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di Brunella Gasperini Nuovi modi di discutere, di entrare in contatto, di confron- tarci. Questo e molto altro rap- presentano i social network, spesso strumento più che utile, talvolta meccanismo infernale del quale rischiamo di restare pri- gionieri. I social sono diventati ormai indispensabili, stanno trasfor- mando il nostro modo di comu- nicare, di lavorare, di vivere il rap- porto con gli altri. Ma anche con se stessi. Offrendoci la realtà vir- tuale, all’interno della quale è possibile ridurre tempi e spazi, accedere a ogni contenuto, speri- mentare l’immediatezza, la facili- tà, la contemporaneità. Vivere in un’altra dimensione, relazionar- si agli altri in modo diverso. Una sorta di avatar affascinante, ma anche fagocitante, che nei casi più negativi finisce per alimenta- re il nostro senso di onnipotenza. I social ormai sono ovunque, con oltre un miliardo di utenti mensili attivi su Facebook in tut- to il mondo (dati Facebook, 2014). Anche Twitter sta crescen- do in popolarità con milioni di nuovi follower ogni mese. Tem- po, pensieri, energie dedicate ai social stanno decisamente cam- biando le nostre relazioni. Anche quelle importanti che viviamo dal vero. Perché la nostra entrata nei social network in molti casi al- tera il modo di stare in famiglia, in coppia, con gli altri. Non è raro rimanere imbrigliati in rapporti virtuali, di venir emotivamente o sessualmente coinvolti da qual- cuno a cui siamo “collegati”. Difficoltà di relazione Un’indagine svolta sugli utenti Twitter negli Usa dimostra che l’uso massiccio di questo social è legato a difficoltà relazionali “Twitter correlati”. Addirittura separazioni e divorzi. Certo non si può sapere se il social rappresenta solo una faci- le fuga da relazioni infelici, una realtà alternativa nella quale ri- fugiarsi quando si hanno pro- blemi dal vivo. E quindi non es- sere la causa delle difficoltà rela- zionali ma la conseguenza. Ma certo è che tali risultati eviden- ziano la pervasività che questi nuovi strumenti hanno nella nostra vita anche a livello inti- mo. Una ricerca pubblicata di re- cente – in parte discutibile – ri- tiene che il nostro stato emoti- vo può essere influenzato dai messaggi che vediamo, o non vediamo, sui profili Facebook dei nostri amici. È noto tuttavia che l’uso di questo social – mol- to meno Twitter dove il poten- ziale di auto-espressione è più limitato – può effettivamente interferire con la nostra vita emotiva. Il social è una vetrina attra- verso la quale ci presentiamo e cerchiamo gli altri. Risponden- do, in modo suggestivo e solo in parte soddisfacente, a bisogni autentici di tutti: far parte di una comunità, essere connessi, uniti, vicini, in contatto. Farsi notare, esserci, esistere proprio perché tra gli altri. Allontanare l’insicurezza. Strani atteggiamenti Poi, però, questo spazio esisten- ziale si “colora” di tutta una se- rie di atteggiamenti certe volte solo strambi, altre morbosi faci- litati dal contesto virtuale. Co- me flirtare, esibirsi, colleziona- re “amici”. Questionare, azzuf- farsi, polemizzare, finire in ris- sa. Mostrare ogni momento di vita. Nascondersi sotto profili fasulli. Sbirciare e anche con- trollare le vite altrui. Certe volte esce il peggio Di fatto i contesti di socialità che le moderne tecnologie met- tono a disposizione, come i so- cial, non inventano nuove pato- logie, ma di contro danno sfo- go, potenziando a volte, parti complicate di noi, diventando il mezzo privilegiato attraverso il quale esprimere disagi. O an- che inadeguatezze, esibizioni- smo, mancanza di autostima, incapacità relazionali, rabbia. Sono molte le fragilità che con- vogliano nella rete. E poi aggres- sività, come succede nel cosid- detto cyberbullismo, legati pur- troppo a drammatici fatti di cro- naca recenti. E la sessualità, at- traverso fantasie e perversioni. Eppure, come dichiarato da esperti che studiano il rapporto tra psiche e media, questi stra- ordinari mezzi di comunicazio- ne offrono anche chance positi- ve alla nostra identità. Perché tutti abbiamo bisogno di sfuggi- re alle costrizioni di identità rigi- de, simulando ulteriori modi di essere, identità lontane (ma non così tanto…) da noi. Come un gioco, attraverso i social, possiamo sperimentare possibi- lità esistenziali. E in questo sen- so, forse, il mondo virtuale non è finzione, ma immaginario, di cui è fatta anche la vita reale. La realtà in secondo piano Tuttavia certe volte le esperien- ze on line finiscono per sostitui- re quelle reali. Perché nel web possiamo trovare le soddisfa- zioni, lo sfogo, le emozioni sco- nosciute nella vita. Fino a quan- do la realtà scompare dietro lo schermo e si vive solo connessi, smaniosi off line, “presi nella re- te”. Un disturbo definito dipen- denza da internet che compren- de l’abuso di social network, web, cellulare, videogiochi. Sembra stia diventando sem- pre più difficile scollegarsi dal mondo digitale, affollato e rap- presentato, ritrovare solitudi- ne, noia e silenzio della realtà, recuperare modi creativi di fare esperienza, pensare, emozio- narsi, connettersi agli altri. E so- prattutto a se stessi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA N on c’è un identikit preciso del “prigioniero” da social network, quello che a un certo punto non ce la fa più a star lontano da quella piazza virtuale. Ed è lì che la gestione del rapporto con i vari Twitter o Facebook può diventare ben più complicata di quanto possa sembrare, fino alla nascita di drammi umani talvolta inconsapevoli. Le tipologie della “malattia” sono molteplici. Una fra le più scoraggianti è quella di chi prova fastidio nel notare come dietro a certe notizie diventino tutti specialisti della materia trattata dopo aver trascorso per primo ore e ore a dare lezioncine piccate a quelli che provano ad affacciarsi al dibattito. Ci sono poi quelli che minacciano, che insultano e alla prima replica dello stesso tenore si inalberano, trasformando tutto in un gigantesco e maleducatissimo bar sport anche quando non ci sono palloni di mezzo. E ancora, quelli che ti mostrano ogni aspetto della loro giornata, o almeno quello di cui vogliono rendere partecipi: shopping, presunte imprese sportive, amori, passioni. Non tutto, per carità, va messo in negativo ma quando questo si associa a una presenza ossessiva c’è molto di più di qualcosa che non va. Oggi proviamo a aiutare tutti quelli che, vicini o lontani, sono prossimi o dentro al peggio. I modi per guarire ci sono, come quasi sempre il primo passo è rapportarsi con il senso della misura. E con rapporti meno virtuali, perché i social spesso sono anche equivoco, fanno salire la tensione anche quando non dovrebbe. Non tutto ciò che è moderno è per forza più bello: di ogni novità va preso il meglio, scegliendo e non facendosi scegliere. Parlatene, discutete... meglio se di persona. (s.t.) @s__tamburini ©RIPRODUZIONE RISERVATA di Cinzia Lucchelli Guardiamo il nostro smar- tphone 150 volte al giorno, usiamo WhatsApp dodici vol- te in un’ora. Riusciremmo, og- gi, a vivere senza? Come capi- re se abbiamo scavalcato il confine tra un uso sereno del- la tecnologia intesa come op- portunità e l’ossessione di es- sere sempre connessi, di con- fezionare una nostra rappre- sentazione virtuale e di fruga- re nelle vite (digitali) degli al- tri? CONTINUA NELLA SECONDA PAGINA DELL’INSERTO Nuovi modi di comunicare che spesso riescono a tirar fuori il peggio di noi Ma ritrovare se stessi non è poi così difficile IL PUNTO Se il peggio viene dal volto virtuale L’INTERVISTA «Serve una dieta mediatica» PRIGIONIERI DEI SOCIAL LA PAROLA AGLI ESPERTI Dieta esasperata e anoressia A PAGINA 3 LA STORIA Carlo Cracco, i social e la cucina A PAGINA 4 IL TEST Come vivi il mondo virtuale A PAGINA 4 LO SAPEVATE CHE... Italiani, sempre meno frutta A PAGINA 6 GIOVEDÌ 31 LUGLIO 2014 a cura di STEFANO TAMBURINI

