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Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020 1 2018 -2020 Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione 2018 – 2020 Istituto per il Credito Sportivo

Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione · 2018-02-01 · Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020 2 1 SOMMARIO SEZIONE

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Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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2018 -2020

Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione

2018 – 2020

Istituto per il Credito Sportivo

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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1 SOMMARIO

SEZIONE I – PARTE GENERALE 4

PREMESSA 4 CONTESTO NORMATIVO 5 1.2.1 La legge 190/2012 e il concetto di “corruzione” 5 1.2.2 Quadro normativo di riferimento 6 1.2.3 L’applicazione della disciplina agli enti pubblici economici 7 1.2.4 PTPC e Modello 231 8 L’ISTITUTO PER IL CREDITO SPORTIVO 9 1.3.1 Operatività istituzionale e vigilanza 9 1.3.2 Governo societario 10 1.3.3 Il Sistema dei controlli interni 11 IL PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE DI ICS 16 1.4.1 Finalità 16 1.4.2 Processo di elaborazione, adozione e comunicazione del PTPC 16 1.4.3 Soggetti che concorrono alla prevenzione della corruzione e della trasparenza 17 1.4.4 Aggiornamenti al PTPC 21

SEZIONE II – GESTIONE DEL RISCHIO 29

2.1 LA METODOLOGIA SEGUITA NEL PROCESSO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI “CORRUZIONE” 29 29 2.1.1 Analisi del Contesto 29 2.1.2 Valutazione del rischio 30 2.1.3 Trattamento del rischio 36 2.1.4 Comunicazione e consultazione delle misure 38 2.1.5 Monitoraggio delle misure 38

SEZIONE III - MISURE A PRESIDIO DEI RISCHI DI CORRUZIONE 39

PRESENTAZIONE 39 MISURE OBBLIGATORIE GENERALI 39 3.2.1 Whistleblowing e misure a tutela del dipendente che segnala illeciti 39 3.2.2 Trasparenza 41 3.2.3 Accesso civico 42 3.2.4 Formazione 44 3.2.5 Il Codice Etico e standard di comportamento 45 3.2.6 Rotazione del personale 45 3.2.7 Verifica dell’insussistenza di cause di incompatibilità e inconferibilità di incarichi e cariche

previste dal D.lgs. n. 39/2013 46 3.2.8 Conflitti d’interesse 48 3.2.9 Flussi informativi verso il RPCT 49 3.2.10 Regolazione di un sistema informativo per attuare il flusso delle informazioni e consentire il

monitoraggio sull’implementazione del Piano da parte dell’Amministrazione vigilante 49 3.2.11 Il sistema disciplinare 49 3.2.12 Presidi di controllo 50 3.2.13 Responsabilità 51 MISURE ULTERIORI 52 3.3.1 Informazione ai soggetti terzi 52 3.3.2 Adozione, comunicazione e aggiornamento del Piano di Prevenzione della Corruzione 52

SEZIONE IV - LE AREE A RISCHIO DI CORRUZIONE NELLA REALTÀ DI ICS 53

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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PREMESSA SUI RISCHI 53 AREA RECLUTAMENTO E PROGRESSIONE DEL PERSONALE 55 AREA AFFIDAMENTO DI LAVORI, SERVIZI E FORNITURE (RAPPORTI CON I FORNITORI/CONSULENTI) 56 AREA ADOZIONE DI PROVVEDIMENTI AMPLIATIVI DELLA SFERA GIURIDICA DEI DESTINATARI PRIVI DI EFFETTO ECONOMICO

DIRETTO ED IMMEDIATO PER IL DESTINATARIO 57 CONCESSIONE ED EROGAZIONE DI FINANZIAMENTI 58 AREA FONDI SPECIALI 59 AREA GESTIONE DEL FONDO FINALITÀ CULTURALI E SOCIALI 60 AREA ACQUISTI (AFFIDAMENTO DI LAVORI, SERVIZI E FORNITURE) 61 AREA RAPPORTI CON LE AUTORITA’ INQUIRENTI 62

AREA RISCONTRO TECNICO 63 AREA GESTIONE DELLA RETE COMMERCIALE 63 AREA MARKETING: SPONSORIZZAZIONI E PUBBLICITA’ 64 AREA GESTIONE DEL CONTENZIOSO E DEL CREDITO PROBLEMATICO 65

SEZIONE V - SEZIONE TRASPARENZA 66

CONTESTO NORMATIVO. ATTUAZIONE DEGLI OBBLIGHI IN MATERIA DI TRASPARENZA E INTEGRITÀ DA PARTE

DELL’ISTITUTO. 66 MODELLO DI GOVERNANCE PER L’ASSOLVIMENTO DEGLI OBBLIGHI DI TRASPARENZA: COMPITI E RESPONSABILITÀ 67 PRINCIPALI MISURE ORGANIZZATIVE 68 5.3.1 Elenco obblighi di pubblicazione e Owner-referenti per la trasmissione del dato ai fini della

pubblicazione 68 5.3.2 Misure organizzative volte ad assicurare la regolarità e tempestività dei flussi informativi e loro

monitoraggio 68 5.3.3 Misure di accesso civico 69

SEZIONE VI – MONITORAGGIO E REPORTING 71

ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO 71 REPORTING 71 FLUSSI INFORMATIVI 71

SEZIONE VII - PIANO DELLE ATTIVITÀ 72

CRONOPROGRAMMA E AZIONI CONSEGUENTI ALL’ADOZIONE DEL PIANO 72

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SEZIONE I – PARTE GENERALE

PREMESSA

Il presente Piano triennale di prevenzione della corruzione (nel seguito anche “PTPC”) è elaborato

dall’Istituto per il Credito Sportivo (nel seguito anche “Istituto”, “ICS” o la “Banca”) al fine di combattere

efficacemente l’insorgenza di fenomeni corruttivi e di malamministrazione, secondo quanto espressa-

mente prescritto dalla L. 190/2012 e dal d.lgs. 33/13 in tema di trasparenza (recentemente modificati dal

d.lgs. 97/2016).

Il contenuto del PTPC tiene conto delle indicazioni contenute Piano Nazionale Anticorruzione approvato

in data 11 settembre 2013 (nel seguito anche “PNA 2013”) ed ai successivi aggiornamenti intercorsi nel

periodo 2015/20171 e recepisce gli orientamenti periodicamente espressi dall’A.N.AC., con particolare

riguardo:

- alle recenti Nuove linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e

trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto pubblico controllati e partecipati dalle pubbliche ammini-

strazioni e degli enti pubblici economici, di cui alla Determinazione A.N.AC. n. 1134 del 8 novembre

2017;

- alla Delibera A.N.AC. n. 1309 del 28 dicembre 2016, recante Linee guida recanti indicazioni operative

ai fini della definizione delle esclusioni e dei limiti all’accesso civico di cui all’art. 5, comma 2, del D.lgs. 33/2013;

- alla Determinazione A.N.AC. n. 833 del 3 agosto 2016 in materia di Linee guida in materia di accer-

tamento delle inconferibilità e delle incompatibilità degli incarichi amministrativi da parte del responsabile della

prevenzione della corruzione. Attività di vigilanza e poteri di accertamento dell'A.N.AC. in caso di incarichi

inconferibili e incompatibili, secondo quanto contenuto nel D.lgs. 39/2013.

A tale fine, il PTPC si articola nelle sezioni di seguito definite:

I. La Parte generale, diretta ad evidenziare il contesto normativo di riferimento applicabile in re-

lazione alla natura giuridica di ICS quale ente pubblico economico;

II. La metodologia di gestione del rischio corruttivo, diretta a dare evidenza del processo seguito

per l’individuazione e mitigazione dei rischi corruttivi;

III. Le misure generali e ulteriori predisposte a presidio dell’insorgenza di fenomeni di matrice

corruttiva;

IV. Le aree a rischio, individuate sulla base della mappatura delle attività di ICS;

V. La sezione sulla trasparenza amministrativa, diretta ad evidenziare le principali fasi del processo

di comunicazione e pubblicazione delle informazioni richieste dal D.lgs. 33/2013;

VI. Monitoraggio e il reporting;

VII. Il Piano delle attività programmate per il triennio di riferimento.

1 Approvati dall’ANAC rispettivamente con Determina n. 2 del 28 ottobre 2015 (nel seguito anche “PNA 2015”), con Determina n. 831 del 3 agosto 2016 (nel seguito anche “PNA 2016”) e, da ultimo, con Delibera n. 1208 del 22 novembre 2017 (c.d. “Aggiornamento 2017 al PNA”),

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CONTESTO NORMATIVO

1.2.1 La legge 190/2012 e il concetto di “corruzione”

Sulla spinta di sollecitazioni di natura sovranazionale e comunitaria2, il legislatore italiano ha introdotto una specifica normativa attraverso la L. n. 190/2012 (“Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corru-zione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”)3 (di seguito anche “Legge Anticorruzione”), con la quale si è inteso rafforzare l’efficacia e l’effettività delle misure di contrasto della corruzione all’interno delle pubbliche amministrazioni sia centrali che locali, introducendo un sistema organico di prevenzione del fenomeno “corruttivo”.

Il concetto di “corruzione” che il legislatore intende contrastare ricomprende tutte le diverse situazioni in cui, nel corso dell’espletamento dell’attività di pubblico interesse, sia riscontrabile l’abuso da parte di un soggetto del potere e/o della funzione allo stesso affidati, al fine di ottenere vantaggi privati.

Si tratta di un concetto piuttosto ampio del reato di “corruzione”, esteso ben oltre le previsioni strettamente penalistiche (artt. 318 e ss. c.p.) e/o annoverate nel D.lgs. 231/2001, che va a coincidere con la c.d. “ma-ladministration”4, intesa come “assunzione di decisioni (…) devianti dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari”, sì da pregiudicare l’affidamento dei cit-tadini nell’imparzialità della pubblica amministrazione e dei soggetti che svolgono attività di pubblico in-teresse5. Nello specifico, gli illeciti che il legislatore intende reprimere attraverso le misure di prevenzione della corruzione coincidono con quegli atti e comportamenti posti in essere dal personale e dai collabora-tori esterni dell’Ente che contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico allo stesso affidato, in misura tale da cagionare un malfunzionamento a causa dell’uso a fini privati (c.d. “asservimento”) delle funzioni attribuite, e ledere il generale principio di imparzialità.

La legge in esame prevede un sistema di prevenzione e repressione dei fenomeni corruttivi declinato at-traverso apposite misure organizzative, in parte personalizzabili in ragione delle specifiche caratteristiche dell’ente. L’attuazione del corpus delle disposizioni avviene attraverso un duplice livello: il primo è il livello nazionale, nel quale si colloca il Piano Nazionale Anticorruzione (di seguito anche “PNA”), oggi predi-sposto e adottato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (di seguito anche “A.N.AC.”) e avente natura di “atto di indirizzo”; il secondo è il livello decentrato, nell’ambito del quale si collocano i Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione (di seguito anche “PTPC”) che ciascun ente espressamente individuato dalla legge è tenuto ad adottare su proposta del Responsabile della prevenzione della corruzione sulla base degli indirizzi espressi nel PNA.

Dall’insieme delle disposizioni previste dalla normativa, gli enti interessati sono tenuti ad adottare nell’ap-posito PTPC un programma di attività, che tenga conto delle aree aziendali esposte al rischio di illegalità

2 Convenzione ONU 31 ottobre 2003 e della Convenzione Penale sulla corruzione di Strasburgo del 27 gennaio 1999. 3 Pubblicata in G.U. n. 265 del 13 novembre 2012 ed entrata in vigore il 28 novembre 2012. 4 Cfr. Determinazione ANAC n. 12/2015, par. 2.1 .

5 Come specificato dall’ANAC, "il concetto di corruzione che viene preso a riferimento (…) ha un’accezione ampia. Esso è comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell’attività amministrativa, si riscontri l’abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati. Le situazioni rilevanti sono più ampie della fattispecie penalistica, che è disciplinata negli artt. 318, 319 e 319 ter, c.p., e sono tali da comprendere non solo l’intera gamma dei delitti contro la pubblica amministrazione disciplinati nel Titolo II, Capo I, del Codice Penale, ma anche le situazioni in cui – a prescindere dalla rilevanza penale – venga in evidenza un malfunzionamento dell’am-ministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite ovvero l’inquinamento dell’azione amministrativa ab externo, sia che tale azione abbia successo sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo."

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e dei rischi di corruzione specificamente individuati a seconda dell’operatività in azienda. Tali attività de-vono articolarsi attraverso la previsione di concrete misure da realizzare e monitorare nel tempo, che specifichino al contempo i vari owner responsabili della relativa attuazione.

Tra le misure espressamente individuate dalla normativa per prevenire e reprimere illeciti corruttivi vi sono gli strumenti relativi, in particolare, a:

- L’adempimento degli obblighi di trasparenza amministrativa, secondo le prescrizioni espresse dal D.lgs. 33/2013 come novellato dal D.lgs. 97/2013;

- L’accesso civico, esteso anche nei confronti di dati e documenti non espressamente assoggettati all’obbligo di pubblicazione ai sensi del D.lgs. 33/2013;

- L’adozione dei codici di comportamento in azienda, a garanzia dell’eticità nelle condotte poste in essere dal personale dell’azienda, sanzionando con idonee misure sanzionatore i comportamenti posti in essere in violazione di quanto prescritto;

- La rotazione del personale, per favorire un periodico “ricambio” dei soggetti preposti allo svolgi-mento di determinate funzioni ed evitare il radicarsi di fenomeni di sostanziale accentramento delle funzioni attraverso l’incentivazione del know-how in azienda;

- La verifica circa l’insussistenza delle cause di inconferibilità e incompatibilità;

- prevenzione dei conflitti di interesse in azienda, anche con riferimento agli incarichi dirigenziali;

- la tutela del dipendente che segnala illeciti (c.d. whistleblowing);

- la formazione del personale preposto allo svolgimento di attività ritenute a rischio di corruzione.

La programmazione e individuazione di tali misure deve tenere conto dell’analisi del contesto (esterno ed interno) in cui opera l’ente e delle aree aziendali nelle quali la probabilità di verificazione del rischio di corruzione/malamministrazione è ritenuto particolarmente elevato. A riguardo, il legislatore impone agli enti interessati l’obbligo di analizzare, ai fini della individuazione del rischio corruttivo e delle relative misure di contrasto, le aree generali di rischio o aree obbligatorie6 coincidenti, rispettivamente, nei processi/aree di seguito specificati:

- procedimenti di autorizzazione e concessione;

- procedimenti relativi alla scelta del contraente per l’affidamento di lavori, servizi e forniture, anche con riferimento alle modalità di selezione prescelta ai sensi del codice sui contratti pubblici;

- procedimenti di concessione ed erogazione di contributi, sovvenzioni, sussidi, vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati;

- concorsi e prove selettive per l’assunzione del personale e progressioni di carriera;

- la gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio;

- i controlli, verifiche, ispezioni e sanzioni;

- gli incarichi e nomine;

- affari legali e contenzioso.

In aggiunta a tali aree e procedimenti, l’ente interessato è tenuto altresì a considerare ulteriori aree di rischio specifiche, da individuare in considerazione della particolare operatività dell’ente.

1.2.2 Quadro normativo di riferimento

La normativa Anticorruzione è stata nel tempo interessata da molteplici provvedimenti legislativi, per la cui ricostruzione si rimanda ai precedenti PTPC adottati dall’Istituto a partire dal 2015.

6 Cfr. par. 6.3 del PNA 2015 e Art. 1, comma 16, L. 190/2012.

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Grazie ai più recenti atti legislativi adottati in materia, che hanno avuto principalmente il merito di pun-tualizzare l’ambito soggettivo dei destinatari interessati dalla disciplina e di introdurre nuovi istituti (come ad esempio la disciplina sull’accesso civico) la disciplina ad oggi vigente si compone, accanto alla L. 190/2012, anche dei seguenti parametri normativi di riferimento:

a) il Decreto Legislativo n. 33 del 14 marzo 2013 ("Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche ammi-nistrazioni"), entrato in vigore il 20 aprile 2013 (e da ultimo modificato dal D.lgs. 97/20167), il quale pone in capo a particolari soggetti pubblici specifici obblighi di pubblicazione sui propri siti informatici dei dati relativi alle attività amministrative di competenza, nonché l’obbligo di garan-tire l’accesso civico in favore dei cittadini con adeguati strumenti e procedure;

b) il Decreto Legislativo n. 39 dell'8 aprile 2013 ("Disposizioni in materia di inconferibilità e incompati-bilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell'articolo 1, commi 49 e 50, della legge 6 novembre 2012, n. 190"), entrato in vigore il 4 maggio 2013, che disciplina le cause di inconferibilità e incompatibilità degli esponenti delle pubbliche ammini-strazioni, enti pubblici ed enti di diritto privato in controllo pubblico8;

c) il Decreto del Presidente della Repubblica n. 62, del 16 aprile 2013 (“Codice di comportamento per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, approvato con in attuazione dell’art. 54 del d.lgs. n. 165 del 2001, come sostituito dalla l. n. 190”).

Di rilievo sono inoltre le seguenti disposizioni:

a) Determinazione A.N.AC. n. 1134 del 8 novembre 2017, la quale ha da ultimo fornito le indi-cazioni operative sull’attuazione della normativa anticorruzione e degli obblighi di trasparenza amministrativa da parte, in particolare, degli enti pubblici economici;

b) Linee guida A.N.AC. sull’Accesso civico, adottate con determinazione n. 1309 del 28 dicem-bre 2016;

c) Linee guida A.N.AC. n. 833 del 3 agosto 2016 in materia di accertamento delle inconferibilità e incompatibilità degli incarichi amministrativi da parte del RPCT.

1.2.3 L’applicazione della disciplina agli enti pubblici economici

L’entrata in vigore del D.lgs. 97/2016, riscrivendo gran parte delle previsioni di cui al D.lgs. 33/2013

nonché alcune disposizioni di cui alla Legge 190/2012, ha determinato, in estrema sintesi:

a) la ridefinizione del novero dei destinatari tenuti ad adempiere agli obblighi di trasparenza ammi-nistrativa e di accesso civico di cui al D.lgs. 33/2013 (cfr. art. 2-bis D.lgs. 33/2013);

b) l’introduzione di nuove misure in materia di accesso civico (quale nuova forma di diritto di ac-cesso che si aggiunge all’accesso documentale di cui alla L. 241/1990 attraverso un regime di gran lunga più esteso, come si avrà modo di sottolineare).

Considerando la natura di banca pubblica e di ente di diritto pubblico con gestione autonoma dell’Istituto9,

l’applicazione della normativa sopra evidenziata tiene conto delle disposizioni espressamente indirizzate

agli “enti nazionali” (art. 1, comma 34, della L. 190/2012) e agli “enti pubblici economici” (art. 2-bis,

7 D.lgs. 97/2016 c.d. “Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell'articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”. 8 Tali disposizioni sono state da ultimo completate dalla adozione delle Linee guida ANAC n. 833 del 3 agosto 2016 in materia di accertamento delle inconferibilità e incompatibilità degli incarichi amministrativi da parte del RPCT. 9 Come si evince dall’art. 151 del D.lgs. 385/1993 in materia di “Banche pubbliche residue”, dalla L. 24 dicembre 1957 n. 1295 istitutiva dell’ICS e dallo Statuto dell’ICS approvato nel dicembre 2014.

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comma 2, del D.lgs. 33/2013), secondo le indicazioni espresse nella più recente Determinazione A.N.AC.

n. 1134 del 8 novembre 2017 (c.d. Nuove linee guida A.N.AC.).

Sulla base di tale normativa, in particolare:

a) gli enti pubblici nazionali applicano le disposizioni di cui ai commi da 15 a 33 dell’art. 1 della L. 190/2012, in particolare adempiendo agli obblighi di pubblicità e trasparenza amministrativa nei siti web istituzionali e assicurando un monitoraggio periodico del rispetto dei tempi procedimen-tali (art. 1, comma 34, L. 190/2012);

b) gli enti pubblici economici adottano misure di prevenzione della corruzione integrative di quelle adottate ai sensi del D.lgs. 231/2001 tenendo conto delle indicazioni del Piano Nazionale Anti-corruzione che costituisce atto di indirizzo (art. 1, comma 2-bis, L. 190/2012);

c) la medesima disciplina prevista per le pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, D.lgs. 165/2001 si applica agli enti pubblici economici secondo il criterio della “compatibilità” (art. 2-bis, comma 2, D.lgs. 33/2013), da valutare in relazione alla categoria di ente considerato, alla tipologia di attività svolta (distinguendo fra attività di pubblico interesse, attività esercitate in con-correnza con altri operatori economici, attività svolte in regime di privativa, nonché tenendo conto di un eventuale regime normativo già applicabile all’ente in base ad altri fonti normative per evitare la duplicazione degli obblighi) (Cfr. Nuove linee guida A.N.AC., par. 2.5). Un primo vaglio di compatibilità è stato già effettuato dall’A.N.AC. attraverso l’elencazione, in formato ta-bellare, degli obblighi di pubblicazione e trasparenza amministrativa di cui all’Allegato 1 alle Nuove linee guida A.N.AC.

d) gli enti pubblici economici sono tenuti10 a:

i. adottare un PTPC contenente misure di prevenzione della corruzione integrative di quelle già adottate con il modello 231 ex D.lgs. 231/2001;

ii. nominare un Responsabile della prevenzione della corruzione che sia anche responsabile della trasparenza;

iii. adottare in specifica sezione le misure organizzative per programmare i flussi di dati della pubblicazione sul sito web nell’apposita sezione denominata “Amministrazione traspa-rente”;

iv. assicurare la pubblicazione dei dati relativi all’organizzazione dell’ente e alla totalità delle attività svolte, tutte da ritenersi di pubblico interesse;

v. assicurare il diritto di accesso generalizzato ai dati e documenti non oggetto di obbligo di pubblicazione, con riferimento all’organizzazione e a tutte le attività svolte.

