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1 POCOLLINA2020 Proposta di documento strategico per lo sviluppo delle azioni dell'Ente di gestione Natura, paesaggi, economia nei territori dei Parchi del Po e della Collina Torinesi

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POCOLLINA2020 Proposta di documento strategico per lo sviluppo delle azioni dell'Ente di gestione

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POCOLLINA2020

Proposta di documento strategico per

lo sviluppo delle azioni dell'Ente di gestione

Natura, paesaggi, economia nei territori dei Parchi del Po e della Collina

Torinesi

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Perché questo documento? Un corretto lavoro di gestione deve saper rispondere, a partire da oggi, alle tendenze ed ai cambiamenti in atto: immaginare un piano di azioni significa progettare per tempo e costruire con anticipo gli strumenti necessari per rispondere con tempismo e concretezza ai problemi emergenti. La politica dell’emergenza è la peggiore consigliera per affrontare e risolvere le sfide ambientali. Per questo, nel 2009, con il documento POTO.2010 il Parco fluviale del Po torinese aveva iniziato a proporre una riflessione sugli obiettivi dell’Ente, da consegnare come esperienza e come prospettiva di lavoro per la prossima amministrazione. Con questo nuovo documento l'Ente intende:

1. fare un bilancio delle attività indicate dal documento POTO.2010 e già avviate; 2. aggiornare gli indirizzi e gli obiettivi alla luce dei risultati ottenuti e delle recenti

riflessioni, connesse al nuovo quadro che nel tempo si è venuto a delineare; 3. promuovere la comunicazione con iniziative nuove e, in particolare, vicine ai

giovani. Il documento si propone come momento di confronto rivolto sia ai territori legati al Po che a quelli della Collina torinese, per offrire uno strumento di prospettiva per il nuovo Ente di gestione, al quale saranno appunto assegnati compiti di gestione di questo insieme di aree protette, ossia delle seguenti, secondo la definizione della L.R. 19/2009:

• Parco naturale della Collina di Superga, • Riserva naturale del Bosco del Vaj, • Zona naturale di salvaguardia (Area contigua)della Fascia fluviale del Po-tratto

torinese, • Riserva naturale della Lanca di San Michele, • Riserva naturale della Lanca di Santa Marta e della Confluenza del Banna, • Riserva naturale del Meisino e dell'Isolone Bertolla, • Riserva naturale dell'Oasi del Po morto, • Riserva naturale del Molinello, • Riserva naturale Le Vallere, • Riserva naturale Arrivore e Colletta, • Riserva naturale dell'Orco e del Malone, • Riserva naturale della Confluenza della Dora Baltea, • Riserva naturale del Mulino Vecchio, • Riserva naturale dell'Isolotto del Ritano, • Riserva naturale della Confluenza del Maira.

Un documento in un quadro in evoluzione. In merito a tale aspetto è da rimarcare come l'Ente ritenga efficace sotto il profilo gestionale, e per garantire occasioni di valorizzazione del territorio legato alle fasce fluviali, l'inserimento nei propri compiti di gestione anche del Parco Naturale di Stupinigi. Si tratta di una visione che l'Ente sostiene ed ha formalizzato alla Regione Piemonte, e che ha anche visto l'adesione dei principali comuni interessati e orbitanti intorno all'importante area protetta di valore storico architettonico, ma anche naturalistico per gli interessanti lembi forestali che ancora custodisce. Le considerazioni espresse in questo documento sono pertanto valide e da ricondurre anche a questo assetto gestionale, che sarà definito dalla Regione Piemonte nella fase di riordino della legge regionale n. 19/2009. A questo contesto di problemi rimandano anche i ridisegni di competenza territoriale dell'area del Po individuati dall'Amministrazione regionale, che vede le Zone di Salvaguardia non considerate più, come sancito dalla Corte Costituzionale, quali Aree protette, ma territori parte della Rete Ecologica Regionale interessati dalla pianificazione dello stesso strumento valido per le Riserve naturali e rappresentato dal Piano d'Area. Alla luce della proposta di istituzione delle Aree contigue in luogo delle precedenti zone di salvaguardia, il ruolo dell'ente potrà cambiare,

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considerando il nuovo ruolo che l’ente assume di relazione con i territori circostanti così come stabilito dalla normativa nazionale e regionale in materia di gestione delle aree contigue. La nuova prospettiva della Rete ecologica. Deve anche essere considerato che nella nuova prospettiva individuata dalla Regione Piemonte, per il nuovo Ente sono anche stati individuati in gestione i siti di interesse comunitario (SIC) seguenti (ha di estensione indicati di seguito): 2 IT1110002 Collina di Superga 746,81 13 IT1110016 Confluenza Po - Maira 178,09 14 IT1110017 Lanca di Santa Marta (confluenza Po - Banna) 164,09 15 IT1110018 Confluenza Po - Orco - Malone 312,06 16 IT1110019 Baraccone (confluenza Po - Dora Baltea) 1.573,11 20 IT1110024 Lanca di San Michele 227,70 21 IT1110025 Po morto di Carignano 502,61 42 IT1110050 Mulino Vecchio (Fascia Fluviale del Po) 413,82 64 IT1120013 Isolotto del Ritano (Dora Baltea) 252,80 Inoltre si evidenzia che il SIC 8 IT1110009 “Bosco del Vaj e Bosc Grand” (1.346,93 ha), ricomprendente il Bosco del Vaj stesso, attualmente non è stato assegnato in gestione ad alcun soggetto. Il SIC 3 IT1110004 “Stupinigi” (1.725,96 ha), qualora si verifichino le modifiche prima richiamate alla L.R. 19/2009, verrebbe anche esso a ricadere nelle competenze del nuovo Ente. La gestione di questi siti è subordinata alla sottoscrizione di apposite convenzioni. Uno scenario questo che modifica ulteriormente il precedente assetto dell'Ente, integrando formalmente nelle sue competenze la gestione di rete natura 2000 e definendo quindi specifiche responsabilità nei confronti dell'Unione Europea. 1. ALCUNI PRINCIPI INIZIALI. L’attività dell’Ente che questo documento propone è ispirata ad una logica che, partendo da un Modello di sviluppo per il territorio, collocato in un Sistema di Aree protette, lavora per Obiettivi strategici, per raggiungere i quali Progetta e gestisce, insieme e con i Territori e gli abitanti, per essere pronti a rispondere ai Cambiamenti in atto. Un Modello di sviluppo per il territorio, in un Sistema di Aree protette fra Po e Colline torinesi, che lavora per Obiettivi strategici, che per raggiungerli Progetta e gestisce, insieme e con i Territori e gli abitanti, per essere pronti a rispondere ai Cambiamenti in atto. In questa ottica entrambe le esperienze dei due precedenti Ente gestori rappresentano ovviamente gli elementi di partenza per la costruzione di un piano strategico nuovo ed indirizzato alla costruzione di un nuovo progetto gestionale. Un elemento fondante di tale processo è stato l'avvio congiunto dello strumento del Piano socioeconomico, previsto dalla legge regionale sulle aree protette. Tale fase congiunta per l'avvio del Piano ha permesso di costruire un sistema di riferimento complessivo, rispetto al quale questo strumento rappresenta un elemento di indirizzo utile e che potrà avere un ruolo particolare nel momento dell'avvio del Piano applicato all'intero territorio. L'avvio del Piano è stato

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infatti svolto come modello di redazione del Piano, testato su alcuni comuni campione, e da completarsi successivamente, con la stesura del piano completo, anche in ragione delle prime risorse economiche avute a disposizione. Il suo orizzonte inoltre traguarda la fase di utilizzo e programmazione dei prossimi fondi strutturali, consci che in quella fase si possono giocare reali e forti chance di sostegno economico alle politiche di promozione dei territori affidati alla gestione. Ecco la ragione della data del 2020, nell'ottica dei documenti già disponibili oggi e redatti dall'Unione Europea in questa prospettiva (Bruxelles, 3.3.2010 - COM(2010) 2020 - COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE - EUROPA 2020 Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva). 1.1. Tagliare risorse o “rilanciare i valori”? Il t erritorio e i parchi al centro dello sviluppo delle neweconomy locali. Oggi è importante immaginare su quali leve muovere i territori e le loro economie nel più completo rispetto dei valori naturali e culturali che li innervano e secondo un approccio innovativo dello stesso concetto di economia, dove i servizi, le attività territoriali devono avere un significato “monetario” ma anche uno di scambio di prestazioni per il territorio. Il valore del territorio è la ricchezza della nostra nazione. L’alleanza parchi e sviluppo deve diventare una pratica concreta e condivisa. Ecco perché una pausa di riflessione per il rilancio delle azioni dell’Ente di gestione che avrà come compito riprendere, aggiornare e riproporre l'esperienza di due enti, quello del Parco fluviale del Po torinese nato nel 1990 e quello della Collina torinese nato nel 1991 (dopo la nascita della Riserva del Bosco del Vaj del 1978). Per queste ragioni l’Ente di gestione fa un bilancio e propone di richiamare alcuni assi di lavoro cardine che sono stati i punti qualificanti dell’amministrazione di questa legislatura. Per individuare meglio e mirare ad alcune questioni strategiche l’Ente propone il documento di prospettiva “POCOLLINA2020 - Proposta di documento strategico per lo sviluppo delle azioni dell'Ente di gestione. Natura, paesaggi, economia nei territori dei Parchi del Po e della Collina torinese”, per impostare il lavoro futuro e raggiungere gli obiettivi individuati. Un documento che vuole anche contribuire a riconoscere la specifica realtà delle aree protette fluviali nel panorama dei parchi e fornire un quadro locale di scala metropolitana del ruolo che i parchi del Po e della Collina possono svolgere in tale contesto, oggi organizzato e progettato secondo lo schema guida del programma strategico di Corona Verde. Tale prospettiva è utile riferimento anche per il territorio delle aree protette collinari che devono aumentare il loro grado di integrazione territoriale, giovandosi del nuovo assetto di maggiore ampiezza territoriale che il nuovo ente consente di utilizzare rispetto alla precedente situazione di maggiore isolamento. 1.2 Un Sistema di aree protette nazionale e regiona le. L'Italia delle Aree protette e dei Parchi è una Italia di qualità, costituita da un sistema cresciuto velocemente e che ha bisogno di modelli di gestione adeguati alle nuove sfide. Una realtà che ha segnato anche momenti di difficoltà come tanti altri settori dell’amministrazione pubblica, ma che ha dimostrato di essere esempio di buone pratiche di gestione territoriale e non unicamente luogo per attività di conservazione della natura. I tanti progetti che hanno preso avvio dalle aree protette hanno largamente dimostrato la loro capacità di rappresentare laboratori di politiche per l’ambiente. Questa esperienza deve oggi essere sempre di più proposta all’attenzione regionale, nazionale, europea ed internazionale ed essere dotata di adeguate strutture e modelli organizzativi. Le sfide ambientali, soprattutto alla scala internazionale, sono ormai ineludibili e nel dibattito internazionale la nostra realtà ha già segnato alcuni importanti momenti di distinzione e sta lavorando per affermare il proprio contributo. In questa visione di rete si deve in particolare consolidare la presenza dell’Ente che, quale parte del Sistema regionale delle aree protette Piemontesi, nella riforma del Testo Unico proposto dall’amministrazione regionale ha assunto un nuovo ruolo, esteso ad un ambito territoriale di vasta portata a scala metropolitana, connesso a progetti di scala europea quale componente della rete Fedenatu Europa (la rete dei Parchi metropolitani europei) e gemellato al Parco Miribel

