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Editoriale Alberto De Santis 2 APERTURA DEL CONVEGNO Alberto De Santis 4 RELAZIONE Presidente Fondo Est Simonpaolo Buongiardino 6 RELAZIONE Vicepresidente Vicario Federsalute Gianni Gruppioni 8 RELAZIONE Vicepresidente ANASTE e Presidente Anaste Toscana Paolo Moneti 12 RELAZIONE Prof. Hanau Università di Modena e Reggio Emilia Carlo Hanau 13 RELAZIONE Presidente Associazione Italiana Psicologia e Geriatria Direttore Scientifico Gruppo Ricerca Geriatrica - Brescia Marco Trabucchi 23 RELAZIONE Amministratore Delegato Istituto di Riabilitazione Santo Stefano - Porto Potenza Picena Enrico Brizioli 31 INTERVENTO del Primario Geriatra - Università Verona Luigi Giuseppe Grezzana 39 INTERVENTO Presidente Anaste Lazio Sebastiano Capurso 42 ARTICOLO - La disparità di accreditamento piemontese Michele Assandri 44 ARTICOLO - Influenza, Incidenza per classi di età Redazione 48 NEWS Comunicato stampa 30 agosto 2010 Anaste Calabria AIMA - XVII giornata mondiale Alzheimer 51 Libri anteprima 55 SOMMARIO Numero 45 - Anno XVI - settembre 2010 Trimestrale di management e cultura di impresa nelle residenze per anziani Pro Terza Età Diretto da Carlo Hanau Imp_PRO45 def.qxp:Layout 1 15-10-2010 17:17 Pagina 1

Pro terza età n. 45

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Rivista trimestrale edita da Anaste sul mondo della terza età in Italia e nel mondo.

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EditorialeAlberto De Santis 2APERTURA DEL CONVEGNOAlberto De Santis 4RELAZIONE Presidente Fondo EstSimonpaolo Buongiardino 6RELAZIONE Vicepresidente Vicario FedersaluteGianni Gruppioni 8RELAZIONE Vicepresidente ANASTEe Presidente Anaste ToscanaPaolo Moneti 12RELAZIONE Prof. Hanau Università di Modena e Reggio EmiliaCarlo Hanau 13RELAZIONE Presidente Associazione Italiana Psicologia e GeriatriaDirettore Scientifico Gruppo Ricerca Geriatrica - BresciaMarco Trabucchi 23RELAZIONE Amministratore Delegato Istituto di Riabilitazione Santo Stefano - Porto Potenza PicenaEnrico Brizioli 31INTERVENTO del Primario Geriatra - Università Verona Luigi Giuseppe Grezzana 39INTERVENTO Presidente Anaste LazioSebastiano Capurso 42ARTICOLO - La disparità di accreditamento piemontese Michele Assandri 44ARTICOLO - Influenza, Incidenza per classi di etàRedazione 48NEWS Comunicato stampa 30 agosto 2010

Anaste CalabriaAIMA - XVII giornata mondiale Alzheimer 51

Libri anteprima 55

SOMMARIONumero 45 - Anno XVI - settembre 2010

Trimestrale di management e cultura di impresa nelle residenze per anziani

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Diretto da Carlo Hanau

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Alberto De Santis

Èstato un vero successo ilConvegno Nazionale diAnaste svoltosi nell’ambi-

to di EXPO SANITA’ a Bolognail 26 maggio u.s. Il Convegno ha avuto il Patroci-nio della Presidenza del Consigliodei Ministri, del Ministero dellaSalute e del Ministero del Lavo-ro e delle Politiche Sociali ai qua-li vanno i nostri ringraziamenti.Il tema del Convegno era quantomai interessante: “L’accredita-mento delle strutture socio sani-tarie, come sintesi dei servizi al-la persona tra pubblico e priva-to”. Le argomentazioni e gli spun-ti di riflessioni sono stati tanti an-che perché sviluppati da valenti equalificati oratori. Nella locandina di presentazionein maniera corretta l’Anaste so-steneva che l’affiancamento disoggetti privati al Servizio Sani-tario Nazionale, comporta una ac-cettazione del principio di com-petitività, motore di un sano edequilibrato sistema economicoconcorrenziale. All’accettazioneformale di tali principi segue unaregolare smentita nei fatti. Le aziende pubbliche rispondonoalla primaria esigenza di accre-scere l’offerta, e questo dato è si-curamente condivisibile, ma talisoggetti assolutamente non com-petitivi rimangono fuori dal co-stante processo di miglioramen-to richiesto dal mercato, alteran-done gli equilibri, per il sempli-

ce fatto che solosulla carta sonoposti sullo stes-so piano dei pri-vati (sussidiarie-tà orizzontale).Dopo una seriedi argomenta-zioni come peresempio: che loStato si è appro-priato di unasoggettività eco-nomico-giuridi-ca nei settori chevanno dai servi-zi alla persona alla imprenditoriapura, senza accettare, in qualitàdi soggetto, di porsi sullo stessopiano dei soggetti del settore pri-vato. Quindi è fondamentale che ven-ga riconosciuta la pari dignità trapubblico e privato. Questo rap-porto tra lo Stato ed i privati èstato identificato giustamente co-me una “vessazione” nei con-fronti dei privati tanto più gra-voso poiché compiuto da quelloStato che avrebbe il dovere di er-gersi a garante di diritti inaliena-bili dei privati. La presentazionecontinuava. Questo termine “vessazione” hascatenato il risentimento di unodegli oratori che, in verità, ha la-sciato basiti i presenti e gli im-prenditori. Forse questa è statal’unica piccolissima ombra delConvegno.

Per chiosare il termine vessazio-ne e vessatorio significa proprioessere costretti a continue ed in-giustificate restrizioni. Siamo tutti coscienti che nelle va-rie regioni è un continuo soggia-cere a restrizioni economiche in-giustificate magari accompagna-te da un aumento della pianta or-ganica e/o ampliamento degli stan-dard abitativi.I nostri Associati, con la passioneche li contraddistingue, procedo-no nella loro mission offrendo tut-te le loro energie.Nelle pagine della rivista trovere-te il resoconto del Convegno, lerelazioni, a me rimane il compitodi fare alcune considerazioni, qual-che commento su ciò che è emer-so nel pomeriggio di lavoro. La novità di quest’anno è stata lapartecipazione e l’apertura delConvegno da parte di Federsalu-

Convegno Anaste

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Dott. Piero Proni Consigliere Delegato di Exposanità visita lo stand ANASTE

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te – Federazione di Settore dellaSanità della Confcommercio im-prese per l’Italia nella persona delVice Presidente Vicario Dott.Gianni Gruppioni che ha egre-giamente presentato gli obiettivied il lavoro che sta svolgendo laFederazione alla quale aderisco-no undici Associazioni di Cate-goria, l’undicesima è la LAISAN,entrata a far parte in settembre, ilcui acronimo sta per Libera As-sociazione Imprese Sanità Am-bulatoriale Nazionale una dellemaggiori associazioni di labora-tori di analisi, radiologia, dia-gnostica per immagini, poliam-bulatori, fisiokinesiterapia e spe-cialistica tutta.

La presenza della Confcommercioè stata garantita dal Dott. Simon-paolo Buongiardino Presidente delFondo EST che ha portato i salutidel Presidente della Confcommer-cio Dott. CarloSangalli. L’in-contro con il Pre-sidente Buon-giardino ha mes-so in moto una in-teressante inizia-tiva con il FondoEST, della qualene parleremo se-paratamente, unprotocollo d’inte-sa tra Federsalu-te e Fondo EST

per l’attivazione dei fondi integra-tivi nella Sanità.Inoltre sia Federsalute che Anastesono state presenti a EXPOSA-NITA’ con un proprio stand cheha ricevuto numerose visite. La buona riuscita del Convegno,al quale hanno partecipato oltreduecento persone, si deve agli or-ganizzatori ed il merito va al-l’Anaste Emilia Romagna nellapersona del Presidente Guido Gag-gioli al quale rivolgo il mio gra-zie personale e dell’Anaste Na-zionale per l’ottima accoglienzaed organizzazione.Un secondo ringraziamento dicuore, da parte mia, e dell’AnasteNazionale va al Dott. Piero Proniimpeccabile nella organizzazionedella manifestazione e per il Suomodo squisito di essere ospitale.Un grazie a Tutti per il senso diappartenenza all’Anaste. Buon La-voro.

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Alberto De Santis

Credo che si possa dare ini-zio a questo Convegno del-l’Anaste al quale partecipa

Federsalute. Un evento importan-te, la presenza di Federsalute, poi-ché è la Federazione Nazionale disettore della Confcommercio Im-prese per l’Italia, Federazione diSettore della Sanità, alla quale ade-riscono come potete vedere nellabrochure che avete ai vostri posti,dieci associazioni di categoria dirilevanza nazionale. Vi ringrazio innanzi tutto, gentiliSignore e gentili Signori, per averpartecipato a questo convegno emi corre l’obbligo di iniziare i la-vori leggendovi i saluti che ci so-no pervenuti dal Presidente dellaRegione Liguria On. Claudio Bur-lando e dal Presidente della Re-gione Piemonte, On. Roberto Co-ta.Il Presidente della Regione Ligu-ria On. Claudio Burlando ci co-munica: “Nel salutare gli interventi e rin-graziare gli organizzatori del Con-vegno ricordo che il rapporto fraServizio sanitario Nazionale e isoggetti privati e accreditati mo-strano sempre più aspetti di criti-cità legati da una parte alla scar-sità delle risorse disponibili e dal-l’altra al mantenimento della qua-lità dei servizi offerti al cittadino.Il tutto accade in un sistema com-plesso come quello sanitario ita-liano in cui è ancora aperta la que-stione del terreno su cui giocare la

sfida di competitività fra pubblicoe privato. La Regione Liguria inquesti anni di difficoltà economi-che-finanziarie crescenti ha cer-cato di favorire, più che la com-petizione, la costruzione di siner-gie fra imprese private e accredi-tate e pubbliche, al fine di garan-tire ai cittadini maggiore fruibili-tà dei servizi sul territorio. È evi-dente che in un momento di gravecrisi economica è richiesto unosforzo a tutte le componenti pub-bliche e private per far sì che la re-te sanitaria possa sostenere que-sto impatto congiunturale negati-vo. Il lavoro sul quale dovremmomisurarci è orientato all’indivi-duazione di possibili economie discala che consentano attraverso lacondivisione di protocolli comunie di percorsi assistenziali l’acces-so dei cittadini ai servizi”. Il Presidente della Regione Pie-

Apertura del convegno

“L’accreditamento delle strutture socio sanitarie, come sintesi dei servizi alla persona tra pubblico e privato”

monte On. Roberto Cota ci co-munica: “La sanità è la voce che incidemaggiormente sul bilancio cor-rente delle regioni ed un incre-mento incontrollato della spesasanitaria rischia di ripercuotersinegativamente sia sui contribuentiche sugli utenti del servizio sani-tario. Una spesa sanitaria fuoricontrollo non è più sostenibile sul-lo scenario economico attuale edè per questo che come Presiden-te del Piemonte porterò avanti unnuovo piano sanitario regionaleall’insegna dell’efficienza e dellaqualità dei servizi. In questo pia-no forse per la prima volta anchei soggetti privati che operano inambito sanitario saranno ricom-presi nella programmazione ge-nerale. Pubblico e privato nellasanità piemontese dovranno per-seguire un unico obiettivo: il mi-

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glior servizio per il cittadino. Suquesto dato tareremo il nostro giu-dizio e i nostri interventi succes-sivi. Un servizio sanitario regio-nale efficiente deve fondarsi su unprincipio etico fondamentale cheè quello di porre al centro la sa-lute e la cura della persona. Effi-cienza, qualità delle prestazioni ela piena accessibilità ai servizi so-no elementi imprescindibili per unbuon servizio sanitario. In Pie-monte intendiamo mettere in attoun ampio processo di riorganiz-zazione della sanità attraverso in-terventi coordinati e finalizzati adassicurare una risposta pronta edadeguata alla domanda di pre-stazioni. Per il raggiungimento diquesto obiettivo crediamo sia prio-ritaria la collaborazione tra azien-de sanitarie pubbliche e soggettiprivati, ovvero l’integrazione trasistema ospedaliero direttamentegestito e sistema ospedaliero pri-vato in un contesto unico di ero-gatori accreditati di un serviziopubblico. L’accreditamento dellestrutture socio-sanitarie va quin-di interpretato come uno stru-mento di garanzia delle qualitàdelle prestazioni resa oggettiva etrasparente grazie agl’indicatoristandard di efficacia, di sicurez-za e di risultato che sarà la re-gione stessa a definire e sul cui ri-spetto effettuerà verifiche perio-diche allo scopo di prevenire epi-sodi di mala sanità”.Queste sono dichiarazioni impor-

tanti alle quali l’Anaste fa sempreriferimento. Ci siamo battuti per anni e conti-nueremo a batterci su questi argo-menti, lo testimonia anche il Ma-nifesto di Federsalute. Consentitemi in questo momentodi porgere un ringraziamento agliesimi oratori di questo convegno.Porgo a voi tutti un saluto da par-te del dott. Carlo Sangalli, Presi-dente della Confcommercio Im-prese per l’Italia, rammaricato pernon poter partecipare in quanto im-pegnato a Roma in Giunta per l’ap-provazione dei bilanci di Con-fcommercio, e poi è stato chiama-to anche a Palazzo Chigi per la ma-novra di 24 milioni di Euro.È qui con noi, però il dott. Simon-paolo Buongiardino che è vice-

presidente della Confcommercio eancora più importante Presidentedel Fondo EST che tutti voi sicu-ramente conoscete.Volevo ringraziare alcune personepresenti in sala tipo il Prof. LuigiGiuseppe Grezzana, che ci ha vo-luto onorare della sua presenza. Èun gerontologo di Verona. Dirigeuna importante scuola universita-ria a Verona, poi gli chiederemo diraccontarci le sue esperienze con IGrandi Vecchi. Vedo nascosto trala folla il Presidente dell’Ansdip ilDott, Mantovani che saluto con pia-cere. Lascio quindi la parola al dott.Simonpaolo Buongiardino che ciporta il saluto della Confcommer-cio. Mentre sono assenti le istitu-zioni locali.Grazie.

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Simonpaolo Buongiardino

Grazie presidente come tu haidetto, io qui modestamen-te, rappresento il nostro Pre-

sidente Sangalli e hai anche citatole motivazioni per cui, pur essen-do molto vicino a questa organiz-zazione a questa federazione di set-tore, questo vorrei poi sottolinear-lo, non ha potuto essere presenteper l’approvazione del bilancio con-federale. Quindi vi porto i suoi sa-luti e alcuni passi del testo del suointervento che egli aveva intenzio-ne di rivolgervi. Poi farò qualchemia considerazione che appartienepiù al mio essere Presidente di Fon-do Est. Questo è un evento impor-tante nell’ambito di Anaste e di Fe-dersalute, che appunto è la federa-zione di settore, vorrei sottolinea-re che è l’unica federazione di set-tore che è citata nel nuovo StatutoConfederale.Nell’ambito del processo di modi-fica dello Statuto e di avvio di unpercorso che va verso i raggrup-pamenti per settore, per aree di in-teresse Federsalute è stata pionie-ra e quindi ha cominciato primaraggruppando,10 associazioni na-zionali che si riconoscono in Fe-dersalute. Confcommercio ritiene che l’azio-ne di Federsalute debba essere an-che quella di rappresentare il siste-ma Confederale nel mondo dellaSanità, di analizzzare le criticità ela esperienza delle Associazioni fe-derate, proporre possibili soluzio-ni al Governo e quindi di esserne

interlocutore diretto e di riferimentoper conto di Confcommercio. Federsalute, per la sua cultura as-sociativa, ha una grande attenzio-ne alla erogazione dei servizi allapersona e quindi alla salute dei cit-tadini, salute che peraltro interessaun po’ tutto il nostro mondo asso-ciativo. L’interesse ai servizi di qua-lità ai cittadini si intreccia con aspet-ti socio-demo-economici della so-cietà italiana che è in continuo cam-biamento. L’allun-gamento della vi-ta media e quindil’invecchiamentodella popolazione,poi con l’Anaste siamo in un pre-ciso contesto, si richiedono conti-nui miglioramenti nelle prestazio-ni che molto spesso il pubblico nonè in grado di dare e infatti, abbia-mo visto con grande piacere la Car-ta Etica e dei Valori di Federsalu-te, che viene qui presentata, patro-cinata dal Ministero della Salute,dal Ministero del Lavoro e delle Po-litiche Sociali, da Assoutenti e dalTribunale dei malati, che mette inevidenza alcuni aspetti sui qualivorrei poi soffermarmi. È un mo-mento difficile, c’è la crisi una di-soccupazione che purtroppo si di-ce sempre che sta finendo ma cheancora non è finita. Questo com-porta un quadro generale econo-mico di difficoltà che riguarda tut-to il nostro comparto e non solo,riguarda tutto il nostro sistema eco-nomico. È necessario affrontare il

tema delle riforme. Sappiamo chec’è una manovra appena varata chedovrebbe comportare tagli ai costidella politica e, infatti, questo è unodei tre meccanismi sui quali si de-ve fondare questa riforma, la ri-strutturazione e la riqualificazionedella spesa pubblica, il contrasto al-l’evasione ed elusione fiscale e laprogressiva successiva riduzionedelle aliquote per rimettere in cir-colazione la capacità di spesa. Tut-

to ciò impatteràfortunatamente,io la penso così,sul federalismofiscale che po-

trebbe essere la vera risorsa, il ve-ro futuro per rompere tutti quei vin-coli che oggi siamo costretti a su-bire. Le chiavi, poi, per arrivare afare la nostra parte sono l’innova-zione e l’efficienza. Cioè occorrepuntare sull’innovazione dei pro-cessi delle attività e sull’efficienzaanche per dare un segnale contra-rio a quello che nel pubblico nonc’è, che appunto è l’efficienza. Que-ste sono attività che noi possiamomettere in campo e possono am-plificare il sistema, il processo diriforma che non compete a noi, mache compete ad altri. Riguardo almanifesto di Federsalute, ho scor-so il documento e ho trovatoun’elencazione di problemi ma an-che una segnalazione di opportu-nità. I problemi li conoscete voi me-glio di me, quindi, ritardi nei pa-gamenti nelle pubbliche ammini-

Relazione Presidente Fondo Est

...occorre puntaresull’innovazione deiprocessi delle attività...[ ]

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strazioni, qualche volta i blocchi.Il problema del DURC che s’inne-sta nel contesto dei ritardi di paga-mento, il sistema delle proceduredi acquisto centralizzate e anchevoi avete il problema dell’abusivi-smo, abusivismo professionale,abusivismo commerciale che è untema trasversale a tutta la nostra at-tività associativa nazionale e nonsolo. Però ci sono anche citate leopportunità. Le opportunità sonoanche i fondi integrativi e in que-sto caso mi piace qui rappresenta-re Fondo Est che ha tre anni di at-tività, da tre anni eroga. E’ il primofondo di sanità integrativa con un-milionecentocinquantamila lavo-ratori iscritti. È derivato dalla con-trattazione, quindi è un fondo bila-terale. Da questo punto di vista lanostra confederazione ha fatto mol-to, crede molto nella bilateralità equindi nei rapporti con le parti sin-dacali che danno origine a quelloche è definito Welfare contrattua-le, ciò che serve ai nostri lavorato-ri per vivere meglio, per affronta-re meglio i problemi, quindi l’assi-stenza sanitaria integrativa, la pre-videnza integrativa, la formazioneche sono i tre filoni principali sucui poggia il Welfare contrattuale.Poi peraltro i fondi integrativi pos-sono svolgere una funzione di vi-cinanza con le associazioni moltedelle quali, stanno in Federsalute.Personalmente per Fondo Est, do-vendoci adeguare al dettato del de-creto Sacconi che prevede che il

20% delle prestazioni siano eroga-te su quattro capitoli precisi di spe-sa che sono: l’odontoiatria, soste-gno all’inabilità temporanea e poiquello sciogli lingua che recita pre-stazioni sanitarie a rilevanza socialee prestazioni sociali a rilevanza sa-nitaria che ancora deve essere de-clinato e che forse, potrebbe avereun punto di contatto con Anaste,cioè col sistema delle residenze peranziani. Mi piacerebbe poter inter-venire come Fondo Est su questotema affrontando il tema dell’Ita-lia che è LTC cioè il sistema di so-stegno per l’inabilità conclamatache colpisce persone che perdono,a quel punto anche la dignità, ec-co, la dignità di essere umano. Di-cevo che per quanto riguardal’odontoiatria ci siamo mossi subi-to e abbiamo recentemente intro-dotto dei sostegni all’inabilità tem-poranea e cioè noi veniamo incon-tro alle spese dei presidi medici or-to-protesici, carrozzine, etc. tuttociò che serva a sopperire e a risol-vere un problema di invalidità tem-poranea, perché di questo noi pos-siamo occuparci. Consapevoli, con-sapevole sono io, ma ho visto an-che voi, che il secondo pilastro del-la sanità è quello che ha possibili-tà di sviluppo, il terzo pilastro è sto-ria. Polizze malattie individuali nonse ne fanno più, non ci sono piùcompagnie disposte a stipulare con-tratti di questo tipo, quindi c’è lasanità e ci sono i fondi integrativiche con la massa dei numeri rie-

scono a gestire prestazioni validesu un piano pratico e di utilizzo del-l’assistito. Ecco questo è quanto viavrebbe detto il mio Presidente egrande amico Carlo Sangalli. Io so-no a Milano con lui da quando lui“prese” la Confcommercio di Mi-lano, quindi lo seguo dal ‘95. Vor-rei inoltre aggiungere che parlan-do con il Presidente De Santis, èscaturita l’opportunità di un Forumsulla salute che io ben volentierisposo e, sono anche disposto a far-mi carico, come Fondo Est, deglioneri per affrontare il tema da unpunto di vista organizzativo. EccoPresidente sarò a disposizione an-che per questo.Grazie e buon lavoro a tutti.

