14
immagine esplicative riguar- danti i Simpson. Nella seconda fase del percor- so gli studenti sono stati gui- dati nell’elaborazione di arti- coli riguardanti temi differenti a loro vicini, come il Presepe vivente di Paravati, “Mamma Natuzza”, il Carnevale e i carri allegorici. I prodotti realizzati sono stati raccolti all'interno di un giornalino, che è stato utile agli alunni per elaborare meglio il testo e far emergere l'interesse per il giornalismo da parte degli studenti. Il titolo scelto è stato “La voce di Paravati”, per indicare che anche per la frazione di Mileto è giunta l’ora di “farsi sentire”. Martina Fogliaro Riscopriamo l'Italiano 2”: è questo il titolo del progetto avviato dall'Istituto Compren- sivo di Mileto, finanziato con i Fondi strutturali Europei per il potenziamento delle compe- tenze di base. Si è trattato di un progetto molto utile, che ha aiutato gli alunni della scuola media ad approfondire la grammatica con spiegazioni ed esercizi attraverso l'uso della lavagna interattiva multimediale e delle postazioni internet in dotazione alla scuola. Divertente e stimolante, il percorso è stato guidato dalla professoressa Maria Francesca Durante, che è stata valida- mente coadiuvata dalla profes- soressa Caterina Leotta, do- cente tutor. Il successo del progetto è stato confermato dall'assidua frequenza degli studenti: ben ventuno alunni provenienti dalle classi terze della scuola secondaria di primo grado di Paravati, i quali hanno parteci- pato attivamente alle lezioni, prendendo parte a due incon- tri settimanali della durata di due ore ciascuno. Nel corso delle cinquanta ore di lezione i ragazzi hanno ap- profondito la grammatica di base, in particolare dei com- plementi. Inoltre, gli stessi hanno svolto alcune prove INVALSI online ed hanno creato un divertente opuscolo di analisi logica, corredato da “RISCOPRIAMO L’ITALIANO 2” IL PROGETTO IN EVIDENZA Visita al Museo diocesano 2 In ricordo di Mamma Natuzza 3 L’orchestra d’Istitu- to 4 Il Presepe vivente Paravati 5 L’assurdo gioco della Nek nomina- 12 PON “RISCOPRIAMO L’ITALIANO 2” PARAVATI LA VOCE DI PARAVATI 27/3/2014 VOLUME 1, NUMERO 1 ESPERTO Maria Francesca Durante TUTOR Caterina Leotta ALUNNI Fortunato Angillieri Loubna Arif Danilo Colloca Mary Cullia Nicolò Currà Domenica Currà Antonio Currà Ilenia Dimasi Martina Fogliaro Rosario Galati Fortunata Galati Maria Pia Greco Mariangela Greco Fortunato Labate Antonella Loiacono Salvatore Lombardo Stella Mazzeo Cristina Nicolaci Nicola Polito Ilenia Solano Ilenia Vardaro Istituto Comprensivo “Taccone-Gallucci” di Mileto DECISI Un’imma- gine del gruppo di redazio- ne del periodico “L’ora di Paravati” in occasione dell’uscita della sua prima edizione.

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immagine esplicative riguar-

danti i Simpson.

Nella seconda fase del percor-

so gli studenti sono stati gui-

dati nell’elaborazione di arti-

coli riguardanti temi differenti

a loro vicini, come il Presepe

vivente di Paravati, “Mamma

Natuzza”, il Carnevale e i carri

allegorici. I prodotti realizzati

sono stati raccolti all'interno

di un giornalino, che è stato

utile agli alunni per elaborare

meglio il testo e far emergere

l'interesse per il giornalismo

da parte degli studenti.

Il titolo scelto è stato “La

voce di Paravati”, per indicare

che anche per la frazione di

Mileto è giunta l’ora di “farsi

sentire”.

Martina Fogliaro

“Riscopriamo l'Italiano 2”: è

questo il titolo del progetto

avviato dall'Istituto Compren-

sivo di Mileto, finanziato con i

Fondi strutturali Europei per il

potenziamento delle compe-

tenze di base.

Si è trattato di un progetto

molto utile, che ha aiutato gli

alunni della scuola media ad

approfondire la grammatica

con spiegazioni ed esercizi

attraverso l'uso della lavagna

interattiva multimediale e

delle postazioni internet in

dotazione alla scuola.

Divertente e stimolante, il

percorso è stato guidato dalla

professoressa Maria Francesca

Durante, che è stata valida-

mente coadiuvata dalla profes-

soressa Caterina Leotta, do-

cente tutor.

Il successo del progetto è

stato confermato dall'assidua

frequenza degli studenti: ben

ventuno alunni provenienti

dalle classi terze della scuola

secondaria di primo grado di

Paravati, i quali hanno parteci-

pato attivamente alle lezioni,

prendendo parte a due incon-

tri settimanali della durata di

due ore ciascuno.

