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ponta de areia New York City goes to Rio de Janeiro l'incontro musicale di Wayne Shorter con Milton Nascimento Stefano Calderano II Biennio Jazz Nel 1974 la Columbia Record da alle stampe NATIVE DANCER, disco nato dall'incontro musicale tra Wayne Shorter, già famoso sassofonista americano e Milton Nascimento, astro nascente della musica brasiliana. Il disco fu realizzato con l'apporto di una band eccezionale: Herbie Hancock (piano e keyboard), Wagner Tiso (organ e piano), Robertinho Silva, (drums), Dave MacDaniel (eletric bass), Jay Graydon (guidar), Dave Amaro (guitar), Airto Moreira (percussioni). Shorter suona il soprano e il tenore e Milton canta e suona la chitarra. La band riflette nella sua composizione la natura dell'incontro trans- culturale: è una amalgama di grandi musicisti americani e brasiliani. In portoghese-brasiliano si dice una "mistura fina", riferendosi al cibo, intendendo una raffinata mescolanza di elementi eterogenei che ben si mescolano tra di loro; il termine è spesso associato alla musica. Da questa "mistura fina" nasce un album di nove canzoni, molte cantante o vocalizzate dalla voce di Milton Nascimento, altre, quattro, di musica solo strumentale. I pezzi che compongono l'album sono composizioni sia del sassofonista che del musicista brasiliano, tranne uno di cui l'autore è Hancock. Questa la tracklist con i relativi autori: 1. "Ponta de Areia" (Nascimento) 2. "Beauty and the Beast" (Shorter) 3. "Tarde" (Brant, Nascimento) 4. "Miracle of the Fishes" (Brant, Nascimento) 5. "Diana" (Shorter) 6. "From the Lonely Afternoons" (Brant, Nascimento)

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ponta de areiaNew York City goes to Rio de Janeiro

l'incontro musicale di Wayne Shorter con Milton Nascimento

Stefano Calderano

II Biennio Jazz

Nel 1974 la Columbia Record da alle stampe NATIVE DANCER, disco nato

dall'incontro musicale tra Wayne Shorter, già famoso sassofonista

americano e Milton Nascimento, astro nascente della musica brasiliana.

Il disco fu realizzato con l'apporto di una band eccezionale: Herbie

Hancock (piano e keyboard), Wagner Tiso (organ e piano), Robertinho

Silva, (drums), Dave MacDaniel (eletric bass), Jay Graydon (guidar), Dave

Amaro (guitar), Airto Moreira (percussioni).

Shorter suona il soprano e il tenore e Milton canta e suona la chitarra.

La band riflette nella sua composizione la natura dell'incontro trans-

culturale: è una amalgama di grandi musicisti americani e brasiliani. In

portoghese-brasiliano si dice una "mistura fina", riferendosi al cibo,

intendendo una raffinata mescolanza di elementi eterogenei che ben si

mescolano tra di loro; il termine è spesso associato alla musica. Da questa

"mistura fina" nasce un album di nove canzoni, molte cantante o

vocalizzate dalla voce di Milton Nascimento, altre, quattro, di musica solo

strumentale.

I pezzi che compongono l'album sono composizioni sia del sassofonista

che del musicista brasiliano, tranne uno di cui l'autore è Hancock.

Questa la tracklist con i relativi autori:

1. "Ponta de Areia" (Nascimento)

2. "Beauty and the Beast" (Shorter)

3. "Tarde" (Brant, Nascimento)

4. "Miracle of the Fishes" (Brant, Nascimento)

5. "Diana" (Shorter)

6. "From the Lonely Afternoons" (Brant, Nascimento)

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7. "Ana Maria" (Shorter)

8. "Lilia" (Nascimento)

9. "Joanna's Theme" (Hancock)

L'attenzione alla musica e la cultura brasiliana nascono in Wayne Shorter

ben prima della realizzazione di questo album, e della collaborazione con

Milton Nascimento. La cultura lusofona intriga il sassofonista a partire da

quando, nel 1967, incontra e sposa la sua seconda moglie Ana Maria

Patricio.

Portoghese di nascita trasferita con i suoi genitori negli Stati Uniti, Ana

Maria era vissuta i suoi primi dodici anni nella colonia portoghese

dell'Angola.