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Jonage di Lione, avviato dal parco del Po torinese), una prospettiva internazionale aperta anche ai temi della cooperazione con il gemellaggio con il Parco Urbain Bangr-Weoogo (Burkina Faso) avviato dall'Ente della Collina torinese. 1.3 Più obiettivi per un unico traguardo. Una infra struttura Verde per il fiume, coordinata con i territori della Corona Verde. La biodiversità si può e si deve tutelare, ma solo se accompagnata dall'insieme delle altre azioni che riguardano lo sviluppo locale, l’educazione, il turismo sostenibile, la tutela del paesaggio e la valorizzazione delle professionalità e delle strutture tecnico-amministrative di gestione. In particolare vogliamo sottolineare come la nostra realtà nazionale si distingue proprio per la forte integrazione fra temi della natura e temi della storia e della cultura nazionale. L’esperienza di gestione di un territorio complesso che in un parco si attua è un patrimonio tecnico e di cultura delle risorse che deve essere valorizzata. Una specifica attenzione deve essere riservata al tema della gestione degli spazi rurali e delle politiche agricole, costruendo un’alleanza con le attività economiche agricole come strumento per la conversione della qualità paesaggistica del territorio fluviale. La complessità è governabile attraverso una immagine integrata che il parco ha chiamato Infrastruttura Verde ovvero il telaio sul quale andare a costruire la conservazione della natura e la contestuale valorizzazione del paesaggio, il tutto come valore aggiunto che incide sul tessuto socioeconomico. L’Ente si è dato una serie di obiettivi per costruire piani di attività riconducibili ad un insieme di azioni, proprio per valorizzarne gli aspetti integrati e di reciproco sostegno all’unico obiettivo della salvaguardia ambientale. 1.4 Progettare e Gestire per e con i territori dell e Aree protette del Po e della Collina torinese. Per raggiungere gli obiettivi è necessario lavorare per progetti che sappiano guardare alla loro sostenibilità futura, quindi essere semplici nella gestione. La progettualità deve guardare ed essere costruita insieme ai territori che compongono l’area protetta, articolata e differenziata al suo interno. Gli ambiti territoriali individuati dall’Ente del Parco del Po torinese comprendono le seguenti aree: • Il Po dei Laghi, comprendente l’area da Lombriasco-Casalgrasso a La Loggia alle porte di Torino. • Il Po dei Re, nel quale ricadono i territori del Po a carattere urbano da Moncalieri, attraverso Torino sino a San Mauro, oltre ad altre due aree riguardanti il Sangone e la Stura di Lanzo. • Il Po delle Colline che comprende l’area che a valle di San Mauro raggiunge la Rocca di Verrua Savoia e la Confluenza con la Dora Baltea. Si tratta dei territori in cui si articola la marca territoriale Po Confluenze Nord Ovest progettata e varata dall’ente con l’ATL Turismo Torino e Provincia come marchio d’area che nasce quale proposta per costruire una visione di identità di una regione e di un contesto, all’interno della quale inserire le progettualità di riqualificazione adattate ai diversi usi previsti, sia di tipo fruitivo che ecologico ed insediativo. Analogo processo deve interessare il contesto delle Aree protette della Collina, con riferimento a due contesti ripresi dall'ambito di Corona Verde: 1 Collina torinese versante Po -Territorio collinare prevalentemente boscato, ad est di Torino dalla fascia di spartiacque con il chierese (ambito 2) a quella pedemontana del Po, tra Moncalieri e San Sebastiano da Po (ambito16), distinguibile due parti: - sud, tra Moncalieri e Poirino, connotata da un sistema di vallette incise da rii profondi in direzione est-ovest, con insediamento ex agricolo e ormai urbano diffuso sul fronte solatio e con grande fronte panoramico verso la pianura e la cerchia alpina; nord-est, in corrispondenza della curva del Po, oltre Valle Maggiore, che presenta valli con andamento sud-nord, con una maggiore articolazione dei solchi vallivi e versanti a poggi insediati con notevole presenze rurali in trasformazione, quasi ovunque ad alta panoramicità.

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2 Chierese - Territori prevalentemente rurali convergenti su Chieri, distinguibili in tre parti: - la collina interna, confinante con il versante occidentale verso il Po, diffusamente insediata a cascine, nuclei di crinale e diffusi ampliamenti a bassa densità recenti, coltivata a vigneto e seminativi, - i conoidi pedecollinari e la fascia di pianura compresa nella infrastrutturazione di circonvallazione, costituenti la cornice rurale dell’insediamento articolato di Chieri, - la continuità della pianura rurale a bassa densità costituita dal “pianalto” di Poirino, che si stende sino al Po del carmagnolese, ma che si intende marginata per l’ambito dalla linea ferroviaria To-Al e la A21. Relativamente a questi contesti è necessario lavorare per collocare le azioni di tutela in un adeguato contesto territoriale, avviando la costituzione di un marchio per la Collina del torinese. 1.5 Una questione di metodo: lavorare in alleanze. Il lavoro del Parco del Po Torinese si è da sempre ispirato ad una visione di rete e di alleanze, inteso come metodo indispensabile per poter raggiungere gli obiettivi generali di elevata qualità di gestione. Ispirandosi al principio delle alleanze sono stati sviluppati molti progetti di collaborazione: con i PRUSST di Settimo Torinese-Borgaro e di Moncalieri, con i Patti territoriali, lavorando in rete nei nuovi Contratti di fiume, coltivando la presenza nella Federparchi di cui l’Ente è partner da tempo. Questo modo di operare si è consolidato varando il progetto di Corona Verde nel 1997, e sviluppando in esso un continuo impegno per la costruzione di un nuovo strumento di gestione degli spazi aperti periurbani, a fianco dell’impegno internazionale nella Fedenatur, l’organizzazione europea dei parchi metropolitani, nonchè nell’ambito di Torino Internazionale. A tale proposito sono stati strategici sia l’accordo con l’ATL Turismo Torino e Provincia per la gestione della marca turistica “Po Confluenze Nord Ovest” , sia il ruolo svolto nell’ambito del progetto speciale “Valle del Po” a fianco delle 13 provincie rivierasche e dell’Autorità di Bacino del Po , oltre al recente accordo siglato con AIPO. Anche le relazioni costruite a livello di sistema regionale e del Po sono importanti: nel quadro della promozione del turismo si è sviluppato il progetto di identità condivisa che ha portato alla costruzione del sito www.popiemonte.it, con il quale per la prima volta le diverse realtà dell’unico complesso del sistema di salvaguardia regionale del Piemonte sul Po ha trovato uno spazio comunicativo unico, presupposto per progetti integrati di tutela e promozione del fiume. Sono alcuni degli esempi con i quali l’Ente ha inteso interpretare il proprio ruolo nel territorio, costruendo collaborazioni e confronti per diffondere la propria proposta di gestione e le alleanze necessarie per sostenere il progetto di tutela del fiume. Il Masterplan Po dei Laghi, varato per costruire un sistema integrato di fruizione dei territori della marca turistica collocati lungo ed intorno al Po a sud di Torino, è lo strumento che l'ente ha individuato per testare con un progetto concreto di valorizzazione del territorio questo insieme di alleanza costruite negli anni. Questo approccio è da estendere alla nuova realtà gestionale che vedrà la presenza dei territori di competenza della Colline torinese nei quali le problematiche di alleanza territoriale sono da estendersi e consolidarsi, soprattutto considerata l'estrema ricchezza delle realtà comunali, ed anche la collocazione del territorio, a cavallo con le realtà astigiane da un lato e quelle urbane del torinese dall'altro. 1.6 Per una gestione proattiva. Un corretto lavoro di gestione deve saper rispondere, a partire da oggi, alle tendenze ed ai cambiamenti in atto: immaginare un piano di azioni significa progettare per tempo e costruire con anticipo gli strumenti di cui abbiamo bisogno, per rispondere con tempismo e concretezza ai problemi emergenti. Il grande National Park Service sta preparando i suoi 100 anni nel 2016 con politiche di oggi per i problemi di domani. E’ un’esperienza alla quale si deve saper guardare.

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La politica dell’emergenza è la peggiore consigliera per affrontare e risolvere le sfide ambientali. Per questo oggi pensiamo a questo documento come lo strumento con il quale immaginare gli obiettivi dell’ente a partire dal 2011, da consegnare come esperienza e come prospettiva di lavoro per la prossima amministrazione. 1.7 Il ruolo sociale delle Aree protette: la dimens ione collettiva e di partecipazione nella conservazione della natura. Una delle componenti che fanno di una area protetta una realtà integrata con il territorio è il suo ruolo sociale, la sua capacità di collaborare con i cittadini e con le istituzioni per diverse finalità: il sostegno alla fruizione per tutti dell'ambiente, il ruolo educativo e nella crescita delle nuove generazioni, il supporto alle attività di cura e di utilizzo dell'ambiente come strumento terapeutico, l'uso delle attività del parco come momento per agevolare il coinvolgimento sociale e le attività del volontariato, l'incentivazione di attività economiche per gli strati sociali più deboli e nel campo del cooperativismo sociale. Queste sono un insieme di azioni che l'ente deve saper costruire e che devono diventare uno scenario di impegno attraverso il quale costruire alleanze di lavoro con i settori della sanità, dei progetti per il sociale.

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2. UN PIANO CON 7 OBIETTIVI E 10 AZIONI. Sulla base dell’approccio e dei principi prima esposti il documento POCollina 2020 si articola secondo i seguenti obiettivi e azioni di seguito riassunti in un unico indice e descritti nelle pagine a seguire: OBIETTIVO – 1. MIGLIORAMENTO DELLA GESTIONE INTERNA PER POTENZIARE IL RUOLO GESTIONALE E SOCIALE DEL PARCO. Il capitale delle conoscenze interne, le professionalità, la capacità di rendicontare e di comunicare in un dialogo con i cittadini e gli user del parco, rappresenta un primo obiettivo operativo fondamentale che rinvia al concetto della capacity building e ad un concreto progetto di sostenibilità gestionale legato alle risorse ed alla capacità organizzative del parco. Azione 1.1 Valorizzare le risorse professionali interne per rendicontare il lavoro e i progetti dell’Ente e per comunicare con la società.

• Il Bilancio sociale: strumento di dialogo e performance dell’Ente. • Gli strumenti di comunicazione. • Dialogare con i cittadini. • Qualificare le professionalità dell’ente di gestione. • Progettare attività per il coinvolgimento sociale.

OBIETTIVO – 2. TUTELA, CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL PATRIMONIO NATURALE E DEL PAESAGGIO. Questo obiettivo comprende la tutela, conservazione e gestione del patrimonio naturale e del paesaggio, gli investimenti in opere pubbliche, le attività ed investimenti di recupero ambientale, bonifica e riqualificazione, la pianificazione territoriale, la tutela delle specie e degli habitat, la gestione delle attività agricole e silvo-pastorali, la promozione dell’agricoltura e delle attività silvo-pastorali, marchi e prodotti tipici e la vigilanza e i controlli ambientali. Un complesso articolato di azioni per garantire la migliore qualità di uso del suolo e un paesaggio qualificato. Azione 2.2 - Programmare la pianificazione territoriale attraverso lo strumento dell’infrastrutture verde.

• Un nuovo Piano d’Area del Po e della Collina torinese. • I Masterplan gestionali per la rete delle risorse. • I grandi assi di Percorrenze della fruizione, le greenways.

Azione 2.3 - Incrementare e conservare la Biodiversità degli habitat e delle specie. • Conoscenza e riqualificazione degli habitat: la rete ecologica regionale ed

europea e il contributo del Piano di Sviluppo Rurale. • Progetti pubblici e privati per ridare natura agli ambienti fluviali e collinari e

stabilità ai suoli. • Gli obiettivi di Kyoto: forestazione e riduzione dei gas serra. • La gestione faunistica integrata.

Azione 2.4 - Sorvegliare per educare a nuovi comportamenti virtuosi per l’ambiente. • Monitoraggio delle attività a forte impatto. • La qualità delle acque e le azioni nell’ambito del Piano Tutela delle Acque. • Controllo e prevenzione delle attività improprie di abbandono rifiuti.

OBIETTIVO – 3. SVILUPPO SOSTENIBILE. Lo Sviluppo sostenibile comprende gli interventi volti a migliorare i rapporti con la collettività, le amministrazioni ed enti locali, le azioni per ridurre gli impatti ambientali generati dalle attività svolte sul territorio, il mantenimento e lo sviluppo di iniziative

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economiche tradizionali sul territorio, con relativa realizzazione degli interventi sulle strutture e la pianificazione socioeconomica e strategica. Una azione complessiva che si colloca nel programma dell'area metropolitana e si appoggia e utilizza le contrattualità di area per tradurre i piani strategici in azioni. Azione 3.5 - Riqualificare il periurbano: l’area metropolitana torinese e la qualità ambientale.

• Lo strumento del Piano socioeconomico. • Sostenere la Corona Verde. • I Contratti di Fiume: Sangone e Chisola.

