Ittici provinciali; in caso di mancato rinnovo tali concessioni decadono di diritto. Sono riportate, ai sensi dell’art. 8 comma 6 lettera d) della L.R. 12/01, le concessioni di piscicoltura e acquacoltura in atto:

1. Azienda Agricola Giuseppe Colombo - F.lli Colombo Sede legale: C.na Graziella, 1 - Robecchetto con Induno (MI) Sede operativa: Loc. Sesmones, Cornegliano Laudense Tipo di allevamento: intensivo Specie allevate: prevalentemente anguilla (Anguilla anguilla), con produzione secondaria di specie ciprinicole (es. carpa).

2. Azienda Agricola Canovette s.a.s.

Sede legale: via Oberdan, 1 - Brugherio (MI) Sede operativa: Loc. Canovette, Lodi Vecchio Tipo di allevamento: intensivo Specie allevate: storioni e anguille.

3. Parco Ittico Paradiso di Brambilla Carlo

Sede legale: Via S. Francesco, 10 - Lodi Sede operativa: fraz. Villa Pompeiana, Zelo Buon Persico Tipo di allevamento: estensivo finalizzato al mantenimento della popolazione ittica Specie allevate: autoctone e alloctone d’acqua dolce a scopo didattico-ricreativo.

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8. VIGILANZA La vigilanza rappresenta un importante elemento per poter dare attuazione al Piano: attraverso di essa è possibile fare opera di informazione, prevenzione e repressione. In ossequio all’art. 19 della L.R. n. 12/01, spettano interamente alla Provincia le funzioni di coordinamento di tutti gli organi di vigilanza in materia di pesca; sempre alla Provincia spetta la gestione dell’intero iter sanzionatorio e dell’introito dei proventi derivanti. La vigilanza in materia di pesca è affidata ad una serie di soggetti: in primis al personale del Corpo di Polizia Locale della Provincia, a cui si possono affiancare il Corpo Forestale dello Stato ed altre forze dell’ordine; nella realtà locale, ad oggi, un notevole ruolo in questo campo è svolto dalle Guardie Ittiche Volontarie, appartenenti all’Associazione Pescatori Sportivi e Subacquei Lodigiani (APSSL - convenzionata FIPSAS). La vigilanza ittica verrà condotta principalmente nelle acque di interesse ittico, dando priorità alle acque di pregio ittico, con particolare riguardo al corso principale del fiume Adda tra Comazzo e l’immissione dello scolmatore Belgiardino, e alle zone a regime particolare (zone di protezione e ripopolamento naturale, zone di protezione temporanea, zone di tutela ittica, zone di tutela ittica provvisorie, zone no kill, zone no kill marmorata e temolo, zone no kill luccio, zone artificiali di riproduzione), oltre che ai luoghi in cui sono maggiori le segnalazioni di pesca di frodo. Tra gli aspetti legati alla vigilanza, vi è quello di fondamentale importanza relativo alla corretta tabellazione dei corsi d’acqua in cui vigono particolari divieti o limitazioni alla pesca (ad esempio zone di protezione e ripopolamento ittico naturale, zone no kill); periodicamente le Guardie Ittiche Volontarie APSSL - FIPSAS e/o le Guardie Ecologiche Volontarie provvedono alla verifica dello stato della tabellazione e all’eventuale sua correzione o integrazione. Per le acque in cui vigono diritti esclusivi di pesca, il proprietario/concessionario deve provvedere sia alla vigilanza che alla tabellazione dei tratti interessati. Un aspetto che verrà potenziato è il coordinamento delle azioni di vigilanza strettamente legata alla pesca (ad opera soprattutto delle Guardie Ittiche Volontarie) con l’attività di presidio ambientale svolto dalle Guardie Ecologiche Volontarie (sia dipendenti dalla Provincia che dal Parco Adda Sud), al fine di ottimizzare la sorveglianza nelle aree del fiume Adda caratterizzate da rilevante pregio ambientale, la cui tutela è necessariamente legata ad una vigilanza ambientale di ampio respiro e non vincolata ad aspetti settoriali.

