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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 anno XIX n.195 maggio 2012 www.poliziapenitenziaria.it 18 maggio 2012: No Sappe, NO Festa

Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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18 maggio 2012: No Sappe, NO Festa

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Organo Uf f iciale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XIX • Numero 195Maggio 2012

Direttore Responsabile: Donato [email protected]

Direttore Editoriale: Giovanni Battista De Blasis [email protected]

Capo Redattore: Roberto [email protected]

Redazione Cronaca: Umberto Vitale

Redazione Politica: Giovanni Battista Durante

Redazione Sportiva: Lady Oscar

Progetto Grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director) www.mariocaputi.it“l’ appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2012 by Caputi & De Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione CentraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. - fax 06.39733669

E-mail: [email protected] Web: www.poliziapenitenziaria.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria - S G & S

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: Maggio 2012

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

in copertina:

Il Segretaro Generale Capece e il Senatore Pedica dell’Italia dei Valori al sit-in del Sappe

Polizia Penitenziaria • SG&S

L’EDITORIALEPiccoli grandi eroi silenziosi

di Donato Capece

IL COMMENTOLa disarmante ignoranza di chi scrive sul carceredi Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIOLa Corte europea

sul diritto di voto dei detenutidi Giovanni Battista Durante

CRIMINI & CRIMINALILe belve di Vercelli

di Pasquale Salemme

IN PRIMO PIANOGiovanni Falcone, un eroe del giorno dopodi Aldo Maturo

Chi vuole ricevere la Rivista direttamente al proprio domicilio, può farlo versando uncontributo di spedizione pari a 20,00 euro, se iscritto SAPPE, oppure di 30,00 euro se noniscritto al Sindacato, tramite il c/c postale n. 54789003 intestato a:

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n. 195 • maggio 2012 • pag. 3

IL PULPITO18 maggio 2012: NO Sappe, NO Festa.

di Giovanni Battista De Blasis

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enerdì 18 maggio scorso, l’Ammi-nistrazione Penitenziaria ha cele-brato la sua festa (!?) nella Scuola

romana di via di Brava intitolata al magi-strato Giovanni Falcone. Una cerimonia, da quel che è stato detto dacoloro che c’erano, assai autoreferenzialeancora una volta con poche divise delCorpo in bella mostra e tanti, tanti burocraticon le loro terga ben piazzate sulle poltronedell’Aula MagnaNoi non siamo ipocriti, che predicano benee razzolano male, non ci piace quando siprendono in giro i poliziotti penitenziari. Non abbiamo partecipato ed abbiamo ma-nifestato la nostra rabbia proprio a pochimetri da via di Brava, con 3 enormi stri-scioni di 30 metri, tante bandiere, colleghee colleghi, per richiamare ancora una voltal’attenzione e la sensibilità del Capo delloStato sull’emergenza carceri.Con la nostra manifestazione abbiamo vo-luto ribadire, una volta di più, il nostrofermo e convinto NO all’ennesima presa ingiro di chi nasconde la testa sotto la sabbiadi fronte al dramma dell’emergenza attuale.Sovraffollamento delle carceri alle stelle;7.000 poliziotti penitenziari in meno ri-spetto agli organici previsti ed il Governoche pensa addirittura di mandarne a casa4mila; mezzi che trasportano agenti e dete-nuti che cadono a pezzi e dirigenti a spassocon berline fuoriserie; risse, aggressioni,tentati suicidi e “tante, tante parole alvento” dai vertici dell’Amministrazione pe-nitenziaria e dal mondo della politica.Cosa c’è dunque festeggiare?

Basta ipocrisia!L’Amministrazione Penitenziaria sembra vi-vere in una realtà virtuale e non si rendeevidentemente conto della drammaticità delmomento, che costringe le donne e gli uo-mini della Polizia Penitenziaria a condizionidi lavoro sempre più difficili: la situazionepenitenziaria è sempre più incandescente.Lo confermano drammaticamente i graviepisodi che accadono sistematicamentenelle carceri italiane; lo evidenziano soprat-tutto i continui tentativi di evasione e le eva-sioni vere e proprie, le aggressioni e lerisse. Le istituzioni e il mondo della politicanon possono più restare inermi e devonoagire concretamente. C’è bisogno di una nuova politica dell’ese-cuzione della pena, che ripensi il sistemasanzionatorio. Per questo ci siamo appellati ancora unavolta al Capo dello Stato, sempre sensibilealle criticità delle carceri.Nel suo intervento, la Ministro della Giusti-zia Severino ha sottolineato come le misuredel decreto svuota-carceri starebberodando i loro risultati: «Nel primo trimestre2012 sono state registrate circa tremilaunità in meno di detenuti rispetto allostesso trimestre 2011».E sempre rimanendo sul fronte dei provve-dimenti di immediato contrasto alla ten-sione detentiva, la Ministro ha menzionatol’innalzamento da 12 a 18 mesi della sogliadella reclusione, anche laddove si tratti diresiduo di maggior pena, che può esserescontata presso il domicilio, una misura dicui hanno beneficiato in oltre sei mila, con

Donato CapeceDirettore ResponsabileSegretario Generale del Sappe [email protected]

n. 195 • maggio 2012 • pag. 4Polizia Penitenziaria • SG&S

un incremento di duemila unità solo negliultimi mesi. La Guardasigilli ha aggiunto che gli agentidi Polizia Penitenziaria che operano nellecarceri italiane, con una condizione didrammatico sovraffollamento di detenuti,sono « nostri piccoli, grandi eroi silen-ziosi». Eroi che «non possono e non de-vono essere lasciati soli». Ha spiegato, ancora, che il ruolo della Po-lizia Penitenziaria è «essenziale e delicato»in quanto destinato a svolgersi «in unluogo in cui l’individuo è privato della li-bertà personale e nel quale, dunque, siavverte con maggiore forza l’esigenza digarantire il rispetto della dignità dellapersona».Il dato oggettivo dei report del DAP diceperò un’altra cosa rispetto alle parole dellaMinistro e cioè che, allo stato, il calo deidetenuti dopo i recenti provvedimenti delGoverno è appena percettibile: nelle 205carceri italiane, il 31 gennaio scorso ave-vamo 66.973 persone che sono calate,quattro mesi dopo, di poche centinaia, ar-rivando a 66.310. Il dato reale, dal quale partire per ripensareil sistema, è che oggi ci sono in carcere21mila persone detenute oltre la capienzaregolamentare delle strutture, che più del40% dei presenti – quasi 27mila! - sono inattesa di un giudizio definitivo e che sono7mila i poliziotti («piccoli, grandi eroi si-lenziosi», per dirla con la Ministro dellaGiustizia) che mancano dagli organici delCorpo. Proprio per questo uno degli striscioniesposti dal SAPPE in via di Brava recitava:«Più 25mila detenuti, meno 7mila poli-ziotti uguale zero sicurezza!». Per questo siamo scesi in piazza, stufi dellebelle parole e delle continue promesse avuoto. Piccoli, grandi eroi silenziosi sì. Presi in giro, no.•

Piccoli grandi eroi silenziosiche non vogliono essere presi in giro

V

Page 5: Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

n un famosissimo spot televisivo George Clooney recitava:«No Martini, No party».Mutuando lo slogan reso celebre dall’attore statunitense que-

st’anno potremmo dire: «No Sappe, No Festa», in relazione allaprotesta inscenata dalla nostra organizzazione sindacale in occa-sione dell’Annuale della Polizia Penitenziaria.In effetti, come recitava uno striscione esposto durante la mani-festazione: Noi della Polizia Penitenziaria non abbiamo nullada festeggiare.Si pensi che era dal lontano 1995 (peraltro unica volta) che ilSappe non protestava in concomitanza della Festa del Corpo, no-nostante averlo minacciato tante volte.Guarda caso, anche allora la Festa si tenne al chiuso di via di Bravae anche allora la definimmo un pretesto per permettere la passe-rella di magistrati e dirigenti del Dap, nel salotto buono della Re-pubblica italiana.Diciamoci la verità: quale altra occasione nella vita potrebberoavere sconosciuti dirigenti penitenziari e anonimi magistrati fuoriruolo di incontrare (e finanche stringere la mano) il Capo delloStato, i Presidenti di Camera e Senato e tutte le più alte caricheistituzionali ?Sono anni che il Sappe, ed io in particolare da questa rubrica, de-nuncia la strumentalizzazione della Festa del Corpo per asservirlaalle public relation di una nomenclatura dipartimentale che nonavrebbe altrimenti alcuna possibilità di frequentare i massimi

Giovanni Battista De BlasisDirettore Editoriale

Segretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

n. 195 • maggio 2012 • pag. 5Polizia Penitenziaria • SG&S

I rappresentanti dello Stato e delle Istituzioni.Soprattutto per questa ragione, il Sappe ha quasi sempre contestatol’organizzazione della Festa e disertato la cerimonia.In verità, le poche volte che il Sappe ha partecipato alle celebra-zioni è stato quando la Festa ha assunto rilevanza e dignità pari aquella delle altre Forze dell’Ordine. Mi riferisco ai fasti delle Termedi Caracalla o dell’Arco di Costantino. Senza tralasciare le indi-menticabili esibizioni notturne della Banda del Corpo nel meravi-glioso proscenio dell’Anfiteatro Flavio.Bisogna, però, anche dire e sottolineare che quelle erano le Festeorganizzate dal Generale Mauro D’Amico, l’unica persona a mioavviso in grado di interpretare dignitosamente il ruolo di Maestrodi Cerimonie (non a caso può vantare lettere di complimenti diBill Clinton, George Bush e Barak Obama).Personalmente, credo che proprio per questo D’Amico è stato ri-tenuto troppo ingombrante dall’estabilishment del Dap ed esau-torato dal ruolo che gli sarebbe più congeniale.E’ così che, rimossa la persona giusta dal posto giusto, si è conse-gnata la nostra Festa nelle mani di gente esterna al Corpo la cuiunica capacità specifica è quella di essere totalmente asservita alleAlte Gerarchie dipartimentali.Come al solito, la dote più ricercata al Dap è il Civil Servant ...Ed è per questo che il Sappe, anche quest’anno, ha manifestato ilsuo dissenso all’insegna dello slogan: “Questa non è la nostraFesta!”.

18 maggio 2012: No Sappe, No Festa.

Nella foto uno degli striscioni esposti durante la manifestazione•

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bbiamo spesso detto e scritto chenon è semplice coinvolgere suitemi penitenziari la grande opi-

nione pubblica. Non è facile perché la società nel suo com-plesso è spesso disattenta a questi pro-blemi, quando addirittura non ne provafastidio o disinteresse, e quindi tende a ri-muovere le problematiche e le criticità delcarcere. Ciò avviene perchè i temi del sistema peni-tenziario fanno riflettere su aspetti che lagente comune preferisce non affrontare.Sono oggetto di attenzioni da parte dei gior-nali, delle televisioni, delle discussionidell’opinione pubblica solo quando emer-gono le patologie del sistema: evasioni, ag-gressioni, eventi tragici, risse, magarisuicidi, oppure quando sono ospitati, neinostri istituti, detenuti eccellenti che fannonotizia in sé e ci si dimentica dei quasi67.000 altri detenuti normali. Ne ho avuto conferma, l’ennesima, dopoaver visto in libreria, acquistato e letto il

libro Detenuti. In-contri e paroledalle carceri ita-liane, edito da Sper-ling & Kupfer (274pagine, 18 euro). Lo ha scritto Mela-nia Rizzoli, medicoe parlamentare Pdl,componente dellaCommissione Sanitàe vice presidente na-zionale dell’AIL (As-

sociazione Italiana contro le Leucemie),che peraltro nel proprio profilo personaledi Twitter (il servizio gratuito di rete socialee microblogging che fornisce agli utentiuna pagina personale aggiornabile tramitemessaggi di testo) ci tiene a far sapere chegira per carceri ed ospedali.Lo fa con molta distrazione e disattenzione,

Dopo averlo letto con attenzione, da poli-ziotto penitenziario e dirigente sindacaledel SAPPE, non posso però non rilevaregrande amarezza e sconforto per l’abbon-dante errata terminologia a cui sistematica-mente ricorre l’autrice per identificare ledonne e gli uomini appartenenti al Corpodi Polizia Penitenziaria. Usa ripetutamente guardia carceraria, vi-gilatrice e agente di custodia, MelaniaRizzoli. Il disinformato lettore deve essere bene in-formato: egli non è tenuto a sapere quello

che, invece, uno scrittore masoprattutto una parlamentaredeve conoscere, e cioè chenelle carceri italiane non la-vorano guardie carcerarie,vigilatrici o agenti di custo-dia ma uomini e donne ap-partenenti al Corpo diPolizia Penitenziaria. Trovo davvero grave che anon saperlo sia una parla-mentare che pure si vantadi girare per le carceri! Usare i termini guardia

carceraria, vigilatrice e agente di custo-dia è non solo offensivo ma anche ridicolo,perché denota la scarsa conoscenza, la su-perficialità e l’ignoranza (nell’accezione se-mantica del termine, ovviamente) di chipretende di scrivere libri senza sapere lecose. Se poi, come ha scritto l’autrice nella pre-messa del libro, il suo intento era anchequello di parlare di quanti in carcere lavo-rano, beh, allora ha perso del tempo e rac-contato una visione assai parziale dellarealtà se poi non scrive della nostra profes-sione. Eppure, il personale di Polizia Peni-tenziaria è stato ed è spesso lasciato solo agestire all’interno delle nostre carceri mol-tissime situazioni di disagio sociale, 24 oreal giorno, 365 giorni all’anno.

A

n. 195 • maggio 2012 • pag. 6Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle foto sopra

la copertinadel libro

e, a destra,Melania

Rizzoli

La disarmante ignoranza di chi scrive libri sul carcere...

Roberto Martinelli Capo RedattoreSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

aggiungo io, e spiegherò a breve perché.Rizzoli, dunque, come ci fa sapere la Casaeditrice nel lancio promozionale del vo-lume, è entrata in quelle carceri terribil-mente affollate (per usare le parole delCapo dello Stato) per raccontare - senza fil-tri e preconcetti, nella doppia veste di me-dico e deputato – parte di quell’umanitàche vi si trova ospitata. Il suo viaggio è introdotto dalle parole diex detenuti celebri (da Adriano Sofri aFranco Califano, da Francesca Mambro aSergio D’Elia) e prosegue con le testimo-nianze di famosi condannatiin via definitiva o in attesadi giudizio nelle varie car-ceri italiane, da Nord aSud. Non ha intervistato maroc-chini, tossicodipendenti,malati di mente o qualchepoveraccio a caso, la massache affolla le carceri italiane. No. L’autrice ha preferito in-contrare detenuti famosi,chi è passato «da una vita diagi e privilegi alla priva-zione totale e immediata della propriaindipendenza», come Salvatore Cuffaro,Silvio Scaglia, Ottaviano Del Turco, LeleMora. Chi, come Provenzano, è sotto il re-gime del 41 bis, o è stato protagonista dicasi di cronaca nera come Michele e Sa-brina Misseri, Olindo Romano, WannaMarchi, Roberto Savi e Salvatore Parolisi. Mi rendo conto che parlare di detenuti ec-cellenti fa vendere più copie perché ap-paga la curiosità della gente piuttosto chedi un libro che racconti la quotidianità trale sbarre di decine e decine di migliaia disignor (o signore) nessuno. Ma già questo fa del libro scritto da Rizzoliuna palese anomalia rispetto alla comples-siva situazione delle oltre 200 carceri delPaese.

