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EDITORIALE Tante novità, nessuna novità VOCI DAL PALAZZO DI GIUSTIZIA L’insediamento del Consiglio dell’Ordine HISTORIA ET ANTIQUITATES Dal “Diario napoletano” la cronistoria di un efferato delitto e della sua terribile punizione NOTIZIE DAL CONSIGLIO Obbligatoria, dal 20 marzo 2011, la mediazione finalizzata alla conciliazione nelle controversie civili e commerciali Anno VII N° 1 • Poste Italiane - spedizione in a. p. - art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Direzione Commerciale - Napoli EDITORIALE Tante novità, nessuna novità VOCI DAL PALAZZO DI GIUSTIZIA L’insediamento del Consiglio dell’Ordine HISTORIA ET ANTIQUITATES Dal “Diario napoletano” la cronistoria di un efferato delitto e della sua terribile punizione NOTIZIE DAL CONSIGLIO Obbligatoria, dal 20 marzo 2011, la mediazione finalizzata alla conciliazione nelle controversie civili e commerciali

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VOCI DAL PALAZZO DI GIUSTIZIAL’insediamento

del Consiglio dell’Ordine

HISTORIA ET ANTIQUITATESDal “Diario napoletano”

la cronistoriadi un efferato delitto

e della sua terribilepunizione

NOTIZIE DAL CONSIGLIOObbligatoria,

dal 20 marzo 2011,la mediazione finalizzata

alla conciliazione nellecontroversie civili

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NOTIZIE DAL CONSIGLIOObbligatoria,

dal 20 marzo 2011,la mediazione finalizzata

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Periodico Trimestraledell’Ordine degli Avvocatidi Nocera InferioreRegistrazione presso il Tribunaledi Nocera Inferioren. 184 del 23.02.2004

PresidenteAniello Cosimato

Direttore EditorialeLuigi Ciancio

Direttore ResponsabileMarianna Federico

Comitato di RedazioneAngela AbrunzoSilvio CalabreseAngela CisaleMaria CoppolaGianluigi DiodatoOrnella FamigliettiGianluca GranatoMarco MainardiOlindo LanzaraPiervincenzo PacileoVincenzo Vanacore

Segretario di RedazioneMassimo De Martino Adinolfi

Hanno collaborato a questo numeroBarbara BarbatoFrancesca Del GrossoMaria Grazia IannielloAntonia MarchinoMariella OrlandoValentina SalucciElisa Sava

Proposte e suggerimenti ai contattiOrdine degli Avvocatidi Nocera InferioreTel./Fax 081.929600 - 081.927432e.mail:[email protected]

Progetto grafico a cura diMarianna Federico

Il materiale per la pubblicazione,che dovrà essere inviato su supporto magneticoformato Word, non sarà restituito

In copertina:Angri, particolare del Monumento ai Cadutie del castello DoriaFrottage dalle foto di Giuseppe Buongiornoe Giovanni Ferrentino

Realizzazione EditorialeAltrastampa Edizionicell. [email protected]

© 2010 FotoAltrastampa Edizioni

© 2010 TestiOrdine degli Avvocatidi Nocera Inferiore

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Luigi CiancioEditoriale 4

VOCI DAL PALAZZO DI GIUSTIZIA

la redazioneL’insediamentodel Consiglio dell’Ordine 6

Le Toghe d’Onore e la Borsa di studioTessa Guerra 9

GIURISPRUDENZA

Barbara BarbatoLavoro subordinato, contratti a tempodeterminato, ragioni di caratteresostitutivo, onere di specificazione:il nominativo del sostituito 13

Maria CoppolaÈ illegittima la procedura diespropriazione per pubblica utilitànei casi in cui si ometta di informaretempestivamente i privati dell’avviodel procedimento 15

Antonia MarchinoSeparazione giudiziale, affidamentocondiviso, determinazione assegnodi mantenimento del minore 16

Mariella OrlandoTARSU. Nel caso di locali inmultiproprietà il pagamentodell’imposta è a carico di chioccupa o detiene i locali 18

Piervincenzo PacileoLa presunzione di veridicità degliestratti conto bancari 19

Piervincenzo PacileoAzione revocatoria ordinaria:presupposti per la legittima esperibilità 20

DOTTRINA

Angela CisaleIl falso giuramento nel processo civile:risvolti penalistici 23

Francesca Del GrossoLa P.A. ed il settore giustizia trainformatizzazione e digitalizzazione 25

Maria Grazia IannielloLa tutela del creditore nella cessioned’azienda: il trasferimento dei debiti 27

Valentina SalucciLa translatio iudicii alla lucedella legge n. 69 del 2009 29

Elisa SavaAste on line 35

HISTORIA ET ANTIQUITATES

Gianluca GranatoDal “Diario napoletano” diCarlo De Nicola, la cronistoriacittadina di un efferatodelitto e della sua terribile punizione 38

NOTIZIE DAL CONSIGLIO DELL’ORDINE

la redazioneObbligatoria, a partiredal 20 marzo 2011,la mediazione finalizzataalla conciliazionenelle controversie civili e commerciali 42

Riattivato il serviziodelle sentenze on line 46

Banche dati giuridiche on linepresso gli sportelli informatividell’Ordine 47

Statistiche iscritti 48

Fregio di portaledi palazzo gentilizioad Angri.

anno VII n. 1 marzo 2010

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5 marzo 2010

Tante novità, nessuna novità.

Iniziamo il settimo anno di pubblicazione diquesta rivista.Un traguardo che, quando abbiamo dato vita aquesta avventura, sembrava insperato ed irrag-giungibile. Invece, grazie alla perseveranza dipochi e capaci collaboratori, si è riusciti ad assi-curare alla Classe Forense un prodotto di qualitàche ha meritato pur’anche la citazione su altre epiù ragguardevoli riviste.Questo numero si caratterizza per una serie dinovità che andiamo ad elencare analiticamente.Una nuova copertina, come per gli anni prece-denti, scelta attraverso un referendum tra i letto-ri che hanno dato la preferenza al castello Doriadel Comune di Angri, un monumento risalenteal 1290 quando Carlo II d’Angiò assegnò il feudodi Angri al milite regio Pietro De Braheriis.Successivamente dopo diversi passaggi, il feudo equindi anche il castello finirono nelle mani deiDoria nell’anno 1613.Attualmente è sede del Municipio.Nuovi collaboratori assicureranno la pubblicazione della rivista anche per questo prossimo biennio edagli stessi si esprimono i ringraziamenti più sentiti; così come pure a chi, per autonoma decisione, hadovuto rinunciare alla collaborazione.Un nuovo Consiglio dell’Ordine è stato eletto dagli iscritti all’Albo che hanno partecipato a questa tor-nata elettorale in maniera massiccia, per come rilevasi dalla cronaca che più diffusamente si pubblica inaltra parte della rivista.Agli eletti un augurio ed una raccomandazione.L’augurio di ricoprire la carica cui sono stati delegati con passione ed impegno; la raccomandazione dilavorare nell’interesse della Classe Forense che, oggi più che mai, necessita di certezze e di decisioni.La nomina del Dott. Gianfranco Izzo a capo della Procura del nostro Tribunale ha colmato il vuotolasciato dal Dott. Domenico Romano che è stato collocato in pensione unitamente al Presidente Dott.Guglielmo Amato.Infatti il nostro Tribunale, per fatale coincidenza, si è visto privato dei suoi vertici quasi contempora-neamente.Ai Dottori Amato e Romano il ringraziamento per quanto hanno saputo fare, sia pure tra mille diffi-coltà, negli Uffici Giudiziari da loro diretti ed a favore della utenza del Circondario. Al nuovo Procuratore Capo il saluto di benvenuto della intera Classe Forense con la quale, ci si augura,potrà instaurare rapporti di incisiva collaborazione.E non costituisce sicuramente una novità il rito celebrativo di apertura dell’anno giudiziario, già vistotante volte.Una cerimonia con la quale, in pratica, si celebra la emergenza nazionale della Giustizia con cifre chefanno rabbrividire perché destinate a peggiorare sempre di più.La fotografia della realtà giudiziaria italiana rappresenta uno stato di disagio avvertito soprattutto daicittadini che inutilmente sperano che si dia una celere risposta alla loro domanda di giustizia.Un rosario di cifre, di lungaggini e diritti negati, quello snocciolato dal Procuratore Generale dellaCassazione che evidenzia come nel nostro paese il numero degli Avvocati cresca di pari passo col con-tenzioso ed aumenti il conflitto tra le istituzioni.Una sorta di guerriglia continua tra Avvocati e Magistrati, tra questi ultimi ed il potere politico e nonpoche volte tra Magistrati e Magistrati.Il tutto in attesa di una riforma del sistema giudiziario da tutti auspicata a parole, ma, probabilmente,mai concretamente voluta e seriamente realizzata.Nell’intanto si consuma il calvario di una giustizia alle prese con i perenni e quotidiani problemi dellamancanza di risorse umane e finanziarie. Auguriamoci di non doverne celebrare anche il de profundis.

4 marzo 2010

Editorialedi Luigi Ciancio

Facciata posterioredel castello Doria ad Angri.

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costituisce il riconoscimento più alto per il lavorosvolto, nello scorso biennio, un attestato, che cionora fornendoci gli stimoli per continuare adoperare con lo stesso fervore nell’interesse dellaClasse Forense. L’impegno profuso nella passataconsiliatura è stato costante e concreto, svoltocon grande sacrificio da parte di tutti e concretiz-zatosi non solo con il puntuale assolvimento deimolteplici ed impegnativi compiti istituzionali,per legge demandati al Consiglio - le pratiche diufficio, il gratuito patrocinio, procedimenti disci-plinari, la formazione, l’informazione previden-ziale, i rapporti con gli uffici giudiziari - ma anchedi quei compiti ulteriori che per esigenze contin-genti occorre assolvere. Tali attività hanno richie-sto nel corso del passato biennio una presenzacostante e fattiva. Anche l’azione di questo neoeletto Consiglio sarà ispirata alla massima traspa-renza ed allo spirito di continuo servizio a tuteladegli interessi degli iscritti e della dignità dellaprofessione forense. Il Consiglio sarà presente sututte le problematiche riguardanti l’avvocaturasia a livello nazionale che locale ponendosi, comeper il passato, quale una delle parti del complessorapporto quotidiano della gestione del settore,che manifesta la propria disponibilità a discuteree a valutare con la Magistratura e con il personaleamministrativo le problematiche quotidiane, alfine di elaborare le soluzioni adeguate e razional-mente meno onerose. Sappiamo di poter contaresulla disponibilità degli organi direttivi dellaMagistratura del circondario, con i quali trovarenel breve e lungo periodo le migliori soluzioni inuna rinnovata cordialità di rapporti, che nascedalla reciproca considerazione e dal conseguenterispetto delle funzioni.Aspettiamo fiduciosi idonei interventi politici ingrado di eliminare o correggere quelli emanatinella scorsa legislatura, senza concertazione alcu-

na con i vertici forensi che hanno seriamenteminato la dignità dell’avvocatura, devota per cul-tura, costume ed appartenenza ai valori dell’auto-nomia, dell’indipendenza e della libertà.Basti ricordare la possibilità di derogare ai mini-mi di tariffa che costituiscono una garanzia per ilcittadino, l’introduzione del patto di quota lite,che fa diventare socio della parte l’avvocato sna-turandone la funzione e l’abolizione del divieto dipubblicità. Alcuna attenzione è stata prestata daparte del Ministero della Giustizia ai problemiatavici che affliggono questo tribunale, dovutiprima di tutto alla scarsità di personale ammini-strativo rispetto al notevole carico di lavoro, almancato adeguamento della pianta organica deimagistrati ed infine al mancato rimborso dellespese anticipate dal solo Comune di NoceraInferiore. Continuerà l’attività tendente a fornireai giovani praticanti le necessarie cognizioni perpotere affrontare, con sufficiente tranquillità, l’e-same di abilitazione alla professione forense,mediante i corsi intitolati alla memoria del com-pianto collega Michele Ciarlo, nell’ambito deiquali è stata istituita una Borsa di studio allamemoria di Teresa Guerra, già autorevole rappre-sentante di questo Consiglio. Porteremo, inoltre,in Commissione di manutenzione il nostro con-tributo, affinché la disposizione degli spazi e laripartizione fra i settori civile e penale sia la piùfunzionale possibile, affinché anche il nostroConsiglio possa ottenere una degna sede, attesoche ciò non costituisce una richiesta audace di unoptional, bensì il rispetto di una precisa disposi-zione di legge. Siamo pienamente entrati in unanuova fase che richiede un fervore ancora più altoed un impegno ancora più forte per allinearci adun giusto orientamento che considera gli Ordinisempre più come garanti delle qualità professio-nali dei propri iscritti. La formazione permanente

7 voci dal palazzo di giustizia marzo 2010

la redazioneH

L’insediamentodel Consiglio dell’Ordine.

Il giorno 30 gennaio si è rinnovato il Consigliodell’Ordine degli Avvocati di Nocera Inferiore peril biennio 2010-2011, con due importanti novità.Hanno, infatti, lasciato la compagine consiliare,rinunciando alla candidatura, gli avvocati LuigiGabola e Giovanni Longobardo. I due volti nuovisono quelli dei colleghi Matilde Squillante eAlessandro Vella. L’assemblea elettorale del 29 gennaio, proseguitail giorno successivo, ha visto l’intensa partecipa-zione degli iscritti. L’83,4% degli aventi diritto haespresso il voto dando la preferenza in netta mag-gioranza alla lista capeggiata dal Presidenteuscente Aniello Cosimato. Quest’ultimo ha otte-nuto da solo 903 voti, circa il 92% delle preferen-ze. Subito dopo si è piazzata Anna De Nicola con804 voti e a seguire gli avvocati: Rosanna Pacelli777, Francesco Bonaduce 753, Paola Lanzara 743,Gerardo Ranucci 742, Alessandro Vella 736,Renato Diodato 733, Luigi Ciancio 730, RinoCarpinelli 726, Giuseppe Buongiorno 714,Matilde Squillante 695, DomenicantonioSiniscalchi 682, Antonio Ferrentino 675,Vincenzo Barbato 664. I lavori assembleari hanno visto l’elezione dei 15componenti del Consiglio senza la necessità dielezioni di ballottaggio, avendo la lista delPresidente ottenuto ben oltre la maggioranzaassoluta delle preferenze validamente espressedagli iscritti. Primo dei non eletti il collega Eliodoro Alfanocon 331 voti, e a seguire Vincenzo Sirica 313 eAntonio Pentangelo (21/08/1955) 277.Una menzione particolare merita il seggio eletto-rale, brillantemente presieduto, come aveva peral-tro già fatto nelle ultime due tornate elettorali,dall’avv. Mario Cretella, coadiuvato da PasqualeZambrano, in qualità di vice Presidente, NicolaCalifano, quale Segretario, Antonio Memoli,Diego Francavilla, Sonia Cocco, Angela Bottillo,Salvatore Fezza, Teresa D’Alessandro, AntonioScarpato, Vincenzo Mansi, Francesca Manchia,Marianna Amore, quali componenti.Va ricordato che, oltre alla elezione del nuovoConsiglio, l’assemblea ha provveduto all’approva-zione della relazione del Presidente sul biennioappena trascorso e del Conto Consuntivo relativoall’anno 2009, redatto dal Consigliere Tesoriere,avvocato Luigi Ciancio. Il 4 febbraio scorso il Consiglio ha eletto peracclamazione le cariche sociali, confermando

quelle del precedente biennio.Il giorno 27 febbraio 2010, alle ore 10.30, nell’au-la “Emilio Alessandrini” del Palazzo di Giustiziadi Nocera Inferiore si è tenuta la cerimonia diinsediamento del Consiglio dell’Ordine degliavvocati di Nocera Inferiore per il biennio 2010-2011.Sono stati premiati, inoltre, con la Toga d’Onoregli avvocati Augusto Santoro e Barbara Barbato,per aver conseguito, rispettivamente nelle sessionid’esame d’avvocato del 2006 e 2007, il migliorrisultato tra i candidati del Circondario di NoceraInferiore. Sono state consegnate, altresì, la Borsa di studiointitolata all’avvocato Tessa Guerra e le pergame-ne ricordo ai colleghi premiati con la Togad’Onore dall’anno 1997 al 2007, gli avvocati:Carmine Giordano, sessione d’esame 1996;Chiara Falcone, sessione d’esame 1997; AgneseTorre, sessione d’esame 1998; ImmacolataBrengola, sessione d’esame 1999; Rita Amarante eMariarosaria Cutolo, sessione d’esame 2000;Giuseppe Cuomo, sessione d’esame 2001;Raffaele Giacomaniello, sessione d’esame 2002;Giovanni Castaldi e Valeria Costabile, sessioned’esame 2003; Gemma De Filippo, sessione d’esa-me 2004; Luca Forni e Alfonso Galuzzo, sessioned’esame 2005; Augusto Santoro, sessione d’esame2006; Barbara Barbato, sessione d’esame 2007.A conclusione della cerimonia sono stati ricorda-ti gli avvocati scomparsi nell’ultimo biennio. IlPresidente, insieme a chi ne ha condiviso la quoti-dianità della vita non solo professionale, ha trac-ciato la memoria degli avvocati PancrazioBellacosa, Antonello Mancuso, CarmineSquillante, Luigi Tolino e Raffaele Villani.La cerimonia ha avuto inizio con la rituale letturada parte del Consigliere Segretario, avv. Anna DeNicola, del verbale di insediamento del Consigliodel 4 febbraio 2010, ha poi preso la parola ilPresidente avv. Aniello Cosimato, di cui riportia-mo di seguito l’intervento. A margine dell’inter-vento del Presidente riportiamo i contributi fattipervenire alla redazione dai premiati con la Togad’Onore e con la Borsa di studio “Tessa Guerra”.

La relazione del Presidente Aniello Cosimato.Autorità, Signore, Signori, Colleghi,si celebra oggi, come è tradizione del Foro noceri-no, l’insediamento del Consiglio dopo la recentetornata elettora1e, il nono dall’istituzionedell’Ordine Circondariale e nella composizioneappena letta dal Consigliere Segretario.Ringrazio tutti per la partecipazione.Un ringraziamento doveroso e sentito lo rivolgoai colleghi, che hanno, con il loro voto, determi-nato l’elezione di questo Consiglio; la loro stima

marzo 2010

Voci dalPalazzo di Giustizia

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Il Consiglio dell’Ordine.

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A conclusione di queste cerimonie vogliamo com-memorare cinque cari colleghi scomparsi nel tra-scorso biennio. Come le manifestazioni preceden-ti anche questa riguarda la famiglia dell’avvocatu-ra, perché essi appartengono a tutti noi, rimango-no come ricordi che danno forza e speranza alnostro futuro, perché anche in questo caso ilfuturo ha il cuore del passato. Ricordo con acco-rata nostalgia Pancrazio Bellacosa, AntonelloMancuso, Carmine Squillante, Luigi Tolino eRaffaele Villani. Ero a loro legato da veri senti-menti di amicizia.Pancrazio Bellacosa, avvocato che ha onorato latoga per la sua notevole statura professionale, perle sue doti intellettuali e per la dignità che ispira-va il suo comportamento. Si era affermato nell’a-rengo civilistico, anche se a volte aveva sconfinatocon successo in quello penalistico. Le grandi sod-disfazioni della sua vita erano costituite dai figli,due valentissimi avvocati Adriano e Maurizio,Alfonso un medico stimato, ricercatore apprezza-to anche all’estero, Massimiliano valente com-mercialista, ne parlava molto con giusta fierezza,anche se a loro non elargiva troppi complimenti. Antonello Mancuso, di lui ricordiamo i trattisalienti nella riservatezza e nella discrezione, laforza d’animo e la grande compostezza con cuiaffrontò il male incurabile che lo portò alla mortenel pieno della sua vita professionale, svolta congrande dedizione e serietà. Aveva molto sofferto,ma di lui non potremo mai dimenticare il suo sor-riso e l’affettuosa comprensione verso i problemidegli altri, ben minori dei suoi.Ricordo Carmine Squillante con immensa com-mozione, per essere stato con lui in Consiglio persei anni, condividendone soddisfazioni, ansie equalche amarezza. Carmine era buono, compren-sivo, talvolta severo e sapeva esprimere in ognimomento della sua vita quel grande principiodella lealtà che si sostanzia nell’assoluto rispettodella parola data. Il tratto più importante dellapersonalità di Carmine era, senza dubbio, quellodella sincerità nei rapporti con i colleghi, i quali,in special modo i giovani, sempre gli tributaronosentimenti di stima che costituirono la base dellesue elezioni al Consiglio dell’Ordine. A te Matilde,che fai parte dello stesso consesso, a cui tuo padreha dato un forte contributo di saggezza e di equi-librio, il compito di perpetuarne la cara memoriasoprattutto ispirandoti a suoi insegnamenti.La scomparsa improvvisa ed immatura di GinoTolino, come quella di Antonello ha colpito pro-fondamente l’Ordine di Nocera Inferiore.Lo ricordiamo con vivo rimpianto quando conpiglio deciso affrontava ogni questione giuridicache gli veniva prospettata, segno di grande scru-polo e spiccata serietà con cui gestiva gli interessi

della parte assistita in udienza, e conclusa laquale, amava intrattenersi con il contraddittorein un rapporto leale di amichevole colleganza. Dilui ci rimane l’immagine di un uomo che era nellagiovanile pienezza delle sue energie fisiche oltreche spirituali, che da ogni suo sguardo, da ognisua parola esprimeva la gioia di vivere. Proprioquesto ricordo voglio trasmettere in special modoalla moglie, collega, Veronica La Mura e ai suoiamati figli.Raffaele Villani ha sempre espresso il meglio di sestesso con l’attenzione, lo scrupolo e lo studioogni qualvolta difendeva gli interessi di un clien-te, con quell’eleganza che gli era congeniale nonsolo negli scritti difensivi, ma anche nel porta-mento e nel tratto da galantuomo. Ricordo quan-do si intratteneva con altri colleghi per parlare diquestioni giuridiche esaminandole negli aspettipiù reconditi con passione ed entusiasmo, alloscopo di trovare le soluzioni più adeguate al casoche gli veniva prospettato.Da questi cinque carissimi colleghi ritengo diavere avuta una preziosissima, vera amicizia; con-sidero oggi un privilegio, anche se venato da tri-stezza, ricordarli perché essi rientrano in quelloche è il più vasto ambito della tradizione essen-ziale della storia recente di questo Foro.Rinnovarne la memoria è per noi un dovere, per-ché l’uomo senza tradizioni è come una piantadalle piccole radici destinata a soccombere alprimo soffio di vento.

Le Toghe d’Onore e la Borsa di studio“Tessa Guerra”.

Augusto Santoro, Toga d’Onore, sessione d’e-same 2006.È con umiltà e gratitudine ma con altrettantagioia ed emozione che ricevo questo premio tantoimportante e ricco di significati; un premio cheper me assume un valore non solo simbolico.Come si conviene, vorrei innanzitutto ringraziarecoloro i quali hanno reso possibile il conferimen-to della Toga d’Onore: in primis il Consigliodell’Ordine e per esso il suo Presidente e, senzapretesa di esaustività, tutti coloro i quali hannovoluto presenziare.Vedo tra i presenti gli amici di sempre ai qualirivolgo un caro saluto ed il sincero ringraziamen-to per aver voluto partecipare all’evento.Quest’oggi, a mio avviso, la cerimonia di premia-zione assume il sapore degli eventi importanti e diquei giorni che sono destinati a rimanere nellamemoria di chi, come me, vive con piacere edonore le emozioni legate alla propria professione.C’è un filo conduttore simbolico che unisce tutti

si rende necessaria per il raggiungimento di ade-guati livelli di preparazione, perché l’aggiorna-mento non rappresenta soltanto un dovere deon-tologico ma un vero e proprio diritto dell’avvoca-to. Questi compiti dovranno essere svolti in con-dizioni di piena autonomia ed indipendenza, intal modo l’avvocatura, mediante un adeguatolivello etico e culturale, potrà riappropriarsi delruolo socialmente rilevante che le compete, per-ché solo su questa consapevolezza potrà costitui-re un rapporto positivo con la società. Un dovero-so ringraziamento lo formulo ai consiglieri eletti.Primo fra tutti al Consigliere Anziano GerardoRanucci, che con grande precisione si è occupatodel gravoso incombente del gratuito patrocinio aspese dello Stato, senza fare mai mancare con lasua assidua presenza un apporto di saggezza e diequilibrio.Al Consigliere Segretario Anna De Nicola, peravere assolto con estrema puntualità agli impegniche la carica ricoperta impone e a quelli relativialla formazione.Al Consigliere Tesoriere Luigi Ciancio, per avereadeguato il sistema contabile del Consiglio aquello tenuto dagli enti pubblici e per avere inol-tre diretto e coordinato il comitato di redazionedella rivista consiliare “Omnia Iustitiae”, che haottenuto apprezzamenti da altri Ordini Forensi.Ai Consiglieri Paola Lanzara e AntonioFerrentino per il massimario delle sentenze civilidel Tribunale di Nocera Inferiore, al ConsigliereFrancesco Bonaduce per quello penale, ancora aFrancesco Bonaduce per il Coordinamento dellaCommissione affari penali, ai cui lavori ha fatti-vamente e concretamente partecipato ilConsigliere Giuseppe Buongiorno, in specialmodo per la formazione del protocollo delleudienze e per la liquidazione delle competenze.Ringrazio i consiglieri Vincenzo Barbato, che oggiè un festeggiato, e Renato Diodato per l’impegnoprofuso in relazione alle problematiche afferentialla Sezione Lavoro.I consiglieri Rino Carpinelli e DomenicantonioSiniscalchi per l’impegnativo compito svolto rela-tivamente ai pareri su parcelle, il consigliereRosanna Pacelli per i rapporti con l’ufficio delGiudice di Pace.Un saluto particolare ed affettuoso lo rivolgo aicolleghi Matilde Squillante e Alessandro Vella,che sono entrati a far parte di questo consesso edevo dire, come ho avuto modo di constatare giàdalle prime adunanze, con grande spirito propo-sitivo. Ritengo che i colleghi eletti daranno all’av-vocatura del circondario quel grande contributoumano e professionale tale da farle ricoprire quelruolo di primaria importanza che le competenella società civile.

Il Consiglio premia oggi, con la Toga d’Onoreintitolata alla memoria del compianto avvocatoPaolo Caruso, i colleghi Augusto Santoro eBarbara Barbato, che fra i candidati del circonda-rio hanno ottenuto i migliori risultati rispettiva-mente nelle sessioni d’esame di avvocato 2006 e2007 e consegna una pergamena ricordo ai vinci-tori della Toga d’Onore delle scorse sessioni, oraaffermati avvocati. Saluto con immutato affettola signora Brunella Sarno vedova dell’avvocatoPaolo Caruso e le famiglie dei premiati che vivonoa ragione un momento di grande soddisfazione. L’avvocatura del circondario ed il Consiglio sistringono oggi in una sorta di abbraccio idealeintorno ai colleghi Augusto Santoro e BarbaraBarbato esternando loro tutta la propria stima edaffetto ed additandoli ad esempio per la lorodedizione allo studio, grazie ai continui insegna-menti degli avvocati Gaetano Battipaglia eVincenzo Barbato, rispettivi maestri. Sono duegiovani che ho il piacere di conoscere e stimareper la loro preparazione non solo giuridica maanche per i loro comportamenti sempre ispirati asolidi principi deontologici, che consentirannoloro di iniziare la professione forense con dignitàdecoro e libertà.Dignità e decoro, termini che avete pronunciatoal momento del giuramento, non costituisconoconcetti vaghi, ma si riferiscono ad uno statusperché sono associati alla dignità umana, perso-nale, sociale.Libertà quando è riferito alla professione signifi-ca che il professionista, in quanto libero, deveessere indipendente giuridicamente, perché laprofessione non può essere svolta con il vincolodella subordinazione morale, perché l’avvocatonon può subire o accettare vincoli o limitazioninell’esercizio della sua attività.Il Consiglio li addita ad esempio, nel momento incui entrano a pieno titolo nell’avvocatura ispiratida quei principi appena enunciati, ai giovani chesi apprestano a sostenere l’esame di avvocato aloro rivolgo il nostro augurio.Il Consiglio premia oggi anche una giovane colle-ga, Nunziatina Agovino, quale vincitrice delCorso di preparazione all’esame di avvocato inti-tolato alla memoria del collega Michele Ciarlo. Alei l’augurio di una vita professionale densa disoddisfazioni.Ritengo questo il momento più esaltante perricordare a tutti la figura degli avvocati PaoloCaruso e Michele Ciarlo, a loro va il nostro pen-siero nella consapevolezza che degnamente inquesto modo onoriamo la loro cara memoria.Vi auguro che al risultato ottenuto se ne possanoaggiungere altri significativi ed importanti, forie-ri di sempre maggiori soddisfazioni.