Incontrò Shorter, di cui aveva ascoltato i dischi, ad un concerto in un club

dove il sassofonista si esibiva con il quintetto di Miles Davis. I due si

piacquero ed iniziarono a frequentarsi. Molti titoli di composizioni di

Shorter a partire da quel periodo, come "Feio", "Surucucu", "Manolete",

riflettono una conoscenza e un amore per la cultura di appartenenza della

sua nuova compagna. In più, nel disco SUPER NOVA, edito dalla Blue Note

nel 1969, il sassofonista aveva inciso una versione del classico di Tom

Jobim, "Dindi", cantata da Maria Booker.

I ritmi brasiliani, e la bossa nova in particolare, avevano attratto molti

musicisti americani di jazz, a partire dal 1962, anno in cui il sassofonista

Stan Getz registrava "JAZZ SAMBA". I nuovi pigri ritmi latini, il sound

vellutato del sassofono di Getz, le delicate armonie contrappuntistiche

create dalla chitarra classica di Charlie Byrds, ebbero un grande successo

commerciale al punto da creare un vero e proprio stile, il "cool bossa".

In realtà, la bossa nova, è già di per sé un incontro tra le armonie del jazz

statunitense con i ritmi del samba brasiliano. La chitarra di Joao Gilberto

sintetizzava ritmicamente la "batucada" del samba antico; i cambi di

accordi molto ravvicinati creavano un delicato e ricchissimo tappeto

armonico alle melodie sinuose; la natura dell'armonia stessa era ricalcata

sugli standard nordamericani.

Tom Jobim come compositore, e Joao Gilberto come interprete, entrambi

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innamorati della musica jazz statunitense, avevano creato uno stile che,

oltre a renderli musicisti immortali, faceva conoscere e fantasticare il

mondo intero sulla terra brasiliana.

Furono molti i musicisti nordamericani che si innamorarono di queste

musiche e abbracciarono il nuovo stile, alla ricerca di un riconoscimento

commerciale.

L'interesse di Shorter per la musica brasiliana fu però qualitativamente

diverso. Già nella registrazione di SUPER NOVA, il sassofonista approcciò la

musica brasiliana come una delle componenti che potevano arricchire il

suo vocabolario. È in questo senso che va letta e interpretata la

colloborazione con il musicista brasiliano.

NATIVE DANCER è uno scambio, un incrocio, un mescolarsi, tra due artisti

molto attratti l'uno dall'altro, aperti, curiosi, e sopratutto alla ricerca di una

voce propria. Shorter citando Miles Davis e John Coltrane, spesso parlava

della necessità di avere un "suono" (proprio), e che esplorando le

potenzialità di questo, si aprono prospettive e orizzonti nuovi per il proprio

strumento e la propria musica.

Anche Milton Nascimento cercava con la sua voce un "suono" proprio, che

lo avvicinava ad una dimensione arcaica, sovrannaturale. L'uso del

falsetto, elemento a cui spesso viene associato, innalzava di molto la sua

voce nel registro acuto, ma possedeva anche una gran ricchezza timbrica

nel registro grave. In Brasile la sua voce viene paragonata a quella si può

immaginare sia "la voce degli angeli".

La voce di Milton era però solo uno, il più caratteristico, tra gli elementi

che contribuivano a creare la sua musica.

Nato a Rio de Janeiro nel 1942, Milton Nascimento si trasferì nello stato

del Minas Gerais, in una località chiamata Três Pontas. I suoi genitori

adottivi erano bianchi a differenza di lui, nero dalla pelle scurissima. La

madre adottiva, Lilia, a cui il musicista dedicherà una delle sue più belle

composizioni, presenti anche nell'album registrato con Shorter, era una

musicista che aveva suonato con il compositore classico brasiliano Heitor

Villa-Lobos, il padre gestiva una radio. In questo ambiente molto musicale,

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già da piccolissimo, Milton, iniziò ad esprimersi attraverso il canto, e

quando nel 1963 si trasferì a Belo Horizonte, capitale di Minas, aveva

raggiunto un proprio livello espressivo già abbastanza ricco.