Page 7: Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

E’ lì, nella prima linea delle sezioni deten-tive, dove non ci sono educatori, assistentisociali, medici, infermieri, cappellani o di-rettori. Se non fosse per la professionalità, l’atten-zione, il senso del dovere dei poliziotti pe-nitenziari le morti per suicidio in carcere– quelle che scandalizzano di più l’opi-nione pubblica e suscitano l’interesse degliorgani di informazione - sarebbero moltedi più di quelle attuali. Forse alla parlamentare Rizzoli è sfuggito,tra un colloquio e l’altro con i detenuti ec-cellenti, che i poliziotti e le poliziotte peni-tenziari italiani dal 2000 ad oggi sonointervenuti tempestivamente in carcere sal-vando la vita a più di 16mila detenuti -16.000! - che hanno tentato di suicidarsi edimpedendo che gli oltre 104mila atti di au-tolesionismo posti in essere da altrettantiristretti potessero degenerare ed ulterioriavere gravi conseguenze. Tutto questo non fa notizia e, ovviamente,nessun cenno vi è nel suo libro. A confermadell’ennesima dimostrazione di una disin-formazione colpevole sui temi del carceree sul ruolo della Polizia Penitenziaria. Quando un pericoloso latitante, un uomoche rappresenta un pericolo per la società,viene arrestato, questo fa notizia e, giusta-mente, le Forze dell’Ordine che hanno pro-ceduto all’arresto, vengono valorizzate,vengono encomiate e – ripeto - giustamentesono portate agli onori della cronaca. Noi tutti dobbiamo gratitudine a questeForze dell’Ordine che contribuiscono allasicurezza dei cittadini. Ma dopo quell’arre-sto, per gli anni a seguire, in un lavoro pre-zioso, ma assolutamente oscuro, sono ledonne e gli uomini della Polizia Penitenzia-

n. 195 • maggio 2012 • pag. 7Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotoa fiancoAlfonso Papa

ria a dover garantire la prosecuzione diquella sicurezza dovuta ai cittadini. Lavoro indispensabile ma non valorizzato,non tenuto presente dalla società e men chemeno nel libro di Melania Rizzoli. Eppureil carcere è un pezzo della società comealtri, che richiede delle risposte politiche,tanto più perchè nel carcere (composto peruna buona metà da immigrati e da tossico-dipendenti, cioè dalle forme nuove del di-sagio) si vive in maniera esacerbata l’interodisagio sociale, la marginalità sociale. Ma l’onorevole Rizzoli non ha ritenuto op-portuno spendere nemmeno una parolaper la Polizia Penitenziaria, per le sue con-dizioni lavorative e per l’immane sacrificioche essa profonde in questa terra di fron-tiera che sono diventati i penitenziari ita-liani. Proprio ciò per cui il SAPPE, il primo e piùrappresentativo Sindacato dei Baschi Az-zurri, e chi si scrive si batte da sempre: ildiritto ad una valorizzazione sociale diquello che ogni giorno fanno le donne e gliuomini del Corpo, spesso nell’indifferenzamediatica. Anche della indifferenza di Melania Rizzoli,

che ci dipinge superficialmente con voca-boli vetusti e superati, sintomo evidente diuna ignoranza sull’argomento a dir pocodisarmante. Due ultimissime considerazioni. La prima: tra le interviste eccellenti di Riz-zoli, vi è a pagina 155 anche quella di Al-fonso Papa, parlamentare Pdl e magistrato,che ha dovuto – suo malgrado – essere eglistesso detenuto in carcere per rendersiconto della drammaticità e delle criticità delnostro sistema penitenziario. Papa lo ricordo quasi distratto sui temi pe-nitenziari nel corso di un colloquio avuto,insieme ad altri colleghi della Segreteria Ge-nerale, quando era vice Capo di Gabinettoal Ministero della Giustizia con il leghistaRoberto Castelli Guardasigilli. Colloquiochiesto dal SAPPE per rappresentare legravi problematiche carcerarie e le conse-guenti difficili condizioni di lavoro dei po-liziotti penitenziari. E conclusosi con unnulla di fatto...Altra considerazione: neppure nei Ringra-ziamenti finali del libro (pagg. 273 e 274)Melania Rizzoli si è ricordata delle donne edegli uomini del Corpo di Polizia Peniten-ziaria. Ha ricordato il vice Capo DAP SimonettaMatone, il responsabile dell’Ufficio stampadel Dipartimento e i direttori penitenziari(nessuno di questi, peraltro, è un poli-ziotto). Ha ringraziato persino detenuti edex-detenuti! Solo per i poliziotti non ha avuto nessunavalutazione. La giusta conclusione di unlibro che delude profondamente e non ri-sponde affatto alla necessaria volontà di for-nire un resoconto reale sullo stato dellecarceri italiane.•

Nelle fotoa sinistraOlindo Romanoa destral’inteno di un istituto

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senatori Poretti e Perduca, sulla basedelle riflessioni dell’associazione ra-dicale Il detenuto ignoto, hanno pre-

sentato un disegno di legge, il n.3092, che,sulla base di quanto si legge nella relazioneintroduttiva, “dà attuazione alla sentenzadella Corte europea dei diritti dell’uomo,sezione II, 18 gennaio 2011, PresidenteTulkens, ricorso n. 126/05, Scoppola con-tro Italia (n. 3): essa recepisce istanze datempo enunciate, fondate sul sacrosantoprincipio secondo cui i diritti civili e po-litici sono universali; fra i dirittipolitici, in primo luogo, vi è il di-ritto all’elettorato attivo”. La relazione prosegue affermando“che l’esclusione di coloro chesono in esecuzione penale, a volteanche dopo molti anni dal finepena, ossia sino a che non inter-viene la riabilitazione, configuraun’ingiustificata preclusione al-l’esercizio di uno dei diritti fonda-mentali dell’individuo. Il presentedisegno di legge prevede l’elimina-zione della privazione del diritto di elet-torato attivo dall’elenco delle peneaccessorie. La complessiva serie di effettiche consegue alla condanna continua arispecchiare un’ottica di esclusione dalcontesto sociale e democratico, e comun-que non di aiuto al recupero sociale dellapersona che, pur avendo sbagliato escontato la sua pena, si trova privata diimportanti diritti, quali, ad esempio, ildiritto di elettorato attivo. Tale limita-zione non può che costituire uno scoglioinsormontabile ai fini di un effettivoreinserimento sociale: per tale motivo, èdunque auspicabile un intervento legi-slativo in un campo che da tempo non hasubito modifiche migliorative e che, in-vece, avrebbe effetti positivi proprio invista di quanto previsto dal terzo commadell’articolo 27 della Costituzione. Ep-pure, non trovando soddisfazione a li-

sentenza europea, che le censure dellaCorte non coinvolgono le restrizioni deldiritto di elettorato passivo, che infatti ilpresente disegno di legge fa salve. I giu-dici di Strasburgo riconoscono, poi, chela previsione da parte della legge di re-strizioni all’esercizio del diritto di votoper coloro che hanno riportato condannepenali non è, di per sé, in contrasto conil dettato convenzionale. La scelta èquindi tra rimuoverle del tutto, ovverorimuovere soltanto la loro automaticità,

senza che vi sia stato un accerta-mento giurisdizionale - che trovieco in motivazione - circa la pro-porzione della misura in rapportoalla condotta dell’autore del reato,alle sue condizioni personali e allecircostanze fattuali del caso dispecie. La scelta del presente dise-gno di legge è la prima, e più sem-plice delle due alternative: ciòanche alla luce di quanto sia giàdifficile l’esercizio del diritto divoto attivo per coloro che in car-

cere (i detenuti in custodia cautelare equelli condannati per reati “non osta-tivi”) conservano il diritto di voto. Sitratta di una popolazione stimabile inpiù di trentamila detenuti, di cui appenail 10 per cento nelle scorse elezioni haavuto modo di esercitare tale imprescin-dibile diritto-dovere. L’enorme astensio-nismo delle persone detenute non è solodovuto a disinteresse, spesso è ancheconseguenza di ritardi nell’informazionee nelle procedure che intercorrono dalla“domandina” del singolo detenuto al ri-lascio della tessera elettorale da parte deicomuni, all’allestimento dei seggi “vo-lanti” negli istituti di pena. L’associa-zione “Il detenuto ignoto” ha più voltemonitorato come nel periodo pre-eletto-rale, a soli quindici giorni dall’appunta-mento per le elezioni, spesso nellebacheche di molte carceri non vengono

vello nazionale, il ricorso fondato suquesti elementari princìpi di civiltà hatrovato accoglimento a Strasburgo: nellacitata sentenza la Corte - pur muovendodall’affermazione per cui il diritto divoto è suscettibile di limitazioni adopera del legislatore nazionale, che godedi un ampio margine di apprezzamento- ha rivendicato il proprio sindacatosulla compatibilità convenzionale dellescelte operate dai parlamenti nazionali;sindacato volto a verificare se la solu-

zione adottata a livello nazionale sia ri-spettosa del dettato dell’articolo 3 delProtocollo n. 1 alla Convenzione per lasalvaguardia dei diritti dell’uomo e dellelibertà fondamentali, e in particolare sela limitazione al principio del suffragiouniversale riposi su giustificazioni legit-time e se sia proporzionata. I giudici diStrasburgo hanno ritenuto che la restri-zione del diritto elettorale attivo esi-stente in Italia non rispettasse ilrequisito della proporzione, riscon-trando anche a proposito della normati-vità italiana quel carattere diautomatismo che è dimostrato dal fattoche della condanna all’interdizione per-petua dai pubblici uffici (e, conseguen-temente, della privazione del diritto divoto) non venga neppure fatta esplicitamenzione nella sentenza di condanna.Si può dedurre anzitutto, dal testo della

I

La Corte europea dei diritti umani fa retromarcia sul diritto di voto per i detenuti

Giovanni Battista DuranteRedazione PoliticaSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

n. 195 • maggio 2012 • pag. 8Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella foto la sede della

Corteeuropea

dei dirittidell’uomo aStrasburgo

Page 9: Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

affisse le istruzioni di ciò che devono farei detenuti per essere ammessi al voto incarcere. Questo è sicuramente grave,anche perché il diritto-dovere di voto do-vrebbe essere incoraggiato tra i detenuti,in adempimento del fine prioritario di“rieducazione” che la Costituzione affidaalla pena in Italia, invece risulta esserespesso, di fatto, ostacolato. Non consen-tire ai detenuti che mantengono l’eletto-rato attivo una partecipazione libera alvoto significa vanificare e calpestarequanto sancito dall’articolo 27 della Co-stituzione. Significa dare luogo a unignobile meccanismo di “cancellazionesociale” dell’individuo recluso e a una,veramente inaccettabile, privazione didiritti. Il presente disegno di legge, chescaturisce dall’impegno e dalla rifles-sione dell’associazione radicale “Il dete-nuto ignoto”, mira quindi ad eliminarela privazione del diritto di elettorato at-tivo dal novero delle pene accessorie, e inparticolare dalle limitazioni attualmente

riconducibili all’interdizione dai pub-blici uffici, previste all’articolo 28 del co-dice penale. Di conseguenza, si prevedeanche l’eliminazione, dal testo unicosulle liste elettorali (di cui al decreto delPresidente della Repubblica 20 marzo1967, n. 223) del riferimento ai condan-nati a pena che importa la interdizioneperpetua dai pubblici uffici (lettera d)del comma 1 dell’articolo 2) e di coloroche sono sottoposti all’interdizione tem-poranea dai pubblici uffici, per tutto iltempo della sua durata (lettera e) delmedesimo comma)”. Nei giorni scorsi è intervenuta la Corte eu-ropea dei diritti umani che, con sentenzadefinitiva, ha stabilito che la legge italianache nega il diritto di voto a chi è stato con-dannato a una pena di oltre cinque anninon viola la convenzione europea dei dirittidell’uomo. Pertanto, l’Italia può tirare unsospiro di sollievo. La sentenza emessa da Strasburgo va insenso contrario a quella con cui il 18 gen-

n. 195 • maggio 2012 • pag. 9Polizia Penitenziaria • SG&S

naio del 2011 l’Italia era stata condannataper la violazione della libertà di voto deidetenuti. Secondo i giudici, che hanno accolto le tesipresentate dal Governo italiano nel ricorsocontro la prima sentenza, la legge italiananon impone, come invece era stato stabilitonella prima sentenza, una restrizione gene-ralizzata, automatica e indiscriminata deldiritto di voto dei detenuti. “La legge italiana – ha stabilito il giudice- nel definire le circostanze in cui un in-dividuo può essere privato del diritto divoto, mostra che l’applicazione di questamisura è legata alle circostanze partico-lari di ogni caso e che vengono presi inconsiderazione fattori come la gravitàdel reato commesso e la condotta del de-tenuto”. Ma, soprattutto, i giudici europei,nell’assolvere l’Italia, hanno tenuto contodel fatto che, una volta scontata la pena,l’ex detenuto, attraverso la norma che re-gola la riabilitazione, può riottenere il di-ritto di voto.•

Page 10: Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

n. 195 • maggio 2012 • pag. 10Polizia Penitenziaria • SG&S

ono ormai decenni che il SindacatoAutonomo di Poliza Penitenziaria,puntualmente, ogni anno minaccia

di manifestare in piazza il giorno della Festadel Corpo in aperto dissenso con l’ammini-strazione penitenziaria.E sono altrettanti anni che ogni volta, pun-tualmente, finisce per prevalere il senso diragionevolezza e, alla fine, pur disertandola cerimonia si è sempre evitato di scenderein piazza.Quest’anno però, anche grazie ad un capodipartimento evidentemente poco sensibileall’immagine pubblica e un po’ distratto e

Nelle fotoalcune fasi

dell sit-in di protesta

S disattento alle segnalazioni dei sindacati, ilSappe non è riuscito a contenere le spintemovimentiste e, dopo un lungo periodo diagitazione, è sceso clamorosamente in

Tanto tuonò che piovve !

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n. 195 • maggio 2012 • pag. 11Polizia Penitenziaria • SG&S

piazza a manifestare la protesta della Poli-zia Penitenziaria contro lo stato di abban-dono e di precarietà nel quale si senterelegata.In realtà, hanno contribuito in manierapreponderante alcuni provvedimenti scri-teriati adottati proprio dal capo diparti-mento, sui quali, nonostante una parzialeammissione di colpa, lo stesso Tamburinonon ha voluto fare retromarcia.Pur tuttavia, il Sappe aveva anche cercatodi trovare una mediazione incontrando ilcapo del dipartimento dell’amministra-zione penitenziaria e cercando di conver-gere su una exit-strategy che permettessedi evitare ancora una volta una manifesta-zione di piazza in aperto contrasto con la

celebrazione dell’Annuale del Corpo. Nonostante ciò, il capo dipartimento nonha voluto assolutamente recedere dalleproprie posizioni, sottovalutando il rischiodi una sicura brutta figura dell’amministra-zione di fronte all’opinione pubblica.E difatti così è stato.Agenzie di stampa, quotidiani e telegiornalihanno tutti riportato le immagini e le ra-gioni di una protesta che, essenzialmente,è stata indirizzata proprio contro il capo deldap Tamburino che, a parere del Sappe,non è all’altezza del proprio incarico e cheha già riportato, in pochi mesi, più di unrisultato negativo che va ad aggravare unasituazione generale di per se critica, ai li-miti del drammatico.