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A tal proposito, potranno essere attuate, se necessario, azioni di prevenzione e riparazione in materia di danno ambientale alla fauna acquatica e agli ambienti acquatici, ai sensi della Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale, e della relativa norma statale. L’articolo 300 del D. Lsg. n. 152/06 stabilisce che “costituisce danno ambientale il deterioramento, in confronto alle condizioni originarie, provocato alle specie e agli habitat naturali protetti dalla normativa nazionale e comunitaria di cui alla L. 157/92 [...], e di cui al D.P.R. n. 357/97, recante attuazione della Direttiva 92/43/CE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche [...]”. Nel caso specifico, si ritiene pertanto che danneggiamenti ad habitat acquatici con presenza accertata di specie di interesse comunitario, ad esempio causati dal transito di mezzi motorizzati, possano configurarsi come veri e propri danni ambientali (si veda Cap. 4.1.1).

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9. GESTIONE DEI CORSI D’ACQUA AI FINI ITTIOLOGICI

9.1 AZIONI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE La programmazione e l’esecuzione di interventi di miglioramento ambientale può contribuire in modo considerevole alla conservazione e alla tutela delle specie ittiche e più in generale degli ecosistemi acquatici. Tale attività assume oggi un valore ulteriore, anche a seguito delle recenti disposizioni normative (Direttiva Europea 2000/60/CE e D. Lgs. n. 152/2006), che riconoscono alle comunità ittiche un ruolo fondamentale come indicatori dello stato ecologico dei corsi d’acqua. Le principali azioni da porre in essere per la riqualificazione dei corsi d’acqua ai fini ittiologici, anche sulla base di quanto previsto dal Capitolo 6 del Documento Tecnico Regionale per la Gestione Ittica, devono essere volte a: - ridurre le sottrazioni d’acqua; - ridurre le artificializzazioni del regime idrologico dei corsi naturali; - migliorare gli aspetti idroqualitativi, mediante interventi mirati alla riduzione delle fonti

inquinanti (sia puntuali che diffuse) e all’aumento dell’efficienza dei sistemi depurativi, tenuto conto che nel territorio lodigiano sono state individuate sia aree sensibili nei confronti dell’eutrofizzazione ai sensi dell’art. 91, comma 1, lettera f) della parte III del D. Lgs. n. 152/2006 (fiumi Adda, Lambro e Lambro Meridionale), sia zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola, come riportato nel Programma di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia;

- ripristinare la percorribilità longitudinale dei corsi d’acqua interrotti da opere idrauliche trasversali;

- ricostruire o potenziare le fasce ripariali di vegetazione igrofila e meso-igrofila al fine di migliorarne la funzione-filtro al dilavamento e percolamento delle acque agricole, e di ricreare habitat di rifugio per la fauna acquatica, tenuto conto anche di quanto riportato nell’art. 115 del D. Lgs. n. 152/2006, in cui si dispone che le aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque possono essere date in concessione allo scopo di destinarle a riserve naturali, a parchi fluviali o lacuali o comunque a interventi di ripristino o recupero ambientale;

- ripristinare la diversificazione idromorfologica ed impedire la canalizzazione e la rettificazione dei corpi idrici naturali;

- promuovere, in accordo con gli enti regolatori e i gestori delle acque a vario titolo, lo svolgimento di attività di manutenzione (spurgo degli alvei, sfalcio della vegetazione sommersa, eccetera) il più possibile compatibili con le esigenze della fauna ittica;

- inibire la navigazione a motore (e le attività ad essa connesse) nei tratti fluviali in cui possano essere arrecati gravi danni alle comunità ittiche e agli ecosistemi acquatici;