1.2.4 PTPC e Modello 231

Il concetto di corruzione preso a riferimento dalla Legge Anticorruzione è più ampio rispetto all’accezione

penalistica11 o giuridica tradizionale12. Più in dettaglio, a differenza del D.lgs. 231/2001 (e del relativo

Modello 231) - che prendono in considerazione i soli reati commessi nell’interesse e/o a vantaggio

dell’ente - la normativa qui considerata prende in esame il reato in un’ottica più estesa, ricomprendendovi

(oltre all’intera gamma dei reati contro la P.A. e fra i privati) anche le situazioni di “cattiva amministra-

zione”, ovvero di deviazione significativa dell’attività dell’ente rispetto agli interessi pubblici affidati alla

10 Cfr. Nuove linee guida A.N.AC. n. 1134/2017 (par. 3.5).

11 L’accezione penalistica del concetto di corruzione è onfinata principalmente nelle disposizioni di cui ai delitti contro la Pubblica Amministrazione, annoverati negli artt. 314 e ss. c.p. 12 Cfr. anche le condotte rilevanti ai sensi del D.lgs. 231/2001 (il quale include, oltre ai delitti corruttivi contro la P.A., anche il reato di corruzione tra privati di cui all’art. 2635 c.c. quali delitti presupposto di responsabilità ammi-nistrativa dell’ente)

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propria cura, così da asservire la funzione pubblica al perseguimento di logiche e interessi squisitamente

personali.

L’Istituto è dotato di un Modello di organizzazione e gestione ai sensi del D.lgs. 231/2001, da ultimo

aggiornato nel 2015, per il cui funzionamento, osservanza e aggiornamento provvede l’apposito Organi-

smo di vigilanza che, nel perdurare della procedura di amministrazione straordinaria, è oggi costituito da

un organo ad hoc composto di tre componenti, dei quali due esterni e uno interno. Il membro interno è al

contempo nominato Responsabile della prevenzione della corruzione e responsabile della trasparenza

(RPCT).

In tale ottica, le misure annoverate nel presente PTPC si pongono in un’ottica integrativa delle misure

previste all’interno del Modello 231 dell’Istituto. Gli aggiornamenti e le revisioni apportati ai documenti

tengono conto della primaria esigenza di assicurare un coordinamento fra i vari protocolli e principi di

comportamento dagli stessi prescritti, e sono diretti ad assicurare la collaborazione sinergica fra tutti i ruoli,

gli uffici e i soggetti preposti al loro attivo funzionamento.

L’ISTITUTO PER IL CREDITO SPORTIVO

1.3.1 Operatività istituzionale e vigilanza

L’Istituto per il Credito Sportivo, istituito con legge 24 dicembre 1957, n. 1295 e con sede legale a Roma,

è una banca pubblica ai sensi dell’articolo 151 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 e assume

la forma giuridica di Ente di diritto pubblico con gestione autonoma.

Il Patrimonio dell’Istituto è costituito dal “Capitale” (o “Fondo di Dotazione”), dal “Fondo di riserva

ordinaria” e dalle eventuali Riserve statutarie e straordinarie.

Ai sensi dell’articolo 3 dello Statuto vigente, l’Istituto è controllato dal Ministero dell’Economia e delle

Finanze.

Partecipano inoltre al Capitale o (Fondo di Dotazione) dell’Istituto:

- Coni Servizi S.p.A.;

- Cassa Depositi e Prestiti Società per Azioni;

- Banca Nazionale del Lavoro S.p.A.;

- Dexia Crediop S.p.A.;

- Assicurazioni Generali S.p.A.;

- Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.;

- Intesa San Paolo S.p.A.;

- UniCredit S.p.A.;

- Banca di Sardegna S.p.A.

L’Istituto, in ragione della propria natura giuridica e operatività è vigilata:

- quanto al rispetto delle finalità pubblicistiche, (i) dal Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero

dall’Autorità di Governo con la delega allo Sport; (ii) dal Ministro dell’Economia e delle Finanze;

(iii) dal Ministro con delega ai Beni e alle Attività Culturali, limitatamente agli interventi in materia

di beni e attività culturali (Art. 30 Statuto);

- dalla Banca d’Italia, in conformità alla disciplina prevista dal D.lgs. 385/1993 (art.29 Statuto).

L’Istituto opera nel settore del credito per lo sport e per le attività culturali.

Nei suddetti settori esercita in via diretta o indiretta, nei limiti stabiliti dalla legge:

a) l’attività bancaria, raccogliendo risparmio tra il pubblico sia sotto forma di depositi sia sotto

altra forma ed esercitando il credito, sotto qualsiasi forma. Esercita ogni altra attività finanziaria,

secondo la disciplina propria di ciascuna di essa. In particolare, l’attività bancaria può essere rivolta

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(i) alla costruzione, l'ampliamento, l'attrezzatura e il miglioramento di impianti sportivi e/o stru-

mentali all’attività sportiva, ivi compresa l’acquisizione delle relative aree; (ii) all'acquisto di im-

mobili da destinare ad attività sportive o strumentali a queste; (iii) alla promozione della cultura

sportiva; (iv) alla gestione degli impianti sportivi e/o dell’attività sportiva e la realizzazione di

eventi sportivi; (v) al finanziamento di iniziative di sostegno e sviluppo delle attività culturali; (vi)

all’acquisto, la costruzione, la ristrutturazione e il miglioramento di luoghi e immobili destinati ad

attività culturali o strumentali ad essa.

L’Istituto può inoltre: (vii) finanziare ogni altra attività e investimento connessi al settore dello

sport e dei beni e delle attività culturali; (viii) svolgere servizio di tesoreria a favore di soggetti,

pubblici e privati, che operino nel settore dello sport, dei beni e delle attività culturali, ovvero di

altri soggetti pubblici; (ix) svolgere, direttamente o indirettamente, attività di consulenza, anche

tecnica, nel settore dello sport e della cultura, nonché qualsiasi altra attività consentita alle banche,

nessuna esclusa.

b) l’attività di gestione dei Fondi Speciali di titolarità dello Stato e più precisamente:

i. il Fondo speciale per la concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti

all’impiantistica sportiva costituito con legge 24 dicembre 1957, n. 1295;

ii. il Fondo di Garanzia ex lege n. 289/02 per l’impiantistica sportiva.

Le modalità di gestione di detti Fondi Speciali sono disciplinate dalle rispettive normative di riferimento,

dalle disposizioni dello Statuto vigente (artt. 8 ss.) al cui contenuto – disponibile nella sezione del sito

istituzionale dedicata all’amministrazione trasparente – si rinvia.

Nell’esercizio delle attività creditizie e finanziarie, l’Istituto opera con ogni soggetto pubblico o privato

che persegua, anche indirettamente, finalità sportive, ricreative e di sviluppo dei beni e delle attività cultu-

rali.

L'Istituto può revocare i finanziamenti concessi a beneficiari che non assicurino la diligente manutenzione

tecnica e operativa delle opere finanziate o che non mantengano la destinazione anche indiretta delle stesse

o degli impianti a uso sportivo o per attività culturali.

1.3.2 Governo societario

Il modello di amministrazione e controllo dell’Istituto si ispira a quello di tipo tradizionale, ferme restando

le peculiarità che contraddistinguono l’Istituto attesa la sua natura di banca pubblica. Sulla base delle pre-

visioni statutarie, gli Organi dell’Istituto e i relativi compiti e composizione sono sinteticamente riepilogati

nel prospetto seguente.

Il Presidente

Nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o dell’Autorità

di Governo con la delega allo Sport, ove nominata, d’intesa con il Ministro con

la delega ai Beni e alle Attività Culturali, di concerto con il Ministro dell’Econo-

mia e delle Finanze, il quale ha la rappresentanza legale dell’Istituto di fronte ai

terzi e in giudizio.

Ha compiti di impulso e di coordinamento dell'attività degli Organi Collegiali

cui partecipa

Il Consiglio di Am-ministrazione (CDA)

Composto, ai sensi dell’articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della

Repubblica 27 ottobre 2011, n. 207, da cinque membri e più precisamente (a)

dal Presidente; (b) da un membro designato dalla Cassa Depositi e Prestiti

S.p.A., sentito il Ministro dell’Economia e delle Finanze; (c) da un membro de-

signato dalla Giunta Nazionale del Comitato Olimpico Nazionale Italiano

(CONI); (d) da due membri designati da tutti i Partecipanti al “Capitale” (o

“Fondo di Dotazione”).

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Il CDA ha compiti di ordinaria e straordinaria amministrazione e rappresenta

l’organo con funzione di supervisione strategica e di gestione dell’Istituto.

Il Comitato di Ge-stione dei Fondi Speciali (CGFS)

Composto dal Presidente del Consiglio di Amministrazione e da due membri,

diversi rispetto ai componenti del Consiglio di Amministrazione, di cui: (a) uno

designato dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dall’Autorità di Governo

con la delega allo Sport, ove nominata; (b) uno designato dal Ministro dell’Eco-

nomia e delle Finanze.

Il Comitato ha il compito di gestire il Fondo speciale per la concessione di contributi in

conto interessi sui finanziamenti all’impiantistica sportiva costituito con legge 24

dicembre 1957, n. 1295 ed il Fondo di Garanzia ex lege n. 289/02 per l’impian-

tistica sportiva, così come previsto dagli artt. 7, 8, 9 e 10 dello Statuto.

Il Collegio dei Sin-daci (CDS)

Composto da tre membri designati rispettivamente (a) dal Ministro dell’Econo-

mia e delle Finanze; (b) dalla Conferenza Unificata in rappresentanza delle Re-

gioni e degli Enti locali; (c) da tutti i Partecipanti al “Capitale” (o “Fondo di

Dotazione”).

Il Collegio è l’Organo di controllo dell’Istituto, vigila sull’osservanza della legge

e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e, in parti-

colare, sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile

adottato dall’Istituto nonché sul suo concreto funzionamento.

Esso svolge anche le funzioni di Organismo di Vigilanza ai sensi del D.lgs.

231/2001.

Il Direttore Gene-rale (DG)

Nominato dal CDA ai sensi dell’articolo 15, co.4, lett.i) dello Statuto, è l’Organo

esecutivo.

Egli sovrintende alla gestione aziendale e dà esecuzione alle delibere assunte dal

Consiglio di Amministrazione e dal Comitato di Gestione dei Fondi Speciali.

Persegue inoltre gli obiettivi gestionali, dirige le funzioni aziendali, predispone

le misure necerie ad assicurare l’istituzione, il mantenimento e il corretto fun-

zionamento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi.

Attualmente le funzioni del Consiglio di Amministrazione, del Direttore Generale e del Responsabile del

Servizio Commerciale sono attribuite al Commissario Straordinario nominato con provvedimento della

Banca d’Italia prot. n. 1075619 del 29 dicembre 2011, a seguito dell’apertura della procedura di ammini-

strazione straordinaria disposta a carico dell’Istituto dalla stessa Autorità ai sensi degli artt. 70 e ss. del

D.lgs. 385/1993. La procedura di amministrazione straordinaria è in corso di prossima definizione, tuttavia

nelle more dell’insediamento degli Organi di amministrazione ordinaria dell’Istituto, ogni riferimento agli

organi di amministrazione ordinaria (CDA, CGFS, DG) contenuto nel presente Piano deve intendersi

rivolto al Commissario Straordinario.

1.3.3 Il Sistema dei controlli interni

L’Istituto è dotato di un sistema dei controlli interni in linea con le disposizioni di Vigilanza della Banca d’Italia (Circ. 285/2013). Ai sensi delle Politiche e Regole sul Sistema dei Controlli interni, in vigore in Istituto e da ultimo aggiornate nel giugno 2016, la struttura del Sistema dei Controlli Interni dell’Istituto è articolata su tre livelli di controllo specificati nel prospetto seguente:

Controlli di linea

(c.d. “Controlli di I livello”)

Sono diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Tali controlli sono effettuati dalle stesse

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strutture operative, ovvero eseguiti nell’ambito del back office. L’Istituto massimizza il ricorso a controlli di linea incorporati all’interno delle procedure informatiche.

Controlli sui rischi e sulla conformità

(c.d. “Controlli di II livello”)

Sono assegnati a funzioni distinte da quelle produttive,

che hanno l’obiettivo di assicurare tra l’altro:

la corretta attuazione del processo di gestione

dei rischi;

il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie

funzioni aziendali;

la conformità dell’operatività aziendale alle

norme

Revisione interna

(c.d. “Controlli di III livello”)

E’ volta ad individuare la violazione delle procedure e della regolamentazione nonché a valutare la funzionalità e l’adeguatezza, in termini di efficienza e di efficacia, del SCI e del sistema informativo, con cadenza determinata in relazione alla natura e all’intensità dei rischi.

La responsabilità primaria di assicurare la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità del

Sistema dei Controlli Interni è rimessa agli Organi dell’Istituto, secondo le competenze di ciascuno di essi.

Il complesso dei rischi aziendali è, inoltre, presidiato nell’ambito di un preciso modello organizzativo che

integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli, tutti convergenti con gli obiettivi di assicurare

efficienza ed efficacia dei processi operativi, salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, tutelare

dalle perdite, garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni, verificare il corretto svolgimento dell’at-

tività nel rispetto della normativa interna ed esterna

Al suo corretto funzionamento concorrono le Funzioni Aziendali di Controllo e più precisamente:

a. la funzione di revisione interna (Internal Audit) con il principale compito di (i) controllare, anche

con verifiche in loco, il regolare andamento dell'operatività e l’evoluzione dei rischi; (ii) valutare

la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità della struttura organizzativa e delle

altre componenti dello SCI, portando all'attenzione degli organi aziendali i possibili miglioramenti,

con particolare riferimento al RAF, al processo di gestione dei rischi nonché agli strumenti di

misurazione e controllo degli stessi;

b. funzione di controllo dei rischi (Risk Management) che concorre alla definizione e all’attuazione

del Risk Appetite Framework e delle relative politiche di governo dei rischi, attraverso un ade-

guato processo di gestione dei rischi;

c. funzione di conformità alle norme (Compliance) deputata alla gestione del rischio di non con-

formità con riguardo a tutta l’attività aziendale, verificando che le procedure interne siano ade-

guate a prevenire tale rischio;

d. funzione antiriciclaggio, incardinata nella Funzione Compliance, con il compito di verificare

nel continuo l’adeguatezza della normativa interna con l’obiettivo di prevenire e contrastare la

violazione della normativa esterna in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.

Dette Funzioni aziendali:

dispongono dell’autorità, delle risorse e delle competenze necessarie per lo svolgimento dei

loro compiti;

hanno accesso ai dati aziendali per l’appropriato svolgimento dei propri compiti;

dispongono di risorse economiche, eventualmente attivabili in autonomia;

dispongono di personale adeguato per numero, competenze tecnico-professionali.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

13

I rispettivi responsabili:

possiedono requisiti di professionalità adeguati;

sono collocati in posizione gerarchico - funzionale adeguata senza essere destinatari di re-

sponsabilità diretta di aree operative sottoposte a controllo né essere gerarchicamente subor-

dinati ai responsabili di tali aree;

sono nominati e revocati (motivandone le ragioni) dal CDA, sentito il CDS;

riferiscono direttamente agli organi aziendali, senza limitazioni o intermediazioni.

Compiti, responsabilità, flussi informativi e programmazione dell’attività di controllo delle FAC sono for-

malizzate nel Mandato di ciascuna funzione, approvato dal CDA, sentito il CDS. Le modalità operative di

svolgimento delle attività demandate alle FAC sono disciplinate in apposite procedure, approvate dall’Or-

gano competente.

Vi concorrono altresì le strutture preposte ai controlli di primo livello dei diversi processi aziendali (principalmente in persona dei diversi owner) a cui compete la responsabilità di attivarsi affinché le attività operative di competenza vengano espletate con efficacia ed efficienza, nel rispetto dei limiti operativi loro assegnati, coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi, nonché in maniera conforme al vigente sistema di deleghe. Le strutture responsabili delle attività operative e dei relativi controlli di primo livello svolgono pertanto un ruolo attivo nella definizione dell’impianto dei controlli di primo livello e nella loro gestione nel continuo. Esse sono tenute a rilevare e segnalare tempestivamente alle funzioni aziendali competenti:

(i) i rischi insiti nei processi operativi di competenza;

(ii) i fenomeni critici da tenere sotto osservazione nonché a suggerire i necessari presidi di controllo atti a garantire la compatibilità delle attività poste in essere con l’obiettivo aziendale di un efficace presidio dei rischi.

Il quadro dei soggetti che concorrono al SCI è completato da ulteriori soggetti meglio individuati dalle Politiche e regole sul sistema dei controlli interni dell’Istituto, e in particolare dai seguenti soggetti:

a. il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT), nominato

dal Consiglio di Amministrazione, svolge i compiti attribuiti dalla legge in relazione, in particolare,

alla elaborazione della proposta del PTPC, alla definizione di idonee procedure per selezionare e

formare i dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione e allo

svolgimento di verifiche dirette a controllare l’efficacia del PTPC;

b. il Comitato rischi, avente il compito di supportare il DG nei processi decisionali afferenti il

conseguimento degli obiettivi di rischio definiti dal CDA e nel garantire che la gestione strategica

e operativa dell’Istituto sia coerente con gli obiettivi di rischio fissati;

c. l’Organismo di vigilanza ai sensi del D.lgs. 231/2001, avente il compito di vigilare sul fun-

zionamento e sull’osservanza del Modello 231 e di curarne l’aggiornamento al fine di ridurre il

rischio di imputabilità, a carico di ICS, di responsabilità amministrativa degli enti. Da Statuto, i

compiti e le funzioni dell’OdV sono attribuite al Collegio Sindacale. La vigenza della procedura

di amministrazione straordinaria ha determinato tuttavia lo svolgimento delle attività dell’Organi-

smo da parte di un organo ad hoc composto di tre membri, fra cui il RPCT;

d. i Presidi specialistici, costituiti da specifiche strutture organizzative interne dotate di compe-

tenze esclusive per l’espletamento di compiti che richiedono un’elevata specializzazione tecnica.

Essi hanno il compito di presidiare il rischio di non conformità con riferimento alla normativa

non rientrante nel perimetro di diretta competenza della funzione di conformità alle norme

A seguire si riporta lo schema esemplificativo del sistema dei controlli interni dell’Istituto (tab.1) e il suo

attuale organigramma (tab.2).

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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Tutte le misure organizzative e procedurali individuate dal presente PTPC concorrono all’articolazione del Sistema di Controllo Interno dell’Istituto e rientrano a pieno nel processo di pianificazione strategica e di controllo dei rischi seguito dalla banca, anch’essi formalizzati in specifici regolamenti interni.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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IL PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE DI ICS

1.4.1 Finalità

Il presente PTPC contiene un sistema di misure dirette a contrastare fenomeni di illegalità perpetrabili dal personale e dai collaboratori esterni dell’Istituto. Esso risponde agli obiettivi di seguito individuati13:

a) riduzione delle opportunità che si manifestino casi di corruzione; b) aumento della capacità di scoprire casi di corruzione; c) creazione di un contesto sfavorevole alla corruzione.

In tale ottica, il sistema di prevenzione della corruzione è espressamente finalizzato a:

d) consolidare un contesto e una cultura aziendale ispirati ai principi dell’etica, dell’integrità, dell’im-parzialità e della trasparenza;

e) minimizzare le possibilità che si manifestino casi di corruzione; f) aumentare la capacità di intercettare casi di corruzione; g) assicurare la valenza deterrente del sistema sanzionatorio.

Risponde, inoltre, alle seguenti esigenze:

h) individuare le attività, anche ulteriori rispetto a quelle indicate nel PNA, nell'ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione, e le relative misure di contrasto, anche raccogliendo le propo-ste dei dirigenti;

i) prevedere, per le attività individuate ai sensi della lettera a), meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni idonei a prevenire il rischio di corruzione;

j) prevedere, con particolare riguardo alle attività individuate ai sensi della lettera a), obblighi di informazione nei confronti del Responsabile della prevenzione della corruzione (RPCT), chia-mato a vigilare sul funzionamento e sull'osservanza del piano;

k) definire le modalità di monitoraggio del rispetto dei termini, ove previsti dalla legge o dai regola-menti, per la conclusione dei procedimenti;

l) definire le modalità di monitoraggio dei rapporti tra l’Istituto e i soggetti che con esso stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell’Istituto;

m) individuare specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di legge, ove opportuno in ragione del rischio.

1.4.2 Processo di elaborazione, adozione e comunicazione del PTPC

A seguito dell’entrata in vigore della L. 190/2012 e del D.lgs. 33/2013 (e ss.mm.ii.), con Delibera del

Commissario Straordinario del 16 marzo 2015, è stato nominato il Responsabile della prevenzione della

corruzione e della trasparenza (RPCT) nella persona dell’Avv. Pasquali Coluzzi, già responsabile dell’U.O.

Compliance, Affari Societari e Legale e Responsabile della Funzione Antiriciclaggio e delegato per la se-

gnalazione delle operazioni sospette.

Successivamente alla nomina, sono state svolte le attività prodromiche alla elaborazione del PTPC, prin-

cipalmente consistenti:

13 Cfr. art. 1, comma 9, della L.6 novembre 2012, n. 190 (“Disposizione per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”),

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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a) nell’avvio e svolgimento del processo di gestione del rischio di corruzione, attraverso le fasi ge-

neralmente articolate nell’analisi del contesto, nella valutazione dei rischi corruttivi (identifica-

zione, analisi e ponderazione) e nel trattamento del rischio (identificazione e programmazione

delle misure);

b) nell’avvio e svolgimento del processo di adeguamento agli obblighi di pubblicazione sulla traspa-

renza amministrativa.

Le attività sono state svolte dal RPCT e dal personale di supporto, attraverso la collaborazione e disponi-

bilità dei responsabili e addetti degli uffici ritenuti particolarmente sensibili/esposti al rischi corruttivi.

I compiti svolti hanno portato rispettivamente:

a) all’elaborazione della mappatura delle aree e attività dell’Istituto ritenute particolarmente esposte

al rischio di corruzione (c.d. “Mappa delle attività a rischio ex L. 190/2012” acclusa nell’Allegato

1 del PTPC e periodicamente aggiornata);

b) alla definizione e programmazione delle misure di prevenzione, tarate in considerazione del livello

e della tipologia di rischio identificato (cfr. sezione “Piano delle attività” contenente il cronopro-

gramma delle misure da attuare e da verificare, periodicamente aggiornato);

c) alla graduale implementazione di un sistema di monitoraggio per la verifica dell’idoneità dei con-

trolli in essere;

d) al progressivo allestimento della sezione web “Amministrazione trasparente” e la graduale defini-

zione degli obblighi e dei soggetti tenuti alla comunicazione e pubblicazione dei dati, documenti

e informazioni richiesti dalla normativa.