Nelle fotogli striscioni e i cartelli di protesta

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GiovanniFalcone, un eroe

del giornodopo

n. 195 • maggio 2012 • pag. 12Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle Fotoancora

immaginidella manife-

stazione

i può diventare eroi anche così, ap-pena dopo morti o il giorno dopo,quando i telegiornali hanno comple-

tato i più raccapriccianti particolari. Falcone lo è diventato alle 19,05 del 23maggio 1992, quando è spirato in ospedalefra le braccia di Borsellino.

Alle 17, 55 cinque quintali di tritolo avevanofatto saltare in aria, come un lenzuolo alvento, un intero pezzo di autostrada, allosvincolo di Capaci, travolgendo la suacroma blindata e le altre due di scorta. Con lui avevano perso la vita nomi ormainoti, la moglie Francesca Morvillo e treagenti, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Anto-nio Montinaro.L’edizione straordinaria del TG1 paralizzò ilPaese e per tanti quel nome, sconosciuto aipiù, cominciò ad essere familiare anche seda anni era il simbolo della lotta alla mafia,il primo, con Borsellino, a scrivere la sen-tenza del maxi processo a 400 mafiosi, ilpiù grande della storia della lotta alla cri-minalità organizzata. E pensare che pocotempo prima una signora di Palermo, di-sturbata dal passaggio delle scorte, aveva

SNon vorremmo che lo stesso capo del dapstia sottovalutando più del dovuto la situa-zione, magari anche in virtù del fatto che èconsapevole di avere un mandato a termineche, nella migliore delle ipotesi, lo vedrà aivertici dell’amministrazione fino all’iniziodell’estate del 2013.Se così fosse, lo riteniamo un grosso erroredi valutazione perché dovrà presto pren-dere coscienza del fatto che, a tali condi-zioni, non trascorrerà questi pochi mesiin assoluta tranquillità perché il Sappenon mancherà di attuare tutte le forme diprotesta consentite fino a quando non ot-terrà il riconoscimento delle proprie sa-crosante ragioni. •

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scritto al Giornale di Sicilia che: «regolar-mente tutti i giorni (non c’è sabato o do-menica che tenga) al mattino, nelprimissimo pomeriggio e alla sera (senzalimiti di orario) vengo letteralmente as-sillata da continue e assordanti sirene diauto della polizia che scortano i vari giu-dici. Ora,mi domando, è mai possibile chenon si possa,eventualmente,riposare unpoco nell’intervallo di lavoro e, quantomeno, seguire un programma televisivo inpace, dato che,pure con le finestre chiuse,il rumore delle sirene è molto forte? Nonè che questi egregi signori potrebbero es-sere piazzati tutti insieme in villette allaperiferia della città, in modo tale che siatutelata la tranquillità di noi cittadini-la-voratori e l’incolumità di noi tutti,che nelcaso di un attentato siamo regolarmentecoinvolti senza ragione?» (Attilio Bolzoni,Uomini soli, 2012)Era stata quasi preveggente la signora distur-bata dai giudici antimafia, se è vero chenell’estate 1988 Falcone, Borsellino e le ri-spettive famiglie furono catapultati sull’isoladell’Asinara, il dismesso e desolato super-carcere a nord della Sardegna, per scriverela sentenza del maxiprocesso. Avvisati dal Questore, che temeva li potes-sero uccidere prima che scrivessero la sen-tenza, erano stati messi su un aereo lo stessogiorno, direzione Sardegna. Con loro moglie figli, esiliati su uno scoglio deserto, in unamanciata di ore passati dalla loro città allabanchina del porticciolo sardo, lontani dacasa, dagli affetti, dagli amici, dal lavoro,dalle cose più care. La cosa straordinaria è che il Ministero dellaGiustizia, alla fine del soggiorno, gli presentòil conto come se fossero stati in ferie in unaforesteria dello Stato. Ma alle delusioni Fal-cone era abituato. Qualche mese prima il Consiglio Superioredella Magistratura, disattendendo tutte leprevisioni e le aspettative, aveva preferito An-tonino Meli a Falcone nella nomina a Consi-gliere Istruttore di Palermo e l’estatesuccessiva era stato accusato addirittura diaver organizzato, a suo danno, un attentato.E’ quello dell’Addaura, la villetta al marepresa in fitto a picco sugli scogli. Fra gli an-fratti due agenti della scorta avevano sco-perto un borsone pieno di candelotti di

prio tiene tanto al suo nuovo ruolo, nonne faccia la sua professione definita, ab-bandonando la magistratura» (Sandro Viola, Repubblica, 9.1.1992)«A Giovanni è stato impedito nella suacittà di fare i processi di mafia. E alloralui ha scelto l’unica strada possibile, ilMinistero della Giustizia per fare in modoche si realizzasse quel suo progetto: unastruttura unitaria contro la mafia. Ed èstata una rivoluzione.» Così aveva gridatoil giudice Ilda Boccassini alla notizia dellamorte di Giovanni. E ai suoi colleghi di Mi-lano aveva aggiunto: «Voi avete fatto mo-rire Giovanni, con la vostra indifferenzae le vostre critiche; voi diffidavate di lui;adesso qualcuno ha pure il coraggio diandare ai suoi funerali».Sempre la stessa Boccassini alla Repubblicaaveva dichiarato: «Né il Paese né la magi-stratura né il potere, quale ne sia il segnopolitico, hanno saputo accettare le ideedi Falcone, in vita, e più che compren-derle, in morte se ne appropriano a pienemani, deformandole secondo la conve-nienza del momento.[...] Non c’è statouomo la cui fiducia e amicizia è statatradita con più determinazione e mali-gnità. Eppure le cattedrali e i convegni,anno dopo anno, sono sempre affollati diamici che magari, con Falcone vivo, sonostati i burattinai o i burattini di qualcheindegna campagna di calunnie e insi-nuazioni che lo ha colpito».Ad un mese dalla morte Falcone vennecommemorato al Congresso di Washingtonche aveva considerato la sua morte un de-litto commesso anche contro gli Stati Unitid’America mentre l’FBI ha voluto onorarlocon un suo busto in bronzo a ricordo diun eroe italiano.

Aldo MaturoAvvocato

[email protected]

n. 195 • maggio 2012 • pag. 13Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoa sinistral’ auto su cuiviaggiava Giovanni Falcone

sottoil monumentodell’ FBI

nell’altra paginauna immaginesorridente delGiudice

dinamite. Tutti e due gli agenti saranno uc-cisi, a distanza di un anno l’uno dall’altro,in circostanze avvolte dal mistero.La Cassazione – che nel 2004 ha condan-nato Totò Riina ed altri a 26 anni di reclu-sione – ha stigmatizzato l’infame linciaggiosubito nella circostanza da Falcone, accu-sato di essere stato lui stesso a organizzareil tutto per farsi pubblicità. Nel 1991 il suo progetto di una Procura Na-zionale Antimafia fu fortemente osteggiatoda tutti colleghi – che arrivarono ad unosciopero contro una tale proposta - perchéla consideravano «una grave lesione alleprerogative del Parlamento e all’indipen-denza della magistratura». In 60 firmarono una lettera al Ministro incui dicevano che «...ci accomuna la con-vinzione che lo strumento proposto siainadeguato, pericoloso e controprodu-cente... fonte di inevitabili conflitti e in-certezze».A Falcone non restava che lasciare Palermo,accettando l’incarico di Direttore Generaledegli Affari Penali propostogli dal Ministrodella Giustizia Martelli. Anche stavolta nes-suno gli fece sconti e si disse «Falcone si èvenduto al potere politico», «Falcone è unnemico politico». «Dovremo guardarci dadue Cosa Nostra, quella che ha la Cupolaa Palermo e quella che sta per insediarsia Roma» fino ad arrivare a «...Falcone èstato preso da una febbre di presenziali-smo. Sembra dominato da quell’impulsoirrefrenabile a parlare, quella smania dipronunciarsi, di sciorinare sentenze sullepagine dei giornali o negli studi televisivi,spingendoli a gareggiare con i comici delsabato sera... Ecco quindi il magistratoFalcone, oggi a uno dei posti di vertice delministero di Grazia e Giustizia, divenutouno dei più loquaci e prolifici compo-nenti del carrozzone pubblicistico… nonsi capisce come mai il dr. Falcone, se pro-

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n. 195 • maggio 2012 • pag. 14Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle foto la grinta di

Aldo Montano

sottomostra lamedaglia

conquistataa Madrid

a cura di Lady OscarRedazione Sportiva

[email protected]

Aldo Montano:prove tecniche di

Olimpiadi nellaCoppa del Mondo 2012

ella prova di Coppa del Mondo disciabola maschile di Madrid (11-13maggio 2012) Aldo Montano si è as-

sicurato il bronzo. Prove tecniche di Olimpiadi si può dire,tanto più importanti quanto più si consideriche Aldo, dopo la medaglia d’oro conqui-stata al mondiale di Catania 2011, avevadeciso di dar corso all’operazione al ten-dine peroneo lungo della caviglia sinistraed era ancora convalescente da quella perconfrontarsi con gli appuntamenti interna-zionali di grande rilievo. Un’operazione ritenuta dall’atleta livornesenon più rimandabile dato che i tempi di re-cupero rischiavano di allungarsi troppo eLondra è troppo vicina anzi, ormai vicinis-sima.Nelle semifinali di Spagna si è replicata la

finale dei mondiali di Catania 2011,che ha assegnato il titolo mondialead Aldo, opposto al tedesco Nico-las Limbach. Stavolta, in una garacombattuta fino all’ultima stoc-cata, il verdetto della sfida ha ro-vesciato il risultato a favore diLimbach con il punteggio di mi-sura 15-14 che ha beffato ilCampione del Mondo 2011 eOlimpico ad Atene 2004.Una sconfitta che, si può esserecerti, sarà in grado di caricaremolto il livornese atleta delleFiamme Azzurre in vistadell’appuntamento a cinquecerchi.

In ogni caso ad Aldo rimane la soddisfa-zione di aver conquistato il primo podio distagione, dopo la ripresa e di aver com-preso che in fondo è sempre lì tra i mi-gliori. Il terzo posto va a sommarsi a quelloconquistato lo scorso anno sempre sullepedane di Madrid. Prima della semifinaleaveva eliminato l’ungherese Balazs Lontay(15-12), il bielorusso Valery Pryiemka (15-9), il tedesco Benedikt Beisheim (15-8).Poi nei sedicesimi, Montano aveva dovutovedersela con l’altro tedesco Benedikt Bei-sheim per 15-8 e, ai quarti, con il padronedi casa spagnolo Jaime Marti, superato conil punteggio di 15-12. Si è invece conclusa ai quarti l’avventuradell’Italia nella prova a squadre di sciabolamaschile. La squadra azzurra, composta daAldo Montano, Gigi Tarantino, Diego Oc-chiuzzi e Giampiero Pastore, dopo aversconfitto la rappresentativa di Hong Kongnel turno dei sedicesimi col punteggio di45-25, si è fermata nel tabellone degli ottavicontro la Romania. Gli azzurri, infatti, sonostati squalificati dopo un cartellino nero su-bìto da Gigi Tarantino, in seguito ad unareazione da parte dell’atleta italiano, san-zionata dall’arbitro con l’espulsione. La gara è stata vinta dalla Corea che hasconfitto, in finale, la Russia per 45-42. Alterzo posto la Cina che nella finale per ilpodio ha superato la Romania col punteg-gio di 45-43. Le buone notizie della scherma sono arri-vate anche da Matteo Betti argento nel Tor-neo Internazionale paralimpico di

N

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Sarrebourg, in Francia (11/12 maggio),perdendo in finale solo con Robert Ci-terne, ma capace di ripetersi a solo unasettimana di distanza anche nell’IwasWorld Cup di Lonato (18/20 maggio),nella tappa di Coppa del Mondo discherma paralimpica, che ha visto comeprotagonisti otto azzurri in gara, molti deiquali saranno i prossimi portacolori ita-liani alle Paralimpiadi di Londra.Matteo ha trionfato nella prova di fiorettoa Lonato, dimostrando una volta di più lasua estrema versatilità. Il commissario nazionale della schermaparalimpica Fabio Giovannini, al termine diquest’ultimo appuntamento, non ha nasco-sto il suo entusiasmo per quanto fatto dagliazzurri in gara: «Chiudiamo questa provadi Lonato con grande soddisfazione.Basti pensare che i cinque atleti che ave-vamo convocato, sono giunti tutti e cin-que sul podio. Matteo Betti ha vinto laprova di fioretto, prima di pagare poi unpò di stanchezza nella spada. Questi ri-sultati ci danno la consapevolezza diavere un gruppo valido su cui continuarea puntare e col quale poter lavorare nonsolo per la conquista di risultati impor-tanti in campo internazionale, maanche - continua ancora Giovannini- per la promozione della pratica dellascherma paralimpica in Italia».

n. 195 • maggio 2012 • pag. 15Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoin alto a sinistraMatteo Bettisottoa sinistraFabio Giovannini

al centro Stefano Pressello

assistenteCapo diPolizia Pe-

nitenziaria e atletadel settore masterdi Judo StefanoPressello, ha rice-vuto un meritatoriconoscimentoper i risultati sinqui ottenuti nellastagione in corso. Già il XIII munici-pio di Roma Capi-tale lo scorsoanno, per i suc-cessi ottenuti incampo internazio-nale, aveva ritenutogiusto omaggiarlocon una targa ri-cordo e, que-st’anno, l’atletaromano, è stato oggetto di un ulteriorericonoscimento sportivo per la sua in-tensa attività agonistica ed i piazzamentiottenuti negli ultimi anni, da parte delComitato Regionale FIJLKAM.Presso il Centro Amministrativo Giu-seppe Altavista, in Roma è stata infatticonsegnata all’atleta romano una targaricordo, dal Maestro Benemerito Gen-naro Maccaro, vice Presidente Regionaledel settore Judo, a premio di quanto con-quistato in campo nazionale ed interna-zionale, e della passione con la qualeStefano ha reso onore alla pratica delmeraviglioso sport giapponese di illustri

tradizioni anche nelnostro Paese.Presente, per ono-rare tale iniziativa,anche il Direttoredel Centro Ammini-strativo GiuseppeAltavista, Dott.Carlo Berdini. Gli impegni di Ste-fano sono proseguiticon i campionatiEuropei di judo svol-tisi a Opole (Polo-nia) dal 10 al 13maggio scorsi. Il valido collega Ste-fano si è ben com-portato, piazzandosial settimo posto, inzona punti per in-crementare la piùgenerale classifica per

nazioni al termine di una gara bene con-dotta, anche se con un po’ di rammaricoper il fatto di essersi visto togliere qualcosada un arbitraggio abbastanza dubbio rice-vuto nel corso del terzo incontro da com-battere per i ripescaggi. Se fosse stato vinto quel combattimentoavrebbe potuto consentirgli di mettere alcollo un meritato bronzo. Il suo avversarioè stato il russo Sergeev Wladimir che lo hasuperato di misura solo grazie al goldenscore, per 2 a 1. Nel primo turno aveva eliminato lo slovenoBalvan Branislav e poi la battuta d’arrestocontro l’ucraino Andrii Korobkin.