- mantenere, recuperare e/o ripristinare lanche ed ambienti laterali dei fiumi del piano; - mantenere la continuità degli ambienti laterali minori con i corpi idrici di afferenza;

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- eseguire interventi di protezione spondale mediante tecniche di ingegneria naturalistica; - eseguire interventi di difesa e sistemazione idraulica in alveo in periodi il più possibile

compatibili con le esigenze della fauna ittica; - eseguire la manutenzione periodica dei fontanili al fine di mantenerne/ripristinarne la

funzionalità. Le azioni dovranno preferibilmente essere attuate in accordo e in sinergia con gli Enti che a vario titolo si occupano di pianificazione territoriale e di gestione dei corsi d’acqua (Regione Lombardia, Province confinanti, Parco Adda Sud, Autorità di Bacino del Fiume Po, AIPO, Consorzi Irrigui e di Bonifica, ARPA, Comuni, eccetera). Oltre che sugli strumenti generali di pianificazione in materia di tutela delle acque, la programmazione settoriale potrà poggiare su azioni specifiche e mirate: tra queste si possono considerare gli interventi finalizzati alla creazione di microhabitat o di zone particolari che possono favorire la crescita delle popolazioni ittiche o, più semplicemente, portare all’eliminazione dei fattori limitanti. In questo senso rivestono notevole interesse la creazione o il recupero di aree adatte alla deposizione o l’attuazione di piccoli interventi con tecniche di ingegneria naturalistica. Le azioni previste dal presente Piano vanno ad integrare quanto già disposto dalla D.G.R. 7/16065 - in attuazione dell’art. 12 della L.R. n. 12/01 - e di quanto indicato dal Documento tecnico regionale per la Gestione Ittica e dalla Carta Ittica Provinciale. 9.2 AZIONI DI GESTIONE FAUNISTICA Le azioni di gestione faunistica devono essere impostate al fine di tutelare le specie e le popolazioni ittiche autoctone e di mantenere e incrementare la biodiversità ittica nel territorio provinciale. Per biodiversità si intende, secondo la definizione di E.O. Wilson “la varietà degli organismi a tutti i livelli, da quello delle varianti genetiche appartenenti alla stessa specie fino alla gamma delle varie specie, dei generi, delle famiglie e ai livelli tassonomici più alti; comprende anche la varietà degli ecosistemi, ossia la varietà delle comunità degli organismi presenti in un determinato habitat, e delle condizioni fisiche in presenza delle quali essi vivono”. Da questa definizione discende quindi l’importante principio che l’intento di queste azioni non è l’incremento del numero delle specie presenti nel territorio, né il mero aumento della densità delle popolazioni, ma il raggiungimento (o il mantenimento) di comunità ittiche equilibrate e ben strutturate. Va da sé, quindi, che qualsiasi intervento di gestione faunistica non può mai prescindere da un’attenta gestione degli habitat, sia quelli strettamente acquatici che quelli terrestri che hanno comunque influenza sui corpi idrici. 9.2.1 Progetti in atto PROGRAMMA DI CONSERVAZIONE DELLA TROTA MARMORATA NEL FIUME ADDA Il programma, avviato in forma organica nel 1999 mediante un accordo tra le Province di Cremona e Lodi, la sezione provinciale di Lodi dello Spinning Club Italia e l’APSSL, con la saltuaria collaborazione delle Province di Lecco e Milano e della sezione provinciale FIPSAS di Cremona, ha consentito di raccogliere numerosi dati su base pluriennale sulla biologia riproduttiva della trota marmorata e sulle preferenze ambientali (ad esempio, numero e distribuzione dei nidi), al fine di comprenderne lo stato di salute nel bacino del fiume Adda sublacuale.

