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Pino Ligabue I MISTERI DI MODENA viaggio tra i misteri, gli enigmi, il surreale e il macabro.

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Pino Ligabue

I MISTERIDI MODENA

viaggio tra i misteri, gli enigmi, il surreale e il macabro.

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L’ AMBRAMISTERIOSA

Tra 6.000 e 4.000 anni fa, nellazona compresa tra Fiorano,Mezzavia di Sassuolo e i lPescale (Prignano) si insedia-rono i primi abitanti stabili delmodenese dando origine aquella cultura che verrà cono-sciuta in tutto il mondo come“cultura di Fiorano”. Tra lecaratteristiche principali deinostri progenitori dell’età della

pietra erano i vasi a bocca qua-drata, estremamente razionali e pratici per versare i liquidi.Ma per gli studiosi resta ancora un mistero legato ai ritrova-menti dei popoli di quest’epoca. Tra gli oggetti, i vasi, le amig-dale di pietra si ritrovano frequentemente piccoli pezzi diambra usati per monili e collanine.Ora, poiché è possibile determinare l’origine delle ambre fossi-li, gli studiosi hanno stabilito che alcune provengono dal nostroAppennino, mentre diverse sono state raccolte, senza alcundubbio in Islanda. Come possono essere giunte fino a noi è unmistero: certamente esistevano grandi flussi commercialianche in quelle lontane epoche: conchiglie dell’OceanoIndiano sono state, ad esempio, ritrovate in Ungheria. Nelcaso dell’ambra però bisogna spiegare come sia stato possibi-le, a quell’epoca, attraversare un mare non certo tranquillocome quello del Nord . Puoi vedere le ambre misteriose al museo civico, in piazza

Viaggi impossibili

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UN MISTERO... BUFFOLe terramare, cioé i villaggicostruiti su palafitte dell’etàdel bronzo, sono numerosiin provincia di Modena tantoche il loro nome deriva dalnostro dialetto. Era infattichiamata “tera merna” quellaterra ricca di sostanze orga-niche che costituiva il sedi-mento dei reperti di quest’e-poca. Purtuttavia, anche seconosciamo molto della vitadi questi nostri antichi antenati alcuni misteri restano.Il primo riguarda il ritrovamento sulla strada che collegaSassuolo a Vignola di un gruppo di asce (come quella a destrain figura) di bronzo, ben ordinate e lontane da ogni villaggio. Sitrattava forse del carico di un mercante; non ci spieghiamoperò il perché dell’ abbandono: forse il poveretto era statoaggredito ed ucciso senza rivelare il nascondiglio dei suoibeni. Il pugnale in primo piano non sembra un’ arma comune:probabilmente si tratta di un coltello “sacro” destinato ai sacrifi-ci.Puoi vedere questi resti al museo civico, in piazzaSant’Agostino. Infine un mistero buffo svelato: nelle terramaretroviamo numerosi mucchietti di noccioli di corniolo, situati indiverse posizioni, ma sempre raggruppati tra loro. La spiega-zione sembra semplice: si trattava di un uso farmaceutico. Icornioli venivano mangiati con i noccioli poiché questi hannoun effetto lassativo: ecco il perché dei mucchietti.

Terremare misteriose

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ASTERIXA MODENA

Anche se i resti archeologiciattribuibili alle popolazioniceltiche sono relativamentescarsi, forti influssi ha avutonella cultura modenese lapresenza dei Galli nel nostroterritorio.Innanzitutto ad essidobbiamo il suono del dialet-to, la coltivazione della vite“sposata” all’olmo, gli insac-cati conservati con il sale, lebotti di legno.E’ ancora un

segno magico dei Celti quello che ancor oggi troviamo suglistampi (o tigelle) delle crescentine montanare ? Quello cheperò pochi sanno è che le avventure di Asterix e del villaggioche resisteva al dominio romano possono, storicamente, esse-re ambientate nel nostro Appennino.Il Frignano infatti, la terradei Galli Frinati, resistette a lungo a Roma, probabilmente finoal primo impero e pare abbia ceduto non vinto dalle armi, maconquistato dal benessere e dalla civiltà.Per secoli i guerrieri Galli resistettero, chiusi nei loro Castellar,villaggi fortificati sulle cime dei monti.Anche la toponomastica ci parla di loro: infatti la frazione diRomanoro, non trae nome, come sembrerebbe dai Romani,ma dagli Arrimanni, clan guerriero dei Frinati: il nome infattideriva da (vicus) Arrimanorum, villaggio degli Arrimanni.I pochi resti di armi e monili celtici sono conservati nel museocivico in piazza Sant’ Agostino.