OBIETTIVO – 4. VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO E DEI S UOI PATRIMONI STORICO-CULTURALI. L’obiettivo comprende la valorizzazione del patrimonio culturale, gli investimenti sul patrimonio artistico, architettonico, storico e monumentale, le iniziative di valorizzazione sul patrimonio culturale immateriale e le ricerche, gli investimenti e iniziative relative al patrimonio archeologico e paleontologico. Sono queste componenti indispensabili per un progetto territoriale che tiene conto delle trame e degli assetti storici del territorio, da coniugare con le politiche della biodiversità per modelli di fruizione e di uso integrato. Azione 4.6 - Costruire un’immagine riconoscibile del fiume e della collina.

• L’Osservatorio del paesaggio del Po e della Collina torinese per monitorare le trasformazioni territoriali.

• Ricreare il legame tra le comunità del fiume e della collina con il loro territorio: progetti di identità e di sviluppo sociale.

OBIETTIVO – 5. GESTIONE INTEGRATA DELLA FRUIZIONE. L’obiettivo comprende le iniziative per promozione della fruizione, la realizzazione di servizi direttamente connessi con il turismo e gli investimenti correlati (es realizzazione, allestimenti centro visita, parcheggio, aree attrezzate, servizi per il ristoro e il pernottamento). Un insieme di progettualità per consentire l'avvicinamento dei cittadini alle risorse naturali e del territorio.

Azione 5.7 - Costruire modelli sostenibili di fruizione del territorio.

• Diffondere e consolidare il marchio Po Confluenze Nord Ovest. • Creare il marchio turistico della Collina torinese.

Azione 5.8 - Promuovere eventi fra il Po e le Colline. • Iniziative per conoscere i territori • I grandi appuntamenti: La Biennale “Paesaggio zerO”

OBIETTIVO – 6. TRASMETTERE LA CULTURA AMBIENTALE: I L TERRITORIO DEL PARCO LABORATORIO DI SAPERI. L’obiettivo comprende la diffusione della cultura ambientale, la formazione, la produzione di progetti per la scuola e progetti integrati per l’educazione ambientale con una attenzione particolare alle politiche per coniugare salute ed ambiente.

Azione 6.9 - Progettare e diffondere iniziative per l’educazione.

• Il Progetto “Equilibri Naturali”. • I Centri di Educazione. • I progetti dedicati alla Scuola.

OBIETTIVO – 7. SOSTEGNO RETI E COOPERAZIONE.

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L’obiettivo comprende le iniziative regionali di creazione di strumenti, servizi, punti di scambio di informazioni e consulenze a livello di enti piemontesi, l’adesione a programmi di cooperazione decentrata e internazionale volti allo scambio e al trasferimento di strumenti e metodi di lavoro.

Azione 7.10 - Programmare e progettare in un contesto condiviso.

• Collaborare all’interno dell’organismo di coordinamento regionale delle aree protette. • La cooperazione europea metropolitana: la rete Fedenatur e il gemellaggio con il Grand Parc de Miribel – Jonage. • Il Progetto strategico speciale Valle del Po. • I progetti di cooperazione internazionale.

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OBIETTIVO – 1. MIGLIORAMENTO DELLA GESTIONE INTERNA PER POTENZIARE IL RUOLO GESTIONALE E SOCIALE DEL PARCO. Azione 1.1 Valorizzare le risorse professionali int erne per rendicontare il lavoro e i progetti dell’Ente e per comunicare con la società. Comunicare il lavoro svolto, condividere le esperienze condotte: questi sono aspetti indispensabili per garantire il rapporto con i cittadini e per misurare l’efficacia di gestione di un Ente, a partire dalla verifica del lavoro rispetto agli obiettivi che ci si è dati. Questo è il lavoro che un bilancio sociale comporta e su questa strada il parco del Po si è impegnato, dedicando tempo e risorse. In occasione dei 15 di attività tale ente aveva redatto un lavoro di raccolta di quanto svolto, che è stato pubblicato nel 2006 nel volume Atlante del Parco del Po torinese. Con l’aiuto di Federparchi e della Fondazione FEEM (Fondazione Enrico Mattei) è stato redatto il resoconto dell’attività 2005 come esempio e di test delle tecniche di rendicontazione. Da questo lavoro è scaturita una sintesi illustrativa per poter conoscere e misurare l’azione svolta e, soprattutto, per individuare con maggiore chiarezza e finalizzazione obiettivi. Il Bilancio sociale è innanzi tutto un importante lavoro di conoscenza, perché permette a chi lavora ed a chi utilizza l’area protetta o ne ha rapporti di diverso tipo, di poterne meglio riconoscere le attività ed i suoi obiettivi, visti complessivamente in un disegno unitario. La sintesi del lavoro svolto è contenuta del Rapporto Sintetico che è stato pubblicato in allegato al “BILANCIO SOCIALE DEL PARCO FLUVIALE DEL PO TORINESE - Un percorso di gestione dal 2005 al 2008. Progetti per il futuro.” Le risorse del personale, le professionalità e le competenze presenti: sono queste le componenti che permettono ad una struttura di sostenere gli indirizzi approvati dagli organi dell’ente. In tale senso è necessario lavorare, nei diversi campi di competenza, soprattutto con un forte investimento diretto nel personale per sostenere il vasto ventaglio di attività che la scarsa copertura della dotazione organica impedisce di affrontare. Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: • Il Bilancio sociale: strumento di dialogo e performance dell’Ente. A partire dalla prima esperienza condotta è importante riproporre la redazione del Bilancio sociale, ma sotto forma di uno strumento sintetico ed efficace al fine di instaurare un rapporto comunicativo diretto con il pubblico e i diversi portatori di interesse e di poter fornire momenti di conoscenza delle attività del parco, anche per raccogliere stimoli e proposte dai cittadini in un rapporto di cogestione. Un percorso questo che rappresenta la base per sviluppare le attività di performance stabilite dalle nuove regole per la pubblica amministrazione, ovvero per individuare gli assi strategici di attività e quindi poterne monitorare l’efficacia e la ricaduta in termini di organizzazione della struttura dell’ente. • Gli strumenti di comunicazione. Condizione essenziale per sviluppare una adeguata capacità di gestione e di rapporto con gli utilizzatori del parco è una strategia di comunicazione che sia aperta ai nuovi strumenti digitali e che sia collegata agli organi di stampa locali. Siti web, una presenza con newsletter costanti ed iniziative rivolte ad un pubblico differenziato, sono indispensabili momenti di lavoro ed investimento dell'attività del parco, senza le quali lo stesso lavoro del parco rischia di diventare autoreferenziale e chiuso in se stesso. • Dialogare con i cittadini. Sulla base del lavoro condotto con l’aggiornamento del bilancio sociale è importante sviluppare la partecipazione per la costruzione di obiettivi condivisi. Aprire al confronto ed

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allo scambio con i fruitori, i cittadini ed i portatori di interessi presenti nell’area per estendere la partecipazione e la conoscenza delle attività dell’area protetta, e per individuare insieme obiettivi di lavoro aggiornati. Per questo l’Ente intende realizzare una serie di incontri pubblici con i portatori di interesse con i quali confrontarsi e commentare i risultati di gestione ottenuti e aprire un forum sulla rete, in particolare aperto al mondo della scuola e dell’università, sul quale sviluppare il confronto e costruire la definizione di un piano di obiettivi. • Qualificare le professionalità del personale del parco. Per garantire le attività di coinvolgimento del pubblico è importante qualificare la formazione del personale interno. Le risorse del personale devono essere coltivate e garantite sia attraverso l’oculato investimento in aggiornamento nonché con la realizzazione di ogni iniziativa che permetta di reperire le professionalità in grado di garantire la gestione dell’Ente, anche mediante collaborazioni esterne e proponendo la costruzione di modelli gestionali innovativi quali ad esempio la costituzione di soggetti sia pubblici che privati operanti in partnership con il parco. • Progettare attività per il coinvolgimento sociale. Per sviluppare il ruolo sociale del parco nei diversi settori è necessario costruire relazioni stabili con categorie di fruizione del territorio che vanno dalle associazioni della pesca a quelle dedicate al tema delle diverse abilità, ai progetti educativi (come ad esempio Casa Oz di Torino). Inoltre importanti sono le alleanze con le associazioni che operano nelle attività di cura e di utilizzo dell'ambiente come strumento terapeutico, e con quelle che agiscono per agevolare le attività del volontariato e l'incentivazione di attività economiche per gli strati sociali più deboli e nel campo del cooperativismo sociale. OBIETTIVO – 2. TUTELA, CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL PATRIMONIO NATURALE E DEL PAESAGGIO. Azione 2.2 - Programmare la pianificazione territor iale attraverso lo strumento dell’Infrastrutture verde. Il Parco del Po torinese ha svolto un consistente lavoro sul piano territoriale ispirato alla competenza, alla efficacia ed a una corretta gestione dei tempi, pur avendo avuto negli anni una minima disponibilità di risorse umane e tecniche. La gestione di numerosissimi pareri rilasciati in applicazione della legge istitutiva e del Piano d’Area è stata una grande occasione di dialogo che ha trasformato il ruolo dell’Ente da semplice osservatore a strumento di collaborazione per il miglioramento della qualità dei progetti di intervento nella fascia protetta. Le commissioni urbanistiche, i tecnici e i professionisti che vi si sono alternati, esaminando le migliaia di richieste di pareri pervenute, hanno cercato di offrire un supporto di qualità e di dialogo con i proponenti. I progetti esaminati hanno spaziato dai semplici interventi di recupero edilizio fino alle grandi opere di infrastrutturazione e viabilità, ed hanno riguardato anche complesse sistemazioni di aree molto vaste come quelle interessate dalle attività di cava o da discariche (come il sito di Basse di Stura a Torino). A fianco di tale attività vi è stato un lavoro di pianificazione generale che ha portato alla stesura e adozione di 4 Piani d’Area. L’esame dei pareri ha spesso portato come risultato a significativi miglioramenti della qualità progettuale anche grazie al confronto diretto con i progettisti interessati. L’esito più significativo dell’applicazione del Piano d’Area non sono stati quindi i dinieghi, ma i progetti migliorati grazie alla maggiore aderenza alle norme del Piano stesso. E’ stato un lavoro condotto sul come fare piuttosto che sul non fare. Dall’esperienza condotta sono stati aperti anche nuovi fronti nella direzione di dotarsi di strumenti più affinati e più completi come il Manuale sulla Valutazione di Compatibilità