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miata, perciò perdonatemi se da quanto andrò arappresentare, traspare tutta la mia emozione.In primo luogo è doveroso un accorato ringrazia-mento al Presidente ed al Consiglio per il ricono-scimento attribuitomi ed un sentito augurio aisuoi membri per il lavoro che li attende, affinchécontinuino a rappresentarci con orgoglio e lustronelle sedi istituzionali. Un saluto da parte mia,inoltre, va a tutte le personalità intervenute.All’inizio ho intrapreso la carriera dell’avvocaturasia per inerzia, essendo figlia d’arte, sia per il fasci-no che la toga ha sempre avuto su di me.Di certo non mi aspettavo di ricevere questoambito riconoscimento, di cui sentivo parlarecome un traguardo irraggiungibile, anche per leindubbie capacità che hanno i precedenti colle-ghi, che pure ne sono stati insigniti.Trovarmi, quindi, nello stretto novero di coloro iquali possono fregiarsi di questa peculiarità miriempie di orgoglio e soddisfazione.Tale riconoscimento è di certo dimostrativo deisacrifici ai quali la nostra antica arte ci impone.Sul tema posso dire di aver sempre vissuto e divivere quotidianamente l’esempio di mio padreche, a mio avviso, incarna tante di quelle qualitàche ritengo un avvocato debba avere e che spero dipoter rafforzare in me di giorno in giorno, per ilresto della carriera. Tenacia, convinzione nei pro-pri mezzi, passione, ricerca del senso di giustizia,assistenza alle problematiche altrui: ecco alcunecaratteristiche che ho appreso da mio padre e cheritengo che ognuno, che si fregi del nostro titolo,debba avere.A mio parere, questo colloca l’avvocatura su unpiedistallo di privilegio rispetto a tante altre pro-fessioni una volta definite nobili, in quanto ponedi fronte a noi problematiche varie sia di naturafattuale, sia strettamente attinenti all’applicazio-ne ed interpretazione delle norme giuridiche delnostro ordinamento nel conflitto delle parti incontesa. Nel mio, ancora breve, excursus formati-vo, ho capito che le vicende vanno affrontatesotto molteplici aspetti e che tanti di questiriguardano i continui rapporti interpersonali conle svariate categorie di soggetti, con le quali quo-tidianamente ci dobbiamo confrontare. Pensoche questo sia proprio l’aspetto più difficile, poi-ché ci obbliga anche ad un difficile ruolo dimediazione e di sintesi che ci impone anche unadattamento e, a volte, una costrizione, di quelleche sono le nostre peculiarità caratteriali. Nonavrei mai pensato di poter essere qui oggi a rice-vere il simbolo della nostra professione, a mag-gior ragione se analizzo il modello di selezionedegli avvocati, così come è stato strutturato dalnostro legislatore.Ed invero, sono sicura che l’esame che ci impone

l’accesso all’avvocatura sia di quanto più inadattopotesse essere concepito. Non starò qui a ricorda-re a tutti voi quella nefasta “tre giorni”, ma sonosicura di poter affermare che con siffatte modali-tà nessun candidato abbia l’opportunità di espri-mere al meglio ed in pieno le proprie capacità.Nonostante ciò, l’esito per me, come per miasorella Daniela che pure l’ha sostenuto e superatobrillantemente nella stessa sessione, è stato favo-revole e fortunato, ma non posso pensare chesicuramente tanti tra i miei amici e colleghi, cheinvece sono stati respinti, non avevano e nonhanno la preparazione per fregiarsi del nostrotitolo ed ai quali auguro di cuore di riuscirci alpiù presto.All’uopo, mi permetto di compulsare il Consiglioaffinché trovi la forza di portare nelle sedi oppor-tune la voce di tanti giovani, in quanto i progettidi riforma all’accesso alla professione, pare chenulla di buono faccia intravedere per il futuro. Miriferisco al fatto che esso non andrà a garantirel’effettiva formazione dei nuovi avvocati, ma anzinon farà altro che tarpare le ali a chi non sarà for-tunato, senza avere la certezza che coloro i qualiinvece riusciranno ad accedere saranno davverocosì in gamba da poter svolgere l’attività forense.Il nuovo sistema, in definitiva, mi appare ancorapiù iniquo, poiché la formazione di giovani allaprofessione, va radicalmente strutturata ed anco-rata alle università, dove il percorso non deve esse-re meramente nozionistico, ma anche pratico estrettamente finalizzato alla creazione di “avvoca-ti”.La specializzazione, quindi, deve essere svolta amonte, dividendo, fin dagli anni dell’università, ifuturi operatori del diritto, a seconda delle diffe-renti attività che la scienza giuridica comprende. Al conseguimento della laurea, in ogni caso, hopensato che il più fosse fatto, ma poi ho capitosubito che a confronto l’iter universitario erastato una “passeggiata di salute”!Il mio percorso formativo, infatti, per come giàaccennato, si dipana nello studio che mio padre,Enzo Barbato, all’incirca una quarantina d’annifa ha creato dal nulla, non avendo lui avuto la for-tuna che ho io come figlia.Uno studio che ha rappresentato e rappresentaun punto di riferimento per tanta clientela chemio padre ha saputo tenere ancorata a sé nelcorso degli anni grazie a quelle indubbie capacitàed a quello spirito di enorme sacrificio che glisono proprie.Ed oggi, ragionando con la prospettiva della pro-fessione al centro della vita, mi sento di doverglidei ringraziamenti accorati poiché è stato ed è unesempio professionale impareggiabile, tanto daaccontentarmi di poter raggiungere la metà di

noi quest’oggi: da una parte, coloro i quali comeme hanno sostenuto le prove d’esame nel corsodell’ultimo decennio, dall’altra, i colleghi più gio-vani, in parte portatori di esperienze diverse vis-sute magari in contesti differenti ma tutti capacidi dimostrare la medesima dedizione per la pro-fessione raggiungendo i risultati prefissi o anchesolo sperati. Alcuni di noi si sono già avviati neldifficile, lungo ed a volte tortuoso cammino del-l’avvocatura, altri invece si apprestano a compierei primi passi. Ritengo che al giorno d’oggi lanostra professione e la società stessa cambino allavelocità della luce; non possiamo concederci illusso di rimanere indietro e magari ancorati adantiche concezioni, rischieremmo di essere dei“vasi di terracotta tra tanti vasi di ferro” e magaridi farci soffiare il lavoro da qualcuno più ingamba di noi. Questi cambiamenti che investonoogni settore, richiedono a tutti, ed in particolarmodo a noi giovani professionisti, una sempremaggiore conoscenza e continua specializzazionenei diversi campi del diritto.La mia breve esperienza professionale in ambitoper lo più stragiudiziale mi dice che, pur necessa-ria una formazione a 360° e solide fondamenta,all’avvocato è sempre più richiesto di essere unospecialista scrupoloso capace di rapportarsimagari con una realtà aziendale. Personalmente,mi trovo spesso a dover leggere bilanci di società ecercare di comprendere sempre di più le logiche

economiche su cui si reggono delle semplici clau-sole contrattuali. I nostri clienti ci chiedono sem-pre di più, comunicano con noi attraverso i com-puter e richiedono risposte puntuali in tempibrevi: di fronte alle loro domande non possiamofarci trovare impreparati. Qualcuno mi ha dettoche tra le doti di un buon oratore (qualità tra lealtre di primaria importanza nella nostra profes-sione e senza pretesa di esserlo diventato nelleultime ore) c’è sicuramente quella di essere conci-si, pertanto non intendo abusare oltre della vostrapazienza, e vorrei chiudere questo breve discorsocon una citazione da uno dei padri fondatori delnostro diritto, Pietro Calamandrei, il quale affer-mava che “l’avvocatura è una professione di com-prensione, di dedizione, di carità, che l’avvocatonon può essere né un puro logico né un ironicoscettico, che deve essere prima di tutto un cuore:un altruista, uno che sappia comprendere gli altriuomini e farli vivere in sé, assumere su di sé i lorodolori e sentire come sue le loro ambasce”. Mi per-metto di aggiungere che per tendere a tale obietti-vo e cogliere a pieno la vera funzione dell’avvoca-to del nostro tempo è necessario affrontare laprofessione con assoluta dedizione, amore per lacomprensione e continuo approfondimento, conbuona pace di riforme professionali e formazionepermanente.Credo che il bagaglio di conoscenze, non solo giu-ridiche, sia la ricetta per il successo di chi si appre-sta a “vivere” questa importante professione.Siamo noi stessi gli artefici del nostro futuro e,pertanto, a noi giovani non resta che seguire gliinsegnamenti e gli esempi di chi ci ha precedutiarricchendo sempre più il nostro profilo profes-sionale con lo studio e la dedizione all’apprendi-mento.Per quanto personalmente mi riguarda la conse-gna della Toga d’Onore rappresenta il premio peril forte impegno profuso per un singolo obiettivo,quindi un piccolo successo già realizzato, ma allostesso tempo lo sprone per proseguire in questastrada, con la speranza che l’amore per questolavoro possa essere condiviso anche con i più gio-vani colleghi ai quali non mi resta che auguraretutto il meglio anche per i loro successi.In chiusura, lasciatemi esprimere la mia più pro-fonda gratitudine ai miei cari per tutto ciò che hosin d’ora ricevuto e quanto ancora sono sicurosapranno darmi.Grazie a tutti e Ad Majora!

Barbara Barbato, Toga d’Onore, sessione d’e-same 2007.Chiedo scusa dell’emozione, ma è la prima voltache mi trovo davanti ad un così qualificato udito-rio. Ed è, per vero, la prima volta che mi vedo pre-

Il Presidente Aniello Cosimatocon Augusto Santoro

e Barbara Barbato.

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Barbara BarbatoH

Lavoro subordinato, contratti atempo determinato, ragionidi carattere sostitutivo, oneredi specificazione: il nominativodel sostituito.

Cassazione Civile, sent. 26/01/2010, n. 1576,Cassazione Civile, sent. 26/01/2010, n. 1577,Sezione lavoro, Presidente M. De Luca, RelatoreV. Di Cerbo.

La S.C., con la decisione n. 1576 ed altre coeve (fra lealtre, la sentenza n. 1577) è intervenuta, dopo la recen-te pronuncia del giudice, delle leggi (Corte Cost., sent. n.214 del 2009) in tema di disciplina regolatrice del con-tratto a termine e di onere di specificazione delle ragionidi carattere sostitutivo. In particolare, la Corte ha statui-to che il requisito di specificità, nell’ambito di una situa-zione aziendale complessa, può ritenersi soddisfatto dal-l’enunciazione dell’esigenza di sostituire i lavoratoriassenti, integrata dall’indicazione di elementi ulteriori(quali, l’ambito territoriale di riferimento, il luogo dellaprestazione lavorativa, le mansioni dei lavoratori dasostituire, il diritto degli stessi alla conservazione delposto di lavoro), che consentano di determinare il nume-ro dei lavoratori da sostituire, ancorché non identificatinominativamente, ferma restando, in ogni caso, la veri-ficabilità della sussistenza effettiva del prospettato pre-supposto di legittimità.

Letta la massima che precede, occorre fare unbreve excursus della situazione preesistente allapronuncia stessa, prima di effettuare le conse-quenziali ed opportune valutazioni al riguardo.Il contratto a termine è l’ipotesi di “contratto fles-sibile” che ha avuto maggiore diffusione, percome risulta da un inequivocabile dato empirico,rappresentato dal numero elevato delle contro-versie pendenti sia in sede di merito che in sede dilegittimità ed aventi ad oggetto questa fattispecie.Nel corso degli ultimi decenni, poi, la disciplinadel contratto a tempo determinato - caratterizza-to dalla apposizione di un termine finale alladurata del contratto, decorso il quale lo stessocessa di avere efficacia - è stata oggetto di molte-plici e distinti interventi normativi. In particolare,la giurisprudenza e la dottrina hanno esaminatoin più occasioni fattispecie di rapporti a termineper ragioni sostitutive (per coprire, ad esempio, iperiodi di ferie collettive ovvero per ovviare ad esi-genze organizzative complesse nelle quali il titolodell’assenza è normalmente collegato alla rotazio-ne di un numero consistente di lavoratori),

affrontando il problema della specificità dell’in-dicazione delle ragioni sostitutive ed in particola-re della necessità dell’indicazione delle generalitàdel lavoratore sostituito. Ebbene, in relazione alle ragioni “sostitutive”, èintervenuta da ultima anche la CorteCostituzionale con sentenza n. 214 del 14 luglio2009, chiarendo come l’onere di specificazioneprevisto dall’art. 1 del D.Lgs. n. 368/2001 com-porti addirittura l’indicazione per iscritto delnome del lavoratore sostituito oltre che dellacausa della sostituzione.Secondo la Corte Costituzionale, infatti, “consi-derato che per ‘ragioni sostitutive’ si debbonointendere motivi connessi con l’esigenza di sosti-tuire uno o più lavoratori, la specificazione di talimotivi implica necessariamente anche l’indicazio-ne del lavoratore o dei lavoratori da sostituire edelle cause della loro sostituzione; solamente inquesta maniera, infatti, l’onere che l’art. 1,comma 2, del D.Lgs. n. 368/ 2001 impone alleparti che intendano stipulare un contratto dilavoro subordinato a tempo determinato può rea-lizzare la propria finalità, che è quella di assicura-re la trasparenza e la veridicità della causa dell’ap-posizione del termine e l’immodificabilità dellastessa nel corso del rapporto”. Da ciò ne consegue la necessità di dare indicazio-ne, nel contratto, del nominativo del lavoratoreda sostituire. Solo in questo modo potrà esserecorrettamente configurato il rapporto a tempodeterminato. Pur tuttavia, a distanza di circa seimesi dalla suddetta pronuncia della CorteCostituzionale, a seguito della quale si è assistitoad orientamenti non univoci da parte dei giudicidi merito che, in questo arco temporale, in alcunicasi si sono conformati alla decisione della Cortee in altri casi hanno invece ritenuto di discostar-sene (cfr. Tribunale di Roma 22 settembre 2009,n. 13455) intervengono, ora, due decisioni di ana-logo contenuto della Corte di Cassazione, la sen-tenza n. 1576 e la n. 1577, entrambe del 26 gen-naio 2010, le quali sono destinate a riaprire unaserie di interrogativi in materia di ragioni sostitu-tive, soprattutto nei casi in cui le aziende utilizzi-no le ragioni sostitutive per coprire, ad esempio, iperiodi di ferie collettive ovvero per ovviare ad esi-genze organizzative complesse, nelle quali il tito-lo dell’assenza è normalmente collegato alla rota-zione di un numero consistente di lavoratori. Casinei quali, secondo una prassi invalsa, general-mente non si procedeva più a specificare i nomi-nativi dei lavoratori da sostituire, limitandosi afare riferimento alla causale della sostituzione dilavoratori assenti per ferie, poi individuati secon-do un piano di rotazione stabilito. E ciò sullascorta della formulazione generale di cui all’art. 1

quanto egli ha saputo costruirecosì brillantemente. Certo, la con-vivenza e la collaborazione lavora-tiva con tale esempio di professio-nista è davvero dura e non manca-no le conflittualità e gli scontriche tra noi sono sia generazionali,sia da dominus a giovane avvoca-to. Ma dietro i suoi rimproveri,talvolta duri, so che si cela l’amoredi padre ed il desiderio di vedere ilfrutto di una vita passare da lui ame, affinché egli resti nella miaanima non solo come padre maanche come magister!Alla luce della mia novella espe-rienza lavorativa, sento di poterconsigliare a chi ha in animo di intraprendere laprofessione di approcciarsi ad essa con umiltà edabnegazione, poiché, come i nostri illustri prede-cessori - molti dei quali qui presenti - ci hannoinsegnato, essa è strada impervia, in cui bisognaavere la capacità di non sentirsi mai arrivati per-ché l’apprendimento di un qualcosa di nuovo èsempre dietro l’angolo.Insegnamento che a volte non proviene solo dachi è più anziano di te, ma anche da chi ha inizia-to da meno tempo, nell’ambito di uno spirito diconfronto e di collaborazione che ritengo, oggipiù che mai, necessario tra colleghi. Faccio mio eporto al vostro ricordo, pertanto, l’insegnamentosocratico di classica memoria: “So di non sapere”.Altresì, posso affermare che la professione,soprattutto per le sue difficoltà, ha anche contri-buito a farmi maturare come donna, sia sul pianomorale che caratteriale, aiutandomi a limare ilmio spirito ribelle, anche se in questa prospettival’opera su me stessa si appalesa molto più arduarispetto alla crescita professionale.Infine, un pensiero di infinita riconoscenza ho ilpiacere di riservarlo a Mauro ed alla mia famigliaed, in particolare, a mia madre che per me, comeper le mie sorelle, nonché colleghe, Olimpia eDaniela, è stata ed è un pilastro essenziale per lanostra formazione di donne. Ella ha rappresenta-to un esempio di moralità e fermezza, sapendoproteggerci nei momenti più bui della nostra gio-vane vita, facendoci scudo con i suoi innumerevo-li sacrifici dalle traversie che spesso ci hannoaccompagnato.Non posso quindi non dedicare a lei questo rico-noscimento, poiché senza la sua figura non avreiavuto quella tranquillità indispensabile per com-pletare degnamente il percorso scolastico e dicerto, oggi, non sarei qui a raccogliere questomomento di gioia e soddisfazione, né sarei la per-sona che sono.

Nunziatina Agovino, Borsa di studio “TessaGuerra”. Ricordo, ancora oggi, quel nove settembre delloscorso anno, giorno in cui effettuai l’iscrizione online alla terza edizione del Corso “MicheleCiarlo”, promossa dalla Scuola di FormazioneForense “Fiorentino De Nicola”. Ero indecisa etimorosa: avevo letto che si trattava di vere e pro-prie simulazioni d’esame e pensavo di non essereall’altezza, considerato che avevo fatto appenaotto mesi effettivi di pratica forense! Ciò non-ostante, con un semplice “clic”, effettuai quell’i-scrizione, grazie alla quale oggi sono onorata diessere vincitrice della Borsa di studio “TessaGuerra”. Mi spinsero a farlo le parole e i consiglidel mio dominus, avv. Luigi Toscano, il quale midice di non sottovalutare le mie capacità e soprat-tutto di non darsi mai per vinti. È a lui, dunque,in primis che va il mio più grande e profondo rin-graziamento! Il Corso “Michele Ciarlo” è statodavvero una bella esperienza, che mi ha permessodi crescere professionalmente. Determinante èstato, a tal fine, il contributo di insigni avvocati(che non sto qui a nominare per evitare di trala-sciarne qualcuno), i quali, fin dalla prima simula-zione, hanno guidato noi praticanti non soltantonella redazione dei pareri e nella stesura degli atti,ma anche nell’imparare a controllare lo stress el’ansia da esame! Ho trovato in ognuno di lorouna grande disponibilità, che mi ha permesso direspirare un clima familiare e profondamenteumano. È per questo che sarò sempre debitrice,nei confronti di tutti loro, per tutto quantohanno saputo trasmettermi! Con l’auspicio disuperare l’esame di avvocato che sosterrò a dicem-bre di quest’anno, ringrazio ancora una volta laScuola di Formazione Forense “Fiorentino DeNicola” e tutti gli avvocati che hanno fatto partedelle Commissioni istituite dal Consigliodell’Ordine per le correzioni delle prove.

12 marzo 2010voci dal palazzo di giustizia marzo 2010 13

Giurisprudenza

Nunziatina Agovinopremiata dalla figlia di

Michele Ciarlo.

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sentenza in esame è la scelta della Cassazione diappoggiare la tesi della sostanziale “elasticità”,che si traduce, nella sostanza, in una vera e pro-pria liberalizzazione.Una motivazione “diversa” dalle solite, pienamen-te condivisibile da chi scrive perché in tale sistemadi “elasticità” del nuovo sistema, le ragioni addot-te nel contratto vanno valutate dal giudice“secondo criteri di congruità e ragionevolezza”.

Maria CoppolaH

È illegittima la proceduradi espropriazione per pubblica utilitànei casi in cui si ometta di informaretempestivamente i privati dell’avviodel procedimento.

Nota a T.A.R. Lazio-Roma, sez. II, sentenza del 5gennaio 2010 n. 41.

In tema di espropriazione, è onere dell’amministrazioneprocedente, garantire al privato, proprietario di un’areainteressata dalla realizzazione di un’opera pubblica, laformale comunicazione dell’avviso di avvio del procedi-mento.

Premessa.Il Testo Unico sulle espropriazioni1 si contraddi-stingue in maniera innovativa anche perché èstato strutturato in modo da lasciare considere-vole spazio a disposizioni tese a garantire la fon-damentale partecipazione degli espropriandi alprocedimento. Mosso da questa intenzione, illegislatore ha privilegiato una forte integrazionedel testo citato con la Legge n. 241/19902, anchein un’ottica di sostanziale attuazione dei principidi cui all’art. 97 della Costituzione. La ratio sotte-sa alle norme in tema di garanzie partecipative inesso contenute va letta, pertanto, come tentativodi realizzare un sistema caratterizzato dallademocraticità delle decisioni, dalla accessibilitàdei documenti amministrativi ed in cui l’adegua-tezza dell’istruttoria si valuti anzitutto nellamisura in cui i destinatari siano stati messi incondizione di contraddire3.

La vicenda.I ricorrenti si dolgono di non essere stati infor-mati dal Comune di Roma dell’esistenza di unprocedimento espropriativo che coinvolge beni diloro proprietà. In particolare, assumono di nonessere mai venuti a conoscenza del primo attodeliberativo del detto procedimento, ossia delladelibera di adozione del piano particolareggiato.Dalla fase procedimentale - preordinata alla

dichiarazione di pubblica utilità - gli stessi, per-tanto, sono rimasti esclusi, essendo stati informa-ti dell’esistenza della procedura espropriativa soloin occasione della notifica (e per giunta ad unosoltanto di essi) dell’atto di approvazione del pro-cedimento.

La decisione del T.A.R. Lazio-Roma.Ciò che i ricorrenti lamentano con fermezza è, inrealtà, la violazione del principio del contraddit-torio procedimentale, non essendo stato loroconsentito di interloquire tempestivamente conle amministrazioni procedenti, in ordine all’ap-provazione del progetto incidente sui beni di pro-prietà ed alla modulazione dello stesso.La preventiva comunicazione dell’avvio del proce-dimento avrebbe loro consentito di presentareosservazioni e memorie in un’ottica di equa con-temperazione degli opposti interessi.Il comportamento omissivo della P.A. ha, invece,determinato una palese violazione di legge, inquanto la disposizione di cui all’art. 7 Legge n.241/90 attribuisce ai soggetti interessati unsostanziale diritto di partecipazione al procedi-mento amministrativo.L’art. 7 Legge n. 241/1990 prevede, infatti, che,ove non sussistano ragioni d’impedimento deri-vanti da particolari esigenze di celerità del proce-dimento amministrativo, l’avvio dello stesso vacomunicato, con le modalità previste dall’art. 8della stessa legge, ai soggetti nei confronti deiquali il provvedimento finale è destinato ad inci-dere attraverso la produzione di effetti diretti e aquelli che per legge devono intervenirvi, nonchéai soggetti, diversi dai diretti destinatari, chesiano individuati o facilmente individuabili, qua-lora dal procedimento possa loro derivare un pre-giudizio.La comunicazione dell’avvio del procedimentoamministrativo ha lo scopo di consentire all’inte-ressato, a proposito di ogni atto che possa recareoffesa a suoi diritti, libertà ed interessi, di propor-re fatti ed argomenti, nonché, occorrendo, dioffrire mezzi di prova di cui l’autorità ammini-strativa deve tenere conto.L’apporto collaborativo dei privati proprietariavrebbe, altresì, favorito una migliore definizionedella fattispecie, nonché un idoneo contempera-mento degli interessi, anche privati, sottesi allavicenda. Tutte circostanze che, nella fattispecie dequa, sono state illegittimamente pretermesse. Eche il T.A.R. adìto non ha mancato di evidenziare. Richiamando, infatti, un consolidato indirizzogiurisprudenziale, il G.A. ha rimarcato il princi-pio, generale ed inderogabile, per cui al privatoproprietario di un’area destinata all’espropri-azione, siccome interessata dalla realizzazione di

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del D.Lgs. n. 368/2001 che prevede, appunto, diragioni tecniche, organizzative, produttive osostitutive. Tale prassi, nel vigore della preceden-te disciplina di cui alla Legge n. 230/1962, che,per come già detto, richiedeva espressamente l’in-dicazione del nome del lavoratore sostituito,aveva dato luogo a sanzioni da parte dellaCassazione, in quanto non idonea a soddisfare irequisiti che in materia erano previsti dalla legge(cfr. Cass. 19425/2009). In particolare, quando adesempio si fosse inserito nel contratto solo unriferimento generico ad un determinato arco tem-porale identificato solo per giustificare l’assun-zione a termine di ampio numero di lavoratoriquali sostituti di quelli in ferie.Orbene, essa (prassi), è stata nuovamente messain discussione dalla sentenza della CorteCostituzionale n. 214/2009, proprio sulla scortadei requisiti di specificità che la norma di cuiall’art. 1, comma 1 D.Lgs. n. 368/2001 impone,ma pare, ora, ricevere una nuova legittimazione,seguendo la chiave di lettura prospettata dalrecente orientamento della Cassazione». La Suprema Corte, quindi, con le due decisionirichiamate (sentenze n. 1576 e n. 1577 del26/01/2010), pur ponendosi in linea con la CorteCostituzionale in merito ai principi dalla medesi-ma enunciati, ha tuttavia ritenuto opportunofare una differenziazione tra imprese con livellodi organizzazione “elementare” e imprese invecemaggiormente strutturate.Ha infatti evidenziato che, sempre con riferimen-to alle ragioni sostitutive, in situazioni aziendalicomplesse l’onere di specificazione può essereugualmente soddisfatto con “la verifica della cor-rispondenza quantitativa tra il numero dei lavo-ratori assunti con contratto a termine per lo svol-gimento di una data funzione aziendale e le sco-perture che per quella stessa funzione si sono rea-lizzate per il periodo dell’assunzione”. Ancora, si legge che “la mancata individuazionedel lavoratore sostituito non è di per sé con-dizione di illegittimità della clausola appositivadel termine al contratto di lavoro, laddove larealtà d’impresa si presenta complessa ed artico-lata: il requisito dell’indicazione può essere sod-disfatto da altri indicatori come il luogo dellaprestazione, l’ambito territoriale, le mansioni delsostituto e la dizione che ha diritto alla conser-vazione del posto”.Pertanto, secondo la Cassazione, il principio didiritto enunciato dalla Corte Costituzionale(indicazione del nominativo del lavoratore sosti-tuito) va comunque inserito nella realtà concretadelle aziende e ad essa adattato.Nelle realtà aziendali complesse, dove non è pos-sibile individuare fisicamente il lavoratore o i

lavoratori da sostituire, l’onere di cui all’art. 1 delD.Lgs. n. 368/ 2001 potrà essere assolto attraver-so l’indicazione dei criteri che, pur prescindendodall’individuazione delle persone, siano tali dasoddisfare i requisiti di specificità della norma.Di conseguenza, solo in contesti oppure in fatti-specie alquanto semplici l’onere di specificazioneandrà assolto con l’indicazione del nominativo,mentre in fattispecie più complesse esso sarà sod-disfatto dall’indicazione di elementi ulteriori, adesempio, dell’ambito territoriale di riferimento,del luogo della prestazione, delle mansioni deilavoratori da sostituire, del diritto degli stessi allaconservazione del posto, che consentiranno dideterminare il numero dei lavoratori da sostitui-re, ancorché non identificati nominativamente,fermo restando, in ogni caso, la verificabilità circala sussistenza effettiva del presupposto di legitti-mità prospettato.

