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23/09/2013
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Università degli studi dell’Aquila
Corso di Laurea Magistrale
Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio
Relatore: Prof. Bernardino Romano
Correlatore: Dott. PhD Francesco Zullo
Laureando: Francesco C. Bignotti
Matr. 197086
Tesi di laureaA.A. 2012-2013
L'URBANIZZAZIONE NELL’AREA PADANA
MODELLI EVOLUTIVI E STRUTTURE GEOGRAFICHE
Obiettivi:• Studio del fenomeno della conversione urbana dei suoli tra gli anni ‘50 ed i primi anni del 2000 nell’area
della Pianura Padana e confronto con le dinamiche registrate sul territorio nazionale ed europeo;
• Caratterizzazione dei modelli di sviluppo urbano mediante indicatori tematici;
• Allestimento di scenari evolutivi delle trasformazioni urbane;
• Contributo alla ricerca nazionale sulla conversione urbana dei suoli
(http://www.planeco.org/consumo_suolo/mainpage.htm)
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Il suolo è un risorsa multifunzionale, limitata, non rinnovabile.
Oggetto di un disegno di direttiva EU: Framework Directive COM(2006) 232:
“I fenomeni di degrado o di miglioramento del suolo hanno un’incidenza significativa su altri settori di interesse comunitario come la tutela delle acque di superficie e sotterranee, la salute umana, i cambiamenti climatici, la tutela della natura e della biodiversità e la sicurezza alimentare”
Dal suolo dipende:
• La funzione produttiva primaria, cioè la produzione di biomassa vegetale e di materieprime della trasformazione agroalimentare.
• La regolazione del ciclo dell’acqua.
• La regolazione dei cicli degli elementi fondamentali per la vita (azoto,fosforo, zolfo) ela degradazione di sostanze tossiche.
• La produttività biologica dei sistemi ambientali terrestri da cui dipende laconservazione della biodiversità intrinseca (organismi del suolo) e di quella appoggiataal suolo.
• La funzione connessa alla riserva strategica di superfici atte a far fronte a bisognie aspettative di benessere delle attuali e future generazioni.
• L’organizzazione degli spazi necessari a localizzarvi e a connettere gli organismiurbani e le relative funzioni economiche e sociali.
• La regolazione climatica, riferita in primo luogo alla funzione di sink carbonicoassicurato dalla sostanza organica di suoli e vegetazioni.
Ellis E., Ramankutty N., 2008. Putting people in the map: anthropogenic biomes of the world. Frontiers in Ecology and the Environment 6:439-447.
Sala et alii, 2000. Global biodiversity scenarios for the year 2100. Science Vol. 287 1770 - 1774;
Definizioni inerenti la trasformazione urbana dei suoli (tipologie di «uso» e di «superficie»)
Tipologia più diffusa nella
cartografie regionali di uso del
suolo . Comprende edificato,
strade piazze parcheggi, aree
sportive e aree di escavazione.
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Effetti della conversione urbana dei suoli:
sfera economico-energetica
aumento dei consumi energetici;
diseconomie dei trasporti;
riduzione delle produzioni agricole;
sfera idro-geo-pedologica
alterazione del normale ciclo idrogeologico;
destabilizzazione geologica;
irreversibilità d’uso dei suoli;
riduzione di produzione di acqua per evapotraspirazione;
sfera fisico-climatica
effetti sui cambiamenti climatici;
riduzione del potenziale di rigenerazione ecologica
delle risorse ambientali fondamentali;
riduzione della capacità di fissare la CO2;
accentuazione della riflessione termica
e dei cambiamenti climatici;
propagazione spaziale dei disturbi chimico-fisici;
sfera eco-biologica
erosione fisica e distruzione di habitat;
frammentazione ecosistemica;
distrofia dei processi eco-biologici;
penalizzazione dei servizi ecosistemici dell’ambiente;
riduzione della «resilienza» ecologica complessiva.
Consumo di suolo e agricolturaIn Europa mediamente l’83% delle
trasformazioni urbane sono avvenute a
carico dei suoli agricoli, con il nostro Paese
che si attesta al 94%. Nella pianura Padana
la conversione urbana dei suoli ha
interessato prevalentemente aree agricole
ad elevata fertilità, con ricadute già
ritenute importanti nell’economia import-
export.