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Ambientale o come la costituzione dell’Osservatorio del Paesaggio che ci ha portato alla prima individuazione dello strumento della Infrastruttura verde. Questa intende essere un metodo per la costruzione integrata delle diverse reti territoriali (da quella naturale a quella culturale a quella della fruizione e degli usi compatibili), presentata in occasione delle prime due Biennali “Paesaggio zerO”. Questo approccio deve essere fatto proprio all’interno della nuova dimensione gestionale dell’Ente Po e Collina, anche per ricostruire i legami fra le aree protette collinari e il vasto contesto del sistema della collina torinese, in coerenza con gli obiettivi del progetto Corona Verde. Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: • Nuovi strumenti di pianificazione della Fascia fluviale del Po e della Collina torinese. L’esperienza di uso del Piano d’Area della Fascia Fluviale del Po ha messo in evidenza la necessità di modificarne la normativa per adeguarla, dopo oltre 10 anni dalla sua approvazione e oltre 15 dall’avvio degli studi per la sua predisposizione, alle nuove situazioni territoriali ed anche per rispondere al nuovo quadro territoriale normativo regionale che va dotandosi di un nuovo PTR e di Piano paesaggistico. L’adeguamento degli strumenti di pianificazione previsti dalla legge regionale è di competenza dell’Ente e deve essere ispirato ad una maggiore integrazione fra momento della pianificazione e fase della attuazione delle previsioni approvate. Ossi i nuovi piani devono contenere le misure e gli indirizzi per attuare le politiche territoriali e diventare lo schema per la costruzione degli accordi locali per l’avvio concreto dei processi di trasformazione e riqualificazione. Questa modalità di lavoro deve anche interessare lo strumento del Piano d’Area della Collina, costruendo elementi di connessione territoriale anche ispirandosi ai materiali redatti in occasione dei masterplan di Corona Verde. Inoltre i piani devono contenere le modalità per coordinare la pianificazione delle Aree Contigue con quella delle Aree protette gestite dall’ente. • I Masterplan gestionali per la rete delle risorse. Per costruire un programma che dal piano diventi un progetto da attuare si è consolidato nel tempo lo strumento del masterplan progettuale: il parco ha sviluppato questo modello che mira ad integrare le risorse naturali e culturali per costruire assi di valorizzazione collegati a modelli di gestione e manutenzione sostenibile, a partire dal caso pilota del Po dei Laghi prodotto nel corso del 2011. Una esperienza che deve essere rapportata all'intero territorio protetto in coerenza e collegamento con i piani di masterplan sviluppati nell'ambito del progetto di Corona Verde. • I grandi assi di Percorrenze della fruizione, le greenways. Il progetto di una infrastruttura verde si costruisce in un quadro di coerenze di area vasta anche lungo direttrici ed assi di valorizzazione: in questo contesto si ritrovano i percorsi di collegamento ciclopedonali che legano i territori fra di essi o altri assi di percorribilità legati a grandi infrastrutture civili. Il progetto della ciclovia del Po, le ciclostrade lungo il Sangone o il Chisola, quello della Ciclostrada del Canale Cavour, la rete dei percorsi della Collina torinese, l’asse collinare Moncalieri-Superga-Sacro Monte di Crea. le vie d’acqua navigabili del Po nell’area urbana fra Torino e Moncalieri, i corridoi di collegamento fra i beni culturali e paesaggistici, rappresentano alcuni degli assi lungo i quali impostare progetti di riqualificazione territoriale che rendono concreta l’infrastruttura verde. Azione 2.3 Incrementare e conservare la Biodiversi tà degli habitat e delle specie. Il corridoio fluviale è per antonomasia un grande corridoio ecologico. Qui, grazie all’azione del fiume ed alla continua attività di scambio e trasporto che esso svolge, sono ancora

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ritrovabili ambiti ecologici di grande valore oltre ad una particolare ricchezza di specie. Per conservare, ma soprattutto per ricostruire e riqualificare la fascia fluviale depauperata degli habitat naturali propri, negli anni ’90 del secolo scorso è stato istituito il sistema di protezione del Po costituito dalle aree protette e su tale obiettivo diviene fondamentale oggi lavorare con programmi di ricerca e conservazione delle specie e degli habitat. Analogamente il comparto ambientale della collina rappresenta un grande bacino di risorse naturali e luogo di conservazione di habitat e specie, anche testimoni dei periodi climatici antichi. Il tema della biodiversità è cardine in una politica di tutela e si intreccia profondamente con quello della pianificazione territoriale: i modelli di uso del suolo, dettati dall’urbanistica locale e da quella degli strumenti di pianificazione dell’Ente, sono il presupposto per garantire la salvaguardia degli habitat, mentre i progetti di recupero e conversione sono la parte attiva di questo processo. Anche le azioni sulle specie a rischio di estinzione sono importanti e su tale elemento è fondamentale accrescere e coordinare le conoscenze scientifiche e naturalistiche. A questo proposito è utile rilevare che l’area protetta presenta una percentuale assai prevalente di aree destinate ad attività agricola, ossia oltre il 75% della superficie territoriale, e pertanto è indispensabile dialogare con le realtà produttive presenti in tale ambito per garantire l’adeguato livello di tutela delle specie e degli habitat. Il ruolo degli ambiti agricoli è stato quello di occupare spesso eccessivamente la fasce di esondazione, eliminando gli habitat caratteristici dei fiumi come le aree umide e gli spazi ripariali per far posto alle coltivazioni. L’agricoltura può essere un forte alleato della conservazione, a condizione che si trovino le giuste vie per ridare uno spazio vitale al fiume, consentendo la compresenza delle attività agricole nei territori specificamente vocati. Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: � Conoscenza e riqualificazione degli habitat: la rete ecologica regionale ed europea

e il contributo del Piano di Sviluppo Rurale. Per gestire con oculatezza questo tema è necessario conoscere. Da questo assunto parte il piano dell’Ente che investe risorse proprie per la conoscenza di dettaglio dello stato della biodiversità degli habitat e delle specie, mediante borse di studio scientifiche, che mirano anche a fornire nuove opportunità di studio alle giovani generazioni. Un lavoro condotto per implementare la Banca Dati Naturalistica delle aree protette della Regione Piemonte, un contenitore fondamentale per monitorare e conoscere lo stato della natura del Piemonte. A fianco di ciò le azioni di gestione diretta su diverse specie vegetali e animali, rappresentano l’altro livello di attività che devono anche essere integrate a livello territoriale, collaborando con gli altri enti per la gestione condivisa del patrimonio faunistico. Nel 2010 sono state completate due borse di studio, rispettivamente uno “Studio delle connessioni ecologiche esistenti tra nodi ad alta valenza ambientale nel territorio del Parco del Po torinese e trasposizione cartografica con GIS”, nonché una “Indagine conoscitiva dei taxa e habitat riferiti alla Direttiva 92/43/CE nel territorio del Parco del Po”. E’ stata recentemente avviata una collaborazione con il Museo regionale di scienze naturali; tale collaborazione prevede lo svolgimento di una nuova borsa di studio, che sarà conferita dall’Ente Parco e finanziata dal Museo Regionale, sul tema della diversità floristica negli ambienti umidi e ripariali. Per l’area collinare sono state invece particolarmente sviluppate le indagini floristiche con la partecipazione a programmi INTERREG, consentendo di incrementare anche in questo caso le banche dati di conoscenza della Regione Piemonte. Lo sviluppo della conoscenza sullo stato della biodiversità costituisce elemento essenziale per potere mettere in atto azioni di gestione diretta sugli habitat e sulle specie animali e vegetali. Questo anche in un’ottica di difesa della biodiversità per le sue ricadute

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economiche; basti pensare a quanta produzione agricola dipende dall’efficienza dell’impollinazione, nonché al rischio di perdita di fertilità del suolo dovuta al degrado degli ecosistemi. A tale proposito in Piemonte esistono in questo momento più strumenti normativi concorrenti alla tutela della biodiversità che si integrano fra loro, ossia: • la LR 19/2009 sulle aree protette e la biodiversità, con la quale è stato definito in modo completo il quadro della rete ecologica regionale, comprendente le aree protette nonché le aree incluse nella Rete Natura 2000, in buona parte coincidenti con le precedenti, facenti quindi parte della Rete Europea. • il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) adottato dalla Giunta Regionale con D.G.R. n. 53-11975 del 04 agosto 2009. • il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013, con particolare riguardo agli obiettivi contenuti nell’asse 2 “Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”, fra i quali la “Conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore naturale” e la “Tutela del suolo e del paesaggio”. Con il “Programma finalizzato alla tutela della biodiversità” approvato dalla Regione Piemonte con DGR n. 12-7383 del 11.10.2010, sono state definite le linee per Impostare, nell’ambito del PSR, un modello di intervento per la biodiversità utile per la prossima PAC, nonché per integrare le iniziative della Regione Piemonte che riguardano la biodiversità, quali il programma Corona Verde e il Piano paesaggistico regionale. Nel panorama del PSR si aprono pertanto interessanti prospettive per gli obiettivi di riqualificazione ecologica dell’Ente Parco. A tale proposito è opportuno richiamare, oltre al già citato POR FESR Corona Verde, che vede già l’Ente svolgere una ruolo di primo piano nell’ambito della cabina di regia e della segreteria tecnica, anche alcune misure specifiche di azione; in modo particolare la misura 323 relativa a Programmi d’intervento riguardanti investimenti sulla biodiversità e iniziative di sensibilizzazione ambientale, nonché altre per le quali è essenziale il ruolo che l’Ente di gestione può rivestire come promotore, ad esempio nel campo della ricostruzione di elementi dell'agroecosistema con funzione ambientale e paesaggistica, o a sostegno di investimenti non produttivi sia in ambito agricolo che forestale. � Progetti pubblici e privati per ridare natura agli ambienti fluviali e collinari e stabilità

ai suoli. Utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla normativa dei piani d’area vigenti, dalla normativa dei nuovi strumenti di pianificazione e da quella del Piano di Assetto Idrogeologico si intende proseguire ed avviare un sistema di iniziative ed azioni che possano migliorare lo stato dei luoghi migliorandone la qualità ambientale, ad esempio incrementando aree a bosco ripariale, ambienti fluviali e zone umide nonché gli ambienti forestali collinari. Fra le diverse iniziative assumono particolare significato quelle degli interventi di riqualificazione attuati mediante attività estrattive o quelli connessi alla direttiva rinaturazione dell’Autorità di bacino. Fra i primi esempi l’ente del Po ha ottenuto particolari risultati positivi potendo attivare importanti riqualificazioni territoriali in particolare lungo il Po a sud di Torino. Tali metodiche possono risultare di significato al fine di individuare forme virtuose di collaborazione fra iniziativa di carattere privato e obiettivi di recupero e riqualificazione individuati dalla parte pubblica. • Gli obiettivi di Kyoto: forestazione e riduzione dei gas serra. In attuazione delle previsioni degli strumenti di pianificazione e in coerenza con le indicazioni del Protocollo di Kyoto, in particolare nell’ambito delle attività agroforestali, l’Ente può operare attivamente promuovendo e coordinando interventi di riforestazione, con la finalità prioritaria di assorbimento della CO2 e, pertanto, con il fine di contribuire a migliorare il bilancio tra assorbimenti ed emissioni di gas ad effetto serra. Poiché le superfici in disponibilità diretta dell’Ente sono assai limitate, al fine di attuare interventi su vaste aree, si propone un percorso procedurale avente il seguente modello:

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− censimento delle aree che soggetti pubblici, ossia prioritariamente amministrazioni comunali, ovvero privati, possono individuare e mettere a disposizione, ad esempio con cessione in comodato, al fine di effettuare un intervento su vasta scala, previa azione capillare di informazione presso gli enti locali ricadenti nel territorio dell’area protetta e nell’ambito del marchio Po Confluenze Nord Ovest; − predisposizione di uno studio di fattibilità, ovvero di progetto preliminare a seconda delle dimensioni dell’intervento previsto, finalizzato all’avvio di una procedura di gara aperta a soggetti idonei ed aventi i requisiti per predisporre i successivi livelli di progettazione per realizzare le opere ed assicurare la manutenzione per un tempo congruo, con acquisizione, da parte del soggetto affidatario, del diritto di vendere, sul mercato volontario dei crediti di Carbonio, i crediti derivanti dall’assorbimento della CO2, assicurando tuttavia nel contempo la cessione di una quota di crediti anche alle amministrazioni comunali e/o all’Ente Parco, affinché questi possano utilizzare tali crediti come compensazioni ambientali per opere e/o attività. Tali interventi, ed i relativi crediti, dovranno essere debitamente certificati da soggetti terzi ufficialmente abilitati. Tale operazione non comporta movimentazioni dirette di denaro, in quanto i benefici per i soggetti attuatori si concretizzano in crediti di CO2, successivamente commercializzabili. I costi per l’Ente di gestione consistono in oneri per la progettazione (interna e/o esterna) ed in costi per l’espletamento delle procedure di gara. • La gestione faunistica integrata. La ricchezza faunistica, quale fattore della biodiversità, rappresenta un elemento fondamentale per la qualità dell’area protetta, anche in ragione della presenza nel suo territorio di una grande varietà di ecosistemi, inseriti in contesti ambientali che vanno da quelli planiziali, con la straordinaria ricchezza di ambienti fluviali, a quelli collinari, con estesi soprassuoli forestali. Ad iniziare dagli studi già disponibili relativi al territorio dell’area protetta, l’Ente Parco del Po ha approfondito le proprie conoscenze soprattutto attraverso monitoraggi condotti sia direttamente da personale dipendente, che mediante ricerche svolte nell’ambito di borse di studio, in particolare relativamente all’avifauna, all’ittiofauna ed agli anfibi, oltre a singoli gruppi che rivestono un ruolo significativo come indicatori di qualità biologica, quali ad esempio gli odonati. Un ruolo di particolare rilievo assunto dall’Ente è stato quello dei controlli faunistici, in particolare relativamente alla specie cinghiale, con le azioni relative ai censimenti, ai piani di selezione ed alla loro attuazione. In un’ottica che veda il ruolo dell’Ente Parco impegnato in una gestione attiva, si ritiene che le azioni debbano essere rivolte ad una integrazione fra le funzioni di studio e ricerca, di applicazione dei risultati nel campo della gestione degli equilibri faunistici e di arricchimento della biodiversità, agendo in particolare sulle specie target anche in relazione alle attività di monitoraggio che spettano all’ente nelle aree di rete natura 2000 e che devono essere condotte secondo standard omogenei a scala regionale. Le attività previste si orientano nel seguente modo: La gestione della conoscenza: La fase dei monitoraggi avviata in via sperimentale con le borse di studio condotte nel 2009 e 2010 deve inserirsi in un più ampio schema di attività, auspicalmente da attuarsi secondo indirizzi regionali, e con costanza nel tempo. Tali attività dovranno essere indirizzate in particolare per le specie da sottoporre a monitoraggio per le aree di rete natura 2000 ma anche per territori esterni, sia in collaborazione con gli istituti regionali come il Museo Regionale o l’ARPA, sia con programmi attivati dall’ente stesso sviluppando borse di studio biennali di ricerca finanziate direttamente e con il supporto della Regione. Tale progettualità deve anche estendersi alle aree contigue e quindi ad un comparto di gestione più ampio che necessiterà di un aumento degli investimenti nell’area di attività. La gestione della biodiversità animale e i progetti per le specie target : le attività di studio indicate prima sono indispensabile premessa per sviluppare progetti gestionali degli ambienti, che mirino a ricostruire o mantenere le condizioni di qualità di habitat necessarie per la conservazione delle specie. Sono quindi da sviluppare progetti tipo in habitat