Noi, celti

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LUCUMONIETRUSCHINel greto del fiume Secchia,vicino a Rubiera, sono statetrovate due stele funerarieetrusche, quella in figura eradi uno “zilath“ un sacerdote omagistrato, probabilmenteoriginario della zona diChiusi. L’altra segnava latomba di Avile Amthura, unpersonaggio sicuramenteimportante nella sua città,dato il tipo di sepoltura.Numerosi sono i ritrovamentietruschi nel modenese, persi-no il nome della nostra città ci è stato dato da quel popolo.Nella figura lo potete vedere inciso su un coccio. Per capirloricordate che si legge da destra a sinistra. Frequenti anche iritrovamenti che ci parlano delle capacità magiche dei lucumo-ni, i sacerdoti capi.Oltre a modelli di fegati da cui leggere lesorti, spesso troviamo terrecotte segnate con simboli non attri-buibili all’alfabeto, come quella in figura in basso rinvenuta aSaliceta San Giuliano che alcuni studiosi ritengono simbologiadi tipo magico.Si tratta forse di magia nera, qualcosa di ravvici-nabile ai talismani o ad i fantocci per fatture. Non dimentichia-mo che gli Etruschi erano profondamente legati al regno deimorti e che le loro necropoli sono spesso più ricche e curatedei loro villaggi. Scarsi sono anche i ritrovamenti etruschi nelmodenese, ma nel museo civico potrai vederne diversi.

Magia etrusca ?

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I TESORINEI POZZILa calata dei barbari in Italiaha significato, per secoli, lanecessità, anche per i nostriantenati modenesi di proteg-gere dalle loro scorribandevite e beni Per le prime basta-va, spesso, rifugiarsi neimomenti di pericolo, nei foltiboschi che piano piano ave-vano sostituito la fertile cam-pagna dei contadini romani.Per difendere i beni invece sicercavano soluzioni diverse: i

tesori come monete, monili,vasellame prezioso, oggetti d’oro, ma anche spade, altre armi,attrezzi da lavoro, anfore di vino, orci di cibo venivano seppelli-ti, murati o immersi nei pozzi. Quest’ultimo nascondiglio pare ilpiù diffuso o, perlomeno, quello di cui abbiamo più segnalazio-ni anche nella nostra provincia. Infatti se molte leggende equalche ritrovamento ci parlano di tesori sotterrati o muratinelle case, i tesori nei pozzi sono relativamente frequenti nelmodenese.Non possiamo sapere quanti sono i ritrovamentidell’ epoca precedente le rilevazioni archeologiche sistemati-che, ma nell ’ult imo secolo sono stati scoperti pozzi aCognento, Castelfranco Emilia, San Cesario, Spilamberto,Sant’ Ambrogio, Gorzano.Nei pozzi modenesi non sono statitrovati molti oggetti d’oro come a Reggio o Parma, ma nume-rose monete, anfore, vasi, attrezzi e materiali vari.Alcunemonete romane ritrovate nei pozzi sono conservate oggi nelmuseo civico.

La paura dei barbari

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IL MISTERODI GUNDE-BERGAMolti scrittori hanno sviluppa-to la teoria dei “mondi paralle-li” di universi, cioè, che esi-stono contemporaneamenteal nostro ma nei quali la storiaha subito diversi sviluppi. Adesempio potrebbero esisteremondi dove Colombo non hamai scoperto l ’America eGiulio Cesare non è statoucciso o dove Hitler ha vintola seconda guerra mondiale.Esisterebbero poi, nella nostra realtà, punti magici, dove duemondi si incontrano e dove sarebbe quindi possibile passaredall’uno all’altro. Se questa ipotesi è vera una di queste porteesiste nel Duomo di Modena e mette in contatto il nostromondo con uno in cui l’impero romano non è caduto all’iniziodel medioevo.Nella cripta del Duomo, infatti, a fianco del grup-po delle statue che raffigurano Sant’Anna che da la pappa alpiccolo Gesù, esiste la lapide di una pia donna di origine lon-gobarda, chiamata Gundeberga, morta, secondo quanto vi siafferma il 12 giugno del 570 dopo Cristo. Fino a qui niente dimisterioso, ma la lapide continua segnando anche la datasecondo il modo usato nell’antica Roma, segnalando cioèsotto il nome dei consoli alla data della morte. Ma nel 570Roma era già caduta e non esistevano più consoli.