PRIGIONIERI DEI SOCIAL · Ma spiare gli al-tri sui social network è come guardare dal buco della serra-tura: vediamo persone diver-se.Spiandointerpretiamoper- ... WhatsApp. 2)Ilsentirsiperduti

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Page 1: PRIGIONIERI DEI SOCIAL · Ma spiare gli al-tri sui social network è come guardare dal buco della serra-tura: vediamo persone diver-se.Spiandointerpretiamoper- ... WhatsApp. 2)Ilsentirsiperduti

diBrunellaGasperini

Nuovi modi di discutere, dientrare in contatto, di confron-tarci. Questo e molto altro rap-presentano i social network,spesso strumento più che utile,talvolta meccanismo infernaledel quale rischiamo di restare pri-gionieri.

I social sono diventati ormaiindispensabili, stanno trasfor-mando il nostro modo di comu-nicare, di lavorare, di vivere il rap-porto con gli altri. Ma anche conse stessi. Offrendoci la realtà vir-tuale, all’interno della quale èpossibile ridurre tempi e spazi,accedere a ogni contenuto, speri-mentare l’immediatezza, la facili-tà, la contemporaneità. Vivere inun’altra dimensione, relazionar-si agli altri in modo diverso. Unasorta di avatar affascinante, maanche fagocitante, che nei casipiù negativi finisce per alimenta-re il nostrosenso di onnipotenza.

I social ormai sono ovunque,con oltre un miliardo di utentimensili attivi su Facebook in tut-to il mondo (dati Facebook,2014). Anche Twitter sta crescen-do in popolarità con milioni dinuovi follower ogni mese. Tem-po, pensieri, energie dedicate aisocial stanno decisamente cam-biando le nostre relazioni. Anchequelle importanti che viviamodal vero. Perché la nostra entratanei social network in molti casi al-tera il modo di stare in famiglia,incoppia, con gli altri. Non è rarorimanere imbrigliati in rapportivirtuali, di venir emotivamente osessualmente coinvolti da qual-cuno a cui siamo “collegati”.Difficoltàdi relazioneUn’indagine svolta sugli utentiTwitter negli Usa dimostra chel’uso massiccio di questo socialè legato a difficoltà relazionali“Twitter correlati”. Addiritturaseparazioni e divorzi.

Certo non si può sapere se ilsocial rappresenta solo una faci-le fuga da relazioni infelici, unarealtà alternativa nella quale ri-fugiarsi quando si hanno pro-blemi dal vivo. E quindi non es-

sere la causa delle difficoltà rela-zionali ma la conseguenza. Macerto è che tali risultati eviden-ziano la pervasività che questinuovi strumenti hanno nellanostra vita anche a livello inti-mo.

Una ricerca pubblicata di re-cente – in parte discutibile – ri-tiene che il nostro stato emoti-vo può essere influenzato daimessaggi che vediamo, o nonvediamo, sui profili Facebookdei nostri amici. È noto tuttaviache l’uso di questo social – mol-to meno Twitter dove il poten-ziale di auto-espressione è piùlimitato – può effettivamenteinterferire con la nostra vitaemotiva.

Il social è una vetrina attra-verso la quale ci presentiamo e

cerchiamo gli altri. Risponden-do, in modo suggestivo e solo inparte soddisfacente, a bisogniautentici di tutti: far parte diuna comunità, essere connessi,uniti, vicini, in contatto. Farsinotare, esserci, esistere proprioperché tra gli altri. Allontanarel’insicurezza.StraniatteggiamentiPoi, però, questo spazio esisten-ziale si “colora” di tutta una se-rie di atteggiamenti certe voltesolo strambi, altre morbosi faci-litati dal contesto virtuale. Co-me flirtare, esibirsi, colleziona-re “amici”. Questionare, azzuf-farsi, polemizzare, finire in ris-sa. Mostrare ogni momento divita. Nascondersi sotto profilifasulli. Sbirciare e anche con-trollare le vite altrui.

Certevolteesce ilpeggioDi fatto i contesti di socialitàche le moderne tecnologie met-tono a disposizione, come i so-cial, non inventano nuove pato-logie, ma di contro danno sfo-go, potenziando a volte, particomplicate di noi, diventando ilmezzo privilegiato attraverso ilquale esprimere disagi. O an-che inadeguatezze, esibizioni-smo, mancanza di autostima,incapacità relazionali, rabbia.Sono molte le fragilità che con-vogliano nella rete. E poi aggres-sività, come succede nel cosid-detto cyberbullismo, legati pur-troppo a drammatici fatti di cro-naca recenti. E la sessualità, at-traverso fantasie e perversioni.

Eppure, come dichiarato daesperti che studiano il rapporto

tra psiche e media, questi stra-ordinari mezzi di comunicazio-ne offrono anche chance positi-ve alla nostra identità. Perchétutti abbiamo bisogno di sfuggi-re alle costrizioni di identità rigi-de, simulando ulteriori modi diessere, identità lontane (manon così tanto…) da noi. Comeun gioco, attraverso i social,possiamo sperimentare possibi-lità esistenziali. E in questo sen-so, forse, il mondo virtuale nonè finzione, ma immaginario, dicui è fatta anche la vita reale.Larealtà insecondopianoTuttavia certe volte le esperien-ze on line finiscono per sostitui-re quelle reali. Perché nel webpossiamo trovare le soddisfa-zioni, lo sfogo, le emozioni sco-nosciute nella vita. Fino a quan-do la realtà scompare dietro loschermo e si vive solo connessi,smaniosi off line, “presi nella re-te”. Un disturbo definito dipen-denza da internet che compren-de l’abuso di social network,web, cellulare, videogiochi.