**********Ancora una volta, nel nostro Paese, i contratti dilavoro a tempo determinato vedono coinvolta lasocietà Poste Italiane, ma, stavolta, con esitodiverso rispetto alle precedenti.La pronuncia dei giudici di legittimità in merito atale questione, che indubbiamente farà discutere,rappresenta, a parere di chi scrive, una “novità” dinon poco rilievo.Del tutto sorprendente è la prima sentenza chedecideva le cause discusse tutte nello stesso gior-no e che mette in discussione la presa di posizio-ne della Corte Costituzionale, nella parte in cuiprevede che non solo non è necessario il nomina-tivo del lavoratore sostituito ma, soprattutto, chenon vi è l’obbligo di specificazione del motivodella sostituzione.Infatti, la Cassazione evidenzia che la necessitàdell’indicazione del nominativo del lavoratoresostituito risulterebbe necessaria solo nell’ipotesiin cui l’assunzione per esigenza sostitutiva avvie-ne da parte di un piccolo imprenditore (una situa-zione “elementare”, dice testualmente l’estensoredella sentenza), mentre, di contro, in una situa-zione aziendale “complessa” (come Poste Italiane)l’individuazione del soggetto da sostituire è trop-po penalizzante: in tal caso è sufficiente verificarela corrispondenza quantitativa tra il numero diassunti a termine e quelli assenti a tempo indeter-minato. Se il numero dei primi è pari od inferiorea quello dei secondi, il datore di lavoro, in defini-tiva, è esentato dal dover dimostrare in giudizio diavere effettivamente utilizzato il lavoratore assun-to a termine per sostituire quello assente. Ne deriva che il problema reale è solo apparente-mente quello del nominativo del lavoratore sosti-tuito, in quanto è evidente che, anche a prescin-dere da questo aspetto, ciò che più rileva nella

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le responsabilità specifiche e la permanenza pres-so ciascun genitore, mantenendo inalterata lagenitorialità di entrambi.Solo in virtù di questa ottica non si perde di vistala ratio effettiva della Legge 54/2006 che mira atutelare gli interessi dei minori creando le condi-zioni migliori affinché sugli stessi figli non cada-no gli egoismi dei genitori.Bisogna, infatti fortemente affermare che la sepa-razione dei coniugi non deve, e non può significa-re separazione dei figli da uno dei genitori. Inquesto senso si è pronunciata anche la Corte diAppello di Potenza (sentenza del 14 novembre2006) che ha disposto l’affidamento condiviso diuna minore per tutelare il suo interesse di “viverequanto più possibile con entrambi i genitori,senza che nessuno di essi venga escluso dalla suavita quotidiana”.La stessa Corte di Cassazione sezione penale consentenza 6 luglio 2009, n. 27995 ha applicato inambito penale il principio della bigenitorialità,stabilendo che in tema di mancata esecuzionedolosa di un provvedimento giurisdizionale adot-tato in sede di separazione dei coniugi, il genitoreaffidatario ha il dovere di favorire il rapporto delfiglio con l’altro genitore, a meno che sussistanocontrarie indicazioni di particolare gravità, tenu-to conto che entrambe le figure genitoriali sonocentrali e determinanti per la crescita equilibratadel minore.Ne discende che ostacolare gli incontri tra padre efiglio, fino a recidere ogni legame con gli stessi,oltre ad avere effetti deleteri sull’equilibrio psico-logico e sulla formazione della personalità delsecondo, configura elusione dell’esecuzione delprovvedimento giurisdizionale adottato dal giu-dice civile.Non sono mancati orientamenti diversi nella giu-risprudenza infatti la Corte di Appello di Bari si èpronunciata in contrasto con i principi di dirittoespressi dall’orientamento maggioritario dellagiurisprudenza di merito (si veda, tra le altre,Tribunale di Messina, ordinanza 13 dicembre2006), rigettando la richiesta avanzata dal padredi affidamento condiviso della figlia minore (di 4anni), sul rilievo che la “esasperata conflittualità”esistente tra i coniugi non consentiva “un favore-vole giudizio prognostico circa la concreta gesti-bilità dell’invocato affidamento condiviso”.Ciò posto, la Corte di Appello di Bari ha espressoil seguente principio di diritto: “L’affidamentocondiviso, pur in astratto possibile, per essereconcretizzato, richiede da parte dei genitori unaconvergenza d’intenti ed una consapevole adesio-ne ad un programma educativo comune difficil-mente realizzabile tra chi ha scelto di por termineal consorzio familiare con toni d’accesso conflit-

to”. Risulta evidente che un simile approcciointerpretativo della nuova normativa, consistentenell’introdurre una serie di prerequisiti all’appli-cazione dell’affidamento condiviso, determina ilserio e concreto rischio di un’applicazione deltutto residuale dell’istituto, coincidente con ilvecchio affidamento congiunto.A porre chiarezza è intervenuta la Cassazione civi-le che con la sentenza n. 16593/2008 ha afferma-to alcuni principi molto importanti in materia diaffidamento dei figli: anzitutto, è stato sostenutoche la Legge n. 54/2006 ha inteso prevedere l’affi-damento condiviso non più come evenienza resi-duale (come nella disciplina previgente), bensìcome regola, rispetto alla quale costituisce oraeccezione la soluzione dell’affidamento esclusivoche potrà essere adottata, “con provvedimentomotivato”, soltanto là dove l’applicazione delcondiviso risulti pregiudizievole per l’interessedel minore.In secondo luogo, la S.C. ha ritenuto che l’affida-mento condiviso non può ritenersi precluso, diper sé, dalla mera conflittualità esistente tra iconiugi, poiché altrimenti tale istituto avrebbesolo un’applicazione residuale, coincidente con ilvecchio affidamento congiunto.In tal modo i giudici di legittimità hanno fattoproprio un indirizzo interpretativo già espresso,nei medesimi termini, dalla giurisprudenza dimerito, la quale aveva motivato tale principio didiritto “anche considerando che uno dei coniugipotrebbe strumentalmente innescare, in via uni-laterale, i conflitti al fine, magari, di orientare ildecidente verso un affidamento monogenitoria-le” (così Tribunale di Catania 1 giugno 2006,nello stesso senso Tribunale dei Minori diCatania 4 ottobre 2007 secondo cui: “l’estremaconflittualità esistente tra i coniugi non è da osta-colo all’affidamento del minore ad entrambi,atteso che appare funzionale alle esigenze educa-tive e di crescita psico-fisica dello stesso non rele-gare un genitore ad un ruolo marginale”).In terzo ed ultimo luogo, i giudici di legittimitàhanno sostenuto che è possibile derogare almodello legale prioritario dell’affidamento con-diviso dei figli soltanto nelle ipotesi in cui risulti,nei confronti di uno dei genitori, una sua condi-zione di carenza o di inidoneità educativa, ovverotale da rendere l’affidamento condiviso pregiudi-zievole all’interesse della prole; in giurisprudenza,Tribunale dei Minori L’Aquila 26 marzo 2007, “Lacontrarietà dell’affidamento condiviso all’interes-se dei minori può verificarsi solo per le carenze diun genitore (e cioè solo quando il contatto diret-to tra genitore e minore sia dannoso a quest’ulti-mo) e non per i suoi rapporti con l’altro genitoreo per la loro esasperata conflittualità”.

un’opera pubblica, deve essere garantita, medi-ante la formale comunicazione dell’avviso diavvio del procedimento, la possibilità di inter-loquire con l’amministrazione procedente sullasua localizzazione e, quindi, sull’apposizione delvincolo, prima della dichiarazione di pubblicautilità, indifferibilità ed urgenza e, quindi, primadell’approvazione del progetto definitivo4.Onere preciso della amministrazione è, pertanto,quello di comunicare agli interessati l’avvio delprocedimento sin dalla fase procedimentale pre-ordinata alla dichiarazione di pubblica utilità, permezzo della quale i beni dei privati sono immedi-atamente sottoposti ad una precisa qualitàgiuridica di subordinazione alla realizzazione diun’opera pubblica ed al conseguente regime diespropriabilità. Si tratta di una decisione impor-tante, che sottolinea finalmente, anche in tema diprovvedimenti ablatori, che l’obbligo di avviso diavvio del procedimento ex art. 7, Legge 241/1990,lungi dall’essere concepito come un puro adempi-mento formalistico, è finalizzato alla realiz-zazione del principio sostanziale della parteci-pazione procedimentale.Ne deriva che il mancato avviso personale impos-to dall’art. 7 Legge 241/1990, non superato dallaprova di conoscenza aliunde o dalla effettivapartecipazione al procedimento autonomo pro-dromico alla declaratoria di pubblica utilità diun’opera, ha reso illegittimo il provvedimentoconclusivo dello stesso5.

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1 D.P.R. 8 giugno 2001 n. 327, coordinato ed aggiornato con le modi-fiche introdotte dalla Legge 1 agosto 2002, n. 166, dal D.Lgs. 27dicembre 2002, n. 302, dal D.Lgs. 27 dicembre 2004, n. 330 e dallaLegge 24 dicembre 2007, n. 244.

2 La generale disciplina dettata dal capo III dellaLegge n. 241 del 1990(“Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto diaccesso ai documenti amministrativi”), in tema di partecipazione all’iterprocedimentale, trovando, dunque, applicazione anche in materiaespropriativa, impone la comunicazione agli interessati dell’avviodel procedimento relativo alla dichiarazione (anche implicita) dipubblica utilità. Cfr., ad es., C.d.S., Ad. Plen., 15.09.1999, n. 14.

3 Conformemente, anche T.A.R. Liguria, sez. I, 30.04.2003, n. 544.4 Cfr. C.d.S., Ad. Plen., 20.12.2002, n. 8; 24.01.2000, n. 2; 15.09.1999,

n. 14.5 In termini, altresì, C.d.S., sez. IV, 24.2.2000, n. 1016.

Antonia MarchinoH

Separazione giudiziale, affidamentocondiviso, determinazione assegnodi mantenimento del minore.

Nota a sentenza. Tribunale Civile di NoceraInferiore, Collegio I sezione civile, sentenza n.115/2010, proc. civ. 609/2002.

In caso di separazione dei coniugi con prole,

come nel caso di specie, si pone la questione del-l’affido dei minori ad uno dei genitori. L’art. 155Codice Civile stabilisce che il giudice valuta prio-ritariamente la possibilità che i figli minori resti-no affidati ad entrambi i genitori.Pertanto, il giudice dovrà preventivamente enecessariamente valutare se vi siano interessi con-trari del minore al fatto che la potestà genitorialecontinui ad essere esercitata da entrambi i genito-ri. Nel caso in cui non si rinvenga un interessecontrario per il minore, il giudice dovrà disporreche i figli restino affidati ad entrambi i genitori,eventualmente stabilendo che essi possono eserci-tare separatamente la potestà limitatamente allequestioni di ordinaria amministrazione. Nel caso di specie, il collegio del Tribunale diNocera Inferiore non ha ravvisato motivi contrariall’interesse del minore tali da escludere l’affidocondiviso, tant’è vero “che all’udienza di precisa-zione delle conclusioni la madre non si opponevaneppure alla richiesta di affidamento condiviso”.Per quel che riguarda l’assegno di contributo almantenimento, attesi gli artt. 147 e 148 c.c. e con-siderando le consistenze patrimoniali dell’onera-to, si stabilisce l’obbligo del padre a corrisponde-re assegno mensile da versare presso il domiciliodella (ex) moglie.A supporto della sentenza la pronuncia dellaCorte di Cassazione (sentenza n. 23411/ 2009)intervenendo nell’ipotesi in cui la collocazioneprevalente del figlio è fatta presso uno dei genito-ri, ha stabilito che l’assegno di mantenimentodeve essere a carico del genitore non collocatario. La sentenza in commento applica il principioispiratore alla base della legge sull’affidamentocondiviso, quello della bigenitorialità da inten-dersi come diritto del figlio ad un rapporto com-pleto e stabile con entrambi i genitori ma anchecome “partecipazione responsabile e consapevoledel genitore non coabitante alle scelte di maggio-re interesse del figlio”. Si utilizza il termine“responsabilità genitoriale” già nel RegolamentoCEE 1347/2000 oggi sostituito dal RegolamentoCEE n. 2201/03 in vigore dal 01.03.2005: parlaredi “responsabilità” e non di “poteri” significainfatti porre i genitori su di un piano di ugua-glianza fra di loro ed in accordo con i figli e quin-di affermare la centralità del riconoscimentoeffettivo dei primari diritti del minore.L’affido condiviso consente l’esercizio dellapotestà anche in modo disgiunto cosicché cias-cun genitore è responsabile in toto quando i figlisono con lui. Al contrario del precedente affidocongiunto che richiedeva sempre la completacooperazione fra i genitori, l’affido condiviso dis-giunto è applicabile e utile soprattutto in caso diconflitto, poiché suddivide in modo equilibrato

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locali ed aree scoperte in uso esclusivo ai singolioccupanti o detentori, fermi restando nei con-fronti di questi ultimi gli altri obblighi o dirittiderivanti dal rapporto tributario riguardante ilocali e le aree in uso esclusivo”.Il gestore o amministratore dei predetti immobiliè, dunque, tenuto soltanto al mero versamentodella tassa, mentre l’obbligo della denuncia edogni altro adempimento restano a carico dell’oc-cupante o del detentore, che resta l’unico sogget-to passivo. Questo è l’orientamento risultante dalla circolaredel Ministero delle Finanze del 22/06/1994, n.95/E, secondo la quale, nel caso di centri com-merciali integrati o di multiproprietà, il gestore ol’amministratore è dichiarato per legge responsa-bile del solo versamento del tributo con le relativeconseguenze, fermi restando tutti gli altri obbli-ghi tributari in capo ai titolari dei singoli esercizio quote di multiproprietà. La Corte di Cassazione con la sentenza n. 1848del 18 gennaio 2010 ha affermato che chi occupao detiene è responsabile del versamento dellatassa, mentre la responsabilità di gestione del ser-vizio è solidale.

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1 Cass. Civ. n. 17617/04 e Cass. Civ. 4944/00.2 Art. 63, comma 3, del D.Lgs. 507 del 1993.3 La responsabilità per l’illecita gestione dei rifiuti è posta da chiun-

que effettui operazioni di raccolta, trasporto, recupero, smaltimen-to, nonché dai titolari di imprese e di enti che abbandonano o depo-sitano i rifiuti in modo incontrollato.

Piervincenzo PacileoH

La presunzione di veridicità degliestratti conto bancari.

Tribunale di Nocera Inferiore, II sezione civile,Giud. Rel. Dott. Salvatore Russo, 16 gennaio2008.

Le comunicazioni al cliente sulla situazione finale delconto, inviate dalla banca allo scioglimento del rapportoovvero alle scadenze periodiche contrattualmente previ-ste, sono qualificabili come estratti conto di chiusura, aglieffetti di cui all’art. 1832 comma 2, c.c., purché non silimitino a contenere l’indicazione del saldo, con il calco-lo delle spese e degli interessi, ma presentino pure precisiriferimenti alle partite di dare e avere che hanno condot-to a quel risultato. La ricapitolazione di tutte le partitenon è necessaria ove l’estratto conto facesse seguito,richiamandoli, a precedenti estratti parziali, inviati alcliente con l’indicazione di tutte le operazioni afferenti ilrelativo periodo, venendo in tal modo soddisfatta ugual-mente l’esigenza di porre il correntista in condizione diriscontrare ogni eventuale vizio incidente sul saldo fina-

le; così anche la comunicazione dell’estratto conto con-cernente la liquidazione di chiusura e recante il saldodefinitivo del periodo considerato, comprensivo di spese,interessi, commissioni e ristorni, vale a fare decorrere iltermine semestrale di decadenza di cui all’art. 1832 c.c.La presunzione di veridicità delle scritturazioni del contoha fondamento nella circostanza che il cliente, ricevutol’estratto conto o equivalente copia dei partitari o dellascheda, abbia affermato genericamente di nulla doveresenza sollevare contestazioni specifiche, con conseguentepreclusione di successive contestazioni sulla legittimitàsostanziale sotto il profilo contabile dell’inclusione dideterminate partite nel conto stesso, salvi gli errori e leduplicazioni formali e fatte salve le contestazioni dellalegittimità, in relazione al titolo giuridico, di inclusione oeliminazione di partite dal conto corrente corrisponden-ti a debiti basati su negozio nullo o annullabile o comun-que su situazione illecita, sotto l’aspetto della validità edefficacia dei rapporti obbligatori da cui le partite inseritenel conto derivano. Di conseguenza, i titoli contrattuali,che sono alla base della clausola di determinazione degliinteressi convenzionali e della clausola di capitalizzazio-ne degli interessi, sono regolati dalle norme generali suicontratti, con possibile rilievo di invalidità dei predettititoli da parte del giudice e difetto di prova del fatto costi-tutivo della domanda di interessi, con particolare riguar-do alla fase di opposizione laddove il titolo occorrente giàper l’ingiunzione di pagamento, ora richiesto dall’art. 50D.Lgs. 1 settembre 1993 n. 385, è l’estratto conto appro-vato per effetto dell’art. 1832 c.c., essendo ragionevolerichiedere non l’estratto generale del conto dal momentodella sua insorgenza sino alla data del ricorso, ma laprova dell’avvenuta trasmissione dell’estratto azionatoal cliente in modo da desumere la maturata incontesta-bilità ex art. 1832 c.c. La stessa presunzione di veridici-tà posta dall’art. 1832 c.c. e dall’art. 1857 c.c. trovaapplicazione anche qualora l’estratto non sia stato tra-smesso con raccomandata o secondo altre modalità con-template nel contratto, ma sia portato a conoscenzamediante produzione in giudizio a sostegno della pretesadi pagamento del saldo passivo del conto.Peraltro, la consulenza tecnica (nelle opposizioni adecreto ingiuntivo e nelle azioni di ripetizione intrapresedai correntisti) deve tenere conto del regime delle preclu-sioni di cui all’art. 184 c.p.c. e ciò comporta che non pos-sono trovare ingresso nel processo, mediante consegnadelle parti o iniziativa d’ufficio del consulente, docu-menti che non erano stati prima prodotti tempestiva-mente in giudizio, ampliandosi altrimenti il panoramavalutativo del consulente oltre i confini del legittimoconoscitivo del giudice; anche nell’interpretare l’art. 198c.p.c., dettato proprio per l’esame contabile affidato alconsulente tecnico, si ritiene presupposto necessario del-l’ammissione del mezzo l’avvenuta produzione in causadei registri e dei documenti contabili e unicamente con ilconsenso delle parti è consentito al consulente di prende-re visione di documenti e registri non prodotti in causa di

Mariella OrlandoH

TARSU. Nel caso di locali inmultiproprietà il pagamentodell’imposta è a carico di chi occupao detiene i locali.

Corte di Cassazione, sez. V, sentenza n. 1848 del18 gennaio 2010.

Con la sentenza n. 1848 la Corte di Cassazione siè pronunciata sulla tassa smaltimento rifiuti, inparticolare, sull’individuazione del soggetto pas-sivo tenuto al pagamento del tributo nell’ipotesidi locali in multiproprietà.La vicenda trae origine dal giudizio promosso dalComune di Napoli notificato alla SigmaResthotel s.r.l. avverso l’avviso di accertamentodella tassa smaltimento rifiuti (T.A.R.S.U.) per glianni 1998-2002 relativamente ai locali adibiti aristorazione compresi nel plesso delle “Terme diAgnano”. Il thema decidendum del caso sotteso allanostra attenzione è quello di individuare il sog-getto passivo della TARSU ossia quel soggetto“che occupa o detiene i locali e le aree scoperte nelterritorio comunale, quindi in base all’attivitàproduttiva di rifiuti esercitata dall’occupante odetentore”1, che nel caso di godimento di beni inmultiproprietà o di strutture commerciali inte-grate è il soggetto o la società che gestisce i servi-zi comuni2. La Commissione TributariaRegionale ha osservato che “la attività di ristora-zione svolta all’interno del plesso immobiliare“Terme di Agnano” costituiva una attività acces-soria rispetto a quella principalmente rappresen-tata dalla erogazione di servizi sanitari”.Conseguentemente la società Terme di Agnanoprovvedeva per gli anni in questione al regolarepagamento della tassa, salvo rivalsa nei confrontidella Sigma Resthotel s.r.l. per le quote di rispetti-va competenza. Giunta la questione alla SupremaCorte di Cassazione, i giudici della quinta sezionehanno stabilito - sulla base di quanto indicatonell’art. 63 del D.Lgs. n. 507/1993 - che nel caso dicentri commerciali integrati (e di locali in multi-proprietà) soggetto passivo della tassa per losmaltimento dei rifiuti urbani è chi occupa odetiene i locali in uso esclusivo, mentre chi gesti-sce i servizi comuni è responsabile in solido3.

La questione.Ai sensi dell’art. 62 del D.Lgs. 507/1993 si defini-sce soggetto passivo della tassa sullo smaltimentorifiuti colui che occupa o detiene locali o aree sog-getti a tassazione. L’art. 63 dello stesso decreto

individua i soggetti passivi in “coloro che occupa-no o detengono i locali o le aree scoperte di cuiall’art. 62, con vincolo di solidarietà tra i compo-nenti del nucleo familiare o tra coloro che usanoi comuni locali o le aree stesse”. Dalla dizione let-terale della norma si evince che sia tenuto al paga-mento non soltanto il proprietario ma anche chioccupa i locali, ossia anche colui che usufruiscedel servizio di raccolta rifiuti, prescindendo, dun-que, dal titolo legittimante l’occupazione stessa. Dunque, la relazione personale che lega il sogget-to passivo, che può essere chiunque, con i localisuscettibili, secondo la loro natura, di produrrerifiuti (elemento oggettivo del presupposto) èdato dalla detenzione o dall’occupazione. Se dauna parte è chiaro che il termine occupazione èstato usato dal legislatore secondo il significatodel linguaggio comune, per descrivere uno statodi fatto anche in mancanza di un titolo che giu-stifichi l’effettivo esercizio dei poteri connessi algodimento della cosa, è, viceversa, da ritenere cheil legislatore tributario abbia adottato il terminedetenzione in senso tecnico, volendo richiamarel’istituto del diritto civile di cui all’art. 1140,secondo comma, del c.c. Il detentore, infatti, ècolui che ha un rapporto immediato con la cosa eche esercita un potere di fatto sulla stessa, non innome proprio, ma in nome e per conto altrui, che,è, invece, il possessore indiretto o mediato. I sog-getti che detengono la cosa, in forza di un titolonegoziale, sono titolari di un diritto personale digodimento e, in quanto portatori di un autono-mo interesse, sono detentori c.d. “qualificati”(come il comodatario, il conduttore, ecc.) e posso-no, quindi, essere definiti come soggetti passividel tributo (TARSU/Tia).L’art. 63, comma 1, introduce il “principio di soli-darietà” nel pagamento della tassa, tra i compo-nenti del nucleo familiare o tra coloro che usanoin comune i locali o le aree stesse. La norma fariferimento al principio di cui all’art. 1292 delCodice Civile, il quale prevede l’obbligazione soli-dale nel caso in cui “più debitori sono obbligatitutti per la medesima prestazione, in modo checiascuno può essere costretto all’adempimentoper la totalità e l’adempimento da parte di unolibera gli altri”. In corrispondenza del predettovincolo di solidarietà, all’art. 70, comma 3, D.Lgs.n. 507/93, è stato, pertanto, previsto l’obbligo diindicare nella denuncia originaria o di variazione,tutti i componenti del nucleo familiare.Il comma 3 dell’art. 63 - che si riferisce alla sen-tenza suindicata - prevede che “nel caso di localiin multiproprietà e di centri commerciali integra-ti il soggetto che gestisce i servizi comuni èresponsabile del versamento della tassa dovutaper i locali ed aree scoperte di uso comune e per i

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L’azione revocatoria ordinaria - rimedio funzionale allaricostituzione della garanzia generica assicurata al cre-ditore dal patrimonio del debitore ex art. 2740 c.c. - pre-suppone, per la sua legittima esperibilità, la sola esisten-za di un debito e non anche la concreta esigibilità (poten-do essere esperita, nel concorso degli altri requisiti dilegge) anche per crediti condizionali non scaduti o sol-tanto eventuali. La sussistenza di una ragione di creditoseppure eventuale viene, però, configurata come condi-zione dell’azione pauliana, sotto il profilo della legitti-matio ad causam, intesa come “normale” coincidenzafra colui che si afferma in domanda titolare della situa-zione giuridica azionata e colui nei cui confronti la pre-tesa viene azionata; perciò è indispensabile che ricorraperché il giudizio possa essere nel merito definito; tant’èche, laddove il credito a tutela del quale venga esperitasia “litigioso”, ossia sub iudice, se ne afferma la necessi-tà di sospensione ex art. 295 c.p.c. o, se possibile, diriunione dei giudizi. Le condizioni per l’esercizio dell’a-zione revocatoria ordinaria che consistono nell’esistenzadi un valido rapporto di credito tra il creditore che agiscein revocatoria e il debitore disponente; nell’effettività deldanno, inteso come lesione della garanzia patrimonialea seguito del compimento da parte del debitore dell’attotraslativo; nella ricorrenza, in capo al debitore, ed even-tualmente in capo al terzo, della consapevolezza che, conl’atto di disposizione, venga a diminuire la consistenzadelle garanzie spettanti ai creditori. L’actio paulianaha, quindi, la funzione non solo di ricostruire la garan-zia generica assicurata al creditore, dal patrimonio delsuo debitore, al fine di permettergli il soddisfacimentocoattivo del suo credito (sicché la relativa sentenza haefficacia retroattiva, in quanto l’atto dispositivo è vizia-to sin dall’origine), ma anche di assicurare uno stato dimaggiore fruttuosità e speditezza dell’azione esecutivadiretta a far valere la detta garanzia.

