Upload
others
View
1
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
Editoriale
iamo al secondo anno di vita de
“L’Alfiere”. Festeggiamo con grande soddi-
sfazione questo traguardo perché l’avventu-
ra intrapresa non era né facile né scontata. Ci sono
stati d’aiuto i tanti suggerimenti e consigli – le
critiche anche - dei soci e dei lettori, ma quando sei
guidato dalla passione ogni sforzo viene affrontato
con entusiasmo. Viviamo quindi con legittimo
orgoglio questo momento storico, giunti a oltre
cinquantasette anni dalla fondazione della nostra
Associazione. “L’Alfiere” si avvale dell’impegno
straordinario e disinteressato di tanti «giornalisti
volontari». È grazie al loro lavoro che cercheremo
di mantenere aperto il legame e il dialogo con i soci,
con la città, con il mondo della Giostra e con
quanti ci ammirano e ci supportano. L’anno 2017 si
è aperto con l’esibizione in Oman, di cui trovate un
ampio resoconto all’interno. Siamo certi che lo
strepitoso successo ottenuto in questa prestigiosa
trasferta sia di favorevole auspicio per i prossimi
S
1L’ALFIERE - n. 1 - 2017
L’ALFIEREPeriodico di informazione dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo
Autorizzazione Tribunale Arezzo n. 2/16 del 23/05/16 - Dir. Resp.: Sergio Rossi - Coordinamento redazionale: Romano Junior Vestrini, Daniele Serboli -
L’ALFIERE - Pubblicazione a cura dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo, Piazzetta del Praticino, 7 - 52100 Arezzo - Hanno collaborato: Riccardo Nardi, Lorenzo
Diozzi, Simone Duranti, Ugo Baldesi, Lorenzo Buracchi e Francesco Ricciarini - Foto: archivio Sbandieratori
Anno II – n. 1
Aprile 2017
Notizie dall’AssociazioneSuccesso straordinario in Oman
2
Dietro le quinteSbandieratori, scuola di vita
4
Trasferte memorabiliCorea 2000 e 2006: Seoul Drum Festival
6
Giostra e dintorni Intervista all’Associazione «Signa Arretii»
8
Parola alla storiaLa storia del Gruppo Sbandieratori – Parte I
10
L’angolo del circoloFesta di carnevale e tornei in sede
12
Sommario
numerosi impegni e per le Giostre del Saracino di
giugno e settembre, di cui avremo modo di parlare
nei numeri successivi.
Ci preme stavolta evidenziare una fondamentale
novità: dalla prossima dichiarazione dei redditi sarà
possibile destinare agli Sbandieratori il 5 per mille.
Questo offrirà l’opportunità di dare sostegno
concreto e gratuito ad un’Associazione che vive di
autofinanziamento, di per sé non sufficiente a
bilanciare i forti costi di gestione: confidiamo
quindi nella partecipazione di tutti coloro che
hanno a cuore il nostro Sodalizio.
Buona lettura!
Sergio Rossi
Successo straordinario in Oman
l 2017 si è aperto nel migliore dei modi per
l’Associazione poiché nei primi giorni di
gennaio il gruppo è stato protagonista della
importante trasferta a Muscat, capitale del Sultanato
dell’Oman. Questo impegno ha richiesto alla squa-
dra composta da musici, sbandieratori e capitanata
da Giacomo Romanelli diverse settimane di prepa-
razione. Gli allenamenti al freddo dei mesi invernali
erano però scaldati dall’aspirazione di volersi esibire
al meglio nel clima mite della penisola araba. Lo
spettacolo si è tenuto a seimila kilometri da Piazza
Grande presso i giardini del teatro dell’Opera di
Muscat in occasione dell’evento “Celebrating
Oman: The Great Journey” con il quale per tre
giorni consecutivi il Sultano dell’Oman ha voluto
celebrare la propria nazione. Questo evento ha
visto la partecipazione di decine di gruppi di artisti
e ha ripercorso i vari momenti storici dello Stato
arabo dalla sua nascita allo sviluppo economico
degli ultimi trenta anni. Le esibizioni degli
sbandieratori hanno rappresentato con il lancio
delle loro bandiere unite a quelle dell’Oman proprio
il momento di benessere più attutale. Tra i tanti spet-
Gli altri impegni di inizio annoe altre esibizioni degli Sbandieratori in
questi primi mesi dell’anno sono state il
14 Gennaio in Duomo per l’Offerta dei
Ceri a Beato Gregorio X, evento giunto alla
ventesima edizione che segna l’inizio dell’Anno
Giostresco e il 15 Febbraio per celebrare la Ma-
donna del Conforto. Questi due appuntamenti,
ai quali partecipano tutti
i gruppi e quartieri della
Giostra, sono tra i più
importanti incontri del
mondo del Saracino con
la tradizione religiosa
della città. Inoltre il 19
Febbraio nella cornice
di Castiglion Fibocchi il
gruppo si è esibito per il Carnevale dei figli di
Bocco in una festa alla quale l’Associazione
partecipa sempre con grade entusiasmo.
NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE
2
Lorenzo Diozzi
I
L’ALFIERE - n. 1 - 2017
Ltatori erano anche presenti le più importanti cariche
politiche nazionali ed internazionali presenti nella
capitale del sultanato.
Gli altri gruppi che sono stati chiamati
dall’organizzazione dello spettacolo erano formati
da atleti, musicisti ed artisti di altissimo livello e
facenti parte di realtà artistiche di natura
professionale. Questa differenza tra la nostra
passione gratuita e volontaria e le altre realtà
presenti nel teatro non ha però rappresentato un
ostacolo bensì è stato un volano per spingere al
massimo le nostre capacità.
Il 2017 inizia con una trasferta di grande prestigio in Medio Oriente
NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE
3L’ALFIERE - n. 1 - 2017
Il capotrasferta è stato Ucellino, noto anche come
Giacomo Romanelli, che più volte prima delle
prove e delle esibizioni ha radunato musici e
sbandieratori richiamando alla concentrazione ed
evocando nei vari componenti del gruppo lo spirito
di unione e affiatamento che ha reso di alto livello
ogni lancio di bandiera e nota musicale. La trasferta
tuttavia ha avuto anche dei momenti di difficoltà: i
bagagli del gruppo che contenevano costumi,
strumenti e bandiere sono arrivati con un giorno di
ritardo rispetto all’arrivo degli sbandieratori e
all’inizio delle prove organizzate dalla regia
dell’evento. Questo ritardo che può sembrare
minimo era invece un potenziale ostacolo per lo
svolgimento di tutto lo spettacolo. Tuttavia
dimostrando di essere un gruppo unito e coeso gli
sbandieratori hanno saputo gestire il difficile
momento dimostrando poi fortunatamente nel
secondo giorno di prove il proprio potenziale. Le
difficoltà sono poi presto andate in secondo piano
e sono state sostituite dall’entusiasmo naturale
provato a seguito delle ben riuscite esibizioni e degli
apprezzamenti e complimenti ricevuti dal pubblico,
dalla regia e dall’organizzazione dello spettacolo.
Ogni sera dopo le esibizioni il gruppo si è divertito
a riguardare i propri lanci e ascoltare le proprie
musiche non su Teletruria, come succede sempre
dopo il Saracino ma su OmanTv la rete nazionale
che ha trasmesso lo spettacolo in tutto l’Oman.
Nella trasferta ci sono stati dei momenti in cui gli
sbandieratori non hanno dovuto vestire costume e
stivali e si sono concentrati nel visitare le attrazioni
della città di Muscat come la Grande Moschea, la
spiaggia oceanica e il mercato nel quale ognuno ha
comprato la tunica tradizionale dell’Oman e tanti
altri oggetti per ricordo e regalo. Merita inoltre di
essere ricordata la giornata in cui il gruppo ha
visitato il deserto a bordo di alcuni fuoristrada
guidati da esuberanti guide turistiche per poi fare
una rilassante tappa in mezzo ad impervi monti
privi di vegetazione tra i quali come per miraggio si
trova una oasi di acqua dolce.
Questa trasferta ha permesso alle bandiere e
musiche della nostra città di unirsi ai simboli
dell’Oman: i colori e gli stemmi disegnati da Piero
della Francesca in Toscana nel XV secolo hanno
infatti sfilato vicino ad edifici dalla struttura
architettonica araba.
In questa occasione il Gruppo Sbandieratori non è
solo stato ambasciatore di Arezzo in una parte del
mondo ma anche ambasciatore di importanti valori
come il rispetto delle diverse tradizioni e la
collaborazione con esse per raggiungere momenti
di armonia e bellezza.
DIETRO LE QUINTE
4
Sbandieratori, scuola di vita
Entrare negli Sbandieratori ha un significato che va ben oltre l’indossare un costume medievale
Riccardo Nardi «FLEBO»
L’ALFIERE - n. 1 - 2017
hi non conosce l’immagine del Gruppo
Sbandieratori di Arezzo?! I nostri alfieri
fotografati mentre si esibiscono nelle piazze
più belle dei cinque continenti, da Parigi a New York,
da Beirut a Johannesburg, spingendoci poi fino a
Melbourne.