Riconoscimento del Comitato Regionale

FIJLKAM a Stefano Pressello

per i suoi successi nello Judo

L’

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entile SAPPe, nel complimentarmiper il contributo che la rubricaapporta alla risoluzione dei nu-

merosi dubbi dei poliziotti penitenziari,pongo il seguente quesito: sono in servi-zio presso il NTP di un istituto peniten-ziario del nord, mi chiedo nel caso undetenuto durante una traduzione si diaalla fuga e passa il confine italiano sepuò essere inseguito.

Ringrazio anticipatamente.

Caro assistente,la Convenzione di applicazione dell’ac-cordo di Schengen prevede che le forze dipolizia si assistano, nel rispetto delle legi-slazioni nazionali, ai fini della prevenzionee della repressione dei reati. Infatti, la Convenzione consente agli opera-tori di polizia di continuare l’inseguimentoin un altro Paese Shengen (l’art. 41 prevedel’inseguimento oltre frontiera, ammessosolo tra paesi che hanno una frontiera ter-restre in comune), valicando la propriafrontiera terrestre, di un soggetto colto inflagranza di commissione di alcuni reati.Tale sconfinamento può essere però ope-rato solo quando le autorità competentidell’altro Paese non abbiano potuto esserepreviamente avvertite dell’ingresso nel loroterritorio o quando non abbiano potuto re-carsi sul posto in tempo per riprendere l’in-

seguimento. Comunque, al più tardi al mo-mento di attraversare la frontiera, gli ope-ratori impegnati nell’inseguimento debbonoavvertire le autorità competenti del Paesenel cui territorio avviene. Per quanto riguarda i reati che consentonol’inseguimento, essi sono determinati inbase ad accordi bilaterali tra gli stati chehanno la frontiera (interna) terrestre in co-mune.Ciascuno Stato presenta una dichiarazioneper ogni singolo Stato con cui ha una fron-tiera (interna) comune, in cui determina lemodalità di esecuzione dell’inseguimentonel suo territorio.L’inseguimento è consentito in due casi:a) se la persona é stata colta in flagranzadi un determinato tipo di reato;b) se é evasa.Gli agenti di uno stato Schengen, che nelproprio paese inseguono una persona coltain flagranza di uno dei reati di cui all’art. 41paragrafo 4, possono continuare l’insegui-mento senza autorizzazione preventiva nelterritorio di un’altra parte contraente. Possono anche proseguire l’inseguimentooltre frontiera di una persona evasa da unostato di arresto provvisorio o da una penaprivativa della libertà personale.L’inseguimento è consentito solo attraversola frontiera terrestre e unicamente nei con-fronti della persona evasa o sorpresa nellaflagranza di uno dei gravi reati previsti dallaConvenzione.Nella dichiarazione tra le parti contraentidevono, di regola, essere indicati gli accordiin ordine ai reati che consentono l’insegui-mento e sulla eventuale possibilità di arre-sto da parte degli agenti inseguitori.La Convenzione all’art. 41 consente alleparti di scegliere tra due diversi criteri perdeterminare i reati che consentono l’inse-guimento sul proprio territorio:a) i seguenti reati: assassinio, omicidio,stupro, incendio doloso, moneta falsa,furto e ricettazione aggravati, estorsione,

G

Inseguimento di detenuti oltre i confini di Stato

Giovanni [email protected]

n. 195 • maggio 2012 • pag. 16Polizia Penitenziaria • SG&S

sequestro di persona e presa in ostaggio,tratta di persone, traffico illecito di stu-pefacenti e sostanze psicotrope, infra-zioni alle normative in materia di armie esplosivi, distribuzione medianteesplosivi, trasporto illecito di rifiuti tos-sici e nocivi, reato di fuga in seguito adincidente che abbia causato morte o fe-rite gravi;oppureb) i reati che possono dar luogo ad estra-dizione.Tramite il più vicino ufficio di polizia gliagenti devono avvertire le autorità e i ser-vizi centrali dello Stato in cui fanno in-gresso, al più tardi al momento diattraversare la frontiera terrestre.Per gli agenti ospiti sono stabilite le se-guenti condizioni generali:• non possono entrare nel domicilio e neiluoghi non accessibili al pubblico;• devono attenersi al diritto dello stato incui operano, e ottemperare alle ingiunzionidelle autorità;• devono essere in grado di provare la loroqualifica;• possono portare la pistola d’ordinanza,il cui uso è ammesso solo per legittima di-fesa;• devono essere facilmente identificabiliper l’uniforme, un bracciale o per gli ac-cessori del veicolo; è vietato l’uso combi-nato di abiti civili e di veicoli camuffati.Dopo l’operazione gli agenti devono rife-rire all’autorità dello Stato in cui hannooperato, si devono presentare e fare rap-porto, a richiesta restano a disposizionefino a che siano chiarite le circostanzedella loro azione.L’art. 41 attribuisce agli Stati la facoltà discegliere se consentire o meno il reciprocodiritto di arresto.Gli agenti che operano oltre frontiera sonoequiparati agli agenti dello Stato ospitante,per quanto riguarda le infrazioni da lorosubite o commesse.•

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l 14 maggio 2012 presso l’Istituto Cen-trale di Formazione di Roma è iniziatoil primo corso di specializzazione ri-

servato al personale del Corpo di Polizia Pe-nitenziaria del settore minorile. Ad aprire i lavori, il Direttore Generale delPersonale e Formazione del DipartimentoGiustizia Minorile dott. Luigi Di Mauro. Il corso (in due settimane 14/26 maggio2012) - rivolto come si è detto al personaledel Corpo - prevede un attività didatticaclassica in aula dal lunedì al venerdì conuna prova di valutazione finale da sostenerea fine modulo il 28 e 29 maggio. Un’ apposita Commissione composta da do-centi esterni e staff interno ministeriale,verificherà ad ogni modulo le competenzespecifiche apprese durante il corso, rite-nute indispensabili per operare nel settoreminorile.Ricordiamo ai lettori che lo Specialista nelTrattamento dei Detenuti Minorenni, perla specificità delle funzioni di sicurezza etrattamento, deve possedere:• attitudine e soprattutto una personalitàequilibrata e corretta dal punto di vista de-ontologico in linea con le nuove teoriepsico-pedagogiche. La qualità dei rapportiche deve instaurare rappresenta una con-dizione imprescindibile per la buona riu-scita dei progetti educativi elaborati per iminorenni;

• capacità di saper valutare in ogni mo-mento le molteplici situazioni ed avveni-menti che possono incidere positivamenteo negativamente sul processo evolutivo delminore detenuto;Tenuto conto che a giugno gli istituti e i ser-vizi della giustizia minorile dovranno orga-nizzare il piano ferie estive, le attività dispecializzazione per il Corpo di Polizia Pe-nitenziaria riprenderanno molto probabil-mente a settembre 2012.Il Dipartimento Giustizia Minorile auspicacomunque che nell’anno 2012 venganospecializzati almeno trecento dei settecentopoliziotti della Giustizia Minorile con oltrecinque anni di anzianità di servizio nel set-tore. Pertanto l’attività di formazione nonpotrà essere terminata prima del 2014.

I

Avviati i corsi per la specializzazione nel trattamento dei detenuti minorenni

a cura di Ciro BorrelliCoordinatore Nazionale Sappe Minori

per la [email protected]

n. 195 • maggio 2012 • pag. 17Polizia Penitenziaria • SG&S

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n. 195 • maggio 2012 • pag. 18Polizia Penitenziaria • SG&S

i è svolto, nelle giornate dell’11, 12 e 13 maggio scorso, pressol’Istituto Ma-donna del Carmine “Il Carmelo” a Ciampino (Roma), il 2° Convegno inter-nazionale di studi residenziale “Droga & Società - criminalità organizzata

e intervento sociale”. Il seminario è stato coordinato dal presidente dell’ONAP (Osservatorio Nazionalesugli Abusi Psichici), dott.ssa Patrizia Santovecchi, ed ha avuto come ospiti, tral’altro, esperti del settore nazionali e internazionali, nonché appartenenti alle Forzedell’Ordine. Al Convegno ha partecipato il SAPPe, unico sindacato di polizia invitato, con il Se-gretario Nazionale Pasquale Salemme, in sostituzione del Segretario Generale, conun intervento sui “circuiti penitenziari differenziati per i detenuti tossicodi-pendenti”. L’intervento, molto apprezzato dalla platea, è terminato con un dibat-tito che ha coinvolto anche i partecipanti che hanno presenziato al seminario.

a segreteria Sappe di Cuneo de-sidera esprimere il proprio ap-prezzamento per i 10 colleghi

che hanno svolto servizio di ordinepubblico allo stadio comunale diCuneo, grazie alla quale professionalitàhanno evitato il degenerare di alcuneparapiglia tra le tifoserie del Cuneo edel Savona.

Segreteria Sappe Cuneo

Cuneo: servizio di ordine pubblico per laPolizia Penitenziaria

n’alleanza all’insegna dell’educa-zione. Questo è il senso della se-rata Liberi di educare, ideata e

promossa dall’Istituto Domus Mariae diPescara, gestito dalla Fondazione Santa Ca-terina, e dalla Compagnia Teatrale della Po-lizia Penitenziaria di Chieti, andata in scenail 2 maggio al teatro Flaiano di Pescara.Filumena Marturano, la famosa commediadi Eduardo De Filippo messa in scena dalla

Polizia Penitenziaria, con integrazione dialtre figure professionali della Casa Circon-dariale di Chieti è stata diretta da Paola Ca-pone ed il ricavato della serata finanzieràle borse di studio dell’Istituto Domus Ma-riae.«È la passione educativa – dice Paolo Da-tore, presidente della Fondazione Santa Ca-terina - che accomuna la nostra scuolacon gli operatori della Casa Circonda-riale di Chieti, a partire dalla direttrice,dott.ssa Giuseppina Ruggero, il coman-dante della Polizia Penitenziaria, Com-missario Valentino Di Bartolomeo, e ladott.ssa Annamaria Raciti, funzionariogiuridico-pedagogico, la regista PaolaCapone. Il personale dell’Istituto, nelproprio tempo libero, si è coinvolto inquesto ambizioso progetto a partire dallaconsapevolezza che il carcere può e deveessere un’opportunità per ricominciare,cambiare e reintegrarsi nella società, eche questo passa innanzitutto attraversola passione educativa di chi tutti i giorni

Convegno a Ciampino S

L

Chieti e Pescara: scuola e carcere

insieme per l’educazione

lavora con e per i detenuti. Da questemotivazioni è nato l’incontro con la no-stra scuola, nella certezza che anche inostri bambini possano avvantaggiarsidi questo spirito per comprendere cheneanche il carcere, secondo i principidella Costituzione, può avere esclusiva-mente uno scopo di segregazione edesclusione sociale, dovendosi invece ri-velare un luogo di accoglienza».

U

Nelle foto alcune

immaginidella

commediarappresen-

tata dallaCompagniadella Polizia

Penitenziariadi Chieti

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• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il relativo provvedimento negativo;• compenso professionale convenzionato.

in materia di PENSIONE PRIVILEGIATAper il personale cessato dal servizio e/o i superstitiL’assistenza interessa:• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria che possa ancora chiedere il riconoscimento della dipendenzada causa di servizio di infermità o lesioni riferibili al servizio stesso e laconseguente pensione privilegiata;• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria, al quale sia stata negata la pensione privilegiata per non dipen-denza da causa di servizio di infermità e lesioni o per non ascrivibilità dellestesse;• il personale cessato per inidoneità dal ruolo della Polizia Penitenziaria,già transitato o che debba transitare ai ruoli civili della stessa amministra-zione o di altre amministrazioni, ai fini della concessione della pensioneprivilegiata per il servizio prestato nella polizia Penitenziaria;• il personale deceduto in servizio, ai fini della pensione indiretta privile-giata ai superstiti e di ogni altro beneficio previsto a favore degli stessi;• il personale già titolare di pensione privilegiata deceduto a causa dellemedesime infermità pensionate, ai fini dei conseguimenti spettanti ai su-perstiti.L’assistenza comprende:• esame gratuito, legale e medico legale, del fondamento della domandaper la concessione della pensione privilegiata anche per i transitati al ruolocivile;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo della pensione privilegiata;• valutazione gratuita, legale e medico legale, delle pensioni indirette e diriversibilità ai fini del trattamento privilegiato e dell’importo pensionisticoliquidato;• assistenza nella relativa fase amministrativa e nella fase giudiziale controil provvedimento pensionistico negativo;• compenso professionale convenzionato.

PER BENEFICIARE DELLA CONVENZIONE Gli iscritti al Sappe possono:• rivolgersi alla Segreterie Sappe di appartenenza;• rivolgersi agli avvocati Guerra presso le sedi degli studi di Roma (via Ma-gnagrecia n.95, tel. 06.88812297), Palermo (via Marchese di Villabiancan.82, tel.091.8601104), Tolentino - MC (Galleria Europa n.14, tel.0733.968857) e Ancona (Corso Mazzini n.78, tel. 071.54951);• visitare il sito www.avvocatoguerra.it

La convenzione Sappe/Studio Legale GuerraPer rispondere ad una richiesta sempre più pressante dei propri iscritti,il Sappe ha stipulato una convenzione con lo Studio Legale AssociatoGuerra, come partner legale in materia previdenziale.

Lo Studio Legale Associato Guerra è specializzato in materia di diritto pen-sionistico pubblico, civile e militare.

La convenzione tra il Sappe e lo Studio Legale Associato Guerra comprende • la causa di servizio e benefici connessi;• le idoneità al servizio e provvedimenti connessi:• i benefici alle vittime del dovere;• la pensione privilegiata (diretta, indiretta e di riversibilità) e gli assegniaccessori su pensioni direttte e di riversibilità.

