Principato ecclesiastico

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00-Sommario Ministero 100013-09-200212:51Pagina 1MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVIT CULTURALIComitato Nazionale Incontri di studio per ilV centenario del pontificato di Alessandro VI(1492-1503)PRINCIPATO ECCLESIASTICO E RIUSODEI CLASSICI GLI UMANISTI E ALESSANDRO VIAtti del convegno(Bari-Monte SantAngelo, 22-24 maggio 2000)a cura di D. CANFORA - M. CHIAB - M. DE NICHILORoma nel Rinascimento200200-Sommario Ministero 100013-09-200212:51Pagina 2PUBBLICAZIONE DEGLI ARCHIVI DI STATOSAGGI 72Principato ecclesiastico e riuso dei classiciGli umanisti e Alessandro VIAtti del convegno di Bari-Monte S. Angelo(22-24 maggio 2000)MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVIT CULTURALIDIREZIONE GENERALI PER GLI ARCHIVI200200-Sommario Ministero 100013-09-200212:51Pagina 3DIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVISERVIZIO DOCUMENTAZIONE E PUBBLICAZIONI ARCHIVISTICHEDirettore generale per gli archivi: Salvatore ItaliaDirettore del Servizio: Antonio Dentoni-LittaComitato per le pubblicazioni: Salvatore Italia, Presidente, Paola Carucci,AntonioDentoni-Litta, FerruccioFerruzzi, CosimoDamianoFonseca,GuidoMelis, ClaudioPavone, LeopoldoPuncuh, IsabellaRicci, AntonioRomiti, Isidoro Soffietti, Giuseppe Talamo, Lucia Fauci Moro, segretaria. 2002 Ministero per i beni e le attivit culturaliDirezione generale per gli archiviISBN 88-7125-227-6.Vendita: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato-Libreria dello StatoPiazza Verdi 10, 00198 RomaStampato dalla Union Printing SpA00-Sommario Ministero 100013-09-200212:51Pagina 4SOMMARIOMASSIMO MIGLIO, Premessa 7FRANCESCO TATEO, Introduzione 11MARIA GRAZIA BLASIO, Retorica della scena: lelezione di Ales-sandro VI nel resoconto di Michele Ferno 19ANTONIO IURILLI, Carattere di Papa: Alessandro, Aldo, litalico 37MAURO DE NICHILO, Papa Borgia e gli umanisti meridionali 49ERMINIA IRACE, Il pontefice, la guerra e le false notizie. Let diAlessandro VI nella cronachistica umbra 99SEBASTIANO VALERIO, Unallegoria di Alessandro VI nellEremita diAntonio Galateo 141GIACOMO FERRA, Riflessioni teoriche e prassi storiografica in An-nio da Viterbo 151MARIANGELA VILALLONGA, Rapporti tra umanesimo catalano e uma-nesimo romano 195ANGELO MAZZOCCO, Il rapporto tra gli umanisti italiani e gli uma-nisti spagnoli al tempo di Alessandro VI: il caso di Antonio deNebrija 211FRANCO MARTIGNONE, Le orazioni dobbedienza ad Alessandro VI:immagine e propaganda 237ERIC HAYWOOD, Disdegno umanista? Alessandro VI di fronte allIr-landa 255DAVIDE CANFORA, Il carme Supra casum Hispani regis di PietroMartire dAnghiera dedicato al pontefice Alessandro VI 275GRAZIA DISTASO, Il mito umanistico del tiranno in una riscritturatardo romantica (I Borgia di Pietro Cossa) 285PAOLA CASCIANO, Le postille di Egidio da Viterbo alla traduzionedellIliade di Lorenzo Valla 297FRANCESCA NIUTTA, Il Romanae historiae compendium di PomponioLeto dedicato a Francesco Borgia 321DOMENICO DEFILIPPIS-ISABELLA NUOVO, I riflessi della scoperta del-lAmerica nellopera di un umanista meridionale, Antonio DeFerrariis Galateo 355CHIARA CASSIANI, Rime predicabili. La poesia in volgare di GiulianoDati 405WOUTER BRACKE, Paolo Pompilio, una carriera mancata 42900-Sommario Ministero 100013-09-200212:51Pagina 5INDICI 439 dei nomi441 delle fonti manoscritte 461 delle tavole 463DuranteilavoridelConvegnostatapresentataanchelarelazionediAMEDEO QUONDAM, Letteratura curiale e Alessandro VI, che non statopossibile acquisire agli Atti.00-Sommario Ministero 100013-09-200212:51Pagina 6PREMESSABari, a differenza di Roma, Valencia e Perugia dove si sono tenuti i pre-cedenti Convegni, non luogo alessandrino, ma uno dei centri universitaripi attivi e raffinati sullumanesimo e sul rinascimento, con una consolida-ta tradizione di ricerca. E Bari propone una sfida allimmaginario colletti-vo, una verifica della cultura di et alessandrina.Nellopinione comune legata ad Alessandro VI hanno solida residenzacomplotti e conflitti familiari, stragi e amori perversi; hanno asilo raffinatipittoriecomplesseiconografie;trovadifficileemarginalesopravvivenzaqualcheestenuatoverseggiatoredicorte.Questoaleggereromanziancherecenti e a scorrere libretti dopera e sceneggiature di films. Il tema propo-stosembrasconvolgereiritmiconsolidatidellimmaginario: nonsololacultura del pontificato di Alessandro, ma come questa cultura (che dunqueesiste, ma non poteva essere diversamente) usi la cultura dei classici. una resistenza, quella di immaginare lassenza di una cultura e i sen-si di questa cultura, che sembra contagiare anche gli storici del pontificato.Nei dizionari biografici, nelle battute finali delle biografie di Alessandro VI,comparesempreilricordodelponteficecomeprotettoredellearti, noncompare alcun riferimento a forme di mecenatismo nei confronti della cul-turascritta.CosnelDizionariobiograficodegliItaliani, nelDizionariostoricodelpapato, nellarecenteEnciclopediadeipapi che, anchenel-laggiornamento bibliografico, non ha ritenuto opportuno segnalare titoli inproposito ; con la sola significativa eccezione della voce di Miguel BattlorinelDiccionariode HistoriaEclesiasticadeEspaa, cheindicacomeilpontefice: En lo cultural extendi su mecenazgo a la vez a los canonistasy a los humanistas: Lascaris, Aldo Manuzio, Brandolini, Podocataro, Pom-ponio Leto, etc. I nomi dei canonisti sono sottintesi, quelli degli umanistisembrano accostati con una certa casualit, ma includono certo personagginon marginali.Lo stesso Pastor, che dobbiamo sempre continuare a leggere, accantoai nomi dei canonisti Felino Sandei, Giovanni Antonio di S. Giorgio e Fran-cesco da Brevio non poteva ricordare, tra gli umanisti, che Pomponio Leto(che morir il 27 maggio dei 1497), Michele Ferno, Pietro Gravina, Tom-masoInghirami, AurelioeRaffaeleBrandolini, AldoManuzio, ScipioneForteguerri e Giovanni Lascaris, Annio da Viterbo, Giovan Battista Canta-licio, tangenzialmenteEgidioda Viterbo. Aggiungevadiseguitoisicura-mente meno noti Carlo Valgulio, Francesco Uberti, Pietro Lazzaroni, Poli-doroVergilio, GirolamoPorcari, AndreaIacobazio, SilvestroBandolieFrancesco Sperulo; e accantonava invece Adriano Castellesi e Ludovico Po-docataro, per i quali il discorso dovrebbe essere in parte di segno diverso.Cap. 00 Miglio 7-1013-09-200212:51Pagina 7MASSIMO MIGLIOSepoioggitentiamounaggiornamentodelPastor, anchesoltantoo-nomastico, e consultiamo lIter Italicum del Kristeller, le integrazioni pos-sonoesserepoche: MarcellinoVerardi, AntonioTebaldeo, MatteoBossi,GirolamoBologna, FaustoEvangelistaMaddaleniCapodiferro, ilnotaioCamillo Beneimbene, Giovan Francesco da Pisa (nomi, per il resto, alcuni,gi sufficientemente noti alla letteratura critica).UnaricercasullaculturaumanisticadetalessandrinainItaliaedinEuropa, allora, non soltanto per capire e investigare il rapporto tra umanistiepontefice, tralacortepontificiaelumanesimo, quantoforseanchepercercare di verificare se la scelta a favore degli artisti sia legata solamente auna personale preferenza pontificia tra le arti o abbia un significato pi am-pio; se indichi una diversa comune consapevolezza dei mezzi da utilizzareper laffermazione di un pontificato. Una cultura vissuta attraverso lutiliz-zazione continua delle culture antiche, non soltanto quella greca e latina.Ancora una volta le suggestioni sembrano venire dalle arti figurative.Quellaccumulo di mitografie che ogni affresco suggerisce, quellintrico dabestiario fantastico che affolla marmi e travertini, quellincalzare di divinitpagane che definiscono limmagine del nuovo pontefice solo una conse-guenza dellaffermazione di modelli artistici, o invece trasmette una preci-sa volont curiale?A leggere le cronache i segnali furono immediati. In occasione del pos-sesso del 1492 vi un grande utilizzo di pittori doccasione, di artisti e diartigiani delleffimero; che hanno il nome di Antoniazzo, del Perugino e diPierMatteodAmelia.Sonorealizzatescenografieefondalidiuntrionfoche oramai, dopo Biondo Flavio, sapeva dove leggere le sue fonti. Vera-no constructi alchuni superbissimi archi triumphali [...] il primo era a simi-litudinedequellodeOctavianopressoalColiseo, conquattrocolonnedigrande grossezza e alte a due parte, e sopra capitelli quatro homini armati amodo de baroni antiqui con le spade nude in mano; sopra larcho, et al ca-po de li bomini era la corona de larcho con larma dil pontefice e chiave,et a lato corni de divitia e mirabili festoni con le sue cornice [...] e molte al-tre cose a proposto moderno.Il proposto moderno delle iconografie si riempie anche di molta scrit-tura: era uno spacio grandissimo azurlo con littere doro in mezo che fa-cilmenteseleggevanodelontanoedicevano: Alexandrosextopontificemaximo [...] sotto la volta al piano era depinto uno acto de vaticinio e sottoera una tavola a modo antiquo pendente con littere che dicevano VaticiniumVaticani Imperii. A laltro canto era una simile volta con la coronatione equeste littere: Divi Alexandri magni coronatio. Et a canto una grande tavo-la missa azurlo con littere doro: Qui se suis in actionibus moderatur faci-le ac parvo cum labore ad omnia pervenit. E ancora un incalzare di tabelleesplicative: Oriens, Occidens, Liberalitas. Roma. Iusticia, Pudici-tia. Florentia. Charitas, Eternitas, Victoria, Europa, Religio, A-8Cap. 00 Miglio 7-1013-09-200212:51Pagina 8PREMESSAlexander VI Pontifex Maximus, D.A.VI.P.M.E.H.; scritture che frantu-mavano nello spazio il dettato della pagina dello scrittore, perch poi la sug-gestione del lettore lo ricomponesse e articolasse nella propria intelligenza.Non si tratta di individuare lordinator della scenografia e dei suoi par-ticolari, quanto piuttosto di verificare la consonanza con i versi che subitocircolarono in Italia e in Europa e che dettavano Cesare magna fuit nuncRoma est maxima, / Sextus regnat Alexander, ille vir, iste deus, e tentaredi capire se quei versi possono essere ricondotti solo alladulazione (una ca-tegoria a cui bisogner dare dignit storiografica) di un poeta doccasione(ilcuinome, adifferenzadiquellodeipittori, rimaneanonimo)onone-splicitino una volont pi alta.Una volont che si concretizza nelle immagini, ma che non rinuncia al-luso della scrittura, e che tra le scritture privilegia i versi alla prosa. Versi escritture che sembrano raggiungere la loro apoteosi al palazzo del protonota-rio Ludovico Agnelli, dove il pontefice e tutti i partecipanti alla processione,tutti gli spettatori di quellapparato, avrebbero visto tavole ansate, stemmi cli-peati e festoni di scritture, con motti e divise: in campo azzurro littere do-ro, nel scuro littere bianche, che propongono il pontefice come libertatis rex,copiae equitas et pacis pater; augurano Alexandro invictissimo, Alexandropientissimo, Alexandromagnificentissimo, Alexandroinomnibusmaximohonor et gloria; esaltano i nuovi tempi: Viventibus eternitatem letam dantigloriam eternam. Prisca novis cedant, rerum nunc aureus ordo est, invictoqueIoviestcuraprimishonor;prospettanounapaceeternaSanctafuitnullomaior pax tempore, tuta omnia sunt, agnus sub bove et angue iacet; riper-corrono sempre modelli antichi Libertatis pia iusticia et pax aurea, opes quesunt tibi, Roma, novus fert deus iste tibi; mescolano fiori a incenso, Giovealle