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Comune di Sutera (CL) - Piano Comunale di Emergenza - Dott. Arch. Onofrio Raimondi PREMESSA Il sottoscritto Dott. Arch. Onofrio Raimondi, regolarmente iscritto allOrdine Professionale degli Architetti P.P.C. di Caltanissetta al n° 2 0 2 , per incarico ricevuto dal Comune di Sutera, ha redatto l’unito progetto relativo alla redazione del “PIANO COMUNALE DI EMERGENZA DELLA PROTEZIONE CIVILE”. INTRODUZIONE Sempre più spesso si assiste ad un copioso ed intollerabile ripetersi di eventi calamitosi, buona parte imputabili alla negligenza dell’uomo; In questa sfera di calamità gravitano diversi tipi di eventi: sismici, alluvionali, frane, incendi boschivi, inquinamento ambientale, ecc. In particolare, il territorio siciliano, per le sue caratteristiche tettoniche, geo-morfologiche, idrologiche e per la ricchezza di insediamenti, si presenta come una delle Regioni più articolate e sensibili dItalia. Appare evidente l’esigenza di programmare lo sviluppo di un determinato territorio, anche, ed in alcuni casi “soprattutto”, rispetto al rischio potenziale cui è esposto. Ogni comunità, tenuto conto di tali fattori di Rischio, ha pertanto il dovere di predisporre, redigere ed attuare adeguati Piani di Emergenza al fine di limitare i suddetti Rischi. Il presente Piano mira ad individuare le soluzioni migliori per una corretta mitigazione del Rischio, con studi di previsione e prevenzione, e dare una concreta risposta alla pianificazione dellemergenza. Per “Piano Comunale di Emergenza della Protezione Civile” deve essere inteso, quindi, quel documento che scaturisce dalle attività di previsione e prevenzione che, previa identificazione dei rischi presenti nel territorio ed attraverso un idoneo censimento delle risorse esistenti, definisca le operazioni da attuare nel caso si verifichi un determinato evento calamitoso. Le tematiche contenute nel Piano Comunale di Emergenza del Comune di Sutera, sono affrontate tenuto conto delle indicazioni contenute nel metodo “AUGUSTUS” (allegato 1 legge 225/92), diffuso dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, nonché nel rispetto della normativa nazionale e regionale, in particolare la Legge N° 225 del 24/02/92, la L.R. N° 14 del 31/08/98 ed il D. Lgs.112/98. Il presente Piano Comunale di Emergenza, in armonia con le direttive Nazionali, Regionali e 1/52

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Comune di Sutera (CL) - Piano Comunale di Emergenza - Dott. Arch. Onofrio Raimondi

PREMESSA

Il sottoscritto Dott. Arch. Onofrio Raimondi, regolarmente iscritto all’Ordine Professionale

degli Architetti P.P.C. di Caltanissetta al n° 2 0 2 , per incarico ricevuto dal Comune di

Sutera, ha redatto l’unito progetto relativo alla redazione del “PIANO COMUNALE DI

EMERGENZA DELLA PROTEZIONE CIVILE”.

INTRODUZIONE

Sempre più spesso si assiste ad un copioso ed intollerabile ripetersi di eventi calamitosi, buona

parte imputabili alla negligenza dell’uomo; In questa sfera di calamità gravitano diversi tipi

di eventi: sismici, alluvionali, frane, incendi boschivi, inquinamento ambientale, ecc.

In particolare, il territorio siciliano, per le sue caratteristiche tettoniche, geo-morfologiche,

idrologiche e per la ricchezza di insediamenti, si presenta come una delle Regioni più articolate

e sensibili d’Italia.

Appare evidente l’esigenza di programmare lo sviluppo di un determinato territorio, anche, ed

in alcuni casi “soprattutto”, rispetto al rischio potenziale cui è esposto.

Ogni comunità, tenuto conto di tali fattori di Rischio, ha pertanto il dovere di predisporre,

redigere ed attuare adeguati Piani di Emergenza al fine di limitare i suddetti Rischi.

Il presente Piano mira ad individuare le soluzioni migliori per una corretta mitigazione del

Rischio, con studi di previsione e prevenzione, e dare una concreta risposta alla pianificazione

dell’emergenza.

Per “Piano Comunale di Emergenza della Protezione Civile” deve essere inteso, quindi, quel

documento che scaturisce dalle attività di previsione e prevenzione che, previa

identificazione dei rischi presenti nel territorio ed attraverso un idoneo censimento delle

risorse esistenti, definisca le operazioni da attuare nel caso si verifichi un determinato evento

calamitoso.

Le tematiche contenute nel Piano Comunale di Emergenza del Comune di Sutera, sono

affrontate tenuto conto delle indicazioni contenute nel metodo “AUGUSTUS” (allegato 1 legge

225/92), diffuso dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, nonché nel rispetto della

normativa nazionale e regionale, in particolare la Legge N° 225 del 24/02/92, la L.R. N°

14 del 31/08/98 ed il D. Lgs.112/98.

Il presente Piano Comunale di Emergenza, in armonia con le direttive Nazionali, Regionali e

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Provinciali, si propone, quindi, come strumento attuativo di base a servizio dell’ambito

Comunale.

REQUISITI:

Facilità di lettura e consultazione anche per soggetti esterni alla specifica realtà

locale;

Facilità di aggiornamento;

Omogeneità con i lavori di territori vicini al fine di permettere sia la lettura

congiunta sia la correlazione nella fase di stesura;

Sequenzialità operativa al fine dell’immediato intervento preventivamente

studiato e testato.

OBIETTIVI:

Definire scenari di Evento per la mitigazione del Rischio; Ottenere

uno schema operativo verificato e di facile lettura;

Favorire il rapporto di interazione fra comuni vicini a fronte di ipotesi di rischio

che possano interessare il territorio di più Comuni;

IL PIANO DEVE CONTENERE:

Coordinamento ed indirizzo per tutte le fasi di risposta previste dal Piano;

Individuazione delle singole responsabilità nel modello di intervento; Flessibilità

operativa nell’ambito delle funzioni di supporto;

SUCCESSO DI UNA OPERAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE

Al successo di un’operazione di protezione civile concorrono le seguenti condizioni:

• Direzione unitaria:

La direzione unitaria delle operazioni di emergenza si esplica attraverso il

coordinamento di un sistema complesso e non in una visione settoriale dell’intervento.

• Comunicazione:

Costante scambio di informazioni fra il sistema centrale e periferico nell’ambito del

SNPC

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• Risorse: Utilizzo razionale e tempestivo delle risorse realmente disponibili e della

reperibilità degli uomini e dei mezzi adatti all'intervento.

LA PROTEZIONE CIVILE.

Con la legge N° 225 del 24 febbraio 1992 viene istituito il servizio nazionale della

protezione civile al fine di tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e

l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da

catastrofi e da altri eventi calamitosi.

La legge ha definitivamente superato la vecchia concezione della protezione civile

intesa esclusivamente come gestione dell'emergenza, individuando nella previsione e

prevenzione, oltre che nel soccorso, le finalità della protezione civile.

) la previsione consiste nelle attività dirette allo studio e alla determinazione delle

cause dei fenomeni calamitosi, all'identificazione dei rischi ed all'individuazione delle

zone del territorio soggette ai rischi stessi;

) la prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la

possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi, anche sulla base delle

conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione;

) Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi diretti ad assicurare alle

popolazioni colpite dagli eventi ogni forma di prima assistenza.

Si istituiscono appositi programmi di previsione e prevenzione da redigersi da parte delle

regioni e delle province, ed è all'interno di tali programmi che emerge il ruolo della

pianificazione urbanistica quale strumento di prevenzione e riduzione del rischio sismico e

dei rischi ambientali in generale.

All'interno dunque di una più complessiva politica di riduzione dei rischi ambientali è

emersa, in questi anni, nel nostro Paese, una politica di riduzione del rischio sismico

imperniata su alcune linee fondamentali:

o Uno sviluppo della conoscenza scientifica nel settore, facente capo ad alcuni organismi di

ricerca nazionali: il Gruppo Nazionale Difesa Terremoti, l'Istituto Nazionale di

Geofisica, il Servizio Sismico Nazionale per quanto attiene i compiti di assistenza agli enti

locali;

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o Una politica di gestione dell'emergenza, imperniata prevalentemente sul ruolo del

dipartimento della protezione civile a livello nazionale, e sulle prefetture a livello

locale;

o Una politica di prevenzione e riduzione dei danni, fondata su un'adeguata normativa

tecnica per le costruzioni in zona sismica e su un uso sempre più frequente della

pianificazione urbanistica.

IL METODO “AUGUSTUS”

“Il valore della pianificazione diminuisce con l'aumentare della complessità degli eventi”.

Così, duemila anni fa, con una frase che raccoglieva una visione del mondo unitaria fra il

percorso della natura e la gestione della cosa pubblica, l'imperatore Ottaviano

Augusto coglieva pienamente l'essenza dei concetti che oggi indirizzano la moderna

pianificazione di emergenza che si impernia proprio su concetti come semplicità e

flessibilità.

In sostanza: non si può pianificare nei minimi particolari, perché l’evento (per quanto

previsto sulla carta) al suo “esplodere” è sempre diverso.

CARATTERISTICHE DI BASE PER LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA -

DEFINIZIONE DI PIANO

Il progetto di tutte le attività coordinate e delle procedure di Protezione Civile per

fronteggiare un qualsiasi evento calamitoso atteso in un determinato territorio è il PIANO

DI EMERGENZA.

Il Piano di emergenza deve recepire:

1. Programmi di Previsione e Prevenzione;

2. Informazioni relative a:

a) processi fisici che causano le condizioni di rischio e relative valutazioni;

b) precursori;

c) eventi;

d) scenari;

e) risorse disponibili.

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Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le indicazioni utili alla

caratterizzazione dei possibili scenari di rischio per l'attuazione delle strategie di

intervento per il soccorso e il superamento dell'emergenza, razionalizzando e mirando

l'impiego di uomini e mezzi.

STRUTTURA DEL PIANO.

Il piano è strutturato, secondo il METODO AUGUSTUS, in tre parti fondamentali:

1. PARTE GENERALE;

2. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE;

3. MODELLO DI INTERVENTO

1. Parte generale:

Si raccolgono tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, alle reti di

monitoraggio presenti, alla elaborazione degli scenari di rischio.

2. Lineamenti della pianificazione:

Si individuano gli obiettivi da conseguire, per dare una adeguata risposta di P.C. ad una

qualsiasi emergenza.

3. Modello di intervento:

Si assegnano le responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle

emergenze di P.C.; si realizza il costante scambio di informazioni nel sistema centrale e

periferico di P.C.; si utilizzano le risorse in maniera razionale.

TIPOLOGIE DI EVENTO:

In particolare occorre distinguere la tipologia degli eventi in ragione dell'entità degli

stessi e della capacità degli Enti locali di fronteggiarli.

La legge n.225 del 24 febbraio 1992 (art.2) distingue gli eventi in :

EVENTI DI TIPO A: eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere

fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli Enti ed Amministrazioni competenti in

via ordinaria;

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EVENTI DI TIPO B: eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura

ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti

in via ordinaria;

EVENTI DI TIPO C: calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed

estensione, devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.

