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La responsabilità del revisore legale edell’esperto dottore commercialista,anche con riferimento alle attività di cuiagli artt. 2343 (relazione di stima deiconferimenti in natura) e 2501 sexiesc.c. (relazione sul rapporto di cambio).
1
1. Accettazione del cliente
2. Formulazione della proposta
3. Chiara definizione della natura dell’incarico e dei destinatari
4. Applicazione diligente dei principi di revisione internazionali (vedi
slide successiva)
5. Ottenimento di attestazione da parte della direzione
6. Ottenimento delle relazioni di altri Revisori
7. Ottenimento di pareri legali o di esperti su specifiche
problematiche
8. Redazione della Relazione di revisione con i diversi tipi di parere
9. Conservazione della documentazione probatoria dei controlli
effettuati
Premessa: La revisione legale in tutte le sue
fasi prevede la gestione del rischio
professionale (elencazione esemplificativa e non esaustiva)
2
3
Responsabilità degli amministratori per il bilancio d’esercizio
Gli amministratori della Società sono responsabili per la redazione del bilancio d’esercizio che
fornisca una rappresentazione veritiera e corretta in conformità alle norme italiane che ne disciplinano i
criteri di redazione.
Responsabilità della società di revisione
È nostra la responsabilità di esprimere un giudizio sul bilancio d’esercizio sulla base della
revisione contabile.
Abbiamo svolto la revisione contabile in conformità ai principi di revisione internazionali (ISA
Italia) elaborati ai sensi dell’art. 11, comma 3, del D.Lgs. n. 39/2010. Tali principi richiedono il
rispetto di principi etici, nonché la pianificazione e lo svolgimento della revisione contabile al fine di
acquisire una ragionevole sicurezza che il bilancio d’esercizio non contenga errori significativi.
La revisione contabile comporta lo svolgimento di procedure volte ad acquisire elementi probativi a
supporto degli importi e delle informazioni contenuti nel bilancio d’esercizio. Le procedure scelte
dipendono dal giudizio professionale del revisore, inclusa la valutazione dei rischi di errori significativi
nel bilancio d’esercizio dovuti a frodi o a comportamenti o eventi non intenzionali. Nell’effettuare tali
valutazioni del rischio, il revisore considera il controllo interno relativo alla redazione del bilancio
d’esercizio dell’impresa che fornisca una rappresentazione veritiera e corretta al fine di definire
procedure di revisione appropriate alle circostanze, e non per esprimere un giudizio sull'efficacia del
controllo interno dell’impresa. La revisione contabile comprende altresì la valutazione
dell'appropriatezza dei principi contabili adottati, della ragionevolezza delle stime contabili
effettuate dagli amministratori, nonché la valutazione della presentazione del bilancio
d’esercizio nel suo complesso.
Riteniamo di aver acquisito elementi probativi sufficienti ed appropriati su cui basare il nostro giudizio.
Estratto della relazione di revisione ex D.Lgs 39/2010
Art. 15 d. Lgs. 39/2010
1. I revisori legali e le società di revisione legale rispondono in solido tra loro e con gli
amministratori nei confronti della società che ha conferito l'incarico di revisione legale, dei suoi
soci e dei terzi per i danni derivanti dall'inadempimento ai loro doveri. Nei rapporti interni tra i
debitori solidali, essi sono responsabili nei limiti del contributo effettivo al danno cagionato.
2. Il responsabile dell'incarico ed i dipendenti che hanno collaborato all'attività di revisione
contabile sono responsabili, in solido tra loro, e con la società di revisione legale, per i danni
conseguenti da propri inadempimenti o da fatti illeciti nei confronti della società che ha
conferito l'incarico e nei confronti dei terzi danneggiati. Essi sono responsabili entro i limiti del
proprio contributo effettivo al danno cagionato.
3. L'azione di risarcimento nei confronti dei responsabili ai sensi del presente articolo si prescrive
nel termine di cinque anni dalla data della relazione di revisione sul bilancio d'esercizio o
consolidato emessa al termine dell'attività di revisione cui si riferisce l'azione di risarcimento.
La responsabilità civile del revisore: norme di riferimento
5
1. Responsabilità derivante dall’inadempimento dei loro doveri-
1.a. prestazione professionale- prestazione di mezzi– diligenza
professionale ed applicazione dei Principi di revisione; 2.b.
quantificazione del danno; 2.c. nesso di causalità tra
inadempimento e danno;
2. Onere della prova;
3. Solidarietà con gli amministratori;
4. Responsabilità parziaria delle persone fisiche che eseguono
l’incarico di revisione;
5. Prescrizione in cinque anni;
6. Responsabilità nei confronti della società (responsabilità
contrattuale);
7. Responsabilità nei confronti di soci e terzi (responsabilità
contrattuale o secondo altri extracontrattuale);
8. Revisione volontaria.
I principali aspetti della responsabilità dei revisori legali e delle società di revisione legale
6
La responsabilità civile del revisore: prestazione
professionale
Professioni intellettuali (Artt. 1176 e 2229 e ss. c.c.)
L’attività di revisione si qualifica quale professione intellettuale; al revisore
pertanto si applica il regime della responsabilità del professionista.
