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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY DAL 31 LUGLIO AL 13 AGOSTO PAG.9 Community I PROMOSSI DALL’ICT eventi. In un recente convegno cui hanno partecipato oltre 700 persone è stato fatto il punto sulle tecnologie digitali nell’ambito della convergenza, in particolare analizzan- do l’offerta italiana di software e servizi. Il club delle Marche ha organizzato un incon- «Più dialogo fra Stati Uniti e Italia» Gildo Campesato «Aziende italiane ed americane possono affrontare insieme il mercato globale». L’importanza del venture capital e delle nuove tecnologie. Nuovi comitati per allargare la collaborazione Incarichi e responsabilità in vita sua ne ha avuti parecchi. Eppure, è con entusiasmo che Um- berto Paolucci, senior chairman di Microsoft Emea e vice president di Microsoft Corporation, ha accettato di fare il presidente dell’American Chamber of Commerce in Italy (un migliaio di aziende associate) per i prossimi due anni. L’obiet- tivo? “Mi impegnerò per una American Chamber of Commerce in Italy sempre più orientata ad in- coraggiare e promuovere lo sviluppo dei rapporti economici e culturali tra gli Stati Uniti e l’Italia, creando nuove opportunità per valorizzare il ruolo di AmCham di interprete e facilitatore dei rapporti tra i rispettivi Paesi, imprese e mercati”. Dott. Paolucci, Friedman ha avuto un grande successo spiegandoci che il mondo è piatto. Hanno ancora senso queste organizzazioni bi- laterali in un ambiente globalizzato? Penso proprio di sì. Anche un mondo piatto e globalizzato ha bisogno di ponti che consentano ai Paesi di comunicare fra loro. Ecco, cercherò di dare il mio contributo assieme all’amministratore delegato Paolo Catalfamo, sulla scia del lavoro fat- to dai nostri predecessori Mario Resca ed Enrico Sassoon, per rendere più largo e comunicativo il ponte tra Stati Uniti ed Italia. In che modo? Le realtà economiche nazionali e le singole aziende di ogni dimensione si trovano a dover affrontare nuove sfide. La Camera intende inter- pretare queste sfide come un’opportunità per valo- rizzare il proprio ruolo di interprete e di facilitatore di rapporti fra Paesi diversi e fra mercati diversi. Tra l’altro, un ponte più solido fra l’Italia e gli Stati Uniti consentirà di far transitare flussi e partner- ship che potranno andare ben aldilà di questi due pur importanti Paesi, a tutto vantaggio anche del- l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Vuol dire che non guarderete solo alle due sponde dell’Atlantico? Voglio dire che le imprese italiane e quelle ame- ricane se agiscono insieme potranno affrontare meglio le sfide globali ed anche, ad esempio, i Umberto Paolucci, nuovo presidente dell’American Chamber in Italy, spiega i suoi programmi nuovi grandi mercati del Far East. Credo che ci siano opportunità importanti non solo per le grandi imprese, ma anche per le media e le piccole se si ci si muove in una logica di coordinamento e colla- borazione. Da questo punto di vista, aziende come quella da cui provengo possono dare un contributo significativo, anche per il ruolo che svolgono a livello mondiale. L’ambasciatore Usa in Italia Ronald P. Spogli non perde occasione per sottolineare come gli investimenti americani in Italia scarseggino. Ed ha ragioni da vendere: sotto questo aspetto siamo la Cenerentola d’Europa. Il nostro Paese ha tutto da guadagnare se il trend si inverte. Cerchere- mo di dare una spinta perché nascano nuove part- nership capaci di attirare investimenti americani in Italia. Uno dei problemi è la scarsità di rapporti tra imprese mediopiccole ed università. Questo rende poco interessanti le iniziative per il venture capital, visto che è soprattutto l’innovazione tecnologica ad attrarre questo tipo di investimenti. Vorremmo dare il nostro contributo perché si instauri questo dialogo, perché si facciano partnership tra italia- ni