CENNI STORICI

E’ un centro agricolo posto nella valle del fiume Platani nel bacino del torrente Salito affluente del Platani. L’abitato è addossato al monte San Paolino. Fu abitato fin dall’epoca preistorica da popolazioni indigene, come risulta dalle numerose grotte sparse in tutto il territorio. Il centro fu in seguito ellenizzato dai greci di Gela e di Agrigento che, nelle loro mire espansionistiche, raggiunsero i territori interni. L'origine del toponimo va ricercata nel greco medievale “Sotéra”, accusativo di “Sotér”, ‘salvatore'. La sua origine risale all'epoca della dominazione araba, come testimoniano numerosi reperti archeologici della zona, ma le attestazioni documentate certe a tal proposito sono esigue, così come sono prive di eventi e pagine memorabili le vicende storiche che contraddistinsero l'antico borgo. Nel secolo XI gli arabi furono sconfitti e cacciati dai normanni; successivamente, nel XIV secolo, e con esattezza nel 1325, la giurisdizione del casale passò nelle mani del conte Ruggero di Scanne. Nel 1366 l'amministrazione del feudo fu esercitata dal feudatario Giovanni III Chiaromonte, conte di Caccamo. Nell'anno 1560 il borgo divenne città demaniale. Nell'anno 1905 l'abitato fu gravemente danneggiato da una terribile frana. Del suo patrimonio storico-architettonico fanno parte: la chiesa madre, edificata nel Settecento, in stile tardo-barocco, a tre navate; la parrocchiale del Carmine, eretta nel 1934 su un precedente impianto del 1185, al cui interno è custodita un'acquasantiera in marmo del Cinquecento; la chiesa di Sant'Agata, realizzata nel XV secolo, che si apre su un'ampia gradinata, che precede un interno a tre navate, con volte a botte; il santuario di San Paolino, fondato sulla cima di un rialzo montuoso, sui ruderi di un vecchio castello del 1370, che custodisce le reliquie di San Paolino e di Sant'Onofrio, accanto al quale si erge un piccolo convento del Settecento. Poco lontano dal centro abitato si trova il sito archeologico di contrada Raffe.

In contrada Raffe sono stati scoperti importanti gruppi di tombe e ruderi preistorici. Nei pressi della necropoli sono visibili ruderi appartenenti ad abitazioni del periodo greco-romano. Nel museo di Palermo sono conservati diversi vasi e una piccola anfora di vetro azzurrato appartenente al basso impero romano. Con l’arrivo dei Bizantini, che costruirono sulla vetta del monte San Paolino una fortezza imponente, il luogo acquistò un’importanza militare e strategica di tutto rispetto anche nei secoli successivi. Durante l’invasione araba Sutera oppose una strenua resistenza e i musulmani dovettero combattere a lungo per poterla sconfiggere e assoggettare. Con la dominazione araba il paese cominciò ad espandersi. A testimonianza del loro governo i conquistatori lasciarono una moschea di cui sono rimaste soltanto le tracce e il quartiere Rabato di struttura chiaramente araba. All’arrivo dei Normanni, dopo una strenua difesa, i musulmani si arresero spontaneamente e il Gran Conte Ruggero lasciò loro Sutera come bene allodiale. Durante la dominazione normanna di Sutera

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si hanno poche notizie attendibili; si sa per certo che i suoi cittadini dovevano versare le decime alla diocesi di Agrigento a cui la chiesa locale apparteneva. Un ruolo molto importante ebbe invece durante la guerra del Vespro che spinse i siciliani, stanchi del loro malgoverno, a cacciare dall’isola gli Angioini. Nella sua fortezza fu tenuto prigioniero il principe di Taranto, Filippo. Nel 1325 Federico li d’Aragona concesse la terra di Sutera a Ruggero di Scandolfo che la tenne fino alla morte. Non avendo lasciato eredi diretti, dopo la sua scomparsa nel 1366, con privilegio reale, Sutera fu concessa a Giovanni Chiaramonte, i cui eredi tennero la terra di Sutera e gli altri possedimenti fino a quando Andrea fu impiccato per avere capeggiato i baroni siciliani contro re Martino e la regina Maria. Sutera dopo essere stata confiscata ai Chiaramonte fu concessa a Guglielmo Raimondo Moncada al quale fu tolta nel 1397 perché anch’egli si era macchiato di tradimento. L’anno successivo la città fu dichiarata demaniale fino al 1535 anno in cui Carlo V la concesse, dietro pagamento, a Giovanni Bologna barone di Capaci. Ma i suteresi, mal sopportarono di sottomettersi ai padroni e, desiderosi di riacquistare la loro indipendenza, pagarono al Bologna il prezzo del loro riscatto. Nel 1560 la città ritornò quindi ad essere libera. Da allora fino a tutto il ‘700 Sutera visse le vicende comuni a tutti i paesi siciliani perdendo man mano la sua importanza. Molti coloni se ne allontanarono allettati dalle condizioni proposte dai baroni che andavano fondando nuovi paesi nei territori circostanti. Tuttavia a Sutera la vita verveva. Si costruirono nuove chiese e conventi e furono istituite diverse confraternite, segno evidente della profonda religiosità del popolo suterese. I moti rivoluzionari che scoppiarono in Sicilia nel 1820 e nel 1848 videro la partecipazione attiva dei cittadini. L’arrivo di Garibaldi e i suoi "Mille" fu salutato con entusiasmo e molti giovani si unirono ad essi per combattere contro i Borboni. Motivo di incontro per i suteresi sono le feste religiose dei santi patroni: San Paolino e Sant’Onofrio che si celebrano solennemente il primo, il martedì dopo Pasqua; il secondo, la prima domenica di agosto. Molto sentite e partecipate sono anche le rappresentazioni della settimana santa e la festa di San Giuseppe.

L’agricoltura e l’allevamento del bestiame costituiscono le principali risorse dell’economia suterese. Si producono cereali, mandorle, frutta e olive. Il patrimonio zootecnico è costituito da equini, ovini, caprini e bovini.

IL RISCHIO

Il Rischio è la possibilità di una perdita conseguente al manifestarsi di un evento

distruttivo.

R = V x U x P

R = RISCHIO

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V = VALORE DEL TERRITORIO. Inteso come numero di persone, opere di edilizia civile e

attività produttive esposte al pericolo

U = VULNERABILITÀ DEL TERRITORIO. È la percentuale del valore del territorio esposto al

pericolo che si stima possa andare perduta in seguito al manifestarsi di un evento

distruttivo.

P = PERICOLOSITÀ. È la probabilità che una certa area venga interessata da un certo

evento, potenzialmente distruttivo, entro un determinato periodo di tempo.

Il Rischio al quale è soggetto un territorio non è un semplice prodotto di tre fattori, ma il

prodotto della sommatoria di più elementi considerati fine a se stessi per un fattore

moltiplicatore quale è il valore esposto (V), che rimane invariato per qualsiasi evento si

verifichi.

Il rischio si differenzia per la seguente tipologia: sismico, idrogeologico, antropico, ecc.

Per quel che riguarda il RISCHIO INCENDI, si farà riferimento al PIANO DI

INTERFACCIA INCENDI, gia ampiamente trattato dal U.T.C. di Sutera e dal Dipartimento

Provinciale di Protezione Civile.

LA PERICOLOSITA'

La Pericolosità. La definizione di Rischio implica l'esistenza di una Pericolosità ambientale,

viene definita come: “la probabilità che un certo fenomeno (naturale o indotto più o meno

dall'antropizzazione) si verifichi in un certo territorio, in un intervallo di tempo”.

Si possono individuare tre tipologie di pericolosità:

1) Fenomeni legati ad eventi di natura geologica (sismico, idrogeologico, ecc.);

2) Fenomeni fisici, chimici e biologici che alterano la qualità delle composizioni

dell'ambiente, ne compromettono le risorse vitali (inquinamento atmosferico, delle

acque marine o delle falde)

3) Fenomeni fisici, chimici, biologici e antropici che causano l'alterazione o il

depauperamento, la perdita di tutto o di parte del patrimonio naturalistico. ~ 9 ~

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La PERICOLOSITÀ è la probabilità che una certa area venga interessata da un certo evento,

potenzialmente distruttivo, entro un determinato periodo di tempo.

Il questa fase dello studio occorre individuare i rischi, delimitarne la zona potenzialmente

interessata e valutare la pericolosità dell'evento.

La pericolosità e lo scenario di evento atteso è stato ricavato dallo studio condotto dal

Dott. Geol. Carmelo Orlando.

ESPOSIZIONE

Il valore del territorio – L'esposizione rappresenta l'insieme di vite umane e di tutte le cose

ad esse relazionate.

Ha un'importanza fondamentale nella definizione di rischio (inteso come probabilità di

perdite), poiché non vi è rischio se non c'è valore.

Elementi costituenti :

1) Quantità e densità della popolazione residente sul territorio;

2) Insediamenti produttivi, impianti tecnologici di rilievo e quelli definiti a rischio;

3) Opere di edilizia:

4) Infrastrutture a rete e vie di comunicazione di rilevanza strategica anche a

livello locale;

5) Beni di interesse ambientale monumentale ed archeologico.

L'ESPOSIZIONE O VALORE DEL TERRITORIO è inteso come numero di persone, opere di

edilizia civile e attività produttive esposte al pericolo.

- Dati del territorio:

Regione: Sicilia Provincia: Caltanissetta CL Cap: 93010 Prefisso Telefonico: 0934

Codice Istat: 085020 Codice Catastale: L016 Coordinate: 37° 31'27” N – 13° 44'07” E Altitudine: 600 metri slm Popolazione (ISTAT 2012): 1.486 abitanti

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Superficie Kmq: 35,53 Densita: 39,91 ab/Km² Numero di famiglie: 710

Targa: CL Indirizzo Comune: Piazza Sant’Agata - 93010 Sutera – ITALY Sindaco: Dott. Giuseppe Grizzanti

Telefono Protezione Civile: 0934-954300

Fax Protezione Civile: 0934-954769 Comuni limitrofi: Sutera, Casteltermini, Mussomeli, Milena, Acquaviva, Bompensiere. - Popolazione

La popolazione insediata in un territorio è, indubbiamente, l'elemento più significativo per

la determinazione del Valore del Territorio. L'analisi della popolazione, presa in

considerazione come “popolazione di progetto”, riguarda sia la popolazione insediata e

residente, che la popolazione potenzialmente insediabile, al fine di avere una stima

della popolazione massima coinvolta.

Popolazione Residente

- Censimento della popolazione dal 1891 al 2001

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POPOLAZIONE RESIDENTE: TOTALE 1486 * Dati aggiornati al 01/06/2012. (vedi ripartizione per vie – Lineamenti della Pianificazione)

- Popolazione Insediabile

Si stima una popolazione insediabile di progetto pari a circa 6612 abitanti, tenendo conto

dei fabbricati che sono stati considerati “inagibili” (L'inagibilità, a cui si fa riferimento, è

strettamente legato ad una indagine speditiva, condotta al fine di individuare i

fabbricati considerati fatiscenti, inabitabili, dissestati, o che comunque, nella posizione

qualitativa in cui si trovano, non possono essere inseriti nel calcolo della volumetria e, di

conseguenza, nella valutazione della popolazione insediabile) e filtrati da un coefficiente di

riduzione, in funzione della tipologia edilizia ricorrente.

- Popolazione Disabile

Si è proceduto, inoltre, alla schedatura della popolazione con ridotta autonomia e che, al

verificarsi di un evento calamitoso, necessita di particolari attenzioni (Vedi Carta

popolazione disabile e schede).

Al fine di avere una visione generale della popolazione del centro urbano, si è

proceduto alla stesura della CARTA DELLA POPOLAZIONE, che costituisce, per le

Funzione di Supporto, uno strumento indispensabile per la gestione dell'emergenza.

- Servizi ed attrezzature

L'analisi mira ad individuare i servizi, gli edifici pubblici e le attrezzature che in un primo

momento, al verificarsi di un evento calamitoso, sono considerati sensibili per la quantità di

popolazione e beni in esso contenuti, e che necessitano una immediata evacuazione.

In una fase successiva, tali edifici o servizi possono avere una funzione tattica nell'ambito

della Protezione Civile, strutture che potenzialmente potranno essere utilizzate nel caso di

evento calamitoso, nella ipotesi che venga mantenuta la funzionalità anche dopo l'evento.

Alcuni edifici, quindi, avranno una funzione tattica, per esempio le scuole, che nelle ore

diurne rappresenta un centro di elevata sensibilità all'evento, ma superata la prima fase

dell'emergenza, diventa una strutture potenzialmente utilizzabile per ricovero della

popolazione

Tali edifici e servizi, rappresentati nella CARTA DEI SERVIZI ED ATTREZZATURE, sono stati

classificati in base alla loro funzione in un apposito schedario allegato al presente Piano

(vedi schede edifici sensibili - tattici – strategici).

Oltre agli edifici, sono stati indicati nella cartografia di riferimento (scala 1:2000 e 1:

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10000) tutti i servizi a rete: metanodotto, condotta idrica, rete di diffusione dell'energia

elettrica, ecc.