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Il reperimento di una notevole quantità di informazioni sia di carattere biologico che ambientale ha consentito di adottare opportune pratiche gestionali mirate prioritariamente alla conservazione degli habitat, alla rimozione delle criticità di origine antropica e alla tutela della produzione naturale di trote. Il principio base che regola le attività del programma è quello di promuovere la capacità, per le popolazioni selvatiche di trota, di autosostenersi. Solo secondariamente è stata data importanza ad una logica produttiva, basata sia sul recupero delle uova in asciutta sia sull’esecuzione di attività di fecondazione artificiale a partire da riproduttori selvatici appartenenti al bacino dell’Adda, con lo scopo di integrare la produzione naturale nelle zone in cui essa, per eccessive pressioni antropiche, tende a subire un abbassamento dei tassi di sopravvivenza di uova e avannotti. 9.2.2 Obiettivi di conservazione per singole specie Premesso che solo la conservazione degli ecosistemi acquatici potrà garantire una adeguata protezione alle singole specie ittiche, sono da ritenersi prioritari ai fini del raggiungimento degli obiettivi del presente Piano: - la prosecuzione del programma di tutela della trota marmorata; - l’attuazione di azioni per la conservazione e il ripristino delle popolazioni autoctone di

luccio e di temolo; - gli interventi per il miglioramento del successo riproduttivo della cheppia e dello

storione cobice, anche mediante il ripristino della percorribilità longitudinale del fiume Adda;

- lo studio a scopo conservazionistico dell’ecologia riproduttiva delle popolazioni selvatiche di lasca, savetta e pigo;

- lo studio delle interazioni tra barbo comune e barbo d’oltralpe e l’adozione di interventi a tutela della specie autoctona;

- lo studio dell’autoecologia delle piccole specie di interesse conservazionistico che caratterizzano gli ambienti d’acqua sorgiva (lampreda padana, panzarolo, cobite mascherato, scazzone, vairone, eccetera).

9.2.3 Ripopolamenti con specie autoctone Per “ripopolamento ittico” si intende l’introduzione di pesci di varia provenienza e di differente stadio vitale in un ambiente acquatico, al fine di ricostituire e/o incrementare gli stock ivi presenti. In una versione più legata agli aspetti conservazionistici, si può definire “ripopolamento” il rilascio di individui appartenenti ad una specie/popolazione ancora presente in una determinata area, al fine di favorirne un incremento numerico. Le immissioni di ittiofauna a scopo di ripopolamento possono costituire importanti strumenti ausiliari per il recupero di specie o popolazioni ittiche in declino, soprattutto all’interno di programmi di gestione che consentano la rimozione o la mitigazione delle criticità ambientali.