All’esito dell’identificazione delle aree particolarmente a rischio e della programmazione delle misure in-

dividuate, è stata sottoposta al Commissario straordinario la proposta di elaborazione del PTPC 2015 –

2017 a cura del RPCT, contenente la programmazione delle misure da adottare ai fini dell’adeguamento

agli obblighi imposti dalla normativa. Il PTPC 2015-2018 è stato approvato con atto del Commissario

Straordinario, comunicato a tutto il personale con comunicazione n. 76/2015.

L’aggiornamento annuale del PTPC avviene su impulso del RPCT, e tiene conto principalmente dell’evo-

luzione della normativa di riferimento e dei progressi organizzativi e operativi connotanti la Banca, valu-

tando gli sviluppi del contesto in cui opera l’Istituto e degli esiti del costante monitoraggio delle misure di

prevenzione progettate, secondo criteri di sostenibilità e verificabilità, per perseguire scopi e ratio delle

disposizioni.

Ogni successivo aggiornamento del PTPC è approvato con delibera dell’organo di indirizzo (CDA/Com-

missario Straordinario) su proposta del RPCT e forma oggetto di specifica comunicazione interna diffusa

fra tutto il personale.

Il PTPC è inoltre pubblicato nel sito “Amministrazione Trasparente” – Sezione “Altri contenuti – Corru-

zione”

1.4.3 Soggetti che concorrono alla prevenzione della corruzione e della trasparenza

L'art. 1, co. 7, della L. n. 190/2012 sancisce che: " l'organo di indirizzo politico individua, di norma tra i dirigenti amministrativi di ruolo di prima fascia in servizio, il responsabile della prevenzione della corru-zione."

Pertanto, il Commissario Straordinario con delibera del 16 marzo 2015, avente ad oggetto “Nomina del Responsabile della Prevenzione della Corruzione e approvazione del relativo mandato”, ha nominato quale Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, l’Avvocato Massimo Pasquali Coluzzi, già Responsabile della Funzione Compliance, Affari Legali e Societari dell’Istituto, nonché Re-sponsabile Funzione Antiriciclaggio e delegato per segnalazione delle operazioni sospette, in possesso della professionalità e delle competenze necessarie per assolvere i compiti di cui alla L. 190/2012.

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I dati relativi alla nomina del Responsabile della prevenzione della corruzione sono stati inviati ai sensi di legge con Modulo_A.N.AC._Nomina_RPCT alla casella e-mail [email protected] e pub-blicati sul sito internet dell’Istituto in via permanente.

Al RPCT sono state attribuite le seguenti funzioni, come da “Mandato del Responsabile della prevenzione della corruzione”:

a) elaborazione della proposta di PTPC, che deve essere adottato dall’organo di indirizzo politico entro il 31 gennaio di ogni anno (art. 1, comma 8);

b) definizione delle procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione (art. 1, comma 8);

c) verifica dell’efficace attuazione del piano e della sua idoneità (art. 1, comma 10, lett. a); d) proposta di modifiche al piano in caso di accertamento di significative violazioni o di mutamenti

dell’organizzazione [art. 1, comma 10, lett. a); e) verifica dell’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività

nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione (art. 1, comma 10, lett. b);

f) individuazione del personale da inserire nei percorsi di formazione sui temi dell’etica e della lega-lità [art. 1, comma 10, lett. c);

g) redazione entro il termine di volta in volta individuato dall’A.N.AC. di una relazione annuale che offra il rendiconto sull’efficacia delle misure di prevenzione (i.e. gestione dei rischi; formazione in tema di anticorruzione, codice di comportamento, sanzioni ed altre iniziative quali forme di tutela offerte ai whistleblower e rispetto dei termini dei procedimenti) definite dal Piano Triennale di Pre-venzione della Corruzione (art. 1, comma 14);

h) svolgimento di un ruolo centrale ai fini della predisposizione, diffusione della conoscenza e mo-nitoraggio del codice di comportamento (Delibera CIVIT n.75/2013);

i) formalizzazione dei flussi informativi provenienti dai referenti della prevenzione della corruzione presenti nell’azienda e di una linea di report continuativo nei confronti dell’organo di indirizzo politico e dell’A.N.AC. (art. 1, comma 9, lett. c);

j) verifica, attraverso audit a campione, sia dell’osservanza delle disposizioni in materia di inconfe-ribilità e incompatibilità degli incarichi (art. 1, commi 49 e 50), anche successivamente alla cessa-zione del servizio o al termine dell’incarico (art. 53, comma 16 ter, d.lgs. 165/2001), sia dell’attua-zione delle disposizioni di legge in materia di autorizzazioni di incarichi esterni (art. 1, comma 42).

Tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nell’attività dell’Istituto sono chiamati a concorrere, ciascuno per quanto di rispettiva competenza, alla predisposizione e/o alla effettiva attuazione del presente Piano. A tale fine, anche nell’ottica di stimolare una maggiore sinergia e collaborazione in sede di elaborazione, condivisione e attuazione del PTPC, l’Istituto promuove l’implementazione di appositi processi e proce-dure aziendali funzionali al maggiore coinvolgimento responsabile da parte di tutto il personale, con par-ticolare riguardo ai soggetti titolari e/o esercenti de facto funzioni strategiche e di indirizzo14.

In particolare:

a) il Consiglio di Amministrazione, quale organo di indirizzo dell’Istituto, è tenuto a:

- nominare con apposita deliberazione il RPCT;

- approvare entro il 31 gennaio di ogni anno il Piano ovvero le modifiche dello stesso che dovessero rendersi necessarie/opportune in caso di accertamento di significative viola-zioni, di rilevanti mutamenti dell’organizzazione aziendale ovvero di novità normative immediatamente cogenti;

14 Cfr. Determinazione ANAC n. 12/2015, parr. 4.1, 4.3 e 4.5.

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- adottare tutti gli atti di indirizzo di carattere generale che siano direttamente o indiretta-mente finalizzati alla prevenzione della corruzione;

- decidere sull’introduzione di modifiche organizzative per assicurare al RPC funzioni e poteri idonei allo svolgimento del ruolo con autonomia ed effettività15;

- individua fra gli obiettivi strategici dell’azienda la promozione dei maggiori livelli di tra-sparenza e delle misure di anticorruzione previste dal Piano, al fine di garantire l’effettiva e consapevole partecipazione alla costruzione del sistema di prevenzione16;

- ricevere la Relazione annuale del RPCT e a richiedere eventualmente a quest’ultimo di riferire sull’attività17;

- ricevere eventuali segnalazioni da parte del RPC su eventuali disfunzioni riscontrate ine-renti l’attuazione delle misure di prevenzione e di trasparenza18;

- rispondere ad eventuali richieste pervenute dall’A.N.AC.19;

- attribuire al RPC il potere di indicare agli uffici competenti all’esercizio dell’azione disci-plinare i nominativi dei dipendenti che non hanno attuato correttamente le misure in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza20;

- assicurare attraverso apposite misure organizzative che il RPC possa adempiere ai propri compiti in modo imparziale e al riparo da possibili ritorsioni21.

b) il Collegio dei Sindaci, anche Organismo di Vigilanza ai sensi dell’art. 6, comma 4-bis, del D.Lgs. n. 231/2001, è tenuto a:

- partecipare al processo di gestione del rischio, verificando nello svolgimento dei compiti ad esso attribuiti l’osservanza del presente Piano, che costituisce parte integrante del Modello Organizzativo adottato dall’Istituto ai sensi del D. Lgs. 231/01;

- contribuire al costante aggiornamento del presente Piano, segnalando aree/attività a ri-schio ivi non previste e proponendo le misure di prevenzione ritenute utili/necessarie;

- segnalare al Responsabile per la Prevenzione della Corruzione eventuali violazioni del presente Piano e delle procedure aziendali volte a darvi attuazione e/o comunque ogni comportamento non in linea con quanto previsto nei suddetti documenti e con le regole di condotta adottate dall’Istituto;

c) di Responsabili /Owners dei processi a rischio/ referenti di rischio sono tenuti a:

- partecipare al processo di gestione del rischio, verificando il funzionamento dei con-

trolli chiave di pertinenza, osservando/facendo osservare le misure contenute nel pre-

sente Piano, che, peraltro, costituisce parte integrante del Modello organizzativo

adottato dall’Istituto ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001;

- adottare tutte le misure gestionali necessarie al fine di dare attuazione al presente

Piano e, in particolare, ad attivare i procedimenti disciplinari che dovessero rendersi

necessari;

- svolgere attività informativa nei confronti del Responsabile per la Prevenzione della

Corruzione, in via continuativa mediante report trimestrali ovvero di iniziativa o a

seguito di espressa richiesta in situazioni particolari/urgenti, circa l’applicazione del

presente Piano;

15 P.N.A. 2016, par. 5.1 16 P.N.A. 2016, cit. 17 P.N.A. 2016, cit. 18 P.N.A. 2016, cit. 19 P.N.A. 2016, cit. 20 P.N.A. 2016, cit. 21 P.N.A. 2016, cit.

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20

- partecipare al costante aggiornamento del presente Piano, segnalando aree/attività a

rischio ivi non previste e proponendo misure di prevenzione ritenute utili/necessarie;

- segnalare ogni violazione del presente Piano e delle procedure aziendali volte a darvi

attuazione e/o comunque ogni comportamento non in linea con quanto previsto nei

suddetti documenti e con le regole di condotta adottate dall’Istituto;

- collaborare, a pena di responsabilità disciplinare, con il RPCT nella formazione, ve-

rifica e funzionamento delle misure di prevenzione adottate nel presente Piano22

d) l’Ufficio Risorse Umane è tenuto a:

- svolgere i procedimenti disciplinari a seguito delle segnalazioni ricevute;

- contribuire alla predisposizione e all’aggiornamento del Codice Etico ai sensi del D.Lgs. n. 231 e della L. n. 190/2012 già adottato dall’Istituto;

e) tutti i dipendenti sono tenuti a:

- partecipare al processo di gestione del rischio, osservando le misure previste nel presente Piano, che costituisce parte integrante del Modello Organizzativo adottato dall’Istituto ai sensi del D. Lgs. 231/01, e alle procedure aziendali volte a darvi attuazione;

- segnalare eventuali situazioni di illecito al proprio superiore gerarchico o al RPCT nonché casi personali di conflitto di interessi;

- collaborare, a pena di responsabilità disciplinare, con il RPCT nella formazione, verifica e funzionamento delle misure di prevenzione adottate nel presente Piano,

f) tutti i soggetti esterni che operano per il conseguimento degli scopi e degli obiettivi dell’Istituto (collaboratori, consulenti, fornitori, etc.) sono tenuti a:

- osservare le misure contenute nel presente Piano, che costituisce parte integrante del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo adottato ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001 dall’Istituto e le procedure aziendali volte a darvi attuazione;

- segnalare eventuali situazioni di illecito.

g) l’OIV (soggetto incaricato di svolgere le funzioni di Organismo Indipendente di Valutazione), in armonia con gli obblighi applicabili alla natura di ICS, è tenuto a:

- svolgere l’attività di controllo sull’adempimento degli obblighi di pubblicazione, rice-vendo le segnalazioni di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di trasparenza da parte del RPCT;

- verificare la coerenza tra il PTPC con gli obiettivi strategico-gestionali dell’Istituto;

- verificare i contenuti della Relazione annuale sull’attività svolta trasmessa dal RPCT ai sensi dell’art. 1, comma 14, L. 190/2012;

- adempiere ad ogni altro compito espressamente attribuito dalla legge.

Si segnala che ICS, pur non rientrando nell’ambito dei soggetti tenuti a individuare un Organismo Indipendente di Valutazione di cui al D.lgs. 150/2009, ha comunque individuato un soggetto preposto all’esercizio di funzioni analoghe di OIV con l’obiettivo di sensibilizzare tutto il perso-nale nell’attuazione delle misure di trasparenza amministrativa e anticorruzione.

22 P.N.A. 2016, par. 5.2, lett. d)

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

21

Il RPCT può avvalersi di Referenti all’interno dell’Istituto per l’attuazione ed il monitoraggio del Piano, ai quali sono affidati i seguenti compiti:

i. concorrere alla definizione di misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione e a controllarne il rispetto da parte dei dipendenti dell’ufficio cui sono preposti;

ii. fornire le informazioni richieste dal soggetto competente per l’individuazione delle attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione e formulano specifiche proposte volte alla prevenzione del rischio medesimo;

iii. provvedere al monitoraggio delle attività svolte nell’ufficio a cui sono preposti nell’ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione.

1.4.4 Aggiornamenti al PTPC

1.4.4.1 Aggiornamento 2018 (PTPC triennio 2018-2020)

In un’ottica di continuità rispetto agli anni precedenti, l’aggiornamento per il triennio 2018-2020 tiene

conto dei fattori, di seguito riepilogati, principalmente relativi agli ultimi sviluppi della normativa esterna,

alla evoluzione dell’organizzazione e operatività aziendale e alle misure di miglioramento del processo di

gestione del rischio (in linea con le indicazioni di cui al PNA 2015 e PNA 2016).

Evoluzione della normativa di riferimento Stato recepimento nel

PTPC (2018-2020) Riferimento Contenuto

PNA 2016, aggiornato

con delibera A.N.AC.

n. 1208/2017

Il PNA indica, in particolare, i seguenti indirizzi:

1) Approvazione PTPC

Rafforzare il coinvolgimento dell’organo di indi-

rizzo, della struttura organizzativa e degli stakehol-

der esterni, anche indicando il numero di soggetti

coinvolti e le modalità di coinvolgimento e parte-

cipazione nel processo di gestione del rischio.

Cfr. Sez. VI Monitorag-

gio e Reporting.

Il PTPC è elaborato te-

nendo conto delle attività

di controllo e monitorag-

gio periodicamente svolte

dal RPCT. Gli esiti delle

verifiche svolti vengono

periodicamente rendi-

contati all’organo ammi-

nistrativo di vertice, il

quale predispone i neces-

sari adempimenti per dare

seguito alle azioni sugge-

rite

2) Supporto al RPCT

Precisare quali soggetti coadiuvano il RPCT, con

i relativi e compiti e responsabilità.

Cfr. Sez. VI Monitorag-

gio e Reporting

Il RPCT può avvalersi

della U.O. Compliance,

Affari Societari e Legale e

si interfaccia periodica-

mente con l’OdV al fine

dell’espletamento delle

proprie attività.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

22

Evoluzione della normativa di riferimento Stato recepimento nel

PTPC (2018-2020) Riferimento Contenuto

3) Monitoraggio del PTPC

Esplicitare le modalità di attuazione dei PTPC

dando conto dei precedenti monitoraggi, utili

nella fase di programmazione e riprogramma-

zione delle misure di prevenzione della corru-

zione.

Cfr. Relazione sulla tra-

sparenza annualmente

pubblicata nel sito Am-

ministrazione Traspa-

rente – Altri contenuti –

Corruzione.

4) Coordinamento con strumenti di program-

mazione

Opportuno coordinare il PTPC con gli strumenti

di programmazione, inserendo obiettivi strategici

e operativi anche in termini di valutazione di ri-

sultato

Si terrà conto di tale

obiettivo una volta com-

pletato il processo di inse-

diamento degli organi di

amministrazione ordina-

ria di ICS.

5) Analisi del contesto esterno

Migliorare la capacità delle amministrazioni di in-

terpretare le dinamiche socio-territoriali in fun-

zione del rischio corruttivo e tenerne conto nella

redazione del PTPC

Cfr. Par. 2.1.1.1

6) Mappatura dei processi

Effettuare l’analisi dei processi, tenendo conto

delle aree c.d. “obbligatorie” individuate

dall’art. 1, comma 16, L. 190/2012 (relative ai

procedimenti di autorizzazione o concessione,

scelta del contraente per l’affidamento di lavori,

forniture e servizi, concessione ed erogazione di

sovvenzioni, contributi, sussidi ausili finanziari,

nonché attribuzione di vantaggi economici di

qualunque genere a persone ed enti pubblici e pri-

vati, concorsi e prove selettive per l’assunzione

del personale e progressioni di carriera), nonché

delle “aree generali” relative alla gestione delle

entrate, delle spese e del patrimonio; controlli, ve-

rifiche, ispezioni e sanzioni; incarichi e nomine;

affari legali e contenzioso.

Cfr. Allegato 1 Mappa

delle attività a rischio.

7) Trattamento del rischio

In sede di programmazione delle misure, oppor-

tuno specificare per ciascuna misura individuata,

tempi, responsabili, indicatori di monitoraggio e

valori attesi.

Cfr. Sezione III e Alle-

gato 1 Mappa delle atti-

vità a rischio.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

23

Evoluzione della normativa di riferimento Stato recepimento nel

PTPC (2018-2020) Riferimento Contenuto

8) Sezione “Trasparenza”

Inserire in specifica sezione del PTPC la specifica

sezione sulla trasparenza, precisando obblighi di

pubblicazione, tempi e relativi responsabili della

pubblicazione e trasmissione del dato, specifi-

cando soluzioni organizzative idonee ad assicu-

rare l’adempimento degli obblighi di pubblica-

zione nel sito web – sezione “Amministrazione

Traparente”.

Cfr. Sezione V e Allegato

2 Tabella obblighi traspa-

renza 2018.

9) Soggetti tenuti all’adozione delle misure di

prevenzione della corruzione e di trasparenza

Dal documento si rileva il rinvio operato alla re-

cente Delibera ANAC n. 1134 del 8 novembre

2017.

Cfr. Sezione III, Sezione

V, Allegato 1 e Allegato 2.

10) RPCT

Dettagliato il procedimento di revoca del RPCT.

Confermato l’obbligo di indicare nel PTPC il no-

minativo del RPCT e di comunicarlo all’A.N.AC.

11) OIV

Palesata l’intenzione di richiedere l’assolvimento

degli obblighi di attestazione da parte degli OIV

entro il 30 aprile di ogni anno, in linea con il pro-

cesso di valutazione della performance applicabile

alle pubbliche amministrazioni “pure”.

Precisato che qualora l’ente non sia tenuto a do-

tarsi di un OIV, le relative funzioni possono es-

sere svolte da organi ad hoc (p.e. i nuclei di valu-

tazione) (sul punto sono intervenute le Nuove Li-

nee guida A.N.AC., cui si rimanda).

12) Misure per la prevenzione

Confermate le misure già individuate nel PNA

2016, principalmente relative alla: Formazione del

personale, Flussi informativi verso il RPCT, Sistema c.d.

Whistleblowing, Adozione di Codici di comportamento,

Accesso civico (semplice e generalizzato), Prevenzione del

conflitto di interessi, Misure di trasparenza, regolazione e

controllo.

Cfr. Sezione III.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

24

Evoluzione della normativa di riferimento Stato recepimento nel

PTPC (2018-2020) Riferimento Contenuto

Vengono inoltre ribaditi gli obblighi di legge di

adottare idonee misure per la Rotazione ordinaria

(art. 1, c. 14, L. 190/2012) e la Rotazione straordina-

ria da applicarsi nel caso di verificazione di feno-

meni corruttivi, con specifici poteri di vigilanza

dell’Autorità.

Quanto alla Verifica delle dichiarazioni sulla insussi-

stenza delle cause di inconferibilità e delle incompatibilità,

è prescritto il rinvio alla Determinazione ANAC

n. 833 del 3 agosto 2016, con particolare riguardo

ai compiti e alle funzioni di RPCT.

Nuove linee guida

A.N.AC. per l’attua-

zione della normativa

in materia di anticor-

ruzione e trasparenza

da parte delle società e

degli enti di diritto pri-

vato controllati e par-

tecipati dalle pubbli-

che amministrazioni e

degli enti pubblici eco-

nomici (Determina-

zione

A.N.AC.1134/2017)

Vengono dettagliate le prescrizioni che gli enti

contemplati nel riscritto art. 2-bis del D.lgs.

33/2013, inclusi gli enti pubblici economici, sono

tenuti ad osservare ai fini dell’attuazione della di-

sciplina anticorruzione e trasparenza.

Per effetto delle disposizioni, gli enti pubblici eco-

nomici devono in particolare:

- adottare un PTPC integrativo del Modello

231;

Il presente PTPC è adot-

tato ad integrazione del

MOG231.

- attuare gli obblighi di pubblicazione ai fini

della trasparenza secondo il criterio della

“compatibilità”23 e secondo quanto speci-

ficato nella tabella acclusa nell’allegato 1

delle linee guida;

Cfr. Allegato 2 e Sezione

V.

- nominare il RPCT; RPCT nominato con De-

libera del Commissario

del 2015.

- adottare in specifica sezione del PTPC le

misure organizzative per programmare i

flussi dei dati ai fini della pubblicazione sul

sito web “Amministrazione Trasparente”;

Cfr. Sezione V e Allegato

2

23 In attuazione della previsione legislativa per cui gli enti pubblici economici applicano la medesima disciplina pre-vista dal D.lgs. 33/2013 per le pubbliche amministrazioni secondo il criterio della “compatibilità”, l’A.N.AC. ne compie un primo “vaglio”, valutando tale criterio in relazione alla struttura relativa alle diverse categorie di enti destinatari della disciplinaq – proponendo uno schema operativo di obblighi di pubblicazione che i vari soggetti, inclusi gli enti pubblici economici, sono tenuti ad attuare.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

25

Evoluzione della normativa di riferimento Stato recepimento nel

PTPC (2018-2020) Riferimento Contenuto

- assicurare la pubblicazione dei dati relativi

all’organizzazione dell’ente e alla totalità

delle attività svolte, tutte da ritenersi di

pubblico interesse;

- assicurare l’accesso civico semplice e gene-

ralizzato, e dotarsi di una procedura in-

terna per assicurare il tempestivo riscontro

delle richieste pervenute.

Adottato il Regolamento

interno per la gestione

delle istanze documentali

(Regolamento del 8 giu-

gno 2017).

Allestita apposita sezione

web in Amministrazione

Trasparente integrata con

specifica modulistica.