Mondi paralleli ?

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RE ARTU’ A MODENA

Uno dei misteri, o almeno unacosa molto strana del nostroDuomo è la presenza neibassorilievi della Porta dellaPescheria dei personaggidella saga di re Artù.Le leggende legate aCamelot ed ai cavalieri dellatavola rotonda sono infatti dif-fuse in Cornovaglia e nelNord Europa. In Ital ia si

segnalano solo in altri bassori-lievi nel Duomo di Bari. Martin Mystère riporta questo fatto inuna sua affascinante avventura dandone una spiegazioneovviamente “ mysteriosa”. La nostra ipotesi, forse altrettantofantasiosa è che a Modena, ed ancor più a Nonantola, eraforte l’influsso culturale Longobardo.E questo popolo ha sempre considerato suoi nemici naturaliCarlo Magno ed i suoi paladini che nel 774 conquistaronoModena mettendo fine al dominio longobardo.A Nonantola questo fatto segnò una frattura tra il popolo e imonaci, che erano passati dalla parte dei vincitori, che duròfino a tempi recenti. I nonantolani infatti considerarono la lorochiesa non l’abbazia ma la pieve, dedicato a San Michele,patrono dei longobardi.Ecco perché ci sembra plausibile che uno scultore a Modenaabbia voluto celebrare le gesta di un re come Artù, disprezzan-do quel Carlo Magno che aveva sconfitto il suo popolo.

Verso Camelot

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UN VILLAGGIOSCOMPARSONella mitica selva Lovoleta,situata in una non precisatazona della bassa tra Carpi eMirandola, esisteva, tra il IX°e il XII° secolo un ricco e fio-rente vi l laggio, Flexum.Fondato da Longobardi eraforse il più importante dellazona. I suoi abitanti coltivava-no la terra ma, come avveni-va nell’Alto Medioevo, traeva-no la maggior parte del lorosostentamento dal bosco cac-ciando animali selvatici, allevandovi maiali allo stato brado,raccogliendo radici, frutti, erbe, funghi. La selva Lovoleta erastata a loro assegnata dai re Longobardi ed i loro diritti eranostati confermati in seguito. Ma un bosco così importante inte-ressava anche i monaci di Nonantola che, abili falsificatori,sostenevano documenti alla mano, il loro diritto di proprietà.La causa andò avanti con alterne vicende fino a che, esaspe-rati un giorno a Reggio gli abitanti di Flexum bastonarono ilmesso imperiale che aveva dato ragione ai monaci. Flexum fudistrutto e del paese si è persa ogni traccia se non quelle suidocumenti. Ancor oggi però, nelle notti di nebbia, tra Carpi eMirandola molti automobilisti raccontano di avere attraversatoun villaggio medioevale dai fieri abitatori.Molti dei falsi docu-menti dei monaci sono conservati a Nonantola, ma anche labiblioteca estense ha un ricco patrimonio di documenti testi-monianti le concessioni imperiali a modenesi.

Longobardi irriducibili

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LA CASA DEITEMPLARI

I Templari furono un ordinefondato nel 1118 e sciolto nel1314, durante questi anniraggiunsero un immensopotere. In Europa possede-vano oltre 5000 tra castelli,chiese e palazzi.I l loro scopo ufficiale eraquello di proteggere i pelle-grini in Terra Santa, ma molteleggende vogliono che in

realtà fosse una setta per iniziati con il compito di ritrovarel’Arca dell’ Alleanza e il Sacro Graal.Secondo alcuni le loro conoscenze misteriose ed i riti magiciche professavano permisero ai Templari di disegnare la rottaper le Americhe raggiunte, secondo alcuni, molto prima diCristoforo Colombo.Dopo lo scioglimento secondo alcuni autori i Templari conti-nuarono ad esistere in segreto fino a che da loro nacque laMassoneria.A Modena i Templari avevano un palazzo che ospitava i mem-bri dell’ Ordine durante i loro viaggi, situato in vicolo Masone,chiamato così proprio perché ospitava la Maison desTemplaires. Alcuni vogliono che nei muri e nei sotterranei dellacasa di Modena, come in tutte quelle dei Templari, siano celatitesori e documenti segreti.