Sembra stia diventando sem-pre più difficile scollegarsi dalmondo digitale, affollato e rap-presentato, ritrovare solitudi-ne, noia e silenzio della realtà,recuperare modi creativi di fareesperienza, pensare, emozio-narsi, connettersi agli altri. E so-prattutto a se stessi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Non c’è un identikitpreciso del“prigioniero” da social

network, quello che a un certopunto non ce la fa più a starlontano da quella piazzavirtuale. Ed è lì che la gestionedel rapporto con i vari Twitter oFacebook può diventare ben piùcomplicata di quanto possasembrare, fino alla nascita didrammi umani talvoltainconsapevoli. Le tipologie della“malattia” sono molteplici. Unafra le più scoraggianti è quella dichi prova fastidio nel notarecome dietro a certe notiziediventino tutti specialisti dellamateria trattata dopo avertrascorso per primo ore e ore adare lezioncine piccate a quelliche provano ad affacciarsi aldibattito. Ci sono poi quelli cheminacciano, che insultano e allaprima replica dello stesso tenoresi inalberano, trasformandotutto in un gigantesco emaleducatissimo bar sportanche quando non ci sonopalloni di mezzo. E ancora,quelli che ti mostrano ogniaspetto della loro giornata, oalmeno quello di cui voglionorendere partecipi: shopping,presunte imprese sportive,amori, passioni. Non tutto, percarità, va messo in negativo maquando questo si associa a unapresenza ossessiva c’è molto dipiù di qualcosa che non va. Oggiproviamo a aiutare tutti quelliche, vicini o lontani, sonoprossimi o dentro al peggio. Imodi per guarire ci sono, comequasi sempre il primo passo èrapportarsi con il senso dellamisura. E con rapporti menovirtuali, perché i social spessosono anche equivoco, fannosalire la tensione anche quandonon dovrebbe. Non tutto ciò cheè moderno è per forza più bello:di ogni novità va preso il meglio,scegliendo e non facendosiscegliere. Parlatene, discutete...meglio se di persona. (s.t.)

@s__tamburini©RIPRODUZIONE RISERVATA

diCinziaLucchelli

Guardiamo il nostro smar-tphone 150 volte al giorno,usiamo WhatsApp dodici vol-te in un’ora. Riusciremmo, og-gi, a vivere senza? Come capi-re se abbiamo scavalcato ilconfine tra un uso sereno del-la tecnologia intesa come op-portunità e l’ossessione di es-sere sempre connessi, di con-fezionare una nostra rappre-sentazione virtuale e di fruga-re nelle vite (digitali) degli al-tri?

➤ CONTINUA NELLA SECONDA PAGINA DELL’INSERTO

Nuovimodidicomunicarechespessoriesconoatirar fuori ilpeggiodinoiMaritrovaresestessinonèpoicosìdifficile

ILPUNTO

Se il peggioviene dal voltovirtuale

L’INTERVISTA

«Serveuna dietamediatica»

PRIGIONIERIDEISOCIAL

LAPAROLAAGLIESPERTI

Dietaesasperata eanoressia

A PAGINA 3

LASTORIA

CarloCracco, i social e lacucina

A PAGINA 4

ILTEST

Comevivi il mondovirtuale

A PAGINA 4

LOSAPEVATECHE...

Italiani, sempremeno frutta

A PAGINA 6

GIOVEDÌ31LUGLIO2014 acura diSTEFANO TAMBURINI

Page 2: PRIGIONIERI DEI SOCIAL · Ma spiare gli al-tri sui social network è come guardare dal buco della serra-tura: vediamo persone diver-se.Spiandointerpretiamoper- ... WhatsApp. 2)Ilsentirsiperduti

➤ DALLA PRIMA DELL’INSERTO

«Superiamo la soglia criticaquando riscontriamo delleconseguenze concrete nellanostra vita che si traducono inun ritiro sociale: dormiamomeno, usciamo meno, ingras-siamo perché non facciamopiù attività fisica; gli adolescen-ti perdono giorni di scuola»,spiega Federico Tonioni, psi-chiatra e responsabile dell’am-bulatorio Dipendenze da In-ternet del Policlinico Gemelli,a Roma.

Nella sua clinica, prima nelsuo genere in Italia, sono pas-sati dal 2009 oltre 600 pazienti.Nel 20% dei casi adulti (i casipiù comuni: accesso ai siti por-no e gioco d’azzardo on line),nell’80% giovani dai 12 ai 24anni (giochi on line e socialnetwork).

Si può sviluppare dipen-denza da social network? Incosa consiste?

«La dipendenza da internetcome concetto è nato negli an-ninovanta, quando, negli StatiUniti, Kimberly Young, fonda-trice del Center for online ad-diction, ne ha distinto cinqueforme: da giochi in rete tra cuiquello d’azzardo, da siti peradulti, da giochi al computer,da sovraccarico cognitivo (ri-cerca compulsivadi dati senzafine),da social network».

È la stessa cosa per adulti eper i più giovani?

«Esiste negli adulti ma nonnegli adolescenti per i quali in-vece preferisco parlare di“psicopatologia mediata dalweb”: per loro è un nuovo mo-do di comunicare, di pensarele relazioni, che condiziona ilmodo di vivere le emozioni. Ilpunto è che durante l’adole-scenza si vive una situazionedi continuo cambiamento e sitende ad abusare di qualsiasicosa: con la crescita questiabusi possono rimanere tali,diventare disturbo di pensieroo d’umore, paranoia o posso-no sparire».

Come riconoscere la dipen-denza?

«Non esistono dati sulla pa-tologia, ne esistono sulla frui-zione di Internet. Non si misu-ra sulla base delle ore passatein rete ma su quanto ci pensia-

mo durante la giornata. Adesempio può soffrirne chi a la-voro non può frequentare Fa-cebook ma ci pensa di conti-nuo e non chi per esigenzeprofessionali deve rimanere ri-manere collegato molte ore algiorno».

Come cambiano il tempo elo spazio quando siamo in re-te?

«Sono vissuti in maniera di-versa. Il tempo è più denso: co-me un letto a castello inveceche a due piazze. Veniamo

continuamente stimolati. Pen-siamo solo a tutte le email a cuirispondiamo in un giorno. Di-minuisce la nostra capacità diattendere. Anche lo spazio èmutato: le relazioni in rete so-no senza luogo, il web si misu-ra con la connettività. Gli ado-lescenti non vivono più l’espe-rienza della separazione:quando tornano a casa conti-nuano a chattare.

In che modo i socialnetwork modificano le no-stre relazioni sociali?