Condotta idrica – Acquedotto Cabine e rete medie tensione

Sono stati indicate nella cartografia le attività produttive e gli stabilimenti artigianali

sul territorio, alcuni dei quali, oltre a rivestire una interessante risorsa economica,

necessitano di particolari attenzioni

Tali servizi a rete, saranno dotati di appositi sottopiani di intervento redatti dai

rispettivi gestori. In caso di evento calamitoso dovranno adottare le proprie misure di

emergenza, preventivamente collaudare e testate in collaborazione ed intesa con

l'ufficio Comunale di Protezione Civile.

Sono state individuate inoltre le linee e le fermate di auto linee, che collegano il centro con

le principali località della zona.

Occorre predisporre gli interventi necessari per il ripristino della funzionalità del

servizio pubblico.

- Viabilità

Si è proceduto alla studio della viabilità urbana, extra-urbana e regionale, mettendo in

evidenza i collegamenti con i vari centri operativi della Protezione Civile, individuando le

strutture strategiche, quali: centri COM (Mussomeli), ospedali, elisoccorso (Eliporti

Regionali), ecc., indispensabili per una efficace risposta all'emergenza.

Al verificarsi di un evento calamitoso, la viabilità assume una importanza rilevante per

fronteggiare l'emergenza, tanto da non tollerare rischi di inefficienza dell'assetto viario. E'

necessario, quindi, conoscere la vulnerabilità viaria urbana ed extra-urbana, per limitare o

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eliminare il rischio di incapacità del sistema viario a fronteggiare l'emergenza.

Il ripristino della viabilità e dei trasporti è uno degli obiettivi che il Sindaco, in qualità di

Autorità di Protezione Civile, deve conseguire per garantire una prima risposta ordinata

degli interventi (vedi Lineamenti della Pianificazione).

Le attenzioni sono state rivolte alle infrastrutture puntuali (indicati nella cartografia), in

particolare la SP 20 bis, viene considerata strada di primaria importanza, che collega la SS

189 con il centro urbano ed il C.O.C.

Altresì la Strada Provinciale Sutera – Mussomeli riveste medesima importanza per la

possibilità di raggiungere la struttura Ospedaliera esistente nel più breve tempo possibile.

Le predette strade provinciali 20 bis e 21 risultano in uno stato di transito pericoloso a

causa di sconnessioni nel manto bituminoso, avvallamenti e frane di leggera e media entità,

in quanto da molti anni non è stata eseguita la necessaria manutenzione ordinaria e

straordinaria.

Infine un ulteriore tratto viario che rappresenta una via di fuga sicura per raggiungere gli

ospedali e le strutture di protezione civile di Caltanissetta e Canicattì (AG) risulta essere la

strada provinciale 132 che, ad oggi risulta mancante del tratto finale di circa km. 3 per

l’innesto con la Strada Provinciale 16 Mussomeli – Bompensiere. Il completamento dei

lavori di tale strada riveste particolare importanza, sia per la brevità del percorso per

raggiungere i suddetti Centri nonché per gli usi comuni di tali infrastrutture.

- Beni di interesse architettonico, storico ed artistico

Nel confermare che il preminente scopo del piano di Protezione civile è quello della messa

in sicurezza della popolazione colpita, è comunque da considerare fondamentale la

salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a rischio.

Il bene culturale è da considerarsi di interesse pubblico sia se appartiene alle

soprintendenze, sia se in possesso o in consegna a privati, enti e/o istituzioni;

Si individuano i beni architettonici quali: palazzi storici, chiese, conventi, torre civica,

ecc, che devono essere salvaguardati opportunamente nel caso di evento calamitoso,

nonché, prevedere l'evacuazione e la salvaguardia di beni e persone in essi contenuti.

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Tali beni verranno classificati in apposite schede, indicando, tra l'altro, il responsabile

della struttura, i beni mobili di particolare interesse storico-artistico in esse contenute e le

modalità di trasporto (vedi schede edifici sensibili). Tali beni, di seguito elencati, sono

indicati nella carta dei servizi:

o Chiesa di Sant’Agata, 1400, Piazza Sant’Agata

o Chiesa S. Giovanni Evangelista, 1680, Piazza San Giovanni

o Chiesa Maria SS. Del Carmelo 1185, Piazza del Carmine

o Chiesa Maria SS Assunta - Madrice, 1370, Piazza Madrice

o Chiesa San Francesco ex novo 1970, Strada Cimitero

o Chiesa di San Paolino ed annesso Convento Padri Filippini, 1200, Monte San Paolino o Museo Ori ed argenti 1315 Piazza del Carmine

o Grotta bizantina – Contrada San Marco

- Attività commerciali

Sono state individuate le attività commerciali e le aziende agricole, sia per la salvaguardia

della popolazione in esse contenute, sia per il censimento delle risorse disponibili,

suddividendoli in relazione alla loro tipologia.

Sono stare redatte delle schede che riguardano, oltre l'elenco delle attività commerciali nel

centro abitato, le aziende agricole sul territorio, indicandone la specie di allevamento e la

quantità di capi. I dati sono stati forniti dal Servizio Veterinario della ASL (Vedi Schede). Azienda Agricola F.lli Diliberto n. 12 bovini e n. 425 ovini Azienda Agricola Grizzanti - n. 782 ovini e caprini

VULNERABILITA'

La vulnerabilità è una variabile dipendente tanto dal valore del territorio che

dall'entità e dal tipo di pericolo considerato.

L'annullamento del rischio può esserci anche se un territorio, pur essendo caratterizzato da

un elevato valore (V ), quindi soggetto a rischio, è organizzato in modo tale da rendersi

praticamente invulnerabile di fronte all'evento distruttivo.

Si possono individuare tre tipologie di vulnerabilità:

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1) Strutturale. Analisi delle opere strutturali presenti sul territorio;

2) Sistemica. Analisi di piani di P.C. e di tecniche di previsione e controllo del

3) territorio;

3) Informativa. Analisi dei sistemi di informazione ed educazione ambientale alla

popolazione.

La vulnerabilità risulta bassa o nulla qualora i cittadini e l'amministrazione conoscano e

salvaguardino il valore del territorio, ci siano adeguati piani di P.C. e di previsione e

prevenzione, gli enti proposti al pronto intervento siano tempestivi ed efficaci in caso di

calamità.

La VULNERABILITÀ DEL TERRITORIO è la percentuale del valore del territorio esposto al

pericolo che si stima possa andare perduta in seguito al manifestarsi di un evento

distruttivo.

Il Piano considera 2 tipi di Vulnerabilità:

A) Vulnerabilità del Sistema Viario

B) Vulnerabilità Edifici – Isolato

A - VULNERABILITÀ DEL SISTEMA VIARIO

Per la valutazione della VULNERABILITÀ VIARIA, si è proceduto alla sovrapposizione

di più elementi, quali:

La volumetria del centro urbano (contenuta della Carta della Popolazione); L'altezza

degli edifici, che ci permette di avere una visione generale ed una immediata

percezione della volumetria del Centro Urbano (Carta dei Piani Fuori Terra);

Rapporti L/H, dove “H” rappresenta l'altezza dell'edifico ed “L” la larghezza

della sezione stradale;

Scalinate e dissuasori;

Questa analisi ci permette di individuare le aree idonee per l'attesa della popolazione, di

determinare le vie più sicure per l'evacuazione e di mettere in evidenza i punti o elementi

critici, che costituiscono un significativo pericolo per la popolazione (vedi Carta della

Vulnerabilità del Sistema Viario).

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B – VULNERABILITÀ EDIFICI - ISOLATO

Nell'analisi per valutare la VULNERABILITÀ EDIFICI - ISOLATO si è proceduto con

un modello esteso a tutto in Centro Urbano, al fine di individuare quei tessuti edilizi

che nel corso degli anni hanno subito delle modifiche strutturali, parziali o totali,

turbando l'armonia strutturale dell'isolato, distinguendo i fabbricati in relazione

alle struttura prevalente: M (muratura), S (mista o alterata) ed I (intelaiata) (vedi Carta

della Vulnerabilità Edifici - Isolato).

Per definire le mappe del rischio sismico, a queste tavole si aggiungono: Carta

delle zone a risposta sismica locale, allegati allo studio geologico.

Considerato il Terremoto di progetto, lo scenario di evento atteso e le tipologie

costruttive ricorrenti, non si ritiene necessario procedere all'analisi ed alla valutazione dei

meccanismi di danno di primo e secondo modo.

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EQUIVALENZA ED INTERPRETAZIONE DELLA SCALA MERCALLI

Sisma: scuotimento del terreno causato dal passaggio di onde sismiche.

Equivalenza fra le scale: la scala Richter e la scala

Mercalli

Scala di intensità sismica: scala di riferimento per la valutazione degli effetti di un terremoto

Gradi scala

Mercalli

Gradi scala

Richter su persone e costruzioni in una certa zona.

Scala MCS: scala di intensità sismica attualmente in uso ottenuta modificando la Scala Mercalli e sudivisa in 12 gradi.

Scala Mercalli: scala di intensità sismica messa a punto nel 1902 e suddivisa in 12 gradi.

Scala MSK: scala di intensità che tiene conto delle caratteristiche tecniche degli edifici danneggiati.

Scala Richter: definita scala in modo improprio, indica il valore che assume la magnitudo.

0 1,0 1 2,0 2 2,5 3 3,0 4 3,5 5 4,0 6 4,5 7 5,0 8 5,5 9 6,0

10 6,5 11 7,0 12 7,5

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Interpretazione delle conseguenze associate ai gradi della scala Mercalli. 1° Grado - Impercettibile Scossa rilevata solo dai sismografi installati

sopra l'epicentro. 2° Grado - Lievissima

Scossa rilevata dai sismografi installati a pochi chilometri dall'epicentro. Non viene avvertita dalla popolazione.

3° Grado - Lieve

Scossa considerata generalmente di assesta-mento, rilevata dai sismografi ubicati in un raggio di circa 10 chilometri dall'epicentro. Normalmente non viene percepita dalla popolazione.

4° Grado - Moderata

Scossa percepita solo ai piani più alti degli edifici, e rilevata dai sismografi posti a una distanza non superiore ai 100 chilometri.

5° Grado - Media intensità

Scossa che riesce a far oscillare i lampadari e far cadere qualche soprammobile nella zona direttamente interessata. Viene rilevata dai sismografi in un raggio di 200 chilometri dall'epicentro.

6° Grado: Forte

Scossa che provoca crepe nelle pareti e giunge a far suonare le campane a causa dell'oscillazione della struttura dei campanili. Rilevata dai sismografi distanti fino a 600 chilometri dall'epicentro.

7° Grado: Molto Forte

Scossa che può far crollare qualche edificio e provocare vittime. I sismografi la rilevano anche a distanza di 1000 chilometri dall'epicentro.

8° Grado: Distruttiva

Scossa che provoca crepe sul terreno, il crollo di diversi edifici, di campanili e che può provo-care la caduta di massi dalle pareti delle montagne.

9° Grado: Altamente distruttiva

Crolla il 60% degli edifici. Nei laghi l'acqua si intorbidisce e si formano delle onde che si infrangono con forza sulla riva. Lo stesso dicasi per le acque dei mari.

10° Grado: Fortemente

Distruzione totale degli edifici. Le rotaie dei treni si deformano, i ponti e le dighe possono crollare. Nel terreno si aprono larghe crepe.

11° grado: Catastrofica Catastrofe. I rilievi franano a valle e si aprono

crateri nel terreno.

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12° Grado: Ampiamente catastrofica

Distruzione di tutto quanto esiste in superficie in un raggio di 20-30 chilometri dall'epicentro.

LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE

FINALITA’

I lineamenti di un piano hanno lo scopo di individuare le direttrici fondamentali, per la risposta

di Protezione Civile, sulla base dello scenario dell’evento sismico massimo atteso e del rischio

idrogeologico cui è sottoposto.

Il piano di Emergenza si sviluppa, principalmente, dallo studio dello scenario ipotizzato,

che nel caso del territorio di Sutera è relativo ad un sisma < VI grado Mercalli (M < 4.5

richter).

ANALISI DEI SERVIZI.