De Santis:- Grazie Presidente Buongiardino.L’argomento presentato dal presi-dente del Fondo Est dott. Buon-giardino è di estrema attualità pertutti quanti noi. Ho proposto di fa-re un Forum, anzi abbiamo propo-sto di fare un forum in Confcom-mercio a Roma, con i presidenti re-gionali di Anaste, proprio per ana-lizzare le possibilità che il FondoEst offre, chiaramente anche con ipresidenti delle Associazioni pre-senti in Federsalute, proprio per ve-dere a 360° tutte le opportunità. Lascio la parola al VicepresidenteVicario di Federsalute il dott. Gian-ni Gruppioni che è un valente, va-lentissimo collaboratore di Feder-salute.

Relazione di Simonpaolo Buongiardino

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Gianni Gruppioni

Buon pomeriggio a tutti. È unpiacere e un onore esserequi con voi. Mi compli-

mento con tutti i presenti, partico-larmente con quelli in piedi, speroabbiano la resistenza per arrivarein fondo. Potrebbe esserci un pre-mio, perché non l’ha detto il Pre-sidente De Santis, ma oltre al Pre-sidente Buongiardino, potrebbe an-che riuscire a venire il PresidenteSangalli e, se ce la fa e ci viene atrovare, quindi, potremmo averel’apertura e la chiusura di Con-fcommercio, a dimostrazione del-l’interesse e dell’importanza chequesta Federazione di settore rive-ste in Confcommercio. La persona al centro della linea gui-da, è il Tema, di questa edizione diExpo Sanità che campeggia in tut-te le locandine e i manifesti. Conil mio intervento vorrei subito con-dividere con voi gli obiettivi di Fe-dersalute. Portare a conoscenza lamission di Federsalute, ciò che rap-presenta per noi che vi aderiamo,per la nostra politica e naturalmenteper i cittadini fruitori dei nostri ser-vizi. Vorrei inoltre sottolineare la nostraaderenza e congruenza al titoloscelto da Expo Sanità.Chi siamo? Federsalute è un sog-getto portatore di interessi di rap-presentanza che analizza i segna-li, i cambiamenti della società incui opera, che sviluppa politichefinalizzate ai propri servizi e a nuo-vi servizi, che raccoglie e gestisce

le informazioni utili a migliorarele performance degli associati, cioèle nostre performance, che vuoleessere per il proprio settore di ri-ferimento un autorevole interlocu-tore per competenze ed affidabili-tà sia delle istituzioni pubbliche equelle private, delle associazionidei disabili, degli invalidi, degli an-ziani e delle istituzioni in genere.Federsalute è altresì un soggettoche opera e offre forme assisten-ziali operative più valide rispettoai tradizionali interventi dello Sta-to, questa è la nostra ambizione, eponendoci in alternativa al merca-to speculativo, ma anche a quellodel not for profit del terzo settore.Propugnamo invece, a sostegno deiprincipi di efficienza, efficacia, in-novazione etica dei servizi alla per-sona, al pari naturalmente del pro-prio equo ritorno economico. Sia-mo una Federazione Nazionale diSettore di Confcommercio, comeha detto il Presidente Buongiardi-no, ma siamo per fare rete, per fa-re squadra con il compito di ag-gregare e valorizzare le nostre al-te specializzazioni e per lo svilup-po dei prodotti e servizi per la sa-lute umana ed animale. Sì propriocosì, in questa sigla che c’è anchechi rappresenta questo tipo di set-tore di servizio chi si occupa deifarmaci veterinari. Con le nostresigle parliamo di una rete compo-sta di tredicimilacinquecento azien-de e oltre centomila occupati cheoperano a vari livelli e forniscono

beni e servizi ai cittadini e al ser-vizio sanitario nazionale. Beh! Ci-tare questi numeri dopo l’interventodel Presidente Sangalli a Roma, ar-tefice di una superconfederazionecostituita da cinque sigle storiche,CNA, Confesercenti, Casartigiani,Confartigianato e Confcommercio,che compongono una rete di14.000.000, pensate, 14.000.000di occupati e 2.500.000 impreserappresentate può sembrare irrive-rente non avere il senso delle pro-porzioni. La salute, in quanto a pe-so economico , è la prima aziendanel paese, sia per la delicatezza siaper l’importanza e non è, natural-mente seconda, a nessuno. I danniche ne possono derivare, invece,quelli sì che sarebbero grandi e par-ticolarmente ignobili perché per-petrati contro persone fragili ed in-difese. Federsalute ha un ruolo, unruolo sociale ed etico, e allora di-ciamolo subito perché è un vantoche va a nostro merito e ci distin-gue. Uno dei nostri primi obiettiviè stato quello di dotarci di una Car-ta Etica dei Valori, un documentoche ufficialmente è stato approva-to da Assoutenti e dal Tribunaledella Salute e ha avuto il primatodel patrocinio dei Ministeri dellaSalute e del Welfare. Una sceltameditata la nostra, ed è anche uni-ca nel nostro settore, con l’obietti-vo di differenziarci di farci cono-scere, per aver assunto l’impegnodi fare emergere l’insieme dei mi-gliori valori e comportamenti rife-

Relazione Vicepresidente Vicario Federsalute

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riti alle attività che esprimiamo erappresentiamo. Valori e compor-tamenti che con la Carta Etica sitraducono in responsabilità socia-le d’impresa che volontariamentele associazioni firmatarie hannoadottato in piena autonomia con ipropri legittimi obiettivi economi-ci. E si può dire anzi a salvaguar-dia dei propri interessi economici,perché la responsabilità sociale ed’impresa o sostenibilità, come og-gi viene comunemente definita, èuna scelta importante tanto da ri-sultare una priorità strategica perstare sul mercato ed essere com-petitivi. Federsalute è convinta pro-motrice del superamento della vi-sione di chi considera la responsa-bilità sociale come una scelta op-zionale separata dalla governancedell’impresa, di un investimentofilantropico o pari ad iniziative dicarità, ma invece deve intendersi atutti gli effetti una base nuova perle imprese e società. Sostenibilitàoggi significa salute, benessere deicittadini, attenzione per il prossi-mo e, dove è praticata, è destinataa permeare l’intero processo di ero-gazione dei servizi, ed ispirare siale strategie che l’operatività quo-tidiana. Dunque, consapevoli del-la nostra rilevanza etica e sociale,la carta si è rivelata, e lo sostengocon cognizione di causa per tra-sferirvi l’alto significato, si è rive-lata la migliore credenziale e il mi-glior sostegno dell’attività che svol-giamo come Federsalute. Ci iden-

tifica per far riconoscere e quindipremiare la responsabilità, il me-rito, cioè la nostra responsabilità,la nostra competenza e l’etica ci-vile e professionale. Abbiamo sen-tito il bisogno di aderire ad una mo-dalità innovativa e la risposta è sta-ta immediata lo prova il fatto cheha avuto subito un grande rilievofin dal primo momento che l’ab-biamo divulgata. Questi principima non solo questi principi, trova-no e hanno trovato un autorevoleriscontro nella relazione del Presi-dente Sangalli il 10 maggioscorso,come dicevo prima, quando al-l’Auditorium di Roma gremito didelegati venuti ad applaudire il bat-tesimo di RETE Imprese Italia haaffermato testuale “il popolo delfare impresa si confronta con le ur-genze e l’emergenze del tempo pre-sente con la consapevolezza degliinteressi che rappresenta ma anchepensando alla loro convergenza congli interessi generali del Paese”,che è poi quello che cerchiamo difare noi divulgando questo con-cetto attraverso il Manifesto di Fe-dersalute e la Carta Etica. Siamo,quindi, per una certezza della qua-lità dei servizi, vicino ai cittadini.Abbiamo già detto che ci propo-niamo di erogare un’assistenza eservizi di qualità che mettano inprimo piano il bisogno che il pa-ziente, o l’ospite esprimono, e quin-di siamo impegnati a fornire la ri-sposta più adeguata senza però di-menticare che in un contesto in cui

le risorse sono limitate occorronostrumenti e comportamenti con-grui, invece, è sotto gli occhi di tut-ti, l’ha detto anche il PresidenteBuongiardino, l’abbiamo scritto lìnel manifesto, che le modalità diindividuazione ed erogazione di di-spositivi e servizi delle ASL spes-so non garantiscono l’appropria-tezza né la qualità della prestazio-ne, con il rischio di un’assistenzanon soddisfacente. Sprechi, osta-coli all’accesso delle innovazionitecnologiche sono spesso nel no-stro quotidiano, per di più non losono certi tempi di pagamento. Poii tempi per le pratiche delle auto-rizzazioni, vogliamo parlarne? Par-liamo di persone, parliamo di azien-de. Dietro ogni bisogno c’è una per-sona, spesso persone fragili, mala-ti gravi, minori e poi tanti disagifamiliari. Dietro ogni azienda rap-presentata da Federsalute ci sonoinvestimenti, ricerche, innovazio-ne e tecnologie avanzate, innume-revoli posti di lavori e tante fami-glie che ne traggono un meritatosostentamento. Nella situazione at-tuale, particolarmente difficile pertutti noi, siamo intralciati, aggra-vati da pastoie burocratiche, laccie lacciuoli che pesano economica-mente. Subiamo troppa pressionefiscale e contributiva, subiamo latendenza al risparmio ad ogni co-sto, che spinge il Servizio Sanita-rio Nazionale alla diffusione delleprocedure di acquisto centralizza-te, alla standardizzazione degli in-

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Relazione di Gianni Gruppioni

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terventi, pur nella consapevolezzache ogni persona è un caso a sé,che le tecnologie e le cure odiernesono efficaci se sono personaliz-zate. Invece la qualità dei prodot-ti e dei servizi sono messi in peri-colo dal prezzo più basso e questeprocedure tendono a limitare la li-bertà di scelta e di partecipazionealle cure e agli ausili che sono trai diritti dei cittadini sanciti dalle ri-soluzioni ONU. Federsalute nasceper chiedere alle istituzioni, allapolitica, alle forze economiche unarisposta a questi problemi e chie-de di fare quanto è necessario af-finché le imprese rappresentate pos-sano esprimere compiutamente leloro potenzialità. Per meglio co-municare a chi di dovere il nostropensiero e sostenere le criticità ri-scontrate, nell’offrire servizi allasanità nazionale e di contro le no-stre proposte, Federsalute ha rac-colto la sua linea politica in un ma-nifesto fatto giungere a tutti i po-litici di rilievo, ai presidenti di Re-gione agli Assessori della Sanità eal Ministero della Salute e del Wel-fare. In prossimità delle scorse ele-zioni regionali l’abbiamo discussacon molti candidati, certamente conquelli più significativi. Di recente l’audizione riservataci,riservata a Federsalute, dal Mini-stero della Salute con una nutritadelegazione capeggiata dal Mini-stro Ferruccio Fazio, in persona, lacui agenda comprendeva l’analisidei temi del manifesto e il signifi-

cato della Carta Etica. Nell’im-portante incontro di cui provo adarvene un cenno, è stato sottoli-neato il ruolo insostituibile chesvolgono i privati nell’erogazionedei servizi alla persona, la richie-sta del riconoscimento effettivo del-le pari dignità fra pubblico e pri-vato, di cui mi pare l’Anaste ne saqualcosa, l’eccessiva tassazione nelsettore della socio-sanità con IRAP,IRPEF e tutte le altre tasse conse-guenti, e questo ci riguarda tutti, lapreoccupazione delle imprese inparticolare dei fornitori ospedalie-ri per il futuro ed in particolare peril loro settore. Il problema non è laspesa anche se l’obiettivo è spen-dere meglio, non tagliare, non stan-dardizzare. Per usare una frase ri-corrente del Ministro Fazio. “Labuona Sanità costa meno”.Dal serrato dialogo è scaturita lanecessità di incontri volti a favori-re, con il nostro contributo nei ta-voli tecnici, le più opportune solu-zioni per migliorare il rapporto qua-lità/costi. Quindi, diciamo, abbiamo avviatouna collaborazione che dovrebbeportare a qualche frutto. Tengo asottolineare che ciò di cui vi ho da-to atto per Federsalute non è ecce-

zionale, fa parte di una serie di ini-ziative, di un lavoro avviato su piùfronti, tutti utili anche per i citta-dini, particolarmente da gennaioscorso dal momento in cui si è in-sediata la nuova presidenza affi-data al Presidente De Santis, di cuimi onoro di essere il Vice Presi-dente. In Confcommercio aveva-mo bisogno di più attenzione, piùappoggio perché ci sono momentiin cui bisogna poter contare sullarappresentatività più alta, ecco ilsignificato di Buongiardino e diSangalli. che comunque è presen-te con noi in spirito, ma speriamoanche nella persona, oggi è proprioquesto il segnale recepito dell’im-portanza di Federsalute all’internodi Confcommercio, che a sua vol-ta è all’interno di una rete ben piùvasta RETE Imprese Italia.Vi ringrazio dell’attenzione e del-la pazienza.

De Santis:- Grazie Gianni.Lascio a questo punto la parola alvicepresidente di Anaste e presi-dente dell’Anaste Toscana il dott.Paolo Moneti che prende in ma-no il convegno in quanto mode-ratore.

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Relazione di Gianni Gruppioni

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… with people in mind

SIAMO DEDICATI A MIGLIORARELA QUALITÀ E L’EFFICIENZADELL’ASSISTENZA

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Paolo Moneti

Buongiorno a tutti. Ringra-zio il Presidente della pre-sentazione e sono onorato

di moderare questa sessione dei la-vori soprattutto per l’elevato livel-lo dei relatori che seguiranno.Due piccole battute sul titolo delConvegno che è “L’accreditamen-to dei servizi so-cio-sanitari trapubblico e priva-to”. Questa sarà lanostra battaglia neiprossimi anni per-ché come ha dettoil Presidente noi siamo molto gio-iosi e le strutture private se non fos-sero animate da una grande forzadi volontà sarebbero già stateschiacciate dalle strutture pubbli-che che nelle nostre regioni ci ve-dono non molto bene.Alla fine dell’anno 2009 molte re-gioni hanno legiferato sull’accre-ditamento dei servizi alla perso-na, l’ha fatto l’Emilia Romagna,l’ha fatto la Toscana, l’ha fatto ilPiemonte, lo hanno fatto in Cala-bria, lo hanno fatto varie regionie sicuramente me ne dimenticoqualcuna. Un esempio sulla To-scana molto democratica, nellalegge c’è scritto che il cittadino,c’è scritto tre volte in tre artico-li, che il cittadino esercita la li-bera scelta sulle strutture accre-ditate su tutto il territorio regio-nale. Poi però, nella realtà, a li-vello di ASL, tra le strutture ac-creditate la ASL deciderà con chi

avere rapporti. Se questo è l’ac-creditamento della Regione to-scana credo che non hanno bencapito che cosa vuol dire accre-ditamento. Noi vogliamo che lestrutture pubbliche o private, so-prattutto siano accreditate quellestrutture che hanno dei requisiti

e che funzionino e,che si smetta di di-stinguere le strut-ture non per il la-voro e la qualitàdel lavoro che fan-no, ma solo esclu-

sivamente per la loro organizza-zione o tipo profit, non profit,

pubbliche. Già abbiamo subito ungrave danno perché, per esempio,con la legge sugli invalidi che so-lo noi come privati, siamo tenutiad avere gli invalidi, mentre glialtri non li hanno, non si sa beneperché! Comunque, per evitare diessere troppo polemico, do quin-di inizio ai lavori. Il primo rela-tore è il prof. Carlo Hanau chesvolge un intervento dal titolo ‘Laqualità percepita dall’ospite e daifamiliari’. Il professor Carlo Ha-nau è docente di programmazio-ne e organizzazione dei servizi so-ciali e sanitari presso l’Universi-tà di Modena e Reggio Emilia.

Relazione Vicepresidente Anaste ePresidente Anaste Toscana

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[ ]...le strutture privateschiacciate dalle strutture pubbliche...

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Relazione Prof. HanauUniversità di Modena e Reggio Emilia

Carlo Hanau

Della qualità delle cure, del-la qualità dell’assistenza,della qualità del socio-sa-

nitario ad elevata integrazione sa-nitaria e ad elevata integrazionesociale ce ne occupiamo da pa-recchi anni. In effetti possiamo ri-salire all’art.14 del decreto dele-gato 502 del 92 per trovare la pri-ma norma in cui si parlava propriodi qualità percepita da parte degliutenti. Era in parallelo con l’art.

10 che invece faceva il discorsosulla qualità delle cure misuratadagli esperti, introducendo la re-gola della medicina basata sul-l’evidenza (EBM), le buone pras-si, le linee guida. E’ necessario rifarsi proprio al-l’origine, perché oggi come oggi,da come è stato accennato negliinterventi che mi hanno precedu-to, sono a rischio anche quelleconquiste che sembravano date

acquisite. Nulla può essere datoper scontato nel nostro mondo.Corsi e ricorsi della storia nonportano inesorabilmente verso lesorti progressive del mondo, o al-meno di solito purtroppo non ècosì e la storia ce lo insegna. Per-tanto si deve fare attenzione alpunto di partenza, per vedere didifendere tutto quanto fino ades-so è stato fatto e, se si può, anchemigliorare.

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Partiamo da una situazione in cuisi riconosceva all’utente di espri-mersi su quattro punti, l’infor-mazione, l’umanizzazione e lapersonalizzazione dei rapporti, ilconfort alberghiero: il vitto, l’al-loggio, la situazione logistica incui è posto l’uten-te, sia nella resi-denzialità, sia nel-l’assistenza a do-micilio, perchénon dobbiamo dimenticare cheuna parte dei servizi resi oggi dal-le strutture dell’Anaste si esegueanche a domicilio. L’integrazio-ne tra domicilio e struttura resi-denziale e semiresidenziale va co-munque tenuta sempre presente. Prima cosa il confort, il confortcosiddetto alberghiero. E su que-sto credo che non vi sia nulla daridire, perché nessuno meglio deldiretto interessato può essere lamisura di quanto piace una certaminestra, quanto piace una certapietanza, quanto piace stare in unastanza a due posti o piuttosto adun posto. A proposito, una dellecose che ai bei tempi degli anni’70 ci meravigliò fu che le per-sone, non solo le persone che sta-vano in residenze, ma anche lepersone che stavano in ospedale,preferivano in genere essere indue per ogni camera. Noi avrem-mo pensato che fosse preferibileper la maggioranza assoluta de-gli utenti la camera a un letto, in-vece le indagini di opinione ci dis-

sero il contrario. L’ottimo è checiascun utente possa in qualchemodo scegliere, sopra tutto se icosti di produzione del servizionelle due modalità sono molto si-mili. Qui però cominciamo a ricordare

che molto spessola qualità ha deicosti. È vero cheanche la non qua-lità, la mancanza

di qualità ha dei costi elevatissi-mi. Quando non viene fatta unacura necessaria oggi, domani si ri-presenterà l’esigenza moltiplica-ta per dieci. Una mancanza di cu-re e di assistenza oggi si riverbe-ra in una spesa maggiore domani.Questo va detto soprattutto per lariabilitazione. Nel campo del confort alberghie-ro spesso la qualità ha dei costipiù elevati. In un sistema comequello italiano, in cui i cittadini acasa loro hanno la possibilità, enessuno gliela contesta, di man-giare le aragoste, per dire qual-cosa di costo elevato, oppure i fa-gioli, per definire un altro cibo ilcui costo è molto inferiore, in unasocietà che ammette queste dif-ferenze, se noi consideriamo iltrattamento nell’ospedale questedifferenze quasi non si avverto-no. Oggi l’ospedale diventa sem-pre più luogo di degenza breve ebrevissima e un ricoverato non faneanche in tempo ad accorgersidel confort ambientale e di quel-

lo che mangia, perché molto spes-so deve restare a digiuno per fa-re gli esami nelle prime giornate,che ora diventano spesso le uni-che giornate di degenza, e quindinon è neppure in grado di assag-giare il cibo. Pertanto il confort ela qualità del cibo spesso non ven-gono neppure percepiti in un ospe-dale per acuti e i problemi delledifferenze qualitative del cibo ri-guardano piuttosto le cure a lun-go termine, quelle che vengonosvolte prevalentemente fuori del-l’ospedale, nelle RSA e nelle co-munità alloggio.Per le RSA è ancora oggi in vi-gore un livello essenziale di assi-stenza, in base al quale il serviziopubblico interviene per un 50%di quelli che sono i costi totali, laretta complessiva, mentre il re-stante 50% è a carico dell’utentedel servizio, e rappresenta la mi-sura della compartecipazione delprivato, quella che una volta sichiamava quota alberghiera, cheè sempre stata di difficile deter-minazione. A questo punto si possono avereanche dei dubbi, nei momenti dicrisi economica e finanziaria co-me l’attuale, se a tutti gli utentidebba essere chiesta la metà deicosti, tant’è vero che nella realtàdi molte Regioni italiane non ècosì. Il dubbio ci potrebbe essereanche in termini di equità e di po-litica generale. Sta di fatto chenella realtà dei fatti la norma non

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Relazione di Carlo Hanau

[ ]..servizi resi oggi dallestrutture dell’Anasteanche a domicilio...