fiamme, riti cristiani a riti pagani: Ambrosie nectar violae rosae lilia a-momum / turaque sunt aris tibia cantus honos / accumulent fora letitiam te-stantia flamma / scit venisse suum patria grata Iovem.Troppo ricorrente Giove, troppo iterata lequazione Alessandro/dio, trop-po frequenti i temi politici come lesaltazione della pace e della giustizia, perpoter pensare soltanto al proposto moderno della cultura scritta del tempo: acontrasto, ad esempio, con la maniera tradizionale delle biografie pontificie.Se questa la presenza della scrittura nel primo giorno di pontificatodi Alessandro un personaggio che non era homo novus nella societ cu-riale ma che conosceva le pieghe pi riposte di questa societ da oltre mez-zosecolo;cheeraormaiprofondamenteitalianizzato, nonperovvioche negli anni successivi tutto sia continuato secondo gli stessi presupposti.Per i pontefici romani non quasi mai il conto delle opere dedicate alpapa (tranne qualche caso eccezionale) a dare il senso dello spessore cultu-rale del pontificato. Ma ha un senso che la storia scritta non sembri averepi cittadinanza a Roma; che si riconoscano da parte di chi scrive storia accentuandole le difficolt della scrittura; che la memoria storica si auto-9Cap. 00 Miglio 7-1013-09-200212:51Pagina 9MASSIMO MIGLIOdefiniscaspessoimago, allontanandosi, anchenelladefinizione, daquellicheeranostatidasempreicanonidellastoriografia(quellodiGiovanniBurcardo un Liber che ha una lunga tradizione alle spalle, ma che pu ri-ferirsiallastoriadellaliturgiaenonaquelladellasociet;FelinoSandeiscrive solo unepitome sul Regno di Sicilia; Michele Ferno scrive qualcosache sembra essere la premessa ad una storia che gli avvenimenti successividovranno scrivere); o, soprattutto, che prevalgono i versi. La biografia pon-tificia sembra ormai scomparsa. qualcosa che aveva avuto i suoi prodro-mi gi con Sisto IV, contestualmente alla riproposta da parte del Platina diquello che avrebbe dovuto essere il nuovo Liber pontificalis, il Liber de vi-ta Christi ac omnium pontificum. Lo stesso Sisto IV aveva preferito che lasua biografia avesse un diverso impatto da quella affidata ai manoscritti ealla stampa, e venisse tracciata, compendiata per immagini e per scrittura,sulle pareti della corsia sistina dellOspedale di S. Spirito.Latendenzaalcompendiocontinuaemoltedellenuovememoriedistoria si avviano su questa strada, anche se la presunzione del nuovo, di vi-vereinunanuovasociet, dirappresentareunanuovacultura, discriverecontenuti nuovi, far aggiungere a molti dei titoli laggettivo nuovo: Novaistoria, Nova apocalypsis, Nova lex.Bernardino Corio concludeva la prima pagina, trionfale, della nova isto-ria di Alessandro VI, sopra ampiamente ricordata, con una finale riflessione,significativa, che svelava i tempi della sua scrittura e proponeva un giudiziosul pontificato: Entr al pontificato Alexandro sexto mansueto come bove,lha administrato come leo. Forse, in tal modo, proponeva anche un giudi-ziosullutilizzazioneparossisticadellascritturadapparatonellacerimoniadel possesso e dava un senso alla sua attenta registrazione delle scritture. Nonsolo quindi curiosit erudita anche la sua trascrizione integrale dei quattor-dici versi che, accanto alla casa dei Massimi, accostavano cornucopia (Lae-taCeres), stemmapontificio(Divo Alexandromagnomaiorimaximo),scrittura e immagini, ad una tavola come li antiqui usavano, quale havea so-pra uno bove di metallo indorato e sotto gli era questi versi:Est piger in celo, sunt et tua pigra booteSigna que emerito pacis ad usque bove Perge piger tardoque magis rege tramite currum Tardus ut in terris bos quoque noster eat.[...]Urse leo aquila alta simul simul alta columna Et mea habes dominum cum bove Roma bovem.MASSIMO MIGLIOPresidente Comitato NazionaleAlessandro VI10Cap. 00 Miglio 7-1013-09-200212:51Pagina 10INTRODUZIONEIl convegno che oggi avviamo si colloca in una regione certamente tan-genziale rispetto al raggio dazione dei Borgia, e particolarmente del ponti-ficato di Alessandro VI il fatto che Lucrezia fosse duchessa di Bisceglienon ha nel nostro caso alcuna rilevanza. Tuttavia lorizzonte insolitamenteampio e larticolazione complessa con cui stata ideata la serie di convegniin occasione del Giubileo ha consentito di prevedere la partecipazione di-retta della nostra Universit. Siamo grati a Massimo Miglio, presidente delComitato Incontri di studio per il V centenario del pontificato di Alessan-dro VI, costituito dal Ministero per i Beni e le Attivit culturali, e a Ro-ma nel Rinascimento, con cui una sezione del Dipartimento di Italianisti-ca di questo Ateneo collabora da vari anni, se in questo orizzonte e in que-staarticolazionesiastatocompresoilcontributodistudioediorganizza-zione proveniente da questo nucleo universitario, che soprattutto versatonella ricerca filologica e letteraria dellet umanistico-rinascimentale, ed hasempreoperatonellaprospettivadiunindaginestoricainsensolatoedistoria della cultura in senso specifico. Nella serie degli incontri, quello at-tuale vuol essere un momento di riflessione sul quadro culturale, dominatodal riuso dei classici, nel quale Alessandro VI si mosso, lasciando anchequalche sua impronta diretta o decifrabile, ma lasciando soprattutto fra itanti problemi che suscita la sua enigmatica figura il desiderio, da partedegli studiosi del Rinascimento, di conoscere il senso della sua presenza alvertice della Chiesa in un decennio dei pi decisivi per la cultura umanisti-ca. Per gli anni precedenti quel decennio e per quelli successivi non si pufar storia dellUmanesimo e delle lettere in genere senza riferirsi allauto-rit di un organismo come quello ecclesiastico che gestiva da secoli e con-tinueragestireunaparteconsiderevoledellattivitintellettuale, mentrepare che lo studioso dellUmanesimo per quel che riguarda quel decennionon sia obbligato a fare il nome di Alessandro VI se non per registrare une-piditticaandataindisusoeunaletteraturaepigrammaticadidiffamazioneche non rappresenta ormai che una curiosit. Schiacciato almeno fra SistoIV da una parte e Giulio II e Leone X dallaltra, che ereditavano unauten-tica tradizione di cultura umanistica, Alessandro VI non ha meritato, n for-se potr meritare, un capitolo su Papa Borgia e lUmanesimo italiano, edha un significato riduttivo largomento Gli umanisti e Alessandro VI, an-che a voler respingere, come potr contribuire a fare questo convegno, li-dea che egli fosse in certo qual modo estraneo se non ostile ai letterati, che lidea che avevamo quando ci siamo inseriti in questa iniziativa.Ma la storia non pi quella dei protagonisti, bens quella dei contesti(o meglio, non pi solo quella dei protagonisti, perch costoro o esistonoCap. 01 Tateo 11-1813-09-200212:55Pagina 11FRANCESCO TATEOo la immaginazione li fa esistere e li fa durare pi a lungo di quelli reali).Alessandro VInondiventato, nloera, unprotagonistadellaculturau-manistica, ma ha vissuto da grande qual era let pi delicata, pi critica edanchepiespansivadellUmanesimo.ComeparlandodelGiubileodel1500nonsiputacereilsuonomeelasuaattivapresenzanellamanife-stazione giubilare, anche se non fu certo merito suo se Dio concesse lin-dulgenza ai fedeli, cos non si pu tacere il nome di Alessandro VI parlan-dodeldecennioincui, mortoappenaLorenzoilMagnifico, venivanoamancaretrepilastridellaculturaumanistica, AngeloPoliziano, GiovanniPico della Mirandola ed Ermolao Barbaro, lo stesso anno come osserva-va sgomento Pietro Crinito (De honesta disciplina, XV 9) che vedeva lin-vasione di Carlo VIII alla quale legata una delle prime e pi discutibili a-zionidiPapaBorgia.Queldecennioincuivenivaamancarelapresenzaforte del Re aragonese di Napoli, e che vide il ritiro ciceroniano di Gio-vanniPontanodallavitapoliticaconlacomposizionedellesueoperepifeconde nella prospettiva culturale del Rinascimento; che vide la formazio-ne di Bembo, di Machiavelli e di Guicciardini, gli iniziatori della riflessio-ne critica, politica e storiografica del Cinquecento, presso i quali il caso diAlessandro VI assume levidenza di un evento epocale, sia che servisse a ri-cordarelacrisicheavevasubtolalinguaitalianaconlarrivodegliSpa-gnoli in veste di dominatori (Valenzia il colle Vaticano occupato avea lamentava Bembo nelle Prose della volgar lingua come ho avuto modo diricordare nel convegno di Valenza parlando dellatteggiamento del grandeletterato ecclesiastico), sia che servisse a dimostrare il nodo pi critico del-la nuova dottrina machiavelliana della virt, sia che servisse a definire unmomento significativo davvio del nuovo secolo nella prospettiva guicciar-diniana.AllamortediLorenzo, gravidadidoloroseconseguenze, corri-spondeva dieci anni pi tardi la morte di Alessandro, la quale avrebbe inve-ceassuntonellaprospettivaottimisticadelRinascimentoepoidelSette-cento riformatore il significato di una liberazione da una parentesi di orro-re. In realt, nel corso di quel decennio pieno di luci e di ombre come tut-ti i periodi storici, del resto si assist nella storia della cultura allo sboc-co pi decisivo delleditoria manuziana e al rilancio della poesia in volga-re, allaffermarsi del ciceronianismo che avrebbe suscitato la ben nota po-lemicaerasmianaanimatadamotivazionireligiosenonestraneealtimoredel risorgente paganesimo nel seno stesso della Chiesa, di cui proprio que-gli anni erano stati un esempio; si assistette alle avventure stravaganti dellascrittura latina, che segnava la crisi della scuola classicheggiante, mentre ilclassicismo si trasferiva nel toscano letterario avviatosi a diventare la linguaitaliana, coldecisivocontributoromanoprovenientedallapropostacorti-giana, che aggiornava la dottrina dantesca della curialit della lingua. N vadimenticataunaltratematicaculturalechesimaturavainqueglianni, difronte ad una rediviva et del ferro, cio levasione esoterica verso forme di12Cap. 01 Tateo 11-1813-09-200212:55Pagina 12INTRODUZIONEirenismo e di ermetismo convergenti con il passaggio solenne del giubileo.Quale fu la presenza di Alessandro in tutto questo rivolgimento?Nel nostro convegno potranno esservi dirette o implicite risposte, potrfarsi valere anche largomento ex silentio nel trattare vicende culturali solocronologicamentelegatealdecennioborgiano, mavarammentata, magariperunulterioreinterpretazione, lapreziosaaggiungereiequivocatesti-monianza rilasciata da chi si era distinto per un bilancio della recente scrit-tura umanistica, Paolo Cortesi, il quale non mancava di ricordare Alessandro,dopo la sua morte, trattando nel De cardinalatu (De sermone 93) del com-portamento e della cultura che si addice ad un principe della Chiesa, per lec-cezionale capacit che Papa Borgia avrebbe avuto di applicare uno fra i mag-giori compiti delloratore, cio la convenienza della parola alla circostanza, apropositodellartediatteggiarelavoceallapersona, ossiaallamascherache loratore assume nel parlare: Alessandro, per universale consenso, fu ri-tenutoeccellenteinquestarte, perchadattavalostileallapersona, atalpunto che nulla poteva esserci di pi calibrato della sua espressione quandousava la prosopopea, e di quello stile dicono che si fosse servito specialmen-te quando sincontr con Carlo VIII. C, infatti, un evidente riferimento al-limpiego politico, e in certo qual senso furbesco, dellarte oratoria, non sa-prei dire quanto spassionatamente funzionale, da