I dati a disposizione hanno consentito un’analisi della rete viaria e delle infrastrutture, dei ponti

e della ferrovia (cartografia allegata).

Sono stati considerati i collegamenti stradali che assolvono le funzioni di assi di attraversamento

e convogliano il traffico verso nodi viari e strade interessate da notevoli flussi di utenza.

Sono state altresì individuate le reti di collegamento extraurbane, ricordando che durante

l’evento la rete viaria sarà soggetta ad un’alterazione del proprio standard funzionale.

Tale alterazione, oltre a causare difficoltà per i mezzi di soccorso nel raggiungere

i luoghi richiesti, comporterà una pericolosa congestione del traffico (principalmente lungo la

SP21 – SP 21 BIS) per cui è resa necessaria l’individuazione di itinerari alternativi ove

dirottare più tempestivamente possibile, la viabilità ordinaria. Restano validi i “cancelli”

stabiliti per il Piano di Interfaccia, che verranno confermati, per il seguente piano, solo dopo

aver rodato il piano con le dovute esercitazioni ed i rispettivi aggiornamenti.

Sono state individuale, nella Security Line, le aree di Attesa e le vie d’accesso e di

esodo per i mezzi di soccorso, con l’indicazione dei percorsi alternativi, individuando gli

incroci da presidiare e le vie da destinare esclusivamente ai soccorritori o ai flussi di

popolazione evacuata. A tal proposito, è opportuno soffermarsi su un aspetto fondamentale

della pianificazione, per una corretta gestione dell’emergenza; dall’analisi dello scenario di

evento sismico e delle carte tematiche, quali:, vulnerabilità Edificio-Isolato, vulnerabilità Viaria

ed, infine, dal carattere dinamico che deve avere la Security Line, risulta che l’asse di

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attraversmento dei mezzi di soccorso presenta una rilevante vulnerabilità.

L’analisi della viabilità individua nelle Vie Roma, Sant’Agata, Via Carmine e Sen. G. Mormino

di collegamento per raggiungere porzioni di centro urbano con elevata densità di popolazione,

attraversando porzioni di Centro Storico con elevata vulnerabilità strutturale e con modeste

larghezza della sezione viaria. Appare evidente che l’inefficienza di tali assi viari potrebbe

sensibilmente compromettere il sistema della pianificazione di emergenza. Si suggerisce, in

armonia con lo strumento urbanistico vigente, di adoperarsi nei giusti tempi per realizzare

dei percorsi alternativi, visti in chiave di riqualificazione urbanistica, ma soprattutto, per

una corretta mitigazione del rischio sismico.

Il COC, Centro Operativo Comunale, ha ubicazione in Piazza Sant’Agata, presso il

Municipio. L’ingresso delle auto ed il relativo parcheggio è consentito nella limitrofa omonima

Piazza.

L’edificio, che deve essere sismicamente adeguato, si presenta, allo stato attuale, come soluzione

ottimale per l’organizzazione del COC, coadiuvato dal coordinamento degli uffici comunali,

che svolgono una funzione strategica fondamentale nella gestione dell’emergenza.

In chiave di pianificazione, considerando che il COC necessita di spazi e condizioni ambientali

adeguati per ospitare tutte le sue funzioni di coordinamento (area comunicazione, area filtro,

Funzioni di Supporto, sala stampa, ecc), non si esclude che, in un prossimo futuro, si

possano utilizzare altri edifici per il coordinamento ed la gestione dell’emergenza, a condizione

che siano perfettamente funzionali, efficienti e sismicamente adeguati. La sede comunale

conserva sempre il suo carattere Strategico.

Dovranno, comunque, attuarsi dei sottopiani di intervento e dei piani particolareggiati, per

rodare il piano in termini di efficienza, che vadano a tutelare i servizi pubblici ed a rete, in

termini di funzionalità e salvaguardia del bene stesso e di tutte le cose in esso contenute.

Per le linee elettriche, si dovrà considerare in modo particolare quella a media tensione,

proveniente da Casteltermini, per i problemi che possono derivare dal loro eventuale

danneggiamento; cosi come si dovrà provvedere ad individuare, nelle mappe tematiche

particolareggiate, le cabine di trasformazione, per i rischi di incendi.

Altro elemento Sensibile che occorre salvaguardare e proteggere è la rete idrica e l’acquedotto

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ANALISI DELLE RISORSE

Per risorse si deve intendere qualsiasi materiale, attrezzatura tecnologia, ente, organizzazione,

servizio, specialista, associazione di volontariato, ecc, utili o indispensabili durante una

Emergenza.

Una parte importante delle risorse è rappresentata dalle aree attrezzate per l’emergenza e gli

edifici utilizzabili in emergenza; Oltre agli edifici e le aree, sono stati schedati i mezzi e le

attrezzature comunali e privati.

I LINEAMENTI

I lineamenti, quindi, sono gli obiettivi che il Sindaco, in qualità di autorità di Protezione

Civile, deve conseguire per garantire la prima risposta ordinata degli interventi (art.15

L.225/92):

1. Coordinamento Operativo Comunale;

2. Salvaguardia della popolazione;

3. Rapporto con le Istituzioni Locali per la continuità amministrativa e supporto

all’attività di emergenza;

4. Informazione alla popolazione;

5. Salvaguardia del sistema produttivo;

6. Ripristino della viabilità e dei trasporti;

7. Funzionalità delle telecomunicazioni;

8. Funzionalità dei servizi essenziali;

9. Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali;

10. Modulistica per il censimento dei danni a persone e cose;

11. Relazione giornaliera dell’intervento da inviare alla Prefettura;

12. Struttura dinamica del piano.

1) COORDINAMENTO OPERATIVO COMUNALE

Il Sindaco è autorità comunale di Protezione Civile, al verificarsi dell’emergenza

assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso in ambito comunale e ne dà

comunicazione al Prefetto ed al Presidente della Giunta Regionale.

Il Sindaco per l’espletamento delle proprie funzioni deve avvalersi di un Centro Operativo

Comunale (COC).

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4) SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONE

Il Sindaco quale Autorità di Protezione Civile è Ente esponenziale degli interessi della

collettività che rappresenta. Di conseguenza ha il compito prioritario della salvaguardia della

popolazione e la tutela del proprio territorio.

Le misure di salvaguardia alla popolazione per gli eventi prevedibili sono finalizzate

all’allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo; particolare riguardo deve

essere dato alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini). Dovranno, quindi,

essere attuati piani particolareggiati, rodati con periodiche esercitazioni, per l’assistenza alla

popolazione.

È stata redatta una cartografia riguardante la popolazione assistita, residente ed

insediabile, indispensabile per la salvaguardia della popolazione.

Per gli eventi che non possono essere preannunciati sarà di fondamentale importanza

organizzare il primo soccorso sanitario entro poche ore dall’evento.

3) RAPPORTO CON LE ISTITUZIONI LOCALI PER LA CONTINUITÀ AMMINI-

STRATIVA E SUPPORTO ALL’ATTIVITÀ DI EMERGENZA;

Uno dei compiti prioritari del Sindaco è quello di mantenere la continuità

amministrativa del proprio Comune (anagrafe, ufficio tecnico, etc.) provvedendo, con

immediatezza, ad assicurare i collegamenti con Regione, la Prefettura e la Provincia.

Ogni amministrazione, nell’ambito delle rispettive competenze previste dalla

Legge, dovrà supportare il Sindaco nell’attività di emergenza.

4) INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE

È fondamentale che il cittadino delle zone direttamente o indirettamente interessate all’evento

conosca preventivamente:

caratteristiche scientifiche essenziali di base del rischio che insiste sul proprio

territorio;

le predisposizioni del piano di emergenza nell’area in cui risiede;

come comportarsi, prima, durante e dopo l’evento;

con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarmi: emittenti

radio, organi di stampa, manifesti - comunicati - volantini, altoparlanti su auto, personale

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volontario;

E’ necessario, per una corretta ed efficace evacuazione della popolazione, che si preceda

a:

individuare per ogni area urbana interessata le vie di esodo, principali ed

alternative, e le aree di attesa per tutte le zone del centro urbano;

ripartire la popolazione evacuata, salvaguardando l’unità del nucleo familiare, tra le

strutture di ricettività e accoglienza;

assegnare all’ufficio anagrafe il compito di censire i nuclei familiari evacuati e la loro

dislocazione;

assicurare l’assistenza sanitaria nelle strutture di accoglienza;

programmare l’attività ricognitiva delle zone da evacuare per accertarne

l’avvenuto sgombero;

stabilire la modalità di rientro della popolazione per cessata Emergenza;

5) SALVAGUARDIA DEL SISTEMA PRODUTTIVO LOCALE

Questo intervento di protezione civile si può effettuare o nel periodo immediatamente

precedente al manifestarsi dell’evento (eventi prevedibili), attuando piani di messa in sicurezza

dei mezzi di produzione e dei relativi prodotti stoccati, oppure immediatamente dopo che

l’evento abbia provocato danni (eventi imprevedibili) alle persone e alle cose; in questo caso

si dovrà prevedere il ripristino dell’attività produttiva e commerciale nell’area colpita attuando

interventi mirati per raggiungere tale obiettivo nel più breve tempo possibile.

La concorrenza delle aziende produttive nel mercato nazionale e internazionale non

permette che la sospensione della produzione sia superiore ad alcune decine di giorni.

6) RIPRISTINO DELLA VIABILITÀ E DEI TRASPORTI

Durante il periodo della prima emergenza si dovranno già prevedere interventi per la

riattivazione dei trasporti terrestri e della viabilità; del trasporto delle materie prime e di quelle

strategiche; l’ottimizzazione dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e l’accesso dei mezzi di

soccorso nell’area colpita.

7) FUNZIONALITÀ DELLE TELECOMUNICAZIONI

La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per gli

uffici pubblici e per i centri operativi dislocati nell’area colpita attraverso l’impiego necessario

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di ogni mezzo o sistema TLC.

Si dovrà mantenere la funzionalità delle reti radio delle varie strutture operative

per garantire i collegamenti fra i vari centri operativi e al tempo stesso per diramare

comunicati, allarmi, etc.

In ogni piano sarà prevista, per questo specifico settore, una singola funzione di supporto

la quale garantisce il coordinamento di tutte le risorse e gli interventi mirati per ridare piena

funzionalità alle telecomunicazioni.

8) FUNZIONALITÀ DEI SERVIZI ESSENZIALI.

La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali dovrà essere assicurata,

al verificarsi di eventi prevedibili, mediante l’utilizzo di personale addetto secondo specifici

piani particolareggiati elaborati da ciascun ente competente.

La verifica ed il ripristino della funzionalità delle reti, dovrà prevedere l’impiego

degli addetti agli impianti di erogazione ed alle linee e/o utenze in modo comunque coordinato,

prevedendo per tale settore una specifica funzione di supporto, al fine di garantire le massime

condizioni di sicurezza.

9) CENSIMENTO E SALVAGUARDIA DEI BENI CULTURALI

Nel confermare che il preminente scopo del piano di emergenza è quello di mettere in

salvo la popolazione e garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita “civile”,

messo in crisi da una situazione di grandi disagi fisici e psicologici, è comunque da considerare

fondamentale la salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a rischio.

Si dovranno perciò organizzare specifici interventi per il censimento e la tutela dei beni

culturali, predisponendo specifiche squadre di tecnici per la messa in sicurezza dei reperti, o altri

beni artistici, in aree sicure.

I beni culturali sono state censite ed allegato al presente piano.

10) MDULISTICA PER IL CENSIMENTO DEI DANNI A PERSONE E COSE

La modulistica allegata al piano è funzionale al ruolo di coordinamento e indirizzo

che il Sindaco è chiamato a svolgere in caso di emergenza.

La raccolta dei dati, prevista da tale modulistica, è suddivisa secondo le funzioni

comunali previste per la costituzione di un Centro Operativo Comunale.

Con questa modulistica unificata è possibile razionalizzare la raccolta dei dati che

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risultano omogenei e di facile interpretazione.

11) RELAZIONE GIORNALIERA DELL’INTERVENTO.

La relazione sarà compilata dal Sindaco e dovrà contenere le sintesi delle attività

giornaliere, ricavando i dati dalla modulistica di cui al punto precedente.