A Belo Horizonte inizia a frequentare Márcio Borges e Wagner Tiso e tutto

un gruppo di altri musicisti e intellettuali che usavano incontrarsi in un bar

posto all'angolo tra rua Divinópolis con rua Paraisópolis nel quartiere di

Santa Tereza. Fu proprio questo luogo a dare il nome a quello che

diventerà un vero e proprio movimento culturale di rinnovamento della

cultura brasiliana. Il "club da Esquina", letteralmente il "gruppo

dell'angolo", sarà insieme al "tropicalismo", o come parte integrante di

esso, motore della spinta all'apertura del Brasile verso il resto del mondo,

importando elementi da culture diverse, soprattutto anglofone, ma non

solo, e mescolandole con gli elementi più tradizionali della propria.

Questo nuovo atteggiamento nei confronti dell'alterità è ben sintetizzato

da Caetano Veloso, tra i principali animatori del "tropicalismo". In "Verità

tropicale: musica e rivoluzione nel mio Brasile" (in Italia edito per i tipi di

Feltrinelli), Veloso parla di "antropofagia". Il cannibalismo culturale è qui

inteso come una rinnovata presa di coscienza del popolo brasiliano nei

confronti dell'alterità culturale, un atteggiamento, questo, che sublima la

subalternità culturale e sociale, di un paese tipicamente coloniale. Il

popolo brasiliano, la sua avanguardia per lo meno, sceglie di appropriarsi

di elementi di culture altre, sceglie appunto, mantenendo però viva la

propria identità, anzi andando alla radice di questa.

In questo senso vanno intese le critiche alla generazione precedente,

quella della bossa nova in particolare, e al loro presunto flirt con la cultura

nord americana. La nuova "verità tropicale" recupera, anche con dolore ed

esibita sofferenza, l'essenza del proprio patrimonio socio-antropologico, un

patrimonio fatto di un miscuglio variegato ed eterogeneo di elementi

provenienti per lo più dall'europa colonizzatrice, Portogallo in testa, Italia a

seguire, e dall'Africa Occidentale, terre di schiavi per il nuovo mondo.

"Le vene aperte dell'America latina" di Eduardo Galeano, scrittore

Uruguayano, pubblicato solo successivamente, nel 1971, diventa la Bibbia

del nuovo mondo che prende coscienza di sé e della propria complessità

culturale.

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"Cannibalismo" e "mistura fina" simboleggiano la nuova identità che

l'avanguardia brasiliana da al nuovo Brasile: un melting pot culturale ben

più stratificato e complesso di quello nord americano.

È in quest'ottica che va letta anche l'apertura verso le culture anglofone,

Inglese e Statunitense in particolare, e l'appropriazione di manifestazioni

culturali come il rock di Jimi Hendrix o il british pop dei Beatles: queste

musiche, queste nuove sonorità e armonie vengono fagocitate,

cannibalizzate dunque, e ripensate, rimodellate come un qualcosa di

nuovo fatto dalla somma di elementi tradizionali e elementi nuovi.

In questa atmosfera culturale di ripensamento della propria identità e

rinnovamento della propria cultura, il "clube de esquina" muove i suoi

passi apportando significative espressioni sia musicali che di pensiero.

Minas Gerais è uno stato molto grande posto a sud ovest del Brasile, è

terra di grandi "fazendas", aziende agroalimentari e allevatori di bestiame.

È separato dall'oceano da una catena montuosa che di fatto lo isola dalla

costa. Molto della cultura cattolica portoghese è qui rimasto intatto,

mescolandosi poco con i culti indigeni o africani, come succede nel nord

est brasiliano in stati come Bahia. L'isolamento geografico ha prodotto un

misticismo religioso fatto di immagini e simbolismi molto forti. Tutte

queste cose impregnano le riflessioni e le musiche dei componenti del

"clube de esquina", che però traggono da altre culture, il jazz e il pop

britannico in particolare, nuova linfa per la creazione di espressioni

artistiche, musicali e non, del tutto originali e riconoscibili.