parte del Cortesi, ad un me-ro problema di retorica o ad una maliziosa aneddotica. Forse interessanteproprio il fatto che lautorevole testimonianza della pratica retorica del Papariguardasse laspetto istrionesco della sua personalit; eppure va rilevato cheessa riguardava un settore fra i pi importanti della cultura umanistica, la ri-flessione sul sermo, che accompagnava in quegli anni la complessa trasposi-zionedellasapienzaretoricalatinaallenuoveesigenzedelloratoriaeallalingua volgare. Analogamente la presenza di Alessandro al centro di unab-bondante letteratura cortigiana e satirica non basta a dargli un posto nella cul-tura umanistica, al di l di quello che ha certamente nei versi degli umani-sti. Sappiamo come la rievocazione dellet delloro si sprecasse anche neisuoi confronti, e come non mancasse di essere esaltata in lui e in Cesare (in-credibile!) la sconfitta della tirannide: finalmente giace abbattuta ed estintalaferoceviolenzadeitiranni;nessunopirubaaipupilli;nessunooserstrappare alle fanciulle il fiore della loro tenera et, cos cantava cantavasi fa per dire Francesco Sperulo, un poeta dei Coryciana. Rimane tuttavia linteresse per alcune esperienze letterarie cui i Borgiaoffrironoloccasione, comehadimostratolarecenteedizionedeiversidelCantalicio, uscita nelledizione nazionale dei testi umanistici, versi che docu-mentano, spesso oscuramente, nella forma bucolica di moda e secondo unatradizionale funzione dellegloga, gli eventi politici contemporanei, o descri-vono nella forma epigrammatica di Marziale gli spettacoli allestiti per il ma-trimonio di Lucrezia Borgia con Alfonso dEste. Lumanista, che diverr ve-scovo di Atri proprio in forza della protezione dei Borgia, non in effetti suf-13Cap. 01 Tateo 11-1813-09-200212:55Pagina 13FRANCESCO TATEOficientemente sganciato dalla stretta osservanza encomiastica, anche quan-do si diverte a descrivere le corse di uomini e animali, o una sorta di corri-da, o la sfilata dei carri allegorici, e ad usare il leggero endecasillabo catul-liano caricato di anafore e di omoteleuti per ricordare lorigine spagnola deisuoi protettori. Valenza lurbs a magnifico valore nomen (uninterpreta-tio etimologica) / urbs hispanica clara, grata nobis / urbs et Romuleis ama-ta semper: / haec et magnanimos viros ducesque, / haec et pontifices tulitbeatos, / haec et cardineos tulit caleros, / haec Papam tulit et benigna Sex-tum, / unus qui reserat serratque coelum (Spectacula, VIII; cito dalla re-cente edizione di Liliana Monti Sabia, inclusa nellEdizione nazionale deitestiumanistici).Maquandoegliintroducenelleeglogheduepastoripu-gliesi (la mia scelta ovviamente dettata dalla circostanza che ci fa ritrova-reinquestaregione), Salentinus eDaunus, alamentareiluttiportatidal-lesercito francese e a sperare nel ristabilimento del Regno di Napoli, o ce-lebralavittoriadelBorgiasugliOrsinicomeristabilimentodellapace, equando poi seguiamo il letterato deluso dal ritorno degli Aragonesi e attrat-to dai vantaggi di un potere pi solido come quello ecclesiastico, non pos-siamo n criticare lingenuit di vedere Alessandro capace di aprire e chiu-dere il cielo, o di mescolarsi a coloro come dice Guicciardini che lo e-saltarono per una rarissima e quasi perpetua prosperit, o laccortezza diottenerepropriomedianteunsopravvissutodeiBorgia, PierLuigi, ilve-scovato di Atri da Giulio II, quanto piuttosto registrare la confusione di fi-ne secolo nella quale si dibattevano disorientati gli umanisti, non sapendo achi pi attribuire il marchio del tiranno o laureola del liberatore. Al di l della miseria cortigiana cera una realt contraddittoria e com-plessa di fronte alla quale si dissolveva uno dei temi fondanti della culturaumanistica, la missione civile delle lettere, la vocazione per la civitas con-tro la tirannide feudale e per il principato giusto e pacificatore o la repub-blica aristocratica riconoscitrice dei meriti; n potevano attendersi altre so-luzioni se non il nuovo metodo del Machiavelli o il cedimento allautorita-rismo della Riforma. Era rimasto un forte dubbio su quale fosse la parte del-la tirannide, Ferrante o i baroni ribelli; il dubbio poteva ben nascere anchedi fronte allo scontro fra Papa Borgia e gli Orsini, fra Cesare e i signori del-lItaliacentrale.Laletteraturaumanisticaoeraimpegnataalamentarelamiseria del letterato, oppure scegliendo in buona o in mala fede la partedel vincitore continuava a denigrare la tirannide e a sognare il principatogiusto.Non posso tacere, aprendo un convegno su Alessandro VI in questa U-niversit, che uno dei libri pi validi su questo ordine di problemi interpre-tativi stato, alla met del secolo trascorso, quello dovuto ad uno dei fon-datori della nostra Facolt di Lettere e Filosofia, Gabriele Pepe, con La po-litica dei Borgia, scritto nel 1945 e dedicato a Benedetto Croce, che ci in-segn a non disperare della libert e della patria in giorni cos tristi per lI-14Cap. 01 Tateo 11-1813-09-200212:55Pagina 14INTRODUZIONEtalia come quelli della tirannide borgiana e della conquista straniera, si di-ce nella dedica. Ma lautore, pur cos impegnato sul versante della protestalaica, sceglie con grande onest di storico le sue fonti sottraendosi gi com-pletamente alle tentazioni moralistiche della denigrazione e della riabilita-zione, che questi incontri di studio hanno inteso sin dallinizio escludere. Ese ad unautorit come quella di Gian Battista Picotti parso che GabrielePepe abbia giudicato severamente, ma non spassionatamente la politicadei Borgia, ci dipende dal taglio interpretativo e non erudito e analitico dellibro, dovecertamentenonsirinunciaallacondannaformulatadaGuic-ciardini, masenecondividesoprattuttolaserietstoriografica, edoveilfondamentale uso del metodo di Machiavelli preserva lo storico da giudiziche non siano di ordine politico, come si vede soprattutto nella conclusio-ne sui limiti distruttivi, ma in questo senso positivi, dellopera di Cesa-re. E, tuttavia, non di questa interpretazione che spetta agli storici intende-vo parlare, ma solo di come il problema umanistico del Principato e dei suoirapporti con la cultura classica abbia trovato un momento critico nellet diAlessandro VI, tale da coinvolgere la riflessione politica e civile in una fa-se recente e scottante della nostra storia. Aspetto collaterale e speculare ri-spetto a quello dellimmagine storica dei Borgia, che ho cercato di illustra-re nellincontro di Valenza additando in un elogio offerto al Papa per la suaelezione, ilcarmebucolicodiGaleottoDelCarrettoeditodalReniernel1885, gli elementi in altro senso polemici che attribuivano ad Alessandro ilprovvidenziale ritorno dellantica Spagna romanizzata nellItalia decrepitae corrotta.* * *Devo ringraziare per il sostegno dato il Magnifico Rettore e il Consi-glio di Amministrazione della nostra Universit, lAssociazione Roma nelRinascimento, ilMinisteroperiBeniele Attivitculturali, ilMinisterodellUniversit e della Ricerca Scientifica; giovani e meno giovani studiosiche lavorano nel nostro Dipartimento di Italianistica per lapporto scientifi-co e organizzativo; gli Enti che hanno dato il patrocinio, i collaboratori delComitatoscientificoedelComitatoorganizzatore;glistudiosiquiconve-nuti, dai quali dipende lesito del convegno; il Dipartimento di Studi classi-ci e cristiani che ha consentito lescursione che si far a Monte SantAnge-lo, dove avr luogo una sessione del convegno presso il Centro di Studi Mi-caelici e Garganici.La scelta di questo luogo per una giornata di studio e di pausa non di-pende soltanto dalla possibilit di utilizzare una sala adeguata in un CentrocheperseguericercheconsonealloccasionedelGiubileo, storiaecclesia-stica e tradizione classica; non dipende soltanto dallinteresse che offre unluogo normalmente non raggiunto da chi viene in Puglia, anche se gli studi15Cap. 01 Tateo 11-1813-09-200212:55Pagina 15FRANCESCO TATEOsugli itinerari crociati che riguardano il Gargano hanno messo in luce unasituazione diversa del passato. Gli che ad un certo punto la tematica del-la tirannide, sottesa alla tradizione borgiana, mi ha fatto pensare con laiu-todellaCiviltdelRinascimento inItalia diJacobBurckhardtalsensoche limmagine di san Michele che uccide il drago o sconfigge il demoniopossa aver avuto nel contesto rinascimentale, in anni di ascesa e di cadutadi tiranni, di congiure e di repressioni, specialmente nelle mani di Raffael-lo, che giovanissimo assisteva alle vicissitudini dellUmbria, delle Marchee della Romagna, e svolgeva forse gi nel 1500 il tema, accanto a quello a-nalogo di san Giorgio, in una tavoletta dove emergono tratti fiamminghi al-la Bosch, ma dove gi il truce mondo demoniaco contrasta con il volto se-renoedumanodelleroedivinoarmatoevittorioso.Quellatteggiamentostesso del volto viene richiamato nei tratti della pi tarda e pi nota rappre-sentazioneraffaellescadellArcangelochecombattecoldiavolo, questavolta non un mostro ma una figura umana con le ali di Satana, e che Vasa-ri interpreta con una chiara allusione etico-politica quando vede da una par-te Lucifero, incotto ed arso nelle membra con incarnazione di diverse tin-terappresentaretuttelesortidellacollera, chelasuperbiainvelenitaegonfia adopera contra chi opprime la grandezza di chi privo di regno do-ve sia pace, ossia la superbia diabolica che sostiene la tirannide e combat-te i difensori della libert e della pace; dallaltra san Michele che, ancorache e sia fatto con aria celeste, accompagnato dalle armi di ferro e di oro,ha nondimeno bravura e forza e terrore, avendo gi fatto cader Lucifero.Questa immagine, commissionata da Lorenzo duca di Urbino nel 1518 e in-viata al re di Francia, poteva alludere, nelle intenzioni del committente e deldestinatario, a situazioni diverse da quelle dei primi anni del secolo, ma ,certamente, una raffigurazione della lotta contro i tiranni, dove il volto an-gelico, evidente nello studio preparatorio, e la mano armata richiamano in-negabilmente la ben nota ideologia delle armi al servizio della pace, ossiadelle arti. Ma il primo san Michele, dipinto da Raffaello negli anni del suoapprendistato, quandovivevatraPerugiaeCittdiCastello, appuntonel1500 o gi di l, non pu essere estraneo a famose vicende proprio di que-gli anni: il duca Valentino era stato costretto a ritirarsi dallassedio di Faen-za per opera di Astorre Baglioni, e levento fu salutato in Italia con ricordipetrarcheschi (leroismo latino contro la barbarie); allo stesso tempo Cesa-re Borgia trionfava sui tirannelli della Romagna. La vittoria di san Michelesi riferiva in quella prima esperienza pittorica ad un evento o ad unaspira-zione? Alla sconfitta di Cesare o alla sua vittoria? Un inquietante dilemmaperlimmaginestessadelgrandeartista.EsiriferivaaCesareoad Ales-sandro?Eranotroppoingombrantientrambiperchnonsenedovesseri-cordarechirappresentavaunalottamiticadicosaltoprofilo(nonvogliorammentare a questo proposito, per non fare identificazioni rischiose, le pa-rolediGuicciardinicheparlandodellamortedi Alessandroraccontavala16Cap. 01 Tateo 11-1813-09-200212:55Pagina 16INTRODUZIONEpubblica gioia di vedere spento questo serpente che [] aveva attossicatotutto il mondo).Lascio ovviamente agli storici dellarte ogni problema di identificazio-ne. A noi preme invece che in questa occasione, visitando il luogo sacro delGargano, legatoaduncorredodiricordialtomedievali, ditestimonianzefolkloriche