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Le presenti linee-guida per i ripopolamenti sono impostate sulla base delle indicazioni date dalla Carta Ittica, in coerenza con i progetti di tutela che la Provincia ha intrapreso o intraprenderà, nonché sulla base delle indicazioni fornite dal Documento Tecnico Regionale per la Gestione Ittica e di eventuali accordi pattuiti con le Province lombarde e/o con Province extra-regionali. Le cosiddette “semine” devono essere condotte rispettando quanto più possibile l’identità di bacino, intendendo con tale definizione che i riproduttori utilizzati e il materiale oggetto di immissione devono provenire dallo stesso bacino idrografico nel quale la semina è eseguita. Per questo deve essere incentivata la produzione “in proprio” del materiale ittico, utilizzando gli eventuali impianti a disposizione della Provincia o di altri Enti con cui possono essere stipulati accordi. Inoltre i riproduttori utilizzati per la produzione di novellame devono essere accuratamente selezionati per scongiurare l’utilizzo di individui con caratteristiche fenotipiche e genetiche non riconducibili agli ecotipi locali. Per le specie di interesse conservazionistico (specie autoctone inserite negli allegati della Direttiva 92/43/CEE e/o in declino, specie che presentano peculiarità genetiche all’interno delle popolazioni locali) vige il divieto generale di utilizzo di materiale ittico proveniente da allevamenti commerciali, nel caso in cui nessun allevamento commerciale possa fornire garanzie di tipo genetico sul materiale destinato al ripopolamento; tale divieto si applica nei corpi idrici localizzati nei siti della rete Natura 2000 o direttamente connessi con essi. Obiettivo di medio-lungo termine è quello di giungere, per qualunque specie, al ricorso esclusivo a strutture pubbliche o ad allevamenti commerciali in grado di garantire la produzione di materiale ittico avente caratteristiche genetiche analoghe a quelle delle popolazioni selvatiche autoctone. Per quanto riguarda le pratiche di semina condotte in acque in concessione (con l’esclusione dei Centri Privati di Pesca, per i quali valgono le norme specifiche riportate nel Cap. 6.5), verrà approvato annualmente il programma presentato (così come previsto dall’art. 11, comma 2 della L.R. n. 12/01), tenuto conto dei vincoli generali sotto descritti per singola specie, che potranno essere eventualmente rivisti in chiave più restrittiva, al fine di meglio rispondere alle esigenze di tutela delle popolazioni locali di specie autoctone. Rimane ovviamente fermo il divieto per chiunque immettere nelle acque fauna ittica senza l’autorizzazione della Provincia (art. 11, comma 5 della L.R. n. 12/01). 1. TROTA MARMORATA La presenza, nel tratto mediano del bacino del fiume Adda, di una popolazione di trota marmorata strutturata, in grado di autosostenersi e con caratteristiche genetiche peculiari impone, al fine di mantenerne e migliorarne gli aspetti qualitativi e quantitativi, l’obbligo di ricorrere ad attività di ripopolamento esclusivamente all’interno di programmi di conservazione che prevedano l’esclusivo utilizzo di materiale proveniente da riproduttori selvatici del bacino dell’Adda sublacuale, nel rispetto del principio dell’identità di bacino. È pertanto assolutamente vietato il ricorso a materiale ittico a qualsiasi stadio proveniente da allevamenti commerciali e/o da bacini idrografici differenti da quello dell’Adda. 2. TROTA FARIO La semina di soggetti di trota fario è sempre vietata al fine di evitare l’ibridazione con la trota marmorata.

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3. TEMOLO La presenza, nel tratto mediano del bacino del fiume Adda, di una popolazione residua di temolo con caratteristiche fenotipiche riconducibili al ceppo autoctono adriatico o padano, caso ormai raro nella realtà planiziale lombarda, impone rigidi obiettivi di conservazione. Le attività di ripopolamento dovranno pertanto essere pianificate a partire dai riproduttori selvatici ancora presenti e appartenenti al bacino dell’Adda, all’interno di programmi di tutela che prevedano in primo luogo la rimozione delle criticità ambientali e come strumento di supporto la produzione e la semina di materiale ittico facente capo al bacino dell’Adda. È pertanto assolutamente vietato il ricorso a materiale ittico a qualsiasi stadio proveniente da allevamenti commerciali e/o da bacini idrografici differenti da quello dell’Adda sublacuale. Solo nel caso in cui, in futuro, fosse scientificamente accertata l’estinzione locale della popolazione selvatica, potranno essere prese in considerazione immissioni di soggetti facenti capo al ceppo autoctono adriatico o padano, provenienti da bacini il più possibile prossimi a quello dell’Adda sublacuale. 4. STORIONE COBICE Le eventuali attività di ripopolamento dovranno essere condotte con esclusive finalità conservazionistiche, preferibilmente all’interno di programmi scientifici e utilizzando soggetti geneticamente puri, provenienti da allevamenti in grado di garantirne tali caratteristiche genotipiche. 5. LUCCIO Il luccio è una specie che ha subito, all’interno del territorio provinciale, un declino sia di tipo quantitativo che qualitativo, con sostituzione parziale o totale in molte aree degli individui appartenenti alle popolazioni originarie con quelli di ceppo est europeo. Al fine di tutelare le residue popolazioni di luccio autoctono, sono individuate quali aree di produzione naturale le seguenti acque:

1) corsi minori d’acqua corrente con prevalente carattere sorgivo del bacino dell’Adda che costituiscono acque di pregio ittico e di pregio ittico potenziale;

2) ambienti lentici che ospitano residue popolazioni di luccio autoctono: lanca della Cascinetta, , morta dell’Acquafredda.