Nel corso delle cinquanta ore

di lezione i ragazzi hanno ap-

profondito la grammatica di

base, in particolare dei com-

plementi. Inoltre, gli stessi

hanno svolto alcune prove

INVALSI online ed hanno

creato un divertente opuscolo

di analisi logica, corredato da

“RISCOPRIAMO L’ITALIANO 2”

IL PROGETTO

I N E V I D E N Z A

Visita al Museo

diocesano

2

In ricordo di

Mamma Natuzza

3

L’orchestra d’Istitu-

to

4

Il Presepe vivente

Paravati

5

L’assurdo gioco

della Nek nomina-

12

P O N “ R I S C O P R I A M O

L ’ I T A L I A N O 2 ”

P A R A V A T I

LA VOCE DI PARAVATI 2 7 / 3 / 2 0 1 4 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

E S P E R T O

Maria Francesca

Durante

T U T O R

Caterina Leotta

A L U N N I

Fortunato Angillieri

Loubna Arif

Danilo Colloca

Mary Cullia

Nicolò Currà

Domenica Currà

Antonio Currà

Ilenia Dimasi

Martina Fogliaro

Rosario Galati

Fortunata Galati

Maria Pia Greco

Mariangela Greco

Fortunato Labate

Antonella Loiacono

Salvatore Lombardo

Stella Mazzeo

Cristina Nicolaci

Nicola Polito

Ilenia Solano

Ilenia Vardaro

Istituto Comprensivo “Taccone-Gallucci” di Mileto

DECISI

Un’imma-

gine del

gruppo

di redazio-

ne del

periodico

“L’ora di

Paravati”

in

occasione

dell’uscita

della sua

prima

edizione.

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P A G I N A 2

“Il museo è uno

strumento

prezioso per la

lettura critica

della storia

millenaria e

nobile della città

di Mileto”

Leone Stiloforo

di anonimo

scultore meridionale

L A V O C E D I P A R A V A T I

Una giornata al Museo Diocesano E' stata una giornata diversa dalle

altre quella di venerdì 21 feb-

braio, perché le classi 3D e

3C della scuola secondaria

di primo grado di Paravati

hanno visitato il Museo Sta-

tale di Mileto.

All'ingresso, gli alunni e i

docenti sono stati accolti

dal signor Giuseppe Currà,

la guida del Museo, che li ha

accompagnati per tutto il

percorso, rendendo quella

visita davvero speciale.

Dalle sue parole è emerso

quanto il Museo sia uno

strumento prezioso per la

lettura critica della storia

millenaria e nobile della

città di Mileto. Una storia

molto particolare che ha

visto la città essere prima

sede episcopale del Meridio-

ne e divenire talmente importante

da avere persino una propria zec-

ca per il conio delle monete.

ll signor Giuseppe Currà,

infatti, ha parlato dell’i-

stituzione del Museo

Statale, voluta nel 1997

da monsignor Domenico

Tarcisio Cortese per la

necessità di sistemare e

valorizzare l’enorme pa-

trimonio artistico citta-

dino, ha poi raccontato

la storia di Mileto, sof-

fermandosi sul periodo Normanno,

e ha anche parlato della struttura del

museo, che si trova in un edificio otto-

centesco di fianco alla Cattedrale.

La struttura ospita numerose

sale: quelle del piano terra con-

tengono manufatti litici e mar-

morei di età romana provenienti

dall'antica Hipponium, centro

romano nei pressi di Mileto, vi

sono poi manufatti medioevali

provenienti dall'ex abbazia bene-

dettina della Santissima Trinità

e dalla Vecchia Cattredale. Al

primo piano del museo si trova

una ricca sezione di argenti, ma

sono anche presenti numerosi

parati sacri, oltre a sculture e

dipinti che raccontano la storia

della città.

«Pur se molti manufatti sono

andati perduti o dispersi — ha

continuato la guida—

l'esposizione museale conferisce a

tutte le opere la massima rico-

noscibilità storico-culturale in riferi-

mento sia al contesto sia al significato

culturale ed artistico in senso stretto.»

Mary Cullia

Martina Fogliaro

Trifollaro coniato

nella zecca di Mileto

Un particolare

del sarcofago

Sanseverino

Maestro di

Mileto

(sec. XIV)

Vergine della

pace

G. naso

(sec. XIX)

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Mamma Natuzza: una donna Mandata da Dio

P A G I N A 3 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

seconda mamma.

Già fin da piccola lei aveva delle

manifestazioni divine: nel periodi

della quaresima comparivano sul

suo corpo le stimmate e inoltre

poteva vedere angeli e santi.

La giovane Natuzza lavorava in

casa di un avvocato quando un

pomeriggio giunsero degli ospiti a

fare visita al suo datore di lavoro.

Servendo il caffè la donna si ac-

corse però che le tazzine preparate

non erano sufficienti per tutti, ma

queste altre persone non potevano

essere viste né dagli ospiti né dalla

padrona di casa. Per questo e per

altri motivi Natuzza venne ricove-

rata in un manicomio, e su di lei

furono effettuati numerosi esami

quando lei si assentava completa-

mente con la mente come se fosse

morta.

Quando è venuta a mancare è stato

come perdere qualcosa di molto

importante per la comunità. Lei ha

battezzato molti bambini di Para-

vati e questo aiuta a capire ancor

più quanto fosse vicina alla gente.

E’ andata via significativamente

nel giorno di Tutti i santi del 2011.

Al funerale c'erano moltissime

persone, anche straniere, nonostan-

te fosse una giornata piovosa. Ma

alla fine nel cielo è apparsa una croce,

forse il simbolo dell’accoglimento in

cielo di Natuzza.

