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L’inquiLino DEL TErzo Piano AZZURRINO BEIGEOLINO GRIGETTO PioTr HanzELEwicz mostra a cura di Enzo De Leonibus testo di Teresa Macrì

PioTr HanzELEwicz - WordPress.com · 2013. 11. 13. · 2010, divano, disegno su carta calcografica e lucido, ,. Per avere un posto tutto mio 2010 installazione, materiali vari - dimensioni

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  • L’inquiLino DEL TErzo Piano

    AZZURRINO BEIGEOLINO GRIGETTO

    PioTr HanzELEwiczmostra a cura di Enzo De Leonibus

    testo di Teresa Macrì

  • iSBn XXX-XXXXXX

    copyright © 2011 Piotr Hanzelewicz

    http://linquilinodelterzopiano.wordpress.com/[email protected]

    Diritti di traduzione, riproduzione e adattamentototale o parziale e con qualsiasi mezzo, riservatiper tutti i paesi

  • L’inquiLino DEL TErzo Piano

    AZZURRINO BEIGEOLINO GRIGETTO

  • 4

    The assimilation to Roman Polanski, French-Polish cult movie

    director and writer, is the guiding thread of ‘The Tenant’, the solo

    exhibition of Piotr Hanzelewicz (H.) who revives 1976 original

    movie title version of Polanski’s Le Locataire to mount the whole

    architecture of his own exhibition.

    If Polanski interprets the fictional Tenant (who plays the role of the

    main character Trelkovski, a creation of the writer Roland Topor),

    H. represents the real one.

    This is a conceptual sleight of hand used by the artist to pave the

    way for a para-autobiographical exhibition.

    But from now on, the Polanski- Hanzelewicz assimilation definitely

    diverges: if, on the one hand, the paranoiac-mystery movie has

    been classified a psycho-thriller with a touch of horror, on the other

    hand, the H. exhibition has been realized through the climax of a

    conceptual polysemy.

    In this assimilation to Polanski, what remains incomparably

    exemplar, is the prevailing identitarianism whereas the social circle

    root creeps into the subject life condition through perpetual

    idiosyncrasies, hesitations.

    If Polanski’s contradictions ‘are posed as an aesthete’ through

    desecrating visions of life and a provocative language rich in

    brainwaves and ambiguities, H. synthesizes, on the contrary, his

    alienation through aesthetic story- telling hyper-conceptualization.

    THE TENANT

    or rather

    THIS IS CLASS WAR!

  • 5

    L’assimilazione a roman Polanski, autore di culto, polacco

    naturalizzato francese, è il filo conduttore de L’inquilino del terzo

    piano, personale di Piotr Hanzelewicz (H.) che ne ripesca il titolo

    del film del 1976 (in originale Le Locataire) per impiantare

    l’architettura complessiva della sua mostra.

    inquilino del terzo piano finzionale è Polanski (nel ruolo del

    protagonista Trelkovski, inventato dallo scrittore roland Topor) e

    inquilino del terzo piano reale è H.

    E’ un escamotage concettuale che consente all’artista di costruire

    un percorso para-autobiografico dell’esibizione.

    Da qui, però l’assimilazione Polanski = Hanzelewicz, diverge

    nettamente: se il film paranoico/misterico è di genere psyco-thriller

    con sfumature horror, la mostra di H. è realizzata attraverso una

    strettissima polisemia concettuale.

    ciò che però resta inconfutabilmente esemplare in questa

    assimilazione a Polanski è la dominante identitaria, laddove la

    radice di appartenenza si insinua nella condizione di vita del

    soggetto attraverso idiosincrasie perpetue e irrisolutezze.

    Se, notoriamente, le contraddizioni polanskiane, sono

    “esteticizzate” attraverso una visione dissacrante e un linguaggio

    provocatorio pieno di colpi di genio e ambiguità, H., riassume

    invece il suo senso di straniamento attraverso la iper-

    concettualizzazione della narrazione estetica.

    L’INQUILINO DEL TERZO PIANO

    o meglio

    QUESTA E’ LOTTA DI CLASSE!