In tali aree la conservazione del luccio autoctono deve essere impostata prioritariamente mediante interventi e programmi di miglioramento e ripristino ambientale, che ne favoriscano il successo riproduttivo e più in generale che consentano la rimozione o la mitigazione delle eventuali criticità presenti. In queste aree è vietato immettere lucci provenienti da allevamenti commerciali; è consentita l’immissione di novellame prodotto in impianti pubblici a partire da riproduttori appartenenti ai medesimi corsi d’acqua all’interno di progetti scientifici mirati alla tutela delle popolazioni autoctone di luccio. Sono individuate quali aree di ripristino delle popolazioni autoctone di luccio le seguenti:

1) fiume Adda dal confine nord con la Provincia di Cremona (comune di Comazzo) fino all’immissione dello scolmatore Belgiardino (comune di Montanaso Lombardo);

2) ambienti lentici all’interno dei quali è presumibile un rapido recupero delle popolazioni di luccio autoctono: lanca di Comazzo, colo Mortone, Adda Vecchia e mortizze del Belgiardino.

In tali aree è consentita esclusivamente la semina di lucci prodotti a partire da riproduttori autoctoni del bacino dell’Adda.

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Le restanti acque, se ritenute idonee, sono da considerarsi aree di ripristino graduale delle popolazioni di luccio autoctono. In tali acque le attività di semina devono essere impostate con l’obiettivo di sostituire gradualmente le popolazioni introgresse di luccio con soggetti appartenenti preferibilmente al bacino dell’Adda e solo subordinatamente del Po. È comunque sempre vietato immettere pesci provenienti dall’estero. 6. ANGUILLA Il ripopolamento con individui di anguilla è da ritenersi essenziale per supplire ad un generalizzato declino della specie, che oggi trova notevoli difficoltà nel risalire le acque interne italiane a seguito della presenza di ostacoli insormontabili legati alle numerose opere idrauliche trasversali ed alla diffusione di specie esotiche predatrici, tra cui il siluro. Pur essendo in linea teorica preferibile l’acquisto di anguille provenienti dal bacino Adriatico, constatato che anche in tali aree la maggior parte dei soggetti presenti è spesso introdotta dalla Francia o dalla Spagna allo stadio di “cieca” o “ragano”, si ritiene accettabile l’acquisto a scopo di ripopolamento di anguille provenienti direttamente o indirettamente dal mar Mediterraneo o, in mancanza, a individui comunque appartenenti alla specie Anguilla anguilla; è severamente vietata la semina di individui appartenenti alle specie esotiche di anguilla (Anguilla rostrata, Anguilla australis, eccetera). 7. TINCA È permessa l’immissione di soggetti provenienti esclusivamente dal bacino del Po, e preferibilmente appartenenti al bacino dell’Adda. È vietata l’immissione di tinche provenienti da bacini idrografici differenti da quelli indicati. 8. PERSICO REALE La primaria azione a tutela del persico reale va messa in atto attraverso interventi che favoriscano la produzione naturale, sfruttando l’elevata fecondità della specie. In particolare dimostra grande efficacia, su base bibliografica, la posa di legnaie, in quanto favoriscono l’attecchimento dei nastri di uova. Tale opzione è possibile nelle acque idonee e deve essere privilegiata nelle acque di pregio ittico, nelle quali le semine dirette di persico reale sono vietate. Nelle restanti acque la semina di persici reali è consentita esclusivamente mediante ricorso a soggetti provenienti dal bacino del Po e preferibilmente appartenenti al bacino dell’Adda. È vietata l’immissione di persici reali provenienti da bacini idrografici differenti da quelli indicati. 9. SCARDOLA La semina di individui di scardola non ha, allo stato attuale, alcuno scopo conservazionistico, ma è dettata dal solo interesse piscatorio. Tale attività può essere consentita nelle acque di interesse piscatorio, in quelle di non rilevante interesse ittico e negli ambienti lentici di pregio ittico potenziale con l’esclusione di quelli a monte del comune di Lodi. L’immissione, ove consentita, deve riguardare individui preferibilmente adulti e comunque con lunghezza superiore a 10 cm, provenienti esclusivamente dal bacino padano.