La consulenza si avvale di eccellenti medici esperti di settore, collaboratoridell Studio Guerra, in grado di assistere l’interessato anche nel corso dellevisite mediche collegiali in sede amministrativa e giudiziaria.In particolare, attraverso lo Studio Legale Associato Guerra , il Sappe ga-rantisce ai propri iscritti:

in materia di CAUSA DI SERVIZIO• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento della do-manda per il riconoscimento della causa di servizio anche ai fini dell’equoindennizzo;• assistenza legale nella fase amministrativa;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo di riconoscimento della causa di servizioe del’equo indennizzo;• assistenza legale nella fase giudiziale dinanzi alle competenti Sedi Giu-risdizionali;• compenso professionale convenzionato.

in materia di INIDONEITA’ AL SERVIZIO• valutazione legale e medico legale delle infermità oggetto di accerta-mento della idoneità al servizio, per la scelta strategica delle azioni da pro-muovere secondo gli obiettivi che intende raggiungere l’interessato;• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il provvedimento amministrativo;• assistenza amministrativa e giurisdizionale contro il provvedimento ditrensito;• compenso professionale convenzionato.

in materia di VITTIME DEL DOVERE• valutazione gratuita per l’accertamento della sussistenza delle condizionidi legge richieste per il diritto ai benefici previsti a favore delle vittime deldovere;

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n. 195 • maggio 2012 • pag. 20Polizia Penitenziaria • SG&S

In alto la locandina

sotto alcunescene

del film

Regia: Adrian GrunbergTitolo Originale: How I Spent My Summer Vacation Altri titoli: Get the GringoSceneggiatura: Adrian Grunberg, Stacy Perskie, Mel GibsonMusiche: Antonio PintoFotografia: Benoît DebieMontaggio: Steven RosenblumScenografia: Bernardo Trujillo Effetti: Furious FX Costumi: Anna Terrazas Produzione: Bruce Davey, Mel Gibson, Stacy Perskie per Air-borne Productions, Icon ProductionsDistribuzione: Eagle Pictures Personaggi ed Interpreti:Driver: Mel GibsonJavi: Daniel Giménez Cacho Caracas: Jesús OchoaCarnal: Roberto Sosa

Madre del bambino: Dolores Heredia Bambino: Kevin HernandezDirettore del Penitenziario:Fernando Becerril Dottore di El Pueblito: Jose Montini Chirurgo: Patrick Bauchau Infermiera: Mayra Sérbulo Romero: Gerardo TaracenaVazquez: Mario ZaragozaCarlos: Tenoch HuertaFrank: Peter Stormare Avvocato di Frank: Scott CohenThomas Kaufmann: Bob Gunton Bill: Dean NorrisSize 11: Gustavo Sánchez ParraGenere: Azione, Thriller Durata: 95 minuti Origine: USA, 2012

er sfuggire ad alcuni sicari di unboss della malavita e alla polizia sta-tunitense Driver, un piccolo rapina-

tore, varca il confine con il Messico finendo,però, per essere arrestato dalle forze del-l’ordine locali.La polizia messicana dopo aver sequestratola refurtiva, non riuscendo ad identificarel’americano perché sprovvisto di documentie senza impronte digitali, lo spedisce nelcarcere di Tijuana noto come El Pueblito.Il penitenziario messicano, unico al mondo,non è una semplice prigione ma una vera epropria favelas dove vivono, insieme ai de-tenuti, anche le famiglie.Dentro al Pueblito, Driver stringe amiciziacon un ragazzino di dieci anni, che fumacome un adulto, che gli spiega come fun-

P

ziona la vita nella città-prigione dove co-manda, incontrastato, Javi un ricco traffi-cante di droga malato di cirrosi epatica eal quale il ragazzino dovrebbe donare ilproprio fegato perché è l’unico ad avere ilgruppo sanguigno compatibile con quellodel narcotrafficante.Nonostante sia ricercato da nemici internied esterni che vogliono ucciderlo, Driversi impegnerà con tutte le sue forze per sot-trarre il suo nuovo piccolo amico alla cat-tiva sorte di predestinato donatored’organi. E proprio la gravissima ingiusti-zia che incombe sul piccolo amico, darà aDriver la forza di organizzare un evasione,riuscendo a fuggire dal carcere insieme alragazzino che sarà così strappato al suodrammatico destino.Il film è interamente costruito intorno alprotagonista Mel Gibson che, oltre a darecorpo e volto alle sequenze, è la voce fuoricampo, lo sceneggiatore e il produttoredella pellicola.

a cura di Giovanni Battista De Blasis

Viaggio in Paradiso

Non è escluso anche il suo coinvolgimentonella regia, considerato che il regista uffi-ciale è il suo assistente in Apocalypto e

Fuori controllo, Adrian Grun-berg.Il film, costato circa 20 milioni didollari e ben accolto dalla critica,negli Stati Uniti non è uscito nellesale cinematografiche ma diret-tamente in tv e in home video.•

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Luca PasqualoniSegretario Nazionale ANFU [email protected]

n. 195 • maggio 2012 • pag. 22Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotoil potere dellamagistratura

Il potere giudiziarioQuando è il potere giudiziario a sbagliare in materia penale ci si può accontentare della mera responsabilità disciplinare?

che seguono: «siccome l’assassinio diChiara Poggi è stato commesso con no-tevole brutalità, l’autore non poteva es-sere uno sconosciuto ma doveva perforza essere qualcuno che con la vittimaintratteneva un rapporto emotivo forte,dunque il fidanzato». Orbene, prescindendo dalla fragilità dellainferenza logica citata, con buona pace perla logica aristotelica, ritengo che motiva-zioni di tal fatta, se rispondenti al vero, dis-simulino una privatizzazione della vicenda,dal momento che il ricorso non sembrateso ad evidenziare violazioni di legge piùo meno manifeste, ma appare teso a riscat-tare l’operato della Procura.Certo è che gli imputati sopra richiamatisono stati raggiunti tutti da misure cautelaripersonali subendo una privazione della li-bertà personale sulla base di gravi indizi dicolpevolezza che si sono rivelati poi noncosì tanto gravi, tanto da mettere in seriadiscussione la funzione di controllo chedovrebbe esercitare il GIP.Allora una riflessione appare obbligata.Supponiamo per un momento che non esi-sta nel nostro ordinamento l’istituto del-l’appello, possibilità questa plausibilestante l’assenza di specifico presidio costi-tuzionale in tal senso, gli imputati di cuitrattasi, in questo caso, sarebbero statichiamati a scontare una pena detentiva dioltre venti anni, pur essendo, sotto il pro-filo probatorio, innocenti, dal momentoche la Cassazione è chiamata ad esprimereun sindacato esclusivamente di legittimitàanche nel caso in cui all’annullamento con-segua il rinvio al giudice a quo.Alla luce della suddetta considerazionesorge la seguente domanda: è davvero giu-sto che, in casi simili, ai magistrati per cosìdire non diligenti non debba essere adde-bitata alcuna responsabilità quanto menocivile?Invero, la possibilità che la responsabilitàcivile dei magistrati possa essere usata per

attentare l’autonomia e l’indipendenza delpotere giudiziario verso forme più o menostringenti di condizionamento al potere po-litico è certamente probabile, come hannodimostrato le recenti spinte antigiustiziali-ste; nondimeno tale rischio non può com-portare l’accettazione dell’opposto eduguale rischio che l’amministrazione dellagiustizia sia affidata a degli irresponsabili,nell’accezione tecnica del termine. Ma la nostra procedura penale non prevedeche in dubio pro reo, tanto che il giudicantedovrebbe assolvere l’imputato quando lasua responsabilità non sia stata dimostrataoltre ogni ragionevole dubbio; eppure neitribunali italiani sembra che viga la regolaopposta; nel dubbio, il giudice condanna,se poi finisce in galera un poveraccio reodi essere poco abbiente con la sfortuna diessere incappato nel P.M. sbagliato e in sba-vature dei reparti scientifici, sono problemisuoi: e pensare che il caso Tortora dovevafungere da monito per i giudici, alla streguadella famosa spada di Damocle.Parimenti il proverbio popolare non diceche è meglio un colpevole fuori che un in-nocente in galera, che tradotto in terminigiuridici altro non è che la volgarizzazionedella presunzione di innocenza di assolutarilevanza costituzionale. Alla luce di tale principio di civiltà giuridicaaspettiamo con ansia gli esiti del processodell’assassinio di Melania Rea: ovviamentegli esiti della Corte di Appello.Sarà che forse al comune cittadino non èdato conoscere e comprendere il meccani-smo complesso ed inesorabile della legge,come nel famoso romanzo del Processo diKafka in cui il giovane impiegato Joseph K.incarna proprio il comune cittadino che,svegliandosi una mattina, si ritrova, exabrupto, accusato di un delitto senza sa-perne il motivo, dal momento che l’avvisodi garanzia, in un sistema penale dominatosempre più da una visione panpenalisticacompulsiva-impulsiva, sembra aver lasciatoil posto ormai alla garanzia dell’avviso. Che in Italia non esiste una effettiva respon-sabilità civile dei magistrati è confermatodal fatto che nel lasso di tempo, ormaiquasi venticinquennale, intercorrente dal-l’approvazione della Legge n. 117/1998, leazioni di responsabilità dichiarate ammis-sibili nei confronti dei magistrati sono state

assoluzione in appello di RanieroBusco per l’assassinio di SimonettaCesaroni, di Amanda Knox e Raffaele

Sollecito per l’omicidio di Meredith Kerchere di Alberto Stasi per l’omicidio di ChiaraPoggi, ripropongono prepotentemente laannosa e spinosa questione della responsa-bilità civile e penale dei magistrati, anchealla luce delle indagini sulla morte di YaraGambirasio che non vedono ancora nessunindagato, nonostante la stessa sia avvenutanel lontano 26 novembre 2010 e nono-stante la Procura della Repubblica di Ber-gamo abbia deciso di sottoporre al test delDNA un numero ragguardevole di personeresidenti nel Comune di Brembate di Sopracon costi economici che possiamo ritenereessere di un certo rilievo.

In tutti i processi richiamati, l’impianto ac-cusatorio poggiava su perizie opinabili, si-stematicamente sconfessate in appello;eppure ciò non può sorprendere ove siconsideri che, nel nostro Paese, un Procu-ratore della Repubblica ha avuto l’ardire diproporre in dibattimento reperti conservatiin una cesta della biancheria: se ciò fosseaccaduto in America il giudice del dibatti-mento avrebbe verosimilmente sorriso. Apprendo, altresì, dalla stampa, quindi ilcondizionale è d’obbligo, che la Procuradella Repubblica di Pavia avrebbe presen-tato ricorso in Cassazione contro l’assolu-zione di Alberto Stasi con argomenti del tipo

L’

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appena 34, di queste solo 4 si sono tradottein condanne: appare evidente che il dirittodel cittadino ad una corretta tutela giurisdi-zionale, come previsto dall’articolo 24,comma 1°, della Costituzione, viene, inquesto modo, completamente vanificato.Eppure è noto che “tanto più un soggettoha potere tanto più quel soggetto deveavere responsabilità” (Comoglio, Dire-zione del processo e responsabilità del giu-dice, in Studi in onore di Liebman, Milano1979, I, pag. 478). Del pari, “in un sistema equilibrato nonè ammissibile che all’attribuzione di unpotere non segua parallelamente e con-testualmente l’attribuzione della respon-sabilità relativa. Solo nei sistemiautoritari avviene una cosa del genere ecosì al potere non segue la responsabilitàse non di tipo politico” (Scarselli, Ordi-namento giudiziario e forense, Milano,2010, pag. 199).Certo è che una nuova legge sulla respon-sabilità civile dei magistrati deve prevedereassolutamente “l’eliminazione di quellemisure previste dalla legge vigente, che sitraducono in un vero sbilanciamento afavore dell’indipendenza, che da prero-gativa costituzionale rischia di diventareuna vera e propria immunità”, vale adire:• il filtro preliminare del Tribunale al-l’azione risarcitoria, che nella prassi è finitoper assurgere ad una sorta di autorizza-zione a procedere;• la previsione di ipotesi tipiche e tassativedi colpa grave e la esclusione di ipotesi diresponsabilità derivanti dall’attività di inter-pretazione delle norme e di valutazionedelle prove (c.d. clausola di salvaguardia),che circoscrive la responsabilità del giudiceai soli casi di errore macroscopico, gros-solano, eclatante, tenendo, invece, fuori lanegligenza grave. Siamo in presenza di un vero e proprio pa-radosso giuridico, visto che coloro chesono chiamati, ex lege, ad individuare edaffermare la responsabilità dei cittadini,sono, per contro, essi stessi irresponsabili,dal momento che non può parlarsi di re-sponsabilità se nel rilevante arco tempo-rale di venticinque anni si sono avute, insede civile, solo 4 condanne a carico dimagistrati.

n. 195 • maggio 2012 • pag. 23Polizia Penitenziaria • SG&S

i 600 milioni di iscritti a Facebookil sito Sherweb ricorda che questosocial network non è pascolo libero

dove ognuno pensa di poter postare quelloche vuole e ricorda che anche qui devonoessere rispettate alcune regole di buongusto e di buona educazione – la netiquette– come avviene in tutti i rapporti umani.Ha suggerito così alcune regole che natu-ralmente ognuno è libero di rispettare mache di certo eleverebbero il livello delle re-lazioni virtuali.1) evitare messaggi criptici comprensi-bili solo al destinatario. Per queste ne-cessità si può ricorrere ai messaggiprivati;2) evitare l’invio di email a decine e de-cine di destinatari che hanno l’unico ri-sultato di veder riempire la propriacasella di posta da email di risposta pro-venienti da emeriti sconosciuti;3) sconsigliate le catene di S.Antonio conl’invito perentorio “diffondi subito”, conla minaccia che se non lo fai ti cadrà ilmondo in testa entro 24 ore;4) sconsigliato pubblicare mamme colpancione in bella vista, mamme che al-lattano o simili. La maternità è una cosaintima e bellissima e non trae alcun gio-vamento da simile pubblicità;5) di cattivo gusto investire gli amici diFacebook con le foto delle nostre sbornieo abbuffate, con visi rigonfi e defor-mati ed occhi stralunati, al soloscopo di dimostrare che abbiamouna vita molto intensa e go-dereccia da far invidia aglialtri;6) non è un segno di rispettoe di amicizia pubblicare fotodi amici ripresi in posizionihorror o sessualmente pro-vocanti, senza il loro con-senso. Il concetto di cattivo gusto e diosceno vale anche per la “rete”;7) poco consigliabile fare apprezzamentisul proprio ambiente di lavoro, special-

mente se si ha il dubbio che in rete cipossa essere anche il proprio “capo” oche comunque sia capace di navigare;8) la bacheca di Facebook non è unachat e quindi non va utilizzata né perchiacchierare né per dare notizie impor-tanti nè tanto meno per flirtare;9) ognuno è libero di scegliersi gli amiciche vuole ma evitare di aggiungere amicisconosciuti solo per far numero e dimo-strare così di avere un carnet pieno di“nomi” cui non corrisponde un effettivorapporto di amicizia, né attuale né ri-trovato.Da ultimo, e lo dico per esperienza di la-voro, ricordo che tutti gli Uffici del Perso-nale hanno ormai l’abitudine di andare suFB per verificare i profili di candidati al la-voro, prima o dopo il colloquio selettivo. Eper finire, segnalo che tale abitudine di na-vigare è ormai diffusa anche tra le forzedell’ordine per farsi un’idea di abitudini,orientamenti e personalità di soggetti chepossono avere un qualche interesse a finiinvestigativi o per ritrovarne le foto ovesiano conosciuti fra i loro amici solo con inick name.