e iconografiche di carattere demologico, possiamo arricchire lasimbologia dellArcangelo di un livello classico che sembra essergli estra-neo e prolungarne la vitalit, con un ricordo rinascimentale e con una sim-bologia molto significativa per lo sviluppo della cultura moderna. FRANCESCO TATEOPreside della Facolt di LetteredellUniversit degli Studi di Bari17Cap. 01 Tateo 11-1813-09-200212:55Pagina 17MARIA GRAZIA BLASIORetorica della scena: lelezione di Alessandro VInel resoconto di Michele FernoNel 1492 Michele Ferno doveva avere circa 25 anni. Facendo la spola fraRomaeMilano, dovesvolgevalaprofessionenotarile, Fernoavevastrettorapporti con personaggi di altissimo rilievo; ne testimonianza la fitta corri-spondenza con Iacopo Antiquari, che lo incoragger nella edizione delle ope-re di Giovanni Antonio Campano (1495), e la lettera del 13 febbraio 1494 aGiorgio Merula intorno alla scoperta dei codici della biblioteca di Bobbio, al-la forte impressione che la notizia aveva provocato fra gli umanisti romani delcircolo di Pomponio Leto che, a suo dire, lo avrebbero assediato di domandequod vidisse atque legisse ea me intelligant. Nellambiente romano Fernoera entrato in contatto con Raffaele Maffei, con Iacopo Gherardi, con PaoloCortesi, nomi che emergono dai suoi scritti come conoscenze non occasiona-li, e a Pomponio Leto il Ferno si indirizzer pi volte nella sua opera di edi-tore, tessendonepoiunvibranteelogiofunebrecontenutoinunletteraal-lAntiquari1.Sebbenenonsiabbianonotiziecerteintornoallattivitsvolta1Per notizie sullattivit del Ferno: M. CERESA, Ferno Michele, in DBI, 45, Ro-ma 1996, pp. 359-361; la firma Michael de Ferno si legge in uno dei registri di pre-stito della Biblioteca Vaticana (Vat. lat. 3966, f. 59v), per la ricevuta di un codice (Vat.lat. 2048) con la biografia di Braccio da Montone scritta dal Campano: M. BERTLA,I due primi registri di prestito della Biblioteca Apostolica Vaticana. Codici Vaticani la-tini 3964, 3966 (Indice degli autografi a cura di A. CAMPANA), Citt del Vaticano 1942,p. 103; lo scambio epistolare fra il Ferno e Iacopo Antiquari, ancora non sufficiente-mente esplorato, emerge dalle lettere inserite dal Ferno nelle edizioni a stampa da luicurate e dai documenti pubblicati da G.B. VERMIGLIOLI, Memorie di Jacopo Antiquarie degli studi di amena letteratura esercitati in Perugia nel secolo decimoquinto, Peru-gia 1813, pp. 85, 89, 225; la lettera al Merula, conservata fra gli autografi del filologonellArchivio di Stato di Milano, si legge in F. GABOTTO-A. BADINI CONFALONIERI, Vi-ta di Giorgio Merula, Rivista di Storia, Arte, Archeologia della provincia di Alessan-dria, 3 (1894), p. 66 e nota 1; cfr. G. MERCATI, Prolegomena de fatis bibliothecae mo-nasterii S. Columbani Bobiensis et de codice ipso Vat. lat. 5757, in M. TULLII CICERO-NIS De re publica libri e codice rescripto Vat. lat. 5757 phototypice expressi, Citt delVaticano 1934, pp. 77 e 86; per lencomio del Leto cfr. il testo in G.D. MANSI, Adden-da, in J.A. FABRICIUS, Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, a cura di G.C. GAL-LETTO, III, Firenze 1858, pp. 629-632. Osservazioni sul lavoro editoriale del Ferno inA. GRAFTON, Correctores corruptores? Notes on the Social History of Editing, in Edi-ting Texts. Texte edieren, edited by G.W. MOST, Gttingen 1998, pp. 58-59.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 19MARIA GRAZIA BLASIOdal Ferno a Roma durante il pontificato di Innocenzo VIII2, probabilmente inqueglianniegliiniziasvolgerequellaprofessioneforensecheloavrebbeportato a ricoprire in curia lufficio di avvocato delle cause della Rota3. La te-stimonianza intorno alla elezione di Alessandro VI reca nei manoscritti il tito-lodiConclaveAlexandriSextiPontificisMaximiMichaeleFernoMediola-nensi auctore; lo scritto conservato in codici del XVI e XVII secolo, di cuicinque nella Biblioteca Apostolica Vaticana, tutti tipologicamente omogenei:si tratta infatti di anonime compilazioni costituite, per la maggior parte, da se-rie di resoconti intorno alle elezioni pontificie disposte in ordine cronologico,memorie selezionate da opere pi ampie di autori diversi e ricucite in blocchitestualicompatti4.Questeraccolte, diffusissime, nonsonostatestudiatedalpunto di vista della ricostruzione della tradizione e della fortuna dei testi in es-se contenuti e non ultimo dei rapporti che esse hanno con le compilazioni e-rudite pubblicate a stampa. Si deve procedere, dunque, con cautela circa il fat-to che il testo intitolato Conclave possa essere nato come prodotto original-mente autonomo, poich non si pu escludere che esso sia stato prelevato daaltra opera del Ferno e rielaborato da persona diversa dallautore. Le tessereche compongono il testo intitolato nei manoscritti Conclave Alexandri VI sitrovano infatti, pressoch identiche, in un secondo ed assai pi ampio scrittodel Ferno. Si tratta dellopera indicata comunemente con il titolo di De lega-202Del tutto inattendibile lindicazione contenuta nel ms. E. III. 1 della Biblio-teca Universitaria di Genova (sec. XVII) che alle cc. 238r-431v reca un resoconto edocumentiriguardanti lelezione pontificia del 1484 con il titolo: De morte Xistiquarti et cerimonia eius funeris nec non Conclave Innocentii papae ottavi cum per-fecta et exactissima ceraemoniarum eius coronationis descriptione, auctore Michae-le Ferno Mediolanensi Sacri Palatii Apostolici ac Pontificum primario ceraemonia-rum Magistro [sic]. Si tratta, infatti, di pagine estratte dal Liber notarum del Bur-cardo.Cfr.JOHANNIS BURCHARDI Diariumsivererumurbanarumcommentarii(1483-1506), a cura di L. THUASNE, I, Paris 1883-1885, pp. 9-109; Liber notarum diGiovanni Burcardo, a cura di E. CELANI, RIS2, 32/1, (1907), pp. 13-84.3Cfr. infra n. 8.4Bibl. Ap. Vat., Barb. lat. 2639, ff. 1r-7r (sec. XVII); Urb. lat. 844, ff. 11r-24v(sec. XVII); Vat. lat. 8656, ff. 1r-15v (sec. XVI); Vat. lat. 14203, ff. 175r-188v (sec. X-VII); Vat. lat. 8407 ( sec. XVII), ff. 64r-77r (solo traduzione italiana). Altre copie sonocontenute nei manoscritti: Bergamo, Bibl. Civ. Angelo Mai, MA 502 (sec. XVI); Na-poli, Bibl. Naz., IX B 7 (sec. XVI), XII C 11 (sec. XVII); Zaragoza, Bibl. del Semina-rio sacerdotal de San Carlos, A. 4. 24 (sec. XVI); Roma, Bibl. Naz., Vitt. Em. 1024, ff.261r-275r (sec. XVII): questo manoscritto reca il titolo, reso quasi illegibile dalla ero-sione subita dalla carta, di De legationum Italicarum ad divum Alexandrum VI adventuepistola ad Jacobum Antiquarium | Epitome. Lindividuazione dei codici frutto dellaricerca effettuata nel CD-ROM (Leiden 1995) contenente i volumi curati da P.O. KRI-STELLER, Iter Italicum. A Finding List of Uncatalogued or Incompletely Catalogued Hu-manistic Manuscripts of the Renaissance in Italian and Other Libraries, I-II, London-Leiden 1963-1967; Iter Italicum. Accedunt alia itinera, III-VI, London-Leiden 1983-1991.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 20RETORICA DELLA SCENAtionumItalicarumaddivum AlexandrumPontificemMaximum VI, proobe-dientia, adventu et apparatu plurimisque ab obitu Innocentii memorandis e-pistolatrattodallaedizionestampataaRomadaEucarioSilbercertamentedopo il 23 maggio 1493, ultima data fittizia della corrispondenza inserita nel-la pubblicazione, ma la stessa edizione reca nellultimo foglio la diversa inti-tolazionediHistorianova Alexandri VIabInnocentiiobitu VIII5.Irisultatidella collazione fra il testo manoscritto intitolato Conclave6e quello della E-pistola a stampa indicano che il Conclave frutto di un mero successivo pre-lievo dei paragrafi iniziali della Epistola, dalla cui stampa furono selezionatiinteri brani sottoposti solo a piccoli ritocchi del dettato: insomma il Conclaverisultadaunoperadiestrapolazionedovutapresumibilmenteadununicocompilatore iniziale da cui altri trassero, poich le oscillazioni testuali presentinella tradizione manoscritta sono davvero minime7.Il materiale presentato nella tarda compilazione si ritrova dunque tut-to, nellasuavesteecollocazioneoriginale, nelprimoscaglionenarrativodellaEpistola(cc.7v-21r)cheintroduceallaminuziosadescrizionedellelegazioni dobbedienza al nuovo pontefice. Il resoconto, indirizzato appun-to in forma epistolare a Iacopo Antiquari che aveva richiesto da Milano no-tiziedettagliate, accompagnatodaunriccoquantointeressantecorredo215H 6978; GW 9802; IGI 3823; ISTC(The Illustrated Incunabula Short-TitleCatalogueonCD-ROM, London19982), if00104000.Dallaedizioneincunabuladella Epistola, di cui non si conservano attualmentemanoscritti, traggo le citazio-ni oggetto di questo intervento (dora in avanti FERNUS, Epistola, indicando con que-sta abbreviazione, e per non generare incertezze rispetto alle indicazioni dei catalo-ghi, linsieme dei testi raccolti nella stampa intitolata Historia nova). Nella trascri-zioneconservolagrafiadellincunabulo, correggendosoloipatentirefusieade-guando alluso moderno maiuscole e punteggiatura.6Ho esaminato il testo tradito dai sopraindicatimanoscritti conservati a Ro-ma: segnalo, adesempio, unrefusotipograficopresenteneltestoincunabulodel-lEpistola che si ripresentanei manoscritti del Conclave: Claustimi [per claustri]ad ianuam principum residentes excubabant oratores (FERNUS, Epistola, c. 15r).7Segnalo che il codice vaticano Barb. lat. 2639 presenta un testo pibreve cheomette tutti iparagrafi concernenti la descrizione della cerimonia di incoronazionedel pontefice (FERNUS, Epistola, cc. 18r-20v); lo stesso testo abbreviato si legge intraduzione italiana anche nel ms. E. III. 3 (sec. XVII) della Biblioteca Universitariadi Genova.8Notizie sullattivit e gli scritti del Ferno si leggono nella lettera fittizia a luiindirizzatadalMorro, decretorumdoctor, chefadapremessaallaedizione(cc.2r-3v). Da essa si apprende che nel 1493il Ferno era avvocato delle cause della Ro-ta e gi autore di un repertorio, lUniversae Curiae compendium, a noi non perve-nuto; a questa professione il Ferno doveva affiancare spiccati e versatili interessi let-terari: un Centifacetii opusculum ricordato ancora dallamico Giovanni Morro perlo stile garbato e piacevole, blande, ornate, dulciter omnia concinnaveris, con ilquale il riso e lo scherzo saccompagnavano ad argomenti seri.