LEGGE 30 novembre

2017, n. 179 “Disposi-

zioni per la tutela degli

autori di segnalazioni

di reati o irregolarita'

di cui siano venuti a

conoscenza nell'am-

bito di un rapporto di

lavoro pubblico o pri-

vato

1) Introduzione di meccanismi di tutela del

dipendente che segnala illeciti (c.d. whisle-blower)

Con riferimento ai dipendenti privati, viene inte-

grato l’art. 6 del D.lgs. 231/2001 prescrivendo

l’obbligo di prevedere, nei modelli 231, i canali

per l’inoltro delle segnalazioni di illeciti a garanzia

della riservatezza del segnalante, il divieto di di-

scriminazioni contro il segnalante a pena di san-

zioni espressamente previste dal sistema discipli-

nare.

Adottata specifica piatta-

forma informatica per

l’inoltro delle segnala-

zioni a tutela dell’identità

del segnalante. Diffuse le

istruzioni tra il personale.

Divieto di ritorsione e di-

scriminazione già pre-

sente nel Codice etico di

ICS.

Pianificata l’opportunità

di integrare il Modello231

con specifica policy con-

tro il divieto di discrimi-

nazioni e ritorsione.

Principali sviluppi organizzativi e operativi interni all’Istituto nel pe-

riodo 2016-2018

Stato recepimento

PTPC (2018-2020)

Riferimento Oggetto

Comunicazione n. 2

del 4 gennaio 2018

del Resp. Servizio

1) Modifica del modello di funzionamento

con riferimento al Servizio Crediti Per i riassetti in organi-

gramma si rimanda alla

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

26

Principali sviluppi organizzativi e operativi interni all’Istituto nel pe-

riodo 2016-2018

Stato recepimento

PTPC (2018-2020)

Riferimento Oggetto

Organizzazione e Si-

stemi

Riassetto della U.O. Crediti a clientela

ordinaria mediante l’articolazione in tre

Nuclei distinti per tipologia di clientela e

prodotto (No profit, Imprese, Mutuo-

Light) e ridenominazione ufficio in U.O.

Crediti a clientela privata

Estensione delle attività di competenza

dell’U.O. Finanziamenti Speciali,

sino a ricomprendere:

o operazioni più complesse ri-

spetto al mutuo a medio e lungo

termine (p.e. finanziamenti in

pool, project financing, Fondi chiusi

immobiliari, ecc.)

o attività di validazione delle pro-

poste di asseverazione dei Busi-

ness Plan nell’ambito delle ope-

razioni di Project Financing

Ridefinizione del sistema delle deleghe

aziendali di delibera e revoca e dei poteri

di rappresentanza (incidenti sui poteri dei

Coordinatori Nuclei Imprese e No Pro-

fit, del Resp. Finanziamenti Speciali e del

Resp. U.O. Crediti a clientela privata)

2) Modifica del modello di funzionamento

con riferimento al Servizio Gestione Portafo-glio Crediti

Ampliate le competenze del Servizio

Gestione Portafoglio Crediti, mediante

una revisione dei crediti in bonis diretta a

cogliere segnali anticipatori di patologie

nel credito.

3) Modifica del modello di funzionamento

con riferimento al Servizio Commerciale

Inseriti due nuovi coordinamenti

nell’area marketing e sviluppo commer-

ciale

Mappa delle attività a ri-

schio di cui all’Allegato 1.

Comunicazione n. 4

del 12 ottobre 2017

del Resp. Servizio

Organizzazioni e Si-

stemi

1) Emanazione nuovo processo aziendale Ge-stione Fondi Speciali

Normativa di secondo livello Articolazione fasi

Per i riassetti in organi-

gramma si rimanda alla

Mappa delle attività a ri-

schio di cui all’Allegato 1.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

27

Principali sviluppi organizzativi e operativi interni all’Istituto nel pe-

riodo 2016-2018

Stato recepimento

PTPC (2018-2020)

Riferimento Oggetto

o Pianificazione/organizzazione

gestione Fondi o Gestione richieste di ammis-

sione o Delibera o Monitoraggio Fondi/Verifiche

su corretto utilizzo e Reporting

Comunicazione del

Commissario straor-

dinario n. 139 del 4

agosto 2017

1) Inserimento del GdL Finanziamenti Spe-

ciali nel Servizio Crediti

2) Redistribuzione attività di erogazione del

credito tra gli uffici del Servizio Crediti

3) Rivisitazione assetto organizzativo Segre-

teria Organi Statutari e Comunicazione isti-

tutzionale e Segreteria Generale

Modificato il riporto gerarchico

Per i riassetti in organi-

gramma si rimanda alla

Mappa delle attività a ri-

schio di cui all’Allegato 1.

Comunicazione del

Commissario Straor-

dinario n. 90 del 7

aprile 2016

1) Ridefinizione Servizio Incentivi

Ridenominazione ufficio

Previsione di due U.O. competenti

all’Istruttoria e alla Gestione/Monitorag-

gio degli incentivi a valere sui Fondi Spe-

ciali

Ridefinizione funzionigramma

2) Formalizzazione attività di Analisi e ri-

scontro Dati e di U.O. Finanza

Formalizzazione attività propedeutiche

alla costituzione del pool dei prestiti a ga-

ranzia delle aste BCE

Per i riassetti in organi-

gramma si rimanda alla

Mappa delle attività a ri-

schio di cui all’Allegato 1.

Comunicazione del

Commissario Straor-

dinario n. 124 del 3

aprile 2017

1) Revisione dell’attuale Servizio “Finanzia-

menti” che prende il nome di Servizio

“Crediti”

Allocazione delle U.O. “Crediti a Clien-

tela Ordinaria” e “Crediti a Enti Pub-

blici”

2) Costituzione del nuovo Servizio “Gestione Portafoglio Crediti”

Per i riassetti in organi-

gramma si rimanda alla

Mappa delle attività a ri-

schio di cui all’Allegato 1.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

28

Principali sviluppi organizzativi e operativi interni all’Istituto nel pe-

riodo 2016-2018

Stato recepimento

PTPC (2018-2020)

Riferimento Oggetto

Allocazione delle U.O. “Riscontro Tec-

nico”, “Gestione Portafoglio Crediti”,

“Monitoraggio Portafoglio Crediti” e

“Contenzioso e Legale Crediti” (prima

interne al Servizio Finanziamenti)

1.4.4.2 Aggiornamento 2017 (PTPC triennio 2017-2019)

In relazione agli aggiornamenti apportati con il PTPC 2017-2019, si rimanda al relativo documento pub-

blicato nel sito web istituzionale, sezione “Amministrazione Trasparente” – “Altri contenuti” – “Corru-

zione”.

1.4.4.3 Aggiornamento 2016 (PTPC triennio 2016-2018)

In relazione agli aggiornamenti apportati con il PTPC 2016-2018, si rimanda al relativo documento pub-

blicato nel sito web istituzionale, sezione “Amministrazione Trasparente” – “Altri contenuti” – “Corru-

zione”.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

29

SEZIONE II – GESTIONE DEL RISCHIO

2.1 LA METODOLOGIA SEGUITA NEL PROCESSO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI “CORRU-

ZIONE”

Ai sensi delle indicazioni fornite dall’A.N.AC.24, il processo di gestione del rischio si articola nelle seguenti fasi:

2.1.1 Analisi del Contesto

2.1.1.1 Analisi del Contesto esterno

Attraverso l’analisi del contesto esterno, l’Istituto si pone l’obiettivo di individuare variabili esterne all’ente che possano favorire il verificarsi di fenomeno corruttivi al proprio interno. Tale analisi deve essere pro-dromica alla gestione del rischio e alla programmazione delle misure ritenute idonee a mitigarlo.

In coerenza con il dettato legislativo e statutario, l’attività dell’Istituto si incentra prevalentemente nella concessione di mutui di scopo per la costruzione e il restyling di impianti sportivi, nonché per lo sviluppo e sostegno di attività/progetti di rilievo culturale. A ciò, si affianca la gestione di fondi pubblici espressa-mente istituiti a sostegno dello sviluppo dello sport.

Ciò implica l’instaurazione e cura di rapporti con una clientela selezionata principalmente costituita da soggetti pubblici (enti pubblici di vario genere, anche appartenenti all’ordinamento sportivo, quali CONI, Federazioni Sportive Nazionali, DSA, ecc.) e privati (quali imprese, enti associativi, non-profit, club spor-tivi, ecc.).

Rilevanti sono inoltre i rapporti di natura istituzionale intrattenuti con le pubbliche autorità (Ministeri, Parlamento, altre autorità pubbliche), particolarmente necessari per l’effettiva realizzazione delle finalità statutarie relative al finanziamento di strutture e impianti sportivi25.

L’analisi ha tenuto conto in particolare dei dati e dei fattori contenuti nel Piano Banca 2017 e nelle relative linee strategiche26:

24 Determinazione n.12/2015, successivamente integrata dal P.N.A. 2016 25 Il finanziamento alle strutture sportive in Italia passa essenzialmente attraverso (a) lo snellimento degli iter proce-dimentali per la realizzazione dell’impianto sportivo (p.e. L. 147/2013 e s.m.i.); (b) la promozione di più moderne forme di finanziamento, quali quelle basate sul coinvolgimento di capitale pubblico e privato p.e. project financing) e la costituzione di Fondi Immobiliari diretti a sostenere le società sportive. 26 La scheda di riferimento e i relativi riscontri sono documentati dal RPCT

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

30

In aggiunta a ciò, sono stati considerati gli ordinari rapporti con l’autorità di vigilanza (Banca d’Italia) e con le autorità di controllo (Ministero dell’Economia e delle Finanze, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), intrattenuti secondo la normativa di legge.

2.1.1.2 Analisi del contesto interno

L’analisi del contesto interno consiste nella valutazione di tutta l’attività svolta dall’Istituto attraverso la mappatura dei processi al fine di identificare le aree che risultano esposte al rischio corruttivo.

Possono assumere rilevanza la scelta di apertura verso nuovi settori operativi, modifiche organizzative e procedurali tali da incidere sul sistema dei controlli interni, modifiche ai poteri autorizzativi e di rappre-sentanza ovvero il riscontro di eventuali non conformità operative.

Ai fini dell’analisi del contesto interno, già in sede preliminare alla predisposizione del primo PTPC27, ICS ha effettuato l’identificazione delle aree particolarmente a rischio (aree c.d. “obbligatorie” o “generali”) attraverso la mappatura dei processi e delle attività.

I segnalati sviluppi organizzativi e operativi dell’Istituto, gli esiti delle verifiche sull’attuazione dei controlli in materia di anticorruzione e il monitoraggio dell’attuazione delle misure del PTPC hanno portato a una revisione della mappatura dei processi e dell’individuazione delle aree che, in ragione della natura e dell’at-tività svolta, risultano potenzialmente esposte ai rischi corruttivi.

Per ogni dettaglio, si rimanda all’Allegato 1 “Mappa delle attività a rischio ex l. 190/2012 – agg. 2018” integrante le misure previste sub Sezione III.

2.1.2 Valutazione del rischio

2.1.2.1 Identificazione delle aree a rischio

L’identificazione delle attività a rischio è stata effettuata attraverso l’esame della documentazione dell’Isti-tuto (organigramma, processi principali, disposizioni organizzative, procedure, Statuto, etc.) e il successivo svolgimento di una serie di interviste con i soggetti-chiave nell’ambito della struttura organizzativa. Si è proceduto successivamente ad analizzare il sistema dei controlli preventivi, in termini di procedure esi-stenti e prassi operative a presidio delle “attività sensibili” individuate nella fase precedente.

L’analisi è stata svolta seguendo le indicazioni metodologiche provenienti dai seguenti framework di rife-rimento:

a) PNA 2015, e successivi aggiornamenti 2016 e 2017; b) UNI ISO 31000:2010 (Gestione del rischio - Principi e linee guida), che rappresenta la versione

in lingua italiana della norma tecnica internazionale ISO 31000 (edizione novembre 2009), elabo-rata dal Comitato tecnico ISO/TMB “Risk Management”;

c) Determinazione A.N.AC. n. 1134 del 8 novembre 2017 recante “Nuove linee guida per l’attuazione della normativa di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici”.

27 P.T.P.C. 2015 – 2017, approvato con Delibera del Commissario Straordinario di ICS n. 905 del 29 aprile 2015.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

31

I principi enunciati dalla UNI ISO 31000:2010 possono essere sintetizzati come segue:

- la gestione del rischio contribuisce in maniera dimostrabile al raggiungimento degli obiettivi e al miglioramento delle prestazioni;

- la gestione del rischio è parte integrante di tutti i processi dell’organizzazione dell’Istituto;

- la gestione del rischio aiuta i responsabili delle decisioni ad effettuare scelte consapevoli, determi-nare la scala di priorità delle azioni e distinguere tra linee di azione alternative;

- la gestione del rischio tiene conto esplicitamente dell’incertezza, della natura di tale incertezza e di come può essere affrontata;

- la gestione del rischio è sistematica, strutturata e tempestiva;

- la gestione del rischio si basa sulle migliori informazioni disponibili;

- la gestione del rischio è in linea con il contesto esterno ed interno e con il profilo di rischio dell’organizzazione;

- la gestione del rischio tiene conto dei fattori umani e culturali;

- la gestione del rischio è trasparente e inclusiva;

- la gestione del rischio è dinamica;

- la gestione del rischio favorisce il miglioramento continuo dell’organizzazione.

L’individuazione delle aree a rischio è stata effettuata attraverso:

a) esame della struttura organizzativa, dei ruoli e delle responsabilità; b) analisi della mappatura dei processi aziendali; c) analisi della normativa interna utile (funzionigramma, sistema di deleghe e procure, policy e rego-

lamenti); d) esiti delle attività di verifica periodicamente condotte in materia di anticorruzione; e) eventuali chiarimenti rilasciati dagli owner di rischio nel corso di interviste/dichiarazioni; f) condivisione delle misure preventive di controllo con i Referenti/owner di rischio.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

32

In coerenza con i PNA 2013, PNA 2015, PNA 2016 e successivo aggiornamento 2017, sono state consi-

derate le aree di rischio classificate dalla normativa come “Aree generali”, comprendenti le “Aree obbliga-

torie”28 e le “Aree con un alto livello di probabilità di eventi rischiosi”29, nonché le Aree di rischio speci-

fiche individuate in ragione delle caratteristiche dell’Istituto30.

Si tratta in particolare delle aree individuate nella tabella seguente:

28 Si tratta delle aree obbligatorie individuate dal PNA 2013 in declinazione dell’art. 1, comma 16, della L. 190/2012. 29 Si tratta delle ulteriori aree con alto livello di probabilità di eventi rischiosi, come individuate dal PNA 2015 (cfr. par. 6.3). 30 Richiamate dal PNA 2015 e individuate in ragione delle caratteristiche tipologiche dell’ente, in considerazione – ad esempio – di eventuali casi giudiziari, altri episodi di corruzione, cattiva gestione, di incontri avuti con associazioni di categoria (a titolo esemplificativo, la gestione di fondi pubblici

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

33

Aree di rischio

AREE GENERALI

Aree obbligatorie

Reclutamento e progressione del personale

- Selezione e assunzione del personale

- Progressioni economiche e/o di carriera

Affidamento di lavori, ser-vizi e forniture ai sensi del

D.lgs. 163/2006

- Acquisti (selezione, instaurazione e gestione dei rapporti con i for-nitori)

Adozione di provvedimenti ampliativi della sfera giuri-

dica del destinatario privi di effetti economici diretti e

immediati per il destinatario

- Accordi commerciali, Protocolli d’intesa, Bandi, privi di effetto economico diretto e immediato per il destinatario

Adozione di provvedimenti ampliativi della sfera giuri-

dica del destinatario con ef-fetto economico diretto e

immediato per il destinatario

- Concessione ed erogazione dei finanziamenti

- Gestione del Fondo contributi in conto interessi

- Gestione del Fondo di Garanzia

- Gestione del Fondo per le finalità culturali e sociali

Aree con alto livello di probabilità di eventi rischiosi

Gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio

- Ciclo passivo (Acquisti)

Controlli, verifiche, ispezioni e sanzioni

- Rapporti con le Autorità inquirenti (GdF, AdE, Banca d’Italia, ecc.)

Incarichi e nomine - Conferimento di incarichi di collaborazione e consulenza

Affari legali e contenzioso31 - Gestione del contenzioso (NEW)

- Gestione del credito problematico (NEW)

AREE DI RISCHIO SPECIFICHE

- Riscontro tecnico

- Gestione della rete commerciale

- Marketing: sponsorizzazioni e pubblicità

31 La mappatura di tali aree, introdotta dal PNA 2017 sarà condotta nel 2018 come da Piano delle attività 2018-2020

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2.1.2.2 Analisi e ponderazione del rischio

Una volta identificate le aree a rischio, si è proceduto ad individuare i singoli rischi, identificando rispetti-

vamente:

- i processi impattati;

- i Responsabili (owner di rischio) coinvolti;

- l’elenco esemplificativo delle condotte idonee a generare la verificazione dell’anomalia;

- la valutazione del rischio (moltiplicando la probabilità del rischio x impatto);

- l’elenco dei controlli di mitigazione esistenti (comprensivi delle misure a presidio del rischio);

- il piano di azione contenente le misure suggerite, con evidenza del Responsabile e della tempistica

di attuazione.

La determinazione del livello di rischio è stata valutata attraverso un calcolo basato sulla moltiplicazione dei valori (stimati) della probabilità e dell’impatto. La stima della probabilità tiene conto, tra gli altri fattori, dei controlli vigenti32.

I fattori utilizzati per il calcolo della probabilità di verificazione del rischio sono rappresentati dai seguenti indici:

Discrezionalità: valutazione finalizzata a stabilire se il processo è del tutto vincolato; parzial-mente vincolato dalla legge e da atti amministrativi (regolamenti, direttive, circolari); parzialmente vincolato solo dalla legge o solo da atti amministrativi; oppure è altamente discrezionale;

Rilevanza esterna: valutazione volta alla comprensione circa la produzione, da parte del pro-cesso, di effetti diretti all'esterno dell'ente; il processo può avere infatti come destinatario finale un ufficio interno oppure essere rivolto direttamente ad utenti esterni all'ente;

Complessità: valutazione circa il possibile coinvolgimento di più amministrazioni pubbliche in fasi successive per il conseguimento del risultato a cui il processo è destinato;

Valore economico: valutazione dell'impatto economico del processo; quest'ultimo potrebbe, in-fatti, avere rilevanza esclusivamente interna; comportare l'attribuzione di vantaggi a soggetti esterni, ma di non particolare rilievo economico; comportare l'attribuzione di considerevoli van-taggi a soggetti esterni;

Frazionabilità: valutazione volta a stabilire se il risultato finale del processo può essere raggiunto anche effettuando una pluralità di operazioni di entità economica ridotta che, considerate com-plessivamente, alla fine assicurano lo stesso risultato.

La stima della probabilità è stato effettuata secondo i seguenti valori:

32 Il Framework di riferimento è costituito dal noto CoSo Report rappresentato dal modello della piramide che intende rappresentare la dinamica del processo di controllo in cui ogni elemento influisce sull’altro (interconnessioni), come di seguito specificato:

- Regolamentazione: specificare se l’attività è regolamentata (ad es.: da una procedura organizzativa; da un con-tratto; da un Regolamento interno; da altre disposizioni in-terne);

- Responsabilità: specificare se nel processo in esame sono stati specificatamente in-dicati i ruoli e le responsabi-lità dei soggetti coinvolti;

- Tracciabilità: specificare come viene assicurata la tracciabilità dell’attività svolta (ad es.: archiviazione dei docu-menti originati);

- Segregazione delle funzioni: specificare se il processo è gestito da più funzioni di-stinte o se i poteri si accen-trano in un unico soggetto;

- Reporting: specificare come le persone chiamate ad effettuare l’attività rendono conto del loro operato ed a quali soggetti;

- Audit: specificare se e chi effettua un controllo sull’attività svolta.

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Valori e frequenze della probabilità

0 Nessuna probabilità

1 Improbabile

2 poco probabile

3 Probabile

4 molto probabile

5 altamente probabile

Quanto agli indici impiegati per la valutazione dell'impatto, sono stati considerati i seguenti fattori:

impatto organizzativo (la percentuale dei dipendenti coinvolti nel processo sensibile);

impatto economico (sentenze della Corte dei Conti negli ultimi 5 anni per eventi di corruzione);

impatto reputazionale (pubblicazioni su giornali o riviste negli ultimi 5 anni riguardanti eventi di corruzione);

impatto organizzativo, economico e sull'immagine (ruolo svolto nell'ente dal soggetto che po-trebbe attuare l'evento di corruzione).

La stima del valore dell’impatto è stata effettuata secondo i seguenti valori:

Valori e importanza dell’impatto

0 Nessun impatto

1 Marginale

2 Minore

3 Soglia

4 Serio

5 Superiore

E’ stata effettuata una prima valutazione al lordo dei controlli interni, il c.d. rischio teorico.

Successivamente, è stata svolta l’analisi sui controlli a presidio dei rischi individuati, volta ad evidenziarne la capacità preventiva e ad indicare eventuali suggerimenti di miglioramento, ordinati secondo un criterio di priorità d’intervento.

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Sulla base della stima dei valori di probabilità del rischio e di impatto, si è proceduto a calcolare il livello di rischio utilizzando la seguente formula:

Livello di rischio = P × I (valore della probabilità per valore dell'impatto)

P e I possono avere valori compresi tra 0 e 5

P × I può assumere quattordici valori diversi: 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 8, 9, 10, 12, 15, 16, 20, 25.

Il Rischio può assumere i seguenti valori/giudizi:

MOLTO ALTO: laddove i controlli esistenti si ritengono non sufficienti o comunque non ade-guati al presidio dell’attività a rischio e dunque si rende necessario intraprendere azioni di miglio-ramento;

ALTO: laddove i controlli esistenti si ritengono appena sufficienti o non sempre adeguati e dun-que si rende opportuno intraprendere azioni di miglioramento;

MEDIO: laddove i controlli esistenti si ritengono sufficienti e generalmente adeguati ma che necessitano comunque di miglioramento;

BASSO: laddove i controlli esistenti si ritengono consistenti ed adeguati, seppure vi possono essere delle aree di intervento ulteriori.

2.1.3 Trattamento del rischio

2.1.3.1 Identificazione delle misure

Il trattamento del rischio è la fase tesa a individuare i correttivi e le modalità più idonee a prevenire i rischi,

sulla base delle priorità emerse in sede di valutazione del rischio, nonché a programmarle e scadenzarle

nel tempo.