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viene applicata e le regioni con-tribuiscono per una cifra fissa perogni giornata di degenza, che nonè commisurata alla metà dei co-sti, per cui se un utente vuolemangiare l’aragosta, l’aragosta (enon la differenza tra i fagioli el’aragosta) se la deve pagare ditasca sua. Se invece si applicas-sero i LEA, il costo dell’aragostasarebbe da dividersi fra ASL eutente. Di fatto i costi dei mi-glioramenti della qualità nelle re-sidenze migliori sarebbero soste-nuti metà e metà da utenti e ASLe vi sarebbe un incentivo a mi-gliorare. Si deve immaginare chesotto la metafora dell’aragosta siintende un servizio quantitativa-mente e qualitativamente supe-riore. Se invece la Regione fissaun contributo fisso per ogni gior-nata di degenza, questo incentivoviene a mancare. Occorre trova-re un equilibrio fra l’incentivo almiglioramento e la necessità dinon privilegiare eccessivamentecon erogazioni di ri-sorse pubbliche co-loro che hannomaggiori disponibi-lità economiche.Credo che sia legalmente garan-tito che esistano differenze nei li-velli dei consumi, poi è ovvio chea tutti si devono dare quelli chesono definiti livelli essenziali diassistenza, i quali dovrebbero es-sere portati a un livello di digni-tà sempre superiore. Chiaramen-

te non potrà essere dato tutto atutti e, soprattutto, non potrà es-sere dato tutto a tutti in questomomento e per chissà quanto an-cora.

Il confort abitativo e ilvitto nelle residenzedipendono dalla di-sponibilità di spesadell’utente o dell’assi-

curazione alla quale è iscritto.Un’assicurazione per ottenerequalcosa in più rispetto alla pre-stazione garantita a tutti. Già esistono i fondi integrativi,come ad esempio il Fondo Est,che garantiscono un sussidio incaso di ospedalizzazione. Il Fon-

do Est è limitato al personale al-le dipendenze di imprese associatein Confcommercio e supera or-mai il milione di aderenti. Essen-do limitato a coloro che lavora-no, gli assistiti hanno un’età in-feriore a 60-65 anni, l’età dellapensione. Per queste categorie eper queste età, fortunatamente, èraro che occorrano cure a lungotermine e cure in residenze sani-tarie, in case protette, o come al-tro le vogliamo chiamare. Per la vecchiaia delle persone, do-ve la non autosufficienza diven-ta frequente, bisogna istituire unfondo che possa provvedere an-che ad una residenzialità di un cer-

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Relazione di Carlo Hanau

[ ]..occorre trovareun equilibrio...

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to livello e di un certo confort,che è quello che viene normal-mente utilizzato da ciascuno dinoi, adeguato al livello e allo sta-tus sociale cui era abituato nellasua casa. Per realizzare un fondo così fat-to occorre provvedere per tempoe in forma mutualistica. Se si at-tende che arrivi la vecchiaia i co-sti assicurativi diventano pesan-ti, concentrati su pochi anni. Lapatologia cronicodegenerativa chedura più a lungogiunge a caricodella persona nelmomento peggio-re, quando ha smesso di lavoraree quindi si trova nel momentopeggiore per sborsare una quan-tità di denaro che è indubbiamenteelevata.Tanto più dura la non autosuffi-cienza e tanto più costa. Tanto piùcosta per ogni giornata di assi-stenza, aggiungo, e tanto più du-ra nel tempo l’assistenza, perchéproprio l’assistenza migliore èquella che fa prolungare la vitaanche alle persone che hanno del-le problematiche di salute moltopesanti e che altrimenti morireb-bero prima. Qui però usciamo dal-la problematica dell’aragosta erientriamo nell’ambito di quelloche i LEA dovrebbero comunquegarantire a tutti, ed il fondo per lanon autosufficienza dovrebbeprovvedere a quello che è il li-

vello essenziale di assistenza. Ifondi integrativi, da parte loro,dovrebbero cercare di provvede-re alla quota che viene chiesta perpagare il sovrappiù che sostienel’elevato tenore di vita dell’assi-stito. Se una persona fino al gior-no prima ha mangiato le arago-ste, non si può pensare che, per ilfatto di essere stato colpito da unamalattia cronico-degenerativa cheprovoca una situazione di non au-

tosufficienza, ri-nunci ad un buonvitto, quando, in-vece, proprio inquella situazione,le “poche gioie

della vita” che restano sono quel-le del cibo.Al futuro ed alle sue difficoltà bi-sognerebbe cominciare a pensar-ci da giovani ed anche in manie-ra congrua. Non si tratta di cifreenormi, si badi bene, si parla di10.000-20.000 euro in tutto, suf-ficienti a integrare le necessitàdella non autosufficienza media,somme che mediante sacrificispalmati sul corso della vita pos-sono essere immesse in un fondomutualistico che le distribuirà aseconda del vario bisogno in for-ma solidale a coloro che ne avran-no più bisogno, nei casi che an-dranno oltre la media del periododi non autosufficienza, che restarelativamente ridotto (un anno-unanno e mezzo) e stabile nel tem-po, purché non si introducano su

larga scala interventi “eroici” chesono in grado di prolungare la fi-ne. Con un’integrazione di 1000euro al mese si potrebbe garanti-re un livello di assistenza ade-guato alle proprie necessità e an-che, perché no, al proprio tenoredi vita precedente.

Altro contenuto dell’art. 14 delDecreto delegato n.502 del 1992è il diritto all‘informazione, cuideve poter seguire una libera scel-ta, un consenso informato sui pro-pri trattamenti. Questo è un altrogrande capitolo molto trascurato,che invece andrebbe valorizzato.La Carta dei Servizi dei produt-tori aderenti, la Carta etica e deivalori di Federsalute cercano pro-prio di valorizzare l’aspetto del-la comunicazione, per far capireprima quali siano le possibilità discelta e poi fare una scelta con-sapevole. Chi non sa non può sce-gliere razionalmente, anche se hai mezzi per acquistare.Se per tutti si prepara la stessa mi-nestra, allora il problema non sipone neppure. Se invece cerchia-mo di differenziare il trattamen-to, dando la possibilità di inter-venire meglio con l’aggiunta diqualcosa, che gli assistiti stessisono in grado di pagare, sia di ta-sca propria che attraverso l’assi-stenza di fondi mutualistici inte-grativi, allora la prima cosa chedeve essere data è l’informazio-ne, sulla base della quale verrà

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Relazione di Carlo Hanau

[ ]..Al futuro ed alle suedifficoltà bisognerebbecominciare a pensarci da giovani...

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fatta la scelta consapevole. L’informazione non riguarda sol-tanto se mangiare le aragoste o ifagioli, ma anche cose ben più im-portanti come adesempio quelletrattate nel pro-getto condottonell’ambito dellapsichiatria dal 2006 al 2008, unadelle azioni che il Ministero del-la salute aveva demandato al-l’istituto Superiore della Sanità,in particolare al Prof. PierluigiMorosini, che costituiva vera-mente un nostro grande riferi-mento per lo studio e la ricercasulla qualità, la qualità dell’assi-stenza, la qualità delle cure sianelle residenze, sia negli ospeda-li, sia al domicilio. Il Prof. Mo-rosini, che si era dedicato a que-sti studi da decenni, nel 2006 ave-va preso l’incarico dal Ministerodella salute per dirigere questaazione particolarmente difficile,la valutazione della qualità del-l’assistenza: “Progetto di miglio-ramento e valutazione in campopsichiatrico con la partecipazio-ne attiva del volontariato”, con leassociazioni di familiari e dei ma-lati nell’ambito della psichiatria.Sappiamo che anche nelle RSA ladisabilità mentale e la malattiapsichiatrica sono frequentissimee quindi il discorso è qui moltopertinente.Cosa si può fare del consensoquando si ha a che fare con una

persona che non è in grado di in-tendere e di volere, in perma-nenza o per alcuni periodi criticidella sua vita? L’azione che il

Prof. Morosiniaveva intrapresoper conto del Mi-nistero della Salu-te riguardava

esplicitamente una valutazione diqualità che doveva esser fatta so-prattutto dalle associazioni deimalati psichiatrici e dalle asso-ciazioni dei disabili mentali e deiloro familiari, una valutazione perdare voce diretta a queste perso-ne o a chi li rappresentava e do-veva decidere che cosa fosse me-glio per loro. Non parliamo quidel caso paradossale del coma diun giovane traumatizzato crani-co, ma di una situazione di inca-pacità di esprimersi molto fre-quente nelle residenzialità e an-che nell’assistenza al domicilio.Ricordo comunque che anche ne-gli ospedali per gli acuti oltre il50% delle persone ricoverate nonsono in grado di rispondere alquestionario sulla qualità. Nelleresidenzialità a lungo termine èmolto frequente la sindrome diAlzheimer ed anche purtroppo ladisabilità mentale grave. Impe-gnarsi affinché le associazionipossano essere messe in grado difare una valutazione dei servizi,credo sia stata un’azione moltomeritoria. Parte di queste lezionisi trovano anche su di un mio si-

to internet, www.autismotv.it ovesi possono vedere alcune relazioniche il Prof. Morosini, poco pri-ma di lasciarci, ha tenuto al-l’Ospedale Maggiore di Bologna,all’Istituto Superiore di Sanità aRoma e a Milano. Altri materia-li molto importanti sono i suoi li-bri sulla qualità della vita e i suoiarticoli, che consiglio di leggere.L’idea base del progetto ministe-riale era che se per giudicare ilvino e l’olio occorre fare un cor-so, egualmente ci vuole un trai-ning per giudicare le cure e l’as-sistenza, bisogna imparare comesi fa, non si può pretendere chela gente lo sappia fare automati-camente per il solo fatto di esse-re, che so, un parente di una per-sona che ne ha bisogno; talvoltaanzi i parenti prendono degli in-dirizzi che sono lontani da quel-li degli utenti. Abbiamo fatto, pa-recchi anni fa, una valutazione inalcune case di riposo protette eRSA in Emilia Romagna e ci sia-mo accorti che per esempio daparte dei parenti c’era una ten-denza esagerata a voler rimpin-zare di cibo i loro familiari rico-verati. Questo non solo andavacontro la buona regola del man-giare a giusto modo, senza maiesagerare, ma andava anche con-tro le richieste degli utenti anco-ra in grado di esprimere la lorovolontà. Bisogna insegnare a que-ste persone, ai componenti attividi queste associazioni, dei crite-

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Relazione di Carlo Hanau

[ ]..una valutazione di qualità che doveva esser fatta ...

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ri per fare bene la valutazione, al-trimenti emergono i difetti di rap-presentanza nei quali mi sono im-battuto nella mia lunghissimaesperienza di associazionismo perla difesa dei diritti del malato edel disabile, iniziata nel lontano1972. Ricordo ad esempio un parenteaffettuosissimo nei confronti delsuo familiare malato che lamen-tava che l’ulcera cutanea non ve-nisse lavata con l’antibiotico macon l’acqua e con la soluzione fi-siologica. Il suo pensiero era:“Lofanno perché vogliono rispar-miare sull‘antibiotico”. Sappia-no che vi erano diversi medici cheprescrivevano lavaggi con anti-biotici e a volte ci vuole del tem-

po perché un cambiamento di rot-ta venga metabolizzato dagliesperti ma ancor più difficile uncambiamento per i non addetti ailavori, quelli che non hanno lapossibilità di andare a leggere lanuova letteratura, come appuntoi familiari. Questi sanno che loStato quando può cerca di aver lamano corta e allora si rafforza inloro il dubbio di essere privati diun’utilità possibile e ci vuole mol-tissimo tempo per vincere le dif-fidenze, spiegando loro che sonostate fatte ricerche da parte so-prattutto degli infermieri, con-cordi nel ritenere che il lavaggiocon antibiotici generalmente nonsia utile. In futuro potranno ve-nire smentite o conferme, sco-

perte di altre nuove soluzioni, maper ora la restrizione all’uso nonè dovuta alla carenza di risorsema alle prove di efficacia.Occorre dare una competenza euna conoscenza adeguata ancheagli utenti, perché altrimenti ri-schiano di cercare quello che nonè il loro bene, ma il loro male, op-pure quello che non serve a nul-la. D’altra parte sappiamo tuttiche l’efficacia del placebo è enor-me, chi parla del 20%, chi del30% di miglioramenti, e non dob-biamo privarci di questa grandepossibilità di migliorare o guari-re. Però non rincorriamo un pla-cebo che costa troppo, in una si-tuazione come questa in cui nonabbiamo denaro per fare gli in-terventi che hanno dimostrato ef-ficacia. Quindi cerchiamo di in-ventare un placebo che costi po-co, come ad esempio il Placebon,il nome da me proposto, non bre-vettato, che vi suggerisco di uti-lizzare. Dopo che abbiamo fatto un’azio-ne educativa, un’azione informa-tiva e formativa, allora possiamoutilizzare le risorse umane di que-ste associazioni per rappresenta-re la volontà di coloro che sonoimpossibilitati. La formazione el’azione devono andare di paripasso, non si può dire: “Adessofai l’Università e poi ne riparlia-mo fra tre anni. Ci deve essere unpercorso comune di formazione,per evitare di generare i conflitti

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Relazione di Carlo Hanau

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che hanno alla base cattive cono-scenze e nessuna base reale.

Quanto all’umanizzazione e allapersonalizzazione, é chiaro cheper una persona che sta in una re-sidenza o che riceve cure a do-micilio, in entrambi i casi gli ope-ratori entrano nella sua intimità,anche pesantemente, per dovere,per necessità, e con queste per-sone si deve in qualche modo in-staurare un rapporto che può di-ventare addirittura un rapporto si-mile a quello coniugale, nel casodella “Vita indipendente”. Que-sta modalità di assistenza, inizia-ta a Venezia più di dieci anni fa,riguarda il caso di chi ha la testabuona ma versa in grave stato didisabilità motoria, che elegge unapersona che lo aiuti nella sua si-tuazione, giorno e notte, che cioèviva con lui. Finanziando la “Vi-ta indipendente” si evita che lepersone messe molto male deb-bano per forza confluire nelle re-sidenzialità e si consente che pos-sano farsi una vita a casa loro. IlSSN non può permettersi la spe-sa elevatissima per tanti operato-ri che si succederebbero a turniregolari nelle 24 ore nella casa diquella persona: per garantire 24ore su 24, 365 giorni l’anno, scon-tate le ferie, le malattie e tutto ilresto, avrebbe bisogno di assu-mere sei persone. La “Vita indi-pendente” è un’idea che può va-lere per pochi, però quei pochi per

cui vale la pena possono attuarlasoltanto se escono dall’ambitodella contrattazione del lavoro. Nell’ambito dei rapporti contrat-tuali normali tipo Anaste, i rap-porti di persona-lizzazione e uma-nizzazione chedevono intercor-rere tra gli opera-tori e le personeassistite devono essere a un cer-to livello e questo livello deve es-sere misurato col termometro co-stituito dal livello di soddisfazio-ne dell’utente. Ad esempio se unapersona gradisce che gli venga da-to del tu, è bene che gli si dia deltu, magari reciproco, ma se unapersona non gradisce affatto que-sta forma familiare, perché la suavita è stata diversa, perché fino algiorno prima anche il nipote glidava del Lei, ecco che allora laforma del tu diventa quasi un’of-fesa. Il rapporto che deve inter-correre tra l’operatore e questepersone, in questa situazione par-ticolare in cui hanno estremo bi-sogno di aiuto anche per quelloche riguarda le naturali funzionivitali, deve essere di grande at-tenzione a ciò che l’utente ri-chiede. L’utente è la pietra di pa-ragone, il metro dell’umanizza-zione e della personalizzazionedegli interventi. Non deve succedere, come è ca-pitato a me, sentire dire da partedi un funzionario di una coope-

rativa che era una bene far turna-re gli operatori sullo stesso assi-stito, che nel caso specifico stavaa domicilio, perché il servizio eraegualmente garantito. In questo

caso proprio non sivoleva capire onon si riusciva acapire quanto in-vece sia importan-te per un assistito

poter contare su un rapporto per-sonalizzato con un operatore cheresti come una specie di motivodominante (dominante e nonesclusivo perché si sa che la do-menica, le feste, le ferie ci sonoper tutti). All’aspetto della per-sonalizzazione dei rapporti va ag-giunto quello pratico, che purenon va dimenticato: quando unoperatore entra in una casa di unassistito, prima di imparare anchesoltanto dove stanno le cose chegli servono ci mette un bel po’ ditempo. Anche nella residenziali-tà se possibile occorre mantene-re questa continuità di rapportoogni volta che l’utente lo gradi-sce e dà segni di gradirlo.

Personalizzazione, umanizzazio-ne, confort contribuiscono allaqualità della vita e possono esse-re rilevanti sui QALY. Facendoriferimento al gradimento del-l’assistito ed alla qualità di vitapercepita, nei paesi anglosassonifin dagli anni ‘70 si incominciò amisurare quantitativamente la

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Relazione di Carlo Hanau

[ ]...importante per unassistito poter contare

su un rapporto personalizzato...

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qualità dell’anno di vita vissuto,con il ‘Q.A.L.Y.‘, l’anno di vitaponderato (Adjusted) per la buo-na salute. Da anni ormai la valu-tazione del risultato di un inter-vento viene effettuata calcolandosia l’aumento degli anni di vitache la qualità degli anni di vita.Prima si garantisce comunque illivello minimo che ti fa durare lavita quello che può durare, poi sipunta l’attenzione sulla qualitàdella vita, dando un valore più ele-vato agli anni di vita passati inbuona qualità di vita; un anno divita è eguale a un QALY soltan-to se vissuto e percepito in buo-na salute, altrimenti ridotto in pro-porzione. Pertanto questo meto-do che all’estero è stato già usa-to tantissime vol-te, per tantissimemalattie, deve co-minciare ad entra-re nell’uso cor-rente anche in Ita-lia. L’anno scorso il gruppo diEconomia sanitaria di Tor Verga-ta ha cominciato a costruire i QA-LY all’italiana, perché fino ad oraabbiamo ripreso i QALY con lestesse ponderazioni ricavate dal-le percezioni sulla qualità dellavita dei popoli anglosassoni, chesi presume siano diverse da quel-le italiani, perché secondo primeindagini diversa è la percezionedegli italiani nei confronti dellaqualità di vita in questa o quellacondizione patologica. Per esem-

pio, nel calcolo dei QALY effet-tuato in varie ricerche una perso-na che perde l’uso dei reni ed èobbligata ad andare in nefrodia-lisi ospedaliera è come se perdessemetà della vita che gli resta per-ché un anno di vita passato inquella situazione non vale uno mavale la metà di un anno di vita inbuona salute. Questo valore deri-va da varie indagini su popola-zioni che avendo quel tipo di pa-tologia o conoscendola senza vi-verla hanno espresso le loro opi-nioni: vivere dovendo andare al-l’ospedale tre volte a settimana èequivalente a vivere per metà ri-spetto alla vita in buona salute.Non si tratta di una misura og-gettiva ma della valutazione me-

dia che quella po-polazione forniscedel peso della sta-to di malattia, unamisura sulla qualepossiamo fare i

nostri conti per valutare i risulta-ti della dialisi ospedaliera. Se nonsi valuta la qualità, si dimenticache la vita da dializzato è menoapprezzata di quella in perfettasalute.Di questa valutazione non si puòfare a meno quando gli interven-ti non prolungano la vita, ma silimitano a migliorarne la qualità:la pillola contro il mal di testa sa-rebbe una bellissima invenzionese togliesse il mal di testa a quel-li che hanno la cefalea a grappo-

lo, che stanno malissimo, però nonaumenta gli anni di vita, a menodi considerare la prevenzione deisuicidi.Anche i risultati di un migliora-mento del confort alberghiero,dell’animazione delle giornate,della personalizzazione dei ser-vizi possono essere valutati nel-lo stesso modo e contribuire allavalutazione dei risultati in termi-ni di QALY. Gli economisti del-la salute di Tor Vergata intendo-no fare emergere la particolaritàdel nostro senso della vita, che èquello italiano, e bisognerebberaccordarsi con questo lavoro per-ché il prodotto finale delle RSA,il prodotto dell’assistenza domi-ciliare, il prodotto della casa pro-tetta non è soltanto un numero dianni di vita in più quanto una mi-gliore qualità di vita degli anni divita che restano. Il prodotto fina-le deve poi essere messo a frontedei costi, per ottenere la valuta-zione dell’efficienza dei servizi.L’efficienza non la si ottiene ta-gliando le risorse, come qualcu-no semplicisticamente pensa dipoter fare anche oggi, perché lastoria che tagliando le risorse ca-dono i rami secchi l’ha inventataqualcuno che non conosce gli al-beri: sono i germogli quelli checadono per primi, cioè sono pro-prio le innovazioni più efficienti,che non sono ancora ben conso-lidate, a cadere per prime, men-tre i rami secchi, con la loro vec-

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Relazione di Carlo Hanau

[ ]... Se non si valuta laqualità della vita, sidimentica che...