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specifici con particolare riferimento alle aree umide ed alle aree agricole, nelle quali ricostruire condizioni di connettività adeguate per una rete ecologica territoriale che permetta gradi di permeabilità fra la fascia fluviale e i territori circostanti nei quali sono presenti ambienti naturali di interesse. I controlli dei popolamenti per ragioni di sicurezza e per gli effetti sulle attività economiche: da sempre lo stato della presenza di alcune specie nel territorio protetto come il Cinghiale hanno generato problemi di danni alle coltivazioni ed anche problemi connessi alla sicurezza stradale. Per tali ragioni l’attività dell’ente deve essere orientata nel campo dei controlli faunistici proseguendo l’azione con il supporto dei selecontrollori e sviluppando nuove forme di partenariato gestionale con gli istituti venatori in ragione della necessità di predisporre i piani di intervento per le aree contigue. E’ necessario infatti aumentare il grado di gestione della fauna intorno alle aree protette per consentire una reale gestione a scala territoriale, evitando interventi interni alle riserve naturali che non possono raggiungere i risultati se non accompagnati da una saggia gestione nel territorio circostante. Azione 2.4 - Sorvegliare per educare a nuovi compor tamenti virtuosi per l’ambiente. L’azione di un’area protetta è notoriamente significativa se accompagnata da una seria e costante attività di vigilanza e controllo. In tanti anni di attività il sia pur numericamente esiguo servizio di vigilanza ha garantito un presidio ed un’attenzione che si è mossa su un campo straordinario di tematiche e casi. Sulla base di questa attività si è sempre più operato per sviluppare anche una seria comunicazione ed informazione che è andata di pari passo alla azione repressiva, talvolta indispensabile. Certo la vigilanza ha dovuto impegnarsi significativamente sulla presenza delle attività abusive in campo edilizio e nei comportamenti illeciti nel settore dell’abbandono dei rifiuti, come anche nel campo dell’attività venatoria, consentita nelle vaste zone di salvaguardia. In tutti gli ambiti è stato necessario attivare un coordinamento fra i diversi corpi di vigilanza: per questo si sono sviluppate interessanti ed efficaci collaborazioni, come con la LAC o le GEV della Provincia di Torino, che hanno permesso nel loro insieme di sostenere e coadiuvare le attività di vigilanza. A fianco di ciò si sono anche varati progetti pilota che hanno rappresentato una forte innovazione a scala regionale: il primo Progetto di Telerilevamento per il controllo ambientale è stato attivato dal nostro servizio di vigilanza del Parco del Po. Altre azioni sono state avviate ed attendono una loro definizione a scala regionale, come il Regolamento di fruizione delle aree protette. Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: • Monitoraggio delle attività a forte impatto. L’area del fiume Po è segnata da una numerosa serie di attività a forte impatto. L’Ente ha iniziato un censimento in merito ed intende costruire una schedatura di tali attività per concordare con ARPA e le altre agenzie di controllo ambientale una serie di monitoraggi mirati. La presenza di siti ad alto rischio di impatto ambientale costituisce infatti una problematica significativa e importante, come anche le situazioni di degrado localizzate ancora presenti. In tale contesto assumono un particolare rilievo il controllo della qualità delle acque e le azioni correlate nell’ambito del Piano Tutela delle Acque. L’Ente ha già avviato protocolli di lavoro sperimentali, con ARPA e la Provincia di Torino – Risorse idriche , per il rilascio del DMV alle traverse del Po di maggiore importanza, con il coinvolgimento di Iride ed Enel. In attuazione del Piano di Tutela delle Acque approvato dalla Regione Piemonte, si intende attivare una serie di controlli ed azioni di monitoraggio che consentano di conoscere la situazione del livello di apporto di inquinanti ai corpi idrici, per collaborare con gli altri enti preposti al miglioramento della qualità lungo le aste dei corsi d’acqua protetti.

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• Controllo e prevenzione delle attività improprie di abbandono rifiuti. L’abbandono di rifiuti, sia quelli comuni solidi urbani che quelli speciali, di varia natura, costituisce uno degli elementi di maggiore degrado paesaggistico del territorio, oltre che una possibile fonte di inquinamento delle acque e contaminazione del suolo. Negli ultimi anni l’attività dell’Ente Parco si è concretizzata sia mediante interventi di controllo e segnalazione alle amministrazioni comunali, sia mediante azioni di vigilanza e repressione, sia attraverso interventi diretti di rimozione di rifiuti abbandonati in prossimità di strutture realizzate dall’Ente Parco, come ad esempio vicino alle bacheche informative presenti sul territorio dell’area protetta. Al fine di rendere più puntuale ed efficace l’attività, l’Ente intende perfezionare ed ampliare sistemi di controllo del territorio, ad esempio mediante impiego di sistemi di videosorveglianza, nonché attraverso forme specifiche di collaborazione integrata con singole amministrazioni locali. OBIETTIVO – 3. SVILUPPO SOSTENIBILE. Azione 3.5. Riqualificare il periurbano: l’area met ropolitana torinese e la qualità ambientale. Il Parco fluviale del Po torinese ha avuto occasioni di progettualità connesse alla propria presenza su territori a forte concentrazione urbana, che tuttavia nello stesso tempo è stata anche una criticità dovuta alla presenza delle forti pressioni che il territorio stesso subisce. Oscillando fra questi due aspetti l’area protetta ha, fin dagli anni ’90, pensato che solo la costruzione di un progetto generale condiviso, che sottolinei il valore dell’ambiente e degli spazi aperti, consentiva di sostenere la forte pressione antropica esterna. Questa è una situazione che accomuna tutte le aree protette nell’area periurbana torinese ed è su tale profilo che l’Ente aveva avviato, fin dal 1997 il progetto Corona Verde, partendo dall’idea di connettere gli spazi aperti fra di loro integrandoli nell’ambito dei parchi regionali e locali già presenti. Una grande occasione di lavoro per la sua diffusione sono stati i fondi del DOCUP 2000-2006 che hanno permesso di aprire numerosi cantieri (con oltre 12 milioni di euro di investimenti) oltre che di diffondere i concetti sui quali Corona Verde si basa, grazie alla ricerca svolta dal Politecnico di Torino che ha individuato quali elementi portanti del programma la progettualità integrata ed estesa alle diverse realtà presenti, la qualità del progetto, la necessità di garantire la manutenzione a basso costo, la realizzazione di spazi che siano contestualmente di uso fruitivo e di qualità ecologica. In particolare l’Ente è stato parte attiva su tutti e due i fronti di lavoro prima ricordati, sviluppando anche una specifica azione diretta di riqualificazione, conosciuta come progetto Hortocampus nell’area non di proprietà regionale delle Vallere in Moncalieri, che si pone come intervento che integra la riqualificazione paesaggistico ambientale con la tutela di aree a tipica vocazione agricola, già in coerenza con l’idea di Infrastruttura Verde. Si tratta del progetto con il quale l’Ente ha anche riaffermato il ruolo simbolo che l’area delle Vallere possiede, che ha come epicentro la Cascina omonima, sia nell’ambito della porta sud dell’area metropolitana, che come immagine percepita del Parco del Po stesso. Analoga azione è stata condotta nell’ambito del territorio collinare con i due progetti di infrastrutturazione della fruizione che hanno interessato sia l’area del Bosco del Vaj che quella del Parco di Superga. La nuova fase dei Fondi strutturali 2007-2013 è ora l’occasione per proseguire in questo impegno, anche per i risvolti che tale progetto può avere sul fronte della fruizione e dell’immagine turistica dell’intera area metropolitana. Il nuovo Progetto Corona Verde (CV2), avviato dalla Regione Piemonte nell’ambito del POR FESR, è strettamente coordinato nelle finalità e nelle modalità attuative con il Programma finalizzato alla tutela della biodiversità finanziato con i fondi PSR 2007-2013. CV2 si configura come sistema integrato di iniziative volte alla riqualificazione dell’area metropolitana torinese, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico-culturale e il paesaggio, contribuendo nel

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contempo alla conservazione degli spazi naturali e delle reti di connessione, alla tutela del reticolo idrografico ed alla difesa dello spazio rurale. Pertanto le finalità sono pienamente coerenti con quelle dell’Ente di gestione, che è stato un promotore e propulsore nell’avvio del nuovo Progetto Corona Verde, ed attualmente riveste un ruolo importante nell’ambito della cabina di regia e della segreteria tecnica. Il progetto Corona Verde è stato il primo progetto con il quale l’Ente ha inteso integrare il proprio ruolo con il territorio per creare valore aggiunto allo sviluppo locale dei territori fluviali. Questo percorso deve essere ora dotato di uno strumento complessivo e di insieme che leghi le risorse paesaggistico-ambientali con le dinamiche economiche locali. Tale strumento è il Piano socioeconomico previsto per le aree protette. L’Ente ha quindi avviato il percorso di redazione del Piano socioeconomico, strumento di identificazione della strategia generale di uso del territorio protetto (e delle aree limitrofe ad esso legate) che costituisce la premessa per la costruzione di un progetto di qualità ambientale. E’ necessario infatti far sì che le istanze di utilizzo economico del territorio vengano da un lato rese compatibili rispetto ai fini della tutela ecologica, dall’altro possano beneficiare delle risorse ambientali trasformandole in occasioni dirette di economia connessa all’ambiente. Tutto ciò senza contare l’effetto positivo ed attrattivo che la qualità ambientale e il valore aggiunto che ne deriva hanno sulle dinamiche dello sviluppo locale. Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi, nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: • Lo strumento del Piano socioeconomico. Il rapporto fra area protetta e territorio si attua innanzi tutto attraverso le attività economiche che in esso si svolgono. Come compendiare queste con i valori da tutelare è possibile solamente pianificando ovvero regolando il rapporto fra sviluppo economico e tutela ambientale. In tale senso il PSE assume anche un ruolo di vero piano strategico che orienta le azioni di base dell’area protetta verso una piena integrazione con il contesto territoriale nella quale sorge. • Sostenere la Corona Verde. L’Ente intende proseguire nel ruolo di supporto alla politica regionale in merito al progetto speciale CV2, proseguendo nell’azione diretta di partecipazione nella cabina di regia e nella segreteria tecnica, rivestendo un ruolo di supporto alle realtà locali e comunali per la costruzione di progetti di riqualificazione e di gestione ambientale di alta qualità, capaci di raccordarsi con intelligenza nel tessuto urbano e negli spazi aperti. • I Contratti di Fiume. Sangone e Chisola. L’avanzato stato di definizione del contratto del Sangone rende questo tema di lavoro di particolare importanza, anche per un motivo specifico e contingente: il Sangone ha bisogno di rinascere e di ricostruire la sua immagine. La presenza significativa dell’area inserita nella rete ecologica regionale lungo il suo tratto per oltre 20 km di sviluppo lineare e il partenariato costruito con tutti i soggetti interessati, pone questo esperimento a livello regionale in una posizione di grande valore, specie per la sfida rappresentata dal recupero di un corso d’acqua collocato nell’area urbana e gravato da numerose pressioni ambientali. A partire da questa esperienza si ritiene importante estendere i progetti di partenariato anche lungo l’asse del Chisola, che connota tutto il territorio di pertinenza dello stesso asse del Sangone in sponda destra.