  • 6

    In fact, in The Tenant exhibition all works of art are selected as to

    suggest a biographic list that widens on contents, cultural and

    more general implications like a rhizomatic shape.

    The logistic junction that develops in all the rooms of the Lab

    Museum, addresses the visitor to go into H’s background,

    passions, obsessions, apathies, interests, fetishisms, dreams, for

    approaching at least a level of experiential collectivization.

    H. privileges a code where the conceptualization of the experience

    (extremely pop- urban), which hides different interpretation keys,

    interferes with a cold fruition of immediate impact nature. It is a

    sort of contraposition to the current informative and non-

    informative mass-medial languages, to that catatonic ‘linguistic

    desertification’ that impoverishes and banalizes the present. H.

    privileges a narrative complexity that turns elliptically around the

    artistic object, strengthening it with prismatic facets and depths.

    The work of art Papaveri (Poppies), a multi-layered semantic tool

    in a multitude of meanings/signiefiers/iconologisms exists apart

    from the object itself and widens in multi-layered historical-cultural

    recalls belonging toH’smulti-belonging,alienation, probable

    existential questioning, under-constructive/deconstructive

    subjectiveness. See the ellipse: Poppy→II World War→German

    siege in Montecassino Abbey→end of the world conflict→Poppy→

    Poland→national pride→Italy→Poppy→unreachable

    power→historical memory→Poppy. Subjectiveness and history

    often intersect one another like a sort of diplopia through which H.

    weaves/reweaves, sometimes undoes the ranks of his roots.

    H. like Polanski blames the aporias of the identity complexity and

    by encrypting in his anxious objects, it is possible to discover his

    sense of inadequacy, a constant mood of estrangement.

    ‘ Feeling like a stranger in a foreign land’ H. wrote, should be like

    when:

  • 7

    in l’inquilino del terzo piano, infatti, la selezione delle opere

    filigranano un coté biografico che si dilata in forma rizomatica su

    contenuti e su risvolti culturali più generali.

    Lo snodo logistico che si sviluppa nelle sale del Museolaboratorio

    indirizza il fruitore ad addentrarsi nel vissuto di H., nelle sue

    passioni, ossessioni, indolenze, interessi, feticismi, sogni, per poi,

    spesso, accedere ad un piano di collettivizzazione esperienziale.

    H., predilige un codice in cui la concettualizzazione delle

    esperienze (alcune delle quali estremamente pop-urbane) che

    nasconde strati di interpretazione molteplice, interferisce con una

    fruizione secca e di immediato impatto. E’ in qualche modo una

    sorta di contrapposizione ai linguaggi mass-mediali correnti

    informativi e anti- formativi, quella sorta di “desertificazione

    linguistica” catatonizzante che banalizza e impoverisce il presente.

    H., infatti privilegia una complessità narrativa che ruota intorno

    all’oggetto artistico ellitticamente, corroborandolo di sfaccettature

    e pieghe prismatiche.

    Si prenda l’opera Papaveri un dispositivo semantico stratificato in

    una moltitudine di significati/significanti/iconologismi che prescinde

    dall’oggetto in se per dilatarsiinunmultilayerdirimandi storici-

    culturali che appartengono alla pluri-appartenenza di H., al suo

    senso di straniamento, ai suoi probabili interrogativi esistenziali,

    alla sua soggettività in costruzione/decostruzione. Si segua

    l’ellissi:

    Papavero→Seconda Guerra Mondiale→assedio tedesco nella

    abbazia di Montecassino→Fine del conflitto mondiale→

    Papavero→Polonia→orgoglio nazionale→italia-?Papavero→

    Potenza irraggiungibile→Memoria storica→Papavero.

    Soggettività e storia, spesso si intersecano e articolano una sorta

    di doppio attraverso il quale H., tesse/ritesse, a volte disfa, le fila

  • 8

    [1] Celestini A., 2009, Lotta di classe, EinaudiPublisher, Turin.