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chia tradizione, sono capaci di re-sistere. La valutazione della qua-lità percepita da noi è ancora ungermoglio.Ci sono altri modi per ottenere lavalutazione della qualità da par-te degli utenti e da parte delle as-sociazioni che li rappresentano:l’audit, per esempio, può essereun mezzo importante. Attenzioneperò che gli audit non siano au-toreferenziali, sia pure indiretta-mente: l’audit che viene condot-to da un’organizzazione profit ono profit che viene retribuita dal-l’ospedale o dalla RSA rischia dinon potere esprimere un giudizioindipendente. L’audit dovrebbeesser fatto da un esterno del tut-to indipendente e le associazionidegli utenti e gli utenti stessi do-vrebbero essere il riferimentoprincipale. Per le aziende ospe-daliere e sanitarie il MovimentoCittadinanzattiva ha propostol’audit civico, che è un primo pas-so per uscire dall’autoreferenzia-lità, ma essendo retribuito dal-l’azienda o dalla Regione, i cuifunzionari sono molto presenti neiprocedimenti, non gode della pie-na libertà. Nel lontano 1972 - come Lega peri Diritti del Malato - iniziammo aBologna l’attività di volontariatodi difesa dei diritti della personaaffetta da malattia e/o disabilità.La nostra associazione costituivauna prima forma di partecipazio-ne dei cittadini alla gestione del-

la sanità ed era particolarmenteattiva nella difesa dei diritti deimalati cronici non autosufficien-ti, troppo spesso letteralmente“calpestati” dalle nostreIstituzioni. La parteci-pazione dei cittadini -esercitata tramite le lo-ro associazioni e i sin-dacati dei pensionati attivi nelcomparto sanitario e sociosanita-rio - era già sviluppata nella Re-gione Emilia Romagna, quandonel 1992 iniziammo col professorAchille Ardigò la prima espe-rienza dei Comitati Consultivi Mi-sti, che vennero istituzionalizza-ti con Legge Regionale del-l’Emilia Romagna n. 19/94, co-me applicazione dell’articolo 14del Decreto Legislativo 502/92.Ebbene, a distanza di sedici annisi deve constatare in Emilia Ro-magna un declino della parteci-pazione dei cittadini e delle loroassociazioni, non a caso seguitaall’eclissi della presenza dei rap-presentanti politici e all’affermarsidel potere dei funzionari, sia inRegione che nelle AUSL. L’as-sessore regionale alla Sanità, adesempio, da molti anni non par-tecipa più alle riunioni del Comi-tato Consultivo Regionale per ilcontrollo della qualità (CCRQ) daparte dei cittadini e degli utenti.La priorità che si afferma è il pa-reggio del bilancio e ogni mezzoè utile pur di raggiungere lo sco-po. I dirigenti medici e non me-

dici sono giudicati su questa ba-se e perciò seguono con diligen-za la politica dei tagli, a partire dalmassimo dirigente che riduce i po-

sti letto, fino all’assi-stente sociale che propo-ne alla famiglia di paga-re in proprio tutte le spe-se dell’RSA per molti

mesi, almeno finché l’AUSL nonsarà in grado di cominciare a pren-dersi carico della metà dei costitotali, mentre la legge prescriveche ciò debba avvenire da subito.

Ma non vi sono soltanto i noti pro-blemi economici che riducono idiritti del malato, vi è anche unritorno di fiamma del paternali-smo medico. Fra i diritti dei ma-lati più recentemente calpestati,dobbiamo infatti annoverare an-che quello a conoscere la diagnosidella propria malattia. La Deli-bera di Giunta Regionale del-l’Emilia Romagna n. 107 del 1°febbraio 2010, concernente loscreening delle malattie metabo-liche rare nei neonati della Re-gione, contro l’esplicito pareredelle associazioni dei malatiespresso nell’aprile del 2008 eriaffermato nel novembre del2009, segue pedissequamente leindicazioni dei suoi “medici pa-ternalisti”. Questi ultimi hannoimpiegato ben diciannove mesiper discutere - ovviamente esclu-dendo deliberatamente la parte-cipazione delle associazioni e del

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Relazione di Carlo Hanau

[ ]...la politica dei tagli...

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CCRQ - e rispetto allo screeningche avviene da ben sei anni in To-scana su quaranta patologie me-taboliche rare, ne hanno tolte di-ciassette. Fra le motivazioni quel-la più importante e pericolosa per-ché riguarda moltissime patolo-gie è che non esiste la cura. Si di-mentica però che il primo dirittodel malato o di chi lo rappresen-ta (i genitori) è quello di cono-scere la patologia da cui è affet-to, anche prima che i sintomi simanifestino. Se nel 2003, AnnoEuropeo delle Persone con Disa-bilità, uscì lo slogan Nulla su diNoi Senza di Noi, oggi si vede tra-dito questo che dovrebbe essereun principio intoccabile.Si nota che da parte dei politicic’é una fuga dalle loro responsa-bilità, che sono quelle di decide-re sulla raccolta delle risorse (al-zare le imposte) e sulla riparti-zione fra vari programmi d’inter-vento a favore di varie categoriedi malati e disabili (scelte tragi-che). In una situazione di crisi fi-nanziaria i politici, forse troppofurbescamente, hanno lasciato aifunzionari, spesso medici, il com-pito di tenere il rapporto con leassociazioni di utenti. Si rischiacosì di vanificare la nostra azio-ne, durata tanti anni, tesa a far cre-scere centinaia e centinaia di rap-presentanti di associazioni a li-vello della sola Regione EmiliaRomagna, poiché il naturale re-ferente della rappresentanza dei

cittadini è l’assessore, la Giunta,il Governo regionale e nazionale.Ai fini delle scelte di program-mazione dell’intervento pubbliconel settore sanitario e sociosani-tario, la qualità dell’intervento ela quantità e qualità di vita che nederivano devono essere misurateda un lato dai tecnici funzionari,come prescritto dall’art.10 del de-creto legislativo n.502/92, e dal-l’altro dai cittadini e dagli utenti,come prescritto dall’art.14 primarichiamato, ed a loro spetta sem-pre l’ultima parola nell’applica-zione degli interventi al loro ca-so personale. Il rappresentante po-litico ha il dovere di decidere laprogrammazione, anche nel casodi scelte difficili, confrontandosidirettamente con la sua base elet-torale di cittadini e di loro asso-ciazioni, mediandone le richieste.Su queste basi si fonda la demo-crazia partecipativa che la nostraCostituzione tutela.

Per informazioni riguardanti il Tri-bunale della Salute di Bologna eper utilizzare i suoi servizi rivol-gersi a:telefono 347 7266076, orario d’uf-ficio dei giorni feriali. E mail: [email protected]

De Santis:Gentili Signore, gentili Signori micorre l’obbligo, con piacere, rin-graziare gli sponsor di questo Con-vegno, che sono la S.C.A. che pro-

duce materiali per l’incontinenzae la Sogesi per i servizi integratiper la sanità e la pulizia della bian-cheria, inoltre vi comunico che èpresente un rappresentante dellaAda Lazio e la UIL Pensionati conla quale abbiamo fatto un proto-collo d’intesa ed hanno sponso-rizzato un’indagine epidemiologi-ca nelle strutture dell’Anaste peruna verifica dell’igiene orale de-gli ospiti. Noi la ringraziamo e sia-mo felici di questa collaborazio-ne. Grazie.

Moneti: Ringrazio il Prof. Hanau per il suointervento e do la parola al Prof.Marco Trabucchi che esegue l’in-tervento “La persona fragile e lestrutture socio sanitarie”. Il Prof.Marco Trabucchi è presidente del-l’Associazione italiana di psicolo-gia e geriatria e Direttore scienti-fico Gruppo Ricerca Geriatrica diBrescia.

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Relazione di Carlo Hanau

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Marco Trabucchi

Grazie comunque. Resto se-duto perché sono reduce daun’influenza, e così farò

anche brevemente, perché sonosensibile alla mia salute ma anchealla vostra pazienza, che mi paremessa a dura prova dalla tempera-tura e tante altre cose. Allora vediamo il tema del mio ar-gomento nel breve periodo, nel bre-ve tempo che mi sono dedicato ènecessario capire se vi è, e come èmeglio, fare l’incontro tra il biso-gno e la capacità di offerta. So chesiete stanchi e stufi, ma vi chiedo10 minuti e non di più. Ecco, par-tiamo da alcune indicazioni di sce-nario, sono le solite che abbiamosentito cento volte, ma che credovadano riviste. Ieri è uscito il nuo-vo annuario dell’Istat, non so sequalcuno l’ha visto, è sempre il piùdrammatico dal punto di vista del-l’invecchiamento e, il punto veroè che non solo ci sono più vecchi,e questo potrebbe anche darsi chefosse un aspetto positivo, ma ci so-no sempre più vecchi ammalati.Una volta morivano adesso no e achi sono affidati? Sono affidati al-le strutture e servizi che voi, noigestiamo. Se non vogliamo anda-re contro il progresso dobbiamo di-re che questo è un grande vantag-gio per chi crede, è un grande do-no della provvidenza, però, è an-che questo il punto di incontro for-

te sul quale noi ci troviamo oggi.Sempre più vecchi, questo poi riu-sciremo in qualche modo a gestir-lo, ma sempre più vecchi ammala-ti. Per cui ci troviamo nella posi-zione che nelle strutture residen-ziali ci siano un 70% di persone af-fette da demenza, che ci siano un30% di persone affette da gravescompenso cardiaco, che ci sianoun 20-25% di persone con una in-stabilità. Quindi c’è questo pro-blema, sono ammalati e quindichiedono all’interno di tutto quel-lo che ci siamo detti, delle risposeanche tecniche. Io non voglio cer-to criticare la bellissima relazionedi Hanau, ma capite che se noi ab-biamo il 30% di persone affette dademenza, la valutazione soggetti-va se sia meglio il riso pilaf o il ri-so, non so come si potrebbe chia-mare, riso all’amarone è piuttostolimitata, mentre il problema cen-trale diventa la capacità di offerta,di un servizio adeguato. Contem-poraneamente lo scenario ci diceancora altre cose, che ci sono me-no letti in ospedale l’abbiamo det-to sempre, degenze più brevi, l’ab-biamo detto sempre e lo ripetiamoalla noia e quindi c’è bisogno di unposto a cut care, adesso tutti ne par-lano, il ministro continua a dire bi-sogna fare servizi di posti cut carea prescindere che col sistema ita-liano il ministro non può quasi

niente rispetto a queste tematiche,ma il problema esiste. Ed allora pri-ma che si facciano altri pasticci lapost cut care in che rapporto en-trerà con la residenza? Perché ca-pite questo è un problema delica-tissimo per la sopravvivenza reci-proca. Arriveremo a una residenzache in parte è dedicata alla post cutcare, quindi con un forte turn overdi 30-35 giorni, che però certa-mente verrà valorizzata di più chenon la residenza ma richiederà an-che dei servizi aggiuntivi notevo-li. Si potrebbe mettere la post cutcare in una residenza, migliorareperò l’atmosfera generale, o è so-lo un costo in più? Io non sono ingrado di darvi le risposte oggi, sie-te voi che dovete analizzare. Ma vipongo la domanda anche perché daassociazione imprenditoriale, co-me mi pare che siate, dovreste es-sere voi a fare le offerte, non aspet-tare che vi vengano richieste. Ades-so c’è bisogno perché, lo si ripete,la degenza sta diventando semprepiù rapida e c’è ancora spazio perriduzioni fortissime, sapete, in Ita-lia, non siamo ancora arrivati,escluso, vorrei dire L’Emilia e laLombardia, e la degenza negliospedali è ancora troppo lunga. Pernon parlare di regioni come il La-zio, ma anche come il Veneto, han-no ancora degenze troppo lunghe.Quindi capite che il problema del

Relazione PresidenteAssociazione Italiana Psicologia e Geriatria - Direttore Scientifico Gruppo Ricerca Geriatrica - Brescia

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«Una premessa Presidente, nel momento in cui la ringrazio per l’invito, devoanche dirle, che quando Lei all’inizio ha fatto questo attacco alle autoritàlocali, beh, anch’io ero rimasto un po’ in dubbio se venire, avendo letto questofoglietto che parlava di vessazione, di termini un pochino violentini, lo dico consimpatia e comunque sono venuto e poi ho molta simpatia per la vicinanzacon la vostra associazione, anche se io vengo invitato in un posto dove mi dite,tre giorni prima che vi vesso. In ogni modo il problema c’è.»

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crearsi di nuovi bisogni è certa-mente dietro l’angolo e noi, e voidovete essere in grado, a mio giu-dizio, di prevenirli, non aspettareche ve li chiedano, questo fa l’im-prenditore, vedendo se vi convie-ne, io questo non lo so no è il miomestiere. Io dico c’è il bisogno.Un’altra cosa che volevo dire sem-pre nello scenario, è la crisi gene-rale del welfare e soprattutto nelSud. Voi siete una organizzazionenazionale, il Sud continua ad es-sere drammaticamente privo di ser-vizi, ecco drammaticamente privodi servizi, lo sapete meglio di me.Io essendo Presidente della Socie-tà nazionale vivo tutti i giorni que-sta realtà drammatica, che inco-mincia ad essere sentita anche daicittadini. Fino a poco tempo fa, di-cevano; ‘Ma no la famiglia tiene,noi siamo giovani, noi siamo bel-li, adesso banalizzo, non era sen-tita a livello collettivo nel Sud ilbisogno dei servizi per gli anziani.Adesso sta cambiando, nel giro dipochissimi anni in maniera radi-cale, il bisogno soggettivo, la ri-chiesta da parte dei cittadini. Sì c’èbisogno di servizi anche lì. E que-sto è un altro invito agli imprendi-tori, che poi voi mi veniate a dire,giustamente, che fare gestire unservizio in Campania fa venire lapelle d’oca, sono assolutamented’accordo, però dico, beh, sono af-fari vostri, con tutto il rispetto e lasimpatia. Ecco, di fronte a questoscenario complesso, potremmo far-

lo, la crisi della famiglia, la crisidelle badanti. Nella provincia diBrescia dove io lavoro, 5 anni, 4anni fa, insomma, più o meno, in-somma, erano praticamente scom-parse le liste di attesa nelle case diriposo che in Lombardia si chia-mano RSA. Erano praticamentescomparse, adesso ci sono 8.000persone in lista di attesa su 6.000posti letto. Perché questo? Perchénelle trasformazioni veloci del no-stro sistema, sapete, andando a par-lare, 4 anni fa quel Direttore ge-nerale disse ‘professore perché sipreoccupa, lo vede non c’è più, nonci sono più liste di attesa, ma no,noisiamo capaci di rispondere, ri-spondiamo bene, e siamo adegua-ti’. Avete visto che fine ha fatto! Eallora adesso cosa facciamo? Per-ché è successo questo, lo sapetemeglio di me, perché le badanti co-stano troppo, giustamente eh!, giu-stamente difendiamo la dignità diqueste persone, però il problema èche sono di nuovo, c’è aumentatafortissimamente la domanda, e dinuovo, Presidente, cosa facciamo?Cosa facciamo? Aumentiamo a di-smisura i letti nelle RSA con la qua-si certezza della impossibilità diaccreditamento, Lombardia docet,cosa facciamo? Ecco io credo chevalga la pena davvero pensare inmaniera nuova, non so come, nonso dove, ma uno degli ultimi nu-meri di New England Journal ofMedicine, che è una delle rivistemediche più importanti, discuteva

di questo fatto per gli Stati Uniti,ma sapete tutto il mondo è paese,dice ‘dell’assistenza agli anziani alungo termine ecc. bisogna pensa-re a ‘outside box’ diceva, pensarefuori dalla scatola, fuori dal nostroseminato. E d’altra parte pensareal nostro seminato non è semprefacile anche perché la politica man-ca, su questo sono d’accordo. Vileggo una frase: la politica conti-nua a fare i soliti discorsi, bisognafare l’assistenza domiciliare. Percarità io sono un difensore del-l’assistenza domiciliare, ci credoprofondamente, ma quando e co-me e dove. Permettetevi di legge-re questa frase riportata dal BritishMedical Journal di febbraio, dopovi faccio una domanda, dice la cu-ra dei pazienti anziani è forse il piùgrosso problema di tutto il sistemasanitario, diceva questo signore, lasoluzione sta nella casa piuttostoche negli ospedali e nelle residen-ze, noi dovremmo provare di te-nere le persone ammalate a casa eanziane a casa il più a lungo pos-sibile, nelle loro case. Adesso vidico che questa frase è stata pro-nunciata nel 1953, eh?, dal Mini-stro della Salute di Winston Chur-cill. Capite, poteva averla pronun-ciata ieri il ministro! E cosa vi di-ce? Cosa vi dice? Vi dice che suqueste tematiche purtroppo la po-litica manca e forse anche noi, noiche studiamo i fenomeni e avrem-mo dovuto dare risposte adeguatenon siamo stati in grado. Sono pa-

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Relazione di Marco Trabucchi

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role che sono assolutamente iden-tiche a quelle che potremmo pro-nunciare, la centralità della casa,non bisogna istituzionalizzare. Cre-do che molti di voi li hanno senti-ti ripetere centinaia di volte e il di-scorso era di 60 anni fa. Allora, pro-viamo ad andare avanti. Alcuneproposte generali e poi alcune co-se concrete fa fare, cerco di man-tenere l’impegno di essere breve,prima alcune proposte generali. Pri-mo, alcune premesse generali. Cimuoviamo in un campo difficile.La cultura medica non ha saputodare indicazioni, io faccio il medi-co e il professore da 30 anni e quin-di mi assumo tutta la parte di miaresponsabilità per la mancanza di

educazione che ho fatto, da 30 an-ni, da 30 anni la cultura medica nonha saputo dirci come si fa ad assi-stere queste persone, qual è il li-vello, fino a quando, fino a dove,con che intensità. Oggi affidiamocosì, a un empirismo totale, sial’aspetto strettamente medico maanche l’aspetto assistenziale,l’aspetto infermieristico. Provia-mo, andiamo avanti per, ma sape-te no? sulla cultura italiana la cul-tura internazionale, gli Stati Unitisono in una crisi che paragonabileall’Italia per il milione e seicento-mila persone che sono ospiti nelleNursery Home di quel paese. E pe-rò dobbiamo tener presente che c’èquesta crisi e quindi non possiamo

dire chi ci aiuta e poi bisogna an-che dire che ci sono, c’è una crisiin Italia che è sovrapporta a que-sta e che è il prevalere delle buro-crazie e il prevalere delle burocra-zie regionali. Io che sono un vec-chio regionalista, non ho nessunpelo sulla lingua a dire che le bu-rocrazie regionali in questi anni,poi lo sentirete da Brizioli in ma-niera ancora più dura di quanto nonlo stia dicendo io, le burocrazie re-gionali in questi anni hanno dife-so i propri schemi, per cui abbia-mo dieci sistemi diversi di valuta-zione. Ma capite? quando c’è la let-teratura internazionale che dicequello va bene e quello va male po-tranno esserci due alternative, manon dieci soluzioni diverse. Il Mi-nistero quando ha fatto una com-missione presieduta da Brizioli perfare lo schema delle residenze odei servizi in generale, non ha po-tuto chiamarle con un nome, ha do-vuto usarne uno, due, tre, quattroperché altrimenti, tu chiami quel-lo in un modo, io chiamo quello inun altro e nessuno era disposto acedere. Quindi purtroppo in que-sto campo ben venga, so che è unsogno irrealizzabile, irrealizzabilesemmai la tendenza è nel senso op-posto del ben venga. Era megliouna sola burocrazia quella nazio-nale che aveva una grande storia,una grande sensibilità che le milleburocrazie di alcune regioni. Chepoi alcune Regioni come l’Emiliae la Lombardia hanno una grande

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Relazione di Marco Trabucchi

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tradizione, hanno una grande sen-sibilità e sono pari dal punto di vi-sta qualitativo delle burocrazie na-zionali. Non voglio offendere laToscana, anche la Toscana, non so,ma lo diciamo per opportunità,metto in atto ancora la grande con-fusione dei linguaggi, capite? E an-che permettetemi, la grande allu-vione di regole. Io ho scritto, qual-che anno fa che le regole difendo-no i deboli e, io sono tuttora con-scio e certo di quello che ho scrit-to, però un conto è la regola, unconto è l’alluvione di dati, di pre-scrizioni, di limiti, di debiti infor-mativi, di raccolta di cose senzasenso che ci hanno alluvionato inquesti anni. Capite? La differenzaè tra la regola che serve a difende-re il paziente, l’ospite, chiamatelocome volete, e la regola che servea difendere il sistema. E c’è unadifferenza strategica enorme in que-sto, e dopo capite perché tutte que-ste regole hanno fatto aumentarespaventosamente i costi e quindi ofacciamo finta di non vederle, co-me qualche volta fa il pubblico, oci caricano costi incredibili e ades-so è venuto a reiterazione, adessonon ci sono più i soldi e cosa fac-ciamo? Andiamo in cerca del lowcost, o di qualcuno che non sa l’in-glese che dice low care, low care,dice capite? Facciamo low care,come dire trattiamoli male, gli dia-mo poca cura. Capite la cosa? Èquesta l’alternativa, prima cari-chiamo, carichiamo, carichiamo il

sistema, questo arriva a scoppiaree adesso facciamo il low care. Èproprio veramente una cosa dram-matica dal punto di vista del siste-ma. Un conto è pensare, al low coste questo credo che sarà, non ri-guarda voi, ma credo che trovaredelle soluzioni però avrà un rifles-so certamente su di voi. Io parlosempre delle mia esperienza Lom-barda. La ricerca di ambiti ancheresidenziali dove potranno stare lepersone con problemi meno gravidal punto di vista clinico assisten-ziale, scaricherà sulle residenze ve-re e proprie, quelle che voi gesti-te, pazienti sempre più gravi. Per-ché, se io tolgo la fetta diciamo chesta meglio, così per usare un ter-mine banale, resteranno, semprepiù gravi, sempre più gravi, sem-pre più gravi. Con la possibilità,certo, di risparmiare, perché se latariffa, di quelli più lievi potrà es-sere scaricata, o quasi, si parla diluoghi dove l’assistenza verrà a co-stare 1.000 € al giorno, scusate algiorno, vedete un po’ di lapsus,1.000 € e non avete reagito, vole-vo dire 1.000 € al mese, questo di-ce che ve ne aspettate di tutti i co-lori, vi aspettate qualsiasi cosa percui non reagite. Allora 1.000 € almese divisi tra le famiglie e il si-stema prevalentemente dei comu-ni. Però, prendete gli ultimi tre oquattro minuti, ovviamente su que-sti temi potremmo parlare per tut-ta la giornata. Alcune cose concreteda fare:

La prima cosa è fondare ogni azio-ne sul mio dovere e non sul dirit-to del fragile. Io credo che questocambiamento di prospettiva sia ra-dicale, sapete? La persona deboleha diritti cangianti, che cambianosecondo le circostanze, del luogodi vita, e dei soldi disponibili. Seinvece la sua sicurezza umana è ga-rantita dal mio dovere ha fonda-menti molto più forti e molto piùindiscutibili: la mia coscienza, lamia responsabilità, la mia scelta difarmi carico del fratello. E questocredo, sapete, vale anche per unmondo, per il mondo imprendito-riale, che abbiamo sentito dire pri-ma. Non tanto i diritti, oppure la-sciamo pure i diritti, per carità, nonvoglio scandalizzare nessuno, mala centralità sul mio dovere. Un secondo punto il coraggio nel-la difesa degli interessi del pazientee del servizio che lo assiste. Possodirvi che banalità come ‘la perso-na al centro’ oramai ci danno fa-stidio, basta, perché dove la met-tiamo sotto il tavolo la persona? Ècome quando si parla di umaniz-zazione, perché ci occupiamo dicani. Sì ho visto prima chi c’è an-che in Federsalute, ma per carità,con tutto il rispetto.. (De Santis:Sono importanti anche le Pet Te-rapy) - … ecco certo, anche la PetTerapy importa, l’abbiamo studia-ta anche noi, ecco, ma capite il pro-blema è andare al fondo delle co-se, non lasciamoci dominare daqueste retoriche. La persona al cen-

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Relazione di Marco Trabucchi

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tro, ma capite bene che se abbia-mo bisogno di ripetercelo vuol di-re che finora l’abbiamo tenuta sot-to il tavolo, o nel cesso. È talmen-te ovvio. E l’umanizzazione! Bi-sogna umanizzare i servizi, perchéfinora cosa abbiamo fatto? Abbia-mo curato i cani? Capite? E que-sto non solo tanto per giocare sul-le parole, ma perché vuol dire chela relazione, il rapporto, l’ascoltoanche nelle nostre strutture è di-ciamo, scusate la cacofonia, strut-turale. Non è qualcosa che io fac-cio perché sono più bravo, perchésono più generoso, perché sono piùattento. No, è strutturale al servi-zio. Capite? Il servizio che io ren-do nella domiciliarità, nelle resi-denze, negli ospedali o è umano onon è servizio. Non è qualcosa, ca-pite, che se io sono buono la pos-so fare, io sono generoso perchésono non profit e quindi sono piùumano degli altri, ma capite chenon sta in piedi un’affermazionedel genere. Per cui abbandoniamoquesta retorica. Basta parlare dipersone al centro, basta parlare diumanizzazione. E invece ore di tro-vare il coraggio nel difendere gliinteressi. Gli interessi nostri e gliinteressi delle persone che a noi siaffidano. Siamo una componentefondamentale della società, garan-tiamo la sostenibilità, garantiamose oggi, in molte zone dell’Italia, iservizi hanno un minimo di capa-cità di tamponare le situazioni dif-ficili. Un altro punto importante è

credere molto nella formazione. Equesto è un punto che so dolente.L’università non si occupa di for-mazione nei servizi per gli anzia-ni, non ha dedicato tempo, pensa-te la difficoltà, non voglio offen-dere nessuno se qua c’è presentequalche componente delle profes-sioni tipo gli infermieri e tipo i fi-sioterapisti, ma la crisi di una uni-versità che insegna tutto e non in-segna il 50% poi del lavoro che ioandrò a fare. Il 50% dei miei stu-denti presenti nell’aula teorica cheio vedo, andranno a lavorare congli anziani o con persone con ma-lattie croniche. Per cui capite? Perché l’Anastenon fa una seria scuola medica,non una facoltà di medicina, per-ché occorrerebbero finanziamen-ti spaventosi, ma a livello nazio-nale o con sedi regionali, una se-ria scuola medica per medici, in-fermieri, che sapete si specializ-zano di fatto. In Lombardia non cisono geriatri per mandarli a lavo-rare nelle strutture residenziali,perché poi c’è stata quella pro-grammazione demenziale per cuisi riducono le persone, voi lo sa-pete bene che tra 15 anni impor-teremo anche noi medici dal-l’Uganda. Per carità, nulla di ma-le, ma sta avvenendo. E allora ca-pite, cosa succederà tra 15 anni,succederà poi che i medici che ven-gono dall’estero andranno a lavo-rare tutti nelle strutture più piace-voli, che sono quelle per l’acuto,

eccetera. Quindi l’ipotesi che but-to lì è: Presidente, fare una scuo-la medica per operatori dei servi-zi agli anziani. Poi concludo di-cendo dobbiamo definire un pro-getto per ogni struttura per usciredalla logica della sopravvivenza.Conosco troppe strutture dove sivive solo per il giorno dopo. Si di-ce ‘deh, ma’, poi le scuse ci sonosempre e c’è la Regione da ac-condiscendere, ci sono i problemieconomici, per carità, nessuno ècieco, ma se noi viviamo la logi-ca della sopravvivenza siamo de-stinati a sopravvivere scarsamen-te. Quindi porsi dei problemi chia-ri, porsi un progetto per esempiosoprattutto nella residenze, ridur-re le ospedalizzazioni. Diceva sem-pre un giornale, una rivista recen-temente, non mi ricordo più qua-le fosse, diceva che è un perennialproblem, sempre un giornale ge-riatrico nell’aprile di quest’anno.Perennial problem, loro se lo pon-gono per le loro realtà. Ecco, leospedalizzazioni. Lo so che ridur-re le ospedalizzazioni si ottienecon qualche costo in più, però ca-pite il vantaggio sia per il pazien-te, come torna un paziente affettoda demenza che mandate al Pron-to Soccorso dell’ospedale della cit-tà vicino, come torna?, torna se-dato, torna impaurito, torno condelirium, se è rimasto ospedaliz-zato torna con le piaghe e sedato.Capite? E allora? Certo costa per-ché se un paziente instabile lo man-

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Relazione di Marco Trabucchi

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ObiettiviIl Corso di Laurea è caratterizzato da un percorso formativo che, a partire da una preparazione culturale giuridica ed economica di base, sviluppa competenze specifiche nel campo della gestione amministrativa, della programmazione e dell'organizzazione dei servizi socio assistenziali e sociosa-nitari ad elevata integrazione, in particolare:

nelle residenze sanitarie assistenzialinell’assistenza domiciliare integratanelle semiresidenze con disabilinelle amministrazioni pubbliche centrali e localinelle aziende sanitarienelle aziende per i servizi alle personenegli Enti Pubblici e Privati che collaborano per la realizzazione del welfare del Paese

DestinatariIl Corso di Laurea è rivolto a tutti coloro che intendono acquisire le cono-

scenze professionali utili alla formazione dei moderni dirigenti dell’area sanità affinché siano in grado di:

interpretare efficacemente il cambiamento e l'innovazione organizzativa in atto

collaborare con gli organi pubblici nelle attività di progettazione, realizzazione e valutazione delle iniziative dirette a favorire lo sviluppo sociale

Il percorso formativo garantisce, inoltre, un’elevata versatilità nelle tematiche più ampie della funzione amministrativa, organizzativa e

gestionale; nelle amministrazioni e negli enti pubblici; nelle impre-se private e del terzo settore con riferimento all'area socio assi-

stenziale e sociosanitaria.

E’ previsto il riconoscimento dei crediti CFU per le conoscenze e le abilità professionali pregresse, per quelle maturate in attività formative di livello post-secondario e per gli esami precedentemente soste-nuti, purché compatibili con l’ordinamento dei corsi di laurea.

Link Campus University of MaltaVia Nomentana, 335 - 00162 Roma - Italia

tel. +39 06 40400224/226 - fax +39 06 853709211www.unilink.it - [email protected]

A.Na.S.T.E.Associazione Nazionale Strutture Terza Età

Via dei Gracchi,137 - 00192 Romatel. 06/97840505 - 06/97840508 - 06/45435266fax 06/[email protected] - [email protected]

In partnership con

per ulteriori informazioni:

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Componenti Comitato scientifico

Prof. Guglielmo Bruno - Presidente; Prof. Vincenzo Mennella; Prof. Bruno Ferraro;

Prof. Antonio Golini; Prof. Carlo Hanau; Prof.ssa Colomba Calcagni Antoniotti

Prof. Joseph MifsudHon. Francis AgiusProf. Roberto Suriani

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date in Ospedale non vi costa più,non vi impone determinati servi-zi, se lo tenete lì costa. Ma pensa-te alla nobiltà e all’importanza diun servizio di questo tipo e poi cisono moltissimi anche altri aspet-ti clinici, il dolore, l’importanzadelle gestione del dolore. Noi stia-mo facendo alcuni progetti in al-cune residenze, ma non mi soffer-mo, semmai poi c’è qualcuno chevuole fare delle domande sono adisposizione. Chiarire per esem-pio il collegamento con le fami-glie, ha detto prima Carlo Hanaumolto bene del problema del col-legamento. Infine il miglioramen-to delle tecniche di lavoro sul qua-le non mi soffermo perché ne sa-pete più di me, ma sempre è ne-cessaria questa attenzione al mi-glioramento. Non sopravviveremai mi raccomando, perché in unmondo di cambiamenti rapidissi-mi, un mondo che ci chiede ognigiorno nuove prestazioni intellet-tuali, nuove presenze, nuovi sfor-zi, chi vive di sopravvivenza è de-stinato a non costruire per sé, equesto a me personalmente po-trebbe importare di meno, ma so-prattutto per gli altri. La logica del-l’apertura, la logica dello studio,la logica della sperimentazione, lalogica della generosità intellettua-le è la logica di cui gli anziani am-malati, italiani, hanno bisogno emi auguro che voi siate attori diquesta logica.Grazie.

De Santis:Professor Trabucchi, accolgo la suaprovocazione. L’Anaste, se guar-da le nostre riviste, troverà al cen-tro la pubblicità di un corso trien-nale di Laurea, il cui coordinatoreè il prof. Carlo Hanau, per respon-sabili di strutture socio assisten-ziali e socio sanitarie. Oltretuttoabbiamo vinto dei bandi di gara perfare dei corsi di riqualificazioneper OSS e abbiamo distribuito inalcune regioni progetti di forma-zione, per 1.000 ore, per gli OSSin e-learning, proprio per andareincontro alle esigenze di economi-cità. Noi, con la nostra Associa-zione che lei conosce bene, non sia-mo fermi. Un altro progetto che èin campo è Anaste Scienze. Ci pro-poniamo, perché già esiste in unaregione, e sono presenti qui, la Re-gione Calabria, Anaste Scienze Ca-labria, dove si fanno indagini epi-demiologiche di alto livello, congrandi ricercatori. Lo porteremo alivello nazionale, con dei partnersimportanti, università che sono giàin campo, come la Link CampusUniversity of Malta e non ci fer-meremo perché è nostro intentoagire a 360° a livello culturale incampo nazionale.Grazie professore.

Moneti:Prima di dare la parola al terzo re-latore, solo due piccolissimi rilie-vi anche da parte mia. Apprezzoveramente la schiettezza con cui

il professor Trabucchi ci ha parla-to. Finalmente ho sentito parlaredi assistenza domiciliare che deveessere data alle persone che han-no e che possono ricevere assi-stenza domiciliare e non come sog-getto ideologico, cioè pur di nonistituzionalizzare l’assistenza do-miciliare anche di un’ora la setti-mana. Secondo me sono risorsebuttate via. La centralità della ca-sa, che secondo me è, io in Tosca-na la sento da vent’anni con gen-te che dice appunto che bisognatenerli a casa assolutamente. Quel70% di persone con gravi demen-ze non sanno se sono a casa pro-pria o se sono da un’altra parte,quindi il beneficio non si sa, nonhanno famiglia, in Toscana, peresempio, sempre più persone vi-vono da sole e quindi la difficoltàdi queste case. E sui pazienti piùgravi, se ci arrivano pazienti piùgravi di quelli che ci arrivano ades-so credo che saremo in gravissimadifficoltà, perché già adesso nellenostre strutture ci sono pazientiche fino a poco tempo fa stavanonei reparti di medicina ed anche disubintensiva. Do subito la parolaal professor Enrico Brizioli cheparlerà di “Accreditamento, ap-propriato e della analisi del CaseMix assistenziale. Il Professor En-rico Brizioli, Amministratore De-legato dell’Istituto di RiabilitazioneSanto Stefano, Porto Potenza Pi-cena. A Lei la parola.

Pro Terza Età30

Relazione di Marco Trabucchi

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Enrico Brizioli

Grazie. Io avevo tagliato lamia relazione su degli ar-gomenti, forse più tecnici.

Devo dire che a parte l’introdu-zione generale fatta da Federsalu-te e da Anaste che ringrazio perl’invito mi portano a riprendere tut-tavia alcuni temi di carattere piùgenerale riferiti al problema del-l’accreditamento che in effetti rap-presentava uno dei capi-saldi fondamentali della ri-forma sanitaria, della 502,del processo di aziendaliz-zazione della Sanità e chetrovava un riferimento mol-to forte nel principio di li-bera scelta del luogo di cu-ra, di parità di rapporti trastrutture pubbliche e strut-ture private che erano l’os-satura e il cuore ispiratoredella 502, in parte ribalta-ta con il Decreto Legislati-vo 229 del ‘99 ma ancor piùdirei ribaltata poi negli an-ni nella prassi quotidiana della pro-grammazione sanitaria dei sistemidi accreditamento, dei criteri di ta-riffazione. È ancor più evidente tut-to ciò a seguito della modifica deltitolo V della Costituzione che haportato alla razionalizzazione difatto della Sanità con una legisla-zione concorrente che ha tolto alMinistero una capacità di indiriz-zo generale, che pur con i ritardi,con i problemi, con la burocrazia,che ricordava prima il ProfessorTrabucchi, hanno sempre conno-

tato i sistemi ministeriali, ma cheaveva al suo interno un livello dicultura e di consapevolezza che og-gi si è disperso complessivamen-te. Ed è così che il settore in cuitutti voi operate, quello residen-ziale, da anni siamo all’insegui-mento di norme, riferimenti, para-metri tariffari standard, criteri og-gettivi che variano da regione a Re-

gione, che variano da pubblico aprivato, che diventano impalpabi-li in molte situazioni e creano difatto un panorama, e condiziona-no un panorama di offerta in ma-niera, a mio avviso assolutamentenegativa, per gli utenti e per il si-stema sanitario nel suo insieme. Si-stema sanitario inteso non come,semplicemente come sistema sa-nitario di pagatore o regolatore, macome sistema che deve garantirelivelli di tutela dei diritti dei citta-dini. Uno degli equivoci di fondo

che stiamo vivendo proprio con leRegioni, per questo livello diver-so di cultura e di consapevolezzemolte realtà è questo progressivodistacco dall’idea del servizio sa-nitario nazionale che è un bene, cheio ritengo irrinunciabile, di questopaese, delle civiltà europee avan-zate, ma che deve avere al suo, lasua base come principio fonda-

mentale quello della tute-la del cittadino, no quellodella salvaguardia di alcu-ne situazioni di fatto e so-prattutto di questa che sista riproponendo ogni gior-no in maniera sempre piùdrammatica, conflitto di in-teressi tra soggetti eroga-tori e soggetti regolatoriche creano di fatto dalleaziende sanitarie degli in-terlocutori difficilmentepresentabili come interlo-cutori, come interlocutoridi mercato reali, come in-

vece gli operatori del settore vor-rebbero trovarsi di fronte. Fattaquesta premessa di carattere gene-rale andiamo al tema degli accre-ditamenti. Il tema accreditamento è, come di-cevo, la base di questa impalcatu-ra, perché l’accreditamento è ciòche dovrebbe garantire lo standardprofessionale, lo standard qualita-tivo, lo standard strutturale alla ba-se del sistema dei livelli essenzia-li di un certo livello di qualità. Que-sto sistema di accreditamento sta

Relazione Amministratore DelegatoIstituto di Riabilitazione SantoStefano - Porto Potenza Picena

31

EXPOSANITA’ 2010 - ANASTE Bologna– Ente Fiera

Mercoledì 26 maggio

Accreditamento, appropriatezza

e analisi del case-mix assistenziale

Enrico Brizioli

Vicepresidente KOS/ AD Gruppo Santo Stefano

Tavolo tecnico Ministero della Salute / NSSIS prestazioni resideniali

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evolvendo in Italia in manieraasimmetrica. Ogni regione si è da-ta delle proprie norme, ma la cosapiù eclatante è che il 31.12 di que-st’anno scadranno i termini perl’autorizzazione dell’accredita-mento definitivo delle sole strut-ture private e non di quelle pub-bliche, realizzando di fattoun’asimmetria normativa che è as-solutamente ingiustificata in rap-porto a tutte le leggi che sono amonte della finanziaria del 2007

che è quella che poi haportato a questo tipodi scissione, pur conla proroga dello scor-so anno, che sono ap-punto la Costituzioneitaliana, la 833 e la502 e che tutte affer-mano la parità assolu-ta di interpretazionedelle normative, di do-vere e di rispetto del-le normative in termi-ni di accreditamentoda parte di tutte lestrutture, da parte dichi in Italia pubblico,privato, no profit chesia, si propone comeerogatore di prestazio-ni, di una determinatacategoria di prestazio-ni. Ora io devo dire, misorprendo anche delfatto che se ne parli po-co, se ne parlò pocoanche da parte del-

l’AIOP, che in genere è l’organiz-zazione più aggressiva su questofronte del fatto che la materia ri-guardi solo i privati e non il pub-blico. Ora la verità è che probabil-mente anche quest’anno avremoun rinvio, almeno per l’extra ospe-daliero, tutto il settore residenzia-le,queste sono le notizie delle ulti-me ore, ma non è una bella notiziaa mio avviso questa, perché il rin-vio è dovuto non alla consapevo-lezza, alla volontà di approfondi-

re in maniera più avanzata alcunipunti, di riallineare il sistema di of-ferta pubblico e quello privato maè dovuta alla presa d’atto che le re-gioni hanno normato in manieratalmente difforme, alcune non han-no ancora normato letteralmente ilsistema dell’accreditamento extraospedaliero o residenziale, altrofatto in maniera talmente difformeda rendere impossibile l’applica-zione di una norma che creerebbedelle diversità, a questo punto as-solutamente insostenibili. Insoste-nibili, e qui comincio a entrare pia-no piano nella mia relazione, inun’ottica di sistema di accertamentoche deve necessariamente evolve-re e deve partire da una logica coe-rente che nasce dal bisogno a cuisi vuol dare risposta, e quindi la ti-pologia di prestazione disegnataintorno ai problemi, intorno allenecessità di un determinato uten-te, l’assistenza o la prestazione chene deriva e gli standard che devo-no essere garantiti per assicurareche quella prestazione sia erogatasecondo criteri di appropriata effi-cacia e di rispetto di regole gene-rali, sia etiche che economiche.Questi sono assolutamente i cardi-ni, vanno letti insieme, vanno let-ti nella loro continuità. Questo si-stema è un altro aspetto sorpren-dente, se ne stanno dimenticandomolti, soprattutto le Regioni, fini-sce per essere in qualche modo con-dizionato non tanto e soltanto dal-la normativa generale sull’accre-

Pro Terza Età32

Relazione di Enrico Brizioli

8

FAR

RUG SVAMA AGED SOSIA

transcodifica

BINA

2

La costruzione di un sistema di accreditamento dei servizi per gli anziani non può prescindere dalla definizione di specifici criteri per la individuazione di strutture o nuclei destinati alla assistenza di ospiti con particolari necessità assistenziali, anche in linea con i criteri di classificazione delle prestazioni definite dal DM 17 dicembre 2008 sui flussi informativi dell’assistenza residenziali.