«Sul web non siamo a porta-ta di contatto fisico. Due adole-scenti che si vedono in web-cam pur parlando di argomen-ti sensibili non arrossiscono,dicono ma non manifestanocon il corpo. Diventare rossosignifica non avere controllo,mettersi a nudo. La comunica-zione non verbale, essenza del-la comunicazione stessa, su in-ternet non esiste. I rapportinon sono interi. Non che la no-stra immagine in rete non ciappartenga ma non è tutto. Ci

rappresentiamo sui socialnetwork oltre i nostri limiti e ilcorpo è un nostro limite. An-che per questo l’aggressività èesacerbata.

Il potere di controllare glialtri tramite i social networkcome ci condiziona?

«La prima sensazione cheabbiamo quando non abbia-mo con noi il telefono è di esse-re nascosti. Una bella sensa-zione. Perché il telefonino èuna forma di controllo socialeche subiamo e che effettuia-

mo sugli altri. Ma spiare gli al-tri sui social network è comeguardare dal buco della serra-tura: vediamo persone diver-se. Spiando interpretiamo per-ché il punto di osservazionecomporta un’interpretazione.Fa molto più male a chi lo fa ri-spetto a chi lo subisce. E con-fonde».

Come intervenire?«Agli adolescenti vanno po-

stidei limiti: si creano conflitti,un modo privilegiato di comu-nicare. Troppo spesso infattiesistono due mondi paralleli,un gap troppo dilatato, chenon è più spazio conflittuale èsolo un vuoto. Bisogna frap-porsi tra lo schermo touchscreen degli smartphone e gliocchi dei nostri figli».

Quali rimedi pratici?«Serve una dieta mediatica.

Provare ad andare in vacanzasenza cellulare, ad esempio.Esistono luoghi in cui è possi-bile. Scopriremmo che nonsuccede niente di tragico an-che se non siamo connessi. Sei bambini provassero a rima-nere senza connessione tregiorni scoprirebbero quantecose possono fare senza telefo-nino, con i genitori, anchel’esperienzadi non fare nulla».

Cinzia Lucchelli@cilucchelli

©RIPRODUZIONE RISERVATA

LALETTERADELMESE RISPONDE LA DOTTORESSA ADELIA LUCATTINI*

Dietaesagerata e rischioanoressia negli adolescenti

‘‘ILCONTROLLOADISTANZA

Laprimasensazionecheabbiamoquandononabbiamoconnoiil telefonoèquelladiesserenascosti

L’ALLARME

Cinquesegnalidinon trascurare

Mia figlia di 15 anni, in vista dell’estate, con ilconsenso mio e di mio marito, ha iniziato unadieta a cui abbiamo partecipato per sostenerlanello sforzo iniziale. In tre mesi ha perduto circacinque chili e a noi è sembrato che potesse ba-stare. Adesso sta continuando, vuole raggiunge-re un peso che a noi sembra troppo basso. Comepossiamo capire se è soltanto una fase di cresci-ta o se sta diventando anoressia?

CARLA, 42 ANNI, UDINE

Le ragazze durante l’adolescenza spessoiniziano e interrompono diete, anche piùvolte. Il loro corpo sta cambiando e sono allaricerca di una “forma fisica” che si adatti aun’immagine di sé e a un’identità in trasfor-mazione. Va controllato il peso in modo af-finché non corra rischi per la salute, conl’aiuto di un internista.

L’anoressia nervosa è una patologia speci-fica che si accompagna a gravi disturbi delcomportamento e del sonno, con alterazioniormonali specifiche. Una visita con uno psi-

chiatra psicoanalista potrà fugare ogni dub-bio.

*PSICHIATRA, PSICOTERAPEUTA

E PSICOANALISTA,ROMA

BENESSERE&SALUTE 31LUGLIO2014ILTEMADELMESE » L’APPROFONDIMENTO

«Troppo spesso si creanodue mondi paralleli»Lo psichiatra Federico Tonioni: «Agli adolescenti vanno posti dei limitiE tutti provino ad andare in vacanza senza portarsi dietro il cellulare...»

1)Maniadi controlloÈquel bisogno irrefrenabile,appenasvegli e primadiandarea dormire,dicontrollare lenotifiche diFacebook,TwittereWhatsApp.2) Il sentirsiperdutiAccadespecialmentequandonon trovate la rete 3Go il WiFi, oppure quandononèpossibile ricaricare losmartphone.3) Il farsapere dovesieteQuandosentite il bisognodigeolocalizzarsi in ogni luogo,per far sapere agli altri dovesiè inquel momento.4)MaleducazioneSi manifesta soprattuttoatavola,quando lanecessità diaggiornarestatus ocontrollare lamail ci isoladallepersone reali.5)Guidatee twittateAltrosintomopericoloso pervoieper gli altri.

BENESSERE&SALUTE

Bambini,sportemalattierespiratorie

Mio figlioha sei anni ed èaffettodamalattia respiratoria cronica. Mipiacerebbe fargli faresport ma,considerando le sue condizioni disalute, nonvorrei ci fosserocontroindicazioni.(Antonella,37anni,Pavia)

➤ Risponde Susanna Esposito,direttore dell’Unità di pediatria ad altaintensità di cura dell’Ospedalemaggiore policlinico di Milano epresidente della Società italiana diinfettivologia pediatrica (Sitip)

Un’attività fisicaregolare in etàpediatricaè importante ancheper i soggetti chesoffronodi ma-lattie respiratoriecroniche. Dipersé, infatti, non visono rischiinfettivinelpraticare gli sport.Per tale motivoè necessario ri-cordareche, anche in inverno,fareattivitàsportiva è importan-tee che nonvisono rischidi infe-zioninelpraticarlo all’aria aper-ta.All’attività fisica, poi, si racco-mandaa tutti i bambinidi asso-ciareuno stiledi vita salubre chetengacontodelmiglioramentodellaqualitànutrizionale di cibi ebevande.

Gomitogonfiodopountrauma

Circaun mese fa hosbattuto ilgomitodestro che si ègonfiato.Sonostato daunospecialista che lohasiringatosvuotandolo,dicendomicheavevounaborsiteolecranica.Misentivobenema dopo qualchegiorno,per un lieve trauma, si ègonfiatodi nuovo.(Luigi,39anni,Pisa)

➤ Risponde Riccardo Foti, chirurgoortopedico dell’Azienda ospedalieraSant’Andrea di Roma

Leborsesierose favoriscono loscorrimentodei tendiniesi trova-no inmolte parti del corpo.Pos-sono infiammarsi sesottoposteastress meccanicio traumicon-tusivi,provocando l’aumentodellaproduzione di liquidoe ilrigonfiamentodellaborsa.Pos-sonoessereasintomatiche odolorose e le terapie consigliatesono:svuotamentodellaborsa,riposoe curaantinfiammatoria.Nelcaso di recidive, si consigliainvece l’asportazione chirurgi-ca,un interventoche può esserefatto inambulatorio e che risolvedefinitivamente il problema.