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10. CAVEDANO La semina di individui di cavedano non ha, allo stato attuale, alcuno scopo conservazionistico, ma è dettata dal solo interesse piscatorio. Tale attività può essere consentita esclusivamente nelle acque di interesse piscatorio e di non rilevante interesse ittico non direttamente collegate ad acque di pregio ittico e in cui sia scientificamente dimostrabile una marcata contrazione delle popolazioni locali di cavedano L’immissione, ove consentita, deve riguardare individui preferibilmente adulti e comunque con lunghezza superiore a 10 cm, provenienti esclusivamente dal bacino padano. 11. ALTRE SPECIE Al fine di incrementare gli stock ittici, l’operazione primaria da svolgersi è quella analizzare il contesto ambientale cercando di rimuovere le criticità che determinano una contrazione delle popolazioni e favorirne pertanto un incremento naturale. Nel caso in cui il principale fattore limitante fosse l’insufficienza di adeguati siti riproduttivi, è da ritenersi prioritaria la posa di substrati atti allo scopo (fascine, letti di ghiaia, eccetera) o la messa in atto di interventi di habitat management che favoriscano lo sviluppo di substrati riproduttivi naturali (ad esempio, miglioramento degli aggruppamenti ad idrofite sommerse in siti in cui abbiano subìto una forte contrazione). Le attività dirette di ripopolamento dovranno essere impostate esclusivamente all’interno di programmi o progetti di carattere scientifico con finalità prevalentemente conservazionistiche. I riproduttori da utilizzare dovranno provenire dal bacino idrografico all’interno del quale verranno poi effettuate le semine. È vietato l’acquisto di materiale proveniente da allevamenti commerciali al fine di evitare l’importazione, nel territorio provinciale, di specie o popolazioni alloctone che possano contaminare le specie e i genotipi locali. 9.2.4 Immissioni di specie alloctone È sempre e comunque vietata la semina di pesci appartenenti a specie alloctone, ad eccezione di trota iridea e carpa. Per tali specie la semina è vietata nelle acque di pregio ittico, mentre è autorizzabile nelle restanti acque, ferme restando le normative vigenti in materia sanitaria (acquisto da allevamenti certificati indenni dalle principali patologie che colpiscono i salmonidi, eccetera). 9.2.5 Recupero della fauna ittica durante le asciutte Gli interventi sui corsi d’acqua del reticolo idrografico superficiale che, per intero o in parte, modificano la portata sino all’asciutta provocano notevoli danni al patrimonio ittico. Chiunque effettui gli interventi di cui sopra deve sempre provvedere al recupero del materiale ittico presente nel tratto oggetto di intervento, secondo le modalità previste dall’art. 12 comma 5 della L.R. n. 12/01. Viste le peculiarità del territorio provinciale, caratterizzato da una rete irrigua complessa e strettamente interagente con i sistemi naturali, e che presenta in alcuni casi caratteristiche di pregio faunistico (ad esempio, piccoli endemismi legati alle acque sorgive) o comunque rivestono interesse alieutico, i disposti dell’art. 12 comma 7 della L.R. n. 12/01 si applicano a tutti i corpi idrici del territorio provinciale. Chi effettua interventi in alveo che non