I misteriosi templari

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FANTASMISPAGNOLI

Nel 1512 un gruppo di soldatispagnoli marciava dal Frignanoverso Modena per deporre ilduca Alfonso I° d’Este, marito diLucrezia Borgia.Lungo la strada posero l’ asse-dio alla torre di Monteceneredifesa da pochi armati, guidatida due donne Margherita PicoMonte-cucoli e Camilla PioMontecucoli, legate, oltre cheda alleanze politiche, da amicizia a Lucrezia.Dopo una coraggiosa sortita alcuni spagnoli furono catturati elegati strettamente nelle segrete della torre.Per spaventare gli assedianti e costringerli a rompere l’assedioCamilla in armi si affacciò alla torre e diede ordine di lanciarenel vuoto i prigionieri che morirono cadendo nella scarpata.Da quel giorno, accade spesso di sentire di notte le grida deglisciagurati.Il fatto è storico, il nostro Appennino è comunque pieno di torri,roccaforti, castelli che videro feroci combattimenti, ancora oggiricordati da leggende come quella di Montecenere.Un busto ed un ritratto di Alfonso I° d’ Este, marito di LucreziaBorgia, possono essere essere ammirati nella sala dei maestriferraresi(XI°) in Galleria estense, in piazza Sant’Agostino.

Amiche di Lucrezia Borgia

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L’ OSSODEL DRAGO

Sul lato del Duomo che da supiazza Grande, di fianco allastatua di San Geminianosovrastante la Porta Regia èposto un enorme osso, fer-mato al muro con due ganci.Si tratta, secondo la tradizio-ne modenese, di un osso didrago che è stato ritrovato inpiazza Grande durante gliscavi del Duomo e che è

stato posto a scopo di proteg-gere i cristiani dalle insidie del demonio che, nel medioevo eraraffigurato come serpente o drago.Della presenza dell’ osso si hanno notizie a partire dal 1518anno in cui però viene citato come presente in quel posto “dasempre”.In realtà si tratta di una vertebra di balena, osso fossile relati-vamente frequente nelle argille plio-pleistoceniche delle nostrezone.Anche di recente è stato estratto uno scheletro completo diquesto mammifero marino nel reggiano.Il Duomo è comunque ricco di pietre fossilifere.Per chi è interessato segnaliamo che in tutto il Duomo sonoriconoscibili, nel marmo rosso veronese, numerose ammoniti.Gli stessi gradini della Porta Regia ne conservano diversiesemplari anche di buone dimensioni.

Fossili “sacri”

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LA PESTEA MODENADiverse sono state le epide-mie di peste che hanno colpi-to la nostra città: la più famo-sa è quella del 1630, ricorda-ta anche nei “PromessiSposi” di AlessandroManzoni.Su 10.000 abitanticirca 7.000 furono colpiti dalmale e 4.000 nemorirono.L’epidemia scoppiòin primavera e soltanto il 13settembre del 1630 cessò: Daquel giorno infatti non, furonopiù segnalati casi di malattia. Per ringraziare il Signore fu eret-ta la Chiesa di santa Maria della Salute che ancor oggi possia-mo visitare in fondo a corso Duomo. In tutta la città si scavaro-no fosse comuni per seppellire i morti e molte di queste sonoancora sconosciute. Una è stata trovata in corso Cavour, di unaltra abbiamo notizia da una lapide murata sulla facciata dellachiesa di San Barnaba, che qui riportiamo in figura. Ma sicura-mente ne esistono altre, finora ancora sconosciute. Per difen-dersi dalla malattia i medici si vestivano con un mantello che liricopriva completamente, indossavano guanti e proteggevanola testa con un cappello a larghe tese. Il volto veniva poi pro-tetto da uno strano cappuccio munito di un lungo becco in cuivenivano poste spugne imbevute di profumi protettivi. La lungabacchetta serviva per potere toccare gli appestati mantenen-dosi a notevole distanza da loro e così evitando il contagio.