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 21MARIA GRAZIA BLASIOparatestuale: letterescambiatetrailFerno, IacopoAntiquarieGiovanniMorro Tifernate collega e promotore della stampa del Ferno8, dediche e ver-sirivoltidallautoreallAntiquariealcardinaleFedericoSanseverino.Lampiezza del testo travalica i limiti della tipologia epistolare o, per me-glio dire, ne segna la perentoria evoluzione verso la forma assai versatile efortunata della epistola descrittiva di ragguaglio storico-cronachistico, unacategoria che pure poteva trovare antichi ascendenti nel vasto mare del ge-nere epistolografico9. Lo stesso Ferno spiega, nella dedica allAntiquari, diaver voluto abbracciare gli avvenimenti successivi alla morte di InnocenzoVIII in un resoconto steso in forma di cronaca (diarium) e di rappresenta-zione (imago) da porre davanti agli occhi di quanti fossero assenti10. Que-sticaratterisonoconnotatistilistico-semanticiindividuabilinellinterascrittura del Ferno impegnato appunto, con un obiettivo di elaborazione re-toricaaffattodiversodallasempliceinformazione, adevocareimmagini,percezionisensibili, sentimenti: vidisti, audisti, sensisti sonoespressionireiteratenellimpiantonarrativochedisegna, conassolutapadronanzaditutto il repertorio lessicale antico, le rerum urbanarum imagines, la pro-sopografia in laudem tantorum virorum, i simulacra ad gloriae amplifi-cationem, gli apparatus triumphi, i monumenta. Il corrispondente mi-lanesericonosceralFernolosforzoditradurreilsensospettacolareim-pressoagliavvenimentidalcerimonialeromano: Tuveroquisingularisemper fuisti humanitate, non actum, non personas, non comoediam tantumperscripsisti, sed totam pinxisti scoenam et quibus spectatoribus quove po-puli plausu tota res acta sit singulari amoenitate demonstravisti11. Con ra-pidi, efficaci tratti ispirati a rigorosi stilemi classici, il Ferno ricordava co-me la notizia, ormai scontata, della morte del pontefice fosse caduta nellafestosa preparazione delle vacanze estive, costringendo quanti si fossero girifugiatiinamenirecessiadunfrettolosoquantosgraditoritorno.Ilmo-229Per levoluzione tipologica nel genere epistolare cfr.: N. LONGO, De epistolacondenda. Larte di componer lettere nel Cinquecento, in Le carte messaggie-re. Retorica e modelli di comunicazione epistolare: per un indice dei libri di lette-re del Cinquecento, a cura di A. QUONDAM, Roma 1981, pp. 177-201 (ora in LON-GO, Letteratura e lettere. Indagine nella epistolografia cinquecentesca, Roma 1999,pp. 119-140); M.L. DOGLIO, Larte delle lettere. Idea e pratica della scrittura epi-stolare tra Quattro e Seicento, Bologna 2000.10Postquam haec mihi periclitanda erant, pauca quaedam introserere consti-tui, quibus, tuo beneficio, qui non perinde rerum urbanarum sunt gnari, imaginemquandam ab obitu Innocentii compendioso ferme diario ad has usque legationes an-te oculos habere videantur (FERNUS, Epistola, c. 7r).11Ibid., c. 57v (lettera dellAntiquari al Ferno datata nella stampa 22 maggio1493; la risposta del Ferno in data 23 maggio: le date in calce servivano, verosi-milmente, alla veste editoriale come indicazione cronologica del testo a stampa).Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 22RETORICA DELLA SCENAmento tanto significativo quanto reiterato nella storia di Roma del passag-gio dei poteri alla morte del pontefice si condensa in una pagina di tono sal-lustiano. Sotto il segno della inesorabile rerum mutatio, la fortuna ar-bitra dei destini personali e non trovano posto sentimenti di pietas; con lasede vacante la citt preda dei saccheggi ed incombe la minaccia di unaguerra civile:Quisadeofertililingua, uberiingeniohuiusdieigaudia, luctusmixtumque cum fortitudine metum recensere poterit? Hi spe me-lioris fortunae rerum mutatione maxime laeti erant; hos florentisstatuspraecepsruinatorquebat, atquiopulentiinurbeferrenturdesudata opum foelicitate in apertam necem rapi formidabant etquaelibet aura levis furentis Aquilonis instar erat; quosdam verotractandiMavortisinsanacupidoinquietabatsaevosqueillifac-tiosamanugladiatorescogebant, inresomnesnovasaccuebantcivilique rabie omni urbe pervagabantur. Laxa fluxaque in perni-ciem omnia erant12.Chi ricercasse nella porzione testuale dedicata agli eventi che precedo-no il conclave qualche notizia esplicita sulle trattative diplomatiche o sul-leffettivo svolgimento degli scrutini rimarrebbe deluso13. Il filo della espo-sizione sgrana momenti decisivi e figure paradigmatiche. La scelta cade, si-gnificativamente, sugli artefici della elezione e poi sui pi stretti collabora-tori del neoeletto pontefice. A Gonsalvo de Heredia, il vescovo di Tarrago-na che, seguendo le parole del Ferno, era stato accorto mediatore, dopo lacongiura dei baroni, della pace fra Innocenzo VIII e Ferdinando di Napoli,viene affidata subito la milizia palatina con il compito di mantenere lordi-ne pubblico durante il conclave e a malincuore, novello Scipione, accetter,unavoltaelettoilBorgia, ladelicatacaricadiGubernator Urbis14. Ilpo-tente ambasciatore e vescovo spagnolo Bernardino Lopez de Carvajal pro-nuncia il 6 agosto 1492, ad apertura del conclave e con la citt praticamen-te in stato dassedio, lorazione de eligendo pontifice; alle armi dellelo-2312Ibid., cc. 8rv.13Per un quadro della situazione diplomatica, delle fasi del conclave e delle vi-cende immediatamente collegate allelezione: P. DE ROO, Material for a History ofPopeAlexanderVI, HisRelativesandHisTime, II, RodericdeBorgiafromtheCradle to the Throne, Bruges 1924, pp. 307-410.14FERNUS, Epistola, c. 10v. Gonsalvo Fernandez de Heredia fu vescovo di Tar-ragona dal 1490 al 1511 (C. EUBEL, Hierarchia Catholica Medii Aevi, II, Monaste-rii 19132, p. 273); per le vicende della pace con il re di Napoli: P. FEDELE, La pacedel 1486 tra Ferdinando dAragona e Innocenzo VIII, Archivio storico per le pro-vince napoletane, 30 (1905), pp. 481-503.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 23MARIA GRAZIA BLASIOquenza, come usano fare i comandanti nei discorsi rivolti agli eserciti, af-fidato il mandato di una vittoria che questa volta faccia prevalere sulle armidella guerra le armi della parola, ut tanquam verba, ferventis orationis tor-rens, gladios accuerent, animos suppeterent, corpus denique quasi obarma-rent15.LosfoggioepiditticomessoinmostradalFernoanticipa, nelco-stanteusodellessicoedeimodellieroiciantichi, lasuperioritdeinovatempora, mentre si rende pure esplicita una delle chiavi di volta della rico-struzione storiografica; il Carvajal con il suo discorso (quid elegantius,quidruditiusdicipotuit?quidgravius, sonantius, antiquius)ilprimoso-stenitore della elezione borgiana, poich i padri avrebbero trovato in questoeccellenteesempiodiorazionedeliberativailsuggerimentovalidoperlascelta migliore:Quam optimum, quam meritissimum ea oratione nimirum sic im-butipatressummumpraesulemAlexandrumMagnumSextumMaximum Pontificem delegere, constituere, praefecere. Quae hicorationecommeminissetapposite, diserte, luculenter, hitalempontificemcreandopenitamentepercepissetenaciterqueobser-vassedemonstravere.Soles, mi Antiquarie, virorumoptimorumRomanam Curiam seminarium, hunc ego Carthaginensem ponti-ficem virtutum omnium seminarium possum appellare16.Nellasolenneteoriadeicardinali, isenatoresdellaChiesaentratiinconclave, spiccalafiguradelcardinaleFedericoSanseverino, figliodelconteRobertoededicatariodelloperadelFerno.Personaggiocentraleecostante punto di riferimento nella esposizione degli eventi perch insiemeal cardinale Ascanio Sforza artefice della elezione borgiana, il Sanseveri-no fra i patroni del Ferno, che lo aveva certamente incontrato alla corte2415FERNUS, Epistola, cc. 10v-11r. Per il Carvajal, prima vescovo di Badajoz e dal27marzo1493trasferitoalladiocesidiCarthagena, cfr.H.ROSSBOCH, DasLebenund die politish-kirchliche Wirksamkeit des B. L. de Carvajal, Breslau 1982; cfr. an-che la voce di G. FRAGNITO, in DBI, 21, Roma 1978, pp. 28-34.16FERNUS, Epistola, c. 12r. 17PAULI CORTESII Decardinalatu, inCastroCortesio1510, cc.8r, 56r, 58r,69v. Su questo personaggio emergente dalle pagine del Cortesi che a lui si rivolse,tra laltro, per ricevere consiglio sulla scelta del dedicatario dellopera, cfr. K. WEILGARRIS-J. F. DAMICO, The Renaissance Cardinals Ideal Palace. A Chapter fromCortesis DeCardinalatu, inStudiesinItalianArtandArchitecture15ththrough18thCenturies, editedbyH. A.MILLON, Roma1980, pp.45-123;laletteradiri-sposta del Sanseverino al Cortesi in data 25 gennaio 1508, dalla quale apprendia-mo la notizia riferita, si pu leggere in P. CORTESI, De hominibus doctis dialogus,testo, traduzione e commento a cura di M.T. GRAZIOSI, Roma 1973, pp. XII-XIII.Per le motivazioni dellopera cortesiana ricondotte alla societ curiale di fine Quat-Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 24RETORICA DELLA SCENAdiLudovicoilMoro, comedovetteesserlodiPaoloCortesicheloricor-der pi volte nel De cardinalatu17. Il tono della dedica del Ferno denun-cia, infatti, unareciprocafamiliarit, interessicomunisostenutidallabe-nevolenza del cardinale. Cos quando il Ferno spiega come lidea di riela-borare la corrispondenza con lAntiquari e lofferta del libello al cardina-le seguissero il desiderio del Cortesi, ut Paulo tuo Cortesio quin etiam no-stro, hactempestateingenioetdoctrinaneminisecundo, moremgere-rem18; o nei motivi che lo avevano indotto a mantenere la forma epistola-reperlaricchezzaeduttilitdelgenere, maproprioperquestosottopo-nendoilmaterialeaccumulatoadunastringenterevisioneguidatadallanormativa retorica:epistolariutimurstilo, quiplushistoriarum, plusorationispa-nagyricaeque contentionis habeat, quam eruditiores comproba-rint. Fecimus eius non ignari epistolariamque quandam farragi-nem, quae moneret, testaretur et delectaret, concinnavimus ma-gisquesapereteruditionisquedebitaecertadocumentaserva-ret19.Sono parole che fanno implicitamente appello alla sensibilit e ai gu-sti letterari del Sanseverino la cui immagine aderisce, anche nelle paginedellaEpistola, aquelcanonedimagnificenzaeliberalitcheproprioilCortesi avrebbe fissato come carattere definente il primato della carica car-dinalizia; le tensioni che probabilmente gi si aggregavano intorno a que-sto progetto nellambiente intellettuale romano sembrano guidare le sceltedel Ferno, suggerire gli elementi esornativi che accompagnano la descrip-tiodelleduealidelcorteodeiconclavistichiuselunadalSanseverino,laltra dal Borgia:Federicus Sanseverinas ille extremus, ille magnanimus, quem a-nimifortitudo, totiuscorporishonestadecensquemaiestas, ar-25trocento, rinvioaipirecenticontributidiG.FERRA, Politicaecardinalatoinunet di transizione. Il De cardinalatu di Paolo Cortesi, in Roma Capitale (1447-1527), (Atti del IV Convegno di studio del Centro studi sulla civilt del tardo me-dioevo, San Miniato, 27-32 ottobre 1992), a cura di S. GENSINI, Pisa 1994, pp. 519-540; A. QUONDAM, Roma e le sue corti. Il secondo libro del De cardinalatu di Pao-lo Cortesi, in Lumana compagnia. Studi in onore di Gennaro Savarese, a cura diR. ALHAIQUE PETTINELLI conlacollaborazionediF.CALITTI-C.CASSIANI, Roma1999, pp. 325-367.18FERNUS, Epistola, c. 4r (nuncupatoriaal Sanseverino). 19Ibid., c. 4v.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 25MARIA GRAZIA BLASIOduum regaleque supercilium et indolis mirificae decor adeo com-mendabant ornantque, ut iam nihil huic celeberrimo patrum con-cilio optatius esse potuerit. Cum omnium patrum extremos con-spiceres duo potentissima, uti pro acie pridem consules, ex mili-taridisciplinacornua, alterumRodoricumillum, huncalterumcontra impios fidei hostes intueri viderere; quorum ille ad victo-riae gloriam proximus esset, hic consecuturus et paribus auspiciisquandoque triumphaturus20.Ma nel passaggio ad una dimensione pi privata e domestica, Ferno a-pre di nuovo uno spiraglio sul quel mondo delle corti cardinalizie spesso a-silo di aspirazioni politiche coniugate con una cultura avvezza a rendere no-ta la propria alterit etico-morale: lontana dagli intrighi di curia la casa ro-mana del Sanseverino diventa allora dimora ideale dove il principe nequa-quam viros salaces, protervos arcet, litteratos asciscit domumque suam li-terarum officinam, quae semper in principe primaria gloria est, virtutumquealtricemperhiberisummavoluptateadnititur21.AlSanseverinospetterlonore dellinnalzamento del pontefice eletto (11 agosto), dellostentazio-ne del robusto corpo di Alessandro VI al popolo accorso da ogni angolo del-la citt per la cerimonia dellacclamazione, circostanza di cui il Ferno si di-chiara testimone oculare componendo, in un gioco di anafore, quei partico-lari che stagliano in primo piano la figura del cardinale reggente il corpo delpontefice:In diluculo porrecta cruce vox in omnem Urbem exiit RodericumvicecancelariumnationeHispanum, patriaValentinum, genteBorgia, pontificem summum creatum. Ruunt patres ex omni Ur-beimmixtaplebead AramdiviPetrimaximam AlexandrumqueVI, quod id sibi nomen indixerat, festiva clamitatione consaluta-bant omnes, tantaque fuit omnibus admiratio populique frequen-tia quanta vel unquam. Arae assidebam ego, cum Sanseverinas il-lustris, illo solus nativo robore pontificem complexus, qui et com-pagegrandisetsucculentahabitudineponderosus, supraaramsessum sustulit. Foelix et rursum vere beatus Sanseverinas qui la-certis tuis gratissimum et foelicissimum onus suscipiens, primusdeomaximovicariumpresentasti;primusvenerabilesustinenscorpus romanae modo partem gloriae modo deponens praesulemmaximum, totius orbis dominum, reddidisti; primus AlexandrumVI antistitem maximum in sedem Christi locasti22. 