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comportano interruzione o asciutta del corpo idrico deve darne comunque comunicazione con congruo anticipo prima dell’inizio dei lavori. Al fine di evitare la diffusione di specie alloctone accidentalmente sfuggite ai controlli e/o di agenti patogeni, il rilascio della fauna ittica proveniente da corpi idrici in asciutta andrà preventivamente concordato con la Provincia. Salvo diverse disposizioni, la fauna ittica recuperata andrà possibilmente reimmessa, nell’ordine:

1) in corpi idrici recettori con acqua permanente (o non soggetti ad asciutta nel breve periodo) appartenenti al medesimo sistema idrico del corso in asciutta;

2) in corpi idrici limitrofi a quello in oggetto con caratteristiche chimiche, fisiche e ambientali e con comunità ittiche analoghe.

9.2.6 Contenimento di specie alloctone che provocano danno all’equilibrio biologico della fauna ittica autoctona In linea con i principi generali della normativa in relazione alla tutela del patrimonio ittico (con particolare riferimento a quello autoctono), nell’interesse della comunità e della qualità ambientale, ed in applicazione a quanto previsto dal comma 7 dell’art. 9 della L.R. n. 12/01, nei corpi idrici in cui la presenza di una specie alloctona (sia essa specie ittica o di altro gruppo tassonomico - quale gamberi d’acqua dolce o testuggini) costituisca un danno all’equilibrio biologico del popolamento ittico autoctono, possono essere intraprese misure di gestione finalizzate al contenimento della specie attraverso un’adeguata regolamentazione, prelievi selettivi od altre azioni specifiche. Gli interventi saranno condotti sulla base di piani specifici, che prevedranno un’indagine conoscitiva della situazione ed un adeguato piano di interevento e di monitoraggio; gli stessi piani potranno essere realizzati anche in collaborazione con le altre Province lombarde o con la Regione Lombardia. 9.2.7 Avifauna ittiofaga Tra le varie specie di uccelli ittiofagi presenti nel territorio provinciale, l’unica specie che potrebbe, in aree localizzate, determinare un grave impatto negativo sulle comunità ittiche di specie di pregio faunistico è il cormorano (Phalacrocorax carbo). Al fine di tutelare le popolazioni appartenenti a specie ittiche di elevato valore conservazionistico, con particolare riferimento alla trota marmorata e al temolo, risulterà necessaria un’azione di monitoraggio continuativo delle consistenze invernali del cormorano, con particolare riferimento al tratto di fiume Adda tra Comazzo e Boffalora. A questo proposito, come base di partenza, si confronteranno i dati di presenza per le popolazioni di cormorano svernanti ed estivanti raccolti per l’Atlante Ornitologico Provinciale (in elaborazione). Nel caso in cui i gruppi che frequentano queste aree registrassero incrementi di densità consistenti, verranno attuate, in accordo con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ex INFS), azioni dissuasive al fine di incentivare gli uccelli presenti a dirigersi altrove; nel caso in cui i mezzi cosiddetti “ecologici” si rivelassero inefficaci, si valuterà l’opportunità di intraprendere azioni di contenimento selettivo ai sensi dell’art. 41 della L.R. n. 26/93 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”.

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10. PREVISIONE FINANZIARIA

Il Piano sarà finanziato con i fondi messi a disposizione annualmente dalla Regione Lombardia per l’attuazione delle funzioni trasferite ai sensi della la L.R. n. 11/98 “Riordino delle competenze regionali e conferimento di funzioni in materia di agricoltura”, nonché con le risorse derivanti dalla riscossione degli obblighi ittiogenici conferiti annualmente alla Provincia da parte dei soggetti titolari di concessioni di derivazione idrica (come previsto dall’art. 12, comma 2, della L.R. n. 12/01). Potranno essere utilizzati anche altri fondi, attraverso la partecipazione a bandi in campo agricolo o ambientale e/o impiegando risorse proprie dell’Ente; si usufruirà inoltre di finanziamenti derivanti da Accordi di programma o Protocolli d’intesa con soggetti pubblici o privati.

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