Nasorottoericadutesulprofilo

Chiedoun consiglio riguardo untraumanasale risalenteall’annoscorso, riportato dopo un incidentestradale.Dalla tac risultauna fratturascompostadelle ossa del naso edaun’ulteriore radiografia del cranio unafratturadella basedella piramidenasalee un’ipertrofiadei turbinati(formazioni carnosenelle fossenasali).Si èanche formatoun calloosseochecompromette il mioprofilo.Possibile intervenireconun interventoconvenzionatoche mi permettadirisolvere il problemadal funzionale edestetico?(Giovanna,43anni,Mantova)

➤ Risponde Alfredo Borriello,direttore dell’unità operativa dichirurgia plastica dell’ospedalePellegrini di Napoli

Perrisolvere le alterazioni trau-matichee agire sull’aspetto fun-zionaledel nasopuò avvalersidellestrutturesanitarie pubbli-che.Per agire sulla componenteesteticapotràrivolgersiastruttu-reprivateo ricorrerea prestazio-nimediche erogate in regimeintramoenia,cioèsoggette al

pagamentodiuncompenso libe-ramentestabilitodalprofessioni-stae approvato dalladirezionesanitaria.

Ginecologiaesteticadopoipartiserve?

Hosentitoparlare di ginecologiaestetica.Ho43 anni, hoavutodueparti naturali, potrebbe esser utile...(Emiliana,43anni,Forlì)

➤ Risponde Claudio Paganotti,ginecologo Istituto clinico città diBrescia

Laginecologiaesteticacom-prende l’insieme di procedurechemiranoa migliorare l’aspet-todei genitali e la loro funzione.L’operazionepiùnotaè il vaginaltightening (restringimento vagi-nale).Con l’età e soprattutto do-po le gravidanze, infatti, la vagi-napuòsubire unrilassamentomuscolare,o diventare asimme-trica peresiti cicatriziali da par-to,condizioni associatea un ri-dotto“attritocoitale”.L’interven-toprevede la riduzionedel dia-metrodellavagina, l’aumentodel tono muscolaree larimozio-nedicicatrici, al finedi aumenta-resensibilità e piaceresessuale.

Omega-3,qualipescinehannodipiù?

Hosentitodireche i pesci fannobeneperché hannogli omega-3. Valeper tutti i pesci?(Donatella,39anni,Pescara)

➤ Risponde la nutrizionista GigliolaBraga dell’università di Torino, constudi a Milano, Roma, Torino, Firenze

Ineffettigliomega-3sono impor-tantissiminella nostra alimenta-zioneequelli dei pesci lo sono inparticolareperché giàpronti

all’utilizzo,diversamente daquelli diorigine vegetale (comelenoci) che, unavolta ingeriti,richiedonouna trasformazioneperdiventare efficaci. Ipesci piùricchidi questipreziosi acidigrassisono, in ordinecrescente,aringhe,sgombri, salmone, ton-no fresco,acciughe, sardine,pescespada.Negli altri i quanti-tativisono decisamente inferio-ri.

Ipertrofiaallaprostataqualiconseguenze?

Ho67anni e il miourologo mihapropostoun’operazione per risolverel’ipertrofiadella prostata.Sonospaventatodall’intervento e temo chepossaprovocare impotenza eincontinenza.(Valerio,67anni,Pavia)

➤ Risponde Luca Carmignani,responsabile dell’Unità di urologia delPoliclinico San Donato di Milano

I suoi timori nonsonofondati.Oggic’è lapossibilità di esegui-reun interventoendoscopico(senza incisione dellacute delpaziente)che noncausané in-continenzaurinaria,né impoten-za.Dopo un’anestesiaspinaleoregionale,viene inserito, attra-verso ilpene,un sottile strumen-tonelquale viene fattapassareunasonda laser. Il laser asportalaporzione ingrossata dellapro-statache causa isintomidell’ipertrofia, senzadanneggia-re i tessuti circostantie senzacausareperditedisangue.Gene-ralmente ilgiorno successivoall’interventovienerimosso ilcateterevescicale e ilgiornoan-coraseguente ilpaziente vienedimesso.

MalattiadiCrohnefertilità

Ho40anni e dopo unperiodo didolori addominali, diarrea,dimagrimento,mi èstatadiagnosticata la malattiadiCrohn. Socheè unamalattia cronica,qualeimpattoavràsulla mia vita?Nonho figlima io e la miamoglie li vorremmo:avremodifficoltà a concepire?(Roberto,40anni,Sassari)

➤ Risponde Maurizio Vecchi,responsabile unità gastroenterologiaed endoscopia digestiva dell’IrccsPoliclinico San Donato (Milano)

Lamalattiadi Crohnè un’infiam-mazionecronicache puòlocaliz-zarsi invari tratti dell’intestino.Se la suaterapiaèstata imposta-tacorrettamente,si si può otte-nereun buoncontrollo dei sinto-mi:graziea nuovi farmacisi ridu-cono le fasi di riacutizzazionedeldisturbo.Continui a farsise-guireda ungastroenterologoespertodi malattie infiammato-riedell’intestino esi rasserenisullasua futura paternità: la suafertilitànonverràcompromes-sa.

Una volta per distrarre unbambino che piangeva gli si fa-cevano tintinnare davanti lechiavi di casa o della macchi-na. Solo rumore e movimen-to, non gli si consegnava ilmazzo, sapendo quanto pote-va essere attratto da ciò chenon poteva prendere.

Oggi invece gli mettiamo trale mani uno smartphone o untablet, magari contenenti ap-plicazioni per giochi pensateperi più piccoli.

Succede lo stesso quando sidevono affrontare lunghi viag-gi in macchina. Quale miglio-re baby-sitter di una console?Tiene occupati i viaggiatoripiù piccoli, li assorbe e rendesilenziosi, potrebbero giocareper lunghissimi periodi, quasiperdessero la concezione deltempo.

I genitori sono rinfrancati esollevati, anche perché sannodi aver messo i loro figli in unasituazionedi sicurezza fisica.

Oggi, secondo una ricercadi Imaginarium (su 10milamembri del club della catenaspagnola specializzata nell’in-fanzia) i bambini tra due equattro anni trascorrono setteminuti al giorno (quattro oreal mese) a giocare su smar-tphone e tablet, 12 minuti (seiore al mese) tra i cinque e gliottoanni.

Otto genitori su dieci con-sentono ai figli di utilizzare iltablet meno di un’ora al gior-

no. Ma i bambini che tipo diesperienza stanno facendo? Eche conseguenze potrà averenella loro crescita?

«È certo che i nativi digitalihanno qualcosa di diverso nel-la struttura mentale rispetto achi non lo è – dice Federico To-nioni, alla guidadel centro perla cura delle dipendenze da In-ternet del Policlinico Gemellidi Roma –. Il punto, per loro,non è la dipendenza ma il rap-porto che sviluppano con glischermi digitali. Per loro rap-presentano una piccola ma-gia».