Si dovranno anche riassumere i dati dei giorni precedenti e si indicheranno anche,

attraverso i mass media locali, tutte le disposizioni che la popolazione dovrà adottare.

I giornalisti verranno costantemente aggiornati con una conferenza stampa

quotidiana.

Durante la giornata si dovranno inoltre organizzare, per i giornalisti, supporti logistici

per la realizzazione di servizi di informazione nelle zone di operazione.

12) STRUTTURA DINAMICA DEL PIANO

Si ritiene che il piano di Emergenza possa variare nel tempo, prendendo una forma

organizzativa dei soccorsi più snella, in maniere direttamente proporzionale alla conoscenza dei

comportamenti, dei percorsi e dei luoghi di raccolta della popolazione coinvolta nell’emergenza.

Il piano è da considerarsi, pertanto, non statico, ma dinamico e soggetto quindi ad

aggiornamenti continui.

Il continuo mutamento dell’assetto urbanistico del territorio, la crescita delle

organizzazioni di volontariato, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative e le nuove

disposizioni amministrative comportano un continuo aggiornamento del piano, sia per lo

scenario dell’evento atteso che per le procedure.

Le esercitazioni rivestono, quindi, un ruolo fondamentale al fine di verificare la reale

efficacia del Piano di Emergenza.

Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli, secondo le competenze attribuite

alle singole strutture operative previste dal Piano di Emergenza; sarà quindi necessario

ottimizzare linguaggi e procedure e rodare il piano Comunale di Emergenza.

Per fare assumere al piano stesso sempre più caratteristiche di un documento vissuto e

continuamente aggiornato, sarà fondamentale organizzare le esercitazioni secondo diverse

tipologie:

esercitazioni senza preavviso per le strutture operative previste dal piano; esercitazioni

contigue tra le strutture operative e la popolazione interessata dall’evento;

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esercitazioni periodiche del solo sistema di Comando e Controllo, anche queste senza

preavviso, per una puntuale verifica della reperibilità dei singoli responsabili delle funzioni

di supporto e dell’efficienza dei collegamenti.

Ad una esercitazione comunale devono partecipare tutte le strutture operanti sul territorio

coordinati dal Sindaco.

La popolazione, qualora non coinvolta direttamente, deve essere informata dello

svolgimento dell’esercitazione.

INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE

La conoscenza del piano da parte della popolazione è l’elemento fondamentale per rendere il

piano efficiente; il ruolo dei singoli cittadini ed il relativo comportamento, in caso di eventi

calamitosi, è fondamentale per abbassare la vulnerabilità del piano e consentire una efficace

risposta all’evento.

In allegato vengono riassunti i codici di comportamento individuale suddivisi per tipo di evento

calamitoso: Sismico, alluvioni, industriale e frane.

IL RUOLO DEI SINGOLI CITTADINI IN CASO DI EVENTO SISMICO

La complessità fisica del paese e le modalità di comportamento singolo e associato pongono

seri problemi se si vuol rendere minimo l'impatto del terremoto.

La risposta è duplice: della Pubblica amministrazione, sui doveri che essa ha in materia

di protezione; dei singoli cittadini, sui possibili impegni personali di rendere sicuro l'habitat

familiare e collettivo e sui doveri di comportarsi in maniera adeguata per convivere col

terremoto.

CODICE DI COMPORTAMENTO INDIVIDUALE

Comprendenti le azioni da intraprendere prima, durante e dopo il terremoto, di cui si

fornisce un esame sintetico (vedi allegato “Informazioni alla Popolazione”):

PRIMA DEL TERREMOTO

E' necessario sapere se viviamo in zona sismica, se abitiamo e lavoriamo in edifici costruiti a

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regola d'arte, se esistono nella nostra zona piani di sgombero, se è possibile, all'occorrenza,

entrare in contatto con la Protezione civile e se esistono zone aperte dove concentrarsi.

Bisogna anche conoscere alcune cose essenziali per la sicurezza delle famiglie, come

mantenersi pronti e tenere in custodia alcuni utensili, materiale di sopravvivenza, schemi

funzionali della casa e delle apparecchiature domestiche.

Occorre distinguere fra le zone a varia pericolosità.

- Zone con massimo storico d’intensità <= V° MCS (non pericolose)

Possono verificarsi reazioni di paura, ma le località non sono in pericolo: rimanere calmi!

- Zone con massimo storico d’intensità da VI° a VIII° MCS (a bassa pericolosità)

Danni consistenti, può aversi panico, possono esservi feriti e vittime all’aperto, per crolli

di tegole e cornicioni.

E’ obbligo conoscere la consistenza delle mura dell’alloggio, l’ubicazione dei servizi

essenziali, ecc.

Sono utili esercitazioni preventive. - Zone con massimo storico d’intensità > VIII° MCS (pericolose)

Dopo un terremoto disastroso possono passare anche dei giorni prima di ricevere soccorsi

dall’esterno: è richiesta un’organizzazione autonoma locale per rimozione di macerie,

assistenza ai feriti, spegnimento di incendi e altro.

L’organizzazione domestica deve essere provvista di tante semplici conoscenze, attrezzature,

scorte, attrezzi e quant’altro serve per alleviare la crisi durante e post- sismica.

DURANTE IL TERREMOTO E' indispensabile mantenere una grande calma, ricordando che il panico può uccidere ed è

sempre contagioso.

Se siamo dentro casa, è bene rimanerci e cercare riparo in corrispondenza di strutture sicure,

da conoscere prima a memoria, evitando di uscire per le scale o con l’ascensore. Se invece siamo

all'aperto, è bene restarci e fare attenzione a ciò che nei dintorni può crollare o diventare

pericoloso.

Se siamo in automobile è bene fermarsi a sostare in luoghi sicuri.

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DOPO IL TERREMOTO

Occorre prima di tutto effettuare controlli e interventi a vantaggio della collettività. In presenza

di feriti, dovremmo conoscere e mettere in pratica alcuni soccorsi essenziali. Per la sicurezza

delle persone e dell'ambiente occorre controllare gas, luce, acqua, eventuali pericoli d'incendio

e la funzionalità degli apparecchi essenziali. Inoltre dovremmo adottare opportuni provvedimenti

alimentari, ponendo in particolare conto l'aspetto sanitario.

E' indispensabile collaborare al massimo con la Protezione civile, per esempio con un

limitatissimo uso degli apparati di comunicazione.

Si tratta di nozioni elementari e poco onerose e quindi appare quanto mai opportuno che la

problematica entri nei circuiti didattici e in ogni ordine di scuola. Appare scontata, alla luce di

quanto sopra, anche l'esigenza di disporre di un volontariato organizzato, regolarmente iscritte

al Registro Regionale del Volontariato.

ARMATURA TERRITORIALE

Il piano Comunale di Protezione Civile definisce qual è la vulnerabilità del territorio di

pertinenza e deve, inoltre, prevedere la capacità residua che ha il sistema a svolgere le sue

funzioni essenziali dopo l’evento, per determinare schemi e modalità di intervento. Il censimento

dell’armatura territoriale è stato suddiviso in 6 sezioni, le prime tre riguardanti gli edifici,

le successive riguardano le aree che hanno interesse nell’ambito della protezione civile.

GLI EDIFICI CENSITI NEL PIANO DI P.C.

Una prima divisione è destinata agli edifici che sono stati suddivisi in tre categorie:

A. EDIFICI STRATEGICI;

B. EDIFICI TATTICI;

C. EDIFICI SENSIBILI.

A) GLI EDIFICI STRATEGICI, sono quelli che svolgono una funzione nell’ambito della Protezione

Civile che non risulta determinata dall’evento, ma che hanno valenza predefinita per le necessità

della salvaguardia di persone e cose.

B) GLI EDIFICI TATTICI, corrispondono a quelle strutture che potenzialmente potranno essere

utilizzate nel caso di evento calamitoso dopo avere verificato, sulla base del censimento, la

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tipologia strutturale e le dotazioni, nella ipotesi che venga mantenuta la funzionalità anche dopo

l’evento.

C) GLI EDIFICI SENSIBILI, sono quelli entro cui si svolgono funzioni o che contengono elementi

che devono essere salvaguardati opportunamente nel caso di evento calamitoso nonché

prevedere l’evacuazione e la salvaguardia di beni e persone in essi contenuti.

Il piano di emergenza dovrà tenere nel debito conto la possibilità, per le diverse tipologie

di calamità ( sisma- inondazioni- frane ecc.) e di modalità di uso degli edifici classificati come

tattici (orari di ufficio – scuole ecc.) che possano, almeno in una prima fase essere considerati

come sensibili. Ad esempio, mentre la scuola, se strutturalmente adeguata a resistere all’azione

di una sisma, è certamente un edificio tattico nelle ore notturne, in cui è sgombero di allievi,

mentre nelle ore diurne rappresenterà un centro di elevata sensibilità all’evento che dovrà

essere dotato di adeguate procedure di sgombero, raccolta e smistamento nell’ambito del

piano d’emergenza. In questo caso, per lo stesso edificio, verranno redatte due schede

(edificio Sensibile ed edificio Tattico).

Tali edifici sono stati schedati e riportati nelle cartografie di riferimento.

Nel seguito si elencano le principali strutture catalogate sotto le voci sopra

commentate:

EDIFICI STRATEGICI.

C.O.C

Municipio

Caserma forze armate carabinieri

Caserma corpo forestale

Prefetture (Caltanissetta)

Caserme Corpo Vigili del Fuoco (Mussomeli) Centri Operativi P.C.

o C.O.M. (Mussomeli)

Caserme Vigili Urbani

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EDIFICI TATTICI

Uffici Comunali Uffici Pubblici

Scuole – Elementari – Medie

Strutture ricettive

Impianti sportivi e palestre

Edifici Religiosi

EDIFICI SENSIBILI

Chiese

Archivio comunale

Banca

Biblioteca

Edifici Monumentali

Depositi di materiale infiammabile e di sostanze pericolose

Orfanotrofio - Collegio – Istituto

LE AREE CENSITE NEL PIANO DI P.C.

La seconda parte del censimento è relativa alla catalogazione di “ aree” potenzialmente idonee

all’organizzazione delle operazioni di P.C., destinate all’ammassamento dei soccorritori,

all’accoglienza della popolazione ed all’attesa per lo smistamento.

Tali “spazi” vengono così definiti:

AREE DI AMMASSAMENTO, per l’invio di forze e risorse di Protezione Civile in caso di evento;

AREE DI ACCOGLIENZA, per l’installazione di materiali e strutture idonee ad assicurare

l’assistenza abitativa alle popolazioni;

AREE DI ATTESA (O MEETING POINT), come punto di raccolta della popolazione al verificarsi

di un evento calamitoso.

Le modalità per procedere alla corretta ed efficace individuazione di tali aree è stata

oggetto di diverse analisi, supportata da una schedatura mirata e da una accurata analisi di tutte

le aree disponibili.

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AREE DI AMMASSAMENTO

Sono le aree nelle quali fare affluire i materiali, i mezzi e gli uomini necessari alle

operazioni di soccorso.

L’unica area di Ammassamento potrebbe essere considerata la superficie dell’attuale

campo di calcio che risulta dotata di rete idrica e rete fognaria consistente in una fossa Imhoff

a servizio degli spogliatoi. Per un uso di emergenza basterebbe realizzare alcune cabine w.c,

ampliare la fossa esistente e provvedere ai collegamenti fognari.

L’area risulta di proprietà del Comune di Sutera.

In caso d’impossibilità di utilizzo dell’area di ammassamento, si suggerisce previa

accordo con il Comune di Campofranco di utilizzare l’area di ammassamento sita in C/da

Balate-Cuba, così come preliminarmente concordato con il funzionario della Protezione civile

di Caltanissetta.