In tema di azione revocatoria ordinaria1, ilTribunale di Nocera Inferiore, aderendo a quantosancito dalla giurisprudenza di legittimità2, stabi-lisce che per il suo accoglimento è sufficiente l’e-sistenza di una semplice ragione di credito e nonnecessariamente di un credito certo, liquido edesigibile accertato in sede giudiziale; quindi, ilgiudizio promosso con tale azione non è soggettoa sospensione necessaria ex art. 295 c.p.c. nel casodi pendenza di controversia sull’accertamento delcredito, in quanto la definizione di questa secon-da controversia non costituisce l’indispensabileprecedente logico giuridico della pronuncia sulladomanda revocatoria3.Tuttavia, la natura di credito eventuale - che,come accennato, costituisce condizione dell’azio-ne revocatoria sotto il profilo della legittimazionead causam dell’attore - non può riconoscersi al cre-dito litigioso, non essendo configurabile un’a-spettativa di diritto allorché il fatto genetico del

vantato credito sia in contestazione e la fondatez-za della pretesa creditoria sia ancora in corso diaccertamento giudiziale; ne deriva, pertanto, che,costituendo l’esito di tale accertamento con effi-cacia di giudicato l’antecedente logico-giuridiconecessario della pronuncia dell’azione revocato-ria, il giudizio relativo a quest’ultima è soggetto asospensione necessaria, ai sensi del citato art. 295c.p.c., per il caso di pendenza di controversia nellaquale venga contestata l’esistenza del predettocredito, in attesa della definizione del primo,salva la valutazione della ricorrenza dei presuppo-sti per la riunione dei due giudizi ove pendentiinnanzi al medesimo giudice4.Segnatamente, in una recente pronuncia5 la Cortedi Cassazione ha stabilito che sia l’actio pauliana,sia la c.d. “revocatoria risarcitoria” (e cioè ladomanda volta ad ottenere la condanna al risarci-mento del terzo che, dopo avere acquistato unbene dal debitore altrui, lo abbia rivenduto a terzi,sottraendolo così all’azione revocatoria) possonoessere proposte non solo da chi al momento del-l’atto dispositivo era già titolare di un creditocerto ed esigibile, ma anche dal titolare di un cre-dito contestato o litigioso; ne consegue che inquest’ultima ipotesi, quand’anche l’accertamentodefinitivo del credito avvenga in sede giudizialesuccessivamente alla stipula dell’atto pregiudizie-vole per il creditore, quest’ultimo per ottenerel’accoglimento della propria domanda revocato-ria deve provare unicamente la scientia fraudis delterzo (anche mediante presunzioni) e non ancheil consilium fraudis.In tale ottica, atteso che il creditore è legittimatoad esercitare l’azione revocatoria ex art. 2901 c.c.purché dimostri di avere interesse ad impedireogni alterazione del patrimonio del debitore chepossa rendere impossibile o più difficile la soddi-sfazione del credito, il relativo accertamento restapresupposto indefettibile di tale azione, senza chesia, però, necessario che il creditore propongaseparata e specifica domanda per far valere il pro-prio credito, potendo il giudice accogliere ladomanda revocatoria solo ove abbia accertato l’e-sistenza del credito garantito; infatti, l’actio paulia-na introduce non un giudizio conservativo nellospecifico significato dell’art. 2943 c.c., ma pursempre un giudizio di cognizione preordinatoall’accertamento dell’inefficacia nei confronti delcreditore-attore del negozio dispositivo posto inessere dal debitore, con la conseguenza che all’at-to introduttivo del giudizio deve attribuirsi effi-cacia interruttiva del termine di prescrizione delcredito dell’attore in revocatoria6.D’altronde, l’azione revocatoria ordinaria, pre-supponendo, per la sua esperibilità, la sola esi-stenza di un debito, e non anche la sua concreta

cui, poi, soltanto con l’ulteriore consenso di tutte le parti,potrà farsi menzione nei verbali e nella relazione perita-le. L’indagine peritale è possibile solo se esistano in attil’estratto generale del conto e i conti scalari (le cc.dd. staf-fe) relativi all’intera durata del rapporto.Deve poi osservarsi che la clausola di capitalizzazionetrimestrale degli interessi (comportante l’anatocismo tri-mestrale…) a carico del correntista è illegittima sino alladelibera del CICR 9 febbraio 2000, pubblicata in G.U.22 febbraio 2000 n. 43 ed in vigore dal 22 aprile 2000.

Le scritturazioni contenute negli estratti conto enel documento di saldaconto, in difetto di tempe-stiva contestazione della parte cui sono stati tra-smessi, sono assistite da presunzione di veridicitàe si intendono approvate, anche tacitamente, conconseguente preclusione di successive contesta-zioni sulla legittimità sostanziale dell’inclusionedi determinate partite nel conto stesso, come sta-bilito dalla giurisprudenza di legittimità1.D’altronde, le risultanze dell’estratto di contocorrente allegate a sostegno della domanda dipagamento del saldi legittimano l’emissione didecreto ingiuntivo e, nell’eventuale giudizio diopposizione, hanno efficacia fino a prova contra-ria, potendo essere disattese solo in presenza dicircostanziate contestazioni e non già attraversoil mero rifiuto del conto; a tal fine, peraltro, è irri-levante che le suddette rilevanze non siano giàstate stragiudizialmente rese note al correntista,atteso che la produzione in giudizio costituisce“trasmissione” ai sensi dell’art. 1832 c.c., oneran-do il correntista alle necessarie specifiche conte-stazioni al fine di superare l’efficacia probatoriadella produzione2.Pertanto, anche il Tribunale di Nocera Inferioreconferma il principio secondo il quale spetta alcliente di avanzare contestazioni avverso la conta-bilità tenuta dall’istituto di credito e comunicatain estratto: ciò comporta che tale contabilità puòcostituire prova del saldo attivo a favore dellabanca qualora il cliente si limiti ad una genericaaffermazione di nulla dovere, o di dovere unasomma inferiore, senza muovere addebiti specifi-ci e circostanziati sulle singole poste dalle qualidiscende quel saldo3. Di conseguenza, non è pos-sibile sollevare una contestazione generica, madevono essere specificamente contestate le varievoci della documentazione inviata dall’istituto dicredito; infatti, è idonea a far decorrere il terminedi sei mesi stabilito dall’art. 1832 c.c. per l’impu-gnazione del conto la comunicazione di un estrat-to conto di chiusura periodica recante il saldodefinitivo, includente il computo delle spese edegli interessi, per il periodo considerato, e nonanche un riepilogo di tutte le partite di dare edavere comprese nel periodo, se le operazioni non

riepilogate siano già state indicate in estratti par-ziali del conto inviati ad intervalli costanti dallabanca al correntista4, non essendo necessario chela banca rinnovi al cliente la comunicazione dellepartite di dare ed avere di cui quest’ultimo abbiaprecedentemente avuto notizia. Infine, se è veroche, nel contratto di conto corrente, l’incontesta-bilità delle relative risultanze, conseguente all’ap-provazione tacita dell’estratto conto, a norma del-l’art. 1832 c.c., si riferisce agli accrediti ed agliaddebiti considerati nella loro realtà effettuale,ma non impedisce la contestazione della validitàe dell’efficacia dei rapporti obbligatori da cui essiderivino5, né l’approvazione o la mancata impu-gnazione del conto comportano che il debito fon-dato su di un negozio nullo, annullabile, ineffica-ce (o, comunque, su situazione illecita) resti defi-nitivamente incontestabile6, tuttavia, malgradol’impugnativa del cliente, il quale, non limitando-si alla sola contestazione di accrediti ed addebitisotto il profilo contabile, contesti, invece, la vali-dità ed efficacia dei rapporti obbligatori da cuiscaturiscono le partite inserite nel conto, non siacollegata all’impugnazione dell’estratto conto, èstato sancito dalla Suprema Corte che, in tale ipo-tesi, si deve comunque fornire la prova dell’invali-dità e/o inefficacia di detti rapporti, non essendoa ciò sufficiente la mera negazione7.

...........................................

1 È di tale avviso Cass. Civ., sez. I, 11 maggio 1998, n. 4735, in Banca,borsa, tit. cred., 2000, II, pp. 110 ss.

2 Cass. Civ., sez. I, 15 settembre 2000, n. 12169, in Contr., 2001, 1, pp.75 ss.

3 Cfr. Cass. Civ., sez. I, 16 novembre 2000, n. 14849, in Dir. fall., 2001,1, 2, pp. 66 ss.

4 Così Cass. Civ., 11 maggio 1977, n. 1812, in Mass. Giur. It., 1977.5 In argomento si rinvia a A. Bonifazi-G. Troise, Il controllo del conto cor-

rente bancario, in Amm. fin., 2008, 10, pp. 47-57; M. Semeraro, Divietodi anatocismo e squilibrio contrattuale nel conto corrente bancario, in Rass.dir. civ., 2007, 1, pp. 197-210; P. Russo, Contratto di conto corrente ban-cario e applicazione di condizioni illegittime, in Il merito, 2006, 1, pp. 27-32; G. Cabras, Banche e giudici: un dialogo difficile in tema di interessi nelconto corrente bancario, in Vita not., 2001, 1, pp. 3-14; V. Farina, Le que-stioni dell’anatocismo e del conto corrente bancario nel corso dei procedi-menti monitori, in Dir. banca mer. fin., 2001, 4, pp. 494-524; P. FerroLuzzi, Dell’anatocismo, del conto corrente bancario e di tante cose poco com-mendevoli, in Riv. dir. priv., 2000, 2, pp. 201-218.

6 V. Cass. Civ., sez. I, 26 luglio 2001, n. 10186, in Contr., 2001, 11, pp.1014 ss.

7 È di tale avviso la già citata Cass. Civ., sez. I, 15 settembre 2000, n.12169, in Contr., 2001, 1, pp. 75 ss.

Piervincenzo PacileoH

Azione revocatoria ordinaria:presupposti per la legittimaesperibilità.

Tribunale di Nocera Inferiore, I sez. civ., Giud.Rel. Dott.ssa Marianna D’Avino, 17 gennaio2008.

2120 giurisprudenza marzo 2010giurisprudenza marzo 2010

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Angela CisaleH

Il falso giuramento nel processocivile: risvolti penalistici.

Premessa.Nel diritto romano chi giurava il falso innanzi algiudice veniva punito secondo la Legge delle XIITavole con la pena di morte, la condanna venivaeseguita gettando il mentitore da una rupe, tutta-via, secondo Dione Cassio: “se il mentitore si fossesalvato non sarebbe stato assoggetto ad ulteriorepena”.Nel nostro ordinamento, pur lontani da siffattepene, il giuramento ha conservato a lungo un’im-portanza quasi sacrale conseguenza dell’esplicitoriferimento alla divinità, da cui ci si è affrancatisolo di recente1.La Corte Costituzionale ha precisato, in ossequioal principio costituzionale della libertà religiosa,che: “[…] il venir meno di un contesto culturaleunitario che consenta di attribuire al giuramentoun condiviso significato religioso ne comportauna relativizzazione e un certo affievolimento divalore. Tale significato, da etico-sociale qual’eraoriginariamente, diventa morale-individuale, inquanto finisce per dipendere dal riferimento checiascuno faccia, in coscienza e secondo la suavisione del mondo, a quanto considera di piùimpegnativo e degno di osservanza […]”.Il giuramento tuttavia, nonostante la recentemetabulè, conserva sia nella sede civile che in quel-la penale una notevole importanza.Nel diritto civile il giuramento della parte (provalegale) è previsto e disciplinato dall’art. 2736 c.c. edagli artt. 233 e ss. c.p.c, nelle due figure: deciso-rio e suppletorio.Con la disposizione dell’art. 371 c.p., invece, illegislatore mira a tutelare il valore proprio delgiuramento quale prova legale, infatti, “la minac-cia” di una pena ha lo scopo di spingere la partechiamata a giurare, per decidere una causa civile,ad attestare il vero e non il fatto ad essa più favo-revole.La tutela penale della prova è tutela dell’esatta everidica posizione dei fatti come necessaria pre-messa del giudizio col quale si rende operativa lanorma2.

Delazione del giuramento.“…colui al quale la prescrizione è stata oppostapuò deferire all’altra parte il giuramento peraccertare se si è verificata l’estinzione del debito”(ex art 2960 c.c.).Con l’istituto della prescrizione il legislatorevuole assicurare certezza ai rapporti giuridici, ed

in particolare a quelli patrimoniali, evitando cheil titolare del diritto possa pretendere di esercitar-lo in qualsiasi momento a distanza di notevoletempo. Il decorso del tempo, infatti, in mancanzadel concreto esercizio di un diritto, può generarenei consociati la convinzione che quel diritto nonsussista, e che pertanto il titolare nulla possa pre-tendere. La c.d. prescrizione estintiva consiste,quindi, nell’estinzione del diritto dovuta all’iner-zia del titolare che non lo esercita per un periododi tempo stabilito dalla legge.Il legislatore oltre alla prescrizione estintiva haprevisto la figura della c.d. prescrizione presunti-va ex art. 2954 ss. c.c., istituto che non prevede l’e-stinzione del diritto, bensì, il sorgere di una pre-sunzione legale di estinzione dello stesso.In particolare, la prescrizione presuntiva consistenella presunzione relativa che il diritto sia statosoddisfatto, qualora il titolare non ne abbia chie-sto il pagamento entro il termine legale.La prescrizione presuntiva, dato anche il brevelasso di tempo in cui si realizza, è prevista in par-ticolari casi ove il pagamento di un debito avvie-ne, di solito, senza che il debitore provveda a farsirilasciare una quietanza. Per il legislatore, trascor-so il termine prescrizionale si presume l’adempi-mento e quindi l’estinzione dell’obbligazione.Occorre fare molta attenzione a non confondereil dettato di cui all’art. 2934 c.c. e quanto previstodall’art. 2954 c.c.Nella prescrizione presuntiva, il decorso del ter-mine produce non l’effetto estintivo, ma la pre-sunzione di estinzione anche per causa diversadall’adempimento quale la compensazione, laconfusione, la novazione dell’obbligazione.Il termine “prescrizione” usato per indicare i casidi cui agli artt. 2954 ss. c.c. può creare “confusio-ne”, dal momento che con il termine prescrizionesiamo soliti indicare l’estinzione di un diritto acausa del trascorrere del tempo e l’inerzia del tito-lare. La Suprema Corte ed autorevole dottrinaritengono che i casi relativi alla prescrizione pre-suntiva escludono proprio l’estinzione dovuta perprescrizione così come intesa dall’art. 2934 c.c.Per la Suprema Corte: “[…] le prescrizioni brevi,che sono alternative alla prescrizione decennaleordinaria, pur avendo il medesimo fondamentodell’inerzia e del mero decorso del tempo, com-portano l’estinzione del credito senza possibilitàdi prova del mancato pagamento; le prescrizionipresuntive si fondano invece sulla presunzione dipagamento, secondo gli usi correnti, possonoessere vinte dalla prova contraria e non sonoincompatibili con l’ammissione del debitore dinon aver estinto il debito ovvero la contestazionedella sua esistenza […]”3.Contrariamente a quanto sostenuto dalla dottri-

marzo 2010

esigibilità7, non richiede la totale compromissio-ne della consistenza patrimoniale del debitore,ma soltanto il compimento di un atto che rendapiù incerto o difficile il soddisfacimento del cre-dito, che può consistere non solo in una variazio-ne quantitativa del patrimonio del debitore, maanche in una modificazione qualitativa di esso8;pertanto, ai fini dell’integrazione del profilooggettivo dell’eventus damni, non è necessario chel’atto di disposizione del debitore abbia resoimpossibile la soddisfazione del credito, ma è suf-ficiente che tale atto abbia determinato maggioredifficoltà od incertezza nell’esazione coattiva delcredito medesimo9. Dunque, nell’azione revocato-ria ex art. 2901 il pregiudizio arrecato alle ragionidel creditore consiste nell’insufficienza dei benidel debitore ad offrire la garanzia patrimoniale,essendo irrilevante una mera diminuzione didetta garanzia. È, invece, rilevante ogni aggrava-mento della già esistente insufficienza dei benidel debitore ad assicurare la garanzia patrimonia-le10: poiché l’actio pauliana tutela non solo l’inte-resse del creditore alla conservazione della garan-zia patrimoniale costituita dai beni del debitore,ma anche all’assicurazione di uno stato di mag-giore fruttuosità e speditezza dell’azione esecuti-va diretta a far valere la detta garanzia, il ricono-scimento dell’esistenza dell’eventus damni non pre-suppone una valutazione sul pregiudizio arrecatoalle ragioni del creditore istante, ma richiede sol-tanto la dimostrazione da parte di quest’ultimodella pericolosità dell’atto impugnato, in termini

di una possibile, quanto eventuale, infruttuositàdella futura esecuzione sui beni del debitore11............................................

1 In tema v. M. D’Auria, Il termine di prescrizione nell’azione revocatoria,in Giur. it., 2008, 1, pp. 92-96; A. Barbieri, Azione revocatoria ed even-tus damni, in Fall., 2004, 11, pp. 1190 ss.; P. Biavati, Azione revocato-ria e criteri italiani di competenza giurisdizionale, in Int’l Lis, 2004, 2, pp.85 ss.; V. Carbone-I. Nasti, Revocatoria ordinaria, in Corr. giur., 2003,2, pp. 156 ss.; M. Maceroni, Necessità di accertamento giudiziale del cred-ito ed azione revocatoria, in Dir. fall., 2002, 2, pp. 215 ss.; A. Bragadin,Orientamenti in tema di azione revocatoria ordinaria, in Foro pad., 2001,2, pp. 424-435; G. Esposito, Credito litigioso ed azione revocatoria, inCorr. giur., 2002, 1, pp. 55-65; A. Barbieri, Revocatoria ordinaria eazione di simulazione, in Fall., 2002, 3, pp. 329 ss.; P.L. Nela,L’accertamento del credito e la revocatoria ordinaria, in Giur. it., 2001, 4,pp. 714-716; A. D’Agnolo, L’azione revocatoria ordinaria nella recenteevoluzione giurisprudenziale, in Nuova giur. civ. comm., 2001, 4, pp. 330-354; E. Lucchini Guastalla, Azione revocatoria ordinaria, in Riv. dir. civ.,1998, 4, pp. 423-442.

2 V. Cass. Civ., sez. III, 17 gennaio 2007, n. 966, in Fam. dir., 2007, 5,pp. 493 ss.

3 Esprime tale orientamento Cass. Civ., sez. II, 24 febbraio 2000, n.2104, in Mass. giur. it., 2000, secondo cui “la sospensione del proces-so per pregiudizialità non è ammissibile allorché sia possibile lariunione e la decisione congiunta dei giudizi davanti al giudice dellacausa pregiudiziale o a quello della causa dipendente, come nel casoin cui i due giudizi siano pendenti davanti allo stesso tribunale”.

4 V. Cass. Civ., sez. II, 30 luglio 2001, n. 10414, in Giust. civ., 2002, I, pp.1625 ss.

5 Così Cass. Civ., sez. III, 27 gennaio 2009, n. 1968, in Obbl. contr.,2009, 5, pp. 459 ss.

6 Cfr. Cass. Civ., sez. II, 25 maggio 1994, n. 5081, in Mass. giur. it., 1994.7 Cfr. Cass. Civ., sez. III, 9 aprile 2009, n. 8680, in Mass. giur. it., 2009.8 Così Cass. Civ., sez. III, 15 febbraio 2007, n. 3470, in Mass. giur.it.,

2006.9 V. Cass. Civ., sez. III, 16 dicembre 2005, n. 27718, in Fam. dir., 2006,

2, pp. 213 ss.10 È di questo avviso Cass. Civ., sez. I, 4 settembre 2009, n. 19234, in

Mass. giur.it., 2009.11 Cfr. Cass. Civ., sez. III, 9 marzo 2006, n. 5105, in Mass. giur. it., 2006.

giurisprudenza marzo 201022

Dottrina

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Fregio marmoreo sullafacciata della chiesa

dell’Annunziataad Angri.

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mula su cui è chiamato a giurare quando questaappaia ambigua, e risponderà di falso giuramentoqualora si astenga dal farlo e giuri sulla formulaincompleta o ambigua sottopostagli, rimanendoreticente sui chiarimenti che sarebbero statinecessari9.In tema di falso giuramento della parte, non èsostenibile dall’imputato la mancanza di dolo peressere stato indotto in errore dalla formula delgiuramento, poiché, se la stessa presenta puntiambigui od oscuri o non rilevanti, egli avrebbedovuto introdurre chiarimenti e precisazioni -non di ordine sostanziale - tali da renderla chiara.Al contrario non potrà rispondere di falso giura-mento chi dichiara di non rammentare qualcosache sia compreso nella formula del giuramento; lareticenza, però, in sede civile comporterà la soc-combenza del debitore.

Nella prassi …Il debitore che giura, contrariamente al vero, cheil debito sia estinto vince il processo civile, ma ilgiudice procedente dovrebbe, rilevata la possibilemenzogna, inviare gli atti alla Procura affinchéquesta accerti se sussista o meno il reato di cuiall’art. 371 c.p.Nella prassi è molto raro che ciò accada, infatti, èdi solito il creditore soccombente a presentarecontro il proprio debitore una denuncia-querela.Instauratosi il giudizio penale, si inverte l’onereprobatorio e spetta al debitore provare la realeestinzione del credito, per dimostrare la propriainnocenza.“La prestazione del giuramento determina unapresunzione iuris et de iure in ordine all’esistenzadei fatti che ne formano oggetto, che non puòessere più messa in discussione e svincola l’esitodel giudizio civile da quello dell’eventuale proce-dimento penale per falsità del giuramento stesso,la cui definizione può solo costituire titolo perpretese risarcitorie verso la parte che ha giurato ilfalso […]”10.Non è infrequente, purtroppo, il caso di magi-strati inquirenti che richiedono l’archiviazionedelle suddette denunce ritenendo i fatti di naturacivilistica, o ancora perché il debitore non ha fattoaltro che rispondere positivamente alla domandapostagli dal difensore del creditore, giocandosulla sottile linea di confine che separa i termini“estinto” e “prescritto”.Non rare, in fine, sono le archiviazioni fondatesull’inammissibilità dell’opposizione della perso-na offesa in forza della su richiamata giurispru-denza. La disposta archiviazione arreca un dop-pio danno al creditore e favorisce i debitori “scor-retti”, che hanno “utilizzato” il giuramento perraggiungere scopi meramente personali.

...........................................1 Cort. Cost., sent. n. 334/96.2 Dolce, Falso giuramento della parte, in Enc. Dir., XVI, Milano, 1967.3 Cass., Sez. Lav., sent. 19 marzo 2004, n. 5563.4 Cass. Civ., sent. 3 febbraio 1995, n. 1304, in Giust. Civ. 1995, I, 1508.5 Pisani, La tutela penale del giuramento probatorio, in Riv. It. Dir. Pen.,

1957.6 Cass. Pen., Sez. VI, sent. 16 novembre 1989, C.E.D. Cass. 183614.7 Cass. Pen., Sez. VI, sent. 29 maggio 1997, C.E.D. Cass. 208814.8 Pagliaro, Principi di Diritto Penale-Parte speciale, Dei delitti contro

l’amministrazione della giustizia, Milano, Giuffrè Editore, 2000.9 Cass. Pen., Sez. VI, sent. 11 febbraio 1999, n. 5599, Gasparri, in Riv.

Pen., 1999, 545.10 Cass. Civ., Sez. III, sent. 11 febbraio 2004, n. 2659, in Giust. Civ.,

2004, I, 1741.

Francesca Del GrossoH

La P.A. ed il settore giustizia trainformatizzazione e digitalizzazione.

La direttiva 20.02.2007 della Presidenza delConsiglio dei Ministri Dipartimento dellaFunzione Pubblica sull’interscambio dei dati trale pubbliche amministrazioni stabilisce che “lametodologia di attuazione del sistema nazionaledi e-government presuppone:- la condivisione degli obiettivi e delle strategie diintervento;- il raccordo delle azioni della P.A. centrale;- il coordinamento delle iniziative nazionali e ter-ritoriali anche attraverso una migliore definizio-ne dei contenuti degli accordi di programma qua-dro;- un’attività costante di monitoraggio per la valu-tazione dello stato di attuazione degli interventidefiniti nell’ambito di una strategia condivisa”.Rilevano, dunque, quali “grandi obiettivi strategi-ci”: il miglioramento dell’efficacia interna delleamministrazioni (attraverso il cambiamentoorganizzativo con l’innovazione tecnologica), losviluppo dei servizi on-line e, infine, la garanzia“dell’accesso in modo veloce e sicuro combatten-do il divario digitale, dovuto a condizioni sociali,fisiche e territoriali”.L’innovazione tecnologica viene ritenuta “l’unicastrada che possa condurre l’amministrazione adoffrire servizi di qualità ed efficienza nella attua-zione delle politiche pubbliche, riducendo laspesa”; tuttavia va tenuto in debito conto l’appor-to dato dal coordinamento organizzativo.Ricordiamo, in proposito, lo studio comuneMcKinsey e London School of Economics il qualeha appurato che il coordinamento aumenta laproduttività sino al 20%, contro il 2 e l’8% dellesole innovazioni tecnologiche o organizzative. E,difatti, il Piano triennale per ICT della P.A.2008/2010, sottolinea come gli “investimenti intecnologia informatica e trasformazione organiz-zativa non possono prescindere gli uni dagli

na la giurisprudenza di legittimità ritiene che:“[…] la presunzione di pagamento prevista dagliartt. 2954, 2955 e 2956 c.c. va applicata solo aquei rapporti che si svolgono senza formalità, inrelazione ai quali il pagamento suole avveniresenza dilazione né rilascio di quietanza scritta enon opera quando il diritto, di cui si chiede ilpagamento, scaturisce da un contratto stipulatoper iscritto… le prescrizioni presuntive, di cui agliartt. 2954 ss. c.c., non operano l’estinzione delleobbligazioni, ma determinano solo una presun-zione di pagamento […]”4.Si prescrive, ex art. 2956 n. 2, in tre anni anche ildiritto: “dei professionisti, per il compenso dell’o-pera prestata e per il rimborso delle spese correla-tive…”. Si supponga, così, il caso di un ingegnereche trascorsi cinque anni dal termine dei lavori dirifacimento di un manufatto chieda al commit-tente il pagamento del proprio compenso.Il committente potrebbe decidere di pagare quan-to richiestogli, oppure, eccepire innanzi all’auto-rità giudiziaria la prescrizione presuntiva del cre-dito, pur consapevole di non aver pagato l’onora-rio richiesto.Il legislatore per tali ipotesi, lascia al creditore acui è stata eccepita la prescrizione presuntiva, e sucui grava l’onere di dimostrare la mancata soddi-sfazione del credito, un solo strumento di prova:deferire al debitore il giuramento “per accertare sesi è verificata l’estinzione del debito” (ex art. 2960c.c.). Il debitore è chiamato, dunque, a giurare“l’estinzione” del debito e non la “prescrizione”dello stesso.Molti debitori “furbi” e spesso “mal consigliati”dichiarano sotto giuramento che il credito si èestinto e, così facendo, credono di risolvere i pro-pri problemi vincendo la controversia giudiziaria,dal momento che il giudice procedente è vincola-to all’esito della prova anche se è a conoscenza delfatto che il debitore ha giurato il falso poiché ilgiuramento è prova legale e non è dato al credito-re neppure esperire il giudizio di revocazione.Tali debitori empi e mendaci ignorano, forse, cheil creditore potrebbe denunciarli alla Procuradella Repubblica per il reato p. e p. dall’art. 371c.p., falso giuramento della parte.