In questo senso:
Trib. Torino, 18/09/1993, in Giur. it. 1994, I,2, 655 «L'incarico conferito per la revisione è
sostanzialmente un mandato e tale incarico ha natura professionale».
App. Milano, 07/07/1998, in Vita Not., 1999, 273 «La natura giuridica dell'attività di revisione
contabile è da inquadrarsi nel campo delle prestazioni d'opera intellettuale».
In caso di problemi di particolare complessità, il professionista risponde solo dei
danni cagionati con dolo o colpa grave (art. 2236 c.c.). Trattasi di un limite alla
responsabilità che può essere fatto valere.
7
Obbligazione di mezzi (Artt. 1176 e 2229 e ss. c.c.)
L’obbligazione del revisore è una prestazione di mezzi, e non di risultato: la
dimostrazione di avere operato con la diligenza, professionalità e perizia di
ordine superiore richiesta ai sensi dell’art. 1176, comma 2, c.c., esclude
l’esistenza di un inadempimento e conseguentemente l’obbligazione risarcitoria.
La responsabilità civile del revisore: prestazione di mezzi
App. Roma Sez. II, 19/01/2006, Giur. It., 2006, 12, 2331, nota di BALZOLA
«La prestazione contrattuale della società di revisione si configura come un'obbligazione di mezzi e non di
risultato. Spetta pertanto alla società che lamenta di aver subito un danno fornire sia la prova della mancanza di
diligenza della stessa nello svolgimento dell'incarico sia la prova del nesso causale tra il preteso inadempimento e
i danni subiti»
Trib. Melfi, 13/05/2011, in Società, 2011, 12, 1385, nota VACCARI
«non si può affermare la responsabilità del revisore a causa della semplice, mancata scoperta di errori presenti in
bilancio, ma solo nel caso in cui quegli errori sarebbero stati riscontrati se il revisore avesse eseguito delle
procedure di verifica che invece ha omesso»
8
La responsabilità civile del revisore: diligenza
professionale ed applicazione dei Principi di revisioneParametro della diligenza (Artt. 1176 e 2229 e ss. c.c.)
La responsabilità del professionista impone uno standard di diligenza superiore (le
leges artis) a quello ordinario (la diligenza del buon padre di famiglia), da valutarsi
con riguardo alla natura dell’attività esercitata (art. 1176, comma 2, c.c.).
Il parametro superiore delle leges artis è rappresentato dai principi internazionali
di revisione contabile ISA (art. 11, D. Lgs. 39/2010)
9
Trib. Milano 04/11/2008, in Giur. it., 2009, 8-9, 1972, nota FIORIO.
Le parti attrici (terzi investitori) deducono l’inadempimento della società di revisione (del gruppo
Parmalat) agli obblighi derivanti dal contratto di Audit e dalla legge e agiscono per ottenere il risarcimento
del danno per essere, gli investitori, stati indotti ad acquistare titoli azionari e obbligazioni che, altrimenti,
non avrebbero negoziato.
In particolare i controlli del revisore erano stati formali e documentali e non attenevano a fatti di gestione;
le procedure di "circolarizzazione" delle informazioni contabili richieste a terzi (finanziatori, banche o
fornitori della società Bo.) non erano state svolte in ottemperanza di quanto disposto dal regolamento
Consob, poiché erano state accettate informative sui conti correnti e sulle forniture di terzi direttamente
dalla società che, in tal modo, ha potuto agevolmente costruire dati contabili e supporti cartacei
assolutamente falsi.
Danno emergente e lucro cessante
art. 1223 c.c. Risarcimento del danno.
«Il risarcimento del danno per l'inadempimento o per il ritardo deve comprendere così la perdita subita dal
creditore come il mancato guadagno, in quanto ne siano conseguenza immediata e diretta».
Quantificazione del danno: responsabilità contrattuale
Valutazione equitativa quale criterio residuale
art. 1226 c.c. Valutazione equitativa del danno.
«Se il danno non può essere provato nel suo preciso ammontare, è liquidato dal giudice con valutazione
equitativa».
Danno prevedibile in caso di mancanza di dolo
art. 1225. Prevedibilità del danno.
«Se l'inadempimento o il ritardo non dipende da dolo del debitore, il risarcimento è limitato al danno che poteva
prevedersi nel tempo in cui è sorta l'obbligazione».
Concorso del fatto colposo del creditore
art. 1227 c.c. Concorso del fatto colposo del creditore.
«Se il fatto colposo del creditore ha concorso a cagionare il danno, il risarcimento è diminuito secondo la gravità
della colpa e l'entità delle conseguenze che ne sono derivate.
Il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando l'ordinaria diligenza»
La responsabilità civile del revisore
10
c.c. art. 2056. Valutazione dei danni.
«Il risarcimento dovuto al danneggiato si deve determinare secondo le disposizioni degli articoli 1223,
1226 e 1227.
Il lucro cessante è valutato dal giudice con equo apprezzamento delle circostanze del caso».
Quantificazione del danno: responsabilità extracontrattuale
Nell’ambito della responsabilità extracontrattuale l’art. 2056 c.c. dispone un
rinvio a tutti i criteri di quantificazione summenzionati, escluso quello della
limitazione ai soli danni prevedibili, in caso di mancanza di dolo del
danneggiante
La responsabilità civile del revisore
11
art. 2059 c.c. Danni non patrimoniali.