* Avvocato, già dirigente dellaAmministrazionePenitenziaria

Aldo Maturo *[email protected]

Facebookistruzioni per l’uso

A

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Pasquale SalemmeSegretario Nazionale del Sappe [email protected]

I due vivono in ristrettezze economiche; luiè sempre disoccupato, lei, avendo aspira-zioni artistiche, non contribuisce in alcunmodo. La cosa finisce per ripercuotersi nei rap-porti tra i due e con la famiglia di lei. Nellamente dei due prende forma un’idea: pro-curarsi il necessario dalla famiglia di Do-retta; sanno che ci sono conti bancari, soldiin contanti e diverse proprietà.La famiglia Graneris abita a Vercelli, in viaCaduti dei Lager 9, in una villetta. E’ una famiglia come tante. Margherita eRomolo Zambon (nonni di Doretta), dopoaver trascorso parte della vita in Franciaalla ricerca di fortuna, ritornano in Italianel 1943, con loro la figlia Itala, nata cin-que anni prima. Romolo aveva messo in piedi un piccolonegozio di gomme e nel 1955, dopo il ma-trimonio della figlia con Sergio Graneris, ècoadiuvato dal genero. Stanno bene insieme e decidono di co-struirsi una piccola casa dove vivere ac-canto, come una bella famiglia. Nel 1957 nasce Doretta e cinque anni dopoPaolo. Sono uniti e anche i figli sembranofelici e sereni. L’impresa commerciale fa-miliare va abbastanza bene tanto da indurrepapà Sergio ad ampliare l’attività, anche pergarantire un futuro ai suoi figli. Anche se quel giovane a Romolo e a Italanon è mai piaciuto, i due genitori hanno su-bìto la volontà della ragazza, passivamente,per non inasprire ulteriormente i rapporti,già tesi con lei.La sera del 13 novembre 1975, DorettaGraneris e il fidanzato partono da Novaraper arrivare a Vercelli in compagnia di unaterza persona, Antonio D’Elia, un balordoche ha precedenti per stupro, e che haavuto probabilmente rapporti sessuali con

la stessa Doretta. Con lui comprano clandestinamentedue pistole e si procurano un’autorubata (una Simca 1300). I tre giungono nella villa dei Grane-ris, dopo una breve discussione conItalia e Sergio su questioni legate almatrimonio (per la figlia avevanogià comprato alcuni mobili), pas-sano ai fatti e presi dalla foga spa-rano diciotto colpi di pistola.

La notte di San Silvestro del 1972, DorettaGraneris e Guido Baldini, due giovani ra-gazzi di 15 e 18 anni, si conoscono per laprima volta. Da quel momento il destinodei due si unirà indissolubilmente, intrec-ciandosi anche a quello di altri protagonistidi questa storia maledetta. Doretta Graneris è nata a Vercelli il 16 feb-braio del 1957. Un carattere non facile, ri-belle. A scuola non si è mai impegnata piùdi tanto. La famiglia non è ricca, ma cercadi non farle mancare niente. Guido Baldini è un ragazzo introverso che,nonostante il diploma di ragionerie, nonriesce a trovare un lavoro. Guido ama learmi, passione che coltiva andando a spa-rare al poligono di Novara. Doretta a 18 anni scappa da casa per an-dare a vivere con Guido a Novara.

n. 195 • maggio 2012 • pag. 24Polizia Penitenziaria • SG&S

Le belvedi Vercelli

o già avuto modo di trattare del fe-nomeno dei mass murder, peraltrodi casa nostra, ma ho deciso di

parlarvene ancora attraverso la storia diDoretta perché, con ogni probabilità, va an-noverata tra quella sottocategoria, operatadal FBI, che sono i family mass murder(omicidio di massa familiare). In uno studio condotto è risultato che inItalia gli omicidi in famiglia sono molto fre-quenti, forse in ragione del ruolo forte chequesta istituzione svolge ancora all’internodel tessuto sociale, come pilastro portantedella società civile. È la famiglia stessa a essere complice dellatragedia che la disgregherà, ignorando ciòche accade al suo interno, rimuovendocause ed effetti del malessere di alcuni suoimembri, negando addirittura l’esistenza dicerte patologie in essa latenti.I family mass-murder sono diffusi so-prattutto in provincia e si configuranocome veri e propri suicidi allargati,nei quali la componente depressiva siunisce a un’aggressione di tipo punitivoverso l’altro, scatenata dall’idea osses-siva di aver subito un torto intollerabile. Probabilmente è ciò che avvenne quellasera nella tranquilla Vercelli.

HNelle foto

in altocon il titolouna veduta

di Vercelli

nei riquadriDoretta

Graneris eGuido

Baldini

al centro una

immaginedei funerali

delle vittime

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Doretta e Badini sorprendono davanti al te-levisore acceso Sergio Graneris, la moglieItala, i nonni Romolo e Margherita e Luigi,il fratellino che fu l’ultimo a essere assassi-nato. Il bambino quando comincia la spa-ratoria si nasconde sotto il tavolo. Fu la sorella stessa a scovarlo e a dire al-l’amico: «eccolo qua». E Badini sparò l’ul-timo colpo, proprio alla fronte del piccoloLuigi. Uscendo dalla casa i balordi sparanoanche al cane. I corpi sono trovati la mattina dopo dallasignora Maria, nonna paterna di Doretta,che preoccupata del fatto che il figlio nonavesse aperto l’officina, si è premurata diandarlo a cercare a casa. Una volta entrata in casa verifica che c’èsangue dappertutto e innumerevoli bossolidi pistola. La donna sconvolta inizia a urlaresino a quanto i vicini richiamati dalle urlaaccorrono e la soccorrono.Le indagini scattano immediatamente, i Ca-rabinieri cercano Doretta, unica sopravis-suta per avvertirla dell’immane tragedia. I militari giunti nell’appartamento in cui vi-vono i fidanzati per comunicare la dram-matica notizia, non trovano nessuno.Rintracciata Doretta in un bar, in compa-gnia di Guido, la informano della strage, malei reagisce compostamente. Troppo com-postamente, tanto che il loro comporta-mento insospettisce gli inquirenti i qualidecidono di fare un sopraluogo nell’autodel ragazzo (un’Opel Record 1700) e lìscoprono un bossolo. La circostanza fa ma-turare negli inquirenti la convinzione diestendere la ricerca di prove anche nell’abi-tazione dei due ragazzi; la perquisizione daesito positivo con il rinvenimento di altribossoli come quelli sparati da una delle pi-stole usate per assassinare la famiglia di Do-retta. I Carabinieri approfondiscono leindagini e scoprono che oltre ai dueamanti, qualcun altro era al corrente del di-segno criminoso. I sospetti si concentranosui due giovani. I due sono arrestati dai Ca-rabinieri. Inizialmente Doretta confessaquasi con il sorriso sulle labbra dicendo:«Sì, li ho uccisi io. Li odiavo. Non li sop-portavo più. Mi sento come liberata daun incubo. Con il mio fidanzato ab-biamo fatto l’amore tutta la notte. Luinon c’entra niente con questa storia».

In seguito comincia un lungo ed estenuantegioco allo scaricabarile: Doretta accusa glialtri due di averla drogata, Guido tenta lacarta dell’uomo plagiato, il terzo assassino,Antonio, arrestato anche lui, rimane impi-gliato in quella ragnatela di confessioni eritrattazioni. Badini alla fine confessa diaver compiuto l’azione da solo. Nel 1978 ha inizio formalmente il pro-cesso; oltre ai tre, tra gli accusati vi sonoanche altre persone, alcuni loro amici, chedevono rispondere dell’accusa di concorsoin omicidio e dopo innumerevoli colpi discena, il Tribunale indica il crimine comeil risultato di «una smodata sete di supre-mazia da cui non poteva essere estraneoanche il movente economico».Badini è riconosciuto come «ideatore eorganizzatore», Doretta avrebbe parteci-pato attivamente sparando «tre colpi ma iproiettili sono andati a vuoto».Guido e Doretta sono condannati all’erga-stolo. Il D’Elia ottiene la seminfermità men-tale e con le attenuanti è condannato aventidue anni di carcere. In appello i due ergastoli sono confermati,il D’Elia si vede aumentare la pena a venti-quattro anni e negare la semi infermitàmentale, per gli altri vi è una riduzione didue anni. In Cassazione il verdetto non su-bisce variazioni.Nel 1992 Doretta, che in carcere avevaconseguito la laurea in architettura, ottienela libertà condizionale. Dopo la decisione del Tribunale di Sorve-glianza rilascia la seguente dichiarazione:«La mia tragedia, le mie responsabilitàsono vive nella mia coscienza e parlare

n. 195 • maggio 2012 • pag. 25Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotoi nonniRomoloe MargheritaZambon

di un percorso verso una nuova vita nonha mai voluto dire rimuovere il passato,ma oggi io sono un’altra persona. Vogliosolo essere dimenticata. Chiedo il silen-

zio attorno alla mia persona, un silenzioche sia sinonimo di rispetto non solo perme, ma per gli altri».Nel 2000, il Tribunale di Sorveglianza leconcede la possibilità di usufruire di cin-que anni di libertà vigilata, con l’obbligo direstare in casa dalle 22,30 della sera alle7,30 del mattino. Oggi, dopo aver scontato trenta anni di car-cere, Doretta Graneris è una donna libera.Alla prossima...•

Nella fotoin altoi genitoridi Doretta,Sergio e ItalaGraneris

a sinistraDoretta Granerisin una fase del processo

Page 26: Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

n. 195 • maggio 2012 • pag. 26Polizia Penitenziaria • SG&S

a cura diGiovanni Battista De [email protected]

uasi venti anni di pubblicazioni hanno conferito almensile Polizia Penitenziaria la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella di autorevole voce di opi-

nione. La consapevolezza di aver acquisito questo ruolo ci ha con-vinto dell’opportunità di introdurre una rubrica - Cosa Scri-vevamo - che contenga una copia anastatica di un articolo diparticolare interesse storico pubblicato quindici e più anniaddietro. A corredo dell’articolo abbiamo ritenuto di riprodurre la co-pertina, l’indice e la vignetta del numero originale della Rivistanel quale fu pubblicato.

Q l servizio traduzioni e piantonamenti espletato dal Corpo dellaPolizia Penitenziaria, ai sensi degli articoli 4 e 5 de lla Legge15 dicembre 1990, n.395, è articolato in tre livelli funzionali:

• Centrale;• Regionale, sub Regionale: Provinciale e/o Interprovinciale;• Locale.

1 - LIVELLO CENTRALEL'espletamento dell'attività di coordinamento, di impulso e di con-trollo del servizio di traduzione e piantonamento dei detenuti edegli internati è affidato al "Nucleo Centrale di Coordinamentodel Servizio Traduzioni e Piantonamenti".Esso è incardinato nella Segreteria Generale, posta alle dirette di-pendenze del Direttore Generale ed interagisce con gli Uffici Cen-trali e con le strutture periferiche dell'Amministrazione.Coordina le tradu zioni ed i piantonamenti aventi particolare rile-vanza e quelle che riguardano detenuti ad altissimo indice eli pe-ricolosità. Coordina, altresì, le traduzioni da effettuarsi con l'usodel mezzo aereo. Pianifica e coordina le traduzioni internazionaliconcertandole con le altre Forze di Polizia.Inoltre:l. espleta attività di analisi e eli programmazione delle esigenze delservizio traduzioni e piantonamenti sulla base della elaborazionedei dati acquisiti dalle strutture periferiche;2. fornisce pareri ed elabora proposte per l'acquisto e la speri-mentazione di nuovi mezzi e materiali;3. coordina gli interventi in materia di comunicazioni;4. coordina i servizi di traduzione e piantonamento, in ambito na-zionale, anche mediante i necessari contatti con le Amministrazionicentrali e/o periferiche delle altre Forze di Polizia, con riguardoalle traduzioni di detenuti.

2 - LIVELLO REGIONALENe ll 'ambito dell e aree traduzioni e piantonamenti previste a li-vello regionale dall'art.11 del decreto delegato 444/92 il Provve-ditore si avvale, ai fini del coordinamento operativo, dellacollaborazione degli appartenenti al ruolo degli ispettori, preferi-bilmente con qualifica di Ispettore Superiore. L'area traduzioni epiantonamenti in particolare: • Provvede, nella ipotesi eli traduzioni interregionali, ad informaretutti gli Uffici interessati al transito della traduzione nonché le Forzedi Polizia territorialmente competenti;• coordina i livelli funzionali locali ubicati nell 'ambito territorialedi competenza;• impartisce ad essi direttive sul servizio, concertandole preven-tivamente, ove occorra, con la sopra individuata struttura Centrale;• propone interventi in materia di formazione professionale delpersonale.Presso ogni Provveditorato Regionale può essere formato un Nu-cleo Operativo costituito da personale appartenente al Corpo di Po-lizia Penitenziaria posto alle dirette dipendenze del Provveditore.

3 - Il LIVELLO SUB REGIONALE: PROVINCIALE O INTERPROVINCIALEOve la complessità operativa lo imponga, possono essere costituitiNuclei Provinciali o interprovinciali posti alle dirette dipendenzedel Provveditore Regionale, il quale si avvale, ai fini del coordina-

La copertina del numero

di aprile1996

Modello organizzativo delle

Traduzioni ePiantonamenti

opo enormi vicissitudini con il superamento di nume-rossissimi ostacoli ha visto la luce il 9 marzo 1996 ilRegolamento per il servizio delleTraduzioni. Il Regola-

mento diffuso con la Circolare 3413/5863 del 9.3.1996, è pre-ceduto dal "modello organizzativo e funzionale del servizio"che riteniamo interessante pubblicare integralmente.

D

I

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n. 195 • maggio 2012 • pag. 27Polizia Penitenziaria • SG&S

a sinistrala vignetta

mento operativo, della collaborazione degli appartenenti al ruolodegli Ispettori, preferibilemente con qualifica non inferiore adIspettore Capo. Ove occorra, pianifica e coordina il servizio tra-duzioni e piantonamenti, nell'ambito del proprio territorio.

4 · IL LIVELLO LOCALEL'espletamento delle attività concernenti il servizio di traduzionee piantonamento dei detenuti e degli internati è affidato, a livellolocale, ai nuclei traduzioni e piantonamenti d'istituto. Essi sonoistituiti presso ciascun istituto penitenziario per le specifiche fun-zioni inerenti al servizio traduzioni e piantonamenti e sono fornitidi personale e mezzi atti a soddisfare, in via generale, tutte le esi-genze del servizio. La dotazione organica e logistica è determinatain relazione alla incidenza del servizio calcolata sulla base di rile-vamenti tatistici affidabili (media ponderata delle traduzioni).Per straordinarie esigenze, che richiedano integrazioni di perso-nale e/o di automezzi, provvede, su specifica richiesta, il nucleoprovinciale o interprovinciale, ove esistente ovvero il coordina-mento regionale. La responsabilità ed il coordinamento del nucleolocale traduzioni e piantonamenti è affidata, di regola, ad un co-ordinatore, scelto tra gli appartenenti al ruolo degli Ispettori.Il responsabile del nucleo locale dipende, gerachicamente ed am-ministrativamente dalla direzione dell'istituto in cui ha sede il nu-cleo. In relazione alla funzione cui è preposto possiede unaautonomia operativa finalizzata all'espletamento dei compiti e delleresponsabilità assegnategli anell'ambito della propria competenzae comunque nei limiti previsti dalle "disposizioni per i servizi ditraduzione e piantonamento dei detenuti e degli internati".

LINEA GERARCHICA ED OPERATIVA

l - NUCLEO CENTRALE DI COORDINAMENTO DEL SERVIZIO TRADUZIONI E PIANTONAMENTIIl Nucleo Centrale di Coordinamento del Servizio Traduzioni ePiantonamenti, ogni qual volta coordini le traduzioni ed i pianto-namenti aventi particolare rilevanza e/o riguardanti detenuti ad al-tissimo indice eli pericolosità, provvede ad informare tutti gli Ufficiregionali interessati al transito della traduzione, nonché le Forzedi Polizia territorialmente competenti. Inoltre si attiva, di iniziativao su sollecitazione della periferia per l'immediata movimentazioneeli personale e mezzi laddove si verifichino particolari esigenze.