ed italiani, capaci di attrarre investimenti di venture capital anche dagli Usa. Credo che siano particolarmente significative le sollecitazioni ve- nute dall’ambasciatore Spogli che è un fervente e convinto sostenitore delle grandi opportunità che ha l’Italia. Da parte nostra siamo pronti a dare tutta la collaborazione a coloro che hanno a cuore lo stesso obiettivo: il nostro Governo, le istituzioni interessate, a partire dalle Regioni più attive in questa direzione, e naturalmente l’ambasciata americana. Qualche idea in questa direzione? Uno degli obiettivi sarà contribuire a sviluppare l’immagine positiva dell’Italia nel mondo, attra- verso la promozione dei suoi prodotti, del suo know-how innovativo, della sua cultura e del suo inconfondibile stile di vita. È dalla promozione dell’italian lifestyle che dobbiamo partire per pro- muovere l’Italia come destinazione ottimale degli investimenti esteri e per la collocazione nel nostro Paese di sedi europee di multinazionali statuniten- si ed estere in generale. Vista la sua esperienza professionale, pos- siamo anche parlare di digital lifestyle su cui l’Italia può puntare? Quella delle nuove tecnologie è una sfida di non di minore importanza. L’Italia non parte da zero: il nostro Paese sta rapidamente acquisendo cono- scenze e sostenendo un ruolo non marginale anche grazie ad investimenti rilevanti delle più impor- tanti imprese statunitensi che operano nel settore delle nuove tecnologie. Il turismo, i beni culturali, la grande filiera del made in Italy digitale sono al- trettante occasioni, tanti spazi da riempire e tanto valore da creare. Giocare e vincere questa partita contribuirà ad un incremento della forza lavoro at- tiva e della sua qualità, del reddito pro-capite, del PIL. Quanto a noi, vogliamo dare una mano, con la messa a fattore comune di best practice. Vi è anche un comitato dedicato a Technology, science e research. Sì e sarà affidato all’amministratore delegato di Cisco Italia, Stefano Venturi che si è detto di- sponibile a guidarlo. Vogliamo contribuire a far emergere le grandi potenzialità di interscambio e di collaborazione che fra Italia e Stati Uniti vi sono nel campo delle tecnologie e della ricerca Avete inoltre rivisto profondamente i comitati permanenti. Sì, abbiamo ridisegnato i vecchi e ne abbiamo proposti di nuovi per renderli più attuali e rappre- sentativi anche delle iniziative che prenderemo in settori per noi nuovi come, ad esempio, il turismo, gli stili di vita, i viaggi, lo sport. Tra le iniziative in campo vorrei ricordare l’attività del comitato In- tellectual property rights protection. Vogliamo far capire che la difesa dei diritti intellettuali è un’op- portunità e non un costo per le imprese italiane, perché fornisce loro una difesa delle eccellenze tecnologiche. Abbiamo avuto modo di parlarne anche con esponenti del nuovo governo. UMBERTO PAOLUCCI Umberto Paolucci, senior chairman di Microsoft Emea e vice president di Microsoft Corporation, è stato eletto presidente del- l’American Chamber of Commerce in Italy (un migliaio di società associate). Durerà in carica per un biennio, rinnovabile. In questa intervista spiega il suo- programma. L’obiettivo principale è favorire la collaborazione e l’in- terscambio tra imprese americane ed italiane, ed aiutare la creazione di un ambiente favore- vole alla crescita degli investimenti dagli Usa nell’economia italiana. Digital lifestyle «La filiera digitale italiana ha grandi occasioni da turismo, beni culturali e dall’insieme del made in Italy» Italia Cenerentola «Ultimi in Europa per investimenti dagli Stati Uniti. Eppure possono aiutare l’internazionalizzazione» FidaInform, il nuovo corso dei dirigenti informatici Il neo presidente Musumeci: vogliamo aiutare un uso intelligente delle tecnologie a favore del Paese Alessandro Musumeci, diret- tore generale Sistemi Informativi del ministero della Pubblica