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Pitigliano 2012 Roberto Giusti fra l’occhio e la mano

Pitigliano 2012 · Il Pozzo Antico Ristorante in Pitigliano Isaldo Mori Antiquariato Angelini Ermete e C Roberto e Martina Nizzi Roberto Polidori Ceramica d’arte ... Non casualmente

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Pitigliano 2012

Roberto Giusti

fra l’occhio e la mano

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Elaborazione grafica a cura di Roberto Giusti www.robertogiusti.it

Con il patrocinio

Comune di Pitigliano

Si ringraziano per la preziosa collaborazione

Pierluigi Camilli Sindaco di Pitigliano

Stefano Formiconi Villa CoranoIl Pozzo Antico Ristorante in PitiglianoIsaldo Mori AntiquariatoAngelini Ermete e CRoberto e Martina NizziRoberto Polidori Ceramica d’arteAntonello Carrucoli

Per gli Interventi Prodotti

Antonello de OtoAngelo BiondiGiovanni CasaGiovanni Greco,Marco Veglia

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IL NODO D’AMORE ,Pitigliano via F. Zuccarelli n° 258 tel. 0564 617017

www.nododamore.net

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SIMBOLI , 2010 - Olio su tela cm. 60x50

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Pitigliano Agosto 2012

Testi critici di:Antonello De Oto

Angelo BiondiGiovanni CasaGiovanni Greco

Marco Veglia

fra l’occhio e la mano

Roberto Giusti

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IMBRIGLIARE MOMENTANEAMENTE L’INFINITO La pittura di Roberto Giusti

Nell’accostarsi ad una tela di Roberto Giusti si vive una doppia emozione. La prima, molto tecnica, che a cascata si invera nella seconda, riguarda il piacere del tratto che pervade l’occhio di chi osserva. La seconda, necessariamente figlia della prima emozio-ne, riguarda l’apertura di uno spazio da un punto di osservazione definito. Quasi che la persona abbia l’opportunità di imbrigliare momentaneamente l’infinito, lì di passaggio, “fotografato” dal pittore con la maestria di non chiudere la porta, di lasciare che l’emo-zione del film-vita sembri ancora scorrere. Ma in realtà non è più così. Oggetti, cose, animali, simboli, troneggiano fermi in primo piano sullo sfondo di un “infinito-finito” che abitano ed interpretano. Lettura meravigliosamente visionaria e al contempo reale, concreta ed esoterica, cosciente di richiamare un mondo antico e perfetto che prepara un futuro deciso a non cedere i suoi capisaldi e a voler comunque vivere i sogni del quo-tidiano. Roberto Giusti e la sua pittura non hanno bisogno dell’astratto o di tecniche vicine a movimenti di arte contemporanea tanto osannati come quello fluxus di George Maciunas e Yoko Ono o l’abuso della rappresentazione iconografica che ad esempio un Luigi Ontani fa con i suoi “tableaux vivants”. Il simbolo nella pittura ad olio di Giusti è tradizione che guarda ad un infinito fotografato ma mai immobile e perduto nella prospettiva del fermo-immagine. L’emozione che tele come “la Valigia” e “Il Volo” resti-tuiscono nella prospettiva qui tracciata è totale per un viaggiatore dell’anima che voglia recare con sé entrambi gli ingredienti per sopravvivere alla feroce modernità: un pezzo di storia e un lembo di futuro.