Il climax musicale di questo movimento è rappresentato dalla

pubblicazione a nome di Milton Nascimento, del doppio album "CLUBE DE

ESQUINA" nel 1972, che già dalle copertina, che ritrae due ragazzi, uno

bianco e uno nero, si propone come un luogo di incontro, scontro, sintesi,

di differenti istanze culturali. Il samba e le sonorità tipicamente brasiliane,

i ritmi più propriamente detti latini, sono impastati ad altri ritmi, armonie e

suoni. Le nuove raffinate armonie pop, esportate dai Beatles, prendono

nuova vita, così come i ritmi della bossa nova di Joao Gilberto. L'eco delle

tradizioni musicali e culturali mineire è ben presente in tutti e due i dischi,

una forte spiritualità e simbolismo aleggia su tutte le composizioni.

Il tutto è reso omogeneo dall'uso di strumenti elettrici e non più acustici:

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tastiere, organi, chitarre e bassi elettrici creano un tappeto quasi

psichedelico per il volo della voce di Milton, che usa in modo fascinoso sia

il suo falsetto che tutti i timbri del registro grave.

Il risultato è sconvolgente per il pubblico brasiliano che lo accoglie

dividendosi in fazioni: ciò che è inciso nei solchi del doppio album porta al

compimento più alto tutta la riflessione iniziata dal movimento

"tropicalista".

CLUBE DO ESQUINA è un disco indiscutibilmente di musiche brasiliane e

allo stesso tempo così lontano dalle sonorità e dalle forme solitamente

associate a queste musiche.

I musicisti che parteciparono a questa session, oltre a Milton Nascimento,

i fratelli Lô & Marcio Borges, Ronaldo Bastos, Toninho Horta, Eumir

Deodato, Wagner Tiso, Robertinho Silva, Beto Guedes, saranno tutti a

vario titolo autori a loro volta di una ricerca musicale che condurrà ad una

ricchezza sempre maggiore il Brasile musicale.

Questa ricchezza, questa curiosità culturale e umana, questa apertura

verso l'altro e verso se stessi, saranno il collante per il sodalizio artistico e

umano che legherà Milton Nascimento a Wayne Shorter, e che travalicherà

i limiti temporali della sola session di registrazione di NATIVE DANCER. I

due musicisti si esibiranno insieme non appena possibile, arricchendo le

performance dell'uno o dell'altro per molti anni.

Fu Herbie Hancock a parlare di Milton Nascimento a Shorter per la prima

volta a seguito di un suo viaggio in Brasile.

Il pianista Eumir Deodato fece di tutto per far incontrare il suo amico

americano con quello che reputava essere l'astro nascente della musica

brasiliana. Hancock rimase impressionato dalla voce e dalla sua musica.

Di ritorno negli Stati Uniti iniziò a parlare di questo musicista straordinario

conosciuto a Rio de Janeiro. Lo stesso Shorter, ammaliato dalla sua

musica, ne incise un pezzo, "Vera Cruz" in MOTO GROSSO FEIO edito per

la Blue Note nel 1970, restituendo la melodia del brano in tutta la sua

liricità e sconvolgente bellezza.

Ciò che colpiva il sassofonista del lavoro di Milton era la sensazione di un

suono che avesse uno spessore ed una intensità quasi materica ed allo

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stesso tempo evocativa, come un suono della natura, con la stessa forza

poetica e immaginifica. Era ciò che lui stesso otteneva con il sax soprano:

un suono che si realizzava a partire dalle sfumature del registro grave per

poi innalzarsi come sospinto verso l'alto, dialogando con tutta la musica

attorno.

Wayne Shorter proveniva dall'esperienza del secondo quintetto di Miles

Davis, con lo stesso Hancock, Ron Carter e Toni Williams, formazione in

cui aveva sperimentato una grande libertà formale e di interplay. Gli

strumenti del gruppo erano come delle voci che dialogavano

continuamente tra di loro raccogliendo le tracce armoniche, melodiche e

ritmiche di cui disseminarono le loro esibizioni. Il loro suono era frutto di

una continua ricerca espressiva e timbrica.

Era stato poi coinvolto nella svolta elettrica di Miles Davis, trovando, al

contrario di altri puristi del suono acustico del jazz, eccitante

quell'esperienza, ancora una volta soprattutto sonora.

Il sound elettrico di Miles inglobava elementi provenienti dalla cultura rock

e funky. Il groove della sua band era un tappeto ideale per una ulteriore

ricerca timbrica della tromba e del sassofono e di tutti gli strumenti in

generale.