Questi schermi, portatili einterattivi, hanno cambiato ilrispecchiamento emotivo,quel momento in cui ci si guar-da negli occhi e si pensa allastessa cosa, si sancisceun’unione. «I bambini cerca-no uno specchio che rifletta leloro emozioni – dice Tonioni –e la prima cosa che guardanosono i comportamenti dei ge-nitori. Hanno bisogno di esse-re visti soprattutto quandostanno facendo una cosa nuo-va. I genitori li devono vedere,considerare, soprattutto li de-vono pensare mentre li guar-dano. I bambini hanno biso-gno di essere pensati prima in-vece che controllati dopo».

Federico Tonioni è l’autoredi“Cyberbullismovittime

epersecutori”,in uscita a settembre,

perMondadori

QUELLA CHE APPARE UNA MAGIA

I piccoli e l’approccio al tabletConseguenze da valutare

03DOMANDE&RISPOSTE02 31LUGLIO2014

Page 3: PRIGIONIERI DEI SOCIAL · Ma spiare gli al-tri sui social network è come guardare dal buco della serra-tura: vediamo persone diver-se.Spiandointerpretiamoper- ... WhatsApp. 2)Ilsentirsiperduti

diSaraFicocelli

Secondo l’Osservatorio Mi-mesi e Reed Gourmet, che a mag-gio 2013 ha analizzato tutte leconversazioni sui social mediacon protagonisti gli chef stellati,al primo posto dell’indice di gra-dimento c’è proprio lui, CarloCracco, un professionista fra ipiù rappresentativi del “madeinItaly” gastronomico.

Uno chef apprezzato nelmondo grazie alla personalitàinconfondibile delle sue ricette,opere d’arte gastronomiche tan-to godibili alla vista quanto alpalato: a lui la rete, in meno ditrenta giorni, ha infatti dedicatoben 2000 post.

Non c’è dunque da meravi-gliarsi se per il bel cuoco venetonulla è più normale del “foodporn”, la moda di fotografare ilcibo e postarlo sui socialnetwork, esaltandone caratteri-stiche estetiche come fosse unbell’oggetto, e non solo qualco-sa da mangiare.

UnaveraepropriastarCracco, che ormai è una vera epropria star, ma nonostantequesto non si è montato la te-sta, siamo riusciti a intervistar-lo nella splendida cornice delForte Village (www.fortevilla-geresort.com), da 16 anni Wor-ld’s leading resort – il riconosci-mento che va ai migliori resortdel mondo –, a mezz’ora dimacchina da Cagliari, in unodei tratti di costa più belli delMediterraneo, dove lo chef sa-rà ospite per tutto il mese diagosto.

Secondo il maestro pluristel-lato, l’evoluzione tecnologicache ci ha portati, negli ultimianni, a condividere pressochétutti i momenti salienti (e an-che quelli meno esaltanti) del-la nostra vita sul web, tramiteFacebook, Twitter, Instagrame quant’altro, è un fenomenoperfettamente normale.L’annunciodellapaternitàCosì normale che tanto luiquanto la compagna Rosa Fan-ti hanno annunciato, proprio

pochi giorni fa, attraverso untweet di essere diventati final-mente genitori: «È l’Amoreche detta ogni legge! #WCesa-re #WlaVita», ha scritto lei. Adicembre 2013, era stato pro-prio lo chef 48enne ad annun-

ciare l’imminente arrivo delquarto figlio ed è stato ancoralui a condividere con i suoi fanl’arrivo del piccolo, aggiungen-do alla frase scritta dalla mam-ma parole molto affettuose:«Le conseguenze dell’amore.

Benvenuto Cesare», con tantodi foto della manina.«Ioe isocial»«Io non uso Facebook – spiegaCarlo Cracco – ma Twitter sì. Etutto questo fa parte dell’aper-tura del web e non ci vedo nul-

la di strano. Certo, talvolta puòemergere molta solitudine setutto è fatto senza un autenti-co amore per ciò che si sta con-dividendo. Come in tutte le co-se, e certamente anche comein cucina, la giusta misura è

d’obbligo».PensieroelasticoL’affascinante cuoco vicenti-no, nel suo lavoro di superviso-re integerrimo nei programmitelevisivi in onda in prima se-rata e sempre seguitissimi, è inrealtà un uomo dal pensieromolto elastico, capace di inter-pretare senza falsi moralismi ilmodo in cui internet sta cam-biando il nostro rapporto colmondo.

«In mezzo al gran calderonedella rete – spiega – qualcosadi storto sicuramente c’è, maemergono anche molti aspettipositivi. Questo continuo po-stare sui social ciò che mangia-mo, ad esempio, ci rende sì piùossessivi, ma anche più attentia quel che consumiamo. Ionon ho alcuna paura di ciò. Lacucina, del resto, è condivisio-ne, e non c’è niente di meglioche declinare questa ricchezzain tutti i suoi aspetti possibili,stimolando la passione in chici circonda».Purchécisia labuonafedeCioè che conta è, insomma,l’essenza. Tutto è lecito, sulweb, se fatto in buona fede, ov-vero con passione genuina eslancio, per condividere unpiacere, un gusto, un consi-glio, una novità. «Quando va-do in un posto, la prima cosache faccio è mangiare un piat-to tipico del luogo – spiega an-cora Cracco – La rete dovrebbeabbracciare tutto questo, valo-rizzare le differenze, le partico-larità locali, non appiattire larealtà omologandosi».

«È un processo complesso –conclude Cracco – ma chi rie-sce a usare in questo modo in-ternet, fa davvero qualcosa dimolto utile per la società».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Carlo Cracco al resort Forte Village di Santa Margherita di Pula (Cagliari)

LASCHEDA

PrimeesperienzeconMarchesi

LASTORIA

Maggioranza scelte dispari

sei Un “addicted” conVinto!

Maggioranza di scelte pari

i “social” Utilità e gioco!Non sono il tuo pane quotidiano ma certe volte a fine giornata o in compagnia ti diverte controllare chi si aggira nei tuoi “social”! Puoi usarli per informarti, per lavoro o studio. Non sono una priorità, preferisci altri media, alcuni però ti divertono! Pubblicità e litigi t’infastidiscono.Apprezzi belle foto, buone idee e notizie utili. Non ne senti il bisogno ma li trovi un bel gioco!

8 scelte contro 9

li Usi senza esagerareTi dedichi ai “social” in momenti particolari, in pieno relax. Li ritieni ottimi per tenerti informato e in contatto con amici, e per il lavoro.Li conosci, li usi e li apprezzi senza abusarne. Se ti capita di essere “offline” ne fai a meno senza troppa fatica. La vita reale ti attrae di più ma ami anche quella virtuale, in cui preferisci essere osservatore piuttosto che attore.