Mariangela Greco

vi ricevo in questa casa brut-

ta?” Lei mi ha risposto:

“Non ti preoccupare, ci sarà

una nuova grande chiesa che

si chiamerà Cuore Immaco-

lato di Maria Rifugio delle

anime e una casa per allevia-

re le necessità di giovani,

anziani e di quanti altri so

troveranno nel bisogno”.»

La chiesa chiesta dalla Ver-

gine è attualmente in costru-

zione, ma è già stata realiz-

zata una cappella per la Fon-

Quando, nel corso di un’in-

tervista, chiesero a Natuzza

come mai avesse voluto far

costruire una grande chiesa

a Paravati lei rispose: «Non

è stata una mia volontà, io

sono la messaggera di un

desiderio manifestatomi

dalla Madonna nel 1944,

quando mi è apparsa nella

mia casa, dopo che ero an-

data sposa a Pasquale Nico-

lace. Quando l’ho vista le ho

detto “Vergine Santa, come

dazione, aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e

dalle 15.00 alle 19.00.

Lì è situata la tomba della mistica di Paravati.

Nicola Polito

Ilenia Vardaro

Natuzza Evolo

La richiesta della Vergine Maria: «Una chiesa per i fedeli»

Natuzza

C' era una donna mandata da Dio,

che aveva gli stessi segni di padre Pio.

Era Natuzza una donna amata e da tutti stimata.

Da paesi lontani arrivavano le persone ,

per avere solo un po' di consolazione .

Vedeva gli Angeli, Dio e la Madonna

anche se era una povera donna .

Grande era il suo cuore

capace di sostenere ogni dolore .

Persone piangenti andavano

per sapere dei loro parenti,

lei li accoglieva con tanta saggezza

ed era capace di rassicurare

con grande dolcezza.

Voleva bene a tutta la gente,

ai giovani specialmente.

Stimmate e piaghe le davan dolore

ma lei lo superava con amore.

Ora è in cielo con Gesù e la Madonna

e per noi il suo amore rimarrà eterno!

Mariangela Greco

Natuzza é una persona molto

importante per la comunità di

Paravati e tutti gli abitanti del

paese hanno avuto la fortuna di

conoscerla e di amarla.

E' sempre stata una donna sem-

plice e c'è stata per tutti anche se

aveva una grande famiglia.

I suoi 5 figli hanno imparato a

accettare la situazione della ma-

dre e a non essere gelosi perché

oramai era per tutti come una

La chiesa di S. Maria Immacolata Rifugio delle anime

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P A G I N A 4

gare ed invitandoci a non

preoccuparci del risultato,

perché in questo campo an-

che un'apparente sconfitta

può costituire una vittoria:

è sbagliando che si impara».

Molti sono gli strumenti

studiati: pianoforte, violino,

chitarra e flauto traverso.

Inizialmente le difficoltà ci

sono state, ma con il tempo

i piccoli aspiranti musicisti

hanno capito che senza co-

stanza non si ottengono

buoni risultati e così hanno

cominciato ad impegnarsi

sempre di più e ad ottenere

«Una vita senza musica è

come un corpo senz'anima»,

questa citazione, attribuita

al più celebre oratore

dell'antica Roma, è condivi-

sa pienamente dai ragazzi

che fanno parte dell'orche-

stra della Scuola Seconda-

ria di Primo Grado di Mileto.

L'orchestra, composta da

all'incirca settanta elemen-

ti, è nata nel 2007 e si riu-

nisce una volta alla settima-

na a Mileto per preparare

varie esibizioni.

Si tratta di occasioni impor-

tanti che consentono agli

alunni di «apprezzare il va-

lore della musica, vivendola

pienamente in tutti i suoi

aspetti».

«Tutto questo - spiegano i

giovani musicisti – è reso

possibile dai nostri maestri,

Antonella Curcio, Giancarlo

Colloca, Elisa Laureana e

Sebastiano Giosuè Morabi-

to, che ogni giorno riescono

a trasmetterci la loro pas-

sione e la loro voglia di fare.

Loro – aggiungono – ci invo-

gliano a continuare lo stu-

dio della musica facendoci

partecipare a concorsi e a

le prime soddisfazioni.

«Io studio violino - spie-

ga una delle piccole violi-

niste della scuola - ed è

uno strumento con il

suono molto dolce e de-

licato. Inizialmente lo

“detestavo”, ma grazie

alla mia professoressa

ho imparato ad amarlo.

Credo che la stessa cosa

sia accaduta anche a

molti altri miei compagni

e spero che continui ad

essere così per molto

molto tempo».

Cristina Nicolaci

La passione per la musica e l’orchestra d’Istituto

Adesso la parola passa agli studenti

La musica è uno strumento che mi fa sognare.

Lo strumento che al futuro mi fa pensare.

Se il passato a volte è stato ostile,

la musica è una medicina in grado di guarire.

Se la musica non esistesse

non saprei comunicare le mie gioie e le mie tristezze.