Bisogno Assistenza Standard

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Page 33: Pro terza età n. 45

ditamento, che è rimasta molto va-ga e molto generica a livello na-zionale facendo riferimento so-stanzialmente agli articoli 8 e 8 bisdella 502, quanto al decreto mini-steriale 17 dicembre 2008 che nelfissare le regole per i nuovi flussiinformativi delle prestazioni resi-denziali che andranno ad alimen-tare il nuovo sistema informativosanitario nazionale, l’SISN, pon-gono alle Regioni obblighi precisia far tempo dal 1 gennaio 2011, inrelazione a come devono essereclassificate le prestazioni residen-ziali, come devono essere rilevatee di conseguenza se classifichiamoin una maniera più o meno omo-genea con grandi fatiche, ma più omeno omogenea per estrazioni re-sidenziali, il sistema di accredita-mento dovrà in qualche modo an-dare indietro perché dovrà esseredata contezza, in qualche modo,del differente contenuto di una pre-stazione di un tipo rispetto alla pre-stazione di un’altra e quindi dellacapacità di una struttura di eroga-re un tipo di prestazione piuttostoche un altro tipo di prestazione. Ildecreto per chi non lo conosce, par-la appunto del flusso informativoresidenziale e quindi della FAR, ilflusso dell’assistenza residenziale.Il Ministero ha testato alcuni stru-menti che consentono la valuta-zione dei pazienti, questo come tut-ti sapete, sono il Rug, lo Svam el’Aged. Ha lasciato tuttavia liber-tà alla Regioni di adottare i propri

strumenti per renderli coerenti coni dati del flusso, in questi giorni iosto lavorando al tavolo tecnico delMinistero, questo ha portato allaproduzione dei sistemi più vari epiù fantasiosi, abbiamo visto qual-che giorno fa, la Toscana che ha in-ventato un sistema mettendo in-sieme un pezzo di Rug, un pezzodi Svam, un pezzo di scale createin proprio, la Regione Piemonteche ha fatto altrettanto, l’EmiliaRomagna che ha tenuto il Bina, malo sta completando perché il Binanon basta e quindi va aggregatocon altre scale che vanno aggiun-te. La maggior parte di queste ini-ziative nate con l’idea di dire “mai sistemi che ci proponete sonotroppo complessi”, vi assicuro altavolo ministeriale abbiamo con-

tato il numero degli iter adottatidalle Regioni che hanno adottatostrumenti propri sono del 30-40%superiori agli iter base del Rug edello Svam. Quindi assolutamen-te una situazione incomprensibile.Questa cosa avviene un po’ menonelle regioni del sud giacché qua-si tutte sotto amministrazione con-trollata, per via dei conti pubblici,subiscono l’imposizione del Mini-stero che le ha obbligate a sceglie-re uno dei tre strumenti e in questigiorni stanno andando a definizio-ne finale degli strumenti, ma si tro-veranno, forse in qualche modo,poi avvantaggiati per altri aspetti,perché c’era un software centra-lizzato che verrà utilizzato da tut-te le regioni in maniera coerente econsentirà, quindi, di avere un flus-

33

Relazione di Enrico Brizioli

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Page 34: Pro terza età n. 45

so informativo più standardizzatoe più coerente nel suo complesso.Ora al di là, non era mia intenzio-ne di tornare a parlare sul tema del-lo strumento di valutazione multi-dimensionale, perché, ripeto, or-mai questa è storia e non vale piùla pena forse neanche di tornarci afar polemiche. Io spero soltanto chea livello centrale nasca quello chesi sta cercando di far nascere, cioèuna sorta di comitato epidemiolo-gico diciamo nazionale che rac-colga i dati di questi flussi infor-mativi li integri e nel tempo valu-ti la efficacia dei vari strumenti conl’obiettivo di arrivare un giorno auna norma nazionale unificatricecon cui ne verrà scelto uno. Co-munque il decreto fa alcune defi-nizioni importanti, vi invito a leg-

gerlo perché al di là degli aspettiriferiti al flusso informativo, defi-nisce le prestazioni e fa alcune af-fermazioni che a mio avviso sonodavvero rilevanti come l’unità diofferta, che è individuata comel’unità organizzativa capace di of-frire un sistema integrato di pre-stazioni in qualche modo simili, letipologie di prestazioni, definiti inquesta unità di offerta, che poi cor-rispondono al nucleo sostanziale,ma non necessariamente al nucleoperché la volontà è quella di la-sciare una struttura residenziale conuna relativa libertà organizzativainterna, quindi la capacità di orga-nizzare livelli di assistenza diffe-renziati al proprio interno, in rap-porto anche alla tipologia diffe-renziata degli ospiti che ha.

Sostanzialmente, io qui corro ve-locemente sulla lettura del flusso,il flusso come vedete, il Rug il Sva-ma e Aged automaticamente ali-mentano la Far, le Regioni che in-vece adottano sistemi diversi co-me il Sosia, il Bina o la Toscana,il Piemonte, tutti gli altri hanno bi-sogno di una trascodifica che, de-vo dire, fa perdere un po’ di infor-mazioni, ma comunque tutto que-sto porta al flusso nazionale. Al Mi-nistero che cosa arriverà? Arrive-ranno delle informazioni che defi-niscono il codice e la tipologia del-la struttura e la tipologia di presta-zione, i dati anagrafici dei pazien-ti e una serie di dati sul paziente ri-feriti all’autonomia, cognitivi, trat-tamenti speciali, comportamento,dati socio economici, che sono piùo meno desumibili dalle diversescale perché contenuti in tutte lescale seppure con caratteristichedifferenti. Il flusso dovrà consen-tire la compensazione della mobi-lità interregionale, anche questo untema, ritengo fondamentale, so-prattutto per tutti i comuni di con-fine tra una regione e l’altra e con-sentirà finalmente di leggere le di-namiche del sistema dell’assisten-za residenziale, il rispetto dei li-velli essenziali di assistenza su tut-to il territorio nazionale e gli stan-dard di offerta garantiti dalle di-verse regioni. Ci saranno anche icontenuti economici quindi saràpossibile anche vedere l’andamentodel sistemi tariffari nazionali in rap-

Pro Terza Età34

Relazione di Enrico Brizioli

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Page 35: Pro terza età n. 45

porto alle diverse realtà. Quello chenon c’è, perché non è stato possi-bile, era inserire, a fronte delle ta-riffe applicate, gli standard appli-cati e quindi i livelli di accredita-mento che vengono richiesti in ogniregione a fronte dell’erogazione diquelle prestazioni, di quel livellodi prestazione e del riconoscimen-

to di quella particolare tariffa. Cisarà però, e questo è stato un pic-colo passo avanti, questa classifi-cazione di alcune tipologie di pre-stazioni molto generiche, ripeto,molto generiche, ma che comun-que ci consentiranno intanto di co-minciare a dire che i pazienti resi-denziali non sono proprio tutti

uguali ma vanno ricompresi alme-no in quattro grandi classi princi-pali. Una classe che è la classe R1dei pazienti ad alto impegno sani-tario, pazienti in coma, terminali,pazienti che hanno bisogno, tra-cheotomizzati, con nutrizione pa-renterale, pazienti che hanno biso-gno di una assistenza infermieri-

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Relazione di Enrico Brizioli

Dai dati raccolti con i singoli strumenti di classificazione si alimenta in via automatica una scheda di rilevazione nazionale – (FAR):

- Codice e Tipologia di struttura (prestazione)

- Dati anagrafici

- Dati Paziente su autonomia, cognitività,

trattamenti speciali, comportamento, socio-economici

10

Classificazione delle Prestazioni Residenziali per Anziani

Nuclei Speciali (ed Hospice)

Nuclei Speciali Demenze

Residenze Protette

Centri Diurni Alzheimer

RSA

R1

R2

R2D

R3

SR1

Mattone 12 - Anziani

Centri Diurni

SR2

Cure Intensive

Cure Estensive

Cure di Mantenimento

11

Il livello di assistenza connesso ad un bisogno si concretizza infatti in capacità assistenziale espressa in termini di :

- Competenza professionale

- Dotazione organica (minuti di assistenza)

- Caratteristiche strutturali

- Dotazione strumentale

Prestazioni o strutture erogatrici ?

Nuclei accreditati per lo specifico

livello prestazionale !

12

CAPACITA’

ASSISTENZIALE

Dotazione

Organica

Caratteristiche

Strutturali

Dotazione

Strumentale

Competenze

Professionali

e Organizzative

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stica continuativa e spesso anchemedica durante la giornata con tec-nologie e con dotazioni strumen-tali particolari per essere assistite,con costi ovviamente, decisamen-te molto, molto più alti rispetto al-la media dei pazienti. Li abbiamodefiniti come nuclei speciali, nu-clei di cure intensive, residenziali.Il livello R2 che è il livello stan-dard delle RSA, almeno come al-cune regioni hanno definito leRSA, cioè la Residenza sanitariaad elevata integrazione sanitaria,per far riferimento al vecchio de-creto sull’integrazione socio sani-taria, pazienti che hanno proble-matiche sanitarie attive, comples-se, che necessitano di cure medi-che oppure infermieristiche, non

necessariamente stabilizzati o in-stabilmente stabilizzati, diciamo,come spesso sono i pazienti anzianidi questa tipologia e con patologieattive di diverso genere. Una cate-goria a sé per i nuclei speciali de-menze, i nuclei Alzheimer che perla prima volta sono individuati co-me tipologia di prestazione a sestante, e il livello base, la R3, la re-sidenza protetta per il paziente, nonautosufficiente non assistibile a do-micilio, ma che non ha particolariproblematiche sanitarie attive. Pos-siamo immaginare un paziente conun esito di ictus che è in carrozzi-na o cammina con difficoltà manon ha problematiche sanitarie par-ticolari, non fa terapie endovena,non ha necessità o non più di ria-

bilitazione e quindi vive all’inter-no di una struttura residenziale connecessità di nursing ovviamente, edi cura della persona ma non di su-pervisione medica e di assistenzainfermieristica continua. Questesono le quattro grandi categorie,devo dire queste almeno accettateda tutti in Italia, c’è stato un gene-rale consenso nel dire che sono lequattro principali categorie in cuisono riassumibili i nostri pazienti,poi ovviamente ogni singolo stru-mento di valutazione multidimen-sionale in realtà consente di clas-sificarli in sottoclassi più o menoarticolate o più o meno comples-se, ma questi sono i quattro gran-di gruppi. E poi ci sono ovviamentei centri diurni, il centro diurno nor-male e il centro diurno Alzheimer.Ora a fronte di ognuna di questecategorie ci aspettiamo che le re-gioni, che sono categorie di pre-stazioni, ci aspettiamo che le re-gioni definiscano quali strutture so-no accreditate per erogarne una,due, tre o tutte, cioè la struttura (ics)ci aspettiamo che ottenga un ac-creditamento in base al quale, afronte del possesso di determinatirequisiti organizzativi, strutturali eprofessionali, può erogare presta-zioni di livello R1, di livello R2,di nucleo Alzheimer e di livello R3e quant’altro. Questo riteniamo chesia un importante salto in avanti,perché significa quindi che la strut-tura va accreditata per le compe-tenze caratteristiche che ha, le pre-

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Relazione di Enrico Brizioli

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Classificazione delle Prestazioni Residenziali per Anziani

Nuclei Speciali (ed Hospice)

Nuclei Speciali Demenze

Residenze Protette

Centri Diurni Alzheimer

RSA

R1

R2

R2D

R3

SR1

Mattone 12 - Anziani

Centri Diurni

SR2

Cure Intensiva

Cure Estensive

Cure di Mantenimento

100%

50%

60%

50%

In carico SSN

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stazioni vengono riconosciute co-me tali, con il carico assistenzialeche ne deriva, le tariffe vengonodifferenziate in base alla diversitàdel trattamento almeno di questeprincipali quattro grandi categoriee si tenterà di rimettere un po’ or-dine, si dovrebbe tentare di rimet-tere un po’ ordine al sistema. Poi-ché i flussi informativi dovrannocontenere questi codici ritengo chele regioni saranno obbligate a crea-re un sistema normativo di questotipo che oggi non c’è, ovviamen-te, non c’è al momento attuale per-ché le regioni hanno normato unsistema di accreditamento con cri-teri distanti da questo tipo di lettu-ra. Ora l’accreditamento a questopunto su cosa dovranno farlo? Lodovranno fare sulle prestazioni?sulle strutture erogatrici? la nostraidea è che lo debbano fare per nu-clei o per unità diciamo di eroga-zioni di offerta specifiche per quellivello prestazionale. E ci aspet-tiamo che per ogni livello presta-zionale vengano definite appuntocon competenza professionale, do-tazione organica, caratteristichestrumentali e dotazioni strumenta-li, cioè quell’insieme di compo-nenti che danno la capacità assi-stenziale di una struttura. Da cosaè data la capacità assistenziale diuna struttura? Dalle sue dotazionistrumentali, dal personale che ha,dalla professionalità del personaleche ha al proprio interno, dal-l’esperienza, dal fatto che ha o no

alcuni impianti, ha o no i gas me-dicali, ha o no alcune sale di tera-pia particolari e questo l’accreditaper erogare un certo livello di pre-stazioni piuttosto che un altro. Nonfaccio gli esempi che sono sconta-ti ovviamente è chiaro che unastruttura che si qualifica per un nu-cleo Alzheimer dovrà avere queiconnotati, sia strutturali che orga-nizzativi, che lo caratterizzano co-me nucleo Alzheimer, dal giardi-no Alzheimer all’ambiente prote-sico, a un’organizzazione con com-petenze professionali specifiche econ un knock out sia professiona-li che organizzative, non esclusa lapresenza di protocolli specifici ditrattamento o di procedure di con-trollo dei rischi che fanno sì chequella struttura possa certificarsi edire “ho le competenze, il knockout, la storia, le professionalità perfare quella prestazione su quellostandard, su quel livello”. Questoè il modello che in qualche modoci aspettiamo ovviamente ci do-vrebbe essere anche un qualcosadi simile al minutaggio di assi-stenza che è una misura vecchia,francamente, e ogni volta su que-sto litigo con i miei ex colleghi,perché io vengo dal mondo pub-blico, ero in origine un program-matore dei sistemi pubblici e quin-di i dirigenti delle regioni sonomiei, li considero miei ex colleghie comunque persone che fanno par-te di uno stesso diciamo, ambien-te culturale, in qualche modo, liti-

ghiamo perché il sistema di minu-taggio viene considerato superatonell’ottica ospedaliera. Certo chenell’ottica ospedaliera il minutag-gio è superato! L’ospedale erogaprestazioni di una complessità ta-le da non essere misurata, da nonpoter essere misurata direttamen-te col minuto di assistenza eroga-to al paziente. Parliamo di tecno-logie, parliamo di competenze, diprofessionalità, parliamo di un’or-ganizzazione complessa e di altrotipo e comunque alla fine c’è una,ci sono dei profili di cura prede-terminati per singole patologie chedi per sé qualificano un percorsoassistenziale di un paziente con unadiagnosi, con un livello di intensi-tà di malattia particolare. Nell’as-sistenza residenziale tutto questonon c’è e il lavoro è fatto dalle per-sone, e il 90% del lavoro è fattodalle persone, è naturale che il pa-ziente più impegnativo significapiù ore, più minuti di assistenza,più impegno di personale, più ne-cessità organizzative e quindi uncorrelato tra le due cose, a mio av-viso va comunque mantenuto, ingenerale, e tra l’altro questo diventaun driver fondamentale anche perdeterminare il costo dell’assisten-za perché poi anche la gran partedei costi vengono, sono commisu-rabili con questo tipo di parametroe questo dovrebbe consentire unragionamento più approfondito an-che sulle tariffe, ma con l’idea, ri-peto, di tenere sempre allineati i bi-

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Relazione di Enrico Brizioli

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sogni del paziente, tipologie di pre-stazione e livello di prestazione cheva erogata, organizzazione dellastruttura, costi della struttura, ri-conoscimento del rimborso perquella struttura, per quel livello diassistenza erogato. Ora, tutto que-sto dovrebbe trovare, dico dovrebbeperché dal cassetto del Ministeroentrano ed escono ogni settimanai nuovi Lea, il rinnovo del creditosui Lea che è scritto e che contie-ne, con un valore ovviamente piùforte di quello contenuto nel de-creto sui flussi informativi, che èuno strumento tecnico, non è unostrumento di principio e di dirittigenerali come invece il decretoLea, contiene sostanzialmente lestesse impostazioni, gli stessi cri-teri, gli stessi principi generali edefinisce un sistema innovativo,sia per le cure domiciliari che perle cure residenziali, individua fi-nalmente l’hospice, individua co-me tipologia a sé il nucleo Alzhei-mer, e quindi come livello di assi-stenza a se stante, porta una seriedi novità oggettivamente rilevan-ti, non ultimo anche una rimodu-lazione dei criteri, dei parametri dipartecipazione alla spesa dell’ospiteche ad esempio nel caso dei pa-zienti a maggior peso assistenzia-le, aveva almeno la stesura origi-nale del decreto, il coraggio di di-re che sono a totale carico del Ser-vizio Sanitario Nazionale e di la-sciare invece la copartecipazioneal 50% per le tipologie R2 ed R3

portando al 60% , e quindi abbas-sando al 40% la quota dell’ospiteper i pazienti con Alzheimer, te-nendo conto in genere del maggiorcarico assistenziale che loro deter-minano. Quindi c’era anche que-sto nuovo parametro di definizio-ne della quota in carico all’ospitenella bozza di decreto. Ripeto, micontinuano a dire al Ministero cheè prossima la pubblicazione, in re-altà ora con i tagli sarà difficile cheverrà pubblicato, però l’impiantonon è stato modificato e quello si-curamente nel momento in cui pri-ma o poi uscirà, seppur con qual-che ritocco soprattutto su questaparte, quella della quota agli ospi-ti, darà forza, direi definitiva, in

termini di diritto individuale a quel-lo che oggi è comunque una basegià importante che è contenuta neldecreto sui flussi informativi. Grazie.

Moneti:Grazie, veramente, al professor Bri-zioli del suo bellissimo intervento.

De Santis:Chiedo scusa, Moneti io per affet-to volevo aprire gli interventi conun intervento di Luigi Grezzana.

Pro Terza Età38

Relazione di Enrico Brizioli

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Luigi Giuseppe Grezzana

Sarò breve, mi chiamo LuigiGiuseppe, allora LeonardoSciascia ci ha raccontato che

se un episodio non viene estrania-to, non viene raccontato muore eallora io vi voglio raccontare a mo-do mio una cosa che mi è occorsacome medico. Al Liceo il mio pro-fessore di filosofia faticava non po-co a mantenere la disciplina di unaclasse in vero un po’ turbolenta, edio certamente non ero fra i più tran-quilli. Biagio era il suo nome. Eradi bassa statura, faccia simpatica ebuona, colore del viso sempre ac-ceso, occhi celesti. Aveva pochi ca-

pelli. Continuamente alzava la vo-ce minacciandoci “Stai attento tu”,usava ripetere. Poi di fatto preva-leva la parte buona del suo carat-tere e non succedeva alcunché. For-se anche per questo ne approfitta-vamo un poco, ma gli volevamobene, era bravo. Finito il Liceol’ho perso di vista. Divenuto me-dico, dopo pochi anni, gli sono tor-nato in mente e mi mandò a chia-mare dalla figlia Angela. Avevaproblemi di cuore ed aveva pensa-to al suo ex allievo un po’ canaglia.Padre e figlia vivevano da soli, erarimasto vedovo, la figlia non si era

sposata. Entrando nella sua casa,situata in un quartiere residenzia-le della città, fui colto da una sen-sazione di pulito e d’igiene quasieccessivi. Si sentiva nell’aria odo-re di varechina, era un apparta-mento un po’ adattato ma molto di-gnitoso. Si entrava in un corridoioe subito si accedeva in un localegrande che fungeva da cucina e sa-la da pranzo. Nella parete di fron-te, vicino la finestra, risaltava unsecchiaio di una volta,in pietra ros-sa, mi era parso che fosse partico-larmente pulito ed era assoluta-mente vuoto, il foro di scolo delforo dell’acqua era chiuso con untappo di sughero da damigiana. So-no entrato più volte successiva-mente in quella casa e sempre miaccoglieva la sensazione di pulito,di ordine e di igiene, mai una vol-ta che avessi visto un bicchiere, unpiatto sul secchiaio, e il tappo disughero si stagliava evidente. Do-po qualche anno anche Angela michiese aiuto e mi raccontò la suastoria, molto dolorosa. Ho semprepensato che il più grande dono chegli ammalati possono fare ad unmedico sia quello di raccontare iloro affanni, il vero pudore infattiè proprio questo, ciascuno esita amanifestare le proprie miserie equelle di Angela erano particolar-mente amare. Non sapevo, mi rac-contò che da giovane, a vent’anniimprovvisamente veniva colta daun dolore puntorio trafittivo al-l’emitorace di destra. Era un mese