A feste, con gli amici, al lavoro sei sempre “online”. Ami restare connesso e condividere ogni momento della tua vita: ricorrenze, eventi, attimi, pensieri, emozioni. La tua vita reale e virtuale sono strettamente connesse, nei momenti belli e nelle accese discussioni. Talvolta sei distratto, poco attento, un po’ isolato.Sei un social-dipendente contento!

Scegli, per ogni affermazione,quelle che più si avvicinano al tuo mododi pensare o di fare

1. Ogni mattina controllo se gli amici hanno postato qualcosa.

10. Solo per eventi particolari, mi collego e creo gruppi “a tempo”.

9. In treno, in autobus, mi tengo sempre in contatto con i miei “amici”.

2. I “social” danno una visione limitata e parziale della vita reale.

11. In auto invio qualche rapida foto o messaggio audio.

3. Se mi capita di perdere la connessione internet mi sento… ko!

12. Mi dedico ai “social” soltanto quando sono in pieno relax.

4. Trovo alcuni “social” troppo polemici e litigiosi. 13. Mentre cammino ne approfitto per scrivere e guardare con calma i messaggi.

5. Al ristorante, in albergo, a casa di amici chiedo sempre il wifi per post e chat.

14. Quando qualcuno mi “blocca” mi chiedo sempre se ho fatto qualcosa.

6. Tutti i “social” sono ottimi solo per lavoro, studio, informazione.

15. Mi piace far sapere dove “mi trovo” in tutti i posti in cui vado.

7. Quando la batteria del cellulare mi lascia, mi sento… “nudo”!

16. Avere molti “mi piace” mi gratifica esclusivamente per cose importanti.

8. Mi piace condividere le mie creazioni solo con poche persone.

17. Condivido sempre momenti e pensieri, disavventure e passioni con i miei amici “online”.

Cracco e i social:«È come in cucina,contano le dosi...»Il popolare chef: «Non uso Facebook ma Twitter sì, è utileTutto è lecito sul web, se fatto in buona fede...»

CarloCracco, natoa Vicenzal’8ottobre 1965,è diventatofamosoper il suosorprendenteuso dell’uovoincucina e,dal 2011, per lasuapartecipazione comegiuratocon BrunoBarbieri eJoeBastianich al talentshowculinarioMasterchef Italia.Perarrivare dov’èhadovutolavorareduro,partendo dallascuolaalberghieraaRecoaroTerme e facendo leprimeesperienze da“Remo”,a Vicenza. Lasvoltaèarrivata nel1986quando halavoratoal fianco di GualtieroMarchesia Milano.Dal17aprileconduce la primaedizione italianadi Hell’sKitchen ItaliasuSky Uno.

Un test per capire meglio iltuo rapporto con i socialnetwork, in sostanza se li usi ose invece in qualche modo tifai usare. Fra le due situazioniestreme ci sono ovviamente

tante sfumature. Risponden-do alla domande e trovando iltuo profilo potrai capire me-glio il tuo rapporto con i variFacebook, Twitter e Insta-gram. Ed eventualmente, se

necessario, provare a correreai ripari.

a cura della dottoressaAdelia Lucattini

[email protected]

Scopri se li usi e se invece ti fai usare

ILTEST

TUEISOCIAL,C’ÈEQUILIBRIO?

05BENESSERE&SALUTE 31LUGLIO201404 31LUGLIO2014

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‘‘L’ORGANIZZAZIONEAGRICOLA

IlcaloancorapiùpesanteperbambinieadolescentiSiamosottoilivelliminimiindicatidall’Organizzazionemondaledellasanità

Chiavi,cellulari, occhialida sole, borsette, ombrelli, cartedicredito,documenti eportafogli: inmedia perdiamo noveoggettial giorno e,al contrariodi quanto sipossa pensare,l’etànon c’entra. Contano invece igeni perché l’esseresbadati sieredita. Lo dimostrauna ricercadell’università diBonn, inGermania, pubblicata su“Neuroscience Letters”,che haesaminato500 persone dicirca 25 anni, donneeuomini,conquestionari psicologico-cognitivi, seguitidall’analisimolecolaree geneticadellasaliva. Secondo irisultati, tutto dipendeda varianti del recettore delladopamina (dettoDrd2), possedutedal75 per centodeglisbadati.

Ibambini esplorano il modocontutti ecinque i sensi, cheusanoper organizzare le informazioni, scoprire le differenze,trovaresomiglianze. Unveroe proprio “studio”che, secondol’università inglesedi Nottingham,passaattraverso iltravasare, il pasticciare, l’impastare. «Molti ricercatori –spiegaAdeliaLucattini, psichiatrapsicoterapeuta epsicoanalista–hannoaddirittura osservato che i piccolipossonoriconoscereun oggetto tra tanti, seprima lo avevano“assaggiato”a occhichiusi. Allora,aiutiamo inostri bambini asviluppare i sensi, le propriecapacità e lacreatività congiochisemplicie antichi come la pastadi sale, i colori adita e l’acqua.Cresceranno senzadubbio piùsvegli e curiosi».

diFedericoSanjust

La Coldiretti torna a lanciarel’allarme sul crollo dei consumi difrutta e verdura da parte degli ita-liani. Un crollo quantificabile in-torno al 30 per cento rispetto agliultimi 15 anni per un quantitativoche nel 2014 è sceso addirittura

ben al di sotto del chilo al giornoper famiglia, un valore inferiore aquelli raccomandatidal Consigliodell’Organizzazione mondiale del-la sanità. L’allarme dellaColdiretti è riassunto in un Dos-sier dal titolo: «Frutta e verduradaicampi alla tavolanel 2014».

«Si tratta degli effetti – sottoli-nea la Coldiretti – della spirale re-

cessiva tra deflazione e consumiche sta mettendo a rischio le im-prese e la salute consumatori, inunPaese come l’Italia che è leadereuropeo nella produzione».

Nel primo semestre del 2014,precisa l’organizzazione agricola,i consumi di prodotti ortofruttico-li da parte degli italiani sono scesidel due per cento rispetto allo

stesso periodo dell’anno prece-dente quando complessivamentedurante tutto l’anno sono stati ac-quistati poco più di 7,8 milioni di

tonnellate di ortofrutta, divise tra4,2 milioni di tonnellate di frutta e3,6 milioni di tonnellate di ortag-gi.

Secondo il rapporto Istat-Cnel2013 sul benessere in Italia solo il18,4% della popolazione ha con-sumato quotidianamente alme-

no quattro porzioni tra frutta, ver-dura e legumi freschi che garanti-scono l’assunzione di elementifondamentali della dieta come vi-tamine, minerali e fibre che svol-gono una azione protettiva, preva-lentemente di tipo antiossidante.