    ‘I walk through walls, through small anti-burglar villas checked by

    anti-gypsy alarm systems; through villas protected by anti-nigger,

    anti- rust painted bars where apathetic, anti-Semitic owners with

    anti- wrinkle cream make antiallergic hors-d’oeuvre in anti-atomic

    shelters; through video surveilled banks, barracks, mental

    hospitals and jail walls. And I start laughing when a guard tries to

    stop me because I am walking him through notwithstanding his

    uniform. The guard will turn round saying: ‘Brigadiere what shall

    we do? This is a witchcraft!’ And I will answer: ‘ No, this is class

    war’[1]

    Or something like that.

    By Teresa Macrì

    Rome, September 2011

  • 9

    [1] celestini a., 2009, Lotta di classe, Einaudi,Torino.

    della sua appartenenza.

    H., come Polanski accusa le aporie della complessità identitaria e,

    criptando nei suoi oggetti ansiosi, è possibile scoprirne

    l’inadeguatezza e un senso, quasi un mood, costante, di

    estraneità.

    “Sentirsi straniero in una terra straniera” ha scritto H., e deve

    essere come:

    “io passo attraverso i muri. attraverso le villette antiladro

    controllate dagli allarmi antizingaro, protette da inferriate antinegro

    con vernice antiruggine dove antipatici padroni antisemiti con

    crema antirughe fanno antipasti antiallergici in bunker antiatomici.

    attraverso le banche video sorvegliate. attraverso i muri delle

    caserme, dei manicomi, delle galere. E mi viene da ridere mentre

    una guardia prova a fermarmi perché attraverso anche lei con la

    sua divisa. Lei che si girerà dicendo: - Brigadiere che facciamo?

    questa è stregoneria! E io le risponderò: - no, questa è lotta di

    classe”[1]

    o, qualcosa del genere.

    Teresa Macrì

    roma, Settembre 2011

  • 10

    L’inquiLino DEL TErzo Piano

    _Schiena

    _Per avere un posto tutto mio

    _Seduto qui guardo altre cose

    _Papaveri

    _Lunaria annua, Passiflora caerulea

    (Omaggio a Blossfeldt)

    _La banalità del bene

    _Mobile profondo(per 64 calculi)

    _E' difficile

    _Da Alfredo

    _Arecacea(se al fare politico corrisponde un fare etico,siamo di fronte ad un fatto poetico)

  • 12

    Schiena

    2011resina, poliuretano, legno,grafite.site specific

    resin, polyurethane, wood,graphite.site specific

  • 13

    Schiena

    2011polaroid, grafite su carta cal-

    cografica e carta da lucido.teca 30 x 30 cm

    polaroid, graphite on transpa-rency and engraving paper.

    showcase 30 x 30 cm

  • 17

    Schiena

    2008tatuaggio

    tattoo

    platycerium bifurcatum o “corna d'alce”

    platycerium bifurcatum, or “elkhorn fern”

  • 21

    Seduto qui guardo altre cose

    2010ficus alii, divano,disegno su carta

    calcografica e lucido

    ficus alii, sofa,drawing on transparency

    and engraving paper.