Morti in fosse comuni

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ERETICIE STREGHE

E’ con il 1238 che una lette-ra di papa Gregorio IX° isti-tuisce la Sacra Inquisizionea Modena con il compito diperseguitare la stregoneriae gli eretici. Anche i lComune di Modena neglistatuti del 1327 inseriscenel VI° libro una sezionededicata a questo tema.Sacrileghi e bestemmiatorivenivano invece puniti dalla

giustizia civile. La sede dell’Inquisizione è nella chiesa di San Domenico, nello stessoluogo dove sorge quella attuale ma situata in modo diverso,con l’abside orientato verso il Castello, cioé dove oggi c’é l’Accademia. Le esecuzioni capitali avvenivano in piazza Romae, seppur non numerosissime, furono diverse nella nostra città.L’ ultimo eretico fu impiccato nella prima metà del 1700. Tra leeresie più grandi che presero piede nel modenese ci fu quelladei seguaci di Gerardo Segarelli di Parma, dalla cui predica-zione nacquero i dolciniani. Per anni nella nostra città furonoconservate, in segreto, le reliquie di questi condannati e forseancor oggi esistono nascoste in luoghi ormai dimenticati. Tra lestreghe e gli stregoni più celebri Benvenuta Benincasa eGiovanni di Nave. Infine clamoroso nel 1350 il caso del notaioJacopo de’ Ravasi dissepolto dopo due anni dalla morte e il cuicadavere fu condannato ad essere arso sul rogo perché rite-nuto eretico.

La Sacra Inquisizione

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LO SGABELLODEL BOIANella navata centrale delDuomo, esattamente sullacolonna che sta di fronte alpulpito c’é un piccolo sgabellodi legno, murato nella colon-na e chiuso da un antico luc-chetto. Si tratta della “ seggio-la del boia”. Per capire cosafosse e perché il boia doves-se avere una sua sedia nelDuomo bisogna che noi ritor-niamo indietro nel tempo cer-cando di capire come vivevano gli antichi modenesi. Nei tempipassati quando non esistevano radio, cinema e televisione lefunzioni religiose oltre che momento di devozione rappresenta-vano uno dei pochi spettacoli per i cittadini. Questo valevatanto di più quando un predicatore affermato, magari prove-niente da altre città, teneva le sue omelie nella Cattedrale. Lefamiglie più nobili e i ricchi borghesi avevano i banchi di fami-glia riservati: gli altri si accalcavano nelle navate fino a colmar-le.Avere il privilegio di uno sgabello riservato, di cui si posse-deva la chiave era un privilegio notevole, oggi diremmo uno“status symbol“ importante.Poiché il mestiere del boia era, anche allora disprezzato, que-sti privilegi, oltre ad una forte paga servivano a convincerequalche cittadino ad intraprendere quella professione non cer-tamente allegra.

Strani privilegi

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I misteri del ghetto

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GLI EBREI EIL GHETTO

Un quartiere della anticaModena che comprendeval’attuale piazza Mazzini,mezzo vicolo Squallore, ,mezza via Torre e confinavacon l’attuale via Taglio erachiamato il ghetto e com-prendeva tutti gli edifici doveabitavano gli ebrei modenesi.Il ghetto era circondato dauna cancellata che veniva

chiusa ogni notte obbligando gli abitanti a non uscire dal lororione. Ancora oggi se si percorre vicolo Squallore dalla viaEmilia si nota che la parte sinistra, tranne alcune aperturechiaramente recenti, non ha porte né portoni.La presenza degli ebrei a Modena è segnalata dal 1205 peròla cultura ebraica ha molti aspetti comuni con quella tradizio-nale modenese. Basti dire che l’ antichissimo modo di dire “agh’è casche la ghegna” corrisponde esattamente al biblico“concidit vultus suus“ .Le leggende intorno al ghetto sono numerose, si parla di pas-saggi segreti che collegano piazza Mazzini ad altre parti dellacittà, di tesori, di sotterranei, di formule magiche incise sui muridelle sinagoghe che hanno preceduto quella attuale e, perchéno, di un golem, nascosto tra le rovine di una di queste edattualmente murato in una delle case del ghetto.