Falso giuramento della parte.Il delitto di falso giuramento della parte consistenel fatto di chi, come parte in un giudizio civile,giura il falso; la disposizione dell’art. 371 c.p.mira proprio a tutelare il valore di prova legale delgiuramento, esso viene protetto in quanto costi-tuisce prova legale, cioè comporta una peculiarepresunzione di veridicità operante sul piano dellalegge5. Incriminando il falso giuramento l’ordina-mento vuole dunque evitare che il giurante abusi

del mezzo di prova legale ed ottenga così la defi-nizione della causa a proprio favore in contrastocon tale presunzione di veridicità.Il reato de quo è stato inserito dal legislatore tra i“delitti contro l’amministrazione della giustizia”,poiché la distorsione del mezzo di prova puòinfluire sul convincimento del giudice e quindifar deviare l’attività giurisdizionale verso un risul-tato non conforme alla legge6.A lungo si è dibattuto se il reato p. e p. dall’art.371 sia da ritenersi monoffensivo o plurioffensi-vo, ma, stando alle ultime pronunce di legittimi-tà il reato di falso giuramento sarebbe da ritener-si plurioffensivo.Ne deriva che sebbene il reato di falso giuramen-to sia un delitto contro l’amministrazione dellagiustizia e mira a tutelare l’intera collettività,indirettamente tutela anche il privato ed il suodiritto alla giusta composizione della lite, privatoche può costituirsi parte civile nel processo a cari-co dell’imputato/debitore che in sede civile hagiurato il falso.Si è per contro affermato in giurisprudenza chel’interesse tutelato dall’art. 371 c.p. fa capo all’in-tera collettività, onde la persona singola che abbiasubito un danno diretto può assumere la qualifi-ca di persona danneggiata dal reato, ma non quel-la di persona offesa.Stando a tale orientamento la persona danneg-giata dal falso giuramento non sarebbe legittima-ta a presentare, ex art. 408 ss. c.p.p., opposizionealla richiesta di archiviazione.La formula del giuramento decisorio deve com-prendere la tesi del debitore relativa all’estinzionedel debito, sicché l’esito di un simile mezzo diprova sarà l’accertamento della verificazione del-l’estinzione del debito stesso.Qualora il debitore giuri tale formula, sostenendo(contrariamente al vero) che il diritto di credito sisia estinto, commette il reato di falso giuramento,e a nulla vale il fatto che i requisiti di sostanza e diforma posti dalle leggi civili non siano statirispettati (giuramento inammissibile o irrilevanterispetto al thema decidendi posto nella causa civi-le)7. La ragione della irrilevanza di tali vizi stanella circostanza che un giuramento falso, non-ostante sia nullo od annullabile, potrebbe in pra-tica non essere dichiarato nullo e, quindi, potreb-be costituire la base per una sentenza civile defi-nitiva8.La falsità richiesta per il delitto di falso giura-mento della parte è una falsità ideologica e nonmateriale, si ricordi che la stessa può consisteretanto nell’affermare il falso, quanto nel negare ilvero.Secondo la Suprema Corte di Cassazione, il debi-tore giurante può, anzi deve, modificare la for-

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altri”. La direttiva citata in premessa ha poi datoimpulso alla piena attuazione del CAD (Codicedell’Amministrazione Digitale), emanato conD.Lgs. n. 82 del 07/03/2005; esso regola il com-plesso dei diritti dei cittadini e le modalità di uti-lizzazione da parte delle pubbliche amministra-zioni della tecnologia per la gestione dell’infor-mazione in modalità digitale. Per la verità, parte della dottrina aveva accennatoai rischi (purtroppo inevitabili) di un passaggiorepentino dal cartaceo al tecnologico: sarà neces-sario riprogrammare la formazione degli operato-ri unitamente a un pregnante coinvolgimentodegli utenti.Inoltre considerato che dal documento del28/05/2008 “Linee programmatiche sulla riformadella p.a.” - piano industriale - del Ministero per laPubblica Amministrazione e l’Innovazione, emer-gerebbe la criticità della digitalizzazione degliultimi anni perché non coordinata, e quindi nonpercepita appieno (sia sotto il profilo del front-office che del back-office), si suggeriscono alcuniprincipi regolativi:- “la piena condivisione e interoperabilità tra lebanche dati delle amministrazioni”;- “la modalità one-stop-shop”.In quest’ambito assumono rilevanza:il piano triennale citato che intende “passare dal-l’e-government alla e-governance” e cioè all’“inte-razione di Governo, servizi pubblici e cittadiniattraverso i processi politici, lo sviluppo dellepolitiche, la programmazione e l’erogazione diservizi”;il SPC (Sistema Pubblico di Connettività eCooperazione) la cui diffusione viene favorita direcente dalla Legge 69/09 attraverso un program-ma teso ad “assicurare entro il 31/12/2010 l’ade-sione delle amministrazioni e la realizzazione diprogetti di cooperazione”;la dematerializzazione.Tutto ciò al fine di favorire la competitività delpaese così come emerge dalla quarta ConferenzaMinisteriale di Lisbona sull’e-government del2007. L’interoperabilità di cui sopra sarà lo stru-mento per il “recupero dell’efficienza e della qua-lità dei servizi”. La società dovrà adeguarsi all’evolversi dei tempi,utilizzando i benefici della tecnologia per il mas-simo risparmio di tempo e risorse (A.A.Salemme).Nell’ambito così delineato sembra cominciare aprendere forma la più volte annunciata “digitaliz-zazione della giustizia”, il D.Lgs. n. 193 del29/12/2009 prevede, infatti, all’art. 4, rubricatoMisure urgenti per la digitalizzazione della giustizia,l’adozione sia nel processo civile che in quellopenale delle tecnologie dell’informazione e della

comunicazione attraverso l’emanazione di uno opiù decreti del Ministero della Giustizia che neandranno ad individuare le regole tecniche.Nell’attesa (60 gg. dalla legge di conversione deldecreto de quo) continueranno ad applicarsi quel-le attualmente vigenti. Le novità riguarderanno le comunicazioni e lenotificazioni. Sia nel processo civile che in quellopenale esse andranno effettuate mediante postaelettronica certificata (art. 4 comma 2 D.Lgs.193/2009).La norma ha una portata notevole se si ponemente alle enormi difficoltà che le cancellerie deitribunali incontrano quotidianamente nell’esple-tamento di detta attività, apparentemente sempli-ce, ma resa, invece, farraginosa per svariate com-plicanze (difficoltà nel raggiungimento del desti-natario, tempi eccessivamente lunghi nella conse-gna della relata che, spesso, giunge in data suc-cessiva rispetto all’udienza di riferimento con ilrisultato dello slittamento della stessa e la ripeti-zione dell’adempimento).Vi è un dispendio di energie e lavoro che nontrova ragion d’essere in una società che oggi ha glistrumenti informatici per l’esecuzione di taliadempimenti con maggiore celerità e medesima(se non maggiore) certezza nel raggiungimentodel risultato. La normativa in esame, con questa finalità, rimo-della le norme disciplinanti gli adempimenti inargomento; nello specifico: le comunicazioni dicui al primo comma dell’art. 170 c.p.c., la notifi-cazione di cui al primo comma dell’art. 192 c.p.c.ed ogni altra comunicazione al consulente sonoeffettuate per via telematica all’indirizzo di postaelettronica certificata. Allo stesso modo si proce-de per le notificazioni a persona diversa dall’im-putato, a norma dell’art. 148, comma 2 bis, 149,150, 151, comma 2 c.p.p. La notificazione ocomunicazione che contiene dati sensibili è effet-tuata solo per estratto, con contestuale messa adisposizione sul sito internet individuato dallaamministrazione, dell’atto integrale cui il desti-natario accede mediante gli strumenti di cuiall’art. 64 del D.Lgs. n. 82 del 07/03/2005.Quale logico corollario, viene resa obbligatorial’indicazione dell’indirizzo di posta elettronicacertificata, con la conseguenza che, in caso diinottemperanza, le comunicazioni andranno ese-guite presso la cancelleria o segreteria dell’ufficiogiudiziario. Ed ancora, modificati, nella stessadirezione, gli art. 123 e 163 c.p.c. con l’introdu-zione dell’obbligatorietà nell’indicazione delcodice fiscale.Importanti cambiamenti sono, poi, previsti dal-l’art. 8 del decreto in esame per gli uffici NEP;viene, infatti, introdotto l’art. 149 bis c.p.c., che

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regola la notifica a mezzo posta elettronica.Bisogna, comunque, tenere presente che ilcomma 2 dell’art. 4 D.Lgs. 193/2009, limita l’ap-plicazione della normativa sulla digitalizzazione adeterminati uffici giudiziari ed esattamente quel-li da individuarsi previa verifica della funzionalitàdei servizi di comunicazione. Si accelera e si frena. Una prudenza doverosa, tenuto conto che tratta-si di mutamenti che vanno seguiti e supportati siain termini economici che di monitoraggio, persaggiarne l’effettiva funzionalità ed efficacia.Del resto, il decreto in oggetto, è frutto di un cam-mino intrapreso già da tempo e che vede diverseiniziative a sostegno e concrete sperimentazioniin atto: nel corso del 2001/2004 si introducevanotutti gli strumenti tecnologici, oggi si apre la fasedella digitalizzazione della P.A. tesa al raccordopieno tra digitalizzazione, organizzazione, pro-cessi, e servizi al pubblico. La stessa Legge 69/2009, agli artt. 32/37, confer-ma che la strada che il legislatore intende percor-rere è proprio quella della informatizzazione edella digitalizzazioneNe costituisce esempio il progetto partito neldicembre 2009 in tema di digitalizzazione dellagiustizia al quale hanno aderito anche i Ministeridella Giustizia austriaca e tedesca. Esso nascedalla collaborazione tra ABI e Ministero dellaGiustizia ed è rivolto ai magistrati, cancellieri,avvocati e a tutti gli operatori del settore chepotranno accedere ad un portale telematico multiservizi “ABI for-eJustice”.La finalità è quella di consentire uno scambio diinformazioni e di prassi organizzative fruibili pertutti gli operatori della giustizia nonché la diffu-sione della conoscenza del processo civile telema-tico, a partire dalla sua architettura passando perl’atto telematico e giungendo alle notifiche perposta elettronica certificata con pagamento viaweb di contributi diritti e spese.È evidente che l’utilizzo dell’informatica nel set-tore della giustizia e nella P.A. in genere è impre-scindibile sia per la semplificazione degli adempi-menti amministrativi che per la riduzione deicosti operativi. Sarà più fluido l’intero percorsolavorativo e si migliorerà il servizio.

Maria Grazia IannielloH

La tutela del creditore nella cessioned’azienda: il trasferimento dei debiti.

La tutela dei creditori nella ipotesi specifica dellacessione d’azienda costituisce, ormai, un vero eproprio problema anche alla luce delle recentipronunce della Suprema Corte di Cassazione. Lapossibilità di poter vedere soddisfatte le ragioni

creditorie sull’acquirente risultano sempre piùresiduali e difficoltose. Si pensi ai reiterati trasfe-rimenti della medesima azienda, con diversi attidi cessione tra plurimi soggetti, soprattutto nel-l’imminenza o nel corso di una procedura esecu-tiva, o alle più complesse cessione di rami d’a-zienda.Nel caso di trasferimento di azienda commerciale,secondo l’art. 2560 comma 2 c.c. risponde deidebiti anche l’acquirente dell’azienda, in capo alquale sussiste la responsabilità patrimoniale per idebiti trasferiti. Le eventuali clausole del contratto di cessione d’a-zienda, che dispongano in merito al manteni-mento delle passività in capo al cedente, hannouna mera efficacia interna tra le parti del contrat-to, nel senso che il cessionario è comunque grava-to dall’obbligo di soddisfare la pretesa creditoriadel terzo. L’art. 2560 c.c. contiene infatti la disciplina gene-rale in materia di responsabilità patrimoniale perle passività aziendali nell’ambito della circolazio-ne dell’azienda e, in quanto appunto disciplinagenerale, esso trova applicazione nei confrontidella generalità dei debiti aziendali, a prescinderedunque dalla loro natura e origine, salvo espressederoghe di legge per specifiche tipologie di debiti. La ratio che sottende alla previsione di tale princi-pio, in virtù del quale si instaura una responsabi-lità solidale tra cedente e cessionario per le passi-vità relative al complesso aziendale compraven-duto, è strettamente connessa alla particolarenatura del bene azienda intesa come un comples-so di elementi patrimoniali e rapporti giuridici adestinazione unitaria per l’esercizio dell’impresache, pur costituendo un mezzo per il soggetto chelo esercita, assume di fronte ai terzi una propriarilevanza, in termini di capacità patrimoniale,rispetto a quella dell’impresa.Ne deriva che la prima garanzia del creditoreaziendale è rappresentata dall’azienda stessa,quindi a prescindere dalle pattuizioni intercorsetra le parti nel contratto, il cessionario rispondenon solo delle passività aziendali che, in base alcontratto, gli sono state trasferite unitamenteall’azienda, ma anche delle passività aziendali che,sempre in base al contratto, le parti hanno conve-nuto di mantenere in capo al cedente. La nozione di azienda sul tema secondo la Cortedi Cassazione, sez. I civile, sent. 9 ottobre 2009, n.21481: “Deve intendersi come cessione di aziendail trasferimento di un’entità economica organiz-zata in maniera stabile la quale, in occasione deltrasferimento, conservi la sua identità e consental’esercizio di un’attività economica finalizzata alperseguimento di uno specifico obbiettivo; al finedi un simile accertamento occorre la valutazione

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In ogni caso sul piano dell’onere probatorio nelcaso in cui il cessionario faccia opposizione allarichiesta di adempimento, il terzo creditore hal’onere di provare l’inerenza e la funzionalità deldebito al complesso aziendale acquisito dal ces-sionario. Quando la cessione avviene frazionandol’azienda in più rami, il creditore deve provare l’i-nerenza del credito a quel ramo per il quale ildebito è scaturito.Il regime fissato dall’art. 2560, comma 2 c.c., siapplica quando si tratti di debiti in sé soli consi-derati, e non anche quando, viceversa, essi si ricol-leghino a posizioni contrattuali non ancora defi-nite, in cui il cessionario sia subentrato a normadel precedente art. 2558 c.c. La tutela del creditore nel trasferimento d’aziendava esaminata anche sotto un altro punto di vista:quando la cessione d’azienda avviene in dataposteriore al sorgere del credito, ad esempio nelcorso della procedura esecutiva, la società cedentesi spoglia di un bene patrimoniale che in forza delprincipio sancito dall’art. 2740 c.c. costituisce lagaranzia generica assicurata al creditore del patri-monio del debitore, e per il quale il creditore haulteriormente titolo ad agire in giudizio anchecontro il cessionario.

Valentina SalucciH

La Translatio iudicii alla lucedella Legge n. 69 del 2009.

Premessa.Il Codice di Procedura Civile del 1940 ha intro-dotto nel nostro ordinamento il principio dellacontinuazione del processo, in base al quale il giu-dice inizialmente adito, se si dichiara incompe-tente, non deve chiudere il processo costringendole parti a riproporre ex novo la domanda, ma deveindicare il giudice che reputa competente e fissa-re alle parti un termine perentorio per la riassun-zione del processo, altrimenti si estingue (art. 50c.p.c.)1. Il codice, dando piena attuazione al prin-cipio di continuazione del processo, ha introdot-to il rimedio della cd. translatio iudicii che consentedi mantenere salvi gli effetti della domanda, ori-ginariamente proposta, dinanzi al giudice adquem, dotato di giurisdizione e competenza inmateria.Il presupposto fondamentale per l’applicazionedella translatio iudicii è la dichiarazione da partedel giudice adito o della Corte di Cassazione, neicasi di impugnazione oppure di regolamento dicompetenza e giurisdizione, della propria carenzadi potestas decidendi determinata dal difetto dicompetenza (art. 50 c.p.c.) ovvero di giurisdizione(art. 59 Legge n. 69 del 2009). Questa dichiarazio-

ne può tanto seguire un rilievo operato d’ufficiodal giudice, tanto un’eccezione di parte. Il princi-pale effetto prodotto dalla translatio consiste nellaconservazione degli effetti interruttivi della pre-scrizione ed impeditivi della decadenza già matu-rati dinanzi al giudice a quo e connessi all’origina-ria domanda; effetto di non poco conto se sipensa alle ipotesi in cui sono già scaduti i terminiper riproporre ex novo la domanda. Originariamente, la translatio iudicii era regola-mentata solo nei casi di declinatoria di compe-tenza, ma non anche nelle ipotesi di difetto di giu-risdizione. L’assenza nell’ordinamento di questaprevisione normativa, segno tangibile della inco-municabilità che contraddistingueva i giudiciappartenenti ad ordini diversi, era aggravata dallabile confine tra le giurisdizioni del giudice ordi-nario ed amministrativo, reso ancora più incertodal D.Lgs. n. 80 del 1998 e dalla Legge n. 205 del2000. Questo rigido assetto è stato oggetto di unadirompente rivisitazione, operata sia dalla Cortedi Cassazione con la sentenza a Sezioni Unite n.4109 del 2007 che dalla Corte Costituzionale conla sentenza n. 77 del 2007, che ha condotto allaespressa consacrazione del principio di unitarietàdella giurisdizione con la conseguente ammissibi-lità della translatio iudicii anche nei casi di conflittidi giurisdizione tra giudice ordinario e speciale.Nello scenario disegnato dalle menzionate pro-nunce, il legislatore ha introdotto l’art. 59 dellaLegge n. 69 del 2009, sotto la rubrica “decisionedelle questioni di giurisdizione”, segnando unasvolta fondamentale nel processo civile e signifi-cando che la strada verso la decisione di meritonon deve incontrare ostacoli artificiosi e irrazio-nali.

La translatio iudicii nell’evoluzione giurispru-denziale.La translatio judicii ha subito una significativa evo-luzione normativa e giurisprudenziale. Primadella riforma del 2009, le ipotesi di translatio iudi-cii, espressamente contemplate nel testo legislati-vo, riguardavano i soli casi in cui la trasmigrazio-ne della causa avveniva all’interno del medesimoordine giudiziario, ossia: in caso di domanda pro-posta davanti al giudice incompetente (art. 50c.p.c.) e in caso di pronuncia di nomofiliachiadella Corte di Cassazione in sede di regolamentodi giurisdizione (se la Cassazione ritiene che sus-sista la giurisdizione del giudice ordinario ex artt.41 e 367 c.p.c.). Restava, tuttavia, non regolamen-tata la questione relativa alla ammissibilità dellatranslatio iudicii tra giudice ordinario e giudice spe-ciale. La disparità di trattamento tra le ipotesi di difet-to di giurisdizione e quelle di difetto di compe-

complessiva di una pluralità di elementi, tra loroin rapporto di interdipendenza in relazione altipo di impresa, consistenti nell’eventuale trasfe-rimento di elementi materiali o immateriali e delloro valore, nell’avvenuta riassunzione in fattodella maggior parte del personale da parte dellanuova impresa, nell’eventuale trasferimento dellaclientela, nonché nel grado di analogia tra le atti-vità esercitate prima o dopo la cessione. Vero è chel’ipotesi della cessione di azienda ricorre anchenel caso in cui il complesso degli elementi trasfe-riti non esaurisca i beni costituenti l’azienda o ilramo ceduti, tuttavia per la ricorrenza di dettacessione è indispensabile che i beni oggetto deltrasferimento conservino un residuo di organiz-zazione che ne dimostri l’attitudine, sia pure conla successiva integrazione del cessionario, all’eser-cizio dell’impresa. Si deve verificare che si tratti diun insieme organicamente finalizzato ex anteall’esercizio dell’attività di impresa, di per sé ido-neo a consentire l’inizio o la continuazione diquella determinata attività ... e dunque se non ènecessaria la cessione di tutti gli elementi che nor-malmente costituiscono l’azienda, deve tuttaviaappurarsi che nel complesso di quelli ceduti per-manga un residuo di organizzazione che ne dimo-stri l’attitudine all’esercizio dell’impresa, sia puremediante la successiva integrazione da parte delcessionario”.Limite al trasferimento dei debiti in capo al ces-sionario, come prevede lo stesso art. 2560 c.c. e laconseguente responsabilità patrimoniale del ces-sionario è l’iscrizione dei suddetti debiti nei libricontabili obbligatori del cedente e come confer-mato dalla costante giurisprudenza dellaCassazione: l’iscrizione dei debiti inerenti all’eser-cizio dell’azienda ceduta nei libri contabili obbli-gatori è elemento costitutivo della responsabilitàdell’acquirente dell’azienda e non può essere sur-rogata dalla prova che l’esistenza dei debiti fossecomunque conosciuta da parte dell’acquirente(Cass. Civ., sent. 29 aprile 1998, n. 4367).Questo poiché l’art. 2560 è norma di carattereeccezionale e perciò non suscettibile di interpre-tazione analogica (Cass., sez. I, sent. n. 4351 del16.05.1997; Cass., sez. I, sentenza n. 1580 del 26aprile 1977). Ciò comporta che restano propri delcedente sia i debiti non registrati che i debiti regi-strati solo sui libri contabili facoltativi eventual-mente istituiti dal cedente.L’art. 2560 nel riferirsi ai libri contabili obbligato-ri richiama l’art. 2214 comma 1 del Codice Civile,secondo cui l’imprenditore che esercita un’attivi-tà commerciale deve tenere obbligatoriamente: illibro giornale; il libro degli inventari; le altre scrit-ture contabili che siano richieste dalla natura edalle dimensioni dell’impresa.

L’inesistenza dei libri contabili, dovuta a qualsia-si ragione, compresa la loro non obbligatorietàper lo specifico tipo di impresa, rende impossibi-le l’elemento costitutivo della responsabilità delcessionario per i debiti relativi all’azienda e conse-guentemente preclude il sorgere di tale responsa-bilità (Cass., sez. III civ., sent. n. 1429 del 20 feb-braio 1999).Sul punto è poi opportuno evidenziare come unasentenza della Corte di Cassazione (Cass. Civ., sez.II, 3/03/1994 n. 2108) ha espressamente sancitoche il registro IVA acquisti, pur tenuto obbligato-riamente ai sensi dell’art. 25 del D.P.R. n.633/1972, non può costituire elemento di provaper l’esistenza del debito, atteso che l’efficaciaprobatoria dei libri di cui al comma 1 dell’art.2560, deriva espressamente dalla normativa codi-cistica ed attiene ai rapporti di credito e debitoinerenti l’esercizio dell’impresa e che i registri IVAnon svolgono alcuna funzione probatoria dei rap-porti di debito e credito relativi all’impresa, mahanno la sola funzione di documentare il debitofiscale ai fini IVA essendo diretti, da un lato, aconsentire l’esatto adempimento dell’obbligo tri-butario IVA e, dall’altro, a permettere l’accerta-mento da parte degli organi di controllo.È discusso se, per produrre l’estensione di respon-sabilità in capo all’acquirente, i medesimi libricontabili debbano essere correttamente tenuti,oppure no. Ebbene, sembra preferibile la tesinegativa, poiché diversamente si farebbe dipende-re la tutela dei creditori da un comportamentodell’alienante.Soprattutto si deve ricordare che i libri contabilifanno prova contro l’imprenditore anche se nonsono correttamente tenuti, ai sensi dell’art. 2709c.c.: in tal senso, sarebbe sufficiente la formalerisultanza dei debiti dalla documentazione conta-bile, a prescindere dalla tecnica di redazione.Trattandosi di responsabilità solidale nel caso dipassività risultanti dai libri contabili obbligatoriche le parti hanno convenuto di mantenere incapo al cedente, il terzo creditore può comunquerichiedere direttamente l’adempimento al cessio-nario, senza necessità di escutere in via preventivail cedente. È dunque indifferente per il creditore ilcontenuto degli accordi intervenuti tra le partiche hanno concluso la cessione: per costante giu-risprudenza non vi è alcun ordine nel procedereper il recupero del credito, contrariamente ad altricasi, come per i debiti personali del socio di socie-tà di persone per agire sul patrimonio sociale,espressamente disciplinati, nei quali per procede-re nei confronti di un soggetto debitore, si devepreventivamente avere agito nei confronti di altrosoggetto e solo all’esito negativo si è abilitati allasuccessiva azione.

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butaria o di giudici speciali, dichiara il propriodifetto di giurisdizione indica altresì, se esiste, ilgiudice nazionale che ritiene munito di giuri-sdizione. La pronuncia sulla giurisdizione resadalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione èvincolante per ogni giudice e per le parti anche inaltro processo”. Due sono le regole generaliespresse nel comma in esame. La prima consistenel dovere del giudice che si dichiara privo di giu-risdizione, al pari di quello che si dichiara incom-petente, di completare la pronuncia con l’indica-zione del giudice che ritiene munito di giurisdi-zione. La seconda regola riguarda l’efficacia “pan-processuale” della sentenza resa a Sezioni Unitedella Corte di Cassazione, sia essa resa a seguitodella proposizione del ricorso ex n. 1 dell’art. 360c.p.c., sia nel caso in cui la Corte accolga il ricorsoincidentale sulla questione di giurisdizione, sia,ancora, qualora venga proposto il regolamentopreventivo di giurisdizione ex art. 41 c.p.c.L’obbligo per il giudice di conformarsi alla sen-tenza resa sulla giurisdizione dal SupremoConsesso a Sezioni Unite in tutti i casi analoghi,introduce, per ora nelle questioni relative alla giu-risdizione, il principio della vincolatività del pre-cedente giurisprudenziale. La norma, tuttavia,non considera che, per l’effetto dell’art. 374comma 1 c.p.c., riformato nel 2006, il ricorsoimplicante una questione di giurisdizione è asse-gnato ad una sezione semplice, nei casi in cui esi-stano già pronunce rese in materia dalle SezioniUnite.Secondo una parte della dottrina, dunque, nonv’è ragione di dubitare che il vincolo per il giudicead quem possa derivare anche da una decisione(sulla giurisdizione) di una sezione semplice5.Più controversa è l’interpretazione del secondocomma dell’art. 59, che dispone: “Se, entro il ter-mine perentorio di tre mesi dal passaggio in giu-dicato della pronuncia di cui al comma 1, ladomanda è riproposta al giudice ivi indicato, nelsuccessivo processo le parti restano vincolate atale indicazione e sono fatti salvi gli effetti sostan-ziali e processuali che la domanda avrebbe pro-dotto se il giudice di cui è stata dichiarata la giu-risdizione fosse stato adito sin dalla instaurazio-ne del primo giudizio, ferme restando le preclu-sioni e le decadenze intervenute. Ai fini del pre-sente comma la domanda si ripropone con lemodalità e secondo le forme previste per il giudi-zio davanti al giudice adito in relazione al ritoapplicabile”.La prima osservazione da fare è relativa al concet-to di ri-proposizione della domanda. Non è chiaro,infatti, se il legislatore con tale previsione abbiavoluto richiamare comunque la translatio judicii,seppure con un linguaggio improprio, o esclude-

re l’applicabilità della stessa adottando un diffe-rente modello. Sul punto, i commentatori hannoproposto due differenti interpretazioni. Secondoun primo orientamento, il legislatore ha adottatoun meccanismo sostanzialmente diverso da quel-lo della translatio iudicii di cui all’art. 50 c.p.c.,avendo previsto l’onere per la parte interessata, aifini della salvezza degli effetti sostanziali e pro-cessuali della domanda, di proporre una doman-da ex novo, purgata dal difetto di giurisdizione,innanzi al giudice munito di potestas decidendi, conla peculiarità di retrodatare gli effetti sostanziali eprocessuali del nuovo atto introduttivo alladomanda già proposta in un processo preceden-te6. Altra parte della dottrina ritiene, invece, che lanorma andrebbe letta nel senso di “riassunzione”anziché di “riproposizione”7.A sostegno di tale interpretazione, si evidenzia lapresenza, nei commi 3 e 4, di espressi riferimentialla causa “riassunta”, alla “riassunzione o prose-cuzione del giudizio” e, nel comma 2, che la“riproposizione tempestiva salva gli effettisostanziali e processuali della domanda”. Benché,dunque, il riformatore confonda le idee, facendoquasi intendere che sia necessaria la proposizioneex novo della domanda introduttiva, l’espressorichiamo alla salvezza degli effetti sostanziali eprocessuali consente di configurare, a pieno tito-lo, nell’art. 59 un’ipotesi di translatio judicii e diritenere che l’atto con il quale viene presentata ladomanda al giudice dotato di giurisdizione sia unatto di riassunzione. Condizione necessaria per la salvezza degli effettisostanziali e processuali è che il processo sia rias-sunto nel “termine perentorio di tre mesi dal pas-saggio in giudicato della sentenza di cui al primocomma”. Questo termine è stato interpretato inmodo difforme dai primi commentatori dellariforma. Alcuni lo hanno inteso come terminefinale, atto ad individuare la scadenza entro laquale è possibile assumere l’iniziativa processualeper la trasmigrazione del processo, ammettendo,in assenza della espressa individuazione di un ter-mine a quo, la riassunzione anche prima del pas-saggio in giudicato della pronuncia declinatoriadella giurisdizione. Il principale effetto della“riproposizione della domanda” prima ancora delpassaggio in giudicato della sentenza che ha deci-so sulla giurisdizione, comporterebbe l’implicitarinuncia ad impugnare la sentenza che declina lagiurisdizione. Altri commentatori ritengono,invece, che per riassumere la causa sia necessarioil previo passaggio in cosa giudicata della senten-za declinatoria della giurisdizione, salvo l’acquie-scenza ex art. 329 c.p.c., e che, solo una volta dive-nuta definitiva, la sentenza inizierebbe a decorre-re il termine trimestrale per la riassunzione.

tenza ha generato in dottrina un intenso dibatti-to che verteva in particolar modo sulla possibilitàdi riassumere la causa innanzi al giudice dotato digiurisdizione e di aver salvi gli effetti giuridici eprocessuali della domanda. La rilevanza giuridicadi tale riconoscimento verteva sulla necessità diconsentire a tutti i ricorrenti in giudizio di vederdecisa la controversia nel merito evitando chequestioni processuali ne impedissero definitiva-mente la cognizione.L’indirizzo dottrinario prevalente escludeva tassa-tivamente l’applicabilità degli effetti tipici dellatranslatio iudicii ai casi di conflitto tra giurisdizio-ni, adducendo a proprio sostegno: l’indipendenzatra le giurisdizioni, desumibile anche dall’art.1c.p.c., e il dato normativo che non menzionavaipotesi di trasmigrazione della causa tra le diversegiurisdizioni. Detto orientamento, avulso da ognivalutazione in ordine ai pregiudizi che le partiavrebbero ricavato dalla pedissequa applicazionedella legge, era rafforzato dalla giurisprudenzache non ammetteva la trasmigrazione della causasulla scorta di due assunti: il dato di fatto che laSuprema Corte cassa senza rinvio la sentenza delgiudice sfornito di giurisdizione e la irrilevanzadel primo atto introduttivo, erroneamente propo-sto davanti al giudice sfornito di giurisdizione, adinterrompere i tempi decadenzali2. Di diverso avviso, la dottrina favorevole fondavala propria lettura sulla concreta applicazione del-l’art. 24 Cost., ossia del principio secondo cuitutti hanno diritto di agire in giudizio per la tute-la dei propri diritti. La corretta applicazione diquesto principio costituzionale può avvenire, solose ogni processo persegue lo scopo di definire nelmerito la questione controversa, consentendo achi agisce a tutela dei propri diritti di rimediareall’eventuale errore nell’individuazione del giudi-ce e di continuare il giudizio senza veder leso ilproprio diritto3. Questa dottrina fondava le con-vincenti tesi sulla lettura congiunta dell’art. 367comma 2 c.p.c., che prevede la possibilità, a segui-to di pronuncia della Corte di Cassazione, di rias-sumere il processo dinanzi al giudice ordinarioentro il termine perentorio di sei mesi dallacomunicazione della sentenza e degli art. 30 dellaLegge n. 1034 (a proposito del processo dinanzi alT.A.R.) e art. 3 del D.Lgs. n. 546 del 1992 (a pro-posito del processo dinanzi alle commissioni tri-butarie) che ammettono la proponibilità del rego-lamento di giurisdizione. Seppur con articolatiproblemi applicativi, questa teoria è stata avvalo-rata a seguito delle complesse questioni di giuri-sdizione scaturite dall’applicazione dal D.Lgs. n.80 del 1998 e dalla Legge n. 205 del 2000 chehanno reso incerto il confine tra giurisdizioneordinaria e amministrativa.