    Per avere un posto tutto mio

    2010installazione, materiali vari - dimensioni ambientali

    installation of various materials - environmental dimensions

  • 22

    Seduto qui guardo altre cose

    2010ficus alii, divano, disegno su carta calcografica e lucido

    ficus alii, sofa, drawing on transparency and engraving paper

  • 24

    Blood red drops stand out against fields searching the kiss of the

    sun. The kiss of life. The poppy breaks the green and yellow

    uniformity, testifies the rebirth of nature, where the flow of seasons

    chants for change, hope and future. The poppy pervades the

    human symbolic world in search of recognizable images beyond

    the words. Red like man’s bloodshed in the centuries, borrowed to

    remember the dead. Poetry, history, memory. Red is the paper-

    made flower that takes us back to a century ago, when in the

    Commonwealth countries, at the eleventh hour of the eleventh day

    and month of year 1918, the guns ceased to thunder in the terrific

    European chaos that wiped out a generation. In the human

    incurable illusion to dominate always and however events and

    history go, the Great war should have been the last one. After

    twenty years, European concentration camps should have drunk

    the blood of millions of other men, women and children. Poland,

    1939; where in time of peace the poppy bloomed, the hope for a

    better world faded away. Not only Flanders claimed back the

    tribute to the Pagan God Mars who wiped out the God of the

    Christians; not only the Canadian medical officer John McRae

    sang through poetry those blood drops that fell in the earth and

    from the earth regenerated in a flower. Italy, 1944; Montecassino

    Abbey, cradle of the common European civilization, upholder of

    scholarship treasures, assists to an act of cruelty of which those

    PAUPERES

  • 25

    Gocce rosso sangue che svettano dai prati per cercare il bacio

    del sole. il bacio della vita. il papavero che spezza l’uniformità del

    verde e del giallo e testimonia la rinascita, lì dove il fluire delle

    stagioni scandisce il cambiamento, la speranza, il futuro. il

    papavero che entra nella simbologia dell’uomo, sempre alla

    ricerca di figure immediatamente riconoscibili che possano

    raccontare senza bisogno di parole. rosso come il sangue,

    versato dall’uomo nei secoli, e preso in prestito per ricordare chi la

    propria voce non può più farla udire. La poesia, la storia, il ricordo.

    rosso è il fiore di carta che nei Paesi del commonwealth ci riporta

    indietro di quasi un secolo, quando all’undicesima ora

    dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese del 1918 in Europa il

    cannone cessava di tuonare, nell’immane macello che cancellò

    una generazione. La Grande guerra doveva essere l’ultima guerra,

    nell’inguaribile illusione che gli uomini hanno di poter dominare

    sempre e comunque gli eventi e di poter imbrigliare la Storia. Venti

    anni dopo i campi d’Europa avrebbero bevuto altro sangue di altri

    milioni di uomini, donne e bambini. Polonia, 1939. Dove in tempo

    di pace fioriva il papavero, si spegneva la speranza di un mondo

    migliore. non erano più le sole Fiandre a reclamare il tributo al dio

    pagano Marte che aveva cancellato il Dio dei cristiani, non era più

    solo l’ufficiale medico canadese John Mcrae a poter cantare con

    la poesia quelle gocce di sangue che finivano nella terra e dalla

    PAUPERES

  • 28

    walls of peace had no comparable memory.

    Around the holy place, there are people of any sort of race and

    language; they are in uniform, with weapons in their hands, they

    kill and die. There are soldiers coming from other worlds and many

    countries. Some of them lived in Italy a too little told and too little

    known odyssey, like the Polish soldiers of General Anders. Their

    white-red flag with the white eagle will stand out the ruins of the

    conquered Abbey destroyed by the fury of war. In the surrounding

    fields ‘Red poppies on Monte Cassino instead of dew, drank Polish

    blood’, recites a famous war song in the language of Chopin.

    Flowers saw soldiers fall with their stories and leave them there to

    testify that their sacrifice upon the altar of war was to let the world

    be free from any kind of war. Men that fought for ‘our and your

    freedom’, left their tormented homeland forever, while others

    decided that Poland could not yearn for the same freedom that

    Polish people had conquered for the Italians.

    Every year poppies stain with red the fields of Monte Cassino,

    searching the sun and standing out stiff and impassible to the

    Italian linguistic virtuosity that compares them to the powers.

    Nature lives and grows again with its immutable rules, stands still

    and remembers, moves and touches.