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In coerenza con il PNA 2015 sono state quindi individuate apposite misure in relazione ai rischi identificati

e alle priorità emerse all’esito dell’analisi. Il PNA impone di distinguere tra “misure obbligatorie” (pre-

scritte dalla normativa) e “misure ulteriori” (individuate a discrezione dell’ente), le quali tuttavia hanno

pari importanza. A sua volta, ciascuna tipologia di misura può essere classificata, a seconda dell’impatto

sulla generalità delle attività dell’ente ovvero su specifiche aree/elementi di rischio, come “misura obbli-

gatoria” ovvero come “misura specifica”, come riportato nella tabella seguente.

Misure obbligatorie

(misure previste obbligatoria-mente dalla legge o da altre

fonti normative)

Misure generali Misure specifiche

Misure che incidono sul sistema complessivo di prevenzione della corruzione e che interven-gono in maniera trasversale sull’intero ente.

Misure che incidono specifiche anomalie identificate in sede di analisi del rischio.

Misure ulteriori

(misure inserite nel PTPC a di-screzione dell’ente ritenute utili e congrue rispetto ai rischi iden-

tificati)

Misure generali Misure specifiche

Misure che incidono sul sistema complessivo di prevenzione della corruzione e che interven-gono in maniera trasversale sull’intero ente.

Misure che incidono specifiche anomalie identificate in sede di analisi del rischio.

L’identificazione delle misure tiene conto dei requisiti richiesti dal PNA 2015, e cioè:

a. della efficacia di neutralizzazione delle cause del rischio (la misura deve essere diretta a neutraliz-

zare i fattori di rischio identificati)

b. sostenibilità economica e organizzativa dell’ente (la misura deve poter essere concretamente

attuata per risultare efficiente e efficace ed evitare un PTPC irrealistico o astratto);

c. adattamento alle caratteristiche dell’organizzazione (l’individuazione di misure specifiche con-

sente di personalizzare, in ragione delle caratteristiche ed esigenze dell’ente, la strategia

di prevenzione).

L’elenco delle misure individuate con specifico riferimento alle aree di rischio individuate è contenuto

all’interno di ciascun processo/area a rischio di cui alla “Mappa delle attività a rischio ex l. 190/2012 –

agg. 2018” acclusa sub Allegato 1. Tale elenco integra le misure di carattere generale elencate all’interno

della Sezione III.

Ai fini dell’individuazione delle misure si è tenuto conto delle indicazioni del PNA 2015 e del PNA 2016,

con particolare riferimento alle seguenti tipologie di misure:

- misure di controllo;

- misure di trasparenza (ivi incluso accesso civico);

- codice etico e standard di comportamento;

- regolamentazione;

- formazione del personale;

- rotazione;

- whistleblowing e tutela del dipendente che segnala illeciti;

- verifica dei conflitti di interesse;

- verifica situazioni di incompatibilità/inconferibilità;

2.1.3.2 Programmazione delle misure

Generalmente è richiesta l’implementazione immediata delle misure correttive e/o migliorative del livello

di rischio individuate nel corso delle verifiche, con specifica evidenza dei responsabili. Laddove la misura

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presenti un livello di attuazione di particolare complessità, in coerenza con il PNA 2015, sono program-

mati i tempi di attuazione della stessa e sono individuati i destinatari (responsabili/uffici) owner dell’attua-

zione della misura individuata; ciò anche al fine di sensibilizzare e responsabilizzare maggiormente il per-

sonale coinvolto nell’attuazione delle misure.

2.1.4 Comunicazione e consultazione delle misure

L’individuazione delle misure è predisposta sulla base delle verifiche condotte dal RPCT, supportato dalla

U.O. Compliance, Affari Societari e Legale e/o da altre strutture di supporto. Prima di divenire operative,

le misure sono generalmente precedute da un momento di condivisione con gli uffici principalmente im-

pattati e l’U.O. Organizzazione, anche per valutare la concreta applicabilità e sostenibilità delle stesse da

parte dei vari uffici coinvolti.

L’entrata in vigore delle misure correttive può comportare l’integrazione/modifica della normativa azien-

dale e/o il rilascio di una nuova regolamentazione interna. La comunicazione al personale delle misure

adottate segue l’ordinario processo di revisione e adozione della normativa interna all’Istituto (cfr. Regola-

mento per la produzione, gestione ed emanazione delle norme aziendali).

2.1.5 Monitoraggio delle misure

E’ compito del RPCT verificare l'efficace attuazione del PTPC e della sua idoneità, nonché' a proporre la

modifica dello stesso quando sono accertate significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando in-

tervengono mutamenti nell'organizzazione o nell’attività dell'amministrazione (art. 1, comma 10, L.

190/2012). Dei risultati dell’attività di monitoraggio è data rendicontazione all’interno del PTPC (PNA

2015).

In coerenza con i poteri conferiti al RPCT con mandato del Commissario Straordinario del 16 marzo

2015, il RPCT effettua periodici controlli sulle procedure e sui processi aziendali che abbiano impatto in

materia di anticorruzione e trasparenza, con particolare riferimento alle aree/processi individuati all’in-

terno della Mappa delle attività a rischio, tenendo conto del grado di priorità delle stesse.

Le verifiche sono condotte attraverso il supporto dell’U.O. Compliance, Affari Societari e Legale, dell’Or-

ganismo di Vigilanza (con cui l’attività viene periodicamente condivisa) e/o di altri uffici, anche di con-

trollo, eventualmente coinvolti in ragione della tipologia delle verifiche.

All’esito dei controlli il RPCT propone le modifiche procedurali e/o organizzative che ritiene opportune

e necessarie a presidio e mitigazione dei rischi corruttivi, segnalando all’organo di indirizzo (CDA) e all’In-

ternal Auditing anomalie e inadempimenti eventualmente riscontrati e le azioni suggerite.

Annualmente viene programmato un follow-up per verificare il rispetto e la tenuta dei controlli di volta in

volta suggeriti.

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SEZIONE III - MISURE A PRESIDIO DEI RISCHI DI CORRUZIONE

PRESENTAZIONE

La presente sezione contiene il riepilogo delle “misure obbligatorie - generali” individuate dalla legge

e/o da altra normativa esterna applicabile all’Istituto, al fine di prevenire l’insorgenza di rischi corruttivi.

Tale elenco è integrato dalle “misure obbligatorie – specifiche” e dalle “misure ulteriori” che, ove non

espressamente contemplate nella presente sezione, si intendono individuate all’interno della Mappa delle

attività a rischio ex L. 190/2012 – agg. 2018 acclusa sub Allegato 1 (cui si rimanda) con riferimento a

ciascuna area/processo sensibile.

Tutte le misure vengono periodicamente aggiornate in considerazione dell’evoluzione della normativa,

nonché all’esito delle attività di controllo e monitoraggio dell’attuazione del PTPC, e/o di eventuali segna-

lazioni e/o di altri eventi.

MISURE OBBLIGATORIE GENERALI

3.2.1 Whistleblowing e misure a tutela del dipendente che segnala illeciti

Con il termine “whistleblowing” si intende la segnalazione di condotte illecite da parte del lavoratore che ne

sia venuto a conoscenza in ragione del proprio servizio. Rappresenta uno strumento finalizzato a contra-

stare i fenomeni corruttivi in azienda, prevedendo un sistema di idonee garanzie sia a tutela del segnalante,

sia a tutela del segnalato.

Tale istituto trova disciplina, oltre che all’interno del D.lgs. 231/2001, anche nell’art. 1, c. 51, L. 190/2012

e delle Linee guida A.N.AC. adottate con Determinazione n. 6 del 2015. Da ultimo, la Legge 30 novembre

2017, n. 179 ha introdotto specifiche disposizioni per la tutela degli autori delle segnalazioni di illeciti di

cui siano venute a conoscenza anche nell’ambito del rapporto di lavoro privato e, sul punto, l’A.N.AC. è

in procinto di predisporre apposite linee guida per la gestione delle segnalazioni e istituire un apposito

ufficio che si occuperà in via esclusiva del whistleblowing33.

Sistema adottato

In recepimento della normativa citata, l’Istituto ha previsto e implementato internamente apposite misure

per l’inoltro delle segnalazioni di illeciti da parte dei propri dipendenti idonee a garantire la riservatezza

del segnalante e il diritto di difesa del segnalato in tutte le ipotesi di eventuali segnalazioni di matrice non

veritiera, calunniosa e/o diffamatoria. Tale sistema si aggiunge ai meccanismi di segnalazione di irregolarità

già in essere nei confronti dell’Organismo di Vigilanza (cfr. Flussi informativi verso l’OdV, aggiornati dal

1 gennaio 2017).

In particolare sono state attuate le seguenti misure:

33 Comunicato A.N.AC. del 15 dicembre 2017

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WHISTLEBLOWING (MISURE ADOTTATE)

Misure adottate Owner34 Soggetti in-teressati

Stato di attuazione

Rif.

Adozione Regolamento per la segnalazione di illeciti

RPCT

Risorse Umane

Organizzazione e Sistemi

Tutti i di-pendenti

Collabora-tori esterni

Attivo Regolamento sulla se-gnalazione di illeciti del

25 gennaio 2016 pubblicato nella in-tranet aziendale

Implementazione Piattaforma informatica web-based per l’inoltro delle segnalazioni, co-municazione istruzioni opera-tive e FAQ

RPCT

Risorse Umane

Tutti i di-pendenti

Collabora-tori esterni

Attivo Cfr. Regolamento sulla segnalazione di illeciti (in allegato) nella intranet aziendale

Caselle istituzionali di posta elettronica ([email protected])

RPCT Tutti i di-pendenti

Collabora-tori esterni

Attivo Cfr. Regolamento sulla segnalazione di illeciti nella intranet azien-

dale

Modulo cartaceo da inoltrare tramite posta ordinaria

RPCT Tutto il personale

Collabora-tori esterni

Disponi-bile

Cfr. Regolamento sulla segnalazione di illeciti nella intranet azien-

dale

Divieto di discriminazione e/o di ritorsione nei confronti del segnalante

Tutti i di-pendenti

Recepito Art. 8.2 del Regola-mento sulla segnala-

zione di illeciti pubbli-cato nella intranet

aziendale

Con apposite comunicazioni a cura del RPCT e del Responsabile delle Risorse Umane, tutto il personale

è stato informato dell’implementazione di tali misure, dei canali per l’inoltro delle segnalazioni e delle

istruzioni per il relativo utilizzo. La trasmissione della segnalazione avviene secondo modalità idonee a

tutelare l’identità del segnalante, il quale può optare se trasmettere la segnalazione in forma anonima ov-

vero rivelando, tramite espresso consenso, le proprie generalità. L’identità del segnalante è protetta per

tutto il tempo di gestione della segnalazione e può essere resa nota nelle ipotesi di segnalazione infondata

e/o per assicurare l’esercizio di difesa e di contestazione da parte del segnalato. Il regolamento prevede

altresì specifica clausola di divieto di discriminazione/ritorsione nei confronti del segnalante.

Azioni da implementare

34 Per owner si intendono le strutture principalmente coinvolte nella predisposizione della misura a prescindere dal

sistema autorizzativo vigente

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Al fine di recepire le prescrizioni di cui alla L. 30 novembre 2017, n. 179 (art. 2) sono in programma le

seguenti azioni:

WHISTLEBLOWING (MISURE IN PROGRAMMA)

Obiettivo Contenuto Owner Tempi di attua-zione

Integrazione del Modello di organizzazione e ge-stione ai sensi del D.lgs. 231/2001

Integrare il Modello 231 preve-dendo:

Il richiamo ai canali di inoltro delle segnalazioni previsti dal Regolamento sulla segnala-zione di illeciti del 25 gennaio 2016 e relativi al-legati

OdV/RPCT 2018

Divieto di atti di discrimi-nazione e/o ritorsione nei confronti del segnalante

OdV/RPCT 2018

Specifiche sanzioni (da in-serire nel Sistema Discipli-nare) in caso di violazione del divieto di tutela del se-gnalante e/o in caso di se-gnalazione infondata tra-smessa con dolo o colpa grave

OdV/RPCT 2018

Allineamento con eventuali LG A.N.AC

Di prossima definizione OdV/RPCT Di prossima defi-nizione

3.2.2 Trasparenza

La trasparenza costituisce strumento di prevenzione e contrasto della corruzione ed è intesa come acces-

sibilità totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività dell’Istituto, allo scopo di favorire

forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbli-

che.

L’Istituto si è dotato di un processo organizzativo interno finalizzato ad assicurare la tempestiva comuni-

cazione dei dati, documenti e informazioni richiesti dal D.lgs. 33/2013 e la relativa pubblicazione all’in-

terno del sito web – sezione “Amministrazione Trasparente”.

L’entrata in vigore del D.lgs. 97/2016 ha richiesto un primo lavoro di adeguamento e revisione delle in-

formazioni e dei dati da pubblicare, declinato secondo il criterio della “compatibilità” voluto dal legislatore.

Il rilascio delle Nuove linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza

da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici

economici attraverso la Determinazione A.N.AC. n. 1134 del 8 novembre 2017 richiede all’Istituto, quale

ente pubblico economico, l’affinamento delle disposizioni organizzative interne per renderle adeguate alle

prescrizioni richieste dalla normativa.

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42

Si riportano a seguire i principali adempimenti in programma.

TRASPARENZA

Obiettivo Owner Tempi di attuazione

Analisi LG A.N.A.C. 1134/2017

RPCT

U.O. Compliance, Affari So-cietari e Legale

2017 (completato)

Comunicazione adempi-menti di pubblicazione alle strutture interessate

RPCT

U.O. Compliance, Affari So-cietari e Legale

In corso di ultimazione (gennaio 2018)

Monitoraggio adempi-menti e recall

RPCT

U.O. Compliance, Affari So-cietari e Legale

Da febbraio 2018

Revisione processo orga-nizzativo e relative proce-dure interne

RPCT

U.O. Compliance, Affari So-cietari e Legale

Organizzazione e Sistemi

Marzo/Aprile 2018

3.2.3 Accesso civico

L’entrata in vigore delle modifiche di cui al D.lgs. 97/2016 hanno profondamente rivisto la disciplina

relativa al c.d. “diritto di accesso civico” previsto dagli articoli 5 e ss. del D.lgs. 33/2013.

In generale, la disciplina distingue due forme di accesso:

1. La prima, relativa al c.d. “Diritto di accesso semplice”, relativo al diritto di chiunque di richie-

dere quei documenti, informazioni e dati che formano oggetto di pubblicazione ai sensi del D.lgs.

33/2013, in tutti i casi in cui l’Istituto ne abbia omesso la pubblicazione;

2. La seconda, relativa al c.d. “Diritto di accesso generalizzato” (elaborato sulla scia dell’ordina-

mento anglosassone che prevede il c.d. “FOIA”, i.e. Freedom of Information Act) relativo al diritto

di chiunque di richiedere il rilascio e/o l’eventuale riproduzione dei documenti, informazioni e

dati ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del D.lgs. 33/2013, che siano for-

mati o detenuti dall’Istituto a seguito delle proprie Attività di pubblico interesse.

Si tratta di due tipologie di accesso ad informazioni attinenti l’attività di pubblico interesse svolta dall’Isti-

tuto che si aggiungono al c.d. Diritto di accesso documentale, già da tempo previsto ai sensi della L.

241/1990.

Su tale istituto sono state di recente emanate apposita Linee guida da parte dell’A.N.AC. adottate con

Determinazione n. 1309 del 28 dicembre 2016.

Da ultimo, il rilascio delle Nuove linee guida A.N.AC. di cui alla Determinazione n. 1134 del 8 novembre

2017 impone agli enti pubblici economici di adottare una specifica disciplina interna per il riscontro delle

istanze di accesso civico.

In ottemperanza della normativa sopra indicata, l’Istituto ha implementato, e intende implementare, le

misure di seguito indicate:

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ACCESSO CIVICO

Obiettivo Owner Tempi di attuazione

Allestimento sezione “Ac-cesso civico” (semplice e generalizzato) in “Ammini-strazione Trasparente – Al-tri contenuti” con indica-zione dei nominativi e de-gli indirizzi cui rivolgersi, nonché dei moduli per l’inoltro delle richieste

RPCT

Comunicazione istituzionale (pubbl.)

2017 (completato)

Predisposizione e adozione del Regolamento per la ge-stione delle istanze di ac-cesso documentale e di ac-cesso civico pervenute ad ICS del 8 giugno 2017

Organizzazione e Sistemi

RPCT

2017 (completato)

Indicare in “Amministra-zione Trasparente” le mo-dalità per la trattazione delle richieste

RPCT Febbraio 2018

Le istanze di accesso civico c.d. “semplice” possono essere indirizzate ai seguenti recapiti:

Istituto per il Credito Sportivo

c.a. Responsabile per la prevenzione della corruzione e della Trasparenza

indirizzo PEC: [email protected]

Via G. Vico, 5 00196 Roma

Parimenti, è possibile inoltrare le istanze di accesso civico c.d. “generalizzato” ai seguenti recapiti:

Istituto per il Credito Sportivo

c.a. Servizio Incentivi o altro ufficio di ICS che detiene il dato, l’informazione o il documento cui si intende accedere:

indirizzo PEC: [email protected]

Via G. Vico, 5 00196 Roma

La gestione delle istanze di accesso generalizzato verrà effettuata sulla base della disciplina vigente in ma-

teria, con particolare riguardo a:

alle tempistiche di gestione/evasione delle istanze di accesso,

ai casi di esclusione, limitazione e di differimento delle stesse, che riducono la possibilità per

l’Istituto di riscontrare positivamente le richieste,

all’obbligo di effettuare apposite notifiche ai soggetti c.d. “controinteressati” che a seguito dell’ac-

cesso possano subire una lesione al proprio diritto alla riservatezza.

Il RPCT assicurerà la gestione delle istanze di accesso civico c.d. semplice e fornirà, ove necessario, ogni

supporto relativo alla gestione delle istanze di accesso generalizzato eventualmente pervenute all’Istituto,

potendo altresì chiedere informazioni e notizie agli uffici interessati sul punto.

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3.2.4 Formazione

La formazione costituisce uno strumento imprescindibile per un’efficace implementazione del Modello di

Organizzazione e Gestione adottato ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001 e delle prescrizioni di cui alla Legge

n. 190/2012 per assicurare una diffusione capillare dei principi di comportamento e di controllo adottati

dall’Istituto e per garantire una ragionevole prevenzione dei reati corruttivi.

In coerenza con il PTPC e il piano annuale di formazione, nel corso del 2017 l’Istituto ha inteso

completare il programma di formazione in materia di anticorruzione avviato nel corso del 2016.

A tale fine, sono state programmate ed erogate specifiche sessioni formative in materia di Re-

sponsabilità amministrativa degli enti ai sensi del D.lgs. 231/2001 avvalendosi di una piattaforma

e-learning implementata dall’Associazione bancaria italiana. E’ stato coinvolto il personale appar-

tenente alle seguenti categorie:

Direttori di Servizio;

Responsabili di uffici;

Tutti i restanti dipendenti (quadri; aree professionali).

Per ciascun discente sono stati riscontrati i tempi di durata della formazione (monitorati attraverso sistemi

informatici) e ne è stato verificato l’apprendimento mediante appositi test.

In relazione alle attività per il triennio 2018-2020, è intenzione dell’Istituto assolvere ai seguenti adempi-

menti:

Orientare la definizione del piano annuale di formazione verso l’obiettivo di sensibilizzare e istruire tutto il personale dell’Istituto nelle tematiche di anticorruzione anche integrative del D.lgs. 231/2001, con particolare riguardo ai nuovi responsabili/coordinatori di uffici, al perso-nale neo-assunto e ai membri degli organi statutari di prossimo insediamento.

Programmare specifiche sessioni formative tarate in ragione del personale coinvolto, dell’attività dagli stessi svolta e della normativa di riferimento.

Prevedere specifiche misure di monitoraggio e verifica dell’apprendimento

In tale ottica, si riepilogano a seguire i principali adempimenti e le tempistiche utili per l’attuazione della

misura:

FORMAZIONE

Obiettivo Owner Discenti Tempi

Definizione piano annuale di forma-zione integrato ex L. 190/2012 e D.lgs. 231/2001

DG

RPCT

Risorse Umane

Compliance

- 2018

Erogazione di ses-sioni formative su te-matiche generali (il-lustrazione dell’evo-luzione della norma-tiva) per la preven-zione della corru-zione e diffusione

Risorse Umane

RPCT (supporto)

Personale neo-assunto

2018

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FORMAZIONE

Obiettivo Owner Discenti Tempi

della legalità in azienda

Erogazione di ses-sioni formative spe-cifiche maggior-mente connesse al ruolo e alla responsa-bilità del discente

Risorse Umane

RPCT (supporto)

CdA/CGFS

DG

Direttori di Servizio

Responsabili/Coordina-tori

RPCT/OdV

2018

Monitoraggio fre-quenza e verifica ap-prendimento

Risorse Umane Personale coinvolto 2018

3.2.5 Il Codice Etico e standard di comportamento

Il PNA prevede che le Pubbliche Amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del D.Lgs. n. 165 del 2001

provvedono ad adottare un proprio Codice di comportamento, anche con riferimento al Codice di com-

portamento dei dipendenti pubblici approvato con d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 "Regolamento recante

codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell'articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo

2001, n. 165". A tal proposito l'A.N.AC. ha adottato la Delibera n. 75/2013 "Linee guida in materia di

codici di comportamento delle pubbliche amministrazioni (art. 54, comma 5, d.lgs. n. 165/2001).

Pur trattandosi di previsioni applicabili alle pubbliche amministrazioni “propriamente intese”, l’Istituto ha

inteso dotarsi, anche in attuazione del D.lgs. 231/2001, di un Codice etico i cui contenuti tengono conto

del citato Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.

Il Codice etico dell’Istituto integra il Modello di organizzazione e gestione adottato ai sensi del D.lgs.

231/2001 e, assieme ad esso, è specificamente diretto a promuovere un elevato standard di eticità profes-

sionale e di evitare pratiche comportamentali difformi rispetto agli interessi dell’Istituto, devianti rispetto

alla legge, o comunque contrastanti rispetto ai valori che ICS intende mantenere e promuovere.