Il dibattito dottrinale ha avuto un definivo arre-sto nel 2007 con i due interventi, della Corte diCassazione e della Corte Costituzionale, chehanno accolto il secondo e favorevole orienta-mento. Le sentenze nn. 77 e 4109 del 2007, rispet-tivamente della Consulta e della Cassazione,hanno affermato, infatti, attraverso un percorsologico-argomentativo diverso, l’operatività dellac.d. translatio judicii non solo all’interno del mede-simo ordine giurisdizionale, ma anche nel rap-porto tra diversi ordini giurisdizionali, ogni qual-volta vi sia una pronuncia concernente la giuri-sdizione. In particolare, la Corte Costituzionale, partendodai principi dell’effettività della tutela e del giustoprocesso, ex art. 24 e 111 Cost., ha dichiaratoincostituzionale l’art. 30 della Legge n. 1034 del1971, che impediva di far salvi gli effetti sostan-ziali della domanda proposta erroneamente algiudice ordinario, riconoscendo il principio del-l’unità della giurisdizione.La significativa portata di queste due pronunceha consentito, quindi, di riaffermare una situa-zione di diritto fondamentale e di garantire alleparti, che decidano di ricorrere in giudizio, latutela dei propri diritti.

La trasmigrazione della causa tra giudici ordi-nari e giudici speciali. L’art. 59 della Legge n.68 del 2009 e le problematiche sollevate dallariforma.La definitiva consacrazione normativa del moni-to contenuto nelle sentenze n. 77 del 2007 dellaCorte Costituzionale e n. 4109 del 2007 delleSezioni Unite della Corte di Cassazione è avvenu-ta con la Legge n. 69 del 2009, che all’art. 59 hadisciplinato la translatio iudicii nelle ipotesi dicarenza di giurisdizione. Quanto al profilo dellatecnica legislativa, la prima considerazione dafare è che il legislatore ha normativizzato la trans-latio iudicii in una disposizione extracodicistica,isolata ed a sé stante rispetto al Codice diProcedura Civile. L’articolo, rubricato “decisione delle questioni digiurisdizione”, nonostante il titolo lo induca aritenere, non contiene la disciplina della modalitàdi pronuncia in punto di giurisdizione, quanto,piuttosto, regolamenta le conseguenze derivantidalla decisione sulla giurisdizione, ai fini dellaprosecuzione del processo. Esso, inoltre, non siapplica né al caso di difetto assoluto di giurisdi-zione, né al caso di conflitto tra giurisdizione ita-liana ed estera4.L’art. 59 si compone di cinque commi che, perfacilità espositiva, saranno analizzati separata-mente. Il primo comma dell’art. 59 dispone: “ilgiudice che, in materia civile, amministrativa, tri-

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interpretato in modo meno rigido, così comeavviene anche per il simile art. 310 comma 3c.p.c.10.Secondo tale dottrina, è necessario distinguere traprove costituende e prove precostituite e, quindi,verificare le diverse situazioni che possono esserepresentate di fronte al primo giudice. Per ciò checoncerne le prove precostituite, ossia tutte leprove che non necessitano di una valutazione daparte del giudice (es. i documenti), se sono stateprodotte tempestivamente, anche se davanti algiudice privo di giurisdizione, varranno a pienotitolo come prove.Diverso è il discorso relativo alla valenza probato-ria delle prove costituende. Secondo l’orienta-mento maggiore, occorre distinguere a secondache la pronuncia di difetto di giurisdizione siaintervenuta prima o dopo l’assunzione delleprove costituende11. Nel caso in cui la pronunciasia intervenuta prima ancora della assunzione deimezzi di prova nulla quaestio, in quanto, nonessendo ancora maturata la prescrizione, il giudi-ce ad quem potrà liberamente procedere all’assun-zione delle prove richieste ma non ancora assun-te. In tal caso, dette prove saranno valutate dalgiudice che le assume come elementi probatori atutti gli effetti, senza che scadano a meri argo-menti di prova. Se, invece, le prove erano stateassunte, e quindi “raccolte”, di fronte al primogiudice, allora scatta l’operatività del comma 5dell’art. 59 c.p.c. In ultima analisi, tenuto conto della concreta pos-sibilità che, tra la declinatoria in tema di giurisdi-zione, le eventuali impugnazioni e la riassunzio-ne, possa decorrere un lungo lasso di tempo, ènecessario chiarire qual è la sorte dei provvedi-menti cautelari adottati dal giudice privo di giuri-sdizione e se e innanzi a quale giudice la parteinteressata possa, nelle more della definizionedella questione di giurisdizione, chiedere un prov-vedimento cautelare. Applicando il già noto prin-cipio della unità della giurisdizione ai fini del ser-vizio giustizia per la collettività, sancito dallaCorte Costituzionale con la sentenza n. 77 del2007, i provvedimenti adottati dal giudice privodi giurisdizione restano in vita, salvo la possibili-tà di modificarli qualora il giudice avente giuri-sdizione sia tenuto ad applicare una disciplinadifforme rispetto a quella del giudice a quo12. Perciò che concerne la proposizione di un provvedi-mento cautelare a seguito della pronuncia sullagiurisdizione, va distinto il caso in cui la riassun-zione non sia stata ancora proposta, da quello incui la stessa sia stata proposta. Nel primo caso, ilgiudice competente ad avere cognizione delladomanda cautelare sarà lo stesso che ha pronun-ciato la domanda di difetto di giurisdizione (art.

699 comma 4 c.p.c.). Nel secondo caso, invece, ilprovvedimento cautelare andrà riproposto al giu-dice innanzi al quale la causa è stata riassunta.

La translatio iudicii e le questioni in tema dicompetenza del giudice adito.La translatio iudicii è ammissibile in due ipotesi tas-sative: in caso di difetto di competenza (ex art. 50c.p.c.) e in caso di pronuncia del Giudice dellanomofilachia in sede di regolamento di giurisdi-zione (ex artt. 41 e 367 c.p.c.). La Legge n. 69 del 2009 ha apportato significativemodifiche alla originaria disciplina incidendo, daun lato, sui termini per la riassunzione, e dall’al-tro, sulle questioni di competenza. Riguardo ilprimo punto, l’art. 50 c.p.c. è stato riformatoabbreviando il termine per la riassunzione delgiudizio, ridotto dagli originari sei mesi a tre mesidalla comunicazione della sentenza di regolamen-to o dalla ordinanza che dichiara l’incompetenza.Riguardo alle questioni di competenza, gli inter-venti apportati dalla riforma hanno riguardatosia la disciplina della competenza per valore,materia e territorio, che la disciplina dell’incom-petenza del giudice adito. La competenza per valore dei giudici di pace èstata aumentata a cinquemila euro per le causerelative ai beni mobili, e a ventimila euro per lecause di risarcimento del danno prodotto dallacircolazione dei veicoli e natanti. La competenzaper materia dei giudici di pace, ex art. 7 c.p.c., èstata estesa anche alle “cause relative agli interes-si o accessori da ritardo di pagamento di presta-zioni assistenziali o previdenziali”, facendo sorge-re dubbi circa una possibile parcellizzazione delcredito13. Allo stesso modo la competenza per ter-ritorio è stata modificata, prevedendo all’art. 444comma 1 c.p.c. che nelle controversie in materiadi previdenza e assistenza obbligatorie, se l’attoreè residente all’estero la competenza è del tribuna-le, in funzione di giudice del lavoro, nella cui cir-coscrizione l’attore aveva la sua ultima residenza.Lo stesso criterio si applica anche nelle ipotesi incui a proporre la domanda sono gli eredi.Il riformatore è, quindi, intervenuto modificandoil testo del previgente art. 38 c.p.c., in tema diincompetenza del giudice adito, ma lasciandofermi alcuni principi. Il primo comma dell’art. 38 c.p.c. contiene unaprevisione, già nota nella previgente norma, percui l’incompetenza deve essere eccepita dal conve-nuto, a pena di decadenza, nella comparsa dicostituzione e risposta da depositarsi nei ventigiorni prima dell’udienza di prima comparizione.Nel caso in cui l’eccezione riguardi l’incompeten-za per territorio del giudice, è obbligatoria anchela designazione del giudice competente, pena l’i-

Resta, tuttavia, irrisolto il complesso problemache scaturisce dalla mancata regolamentazionedel concorso tra i mezzi di impugnazione ordina-ri avverso la sentenza declinatoria della giurisdi-zione (appello e ricorso per Cassazione) e il proce-dimento di riassunzione ivi disciplinato. Ulteriore spunto critico proviene dall’assunto incui si dispone che se la domanda è tempestiva-mente riproposta nel termine di tre mesi dal pas-saggio in giudicato della sentenza che decide sullagiurisdizione, “sono fatti salvi gli effetti proces-suali e sostanziali che la domanda avrebbe pro-dotto se il giudice di cui è stata dichiarata la giu-risdizione fosse stato adito fin dall’instaurazionedel primo giudizio”, ma restano “ferme le preclu-sioni e le decadenze intervenute”. Con particolareriferimento al secondo inciso, la dottrina ne haevidenziato le significative difficoltà applicative.Il punto nodale del dibattito va individuato, nontanto nel significato da attribuire al termine “pre-clusioni” (avente valenza endoprocessuale), quan-to al significato da attribuire al termine “deca-denze” sembrando quest’ultimo tipicamente rife-rito all’esercizio del potere di azione, ossia alrispetto del termine, ove previsto, entro il quale laparte dovrà proporre l’azione avanti al giudiceamministrativo. Secondo alcuni commentatori,alla pronuncia di difetto di giurisdizione non puòconseguire il recupero di detto termine, dato cheormai la decadenza si è verificata, a meno che nonsi vogliano far operare meccanismi di rimessionefondati sull’idea dell’errore scusabile. Tuttavia,tale conclusione porterebbe all’assurda conse-guenza della inapplicabilità dell’art. 59 nel caso ditrasmigrazione dalla giurisdizione ordinaria aquella amministrativa.Venendo al terzo comma dell’art. 59, “se sullaquestione di giurisdizione non si sono già pro-nunciate, nel processo, le Sezioni Unite dellaCorte di Cassazione, il giudice davanti al quale lacausa è riassunta può sollevare d’ufficio, con ordi-nanza, tale questione davanti alle medesimeSezioni Unite della Corte di Cassazione, fino allaprima udienza fissata per la trattazione del meri-to. Restano ferme le disposizioni sul regolamentopreventivo di giurisdizione”. Il legislatore, nelribadire la regola della vincolatività “pan proces-suale” della pronuncia sulla giurisdizione resadalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione,introduce un nuovo istituto: il regolamento pre-ventivo di giurisdizione d’ufficio. In forza di taleistituto, il giudice ad quem, designato quale orga-no dotato di giurisdizione in materia, può solle-vare la questione di giurisdizione dinanzi alleSezioni Unite della Corte di Cassazione fino allaprima udienza fissata per la trattazione del meri-to. Questa previsione pone non pochi problemi

pratici, atteso che mal si concilia con il comma 2che subordina la riassunzione al passaggio in giu-dicato della sentenza sulla giurisdizione.Dunque, non è chiaro se il regolamento preventi-vo di giurisdizione può essere proposto dal giudi-ce ad quem anche se le parti hanno già esperitotutti i mezzi di impugnazione della sentenza chedeclina la giurisdizione e anche se la riassunzioneè avvenuta a seguito di sentenza passata in cosagiudicata. Di non agevole comprensione è poil’ultima parte di questo comma “restano ferme ledisposizioni sul regolamento preventivo di giuri-sdizione”. Se, da un lato, infatti, al giudice adquem è riconosciuta la facoltà di sollevare il rego-lamento di giurisdizione d’ufficio, dall’altro lato,alle parti non viene riconosciuto alcun potere:esse non possono proporre il regolamento di giu-risdizione (così come congegnato dall’art. 41c.p.c.), ma neppure possono sollevare la relativaquestione, che è stata decisa per loro in manieravincolante, con sentenza passata in cosa giudica-ta, dal giudice a quo8. Il comma 4 dell’art. 59 dis-pone che “l’inosservanza dei termini fissati aisensi del presente articolo per la riassunzione oper la prosecuzione del giudizio comporta l’estin-zione del processo, che è dichiarata anche d’uffi-cio alla prima udienza, e impedisce la conserva-zione degli effetti sostanziali e processuali delladomanda”. Come è giusto, il legislatore sanzionala tardiva riassunzione con la decadenza dal bene-ficio della translatio iudicii.Ma, anziché consentire, nel rispetto dei principidi economia processuale, la conversione delladomanda, da riassunzione a nuovo atto introdut-tivo, ne dispone l’estinzione, precisando, però,che l’estinzione deve essere dichiarata dal giudiceentro la prima udienza. Questa precisazione,assente nell’art. 50 comma 2 c.p.c., fa sorgerequalche dubbio in ordine alla salvezza degli effet-ti sostanziali e processuali della domanda origi-naria nel caso in cui la causa non sia dichiarataestinta nel corso della prima udienza.Oggetto di critica è, infine, anche l’ultimo commadell’art. 59 nella parte in cui dispone che: “leprove raccolte nel processo davanti al giudiceprivo di giurisdizione possono essere valutatecome argomenti di prova”. Orbene, premesso chealla causa trasmigrata si applicano le preclusionimaturate nel processo celebrato innanzi al giudi-ce privo di potestas decidendi e che tali preclusionicontemplano anche il deposito di nuove prove, ladegradazione compiuta dall’art. 59 delle provecostituite innanzi al giudice privo di giurisdizionea meri argomenti di prova potrebbe determinareuna seria compromissione dello spessore proba-torio della domanda proposta9. Per evitare ciò, ladottrina ritiene che tale articolo debba essere

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nefficacia. Il riformatore, nel ribadire questoimportante principio, ha ampliato anche l’art.163 c.p.c., prevedendo che, pena la nullità, nell’at-to di citazione debba esserci l’avvertimento che lacostituzione oltre i termini di cui all’art. 166 c.p.c.comporta le decadenze non solo l’art. 167 c.p.c.,ma anche dall’art. 38 c.p.c. Il secondo comma dell’art. 38 c.p.c. prevede unanorma già nota nella previgente formulazione: laregola per cui se le parti accolgono l’indicazionedel giudice che declina la propria competenzariassumendo la causa entro tre mesi dalla cancel-lazione della stessa dal ruolo, il provvedimentodel giudice a quo diverrà cosa giudicata e, perquanto tale, non impugnabile. Si precisa che l’e-ventuale adesione delle parti a tale indicazione,peraltro, rileva solamente quando si assume vio-lato un criterio derogabile, al di fuori delle ipote-si contemplate dall’art. 28 c.p.c. Se, invece, èdedotta la violazione di un foro inderogabile, nel-l’eccezione deve essere specificato l’ufficio giudi-ziario che la parte ritiene competente. Tale indi-cazione, indipendentemente dall’eventuale ade-sione delle altre parti, non può mai esimere il giu-dice dal decidere la questione.In base al comma 3 della norma in esame, il giu-dice può, entro e non oltre l’udienza di cui all’art.183 c.p.c. rilevare d’ufficio l’incompetenza permateria, valore o territorio, limitatamente alleipotesi dell’art. 28 c.p.c. In concreto, dunque, l’an-ticipazione della preclusione a carico delle partiobbliga il convenuto ad eccepire il difetto di com-petenza nella comparsa di costituzione e sollecitail giudice a rilevarla d’ufficio entro l’udienza ditrattazione. In ordine alla forma del provvedimento, si ravvisaun’importante novità: il giudice decide con ordi-nanza, non più con sentenza. Questa riforma èvolta ad agevolare il compito del giudice, lascian-do immutata l’efficacia preclusiva della ordinan-za con la quale si declina la competenza14.In ultima analisi, si ritiene opportuna una rifles-sione in ordine alla impugnabilità, attraverso lostrumento del regolamento di competenza, delprovvedimento con il quale il giudice di pace deci-de sulla competenza. Infatti, il dato testuale del-l’art. 46 c.p.c. continua ad escludere il regolamen-to di competenza ex artt. 42 e 43 c.p.c. Tuttavia,tenuto conto dell’inspessimento del carico dilavoro dei giudici di pace, con un ampliamentodella potestas decidendi, la dottrina si è interrogatacirca la sopravvivenza dell’art. 46 c.p.c. La manca-ta abrogazione di tale articolo appare, infatti, unanegazione del principio di uguaglianza e mal siconcilierebbe con la variegata realtà dei casi chevengono sottoposti ai giudici di pace, che potreb-be ingenerare legittimi dubbi sulla competenza

(ad es. basti pensare ai conflitti di competenza tragiudice di pace e giudice del lavoro).La dottrina, sul punto, si è nettamente orientatanel senso di una interpretazione abrogatrice dellanorma, evidenziando comunque una problemati-ca che necessiterà di un sollecito intervento chia-rificatore.

La disciplina transitoria.Un’ultima osservazione deve essere fatta in ordinealla disciplina transitoria. La Legge n. 69 del 2009ha, infatti, previsto due regimi di diritto transito-rio: uno generale ed uno speciale.Il regime generale, previsto all’art. 58, prevede chele disposizioni contenute nella Legge n. 69 del2009 sono applicabili ai soli giudizi instaurati adecorrere dal 4 luglio 2009. La disciplina speciale, invece, è dettata nell’art. 53della citata legge che, pur disponendo l’abroga-zione dell’art. 3 della Legge 21 febbraio 2006 n.102 in tema di “disposizioni in materia di conse-guenze derivanti da incidenti stradali”, prevedeche continua ad applicarsi la vecchia disciplina“fino ad esaurimento del rito”. Unica eccezione èprevista per i processi instaurati secondo il ritoordinario, che al tempo era il rito sbagliato edoggi invece quello corretto. Applicando talenorma, se il processo pendente stava seguendo ilrito lavoro esso continua seguendo questo rito.Se, al contrario, il processo pendente stavaseguendo il rito ordinario, prima errato ed oracorrispondente al nuovo quadro normativo, allo-ra esso procederà seguendo la recente disciplina............................................

1 Cipriani, Le novità per il processo civile (Legge 18 giugno 2009 n.69): Latranslatio tra le giurisdizioni italiane, in Foro it., 2009, n. 9, Zanichelli, p.240.

2 Cass., 23 marzo 2000, n. 3473, in Foro it., Rep. 2000, voce Elezioni,nn. 144, 145.

3 Cipriani, Riparto di giurisdizione e translatio judicii, in Riv. trim. dir. proc.civ., 2005, 729 ss.; Oriani, Sulla translatio judicii dal giudice onorario algiudice speciale (e viceversa), in Foro it., 2004, V, 9.

4 Cipriani cit. evidenzia come, mentre il difetto di giurisdizione delgiudice ordinario può configurarsi, oltreché nei confronti di giudi-ci speciali, anche nei confronti della pubblica amministrazione (art.37 c.p.c.) e del convenuto straniero (art. 11, Legge 31 maggio 1995,n. 218), la translatio, come era ovvio, è stata ammessa solo per le giu-risdizioni italiane. In particolare, nei confronti dello stato stranieromancano accordi dell’Italia con gli altri Stati al fine di consentire latrasmigrazione della causa da un ordinamento all’altro.

5 In tal senso Balena, Una nuova pseudoriforma della giustizia civile, inGiusto processo civ., 2009, fasc. 4.

6 Bove, Giurisdizione e competenza nella recente riforma del processo civile(Legge 18 giugno 2009, n. 69), in www. judicium.it, 3; si veda anche l’o-pinione di E. Ricci, Declinatoria di giurisdizione e (così detta) translatiojudicii, in Riv. dir. proc., 704-705; Id., La riforma del processo civile. Legge18 giugno 2009, n. 69, Torino, 2009, 4 e ss.

7 Cipriani op. cit. asserisce che le formule adoperate dal legislatorelasciano intendere che, a riassumere il giudizio, possa essere solol’attore.

8 Alcuni autori ritengono che alla disposizione sarebbe stato necessa-rio aggiungere il classico inciso “in quanto applicabili”, con la con-seguente spendibilità dello strumento di cui all’art. 41 c.p.c. solo

nell’ambito del processo di fronte al giudice adito per primo.9 Balena, op. cit., con riferimento alla valenza probatoria delle prove

acquisite davanti al giudice a quo “evidentemente contraddice ilprincipio dell’indiscriminata conservazione di tutte le attività pro-cessuali compiute dinanzi al giudice che ha declinato la giurisdizio-ne, quale emerge dal 2° comma dell’art. 59. Sarebbe palesementeassurdo, inoltre, escludere, ad es., la possibilità di offrire nuoveprove o documenti dinanzi al giudice ad quem, in conseguenza dipreclusioni già maturate dinanzi al giudice originariamente adìto,ma nel contempo negare alle prove raccolte dal giudice a quo l’effi-cacia probatoria che loro naturalmente compete, riducendole ameri argomenti di prova”.

10 “Le prove raccolte sono valutate dal giudice a norma dell’art. 116secondo comma” (art. 310 comma 3 c.p.c.).

11 Consolo, “La nuova disciplina della translatio judicii (art. 59, Legge 18giugno 2009, n. 69) tra ambiguità nella formulazione (riassunzione,non riproposizione), Problemi applicativi e proposte di riscritturapiù efficiente”, cit.

12 Vittoria, Translatio iudicii e giurisdizione cautelare, in Giusto proc. civ.,2009, pp. 447 ss.

13 Ritenuta illegittima dalla Cass. S.U. n. 23726-2007, confermata direcente da Cass. n. 13791/08.

14 Come è dato evincersi anche dalla modifica degli articoli: 39 comma1 e 2, 40, 42,43 comma 1 e 3, 44, 45, 47, 49, 50 comma 1 e 279comma 1 c.p.c.

Elisa SavaH

Aste on line.

L’avvento di Internet ha trasformato le aste in unmercato globale caratterizzato da prezzi dinamici.Le aste ebbero successo fin dall’antichità, ma fusolo nel XVIII sec., con l’apertura delle case d’astaSotheby’s e Christie’s a Londra che acquistaronolargo credito e notorietà. Mentre nel XVIII e XIXsec. le aste erano importanti soprattutto per glioggetti antichi, i libri e le opere d’arte, nel XX sec.le case d’asta cominciarono a vendere tutto ciòche avesse un valore storico e personale.Per quanto riguarda le aste on line, esse sono deimercati elettronici decentralizzati in cui clienti efornitori comunicano direttamente tra loro e, tra-mite un sistema elettronico di vendita e acquisto,cercano di stabilire i prezzi a loro più favorevoli.La regolamentazione delle stesse è passata attra-verso diverse disposizioni, alle volte contradditto-rie e lacunose, ma intente a disciplinare una mate-ria in continua e rapidissima evoluzione.In primis occorre ricordare l’art. 18 del D.Lgs. n.114/1998 che tanto ha fatto discutere: il menzio-nato art. al comma 5, reca una disposizione cherecita: “le operazioni di vendita all’asta realizzateper mezzo della televisione o di altri sistemi dicomunicazione sono vietate”. La lettera di questocomma ha fatto ritenere, inizialmente, vietata inmodo assoluto l’attività di vendita all’asta realiz-zata tramite Internet, dando luogo a molte inter-pretazioni e polemiche dottrinali, che solo succes-sivamente, attraverso due atti interni hanno tro-vato un chiaro punto di riferimento, si tratta pre-cisamente della circolare del 1° giugno 2000 n.