    Marco Patricelli

  • 29

    terra si rigeneravano in un fiore. italia, 1944. L’abbazia di

    Montecassino, culla della comune civiltà europea, custode dei

    tesori della sapienza, assiste a una barbarie di cui quelle mura di

    pace non avevano memoria assimilabile. attorno al sacro edificio

    ci sono popoli di tutte le razze e di tutte le lingue, sono in divisa,

    hanno le armi in pugno, uccidono e muoiono. ci sono soldati che

    vengono da altri mondi e da tanti Paesi. alcuni hanno vissuto

    un’odissea troppo poco raccontata e troppo poco nota in italia,

    come i polacchi del generale anders. La loro bandiera, quella

    biancorossa con l’aquila bianca, svetterà sulle macerie

    dell’abbazia espugnata che non è stata risparmiata dal furore

    bellico. nei campi circostanti “i rossi papaveri di Monte cassino /

    non bevevano rugiada ma sangue polacco”, come recita una

    canzone nella lingua di chopin. Fiori che hanno visto cadere

    uomini con le loro storie, rimasti lì a testimoniare che il loro

    sacrificio sull’altare della guerra era perché non vi fossero più

    guerre. Gli uomini che si erano battuti “per la nostra e la vostra

    libertà” avevano lasciato la loro patria martoriata per non farvi più

    ritorno, e altri uomini avevano deciso che per la Polonia non

    doveva più esserci la stessa libertà che i polacchi avevano

    conquistato per gli italiani. i papaveri ogni anno macchiano di

    rosso i campi e il colle di cassino. cercano il sole, svettano

    impettiti e indifferenti ai giochi della lingua italiana che li assimilano

    ai potenti. La natura, che vive e rinasce con le sue leggi

    immutabili, tace e ricorda. Emoziona e commuove.

    Marco Patricelli

  • 30

  • 31

    Papaveri

    201124 pannelli, grafite su stampa, lucido

    24 wood panels, graphite on print, transparency

  • 33

    Lunaria annua, passiflora caerulea (Omaggio a K. Blossfeldt)

    2011doppia proiezione in movimento da lanterna magica

    double projection in motion by a magic lantern

  • 36

    La banalità del bene

    2011carta, lampada wood,inchiostro uV

    paper, wood lamp, UV ink

  • 37

    E' difficile

    2011materiali vari

    340 x 500 cm

    various materials

  • 40

    Mobile profondo (per 64 calculi)

    201164 granelli di sabbia, vetro17 x 17 x 2 cm

    64 grains of sand, glass

  • 42

  • 43

    Pizzeria da Alfredo

    2011materiali vari

    veduta dell'installazionedurante l'inaugurazione

    various materialsinstallation view duringthe exhibition opening

  • 45

    Arecacea

    (se al fare politico corrisponde un fare etico, siamo di fronte ad un fatto poetico)

    2011matite colorate su carta da lucido - 8 x 5 cm

    esemplare 27 di 100

    coloured pencils on transparency - 8 x 5 cmspecimen 27 of 100

  • 46

    Sostenitori

    adam Hanzelewicz, Michela De Masi, arianna Hanzelewicz, Marco neri, Fabiano Petricone,

    nina Todorovic, Francesca wegher, Pelin, Myriam Laplante, antonio andreucci, Stefano

    ruggiero, Maria cristina Sciarillo, Maria Giovanna Mancini, chyioko Miura, Enrico Sconci,

    Marco ianni, andrea Di cesare, angelo Bucciacchio, Enzo umbaca, Studio odontoiatrico

    iancu-Marchione (aq), Pier Luigi Di croce, Stefania andreucci, Francesca andreucci, Paolo Di

    Giovanni, chiara ciancone, Maurizio coccia, carmela Presenza, ida cantoro

    Adesioni

    Gaetano carboni, Max Scatena, Danilo Di Berardino, Sonia Pagnanelli, Matteo Fato, Marcello

    Gallucci, Velia Gabriele, EVa (Eco Villaggio autocostruito), Sabrina Vedovotto, Giuseppe

    Stampone, Emiliano Dante, Monica ciarcelluti, Gabriele Florindi, Silvia Di Loreto, Daniela

    nativio, Monticelli & Pagone

  • 48

    The red palm weevil, rhynchophorus ferrugineus, also known as

    the Asian palm weevil or sago palm weevil, is a species of beetle

    which infests palms.

    The first arecaceae (palms) date back to the Cretaceous period

    (about 70-80 million years ago). As for the rest of flora, palms

    spread owing to dominations, oppressions, conquests and

    bloodsheds.

    Since the age of Alexander the Macedonian and during the Roman

    Empire, palms had spread along Mediterranean shores. After the

    discovery of America, exemplars of palm trees able to survive

    even in Iceland, spread in the Old World.

    This is the west country where the palm lives in.

    On November 9th 1989, the Berlin Wall was knocked down . Cold

    War came to an end. On December 26th 1991, the Union of Soviet

    Socialist Republics was dissolved.