2620Ibid., cc. 13rv.21Ibid., c. 14v. 22Ibid., cc. 15v-16r.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 26RETORICA DELLA SCENATutte le testimonianze del tempo raccolgono con dovizia i particolaridei grandiosi festeggiamenti che salutarono lelezione di Alessandro VI. Sicominci, nella notte del 12 agosto, con la fiaccolata a cavallo delle auto-rit municipali e dei nobili romani dal Campidoglio al palazzo pontificio,segnotangibiledellafinedeifuochidiguerracheavevanosconvoltolacitt. Nello scenario il Ferno cesella frammenti eruditi, come nel caso delricordodellabiografiaplutarchianadi Antonio(26, 6-7)implicataapro-posito della notte festiva, tanto rischiarata a giorno dalla luce delle fiacco-ledasuperareilchiaroreprodottodalletorcefatteallestiredaCleopatraper laccoglienza di Antonio in Cilicia; o della suggestione visiva di anti-chi rituali pagani, le feste notturne in onore di Bacco evocate a propositodelleevoluzioniequestrideicavalierigiostrantinelcortiledelpalazzopontificio, delle voci sonoramente acclamanti:Collucebant viae totaque clarescebant compita mediusque revec-tusvidebaturdies.NequeunquamCleopatramtantotaedarumfulgore M. Antonium ad Cydnum suscepisse reor. Ambibant pa-latium in gyrumque versi ante Vaticani postes collis sese implica-bant, sicuti universa stellarum facies versari illic videretur totius-quecoelimachinazonatimcircunflecteretur, utvelinterrarapraeclarissimarumrerumspectaculatantaluminahaberentur.Eculmine palatii pontifex benedictione lustrabat. Patentibus deindeamolitis pessulis foribus, superato clivo intra aream palatinam ad-missi gyrum implicabilemque in orbem labyrinthi imaginem mul-tis nodis ambagibus convolventes, mutua hortatione, consonis ac-clamationibus resonabant. Non potui tantis rebus non adesse sa-craquenocturnapriscorumflammigerosquedebacchantesinor-gia vates videbar intueri23.Malgrado il Ferno rivendichi nella scena uno sguardo personale, si trat-tava pur sempre di topoi generati da accumuli eruditi. Con maggiore fedeltfilologica Biondo, nel X libro della Roma triumphans, aveva notato comenelleraffigurazionideicorteitrionfalileverginivestalifosseroaccompa-gnate da donne che saltavano e si fingevano matte, con atti e gesti che eglitrovava di frequente scolpiti nel marmo, figure di donne pariter et debac-chantes24. Anche per lincoronazione ed il possesso pontificio, le testimo-2723Ibid., cc. 17v-18r.24Subindevestalibuspsaltriaeetphanaticaemulierculaepraeluserunt, qua-rum gesticulationes marmoribus insculptas quotiens per Urbem offendo, quin sub-sistens inspiciam nequeo continere, pariter et debacchantes quae suis Bacchi sacer-dotibus bacchidibusque, haud secus quam in orgiis capillo per humeros sparso, nu-dae potius volare quam saltare videntur. Suum quoque inter alios pompae sacerdo-Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 27MARIA GRAZIA BLASIOnianze concordano sulla eccezionalit dei festeggiamenti e sulle forme de-gli apparati. Levento determin a Roma, fra il 1492-93, la nascita di un ve-ro e proprio filone pubblicistico divulgato con il mezzo della stampa, ovve-ro attraverso quel tramite che dilatava con nuovi connotati, primo fra tuttiquellodiunasostanzialeufficialitnelladiffusioneimmediataecapillaredella cronaca, il dominio della retorica ad uso politico e il fenomeno di pers usuale della letteratura dencomio offerta ai pontefici neoeletti. Tenendopresente che alla stampa approdavano sia lorazione del Carvajal sia le ora-zionidobbedienzapronunciatedallediversedelegazioniinviateaRomadal territorio pontificio e dagli stati italiani25, lo straordinario sistema di co-municazione messo in atto nel 1492 trovava eco immediata con lausilio an-chedelsupportostoriograficooffertodallaEpistola/HistoriadelFernoedalCommentariusdecreationeetcoronationeAlexandriVI diGirolamoPorcari26, estese didascalie sovrimpresse sul percorso iconografico del ritopontificio. Il programma ideologico sotteso alle scenografie cerimoniali ac-quistanellanarratio lapropriadefinitivaeduraturaridisposizioneosten-tando i materiali eruditi che ne compongono la trama progettuale. La ripro-duzione dei monumenti antichi allestiti nelle copie effimere insiste nella fe-sta in onore di papa Borgia sulla presenza degli archi trionfali e delle iscri-28tum, sodalium et epulonum ordines munus, mimi, histriones, pantomimi et caeteraludionum turba praestiterunt, ut, dum ea subit menti et memoriae recordatio, hos e-go strepitus, has saltantium insanias calamo nunc cupiam declinare (BLONDI FLA-VII FORLIVIENSIS De Roma triumphante libri X ..., Basileae, Froben, 1559, p. 215 D).25Per lorazione del Carvajal cfr. C. BIANCA, Le orazioni a stampa al tempo diAlessandro VI , in Roma di fronte allEuropa al tempo di Alessandro VI, (Atti del Con-vegno, Citt del Vaticano-Roma, 1-4 dicembre 1999), a cura di M. CHIAB-S. MAD-DALO- M. MIGLIO-A.M. OLIVA, Roma 2001, pp. 441-467; sulle orazioni di obbedien-za, cfr. in questo volume F. MARTIGNONE, Le orazioni di obbedienza ad AlessandroVI: immagine e propaganda. Per un quadro delle orazioni coram pontifice in occasio-ne di festivit religiose, fra le quali anche una del Ferno per la festa di s. Giovanni E-vangelistadel1495stampatadalSilber(GW9803)ericordatadalBurchardperleccesso di adulazione cfr. il sempre valido volume di J.W. OMALLEY, Praise andBlame in Renaissance Rome. Rhetoric, Doctrine and Reform in the Sacred Orators ofthe Papal Court, c. 1450-1521, Durham 1979.26H 13295; IGI 8030; ISTC ip 00940000; IERS 1396. Girolamo Porcari era u-ditore di Rota e nel Commentarius (E. Silber, 18 IX 1493)riportava, tra laltro, siala sua orazione pro Rota offerta ad Alessandro VI, sia quella scritta per lobbedien-zadeiSenesichevennediffusaanchedastampeautonome(H*14676-77;IGI8032-33; IERS 1262 e 1293), come pure le altre orazioni di obbedienza pronuncia-te dalle diverse delegazioni ed anchesse divulgate in stampe autonome. Sul motivodel confronto fra la Roma imperiale e la Roma cristiana il Porcari insisteva ampia-menteconindividuabiliprelievidaBiondoFlavio(PORCIUS, Commentarius, cc.30v-35r).Cfr.A.MODIGLIANI, IPorcari.StoriediunafamigliaromanatraMe-dioevo e Rinascimento, Roma 1994, (RR saggi, 10), in particolare pp. 464-465, 501-508.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 28RETORICA DELLA SCENAzioni27. In particolare dalla Patria Historia di Bernardino Corio veniamo asapere che un arco era stato eretto allingresso della chiesa di San Celso emodellatoasimilitudinedequellodeOctavianopressoalColiseoconquattro colonne di grande grosseza et alte a due parte, e sopra capitelli qua-tro homini armati a modo de baroni antiqui con le spade nude in mano; so-pra larcho et al capo de li homini era la corona de larcho con larma dilpontificeechiave28.Ladescrizionetopograficaearchitettonicadelmo-dello suggerito dal Corio potrebbe effettivamente rinviare ad uno degli ar-chi legati al nome di Augusto siti nel Foro e rappresentati in antiche mone-te29, di cui, in mancanza di altre fonti, non possiamo tuttavia valutare la vi-sibilit e le caratteristiche allepoca della descrizione. Si tratta dellimma-gine frontale di un arco a tre fornici con quattro colonne per lato e statuepoggiate sui capitelli , un disegno che parrebbe molto simile a quello del-larco dedicato presso il Colosseo alla vittoria di Costantino su Massenzio,monumentoabbondantementericordatonellefontimedievalieumanisti-che30. Lassunzione dellarco trionfale con esplicite valenze cristiane, ed inparticolare di quello di Costantino, , come noto, fenomeno politico-cul-turalegiravvisabileinepocaaltomedievale, resuscitatopoidairecuperidegli apparati trionfali ripensati dalla cultura umanistica31e con essa dal si-stematico sforzo compiuto dallantiquaria di Biondo Flavio32. Il calco dellaricostruzionealessandrinasembrainnestarevarielementiarchetipicidel-2927Per le fonti concernenti il cerimoniale pontificio del possesso e le altre fe-stivit cittadine cfr. i materiali raccolti nel fondamentale studio di F. CRUCIANI, Tea-tro nel Rinascimento. Roma 1450-1550, Roma 1983. 28BERNARDINO CORIO, Storia di Milano, a cura di A. MORISI, II, Torino 1978,p. 1488.29Cfr. le voci a questi monumenti dedicate da E. NEDERGAARD in Lexicon to-pographicum Urbis Romae, a cura di E.M. STEINBY, Roma 1993, I, pp. 80-85. Sul-la base deglielementiindicati si pu escludere, inoltre, che il suggerimento alludaallarcopressoilPantheonchecommemoravailtrionfodi AugustosuCleopatra,descrittoda MAGISTER GREGORIUS, Narracio de mirabilibus urbis Romae, dite parE.B.C. HUYGENS, Leiden 1970, pp. 24-25 (De arcu triumphali Augusti), o allarcodi Ottaviano sito nei pressi di S. Lorenzo in Lucina (M. TORELLI, in Lexicon topo-graphicum cit., p. 77).30Per il quale cfr. la voce di A. CAPODIFERRO, ibid., pp. 86-91.31Perunarecenteanalisifilologicadipaginepetrarchesche, cfr.V.FERA, Iltrionfo di Scipione, in La critica del testo mediolatino, (Atti del Convegno Firenze,6-8 dicembre 1990), a cura di C. LEONARDI, Spoleto 1994, pp. 415-430.32PerlaproblematicaimplicatarinvioaldensosaggiodiA.PINELLI, Festeetrionfi: continuit e metamorfosi di un tema, in Memoria dellantico nellarte italia-na, a cura di S. SETTIS, II, I generi e i temi ritrovati, Torino 1985, pp. 281-350; cfr. an-cheCRUCIANI, TeatronelRinascimento cit.;LafestaaRomadalRinascimentoal1870, a cura di M. FAGIOLO, Torino 1997, I, pp. 34-49.