«Il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi determinati dalla legge».
art. 185 c.p. Restituzioni e risarcimento del danno.«Ogni reato obbliga alle restituzioni, a norma delle leggi civili.
Ogni reato, che abbia cagionato un danno patrimoniale o non patrimoniale, obbliga al risarcimento il
colpevole e le persone che, a norma delle leggi civili, debbono rispondere per il fatto di lui»
Quantificazione del danno: danno morale
Il danno non patrimoniale (art. 2059 c.c. alla luce della giurisprudenza della
Cassazione, e art. 185 c.p.) potrebbe rientrare nel ventaglio dei danni
risarcibili in conseguenza dell’inadempimento dell’incarico del revisore legale
o dell’esperto, quando la condotta dannosa configuri una fattispecie penale ai
sensi dell’art. 185 c.p.
La responsabilità civile del revisore
12
Quantificazione del danno: danno morale
La responsabilità civile del revisore
Un cenno deve farsi al caso Parmalat (Trib. Milano, 4.11.2008), ove gli attori
(investitori) avevano inizialmente avanzato la richiesta di risarcimento del
danno morale, salvo poi abbandonare la pretesa.
Fuori dall’ipotesi precedentemente contemplata, il danno non patrimoniale
non dovrebbe trovare ristoro, atteso che il presupposto per ottenere il
risarcimento del danno non patrimoniale è la lesione di un interesse
inviolabile (un diritto fondamentale) della persona.
Tale non può considerarsi la tutela del risparmio.
art. 47 Cost.. «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme;
disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito».
13
La responsabilità civile del revisore: nesso di
causalità tra inadempimento e danno
L’accertamento della sussistenza del nesso di causalità tra
l’inadempimento del revisore e i danni patiti dai terzi si fonda su un
giudizio controfattuale volto ad acclarare se l’attività omessa dal
revisore avrebbe portato a neutralizzare o ridimensionare il danno (ad es.
inducendo gli amministratori a l’interrompere l’attività di impresa;
dissuadendo gli istituti di credito dall’erogare un finanziamento; evitando
l’investimento nelle azioni, quote o strumenti finanziari della società
revisionata etc.)
Tribunale di Milano, 08/11/2012, in Giurisprudenzadelleimprese.it.
La curatela attrice agisce nei confronti del revisore legale, per essersi questi limitato ad
esprimere un giudizio di impossibilità di emettere la relazione di revisione sul bilancio (c.d.«no
opinion») anziché esprimere una «adverse opinion», adducendo che, nel caso in cui la
relazione sul bilancio fosse stata negativa, non vi sarebbe stata prosecuzione dell’attività
d’impresa da parte degli amministratori, che avrebbero immediatamente attivato la procedura
fallimentare.
Il Tribunale rigetta la domanda rilevando che il revisore convenuto aveva dimostrato che, in un
caso analogo, riguardante una società appartenente allo stesso gruppo della decotta attrice, a
fronte dell’emissione di un giudizio negativo, l’attività di impresa era stata comunque portata
avanti dagli amministratori.
14
La responsabilità civile del revisore: nesso di
causalità tra inadempimento e danni
Casistica
App. Bari. 14/04/2016_ Il fatto illecito dell’Amministratore delegato interrompe
il nesso causale
«l'attività di revisione non può essere ritenuta come volta alla scoperta di
eventuali frodi e trova ovviamente un limite nella riconoscibilità dei fatti
secondo diligenza media, non potendosi ritenere che il revisore sia tenuto ad
andare oltre le carte accertando l'esistenza di fatti non documentati o
documentati dolosamente in modo fasullo; come detto a proposito dei
componenti del Cda e dei direttori generali, anche per la Società di revisione XY
S.p.a. deve ritenersi che il comportamento illecito di B. abbia interrotto ogni
nesso di causalità.»
15
In capo al danneggiato grava l’onere di dimostrare:
- l’inadempimento dell’incarico (nella specie occorre allegare
l’inadempimento indicando in cosa è consistita la negligenza,
imprudenza o imperizia, ad esempio indicando quale delle
leges artis è stata violata);
- il danno (quantificazione del danno);
- il nesso di causalità fra inadempimento dell’incarico e danno.
La responsabilità civile del revisore
Onere della prova da parte del danneggiato
16
Trib. Milano Sez. VI, 01-07-2011
«Spetta alle società emittenti fornire la prova che i giudizi favorevoli non
correttamente formulati sono stati causa del danno patrimoniale da esse
subito».
Trib. Milano, 25 luglio 2008
«Fa carico al soggetto che eccepisce la negligenza della società di revisione
l’onere di provare che questa abbia agito in violazione delle regole
giuridiche e della buona tecnica che presiedono all’adempimento del suo
incarico»
App. Roma Sez. II, 19-01-2006
«La prestazione contrattuale della società di revisione si configura come
un'obbligazione di mezzi e non di risultato. Spetta pertanto alla società che
lamenta di aver subito un danno fornire sia la prova della mancanza di
diligenza della stessa nello svolgimento dell'incarico sia la prova del nesso
causale tra il preteso inadempimento e i danni subiti.»