Passando per questa esperienza Shorter formò poi con Joe Zawinul i

"Weather Report", probabilmente la più significativa formazione di

"fusion", autori di capolavori quali HEAVY WEATHER e BLACK MARKET.

Queste esperienze avvicinarono ancora di più Shorter ad una idea di

musica molto espressiva dal punto di vista sonoro, e libera formalmente,

in grado di mescolare con la più grande apertura mentale stili ed

esperienze musicali diverse.

Al di là di elementi formali ricorrenti quali i "vamp" su uno o due accordi

molto ricchi, la musica di queste esperienze fusion, quella dei "Weather

Report" ma forse anche di più delle formazioni elettriche di Miles Davis,

erano un continuum espressivo, nei casi peggiori monocolore, ma spesso

caratterizzate dal susseguirsi di emozioni esplosive o rarefatte. La musica

fluiva come interminabili suite classiche, come una fuga improvvisata di

diverse linee, sempre alla ricerca di un dialogo, di una espressività sonora

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e timbrica.

È in quest'ottica che vanno lette le parole di Herbie Hancock, il quale

riferendosi alla registrazione di NATIVE DANCER dice: "quando Milton

rientrava dopo un assolo di Wayne non riuscivi a distinguere più chi stava

suonando, perché Wayne cantava col sassofono e Milton suonava con la

voce, inseguendo le stesse sfumature timbriche e di registro". L'intesa

artistica tra Shorter e Milton era grandissima.

Nel luglio del 1974 Milton Nascimento insieme a Wagner Tiso e Robertinho

Silva si esibisce al Montreaux Jazz Festival insieme a Flora Purim, cantante

brasiliana e moglie di Airto Moreira, nonché vicina di casa degli Shorter

quando abitavano a New York. Fu questa l'occasione per una

collaborazione artistica tra il sassofonista americano e il musicista

brasiliano.

I brasiliani furono invitati a Malibù nella residenza degli Shorter, dove

soggiornarono per due sett imane. NATIVE DANCER ri f lette

quest'atmosfera di convivenza artistica sotto lo stesso tetto.

Il sassofonista aveva ripetuto più volte il suo desiderio di non realizzare un

disco stilisticamente "brasiliano" ma non impose alcuna idea ai suoi

compagni. Ebbe a dire: "La musica è come l'argilla. Ci entri dentro, ti ricavi

una nicchia e poi cerchi di venirne fuori facendo a pugni", questa è la sua

idea di una musica, semplicemente "espressiva".

Milton aveva invece chiesto e ottenuto che la sua composizione "Ponte de

Areia" fosse registrata e posta come primo brano del disco.

Il disco dunque si apre con la sua voce cristallina in falsetto punteggiata

dal solo piano che ne doppia la melodia. L'ingresso del basso e della

batteria crea un'atmosfera rilassata quasi pop che si rarefà all'ingresso del

soprano di Shorter, caricandosi poco a poco di grande drammacità

sottolineata da note lunghe. Il sax torna poi all'esposizione tematica

eseguita su un tappeto sincopato di percussioni. Ora Milton e Shorter

duettano all'unisono prima dell'ingresso di tutti gli strumenti.

"The Beauty and the Beast" é un funky urbano punteggiato ritmicamente

dal basso elettrico, la batteria e le percussioni. Milton pur avendo

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registrato la sua voce in tutte le tracce, non è presente nel mixing

definivo, né in questa traccia né in tutte quelle di cui non è l'autore.

Il terzo brano, "Tarde", ha la calma evocativa e sensuale di un tardo

pomeriggio. Le tastiere e la chitarra elettrica creano un contrappunto alla

chitarra classica che sostiene la voce di Milton. Il registro vocale si muove

nel range basso, e l'ingresso del sax da risalto alla armonia particolare del

brano. All'uscita del solo, ecco la voce di Milton esplorare il registro acuto

duettando col sassofono, crescendo ancora fino all'uso del falsetto usando

note lunghe come background al fraseggio non continuo di Shorter.