    The global era starts and this is the end of history.

    But if the sole thought of a western capitalism effectively

    represents ‘the end of history’ (as Fukuyama said), it is clear that a

    dysfunction triggered.

    But if this suggested model does not admit alternatives for natural

    cause-and-effect ratio, we suffer the consequences of that (in

    ARECACEA’

    (if political decision making

    corresponds to ethical decision

    making, we are in front of

    decision-making via poetical

    imagery)

  • 49

    il rhynchophorus ferrugineus o punteruolo rosso è un coleottero

    curculionide molto dannoso alle piante di palma.

    Le prime testimonianze di arecaceae (palme) risalgono al

    cretaceo (ca. 70-80 milioni di anni fa). come per il resto della

    flora, le palme si spostano a seguito di dominazioni, oppressioni,

    conquiste e spargimenti di sangue. Dall'epoca di alessandro il

    Macedone, per tutto l'impero romano, le palme si attestano con

    forza su tutte le sponde del Mediterraneo. Più di un secolo dopo la

    scoperta delle americhe, arrivano nel vecchio continente

    esemplari capaci di vivere anche in islanda.

    È l'occidente e la palma ci vive dentro.

    il 9 novembre 1989 viene abbattuto il muro di Berlino. La guerra

    fredda è finita. il 26 dicembre 1991 viene sciolta l'unione delle

    repubbliche Socialiste Sovietiche.

    inizia l'era globale e fine della storia.

    Ma se il pensiero unico di un capitalismo occidentale rappresenta

    veramente la "fine della storia" (come sostiene Fukuyama) risulta

    chiaro che si è innescata una disfunzione. quando il modello

    proposto non concepisce alternative, per naturale rapporto di

    causa/effetto otteniamo delle conseguenze (un tempo si

    sarebbero chiamate "danni collaterali").

    ARECACEA

    (se al fare politico corrisponde un

    fare etico, siamo di fronte ad un

    fare poetico)

  • 50

    2011study forgeopolitical installation

    other words the ‘collateral damages’).

    The palm tree collapses like a broken elastic band; never more

    ideological distances keeping the natural antagonist away, but

    first–class cargo planes for the rhynchophorus ferrugineus.

    The design of the palm creates a horror vacui vertigo because an

    implicit natural law exists, that rules both on culture and policy: this

    feeling of emptiness is not admitted seeing that it scares us.

  • 51

    La palma cade nella tensione di un elastico rotto: non più distanze

    ideologiche a tenere lontano il suo naturale antagonista, ma aerei

    cargo in cui il punteruolo viaggia in prima classe.

    il disegno della palma crea la vertigine dell'horror vacui, questo

    perchè esiste una tacita legge della natura che vige anche nella

    cultura/politica: non è ammesso il vuoto dal momento che ci

    terrorizza.

    2011studio per

    installazione geopolitica

  • 52

    Giorgio Megaregistrazioni, zither, tamburo in

    recordings, zither, drum in

    Antimonio

    andrzej Hanzelewiczviolino neviolin in

    L'inquilino del terzo piano

    azzurrino beigeolino grigetto

  • 53

    Piotr Hanzelewicz

    nato a Lodz - Polonia nel 1978 vive e lavoraborn in Lodz – Poland in 1978 he lives and works

    Sono io. Ma senza altri non sono. Sono io in quanto studi, lavorietc. ma quello non lo trovo interessante. Sono io in quanto ho ilsostegno e la fiducia di una rete che si muove con me ed in talsenso è importante che io con me stesso non rappresenti altro

    se non me. non una persona/cosa con un epiteto in funzione delsuo apporto alla società. non ruolo non lavoro non luogo non

    etichetta.rinominare la vita.

    Benvenuti nel mio appartamento.

    It's me. But without the others I’m not.I am, as I study, as I work, etc.

    but this is not the point.I am, as I am, in a network that moves

    with me and, I mean, I have to represent myself just as me, asthe network. Not as a person/as a thing with an epithet functional

    to its social contribution.No role, no job, no place, no label.

    Just rename life.Welcome to my apartment.