Il rispetto delle prescrizioni del Codice etico da parte del personale dell’Istituto è periodicamente verificato

in occasione di ciascuna delle attività di monitoraggio e controllo sull’attuazione del PTPC nelle aree/pro-

cessi di rischio.

Sulla scia del monitoraggio condotto nell’ambito dei PTPC precedenti, anche per il triennio 2018-2020

l’Istituto intende programmare apposite verifiche circa il rispetto dei principi annoverati nel Codice da

parte del personale coinvolto nei processi/aree a rischio di corruzione, in coerenza con le priorità emerse

nella Mappatura delle attività a rischio di corruzione e la relativa pianificazione dell’attività.

3.2.6 Rotazione del personale

La Legge n. 190/2012 considera la rotazione in più occasioni e in particolare:

All’art. 1, comma 10, lett. b), laddove prevede che il responsabile della prevenzione procede alla

verifica, d’intesa con il dirigente competente, dell’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici

preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi

reati di corruzione (c.d. “rotazione ordinaria”).

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

46

All’art. art. 16, comma 1, lett. l quater, del D.Lgs. n. 165 del 2001 prevede che i dirigenti dispon-

gono con provvedimento motivato la rotazione del personale nei casi di avvio di procedimenti

penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva (c.d. “rotazione straordinaria”).

Con l’aggiornamento 2017 al PNA, l’A.N.AC. raccomanda inoltre l’utilizzo delle misure di rotazione c.d.

“straordinaria” monitorando le ipotesi in cui si verifichino i presupposti per l’applicazione.

L’applicazione del criterio di rotazione ordinaria in Istituto può presentare criticità organizzative e opera-

tive alla luce delle medio-piccole dimensioni dell’ente e della non numerosità del personale. Cionondi-

meno, il Sistema di Controllo Interno adottato dall’Istituto e periodicamente aggiornato è orientato alla

concreta attuazione, in tutti i processi aziendali particolarmente a rischio, del principio della “segregazione

delle funzioni”, attribuendo a soggetti diversi i compiti relativi all’istruttoria e all’accertamento, all’adozione

di decisioni, all’attuazione delle decisioni prese e al monitoraggio dell’attuazione delle stesse.

Quanto all’applicazione del criterio di rotazione straordinaria, ritenendo il dettato normativo un impre-

scindibile presidio di prevenzione di condotte di matrice corruttiva, si ritiene opportuno programmare le

seguenti azioni:

ROTAZIONE STRAORDINARIA (in caso di procedimenti penali o disciplinari)

Obiettivo Owner U.O. interessate Tempi

Predisposizione e inol-tro modulistica con cui il dipendente dell’area a rischio dichiara, pe-riodicamente, l’assenza di procedimenti penali in essere e di conflitti di interesse

Risorse Umane

Organizzazione e Si-stemi

RPCT (supp.)

Rete

Marketing e sviluppo commerciale

Crediti a enti pubblici

Crediti a clientela privata

Finanziamenti speciali

Riscontro tecnico

Servizio Incentivi

Acquisti

2019

Verifica applicazione provvedimenti di rota-zione

RPCT

Risorse Umane

2020

3.2.7 Verifica dell’insussistenza di cause di incompatibilità e inconferibilità di incarichi e ca-

riche previste dal D.lgs. n. 39/2013

Il D.lgs. 39/2013 ha introdotto una serie articolata di cause di inconferibilità e incompatibilità con riferi-

mento agli incarichi amministrativi di vertice e agli incarichi dirigenziali o di responsabilità negli enti pub-

blici nazionali. La normativa è completata dalle Linee guida A.N.A.C. adottate con Determinazione n. 833

del 3 agosto 2016.

Si intende in particolare per:

Inconferibilità La preclusione, temporanea o permanente, a conferire incarichi amministrativi

di vertice o dirigenziali a coloro che(art. 1, comma 2, lett. g, D.lgs. 39/2013):

- abbiano riportato particolari condanne (cfr. D.lgs. 39/2013),

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

47

- svolto incarichi o ricoperto cariche, anche di natura professionale, in

enti privati finanziati o regolati dalla p.a. conferente l’incarico;

- abbiano assunto la carica di componenti di organi di indirizzo politico.

Gli atti di conferimento degli incarichi in violazione delle disposizioni e i relativi

contratti sono nulli (art. 17 D.lgs. 39/2013)

Incompatibilità La situazione diretta a impedire che possa permanere nell’incarico chi si trovi in

particolari situazioni di conflitto, dovendo il soggetto scegliere a pena di deca-

denza quale degli incarichi continuare a mantenere (per la definizione più esau-

stiva si rimanda all’art. 1, comma 2, lett. h), D.lgs. 39/2013).

E’ onere del soggetto che conferisce l’incarico effettuare le dovute verifiche necessarie in tema di incon-

feribilità prima che l’incarico venga conferito/contratto o stipulato. Le verifiche devono essere opportu-

namente documentate. A tale fine:

- all’atto di conferimento dell’incarico, l’interessato rilascia apposita dichiarazione sull’insussistenza

di cause di inconferibilità (ex art. 20 D.lgs. 39/2013), a pena di inefficia dell’incarico;

- nel corso dell’incarico, l’interessato presenta annualmente una dichiarazione circa l’insussistenza

di cause di incompatibilità (art. 20 D.lgs. 39/2013);

- tali dichiarazioni sono pubblicate nel sito Amministrazione Trasparente

Il RPCT è destinatario di specifici poteri di verifica e sanzionatori in caso di accertamento di situazioni di

inconferibilità dell’incarico (art. 15 D.lgs. 39/2013 e Linee guida A.N.AC. n. 833/2016) e l’A.N.AC. di-

spone di altrettanti poteri di vigilanza. A tale fine, l’Istituto ha implementato e intende implementare le

seguenti misure organizzative:

INCONFERIBILITA’ E INCOMPATIBILITA’

Obiettivo Owner Organi interessati Tempi

Acquisizione modulo di dichiarazione sull’as-senza di situazioni di inconferibilità ex art. 20

Organi statutari

Risorse Umane

RPCT (supporto)

DG

Dirigenti

All’atto della nomina

Acquisizione modulo di dichiarazione sull’as-senza di situazioni di inconferibilità

Organi statutari

Risorse Umane

RPCT (supporto)

DG

Dirigenti

Aggiornamento an-nuale

Pubblicazione delle Dichiarazioni acquisite ex D.lgs. 39/2013 in Amministrazione tra-sparente

Organi statutari

Risorse Umane

Commissario Straordi-nario

CdA/CGFS/Presi-dente/DG

Dirigenti

2018/2019/2020

Verifiche sulla veridi-cità delle dichiarazioni rese secondo LG ANAC.

RPCT DG

Dirigenti

2019

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

48

3.2.8 Conflitti d’interesse

Al fine di prevenire l’insorgenza di situazioni di conflitto di interesse tali da incrementare il rischio di

favoritismi e arbitrarietà nei confronti di clienti/potenziali clienti e/o fornitori e collaboratori esterni,

l’Istituto obbliga tutti i dipendenti ad osservare i principi e le regole di condotta annoverati nel Codice

etico, a pena di sanzione disciplinare. Si tratta, in particolare, delle seguenti misure:

Obbligo di astensione:

- E’ fatto obbligo a tutto il personale di astenersi dal concludere, per conto dell'Istituto, contratti di

appalto, fornitura, servizio, finanziamento o assicurazione con imprese con le quali abbia stipulato

contratti a titolo privato o ricevuto altre utilità nel biennio precedente (ad eccezione di quelli con-

clusi mediante moduli o formulari ai sensi dell'articolo 1342 del codice civile). Nel caso in cui

l'Istituto concluda contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento o assicurazione, con im-

prese con le quali il destinatario abbia concluso contratti a titolo privato o ricevuto altre utilità nel

biennio precedente, questi si astiene dal partecipare all'adozione delle decisioni e alle attività rela-

tive all'esecuzione del contratto, redigendo verbale scritto di tale astensione da conservare agli atti.

(art. 15 Codice etico)

- Tutti i dipendenti, nell’espletamento delle proprie funzioni, hanno il dovere di evitare situazioni

che possano generare conflitti d’interesse (art. 25 Codice etico)

- Il personale deve astenersi dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in

situazioni di conflitto, anche potenziale, di interessi con interessi personali, del coniuge, di convi-

venti, di parenti, di affini entro il secondo grado oppure di persone con le quali abbia rapporti di

frequentazione abituale, ovvero, di soggetti od organizzazioni con cui egli o il coniuge abbia causa

pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi, ovvero di soggetti od or-

ganizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente, ovvero di enti, associazioni anche

non riconosciute, comitati, società o stabilimenti di cui sia amministratore o gerente o dirigente.

Il personale deve astenersi in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza. Il con-

flitto può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali, come quelli derivanti

dall'intento di voler assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici (art. 25

Codice etico)

- L’Istituto non potrà farsi rappresentare nei rapporti con la Pubblica Amministrazione da soggetti

in riconosciuta posizione di conflitto d’interesse, salvo che detta situazione non sia stata, in via

preliminare, adeguatamente dichiarata all’Organismo di Vigilanza e da quest’ultimo valutata. (art.

37 Codice etico)

- Chiunque operi per conto dell’Istituto ha l’obbligo di astenersi dall’intrattenere rapporti con la

Pubblica Amministrazione, italiana o estera, ove sussistano situazioni idonee a generare conflitti

d’interesse (art. 37 Codice etico).

Segnalazione:

- Il dipendente che conclude accordi o negozi ovvero stipula contratti a titolo privato, ad eccezione

di quelli conclusi mediante moduli o formulari ai sensi dell'articolo 1342 del codice civile, con

persone fisiche o giuridiche private con le quali abbia concluso, nel biennio precedente, contratti

di appalto, fornitura, servizio, finanziamento ed assicurazione, per conto dell'Istituto, ne informa

per iscritto l’organo di appartenenza ovvero il responsabile gerarchico che a sua volta informa per

iscritto il Responsabile delle Risorse Umane e il Direttore Generale (art. 15 Codice etico);

- Ogni situazione potenzialmente idonea a generare un conflitto di interessi, o comunque a pregiu-

dicare la capacità del destinatario di assumere decisioni nel migliore interesse dell’Istituto, deve

essere tempestivamente comunicata per iscritto all’organo di appartenenza ovvero al responsabile

gerarchico che a sua volta informa, sempre per iscritto, il Responsabile delle Risorse Umane e il

Direttore Generale (art. 25 Codice etico)

- il personale, all'atto dell'assegnazione all'ufficio, deve informare per iscritto l’Istituto di tutti i rap-

porti, diretti o indiretti, di collaborazione con soggetti privati in qualunque modo retribuiti che lo

stesso abbia o abbia avuto negli ultimi tre anni (art. 25 Codice etico).

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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Decisione sull’astensione

- Sull'astensione decide il responsabile dell'ufficio di appartenenza del dipendente segnalante.

Controlli

- L’OdV e/o il RPCT svolgono gli opportuni controlli per verificare la veridicità delle dichiarazioni

Misure di rimedio

- Nel caso di permanenza e/o accertamento della situazione di conflitto di interesse, a seconda della

gravità della situazione, il dipendente in conflitto potrà essere allocato presso altri uffici in misura

tale da consentire la rimozione della situazione di conflitto di interessi.

Tali misure trovano applicazione nei confronti di tutti i dipendenti, con particolare riguardo a quelli pre-

posti allo svolgimento di compiti e/o attività in uno o più dei processi di seguito specificati:

- Concessione e/o erogazione dei finanziamenti

- Concessione e/o erogazione dei contributi a valere su uno o entrambi i Fondi Speciali gestiti

dall’Istituto

- Selezione dei fornitori esterni e rapporti con gli stessi, anche prodromici alla stipula del contratto

- Area Commerciale (gestione contatto con la clientela)

- Valutazioni immobiliari (svolte internamente e/o da periti esterni appositamente incaricati).

3.2.9 Flussi informativi verso il RPCT

Tutti i dipendenti e i collaboratori a qualsiasi titolo dell’Istituto sono tenuti a segnalare al RPCT - anche attraverso le modalità operative comunicate ai sensi del Regolamento sulle segnalazioni di illeciti pubbli-cato nella Intranet aziendale - le situazioni di illecito che si verificano nell’ambito dell’Istituto medesimo, nonché ogni criticità rilevata nell’attuazione delle misure prescritte dal Modello di organizzazione e ge-stione adottato ai sensi del D.lgs. 231/2001 e nel presente PTPC che ne costituisce parte integrante.

La mancata risposta alle richieste di contatto e di informativa del Responsabile da parte di tali soggetti potrà essere suscettibile di sanzioni disciplinari.

L’Istituto pertanto definisce e aggiorna specifici flussi informativi a cui sono tenute le Funzioni azien-dali/Owners/Referenti di rischio. Ciò consentirà al RPCT e agli Organi statutari di conoscere tempesti-vamente eventuali fatti corruttivi tentati o realizzati all’interno dell’Istituto, il contesto in cui la vicenda si è sviluppata, nonché le contestazioni ricevute circa il mancato adempimento agli obblighi di trasparenza.

La definizione e l’aggiornamento dei flussi informativi è effettuata in coordinamento con i flussi informa-tivi da e verso l’OdV, implementati ai sensi del Modello 231 a decorrere dal 2017.

3.2.10 Regolazione di un sistema informativo per attuare il flusso delle informazioni e consen-

tire il monitoraggio sull’implementazione del Piano da parte dell’Amministrazione vi-

gilante

L’Istituto, ove specificamente richiesto dall’amministrazione vigilante, avvia specifici canali informativi con le Autorità di vigilanza preposte per monitorare l’attuazione delle misure descritte nel presente Piano.

I sistemi di raccordo finalizzati a realizzare il flusso delle informazioni, ivi comprese l’eventuale segnala-zione di illeciti, saranno concordati, ove richiesto, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri o con l’Au-torità a ciò preposta.

3.2.11 Il sistema disciplinare

La Legge n. 190/2012 ha stabilito che la violazione delle regole dei Codici adottati da ciascuna ammini-strazione in conformità al nuovo Codice di comportamento (d.P.R. n. 62/2013) dà luogo a responsabilità

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

50

disciplinare; quindi, le norme contenute nel Codici di comportamento fanno parte a pieno titolo del “si-stema disciplinare”.

L’Istituto ha mutuato il Sistema disciplinare già adottato, all’interno del Modello 231, al fine di assicurare la rispondenza ai contenuti minimi dettati dalla Normativa Anticorruzione.

Il RPCT provvederà alla segnalazione, per gli opportuni provvedimenti, delle violazioni accertate in ma-teria di corruzione.

I dipendenti dell’Istituto sono tenuti al rispetto:

a) dei principi di comportamento previsti dal Modello 231; b) del Codice di Comportamento 231/Codice Etico; c) del Piano e della Normativa Anticorruzione.

Ai fini dell’applicazione del provvedimento sanzionatorio, vengono presi in considerazione i seguenti aspetti:

- l’intenzionalità del comportamento;

- il grado di negligenza, imprudenza o imperizia;

- il comportamento complessivo del dipendente anche in relazione a eventuali precedenti discipli-nari di portata simile;

- le mansioni svolte dal lavoratore e la posizione dallo stesso ricoperta;

- il coinvolgimento di altre persone;

- la rilevanza o meno esterna in termini di conseguenze negative per l’Istituto del comportamento illecito.

A tale fine, ai sensi dell’art. 1, comma 7, della L. 190/2012 (come da ultimo modificato dal D.lgs. 97/2016), il RPCT provvede a:

- segnalare all’organo di indirizzo (Commissario Straordinario) e al soggetto incaricato di svolgere le funzioni di OIV (a) le disfunzioni inerenti all’attuazione delle misure in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza e (b) i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa (art. 43 D.lgs. 33/2013);

- indicare agli uffici competenti all’esercizio dell’azione disciplinare (U.O. Risorse Umane) i nomi-nativi dei dipendenti che non hanno attuato correttamente le misure in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza e i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa (art. 43 D.lgs. 33/2013);

- segnalare all’A.N.AC. (a) i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblica-zione previsti dalla normativa (art. 43 D.lgs. 33/2013), nonché (b) ogni eventuale misura discri-minatoria, diretta o indiretta, diretta nei propri confronti per motivi attinenti allo svolgimento delle proprie funzioni.

3.2.12 Presidi di controllo

Nell’ambito del Sistema dei Controlli Interni dell’Istituto, vengono periodicamente effettuate verifiche di conformità che, in coerenza con la normativa bancaria, vengono periodicamente rendicontate agli organi di vertice aziendale. Ciascuna analisi individua le opportune misure correttive e gli strumenti di mitigazione ritenuti più idonei in relazione al livello di esposizione al rischio e alle eventuali anomalie eventualmente riscontrate, tenendo conto dell’obiettivo di assicurare per ciascun processo/area sensibile, rispettivamente:

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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- la separazione delle funzioni, dei ruoli e delle responsabilità, per evitare ipotesi di accentramento della decisione in capo ad un solo organo;

- la formalizzazione delle fasi dei diversi processi e tracciabilità degli atti di volta in volta adottati;

- la puntuale definizione dei poteri e delle deleghe;

- l’obbligo di motivazione delle decisioni assunte, onde ricostruire l’iter logico seguito per la for-mazione delle scelte assunte, al fine di limitare l’eccessiva discrezionalità nelle decisioni e garantire un operato imparziale dell’Istituto;

- la tracciabilità dei flussi finanziari;

- la rendicontazione ispirata a criteri di trasparenza, completezza e veridicità;

- l’aggiornamento della normativa interna in coerenza con l’evoluzione della normativa esterna.

3.2.13 Responsabilità

A. Responsabilità dirigenziale, disciplinare e amministrativa del RPCT

Ai sensi dell’art. 1, comma 12, della L. 190/2012, il RPCT è responsabile, sul piano dirigenziale, disciplinare e amministrativo, nonché per danno erariale e all’immagine dell’ente, nel caso in cui a carico di un soggetto dell’Istituto vi sia una condanna per un reato di corruzione accertato con sentenza passata in giudicato. Tale responsabilità è esclusa se il RPCT provi entrambe le circostanze sotto riportate:

a) di avere predisposto anteriormente alla commissione del fatto il PTPC e di avere osservato le prescrizioni di cui ai commi 935 e 1036 dell’art. 1 della L. 190/2012;

b) di aver vigilato sul funzionamento e sull’osservanza del PTPC.

Per effetto del comma 14, il RPCT “In caso di ripetute violazioni delle misure di prevenzione previste dal Piano, (…) risponde ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, nonché, per omesso controllo, sul piano disciplinare, salvo che provi di avere comunicato agli uffici le misure da adottare e le relative modalità e di avere vigilato sull'osservanza del Piano.”

B. Responsabilità dei dirigenti

Per poter attuare il sistema di gestione e prevenzione del rischio di corruzione è fondamentale la collabo-razione dei dirigenti responsabili, per le loro competenze e per la loro esperienza.

Tra gli strumenti operativo-gestionali per l’esercizio del proprio ruolo, i dirigenti dovranno contemplare anche quelli previsti per la prevenzione della corruzione dalla legge e dal presente PTPC, integrando le proprie competenze.

Si ricorda che ai sensi dell’art. 1, comma 14, L. 190/2012, “la violazione da parte dei dipendenti dell’am-ministrazione delle misure previste dal PTPC costituisce illecito disciplinare” e che è previsto a carico dei dirigenti e di tutto il personale l’obbligo/dovere di collaborazione nei confronti del RPCT, sanzionabile disciplinarmente e da valutare con particolare rigore37.

Anche sulla scia di quanto prescritto dal D.lgs. 165/2001, rientra tra i compiti dei dirigenti quello di con-correre alla definizione di misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione fornendo ogni informazione necessaria per l’individuazione delle attività nelle quali è più elevato il rischio corruttivo e provvedendo al loro monitoraggio.

35 cfr. paragrafo 1.1 (esigenze del PTPC). 36 “10. Il responsabile individuato ai sensi del comma 7 provvede anche: a) alla verifica dell'efficace attuazione del piano e della sua idoneita', nonche' a proporre la modifica dello stesso quando sono accertate significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengono mutamenti nell'organizzazione o nell'attivita' dell'amministrazione; b) alla verifica, d'intesa con il dirigente competente, dell'effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attivita' nel cui ambito e' piu' elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione; c) ad indi-viduare il personale da inserire nei programmi di formazione di cui al comma 11.” 37 PNA 2016, p. 21

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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C. Responsabilità dei dipendenti dell’Istituto

Oltre alle sopra citate responsabilità di natura disciplinare e dirigenziale proprie del RPCT e dei dirigenti, tutti i dipendenti sono chiamati ad attuare le misure anticorruzione previste nel PTPC e, nel caso di viola-zione, rispondono sul piano disciplinare (art. 1, comma 14, L. 190/2012).

Tra le misure da osservare, si ricordano in particolare:

- la partecipazione ai percorsi di formazione programmati sul PTPC e sul contrasto all’illegalità e ai fenomeni corruttivi;

- gli obblighi di pubblicazione prescritti dal D.lgs. 33/2013 (responsabilità disciplinare che si ag-giunge a quella dirigenziale qualora il soggetto tenuto alla trasmissione/pubblicazione del dato sia un dirigente)

- l’obbligo di osservare le misure impartite dal RPCT e risultanti da appositi atti formalizzati per l’attuazione delle misure ulteriori e obbligatorie.

MISURE ULTERIORI

3.3.1 Informazione ai soggetti terzi

Preliminarmente alla stipula del contratto, l’Istituto rende noto ai soggetti terzi affidatari di contratti di

fornitura di beni o servizi, consulenza e(o collaborazione di avere adottato un Modello di organizzazione

e gestione ai sensi del D.lgs. 231/2001, integrato con le misure di cui al presente Piano, e ne impone

l’osservanza mediante specifica clausola contrattuale, a pena di risoluzione del contratto.