AREE DI ACCOGLIENZA

Sono aree in grado di assicurare un ricovero per coloro che hanno dovuto abbandonare la

propria abitazione. Sono strutture che hanno funzione Tattica nella gestione dell’emergenza da

destinare a tendopoli, a roulotte, o insediamenti abitativi di emergenza (containers), ma anche

strutture di ricovero ed edifici, adibiti all’accoglienza delle popolazione (scuole, edifici pubblici,

ecc.). (vedi Security Line)

L’ubicazione dell’area è, naturalmente, subordinata agli accertamenti dei requisiti di

sicurezza geologica e di idoneità funzionale, intesa come morfologia del terreno,

possibilità di rapidi collegamenti alle reti dei servizi e viabilità idonea al transito dei mezzi e

alla movimentazione dei materiali. Per l’individuazione dell’area idonea a consentire

l’accoglienza della popolazione, una rilevante importanza è stata attribuita a tutte quelle

superfici rispondenti a criteri di rapida utilizzazione, in quanto caratterizzate da:

o dimensioni sufficientemente ampie;

o esistenza di opere di drenaggio;

o allacci alla rete elettrica, idrica e fognaria;

o impianto di illuminazione notturna;

o esistenza di vie di accesso;

o presenza di aree adiacenti idonee all’eventuale ampliamento o per essere adibite ad altre attività dell’organizzazione dei soccorsi.

L’area e le strutture di accoglienza sono state individuate e, in base alle caratteristiche su

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citate, indicate nella cartografia con la relativa scheda conoscitiva.

Considerato lo scenario di evento atteso (Terremoto di progetto), la vulnerabilità sismica

del tessuto edilizio esistente e i rischi di danneggiamento edilizio, si ritiene sufficiente l’utilizzo

delle strutture di accoglienza, a condizione che siano perfettamente funzionali, efficienti e

sismicamente adeguati, dove possono trovare alloggio circa 300 persone ( > 1/5 della

popolazione), distribuiti come di seguito:

- Museo:…………………………….90 unità;

- Scuola Elementare:……………..100 unità;

- Scuola Media:……………….... 110 unità

Sommano: 300 unità

Considerato che la popolazione realmente residente è di circa 1 4 0 0 abitanti (Dati

del 01/06/2012) e che in caso di evento sismico (anche di lieve entità) si possono innescare

psicosi collettive, dubitando delle condizione strutturali dei propri fabbricati fino al cessato

allarme e alla verifica da parte dei tecnici specializzati, a scopo cautelativo si è individuata

un’area di accoglienza (Piazza Rettore Carruba) che può ospitare altre 200 unità.

Gli Edifici e l’area di accoglienza possono ospitare circa 500 abitanti, più di 1/3

della popolazione residente. (Vedi Security line).

L’edificio adibito a scuola media prescelto come centro di accoglienza, momentaneamente non

può essere utilizzato in quanto l’edificio è chiuso perché necessita di un consolidamento delle

strutture portanti, il Comune di Sutera ha avuto un finanziamento per il suddetto immobile ed è

in itinere la redazione del progetto. Pertanto fino a quando la scuola non sarà agibile, i centri di

accoglienza rimarranno la scuola elementare ed il museo.

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Piazza Rettore Carruba

Tendopoli. A scopo indicativo si può affermare che, ai fini dell’individuazione di un’area

da adibire a tendopoli realizzata per “moduli” con una ricezione di 300 persone, compresi gli

spazi di manovra nonché quelli necessari all’istallazione dei servizi, lo spazio utile deve essere di

circa 4500 mq.

L’utilizzo del sistema delle tendopoli viene scelto come migliore e più veloce risposta

possibile per i senzatetto, anche se di certo non è pensabile come collocazione durevole per

diversi giorni, a causa della scarsa confortevolezza. In alternativa si possono utilizzate moduli

abitativi o container.

Le analisi delle aree mette in evidenza altre aree che potrebbero essere utilizzate a livello

TATTICO per la pianificazione di emergenza. Tali aree (Piazze urbane esistenti) che

complessivamente hanno una superficie di mq. 3000, si prestano, per le loro caratteristiche, ad

assolvere, eventualmente, la funzione di aree di accoglienza, incrementando la popolazione

accolta per un totale di circa 700 ( > 1/2 della popolazione residente).

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AREE DI ATTESA

Le aree di attesa sono le località “sicure” dove indirizzare la popolazione con urgenza al

momento della ricezione dell’allertamento o nella fase in cui l’evento calamitoso si sia già

manifestato.

Lo scopo di tale operazione è quello di indirizzare la popolazione, attraverso percorsi

individuati in sicurezza (pedonali), in aree dove potranno essere tempestivamente assistite

dalle strutture di protezione civile.

In linea generale, le operazioni eseguite possono essere così schematizzate:

valutazione del rischio residuo e delimitazione delle aree potenzialmente interessate;

definizione degli scenari di evento con indicazione della distribuzione della popolazione

interessata;

individuazione degli “spazi sicuri” dove poter indirizzare la popolazione;

analisi della viabilità in sicurezza (pedonale) da percorrere per raggiungere le aree

individuate;

Indicare alla popolazione, raggruppata in quartieri, strade, comparti, ecc., la

corrispondente area di attesa dove dirigersi in caso di allarme (vedi security line).

A tale scopo possono essere utilizzate piazze, slarghi, parcheggi, cortili, spazi pubblici

o privati ritenuti idonei (vedi Analisi delle Aree)

Aree di Attesa Piazza della Repubblica e via Milena.

Area di attesa Via Milena

Area di attesa P.zza Repubblica

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Al fine di valutare la corretta individuazione di tali aree, sono stare compilate delle schede

riguardanti tutte le “AREE LIBERE” disponibili sul territorio (Carta Analisi delle Aree). Tra le

aree prese in considerazione, sono state individuate le aree (meeting points) che, per le loro

caratteristiche, rispondono ai requisiti di sicurezza e dimensionamento.

Le aree sicure, individuate come “Aree di Attesa” della popolazione, sono state dimensionate

tenendo conto della Volumetria del centro abitato, della Popolazione Insediabile, ma

soprattutto, delle stime della popolazione media fluttuante nel centro urbano nei periodi di

maggiore afflusso (Luglio – Agosto). (Vedi Carta della Ricettività delle Aree)

Le aree prese in considerazione sono:

PIAZZA DELLA RINASCITA...………..………….1584 mq.

PIAZZA DELLA REPUBBLICA…….….………..2010 mq.

SLARGO VIA ORTI………………..………..….......672 mq.

VIA MILENA…………………………………..… 3600 mq. Sommano 6866 mq.

Le aree indicate come AREE DI ATTESA, sono state dimensionate ed il loro rapporto verifica:

PIAZZA DELLA RINASCITA...………..………….1537 unità

PIAZZA DELLA REPUBBLICA…….….………..1951 unità

SLARGO VIA ORTI………………..………..….......652 unità.

VIA MILENA…………………………………..… 3524 unità. Sommano 7664 unità.

* (Vedi Calcolo della Popolazione insediabile )

Le aree di attesa, opportunamente dimensionate per la popolazione potenzialmente insediabile,

si presentano oggi, come la soluzione ottimale, al fine di fronteggiare l’emergenza. Tali

aree sono considerate sicure per quanto riguarda la vulnerabilità viaria e l’esposizione al

rischio (Zona R4 –Vedi relazione geologica)

LA SECURITY LINE

La security line riassume, in sintesi, il Piano Comunale di Emergenza, suggerendo le

modalità di attivazione dell’emergenza ed il modello operativo di riferimento.

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È il risultato della sovrapposizione di tutte le analisi fatte per la conoscenza del

territorio, quali: Vulnerabilità del Sistema Viario, Vulnerabilità Edilizia, Zone a risposta sismica

omogenea, Armatura territoriale, Ricettività delle Aree, Popolazione e scenario espositivo, ecc.

La Cartografia mette in evidenza:

i percorsi principali e le vie di attraversamento dei mezzi di soccorso;

i collegamenti interni dei mezzi di servizio per raggiungere le aree di attesa ed i centri

strategici della P.C. (COC);

le vie di evacuazione pedonali per raggiungere le relative aree di attesa;

gli edifici sensibili, tattici e strategici

le aree di accoglienza, attesa e ammassamento

l’elisoccorso;

i percorsi alternativi dei mezzi di servizio;

l’Armatura Territoriale, le aree di Attesa – Accoglienza – Ammassamento, gli edifici

Sensibili – Tattici – Strategici,

le aree residue e i parcheggi.

STRUTTURA PROGETTUAL E PROGRAMMATICA

QUADRO DI SINTESI DELLE CRITICITA’ E DEGLI INTERVENTI

Il Piano Comunale di Emergenza di Sutera è stato strutturato in base all’evento massimo

atteso, alla relativa esposizione (valore del territorio) e in funzione delle risorse disponibili, allo

stato attuale.

Il sistema deve essere in grado di superare l’emergenza considerato che l’evento ha una

imprevedibilità temporale; In pratica, valutate le risorse disponibili e l’armatura territoriale, il

Piano deve essere in grado di fronteggiare l’evento allo stato attuale.

Ciò premesso, è di fondamentale importanza sottolineare quali siano le criticità

urbanistiche dell’intero sistema di pianificazione dell’emergenza.

Come gia ampiamente trattato nel capitoli precedenti, il rischio è dato dal prodotto

di tre fattori (pericolosità - esposizione - vulnerabilità) e l’unico fattore su cui possiamo

intervenire è la vulnerabilità.

Al Fine del raggiungimento degli obiettivi, con particolare riferimento alla

riduzione della vulnerabilità urbana, si propone una serie di interventi finalizzati alla

mitigazione del rischio sismico, sviluppati secondo 3 assi d’intervento, come di seguito descritti:

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I - Recupero ed Adeguamento di edifici;

II - Adeguamento delle aree ed ai percorsi di emergenza;

III - Protezione e Consolidamento dei versanti e del Monte San Paolino a difesa del centro

abitato;

IV - Miglioramento della viabilità e dei parcheggi;

ASSE D’INTERVENTO I :

Recupero ed adeguamento antisismico dei fabbricati. All’interno di tale asse rientrano tutti

gli interventi finalizzati al recupero edilizio, sia esso di edifici pubblici che di quelli privati,

necessari per la realizzazione di obiettivi strategici o di rilevante interesse pubblico. Sono stati

previsti 4 ipotesi d’intervento:

I . A) – Recupero ed adeguamento antisismico degli Edifici Strategici. L’obiettivo dell’intervento

è quello di adeguare sismicamente, laddove necessario, tutti gli edifici che ospitano funzioni

indispensabili per la gestione delle situazioni di emergenza.

Il palazzo Comunale è stato indicato come Centro Operativo Comunale (COC), per cui, data la

rilevante importanza strategica, necessita di verifiche tecniche, indagini strutturali ed,

eventualmente, interventi di adeguamento e recupero antisismico.

La Scuola Media, pur non ospitando il COC ha comunque un ruolo fondamentale della gestione

dell’emergenza e conserva sempre il suo carattere Strategico; Da una prima analisi strutturale,

l’edificio si presenta con evidenti segni di degrado della struttura; si suggerisce di effettuare

delle approfondite indagini strutturali ed intervenire sulle cause.

Come gia detto, considerando che il COC necessita di spazi e condizioni ambientali adeguati

per ospitare tutte le sue funzioni di coordinamento, qualora si volesse utilizzare altri edifici, è

necessario che vengano garantiti sempre i requisiti strutturali antisismici.

Le indagini vanno estese anche agli altri edifici strategici: Caserma Carabinieri e Caserma

Corpo Forestale.

I . B) – Recupero dell’edilizia privata prospicienti i percorsi strategici.

L’obiettivo dell’intervento è quello di consentire la realizzazione dei percorsi strategici,

garantendo le condizioni di sicurezza adeguata dei fronti edilizi che prospettano su tali percorsi,

principalmente per i percorsi della security line, ma anche per le vie di evacuazione pedonali.

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Occorre effettuare un accurato censimento degli edifici per valurare il coefficiente di

resistenza convenzionale, finalizzato al Piano di Recupero Antisismico.

Particolare attenzione va rivolta agli edifici con elevato dissesto strutturale, presenti in gran

numero nel centro storico, caratterizzate da lesioni profonde, scarsa qualità della muratura e

degli incastri. Tali Edifici possono innescare fenomeni a “domino”, come meglio descritto nella

vulnerabilità Edificio-Isolato; dove, l’accostamento di una struttura in muratura con una

struttura intelaiata, considerato il diverso comportamento statico in caso di sisma, l’edificio

intelaiato, per la sua maggiore elasticità, tende a martellare sull’edificio adiacente,

provocandone il crollo, coinvolgendo altri edifici che presentano condizioni strutturali

relativamente adeguate.