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OBIETTIVO – 4. VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO E DEI S UOI PATRIMONI STORICO-CULTURALI. Azione 4.6. Costruire un’immagine riconoscibile de l fiume e della collina. Il Parco del Po torinese ha da sempre rivolto una accurata attenzione al paesaggio ed al valore di questa categoria, rivalutandola al pari del tradizionale concetto di “natura”. Con la Convenzione Europea del Paesaggio, firmata a Firenze nel 2000, si è infatti affermato il principio secondo il quale il paesaggio non deve essere visto solo attraverso un filtro estetico, bensì esso costituisce un fattore di attenzione al territorio al pari delle altre categorie utilizzate per la sua gestione, e non solo un modo di vederlo. Il Paesaggio è la categoria principe che consente di affrontare il tema strategico del ruolo del patrimonio culturale nello sviluppo di un territorio. Alla luce di ciò e delle esperienze di confronto con analoghe iniziative regionali (come il Coordinamento degli osservatori del Paesaggio del Piemonte) l’Ente di gestione del Parco Fluviale del Po Torinese e l’Ente di gestione delle aree protette della Collina torinese hanno promosso ed avviato il progetto dell’Osservatorio del Paesaggio dei Parchi del Po e delle colline torinesi, insieme al Politecnico di Torino – Osservatorio Città sostenibili (OCS). Nel contesto della redazione del Piano paesaggistico regionale e del lavoro svolto per il progetto Corona Verde, si è pensato di raccogliere una serie di materiali e di elaborazioni per iniziare a costruire una visione del territorio complessiva e pluritematica. Il lavoro ha dato vita in particolare ad un sito web che raccoglie documenti e materiali sul tema, anche organizzando conoscenze e documenti che interessano la piana del Po nonché la collina, ad esempio con l’interessante progetto della “Rete dei sentieri collinari”. Da questo lavoro ha preso avvio anche la “Biennale Paesaggio zero” , che è giunta alla seconda edizione e che potrà aprirsi a collaborazioni con altre iniziative analoghe del territorio come la Biennale “Creare Paesaggi”. L’Ente ha così ampliato i propri scenari di attività, nel campo della tutela ambientale, attraverso i temi della valutazione paesaggistica e della valorizzazione dei patrimoni presenti del proprio territorio. Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: • L’Osservatorio del paesaggio del Po e della Collina torinese per seguire l’evoluzione le trasformazioni territoriali. Il progetto dell’Osservatorio mira a costruire, nel quadro delle attività di approfondimento del nuovo Piano paesaggistico regionale, la mappa delle trasformazioni territoriali, a partire dalla conoscenza delle unità paesaggistiche e dello stato attuale delle qualità percettive del fiume e della collina, con particolare attenzione al tema della qualità delle acque, in quanto elemento di forte criticità. Nel modello che l’osservatorio del paesaggio intende perseguire, la ricerca scientifica si salda con le concrete problematiche del territorio, in una collaborazione permanente tra università e comunità locali, fornendo soluzioni alle criticità e sviluppando la conoscenza delle buone pratiche. L’azione dell’Osservatorio è indirizzata a promuovere una lettura del Paesaggio organizzata in tre momenti: � l’osservazione del proprio territorio al fine di conoscerlo, esaltarne gli aspetti

percettivi, comunicarne le particolarità raggiungendo tutti i soggetti interessati; � la valutazione delle trasformazioni per percepire le dinamiche in essere e per

ipotizzare i cambiamenti nel tentativo di disegnare una mappa di visione complessiva;

� la gestione e la proposizione di strumenti innovativi per definire azioni di tutela oltre che di saggia modificazione contemporanea del paesaggio.

Le azioni concrete sulle quali nei prossimi anni si concentrerà l’attività dell’Osservatorio, e pertanto dell’Ente Parco, riguarderanno in particolare:

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� Una formazione mirata di personale in grado di elaborare progetti specifici nell’ambito del prossimo periodo di programmazione del Piano di Sviluppo Rurale, soprattutto per partecipare a bandi nel campo della comunicazione e della diffusione culturale e scientifica.

� La predisposizione di quaderni di approfondimento che, sulla base delle esperienze acquisite, rappresentino dei materiali guida e di riflessione su varie tematiche.

� L’attivazione di una specifica collaborazione istituzionale con il Politecnico di Torino finalizzata a ospitare tirocinanti del corso di laurea in Pianificazione Territoriale.

� La realizzazione di un database delle istruttorie della commissione urbanistica del Parco del Po Torinese, con possibilità di visualizzazione sul web delle istruttorie stesse con individuazione territoriale attraverso Google Earth, al fine di consentire una ampia diffusione della conoscenza dell’attività che l’Ente Parco svolge da oltre quindici anni; tale attività di collaborazione prevede anche la partecipazione, inizialmente in via sperimentale, del Dipartimento Territorio nell’ambito della commissione urbanistica.

� La realizzazione di una sezione specifica del sito web dell’Osservatorio, destinata ad ospitare le attività sopra descritte nonché una sezione dedicata all’attività delle commissioni locali del paesaggio, anche allo scopo di costruire una rete fra queste, relativamente ad alcuni ambiti territoriali di studio, come il Po e la Collina Torinese.

� La pubblicazione, mediante una apposita sezione sul sito web, degli atti della Biennale Paesaggio Zero – Rarità Naturali.

� La predisposizione di un dossier di candidatura per la terza edizione del Premio Paesaggio al Consiglio d’Europa.

� La predisposizione di ipotesi strategiche in vista del nuovo periodi di programmazione dei fondi strutturali europei 2014 – 2020.

• Ricreare il legame tra le comunità del fiume e della collina con il loro territorio: progetti di identità e di sviluppo sociale. Nell’ambito delle azioni volte alla costruzione di politiche di governance dell’asta del Po previste nel progetto Valle del Po, l’Ente intende realizzare iniziative culturali che facilitino la partecipazione delle comunità locali nella condivisione e conoscenza dei processi di trasformazione del territorio fluviale. Tale azione può trovare attuazione anche nello strumento del Piano socioeconomico, prevedendo in tale piano delle attività volte alla ricostruzione dell’identità paesaggistica del territorio fluviale e di quello collinare, che trova, in particolare nel patrimonio culturale dei luoghi, la base per la costruzione di nuovi futuri scenari di crescita per queste aree. OBIETTIVO – 5. GESTIONE INTEGRATA DELLA FRUIZIONE. Azione 5.7. Costruire modelli sostenibili di fruizi one del territorio. Tutelare i territori fluviali e collinari è la mission primaria. Soprattutto in contesti a forte utilizzo economico e sociale, questo obiettivo può essere efficacemente raggiunto se coniugato con un ruolo attivo nell’organizzazione e pianificazione degli strumenti utili a consentirne la fruizione. Turismo e utilizzo del territorio sono quindi attività strategiche sulle quali tuttavia gli sforzi di gestione sono complessi. L’Ente del parco del Po ha, da un lato fatto ricorso a risorse proprie finalizzandole alla promozione della fruizione e, dall’altro, costruito visioni strategiche generali per la promozione turistica dei territori quale ad esempio il marchio “Po Confluenze Nord Ovest”. L’organizzazione di eventi come “Regate&Canoe” o il “Tempo del Fiume” e la presenza in numerosi eventi locali, fiere e sagre, hanno rappresentato un complesso lavoro di posizionamento nel contesto territoriale. Dopo avere realizzato, nel corso degli anni dal 1990 al 2006, la costruzione di infrastrutture per la fruizione quali piste ciclabili e centri visita, con difficoltà legate alla difficile garanzia di investimenti costanti nel tempo per la loro manutenzione e gestione, si

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è passati più di recente a investire anche nella comunicazione e nei progetti di sistema di fruizione integrata. E’ così nata la marca turistica e territoriale Po Confluenze Nord-Ovest, costruita in collaborazione con l’ATL Turismo Torino e Provincia, che è divenuta il contenitore di progetto e di obiettivo da utilizzare come veicolo delle mille risorse che lungo il fiume sono presenti. Tali risorse tuttavia hanno la necessità di coordinarsi e ritrovarsi sotto un unico riferimento ed una unica organizzazione di promozione che le sappia raccogliere in prodotti turistici specifici. Gli analoghi investimenti operati nell’area collinare come ad esempio la realizzazione del Centro visita di Superga, rappresentano azioni che ora devono essere collocate in un quadro di sostenibilità gestionale nuovo che ne garantisca il mantenimento nel tempo. Ora si rende necessario proseguire su una serie di azioni sia infrastrutturali che promozionali e per questo vi è bisogno di costruire nuove e più estese alleanze. Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: • Diffondere e consolidare il marchio “Po Confluenze Nord Ovest”. L’inserimento della marca Po Confluenze Nord Ovest nel programma nella marca turistica complessiva del Po, l’estensione e la diversificazione dei prodotti turistici, la promozione di azioni volte ad una maggiore partecipazione dei cittadini, la diffusione del messaggio ad una più vasta rete di mezzi di comunicazione, il miglioramento del livello di accoglienza, il miglioramento delle infrastrutture di accesso e del livello di utilizzo e attrezzature: con queste azioni progettuali si mira a costruire una partnership fra i diversi attori, sia pubblici che privati, interessati a dare vita ad un soggetto che assuma l’incarico di promuovere e gestire direttamente il progetto della marca, articolandolo nelle diverse aree nelle quali si articola il marchio turistico (denominate area del Po dei Laghi, del Po dei Re e del Po delle Colline). La fruizione della fascia fluviale ha bisogno, oltre che di coordinare le attività fruitive esistenti, anche di nuovi investimenti e di attrezzature specifiche la cui realizzazione può essere resa possibile solo mediante la predisposizione di un masterplan dotato di un modello gestionale economico. Per raggiungere tale obiettivo è quindi necessario costruire una alleanza gestionale fra tutti i soggetti interessati. • Creare il marchio turistico della Collina torinese. Il precedente modello costituisce un sistema di approccio che deve essere applicato anche al contesto collinare che pur presentando grandi potenzialità di fruizione non è oggi adeguatamente promosso, anche se vede la presenza di iniziative già avviate come il Progetto Strada dei Colori e dei Sapori o come l'importante struttura del Parco Astronomico INFINITO, con il quale costruire rapporti di partenariato forte e programmato nel tempo. Azione 5.8. Promuovere eventi fra il Po e le Collin e. L’azione di conoscenza di una realtà non può che essere costruita passo dopo passo e con una costante attività di comunicazione e sensibilizzazione, attuata su diversi canali e con diversi strumenti informativi: siti web, manifestazioni locali, mezzi tradizionali di informazione. Anche le azioni di forte comunicazione, nelle quali si pone l’attenzione su aspetti particolari e si concentrano diverse attività in un unico evento, hanno dimostrato la loro efficacia, se organizzate con qualità e stile e soprattutto riservando loro la giusta dimensione. In questa direzione l’Ente intende muoversi costruendo le alleanze necessarie per la costruzione di appuntamenti ed eventi con i quali attrarre l’attenzione sui territori protetti. Oltre agli eventi puntuali e distribuiti sul territorio è importante quindi organizzare anche grandi appuntamenti come la Biennale Paesaggio zerO, le cui prime due edizioni si sono svolte nel 2008 e nel 2010.