Ogni nota che noi possiamo suonare,

proviene da una musica che il cuore vuol cantare

Salvatore Lombardo

L’angolo della poesia: MUSICA MIA

L’orchesta d’ell’Istituto Comprensivo di Mileto

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Un paese in piazza per ricordare

la nascita di Gesù

P A G I N A 5 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

Anche quest'anno a Paravati è sta-

to allestito il Presepe vivente

nell'ambito di una manifestazione

che da qualche anno è diventata un

appuntamento fisso. L’atteso even-

to è stato organizzato dal Gruppo

“Paravati insieme” ed ha visto

coinvolti numerosi cittadini, uniti

da un obiettivo comune: proseguire

nella realizzazione di quello che

era il sogno di Natuzza e comple-

tare la costruzione di Villa della

gioia e della chiesa del Cuore im-

macolato di Maria, Rifugio delle

anime. Così per alcuni giorni molti

paravatesi hanno vestito i panni di

artigiani, pastori e contadini e

hanno ricreato alcuni momenti le-

gati alla Natività nell’antica Bet-

lemme.

Il Presepe è stato allestito il 6

gennaio, giorno del battesimo di

Gesù, con la partecipazione folklo-

ristica e straordinaria della Befa-

na, che ha distribuito dolci e cara-

melle ai più piccoli e carbone ai più

grandi.

La manifestazione si è svolta tra

le antiche viuzze tanto care a

Mamma Natuzza e per l’occasione

la gente del paese ha vestito

i panni dei propri nonni, fa-

cendo apprezzare il valore e

la ricchezza culturale di me-

stieri antichi ma sempre at-

tuali.

Per la buona riuscita dell’e-

vento un ruolo importante

hanno avuto le donne di Para-

vati, che si sono impegnate

nella preparazio-

ne dei dolci tipici

del Natale, se-

guendo le ricette

delle loro nonne, per

poi vendere i loro ge-

nuini prodotti devol-

vendone il ricavato alla

fondazione Cuore Im-

macolato di Maria Rifu-

gio delle anime per la

costruzione della chie-

sa chiesta dalla Vergi-

ne a Natuzza nel lonta-

no 1944.

La manifestazione ha richiamato

fedeli da ogni parte della provin-

cia, comunicando loro un messag-

gio di pace, speranza e amore e

unendo ulteriormente nella spiri-

to del Natale l’intera comunità di

Paravati.

Fortunata Galati

Stella Mazzeo

Il Presepe vivente di Paravati: Natività

Sotto: antichi mestieri

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P A G I N A 6

L A V O C E D I P A R A V A T I

Come è nato il Carnevale?

Bella domanda!

Nelle festività antiche, come ad

esempio nelle Dionisiache gre-

che o Saturnali romane, gli ob-

blighi sociali venivano meno e

anche le persone più umili orga-

nizzavano scherzi nei confronti

di quelle più in vista, sapendo

che in quel periodo nessuno

avrebbe potuto vendicarsi nei

loro confronti.

Attraverso l'uso delle maschere

anche i poveri si fin-

gevano ricchi e si

scambiavano i ruoli.

“A Carnevale ogni

scherzo vale”: questa

frase anche oggi mol-

te volte nel periodo

carnevalesco viene

utilizzata come una

specie di scusa per

fare scherzi e per

trascorrere delle

giornate in modo di-

verso.

Ma vi siete mai chiesti cosa si-

gnifica il termine “Carnevale”?

Nessun problema! Abbiamo la

risposta.

Il nome di questa festività deri-

va dal latino “carnem levare” e

vuol dire “eliminare la carne”.

Infatti il giorno di Carnevale si

tiene un banchetto a base di

carne di maiale e dopo inizia il

periodo della Quaresima, un pe-

riodo di quaranta giorni in cui biso-

gna astenersi dalla carne.

Adesso andiamo un po' a vedere

come viene svolto...

Pubbliche parate e sfilate sono i

modi più comuni per festeggiare

questa giornata. Si usa molto in-

dossare maschere divertenti e

girare per le vie del paese seguen-

do i carri allegorici, costruiti in

cartapesta, che trattano temi reli-

giosi, storici, politici, ma anche

attualità.

Per le strade, adulti e bambini si

divertono lanciando

stelle filanti e co-

riandoli, che sono al-

cuni dei simboli che

rappresentano il Car-

nevale.

Le stelle filanti sono

lunghe strisce di car-

ta colorata, i corian-

doli invece sono pic-

coli pezzi di carta

anch'essi di diversi

colori.

Proprio in questo pe-

riodo, anche nel mio paese, si fa

maggior consumo di dolci fritti,

perché vengono macellati i suini e

si ricava molto strutto.

Maria Pia Greco

Maschere veneziane

Alle origini del Carnevale

Il Carnevale è un giorno che consente a grandi e piccoli di dimenticare le fatiche quotidiane, per immergersi in un'atmosfe-ra più divertente. E’ stato così fin dai tempi antichi, anche a Paravati. In questo paese, infatti, nei giorni di Carnevale si potevano incontrare per le strade personaggi trave-stiti da Capitano, Medico, Pulcinella, Arlecchino, ma anche da Giangurgolo, una tipica maschera calabrese. Queste maschere corre-vano per le vie del paese e facevano divertire la gente improvvisando una parte e suscitando grasse risate. Il giorno di Carnevale era un giorno di festa: nelle settimane precedenti i contadini macellavano i suini che avevano allevato. Nell'ultimo giorno di Car-nevale si festeggiava man-giando polpette di suino e si appendevano ai balconi alcuni pupazzi che veniva-no messi da parte soltanto quaranta giorni dopo: era-no i quaranta giorni della Quaresima.