La responsabilità civile del revisore
Onere della prova da parte del danneggiato: massime
17
La responsabilità civile del revisore: Solidarietà con gli
amministratori e mancata previsione di un limite quantitativo
Ai sensi dell’art. 15 D.Lgs. 39/2010 «I revisori legali e le società di revisione legale
rispondono in solido tra loro e con gli amministratori nei confronti della
società che ha conferito l'incarico di revisione legale, dei suoi soci e dei terzi per
i danni derivanti dall'inadempimento ai loro doveri».
Il richiamo alla responsabilità parziaria viene effettuato nella disciplina dei rapporti
interni fra i coobbligati in solido:
« Nei rapporti interni tra i debitori solidali, essi sono responsabili nei limiti del
contributo effettivo al danno cagionato».
La responsabilità dei revisori pertanto è rimasta solidale, non sono state recepite le
suggestioni della Raccomandazione UE del 2008, che aveva invitato gli Stati membri a
limitare la responsabilità dei revisori mediante:
1) la fissazione di un importo finanziario massimo ovvero di una formula che ne consenta il
calcolo;
2) la responsabilità proporzionata o parziaria, che escluda il coinvolgimento del revisore al
di là del contributo effettivo;
3) limitazioni di responsabilità rimesse all’accordo delle parti.
18
- Le società di revisione sono spesso il «bersaglio
privilegiato» degli attori-danneggiati;
- Anche una percentuale bassa di responsabilità le espone al
rischio di risarcire l’intero danno;
- Il regresso nei confronti degli altri operatori corresponsabili
(amministratori, sindaci) può essere infruttuoso;
- Difficile e costoso assicurarsi contro i rischi professionali.
Responsabilità solidale: effetti della mancata limitazione di responsabilità
19
La responsabilità civile del revisore: Solidarietà con gli
amministratori e mancata previsione di un limite quantitativo
La responsabilità civile del revisore: Responsabilità parziaria
delle persone fisiche che eseguono l’incarico di revisione
La responsabilità parziaria, proporzionale al contributo effettivo riappare
nel secondo comma, dell’art. 15 del D. Lgs. 39/2010, laddove viene
disciplinata la responsabilità delle persone fisiche che hanno eseguito
l’incarico:
«Il responsabile dell'incarico ed i dipendenti che hanno collaborato all'attività
di revisione contabile sono responsabili, in solido tra loro, e con la società
di revisione legale, per i danni conseguenti da propri inadempimenti o da
fatti illeciti nei confronti della società che ha conferito l'incarico e nei
confronti dei terzi danneggiati. Essi sono responsabili entro i limiti del
proprio contributo effettivo al danno cagionato.»
Non può non osservarsi che la formulazione della disposizione è
antinomica, atteso che in apertura sancisce la responsabilità solidale degli
stessi soggetti fra loro e con la società di revisione. Prevale la tesi della
responsabilità parziaria.
(responsabile dell’incarico, dipendenti e collaboratori)
20
La responsabilità civile del revisore: prescrizione in
cinque anni
Prescrizione dell’azione di responsabilità nei confronti del
revisore legale, ai sensi dell’art. 15 D. Lgs. 39/2010
L'azione di risarcimento nei confronti dei revisori legali si prescrive
nel termine di cinque anni dalla data della relazione di
revisione sul bilancio d'esercizio o consolidato emessa al
termine dell'attività di revisione cui si riferisce l'azione di
risarcimento. (15, comma 3, D. Lgs. 39/2010).
La prescrizione quinquennale rappresenta il vero argine alle azioni di
responsabilità contro il revisore legale, «il tanto discusso regime di
responsabilità parziaria, che alla fine il legislatore non ha adottato, è soltanto
uno dei tanti mezzi cui l’ordinamento, nel bene e nel male, può fare ricorso»
(GIUDICI, La responsabilità civile del revisore legale, in Società, 2010, 8, 33)
21
Responsabilità contrattuale
Onere della prova
Il creditore della prestazione deve
«allegare» l’inadempimento e dimostrare il
nesso causale e l’entità del danno; in capo
all’esperto grava l’onere di dimostrare la
corretta esecuzione della prestazione
Danno risarcibile:
limite di risarcibilità ai soli danni
prevedibili, in mancanza di dolo (art. 1225
c.c.)
Prescrizione
Termine decennale
la natura della responsabilità civile: principi generali
Responsabilità extracontrattuale
Onere della prova
Il danneggiato deve dimostrare la condotta
dolosa o colposa (negligente, imperita o
imprudente), l’entità del danno e il nesso
causale fra la condotta e il danno
Danno risarcibile:
non trova applicazione il limite di cui all’art.
1225 c.c., in quanto non richiamato dall’art.
2056 c.c.
Prescrizione
Termine quinquennale
La responsabilità civile del revisore: Natura
contrattuale o extracontrattuale?
22
1. della società
2. dei soci
3. dei terzi
Non si pongono dubbi sulla natura contrattuale della responsabilità nei
confronti della società.