3487/C del Ministero dell’Industria, Commercioe Artigianato e della circolare del 17 giugno 2002n. 3547/C del Ministero delle Attività Produttive.La prima, nel restringere la tipologia di venditebusiness to consumer richiamate dal famigerato art.18 del decreto Bersani, ha circoscritto l’ambito diapplicazione della norma di specie alle “formespeciali di vendita al dettaglio” in cui gli operato-ri “svolgono l’attività di acquisto per la rivenditaai consumatori finali”, prevedendo in particolarequanto segue: “si osserva che il commercio elet-tronico, ossia l’attività commerciale svolta nellarete Internet mediante l’utilizzo di un sito web (e-commerce), ove sia svolta nei confronti del consu-matore finale e assuma la forma di commerciointerno, è soggetta alla disciplina dell’art. 18 delpredetto decreto n. 114”.Nella stessa direzione si è mossa la circolare n.3547/C del 2002, che nel fornire importanti indi-cazioni in materia di aste on line, ha posto il sigil-lo al divieto in questione con la disposizione chia-rificatrice di cui al paragrafo 2.1, secondo la quale:“Occorre, anzitutto evidenziare che tale divieto,per via del fatto che l’art. 18 concerne le formespeciali di vendita al dettaglio, si applica unica-mente agli operatori dettaglianti che svolgonol’attività di acquisto per la rivendita ai consuma-tori finali”.Ne risultano, pertanto, esclusi tutti i soggetti chenon rientrano nella definizione di commercio aldettaglio, indicata dall’art. 4, comma 1, lett. b, delD.Lgs. n. 114/1998, come “l’attività svolta dachiunque professionalmente acquista merci innome e per conto proprio e le rivende, su aree pri-vate in sede fissa o mediante altre forme di distri-buzione, direttamente al consumatore finale”.L’art. 18 non si applica dunque ai grossisti (la cuiattività è definita dall’art. 4, comma 1, lett. a, delmenzionato decreto) ed in genere a tutti gli ope-ratori che non vendono ai consumatori finali”, ead una serie di soggetti tra cui i produttori agri-coli, singoli o associati, gli artigiani iscritti nell’al-bo di cui alla Legge 8 agosto 1985, n. 443 (seppurcon dei limiti per la cui trattazione si richiama ilpunto 2.2 e ss. della circolare 3547/C su menzio-nata), ed i produttori industriali, rispetto ai qualiquesto ministero, con le circolari ha chiarito chel’attività di vendita da parte degli industriali fuo-riesce dall’ambito applicativo del citato decretosolo se svolta nei locali di produzione o in quelliad essi adiacenti, analogamente alla deroga previ-sta per gli artigiani. Qualora la vendita sia eserci-tata in altri locali, l’industriale svolgerebbe anchele attività proprie del commerciante, con la sotto-posizione al relativo regime.Alla luce di quanto appena letto, non tutte le asteon line B2C sarebbero vietate in Italia, ma solo

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L’espressione “coloro che si adoperano” peraltroimplica un comportamento attivo, non una sem-plice omissione o negligenza, delimitazione cheva a beneficio dei provider laddove spesso gli stes-si “omettono” invece di agire. Questo assunto,supportato dagli artt. 14-17 del D.Lgs. 70/03 (cheriproducono gli artt. da 12 a 15 della direttiva2000/31/CE) e una giurisprudenza ormai concor-de, hanno di fatto escluso, la responsabilità delgestore di un sito di aste on-line, che si limita amettere a disposizione uno spazio web e noninterviene attivamente nella vendita. Diversi emeno incisivi, invece gli strumenti posti a dispo-sizione del consumatore, di colui cioè che siaggiudica il bene: “com’è noto, l’art. 2, lett. e), delD.Lsg. 22 maggio 1999, n. 185, recante l’attuazio-ne della direttiva 97/7/CE relativa alla protezionedei consumatori in materia di contratti a distan-za” confluito nel 2005 nell’attuale art. 51 lett. e)del Codice del Consumo “esclude l’applicazionedel decreto ai contratti “conclusi in occasione diuna vendita all’asta”. Tale disposizione, tuttavianon esclude in via generale che “le previsioni ditutela dei consumatori ivi previste (in particolarequelle sul diritto di recesso) possano pattiziamen-te essere indicate, dal banditore d’asta, nell’ambi-to delle condizioni generali di contratto che rego-lano la negoziazione attraverso il sito” (circ.3547/C punto 5.1 lett. h).Tale disposizione, nel lasciare che “le previsioni ditutela dei consumatori ivi previste (in particolarequelle sul diritto di recesso) possano pattiziamen-te essere indicate, dal banditore d’asta” non puònon lasciare perplessi laddove si lascia ampiomargine al banditore nel decidere la disciplina daapplicare in materia di recesso e in un ambito incui spesso si tratta di contratti per adesione, dovedi “negoziazione” c’è ben poco. Il diritto di reces-so, a dispetto delle considerazioni svolte, e daquanto previsto da una circolare, che rimane attointerno, è riconosciuto come irrinunciabile sia alivello nazionale che comunitario potrà farsicomunque valere seguendo la normale tutela giu-risdizionale. Una tutela, quest’ultima, di certo

onerosa e non conveniente per importi minimi.Interessante sarà allora evidenziare un’istitutoche va diffondendosi come strumento di tutelaalternativo, cioè quello della conciliazione stra-giudiziale: riconosciuto dal nostro ordinamento(si veda la Legge n. 580 del 1993, ma anche ilD.Lgs. n. 70 del 2003 e il D.Lgs. n. 206 del 2005) efinalizzato alla composizione “amichevole” diuna lite tra imprese e tra imprese e consumatori.Oltre al Giudice di Pace (ex art. 322 c.p.c.) la fun-zione conciliatoria stragiudiziale è esercitatasoprattutto da numerosi enti privati o pubblici(su tutti le Camere di Commercio) e possonoavvalersene quei soggetti interessati a definire, inmaniera vantaggiosa e con l’ausilio di un terzosuper partes (il conciliatore), una controversia dinatura economico-commerciale. La peculiaritàdella conciliazione è infatti proprio quella di nonaffidare al conciliatore un potere giudiziale odecisorio sulla questione da risolvere, ma di favo-rire il dialogo tra le parti interagendo con esse esenza vincolarle in alcun modo sulla miglioresoluzione da adottare per comporre la controver-sia. La conciliazione on line, l’ODR (OnlineDispute Resolution). si differenzia sostanzial-mente dal modello tradizionale per il contesto incui si svolge la procedura (nel web tramite forum,scambio di email, chat o videoconferenza, anziché- come avviene solitamente - presso la sede del-l’ente) e il modo in cui comunicano le parti inte-ressate. La conciliazione, infatti, ha inizio conun’istanza che il soggetto interessato - consuma-tore o imprenditore - compila e consegna adapposito ufficio dell’ente (nel caso di conciliazio-ne on line, il tutto avviene tramite Internet); que-st’ultimo contatta successivamente l’altra parteinvitandola ad aderire al procedimento entro uncerto margine temporale (di solito 15 giorni) dalricevimento dell’email. In caso di riscontro positi-vo l’organismo ne dà comunicazione all’istante eprocede alla designazione del conciliatore (sog-getto scelto solitamente da un apposito elenco inbase all’esperienza, alla materia nel cui ambitorientra la lite da comporre, etc.); al contrario, qua-lora l’altra parte rigetti il tentativo di conciliazio-ne, il procedimento si conclude e, trascorso uncerto periodo di tempo dall’ultimo contatto conl’altra parte, viene archiviato.Dunque in un ambito in continua evoluzionequasi troppo veloce per la lentezza del legislatoread adeguarsi alle sempre nuove problematiche edinterrogativi che si aprono nel mondo virtualedetto cyberspazio, si comprenderà l’importanzadi ogni intervento legislativo in materia di asteon-line, e si potrà anche valutare la coerenza diquesti interventi con gli obiettivi nazionali e,soprattutto, comunitari.

quelle tra dettaglianti e consumatori: si pensi alcaso preso in analisi dalla Corte di Cassazione inuna sentenza (sent. 19668/05) espressasi sullalegittimità di un provvedimento del sindaco delComune di Lucca che aveva inflitto la sanzioneamministrativa di euro 7.746,85, per violazionedegli artt. 18, comma quinto, e 22, comma primo,D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 114 ad un titolare di unsito web, di aste on line. In particolare la Corte hadichiarato illegittimo l’uso di un sito di aste on-line da parte di un antiquario per bandire propripezzi a Clienti su Internet. In sostanza è vietatoper un “negoziante” vendere i propri beni o diterzi, attraverso sistemi “on line” di rilancio delprezzo. Rimangono pertanto lecite, invece, le asteon line per vendite B2B (Business to Business) oC2C (Consumer to Consumer, come ad esempioil famoso sito di aste “e-bay”), che evidenziano sial’esistenza di diverse tipologie di vendita all’astaon line sia il diverso ruolo assunto dal c.d bandi-tore d’asta, a seconda che conduca la vendita dibeni propri o altrui, o nel caso si limiti a metterea disposizione il sito web, differenza, quest’ulti-ma, che rileva in relazione agli obblighi ammini-strativi da assolvere: secondo la circolare, infatti,3547/C del 2002 il Ministero (in applicazione del-l’art. 155 del T.U. leggi di pubblica sicurezza) nelprimo caso sostiene trattarsi di attività di agenziadi vendita mediante pubblico incanto, per laquale è necessario il rilascio della licenza da partedel questore della zona ove è presente la sede lega-le del banditore.La licenza ha validità annuale ed è rinnovataautomaticamente a seguito del pagamento dellatassa di concessione governativa. Nel caso di ban-ditore che metta a disposizione il solo sito web,senza intervenire direttamente nell’asta, l’attivitàè qualificata come mediazione.Per detta attività non è necessaria alcuna licenza,ma solo l’iscrizione nel ruolo (ordinario o specia-le) degli agenti di affari in mediazione presso lacompetente Camera di Commercio (come nelcaso di e-bay).Le cosiddette “aste tradizionali”, caratterizzatedalla presenza di una base d’asta e da rilanci a cre-scere, sono ancora il fenomeno più diffuso suInternet; nel contempo però, si stanno afferman-do modelli di aste sempre nuovi quali:le “aste inverse”, in cui, il partecipante dopo averosservato il bene, deve indicare il livello di prezzominimo e massimo che è disposto a spenderementre spetterà al venditore fissare un prezzo inbase alle informazioni sullo stato delle offerte;le comunità d’acquisto: la versione on-line dei tra-dizionali gruppi d’acquisto;le aste mobili: aste online supportate dalle nuovetecnologie e che sono condotte soprattutto attra-

verso l’uso degli SMS e dei nuovi cellulari multi-mediali; le aste virtuali nei mondi 3D;le aste nel B2G da parte delle istituzioni peraumentare la competitività tra i loro fornitori,migliorare l’efficienza dei processi di e-procure-ment e ottenere numerosi risparmi sulla spesapubblica.I portali regionali per collegare persone apparte-nenti ad ambiti ben circoscritti del territorio,quali possono essere città o regioni, permettendodi negoziare offline il processo dell’asta soprat-tutto per quei prodotti che richiedono un esamepreventivo della merce o richiedono costi troppoelevati per essere spediti.Con l’entrata in vigore dell’art. 1, comma 7 delDecreto Legge 14 marzo 2005, n. 35 (Decretocompetività) si ritenne che il commercio elettro-nico e in particolare le aste on line, ne avrebberosubito un danno a causa delle nuove responsabi-lità per i provider. Le nuove disposizioni, però,hanno inciso su materie già regolate da norme dilegge: da una parte il commercio elettronico,disciplinato dal D.Lgs. 70/03, che attua la diretti-va 2000/31/CE, e dall’altra la legge sul dirittod’autore, che, invece di recare un danno hannodelimitato l’ambito di responsabilità degli stessiprovider. Recita l’art. 1 al comma 7: “Salvo che ilfatto costituisca reato, è punito con la sanzioneamministrativa pecuniaria fino a 10.000 euro l’ac-quisto o l’accettazione, senza averne prima accer-tata la legittima provenienza, a qualsiasi titolo dicose che, per la loro qualità o per la condizione dichi le offre o per l’entità del prezzo, inducano aritenere che siano state violate le norme in mate-ria di origine e provenienza dei prodotti ed inmateria di proprietà intellettuale. La sanzione dicui al presente comma si applica anche a coloroche si adoperano per fare acquistare o ricevere aqualsiasi titolo alcuna delle cose suindicate, senzaaverne prima accertata la legittima provenienza”.È facile notare l’analogia del dettato della normasotto esame con l’art. 712 del Codice Penale; ladifferenza tra le due disposizioni riposa chiara-mente nel fatto che l’art. del Codice Penale puni-sce l’incauto acquisto di cose che si abbia motivodi sospettare che provengano da reato, diversa-mente dalla norma in esame che punisce l’acqui-sto o l’accettazione di “cose” che inducano a rite-nere violate le norme in materia di origine e pro-venienza dei prodotti ed in materia di proprietàintellettuale.Mentre da una parte c’è la provenienza da unreato, dall’altra (non sempre) da una fattispecie diillecito amministrativo, fermo restando che inmolti casi la qualificazione dell’illecito (penale oamministrativo) può non essere facile.

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Particolare del portalemarmoreo della chiesa

di San Giovanniad Angri.

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Dal “Diario napoletano”di Carlo De Nicola, la cronistoriacittadina di un efferato delitto e della sua terribile punizione.

di Gianluca Granato

19 aprile 1800 - 19 aprile 2010: il fantasma degli avvo-cati, al secolo Giuditta Guastamacchia, solo, dopo 210anni, tra le stanze vuote di Castel Capuano.

Lungo i corridoi di Castel Capuano, antica fortez-za trasformata in tribunale dagli spagnoli, vaghe-rebbe ancora indisturbata l’anima in pena diGiuditta Guastamacchia, donna perfida e bellissi-ma, impiccata il 19 aprile del 1800 insieme all’a-mante, al padre e ad altri complici, per aver piani-ficato ed attuato l’assassinio del giovane marito.La sua testa fu tagliata ed esposta al popolo dauna delle finestre della Corte della Vicaria perdiversi giorni. La leggenda popolare vuole cheogni anno, nell’anniversario della sua morte, ilfantasma di Giuditta ricompaia nelle sale dell’an-tico tribunale, dove, da qualche anno, spadroneg-gia nelle sue trecento stanze vuote, disadorne ebuie, fino a qualche anno fa, popolate di magi-strati, avvocati e cittadini.

Carlo De Nicola, noto ottocentesco avvocatonapoletano, nel suo “Diario napoletano 1798-1825”, descrisse, ora per ora, gli avvenimenti dellaRepubblica Partenopea; tra questi, la storia diGiuditta. Aprile del 1800: …Venerdì 4. … Si pro-cede ad horas per quei rei dell’uomo fatto a pezzi, esono la donna, il di lei padre, il prete, che si dice-va zio della donna, ed un chirurgo che anche lafrequentava. Al povero infelice ucciso fu datol’oppio, essendosene trovato ancora nella casa dilei. Si è appuntata la decisione per lunedì santo…Domenica 6, delle Palme. Si è spuntata la deci-sione della causa dell’assassinio… Domenica 13,giorno di Pasqua di risurrezione… Circa le oredue della sera si è trovato un infelice, ammazzatonella strada di s. Pietro in vinculis ai Mercanti. Sonfrequenti troppo gli assassinii ed omicidii. Unsolo Regente, uomo di garbo, un caporuota diVicaria criminale, era bastante a mantenere latranquillità ed il buon ordine in Napoli; ora undirettore di Polizia togato, 36 ispettori, 72 sub-ispettori, dodici giudici di Polizia anche togati, unsopraintendente togato, delle guardie, non sonobastanti a fare che non si sentano omicidii, assas-sinii, furti. Lunedì 14 … L’infelice ammazzato ierilo fu a rissa per un grano di caffè, perché volle

pagarne uno solo mentre il cafettiere ne volevadue, e dal figlio del cafettiere fu ucciso. Eccoquanto si prezza ai giorni nostri la vita di unuomo. Mercordì 16 … Si sta trattando questamattina pure la causa di morte dei rei di quel bar-baro assassinio dell’uomo fatto a pezzi. I rei perquanto sento son tutti confessi, essendo stata ladonna l’ultima a confessare. Ma la prova fiscalesento insieme che sia molto deficiente. Il concor-so della gente portatasi ad udire la parlata dell’av-vocato dei poveri d. Vincenzo de Iorio, era gran-dissima tanto che si stava colle sentinelle innanzila porta della Ruota e dentro… Questa sera non sisa ancora la decisione della causa di morte, e forsenon sarà decisa ancora… Giovedì 17. Circa le oretre terminò a decidersi anco in grado di nullità lacausa di morte in Vicaria, e la sentenza fu di forcaper quattro, cioè la donna, il di lei padre, il chi-rurgo, ed il sicario, per tutti i precedenti lo stra-scino, e coll’amputazione di testa e mani dopomorti per attaccarsi alle mura della Vicaria. Ilprete ebbe la condanna alla fossa di Maritimo vitadurante, la minorazione per lui fu occasionata dalnon aversi voluto trovar presente all’atto dell’as-sassinio; altri dicono non averci assentito. La ese-cuzione sarà al largo delle Pigne, perché volevafarsi al luogo del delitto che sarebbe stato il largodella Carità, ma per essere luogo angusto si fissòpoi il largo delle Pigne; se la sentenza verrà que-st’oggi approvata, la esecuzione sarà sabato…Venerdì 18… Sono già in cappella per eseguirsidomani i quattro condannati. Le circostanze cheaccompagnarono il loro delitto, per quanto si rac-contano, sono così orrorose che per racapricciodella posterità mi do la pena di accennarle. Ladonna era una giovane vedova con un figlio delprimo marito, ora la sua età si dice non eccederegli anni 35. Il primo marito, sento che morì anchesulla forca per aver rubato il Regio procaccio. Il dilei nome è Giuditta.Conviveva con un prete per nome d. Stefano chefaceva il mastro di scola, e passava per di lei zio.Cinque anni sono, forse per nascondere il loroillecito commercio, il prete fece venire da Terlizzi,comune patria, un suo giovine nipote e fece spo-sargli la donna, colla quale per altro credo chepoca o niuna vita fatta avesse, giacché lei stava adisposizione del prete. Trovavasi in quest’annol’infelice giovine in Terlizzi, ove si depone da talu-no dei rei che si fosse lasciato dire, che aspettava ilVisitatore per accusare lo zio e sua moglie. Fuscritto a costoro, che risolvettero perciò farlovenire in Napoli, come di fatti fecero, avendoloportato il padre di lei; e per compagnia venne conessi un barbiere, che poi è stato uno dei sicarii.Venuto in Napoli risolvettero disfarsene, e perquanto hanno deposto, la prima idea fu di assas-

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Carlo Coppola,La Vicaria in Castel Capuano,

Museo di San Martino,Napoli.

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si conoscesse. Si pensò fino a farlo infettare di luevenerea da una donna di partito, e si richiese per-ciò l’opinione di un parrucchiere di cognomeColucci. Il chirurgo si compromet teva di curarloin modo da farlo morire. Ma la donna non vollemettere a parte del segreto un’altra donna, per cuisi conchiuse di assassinarlo in casa. Il prete ed ilchirurgo se ne andarono in una casa vicina a por-tata di essere avvisati; il prete, perché disse chenon si fidava di vedere l’esecuzione, il chirurgoper non dar sospetto. Restò la donna in casa colpadre e col sicario.Mandò la donna il giovane a comprare da man-giare, il padre diede la corda al sicario che la unsedi sego e formò il capestro che appese ad unasedia. Venne il giovane, fecero si che sedesse inaltra sedia accosto al fuoco, che dava le spalle aquella ove il capestro. Il giovane portava sopra uncoltello; si pensò stava i levarcelo. Finse il vecchiodi assottigliare un legno, e chiese alla figlia il col-tello; ma come quello non tagliava e il vecchioimpazientavasi, l’infelice giovane gli offerse il suoe glielo diede. Il vecchio cominciò a persuaderloche non faceva bene a portarlo sopra; intanto sialzò il sicario e chiese la pippa, se gli fece da die-tro, e gli gittò il capestro al collo. Il giovane fecedello strepito e cadde a terra, la donna se gli gittòcolle ginocchia sullo stomaco, il padre lo tirò peipiedi, ed il sicario gli strinse la gola, e così lo fece-ro morire.Ciò detto la donna bussò al muro, si affacciò ilprete, ed ella gli disse che mandasse il chirurgoperché tutto era fatto. Andò il chirurgo e comin-ciarono a farlo in pezzi. Il sicario ed il vecchio por-tarono le gambe ed il busto che lasciarono al pon-tone di Maddaloni e nell’acquedotto del Seggio diNido. Indi tornarono a casa dove il chirurgo avevacontinuata la sezione con l’aiuto della donna, cheavea posto in due vasi di creta detti scafaree lebudella dell’ucciso, e gli altri pezzi in una marto-ra al fuoco, poi nella caldaia avea posto a bollire lebraccia e la testa, che avevano idea di conservarsi,acciò non si trovasse. Ed il chirurgo avea pensatotenerla presso di se per farvi le sue osservazionianatomiche.Tornati quel due, si pensò mandare a gittareanche le braccia, giacché si accorsero che nonpoteva riuscire di farle disfare in maniera nell’ac-qua da poterle poi gittare nel luogo immondocome avevano pensato. Dunque poste le budellaed altri pezzi in un sacco, andò il chirurgo a git-tarle. Le braccia se le portò il sicario che sbalordi-to poi prese una strada per un’altra, e fu incon-trato dalla ronda ed arrestato. Il prete fra questomentre era anco tornato a casa, ed aspettavanotutti che tornasse il sicario, ma vedendo passartempo, cominciarono ad agitarsi, e risolvettero

levare dalla casa ogni segno, per cui anche la testaandarono a gittare; essendo usciti per questo ilpadre e la figlia, acciò non potessero dare sospet-to. Tutto era seguito a mezz’ora di notte, ed alledue fu questa sortita della donna e del vecchio. Ilsicario non tornò più, e la mattina essendosi inte-so il bisbiglio surto per Napoli per essersi trovatol’atroce spettacolo di un uomo fatto a pezzi, sideterminarono alla fuga, dando voce che il pretefuggiva per i debiti. Intanto l’arrestato sebenenegativo sempre, perché diceva di niente sapere diquelle braccia, pure interrogato chi fosse e comevenuto a Napoli, egli nominò il Guastamacchiaed il parrucchiere, coi quali disse essere uscito ilgiorno. Si andò ad arrestare il parrucchiere, se glidomandò di coloro, e il parrucchiere disse nonsaper altro, se non che di essere stato da quellirichiesto di procurarli una donna infetta perinfettare una persona.Si andò ad arrestare il Guastamacchia, e si trovòpartito col prete e la donna, essendo in casa il solochirurgo. Si arrestò costui, si prese la traccia delcammo preso dai fuggitivi, e così vennero rag-giunti a Marigliano. La donna sola fu negativasino alla convalida in tortura, ma in quell’attoconfessò essa pure. Nel tempo che doveva eseguir-si la giustizia, si portò un popolare al direttore diPolizia d. Antonio La Rossa, ed in nome del popo-lo gli domandò perché il prete non s’era condan-nato a morte. Il direttore prese quel tuono checonveniva, disse che non era più da soffrirsi lainsolenza del popolo, e che ne avrebbe fatto egliun massacro se non stava al dovere. Che i magi-strati non dovevano dar conto a lui delle giudica-ture, e lo cacciò dalla sua presenza. Non fece arre-starlo per non cagionare del rumore. Ma gli posegente appresso che ne prese la filiazione, e subitodopo terminata l’esecuzione, andò a dar partedell’accaduto al Viceré.

Mentre lo spirito inquieto della Guastamacchiacontinuerebbe ad aggirarsi tra le antiche stanzedel vecchio Tribunale di Napoli, il teschio delladonna, quello del padre, del sicario e del chirurgo,per anni oggetto d’analisi per gli studiosi di fisio-gnomica criminale, sono attualmente conservatinel Museo anatomico istituito presso l’Ospedaledegli Incurabili, grazie al prof. G. B. Miraglia(1855) che li donò nel 1869 al prof. GennaroBarbarisi, direttore dell’allora gabinetto diAnatomia Umana della Facoltà di Medicina.

Nessun fantasma, ad oggi, risulta ufficialmentesegnalato presso le strutture giudiziarie delTribunale di Nocera Inferiore nel cui circondariogli spettri pare preferiscano manifestarsi tra iruderi del Parco Fienga.

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sinarlo in mezzo ad una campagna. Ma nonessendoli ciò riuscito si determinarono di assassi-narlo con più comodo in casa. Dunque tutti diconcerto, cioè il padre di lei, lei più ch’ogni altro,il prete, un chirurgo, ch’era della compagnia, equel barbiere. Pensarono che ammazzandolo incasa, sfigurandolo, e facendolo in pezzi si sarebbepotuto occultare il delitto, ed attribuirsi ai solitirei di Stato, per cui avevano anche pensato diattaccare su qualche pezzo del cadavere un cartel-lo che ciò indicasse.La sera destinata a tal sacrifizio, il prete si vuoleche avesse mostrato averne rincrescimento, tantoche se ne uscì dalla casa, e questa circostanza sicrede che gli abbia salvata la vita. Gli altri compli-ci rimasero, e la donna mandò l’infelice vittima acomprare dei maccheroni per colorire il motivo,perché aveva posto a bollire una caldaia di acqua.Tornato l’infelice, la donna stessa gli disse cheavesse fatto accomodarsi i capelli dal barbiere,facendolo sedere. Seduto che fu gli gittarono uncapestro alla gola, e lo tirarono per terra, e comela donna vide che non moriva, se gli si gittò sopralo stomaco colle ginocchia per finirlo d’ammaz-zare.Morto che fu, il chirurgo lo fece in pezzi, calandociascun pezzo nell’acqua bollente, per impedire ilsangue. La testa colle proprie sue mani la donnafece bollirla, acciò si sfigurasse. Intanto fu avvisa-to il prete che stava in una casa vicina, il qualearrivato, si vuole che avesse detto vedendo quellospettacolo: “che avete fatto!”.Ma la donna lo animò, dicendo che non occorre-va funestarsi, ma pensare a mangiare, acciò sifacesse più notte per andare disperdendo i pezzidel cadavere. Così fu fatto, ma la divina Giustiziache volle punito all’istante un così atroce delitto,anche per non farlo imputare ad altri, fece che sitrovasse colui che portava le braccia; il qualeprima disse niente sapere, ma poi la mattina pale-sò il fatto. La donna intanto si aveva essa presa latesta che lasciò sulla strada di Montecalvario.Inteso poi che si era arrestato colui che portava lebraccia, si determinò a fuggire col padre, prete, echirurgo, ma furono raggiunti sulla strada diCapodichino dalla truppa dei Realisti di SalvatoreBruni cristallaro alla porta di S. Gennaro, che oraè comandante di un corpo organizzato di Realisti,quasi formato a regimento. Ed ecco quanto si sadi questo atroce fatto, che fa andare giustamentealla forca, il padre, la figlia, il chirurgo ed il bar-biere. Il prete l’ha scampata per la circostanzaminorante, ma il publico lo avrebbe anche volutomorto perché a lui, e non senza ragione imputatutto l’accaduto per la ragione che se non avessedebosciata la donna, e datole quell’infelice permarito, non sarebbero caduti in tanto eccesso.

Sabato 19. Il Tribunale si è sciolto questa matti-na … appena unito, perché il presidente, vedendoil concorso del popolo che là si affollava per vede-re uscire la giustizia, ha creduto prudente condot-ta sciogliere il Tribunale. La giustizia è uscitapoco dopo mezzogiorno, ha fatta la stradadell’Orticello, di d. Regina, e Porta di S. Gennaro,e per quanto mi si dice (perché simili spettacolinon ho avuto mai il coraggio di vederli) precede-va il padre di lei, indi la Giuditta, poi il chirurgo,l’ultimo era il barbiere; tutti e quattro trascinatisulla tavola tirata da cavalli… Domenica 20. Nonposso fare a meno di non registrare alcune altreparticolari circostanze dell’orrendo assassinio chedescrissi l’altro ieri. Le ho sapute posteriormenteda chi ha letto il notamento fiscale.La donna avea nome Giuditta Guastamacchia, finda dieci anni indietro avea cominciata la trescacol prete d. Stefano d’Aniello, per cui fuggì dallacasa paterna. Indi fu maritata con un giovane, cheper aver rubato il procaccio fuggì dal regno, emorì in Roma. Indi fu posta dal padre dentro almonastero di s. Antonio alla Vicaria, ossia s.Maria succurre miseris, a castigo, per farla uscire dilà nel 1794. Il prete fece sposargli il figliastro disuo fratello di anni 16, e d’indi in poi convissesempre col prete, perché il giovine marito la lasciòed andossene a Terlizzi.In questo frattempo s’era introdotto in casa il gio-vine chirurgo che prima diede gelosia al prete, mapoi coabitava con essi. Il padre di lei venendospesso a Napoli, comprando abiti vecchi cherivendeva in provincia, fu qui carcerato per debiti;il de Stefano lo fece uscire, e se ne cattivò l’animo.La giovane cominciò ad istigare il padre contro ilmarito, dicendo che era uno scapestrato e nonaveva voluto attendere ad arte alcuna, l’avea ruba-ta più volte e minacciata. Cominciò così a parlar-si di levarlo dal mondo.Si seppe che a Terlizzi avea detto di voler denun-ziare la moglie, e il prete procurò allettarlo conpromesse e farlo venire in Napoli, ove il prete conpublico strumento promise alimentarlo con lamoglie. Il padre di costei intanto adocchiò un talMichele del Sorbo della Cirignola reo d’omicidio,disertore, e vagabondo e lo portò in Napoli perservirsene da sicario. Venuti tutti di concerto,promisero ducati 60 contanti al detto sicario,purché eseguisse l’assassinio. Varii progetti sifecero. Uno fu di fingere che il detto disertoreavesse nascosta roba in campagna, e propose diandarla a dissotterrare portandosi il giovine incompagnia.Ma si dubitò che non riuscisse; si pensò portarloa s. Lucia al mare ed ivi gittarlo a fondo. Ma ilprete disse che cacciandolo il mare si sarebbe rico-nosciuto: si pensò di avvelenarlo, e si temette non

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del Testo Unico delle leggi in materia bancaria ecreditizia di cui al Decreto Legislativo 1° settem-bre 1993, n. 385, e successive modificazioni, per lematerie ivi regolate. L’esperimento del procedi-mento di mediazione è condizione di procedibili-tà della domanda giudiziale. L’improcedibilitàdeve essere eccepita dal convenuto, a pena di deca-denza, o rilevata d’ufficio dal giudice, non oltre laprima udienza. Il giudice ove rilevi che la media-zione è già iniziata, ma non si è conclusa, fissa lasuccessiva udienza dopo la scadenza del terminedi cui all’art. 6. Allo stesso modo provvede quan-do la mediazione non è stata esperita, assegnandocontestualmente alle parti il termine di quindicigiorni per la presentazione della domanda dimediazione. Il presente comma non si applica alleazioni previste dagli artt. 37, 140 e 140 bis delCodice del consumo di cui al Decreto Legislativo6 settembre 2005, n. 206, e successive modifica-zioni.2. Fermo quanto previsto dal comma 1 e salvoquanto disposto dai commi 3 e 4, il giudice, anchein sede di giudizio di appello, valutata la naturadella causa, lo stato dell’istruzione e il comporta-mento delle parti, può invitare le stesse a proce-dere alla mediazione. L’invito deve essere rivoltoalle parti prima dell’udienza di precisazione delleconclusioni ovvero, quando tale udienza non èprevista, prima della discussione della causa. Se leparti aderiscono all’invito, il giudice fissa la suc-cessiva udienza dopo la scadenza del termine dicui all’articolo 6 e, quando la mediazione non ègià stata avviata, assegna contestualmente alleparti il termine di quindici giorni per la presenta-zione della domanda di mediazione.3. Lo svolgimento della mediazione non precludein ogni caso la concessione dei provvedimentiurgenti e cautelari, né la trascrizione delladomanda giudiziale.4. I commi 1 e 2 non si applicano:a) nei procedimenti per ingiunzione, inclusa l’op-posizione, fino alla pronuncia sulle istanze diconcessione e sospensione della provvisoria ese-cuzione;b) nei procedimenti per convalida di licenza osfratto, fino al mutamento del rito di cui all’arti-colo 667 del Codice di Procedura Civile;c) nei procedimenti possessori, fino alla pronun-cia dei provvedimenti di cui all’articolo 703, terzocomma, del Codice di Procedura Civile;d) nei procedimenti di opposizione o incidentalidi cognizione relativi all’esecuzione forzata;e) nei procedimenti in camera di consiglio;f) nell’azione civile esercitata nel processo penale.5. Fermo quanto previsto dal comma 1 e salvoquanto disposto dai commi 3 e 4, se il contratto,lo statuto ovvero l’atto costitutivo dell’ente preve-

dono una clausola di mediazione o conciliazionee il tentativo non risulta esperito, il giudice o l’ar-bitro, su eccezione di parte, proposta nella primadifesa, assegna alle parti il termine di quindicigiorni per la presentazione della domanda dimediazione e fissa la successiva udienza dopo lascadenza del termine di cui all’articolo 6. Allostesso modo il giudice o l’arbitro fissa la successi-va udienza quando la mediazione o il tentativo diconciliazione sono iniziati, ma non conclusi. Ladomanda è presentata davanti all’organismoindicato dalla clausola, se iscritto nel registro,ovvero, in mancanza, davanti a un altro organi-smo iscritto, fermo il rispetto del criterio di cuiall’articolo 4, comma 1. In ogni caso, le parti pos-sono concordare, successivamente al contratto oallo statuto o all’atto costitutivo, l’individuazionedi un diverso organismo iscritto.6. Dal momento della comunicazione alle altreparti, la domanda di mediazione produce sullaprescrizione i medesimi effetti della domandagiudiziale.Dalla stessa data, la domanda di mediazioneimpedisce altresì la decadenza per una sola volta,ma se il tentativo fallisce la domanda giudizialedeve essere proposta entro il medesimo terminedi decadenza, decorrente dal deposito del verbaledi cui all’articolo 11 presso la segreteria dell’orga-nismo.

Art. 6(Durata)1. Il procedimento di mediazione ha una duratanon superiore a quattro mesi.2. Il termine di cui al comma 1 non ha natura pro-cessuale e decorre dalla data di deposito delladomanda di mediazione, ovvero dalla scadenza diquello fissato dal giudice per il deposito dellastessa e, anche nei casi in cui il giudice dispone ilrinvio della causa ai sensi del quarto o del quintoperiodo del comma 1 dell’articolo 5, non è sog-getto a sospensione feriale.

Art. 7(Effetti sulla ragionevole durata del processo)1. Il periodo di cui all’articolo 6 e il periodo delrinvio disposto dal giudice ai sensi dell’articolo 5,comma 1, non si computano ai fini di cui all’arti-colo 2 della Legge 24 marzo 2001, n. 89.

Art. 8(Procedimento)1. All’atto della presentazione della domanda dimediazione, il responsabile dell’organismo desi-gna un mediatore e fissa il primo incontro tra leparti non oltre quindici giorni dal deposito delladomanda. La domanda e la data del primo incon-tro sono comunicate all’altra parte con ognimezzo idoneo ad assicurarne la ricezione, anche acura della parte istante. Nelle controversie che

notizie dal consiglio dell’ordine marzo 2010

Obbligatoria, a partire dal 20 marzo 2011, la mediazionefinalizzata alla conciliazionenelle controversie civilie commerciali.

Chi intende esercitare in giudizio un’azione relativa auna controversia in materia di condominio, diritti reali,divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, loca-zione, comodato, affitto di aziende, risarcimento deldanno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti,da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzodella stampa o con altro mezzo di pubblicità, contrattiassicurativi, bancari e finanziari, è tenuto preliminar-mente ad esperire il procedimento di mediazione… (art.5, D.Lgs. 05/03/2008, n. 28).

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di NoceraInferiore ha istituito già dal marzo del 2008l’Organismo di Conciliazione. Nel mese di aprilel’Organismo renderà note le modalità ed i termi-ni per la iscrizione nell’Elenco dei Conciliatori edorganizzerà i corsi di formazione per conciliatore.L’attestato di idoneità rilasciato all’esito dei corsisarà requisito indispensabile per la iscrizionenell’Elenco dei Conciliatori. I corsi, di durata noninferiore alle 40 ore, saranno a numero chiuso (30partecipanti) e prevederanno un costo di iscrizio-ne. Per informazioni più dettagliate è possibilerivolgersi alla segreteria dell’Ordine. Si riporta di seguito un estratto del DecretoLegislativo 4 marzo 2010, n. 28 (attuazione del-l’art. 60 della Legge 18 giugno 2009, n. 69 inmateria di mediazione finalizzata alla conciliazio-ne delle controversie civili e commerciali)- omissis -

Art. 2(Controversie oggetto di mediazione)1. Chiunque può accedere alla mediazione per laconciliazione di una controversia civile e com-merciale vertente su diritti disponibili, secondo ledisposizioni del presente decreto.2. Il presente decreto non preclude le negoziazio-ni volontarie e paritetiche relative alle controver-sie civili e commerciali, né le procedure di reclamopreviste dalle carte dei servizi.

Capo IIDEL PROCEDIMENTO DI MEDIAZIONE

Art. 3(Disciplina applicabile e forma degli atti)1. Al procedimento di mediazione si applica ilregolamento dell’organismo scelto dalle parti.

2. Il regolamento deve in ogni caso garantire lariservatezza del procedimento ai sensi dell’art. 9,nonché modalità di nomina del mediatore che neassicurano l’imparzialità e l’idoneità al corretto esollecito espletamento dell’incarico.3. Gli atti del procedimento di mediazione nonsono soggetti a formalità.4. La mediazione può svolgersi secondo modalitàtelematiche previste dal regolamento dell’organi-smo.

Art. 4(Accesso alla mediazione)1. La domanda di mediazione relativa alle contro-versie di cui all’art. 2 è presentata mediante depo-sito di un’istanza presso un organismo. In caso dipiù domande relative alla stessa controversia, lamediazione si svolge davanti all’organismo pressoil quale è stata presentata la prima domanda. Perdeterminare il tempo della domanda si ha riguar-do alla data della ricezione della comunicazione.2. L’istanza deve indicare l’organismo, le parti,l’oggetto e le ragioni della pretesa.3. All’atto del conferimento dell’incarico, l’avvo-cato è tenuto a informare l’assistito della possibi-lità di avvalersi del procedimento di mediazionedisciplinato dal presente decreto e delle agevola-zioni fiscali di cui agli artt. 17 e 20.L’avvocato informa altresì l’assistito dei casi in cuil’esperimento del procedimento di mediazione ècondizione di procedibilità della domanda giudi-ziale. L’informazione deve essere fornita chiara-mente e per iscritto. In caso di violazione degliobblighi di informazione, il contratto è annulla-bile. Il documento che contiene l’informazione èsottoscritto dall’assistito e deve essere allegatoall’atto introduttivo dell’eventuale giudizio. Ilgiudice che verifica la mancata allegazione deldocumento, se non provvede ai sensi dell’art. 5,comma 1, informa la parte della facoltà di chiede-re la mediazione.

Art. 5(Condizione di procedibilità e rapporti con il pro-cesso)1. Chi intende esercitare in giudizio un’azionerelativa a una controversia in materia di condo-minio, diritti reali, divisione, successioni eredita-rie, patti di famiglia, locazione, comodato, affittodi aziende, risarcimento del danno derivante dallacircolazione di veicoli e natanti, da responsabilitàmedica e da diffamazione con il mezzo dellastampa o con altro mezzo di pubblicità, contrattiassicurativi, bancari e finanziari, è tenuto prelimi-narmente ad sperire il procedimento di mediazio-ne ai sensi del presente decreto ovvero il procedi-mento di conciliazione previsto dal DecretoLegislativo 8 ottobre 2007, n. 179, ovvero il proce-dimento istituito in attuazione dell’art. 128 bis

marzo 2010

Notiziedal Consiglio dell’Ordine

la redazione

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condario ha sede l’organismo. Nelle controversietransfrontaliere di cui all’articolo 2 della direttiva2008/52/CE del Parlamento Europeo e delConsiglio del 21 maggio, il verbale è omologatodal presidente del tribunale nel cui circondariol’accordo deve avere esecuzione.2. Il verbale di cui al comma 1 costituisce titoloesecutivo per l’espropriazione forzata, per l’esecu-zione in forma specifica e per l’iscrizione di ipote-ca giudiziale.

Art. 13(Spese processuali)1. Quando il provvedimento che definisce il giu-dizio corrisponde interamente al contenuto dellaproposta, il giudice esclude la ripetizione dellespese sostenute dalla parte vincitrice che ha rifiu-tato la proposta, riferibili al periodo successivoalla formulazione della stessa, e la condanna alrimborso delle spese sostenute dalla parte soc-combente relative allo stesso periodo, nonché alversamento all’entrata del bilancio dello Stato diun’ulteriore somma di importo corrispondente alcontributo unificato dovuto. Resta ferma l’appli-cabilità degli artt. 92 e 96 del Codice di ProceduraCivile. Le disposizioni di cui al presente comma siapplicano altresì alle spese per l’indennità corri-sposta al mediatore e per il compenso dovutoall’esperto di cui all’articolo 8, comma 4.2. Quando il provvedimento che definisce il giu-dizio non corrisponde interamente al contenutodella proposta, il giudice, se ricorrono gravi edeccezionali ragioni, può nondimeno escludere laripetizione delle spese sostenute dalla parte vinci-trice per l’indennità corrisposta al mediatore e peril compenso dovuto all’esperto di cui all’articolo8, comma 4. Il giudice deve indicare esplicitamen-te, nella motivazione, le ragioni del provvedimen-to sulle spese di cui al periodo precedente.3. Salvo diverso accordo le disposizioni preceden-ti non si applicano ai procedimenti davanti agliarbitri.

Art. 14(Obblighi del mediatore)1. Al mediatore e ai suoi ausiliari è fatto divieto diassumere diritti o obblighi connessi, direttamen-te o indirettamente, con gli affari trattati, fattaeccezione per quelli strettamente inerenti alla pre-stazione dell’opera o del servizio; è fatto lorodivieto di percepire compensi direttamente dalleparti.2. Al mediatore è fatto, altresì, obbligo di:a) sottoscrivere, per ciascun affare per il quale èdesignato, una dichiarazione di imparzialitàsecondo le formule previste dal regolamento diprocedura applicabile, nonché gli ulteriori impe-gni eventualmente previsti dal medesimo regola-mento;

b) informare immediatamente l’organismo e leparti delle ragioni di possibile pregiudizio all’im-parzialità nello svolgimento della mediazione;c) formulare le proposte di conciliazione nelrispetto del limite dell’ordine pubblico e dellenorme imperative;d) corrispondere immediatamente a ogni richie-sta organizzativa del responsabile dell’organismo.3. Su istanza di parte, il responsabile dell’organi-smo provvede alla eventuale sostituzione delmediatore. Il regolamento individua la diversacompetenza a decidere sull’istanza, quando lamediazione è svolta dal responsabile dell’organi-smo.

Art. 15(Mediazione nell’azione di classe)1. Quando è esercitata l’azione di classe previstadall’art. 140 bis del Codice del consumo, di cui alDecreto Legislativo 6 settembre 2005, n. 206, esuccessive modificazioni, la conciliazione, inter-venuta dopo la scadenza del termine per l’adesio-ne, ha effetto anche nei confronti degli aderentiche vi abbiano espressamente consentito.- omissis -

CAPO VABROGAZIONI, COORDINAMENTI

E DISPOSIZIONI TRANSITORIEArt. 22

(Obblighi di segnalazione per la prevenzione delsistema finanziario a scopo di riciclaggio e difinanziamento del terrorismo)1. All’articolo 10, comma 2, lettera e), del DecretoLegislativo 21 novembre 2007, n. 231, dopo ilnumero 5) è aggiunto il seguente: “5 bis) media-zione, ai sensi dell’articolo 60 della legge 18 giu-gno 2009, n. 69;”.

Art. 23(Abrogazioni)1. Sono abrogati gli artt. da 38 a 40 del DecretoLegislativo 17 gennaio 2003, n. 5, e i rinvii opera-ti dalla legge a tali articoli si intendono riferiti allecorrispondenti disposizioni del presente decreto. 2. Restano ferme le disposizioni che prevedono iprocedimenti obbligatori di conciliazione emediazione, comunque denominati, nonché ledisposizioni concernenti i procedimenti di conci-liazione relativi alle controversie di cui all’articolo409 del Codice di Procedura Civile. I procedimen-ti di cui al periodo precedente sono esperiti inluogo di quelli previsti dal presente decreto.

Art. 24(Disposizioni transitorie e finali)1. Le disposizioni di cui all’articolo 5, comma 1,acquistano efficacia decorsi dodici mesi dalladata di entrata in vigore del presente decreto e siapplicano ai processi iniziati a decorrere dallastessa data. - omissis -

richiedono specifiche competenze tecniche, l’or-ganismo può nominare uno o più mediatori ausi-liari.2. Il procedimento si svolge senza formalità pres-so la sede dell’organismo di mediazione o nelluogo indicato dal regolamento di procedura del-l’organismo.3. Il mediatore si adopera affinché le parti rag-giungano un accordo amichevole di definizionedella controversia.4. Quando non può procedere ai sensi del comma1, ultimo periodo, il mediatore può avvalersi diesperti iscritti negli albi dei consulenti presso i tri-bunali. Il regolamento di procedura dell’organi-smo deve prevedere le modalità di calcolo e liqui-dazione dei compensi spettanti agli esperti.5. Dalla mancata partecipazione senza giustifica-to motivo al procedimento di mediazione il giu-dice può desumere argomenti di prova nel succes-sivo giudizio ai sensi dell’art. 116, secondocomma, del Codice di Procedura Civile.

Art. 9(Dovere di riservatezza)1. Chiunque presta la propria opera o il proprioservizio nell’organismo o comunque nell’ambitodel procedimento di mediazione è tenuto all’ob-bligo di riservatezza rispetto alle dichiarazionirese e alle informazioni acquisite durante il pro-cedimento medesimo.2. Rispetto alle dichiarazioni rese e alle informa-zioni acquisite nel corso delle sessioni separate esalvo consenso della parte dichiarante o dallaquale provengono le informazioni, il mediatore èaltresì tenuto alla riservatezza nei confronti dellealtre parti.

Art. 10(Inutilizzabilità e segreto professionale)1. Le dichiarazioni rese o le informazioni acquisi-te nel corso del procedimento di mediazione nonpossono essere utilizzate nel giudizio avente ilmedesimo oggetto anche parziale, iniziato, rias-sunto o proseguito dopo l’insuccesso della media-zione, salvo consenso della parte dichiarante odalla quale provengono le informazioni. Sullestesse dichiarazioni e informazioni non è ammes-sa prova testimoniale e non può essere deferitogiuramento decisorio.2. Il mediatore non può essere tenuto a deporresul contenuto delle dichiarazioni rese e delleinformazioni acquisite nel procedimento dimediazione, né davanti all’autorità giudiziaria nédavanti ad altra autorità. Al mediatore si applica-no le disposizioni dell’art. 200 del Codice diProcedura Penale e si estendono le garanzie previ-ste per il difensore dalle disposizioni dell’articolo103 del Codice di Procedura Penale in quantoapplicabili.

Art. 11(Conciliazione)1. Se è raggiunto un accordo amichevole, ilmediatore forma processo verbale al quale è alle-gato il testo dell’accordo medesimo. Quando l’ac-cordo non è raggiunto, il mediatore può formula-re una proposta di conciliazione. In ogni caso, ilmediatore formula una proposta di conciliazionese le parti gliene fanno concorde richiesta in qua-lunque momento del procedimento. Prima dellaformulazione della proposta, il mediatore infor-ma le parti delle possibili conseguenze di cuiall’articolo 13.2. La proposta di conciliazione è comunicata alleparti per iscritto. Le parti fanno pervenire almediatore, per iscritto ed entro sette giorni, l’ac-cettazione o il rifiuto della proposta. In mancan-za di risposta nel termine, la proposta si ha perrifiutata. Salvo diverso accordo delle parti, la pro-posta non può contenere alcun riferimento alledichiarazioni rese o alle informazioni acquisitenel corso del procedimento.3. Se è raggiunto l’accordo amichevole di cui alcomma 1 ovvero se tutte le parti aderiscono allaproposta del mediatore, si forma processo verbaleche deve essere sottoscritto dalle parti e dalmediatore, il quale certifica l’autografia della sot-toscrizione delle parti o la loro impossibilità disottoscrivere. Se con l’accordo le parti concludo-no uno dei contratti o compiono uno degli attiprevisti dall’art. 2643 del Codice Civile, per proce-dere alla trascrizione dello stesso la sottoscrizionedel processo verbale deve essere autenticata da unpubblico ufficiale a ciò autorizzato.L’accordo raggiunto, anche a seguito della propo-sta, può prevedere il pagamento di una somma didenaro per ogni violazione o inosservanza degliobblighi stabiliti ovvero per il ritardo nel loroadempimento.4. Se la conciliazione non riesce, il mediatoreforma processo verbale con l’indicazione dellaproposta; il verbale è sottoscritto dalle parti e dalmediatore, il quale certifica l’autografia della sot-toscrizione delle parti o la loro impossibilità disottoscrivere. Nello stesso verbale, il mediatore dàatto della mancata partecipazione di una delleparti al procedimento di mediazione.5. Il processo verbale è depositato presso la segre-teria dell’organismo e di esso è rilasciata copia alleparti che lo richiedono.

Art. 12(Efficacia esecutiva ed esecuzione)1. Il verbale di accordo, il cui contenuto non ècontrario all’ordine pubblico o a norme imperati-ve, è omologato, su istanza di parte e previo accer-tamento anche della regolarità formale, condecreto del presidente del tribunale nel cui cir-

4544 notizie dal consiglio dell’ordine marzo 2010 notizie dal consiglio dell’ordine marzo 2010

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Pace e 201 del Tribunale. Per il tribunale si sta provvedendo a scansionarele sentenze emesse nell’anno corrente. Per ilGiudice di Pace, esistendo una situazione di pre-gresso abbastanza considerevole, si sta provve-dendo a scansionare tutte le sentenze rese dispo-nibili dagli uffici.

Banche dati giuridiche on line presso gli sportelli informatividell’Ordine.

Si informano i colleghi che il Consigliodell’Ordine ha sottoscritto un contratto con laUTET per la fruizione della Banca dati completadenominata PLURIS accessibile tramite internetsu 5 diverse postazioni.Le postazioni sono state approntate presso la Sala

Avvocati del Tribunale di Nocera Inferiore e pres-so lo sportello informativo del Giudice di Pace diNocera Inferiore.Il sistema online integrato di ricerca rappresentaun validissimo strumento di aggiornamento eapprofondimento per l’avvocato.Esso garantisce l’accesso a:- gli archivi di legislazione, prassi e giurispruden-za più completi;- il Quotidiano Legale con news relative alle ulti-me sentenze e novità normative, arricchite daicommenti a firma di esperti della materia;- la dottrina più autorevole tratta da tutte le pub-blicazioni CEDAM e UTET Giuridica;- la ricerca ed il collegamento con gli articoli pub-blicati sulle riviste giuridiche edite da CEDAM,UTET Giuridica e altri importanti editori giuridi-ci quali IPSOA.Il sistema è completato da indispensabili utilitiese strumenti operativi che consentono di rispar-miare tempo e ottimizzare l’attività dell’avvocato.

notizie dal consiglio dell’ordine marzo 2010

Di seguito i moduli relativi alla informativa pre-scritta dal D.Lgs. n. 28 del 05/03/2010, obbliga-toria dal 20 marzo 2010.

Io sottoscritto_____________ dichiaro di essere stato informatodall’Avv.___________, in ossequio a quanto previ-sto dall’art. 4, 3° comma del D.Lgs., 4 marzo2010, n. 28, della facoltà di esperire il procedi-mento di mediazione previsto dal D.Lgs. n.28/2010 per tentare la risoluzione stragiudizialedella controversia insorta tra me e_____________ (indicazione della controparte) inrelazione a _________(indicazione della lite); non-ché dell’obbligo di utilizzare il procedimento dimediazione previsto dal D.Lgs. n. 28/2010 (ovve-ro per le materie ivi contemplate, i procedimentiprevisti dal D.Lgs. n. 179/2007 o dall’art. 128 bisdel D.Lgs. n. 385/1993 e successive modificazio-ni), in quanto condizione di procedibilità delgiudizio, nel caso che la controversia sopradescritta sia relativa a diritti disponibili in mate-ria di condominio, diritti reali, divisione, succes-sioni ereditarie, patti di famiglia, locazione,comodato, affitto di aziende, risarcimento deldanno derivante dalla circolazione di veicoli enatanti, da responsabilità medica e da diffama-zione con il mezzo della stampa o con altromezzo di pubblicità, contratti assicurativi, banca-ri e finanziari. Della possibilità, qualora ne ricorrano le condi-zioni, di avvalersi del gratuito patrocinio a spesedello Stato per la gestione del procedimento; dei benefici fiscali connessi all’utilizzo della pro-cedura, ed in particolare: a) della possibilità di giovarsi di un credito d’im-posta commisurato all’indennità corrispostaall’Organismo di mediazione fino a concorrenzadi 500 euro, in caso di successo; credito ridottodella metà in caso di insuccesso; e delle circostan-ze che: b) tutti gli atti, documenti e i provvedimenti rela-tivi al procedimento di mediazione sono esentidall’imposta di bollo e da ogni spesa, tassa o dirit-to di qualsiasi specie e natura; c) che il verbale di accordo è esente dall’impostadi registro entro il limite di valore di 50.000 euroe che in caso di valore superiore l’imposta è dovu-ta solo per la parte eccedente. Luogo e data, (Sottoscrizione dell’assistito)(Sottoscrizione dell’Avvocato)

Si consiglia di indicare nell’atto di conferimen-to della procura il riferimento all’avvenutainformazione, secondo lo schema che segue:CNF, circolare n. 11-C-2010, modello di procuraalle liti.

Il sottoscritto ______________ nato a _______ il_______ e residente a _________ in Via___________ n. ___, C.F. ________, informato aisensi dell’art. 4, 3° comma, del D.Lgs. n.28/2010 della possibilità di ricorrere al proce-dimento di mediazione ivi previsto e dei bene-fici fiscali di cui agli artt. 17 e 20 del medesimodecreto, come da atto allegato, delega a rappre-sentarlo e difenderlo…

Riattivato il servizio delle sentenze on line.

Il Consiglio ha predisposto un nuovo serviziotelematico, attivo dal mese di febbraio, che con-sente di accedere on line alle sentenze delTribunale di Nocera Inferiore e, novità importan-te, a quelle del Giudice di Pace.L’accesso al servizio è garantito a tutti gli iscrittiall’Albo ed è possibile accedendo al link presentesul sito dell’Ordine, http://www.foronocera.it,nell’area dedicata ai Servizi Informatici, alla pagi-na “Sentenze on line”, tramite smart card/busi-ness key o inserimento di “nome utente” e “pas-sword”. Quando si accede alla pagina indicata ilbrowser di internet explorer dà il messaggio dierrore “Si è verificato un problema con il certi-ficato di protezione del sito Web”, in questocaso cliccare tranquillamente su “continuare conil sito web (scelta non consigliata)”.L’avvocato riceve una comunicazione sulla suacasella di posta elettronica, che lo avverte circa ildeposito della sentenza relativa a procedimentinei quali è costituito o domiciliatario.Può, quindi, prenderne visione cliccando sul linkpresente nel testo della mail.Il “nome utente” per l’accesso è costituito dalcodice fiscale, mentre il ritiro della password sieffettua personalmente presso gli sportelli infor-mativi istituiti dall’Ordine sia presso il tribunaleche presso l’ufficio del Giudice di Pace di NoceraInferiore.Al primo accesso si devono necessariamente leg-gere ed accettare le condizioni per la erogazionedel servizio ed in particolare confermare laseguente dichiarazione di responsabilità:“si impegna formalmente, consapevole delleresponsabilità civili e penali derivanti dalla man-cata ottemperanza, in violazione delle norme cheregolano l’uso di atti giudiziari, a non stamparee/o archiviare e/o diffondere copie delle sentenzepresenti nel SITO SENTENZE”.Dal 1° di febbraio ad oggi sono (02/03/2010 ndr)state scansionate 322 sentenze del Giudice di

notizie dal consiglio dell’ordine marzo 201046 47

L’ingressodel castello Doria

ad Angri.

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STATISTICHE ISCRITTI (IN FORZA)

STATISTICHE ISCRITTI PER SESSO (IN FORZA)

Ordinari Speciali Professori Stranieri Totali

TOTALE 1288 13 6 1 1308

CASSAZIONISTI 142 5 0 0 147

AVVOCATI 1146 8 6 1 1161

PRAT. SEMPLICI 174

PRAT. ABILITATI 398

TOTALE 572

CASSAZ. E AVVOCATI 1308

PRAT. SEMPL. E ABILITATI 572

TOTALE ISCRITTI 1880

OrdinariM • F

SpecialiM • F

ProfessoriM • F

StranieriM • F

TotaliM • F

M • F M • F

CASSAZIONISTI 126 • 16 4 • 1 0 • 0 0 • 0 130 • 17

AVVOCATI 576 • 570 2 • 6 5 • 1 0 • 1 583 • 578

TOTALE 702 • 586 6 • 7 5 • 1 0 • 1 713 • 595

PRAT. SEMPLICI 78 • 96

PRAT. ABILITATI 157 • 241

TOTALE 235 • 337

CASSAZ. E AVVOCATI 713 • 595

PRAT. SEMPL. E ABILITATI 235 • 337

TOTALE ISCRITTI 948 • 932

statistiche aggiornate al 23•03•2010

48 notizie dal consiglio dell’ordine marzo 2010