MPG

Maschere di

oggi e di ieri

Giangurgolo

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I carri allegorici: storia di una passione

P A G I N A 7 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

Le ricette delle feste: la pignolata

I carri allegorici erano originariamente dei

carri, a volte anche a due piani, allestiti con

tendaggi su cui venivano dipinte scene che ri-

traevano racconti mitologici, personificazioni

di vizi e virtù umani e anche alcune divinità se-

dute in trono.

Questa usanza si è mantenuta fino ai giorni

nostri. Nel periodo di Carnevale, infatti, per le

vie dei vari paesi d'Italia vengono fatti sfilare

coloratissimi carri allegorici per intrattenere

le persone in una giornata diversa e fare un po'

di satira sulla realtà contemporanea. In molti

luoghi, inoltre, vengono organizzate vere e pro-

prie sfide tra i vari rioni per stabilire a quale

di essi appartenga il carro più bello, che vince-

ràil premio messo in palio dalla comunità di ap-

partenenza.

Oggi molto sentito è il Carnevale a Viareggio,

dove, nel 1873 venne costruito il primo carro

allegorico.

L’usanza dei carri allegorici è però ancora viva

in molte altre città italiane e in numerosi paesi

si organizzano feste che vedono impegnati l'in-

tera comunità, come nel caso di Mileto e Para-

vati.

Cristina Nicolaci

Domenica Currà

Ingredienti

-1 kg di farina

-7 uova

-poco zucchero (150-200)

-1 bicchiere d'olio

-1/2 bicchiere di latte

Se si vuole è possibile aggiungere anice

Un carro allegorico

Procedimento

Impastare lo zucchero con le

uova, aggiungere un bicchiere

d'olio, mezzo bicchiere di latte e

la farina e lavorare energica-

mente fino ad ottenere un impa-

sto omogeneo e morbido.

Filare la pasta, tagliarla a dadini

e friggerla in olio caldo per otte-

nere la “cicerata”.

Dopo, far sciogliere il miele a

bagnomaria e passarci dentro i

dadini di pasta fritta ottenuti.

Decorare con palline festone o

cioccolata sciolta e servire.

A piacere nell’impasto è possi-

bile aggiungere anice o un qua-

lunque liquore.

Cristina Nicolaci

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P A G I N A 8 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

L’amore nei tempi antichi

San Valentino nacque nella città di

Terni nel 175. Dopo il suo martirio

venne fatto santo e divenne il pro-

tettore della città, ma anche di tut-

ti gli innamorati, perché fu il primo

a unire in matrimonio un centurione

convertito al cristianesimo, Sabino,

e una cristiana di Terni, Serapia.

San Valentino per far avvicinare le

persone a sé decise di dar vita al

matrimonio per unire per tutta la

vita due persone che si amavano.

Molte persone vollero sposarsi, ma

non si avvicinarono a lui solo gli

adulti: anche i bambini, i quali ama-

vano riunirsi nel suo giardino a gio-

care e lui li ospitava con grande

gioia.

Sono molte le leggende entrate a

far parte della cultura popolare su

episodi riguardanti la vita di san

Valentino.

Una di esse narra che Valentino,

graziato ed "affidato" ad una nobile

famiglia, abbia compiuto il miracolo

di ridare la vista alla figlia cieca del

suo "carceriere": Valentino, quando

stava per essere decapitato, tene-

ramente legato alla giovane, la salu-

tò con un messag-

gio d'addio che si

chiudeva con le

parole: «...dal tuo

Valentino...».

Un'altra leggenda

narra come un

giorno il vescovo,

passeggiando, vide

due giovani che

stavano litigando

ed andò loro in-

contro, porgendo

loro una rosa e

invitandoli a te-

nerla unita nelle

loro mani: i giovani

si allontanarono riconciliati.

La leggenda di Serapia e Sabino

narra che un giorno il centurione

Sabino, vedendo la bella Serapia, ne

rimase innamorato e così decise di

andare dalla sua famiglia e chieder-

la in matrimonio, ma la risposta fu

“no” perché lui era di religione paga-

na mentre Serapia era di religione

cristiana.

Allora Serapia gli consigliò di anda-

re dal vescovo Valentino per con-

vertirsi al Cristiane-

simo ed essere bat-

tezzato e così fece.

Nel frattempo, pe-

rò, Serapia era sta-

ta colpita da una

grave malattia, la

tisi, che a quel tem-

po era quasi incura-

bile; allora Sabino

chiese al Vescovo di

celebrare ugualmen-

te il matrimonio,

perché voleva rima-

nere con lei.

Valentino li unì in

matrimonio e subito

dopo entrambi i giovani caddero in

un sonno eterno.

Da quel momento tutti gli innamora-

ti il 14 febbraio si incontrano per

passare una giornata insieme e si

scambiano dei doni tra cui il più

grande è l'amore che li unisce .

San Valentino

il patrono degli innamorati

San Valentino

La società di Paravati antica non favoriva certo i rap-

porti d’amore, che si svolgeva spesso su percorsi abba-

stanza accidentali.

La fase più frastagliata e difficile da gestire era quella

dell'approccio. Non essendo consentito manifestare le

proprie intenzioni, l'innamorato doveva esternare i sen-

timenti attraverso i segni convenzionali che il codice

morale d'allora gli metteva a disposizione.