"Miracle of the Fishes" é una composizione di Milton che in patria subì una

pesante censura, e che spinse il cantante all'uso della voce come uno

strumento, vocalizzando le melodie. Ancora una volta il falsetto del

brasiliano punteggia un fraseggio del sassofono ora molto nervoso e

caratterizzato da frasi molto veloci prima nel registro medio grave

levandosi poi a metà del solo in un range molto acuto raggiungendo

l'altezza del canto di Milton creando un climax di rara bellezza espressiva.

"Diana" è una composizione di Shorter dedicata alla figlia appena nata di

Flora Purim e Airto Moreira, è una ballad molto evocativa. Il sassofono è

accompagnato dal piano che gradualmente si impossessa della melodia. Il

mixing del pezzo con un effetto particolare al sax e ai piatti della batteria

suonati coi mallet danno all'intera esecuzione un carattere drammatico,

quasi di urgenza espressiva.

Il brano successivo "From the Lonely Afternoons" è ancora una

composizione del brasiliano. Già dall'intro è riconoscibile un sound che

lascerà il segno. È sufficiente ascoltare "Have you heard" del "Pat Metheny

Group", nel disco che per il chitarrista americano vuole essere un suo

omaggio alla musica brasiliana, LETTER FROM HOME, per ascoltare la

grande influenza di queste sonorità e scelte ritmiche e per l'uso della voce

che vocalizza la melodia.

"Ana Maria" è una composizione di Shorter scritta per la moglie. Come gli

altri di cui è autore è una composizione interamente strumentale. Il tema

è esposto dal soprano quasi romanticamente, assecondando le note

lunghe, muovendosi pacatamente sulla sezione ritmica che alterna

momenti più fluidi a sottolineature più marcate. Il solo inizia da un climax

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per farsi sempre più rarefatto sfumando insieme agli altri sul finale. È uno

dei pezzi più belli e suggestivi dell'intero album. Lo stesso Milton,

restandone affascinato, lo riprenderà in un album a suo nome.

Il penultimo brano di NATIVE DANCER è "Lilia", canzone scritta da Milton

per la madre. Il brano inizia con un riff della tastiera poi doppiato dal

basso elettrico all'ingresso della sezione ritmica; la voce di Milton vocalizza

in falsetto una melodia arabeggiante. Il tema si presenta con due diverse

atmosfere, una più cupa e l'altra più gioiosa e aperta sottolineata dalla

chitarra che esce sia ritmicamente che timbricamente sugli altri strumenti.

Il solo di Shorter esalta la parte più cupa, fraseggiando su di un vamp di

un solo accordo. La parte finale vede al solito un duetto tra il sassofonista

e il brasiliano in un ipnotico crescendo. Questa è una canzone molto

ripresa dai musicisti di tutto il mondo. Si ascolti ad esempio la splendida

versione per chitarra solo in SOLO SESSION VOL.1 di Nelson Veras

chitarrista brasiliano naturalizzato francese; nel suo primo disco suona

anche una bellissima "Ana Maria".

L'ultima composizione del disco, "Joanna's theme" è firmata da Herbie

Hancock, ed è tratta dalla colonna sonora de "il giustiziere della notte".

Dopo un intro di piano solo molto ricco armonicamente, con la mano

sinistra che esegue rigogliosi arpeggi contrappuntisticamente alla melodia,

il soprano di Shorter esegue il tema liberamente, accompagnato dalla una

sezione ritmica, compresa la chitarra, che sottolinea emotivamente, con

dei crescendo di piatti e rullate, il suo andamento. Il registro del sassofono

varia dal registro grave a quello acuto in relazione al dipanarsi della

melodia.

Nelle note di copertina lo stesso Wayne Shorter scrisse che durante la

registrazione dell'album: "l'onesta e l'autenticità avevano vinto".

Il disco fu accolto in modo differente dalla critica musicale che si divise tra

chi lo trovava addirittura ingenuo e monocorde, e chi al contrario lo

reputava sfrontato e molto ricco dal punto di vista armonico e ritmico.

Quello che è certo è che NATIVE DANCER raggiunse il duplice risultato di

avvicinare intere generazioni di musicisti brasiliani al jazz nord americano

ed in particolare ai dischi di Wayne Shorter prima e dei "Weather Report"

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poi, ed ebbe il merito, senz'altro grande di aver presentato Milton

Nascimento e la sua musica al mondo intero.