3.3.2 Adozione, comunicazione e aggiornamento del Piano di Prevenzione della Corruzione

Il Piano è adottato dal CdA su proposta del RPCT, nel rispetto dei termini individuati dalla legge. Verrà pubblicato sul sito internet dell’Istituto in via permanente ed il relativo link sarà altresì comunicato alla Pubblica Amministrazione vigilante, la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Entro il 15 dicembre di ogni anno (o il diverso termine individuato dall’autorità di competenza), il Re-sponsabile della Prevenzione redigerà una relazione sull’efficacia delle misure di prevenzione adottate, ai sensi dell’art. 1, co. 14, L. 190/2012, che costituirà la base per l’emanazione del nuovo Piano di preven-zione della corruzione. La Relazione annuale – unitamente al Piano aggiornato – dovrà essere pubblicata sul sito istituzionale dell’Istituto e trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Entro il 31 gennaio di ogni anno, il Responsabile della prevenzione della corruzione elaborerà il Piano annuale di prevenzione della corruzione da portare all’approvazione del Consiglio di Amministrazione.

L’aggiornamento del Piano di Prevenzione della Corruzione avverrà con cadenza annuale e terrà conto dei seguenti fattori:

- normative sopravvenute che impongono ulteriori adempimenti;

- normative e modifiche statutarie sopravvenute che incidano sulle finalità e sulle attività dell’Isti-tuto;

- emersione di rischi non considerati in fase di predisposizione del Piano di Prevenzione della Cor-ruzione;

- nuovi indirizzi o direttive contenuti nel PNA e nelle Linee guida adottate dall’A.N.AC.

L’aggiornamento del Piano seguirà la stessa procedura seguita per la prima adozione del documento.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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SEZIONE IV - LE AREE A RISCHIO DI CORRUZIONE NELLA REALTÀ DI ICS

PREMESSA SUI RISCHI

Tenuto conto delle indicazioni di cui all’art. 1, comma 16, della L. n. 190/2012, e dei PNA degli anni 2013

– 2016, si è proceduto ad individuare le aree di rischio di seguito riepilogate:

Classificazione aree (PNA 2013-2015-2016) Area di rischio ICS

Area Sotto area Sezioni

1. Aree

generali

1.1 Aree ob-

bligatorie

1.1.1 Reclutamento del personale a) Selezione e assunzione del perso-

nale

b) Progressioni economiche e/o di

carriera

1.1.2 Affidamento di lavori, servizi e forni-

ture

a) Ciclo passivo - Acquisti (rapporti

con i fornitori)

1.1.3 Adozione di provvedimenti ampliativi

della sfera giuridica del destinatario privi di

effetti economici diretti e immediati per il de-

stinatario

a) Accordi commerciali. Protocolli

d'intesa, Bandi, privi di effetti eco-

nomici per il destinatario

1.1.4 Adozione di provvedimenti ampliativi

della sfera giuridica del destinatario con ef-

fetto economico diretto e immediato per il de-

stinatario

a) Concessione ed erogazione di finan-

ziamenti

b) Gestione Fondi Speciali

c) Gestione Fondo Finalità culturali e

sociali

2. Aree di

rischio

specifi-

che

2.1 Aree con

alto livello di

probabilità di

eventi ri-

schiosi

2.1.1 Gestione delle entrate, delle spese e del

patrimonio

a) Ciclo passivo - Acquisti (rapporti

con i fornitori)

2.1.2 Controlli, verifiche, ispezioni e san-

zioni

a) Rapporti con le autorità inquirenti

(gdF, AdE, Banca d'Italia, ecc.)

2.1.3 Incarichi e nomine a) Conferimento di incarichi di colla-

borazione e consulenza

b) Gestione del credito problematico

c) Riscontro tecnico

d) Gestione della rete commerciale

e) Marketing: sponsorizzazioni e pub-

blicità

La presente sezione riporta gli esiti delle analisi delle citate aree nel contesto dell’ente. Le stesse costitui-

scono, in fase di prima applicazione, il contenuto minimale del Piano. Eventuali ulteriori aree di rischio

saranno prese in considerazione in sede di elaborazione dell’aggiornamento del PTPC da parte del Re-

sponsabile della Prevenzione della Corruzione.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

54

La matrice di dettaglio di valutazione dei rischi e dei controlli ai sensi della Legge n. 190/2012 è contenuta

in uno specifico documento, l’Allegato n. 1 al presente Piano Triennale per la Prevenzione della Corru-

zione, cui si rimanda.

In sede di aggiornamento 2018, è stata riscontrata una generale invarianza del livello di rischio dell’Istituto,

ad eccezione delle aree/processi a rischio di seguito specificati:

Rapporti con i consulenti e collaboratori: le indicazioni A.N.AC. relative all’affidamento di

incarichi di natura consulenziale38, e gli orientamenti espressi dal Consiglio Nazionale Forense39,

hanno richiesto di affinare la normativa interna relativa al ricorso agli affidamenti di consulenze,

rafforzando i presidi esistenti per favorire il rispetto dei principi dell’azione amministrativa. Nelle

more della revisione della normativa interna (attualmente in corso), si è proceduto a rilevare un

incremento del rischio nell’ottica di prioritizzare, in via cautelativa, la tempestività delle azioni di

rimedio.

Acquisti di beni, servizi e forniture: all’esito di specifici controlli condotti nell’area (i cui rilievi

sono stati in parte colmati attraverso l’adozione del Regolamento gestione degli Omaggi e delle

Spese di rappresentanza), è stato riscontrato un incremento del livello di rischio nell’area relativa

agli acquisti e sono in corso le azioni mitigative rappresentate dalla revisione della normativa in-

terna per renderla maggiormente aderente ai presidi anticorruzione.

Gestione del Fondo Finalità Culturali e Sociali: sono attualmente in fase di condivisione gli

esiti delle verifiche condotte in relazione alla gestione del Fondo Finalità Culturali e Sociali. Le

analisi svolte hanno registrato un incremento del livello di rischio nell’area e suggeriscono l’op-

portunità di integrare/aggiornare la normativa interna con ulteriori presidi; ciò a maggiore garan-

zia della gestione dei contributi liberali aderente ai criteri di imparzialità, trasparenza, non discri-

minazione, rendicontazione, segregazione delle funzioni.

Riscontro tecnico: all’esito delle verifiche condotte nell’area, è stata rilasciata apposita normativa

interna in aderenza alle best practice rilasciate dall’ABI (c.d. Linee guida sulle valutazioni immo-

biliari del 2015). L’adozione di tali presidi consente di contenere il rischio di impiego di eccessiva

discrezionalità tecnica; pertanto, si riscontra al netto dei controlli introdotti un decremento del

livello di rischio nell’area.

Gestione contenzioso e gestione del credito problematico: in linea con le indicazioni espresse

dall’ANAC, è stato ritenuto opportuno considerare all’interno della mappatura delle attività a ri-

schio anche il processo relativo alla gestione del credito problematico e del contenzioso. Per tali

aree verranno programmate specifiche analisi per verificarne il livello di esposizione alle condotte

di matrice corruttiva (v. Piano delle attività 2018-2020 in ultima sezione).

Si illustrano a seguire le aree di rischio individuate e aggiornate, con evidenza:

- del livello di rischio individuato;

- dei referenti (c.d. “owner”) di rischio;

- delle possibili condotte corruttive;

- dei controlli chiave da osservare per prevenire e mitigare il rischio.

Per i relativi dettagli si rimanda alla mappatura delle attività a rischio di cui all’Allegato 1.

38 (LG n. 4/2016 e Linee guida sull’affidamento dei servizi legali (queste ultime non ancora ufficializzate) 39 Parere del 21 dicembre 2013.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

55

AREA RECLUTAMENTO E PROGRESSIONE DEL PERSONALE

Nell'ambito di tale area assumono rilevanza le modalità di reclutamento del personale, le progressioni di

carriera, nonché le modalità di conferimento di eventuali incarichi di collaborazione e consulenza.

Macro-area Processi impattati Owner/referente

Reclutamento e progres-

sione del personale

1.1 Selezione ed assunzione del per-

sonale

Servizio Risorse umane

1.2 Progressioni di carriera Servizio Risorse Umane

a) Selezione ed assunzione del personale

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di rischio

Selezione ed assun-

zione del personale

3,5 Codice Etico;

Modello di organizzazione e ge-

stione ai sensi del D. lgs. 231/01

Piano di Prevenzione della Cor-

ruzione;

Procedura n. 14 Selezione e As-

sunzione del Personale

Responsabile Risorse Umane

Elenco esemplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Individuazione, nell'ambito della programmazione del fabbisogno personale, di profili professio-

nali non coerenti con le effettive esigenze di reclutamento dell'Istituto;

• Previsioni di requisiti di accesso “personalizzati” ed insufficienza di meccanismi oggettivi e tra-

sparenti idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione

alla posizione da ricoprire allo scopo di reclutare candidati particolari;

• Insufficienza, nella fase di valutazione dei requisiti di accesso, delle garanzie organizzative e pro-

cedurali idonee ad assicurarne l'imparzialità;

• Irregolare composizione della commissione di valutazione finalizzata al reclutamento di candidati

particolari.

Controlli chiave

- Cfr. Mappa delle attività a rischio

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

56

b) Progressioni di carriera

Processo impat-

tato

Rischio netto Sistema di Controllo interno Owner/referente di rischio

Progressioni di

carriera

5,5 Codice Etico

“Regolamento in tema di politi-

che e prassi di remunerazione e di

incentivazione del personale”

Responsabile Risorse Umane

Elenco esemplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Progressioni economiche o di carriera accordate illegittimamente/indebitamente allo scopo di

agevolare dipendenti in particolare;

• Progressioni economiche o di carriera accordate senza coerenza con il Piano industriale dell’Isti-

tuto o non tenendo conto delle analisi sul dimensionamento delle aree.

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

AREA AFFIDAMENTO DI LAVORI, SERVIZI E FORNITURE (RAPPORTI CON I FORNI-

TORI/CONSULENTI)

Conferimento di incarichi di collaborazione e consulenza

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di rischio

Conferimento di in-

carichi di collabora-

zione e consulenza

6,5↑ Codice Etico

Regolamento acquisti di lavori, ser-

vizi e forniture

Regolamento Elenco Fornitori

Procedura n. 16 “Ciclo passivo”

Resp. Servizio Amministrazione e Fi-

nanza

Responsabile Acquisti

Elenco esemplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Conferimento di incarichi quale dazione di un vantaggio a seguito di una dazione o promessa

illecita;

• Costo dell'incarico conferito non coerente con la prestazione resa.

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

E’ stato riscontrato un incremento del livello di rischio in parte dovuto alla rilevata necessità di affinare la

regolamentazione interna e di potenziare il processo di selezione dei consulenti esterni mediante l’adozione

di applicativi informatizzati (beauty contest). E’ attualmente in corso la revisione del Regolamento relativo

agli acquisti di beni, servizi e forniture, il quale – con specifico riferimento agli incarichi di consulenza e

collaborazione – dovrà tenere conto della normativa esterna di riferimento (inter alia, Linee guida ANAC

n. 4/2016) a garanzia dell’osservanza dei principi che regolano l’azione amministrativa.

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57

AREA ADOZIONE DI PROVVEDIMENTI AMPLIATIVI DELLA SFERA GIURIDICA DEI DESTINA-

TARI PRIVI DI EFFETTO ECONOMICO DIRETTO ED IMMEDIATO PER IL DESTINATARIO

Accordi commerciali e Protocolli d’Intesa privi di effetto economico diretto

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di rischio

Accordi commerciali

e Protocolli d’Intesa

privi di effetto eco-

nomico diretto

6,3 Codice Etico

Procedura informatica anagrafe

Procedura informatica contributi

Procedura informatica mutui

Responsabile Servizio Incentivi

Responsabile Marketing e Svi-

luppo Commerciale

Elenco esemplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Accordi non sufficientemente formalizzati per la distribuzione dei prodotti;

• Convenzioni tra ICS ed i Comuni dai quali possa scaturire un conflitto di interessi per l’Istituto;

• Accordi o convenzioni stipulati per ragioni non prettamente commerciali

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

58

CONCESSIONE ED EROGAZIONE DI FINANZIAMENTI

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di ri-

schio

Concessione dei fi-

nanziamenti

5 Codice Etico

Procedura n. 11 “Finanziamenti”

Responsabile Servizio

Crediti

Elenco semplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Utilizzazione di dichiarazioni o documentazione falsa, ovvero omissione di informazioni dovute,

al fine di erogare indebitamente contributi, finanziamenti, mutui agevolati o altre erogazioni dello

stesso tipo a soggetti pubblici o privati;

• Concessione di finanziamenti privi del tutto o in parte della corretta formalizzazione, registrazione

e contabilizzazione nei sistemi gestionali dell’Istituto;

• Concessione di finanziamenti agevolati o vantaggiosi a soggetti privi dei requisiti o delle garanzie

previste dalla normativa e dalle regole interne;

• Concessione di finanziamenti a seguito della promessa di denaro o altra utilità;

• Concessione di finanziamenti con una tempistica più favorevole per alcuni soggetti richiedenti

rispetto ad altri; disparità di trattamento in ragione del soggetto richiedente;

• Concessione di trattamenti di favore in violazione della normativa interna ed esterna nella fase di

gestione del finanziamento concesso, in particolare nella fase patologica del rapporto.

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

59

AREA FONDI SPECIALI

a) Gestione del Fondo Contributi in conto interessi

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di ri-

schio

Gestione del Fondo

Contributi in conto

interessi

6,2 Statuto (Fondi Speciali)

Procedura n. 13 “Gestione Fondo Spe-

ciale per la concessione contributi negli

interessi”

“Regolamento del Fondo Speciale per la

concessione dei contributi negli inte-

ressi”

Procedura informatica mutui

Procedura informatica contributi

Responsabile Servizio

Incentivi

Elenco semplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Erogazione del Fondo Contributi in conto interessi senza una preventiva e completa verifica dei

requisiti riguardanti i soggetti richiedenti;

• Erogazione del Fondo Contributi in contraddittorietà con quanto previsto dal Piano Operativo

del Comitato;

• Erogazioni agevolate dal Fondo Contributi in violazione della normativa esterna ed interna a se-

guito di dazione o promessa di denaro;

• Trattamenti di favore nei confronti di alcuni soggetti destinatari dei contributi, disparità di tratta-

mento;

• Riconoscimento di trattamenti preferenziali o privilegi non dovuti a soggetti destinatari dei con-

tributi, in particolare nella fase patologica del rapporto;

• Mancanza di una corretta e completa rappresentazione, registrazione e contabilizzazione delle

pratiche in essere.

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

60

b) Gestione del Fondo di Garanzia

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di ri-

schio

Gestione del Fondo

di Garanzia

7,4 Statuto (Fondi Speciali)

Fondo di garanzia per l’impiantistica

sportiva ex lege 289/2002, articolo 90,

comma 12 e successive modifiche ed in-

tegrazioni

Regolamento sulle modalità di gestione

del fondo di garanzia ex lege 289/2002,

articolo 90, comma 12 e successive mo-

difiche ed integrazioni

Politiche creditizie Limiti operativi

“Prospetto sistema deleghe e poteri di

firma per operazioni di investimento –

FCI”

Responsabile Servizio

Incentivi

Elenco semplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Erogazione del Fondo di Garanzia senza una preventiva e completa verifica dei requisiti riguar-

danti i soggetti richiedenti, come previsto dall’art. 90, comma 12, L. n. 289/2002 e s.m.i.;

• Erogazioni agevolate del Fondo di Garanzia in violazione della normativa esterna ed interna a

seguito di dazione o promessa di denaro;

• Mancanza di imparzialità dell’azione amministrativa nella gestione ed erogazione delle garanzie

rispetto alle pratiche di finanziamento dell’Istituto;

• Trattamenti di favore nei confronti di alcuni soggetti destinatari dell’erogazione, disparità di trat-

tamento;

• Riconoscimento di trattamenti preferenziali o privilegi non dovuti a soggetti destinatari dell’ero-

gazione, in particolare nella fase patologica del rapporto;

• Mancanza di una corretta e completa rappresentazione, registrazione e contabilizzazione delle

pratiche in essere.

Controlli chiave

- Cfr. Mappa delle attività a rischio

AREA GESTIONE DEL FONDO FINALITÀ CULTURALI E SOCIALI

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di ri-

schio

Gestione del Fondo

finalità culturali e

sociali

6.5↑ Statuto

“Regolamento del Fondo da destinare a

finalità culturali e sociali"

Procedura informatica Anagrafe

Responsabile Comuni-

cazione Istituzionale

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61

Procedura informatica bonifici

Elenco semplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Sostegno all’organizzazione e alla promozione di eventi di carattere sportivo, culturale e sociale a

favore di soggetti pubblici o privati, senza una puntuale e preventiva analisi dei criteri per l’eroga-

zione, a titolo di liberalità, delle risorse del Fondo per le finalità culturali e sociali;

• Incoerenza delle erogazioni con le finalità del Fondo;

• Erogazioni effettuate a seguito di dazione o promessa di denaro o altra utilità;

• Mancata o parziale formalizzazione, registrazione e rendicontazione delle erogazioni sostenute;

• Mancata o parziale pubblicazione delle erogazioni sostenute;

• Erogazioni a soggetti che non hanno i requisiti deontologici necessari.

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

Si intendono qui richiamate le aree di attività a rischio ed i contestuali principi generali di comportamento

indicati nella “Parte Speciale Reati contro la Pubblica Amministrazione ed il suo patrimonio” del

Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo adottato dall’Istituto per il Credito Sportivo ai sensi del

D.lgs. 231/2001.

Sono attualmente in corso di condivisione gli esiti delle verifiche condotte nell’area, all’esito delle quali

verrà proposto di allineare la normativa interna.

AREA ACQUISTI (AFFIDAMENTO DI LAVORI, SERVIZI E FORNITURE)

Acquisti

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di rischio

Acquisti 5,5↑ Codice Etico

Procedura n. 16 “Ciclo Passivo”

“Regolamento per gli acquisti di lavori,

servizi e forniture”

Regolamento “Criteri e Regole per l’isti-

tuzione e la gestione dell’Elenco Forni-

tori”

Resp. Servizio Amministra-

zione e Finanza

Resp. Acquisti

Elenco esemplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Regime delle "esenzioni" interne (es.: urgenze);

• Utilizzo della procedura negoziata e abuso dell’affidamento diretto al di fuori dei casi previsti dalla

Procedura al fine di favorire un’impresa;

• Uso improprio del rinnovo;

• Definizione di caratteristiche del prodotto, servizio o bene in generale al fine di favorire un’im-

presa;

• Indebita autorizzazione di rimborsi non adeguatamente giustificati;

• Errata imputazione contabile delle spese richieste/autorizzate, al fine di eludere i controlli.

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62

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

E’ attualmente in corso di revisione il Regolamento relativo agli acquisti di lavori, servizi e forniture.

AREA RAPPORTI CON LE AUTORITA’ INQUIRENTI

Richiesta di dati e informazioni dall’Autorità inquirente (i.e. GdF, AdE, C.C.)

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di ri-

schio

Richiesta di dati e

informazioni

dall’Autorità inqui-

rente (i.e. GdF,

AdE, C.C.)

2,5 Codice Etico

Procedura n. 12 “Indagini Finanziarie –

Giudiziarie e/o richieste di informa-

zioni”

Procedura informatica COMMA

Procedura ANAGRAFE GENERALE

Responsabile Affari ge-

nerali

Elenco esemplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Fornire dati o informazioni anche parzialmente non veritiere o incomplete per favorire un sog-

getto sottoposto ad indagine.

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

63

AREA RISCONTRO TECNICO

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di rischio

Riscontro tecnico 10 ↓ Regolamento sulle valutazioni di immo-

bili Responsabile Riscontro Tecnico

Elenco semplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Mancata o parziale tracciabilità delle verifiche effettuate da parte del personale di ICS preposto,

al fine di favorire un soggetto pubblico o privato che ha ricevuto il finanziamento;

• Rilascio di riscontri tecnici favorevoli al soggetto finanziato a seguito di dazione o promessa di

denaro;

• Mancanza di imparzialità nella gestione della pratica di riscontro tecnico;

• Rilascio di riscontri tecnici, privi del tutto o in parte di effettivo riscontro reale o errati sotto il

profilo tecnico;

• Mancanza o incompletezza della documentazione a supporto della pratica tale da non consentire

di effettuare verifiche (anche tecniche) a posteriori;

• Eccessiva discrezionalità o indeterminatezza nella definizione delle modalità di effettuazione del

riscontro tecnico.

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

AREA GESTIONE DELLA RETE COMMERCIALE

Gestione della rete commerciale

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di ri-

schio

Gestione della rete

commerciale

5,6 Codice Etico

Procedura finanziamenti

Gestione contatto con la clientela

Responsabile Rete com-

merciale e Customer

Care

Elenco semplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Utilizzo di leve commerciali non corrette al fine di favorire determinati soggetti pubblici o privati;

• Definizione di condizioni contrattuali particolarmente vantaggiose per il cliente previa dazione o

promessa di denaro o altra utilità al RCZ;

• Mancata o incompleta tracciabilità dell'attività svolta dal RCZ sul territorio di riferimento;

• Eccessiva ricorrenza di eventuali anomalie/picchi sugli andamenti di risultato per ciascun RCZ in

funzione dell'obiettivo di performance assegnatogli;

• Mancanza di una corretta e completa rappresentazione, registrazione e contabilizzazione delle

pratiche in essere.

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64

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio

AREA MARKETING: SPONSORIZZAZIONI E PUBBLICITA’

Marketing: sponsorizzazioni e gestione eventi

Processo impat-

tato

Rischio

netto

Sistema di Controllo interno Owner/referente di ri-

schio

Marketing: sponso-

rizzazioni e gestione

eventi

5,6 Codice Etico

Regolamento in materia di sponsorizza-

zioni e pubblicità

Regolamento per la gestione delle spese

di rappresentanza

Procedura informatica marketing

Responsabile Marketing

Elenco semplificativo dei rischi desumibili da PNA e contestualizzati:

• Sponsorizzazioni o campagne pubblicitarie volte a far conseguire a soggetti esterni all’Istituto

indebiti vantaggi o interessi economici;

• Concessione di sponsorizzazioni o erogazioni di eventi per ragioni non direttamente connesse

con il piano di marketing o prive di una finalità prettamente commerciale;

• Concessione di sponsorizzazioni o realizzazioni di eventi a seguito di dazione o promessa di de-

naro o altra utilità;

• Concessione di sponsorizzazioni o realizzazione di eventi in favore di soggetti privi dei requisiti

etico comportamentali sposati dall’Istituto;

• Erogazione di somme di denaro per fini di marketing non approvate dal vertice aziendale o dal

Comitato o dalle funzioni competenti o non previste dal budget;

• Mancato riscontro della corretta destinazione delle somme erogate per iniziative di marketing;

• Stipula di accordi per azioni di marketing, sponsorizzazioni o per la realizzazione di eventi, che

prevedono clausole o pattuizioni anomale e che esulano dagli standard contrattuali previsti;

• Mancata o parziale registrazione, rendicontazione o formalizzazione degli accordi di marketing

stipulati.