Qualche perplessità invece desta la qualificazione della responsabilità del
revisore nei confronti dei soci e dei terzi (creditori sociali etc.), che:
- secondo l’opinione più recente, ha natura contrattuale;
- per l’opinione tradizionale (e maggioritaria in giurisprudenza) ha natura
extracontrattuale.
Il revisore è responsabile nei confronti:
La responsabilità civile del revisore: Natura
contrattuale o extracontrattuale?
23
La natura della responsabilità del revisore legale (verso la società e verso soci e
terzi) ha minor rilievo in considerazione del fatto che:
• il regime dell’onere probatorio che grava in capo al danneggiato è pressoché identico
(trattandosi di un incarico professionale), dovendo il danneggiato dimostrare
l’inadempimento dell’incarico, il danno e il nesso causale fra inadempimento e danno.
• il D.Lgs 39/2010 ha previsto esplicitamente la prescrizione quinquennale per tutte e tre le
ipotesi (responsabilità nei confronti della società, di soci, di terzi).
La distinzione potrebbe restare rilevante con riguardo:
• al profilo del danno risarcibile (art. 1225 c.c.);
• al limite di responsabilità per colpa lieve, di cui all’art. 2236 c.c. (ai sensi del quale, nel
caso di problemi di particolare complessità, il professionista risponde solo per dolo o colpa
grave), che secondo una parte della dottrina si applica solo alle ipotesi di responsabilità
contrattuale (e pertanto non troverebbe mai applicazione nei casi responsabilità
extracontrattuale, anche allorquando il comportamento dannoso si concreti
nell’inadempimento di un incarico di natura professionale e intellettuale).
La responsabilità civile del revisore: Natura
contrattuale o extracontrattuale?
24
Nello stesso senso:
Trib. Torino 18/09/1993, in Giur. it., 1993, I, 2, 655, nota SANTARONI;
Trib. Milano,18/06/1992,in Giur. it., 1993, I, 2, 1, nota MONTALENTI.
App. Milano, 02/05/2017, in Leggiditalia.it
«Sul punto, il collegio aderisce alle medesime considerazioni del giudice di prime cure il quale
correttamente iscrive la responsabilità del revisore «nell'alveo della responsabilità extracontrattuale,
proprio in ragione dell'assenza di un qualsiasi rapporto contrattuale tra le società di revisione e gli
investitori, rapporto che sussiste invece esclusivamente tra le società di revisione e la società
revisionata" ».
App. Bari Sez. I, Sent., 14/04/2016, in Leggiditalia.it
«Quanto al danno risarcibile, deve considerarsi che, trattandosi di responsabilità ex art. 2043 c.c. , il
danno è ravvisabile ex artt. 2056 e 1223 c.c. nella perdita del capitale investito e nel mancato guadagno
prevedibile» (La statuizione del giudice riguarda il rapporto fra revisore e investitori).
Trib. Milano, 04/11/2008, in Società, 2009, 3, 309«La società di revisione è tenuta a risarcire in via
extracontrattuale il danno subito dagli azionisti e dagli obbligazionisti qualora possa presumersi che
un investitore di media ragionevolezza in presenza di una corretta attività di revisione contabile non
avrebbe effettuato l'investimento».
25
La responsabilità civile del revisore: Natura
contrattuale o extracontrattuale?
Attività di revisione «certificativa»: responsabilità nei confronti dei terzi
Funzione pubblicistica - Affidamento dei terzi
Gli esiti dell’attività concernenti la situazione patrimoniale e gestionale della società
sono destinati, per legge o per contratto, alla conoscenza da parte di soggetti terzi.
Non occorre, acciocché si versi in questa ipotesi, che l’operato del revisore venga
depositato presso il Registro delle Imprese, è sufficiente che esso sia stato in qualche
modo reso pubblico in senso lato (perché, ad esempio, portato a conoscenza degli
istituti di credito che hanno concesso affidamenti).
Attività di revisione «non certificativa»: no responsabilità nei confronti dei
terzi
Destinata a un uso solo interno alla società committente
CONTE, Responsabilità della società di revisione in caso di revisione volontaria nell’ambito della due
diligence, in Giur. comm., 2000, I, p. 446;
ANASTASI, Fallimento e responsabilità della società di revisione in caso di revisione volontaria, in Dir.
fall, 2014, 5, 20485;
La responsabilità civile del revisore: Revisione
volontaria e altri incarichi di revisione
26
27
La responsabilità dell’espertodottore commercialista ex art.2343 (relazione di stima deiconferimenti in natura).
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
Art. 2343 c.c. Stima dei conferimenti di beni in natura e di crediti nelle S.p.A.
«Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione
giurata di un esperto designato dal tribunale nel cui circondario ha sede la
società, contenente la descrizione dei beni o dei crediti conferiti,
l'attestazione che il loro valore è almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini
della determinazione del capitale sociale e dell'eventuale soprapprezzo e i
criteri di valutazione seguiti. La relazione deve essere allegata all'atto
costitutivo.
L'esperto risponde dei danni causati alla società, ai soci e ai terzi. Si
applicano le disposizioni dell'articolo 64 del codice di procedura civile».
La responsabilità dell’esperto per la stima dei conferimenti in natura
28
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
art. 2465 c.c. Stima dei conferimenti di beni in natura e di crediti nelle S.r.l.
«Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione giurata di un
revisore legale o di una società di revisione legale iscritti nell'apposito registro.
La relazione, che deve contenere la descrizione dei beni o crediti conferiti,
l'indicazione dei criteri di valutazione adottati e l'attestazione che il loro valore è
almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del capitale
sociale e dell'eventuale soprapprezzo, deve essere allegata all'atto costitutivo.
(omissis)
Nei casi previsti dai precedenti commi si applicano il secondo comma
dell'articolo 2343 (responsabilità per i danni causati)»
Lo status dell’esperto
29
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
Lo status dell’esperto
Nelle S.P.A. l’esperto non deve
essere necessariamente iscritto
nel registro dei revisori
contabili.
La nomina non è determinata dalla
società conferitaria bensì dal
tribunale.
Nelle S.R.L., l’esperto non deve
essere necessariamente iscritto nel
registro dei revisori contabili.
L’incarico all’esperto è conferito
dalla società.
30
La prestazione dell’esperto si qualifica come professionale, a contenuto
intellettuale, pertanto trovano applicazione le disposizioni di cui agli artt. 1176,
comma 2 (diligenza superiore) e art. 2229 e ss. del c.c. (cfr. supra).
Ne discende:
- che trova applicazione l’art. 1176 comma 2 c.c. (diligenza professionale,
applicazione delle leges artis);
- che si tratta di una prestazione di mezzi, e non di risultato, pertanto il
soggetto che si assume danneggiato deve allegare l’inadempimento e
dimostrare il pregiudizio subito, restando salva, di contra, la possibilità per
l’esperto di dimostrare che l’inesattezza della valutazione non è dovuta a
negligenza, imprudenza o imperizia, atteso il rispetto delle leges artis e
delle procedure;
- l’applicazione dell’art. 2236 c.c. che esclude la responsabilità per colpa lieve
se la prestazione implica problemi tecnici di particolare difficoltà.
Professioni intellettuale
31
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
La responsabilità dell’esperto
Sia nelle S.P.A. che nelle S.R.L.:
1. è espressamente indicato che l’esperto risponde nei confronti della società,
dei soci (anche futuri acquirenti delle quote, cfr. Cass. 1240/2000) e dei terzi.
2. non trova applicazione il regime speciale di responsabilità individuato
dall’art. 15 del D. Lgs. 39/2010 (che riguarda l’attività di revisione del bilancio).
3. la disciplina della responsabilità civile va ricercata nei principi generali di
responsabilità civile e, per ciò che attiene ai profili di responsabilità penale,
nell’art. 64 c.p.c.
Cass. civ. Sez. III, 04/02/2000, n. 1240 «L'azione di responsabilità nei confronti dell'espertoredattore della relazione di stima del patrimonio sociale nel caso di trasformazione di una società dipersone in società di capitali può essere promossa anche dai soci futuri della società trasformata,che tali cioè non siano ancora all'atto della trasformazione».
32
Responsabilità contrattuale
Danno risarcibile: limite di risarcibilità ai
soli danni prevedibili, in mancanza di dolo
(art. 1225 c.c.)
Prescrizione
Termine decennale
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
la natura della responsabilità civile: principi generali
Responsabilità extracontrattuale
Danno risarcibile: non trova applicazione il
limite di cui all’art. 1225 c.c., in quanto non
richiamato dall’art. 2056 c.c.
Prescrizione
Termine quinquennale
33
Valgono le considerazioni già viste sul limite di responsabilità per colpa lieve, di cui all’art. 2236 c.c. (ai
sensi del quale, nel caso di problemi di particolare complessità, il professionista risponde solo per dolo o
colpa grave), che secondo una parte della dottrina si applica solo alle ipotesi di responsabilità contrattuale e
pertanto non troverebbe mai applicazione nei casi responsabilità extracontrattuale, anche allorquando il
comportamento dannoso si concreti nell’inadempimento di un incarico di natura professionale e intellettuale.
Onere della prova
(inadempimento-mancanza di diligenza, nesso causale fra inadempimento e danno,
quantificazione del danno, a carico del danneggiato)
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
La natura della responsabilità dell’esperto
La natura della responsabilità dell’esperto è discussa.
La questione non avrebbe sapore meramente speculativo, atteso che di
norma sprigiona un significativo impatto, in termini applicativi, con
riguardo:
al danno risarcibile (prevedibile)
alla prescrizione
al limite di responsabilità per colpa lieve (ex 2236 c.c.)
Trattandosi però di responsabilità derivante dalla inesatta esecuzione di un
incarico professionale, le differenze concernenti l’onere probatorio vanno
sfumandosi (in capo al danneggiato incombe l’onere di dimostrare
l’inadempimento inteso quale mancata applicazione della diligenza
professionale, il danno e il nesso causale fra inadempimento e danno): il
rilievo della distinzione resta ai fini della prescrizione, e della quantificazione del
danno.34
La dottrina più recente ritiene che la responsabilità dell'esperto sia contrattuale e non
extra contrattuale
Non vi sono problemi di qualificazione del rapporto fra la s.r.l. conferitaria ed
esperto nominato, atteso che l’incarico professionale è attribuito contrattualmente, e
pertanto la natura contrattuale è pacifica.