Il calo è ancora più preoccu-pante per bambini e adolescenti.La Coldiretti presenterà al gover-no una serie di proposte per inter-venti che diano al settore miglioriprospettive: una corretta riconver-sione delle varietà; il coordina-mento unico per l’immissione delprodotto sul mercato; la regola-mentazione del sistema deglisconti e delle vendite sottocostonella grande distribuzione orga-nizzata; la regolamentazione sulcommercio in materia di confe-zionamento che riduca i costi evi-tando il moltiplicarsi di formulediverse; lo sviluppo di fondi mu-tualistici per affrontare le situazio-ni eccezionali; la progettazione dinuove forme assicurative multiri-schio che comprendano le situa-zioni di crisi; l’esclusione dellafrutta più facilmente deperibiledal sistema del libero servizio nel-la Grande distribuzione organiz-zata, maggiori controlli sul rispet-to delle norme di commercializza-zione e sui prodotti di importazio-ne, troppo frequentemente spac-ciatiper italiani.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

ILCONTORNOOL’ANTIPASTO

Verdura alla grigliacon formaggiodicapra

BENESSERE&SALUTE 31LUGLIO2014

BASTAFARLIPASTICCIARE

C’èunmodo peravere figli svegli

TISANAALLOZENZEROPICCANTE

INGREDIENTI

Tre fettinedi zenzero

fresco,uncornettodi

peperoncino, il succo

e la buccia dimezzo

limone, acquaq.b.

PREPARAZIONE

Portatea ebollizione

l’acquanecessaria

per la vostra tisana e

immergeteci tre

fettinedi zenzero

fresco,uncornettodi

peperoncino, il succo

e la buccia dimezzo

limone. Lasciate in

infusioneper almeno

10minuti: versate

nella tazza,

addolcitela con due

cucchiaini dimiele e

bevetela ancora

caldissima

BENESSERE&SALUTE

di GIGLIOLA BRAGA*

Queste tagliatelle sono adattealle persone celiache, che devonoescludere dalla loro alimentazio-ne il glutine, un complesso protei-co che si forma durante l'impastodell'acqua con la farina di alcunicereali, per evitare di scatenare lacomplessa reazione immunologi-ca nell’intestino tenue che lo dan-neggia gravemente nella sua fun-zionalità. Sono adatte anche ai

soggetti che presentano una sen-sibilità al glutine nel senso che,pur risultando negativi ai test del-la celiachia, manifestano gli stessidisturbi dei celiaci anche se in mo-do più o meno attenuato, per unostato infiammatorio generato dalglutine stesso.

Ottima la grigliatura delle ver-dure, a patto di scartare le partibruciate, sospettate di canceroge-nicità.

L’accompagnamento con il for-

maggio di capra è particolarmen-te apprezzabile per la presenza inquesti prodotti caseari di un quan-titativo interessante di omega-3.

Il pesce, scelto come secondopiatto, è molto magro e pratica-mente privo di colesterolo, quindiben si abbina alla salsina resa unpo’ grassa dalla presenza di burroepanna.

*autrice di “L’alimentazionegiustapermio figlio”

Sperling&Kupfer- 2011

LAPAROLAALLANUTRIZIONISTA

Unmenùleggeroeconsaniingredienti

● INGREDIENTI

■ 100gdi filettodi lucioperca; ■ burro fusoq.b.;■ salee

pepeq.b.;■ fondocotturapesce;■ pannaq.b.;■ scalogni

q.b.;■ beurremanié (burroe farina); ■ ½bicc.vinobianco

ILSECONDOPIATTO

Pesceconpannaescalogno

Per prima cosa condire i filetti di lucioperca con sale epepee lasciarli riposare quanto basta per far sì cheprendano sapore. Poi cospargere i filetti di burro fusosuentrambi i lati e fare cuocere in padella a fiammabassa prima la parte con la pelle. Per preparare lasalsa, invece, rosolare gli scalogni (tagliati a dado) inuna pentola e annaffiarli con il vino bianco. Aggiungerepanna, fondo di cottura e il beurremanié, condire consalee pepe e frullare il tutto, così da creare una salsa.

● ICONTEGGINUTRIZIONALISONOPERPERSONA

CALORIE GRASSI COLESTEROLO FIBRA280 8 8 2

● ICONTEGGINUTRIZIONALISONOPERPERSONA

CALORIE GRASSI COLESTEROLO FIBRA120 3 1 5

LERICETTELOSAPEVATECHE...

Gli italiani mangianosempre menofrutta e verduraColdiretti: nel 2014 meno di un chilo al giorno per famigliaIl crollo è intorno al 30 per cento rispetto agli ultimi 15 anni

ACopenhagen il 26percento dellepersone chesi muove incittàusa la bicicletta.Secondo unrapporto dell’OmsEuropapresentatoa Parigiduranteun meetingsul tema, se tuttal’Europaprendesse esempio dallacittà danese, si eviterebbe lamortedi diecimila persone l’anno per inquinamento,creandoallo stesso tempo quasiottomilaposti di lavoro. Gli espertieuropeihanno calcolato le minori emissioni dovuteall’uso dellebicie il numerodegli impieghi derivanti dalla lorovenditaemanutenzione,dallaprogettazione e dalla realizzazionedellepisteciclabili, e il risultato è statosorprendente.Per l’Italia èstatapresa inconsiderazione la cittàdi Roma,che potrebbe dasolacreare oltre tremila postidi lavoro, salvando151persone.

OGNIANNOINEUROPA

Tutti inbici? Diecimilamorti in meno

STUDIODELL’UNIVERSITÀDIBONN

I vuotidi memoria nonhanno età

● INGREDIENTI

■ 120gdi tagliatellesenzaglutine; ■ 1/8diGewürztrami-

ner (oaltrovinobianco); ■ 1cucchiaiodiscorzadi limone

grattugiata;■ 1cucchiainodi timofresco;■ 15gdiburro

ILPRIMOPIATTO

Tagliatellesenzaglutine

Per prima cosa cuocere le tagliatelle in acqua salatafino al giusto punto di rottura, preferibilmente aldente. Successivamente, versare un goccio di vinobianco in padella, farlo sfumare, econtemporaneamente aggiungere la scorza di limoneprecedentemente grattugiata, il timo e il burro.Scolare le tagliatelle, farle mantecare nel decottoappena preparato e servirle con parmigiano e timo apiacere.

● ICONTEGGINUTRIZIONALISONOPERPERSONA

CALORIE GRASSI COLESTEROLO FIBRA210 4 6 2

● INGREDIENTI

■ zucchine; ■ melanzane; ■ peperoni (rossi,gialli, ver-

di);■ insalatachicoree;■ formaggiodicapra;■ salee

pepe(rosso)quantobasta

Lavare accuratamente tutte le verdure e tagliarle inpiccoli pezzi a piacere. Scaldare un filo d’olioextravergine di oliva in padella e quindi aggiungere leverdure tagliate. Una volta cotte da entrambi i lati,toglierle dalla padella e condirle con sale, pepe, e altrespezie a piacere. In conclusione, disporre nel piatto leverdure alla griglia e servirle, preferibilmente, con unbuon pezzo di formaggio di capra fresco, meglioancora se guarnito con una spolverata di peperosso.

0706 31LUGLIO2014

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