2 - AREA PIANTONAMENTOL'area regionale del Servizio traduzioni e piantonamenti provvede,di iniziativa o su sollecitazione della periferia, all'immediata mo-vimentazione di personale e mezzi laddove si verifichino, nell'am-bito del territorio di competenza, particolari esigenze, avvalendosianche del ucleo Operativo Regionale ove presente. Assicura l'as-sistenza operativa e logistica ai convogli di traduzione in transitonell 'ambito territoriale del Provveditorato, attivando i competentiNuclei locali e/o provinciali o interprovinciali. Qualora l'organi-smo Regionale si trovi a dover far fronte ad esigenze particolar-mente onerose, rispetto alle risorse disponibili, richiedel'integrazione di personale e di mezzi al Nucleo Centrale di Coor-dinamento del Servizio Traduzioni e Piantonamenti.

3 -NUCLEO PROVINCIALE O INTERPROVINCIALEOve costituito, il Nucleo provinciale o interprov inciale opera alledirette dipendenze dell'Area Traduzioni e piantonamenti Regionalee secondo le direttive della medesima.

4 - NUCLEO LOCALE DEL SERVIZIO TRADUZIONI E PIANTONAMENTIII reponsabil del Nucleo traduzioni e piantonamenti pianifica epredispone le traduzioni ed i piantonamenti di competenza sullabase dei diversi elementi ed, in special modo con riferimento:a) alla personalità del soggetto da tradurre, al regime di sor-veglianza, alla appartenenza al circuito penitenziario, alla pe-ricolosità;b) al tipo di traduzione da effettuare: traduzione per motividi giustizia, di sicurezza dell 'istituto, eli incompatibilità, eliincolumità fisica, ecc.;c) alla destinazione finale;d) alla entità della scorta da assegnare e ad altre particolarimisure da adottare;e) alle caratteristi che eli sicurezza dell'automezzo da impie-gare;f) alla previsione dell 'eventuale scortadi sicurezza;g) alla ottimale utilizzazione dei mezzi disponibili.

Le notizie di cui ai punti a, b e c saranno fornite dalla direzionedell’istituto.Il responsabile locale ha, inoltre, il compito di accertare che larichiesta, inoltrata a cura della direzione, sia compilata in tutte lesue voci, con la esatta indicazione di tutti gli elementi di valuta-

sotto un mezzo per il trasporto di detenuti

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un sindaco, preordinato al governo di tuttal’umanità che lo abita. C’è tanta tristezza trala popolazione detenuta che si incontra viavia nei padiglioni: e i tirocinanti imparano aconvivere con questa quotidianità. Un velo ditristezza, in verità, a volte, si coglie anchenegli sguardi dei poliziotti: c’è chi vorrebbedare di più al progetto rieducativo dei dete-nuti, ma è imbrigliato dalle norme di legge,c’è chi spera in nuovi arruolamenti, chi vor-rebbe più lustro e visibilità per il Corpo…echi pensa agli affetti che sono lontani a voltecentinaia di chilometri.Il Vice Commissario in prova trova naturalecercare la soluzione a tutto nel codice, ma so-luzione per ovviare a molte situazione nonc’è, almeno nel codice…anzi, quel codice haun peso diverso quando un detenuto qualun-que, in un giorno qualunque, al passaggio delDirettore, agita il gagliardetto della squadradel cuore e quel Direttore, con ironia e sem-plicità, si presta alla battuta strappando unsorriso al Comandante e al Reparto tutto….E’ così straordinariamente normale. Il codicestretto tra le mani sembra meno ingom-brante, le parole sono meno aride e le paginesi colorano ...sorridono anche i tirocinantipensando che il reparto di polizia penitenzia-ria di Torino sia un reparto “speciale”, dovetanto conta il valore aggiunto che ognuno puòdare al sistema carcere…e non solo sfo-gliando un libro.

Mara Lupi

C.C. PRATOUna ristretta striscia di vita nella quale Sicu-rezza e Trattamento si compensano e si com-pletano, quali momenti inscindibili dell’unicoobiettivo istituzionale dell’Amministrazione:la legalità.Questa la realtà in cui siamo state accolte eche sta dando concretezza alla nostra attivitàformativa on the job, nella quale ogni opera-tore di Polizia Penitenziaria si muove conspiccato senso di appartenenza al Corpo,nella consapevolezza della propria funzionee del proprio ruolo.Uomini che, con dedizione e competenza,quotidianamente ci aprono le porte di un“mondo parallelo” chiamato carcere, nelquale con passione e abnegazione danno ese-cuzione alla privazione del bene più grandeche un individuo possiede: la libertà perso-nale. Una complessa macchina organizzativa,a capo della quale una Direzione capace diraccordare le varie specificità e competenze,ci orienta verso la consapevolezza della no-stra funzione. Alla guida di questo entusia-smante percorso di tirocinio il C.d.R. Comm.Dott. Giuseppe Pilumeli, maestro di diritto edi umanità, il quale coadiuvato dall’operatoattento ed appassionato del Vice CommissarioDott.ssa Anna Maria Gasparre ci insegna cheil carcere è un luogo di pena ma anche untragitto di vita e di speranza, dove a dominaredeve essere “la forza della persuasionepiuttosto che la persuasione della forza”.

Iole Falco, Valentina Giordano

POTENZAL’esperienza formativa in atto presso la C.C.di Potenza si sta rivelando sempre più coin-

FIOCCO ROSA ALL’ISSPontinua il nostro viaggio tra gli istitutidel Paese visti con gli occhi dei cor-sisti del 3° Corso R.D.O. Siamo al girodi boa di questo secondo on the job

e la semplice curiosità lascia lo spazio allaconsapevolezza. Il ritorno tra i banchi discuola sarà certamente l’occasione per unimportante confronto, oltre che per appren-dere nuove nozioni. A voi un’altra carrellatadi esperienze tra le varie realtà penitenziarieitaliane.Cogliamo anche l’occasione per formularei nostri più sentiti auguri al collega GianlucaMazzei per la nascita della piccola Carlotta.Alla famiglia Mazzei l’augurio di un futuroradioso da parte di tutti noi. Mario Salzano, Francesco Campobasso

TORINO “LORUSSO E CUTUGNO”: UN REPARTO SPECIALE

Non è la primavera che ti aspetti, o tantomeno che vorresti, quella che a Torino ac-coglie noi tirocinanti: fa freddo e piove….ma il benvenuto climatico non corrispondea quello d’istituto, anzi. C’è molta professionalità e rispetto in chi ciriceve al block house e, nell’emozionanteincertezza di questo nuovo inizio, la serenitàe la competenza professionale del Vertice diComando del Reparto di Polizia Penitenzia-ria scioglie ogni indugio, rivolgendoci unsincero sorriso di benvenuto.Fin dall’inizio ci appare chiara la difficile re-altà che vive una grande casa circondarialecome la Lorusso e Cutugno, ma la sfida laraccogliamo a viso aperto.La giornata dei Vice Commissari in provacomincia molto presto: c’è tanto da impa-rare dal Comandante, dal Coordinatore delnucleo, dai baschi blu... i giorni, nonostantela pioggia, scorrono velocemente e si passa,con sapiente metodo didattico, dallo studiodelle tematiche dell’area amministrativo/contabile a quella della sicurezza, coniu-gando teoria ed applicazione pratica. Si sa,esistono settori del diritto – e quello peni-tenziario è uno di questi - nei quali la di-stanza tra la legge e le concrete esigenze ditutela si mostra in modo particolarmenteevidente: è un dazio da pagare ad ogni si-stema improntato al principio di legalità,ove alla rigidità della norma si contrapponel’evoluzione della realtà sociale. A Torino sicerca di superare questa dualità, tenendocucite insieme esigenze di sicurezza e di rie-ducazione... donare la speranza, dice il no-stro motto, e i vice commissari sono discentiinteressati; in ogni occasione sfogliano ap-punti, codici, leggi, cercano i riferimentinormativi, e se sia normata oppure no laformula corretta per donare quella spe-ranza. Proprio tanto c’è da imparare alla C.C. Lo-russo e Cutugno di Torino, nel gergo tori-nese Le Vallette, dal nome del quartiere checinge l’istituto e che negli anni del boomeconomico è stato il simbolo del degrado edell’abbandono delle periferie. E’ strano,ma è come se l’istituto fosse un’appendicedi questa vecchia concezione di periferiametropolitana e il Suo comandante ne fosse

n. 195 • maggio 2012 • pag. 28Polizia Penitenziaria • SG&S

sotto ilsommario

del numero diaprile 1996

zione necessari alla correttta e puntuale or-ganizzazione della traduzione. La pianifica-zione delle traduzioni, effettuatapersonalmente e con le modalità di cuisopra dal coordinatore locale, deve essereinoltrata all’Area Traduzioni e Piantona-menti del Provveditorato Regionale, me-diante la prevista modulistica per il tramitedella Direzione dell’istituto.

COMUNICAZIONIIl livello operativo del servizio traduzioni epiantonamenti da cui ha origine la tradu-zione dovrà effettuare le previste comuni-cazioni ai livelli operativi intermedi situatisugli itinerari percorsi dalla traduzione.Nel caso di traduzioni di detenuti ad alto in-dice di pericolosità verrà informato, per co-noscenza, anche l’Area Traduzioni ePiantonamenti competente per territorio,per gli eventuali supporti operativi.In tale ultima ipotesi, dovranno essere in-formati, oltre ai nuclei provinciali o inter-provinciali, ove istituiti, anche lecompetenti Questure ed i Comandi Provin-ciali dell’Arma dei Carabinieri dell’accadi-mento o del possibile verificarsi di fatti,nell’ambito del territorio da percorrere,che possano arrecare pregiudizio alla sicu-rezza del servizio di traduzione.Dette comunicazioni saranno inoltrate conmodalità tali da assicurare la dovuta e ne-cessaria riservatezza.•

C

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volgente e illuminante sotto il profilo profes-sionale ed umano. Sicurezza sociale, custodia,risocializzazione ed economicità rappresen-tano le chiavi di lettura della conduzione diquesto istituto di media sicurezza.Una gestione che si pone come obbiettivo pri-mario la valorizzazione della persona nel suocomplesso con riferimento sia all’utenza delsistema penitenziario intramurale ed esterno,quale destinataria del servizio penitenziario,sia all’operatore professionale, quale riservaimprescindibile per l’attuazione dei servizi dicustodia e trattamento. Ed è proprio in questacornice organizzativa suggellata nel progettod’istituto che, nonostante la vetustà e gli spazilimitati della struttura risalente agli anni ’50ed a fronte di un allarmante carenza di risorseumane ed economiche, quotidianamente ven-gono studiati, elaborati e realizzati sinergica-mente con la collaborazione fattiva tra AreaSicurezza ed Area Trattamentale numerose at-tività per il recupero e la rieducazione deicondannati. Attività che spaziano dai corsibase di istruzione elementare, secondaria e dilingua ai corsi di formazione professionale edi inserimento lavorativo vissuti come con-crete possibilità di sfruttare l’esperienza de-tentiva in modo funzionale rispetto ad unpieno reinserimento nella società, nella spe-ranza di un rilancio nella società di un uomomigliore. A tal fine è opportuno segnalare i vari corsi diidraulica e di edilizia sapientemente realizzatianche per la ristrutturazione interna edesterna dei locali del penitenziario ed in par-ticolare per il ripristino della sezione penaleattualmente chiusa, nonché il progetto AreaVerde finalizzato al recupero degli spazi verdiinterni ed alla formazione di vivaisti. In un mo-mento di crisi crescente il Direttore Dott. Mi-chele Ferrandina ha infatti saputo fare dinecessità virtù stipulando apposite conven-zioni con agenzie di formazione del territorio(Apof-il) finanziate da fondi provinciali garan-tendo allo stesso tempo una ristrutturazioneimportante dell’istituto nonché la formazionee la retribuzione dei detenuti senza incideresulle limitate risorse ministeriali. Anche rispetto alla domanda di lavoro dei de-tenuti è importante segnalare che a fronte diuna riduzione del 69,82% del budget relativoal capitolo mercedi rispetto all’anno 2011 siè provveduto a far ricorso a finanziamenti dinatura diversa come quelli della Cassa delleAmmende promuovendo convenzioni con im-prese pubbliche e private ai sensi della legge193/2000(legge Smuraglia) con l’obbligo diassumere manodopera nell’ambito dei ristrettiin istituto come ad esempio già avvenuto peril ripristino dell’impianto idrico nel repartoPenale. Grande considerazione viene rivoltanei riguardi degli stessi operatori penitenziarigarantendo lo svolgimento dei corsi di forma-zione sulla base di un piano triennale del DAP.Tra questi si distinguono i corsi finalizzati amigliorare le competenze professionali sulcampo e alla comunicazione interpersonale eistituzionale come quelli in materia di primosoccorso, gestione dell’emergenza, aggiorna-mento dell’attività di P.G. e sul Benessere Or-ganizzativo. Tuttavia seppur in un contestocome questo rimane comunque difficile man-

tenere costante il livello di sicurezza. Quotidianamente, infatti, il personale di Po-lizia Penitenziaria intraprende immani faticheaffrontando la carenza di risorse umane, eco-nomiche e la carenza di impianti tecnologicidi osservazione con le sole armi della versa-tilità e dello spirito di squadra. Ma nonostante tutto rimane un personale for-temente motivato grazie alla sapiente operadel Comandante di Reparto, il CommissarioRocco Grippo. Un veterano del Corpo chenon conosce orari e quadranti, sempre inprima linea nella gestione delle criticità, che,con alle spalle un’esperienza sul campo vis-suta in un arco di tempo che a settembreinaugurerà le 36 primavere, ha il grande me-rito di saper coniugare l’autorevolezza delruolo con l’umanità del padre di famiglia. Rapportarsi da Vicecommissario in prova conla complessa realtà carceraria in una primaesperienza di tirocinio didattico da solo po-teva apparire una sfida affascinante, unascelta ricca di aspettative, ma che non potevanon celare i legittimi dubbi del neofita, mal’accoglienza e la disponibilità del personaledi personale di Polizia Penitenziaria, sempreprodigo di preziose informazioni e riflessioni,anche con il coinvolgimento in simpaticheiniziative sportive e ricreative fuori pro-gramma, mi hanno fatto sentire parte inte-grante del sistema, facendomi apprezzareancor di più il loro encomiabile spirito disquadra, non potendo esimermi dal ringra-ziarli e dal consigliare vivamente ai miei col-leghi corsisti un ‘esperienza formativa pressola CC. Di Potenza.