Un posto di rilievo era occupato dalla serenata che era-

quasi un atto pubblico, cioè messaggio non compromet-

tenteper per l'amata, da cui la fanciulla poteva trarre

motivo di vanto.

Il sentimento d'amore nell'antichità era manifestato in

maniera molto diversa rispetto ad oggi.

I genitori deci-

devano il mari-

to o la sposa

per i propri

figli.

La sera prima

del matrimonio

i maschi orga-

nizzavano la

serenata sotto

casa della futura sposa come festeggiamento, ballando

e cantando.

Ilenia Dimasi

L A V O C E D I P A R A V A T I

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P A G I N A 9

Otto marzo: una ricorrenza firmata col sangue

Ogni anno l’ otto marzo è il giorno

dedicato alla donna .

Si tratta di una ricorrenza partico-

lare istituita da pochi decenni, con

la quale si intende ribadire l’impor-

tanza delle donne nella società e

r iconoscere loro un ruo lo

(fondamentale) che non ha nulla da

invidiare a quello degli uomini.

La mimosa che ogni uomo o ragazzo

dona all’amica del cuore rappresenta

la grande considerazione che lo

stesso nutre nei suoi confronti per

i tanti sacrifici sostenuti, mentre i

cioccolatini simboleggiano la dolcez-

za che il cuore femminile sa river-

sare su ogni persona che ama.

Oggi questo può sembrare scontato,

eppure basterebbe tornare indietro

nel tempo di pochi decenni per ren-

dersi conto che l’attuale posizione

raggiunta dalle donne è il frutto di

anni e anni di durissime lotte contro

una società estremamente maschili-

sta, che le voleva rinchiuse - pro-

prio come Penelope — tra le pareti

domestiche ad attendere paziente-

mente il ritorno del marito, spesso

vittime silenziose, schiave legalizza-

te senza alcun diritto.

Ma da cosa deriva la

"festa" della donna?

Questa ricorrenza nasce

da un terribile avvenimen-

to umano e sociale, del

quale le donne furono pro-

tagoniste nell'ambito lavo-

rativo.

Secondo la tradizione l’i-

stitutizione di questa cele-

brazione sarebbe infatti

legata ad un tragico even-

to verificatosi a New York

nel 1908.

Qui alcune lavoratrici

dell'indutria tessile Cotton diedero

inizio ad una serie di scioperi per

ottenere orari di lavoro inferiori e

tutele maggiori: in sotanza condizio-

ni di vita più umane e dignitose, ma

questa protesta si trasformò presto

in una tragedia.

L'otto marzo del 1908, infatti,

all0’interno del malsicuro luogo di

lavoro, all’interno del quale le lavora-

trici erano state rinchiuse per evi-

tare che per protesta decidessero

di tornare a casa, divampò un terri-

bile incendio e ben 129 operaie fu-

rono arse vive dalle fiamme.

Questo triste accadimento ha dato

il via negli anni successivi ad una

serie di celebrazioni che, i primi

tempi, erano circoscritte agli Stati

Uniti e avevano come unico scopo il

ricordo della terribile fine fatta

dalle operaie morte nella fabbrica.

In seguito, la data dell'otto marzo

ha assunto un'importanza mondiale,

diventando, grazie alle associazioni

femministe, il simbolo delle vessa-

zioni che la donna dovette subire nel

corso dei secoli. Mary Cullia

Fortunato Angillieri

La mimosa in fiore. Foto: Mary Cullia

La mimosa

La mimosa è un albero festoso

dal colore giallo paglierino

che sembra il pelo di un pulcino.

Ha tante palline

che sembrano piccole caramelline.

Si regala in un giorno particolare

per ricordare la strage

di molte donne lavoratrici,

forse non è un giorno

così felice da ricordare...!

Ma un giorno in cui bisogna solo

pregare...!

Fortunata Galati

V O L U M E 1 , N U M E R O 1

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P A G I N A 1 0

“Gli abitanti

del villaggio di

Jalpaiguiri

pensano che

Chandre sia il

dio

dell’Induismo

Hanuman”

La strana storia dell’uomo con la coda

Chandre Oraon è un giovane

di trentacinque anni che vive

in un piccolo paese dell'India.

La sua è una storia molto

particolare, infatti il suo po-

polo ritiene che sia la rein-

carnazione del dio-scimmia

dell'Induismo Ha-

numan.

Ma cosa rende

Chandre così im-

portante per il suo

popolo?

Semplice: la sua

coda.

Sì, perché Chan-

dre ha alla base della schiena

una peluria lunga 37 centime-

tri che non ha alcuna inten-

zione di far rimuovere, per-

ché questa particolare carat-

teristica lo rende diverso da

tutti gli altri uomini ed è per

lui motivo di orgoglio.

La gente del paese si reca

spesso da lui per ricevere del-

le benedizioni perché per l’In-

duismo onorare i rappresen-

tanti delle divinità in terra è

un modo per avvici-

narsi a loro. Così

Chandre è conside-

rato un uomo specia-

le, anche se è solito

ripetere di essere

come tutti gli abi-

tanti del villaggio di

Jalpaiguri: è sposa-

to, ha un bambino e non è per

nulla preoccupato dalla sua

particolarità, perché anche

per lui quella coda è un dono

divino.