Istruzione, è stato eletto presidente di FidaInform l’associazione professionale che riunisce un migliaio di dirigenti d’azienda infor- matici. Strutturata in sei sedi (Torino, Mi- lano, Genova, Roma, Ancona e Napoli), associa dirigenti di aziende produttrici e consumatrici di servizii e soluzioni infor- matiche, della pubblica amministrazione centrale e periferica, dei servizi. “Ma non solo dirigenti - puntualizza Musumeci - Associamo anche professionisti in cresci- ta nel campo dell’ICT, i futuri dirigenti, e manager non più in prima linea: entrambi apportano un contributo prezioso di idee, di competenze, di esperienze”. Ing. Musumeci, ci spiega gli scopi di FidaInform? “Siamo un’associazione professionale senza scopo di lucro il cui obiettivo è va- lorizzare un uso intelligente della tecnolo- gia. Vogliamo promuovere la professione dell’informatico e favorire l’interscambio di esperienze fra soci con iniziative di formazione e di informazione, contri- buire all’aggiornamento manageriale e professionale dei soci anche attraverso collaborazioni con le università ed enti terzi, aggregare conoscenze ed esperienze promuovendo eventi esterni, porci come centro di diffusione di esperienze innova- tive nel campo dell’informatica, promuo- vere la creazione di imprese innovative e lo sviluppo del venture capital nel campo dell’informatica”. Fra i vostri obiettivi ci sono anche gli start-up aziendali? Diciamo che vogliamo favorire l’incon- tro fra imprese private, università, centri di ricerca, enti locali per favorire la nascita sul territorio di realizzazioni informatiche innovative col contributo dei professionisti dell’informatica Come operate concretamente? La nostra attività principale è volta ad organizzare incontri, forum di discussione, tro dedicato all’applicazione in Italia della tecnologia RFID. Vorrei poi ricordare il premio Odisseo, promosso dal nostro club di Torino, che intende promuovere le idee più innovative nel campo della tecnologia applicata alla comunicazione. Abbiamo poi una rivista, ICT Professional, ed un sito In- trernet (www.fidainfor.org) che ci consen- tono un dialogo costante con gli iscritti ed i professionisti dell’informatica. Lei è appena stato nominato presiden- te per un biennio. I suoi obiettivi? L’obiettivo del biennio è fare di FidaIn- form il principale punto di aggregazione delle comunità professionali ICT in Italia. Vogliamo essere un partner importante per le istituzioni e le imprese. Una sorta di tavolo di incontro dove non prevale né il fornitore, né il cliente né una parte politica. Un campo neutro in cui confrontarsi sulle problematiche di crescita del nostro Paese aiutando aziende e pubbliche amministra- zione a prendere le decisioni strategiche giuste, non certo a scegliere questa o quella tecnologia. Le sue priorità e la sua filosofia? Fra le priorità metto il rilancio della rivi- sta per farne uno strumento forte al servizio dei professionisti ICT e una rivisitazione del portale Internet per renderlo ancora più interessante e ricco, un luogo virtuale di incontro della nostra community. Non vogliamo essere un’élite, ma un gruppo di professionisti che crede nella dissemi- nazione culturale. Eccellenza e qualità si perseguono ampliando le professionalità informatiche, non restringendo il cerchio. Ecco perché penso sia importante mettere allo stesso tavolo esponenti delle imprese medio-grandi ma soprattutto di quelle piccole. Non a caso ci siamo dati una strut- tura articolata nel territorio dove assieme alle imprese si confrontano le istituzioni pubbliche (università, centri di ricerca, distretti) e la pubblica amministrazione intesa come espressione delle esigenze che emergono dal territorio e dai cittadini. G.C. La comunicazione «Il sito web come strumento virtuale della community dei professionisti dell’ICT » La mission «Credo nella disseminazione culturale e nel confronto fra aziende, PA e Università»