Antonello De Oto

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NITIDEZZA E NETTEZZA, SAPIENZA E LIBERTA’ Nella pittura di Roberto Giusti La Mostra di pittura che si tiene a Pitigliano nel mese di agosto 2012 e che si avvia a diventare ormai un tradizionale appuntamento culturale, espone quest’anno opere di Roberto Giusti, proprio l’ideatore e l’animatore dell’avvenimento culturale e colui che ne ha predisposto il luogo adatto nello splendido locale restaurato, già parte dell’antico Ospedale di S.Antonio, in via Zuccarelli Al primo sguardo le opere di Ro-berto Giusti fanno venire in mente due coppie di parole: Nitidezza e Pulizia, subito dopo Nettezza e Precisione. Sembra che le pitture di Roberto Giusti siano passate attraverso un filtro, che le ha “levigate” tanto da poterle vedere come attraverso un invisibile cristallo estremamente limpido; “quali per vetri trasparenti e tersi…”, come diceva il Sommo Poeta. La nitidezza infatti è il dato, che appare immediatamente nella soluzione tecnica della pittura di Roberto, che abbina colori tenui e leggeri (celeste più che azzurro, grigio chiaro più che scuro ecc.) alla purezza delle linee e dei soggetti; è questa una caratteristica che fa intravedere una pulizia, che non è solo un aspetto formale, ma soprattutto è pulizia interiore, pulizia d’animo, che traspare nei dipinti. Su colori tenui, tra i quali primeggia il celeste del cielo e l’azzurrino del mare, si innestano i soggetti dai contorni netti e precisi, anche quando compare solo un filo o una riga o una linea. Non si tratta di una precisione superficiale o magari pedante, ma di un dato connaturato all’espressione formale. C’è una figura ricorrente che assume la caratteristica di un simbolo: il filo a piombo, che troviamo variamente coniugato con altri attrezzi come la cazzuola, il compasso ecc., ma an-che libri, che sono tomi, cioè libri antichi, simbolicamente depositari di una arcaica sapienza. E’ quella sapienza, che pare sottintesa variamente anche da altre figure simboliche tratte dal mondo animale: la tartaruga, il gabbiano, il gallo, la civetta; ma è una sapienza che resta un’aspirazione, forse irraggiungibile, come pare sottolineare il dipinto “VITA NOVA” con un teschio sopra il libro chiuso, oppure “LA VALIGIA”, dove appunto la valigia da portar dietro non è altro che un grosso tomo su un muro in riva al mare, sul quale spicca il volo uno stormo d’uccelli “com’esuli pensieri” di carducciana memoria. Ma c’è un’altra aspirazione che scaturisce con vivezza dalle opere di Roberto Giusti: l’aspirazione alla libertà, libertà dai vincoli terreni, libertà dalle convenzioni, libertà di “sentirsi libero” su su in alto, come appare nel dipinto “IL SALTO”, in cui una donna nuda nel cielo, sembra voler superare ogni possibile ostacolo nell’atto di saltare senza che vi sia alcun limite né da una parte né dall’altra, o come nell’opera “EQUILIBRIO”, dove l’eterea donna nuda, sempre in cielo, pur senza alcun appoggio, viene “equilibrata” dal filo a piombo, che ricompare qui con questa funzione.Ma anche questa aspirazione alla libertà assoluta è un’illusione, per di più pericolosa: infatti basta “UN ATTIMO” (vedi il dipinto con tale titolo) che il paracadute strappato costringe a precipitare giù, senza speranze, di fronte ad una indifferente spettatrice, che guarda da un’altra parte. Angelo Biondi

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TRA L’OCCHIO E LA MANO La pittura di Roberto Giusti

Mentre le tecniche di riproduzione delle immagini sconvolgono la pittura e, in un clima alessandrino da basso impero, la relegano nella nostalgia dei musei, lo sguar-do sull’arte moderna diventa sempre più incerto. Si moltiplicano maldestri i tenta-tivi di stupire: con le infinite variazioni sull’invisibile della pittura astratta, con le illusioni del fotorealismo, con il gesto della body art, con lo scritto del concettuale. In questi giochi linguistici che, in modo insipido o vistoso, aspirano alla pura essen-za o alla verità, ogni estetica diventa un’ermeneutica. E sono i critici e i mercanti che spesso fanno i quadri. Al di fuori delle mode e del mercato, l’arte di Roberto Giusti è ancora quella antica: sa di trementina e insegue l’ombra e la luce con mille velatu-re; stabilisce rapporti di corrispondenza visiva e salda nell’attualità della percezione e della riflessione ciò che si è acquisito. Per contro, la peculiare attualità di questa scelta iconica sta nell’indicare “l’oltre”: non celebra l’assenza, ma uno stare insieme, che solleva la soggettività a una comunanza quasi sacrale. Ruotato l’asse della tra-scendenza di novanta gradi, lungo l’orizzontale che unisce il cielo al mare e alla terra, il pittore inscrive le sue figure alla ricerca della parola perduta e fornisce loro una polisemia che alimenta e impegna l’attività dell’occhio e della mente: il libro e il filo a piombo; la corda tesa e la fanciulla; la valigia e l’ex-voto; la mantide, il gallo e l’uovo. Queste metafore oculari, non descrittive, alludono alla mutevole e fluttuante labilità delle relazioni tra gli oggetti e operano connessioni tra ciò che fu scisso: in un “pro-cesso” ove ogni elemento non è mai puro perché ha vita e significato solo rispetto a un altro elemento. Tra l’occhio e la mano si configura uno sguardo cosmopolita che, con volontà d’ibridazione, occupa lo spazio mediano che separa e, in uno sforzo di conciliazione, sviluppa la ricchezza degli spazi interstiziali. Perché non siamo esseri pensanti per il solo fatto di aprire gli occhi.