I . C) – Recupero ed adeguamento antisismico degli edifici scolastici.

L’obiettivo dell’intervento è la verifica di vulnerabilità e l’adeguamento antisismico dei plessi

scolastici, che pur non considerati strategici ai fini della protezione civile, necessitano

comunque, per le funzioni che svolgono e per la popolazione che ospitano, di adeguate

attenzioni. Tali edifici hanno una funzione Tattica, potenzialmente utilizzate in ambito di

emergenza come edifici di accoglienza. L’attenzione va rivolta alla Scuola Elementare e alla

Scuola Media.

I . D) – Recupero degli edifici storici e monumentali.

L’obiettivo dell’intervento è quello di proteggere e recuperare quegli edifici che rappresentano

il patrimonio culturale, la memoria storica del centro di Sutera. (vedi elenco Patrimonio

Architettonico).

ASSE D’INTERVENTO II :

Aree e percorsi di emergenza. Sono inclusi tutti gli interventi finalizzati alla creazione di

percorsi di emergenza ed alla realizzazione di spazi più idonei per l’attesa (Meeting point.) E’

stata prevista 1 ipotesi d’intervento:

Ipotesi di intervento – Area di Attesa Via Milena.

L’area indicata ha una superficie di circa 3600 mq, riuscendo ad accogliere una grande parte

della popolazione insediabile delle aree A (tutta) e parte di B e C.

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II A) - Adeguamento dell’area di Attesa Milena, garantendo i requisiti di base dell’area:

sistemazione della pavimentazione, illuminazione pubblica, segnaletica, ecc

Ipotesi di intervento – Area di Attesa Via Milena

ASSE D’INTERVENTO III :

Protezione e Consolidamento dei versanti collinari e delle pareti rocciose del Monte San

Paolino a difesa del centro abitato.

Come meglio descritto dallo studio geologico, una porzione del centro urbano di Sutera,

coincidente con edificazione piuttosto antica, è interessata da possibili fenomeni franosi verso

valle, nonchè potenzialmente esposta a rischio investimento massi da distacco dalle pareti

del Monte San Paolino. Per le predette aree non si escludono fenomeni di instabilità indotta

da sollecitazione sismica. La zona è contraddistinta da una elevato rischio, R4.

Nella zona sono già stati effettuati interventi di consolidamento e altri sono in fase di

esecuzione, ciò nonostante, la zona va sottoposta ad attenzioni particolari. Occorre effettuare

tutte le relative verifiche di stabilità degli edifici ed eventualmente gli interventi utili per la

messa in sicurezza della zona, mirato alla mitigazione del rischio.

Area di attesa Via Milena

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AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI EMERGENZA COMUNALE

DELLA PROTEZIONE CIVILE

Lo studio fin qui condotto è finalizzato a trovare una risposta adeguata della pianificazione

dell’emergenza e, come definito dal metodo Augustus, deve contenere gli elementi necessari per

fronteggiare l’evento calamitoso, basato su semplicità e flessibilità. L’attenzione è stata rivolta

alla pericolosità dell’evento (vedi studio geologico), il Valore del Territorio esposto al rischio e

la relativa Vulnerabilità (unico fattore su cui si può intervenire).

Il metodo Augustus sottolinea, in sostanza, che non si può pianificare nei minimi

particolari, perché l’evento (per quanto previsto sulla carta) al suo “esplodere” è sempre

diverso e che “Il valore della pianificazione diminuisce con l'aumentare della complessità degli

eventi”.

Ciò premesso, gli “attori” del piano devono avere un’ottica dinamica e non statica delle strategie

operative, valutare caso per caso le iniziative da adottare, ed affinando il modello operativo

avvalendosi di sottopiani di intervento, di esercitazioni e di rodare il piano, al fine di avere

una visione più chiara delle dinamiche, in caso di evento calamitoso,.

Il piano dovrà essere sottoposto ad aggiornamenti periodici (ogni 6 mesi), valutando eventuali

cambiamenti di stato dell’Esposizione, della Vulnerabilità e, soprattutto, della Pericolosità;

COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Il terremoto è un fenomeno naturale, difficile da prevedere, causato dal passaggio di onde

sismiche generate da una rottura nella crosta terrestre.

L'intero territorio del Comune di Sutera è posto in una zona 4 della nuova classificazione

sismica, quindi il rischio di crollo degli edifici è limitato, tuttavia il rispetto di alcune regole di

comportamento è importante per limitare i danni.

PRIMA CHE SI VERIFICHI IL TERREMOTO:

• Informati se abiti in una zona a rischio;

• Conosci quali sono i punti più sicuri in casa (muri portanti, travi in cemento armato) e del

luogo in cui lavori o studi;

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• Informati su dove sono collocati gli interruttori della luce, del gas e dell'acqua; • Verifica se ci sono uscite di sicurezza;

• Evita di mettere mobili che cadendo potrebbero impedire l'apertura delle porte e/o

l'uscita dalla stanza;

• Informati su dove sono ubicati gli spazi aperti sicuri vicino alla tua abitazione, al tuo

luogo di lavoro o ambiente di studio;

• Assicurati che tutte le persone che vivono con te sappiano cosa fare. DURANTE LA SCOSSA SE TI TROVI IN UN LUOGO CHIUSO • Mantieni e contribuisci a far mantenere la calma;

• Non precipitarti fuori ma rimani dove ti trovi;

• Riparati sotto un tavolo, sotto l'architrave della porta o vicino ai muri portanti;

• Allontanati da finestre, porte con vetri, armadi perché cadendo potrebbero ferirti;

• Dopo il terremoto se possibile stacca la luce dell'interruttore generale e chiudi il gas; • Lascia l'edificio senza usare l'ascensore scendendo le scale in fila indiana lato muro.

SE SEI IN CASA - DURANTE LA SCOSSA

Fare Riparati sotto gli architravi, vicino ai pilastri oppure sotto un tavolo.

Non Fare

Non rimanere vicino a mobili o altri oggetti che possono caderti addosso.

Non ripararti vicino alle finestre perché potrebbero rompersi e ferirti.

Non usare le scale e non prendere l'ascensore.

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DURANTE LA SCOSSA SE TI TROVI ALL'APERTO • Allontanati dagli edifici, dagli alberi, dai lampioni e dalle linee elettriche o telefoniche che

cadendo potrebbero ferirti;

• Cerca un posto dove non hai nulla sopra di te, se non lo trovi cerca riparo sotto qualcosa di

sicuro come una panchina;

• Non avvicinarti agli animali perché potrebbero essere spaventati e reagire violentemente. DOPO LA SCOSSA SE SEI ALL'APERTO • Verifica lo stato di salute di chi ti è vicino e soccorri chi ne ha bisogno;

• Accertati che non vi siano principi di incendi;

• Raggiungi le eventuali aree di raccolta stabilite nei piani di emergenza e collabora con il

personale della protezione civile;

• Usa il telefono solo in caso di vera necessità.

FINITA LA SCOSSA SE SEI A L CHIUSO

Fare Chiudi gli interruttori del gas e della luce e in caso di fuga di gas segnala il fatto e apri le

finestre.

Esci di casa indossando le scarpe per non ferirti e senza usare gli ascensori.

Prima di lasciare l'edificio controlla la stato di salute di chi ti è vicino.

Raggiungi le aree di attesa preferibilmente senza usare le auto.

Non fare

Non usare il telefono se non è strettamente necessario.

Non ingombrare le strade con l'auto per non intralciare i mezzi di soccorso.

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SE SEI IN AUTO O A PIEDI - DURANTE E SUBITO DOPO LA SCOSSA

Non passare sotto edifici o parti di essi (balconi, cornicioni, grondaie). Se ti trovi in auto è consigliabile restarci dentro perché questa costituisce un buon riparo

sempre che non sia ferma sotto o vicino a edifici, viadotti, cartelloni pubblicitari e tralicci.

COSA FARE IN CASO DI ALLUVIONE L'esondazione è la fuoriuscita dell'acqua dall'alveo del fiume durante la piena.

SE L'EDIFICIO È SU PIÙ PIANI E TI TROVI AL PIANO TERRA O SEMINTERRATO:

• Mantieni e contribuisci a far mantenere la calma;

• Interrompi immediatamente ogni attività;

• Prendi un indumento per proteggerti da freddo o pioggia e lo zaino con torcia e

medicinali prescritti dal medico;

• In tutta tranquillità avviati ai piani superiori; • Incolonnati con le altre persone;

• Ricordati: Non spingere, Non gridare e Non correre.

SE TI TROVI AL PRIMO PIANO O SUPERIORE • Interrompi immediatamente ogni attività;

• Disponi eventuali effetti personali in modo che non creino ingombro alle persone che

aiuterai ospitandole;

• Preparati ad accogliere le persone che giungeranno dai piani inferiori; • Mantieni e contribuisci a far mantenere la calma.

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SE L'EDIFICIO È COMPOSTO SOLO DAL PIAN TERRENO • Mantieni la calma;

• Interrompi ogni attività;

• Prendi un indumento per proteggerti dal freddo e/o dalla pioggia. Prendi lo zaino con

torcia e medicinali prescritti dal medico;

• Incolonnati con le altre persone; • Ricordati: Non spingere, Non gridare e Non correre;

• Dirigiti verso il luogo di raccolta previsto dal Sindaco nel Piano di Evacuazione per

Esondazione. SE SEI IN CASA E TI ACCORGI IN TEMPO DELL'ESONDAZIONE

Fare

Segnala subito l'evento ai Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia Municipale.

Stacca la corrente elettrica solo se l'interruttore è posto in un luogo non ancora allagato.

Tampona le porte e le finestre per impedire la penetrazione dell'acqua.

Metti in luogo sicuro le sostanze inquinanti: detersivi, insetticidi, medicinali.

Sali ai piani alti dell'abitazione portando con te medicinali indispensabili, alimenti non

deteriorabili, come scatolette, e insaccati, quindi torce e radio a pile.

Sintonizzati sulle emittenti radio/TV locali per conoscere l'evolversi della situazione. Non fare

Non usare le auto e provvedi a spostare quelle che potrebbero intralciare i mezzi di

soccorso.

Non usare apparecchi elettrici che sono stati bagnati.

Non bere l'acqua del rubinetto.

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SE SEI FUORI IN AUTO O A PIEDI E L'ACQUA HA GIÀ INVASO LA SEDE STRADALE

Fare

Portati in un luogo riparato e sopraelevato, se ti è possibile raggiungi il luogo sicuro di

attesa.

Non Fare Durante e subito dopo intense piogge non correre con l'automobile, le strade potrebbero

essere sede di allagamenti o accumuli di terra caduta dai versanti.

Non attraversare un ponte sopra un fiume in piena.

COSA FARE IN CASO DI FRANA

SE TI TROVI AL CHIUSO DURANTE UNA FRANA:

• Mantieni e contribuisci a mantenere la calma;

• Non precipitarti fuori, rimani dove sei;

• Riparati sotto un tavolo, sotto l'architrave della porta o vicino ai muri portanti;

• Allontanati dalle finestre, porte con vetri, armadi, perché cadendo potrebbero ferirti;

• Dopo la frana, abbandona l'edificio senza usare l'ascensore.

SE TI TROVI ALL'APERTO DURANTE UNA FRANA: • Allontanati dagli edifici, dagli alberi, dai lampioni e dalle linee elettriche o telefoniche che

potrebbero ferirti;

• Cerca un posto dove non hai nulla sopra di te, se non lo trovi cerca riparo sotto qualcosa di

sicuro come una panchina;

• Non avvicinarti agli animali perché potrebbero essere spaventati e reagire violentemente. SE TI IMBATTI IN UNA FRANA PER LA STRADA:

• Segnala in modo visibile l'evento utilizzando il triangolo della tua auto o altri strumenti di

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fortuna. Ricorda di indossare il giubbotto e/o le bretelle retroriflettenti;

• Avvisa immediatamente le autorità competenti: telefonando (113, 112, 115) o

raggiungendo il centro abitato più sicuro.