Inutile ripetere quale impegno richieda il
raggiungimento di tali risultati… si sa! 80 ragazzi di
estrazione sociale variegata: dal professore di storia (che
ci tiene informati sugli Unni e gli Ittiti), all’artigiano (che
mobilita i ragazzi per ristrutturare la sede ogni tre
giorni) o al commerciante orafo (esperto di
SPAGNUOLO), per non parlare poi dell’alto ufficiale
(disarmato perché obiettore di coscienza). Fasce di età
che vanno dai 14 anni dei più giovani ai 70 di Edo, il
“Re del capèllo”, (Edo lo sai che ti voglio bene eh!);
tutte persone che dopo una dura giornata di lavoro o di
studio trovano la voglia e lo spirito, togliendo del
tempo alle proprie famiglie, per andare ad impegnarsi
per il gruppo. Tenete presente che anche chi non ha
più l’età per fare trasferte, continua a dare un
contributo al gruppo come socio, come consigliere,
oppure più semplicemente aiutando i più giovani nelle
più svariate iniziative, che vanno dalle cene, alla
pubblicazione di un giornale, alla partecipazione a feste
C
più o meno impegnative come fu il Medioevo Aretino
o recentemente Arezzo Back in Time.
Quindi la domanda può sorgere spontanea: “ma chi
ve lo fa fare?”
Chi ve lo fa fare di affrontare viaggi snervanti in
pullman, oppure in aereo, per andare a stamburellare
(nel mio caso) in altre città o paesi? Oggi un viaggio è
alla portata di tutti, senza troppo impegno o stress!
In primo pianoiovedì 16 marzo, presso i locali della sede, si è tenuta la presentazione del libro
«Mille bandiere fra storia e memoria», che ripercorre la storia del Gruppo dalle ori-
gini ai suoi primi grandi successi internazionali, attraverso una raccolta di memorie,
emozioni e sensazioni di coloro che per primi hanno fatto parte dell'Associazione. La serata,
introdotta dal Presidente Giovanni Bonacci e coordinata da Ugo Baldesi, è stata animata dagli
interventi, tra gli altri di Rodolfo Grotti, Giorgio Landini e Claudio Saviotti.
DIETRO LE QUINTE
5L’ALFIERE - n. 1 - 2017
Deve esserci altro! Entrare negli Sbandieratori ha un
significato che va ben oltre l’indossare un costume
medievale e sfilare.
Quando un giovane entra nel gruppo, può sembrare
crudele, ma viene messo alla prova sistematicamente,
con battute provocatorie, domande che possono
sembrare imbarazzanti per un adolescente, qualche
scherzetto ben fatto.
Un esempio: al ritorno dall’ultima trasferta in Oman,
durante lo scalo ad Abu Dhabi, ci siamo appisolati
tutti in sala di attesa e, al momento di ripartire, il
Soldani - detto “il Ciaccia” per la sua curiosità
ossessiva - non si era svegliato (vedi foto a pagina 4) ed è
bastato uno sguardo fra tutti noi per capire che era il
momento di agire: ci siamo allontanati di pochi metri
e ci siamo nascosti…vedere la sua reazione nel
trovarsi solo al risveglio, in un aeroporto straniero, è
stato esilarante ed istruttivo.
MA! (il ma è da leggere alla Chiericoni) tutto questo
fa sì che loro possano abbassare tutte le proprie
difese e, sempre seguiti da vicino dai diversamente
giovani (noi più vecchiotti), semplicemente farsi
conoscere a fondo.
Ed è allora che il gruppo li accoglie e li accetta con
tutti i loro pregi e difetti, aiutandoli a crescere e
migliorare.
A questo punto sono pronti per costruire amicizie
che li terranno legati al gruppo per mooooolto tempo.
…Nella misura in cui conosci un amico, puoi
scherzare, giocare, lavorare con lui, senza ferirlo o
mancargli di rispetto…….