Giovanni Casa

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Quando trionfa l’inverno della cultura, per dirla con Jean Clair, non resta che ritor-nare alle cose “permanenti e fondamentali”. La pittura di Roberto Giusti decostru-isce il linguaggio figurativo odierno e, attraverso recuperi illuminanti e scansioni simboliche che hanno la grazia dei fatti naturali, ci riporta in un universo che, se non ordinato, dell’ordine almeno non ha smarrito la speranza e la sapienza costruttiva. Se, del resto, il rischio delle immagini, nelle dinamiche del mondo attuale, è quello di un loro dominio esclusivo, che non lascia cittadinanza alcuna alla ragione critica, quest’avventura pericolosa, questa fascinazione di Medusa, è fugata dalla presenza, sulla tela di Giusti, del segno, del dato, del simbolo, e, insieme, dello sguardo che tutti li raccorda e, raccordandoli, conferisce loro una nuova prospettiva. Poiché tutto è, nel villaggio globale, figura e iconicità, occorre una pittura che sappia astrarre non dalla realtà, ma dalla propria tentazione di esaurirne o di eluderne la complessità. Per questa via, l’opera figurativa di Roberto Giusti, mentre rivendica uno sguardo vigile, dove la realtà è indissociabile dall’interpretazione della realtà, mantiene la leggerezza sorridente dell’ironia, la pacatezza cordiale di uno occhio solidale col mondo e col proprio desiderio di comprenderlo. Il gallo, il mare, le figure scomposte o lievi nell’aria tersa, le tartarughe e il pavimento a scacchi, la valigia, i gabbiani in fuga, i libri e i labirinti, ci ricordano che conta forse meno la realtà pulsante, indi-stinta, caotica e pietrificante, dell’occhio che la vede, la interroga e la possiede. Solo uno sguardo “indiretto”, solo un connubio tra l’occhio e la mano, salva dal veleno di Medusa. MarcoVeglia

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SIMBOLISMI E SISTEMA DEI SEGNI Nella Pittura di Roberto Giusti Roberto Giusti è un amato figlio della dolce e cara terra di Pitigliano, nel cuore della Maremma, e da ragazzo comincia a dipingere vicoli e scorci della sua patria, e poi oggi si diffonde su sfondi che propongono una natura serena che sa sprigionare la sua radiosa bellezza e su opere dalla complessa interpretazione. Mi sembra quasi come se il suo lavoro artistico possa essere figlio … di un imprevisto, di una speciale contingenza della sua vita, del resto sappiamo bene che un imprevisto conquista spesso un’innovazione (G. Casa), offrendo nuove occasioni e garantendo prospet-tive diverse agli individui. Del resto il mondo cambia più velocemente della nostra intelligenza del mondo. Le sue opere mi appaiono inclusive, capaci di accogliere e di … “educare”, una sorta di educazione alla legalità e ai valori profondi della vita, e ciò che si mostra con piena evidenza è la ricerca, è la sperimentazione, attraverso l’uso di colori caldi e carichi di senso, col sapore della terra e del mare, quasi come se si trattasse di un malato che cura se stesso con gli strumenti che possiede, utiliz-zando anche notevoli dosi di ironia che rappresenta spesso la liberazione dal sapere fittizio. L’obiettivo umano dipinto da Giusti è una persona che guarda le cose e gli esseri viventi all’altezza degli occhi, né da sotto né da sopra, e, mediante i protago-nisti dei suoi quadri, cerca di conquistare un suo posto nell’anima della gente. In realtà attraverso il sistema dei segni, Giusti opera una eccellente difesa dell’umano, della natura umana, possedendo i sistemi dei segni una supremazia del disegno nel-la fattispecie, e della scrittura in generale, sull’oralità, e quindi una cospicua dose di immortalità. Non casualmente si scrive e si dipinge con la speranza dell’eternità, non certo per il dopodomani. . Credo che la città di Bologna, con le sue amicizie e le esperienze che lo hanno ispirato, incida fortemente sulla sua vena pittorica: “Bolo-gna città rossa e vicecapitale del Papato, massonica e curiale, borghese e comunista, con un consociativismo interpretato per pura apertura di spirito” (M. Serra). La pittura di Roberto Giusti è suggestiva e brillante, lineare e profonda insieme, ricca di spunti e d’intuizioni, e anche allo stesso tempo, un vero e proprio sistema di segni ricco di simbolismi che naturalmente vanno interpretati. Del resto l’artista sa bene che i simboli nascono dal bisogno di reagire alla schiavitù delle parole e sono con-cepiti per superare la mediazione del linguaggio. Il mondo ha bisogno di simboli per cercare il filo conduttore del labirinto umano, ma i simboli da soli non bastano, perché oggi sempre più c’è bisogno della realtà che essi simbolizzano. Da una parte quindi la terra, con alberi, rami, foglie, la terra con anfratti misteriosi e suggestivi, la terra e le pietre del cimiterino ebraico di Pitigliano camminando nel quale ci sembra di ritrovare il senso profondo della vita. Pitigliano, autentica “città rifugio”