Controlli chiave

Cfr. Mappa delle attività a rischio.

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65

AREA GESTIONE DEL CONTENZIOSO E DEL CREDITO PROBLEMATICO

Azioni suggerite 2017 Owner Tempi di attuazione

Analisi rischio RPCT 2018

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

66

SEZIONE V - SEZIONE TRASPARENZA

CONTESTO NORMATIVO. ATTUAZIONE DEGLI OBBLIGHI IN MATERIA DI TRASPA-

RENZA E INTEGRITÀ DA PARTE DELL’ISTITUTO.

La trasparenza si concretizza nella accessibilità totale dei dati e documenti detenuti dalle pubbliche ammi-

nistrazioni, allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all’at-

tività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e

sull'utilizzo delle risorse pubbliche”. Essa è orientata ed è funzionale al perseguimento dei principi costi-

tuzionali di efficacia ed efficienza nell’utilizzo di risorse pubbliche ed è, inoltre, parte integrante del diritto

ad una buona amministrazione. Concorrendo alla realizzazione di una amministrazione “aperta” e “al

servizio del cittadino”, il principio di trasparenza (unitamente agli obblighi in cui esso si declina) appare

un imprescindibile strumento diretto a diffondere la cultura delle regole, nonché di lotta e prevenzione di

ogni fenomeno corruttivo.

a. Normativa di riferimento

In virtù delle più recenti modifiche apportate al D.lgs. 14 marzo 2013, n. 33 c.d. “Riordino della disciplina

riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche

amministrazioni”40, l’Istituto, in qualità di ente pubblico economico, è tenuto ad applicare la medesima

disciplina prevista per le pubbliche amministrazioni in materia di pubblicità, trasparenza e diffusione delle

informazioni (di cui al D.lgs. 33/2013), “in quanto compatibile” (art. 2-bis, II comma, lett. a), come da

ultimo modificato dal D.lgs. 97/2016).

Con Determinazione n. 1309 del 28 dicembre 2016, l’A.N.AC. ha adottato le Linee guida recanti indicazioni

operative ai fini della definizione delle esclusioni e dei limiti all'accesso civico di cui all’art. 5 co. 2 del d.lgs. 33/2013,

disciplinanti l’esercizio del c.d. diritto di “accesso civico” quale nuova forma di accesso che si aggiunge

all’accesso c.d. documentale ex L. 241/1990.

Con Determinazione n. 1134 del 8 novembre 2017, l’A.N.AC. ha adottato le c.d. Nuove linee guida per

l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte (…) degli enti pubblici

economici le quali, in aderenza alla novella legislativa, hanno specificato l’elenco degli obblighi di pubblica-

zione che gli enti pubblici sono tenuti ad osservare ai sensi dell’art. 2-bis, II comma, lett. a), del D.lgs.

33/2013.

b. Oggetto

La presente sezione, pur sostituendo il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità (elaborato in

occasione dell’aggiornamento 2016 al PTPC), si pone in un’ottica di continuità individuando le necessarie

misure organizzative funzionali all’adempimento degli obblighi di pubblicità e trasparenza previsti dalla

vigente normativa, con particolare riguardo:

i. agli obblighi di regolare e tempestiva pubblicazione dei dati, documenti e informazioni previsti

dal D.lgs. 33/2013, con evidenza del relativo sistema delle responsabilità;

ii. alle misure di Accesso a dati e documenti (c.d. “Accesso civico”, nella forma c.d. “semplice” e

nella forma “generalizzata”) ai sensi degli articoli 5 e ss. del D.lgs. 33/2013.

Tali misure tengono conto della normativa applicabile agli enti pubblici economici, come sopra richiamata.

40 Cfr. art. 11 del D.lgs. n. 33/2013 come modificato dal D.L. n. 90/2014 (convertito con modificazioni dalla L. 11 agosto 2014, n. 114) e, da ultimo, dal D.lgs. 97/2016.

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67

MODELLO DI GOVERNANCE PER L’ASSOLVIMENTO DEGLI OBBLIGHI DI TRASPARENZA:

COMPITI E RESPONSABILITÀ

Si evidenziano di seguito i principali compiti e le relative responsabilità per l’assolvimento dei compiti di

pubblicazione previsti dal D.lgs. 33/2013, come novellato dal D.lgs. 97/2016.

Tali compiti sono funzionali agli obiettivi strategici che l’Istituto intende perseguire per prevenire e miti-

gare i rischi di non conformità che possano dare origine a fenomeni corruttivi/di mala gestio.

Principali compiti Responsabilità

Predisposizione della Relazione annuale RPCT

Predisporre la proposta di aggiornamento annuale del

PTPC e della Sezione Trasparenza

RPCT, coadiuvato dai Referenti di Rischio.

Adozione del PTPC e definizione degli obiettivi strate-

gici in materia di prevenzione della corruzione e della

trasparenza

Organo di indirizzo

Monitoraggio della normativa relativa agli obblighi di

pubblicazione/trasparenza amministrativa

RPCT

Individuazione degli obblighi di pubblicazione e se-

gnalazione delle istruzioni agli Owner

RPCT

Allestimento Sezione “Amministrazione Trasparente”

(e relative sotto-sezioni) nel sito web istituzionale

U.O. Comunicazione Istituzionale

Comunicazione tempestiva dei dati, documenti, infor-

mazioni (incluso ogni relativo aggiornamento) richiesti

dalla normativa all’U.O. preposta alla pubblicazione

nel sito web – sezione “Amministrazione Trasparente”

Owner-Referenti di rischio, responsabili dell’uf-

ficio che elabora/che detiene il dato (di seguito

individuati)

Pubblicazione del dati, documenti e informazioni nella

sezione Amministrazione Trasparente

U.O. Comunicazione istituzionale

Monitoraggio periodico adempimenti di pubblica-

zione. Segnalazione dovute sollecitazioni.

RPCT

Segnalazione casi di ritardata/omessa pubblicazione

dei dati

RPCT

Controllo e attestazione sull’adempimento degli obbli-

ghi di pubblicazione; ricezione delle segnalazioni da

parte del RPCT

OIV (soggetto incaricato dello svolgimento delle

funzioni di OIV)

Verifica della coerenza fra il PTPC e gli obiettivi stra-

tegico-gestionali di ICS

OIV (soggetto incaricato dello svolgimento delle

funzioni di OIV)

Ricezione e gestione delle segnalazioni RPCT di

omessa/ritardata pubblicazione

Responsabile Ricorse Umane (ufficio disciplinare

Gestione delle istanze di accesso civico semplice RPCT

Gestione delle istanze di accesso civico generalizzato Responsabile Servizio Incentivi (o dell’altra U.O.

che eventualmente detenga il dato richiesto)

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68

Principali compiti Responsabilità

Gestione segnalazioni di illeciti da parte dei dipendenti

(c.d. “whistleblowing”)

RPCT

PRINCIPALI MISURE ORGANIZZATIVE

Ai sensi del D.lgs. 33/2013, l’Istituto ha espletato le seguenti principali attività:

(i) Allestimento della Sezione web “Amministrazione Trasparente”;

(ii) Definizione dei flussi informativi per la trasmissione e pubblicazione dei dati, documenti e in-

formazioni richieste dalla normativa, con articolazione del sistema delle responsabilità attraverso

la predisposizione di apposita normativa interna;

(iii) Monitoraggio degli adempimenti di pubblicazione, con meccanismi di segnalazione e recall nei

casi di mancata pubblicazione;

(iv) Adeguamento organizzativo per la gestione delle istanze di accesso civico semplice e generaliz-

zato, con evidenza dei soggetti preposti al trattamento e alla evasione delle istanze pervenute.

Alla luce della recente revisione degli obblighi di pubblicazione e trasparenza amministrativa operata con

il D.lgs. 97/2016, l’Istituto ha operato una ricognizione del contenuto degli obblighi da osservare e, sulla

base delle indicazioni fornite dall’A.N.AC. con le Linee guida specifiche per gli enti pubblici economici,

ha apportato i dovuti adattamenti per l’adeguamento agli obblighi di pubblicazione.

Nella tabella sub Allegato 2, che ripropone l’elenco elaborato dall’A.N.AC., si riportano i dati, documenti

e le informazioni per i quali la legge prescrive l’obbligo di pubblicazione nelle relative sezioni e sotto-

sezioni, con evidenza dei responsabili (owner) competenti alla trasmissione per la pubblicazione e le tem-

pistiche assegnate dalla normativa.

5.3.1 Elenco obblighi di pubblicazione e Owner-referenti per la trasmissione del dato ai fini

della pubblicazione

Si rimanda alla tabella contenuta sub Allegato 2.

5.3.2 Misure organizzative volte ad assicurare la regolarità e tempestività dei flussi informa-

tivi e loro monitoraggio

Ai fini della corretta gestione degli adempimenti in materia di trasparenza amministrativa l’Istituto dà at-

tuazione alle misure organizzative (di natura prevalentemente procedurale), come di seguito definite.

Gli Owner/Referenti di rischio:

individuano il dato su indicazione della tabella sub Allegato 2 e utilizzando l’eventuale modulistica

predisposta dal Responsabile della trasparenza;

ne curano la raccolta e l’eventuale elaborazione, assicurando il rispetto delle tempistiche richieste

dalla normativa;

comunicano puntualmente alla funzione deputata alla pubblicazione del dato (Comunicazione

istituzionale) l’informazione ai fini della pubblicazione, avvalendosi del sistema di ticketing azien-

dale per tracciarne l’invio, specificando:

a. il dato oggetto di comunicazione

b. la sezione e l’eventuale sotto-sezione presso cui il dato deve essere pubblicato

c. il periodo cui è riferito.

curano l’aggiornamento del dato, apportando le necessarie correzioni ai fini della veridicità e com-

pletezza dell’informazione pubblicata.

La U.O. Comunicazione istituzionale, quale funzione deputata alla pubblicazione del dato:

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allestisce le sezioni e sotto-sezioni del sito Amministrazione Trasparente secondo le indicazioni

fornite dal RPCT e/o altro personale di supporto;

esamina le richieste di pubblicazione predisponendo i dovuti adattamenti per consentirne la pub-

blicazione nel rispetto dei tempi prescritti dalla normativa;

pubblica le informazioni fornendo specifico riscontro all’Owner di rischio verificare la tempestiva

trasmissione dei dati da parte dei singoli owner/referenti;

assicura il corretto formato tecnico per la pubblicazione, segnalando eventuali anomalie.

Il Responsabile della trasparenza:

assolve i compiti previsti a suo carico dalla normativa, provvedendo all’attività di controllo

sull’adempimento da parte dell’Istituto degli obblighi di pubblicazione, controllando e assicu-

rando la regolare attuazione dell’accessi civico e, da ultimo, segnalando i casi di inadempimento o

di parziale adempimento della normativa vigente agli organi competenti;

comunica agli uffici interessati le misure necessarie per l’adeguamento agli obblighi previsti dalla

normativa;

verifica l’adeguatezza dei presidi organizzativi posti in adempimento degli obblighi previsti dalla

normativa.

Il soggetto incaricato di svolgere le funzioni di OIV effettua diverse attività, fra cui in particolare:

promozione e attestazione dell’assolvimento degli obblighi relativi alla trasparenza e all’integrità, in-

clusa la pubblicazione dei dati e la loro qualità in termini di completezza, aggiornamento e apertura;

monitoraggio del funzionamento complessivo del sistema della valutazione, della trasparenza e inte-

grità dei controlli interni ed elaborazione di una relazione annuale sullo stato dello stesso;

comunicazione tempestiva delle criticità riscontrate ai competenti organi interni di governo ed ammi-

nistrazione.

5.3.3 Misure di accesso civico

L’entrata in vigore delle modifiche di cui al D.lgs. 97/2016 hanno profondamente rivisto la disciplina

relativa al c.d. “diritto di accesso civico” previsto dagli articoli 5 e ss. del D.lgs. 33/2013.

In generale, la disciplina distingue due forme di accesso:

3. La prima, relativa al c.d. “Diritto di accesso semplice”, relativo al diritto di chiunque di richie-

dere quei documenti, informazioni e dati che formano oggetto di pubblicazione ai sensi del D.lgs.

33/2013, in tutti i casi in cui l’Istituto ne abbia omesso la pubblicazione;

4. La seconda, relativa al c.d. “Diritto di accesso generalizzato” (elaborato sulla scia dell’ordina-

mento anglosassone che prevede il c.d. “FOIA”, i.e. Freedom of Information Act) relativo al diritto

di chiunque di richiedere il rilascio e/o l’eventuale riproduzione dei documenti, informazioni e

dati ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del D.lgs. 33/2013, che siano for-

mati o detenuti dall’Istituto a seguito delle proprie Attività di pubblico interesse.

Si tratta di due tipologie di accesso ad informazioni attinenti l’attività di pubblico interesse svolta dall’Isti-

tuto che si aggiungono al c.d. Diritto di accesso documentale, già da tempo previsto ai sensi della L.

241/1990.

Su tale istituto sono state emanate apposite Linee guida da parte dell’A.N.AC. adottate con Determina-

zione n. 1309 del 28 dicembre 2016.

Al fine di recepire gli obblighi imposti dalla normativa, l’Istituto ha allestito prontamente l’apposita sezione

web Amministrazione Trasparente – Altri contenuti – Accesso civico, contenente la modulistica utilizza-

bile per la presentazione delle istanze di accesso civico sia semplice sia generalizzato.

Sono state inoltre condivise con le strutture principalmente impattate dalla normativa (in particolare, il

Servizio Incentivi) le principali istruzioni operative da seguire per la gestione delle istanze di accesso civico

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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ed è stato adottato il Regolamento per la gestione delle istanze di accesso documentale e di accesso civico pervenute ad ICS

del 8 giugno 2017 contenente le indicazioni organizzative per la gestione, evasione ed eventuale limitazione

delle richieste di accesso (documentale e civico) pervenute all’Istituto.

Le istanze di accesso civico c.d. “semplice” possono essere indirizzate ai seguenti recapiti:

Istituto per il Credito Sportivo

c.a. Responsabile per la prevenzione della corruzione e della Trasparenza

Indirizzo PEC: [email protected]

Via G. Vico, 5 00196 Roma

Le istanze di accesso civico c.d. “generalizzato” possono essere trasmesse ai seguenti recapiti:

Istituto per il Credito Sportivo

c.a. Servizio Incentivi [o altro ufficio di ICS che detiene il dato, l’informazione o il documento cui

si intende accedere]

Indirizzo PEC: [email protected]

Via G. Vico, 5 00196 Roma

La gestione delle istanze di accesso generalizzato verrà effettuata sulla base della disciplina vigente in ma-

teria, con particolare riguardo a:

alle tempistiche di gestione/evasione delle istanze di accesso,

ai casi di esclusione, limitazione e di differimento delle stesse, che riducono la possibilità per

l’Istituto di riscontrare positivamente le richieste,

all’obbligo di effettuare apposite notifiche ai soggetti c.d. “controinteressati” che a seguito dell’ac-

cesso possano subire una lesione al proprio diritto alla riservatezza.

Il RPCT assicurerà la gestione delle istanze di accesso civico c.d. semplice e fornirà, ove necessario, ogni

supporto relativo alla gestione delle istanze di accesso generalizzato eventualmente pervenute all’Istituto,

potendo altresì chiedere informazioni e notizie agli uffici interessati sul punto.

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SEZIONE VI – MONITORAGGIO E REPORTING

ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO

E’ compito del RPCT di verificare l’efficace attuazione del PTPC e la sua idoneità a prevenire il rischio di

corruzione, anche al fine di proporre al CdA le modifiche che, all’esito dei controlli, si rendesse necessario

apportare al Piano stesso. A tale fine, il RPCT:

- effettua controlli sulle procedure e sui processi aziendali che abbiano impatto in materia di anti-

corruzione e trasparenza, proponendo le modifiche ritenute necessarie e, nel caso di mancata

attuazione, segnalare il tutto al CdA;

- collabora con le strutture aziendali competenti alla redazione delle procedure aziendali che ab-

biano impatto in materia di anticorruzione e trasparenza;

- si interfaccia con CdA, il Collegio sindacale, l’OdV e ciascun Referente aziendale, ai fini dell'even-

tuale attivazione delle azioni necessarie per il miglior espletamento dei propri compiti;

- può avvalersi del supporto della U.O. Compliance, Affari Societari e Legale per lo svolgimento

dei propri compiti;

- dispone, inoltre, della libertà di accesso senza limitazioni alle informazioni aziendali rilevanti per

le proprie attività di indagine, analisi e controllo; può richiedere informazioni, rilevanti per le at-

tività di competenza, a qualunque funzione aziendale, che è tenuta a rispondere;

- pianifica annualmente i controlli nelle aree di rischio identificate in Allegato 1, prioritizzando le

aree con rischio di corruzione particolarmente elevato;

- informa le strutture interessate circa i rilievi riscontratati e suggerisce le azioni da intraprendere

per correggere eventuali anomalie, avvalendosi degli uffici di competenza per apportare le dovute

modifiche organizzative e procedurali;

- rendiconta periodicamente al CdA, predisponendo appositi Report, l’attività svolta, gli esiti delle

verifiche effettuate, le misure suggerite e lo stato di attuazione delle azioni suggerite.

REPORTING

Il RPCT riferisce periodicamente al Consiglio di Amministrazione sull’attività svolta in relazione all’inca-

rico conferito. La relazione viene inviata, per quanto di rispettiva competenza, anche al Collegio sindacale,

all’OdV, al DP, al soggetto incaricato di svolgere le funzioni di OIV e al responsabile dell’U.O. Internal

Auditing..

Il RPCT, entro il 15 dicembre di ogni anno (o di altra data indicata dall’A.N.AC.), pubblica nella sezione

Amministrazione Trasparente la relazione recante i risultati dell’attività svolta, con le modalità e i contenuti

specificatamente indicati dall’ANAC.

FLUSSI INFORMATIVI

Il RPCT è periodicamente informato circa lo stato di attuazione delle misure anticorruzione in azienda

attraverso i seguenti canali:

- Flussi informativi verso l’U.O. Compliance, di cui all’allegato della Procedura n. 18 “Gestione pro-

cesso di conformità alle norme”;

- Flussi informativi verso l’Organismo di Vigilanza, approvati dall’OdV ed in vigore dal 1° gennaio

2017.

Istituto per il Credito Sportivo - Piano triennale di prevenzione della corruzione 2018 - 2020

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SEZIONE VII - PIANO DELLE ATTIVITÀ

CRONOPROGRAMMA E AZIONI CONSEGUENTI ALL’ADOZIONE DEL PIANO

Le attività di prevenzione dei fenomeni corruttivi e per la trasparenza che l’Istituto per il Credito Sportivo

porrà in essere nel triennio di riferimento 2018-2020 si svilupperanno secondo quanto stabilito nel se-

guente cronoprogramma. Di seguito, indicativamente, in riferimento alle singole annualità, si specificano

le attività che l’Istituto intende porre in essere. Dette attività potranno essere oggetto di nuova e ulteriore

programmazione da parte dell’Organo d’indirizzo politico su proposta del RPCT, ove ritenuto opportuno

sulla base di un approccio basato sul rischio.

A. PARTE GENERALE

Attività 2018 2019 2020

Aggiornamento e pubblicazione del PTPC X X X

Whistleblowing (misure par. 3.2.1) X

Trasparenza (misure par. 3.2.2) X

Accesso civico (misure par. 3.2.3) X

Formazione (misure par. 3.2.4) X X X

Rotazione straordinaria (par. 3.2.6) X X X

Inconferibilità e Incompatibilità (par. 3.2.7) X X X

Verifica adeguatezza sistema dei flussi informativi RPCT X X X

Adeguamenti normativi generali X

Analisi contesto per mappatura X X

B. PARTE SPECIALE

Processo Attività/Verifiche 2018 2019 2020

1. Selezione ed assunzione

del personale

Follow up adeguatezza regolamenti in-

terni

X

2. Progressioni di carriera Verifica controlli chiave X

Definizione criteri di progressione

X

3. Conferimento di incarichi

di collaborazione e consu-

lenza

Follow up su adeguatezza dei Regola-

menti Interni X

Verifica controlli chiave X

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Processo Attività/Verifiche 2018 2019 2020

4. Acquisti Follow up Verifica regime esenzioni X

Follow up Verifica gestione omaggi X

Verifica iter selezione X

5. Accordi commerciali e

protocolli d’intesa privi di

effetto economico diretto

Verifica controlli chiave

X

6. Gestione della Rete com-

merciale

Verifica controlli chiave

X

7. Marketing: sponsorizza-

zioni e gestione eventi

Verifica controlli chiave

X

8. Concessione dei finanzia-

menti

Verifica controlli chiave

X

9. Gestione del Fondo con-

tributi in conto interessi

Verifica controlli chiave X

10. Gestione del Fondo di

Garanzia

Verifica controlli chiave

X

11. Riscontro tecnico Verifica normativa criteri X

Verifica controlli chiave X

12. Gestione del Fondo fina-

lità culturali e sociali

Verifica controlli chiave

X

13. Codice Etico Follow up controlli chiave spese di rap-

presentanza

X

Mappatura/verifica Conflitti d’Inte-

resse dipendenti

X

14. Gestione del contenzioso Analisi rischio X

15. Gestione Credito Proble-

matico

Analisi rischio X

Per quanto non espressamente previsto dal presente Piano, si rinvia alle disposizioni contenute nel Mo-

dello di Organizzazione, Gestione e Controllo adottato dall’Istituto per il Credito Sportivo ai sensi del

D.Lgs. n. 231/2001, del quale il PTPC costituisce parte integrante.

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Allegato: (1) MAPPA DEI RISCHI ex L. n. 190/2012 (agg. 2018)

Allegato: (2) MAPPA ADEMPIMENTI TRASPARENZA

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Roma, 31 gennaio 2018