STRADED’ACQUAModena, come Venezia, erauna città costruita su canali.Solo nel centro di Modena levie Canalino, Canaletto,Canal-chiaro, Canalgrande eCerca prendono i nomi dacanali, ma anche molte altrestrade erano percorse da vied’acqua, come potete vederenella carta di sfondo alla figu-ra di questa pagina.Oggi i canali sono stati tutticoperti e quindi la nostra città è percorsa da una fitta rete sot-terranea di vie d’acqua, oggi usate come fogne di cui molte,per dimensione sono facilmente percorribili.Ed anche in tempi recenti sono stati percorsi e per molti mode-nesi e non, hanno costituito una importante via di salvezza.Dopo l’8 settembre 1943 i tedeschi avevano catturato e portatoall’interno delle ben sorvegliate caserme di Cittadella centinaiadi soldati italiani, sbandati dopo la proclamazione dell’ armisti-zio. Il rischio minore era quello di essere deportati nei campi diconcentramento tedesco, un destino simile a quello di morire.Per fortuna molti riuscirono a calarsi, attraverso i tombini deicortili delle caserme nella rete fognaria.La maggioranza uscì in viale Storchi e si salvò grazie alla pro-tezione ed all’aiuto dei cittadini, ma alcuni, vagando spaventatilungo i canali sotterranei si trovarono ben più lontani.

Canali sepolti

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IL PAESE DEGLI ANTIPODI

Gli esseri mostruosi rappresentati nelle metope del Duomo sirichiamano tutti non ai bestiari medioevali ma a relazioni diviaggi: rappresentano infatti i popoli che abitano le parti piùlontane della terra. I testi di questo tipo sono numerosi, noi ciriferiremo al “Liber Mostrorum” le cui descrizioni coincidono tal-mente con quelle rappresentate da fare supporre che lo sculto-re lo conoscesse bene. In questa metopa è rappresentato larazza degli antipodi: “ uomini ...con i piedi piantati contro inostri, nelle profonde viscere della terra, e che si muovonosulle nostre orme”.

I mostri del duomo

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LA POTTA DI MODENALa scultura rappresenta l’uomo bisessuato descritto dal Llibrodei Mostri come una donna in volto e nel petto ma “con par-venze più mascoline che femminili” L’essere “...preferiva lefaccende domestiche e adescava i maschi ignari“ Per i mode-nesi però la figura rappresenta “la potta di Modena“, una certamonna Antonia che nel 1227 aveva già 42 figli. La notizia eratalmente diffusa che quando i soldati di Carlo VIII° giunsero aModena nel 1494 “ domandavano dove era el pota da Modona“Da notare che i modenesi erano sbeffeggiati in quanto chia-mavano “potta” il loro podestà.

I mostri del duomo

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L’ ITTIOFAGO

Le caratteristiche mostruose dell’ ittiofago -o mangiatore dipesce- sono diverse da quelle del Libro dei Mostri. Questoparla solo di “uomini dal corpo villosissimo che vivono nudi,secondo natura, come le bestie coperti di solo pelo e checibandosi solamente di pesce con un poco d’acqua riescono asopravvivere. ... E non hanno dimora solo in terraferma, manelle paludi e nei fiumi”.Lo scultore ha arricchito la descrizione aggiungendo un beccod’aquila, una pinna o un ciuffo sul capo ed uno zoccolo ad unpiede, unendo così diverse descrizioni di esseri mostruosi dellibro.

I mostri del duomo

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L’ ESSERE A TRE BRACCIA

In questa metopa non è tanto rappresentato l’ essere mostruo-so descritto dal Libro dei Mostri, che viene descritto come uncorpo unico con due toraci, due teste e quattro braccia, masembra sia presente la conoscenza, derivata forse anche dallavisione diretta di rappresentazioni, di divinità indiane, comeVisnù, rappresentato appunto con un numero alto di braccia,spesso intrecciate come in questa metopa.

I mostri del duomo

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L’ ORIENTALE

Questa metopa rappresenta un essere non facilmente identifi-cabile nel Libro dei Mostri. Secondo alcuni rappresenta unuomo “ dalle piante dei piedi rivolte all’indietro che sembranocontraddire la funzione del capo “ .Questa deformità serviva a questi esseri per fare perdere leproprie orme.Secondo altri si tratta di un essere citato in un altro diffuso librodi viaggi la ”Lettera di Alessandro sulle meraviglie dell’ India”dove si racconta di uomini dai capelli così lunghi da toccare iltallone dei piedi.