«Più dialogo fra Stati Uniti e Italia» · Nuovi comitati per allargare la collaborazione Incarichi e responsabilità in vita sua ne ha avuti parecchi. Eppure, è con entusiasmo

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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGYDAL 31 LUGLIO AL 13 AGOSTOPAG.9

CommunityI P R O M O S S I D A L L ’ I C T

eventi. In un recente convegno cui hanno partecipato oltre 700 persone è stato fatto il punto sulle tecnologie digitali nell’ambito della convergenza, in particolare analizzan-do l’offerta italiana di software e servizi. Il club delle Marche ha organizzato un incon-

«Più dialogo fra Stati Uniti e Italia»

Gildo Campesato

«Aziende italiane ed americane possono affrontare insieme il mercato globale». L’importanza del venture capital e delle nuove tecnologie. Nuovi comitati per allargare la collaborazione

Incarichi e responsabilità in vita sua ne ha avuti parecchi. Eppure, è con entusiasmo che Um-berto Paolucci, senior chairman di Microsoft Emea e vice president di Microsoft Corporation, ha accettato di fare il presidente dell’American Chamber of Commerce in Italy (un migliaio di aziende associate) per i prossimi due anni. L’obiet-tivo? “Mi impegnerò per una American Chamber of Commerce in Italy sempre più orientata ad in-coraggiare e promuovere lo sviluppo dei rapporti economici e culturali tra gli Stati Uniti e l’Italia, creando nuove opportunità per valorizzare il ruolo di AmCham di interprete e facilitatore dei rapporti tra i rispettivi Paesi, imprese e mercati”.

Dott. Paolucci, Friedman ha avuto un grande successo spiegandoci che il mondo è piatto. Hanno ancora senso queste organizzazioni bi-laterali in un ambiente globalizzato?

Penso proprio di sì. Anche un mondo piatto e globalizzato ha bisogno di ponti che consentano ai Paesi di comunicare fra loro. Ecco, cercherò di dare il mio contributo assieme all’amministratore delegato Paolo Catalfamo, sulla scia del lavoro fat-to dai nostri predecessori Mario Resca ed Enrico Sassoon, per rendere più largo e comunicativo il ponte tra Stati Uniti ed Italia.

In che modo?Le realtà economiche nazionali e le singole

aziende di ogni dimensione si trovano a dover affrontare nuove sfide. La Camera intende inter-pretare queste sfide come un’opportunità per valo-rizzare il proprio ruolo di interprete e di facilitatore di rapporti fra Paesi diversi e fra mercati diversi. Tra l’altro, un ponte più solido fra l’Italia e gli Stati Uniti consentirà di far transitare flussi e partner-ship che potranno andare ben aldilà di questi due pur importanti Paesi, a tutto vantaggio anche del-l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

Vuol dire che non guarderete solo alle due sponde dell’Atlantico?

Voglio dire che le imprese italiane e quelle ame-ricane se agiscono insieme potranno affrontare meglio le sfide globali ed anche, ad esempio, i

Umberto Paolucci, nuovo presidente dell’American Chamber in Italy, spiega i suoi programmi

nuovi grandi mercati del Far East. Credo che ci siano opportunità importanti non solo per le grandi imprese, ma anche per le media e le piccole se si ci si muove in una logica di coordinamento e colla-borazione. Da questo punto di vista, aziende come quella da cui provengo possono dare un contributo significativo, anche per il ruolo che svolgono a livello mondiale.

L’ambasciatore Usa in Italia Ronald P. Spogli non perde occasione per sottolineare come gli investimenti americani in Italia scarseggino.

Ed ha ragioni da vendere: sotto questo aspetto siamo la Cenerentola d’Europa. Il nostro Paese ha tutto da guadagnare se il trend si inverte. Cerchere-mo di dare una spinta perché nascano nuove part-nership capaci di attirare investimenti americani in Italia. Uno dei problemi è la scarsità di rapporti tra imprese mediopiccole ed università. Questo rende poco interessanti le iniziative per il venture capital,

visto che è soprattutto l’innovazione tecnologica ad attrarre questo tipo di investimenti. Vorremmo dare il nostro contributo perché si instauri questo dialogo, perché si facciano partnership tra italia-ni ed italiani, capaci di attrarre investimenti di venture capital anche dagli Usa. Credo che siano particolarmente significative le sollecitazioni ve-nute dall’ambasciatore Spogli che è un fervente e convinto sostenitore delle grandi opportunità che ha l’Italia. Da parte nostra siamo pronti a dare tutta la collaborazione a coloro che hanno a cuore lo stesso obiettivo: il nostro Governo, le istituzioni interessate, a partire dalle Regioni più attive in questa direzione, e naturalmente l’ambasciata americana.