Salvatore Lombardo

Sopra: Chandre Oreon che

fa vedera la particolarità che

lo rende unico.

Sotto: il dio scimmia

dell’Induismo Hanuman

Anche questa è una storia

molto particolare, perché

riguarda un un uomo e il suo

migliore amico: un pappagal-

lo. Un pappagallo che, se da

un lato ha causato al suo

padrone un danno, facendo

scattare per lui una salata

multa, da un altro gli ha po-

tenzialmente salvato la vita,

impedendogli di guidare in

stato di ebbrezza.

I due amici si trovavano in

macchina quando sono stati

fermati da una pattuglia dei

Carabinieri per un controllo

nel sangue la presenza di un

tasso alcolemico superiore alla

norma.

L'uomo è stato così multato e

gli sono stati tolti anche alcu-

ni punti dalla patente.

Quanto al pappagallo...il suo

padrone non sarà certamente

stato particolarmente com-

prensivo con lui, almeno in un

primo momento, salvo poi ren-

dersi conto del grande favore

ricevuto dal proprio piccolo

amico, che potenzialmente gli

ha salvato la vita.

Fortunato Labate

di routine. Vedendo l'uomo

apparentemente solo, gli

agenti hanno chiesto di con-

trollare patente e libretto e

lo avrebbero lasciato andar

via se non avessero sentito

una voce proveniente

dall'interno del veicolo che

ripeteva “è ubriaco, è ubria-

co”. Dopo una prima fase di

ilarità seguita alla strana

scoperta, gli agenti dell'Ar-

ma hanno deciso di dare

ascolto al pappagallo, sotto-

ponendo il suo padrone all'e-

tilometro, da cui è risultato

Guidava ubriaco: incastrato dal...pappagallo

CURIOSITÀ

L A V O C E D I P A R A V A T I

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P A G I N A 1 1 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

topo parlante

giunse nella

mente di Walt

Disney duran-

te un viaggio

in treno nel

marzo 1928.

Walt Disney,

giovane regi-

sta alle prime

armi,ebbe l'i-

dea di creare

Topolino è un personaggio

immaginario dei fumetti e

dei cartoni animati che è

stato creato nel 1928 da

Walt Disney.

Topolino è il cartone anima-

to più conosciuto al mondo

ed è un topo antropomorfo

che indossa dei pantaloni

rossi, guanti bianchi e gran-

di scarpe gialle.

L'idea di creare un piccolo

un nuovo

personaggio,

che inizial-

mente chia-

mò Mortimer

Mouse, ma

siccome il

nome sem-

brava maca-

bro e non

adatto a dei

bambini

CURIOSITÀ

Topolino, storia di un mito sempre giovane

Topolino

LE CALENDE

Con il termine calenda-ae gli

antichi latini indicavano il primo

giorno del mese, che coincideva

anche con il sorgere della luna

nuova. Da qui deriva il nome di

“calendario”.

ANDARE ALLE

CALENDE GRECHE

Quella delle calende era un’in-

dicazione unicamente latina,

per cui oggi l’espressione

“andare alle calende greche”

viene utilizzata per indicare

una cosa che non si avvererà

mai. Loubna Arif

decise poi di ribattezzarlo

con il nome Mickey Mouse.

A Walt Disney nel 1932

venne assegnato uno spe-

ciale Oscar per la creazio-

ne del personaggio di To-

polino e così, nel Natale

1932 questo personaggio

fece il suo ingresso nelle

edicole italiane.

Antonio Currà

Chi sa da cosa deriva il calendario?

Beh, tutti ritengono di saperlo, pe-

rò quasi nessuno è in grado di spie-

gare da cosa derivino i nomi dei

mesi.

Si tratta di una storia molto inte-

ressante, che rimanda all'antica

Roma, il cui protettore era Marte,

dio della guerra. Proprio a Marte,

infatti, era dedicato il mese di

marzo (Martius), che per i Romani

era il primo mese dell'anno, mentre

aprile era dedicato alla dea dell'a-

more Afrodite, che faceva sboccia-

re (“aperire”) i fiori.

Giugno deriva, poi, da Giunone, che

era la dea della maternità e della

procreazione, mentre gli altri nomi

derivano dalla posizione che ogni

mese assumeva nel calendario: quin-

tilis deriva da quinque, sextilis da

sex, september da septem, october

da octo, november da novem e de-

cember da decem.

Due di questi mesi col passare del

tempo cambiarono però nome: quin-

tilis divenne “iulius” perché venne

dedicato a Giulio Cesare, mentre

sextilis divenne “augustus”, in ri-

cordo dell’imperatore Augusto.

Il calendario romano durava dieci

mesi, questo venne creato da Romo-

lo, il fondatore di Roma. La durata

dell’anno allora era di 304 giorni e

di inverno c'erano circa 61 giorni

che non rientravano in alcun mese,

così i latini, prima di riprendere a

contare i mesi, attendevano che

giungesse nuovamente marzo.

Solo in un secondo momento venne-

rovennero aggiunti “ianuarius”, de-

dicato al dio Giano, e “februarius”,

il mese della “februa”, ossia delle

febbre che purifica dalle malattie;

vi era poi un ulteriore mese: il mer-

cedonio, che durava 27 giorni.