Intervento del PrimarioGeriatra Grezzana Univ. Verona

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invernale, era sera, stava tornandoa casa, subito dopo comparvero dif-ficoltà nel respiro e febbre, chia-mato il medico l’indomani, veni-va riscontrata una pleurite. Pur-troppo una radiografia del toraceconfermò il sospetto del medicopoi dopo qualche settimana, il pri-mo sbocco di sangue seguito da al-tri. Veniva ricoverata in sanatorioaveva dai 20 ai 25 anni. Durante ladegenza venne curata con pneu-motorace, era un rimedio, allora,abbastanza diffuso in una malattiatubercolare che trovava la sua giu-stificazione nella necessità di ri-correre al riposo comunque per vin-

cere la malattia. Nella frattura del-le ossa si immobilizzano le artico-lazioni limitrofe, nell’ulcera ga-stroduodenale si ricorre alla dieta,nella malattia tubercolare si col-lassa il polmone ammalato met-tendolo appunto a riposo e to-gliendo l’insulto dinamico degli at-ti del respiro che avrebbero impe-dito la guarigione. In fondo domi-nava la cultura terapeutica delle tre‘L‘, Latte-Lana-Letto, dinanzi al-la malattia, sempre. Lo pneumoto-race esitava in cotenne cicatrizialiche deformavano gravemente lagabbia toracica, la colonna si pie-gava, si formava una scoliosi cui

conseguiva un gibbo, tutto l’emi-torace si ritraeva in un modo co-spicuo alterando irrimediabilmen-te l’armonia del corpo. La malat-tia è sempre difficile da accettare,ancora di più vivere in sanatorio avent’anni. Dopo cinque anni rien-trava a casa guarita dalla tuberco-losi, ma irrimediabilmente feritanell’animo. Aveva vissuto nel frat-tempo accanto al papà, non era mairiuscita a rifarsi una vita socialecome gli altri giovani. Il ricordodi quegli anni e la menomazionefisica la isolavano. Era inoltre ter-rorizzata dal contagio. Non avevaun’idea precisa, ma una paura in-controllabile. Capiva che se si fos-se ammalata ancora l’avrebbero ri-portata in sanatorio. Le sembravache l’igiene fosse l’unica soluzio-ne efficace per scongiurare la ma-lattia. Per questo continuava a pu-lire la casa e soprattutto mettevasistematicamente il tappo di su-ghero nel buco di scolo del sec-chiao perché da lì avrebbero po-tuto salire i miasmi col bacillo diCoch così cattivo. Soffriva di unasindrome depressivo-ansiosa gra-ve, i farmaci che abitualmente ven-gono usati in questi casi erano inef-ficaci, anche perché, forse, non liassumeva. Poi un giorno le hochiesto se non avesse iniziato amangiare, con suo grande stuporee gioia mi preparò delle olive equalche salatino, mi sedetti a ta-vola con lei, mangiai e bevvi mez-zo bicchiere di vino. Successiva-

Intervento di Luigi Giuseppe Grezzana

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mente ogni volta che tornavo a tro-varla sempre le chiedevo qualco-sa da mangiare e ne era felice, si-gnificava che la sua casa non erainfetta, non c’era il bacillo catti-vo, non c’era paura del contagio,non c’erano i miasmi. Era eviden-te che se io le chiedevo di man-giare e bere qualcosa la sua casa,quindi anche lei, non erano piùcontagiose. Si sentiva accettata.L’angoscia del sanatorio venivavieppiù allontanata. I catarri, lefebbricole, i frequenti controlli del-la temperatura, il termometro, cheper lei era uno strumento quasi ditortura, per quanto volte l’aveva-no obbligata a provarsi la febbre,il pallore del volto, i lunghi ripo-

si all’aria aperta in quella localitàche dicevano salubre, ma per leiangosciante, il rapporto con il tem-po, le ore della notte che non pas-savano mai, corridoi vuoti, le for-me di paura, la confusione e il di-sorientamento nei giorni della set-timana, del mese perché l’ozio fapensare e ti dimentichi che giornosia, i morti che non dirà dove quan-do aveva vent’anni erano tutti fan-tasmi, si dileguavano e tornava avivere, per così poco.Vi ringrazio.

De Santis:Grazie Grezzana, questo credo chefaccia parte di un tuo libro. Dove-te sapere che Grezzana scrive dei

libri meravigliosi di eventi che luivive con gli anziani e quello chesorprende è l’aspetto umano che lomette nella disposizione di avvici-nare gli anziani. Io l’ho sempre rin-graziato, ho avuto un incontro me-raviglioso tempo fa in Calabria conlui, l’ho scoperto, anzi me lo han-no fatto scoprire i miei amici del-l’Anaste Calabria, l’ho ringrazia-to e gli ho fatto i complimenti perquesta sua alta, grande, meravi-gliosa umanità. Grazie di nuovoGrezzana!

Moneti:Passo ora la parola per un inter-vento conclusivo al Dr. Sebastia-no Capurso.

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Intervento di Luigi Giuseppe Grezzana

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Sebastiano Capurso

Io saluto tutti quanti. Purtroppodue dei nostri relatori per altreragioni si sono dovuti allonta-

nare, ma volevo un attimo ricen-trare un po’ la problematica su quel-le che erano i temi del nostro con-vegno e su quello che era un po’ daprecisare a riguardo della posizio-ne degli imprenditori di Anaste edelle imprese associate ad Anaste,rispetto agli argomenti che abbia-mo discusso e che sono stati cosìdegnamente presentati oggi po-meriggio. Io credo che si possa si-curamente puntare l’attenzione sudue aspetti fondamentali che ci ri-guardano direttamente. Da un latolo diceva il Prof. Trabucchi il pro-blema delle regole che devono es-sere a garanzia degli utenti e nona garanzia del sistema. Purtroppoperò poi nelle enunciazioni che civengono fatte noi vediamo che leregole sono fatte e le verifiche so-no quelle rivolte ad una filosofiadi controllo dei processi e mai nes-suno viene a parlare o illustra si-stemi e meccanismi di contro o diesiti a favore degli utenti e cioè tut-to il discorso che noi abbiamo da-vanti e, che ci viene presentato, èun discorso fatto su regole di strut-ture, di organico, di meccanismiassistenziali, ma nessuno si poneil problema della verifica del pro-dotto, chiamiamolo così, del no-stro sistema, cioè se gli anziani nel-le strutture stanno bene o stannomale, se vivono o se vivono beneo se muoiono nelle nostre struttu-

re. Questo è un elemento preoccu-pante, per me, perché vuol dire chesiamo ancora due passi indietro ri-spetto a quella che sarebbe, comeimprese e anche come professio-nisti sanitari all’interno di questestrutture, il nostro auspicio cioèquello che qualcuno volesse dareun giudizio o un valore sulla qua-lità del lavoro che facciamo e nonsulla quantità si risorse che impe-gniamo per fare questa assistenza,perché possiamo impegnare tanterisorse e fare poi un prodotto po-co valido, no? Questo è un po’ pur-troppo l’esperienza della RegioneLazio, dove non è che le strutturepubbliche non abbiano le risorse enon abbiano i processi, non hannola qualità e non hanno soprattuttola compatibilità dei costi, quindi senoi continuiamo a fare discorsi ve-rificando la congruità degli esiti enon dei processi, siamo ancora lon-tani dal poter dare un contributoper quello che riguarda l’ottimiz-zazione della spesa. Su questo sia-mo, credo ancora molto lontani eforse ne dovremmo parlare. L’al-tro elemento, e che a questo è cor-relato, è quello che diceva primaPaolo Moneti, cioè quello che leregole che ci vengono poste sonodelle regole in contrasto semplice-mente con la Costituzione, per nondire con tante altre regole e norme.Vi faccio un esempio, quello dellalibertà di scelta del cittadino. Intantissime regioni i meccanismi diaccesso alle strutture sono orga-

nizzate in un modo da impedire, difatto, la libera scelta dei cittadiniche se potessero veramente sce-gliere molto spesso non avrebbe-ro alcun dubbio di quali strutturescegliere per andare a farsi curare,sia nella fase della acuzie, sia nel-la fase cronica delle cure di lungotermine. È una limitazione dell’at-tività e quindi una limitazione del-la libertà di professionisti che ope-rano all’interno delle strutture per-ché lì, sì sono veramente vessati dacontrolli cervellotici su procedureassolutamente inventate, che nonhanno nessuna relazione con la re-altà effettiva della qualità del ser-vizio, per cui si è incasellati so-stanzialmente, non si è più nem-meno padroni della gestione al-l’interno della propria struttura sul-la scelta dei farmaci, sulla sceltadei presidi, sulla scelta anche del-le strategie terapeutiche, quindi an-che per i professionisti, medici, pa-ramedici e tecnici della riabilita-zione. Quindi queste caselle fissa-te, questi percorsi obbligati sonoun altro punto che Anaste credo po-ne e vorrà porre sempre più ener-gicamente. Una libertà, una limi-tazione della libertà per l’impresaperché l’impresa a questo punto sitrova a sua volta gestita, chiusa, in-quadrata in parametri fissi, in clas-sificazioni non modificabili e nonsi è più nemmeno gestori, si è qua-si impiegati in certe situazioni delsistema pubblico che stabilisce tut-to dalla A alla Z, stabilisce dal cri-

Intervento Presidente Anaste Lazio

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terio, dal corrispettivo, alle quan-tità di personale, a come lo deviutilizzare, che cosa devono man-giare, addirittura quanti grammi diogni cosa devono essere nel piat-to dei nostri anziani e, veramente,stiamo superando veramente i li-velli a volte della decenza. Questoè un altro elemento forte che iocredo le imprese Anaste devono estanno ponendo. E credo che que-sto sarà anche per noi, in futuro,uno degli elementi su cui portareil nostro discorso a tutti i livelli.Un altro elemento, lo aggiungo co-sì, solo a titolo di cronaca, per quel-lo che riguarda la Regione Lazio,purtroppo ci troviamo a lavorarein una condizione di grandissimadifficoltà, è la regione che contri-buisce, questa è prima, insommain questo senso, contribuisce nel-la massima misura al deficit dellaSanità nazionale. Purtroppo si so-no succeduti nella gestione comevoi sapete, nella regione Lazio,Giunte di diverso colore. Nessunoha mai centrato il vero motivo onon ha nemmeno iniziato a discu-tere dei veri motivi per i quali laRegione Lazio, e qualche altra re-gione, si trovano in questa condi-zione di dissesto della sanità e del-la finanza legata alla sanità. Chesarebbe quello molto semplice peril quale ed è il discorso a monteche noi facevano, ci deve essereuna sostanziale parità, data pro-prio dalle norme di accreditamen-to di cui sempre discutiamo, tra il

settore pubblico e il settore priva-to. Stessi standard, se vogliamotornare al discorso degli standard.Allora per le strutture private glistandard devono essere utilizzati,per le strutture pubbliche gli stan-dard non sono utilizzati, quindi nonsono adeguati, quindi non affron-tano nemmeno i costi per l’ade-guamento delle strutture. Secon-do, il costo, cioè il corrispettivoche allo Stato costa quel tipo di as-sistenza. Allora strutture non ade-guate costano di più delle struttu-re private che sono adeguate e suquesto contrasto, su questo modoinsanabile, finché non si mette-ranno chiaramente le carte in ta-vola su questo settore, si combat-terà una battaglia che per l’im-prenditore privato è sempre piùdifficile, ma almeno si dovrà chia-rire che diritti e doveri devono es-sere uguali per tutti. Spero che que-sto sia uno dei messaggi che oggi

noi possiamo cogliere dal nostroConvegno, cioè che almeno unaprima battaglia sarà quella di ot-tenere la parità tra pubblico e pri-vato all’interno di regole che nonscriviamo noi ma che scrive qual-cun altro. Grazie.

ConclusioniMoneti:Allora chiudiamo questo Conve-gno. Ringrazio personalmente tut-ti i partecipanti e passo la parolaper i saluti al Presidente De San-tis.De Santis ringrazia il padrone dicasa: - “Naturalmente devo fare iringraziamenti anche al padrone dicasa, cioè Guido Gaggioli, il Pre-sidente di Emilia Romagna. Gra-zie per l’ospitalità e per il buon ri-sultato del Convegno. A tutti i pre-senti un grazie e ci vediamo l’an-no prossimo al Convegno Nazio-nale dell’Anaste”.

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Intervento di Sebastiano Capurso

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Michele Assandri

La disparità di accreditamento piemontese

Il vincolo temporale del 31 di-cembre 2009 che gravava sul-le Regioni inadempienti per

l’accreditamento socio-sanitario,ha prodotto un’attività legislativad’urgenza da parte della Giunta pie-montese guidata da Mercedes Bres-so: infatti, soltanto il 14 settembre2009, con la DGR 25-12129 (BURn°37 del 17 settembre 2009) sonostati individuati i requisiti per l’ac-creditamento.

Anche in questa occasione, è ri-sultato veritiero il proverbio “Pre-sto e bene non vanno d’accordo!”,poiché la DGR 25-12129 disatten-de i principi normativi regionali enazionali, a tal punto che l’assem-blea regionale di Anaste Piemon-te ha deliberato di condividere e fi-nanziare il ricorso presentato alTAR regionale da parte di alcuneimprese del ns. settore, che si so-no affidate allo studio legale tori-nese Tosetto, Weigmann e asso-ciati.

I punti di contraddizione normati-va sono molto evidenti:I) disparità di trattamento fragestori pubblici e privati – per iprimi il termine di decorrenza vie-ne fissato al 1° gennaio 2011, peri secondi per il 1° gennaio 2010,non rispettando così il decreto le-gislativo 502 del 30 dicembre 1992(Riforma sanitaria Bindi) e il DPR14 gennaio 1997 (Atto di indiriz-zo e coordinamento alle Regioni

in materia di requisiti per l’eserci-zio delle attività sanitarie da partedelle strutture pubbliche e priva-te), norme nazionali che prevedo-no la parità di trattamento fra ero-gatore pubblico e privato, al finedi assicurare che il regime di con-correnzialità tra le strutture sia fi-nalizzato alla qualità delle presta-zioni sanitarie.Anche la legge regionale del Pie-monte sul riordino dell’assistenzasocio-sanitaria, la n°1 dell’8 gen-naio 2004, recependo le indicazionidello Stato (Legge 328/2000), ri-conosce il principio di eguaglian-za di trattamento fra erogatori del-le prestazioni socio-sanitarie;II) lesione del diritto di liberascelta dell’utente – creando que-sta disparità di trattamento, vienemeno la possibilità di esercitare ildiritto di scelta da parte del citta-dino, perché la compresenza sulmercato di entità considerate giu-ridicamente non eguali, compro-mette la facoltà di individuare i sog-getti qualificati per erogare la pre-stazione per conto del servizio sa-nitario regionale;III) introduzione di elementi diconcorrenza sleale – il nostro si-stema sanitario riformato nel 1992poggia sul fondamento della libe-ra concorrenza, che può concretiz-zarsi solamente con la considera-zione egualitaria dei soggetti ero-gatori delle prestazioni, e nel casodella DGR 25-12129 è abbastanzaevidente la non pariteticità delle

posizioni contrattuali, che inevita-bilmente comprime la libertà di ini-ziativa imprenditoriale tutelata dal-la nostra Costituzione.

Oltre a queste debolezze giuridi-che, ci sono altri due punti deboliche rendono molto censurabile ilcontenuto della DGR 25-12129:IV) i requisiti tecnici, invece diessere allegati al dispositivo nor-mativo in un documento separato,sono individuati all’interno del te-sto di legge, creando in questo mo-do le basi per interpretazioni ete-rogenee, che in quanto tali ledonoil principio della certezza del di-ritto, e di conseguenza la garanziaper l’utente di ricevere una presta-zione qualificata su tutto il territo-rio regionale.Anaste Piemonte aveva suggeritoai tecnici presenti al Tavolo Re-gione-Territorio per l’applicazio-ne dei Lea socio-sanitari, di osser-vare il lavoro già svolto dalla Li-guria (DGR 529/2007) e dallaLombardia (DGR 8496/2008), lequali avevano seguito la correttastrada dell’elenco separato e parteintegrante della delibera di giunta;V) i percorsi individuali di cura(PIC) individuati nell’allegato Edella DGR 25-12129 per la mobi-lizzazione, nutrizione, cognitivitàe l’inserimento in struttura del-l’anziano, sono una sovrapposi-zione alle linee guida dell’allega-to C della DGR 18-15227 del 30marzo 2005, che regolamentava i

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LA DISPARITÀ DI ACCREDITAMENTO PIEMONTESE

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requisiti per l’accreditamento prov-visorio, requisiti poi ripescati dal-la stessa DGR 25-12129.A questo proposito, è bene ricor-dare che l’80% delle ASL pie-montesi non adempie all’obbligoinformativo per l’inserimento del-l’anziano in RSA, malgrado laDGR 17-15226 del 30 marzo 2005preveda che al momento dell’in-

gresso l’Unità di Valutazione Ge-riatria trasmetta il progetto resi-denziale individuale, che poi do-vrà essere trasformato dall’equipédella RSA nel piano di assistenzaindividuale entro 30 giorni dal-l’ingresso.Durante il convegno nazionale diAnaste tenutosi a Bologna lo scor-so 26 maggio, si è discusso proprio

dell’accreditamento socio-sanita-rio, e nella parte introduttiva dedi-cata ai saluti dei Governatori re-gionali, c’è stata un’approvazionegenerale degli intervenuti al mes-saggio inviato da Roberto Cota se-condo il quale “L’accreditamentodelle strutture socio-sanitarie vaquindi interpretato come uno stru-mento di garanzia delle qualità del-le prestazioni, resa oggettiva e tra-sparente grazie ad indicatori e stan-dard di efficacia, di sicurezza e dirisultato, che sarà la Regione stes-sa a definire e sul cui rispetto ef-fettuerà verifiche periodiche alloscopo di prevenire episodi di ma-lasanità.”Alcune riflessioni sono state fattein questo scritto, e pensiamo chevadano nella direzione descritta dalneo-governatore piemontese: la no-stra associazione, come sua con-suetudine, e nel rispetto delle isti-tuzioni, è disponibile e lieta di po-ter collaborare, con il fine di pro-muovere la cultura d’impresa nelsettore socio-sanitario, che vedecome binomio inscindibile l’orga-nizzazione aziendale orientata alprofitto, e la tutela dell’utente-clien-te, nella doppia veste di fruitore diun servizio pubblico accreditato edi pagatore della prestazione.Considerato che la legge finanzia-ria 2010 ha sospeso l’iter di accre-ditamento socio-sanitario sino al31 dicembre 2010, si può ben spe-rare che la nuova Giunta tenga piùin considerazione i proverbi dei no-stri vecchi, ricordandosi che pre-sto e bene non vanno d’accordo:mancano ancora circa sei mesi perrivedere l’impianto normativo del-la DGR 25-12129.

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LA DISPARITÀ DI ACCREDITAMENTO PIEMONTESE

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L’influenza è una delle ma-lattie più diffuse e note trala popolazione. In un ar-

co di tempo abbastanza ristretto(dicembre-marzo) questa patolo-gia stagionale può arrivare a col-pire ben oltre il 15% della popola-zione in età lavorativa, mentre perla popolazione anziana, verso cuila vaccinazione è gratuita e racco-mandata, il tasso di incidenza èmolto più basso. (Tav.1)Al di là di quelli che sono i nume-ri della malattia, in termini di casiannuali, ricoveri e anche decessi,è importante sottolineare quali sia-no i costi associati all’influenza sta-gionale intesi sia in termini di co-sti diretti che indiretti. Da un’elaborazione condotta dalCergas (Università Bocconi di Mi-lano) nel 2006 su dati Influnet (Mi-nistero della Salute) e Inps, si cal-cola che in Italia l’influenza sia lacausa del 10% di assenteismo dallavoro: una percentuale pari a cir-ca 32 milioni di giornate non lavo-rate per un totale di costi sociali peril sistema economico italiano paria circa 2,86 miliardi di euro. Gran parte di queste spese – il 66%,ossia € 1.897.873.000 - sono a ca-rico dei datori di lavoro. Al dato annuale si accosta ancheuna stima giornaliera: nel nostropaese, infatti, come risulta daun’analisi economica sull’influen-za in Italia realizzata nel 2005, ladurata media dell’assenza dal la-voro è di circa 5 giorni con un co-

sto per ogni singo-lo caso pari a circa330 euro. (Tav. 2)La vaccinazione èuniversalmenteconsiderata la strategia primariaper il controllo dell’influenza nel-la comunità e, com’è noto, è indi-rizzata ai soggetti a rischio di svi-luppare complicanze sia dovute al-l’età (over 65) sia dovute alla pre-senza di patologie croniche, la cuiprevalenza è particolarmente si-gnificativa nella fascia d’età com-presa dai 50 anni a seguire (car-diopatici, diabetici, ipertesi…) do-ve i soggetti sono ancora in età la-vorativa.Gli ambienti di lavoro, proprio acausa del contatto tra le persone,sono i punti a maggior rischio ditrasmissione delle malattie infetti-ve, e quindi anche dell’influenza.