Giuseppe Musella

MILANO - SAN VITTORESan Vittore, o meglio San Vitùr, che per i mi-lanesi è sinonimo della parola carcere, è unodei luoghi simbolici della città, importantemanifestazione dell’identità di Milano, sia daun punto di vista architettonico che storico.Attraverso i sei bracci che si diramano dallarotonda centrale - espressione della c.d.struttura settecentesca a panopticon - è pos-sibile ripercorrere le tappe della storia ita-liana e di riflesso l’evoluzione del concetto dipena. Il tirocinio in questo istituto, oltre ad esserealtamente formativo, rappresenta un indub-bio arricchimento personale. L’esperienza, laprofessionalità e l’umanità degli operatori, cifanno comprendere come il rispetto della di-gnità umana e la risocializzazione del dete-nuto debbano essere sempre e comunquegarantiti, anche in un contesto problematicocome quello di San Vittore. Il grave sovraffollamento, la marcata ca-renza di organico e di risorse, rendono in-fatti parecchio difficile per coloro che vioperano adempiere ai fini istituzionali cuisono chiamati.Un elemento fondamentale per rendere lecondizioni di vita dei ristretti tollerabili, è rap-presentato dal coinvolgimento della societàcivile che, grazie alla sensibilità della Diret-trice e della Comandante, partecipa attiva-mente alla vita del carcere, promuovendosvariate iniziative culturali e di svago a soste-gno dei detenuti.

n. 195 • maggio 2012 • pag. 29Polizia Penitenziaria • SG&S

Inoltre, osservando l’attività della Coman-dante, che quotidianamente coinvolge e mo-tiva il personale, ci siamo rese conto diquanto siano importanti la collaborazione edil consenso, senza i quali non sarebbe possi-bile gestire una realtà così complessa. È opinione diffusa che San Vittore rappresentiuna buona palestra per imparare a svolgereal meglio la nostra funzione e, dopo questoprimo periodo di tirocinio, ci sentiamo dicondividere appieno tale affermazione, per legrandi opportunità che questa esperienza cista offrendo, sia sul piano professionale cheumano.

Melania Manini, Isabella Laruccia

FOGGIAA poche settimane dalla conclusione del se-condo tirocinio didattico nella Casa Circon-dariale di Foggia, i tempi per un sia pursommario bilancio sono più che maturi: e ilbilancio non può che essere positivo.Accolto, con tutti gli onori del caso, dalla Di-rettrice dell’Istituto, Dr.ssa Maria C. Affatato,la sensazione più immediata è stata quella direspirare un’aria familiare. E non certo (onon solo) perché tornato nell’amatissima Pu-glia, quanto per la straordinaria disponibilitàdi un’Autorità dirigente che ha saputo met-termi a mio agio consentendomi l’accesso,sia pure nella qualità di mero osservatore, intutti i processi più importanti e delicati allostato pendenti, senza tacere nessuna criticitàné stemperare alcuna bruttura. In un siffatto contesto ho, pertanto, potutopresenziare, senza soggezione alcuna nécomplesso di inferiorità, alla contrattazionedell’Accordo Quadro decentrato, finalizzataalla definizione del nuovo assetto organizza-tivo, alla negoziazione della proposta delnuovo regolamento d’Istituto con il Magi-strato di Sorveglianza e alla definizione delcd. Protocollo sanitario, solo per citare alcunidei momenti di alta formazione cui ho assi-stito. Disponibile e preziosissimo anche iltrainer di quest’edificante esperienza: il Com-missario Giovanni Serrano, comandante direparto della limitrofa C.C. di San Severo. Uomo di straordinaria esperienza e prepara-zione, il Comandante Serrano non ha lesinatoinsegnamenti e consigli in ordine ad un ruoloche, oltre la mera preparazione accademica,richiede molta dedizione e attitudini partico-larissime. Caratteristiche queste che non pos-sono acquisirsi né consolidarsi, se non aseguito di una delicata ed imprescindibile at-tività di osservazione utile alla conoscenzadelle dinamiche carcerarie che non possonocomprendersi appieno se non attraverso lafrequentazione assidua ed attenta della se-zione detentiva.Positivo e proficuo il rapporto con tutti glialtri operatori penitenziari, sanitario, edu-catore, cappellano e responsabili delleunità operative che con grande professiona-lità e senso di responsabilità concorronoalla buona gestione di un Istituto che, al paridi molti penitenziari italiani sconta, pur-troppo, le notorie criticità in ordine al so-vraffollamento ed alla significativa carenzadi organico.

Giovanni de Candia•

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a vertiginosa crescita delle incarce-razioni nell’ultimo ventennio ha fattoesplodere il problema del sovraffol-

lamento penitenziario, e con esso quellodella qualità della pena nel rispetto della di-gnità della persona detenuta. Tra timide riforme e occasionali provvedi-menti deflattivi, la costruzione di nuove car-ceri e la saturazione di quelle esistenticontinuano a dominare l’agenda politica.La struttura architettonica, la qualità ediliziae la collocazione urbanistica del peniten-ziario corrispondono alla sua funzione e almodo di interpretarela pena privativadella libertà. Chi sipropone di rifor-mare la pena nonpuò rinunciare,quindi, a ripensarelo spazio peniten-ziario, almeno finoa quando il car-cere resterà domi-nante nelle nostreculture e nellenostre pratichepunitive.

spinta di scelte tecnico-politiche compiutesui temi – solo apparentemente contra-stanti – della sicurezza dei cittadini e dellaumanizzazione dell’esecuzione penale,sullo sfondo di fenomeni di assoluta impo-nenza e drammatica portata, quali la at-tuale situazione di sovraffollamento negliistituti di pena. Un numero rilevantissimodi leggi ed atti regolamentari si sono rapi-damente susseguiti a modificare radical-mente il quadro normativo preesistente eimpongono a quanti si occupano della ma-teria un continuo aggiornamento profes-sionale. Questo fondamentale e preziosotesto, che contiene il commento alle piùimportanti novità, dalla legge n. 199/2010sull’esecuzione della pena presso il domi-cilio (c.d. legge Alfano), alla legge n.62/2011 sulle detenute madri, al recentis-simo d.l. n. 211/2011 (c.d. pacchetto Se-verino), è arricchito da un’estesa rassegnadelle pronunce costituzionali e della più at-tuale giurisprudenza di legittimità, con l’ap-profondita illustrazione delle norme neldiritto vivente attraverso le linee-guida dellaloro corrente interpretazione alla lucedell’applicazione pretoria e dell’elabora-zione della migliore dottrina, così da costi-tuire una fonte completa, chiara edaggiornata della materia.

dizione numero undici per un librouniversalmente riconosciuto comeuno dei più completi in materia di

diritto penale, procedura penale e dirittodi Polizia e che si presenta in questa edi-zione aggiornata alle più recenti novità le-

urato dall’Ufficio dell’Ombudsmandelle Marche, questo Vademecumdel carcere multilingue aiuta i dete-

nuti a comprendere le leggi che discipli-nano il regime penitenziario. Dopo unostudio sui paesi e le appartenenze linguisti-che condotto in collaborazione con il PRAP(Provveditorato regionale amministrazionepenitenziaria), il volume, stampato in 1500copie da distribuire in ogni cella della Re-gione, è stato tradotto in otto lingue: ita-liano, inglese, francese, spagnolo, albanese,rumeno, cinese, arabo. In questo Bignamidel carcere ogni detenuto può trovare insintesi le principali informazioni che rego-lano la vita quotidiana, dagli aspetti sanitariall’alimentazione, al personale dell’istituto,alle telefonate, ai reclami. Nella guida unaparte viene riservata alla figura del Garante,con indicazioni concrete sulle sue funzioni,sulla casistica trattata negli scorsi anni e sulcome rivolgersi al suo ufficio.

cco un libro che non puòmancare nella bibliotecadi ogni appartenente alla

Polizia penitenziaria e, più in ge-nerale, di ogni operatore del car-cere. Davvero completo e benfatto, il libro offre una prefazionedel Capo Dipartimento, GiovanniTamburino, con una lunga espe-rienza di Presidente del Tribunaledi Sorveglianza di Roma. Le misurealternative alla detenzione rappre-sentano un settore del sistema pe-nale in continua evoluzione, sotto la

L

n. 195 • maggio 2012 • pag. 30Polizia Penitenziaria • SG&S

VADEMECUM DEL CARCERE

a cura Ufficio Ombudsmandelle Marche - pagg. 152

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IL CORPO E LO SPAZIODELLA PENA

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DIRITTO DI POLIZIAGIUDIZIARIA

LAURUS ROBUFFO Edizionipagg. 592 - euro 50,00

E

C

Page 31: Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

auren Stillwell era convinta di saperriconoscere una bugia. Si sbagliava.Lei, una tra le migliori detective di

New York, non hamai sospettato cheil suo matrimoniofosse una menzo-gna, eppureadesso deve af-frontare la realtà.Paul, l’uomo cheha sempre amato,la tradisce: men-tre lo aspettavafuori dal suo uffi-cio per fargli unasorpresa, lo havisto uscire incompagnia di un’altra donna epoi sparire all’interno di un albergo. Scon-volta, umiliata e in preda a un bruciante de-siderio di vendetta, Lauren decide allora diripagare il torto subito con la stessa mo-neta: approfittando di un viaggio di lavorodel marito, cede alle lusinghe di un affasci-nante detective della narcotici, abbando-nandosi a una notte di sesso sfrenato. Ma quella che doveva essere una sempliceavventura si trasforma ben presto in un in-cubo senza via d’uscita. Poche ore dopo illoro incontro, infatti, il suo amante vienetrovato morto e, per un beffardo scherzodel destino, le indagini vengono affidate

proprio a lei, chesa molto benechi sia l’assas-sino... Trascinatain una spirale dia-bolica di segreti ericatti, a causa diuna sola notte difollia Lauren ri-schierà quindi diperdere tutto: il la-voro, la famiglia e,forse, la sua stessavita.

gislative di preminente interesse per la Po-lizia Giudiziaria. Non a caso, il testo è adot-tato ufficialmente presso le Scuole di tutti iCorpi di Polizia italiani: Arma dei Carabi-nieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza,Corpo Forestale dello Stato, Polizia Peniten-ziaria e plurimi comandi di Polizia Munici-pale e Provinciale.

cco un libro in grado di fornire ri-sposta certa ad ogni domanda chel’operatore di polizia giudiziaria si

pone nell’espletamento della pertinente at-tività, soprattutto nell’immediatezza dei fatti,allorché egli, pressato dagli eventi, deve de-cidere ed intervenire secondo legge, senzanulla tralasciare. Esso comprende 95 pro-spetti illustrativi e oltre 180 formule di attidi P.G. I prospetti forniscono l’indicazionedegli adempimenti che l’operatore deve os-servare durante l’esecuzione e immediata-mente dopo: competenze, diritti delladifesa, adempimenti, termini di trasmis-sione, organo destinatario, utilizzabilità del-l’atto anche in sede di testimonianza, fontinormative di riferimento. Dispone di tabellesinottiche, del prontuario dell’arresto e delfermo aggiornato e di un CD Rom con i ver-bali copiabili e stampabili. La nuova edi-zione è aggiornata con le più recentidisposizioni, in particolare: misure caute-lari, libera circolazione dei cittadini comu-nitari, direttiva CE sul rimpatrio dei cittadini

di Paesi terzi irregolari, precursori di dro-ghe e codice delle leggi antimafia e dellemisure di prevenzione, legge n. 9/2012svuota carceri, con le innovazioni riguar-danti la custodia dell’arrestato in attesadell’udienza di convalida dell’arresto. E’ stata rivisitata e rinnovata l’intera parteseconda. Il testo si caratterizza per la suafreschezza e attualità, confermandosi si-curo punto di riferimento di tutti gli ope-ratori delle forze di polizia, deifrequentatori dei corsi di formazione e ag-giornamento, delle polizie locali, degli in-vestigatori privati, dei magistrati e degliavvocati.

nteressante libro che fornisce un’am-pia panoramica dei rischi lavorativi perla salute degli operatori di polizia, con

particolare attenzione a quelli di na-tura psico-sociale. Illustra dettagliatamente le proce-dure per il riconoscimento della di-pendenza da causa di servizio diinfermità e lesioni, nonché i critericardine per la valutazione del nessodi causalità tra l’attività di servizioe le patologie più frequenti. Nell’ul-tima parte vengono tracciati i pos-sibili interventi migliorativi eproposto un confronto con la nor-mativa I.N.A.I.L., vigente per glialtri settori lavorativi

n. 195 • maggio 2012 • pag. 31Polizia Penitenziaria • SG&S

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Page 32: Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

inviate le vostre foto a:[email protected]

n. 195 • maggio 2012 • pag. 32Polizia Penitenziaria • SG&S

1978 - Scuola Agenti di Custodia di Portici (NA) . Distaccamento di Ercolano106° Corso Allievi AA.CC.(foto inviata da Francesco Bufano)

1978 - Casa di Reclusione di FermoFesta del Corpo

(foto inviata da Vincenzo Catena)

1985 - Casa Circondariale di Pinerolo (TO) Festa del Corpo(foto inviata da

Antonio Currao)

1988 - Casa Circondariale di VastoFesta del Corpo(foto inviata da Ettore Tomassi)

Page 33: Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

n. 195 • maggio 2012 • pag. 33Polizia Penitenziaria • SG&S

1981 - Scuola Agenti di Custodia di Parma70° Corso Allievi AA.CC.(foto inviata da Antonio Caiazza )

1985 - Casa Circondariale di Pinerolo (TO) Festa del Corpo(foto inviata da Antonio Currao)

1979- Scuola Agenti di Custodia di Portici (NA)Giuramento Allievi 62° Corso Allievi AA.CC.(foto inviata da Carmine Barletta )

Page 34: Polizia Penitenziaria - Maggio 2012 - n. 195

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n. 195 • maggio 2012 • pag. 34Polizia Penitenziaria • SG&S

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V E N T I A N N I1992•2012

Care Colleghe, Cari colleghi,sono l'Assistente Capo Klaus Rossi, e presto servizio alla c.c. diForlì. Quello che sto per raccontarvi è accaduto qualche tempo faal sottoscritto di ritorno da una cena al ristorante con la mia fa-miglia. Erano da poco passate le 22 quando al parcheggio del ri-storante noto un anziano signore sull'ottantina vagare tra le autocon aria smarrita. Mi avvicinai per chiedergli se avesse bisogno di aiuto. Rispose chenon si ricordava quale fosse l'auto del figlio in cui aveva dimenti-cato una cosa. Avendo l'anziano signore la chiave in mano, non fu difficile perme aiutarlo. Mi ringraziò e stavamo per salutarci quando la miaattenzione ricadde sulla spilla che portava sulla giacca. Era la fiamma dell'Arma dei Carabinieri. Allora chiesi se fosse unex Carabiniere e mi rispose con uno scatto d'orgoglio: «Certo! »Poi disse anche che svolse servizio nella Benemerita dal 50 al 56

al battaglione poi purtroppo, poichè i suoi superiori si ostinavanoa non assegnarlo in via definitiva ad una stazione (l'indifferenza el'ostruzionismo esistevano anche allora!) in quanto suo desiderioera fare il vero Carabiniere decise di congedarsi benchè fossemolto dispiaciuto. Poi dissi che anch'io indossavo una divisa,quella della Polizia Penitenziaria, ex corpo degli Agenti di Custodiaed allora aggiunse: «Bene , allora io e lei ci capiamo, è semprelo stesso lavoro! ». Poi abbassò lo sguardo e vidi che i suoi bellìssimi occhi azzurridivennero lucidi per la commozione. Allora dissi «La divisa ti entra dentro e rimane per tutta lavita...» e lui aggiunse «verissimo...non ti esce più..»Poi gli strinsi la mano e nemmeno io riuscì a nascondere la com-mozione per quelle poche parole che ci eravamo scambiati macosì ricche di significato che stanno ad indicare come l'Amor diPatria ed il senso di Giustizia accomunano chiunque indossi unadivisa dello Stato. Mi disse che si chiamava Forti e mi ringraziò. Gli risposi che perme fu un piacere enorme averlo conosciuto.Cordiali saluti a tutti!!

Assistente Capo Klaus Rossi

la lettera

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