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Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: • Iniziative per conoscere i territori. Le manifestazioni, la ricca serie di sagre e feste, gli incontri organizzati per itinerari a piedi e in bicicletta (in particolare legati alla importante rete dei Sentieri della Collina torinese) i raduni di canoe: sono questi alcuni esempi delle attività da sviluppare sulle aree di competenza del parco. Inoltre è importante prevedere iniziative con carattere permanente come “Regate&Canoe” o “Il Tempo del Fiume” e momenti di riflessione ed esperienza con il paesaggio accompagnati da progetti teatrali come la Festa della Collina, in quanto iniziative che possono richiamare il pubblico sia locale che turistico, che in questi momenti della tradizione può trovare spunti di interesse e curiosità. • I grandi appuntamenti: La Biennale “Paesaggio zerO” . La Biennale, strumento di comunicazione dell'Osservatorio del Paesaggio partita con la prima edizione nel 2008, vuole riproporre una collezione di momenti di incontro con il tema del fiume e della collina: sul loro ruolo ecologico come sulla sua capacità di essere generatori di sensibilità, di utilizzi e di attività economiche sostenibili. L’intento è infatti quello di offrire in un contenitore le diverse opportunità di fruizione e conoscenza del fiume e della collina, ma anche di partecipare alla sua scoperta attraverso esperienze culturali ed artistiche: un evento ricco di proposte che avvicini il mondo dell’educazione alle esperienze di conoscenza del mondo del fiume e della collina. Si tratta di una iniziativa che dovrà aprirsi anche a collaborazioni con analoghe attività regionali ed internazionali coma la Biennale Creare Paesaggi organizzata dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Torino. OBIETTIVO – 6. TRASMETTERE LA CULTURA AMBIENTALE: I L TERRITORIO DEL PARCO LABORATORIO DI SAPERI. Azione 6.9. Progettare e diffondere iniziative per l’educazione. Il primo paragrafo nell’importante documento americano “Ripensare i Parchi Nazionali per il 21° secolo - Una relazione del Consiglio del Nat ional Park Service del Luglio 2001” è dedicato al tema “Costruire strade verso il sapere”. In questo importante documento la grande organizzazione americana ha stabilito che ”L'educazione dovrebbe essere una missione prioritaria del National Park Service. I bilanci, le politiche e le strutture organizzative dovrebbero riflettere questo impegno. La collaborazione con le organizzazioni e gli studiosi è essenziale per sviluppare e ampliare le capacità educative dell'Ente. Il National Park Service è stato definito "la più grande università americana senza muri". (....) Il National Park Service ha sempre considerato l'educazione come parte della sua missione, ma si è concentrato su di essa solo con intermittenza. Gli sforzi educativi del National Park Service devono crescere insieme al cambiamento della demografia americana. I programmi, le esposizioni e le presentazioni audiovisive devono essere sviluppati per tutte le età e tutte le lingue. Per raggiungere un pubblico multiculturale sono necessari nuovi metodi. Le nuove tecnologie, ad esempio Internet, stanno creando modi nuovi e coinvolgenti di insegnare e di imparare cose nuove nei parchi e sui parchi. Attraverso Internet e altre forme di apprendimento a distanza, il pubblico può condividere la meraviglia e l'emozione di una visita al parco. Il National Park Service deve quindi sfruttare le possibilità educative del World Wide Web in modo più sistematico.” Il Parco del Po torinese e il Parco della Collina torinese hanno investito da sempre specifiche risorse per offrire supporto alla scuola ed organizzare progetti per far vivere l’area protetta e consentirne l’uso a fini educativi. Esempi di ciò sono la realizzazione in partnership privata della fattoria didattica di Carmagnola Cascina Bricco o la sala didattica attrezzata della sede di Settimo Torinese presso l’Ecomuseo del Freidano

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o il centro visita presso la stazione della Dentera a Superga. In questa direzione l’Ente ha anche sviluppato una serie di contatti ed esperienze a livello nazionale e regionale individuando l’esigenza di costruire progetti di maggiore solidità come il progetto “Emozioni naturali” e sostenendo anche le professionalità adeguate rappresentate dagli accompagnatori ed educatori. Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: • Il Progetto “Equilibri Naturali”. Il Progetto fa parte della rete nazionale 'Equilibri naturali' collegata alle esperienze statunitensi dell'educatore autore Richard Love del volume “L'Ultimo bambino dei boschi” e basa la sua proposta sul ricostruito rapporto con la natura come strumento che migliora non solo l'educazione ambientale ma ha benefici effetti anche sulla salute psicofisica dei bambini. E' con questa consapevolezza che il Parco dei Monti Sibillini ha elaborato e proposto ad una serie di parchi italiani fra cui il Po torinese l'iniziativa che vuole fornire ai genitori, sull'esempio dell'analoga iniziativa realizzata negli Stati Uniti (sostenuta dalla National Wildlife Federation), suggerimenti e stimoli per valorizzare il rapporto tra i bambini e l'ambiente naturale. • I Centri di Educazione. Le attività di avvicinamento al parco devono anche basarsi su specifiche strutture attrezzate. I Centri di esperienza educativa territoriali che l'ente intende costruire a rete sul territorio sono già una realtà basata sulle strutture come quella dell’Ecomuseo del Freidano di Settimo T.se, di Cascina le Vallere a Moncalieri, come il Museo di Storia naturale di Carmagnola e il Giardino didattico fenologico C.L.Allioni delle Vallere o il Centro visita di Superga. Queste strutture da ammodernare ed aggiornare e da completare, sono una base importante di presidi ai quali legare le scuole e gli operatori didattici locali per costruire anche progetti di scala regionale. • I progetti dedicati alla Scuola. Attraverso un web dedicato realizzato in partnership con al Scuola Holden di Torino e la promozione delle attività presso le scuole con educational ed incontri dedicati il parco promuove proposte e progetti educativi innanzi tutto al territorio del parco, per aprirsi anche al turismo scolastico con proposte e progetti specifici. OBIETTIVO – 7. SOSTEGNO RETI E COOPERAZIONE. Azione 7.10. Programmare e progettare in un contest o condiviso. Lavorare con e intorno a un fiume, con il contesto collinare strettamente connesso, comporta necessariamente il dover utilizzare un modello di confronto e di progettualità in rete. Il complesso fiume/collina è un sistema vivente comprensibile e gestibile in modo equilibrato solo se valutato nel suo insieme e in relazione al suo bacino idrografico di riferimento. Con questo spirito l’Ente Parco del Po ha da diverso tempo sviluppato collaborazioni con numerosi soggetti istituzionali. In particolare con le Province rivierasche, riunitesi nel 1999 nella Consulta del Po e successivamente con l’Autorità di Bacino del Fiume Po che dal 2007 ha consolidato proprio con le Provincie una intensa attività di partenariato che ha poi portato alla realizzazione del PROGETTO SPECIALE STRATEGICO VALLE DEL PO (PSS), oltre ad aver attivato politiche di pianificazione dell'assetto dei versanti e di tutela delle coperture boschive. Un diverso modello di gestione partenariata, in particolare dei temi fluviali, è rappresentato anche dalle nuove modalità di collaborazione territoriale, che vanno sotto il nome dei Contratti di Fiume che la Regione Piemonte ha attivato e sperimentato con la Provincia di Torino, varando il

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CONTRATTO DI FIUME DEL TORRENTE SANGONE e il CONTRATTO DI FIUME DELLA STURA DI LANZO. Un approccio ampio ed articolato consente di poter interpretare e vedere i problemi nella giusta luce, nonché di individuarne le soluzioni. Questa modalità di lavoro rappresenta il criterio ordinario da cui muove l’attività dell’Ente e con il quale sono stati affrontati i temi della riqualificazione ambientale, delle sistemazioni idrauliche, dei progetti urbanistici, con l’intenzione di diffondere una metodologia che ha alla sua base una precisa convinzione: i problemi ambientali non si affrontano sulla base di confini amministrativi ma partendo dai loro confini naturali. Si tratta di un modello di approccio integrato che deve vedere anche l’impegno della rete regionale delle aree protette organizzata nelle strutture di coordinamento previste dalla legge Testo unico sulle aree protette n.19/2009. Su questi temi le diverse progettualità si costruiscono anche traguardando l’orizzonte e gli esempi di gestione in altre esperienze europee. La collaborazione sui temi del periurbano che l’Ente ha sviluppato con l’organizzazione di Fedenatur trova uno sviluppo specifico con un partner quale il Grand Parc Miribel Jonage a Lione. Allo stesso modo le esperienze ed organizzazioni del territorio collinare, come l'Unione Collinare, o altre esperienze di cooperazione, anche a scala internazionale, sono strumenti sui quali poggiare le politiche territoriali dell'ente, per renderle più solide e coese, sia nell’ambito della fascia fluviale del Po che della collina torinese. Gli impegni che l’Ente ritiene importante darsi come obiettivi nell’ottica di sviluppare attività in questo campo sono: • Collaborare all’interno dell’organismo di coordinamento regionale delle aree protette. Il Testo Unico sulle aree protette regionali prevede la costituzione delle Conferenza dei Presidenti e dei Direttori come momento di coordinamento delle politiche territoriali delle aree protette e per l’individuazione degli strumenti gestionali necessari per il raggiungimento degli obiettivi. In tale ambito l‘ente intende fornire la propria competenza ed esperienza per partecipare e collaborare alla costruzione dei piani di attività. • La cooperazione europea metropolitana: la rete Fedenatur e il gemellaggio con il Grand Parc de Miribel – Jonage. La partecipazione dell'Ente alla rete europea dei parchi metropolitani Fedenatur, rappresenta una opportunità strategica, per costruire momenti di cooperazione per la partecipazione a programmi comunitari, oltre che un momento di scambio di esperienze e di arricchimento delle tecniche gestionali di ogni membro della rete. Il progetto di cooperazione fra il Grand Parc de Miribel - Jonage di Lione e il Parco del Po Torinese è nato sotto l’egida di Fedenatur intende porre a confronto le due esperienze maturate fra Lione e Torino, due realtà metropolitane legate da uno speciale rapporto e collocate in regioni confinanti. Il progetto mira allo scambio di buone pratiche ed alla costruzione di nuovi progetti comuni europei per migliorare le capacità gestionali di due realtà, che si misurano con temi comuni, quali ad esempio la gestione delle acque, le attività estrattive ed il turismo fluviale, in un contesto metropolitano ed in una visione di rete e di bacino idrografico. Le azioni specifiche previste, nell’ambito del protocollo di gemellaggio sottoscritto tra le parti, riguardano in particolare: � scambi ed incontri, sia a livello istituzionale che del personale tecnico ed

amministrativo, per la condivisione di esperienze ed informazioni; � l’integrazione dei sistemi di comunicazione, in modo particolare attraverso i siti

internet; � la facilitazione degli scambi fra associazioni e realtà economiche impegnate sul

territorio in azioni di sviluppo durevole; � l’incentivazione della mobilità sostenibile per l’accessibilità agli spazi naturali; � la promozione degli spazi agricoli e forestali, anche favorendo gli scambi fra operatori

economici del settore;

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� la promozione turistica, la sensibilizzazione sociale alla tutela degli ambienti naturali e lo sviluppo dell’educazione ambientale;

� la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale; � lo sviluppo di strumenti per l’inserimento sociale e professionale di persone in

difficoltà, nell’ambito delle opportunità offerte dalle aree protette. • Il Progetto strategico speciale Valle del Po. Nella predisposizione di tale progetto, coordinato dall’Autorità di Bacino, l’Ente ha investito tempi e progettualità nel corso della sua costruzione ed intende quindi fornire tutto l’impegno per poterlo realizzare. Non solo per portare a compimento i progetti candidati, ma anche per collaborare a costruire le diverse iniziative in particolare nel campo della Governance con la possibile attivazione del progetto del Contratto di Fiume del Po. • I progetti di cooperazione internazionale. Anche sul fronte della cooperazione internazionale extraeuropea l’Ente Parco, soprattutto attraverso l’attività svolta dall’Ente della Collina Torinese, ha sviluppato, con altri Enti di gestione di aree protette del Piemonte, una attività di cooperazione con altre nazioni di altri continenti, in particolare l'Africa con il Burkina Faso, per contribuire a costruire e diffondere politiche di attenzione alla conservazione della biodiversità e dei beni ambientali. L’Ente intende quindi sviluppare iniziative di confronto e collaborazione su vasta scala internazionale, anche con realtà assai diverse dal punto di vista territoriale ed ambientale, nell’ottica di inserire il territorio protetto della fascia fluviale del Po e della Collina Torinese in un contesto globale di tutela della natura, dei valori paesaggistici nelle loro varie forme, e di diffusione di una cultura di educazione ambientale che non può essere ristretta nei soli confini della singola area protetta in gestione.