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 29MARIA GRAZIA BLASIOlarcotrionfaleromano.Levariantisonoridottealminimoperchilpro-cesso di identificazione e traslazione ha raggiunto il suo apice: larma pon-tificia e le chiavi sostituiscono nel coronamento dellarco il carro del vinci-tore, mentre i quatro homini armati a modo de baroni antiqui che oc-cupanosopraicapitellilaposizioneassaicaratterizzantechenellarcodiCostantino hanno le statue dei Traci prigionieri33 innovano solo nei titolila diretta discendenza dai guerrieri rappresentati nei modelli antichi. Un al-tro arco innalzato in fondo alla chiesa di San Giovanni, fulcro della presa dipossesso, era simile de altitudine et arme s diligentemente facte che pare-vadovessenoessereperpetue34, edancorapassatalacasadovestavailSanFranceschetto[]veraconstructounoaltroarchotriumphalenonpuoco ingeniosamente ornato, puoi seguitando al palazo di Napoli si gli e-raunaltromirabile, divisodalialtriprimi, lavoratoconherbe, etavantelarcho tanti capitelli, feste antique, penture [] Sopra la porta de larchoera larma dil papa con molti fanciulli e feste in campo azurlo et oro35. Seil confronto con lantico aveva stemperato e ridotto al minimo la tensionedei contenuti mimetici nellapoteosi delle armi pontificie e delle iscrizioni Viventibus eternitatem letam danti gloria eternam. Prisca novis cedant,rerum nunc aureus ordo est, invictoque Iovi est cura primus honor, DivoAlexandro Magno Maiori Maximo, Sancta fuit nullo maior pax tempore,tuta omnia sunt, agnus sub bove et angue iacet36, lEpistola poteva chio-sare con il trionfo delle armi della parola, estremo retaggio del celebre ap-pellociceroniano(off.1, 77: Cedantarmatogae, concedatlaurealin-guae), ma la parola ora limine del verbo divino:Quid admirantur, quid obstupescunt? [] Sedentem pacis ac bel-liintototerrarumorbedicionemhabere, habenasmoderari, orearcere, oremaiorainiicerebellaquammanugerere, omniasineullo armorum fragore, sine militaribus copiis, sine exercitu, armi-potentis sine sanguine Martis in vota conficere posse37.AvevapreconizzatoBiondonelloffrireaPioIIlaRomatriumphans:si pu sperare di celebrare a Roma reali trionfi pi degni di quelli antichie non solo raffigurati per iscritto, come abbiamo fatto pocanzi38. Il temaclassico della rigenerazione elaborato accanto a quello delle rovine nellepagine di Petrarca, di Poggio Bracciolini, di Biondo raccolto da Fernocheneorientaipossibilisignificaticonlausiliodellaccumulofigurale,3033Escluderei, a riguardo, una riconversione allusiva ai prigionieri effigiati nellar-co di Costantino perch non pertinente al messaggio trionfale dellelezione pontificia.34CORIO, Storia di Milano cit., p. 1489.35Ibid., p. 1490. 36Ibid.37FERNUS, Epistola, c. 18r.38BLONDI FLAVII De Roma triumphante cit., p. 216 H: Triumphos viam et Ro-Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 30RETORICA DELLA SCENAdelliterazione, deiparallelismi39.Ilconfrontoconlantico risalefino agliultimi grandi nomi della Roma repubblicana, a Cesare, ovviamente, a Pom-peo, a Crasso e si fanno espliciti gli accenti polemici contro i difensori diquella et. Il senso stesso dellanova historia ncora, in perfetta sintoniacon i tempi, motivi ideologici diversi, fino ad inglobare nellappropriazio-ne integrale del passato i contenuti dellapologetica cristiana, la scelta del-lhumilis sermo e il filone anticlassicista dei teorici della monarchia ponti-ficia che dellimpero romano avevano sottolineato il carattere sanguinario:Sunt qui cum Cesarem, cum Pompeium, Crassum nomi-nant, quid amplius Superi, Tellus, Dis, pater Oceanus habeat noninveniunt;arduasuperciliaattollunt, turgentilia, haerentoculiimmotaqueoraprotendunt.Sedquismaiorhoc Alexandrosiseper omnia coniectent pontifice? Ogganiant licet! Is equidem nonsum qui meme huic certamini committere velim. Nam impetunt,utesthominummos, variaincursimplurimorumilliusaeviin-fensa assertorum studia. Veruntamen nec illud ego obnubilabo, hineque vetustatis asseclae, si ex omni hominum memoria percen-seant, inficiabuntur maiorum in scribendo florida perfervuisse in-genia [...] At christicolae nostri hoc dicendi grandiloquum genus,haeccongiaria, solamanifestideicognitionecontenti, contem-psere; quo factum ut orationis subducta maiestate minora langui-dioraque gesta viderentur40.Nellapostrofe alla Citt dallalterna fortuna viene dedotta la gloria diunarinascenzaesaltataaquestaaltezzacronologicadainuoviconfinidelmondo e da un potere instaurato senza spargimento di sangue:O Roma, Roma inquam, semper rerum domina, quasi per certasvitaehumanaeaetatescoaluisti, utiscriptorummonumentapro-31mam absolvimustriumphantem, si unum operi claudendo addetur, non modo scilicetscriptura sicut nuper fecimus depictos sed veros et priscis digniores triumphos Romaeducendosessesperariposse[...]nequeenimformaetinstitutione, utinamnemagispotentatu et magnitudine, multum abest ab ea, quam in hoc opere per singulas partesdescripsimus, romana et publica haec in qua vivimus ecclesiastica res romana.39 una conferma, credo, dellesistenza di quella che stata definita lauto-coscienza della cultura umanistica curiale, un modello di riferimento che si formanella prima met del secolo e si consolida nel tempo travalicando le differenti pro-venienze geografiche e culturali dei suoi artefici. Cfr. V. DE CAPRIO, La tradizionee il trauma. Idee del Rinascimento romano, Manziana 1991; M. MIGLIO, Petrarca.Una fonte della Roma instaurata di Biondo Flavio, in Magistra mundi. Itinerariaculturae medievalis. Mlanges offerts au Pre E. Boyle loccasion de son 75ean-niversaire, Louvaine-la-Neuve 1998, pp. 615-625.40FERNUS, Epistola, cc. 18v-19r.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 31MARIA GRAZIA BLASIOdidereetinterdum, utihumanisobnoxiacontagiislanguescens,convaluisti alternoque fortunae pede fluis refluisque. Sopita iamatquetuioblitaferebaresordescerequecaputadflorentissimamembrapredicabare.Nuncpristinossupergrederishonores, noncontenta veteres repetis et vegetiori splendore hoc tanto pontificein omne usque extremi Oceani littus fulguras. Et cum aliquandoaequarisuperioriaevocrederere, huiusinnomineacfoelicitatisalveoantecellereetpraestareconstanshominumiuditiumestetenodis sententia [] Quis eorum quos usque adeo tollimus, prae-cinimus, regumautimperatorumsinesanguinesceptraimpe-riumque attigit? quis non aut praenecato germano, per nefas eiec-to parente, pupillo decantato, civili flamma, militaribus copiis inaltumdominandivestigiumproripuit?Huicvirtusadinaccessaquaequeperviumtramitempraestitit, huncsolaanimisapientiapervexit, ad Petri solium accivit 41.Linsistenza sugli elementi del trionfo e la massima espansione del les-sico della vittoria leggibili nel cerimoniale dellagosto del 1492 ereditavanola funzione dimostrativa degli apparati che pochi mesi prima erano stati alle-stiti a Roma in occasione delle feste per la caduta di Granata. una conti-nuit mantenuta sul filo della selezione dei materiali semantici del trionfo cri-stiano. Limpresa divina realizzata per il tramite di uomini mortali ora em-blematizzatanellericostruzionidegliarchitrionfali, lacuiratio consistevaappunto nellelevare super ceteros mortales (Plin. nat. 34, 12, 27). Non acaso nellEpistola, che avrebbe dovuto trattare gli avvenimenti successivi al-la morte di Innocenzo VIII, il Ferno operava una interruzione della naturalesuccessione diegetica per ricordare un altro episodio di cui era stato testimo-neoculareeriproporrecondiversamodulazioneiltemadeltrionfodeirespagnoli allindomani della caduta di Granata42, trionfo gi assimilato a quel-lodegliimperatoriromanidallacontemporaneaHistoriaBaetica diCarloVerardi43. Nel mutamento delle circostanze il quadro astrale, con il percor-so del sole dal segno dei pesci a quello del leone, ad annunciare dopo il re diSpagna un secondo e pi eminente protagonista generato dalla terra spagno-3241Ibid., c. 20rv. Sul carattere violento del dominio degli imperatori romani in-sisteva con enfasi il Commentarius delPorcari.42Vidimus nos in ipsa terrarum principe Roma et festa et ludos et taurorumvenationes[]simulachraadgloriaeamplificationem[]currusquetriumphaliscum omni spectatissimi trumphi apparatu et splendore invictissimo illi FerdinandoHesperiae regi ac Hellisabe reginae sapientissimae [] dicatus (ibid., c. 23v).43CARLO VERARDI, Historia Baetica. La caduta di Granata nel 1492, a cura diM. CHIAB-P. FARENGA-M. MIGLIO, con una nota musicologica di A. MORELLI, Ro-ma 1993, (RRanastatica, 6), p. 4.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 32RETORICA DELLA SCENAla quasi hic rursum imperator, ille consul illorum maiorum aemulatione44. Abbiamo colto nelle pagine del Ferno le linee di quel processo ideolo-gico basato sul nesso impero-pontefice-curia pontificia ricostruito gi in mo-do sistematico, e dunque culturalmente fondativo, dallopera di Biondo Fla-vio. Se questo procedimento aveva consapevolmente adottato, perch fruttodi un processo storico-politico, lemarginazione di un diversa idea di roma-nitas legata alla tradizione cittadina, elemento che pure rimaneva al centrodellidentit fisica e culturale di Roma trasformata in apparato esornativodellistituzione pontificia, non sembra inutile soffermarsi sui testi presentatidal Ferno nei punti di massima esposizione della Epistola. Sono le sezionidel corredo paratestuale ed in primo luogo i distici dedicati a Iacopo Anti-quari che precedono nella stampa il corpo della Epistola/Historia. Ad eundem AntiquariumDebita Romulidum longo, Antiquarie, solvigloria perscribens ordine quanta fuit.Pompa patet latias fuerit quae advecta per oras,cum ad sacros Itali procubuere pedes.Magnus Alexander populos et terruit orbem, 5numinis ut terris cultus honore foret.Sextus Alexander pietate et clavibus orbem,non armis cohibens, numine digna tulit.Quando maior erit sub sydera splendor Iberis,Hesperiae quando gloria tanta fuit?10Gerion hispanis fuerat num maior in oris,qui grege, qui triplici corpore tantus erat?Pareat Alcides, Latio dominatur Iberus,in quem sancta nitent nomina trina dei.Pastor Aventinas rupes circunsidet alter, 15cuius erunt Caco furta verenda bovum.O quantum coelo prospexit Stellifer orbi,hic Vaticano dum sedet in solio.Quanta fuit quondam, tanta est vel maxima Roma,sceptra, fides surgunt, relligionis amor. 20Borgia stirps, bos atque Ceres transcendit Olympo,cantabunt nomen saecula cuncta suum45.Occorre, in prima battuta, il leitmotiv secondo il quale la gloria dei di-scendenti di Romolo si perpetua ed eleva nella gloria dellimpero pontificio3344FERNUS, Epistola, c. 23v.45Ibid., c. 5v.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 33MARIA GRAZIA BLASIOe di Alessandro che, al contrario del Magno, instaura il culto del dio in ter-ra senza ricorrere alla violenza; in grazia della patria iberica e del triplicecorpo poi il mitico Gerione ad annunciare i segni dellauctoritas pontifi-cia. Nel sincretismo figurale pagano-cristiano assistiamo, cio, ad una im-plicita conversione rispetto al messaggio mitografico latino: Virgilio cuisi deve per primo la traduzione di trisomatos (Aen. 6, 289: forma tricorpo-ris umbrae) aveva collocato Gerione fra i monstra allingresso dellAver-noenelleleggendedel VIIedellVIIIlibroErcole, dopoaveruccisoinSpagnaGerioneedessersiimpadronitodelsuogregge, attraversavaconquesto il Lazio generando Aventino da Rea ed uccidendo Caco che gli ave-va rubato gli armenti. Riannodando il filo delle reminiscenze virgiliane Fer-no faceva ricomparire il mito erculeo, ma Alcide deve cedere il passo ad I-bero che regna nel Lazio e ad un altro pastore che render temibili a Cacoi furti dei buoi: cos il parziale recupero della leggenda erculea si svolgevasolo sotto il segno cristianizzato della vittoria del bene contro il male46. Sulversante di una diversa opzione culturale indirizzata al recupero del patri-monio preclassico, Gerione e la sua discendenza quanto la discendenza del-lErcole Libico compariranno in chiave negativa nella genealogia regale al-legatada Annioda ViterboaisuoiCommentaria47, dedicatiaFerdinandodAragona ed Isabella di Castiglia, perch lesaltazione dellelemento ispa-nico soggiacer allapoteosi della nuova dinastia trionfante nella difesa del-la fede cattolica:Hii enim soli tenebras a luce diviserunt, tyrannos Hispaniarum etGerionestanquamsemenherculeummagnaviatquefortitudinesubstulerunt, latrocinantes delerunt, impios hereticos tota Hispa-niapepulerunt, MauroscrucisinimicosillopotentissimoregnoBetico spoliaverunt48.Se questo discorso vale a rendere trasparenti le coincidenze ricorrentinellemotivazionicelebrativeelemodificheimplicateinmodelliculturaliprofondamenteradicati, sidevepureriscontrarecheilFernolasciavaso-pravvivere nella cornice propagandistica anche i contenuti pi intimi, e vor-3446Per lassunzione della figura di Ercole in chiave cristologica, ed in partico-lare per lepisodio della lotta contro Caco, rinvio al fondamentale saggio di F. GAE-TA, Lavventura di Ercole, Rinascimento, 2 (1954), pp. 227-260. 