Dati scientifici dimostrano inoltrecome la vaccinazione abbia un’ef-ficacia fino al 90% nei soggettiadulti sani.Analizzando quelli che sono i costia carico del “datore di lavoro” so-pra elencati, emerge l’importanzadi allargare il proprio punto di vistae di comprendere come la fasciad’età lavorativa, considerata il mo-tore dell’economia, sia quella ver-so cui occorra prestare maggiore at-tenzione nella tutela della salute. Mantenersi sani, attraverso la pre-venzione, vuol dire poter conti-nuare ad assicurare un servizio equindi la produttività.Da qui nasce una prima e sostan-

Redazione

Influenza-Incidenza per classi di età

Tav. 1

Mostra convegno delle associazioni cattoliche,enti e operatori di servizio sociale

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Tav. 2

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28/30 ottobre 2010 ��������������� ��� ����������� ��� ������������������������orario 9.00-19.00 ingresso gratuito

Al centro di Roma, tre giornate di incon-tri, confronto e business per l'organiz-zazione professionale della vita comune

MMostra convegno delle associazioni cattoliche,enti e operatori di servizio sociale

www.sevicol.it

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Pro Terza Età50

INFLUENZA-INCIDENZA PER CLASSI DI ETÀ

ziale considerazione, ossia una di-chiarazione d’intenti basata su sem-plici ma evidenti dati economici. Federsalute, che conta 100mila ad-detti stima che, sulla base di un’in-cidenza media dell’influenza parial 12,5%, i costi a carico dell’inte-ro comparto possano ammontare apiù di quattro milioni di euro (dicui circa il 70% sono a carico deldatore di lavoro per effetto del-l’assenza per malattia)). Attraver-so l’implementazione di una gior-nata dedicata alla prevenzionevaccinale contro l’influenza edipotizzando un’adesione media del20%, il risparmio per l’intero com-parto si attesterebbe intorno ai 500mila euro complessivi (costi diret-ti e indiretti) al netto delle spese diacquisto del vaccino e dell’orga-nizzazione dell’evento vaccinale. Conseguentemente al risparmiodell’intero comparto, quest’azionecomporterebbe una riduzione del-le spese anche per l’Inps e il Si-stema Sanitario Nazionale.Inoltre l’effetto di riduzione dellacircolazione virale (conosciuto an-che come herd immunity o immu-nità di branco) avrebbe come con-seguenza l’aumento dell’efficaciacomplessiva rispetto all’efficaciaprotettiva dell’eventuale vaccina-zione del singolo.Ne consegue un ulteriore beneficioa tutti coloro che sono a contattocon il lavoratore (come ad esempioclienti, fornitori, familiari). Ecco quindi che l’atto di preven-

zione vaccinale non si intende piùsolo come una singola iniziativa perla protezione della salute indivi-duale del lavoratore, ma anche co-me un atto di responsabilità socia-le collettiva e d’impresa. (Tav. 3)In particolare, nel contesto dellapiccola e media impresa, le assen-ze per malattia agirebbero in sen-so inversamente proporzionale sulprocesso produttivo rispetto alledimensioni dell’impresa stessa.Sulla base di questi elementi, Fe-dersalute vuole veicolare il mes-saggio legato all’importanza e al-l’opportunità rappresentata dallavaccinazione antinfluenzale ai suoidiversi interlocutori, siano essi isuoi associati sia le Istituzioni, efarsi carico di portare avanti alcu-ne proposte che nella loro diversi-tà di approccio sono unite da undenominatore comune: la respon-sabilità sociale d’impresa.

Rivolgendosi infatti ai propri As-sociati, Federsalute porta in primopiano il suggerimento di realizza-re, all’interno dei vari contesti la-vorativi, una giornata dedicata al-la vaccinazione antinfluenzale perfavorire l’accesso alla vaccinazio-ne ai propri dipendenti e per pre-venire il rischio di contagio sui luo-ghi di lavoro. (Tav. 4)In senso più ampio, allargando ilproprio punto di vista a quelle chesono le strategie di politica sanita-ria, Federsalute si propone di sug-gerire alle Istituzioni l’abbassa-mento dell’età vaccinale antin-fluenzale in gratuità, oggi fissata apartire dai 65 anni, per estenderlaai soggetti in età lavorativa a par-tire dai 50 anni, al fine di richie-dere la partecipazione della sanitàpubblica ad un investimento nellasalute della classe produttiva e nel-la produttività.

Tav. 4

Tav. 3

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Il Presidente del Consiglio SilvioBerlusconi in onore del leader li-bico Muhammar Gheddafi, in vi-sita a Roma per affari, ha offertouna serata speciale con una gran-de cena. Folta è stata la partecipa-zione del parterre economico ita-liano. Tra gli 800 invitati al ricevimento,infatti sono sfilati i big della finanzae dell’industria italiana oltre alleIstituzioni. Era presente anche il presidenteProf. Alberto De Santis in rappre-sentanza di Anaste e Federsalute.Ha incontrato e si è trattenuto conil Presidente Berlusconi sulle pro-blematiche sociosanitarie presen-tando la mission di Anaste e Fe-

dersalute che operano per pro-muovere la sostenibilità e respon-sabilità sociale. Sostenibilità significa salute e qua-lità della vita dei cittadini, solida-rietà con il prossimo e con le futu-re generazioni. Entrambi hanno confermato che ibisogni sociali sono in crescita, lerisorse pubbliche destinate a sod-disfarli sono in diminuzione, sot-tolineando, fatto non proprio irri-levante, quanto sia importante quin-di l’impegno dello Stato e degli En-ti locali, nonché dei Fondi inte-grativi, ma anche la democraticascelta del privato.

Aerre

Comunicato stampa30 agosto 2010

News

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Aerre

Convegno La RiabilitazioneGeriatrica: Modalità diintervento e protocolli

News

Sabato 11 settembre 2010 si è svol-to al Centro Residenziale “VillaVittoria” di Antonimia (RC) un in-teressantissimo Convegno conl’obiettivo di riunire ed informarecon competenze tecniche ed auto-revoli le diverse modalità nellaRiabilitazione geriatria, organiz-zato da Anaste Calabria dal titolo:“La Riabilitazione Geriatrica:Modalità di intervento e proto-colli.” E la quarta delle giornatedi Corso organizzate da Anaste Ca-labria nel tema generale: “Il Per-corso assistenziale nelle struttureAnaste Calabria”.

La presenza del Presidente nazio-nale Prof. Alberto De Santis cheha introdotto, dopo i saluti delleAutorità, le varie Sessioni dei la-vori, ed ha inoltre partecipato, investe di relatore, ha dato lustro egratificazione a coloro che si so-no alternati come Moderatori eRelatori: Maria Gabriella Bartoletti - Re-sponsabile Fisiatra, DomenicoCampisi - Medico, Soccorso Ca-pomolla - Cardiologo, FrancescoCeravolo - Coordinatore Medico, Giuseppe Curinga - Dirigente Fi-siatra, Michele Garo - DirettoreSanitario, Alba Malara - Coordi-natore Scientifico nonché Diretto-re Sanitario, Alfonso Reda - Re-sponsabile UO FKT, FrancescaRenda - Coordinatore Medico,Giovanni Sgrò - Geriatra, FaustoSpadea - Direttore Sanitario.

ll convegno, decisamente imposta-to sui prestigiosi contributi, ha ri-cevuto l’accreditamento ECM dalMinistero della Salute secondo lanormativa. Per Medico Chirurgon.10011302 assegnati 38 crediti,Educatore Professionale n.10011303assegnati 48 crediti, Fisioterapistan. 10011304 assegnati 50 crediti eInfermiere Professionale n.10011305assegnati n. 42 crediti. La parteci-pazione al corso da diritto ad ac-quisire crediti formativi attraversola formula della “Formazione Con-tinua” del Ministero della Sanità(art. 16 bis comma 2 e art. 16 tercomma 1, DL 229/1999).

Queste le sessioni dei lavori che sisono succedute:I Sessione - MODERATORI:G. Curinga, D. CampisiTEMA: L’Anziano Fragile di M. G.BartolettiTEMA: Osteoporosi Severa: Tera-pia di A. RedaII Sessione - MODERATORI:F. Ceravolo, G.F.Renda, F. SpadeaTEMA: La riabilitazione funziona-le di G. SgròTEMA: La riabilitazione neuromo-toria di G. CuringaTEMA: La riabilitazione cognitivadi A. MalaraTEMA: La riabilitazione cardiore-spiratoria di S. Capomolla

A seguire nell’arco della giornatail Role- Playing con gruppi pre-determinati e la discussione dei

progetti elaborati a chiusura dei la-vori.La partecipazione è stata molto so-stenuta e la sala a stento è riuscitaa contenere tutti i presenti moltointeressati e partecipativi alle te-matiche trattate. Verso la chiusura del convegno siè notato un accento propositivo aidipendenti delle strutture preposte,con la condivisione degli obiettiviprincipali, per una corretta cam-pagna di confronto e informazio-ne che essi hanno apprezzato e, nelringraziare i loro datori di lavoroper la professionalità e sensibilitàdimostrata si sono uniti ai presen-ti in un caloroso abbraccio virtua-le agli Ospiti delle strutture Ana-ste Calabria.

AnasteCalabria

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NAPOLI Convegno: AIMA AMIAMOCI -dal to Cure al to Care

Il 21 SETTEMBRE presso l’Ho-tel Terme di Agnano a Napoli, inoccasione della Giornata mondia-le dell’Alzaimer, si è tenuto un con-vegno dal titolo: AIMA AMIA-MOCI: dal to Cure al to Care - Lacentralità della Persona con Al-zheimer e della sua Famiglia al-l'interno di un percorso di uma-nizzazione e continuità assisten-ziale alla quale era presente ancheil Presidente nazionale di AnasteProf. Alberto De Santis. E’ stato invitato alla festa del 10°anniversario di AIMA Napoli On-lus, alla giornata di apertura, incollaborazione con Servizio diUmanizzazione e DipartimentoAssistenza Anziani ASL Napoli 1,per una esaustiva presentazionedell’Anaste nazionale e del suoimpegno nel settore, stimolandotutti i presenti a considerare la per-sona affetta da Alzheimer nellasua totalità e non solo per la suapatologia. Gli alti costi raggiunti da presta-zioni ospedaliere inappropriate, inrelazione alla gestione delle pato-logie cronico-degenerative, devo-no imporre a tutti una riflessionesulla possibilità di sviluppo di nuo-vi modelli assistenziali che posso-no migliorare il rapporto costi-be-nefici. La demenza, infatti, con unaprevalenza di circa il 6% nei sog-

getti di età superiore ai 65 anni,rappresenta una delle patologie cro-nico-degenerative con più rilevan-te impatto sul consumo di risorsesanitarie e socio-assistenziali e conpiù ampio coinvolgimento delle fa-miglie nei compiti di assistenza etutela dei soggetti colpiti. Acco-glienza, assistenza, cura… dall'ADIalla RSA, alle cure palliative. Il tut-to in un'ottica di presa in carico glo-bale per migliorare non solo le con-dizioni della Persona affetta da Al-zheimer ma anche quelle della Fa-miglia, seconda vittima della Ma-lattia, per la quale rappresenta sem-pre più un ulteriore costo da so-stenere anche per le cure. Durante l’evento allietato da un’in-termezzo musicale è stato offertoun buffet augurale ed è stato con-segnato il primo Premio AIMA nel-l'ottica di un sistema di premialitàe di buone prassi.

Prossimi incontri1 Ottobre - Asl Salerno21 Ottobre - ASL Benevento22 Novembre - ASL Caserta21 Dicembre - ASL Avellino

UMBRIAGiornata “speciale” dell’Alzhei-mer presso la struttura “Non tiscordar di me”

Il 25 settembre 2010 a Castel Gior-gio, si è svolta la giornata dell’Al-zheimer, all’incontro sono inter-venuti:Catiuscia Marini - Presidentedella Regione Umbria;Lucilla Parnetti - ResponsabileSanitario della ResidenzaAlzheimer “Non ti scordar di me”,docente presso la clinicaneurologica Università di Perugia;Paolo Calabresi - DirettoreClinica neurologica Università diPerugia;Antonio Perelli - Dirigenteservizio accreditamento evalutazione di qualità - RegioneUmbria;Marco Mattorre - DirettoreDistretto Asl n.3 Orvieto

La presidente della Regione Um-bria Catiuscia Marini ha visitato inoccasione della Giornata dell’Al-zheimer, la residenza “Non ti scor-

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Aerre

AIMA - XVII giornata mondiale dell’Alzheimer

News

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dar di me”, di Castel Giorgio inprovincia di Terni, che dal 2001,su iniziativa di Vera Benella, è unadelle pochissime in Italia autoriz-zate e accreditate dal servizio sa-nitario regionale per il trattamen-to esclusivo di persone affette daAlzheimer. Politica dell’Anaste na-zionale a cui la struttura è associa-ta, è porre al centro di tutte le atti-vità l’ospite e la salvaguardia del-la sua dignità.Sono 48 attualmente gli ospiti del-la struttura, molti umbri, ma anchemolti da fuori regione. Alcuni an-ni fa un’indagine la collocò al ver-tice di una classifica nazionale del-le diverse analoghe strutture pre-senti nel Paese. C’è anche “il giar-dino Alzheimer”, un ambiente gra-devole, ricco di piante, creato perpoter svolgere un programma te-rapeutico di stimolazione senso-riale completo.-“Ho voluto venire a trovarvi per-ché questa è una eccellenza delnostro sistema sanitario e di wel-fare - ha detto la Marini - frutto

della straordinaria passione diVera e del suo spirito imprendi-toriale, ma anche della positivae virtuosa cooperazione che vipuò e vi deve essere tra pubblicoe privato. Qui avete realizzato unastruttura che non rappresenta so-lo un’invidiabile eccellenza, ma èanche una esperienza pilota pertutta l’Italia” - ha proseguito lapresidente Marini, accompagnatadal sindaco Pierluigi Peparello in-contrando i pazienti e i loro fami-liari - “L’Alzheimer è stata defi-nita di recente una “malattia so-ciale” perché oltre ad affliggerechi è ammalato, coinvolge l’inte-ra famiglia spesso lasciata sola ecostretta a sacrifici enormi, an-che economici. Proprio in questastruttura, nel giro di pochi giorni– è detto in una nota – i pazientiabbandonano i trattamenti far-macologici, riescono a cammina-re e perfino ad alimentarsi senzaalcun sussidio esterno. Questo èun esempio di come si può realiz-zare un approccio alla malattia

che non sia “ospedalizzante”. Parlando con i pazienti, ma anchecon il personale della residenza econ la Prof.ssa Lucilla Parnetti, ge-riatra e neurologa, che ha seguitopasso dopo passo la nascita e la cre-scita di questa struttura e che ne èora il responsabile sanitario, la pre-sidente Marini ha sottolineato con-cludendo che “compito di chi hala responsabilita’ del Governo re-gionale, non é solo quello di tene-re i conti della sanità in ordine,bensì garantire la più alta ed effi-ciente qualità dell’offerta sanita-ria, in un quadro di compatibilitàfinanziaria. Dobbiamo essere ingrado tutti di elevare sempre di piùla qualità del sistema, perché ladomanda di salute cresce e cresceanche la platea di quanti chiedo-no più salute, come nel caso deimalati di Alzheimer”.La Prof.ssa Lucilla Parnetti tito-lare della Cattedra di Neurologiadell’Università di Perugia con laquale la struttura di Vera Benellaha un accordo privato con l’Uni-versità di Perugia conferma chequesta collaborazione, unica nelsettore, ha prodotto dei protocol-li interessanti, offrendo servizi al-le persone affette da Alzheimer,per una migliore qualità della vi-ta. Le attività e le occupazioni chevengono svolte sono documenta-te da interessanti raccolte di di-segni e poesie che rivelano un pia-no emozionale ricco di sensibili-tà e partecipazione.

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Aerre

Titolo Tre onde più in làAutore/Curatore Luigi G. GrezzanaPrezzo Euro 15,00Formato cm. 21x15Anno 2010Editore Bonaccorso EditoreCollana Saggi Liberi

È una meditazione sul carattere e sullaspecificità della Geriatria, su quanto ladistingue da altri rami della scienza me-dica.Il geriatra ha imparato a sedersi sul let-to del paziente e si rifiuta di guardarlodall’alto in basso.L’atteggiamento del geriatra è avvici-narsi, porsi a fianco di chi ha bisognodi cura. L’importanza dell’umanità, diuna pietas che è simpatia, comunanzadi sentire, requisito essenziale dell’es-ser medico.La deviazione del delta del Po, nel ‘600,mi ha dato lo spunto per il titolo di que-sto libro. Venezia temeva che il grandefiume avrebbe, con l’apporto di detri-ti, fatto scomparire la laguna. Così de-cise di deviare gran parte del corso del-le acque verso Ferrara e Ravenna. Si sono create nuove terre. Stabilire iconfini sulla terra ferma non fu diffici-le, ma risultò più arduo valutare i limi-ti della terra verso il mare.Venne stabilito che fosse equo valuta-

re il limite del confine “tre onde più inlà”. Definizione che, sia pure opinabi-le e soggettiva, indica bene la filosofiadi un popolo abituato ad una geogra-fia variabile e mutevole.La Geriatria è così. Come in quei luo-ghi di confine, fra mare e terra, anchenel nostro lavoro tutto è precario.Nella cura degli anziani i risultati che siottengono non sono mai consolidati.Di certo, il geriatra cerca, ogni giorno,di spostare “tre onde più in là” la vitadei suoi pazienti.

Titolo Andare pensandoRiflessioni di un geriatra

Autore/Curatore Luigi G. GrezzanaPrezzo Euro 14,46Formato cm. 21x15Anno 2008Editore Positive PressCollana Rapporti interpersonali

È, innanzi tutto, un grande atto d’amo-re per la professione scelta e seguita co-me vocazione totale.È una confessione senza reticenze, ap-passionata e profonda di un amore cheha segnato tutta l’esistenza.È anche un atto d’amore verso le per-sone incontrate che, con la loro variaumanità, hanno accresciuto il mio ba-gaglio umano prima ancora che pro-fessionale. Hanno donato esperienze,occasione di riflessione, gioie e malin-conie.Così è nato questo libro. Ho cercato diraccontare alcune delle storie che i mieipazienti mi hanno donato. Tutte sonoassolutamente vere. Soltanto i nomi equalche dettaglio sono stati cambiatiper evidenti motivi di riservatezza.

Titolo Geriatri, ladri di saggezzaAutore/Curatore Luigi G. GrezzanaPrezzo non in venditaFormato cm. 17x24Anno 2006

È un libro appassionato. Sono state rac-colte in un volume le lezioni più signifi-cative che si sono tenute al Corso Su-periore di Geriatria della Scuola MedicaOspedaliera, da me promosso e diretto,che è giunto ormai alla XX edizione. Sono presenti anche altre riflessioni chesondano, raccontano, analizzano quelmondo, non solo medico, che ruota edè impastato dagli anziani.Mi sembra di essere particolarmentepredisposto per curare gli anziani. Vo-glio loro bene e sono ricambiato. Ognimattina, quando esco dalla stanza de-gli ammalati dopo averli visitati, sem-pre li ringrazio. Loro si stupiscono unpo’, ma io sono sincero. Do loro le miecure e loro mi insegnano.In fondo, nel nostro lavoro, spesse vol-te vaghiamo nel mare della complessi-tà e sono gli anziani la nostra bussola.Gli anziani sono sapienti perché hannovissuto a lungo.I temi affrontati nel libro spaziano dal-la letteratura all’etica, dalle Unità Ope-rative per acuti alle cure domiciliari, dal-l’eutanasia d’abbandono alla speri-mentazione clinica.L’interesse del testo si poggia nella ri-cerca di una sintesi fra medicina del-l’evidenza e medicina narrativa. Fare il geriatra è un lavoro difficile chesi impara ogni giorno. I vecchi si cono-scono visitandoli e non (solo) leggen-doli sui libri.

Si comunica agli affezionati Lettori chequesto volume sarà inviato in omaggioa coloro che con lo scontrino dimostre-ranno in Redazione Pro Terza Età di averacquistato gli altri due volumi dell’au-tore in libreria.

Libri

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mac
Nota
di aver acquistato in libreria, gli altri due volumi dell'Autore.
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Pro Terza Età56

Il Colophon di ProTerza Età

Periodico dell’AnasteAssociazione Nazionale Strutture Terza Età

Direttore responsabile:Carlo Hanau

Direttore editoriale:Alberto De Santis

Capo redattore:Anna Raccuja

Comitato scientifico:Mauro Barni,

Guglielmo Bruno, Pier Ugo Carbonin,Giorgio Dellacasa, Aureliana Florea,Carlo Hanau, Fabio Roversi Monaco,

Carlo Vergani

Editore:ANASTE

Via dei Gracchi, 137 - 00192 RomaTel. 06/45435266 • Fax 06/45435291

Impaginazione e stampa:Grafica Di Marcotullio sas - Roma

Amministrazione e redazione:Via dei Gracchi, 137 - 00192 Roma

Tel. 06/45435266 • Fax 06/45435291E-mail: [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Roma N.° 275/95 del 31-5-1995

Poste Italiane S.p.ASpedizione in abbonamento postale - 70% DCB

Abbonamento annuo: € 26,00versamento su c/c postale n. 32671000

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Concessionaria per la pubblicità:TREE S.r.l Medi@Service

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Questo periodico è associatoall’Unione Stampa Periodica Italiana

Copie stampate n° 3000

ISSN 1123-8291

Gli autori di questo numeroAlberto De SantisPresidente Nazionale Anaste

Paolo MonetiVicepresidente AnastePresidente Anaste Toscana

Simonpaolo BuongiardinoPresidente Fondo Est

Gianni GruppioniVicepresidente Federsalute

Carlo HanauDocente Programmazione OrganizzazioneServizi Sociali Sanitari Università Modenae Reggio Emilia

Marco TrabucchiPresidente Associazione ItalianaPsicologia e Geriatria Direttore Scientifico Gruppo RicercaGeriatrica - Brescia

Enrico BrizioliAmministratore Delegato Istituto di Riabilitazione Santo StefanoPorto Potenza Picena

Luigi Giuseppe Grezzana Primario Geriatra - Università Verona

Sebastiano Capurso Presidente Anaste Lazio

Michele AssandriPresidente Anaste Piemonte

In copertina:fotopittura di Anna Raccujatecnica mista su tela 70x100

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