Conosciamo i consiglieriMario Boncompagni: il Responsabile Trasferte
Romano Junior Vestrini
riginario di
Monterchi,
voci narrano
che ne sia pratica-
mente proprietario, il
Mario è sicuramente
uno dei volti più noti
del Gruppo e uno dei
più “soprannominati”, in omaggio ad una
caratteristica fisica che lo rende facilmente
identificabile. Si dice addirittura che una volta,
trovatasi perfettamente allineata al sole, la sua
testa si sia sostituita alla luna causando un’ap-
parentemente misteriosa eclissi totale. Trala-
sciando le leggende, Mario, che devolvendo il
suo 5x1000 all’Associazione diventerà anche lo
Sbandieratore più amato, è ormai da molti anni
il nostro Responsabile delle trasferte, dimo-
strando sul campo capacità degne di un vero
professionista del settore. Ragazzo schietto e
sincero, è sicuramente una delle persone più
autenticamente buone che ci siano nel Grup-
po e, senza dubbio, uno dei consiglieri più ope-
rosi. Vanta ad oggi oltre 430 trasferte (facile,
essendo colui che le trova) in giro per il mondo.
O
www.sbandieratori.arezzo.it #SbandieratoriArezzo SbandieratoriArezzoSbandieratori di Arezzo
G
TRASFERTE MEMORABILI
6
Corea 2000 e 2006: Seoul Drum Festival
Protagonisti in occasione di uno dei più importanti eventi percussionistici
L’ALFIERE - n. 1 - 2017
Simone Duranti
on sempre gli Sbandieratori di Arezzo
vengono chiamati ad esibirsi per l’ecceziona-
lità del loro maneggiar le insegne ma può ca-
pitare che la richiesta parta dall’interesse nei confronti
del settore musicale del gruppo. Così è stato almeno in
due occasioni: l’invito e la partecipazione al Seoul
Drum Festival, importante avvenimento percussio-
nistico di rilevanza mondiale che si tiene annualmente
in Corea del Sud. La nostra partecipazione, col gruppo
tamburi al completo ed una rappresentanza contenuta
di sbandieratori, ha riguardato le edizioni 2000 e 2006.
È comprensibile che con un focus principale nella
musica e nelle percussioni in particolare, le nostre
preoccupazioni si siano concentrate sulla costruzione di
performances con il tamburo al centro della scena e la
qualità delle nostre esibizioni (su palchi e sfilate in
parate cittadine) è stata garantita dalla direzione tecnica
di Ivan Luttini, a lungo riferimento di questo settore
degli sbandieratori. Ivan è stato colui che negli anni ha
insegnato la tecnica del tamburo a decine di nuove leve,
curandone la crescita con competenza ineccepibile,
oltre che con gusto musicale particolarmente elevato.
Non nuovi all’estremo oriente, ci siamo calati con
entusiasmo in una realtà dal passato millenario, tanto
poco conosciuta al visitatore odierno se non per alcuni
ovvi motivi storici, a partire dal recente passato nove-
centesco della guerra fra le due Coree. Chi può spinger-
si verso un passato più remoto avrà cognizione del
ruolo storico di quell’antico e potente impero coreano,
composto da svariate dinastie e numerose ripartizioni
territoriali di quella penisola che fu in grado di resistere
per decenni ai tentativi di assoggettamento da parte
mongola. Fu solamente nel XIII secolo, con Kublai
Khan (nipote del celebre Gengis), che la dinastia
“Goryeo” dovette accettare l’asservimento alla potenza
militare mongola e alla superiorità schiacciante della sua
cavalleria d’assalto. Detto per inciso, è proprio da
questa dinastia che deriva il nome di Corea. La Seoul
degli anni duemila è una immensa metropoli di più di
dieci milioni di abitanti all’interno della quale convivono
le elevatezze tecnologiche vetro/acciaio dei grattacieli
N
della Samsung con le case di legno, derivazione di un
orientalismo antico e raffinato. Non si stupisca quindi il
viaggiatore odierno nel non trovare numerosi reperti
architettonici del passato remoto, vista la deperibilità di
strutture quasi completamente realizzate in legno
dipinto. Nel contesto urbano si confrontano pertanto il
fragile passato di una cultura largamente permeata dal
buddismo e un approccio occidentale molto accen-
tuato, tipico di quelle realtà di confine fra socialismo e
capitalismo. La penisola di Corea resta infatti un angolo
di mondo in parte cristallizzato nell’atmosfera di una
guerra fredda che non sembra essersi conclusa. Uno dei
paradossi di questa condizione riguarda proprio la
percezione che noi occidentali abbiamo della Corea
“democratica”: l’esistenza della Corea del Nord, con la
sua opprimente dittatura personalistica ormai fuori dal
tempo, impedisce qualunque riflessione sulle qualità
della democrazia della Corea del Sud. In pochi
ricordano l’esistenza di una recente dittatura in questo
paese, così salda e capillare da condizionare ancora oggi
il potere politico ed economico locale. Solo di sfuggita
leggiamo infatti del vasto sistema di corruzione che lega
oggi i vertici del governo di Seoul con i principali
gruppi economico-finanziari della nazione. Ma a questo
punto entrano in gioco fattori complessi di apparte-
nenza e visione del mondo, a dimostrazione che sul
TRASFERTE MEMORABILI
7
piano intellettuale e delle scelte personali noi uomini
dell’occidente siamo ancora troppo condizionati dal
fronteggiamento fra i blocchi e poco inclini a ragionare
su quanto ancora faccia comodo alla politica degli affari
agitare davanti agli occhi dei cittadini lo spauracchio
delle dittature classiche. Fra i luoghi importanti di visita
turistica in Corea c’è senza dubbio il monumento eretto
sul 38° parallelo, dal quale si osserva quel fiume che
divide i due paesi dalla fine della seconda guerra
mondiale. Analogamente a quanto avvenne in Europa
con la sconfitta del nazi-fascismo, anche la Corea,
occupata per 35 anni dall’impero giapponese, venne
ripartita in una zona sovietica e in una americana.