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93 ha/giorno
Dall’analisi di 13
regioni, (copertura del
territorio italiano del
58%), estendendo
linearmente a tutta
Italia si ha una stima
di:
Questo valore si
ripropone simile
anche in Pianura
Padana (3,5)
Confronti nazionali
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DELL'AQUILA
DICEAA
DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE, EDILE-ARCHITETTURA, AMBIENTALE
Ricerca sviluppata con il supporto di:
REGIONE UMBRIA - OSSERVATORIO REGIONALE BIODIVERSITA' E PAESAGGIO RURALE
Dev. Stand. /media = 70% Dev. Stand. /media = 57%
Inferiore rispetto quello
medio della Pianura
Padana: 209mq/ab
Valore molto inferiore
rispetto quello medio della
Pianura Padana: 719mq/ab
Molto simile la proporzione tra i due valori: aumento di 3,2
volte per le 13 regioni in tabella e 3,4 volte per la Pianura
Padana: questo ci dà l’idea delle dimensioni del fenomeno
Valori in linea con la media europea :
350 ab/mq (Models of Urban Land Use
in Europe: Assessment tools and
criticalities. International Journal of
Agricultural and Environmental
Information Systems (IJAEIS), IGI Global
volume 4(3), ISSN 1947-3192
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Sono stati analizzati 2489 comuni
distribuiti su 5 regioni e 33 province
Pianura Parmense
Pianura vercellese (risaie)
Superfici urbanizzate nel 1950
Superfici urbanizzate nel 2000
2489 comuni
571 comuni sotto al 2% di urbanizzazione (22%)
11 comuni sopra il 45% (0,4%)
Area di studio 5.337.400 ha
245.000 ha di urbano
Densità media = 4,6%
Densità di urbanizzazione anni ‘50
u
i
A
Aurb ∑DUu =
Aurbi = superficie nuclei urbanizzati
Au = Superficie comunale
(%)
L’unità minima di interpretazione e
diagnosi è il comune
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3 comuni sotto al 2% di urbanizzazione (12%)
163 comuni sopra il 45% (6,5%)
14 comuni oltre il 75% (0,5%)
811.813 ha di urbano
Densità media = 15,2% (3,4 volte)
Trasformati 566.813 ha, cioè una superficie come quella della intera regione
Liguria e circa la metà dell’ Abruzzo, con destinazione sostanzialmente agricola.
Velocità media di trasformazione negli ultimi 50 anni: 30 ha /giorno
La stima per l’Italia di questo valore negli ultimi 50 anni è di 93 ha/giorno:
quindi un terzo della conversione urbana totale dei suoli del Paese è avvenuta
In Pianura padana, su un territorio che occupa però un sesto della superficie
nazionale.
Di fatto nella sola PP si è trasformato
in media quanto attualmente
concesso in Germania. Ma la
Germania si estende per 35.700.000
ha (cioè quasi 7 volte la PP).
Densità di urbanizzazione anni post 2000
Variazione densità di urbanizzazione 1950 - 2000
L’evidente fenomeno incrementale in
Emilia Romagna è dovuto al passaggio
da territorio a vocazione strettamente
agricola a territorio con insediamenti
industriali diffusi. Inoltre la Regione ha
applicato norme permissive verso la
costruzione in aree agricole, pur se nel
rispetto di particolari requisiti.
Il limitato incremento in provincia di Torino e in Friuli è dovuto al fatto che già negli anni ‘50 i valori erano
molto alti rispetto al resto della Pianura Padana, in quanto l’industrializzazione è partita dalla fascia
pedemontana per poi interessare la pianura
Le zone che storicamente hanno arginato la conversione urbana sono:
- zone ripariali lungo il Po;
- zona del vercellese-novarese;
- zona tra l’astigiano e il cuneese;
I motivi sono legati alla presenza di produzioni agricole specializzate di
alto pregio e valore economico e ad alto rischio idraulico.
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Distribuzione demografica 1951 (Dati censimento ISTAT)
Si noti la concentrazione nei principali poli urbani e la diffusione uniforme nel resto del territorio
quando ancora non si manifestava l’effetto dello spopolamento delle campagne. Effetto iniziato
nel 1850 con la meccanizzazione e la progressiva riduzione degli occupati in agricoltura a
vantaggio di quelli nell’ industria: il sorpasso avviene nel periodo 1958 – 1963.
Distribuzione demografica 2001 (Dati censimento ISTAT)
Si noti la concentrazione nella cintura metropolitana milanese e la distribuzione sulle
direttrici più accentuata che nel 1951. Ormai il processo di industrializzazione è
stabilizzato e si ripercuote sulla distribuzione della popolazione sul territorio
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Distribuzione della densità di urbanizzazione anni ‘50
In questo periodo l’urbanizzazione è concentrata nella zona pedemontana, essendo quella dove nell’ 800
inizia a consolidarsi l’industria anche per la presenza delle ruote idrauliche che utilizzano i corsi d’acqua
presenti. Nel 1860 viene introdotta la macchina a vapore e anche in bassa pianura padana inizia a diffondersi
l’industria che porta ad un progressivo abbandono dell’agricoltura. Gli effetti sono evidenti nell’analisi
effettuata con i dati dei primi anni del 2000:
Distribuzione della densità di urbanizzazione anni post 2000
Si noti la concentrazione nella cintura metropolitana milanese, sulla direttrice dell’autostrada serenissima e
sulla Via Emilia. L’immagine mostra il compimento dell’industrializzazione del territorio fatta di piccola e
media impresa diffusa nel basso Veneto ed Emilia, diretta conseguenza degli insediamenti agricoli e
manifatturieri che caratterizzano il territorio sin dal ‘500. Anche se si concentra sulle grandi direttrici e sulle
polarità, l’urbanizzato si diffonde su tutto il territorio, ma con diminuzione del carico demografico.