I mostri del duomo

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LO PSILLO

Lo Psillo non compare nel Libro dei Mostri ma è una rappre-sentazione comune in diverse carte medioevali.Gli abitanti di questa terra erano immuni dal morso dei serpentipoiché fin da piccoli giocavano con questi animali abituandosial loro veleno, a cui soccombevano solo nel caso fossero figliadulterini.Nella figura della metopa è rappresentato un bambino chegioca con un drago. Il fatto che si tratti di un drago e non di unserpente non deve stupire perché nel medioevo serpenti e dra-ghi erano spesso confusi.

I mostri del duomo

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LA SIRENA“Le sirene sono giovanette marine che seducono i marinai conle loro splendide forme e col miele del canto. Dal capo a metàdel tronco hanno corpo femminile e in tutto per tutto sono iden-tiche alle donne; però hanno le code squamose dei pesci chetengono sempre ben nascoste sotto l’acqua, tra le onde”.Una curiosità delle rappresentazioni delle sirene nel nostroDuomo è il fatto che vengono sempre rappresentate non conuna ma con due code che, nelle sculture sembrano più gambecon pinne che vere e proprie code di pesce. In alcuni casi ildisegno del piede infatti è ben evidente.

I mostri del duomo

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IL GRIFONE

Animale fantastico rappresentato, in questo caso come unleone alato dalla testa d’aquila, ma spesso anche come unaquila dal capo di leone.Il grifone era “più grande di otto leoni e più robusto di centoaquile. Così può afferrare un cavallo con il suo cavaliere o duebovi aggiogati ad un aratro, e portarli in volo al suo nido. Aipiedi egli ha unghie grandi come corna di bue con cui si fannoboccali da bere.” Il grifone è anche citato nel Purgatorio diDante Alighieri.

I mostri del duomo

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IL LEVIATANO

Pur non essendo ambientato in un contesto chiaramente mari-no questo mostro del nostro Duomo è identificato come illeviatano: il mostro marino citato dalla Bibbia. Benché nel con-testo della Sacra Scrittura molti lo identificano con il coccodril-lo, nelle rappresentazioni medioevali esso assume le sembian-ze di un serpente alato con due zampe e la parte anteriore delleone. Il leviatano aveva un alito mortale il cui fetore avrebbeucciso il mondo se non avesse annusato i fiori del paradisoterrestre.

I mostri del duomo

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LAMIA

Lamia, secondo il mondo mitologico greco era una fanciulla,amata da Giove e che da lui stava aspettando un figlio. Questivenne ucciso alla nascita dalla gelosia di Giunone. Da quelgiorno Lamia impazzì e si mise a girare il mondo uccidendo ibambini. Normalmente assomiglia ad un leone alato conmostruoso volto femminile, si trasforma però spesso in unabellissima donna riuscendo così ad avvicinare le sue vittimesenza spaventarle.La storia della lamia deriva dalla mitologia mesopotamica:Lamastu era un mostro vampiro che si nutriva del sangue degliuomini.

I mostri del duomo

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IL VERO MISTEROMODENESE

Al termine di questa breve scorribanda nella Modenamisteriosa, lugubre, fantastica dobbiamo dire cheabbiamo parlato di leggende, miti, anche di fatti storici,cercandone sempre il lato che più ci può colpire.Eppure c’è un mistero reale, che colpisce ed incuriosi-sce turisti, visitatori, persone che, a diverso livellohanno visitato e studiato ;la nostra città.Il buffo è che nessun vero modenese si à mai postoquesta domanda: per noi il fatto è normale, quotidia-no, consueto.Eppure ci piace chiudere questo testo con la domandache stupisce stranieri ed italiani:

‘ come fanno i modenesia sopravvivere

alla loro dieta ?”

Il nostro viaggio è finito.Molti però sono ancora i misteri che la

nostra città nasconde: case dove ci “si sente”,

passaggi segreti, antri e spelonche sotter-ranee, i cimiteri dei morti appestati.....

Per questo noi non diciamo punto e basta,ma punto e a capo.

Se conosci un luogo misterioso, una leg-genda, una diceria, dei fatti inspiegati

scrivilo alla circoscrizione N 1Commissione cultura - Sezione misteri

e forse quest’altr’anno ci ridaremo appuntamento

per scoprire altri misteri di questasplendida nostra città.

Questo libro ideato, scritto e disegnato da Pino Ligabue è stato stampato dalla Tipografia Comunale di Modena

nel gennaio 1997