Teatro di scontri sanguinosi e laceranti nella guerra
civile fra il 1950 e il ‘53, il fiume separa due luoghi che, a
partire dalle diverse visioni del mondo, sono cambiati
anche per ambiente e geografia. Colpisce, dalla sponda
sud, osservare quel nord silenzioso e scarsamente illu-
minato dove domina una jungla che avvolge anche
idealmente di mistero un paese sconosciuto per chiusu-
ra quasi impermeabile. Eppure, come di fronte ad ogni
muro, reticolato e diaframma culturale, i coreani conti-
nuano a cercarsi e ricercarsi, caparbiamente interessati a
conservare legami familiari ed amicali spezzati dalle
divisioni politiche ed amministrative. Parlando con un
soldato dall’inglese stentato mi sono sentito dire: “ep-
pure di qua e di là mangiamo le stesse alghe bollite…
siamo la stessa gente”. Le alghe: ci sono momenti nei
quali lo scontro culturale e di civiltà si fa palpabile fra
oriente ed occidente. Assicuro i lettori che, anche arma-
to della migliore volontà ed apertura, sedersi come ci è
capitato in un bistrot di cucina tradizionale, di fronte ad
una scodella di alghe bollite non è possibile farcela.
L’ALFIERE - n. 1 - 2017
Si tratta di vegetali elastici del colore e della consistenza
di una camera d’aria di bicicletta, lunghi circa un metro,
e serviti senza particolari orpelli come piatto principale.
Al primo assaggio si rimane disturbati dal sapore di
mare di porto, di risacca; poi si passa alla consistenza e
ci si rende conto dell’impossibilità di andare avanti. Va
da se che il gruppo nella prima esperienza a Seoul dette
prova di completa insofferenza verso i piatti tipici locali
e tese ad orientarsi per il resto del soggiorno verso
pizzerie dalle insegne e dagli odori industriali più
rassicuranti. L’ultimo riferimento doveroso alla tradi-
zione culinaria coreana necessita di ricorrere ad un
aneddoto. In una domenica di sole parte del gruppo si
recò a svagarsi in un grande parco pubblico. Improv-
visamente sopraggiunse un velocipede che al suono
della trombetta richiamava soprattutto i bambini come
accade da noi col gelataio. Osservo la scena e fra l’incre-
dulo e il divertito metto a fuoco che cosa vendeva l’am-
bulante: insetti vivi di ogni specie, grado e forma, molti
dei quali sono normalmente raffigurati sugli spray che
servono da noi per sterminarli o sui furgoni della
disinfestazione. I bambini felicissimi col soldino in ma-
no scambiavano la banconota con un cono di carta do-
ve al posto di olive e castagne c’era in tutta la sua croc-
cantezza una manciata di insetti carbonizzati al mo-
mento su una lastra rovente. Sono queste in effetti le
sfide più tollerabili, per quanto insidiose, del multicul-
turalismo dell’epoca che ci tocca di vivere. Senza
pregiudizi, con curiosità ed apertura, gli sbandieratori
anche in Corea si sono confrontati con le diversità,
interrogandosi e mettendosi in discussione. Ma pur
senza rimpiangere lo spaghetto, di fronte all’insetto
flambeau abbiamo battuto in ritirata!