Il calendario giuliano (chiamato così

perché riformato da Giulio Cesare)

venne utilizzato fino al 1582, quan-

do poi venne sostituito da quello

gregoriano, tutt'oggi in vigore.

Maria Pia Greco

Alla ricerca delle nostre origini: il calendario

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P A G I N A 1 2

“Essere forti

significa

essere capaci

di uscire dalla

massa e dire

anche di no”

L’assurdo gioco della Nek nomination

La nek nomination è l'ultima assurda fol-

lia che si sta diffondendo tra i giovani

sul web.

Si tratta di una sfida alcolica: “nek” in-

dica il collo della bottiglia d'alcol mentre

“nomination” è la designazione che fa il

protagonista invitando i suoi amici ad

imitare il suo gesto.

La regola è semplice: un ragazzo nomina-

to deve filmare se stesso mentre beve

qualcosa di alcolico, postare il video su

Facebook e rilanciare la sfida a un ami-

co, che avrà 24 ore di tempo per fare lo

stesso o, se rifiuterà, dovrà

pagare da bere a chi lo ha

nominato.

Questo gioco è quindi una

sorta di catena di sant'An-

tonio, ma molto più pericolo-

sa perché i ragazzi assumono

alcolici senza controllo, chiu-

si nella loro camera, davanti

a uno smartphone o un computer in atte-

sa di ricevere un “mi piace”.

Questa moda è nata in Australia all'ini-

zio dall'anno e in poco tempo si è diffuso

in tutta Europa, provocando già la morte

di una decina di ragazzi.

La Nek nomination è molto pericolosa

perché rischia di far aumentare la dif-

fusione di alcol tra gli adolescenti, ma la

cosa più assurda è che molti giovani si

sfidano non solo sulla quantità e sulla

velocità con chi ingurgitano alcolici, ma

anche sul modo di bere. Così c'è chi beve

la vodka con dentro dei pesciolini rossi e

chi invece si prepara un drink con gin e

topi frullati o, ancora, si filma mentre

mostra la sua “abilità” e la sua resisten-

za all’alcol bevendo persino dalla tazza

del water.

Così, per salvare gli adolescenti in preda

a questo “gioco”, il web si è ribellato e

sono stati postati i primi video girati dai

genitori di questi ragazzi, in cui si inci-

tano i nominati a non rispondere alla pro-

vocazione, spiegando che il più forte non

è colui che segue la massa, ma chi sa di-

re anche un “no”.

Un’altra iniziativa molto interessante è

stata poi quella di alcuni studenti, che

alla nek nomination hanno contrapposto

la book nomination, sfidando i loro com-

pagni su un campo molto più sicuro e più

meritevole di interesse: la cultura.

Antonella Loiacono

Danilo Colloca

Nicolò Currà

L A V O C E D I P A R A V A T I

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P A G I N A 1 3 V O L U M E 1 , N U M E R O 1

«La costituzione italiana è

come una macchina» diceva

Piero Calamandrei, uno dei

padri costituenti, «il carbu-

rante è la nostra responsabi-

lità con il nostro impegno nei

suoi confronti. La vera ma-

lattia è un'indifferenza e la

libertà è come l'aria: ci si ac-

corge di quanto vale quando

comincia a mancare»

E l'aria venne a mancare du-

rante il regime fascista,

quando gli Italiani vennero

privati di diritti fondamen-

tali: quella la libertà, quella

giustizia e quella democrazia

a cui nessuno mai dovrebbe

rinunciare.

Tante persone iniziarono così

a lottare per riconquistare i

loro diritti, e figlia di queste

lotte è la Costituzione italia-

na, che è la legge fondamen-

tale dello Stato.

Essa fu approvata dall'As-

semblea Costi-

tuente il 22

dicembre 1947

e promulgata

dal capo prov-

visorio dello

Stato Enrico De

Nicola il 27 di-

cembre 1947.

In quella stessa data la carta

costituzionale fu pubblicata

nella Gazzetta Ufficiale della

Repubblica Italiana n. 298,

edizione straordinaria, per

entrare in vigore il primo

gennaio del 1948.

La Costituzione italiana si

compone di 139 articoli più

18 disposizioni transitorie.

La sua struttura è tripartita:

dall'articolo 1 all'articolo 12

sono enunciati i principi fon-

damentali, gli articoli dal 13

al 54 riguardano i diritti e i

doveri dei cittadini, mentre

gli articola da 55 a 139 ri-

guardano l'ordinamento della

Repubblica.

Gli uomini che vennero scelti

per scrivere la Costituzione

misero da parte le loro riva-

lità politiche per lavorare in-

sieme per scrive-

re un documento

che esprimesse

in pieno i bisogni

e i desideri del

popolo italiano.

Quindi conoscere

la Costituzione è

un dovere per-

sonale e civile di ogni cittadi-

no. Ciascuno di noi deve im-

pegnarsi responsabilmente

nella società in cui viviamo,

solo così il sacrificio dei nostri

padri per la libertà non sarà

vano.

Maria Pia Greco

La Costituzione

è la legge

fondamentale

dello Stato

La carta costitu-

zionale italiana fu

promulgata dal

capo provvisorio

dello stato Enri-

co de Nicola il 27

dicembre 1947

ed entrò in vigo-

re il primo gen-

naio 1948.

La legge fondamentale dello Stato italiano

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