COME SEGNALARCI UN EVENTO

Il cittadino che nota un fiume che si sta ingrossando, un grosso incendio che di un'azienda

industriale, un incidente stradale che coinvolga mezzi che trasportano sostanze pericolose

(scoppio, incendio...), o qualsiasi altro evento dannoso per la popolazione e/o l'ambiente può

segnalare la situazione al Comune.

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ITINERARIO LEGISLATIVO DI RIFERIMENTO o Legge 24 febbraio 1992, n° 225 “Istituzione del servizio nazionale della protezione

civile”.

- Viene istituito il Servizio Nazionale della Protezione Civile al fine di tutelare

l’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di

danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Distingue altresì

la tipologia e le competenze per i vari eventi, sia per la natura che per l’estensione degli

stessi:

- Eventi naturali fronteggiabili da amministrazioni Locali;

- Eventi naturali fronteggiabili da amministrazioni Regionali;

- Eventi naturali fronteggiabili da amministrazioni Statali. Definisce le gerarchie e le

competenze delle varie amministrazioni:.

- Statali – Presidente del consiglio dei ministri –Regionali;

- Presidente della Regione;

- Provinciali – Prefetto;

- Comunali – Sindaco.

Istituisce il comitato della protezione civile al fine di coordinare, le attività nelle strutture

operative della stessa P.C.

Consiglia altresì l’introduzione e la disciplina di ispezioni e di esercitazioni al fine di

verificare, le procedure relative ad interventi di emergenza e la loro efficacia. o Decreto Ministeriale del 28 maggio 1993 attuativo del D.L.vo n° 504 del 30 dicembre

1992: individua tra i servizi indispensabili dei Comuni, la protezione civile, ed indica

nell’ICI, la fonte di finanziamento. o D.L. 31 marzo 1998, n° 112. “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato

alle regioni e agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997,

n°59”.

Premesso che la legge 225/92 istituisce il Servizio Nazionale della Protezione Civile,

ossia un sistema organico di funzioni e competenze rimesso a più Enti e strutture e

coordinato da un'autorità centrale.

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È evidente come il Comune sia il primo tassello nel mosaico della gestione delle

emergenze intorno al quale si organizzano le altre strutture.

"Ogni Comune - secondo l'art. 108 del Dlgs 112/98 - deve dotarsi di una

struttura comunale di Protezione Civile", e la sua disciplina deve essere disposta con appositi

regolamenti previsti dall'art. 51 della legge 142/90 (legge di Riforma delle Autonomie Locali).

Infine la Regione, in rapporto stretto sia col comune che con la provincia deve

intervenire nel raccordo tra pianificazione comunale, provinciale e infine regionale.

La gestione di una emergenza, come suggerisce la legge, è quindi frutto di un continuo e

articolato processo di scambi di informazioni e di organizzazione ordinata dei soccorsi,

processi che non si improvvisano nel momento dell'emergenza.

La Legge 225/92 qualificata come legge di "principi" ha mostrato alcuni limiti, in

maniera drammatica, in occasione dei recenti terremoti che hanno colpito alcuni centri

dell'Umbria e delle Marche, limiti che hanno inciso enormemente sui ritardi nella

gestione del dopo-terremoto. La maggior parte dei comuni colpiti infatti non disponeva di un

piano di emergenza con la predisposizione di servizi di base in aree già individuate, poiché la

legge non ne prevede l'obbligo per il Sindaco.

Tale esperienza è stata determinante per l'approvazione del Dlgs 112/98 che trasforma

in obbligo ("deve") la possibilità ("può" di cui alla 225/92) per i comuni di dotarsi di una

struttura di Protezione Civile prevista attualmente dall'art. 108.

La necessità di una pianificazione locale di emergenza risulta improcrastinabile se si

pensa che in moltissimi comuni incombono situazioni di rischio ormai note e a questo si

aggiunge che gli stessi sono localizzati in territori montani, mal collegati alle principali vie di

comunicazione e lontani da scali marittimi o aeroportuali.

Tale legge prevede anche l’istituzione dei rispettivi Uffici Comunali di Protezione

civile, prevedendo nei propri bilanci le spese per il loro funzionamento e le relative attività. o Legge regionale n° 14 del 31 agosto 1998: dispone il recepimento, con modifiche, nel

territorio della regione siciliana, delle norme statali in materia di protezione civile.

o MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI - Decreto 9 maggio 2001 “ Requisiti minimi di

sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da

stabilimenti a rischio di incidente rilevante”.

- Regola la destinazione e l’utilizzazione dei suoli per prevenire incidenti rilevanti e fissa

le distanze di sicurezza da stabilimenti a rischio. Per limitare le conseguenze provocate da

incidenti rilevanti ritiene necessario, mantenere opportune distanze di sicurezza tra gli

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stabilimenti ad alto rischio e le zone residenziali; si affida il compito alle Regioni

nell’ambito delle loro competenze. Le Regioni devono assicurare le norme e il loro

coordinamento in materia di pianificazione urbanistica e territoriale. Nella pianificazione

deve essere previsto un elaborato tecnico chiamato “RIR” - Rischio di Incidenti Rilevanti. o D.L. 7 settembre 2001, n° 343 “Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento

operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile”.

- Con la presente si modifica il Decreto Legislativo del 30 luglio 1999 n°300 e n°303. Definisce

le competenze del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di P.C., il quale è tenuto a

promuovere e coordinare le attività delle amministrazioni dello Stato, delle Regioni, delle

Province e dei comuni, finalizzate alla tutela di persone e cose, quindi in materia di protezione

civile. Il suddetto dispone gli indirizzi dei programmi di previsione e prevenzione, nonché i

programmi e i piani nazionali, come risposta ai casi di emergenza. La presente definisce altresì

che è il capo del Dipartimento della Protezione Civile, che da le indicazioni necessarie alle

varie amministrazioni per il raggiungimento delle finalità di coordinamento di Protezione

Civile. o Legge n° 401 del 9 novembre 2001: Reca disposizioni urgenti per assicurare il

coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile. In

particolare all’art.5 comma 4-bis indica come il Dipartimento della Protezione civile,

d’intesa con le regioni, definisce, in sede locale e sulla base dei piani di emergenza, li

interventi e la struttura organizzativa necessaria per fronteggiare gli eventi calamitosi.

LEGISLAZIONE INERENTE IL RISCHIO SISMICO o Legge 25 novembre 1962 n° 1684 -

La suddetta legge suddivideva il territorio in relazione al grado di sismicità ed alla

costituzione geologica, in due categorie, I e II. La prima categoria per le zone dove le azioni

sismiche erano di alta intensità sismica, la seconda dove le scosse telluriche avevano intensità

limitate; o Legge 2 febbraio 1974, n° 64 – “Provvedimenti per le costruzioni con particolari

prescrizioni per le zone sismiche”.

La presente legge definisce le norme tecniche che si devono osservare nelle zone ritenute

sismiche. Dette norme riguardano: progettazione di nuovi edifici, sopraelevazione, terreni

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di fondazione e protezione dagli incendi delle costruzioni. Le norme tecniche da adottare in

relazione ai diversi gradi di sismicità riguarderanno: altezza massima, distanze minime,

dimensionamento tipologia edilizie, caratteristiche e proprietà dei terreni di fondazione.

Definisce altresì la tipologia delle azioni sismiche quali: azioni verticali, orizzontali, momenti

torcenti e ribaltanti dovuti a forze orizzontali. o D. M. 24 gennaio 1986 – “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”.

-La presente legge abroga le presenti leggi: 19 giugno 1984 e 24 gennaio 1985, ed aggiorna

la 2 febbraio 1974 n° 64. Emana nuove norme tecniche ed in particolar modo richiede

indagini specifiche per i terreni di fondazione, onde evitare fenomeni di liquefazioni provocate

da scosse sismiche. Richiede che in fase di progettazione deve essere considerato un

terremoto di progetto, il quale assumerà un moto che possa avvenire, non

contemporaneamente, in due direzioni orizzontali e ortogonali tra loro. Richiede altresì per le

strutture di fondazione discontinue, l’obbligo di collegarli con un reticolo di travi o di cordoli

di collegamento. Fissa le altezze massime degli edifici sia in base alle classificazioni s=6,

s=9, s=12, sia per il sistema costruttivo adottato ( muratura, intelaiato, legname…); o D. M.16 gennaio 1996 -“Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”. o Legge 31dicembre 1991, n°433 (G.U. 18 gennaio, n° 14) “Disposizioni per la

ricostruzione e la rinascita delle zone colpite dagli eventi sismici del dicembre 1990 nelle

province di Siracusa, Catania e Ragusa”.

- Destinazione di fondi per il recupero del patrimonio edilizio pubblico e privato nelle

suddette province. L’utilizzo di tali fondo deve servire per la riparazione, la

ricostruzione e l’adeguamento sismico di edifici pubblici e privati e altresì per il

recupero, la conservazione e l’adeguamento di edifici di interesse storico – artistico –

monumentale; Per il miglioramento e il potenziamento del servizio di protezione civile. Per la

ripartizione e il controllo di detti fondi e interventi, la Regione Sicilia è obbligata a definire un

Piano con annesso Programma di Ricostruzione. Il Piano deve prevedere le norme tecniche

per gli interventi sopraccitati. La Regione Sicilia e le varie amministrazioni devono

trasmettere, con cadenza semestrale, apposite relazioni sullo stato di attuazione degli

interventi e sulla erogazione della spesa. La presente legge dichiara che: le aree e gli

immobili di risulta o abbandonati, in conseguenza del trasferimento su altra area

effettuato con il contributo dello stato, passano gratuitamente a far parte del

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patrimonio comunale. Tale acquisizione è disposta con ordinanza sindacale;

LEGISLAZIONE INERENTE LA DIFESA DAL RISCHIO IDROGEOLOGICO o Legge n° 183 del 18 maggio 1989: Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della

difesa del suolo; o D.L. n° 180 del 11 giugno 1998: Misure urgenti per la prevenzione del rischio

idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania,

convertito in Legge n° 267 il 3 agosto 1998: reca disposizioni inerenti l’individuazione delle

aree caratterizzate dalla presenza di rischio idrogeologico; o D.L. n° 132 del 13 maggio 1999 convertito in Legge con modificazioni, in data 13 luglio

1999 con Legge n° 226; o Atto di indirizzo e coordinamento, previsto dal 2° comma dell’art 1 del D.L. n° 180/98

adottato con D.P.C.M. del 29 settembre 1998: fornisce i criteri generali per l'individuazione e

la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico. o Visto, in particolare, il comma 1 bis dell’art 1 del predetto D.L. n° 180/98, inserito con l’art 9

della richiamata legge n° 226/98; o Direttive Assessorato del Territorio e dell’ambiente n°13488 del 14 luglio 1998, n°

13450 del 14 luglio 1998 e n° 22824 del 10 dicembre del 1998; o Decreto Assessorato Regionale Territorio e Ambiente 4 luglio 2000 n°298: Piano

straordinario per l’assetto idrogeologico; Decreto Assessorato Regionale Territorio e Ambiente 4 aprile 2002: individuazione dei bacini

prioritari per la redazione del Piano Stralcio per l’assetto idrogeologico.

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COMUNE DI SUTERA

PIANO DI EMERGENZA COMUNALE DELLA P.C.

TAVOLE ALLEGATE AL PIANO:

1. N° 1 CARTA DELLA VIABILITA’ 1: 10.000)

2. CARTA DEI COMPARTI E POPOLAZIONE

3. CARTA DEI SERVIZI E DEI BENI ARCHITETTONICI

4. CARTA DELLA VULNERABILITA’ EDIFICIO – ISOLATO

5. CARTA DEI PIANI FUORI TERRA

6. CARTA DELLA VULNERABILITA’ VIARIA

7. CARTA DELLA RICETTIVITA’ DELLE AREE

8. CARTA DEGLI EDIFICI SENSIBILI

9. CARTA DEGLI EDIFICI TATTICI

10. CARTA DEGLI EDIFICI STRATEGICI

11. CARTA DELLA SECURITY LINE

Sutera lì 26/08/2014 IL Progettista

Dr. Arch. Onofrio Raimondi

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