47IOHANNES ANNIUS VITERBIENSIS, Commentaria super opera diversorum auc-torum de antiquitatibus loquentium, Romae, E. Silber, 10 VII-3 VIII 1498, cc. 219vss. (De primis temporibus et quattuor ac viginti regibus primis Hispaniae et eius an-tiquitate).48Ibid. , c. 1r (dedica).Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 34RETORICA DELLA SCENAremmo dire viscerali, della riflessione letteraria. AllEpistola Ferno affida-va infatti un doppio livello di elaborazione sulla tematica del destino di Ro-ma. Nel registro alto del carme saffico rivolto in chiusura del libro a Iaco-po Antiquari, lexcusatio per la personale pochezza si nutre dei motivi ispi-rati alla riflessione che da Petrarca in avanti aveva accompagnato lopzioneclassicista e il discorso letterario sulle rovine di Roma:Ad eundem AntiquariumCredidisti forte tibi venirelitteras quales dederat Vetustas,cum vigebant ingenia et dabanturpraemia doctis.Saecla nunquam restituentur Urbe5illa, tales amplius, hercle, gignetnec viros aetas; opibus vacandumvivitur illis.Sunt Rotae causae mihi non Minervaepersequendae. Sed volui latinae10experiri si meditata49linguaenostra placerent.Non ego laurum peto gloriamve,doctus aut vates volo nominari:nemo sarciret mihi ob id lacernam; 15cedite, Musae.Sacra dantur phana viris regendaimperitis, quam malus est habebitquisque tam toto unde trahat choraeastempore vitae. 20Pallet alter nescius ad lucernam,noxiorum servitium miselli sustinebunt triste alii, reportantnil nisi poenas.Aedibus sacris habitent prophani, 25auferant census, potiantur, alvumfarciant, cedant steriles corymbiet lyra Phoebi.3549Sia nellesemplare vaticano dellincunabulo dellEpistola sia in quello dellabiblioteca Casanatense e in quello della biblioteca Palatina di Parma (come mi se-gnala Giulia Aurigemma), viene cassata la lezione stampata meditamina e correttaa penna sul margine in rudimenta: la correzione risulta ametrica e la lezione origi-naria dovrebbe essere meditata.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 35MARIA GRAZIA BLASIONosse credo quantum opus est Camoenas 30litteras et scire necesse, sed quodille Moecenas obiit, laborem estperdere stultum.Parce, si indocte facimus, nimis sirustice: florum est mihi non maniplus.Obviam ut venere modo notavi35ordine cuncta.Vita conandum mage criminosane sit ab Baccho Venerisque labe,in foro et causis alios inanisgloria pascat. 40Il passato diventa forse modello inerte rispetto ad un presente solo me-taforicamente ripudiato. Tuttavia, sia che di stereotipi si tratti o del disagioreale di una letteratura costretta agli obblighi dellencomio, con questa di-chiarazione di totale pessimismo tanto legata ai temi e agli stilemi petrar-cheschi si pensi, solo ad esempio, al testo archetipico della Familiare 24,4aCiceroneindifesadellapropriaidentitculturaleFernolegavalhi-storia degli esordi del nuovo pontificato, anche per un certo ostentato mo-ralismo, agli umori pi profondi della cultura romana come ad un ambiguoProteo. Nel 1499, in occasione dellabbattimento della piramide nota con ilnome di Meta Romuli che intralciava il percorso della nuova via Alessan-drina da Castel S. Angelo a S. Pietro, Michele Ferno torner a scrivere coni medesimi accenti a Raffaele Maffei di una et che cancellava la memoriadellantico in una diversa prospettiva antiquaria:Placet mihi quidem summopereque laudatur ista viae extruendaeratio, propterpublicumsuburbaniornamentumproquearcisetpalatii magnificentia et splendore. At non abscedit animo ille do-lorquodtantaevetustatismemoriaevertituretquaeincontem-platione priscorum operum reliqua est sopitur extinguiturque glo-ria50.3650La lettera, conservata insieme ad altri materiali del Ferno nel codice 555 del-la Bibl. Capitolare di Lucca (ff. 471v-473r), fu pubblicata con pregevole commentodaB.M.PEEBLES, LaMetaRomulieunaletteradiMicheleFerno, Rendicontidella Pontificia Accademia Romana dArcheologia, 12 (1936), pp. 21-63.Cap. 02 Blasio M.G. 19-3613-09-200212:56Pagina 36ANTONIO IURILLICarattere di Papa: Alessandro, Aldo, litalicoLa condensazione allusiva che, forse eccessivamente, segna il titolo delmiocontributo, miinducearendereinnanzituttopiperspicualidentitdelledramatispersonae destinateacaratterizzarlo.Lofarattraversoundocumento che certifica di un voto (quello di diventare sacerdote), fatto daAldoManuzio, acuiseratroppoleggermentelegato, sefosseguaritodalla peste che afflisse Venezia nel 1498. Il documento rivela che dalla ma-lattia egli guar, ma che al voto corrispose subito una dispensa, grazie allaquale, per nostra fortuna, il grande editore fu restituito al suo prezioso ruo-lodiinnovatoredellaculturaeditorialeeuropea1. Aconcederequelladi-spensa (l11 agosto 1498) fu nientemeno Alessandro VI, il quale sugger alPatriarca di Venezia, Tomaso Don, di commutare il voto in alia pietatis o-pera: non ritengo di avventurarmi nelle non poche singolarit di quellat-to, a cominciare dalle ragioni stesse della supplica, che tentano di accredi-tare limmagine di un Aldo indigente, e perci bisognoso di far girare i suoiimpianti, piuttosto che serenamente disposto allesercizio pastorale. Nelle-conomia del discorso che mi accingo a fare infatti sufficiente avervi col-to il segno di un atteggiamento di attenzione (frutto ovvio di considerazio-needistima)di Alessandroneiconfrontidi Aldo: diattenzionedico1Lepisodio ricordato da M. LOWRY, The World of Aldus Manutius. BusinessandScholarshipinRenaissance Venice, Oxford1979(trad.ital.Ilmondodi AldoManuzio.AffarieculturanellaVeneziadelRinascimento, Roma1984), pp.159-160. Egli lo attinge da R. FULIN, Una lettera di Alessandro VI, Archivio Veneto,3 (1871), pp. 156-157, il quale a sua volta dichiara la fonte in A. BASCHET, Aldo Ma-nuzio. Lettres et documents (1495-1515), Venezia 1867. Al Fulin appartiene il laco-nico giudizio citato nel mio testo. Ecco la lettera con la quale Alessandro autorizzailPatriarcadi Veneziaasciogliere Aldodalvoto: Venerabilisfrater, salutem[...]Exponi nobis fecit dilectus filius Aldus Manutius civis romanus, quod ipse alias pe-stifero morbo correptus vovit, si ab eo evaderet, se sacros etiam presbiteratus ordi-nes suscepturum. Cum vero liberatus dicto morbo fuit, et dicto voto non persisterit,considerans se valde esse pauperem, nec aliunde se sustentare posse, nisi manuali-bus quibus sibi victum quaerit, desiderat in saeculo remanere. Nos igitur, eius in hacparte supplicantibus inclinati, Fraternitati tuae committimus ac mandamus, ut eun-dem Aldum, si ita sit et id a te humiliter petierit, ab observatione voti praemissi, auc-toritatenostraabsolvas, illudqueinaliapietatisoperasibicommutes, proutcon-scientiae tuae, quam desuper oneramus, videbitur expediri. In contrarium facienti-bus non obstantibus quibuscumque. Data Romae [...] die 11 Augusti 1498 anno 6.Cap. 03 Iurilli 37-4813-09-200212:56Pagina 37ANTONIO IURILLIanzi di astuto controllo, ammantato di clemenza, nei confronti di un edito-re, chepocoprimaavevasollevatoconunedizionediGiamblicoqualcheperplessit nellinfluente canonico-giurista Felino Sandei di Lucca, il qua-le aveva annotato su un esemplare: multa in his libris a Christiano non le-genda. E lo stesso Patriarca di Venezia, incaricato di commutare il voto diAldo in opere di piet, aveva cominciato proprio in quegli anni ad interes-sarsi ad alcune opere a stampa per cos dire non gradite allentouragecuriale veneziano2.Un papa, un editore, allo spirare della stagione incunabolistica: il pen-siero non pu non correre ai primi e ben noti episodi di mecenatismo, tal-volta di vera e propria assistenza, messi in atto dai pontefici che, in anni dipoco precedenti quelli del pontificato borgiano, videro il faticoso affermarsinel loro dominio temporale della nuova ars artificialiter scribendi3. Ma, so-prattutto, non pu non connettere questo singolare quanto occasionale rap-porto di un pontefice con leditore italiano per antonomasia con latteggia-mentoche Alessandrocomplessivamentetenneneiconfrontidellastampaallinternodellapoliticaculturaledaluiperseguita, segnataanchedaunacontroversa, ma sempre viva, attenzione per questo imprevisto e inquietantestrumento di diffusione delle idee, da lui intuito, assai meglio dei suoi pre-decessori, nelle sue crescenti e problematiche potenzialit4. Di questa atten-zione per il libro Alessandro aveva, del resto, dato prova fin dal 1498, sotto-scrivendo il primo privilegio di stampa accordato da un pontefice a un tipo-grafo/editore: adEucarioSilberperlapubblicazionedelleAntiquitatesdiAnnio da Viterbo5.Al di l del suo indubbio valore allinterno della storia delleditoria i-382Ibid., p. 160.3SullaprotostampanelloStatodellaChiesacfr.iduevolumiScrittura, bi-bliotecheestampaaRomanelQuattrocento. Aspettieproblemi, rispettivamente(AttidelSeminario, 1-2giugno1979), acuradiC.BIANCA-P. FARENGA-G. LOM-BARDI-A.G. LUCIANI-M. MIGLIO, Citt del Vaticano 1980 (in appendice: Indice del-le edizioni romane a stampa. 1467-1500, a cura di P. CASCIANO-G. GASTOLDI-M.P.CRITELLI-G.CURCIO-P. FARENGA-A. MODIGLIANI, (Littera Antiqua, 1, 1-2), e(Attidel 2 Seminario, 6-8 maggio 1982), a cura di M. MIGLIO con la collaborazione diP. FARENGA-A. MODIGLIANI, Citt del Vaticano 1983, (Littera Antiqua, 2). Cfr. an-che M.G. BLASIO, Cum gratia et privilegio. Programmi editoriali e politica pon-tificia, Roma 1487-1527, Roma 1988, (RRinedita, 2).4Si deve come noto ad Alessandro VI lemanazione del primo editto te-so a regolamentare (ma di fatto a limitare) la libert di stampa nei territori di alcu-ne province ecclesiastiche germaniche. Esso porta la data del 10 giugno 1501: cfr.,anche per le referenze archivistiche, L. VON PASTOR, Storia dei papi dalla fine delMedio Evo, III, Trento 1896, pp. 445-446. Ma sullo specifico argomento v. oltre, inquesto contributo.5Il privilegio fu concesso il 23 luglio 1498. Sullargomento cfr. BLASIO,Cumgratia et privilegio cit., p. 25.Cap. 03 Iurilli 37-4813-09-200212:56Pagina 38CARATTERE DI PAPA: ALESSANDRO, ALDO, LITALICOtaliana, questoepisodiointroduceimportantielementidinovitnellage-stione di una politica culturale, nella quale lautorizzazione a stampare unlibro e la protezione commerciale che gli si accorda (entrambe in forma diconcessione, noncertodiriconoscimentodiundiritto), diventanopubbli-che scelte ideologiche e perfino sottili indirizzi di politica estera6. Non era,del resto, la prima volta che la gestione commerciale di un libro a stampainterferiva, imbarazzante, con lazione politica di Alessandro: cinque anniprima, nel 1493, egli era stato costretto a ridime