Qualche perplessità sussiste ancora con riguardo al rapporto intercorrente fra:
La S.p.A. conferitaria e l’esperto;
I Soci e l’esperto (per S.p.A ed S.r.l.)
I terzi e l’esperto (per S.p.A ed S.r.l.)
Benché nelle S.p.A. non vi sia un vero e proprio contratto, tra la società conferitaria
e l’esperto (nominato dal Tribunale), la nomina giudiziaria costituisce fonte
dell'obbligazione di una specifica prestazione (di natura professionale) ai sensi dell'art.
1173, 1° co (TASSINARI, sub art. 2343 c.c., in Commentario Alberti, Padova, 2007,
256).
Anche al rapporto fra i terzi e i soci, la dottrina più recente, che si muove nel solco
delle teorie sul «contatto sociale» o «con effetti di protezione nei confronti del terzo»,
riconosce natura contrattuale.
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
La natura della responsabilità dell’esperto nella stima dei conferimenti:
la dottrina
35
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
La stima dei conferimenti: natura della responsabilità dell’esperto
Un cenno infine deve farsi a quella dottrina che considera l’esperto un ausiliario
del giudice, atteso il rinvio all'art. 64 c.p.c., e pertanto ad esso deve estendersi la
corrispondente disciplina (COTTINO, Diritto commerciale, I, 2, Le società, Padova,
1999, 158; RAGUSA MAGGIORE, I conferimenti come anticipazione delle azioni,
in Trattato delle società, Padova, 2003, 312).
In senso difforme tuttavia anche la giurisprudenza:
Cass. civ. Sez. II, 18-02-2000, n. 1823 «In tema di liquidazione del compenso spettante a consulenti tecnici,
periti, interpreti e traduttori, la l. n. 319 del 1980 ha carattere di specialità, e non è, pertanto, applicabile agli
ausiliari del giudice ivi non espressamente menzionati. Ne consegue che detta legge non trova applicazione
nei confronti del commercialista incaricato della stima, ex art. 2343 c.c. , dei conferimenti in natura apportati in
occasione della trasformazione di una società.».
Trib. Bologna, 17-12-1997, in Giur. Comm., 1999, II, 158 nota di MALSERVIZI, BRICOLA;
App. Catania, 19-05-1989, in Giur. Comm., 1990, II, 497.
Un secondo orientamento dottrinale (quello più tradizionale) continua a
configurare la responsabilità dell’esperto nei confronti dei terzi e dei soci, come
extracontrattuale, attribuendo rilevo all’assenza di un contratto fra i danneggiati
e l’esperto (che costituisce lo storico discrimen fra i titoli di responsabilità di cui di
cui agli artt. 1218 e 2043 c.c.
36
Responsabilità contrattuale
Quantificazione del danno (solo danno
prevedibile)
Prescrizione decennale
Limite responsabilità per colpa lieve
Si applica
L’esperto e la relazione ex art. 2343 c.c.
Conclusioni: la natura della responsabilità dell’esperto nei confronti della
società, dei soci e dei terzi
Responsabilità extracontrattuale
Quantificazione del danno (anche non
prevedibile)
Prescrizione quinquennale
Limite responsabilità per colpa lieve
Non si applica
Responsabilità
verso la società
Responsabilità verso i soci ed i
terzi secondo l’orientamento
tradizionale.
Per la dottrina recente anche verso i soci ed i terzi si
configura responsabilità contrattuale37
Onere della prova
(inadempimento-mancanza di diligenza, nesso causale fra inadempimento e danno,
quantificazione del danno, a carico del danneggiato)
Trib. Milano, 07/11/2014, in Giurisprudenza delle imprese.it
Caso: conferimento di ramo d’azienda in s.p.a., sopravvalutazione del bene
stimato.
In quell’occasione il Tribunale si è pronunciato in favore del perito, ma per ragioni
procedurali (in corso di causa la curatela attrice aveva modificato la domanda nei
confronti del perito, chiedendo in un primo momento di riconoscerne la
responsabilità per il danno da sovrastima dell’azienda e successivamente per il
danno derivato dalle perdite gestorie conseguenti all’indebita prosecuzione
dell’attività di impresa da parte degli amministratori).
Incidenter tantum viene trattato il tema della quantificazione del danno che, nella
prima domanda l’attore aveva identificato col valore dei mancati conferimenti
(differenza fra conferimento stimato e valore reale), successivamente
rideterminandolo, nella seconda domanda, e identificandolo nella differenza fra
crediti insinuati al passivo fallimentare e l’attivo della società decotta (dunque
l’ammontare dei crediti rimasti insoddisfatti all’esito della procedura fallimentare).
La stima dei conferimenti: casistica
38
L’esperto e la relazione ex art. 2501 sexies c.c.
La responsabilità dell’espertodottore commercialista, conriferimento alla relazione di cuiall’art. 2501 sexies c.c. (relazionesul rapporto di cambio).
39
Art. 2501 sexies c.c.
«Uno o più esperti per ciascuna società redigono una relazione sulla congruità
del rapporto di cambio delle azioni o delle quote, che indichi:
a) il metodo o i metodi seguiti per la determinazione del rapporto di cambio
proposto e i valori risultanti dall'applicazione di ciascuno di essi;
b) le eventuali difficoltà di valutazione.
La relazione deve contenere, inoltre, un parere sull'adeguatezza del metodo
o dei metodi seguiti per la determinazione del rapporto di cambio e
sull'importanza relativa attribuita a ciascuno di essi nella determinazione del
valore adottato».
La relazione sulla congruità del rapporto di cambio: contenuto
40
L’esperto e la relazione ex art. 2501 sexies c.c.
Art. 2501 sexies c.c.
«L'esperto o gli esperti sono scelti tra i soggetti di cui al primo comma
dell'articolo 2409-bis e, se la società incorporante o la società risultante dalla
fusione è una società per azioni o in accomandita per azioni, sono designati dal
tribunale del luogo in cui ha sede la società. Se la società è quotata in mercati
regolamentati, l'esperto è scelto tra le società di revisione sottoposte alla
vigilanza della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa»
La relazione sulla congruità del rapporto di cambio: i requisiti professionali
Diversamente da quanto previsto per l’esperto che si occupa della stima dei
conferimenti, la relazione sulla congruità del rapporto di cambio è effettuata da
un revisore legale, e, per le società quotate in mercati regolamentati, da una
società di revisione.
Ciò non comporta, ad ogni modo, l’estensione dell’art. 15 del D. lgs. 39/2010, il
cui ambito di applicazione è limitato all’attività di revisione espletata sul bilancio
d’esercizio o consolidato.
41
L’esperto e la relazione ex art. 2501 sexies c.c.
Art. 2501 sexies c.c.
«L'esperto risponde dei danni causati alle società partecipanti alle fusioni, ai loro
soci e ai terzi. Si applicano le disposizioni dell'articolo 64 del codice di procedura
civile.».
Natura della responsabilità
Anche in questa ipotesi la dottrina prevalente ritiene che il rinvio all’art. 64 c.p.c.
riguardi esclusivamente i profili di responsabilità penale, mentre con riguardo alla
responsabilità civile dell'esperto l’opinione più recente qualifica la responsabilità
dell’esperto come contrattuale, atteso che il suo particolare status professionale è
idoneo a instaurare l’affidamento dei soci e dei terzi (creditori sociali), integrando così
un rapporto obbligatorio (art. 1173 c.c.), seppur privo del carattere contrattuale (Miola,
Armonie e disarmonie nel diritto comunitario delle società di capitali, 2003, p. 515).
Restano, anche in questo caso, voci discordanti (si tratta delle posizioni più
tradizionali) che configurano la responsabilità nei confronti dei soci e dei terzi come
extracontrattuale (SANTAGATA, Tr. Colombo Portale, vol. VII/1, 2004, p. 376 e ss)..
42
L’esperto e la relazione ex art. 2501 sexies c.c.
La prestazione dell’esperto si qualifica come professionale, a contenuto
intellettuale, pertanto trovano applicazione le disposizioni di cui agli artt. 1176,
comma 2 (diligenza superiore) e art. 2229 e ss. del c.c. (cfr. supra).
Ne discende:
- che si tratta di una prestazione di mezzi, e non di risultato, pertanto il
soggetto che si assume danneggiato deve allegare l’inadempimento e
dimostrare il pregiudizio subito, restando salva, di contra, la possibilità per
l’esperto di dimostrare che l’inesattezza della valutazione non è dovuta a
negligenza, imprudenza o imperizia, atteso il rispetto delle leges artis e delle
procedure.
- l’applicazione dell’art. 2236 c.c. che esclude la responsabilità per colpa lieve
se la prestazione implica problemi tecnici di particolare difficoltà.
Professioni intellettuale
In dottrina:
Spolidoro, Fusioni e scissioni di società,1994, p. 73
Santagata, Tr. Colombo Portale, vol. VII/1, 2004, pp. 375-376 e ss, qualifica l’attività
dell’esperto quale prestazione professionale di analisi, verifica e controllo, assimilabile
alla certificazione, ma dubita della possibilità di applicare l’esimente di cui al 2236 c.c.
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L’esperto e la relazione ex art. 2501 sexies c.c.
Responsabilità contrattuale
Quantificazione del danno (solo danno
prevedibile)
Prescrizione
Termine decennale
Limite responsabilità per colpa lieve
Si applica
Responsabilità extracontrattuale
Quantificazione del danno (anche non
prevedibile)
Prescrizione
Termine quinquennale
Limite responsabilità per colpa lieve
Non si applica
Responsabilità
verso la società
Responsabilità verso i soci ed i
terzi secondo l’orientamento
tradizionale.
Per la dottrina recente anche verso i soci ed i terzi si
configura responsabilità contrattuale44
Onere della prova
(inadempimento-mancanza di diligenza, nesso causale fra inadempimento e danno,
quantificazione del danno, a carico del danneggiato)
L’esperto e la relazione ex art. 2501 sexies c.c.
Conclusioni: la natura della responsabilità dell’esperto nei confronti della
società, dei soci e dei terzi
Dott. Alberto Fioritti
Piazza Galvani, 3 - 40124 Bologna
Tel. +39 051 239789 - Fax +39 051 223913
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