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0
5000000
10000000
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25000000
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
PIANURA PADANA
R² = 0,0624
0,00
5,00
10,00
15,00
20,00
25,00
30,00
35,00
40,00
45,00
50,00
-0,40 -0,20 0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00
Ta
sso
di
va
ria
zio
ne
de
nsi
tà u
rba
niz
zazi
on
e
Tasso di variazione demografica decennale
La dipendenza tra demografia e densità urbana
è sostanzialmente irrilevante in tutta Italia, con
indici di correlazione molto bassi in quanto la
distribuzione delle parti urbane segue criteri
sganciati ormai da decenni dalla distribuzione
geografica della popolazione. Questa
considerazione vale anche per la Pianura
Padana, territorio diffusamente industrializzato
e terziarizzato.
Media 209 mq/abit
Dev. Stand. /media = 92%
Superficie urbanizzata pro-capite anni ‘50
Nab
Aurb i∑
SUpc =
Aurbi = superficie nuclei urbanizzati
Nab = n° di abitanti residenti nei comuni (Fonte ISTAT).
(m2/ab)
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Media 719 mq/ab (3,5 volte)
Dev. Stand./media = 63%
Superficie urbanizzata pro-capite anni post 2000
Si osserva una uniformità dei valori dovuto alla omologazione
dei modelli economici locali, con industria e terziario che si
diffondono uniformemente anche nella matrici prima
esclusivamente agricole, con diffusione totale degli stili di vita
urbani e degli spazi per questi necessari.
Indice di dispersione urbana anni ‘50 (UDI)
u
n
A
NUDI =
Nn = n° nuclei urbanizzati
Au = superfici comunali
Indica la quantità di nuclei urbanizzati tra loro separati che sono presenti su un km2
di area di riferimento, indipendentemente dalla loro dimensione.
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L’indice UDI aumenta se le nuove urbanizzazioni che
vengono realizzate sono disperse nel territorio e non
connesse geograficamente tra loro, mentre diminuisce se le
nuove parti saldano e connettono quelle preesistenti.
Indice di dispersione urbana anni post 2000 (UDI)
Piccola e media industria
Distribuzione della variazione dell’ indice di dispersione urbana
1950 - 2000 (UDI)
Si osservi che le zone in cui si è manifestata una dispersione insediativa maggiore sono quelle in cui si è
sviluppato ex novo un tessuto industriale e quelle a ridosso delle arterie stradali principali. La dispersione è
diretta conseguenza dei fenomeni storici che hanno connotato l’insediamento, sempre polverizzato sul
territorio: villaggi della civiltà dei Terramare (1650 a.c), villaggi Planiziali, centuriazione romana, abbazie e
grange cistercensi, ville e castelli signorili, mezzadria e cascine (1700).
Diffusione dell’insediamento
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AUTOSTRADA A4 SERENISSIMA
Elaborazione con Gis Spatial Analyst
Valori al di sotto dello zero
indicano una compattazione
dei nuclei urbanizzati
IL LUNGO PO
Elaborazione con Gis Spatial Analyst
Valori al di sotto dello zero
indicano una compattazione
dei nuclei urbanizzati
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1000000
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19011911192119311936195119611971198119912001
VIA EMILIA
0
50000
100000
19011911192119311936195119611971198119912001
Cesena
0
500
1000
1500
2000
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Castel Bolognese
0
200000
400000
600000
19011911192119311936195119611971198119912001
Bologna
0
1000
2000
3000
19011911192119311936195119611971198119912001
Sordio
Estensione: 2,81 Km2
Distanza MI: 16 Km
0
20000
40000
19011911192119311936195119611971198119912001
San Giuliano Milanese
Estensione: 30,86 km2
Distanza MI: 8 Km
0
20000
40000
19011911192119311936195119611971198119912001
San Donato Milanese
L’area comprende 55
comuni ed interessa
una porzione di
3’675,58 kmq pari al
6,88% della P.P
Attualmente la
popolazione è di
3’120’764 residenti
pari al 16,16% del
totale della P.P.
L’urbanizzato al
2000 è di 77’881 ha
pari al 9,59% della
P.P. con u aumento
di 3,39 volte rispetto
al 1950.
La densità di
urbanizzazione
media è pari al
21,2%, circa 6 punti
superiore alla media
della P.P.Si osserva un grande incremento demografico nella cintura milanese
LA VIA EMILIA
Elaborazione con Gis Spatial Analyst
Valori al di sotto dello zero
indicano una compattazione
dei nuclei urbanizzati
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0
1000000
2000000
3000000
4000000
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
TORINO - MILANO
0
500000
1000000
1500000
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Torino
0
500000
1000000
1500000
2000000
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Milano
38 comuni. Sup= 1'101 km2 : il 2,06% della P. P.
Residenti 2001: 2'495'664 ab. pari al 11,44% della
P.P. (2 volte i residenti in Abruzzo su un territorio
10 volte più piccolo.)
L’urb. 2000= 77’881 ha pari al 9,59% della P.P. con
un aumento di 3,39 volte rispetto al 1950.
Densità urb.
Media = 21,2%,
circa 6 punti
superiore alla
media della P.P.
0
10000
20000
30000
40000
50000
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Settimo Torinese
Estensione: 32 Km2
Distanza TO: 6 Km
0
5000
10000
15000
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Volpiano
0
10000
20000
30000
40000
50000
60000
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Rho
Estensione: 22,46 Km2
Distanza MI: 8,9 Km
0
5000
10000
15000
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Pero
0
500
1000
1500
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Balocco
0
500
1000
1500
1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Villarboit
Si osserva un grande incremento demografico nelle cinture metropolitane di Milano e Torino
mentre si osserva un forte decremento nei comuni centrali lontani dai poli. Tra l’altro questi
comuni hanno una estensione molto ridotta a dispetto dell’aumento demografico marcato. Basti
pensare che L’Aquila ha una estensione di 466,96 Kmq
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Modello nord europeo
Modello italiano
Conclusioni:
Inversione del modello distributivo dell’insediamento mediante la normativa nazionale
(attualmente 13 leggi di iniziativa parlamentare all’esame delle commissioni), le leggi regionali
sulla trasformazione dei suoli e il ruolo attivo della pianificazione di coordinamento e di
settore e strutturale-operativa comunale
Conclusioni:• L’incremento di superfici urbanizzate è dovuto, in Pianura Padana, alla presenza di una economia industriale molto
forte e dell’accentramento in questa zona di interi centri di servizi (finanza, commerciale, direzionale,…). Bisogna
tener conto che l’area di studio rappresenta un nodo essenziale della rete industriale nazionale;
• La crescita delle superfici a vario titolo urbanizzate ha portato ad un aumento della dispersione insediativa con forte
distribuzione lineare lungo le principali infrastrutture;
• L’analisi ha inoltre evidenziato l’antinomia tra crescita urbana e andamento demografico, con pesanti ricadute
sull’odierno assetto urbano-territoriale;
• La superficie urbanizzata è più che triplicata nel periodo di studio. Un fenomeno che proseguisse con la stessa
intensità porterebbe nel 2050 la superficie urbana a sostituire altri 400.000 ha di aree agricole.
Indicazioni di politica territoriale:
• Verifica dell’attuale funzionalità ecologica del suolo libero anche attraverso uno studio diacronico dell’uso dei suoli al
fine di verificare il capitale naturale sottratto nel tempo dall’urbanizzazione;
• Strumenti normativi e politiche atte a proteggere il suolo in quanto risorsa essenzialmente non rinnovabile (Legge
quadro nazionale in discussione in Parlamento, Leggi regionali);
• Inversione dei modelli di sviluppo urbano (strumenti finanziari atti a disincentivare l’urbanizzazione in aree dove sono
assenti servizi di rete e infrastrutture, meccanismi di perequazione fondiaria);
• Ricorso sistematico alle procedure di recupero e riuso di aree dismesse;
• Valutazione preventiva della qualità di un suolo e dei servizi ecosistemici erogati (orientare le trasformazioni
ammissibili);
• Incremento generalizzato dei rapporti di copertura nei piani urbanistici per favorire forme più aggregate e intensive di
urbanizzazione;
• Utilizzo di materiali e superfici permeabili (diminuzione del ruscellamento superficiale); componente vegetale
(riduzione isola di calore, habitat);
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Un ringraziamento per la collaborazione a:
Regione Piemonte,
Regione Veneto,
Provincia di Torino,
Politecnico di Torino
Prof. Riccardo Santolini dell'Università di Urbino per le
indicazioni interpretative fornite.