GIOSTRA E DINTORNI
8
Intervista all’Associazione Signa Arretii
Il Presidente Stefano Giustini tra passato, presente e futuro
Daniele Serboli, Romano Junior Vestrini
L’ALFIERE - n. 1 - 2017
Signa arretii: fanti ma non solo. Stefano, raccon-
taci questa associazione.
Innanzitutto mi fa piacere quello che hai detto, “fanti
ma non solo”, anche perchè non siamo solo il gruppo
fanti. Nella nostra Associazione sono presenti tutti i
simboli di Arezzo, signa aretii significa insegne di
Arezzo: i fanti portano il cavallo inalberato (non
rampante!!!), poi abbiamo gli antichi gonfaloni del
popolo, il bipartito rossoverde del comune (mentre il
cavallo era la Città), abbiamo le insegne della parte
guelfa e ghibellina e gli stemmi dei quattro quartieri,
quindi tutta l’araldica aretina medievale e moderna.
Il motto “Ubi nos Arretium est” ovvero, “dove siamo noi
c’è Arezzo”, non segue la forma latina perfetta perchè
si pensa che nel medioevo il latino non fosse così pre-
-ciso e diffuso. Proposi questa frase all’allora preside del
liceo classico Prof. Giugnoli, il quale ci diede
l’approvazione ad utilizzare questa forma particolare.
Per te cosa significa indossare questi abiti?
Indossare questi costumi deve essere un privilegio,
dietro questi costumi c’è la storia della nostra città: i
fanti del comune sono nominati addirittura nello
statuto della città del 1327.
Per quanto mi riguarda, ho avuto l’onore di vestire il
costume di sergente dei fanti, una fortuna che ho avuto
e che mi riempie di orgoglio, come mi riempie di
orgoglio la crescita esponenziale di questo gruppo.
In merito a questa grande crescita, quali sono i
progetti futuri nel medio-lungo periodo?
Questa associazione è cresciuta moltissimo, sia a livello
quantitativo che qualitativo e la recente inaugurazione
della sede è un vanto per tutta la città. Riusciamo a
creare degli eventi e delle iniziative molto interessanti,
quindi per il futuro l’obiettivo è quello di provare a
mantenerci su questi binari e confermarli.
Quale tipo di collaborazione concreta vedi nei tre
gruppi non facenti parte della competizone.
Siamo tre Associazioni, ciascuna con una propria
caratteristica.
‘Associazione "SIGNA ARRETII" dopo un lungo percorso di crescita, si costituisce ufficialmente nel
2007. Ne fanno parte le figure dei Valletti, Vessilliferi e Fanti, in qualità di Rappresentativa Comunale,
anche al di fuori del contesto giostresco, ruolo in questi anni svolto in più occasioni in Italia ed all'estero.L
GIOSTRA E DINTORNI
9L’ALFIERE - n. 1 - 2017
a parte la collaborazione classica all’interno della
Giostra, potrebbe essere interessante sedersi di fronte
ad un tavolo e porsi obiettivi ben precisi per creare
qualche cosa di nuovo: un esempio, mi piacque molto
quando il Gruppo Musici si esibì in concerto,
rappresentando la propria storia, in Piazza Grande. Su
quella scia, noi abbiamo pensato di realizzare una
rappresentazione teatrale su Campaldino: mettersi alla
prova è alla base di tutto.
Un ricordo di quando indossavi il costume da
sergente?
Il ricordo più bello, devo citarlo, è stato quando non
ero vestito: il 4 luglio 2015 quando abbiamo aperto la
nostra nuova sede, il coronamento di un percorso che
mi ha emozionato fortemente.
Cosa cambieresti della Giostra?
Dal punto di vista pratico, il “canovaccio” della Giostra
del Saracino non ha bisogno di grandi stravolgimenti.
Devo però segnalare troppo “provincialismo” nei
figuranti: noi cerchiamo di porre molta attenzione ai
dettagli quando indossiamo il costume, cosa che non
sempre si può dire dei quartieristi. Un esempio banale è
l’utilizzo dei foulard sopra al costume storico.
Abbiamo parlato di questi tre gruppi:
Associazione Signa Arretii, Gruppo Musici della
Giostra e Associazione Sbandieratori. Recente-
mente sono avvenuti episodi sgradevoli durante le
sfilate e a fine manifestazione. Perché secondo te?
Il motivo è quello che dicevo prima, non c’è una reale
percezione di quello che rappresentiamo e quello che
facciamo. Siamo è un biglietto da visita per i turisti e
vedere offesa una rappresentativa comunale, o vedere
una persona in borghese «sfidare» una persona in
costume non è un bel segno: c’è da lavorare molto
sotto questo punto di vista.