Qualche idea in questa direzione?Uno degli obiettivi sarà contribuire a sviluppare

l’immagine positiva dell’Italia nel mondo, attra-verso la promozione dei suoi prodotti, del suo

know-how innovativo, della sua cultura e del suo inconfondibile stile di vita. È dalla promozione dell’italian lifestyle che dobbiamo partire per pro-muovere l’Italia come destinazione ottimale degli investimenti esteri e per la collocazione nel nostro Paese di sedi europee di multinazionali statuniten-si ed estere in generale.

Vista la sua esperienza professionale, pos-siamo anche parlare di digital lifestyle su cui l’Italia può puntare?

Quella delle nuove tecnologie è una sfida di non di minore importanza. L’Italia non parte da zero: il nostro Paese sta rapidamente acquisendo cono-scenze e sostenendo un ruolo non marginale anche grazie ad investimenti rilevanti delle più impor-tanti imprese statunitensi che operano nel settore delle nuove tecnologie. Il turismo, i beni culturali, la grande filiera del made in Italy digitale sono al-trettante occasioni, tanti spazi da riempire e tanto valore da creare. Giocare e vincere questa partita contribuirà ad un incremento della forza lavoro at-tiva e della sua qualità, del reddito pro-capite, del PIL. Quanto a noi, vogliamo dare una mano, con la messa a fattore comune di best practice.

Vi è anche un comitato dedicato a Technology, science e research.

Sì e sarà affidato all’amministratore delegato di Cisco Italia, Stefano Venturi che si è detto di-sponibile a guidarlo. Vogliamo contribuire a far emergere le grandi potenzialità di interscambio e di collaborazione che fra Italia e Stati Uniti vi sono nel campo delle tecnologie e della ricerca

Avete inoltre rivisto profondamente i comitati permanenti.

Sì, abbiamo ridisegnato i vecchi e ne abbiamo proposti di nuovi per renderli più attuali e rappre-sentativi anche delle iniziative che prenderemo in settori per noi nuovi come, ad esempio, il turismo, gli stili di vita, i viaggi, lo sport. Tra le iniziative in campo vorrei ricordare l’attività del comitato In-tellectual property rights protection. Vogliamo far capire che la difesa dei diritti intellettuali è un’op-portunità e non un costo per le imprese italiane, perché fornisce loro una difesa delle eccellenze tecnologiche. Abbiamo avuto modo di parlarne anche con esponenti del nuovo governo.

UMBERTOPAOLUCCI Umberto Paolucci, senior chairman di Microsoft Emea e vice president di Microsoft Corporation, è stato eletto presidente del-l’American Chamber of Commerce in Italy (un migliaio di società associate). Durerà in carica per un biennio, rinnovabile. In questa intervista spiega il suo-programma. L’obiettivo principale è favorire la collaborazione e l’in-terscambio tra imprese americane ed italiane, ed aiutare la creazione di un ambiente favore-vole alla crescita degli investimenti dagli Usa nell’economia italiana.

Digital lifestyle«La filiera digitale italiana ha grandi occasioni da turismo, beni culturali

e dall’insieme del made in Italy»

Italia Cenerentola«Ultimi in Europa per investimenti dagli Stati Uniti. Eppure possono aiutare l’internazionalizzazione»

FidaInform, il nuovo corso dei dirigenti informaticiIl neo presidente Musumeci: vogliamo aiutare un uso intelligente delle tecnologie a favore del Paese

Alessandro Musumeci, diret-tore generale Sistemi Informativi del ministero della Pubblica Istruzione, è stato eletto presidente di FidaInform l’associazione professionale che riunisce un migliaio di dirigenti d’azienda infor-matici. Strutturata in sei sedi (Torino, Mi-lano, Genova, Roma, Ancona e Napoli), associa dirigenti di aziende produttrici e consumatrici di servizii e soluzioni infor-matiche, della pubblica amministrazione centrale e periferica, dei servizi. “Ma non solo dirigenti - puntualizza Musumeci - Associamo anche professionisti in cresci-ta nel campo dell’ICT, i futuri dirigenti, e manager non più in prima linea: entrambi apportano un contributo prezioso di idee, di competenze, di esperienze”.

Ing. Musumeci, ci spiega gli scopi di FidaInform?

“Siamo un’associazione professionale senza scopo di lucro il cui obiettivo è va-lorizzare un uso intelligente della tecnolo-gia. Vogliamo promuovere la professione dell’informatico e favorire l’interscambio di esperienze fra soci con iniziative di formazione e di informazione, contri-buire all’aggiornamento manageriale e professionale dei soci anche attraverso

collaborazioni con le università ed enti terzi, aggregare conoscenze ed esperienze promuovendo eventi esterni, porci come centro di diffusione di esperienze innova-tive nel campo dell’informatica, promuo-vere la creazione di imprese innovative e lo sviluppo del venture capital nel campo dell’informatica”.

Fra i vostri obiettivi ci sono anche gli start-up aziendali?

Diciamo che vogliamo favorire l’incon-tro fra imprese private, università, centri di ricerca, enti locali per favorire la nascita sul territorio di realizzazioni informatiche innovative col contributo dei professionisti dell’informatica

Come operate concretamente?La nostra attività principale è volta ad

organizzare incontri, forum di discussione,

tro dedicato all’applicazione in Italia della tecnologia RFID. Vorrei poi ricordare il premio Odisseo, promosso dal nostro club di Torino, che intende promuovere le idee più innovative nel campo della tecnologia applicata alla comunicazione. Abbiamo poi una rivista, ICT Professional, ed un sito In-trernet (www.fidainfor.org) che ci consen-tono un dialogo costante con gli iscritti ed i professionisti dell’informatica.

Lei è appena stato nominato presiden-te per un biennio. I suoi obiettivi?

L’obiettivo del biennio è fare di FidaIn-form il principale punto di aggregazione delle comunità professionali ICT in Italia. Vogliamo essere un partner importante per le istituzioni e le imprese. Una sorta di tavolo di incontro dove non prevale né il fornitore, né il cliente né una parte politica.

Un campo neutro in cui confrontarsi sulle problematiche di crescita del nostro Paese aiutando aziende e pubbliche amministra-zione a prendere le decisioni strategiche giuste, non certo a scegliere questa o quella tecnologia.

Le sue priorità e la sua filosofia?Fra le priorità metto il rilancio della rivi-

sta per farne uno strumento forte al servizio dei professionisti ICT e una rivisitazione del portale Internet per renderlo ancora più interessante e ricco, un luogo virtuale di incontro della nostra community. Non vogliamo essere un’élite, ma un gruppo di professionisti che crede nella dissemi-nazione culturale. Eccellenza e qualità si perseguono ampliando le professionalità informatiche, non restringendo il cerchio. Ecco perché penso sia importante mettere allo stesso tavolo esponenti delle imprese medio-grandi ma soprattutto di quelle piccole. Non a caso ci siamo dati una strut-tura articolata nel territorio dove assieme alle imprese si confrontano le istituzioni pubbliche (università, centri di ricerca, distretti) e la pubblica amministrazione intesa come espressione delle esigenze che emergono dal territorio e dai cittadini.

G.C.

La comunicazione«Il sito web come strumento virtuale della community dei

professionisti dell’ICT »

La mission«Credo nella disseminazione

culturale e nel confrontofra aziende, PA e Università»