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per gli ebrei, diventa anche per lui il rifugio più autentico. Dall’altra parte il mare, l’acqua, fonte della vita, simbolo di purezza e di purificazione. E la vista dell’acqua e del mare disegnato da Giusti placa e guarisce e la contemplazione dell’acqua, l’odore del mare e della pioggia fanno respirare a pieni polmoni l’aria della speranza e di un futuro meno iniquo. Anche gli animali dipinti ed evocati offrono molteplici spunti di riflessione: il gallo, strettamente legato al sole di cui annunzia il sorgere, simbolo della rinascita, svolge la funzione di sorveglianza scacciando, secondo la tradizione mitologica, gli spiriti del male; la civetta, animale caro ad Atena, indica la saggezza e la comprensione, ma è del pari portatrice del sonno della notte e della morte; la tartaruga simbolo della protezione da ogni attacco esterno, è uno degli animali sacri e personifica l’acqua, l’inverno, simboleggiando la fertilità e la vitalità, e per la sua particolare longevità, l’ordine immutabile e la necessità di essere calmi e riflessivi. E poi i libri, libri antichi, che secondo le stesse parole di Giusti sono “tutt’altro che lo-gori, appoggiati fra loro in delicato equilibrio, un filo a piombo verticale li sostiene, la corda è tesa ma non ancorata, non se ne vede l’origine. Il cielo indaco, carico di bianche nuvole, fa da sfondo, non c’è il paesaggio, in alto dove l’aria è pura, si per-cepisce l’assenza di rumore”… Ma è, a mio avviso, soprattutto nel dipinto relativo al labirinto che si coglie molto dello spirito e dell’operato di questo artista. La metafora del labirinto è immaginata per indagare la capacità dell’uomo di controllare il pro-prio destino, senza la certezza di trovare l’uscita che si avvicina e si allontana, per ritornare e per sparire di nuovo. Nel labirinto l’ansia e l’incertezza si fanno sempre più pesanti, si ansima in silenzio, mentre il cuore percuote la gola, si cerca febbril-mente avanti e indietro, si inizia a temere di perdersi per sempre, ci si addolora per il proprio amaro destino, si vorrebbe gridare, si vorrebbe invocare, ma le parole rimangono inerti, sulle labbra, vuote, cadaveriche. Ma poi quando una sorda dispe-razione ha preso corpo, una luce illumina e riscalda il cuore, il volto si rianima, non si balbetta più, ritornano i buoni propositi, si giura a se stessi che si sarà migliori, si riprende ad articolare la parola. Il labirinto perciò, e tutta la sua pittura in generale, per Roberto Giusti, è mettersi alla prova, è recuperare frammenti di vita, è una ge-stazione introspettiva, è una gravidanza spirituale per puntare al futuro con cuore antico. Buon viaggio, caro amico, e buona fortuna Giovanni Greco

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IDENTITA’, 2012 - Olio su tela cm120x80

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LABIRINTO , 2010 - Olio su tela cm. 60x50

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I DUE FRATELLI , 2010 - Olio su tela cm. 60x50

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COSMOGONIE, 2011 - Olio su tela cm.60x40

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PER GRAZIA RICEVUTA , 2011 - Olio su tela cm. 35x50

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EQUILIBRIO, 2010 - Olio su tela cm. 60x40

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IL SALTO, 2010 - Olio su tela cm. 60x40

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LA PAROLA E’ PERDUTA, 2010 - Olio su tela cm. 60x50

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LA TARTARUGA, 2011 - Olio su tela cm. 70x50

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IL PUNTO, 2010 - Olio su tela cm. 120x40

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LA VALIGIA, 2011 - Olio su tela cm. 100x50

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UN ATTIMO, 2010 - Olio su tela cm. 60x40

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VITA NOVA , 2011 - Olio su tela cm. 70x50

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IL GABBIANO, 2011 - Olio su tela cm 35X50

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IL GALLO, 2010 - Olio su tela cm. 70x50

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LA MELA VERDE, 2010 olio su tela, 40x80

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ATTESA 2010 olio su tela,35X40

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IL VOLO, 2011 - Olio su tela cm. 50x35

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IL GIOCO, 2010 - Olio su tela cm. 60x40

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IL VOLO, 2011 - Olio su tela cm. 50x35

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AL MARE , 2010 - Olio su tela cm. 60x40

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SIMBOLI , 2010 - Olio su tela cm. 60x50

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SIMBOLI 1, 2010 - Olio su tela cm. 60x50

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