Hai un consiglio da agli Sbandieratori?
Non posso dare consigli ad un’associazione che ammi-
ro. Mutuo un detto dei bersaglieri: “Sbandieratori è per
sempre”. Ho fatto circa 7 anni di gruppo attivo e sono
stati 7 anni molto intensi, sono felice di essere socio di
questa associazione che, come altre in questo ambito, fa
le cose con il cuore: ci vuole la passione alla base, ma se
non c’è il cuore non si appianano certe situazioni.
In evidenzaPubblichiamo, ringraziando l’autrice per averci omaggiato di
questo componimento, la poesia dedicataci dalla Prof.ssa Daniela
Calzoni. Aretina di nascita, Daniela è docente di Lingua e
Letteratura Inglese e trascorre gran parte del suo tempo in
Irlanda. Ha pubblicato una raccolta di poesie «Risvegli» (ed.
Iride), è tra gli autori dell’antologia «Toscano» ed ha partecipato
a vari concorsi ottenendo numerose menzioni d’onore.
Danza di bandiere
Leggere come piume si librano nel cielo
sembrano danzare cullate dalle nuvole serene
serene scivolano morbide come a coprire le stelle
che di luce propria luccicano dalla notte dei tempi.
Perfette si allineano a tempo, schierate e attente
custodi di un sigillo storico con fierezza mostrano
l’arcobaleno di colori che solo il pennello virtuoso
di abile artista può catturare e rendere immortale.
Ecco, immortale ora mi sembra lo sbandieratore
soldato o atleta senza tempo, avvolto dal drappo
che dolce quasi accarezza la terra o soffia nell’aria
varca confini di corti e palazzi, si posa su piazze.
Alza lo sguardo, quanta meraviglia in quelle sfumature
quanto sgomento in quei giochi di luce e ombre
solidale l’intesa tra chi adesso con passione sventola
e colui che da stesso amore animato fu, adesso afferra.
olti sanno, ed è stato da più parti scritto, che
il Gruppo Sbandieratori nacque ufficialmen-
te nel novembre del 1960 per volere del Dr.
Alberto Mario Droandi, all’epoca direttore dell’Ente
Provinciale per il Turismo di Arezzo (EPT). Senza
farne l’esegesi, va detto semplicemente, per spiegare le
motivazioni che portarono Droandi a creare quella
compagine, che l’EPT, ente pubblico controllato e
finanziato dal Ministero del Turismo e dello Spetta-
colo, aveva tra i molteplici compiti istituzionali quello
di coordinare e svolgere la propaganda turistica (oggi
diremmo promozione turistica) del territorio di propria
competenza. Pertanto dopo che l’EPT di Arezzo ebbe
modo di partecipare, nella primavera del 1960, ad una
“settimana italiana” a Liverpool con la presenza degli
sbandieratori dei quattro Quartieri della Giostra del
Saracino, riportando un lusinghiero successo, maturò
in Droandi l’idea di creare un gruppo autonomo da
utilizzare in analoghe manifestazioni. Per concretiz-
zare l’idea occorreva un istruttore in grado di preparare
gli alfieri dei Quartieri ed altri giovani da integrare con
essi, ad un diverso tipo di sbandieramento rispetto a
quello praticato a “coppie”; in altri termini era neces-
sario creare saggi e coreografie nuove che rendessero
effetti spettacolari di sincronia collettiva. Allo scopo il
Dr. Droandi incaricò il Prof. Vittorio Dini per istruire i
giovani ad eseguire nuovi movimenti di gruppo che in
breve tempo avrebbero caratterizzato lo sbandiera-
mento aretino. Allo scopo Dini condusse approfon-
dite ricerche analizzando numerose pubblicazioni sto-
riche che descrivevano, anche mediante illustrazioni,
l’arte degli antichi vessilliferi. Oltre a ciò occorreva
realizzare i costumi per il nascente Gruppo. Droandi,
che era anche un buon disegnatore, creò personalmen-
te i bozzetti per il primo nucleo di dodici sbandieratori
ispirandosi ai colori e all’araldica dei principali comuni
della provincia oltre a quello del capoluogo Arezzo. In
quel tempo di vivace attività, io ero stato appena
assunto nell’EPT ed il Direttore mi affidò, fra l’atro,
l’incarico di seguire la parte amministrativa compre-
sa ovviamente la contabilità riguardante il “Gruppo
PAROLA ALLA STORIA
10
Ugo Baldesi
L’ALFIERE - n. 1 - 2017
La storia del Gruppo Sbandieratori – Parte I
Qualche flash sui lunghi anni trascorsi con gli Sbandieratori
MSbandieratori della Giostra del Saracino”. Così ebbi
modo di rincontrare il Prof. Dini, già mio ottimo
insegnante di educazione fisica, il quale mi propose di
entrare, insieme a mio fratello, a far parte dei nuovi
allievi che avrebbero integrato il nucleo degli sbandie-
ratori provenienti dai Quartieri della Giostra.