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IL DOCUMENTO IN SINTESI

POCOLLINA2020 Proposta di documento strategico per

lo sviluppo delle azioni dell'Ente di gestione

Natura, paesaggi, economia nei territori dei Parchi del Po e della Collina torinesi

Un corretto lavoro di gestione deve saper rispondere, a partire da oggi, alle tendenze ed ai cambiamenti in atto: immaginare un piano di azioni significa progettare per tempo e costruire con anticipo gli strumenti di cui abbiamo bisogno, per rispondere con tempismo e concretezza ai problemi emergenti. La politica dell’emergenza è la peggiore consigliera per affrontare e risolvere le sfide ambientali. Per questo con questo documento il Parco fluviale del Po torinese propone una riflessione sugli obiettivi del nuovo ente che gestirà le Aree protette del Po torinese e la Collina torinese nella prospettiva del 2020, come documento da consegnare come esperienza e come prospettiva di lavoro per la prossima amministrazione. 1. Alcuni principi iniziali. L’attività dell’Ente che questo documento propone è ispirata ad una logica che partendo da un Modello di sviluppo per il territorio, in un Sistema di Aree protette, lavora per Obiettivi strategici, per raggiungere i quali Progetta e gestisce, insieme e con i Territori e gli abitanti, per essere pronti a rispondere ai Cambiamenti in atto. 1.1 Tagliare le risorse o “rilanciare i valori”? Il territorio al centro dello sviluppo locale. Oggi è importante immaginare su quali leve muovere i territori e le loro economie nel più completo rispetto dei valori naturali e culturali che li innervano. Il valore del territorio è la ricchezza della nostra nazione. L’Ente propone questo documento di prospettiva per ripartire dal territorio, dal valore aggiunto della sua qualità. 1.2 Un Sistema di aree protette. L'Italia delle Aree protette e dei Parchi è una Italia di qualità, costituita da un sistema cresciuto velocemente e che ha bisogno di modelli di gestione adeguati alle nuove sfide. In questa visione di rete si deve consolidare la presenza dell’Ente che, quale parte del Sistema regionale delle aree protette Piemontesi, con la prossima riforma del Testo Unico, proposto dall’amministrazione ragionale, potrà assumere un nuovo ruolo, esteso ad un ambito territoriale di vasta portata comprendente anche le aree della Collina torinese. 1.3 Più obiettivi per un unico traguardo. Una infra struttura Verde per il fiume e la collina torinesi. La biodiversità si può e si deve tutelare, ma solo se accompagnata dall'insieme delle altre azioni che riguardano lo sviluppo locale, l’educazione, il turismo sostenibile, la tutela del paesaggio e la valorizzazione delle professionalità e delle strutture tecnico-amministrative di gestione. La complessità è governabile attraverso una immagine integrata che il parco ha chiamato Infrastruttura Verde, il telaio sul quale costruire la conservazione della natura e la valorizzazione del paesaggio e dell’economia.

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1.4 Progettare e Gestire per e con i territori del Po e della Collina torinesi. La progettualità del parco deve guardare ed essere costruita insieme ai territori che compongono l’area protetta, articolata e differenziata al suo interno. I territori della marca territoriale Po Confluenze Nord Ovest progettata e varata dall’ente con l’ATL Turismo Torino e Provincia come marchio d’area: la proposta per costruire una visione di identità di una regione, quella fluviale e delle sue colline, all’interno della quale inserire le progettualità di riqualificazione adattate ai diversi usi previsti, sia di tipo fruitivo che ecologico ed insediativo. Una proposta da esportare nell'esperienza dei territori collinari altrettanto ricchi e già dotati di progetti di promozione coma la Strada dei Colori e dei Sapori. 1.5 Una questione di metodo: lavorare in alleanze. Il lavoro del Parco del Po Torinese si è ispirato ad una visione di rete e di alleanze, metodo indispensabile per raggiungere gli obiettivi di elevata qualità di gestione. Il PRUSST di Settimo Torinese-Borgaro e di Moncalieri, i Patti territoriali, i Contratti di fiume, Federparchi, Corona Verde, Fedenatur, Torino Internazionale, Italia 150, l’ATL Turismo Torino e Provincia, l’Autorità di Bacino del Po. Anche sulla collina sono da aprire momenti stabili di confronto con le strutture culturali presenti come l'Osservatorio Astronomico e il Parco INFINITO e territoriali come l'Unione Collinare. Sono alcuni degli enti e dei programmi con i quali l’ente lavora e costruisce politiche territoriali. 1.6 Per una gestione proattiva. La politica dell’emergenza è la peggiore consigliera per risolvere le sfide ambientali. Un corretto lavoro di gestione deve rispondere da oggi, ai cambiamenti in atto: immaginare un piano di azioni significa progettare per tempo gli strumenti utili. 1.7 Il ruolo sociale delle Aree protette: la dimens ione collettiva e di partecipazione nella conservazione della natura. Una delle componenti che fanno di una area protetta una realtà integrata con il territorio è il suo ruolo sociale, la sua capacità di collaborare con i cittadini e con le istituzioni per diverse finalità: il sostegno alla fruizione per tutti dell'ambiente, il ruolo educativo e nella crescita delle nuove generazioni, il supporto alle attività di cura e di utilizzo dell'ambiente come strumento terapeutico, l'uso delle attività del parco come momento per agevolare il coinvolgimento sociale e le attività del volontariato, l'incentivazione di attività economiche per gli strati sociali più deboli e nel campo del cooperativismo sociale. 2. UN PIANO CON 7 OBIETTIVI E 10 AZIONI. Sulla base dell’approccio e dei principi prima esposti il documento POCollina 2020 articola la sua azione secondo i seguenti obiettivi e azioni: OBIETTIVO – 1. MIGLIORAMENTO DELLA GESTIONE INTERNA PER POTENZIARE IL RUOLO SOCIALE DEL PARCO. Il capitale delle conoscenze interne, le professionalità, la capacità di rendicontare e di comunicare in un dialogo con i cittadini e gli user del parco, rappresenta un primo obiettivo operativo fondamentale che rinvia al concetto della capacity building e ad un concreto progetto di sostenibilità gestionale legato alle risorse ed alla capacità organizzative del parco. Azione 1.1 Valorizzare le risorse professionali interne per rendicontare il lavoro e i progetti dell’Ente e per comunicare con la società. • Il Bilancio sociale: strumento di dialogo e performance dell’Ente. • Gli strumenti di comunicazione. • Dialogare con i cittadini.

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• Qualificare le professionalità dell’ente di gestione. • Progettare attività per il coinvolgimento sociale. OBIETTIVO – 2. TUTELA, CONSERVAZIONE E GESTIONE DEL PATRIMONIO NATURALE E DEL PAESAGGIO. Tutela, conservazione e gestione del patrimonio naturale e del paesaggio, che comprende gli investimenti in opere pubbliche, le attività ed investimenti di recupero ambientale, bonifica e riqualificazione, la pianificazione territoriale, la tutela delle specie e degli habitat, la gestione delle attività agricole e silvo-pastorali, la promozione dell’Agricoltura e delle attività silvo-pastorali, marchi e prodotti tipici e la vigilanza e controllo ambientali. Un complesso articolato di azioni per garantire una qualità di uso del suolo controllato e un paesaggio qualificato. Azione 2.2 - Programmare la pianificazione territoriale attraverso lo strumento dell’infrastrutture verde. • Un nuovo Piano d’Area del Po e della Collina torinese. • I Masterplan gestionali per la rete delle risorse. • I grandi assi di Percorrenze della fruizione, le Greenaway. Azione 2.3 - Incrementare e conservare la Biodiversità degli habitat e delle specie. • Conoscenza e riqualificazione degli habitat: la rete ecologica regionale ed europea e il contributo del Piano di Sviluppo Rurale. • Progetti pubblici e privati per ridare natura agli ambienti fluviali e collinari e stabilità ai suoli. • Gli obiettivi di Kyoto: forestazione e riduzione dei gas serra. • La gestione faunistica integrata. Azione 2.4 - Sorvegliare per educare a nuovi comportamenti virtuosi per l’ambiente. • Monitoraggio delle attività a forte impatto. • La qualità delle acque e le azioni nell’ambito del Piano Tutela delle Acque. • Controllo e prevenzione delle attività improprie di abbandono rifiuti. OBIETTIVO – 3. SVILUPPO SOSTENIBILE. Lo Sviluppo sostenibile che comprende gli interventi volti a migliorare i rapporti con la collettività, le amministrazioni ed enti locali, e per ridurre gli impatti ambientali generati dalle attività svolte sul territorio, il mantenimento e lo sviluppo di iniziative economiche tradizionali sul territorio, con relativa realizzazione degli interventi sulle strutture e la pianificazione socioeconomica e strategica. Una azione complessiva che si colloca nel programma dell'area metropolitana e si appoggia e utilizza le contrattualità di area per tradurre in piani strategici in aizoni di sistema locale. Azione 3.5 - Riqualificare il periurbano: l’area metropolitana torinese e la qualità ambientale. • Lo strumento del Piano socioeconomico. • Sostenere la Corona Verde. • I Contratti di Fiume: Sangone e Chisola. OBIETTIVO – 4. VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO E DEI S UOI PATRIMONI STORICO-CULTURALI. Valorizzare il patrimonio culturale, che comprende come obiettivi gli investimenti sul patrimonio artistico, architettonico, storico e monumentale, come le iniziative di valorizzazione sul patrimonio culturale immateriale e le ricerche, investimenti e iniziative relative al patrimonio archeologico e paleontologico. Soo queste componenti indispensabili per un progetto territoriale che tiene conto delle trame e degli assetti storici

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del territorio, da coniugare con le politiche della biodiversità pe rmodelli di fruizione e di uso integrato. Azione 4.6 - Costruire un’immagine riconoscibile del fiume e della collina. • L’Osservatorio del paesaggio del Po e della Collina torinese per monitorare le trasformazioni territoriali. • Ricreare il legame tra le comunità del fiume e della collina con il loro territorio: progetti di identità e di sviluppo sociale. OBIETTIVO – 5. GESTIONE INTEGRATA DELLA FRUIZIONE. La gestione della fruizione, che comprende le iniziative per promozione della fruizione, la realizzazione di servizi direttamente connessi con il turismo e gli investimenti correlati (es realizzazione, allestimenti centro visita, parcheggio, aree attrezzate, servizi per il ristoro e il pernottamento). Un insieme di progettualità per consentire l'avvicinamento dei cittadini alle risorse naturali e del territorio. Azione 5.7 - Costruire modelli sostenibili di fruizione del territorio. • Diffondere e consolidare il marchio Po Confluenze Nord Ovest. • Creare il marchio turistico della Collina torinese. Azione 5.8 - Promuovere eventi fra il Po e le Colline. • Iniziative per conoscere i territori • I grandi appuntamenti: La Biennale “Paesaggio zerO” OBIETTIVO – 6. TRASMETTERE LA CULTURA AMBIENTALE: I L TERRITORIO DEL PARCO LABORATORIO DI SAPERI. La diffusione della cultura ambientale, che comprende la formazione e comunicazione, la produzione di progetti per la scuola e progetti integrati per l’educazione ambientale. Azione 6.9 - Progettare e diffondere iniziative per l’educazione. • Il Progetto “Equilibri Naturali”. • I Centri di Educazione. • I progetti dedicati alla Scuola. OBIETTIVO – 7. SOSTEGNO RETI E COOPERAZIONE. Sostegno reti e cooperazione, che comprende le iniziative regionali di creazione di strumenti, servizi, punti di scambio di informazioni e consulenze a livello di enti piemontesi, sia l’adesione a programmi di cooperazione decentrata e internazionale volti allo scambio e al trasferimento di strumenti e metodi di lavoro. Azione 7.10 - Programmare e progettare in un contesto condiviso. • Collaborare all’interno dell’organismo di coordinamento regionale delle aree protette. • La cooperazione europea metropolitana: la rete Fedenatur e il gemellaggio con il Grand Parc de Miribel – Jonage. • Il Progetto strategico speciale Valle del Po. • I progetti di cooperazione internazionale.