È superfluo sottolineare che accettai con vero piacere
la proposta e da allora diventai uno sbandieratore
effettivo svolgendo nel contempo anche la mansione
ufficiale affidatami come funzionario dell’EPT. Lo
spazio a disposizione purtroppo non mi consente di
dilungarmi su questo ed altri argomenti degni di atten-
zione e quindi, scusandomi con i lettori di questo lode-
vole foglio, mi vedo costretto ad essere stringatissimo,
a trascurare numerosi interessanti accadimenti e com-
piere “salti epocali”…Dico, in estrema sintesi, che du-
rante la gestione diretta dell’EPT ebbero luogo impor-
tanti trasferte del Gruppo fra le quali cito le prime tre
all’estero: Harrogate in Gran Bretagna (giugno 1962),
PAROLA ALLA STORIA
11L’ALFIERE - n. 1 - 2017
Barcellona in Spagna (settembre 1962) e Copenaghen
in Danimarca (giugno 1963). Per raggiungere
Harrogate tutti noi provammo la prima esaltante
esperienza di volo…
Oltre a ciò ovviamente la trasferta fu bellissima e ci
insegnò molto anche per la partecipazione a successivi
analoghi eventi.
Ci inorgoglimmo per le apprezzate esibizioni e fummo
contenti per le gradevolissime ore di libertà che
trascorremmo con le emancipate ragazze di Albione,
oltre che per le interessanti escursioni culturali com-
presa quella di Londra, ove ammirammo presso la
National Gallery, fra le altre, le immense opere del
nostro grande Piero della Francesca ivi custodite.
La partecipazione alle tradizionali “Fiestas de la
Merced” di Barcelona, assieme ai Balestrieri di
Sansepolcro, ci vide immersi in un vero e proprio
bagno di folla fino ad allora inimmaginabile.
La bella città catalana e la facile comunicazione con la
accogliente popolazione rese quella esperienza
incancellabile.
Per la trasferta a Copenaghen l’occasione ci fu data da
una grande mostra di prodotti italiani. Anche in quella
circostanza fummo affiancati dai Balestrieri di
Sansepolcro. Nonostante la notoria freddezza dei
popoli di quelle latitudini, conseguimmo lusinghieri
successi con inaspettate calorose ovazioni avendo pre-
sentato per la prima volta la “Schermaglia”- pensata e
scritta da Dini ed interpretata da Imparati e Salvadori -
che da allora divenne il cavallo di battaglia degli
Sbandieratori aretini. Sul finire dell’anno 1964, ed
esattamente il 12 di novembre, su proposta del Dr.
Droandi e del Prof. Dini, coadiuvati dagli ex
sbandieratori, dai nominati d’onore e dai militanti, si
decise di costituire, con proprio statuto, la
“Associazione FolKloristica Sbandieratori di Arezzo”
che tuttavia avrebbe ancora operato sotto l’egida
dell’EPT, ove peraltro aveva sede. Il mio ruolo di
sbandieratore proseguiva con entusiasmo e fui anche
eletto più volte componente del Consiglio direttivo del
nuovo Sodalizio.
…continua nel prossimo numero…
L’ANGOLO DEL CIRCOLO
12
Festa di Carnevale e tornei in sede
Prosegue senza sosta l’attività dei ragazzi del Circolo e ogni volta è un grande successo
Lorenzo Buracchi, Francesco Ricciarini
L’ALFIERE - n. 1 - 2017
traordinaria partecipazione in occasione della
ormai tradizionale festa di Carnevale, tenuta-
si sabato18 febbraio nei locali della sede, che
ha visto i ragazzi del gruppo esibirsi in originali e
divertenti travestimenti. Le attività proseguono sen-
za sosta: tutti i giovedì sera sono infatti di scena i
tornei di briscola, calcio balilla e biliardo.
S
Scegli di Sostenere la promozione della tua Città: