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PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI XXXX
CONSULENZA TECNICA DI PARTE
PROCEDIMENTO N° XXX/XX
XXXX/XXXX
La presente relazione tecnica si riferisce al sinistro stradale avvenuto in
data xx/xx/xxxx alle ore xx:xx circa lungo la Xxxx all’altezza del chilometro km
xxxx tenimento del comune di Xxxx, in cui collidevano l’autoarticolato, motrice
Xxxx tg. XXXX e semirimorchio Xxxx tg. XXXX, condotto da Xxxx Xxxx ed il
veicolo Xxxx Xxxx tg. XXXX condotto dalla deceduta Xxxx Xxxx.
Tale elaborato peritale è stato redatto dai sottoscritti Ingg. Vincenzo De Bellis e
Marco Muliere entrambi regolarmente iscritti all’Ordine degli Ingegneri di Napoli,
rispettivamente ai numeri 17350 e 18688, nominati quali consulenti tecnici di parte
per incarico dell’avv. xxxxx, procuratore dell’indagato Xxxx Xxxx, conferito in
data xx/xx/xxxx.
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Ai sottoscritti è stato assegnato l’incarico di effettuare, sulla base degli elementi
presenti agli atti e di quelli raccolti nel corso delle operazioni peritali condotte, la
ricostruzione del sinistro nel corso del quale decedeva Xxxx Xxxx.
Al fine di assolvere tale mandato, i sottoscritti compivano i seguenti accertamenti:
In data xx/xx/xxxx esaminavano tutta la documentazione fornita con particolare
attenzione ai rilevi effettuati dall’A.G. intervenuta sul posto.
Il giorno xx/xx/xxxx si recavano presso il deposito giudiziario Xxxx con sede a
Xxxx, in via, dove visionavano la motrice Xxxx ed il semirimorchio Xxxx ; degli
stessi venivano effettuati rilievi fotografici e metrici.
Lo stesso giorno ispezionavano il luogo del sinistro, xxxxx, all’altezza del
chilometro xxxx; venivano effettuati rilievi fotografici e planimetrici.
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Il Fatto.
Il fatto si è verificato in data xx/xx/xxxx alle ore xx:xx circa lungo la xxxx
all’altezza del chilometro xxxx nel territorio del comune di Xxxx. Lo stesso ha
visto l’autoarticolato composto dalla motrice Xxxx xxxx e dal semirimorchio
Xxxx, condotto da Xxxx Xxxx, mentre percorreva detta strada in direzione Xxxx-
Xxxx, collidere il veicolo Xxxx Xxxx condotto da Xxxx Xxxx che procedeva nel
verso di marcia opposto. In particolare, l’urto avveniva tra la sponda sinistra del
semirimorchio, che negli istanti immediatamente antecedenti l’impatto si apriva, e
la regione anteriore sinistra del veicolo. Il conducente dell’autoarticolato, resosi
conto dell’impatto, eseguiva una manovra di frenata e dirigeva il mezzo condotto
verso il margine esterno della carreggiata onde sgomberare la stessa. Il veicolo
Xxxx proseguiva la propria corsa, ormai privo di controllo, prima di arrestarsi
all’interno della corsia occupata nelle fasi antecedenti il sinistro.
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L’Ambiente.
Il tratto stradale (xxxxx) in cui si è verificato il sinistro si trova nel territorio del
comune di Xxxx, è costituito da un’unica carreggiata la cui porzione riservata al
transito veicolare (la parte racchiusa tra le linee esterne continue) è larga
mediamente 7,3 metri suddivisa in due corsie di marcia separate da linea continua.
Trattasi di strada extraurbana secondaria. E’ presente su ambo i margini della
strada banchina erbosa delimitata esternamente da guard-rail; assumendo come
riferimento la direttrice di marcia xxxxx – Xxxx (cui si farà nel seguito
implicitamente riferimento, salvo diversa indicazione), all’altezza della progressiva
chilometrica in corrispondenza della quale avveniva la collisione tra i mezzi è
presente una piazzola di sosta.
Il manto stradale è realizzato in asfalto bitumato in buone condizioni di usura e non
presenta evidenti discontinuità o irregolarità tali da essere da intralcio per il
transito veicolare.
Il tratto in corrispondenza del quale è avvenuto il fatto è rettilineo e pianeggiante.
Rispetto al punto in cui si verificava il sinistro, nella direttrice di marcia Xxxx –
Xxxx, è presente segnaletica verticale di “Alberi in banchina” e “Strada con diritto
di precedenza”, mentre nella direzione opposta “Fermata autobus in corsia”,
“Incrocio senza diritto di precedenza a sinistra” e “Fermata autobus”.
Attualmente il limite di velocità nel tratto di strada teatro del sinistro è 60 km/h,
limite indicato tramite idonea segnaletica verticale. All’epoca dei fatti, in assenza
della citata segnaletica, era da intendersi di 90 km/h per veicoli ai sensi dell’art.
142 comma 1 e di 70 km/h per autoarticolati ai sensi dell’art. 142 comma 3.
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Illustrazione 1: xxxx – direttrice di marcia Xxxx – Xxxx
(Planimetria - allegato A)
(Documentazione fotografica del luogo del sinistro - allegato B)
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Caratteristiche tecniche e danni riguardanti
il veicolo Xxxx Xxxx tg. XXXX.
Produttore Xxxx
Modello Xxxx
Motore 1598 cm3 - Gasolio
Anno 1a immatricolazione 11/2011
Intestatario al P.R.A. xxxxx
Colore Grigio metallizzato
Stato d’uso antesinistro Buono
Il veicolo Xxxx Xxxx al momento del conferimento dell’incarico non era più sotto
sequestro giudiziario. Pertanto, le seguenti considerazioni saranno effettuate
esclusivamente sulla scorta della documentazione fotografica prodotta dalla P.G.
intervenuta nell’immediatezza del fatto e da quella allegata alla relazione tecnica
del consulente del PM.
Il veicolo presenta ingenti danni all’intera regione sinistra derivanti dall’impatto
con la sponda del semirimorchio Xxxx. In particolare, risultano tranciati i tre
montanti di detto lato e completamente rimossi i cristalli. Anche il parabrezza
anteriore mostra una discontinuità che parte dal mezzeria del montante anteriore
sinistro per terminare all’altezza del cofano motore. Quest’ultimo presenta una
deformazione da urto diretto in corrispondenza della proprio bordo superiore a
circa 35 cm dalla fiancata sinistra. Il tetto del veicolo evidenzia deformazioni di
consenso dovute all’azione dei montanti coinvolti direttamente nell’impatto.
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Caratteristiche tecniche e danni riguardanti
motrice Xxxx ed il semirimorchio Xxxx
MOTRICE
Produttore Xxxx
Modello RA436C
Motore 14190cm3 - Gasolio
Anno 1a immatricolazione 1993
Intestatario al P.R.A. xxxxxxxx
Colore Bianco
Stato d’uso antesinistro Buono
SEMIRIMORCHIO
Produttore Xxxx
Modello 503 2 126
Anno 1a immatricolazione 1995
Intestatario al P.R.A. xxxxxx
Colore Blu
Stato d’uso antesinistro Sufficiente
Descrizione dei danni
La motrice dell’autoarticolato si presenta in buone condizioni. Non si sono
riscontrati danni imputabili al sinistro oggetto della presente consulenza tecnica. Il
semirimorchio denota nel complesso un sufficiente stato di manutenzione.
Quest’ultimo ha riportato una pronunciata deformazione plastica in corrispondenza
del terzo superiore del lato anteriore della sponda sinistra attribuibile all’impatto
con il veicolo Xxxx (ill. 2).
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Illustrazione 2: Particolare ammaccatura sponda sinistra semiarticolato
Ulteriori danni rilevati, non direttamente riconducibili alla collisione con il mezzo
antagonista, ma certamente influenti sullo svolgimento del sinistro, riguardano i
dispositivi di blocco meccanico delle sponde laterali.
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Il semirimorchio è dotato di tali dispositivi di blocco nel numero di quattro:
ciascuna delle due sponde presenta nella parte anteriore e posteriore uno di essi. I
dispositivi di blocco sono costituiti da una leva incernierata sul lato corto del
semirimorchio, la cui estremità superiore, a forma di uncino, incapsula le estremità
superiori laterali delle sponde.
L’attivazione di tale dispositivo è di tipo manuale e la rotazione della leva dalla
posizione di chiusura è impedita da un piolo normalmente “attivo”. All’atto
dell’ispezione del semirimorchio si è constatato che i dispositivi di blocco della
sponda sinistra non risultavano più idonei alla loro funzione.
Infatti, in corrispondenza del lato anteriore, il piolo antirotazione della leva non era
più solidale alla parete fissa del semirimorchio, bensì veniva ritrovato sulla pedana
sottostante la sede naturale dello stesso piolo; in merito al dispositivo ubicato nella
parte posteriore, l’estremità ad uncino della leva risultava marcatamente deformata
al punto che la stessa era in grado di “scavalcare” il corrispondente piolo
antirotazione.
I danni appena descritti sono attribuibili all’improvviso cedimento del piolo
antirotazione del dispositivo anteriore la qual cosa ha comportato il sovraccarico
del dispositivo di blocco posteriore e la conseguente deformazione plastica della
leva di cui sopra (ill. 3a).
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(a)
(b)
Illustrazione 3: (a)Particolare dispositivo blocco meccanico posteriore sinistro; (b) dispositivo
blocco meccanico anteriore sinistro
Al momento del sopralluogo non erano visibili tracce di olio né sul semirimorchio
né nelle zone ad esso adiacenti.
Descrizione del sistema di azionamento delle sponde
Al fine di risalire alle cause che hanno comportato l’improvvisa apertura della
sponda sinistra, di seguito si riporta uno schema semplificativo del sistema
oleodinamico deputato all’azionamento delle sponde e del ribaltabile.
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Illustrazione 4: Schema semplificato circuito oleodinamico
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Il circuito oleodinamico è costituito dai seguenti componenti:
- Circuito azionamento sponde laterali: ogni sponda presenta tre pistoni
idraulici che ne guidano l’apertura e la chiusura
Illustrazione 5: Particolare pistone di attuazione sponda
- Circuito azionamento ribalta: lungo l’asse longitudinale del semirimorchio
sono disposti quattro pistoni di grosso diametro che attuano l’innalzamento
della cassa del semirimorchio determinandone il ribaltamento su un lato.
Illustrazione 6: Particolare pistoni azionamento ribalta
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- Valvola deviatrice: la valvola determina la “deviazione” dell’olio in
pressione da un ramo del circuito all’altro. Il sistema analizzato presenta tre
valvole deviatrici; la prima determina l’attivazione del circuito centrale per
la ribalta; le altre due consentono l’invio di olio in pressione al circuito delle
due sponde laterali.
Illustrazione 7: Valvola deviatrice per azionamento sponde
- Valvola di sicurezza: due valvole di sicurezza posizionate in serie alle
valvole deviatrici dei circuiti delle due sponde laterali, intervengono in caso
di sovrappressione nel circuito di mandata, mettendolo in comunicazione
direttamente con il serbatoio.
Illustrazione 8: Valvola di sicurezza
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- Serbatoio: il serbatoio dell’olio è unico e raccoglie una quantità di fluido
sufficiente al completo riempimento di entrambi i circuiti precedentemente
descritti
Illustrazione 9: Serbatoio olio
- Presa di forza: è il dispositivo della motrice che mette in pressione l’olio
prelevato dal serbatoio e diretto ai circuiti di azionamento delle parti mobili
del semirimorchio
Per consentire l’azionamento del circuito oleodinamico è necessario che il
conducente dell’ autoarticolato compia le seguenti operazioni:
- Azionamento della Presa di forza. Con questa operazione l’olio è
prelevato dall’apposito serbatoio e messo in pressione.
L’attivazione involontaria di tale dispositivo non è possibile, infatti, come
riportato sulla documentazione fornita dal costruttore della motrice (Allegato
E), il funzionamento della presa di forza è subordinato a dei “requisiti di
sicurezza permanenti” secondo i quali, al fine di “attivare la funzione è
necessario che una delle due combinazioni di requisiti, illustrate di seguito,
sia soddisfatta:
• Motore in funzione, regime motore superiore a 10 giri/min
• Veicolo fermo, velocità albero di trasmissione inferiore a 10 giri/min
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• Pressione aria superiore a 5 bar
• Frizione premuta per almeno 2,5 secondi (non vale per i veicoli con
Opticruise completamente automatico)
oppure
• Motore spento, regime motore pari a 0 giri/min
• Veicolo fermo, velocità albero di trasmissione inferiore a 10 giri/min
• Pressione aria superiore a 5 bar”
Tali condizioni non sono di certo compatibili con le condizioni di
funzionamento del veicolo al momento del sinistro.
- Posizionamento della valvola deviatrice: con questa manovra, di tipo
manuale e non attuabile dalla cabina, l’operatore seleziona il circuito da
movimentare: posizione centrale per la ribalta, laterale per le sponde.
- Attuazione del circuito selezionato: l’operatore, mediante comando di
azionamento di valvola deviatrice, determina l’operazione voluta
(apertura/chiusura/ribalta).
Prima di effettuare le operazioni di apertura /chiusura di una sponda, l’operatore
deve necessariamente sbloccare i dispositivi di sicurezza meccanici.
Descrizione delle prove di azionamento del semirimorchio
Con l’autorizzazione dei funzionari delle forze dell’ordine presenti e con l’ausilio
del personale del deposito giudiziario è stata messa in moto la motrice
dell’autoarticolato; in questo modo è stato possibile verificare il funzionamento del
sistema oleodinamico ed effettuare prove di apertura delle sponde e di
ribaltamento.
Dopo aver effettuato tutte le operazioni necessarie all’attuazione dei circuiti, sono
state effettuate le seguenti prove di cui si riporta in allegato documentazione video
(All. E):
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- Prova di azionamento della sponda destra: L’esito della prova è stato
positivo. Allo sblocco dei dispositivi di sicurezza meccanici, la sponda si è
aperta di scatto per un angolazione inferiore ai 5° per effetto del peso
proprio. Azionando il circuito oleodinamico è stato possibile aprire
completamente e successivamente richiudere la sponda. Per reinserire il
dispositivo di sicurezza meccanico, l’operatore ha dovuto ruotare di scatto la
leva in concomitanza con il raggiungimento del punto di battuta sponda-
semirimorchio. In alternativa la sponda sarebbe rimasta aperta di alcuni
gradi. Tale situazione è dovuta al fatto che il baricentro della sponda, quando
questa è in posizione di chiusura, cade in corrispondenza delle sue cerniere.
In questa configurazione, anche un minimo spostamento del baricentro
porterebbe all’apertura della sponda per il solo effetto della forza peso
(ovviamente ciò non accade perché la sponda è sostenuta dai pistoni). Da
questa prova è stato possibile dedurre, in primo luogo, che nel serbatoio ci
fosse una quantità d’olio sufficiente all’azionamento dei pistoni per la
movimentazione della sponda; inoltre è stato possibile constatare che, per
motivi dipendenti esclusivamente da scelte progettuali dei produttori del
semirimorchio, sia il dispositivo di sicurezza meccanico che i pistoni di
attuazione della sponda sono sempre in tensione anche quando la sponda è
chiusa. In questo modo gli organi in gioco sono soggetti ad una maggiore
usura la qual cosa aumenta le possibilità di malfunzionamento o rottura degli
organi stessi. L’inopportuna scelta progettuale è confermata di fatti anche
dal costruttore stesso, che nei semirimorchi di nuova produzione prevede
una diversa disposizione relativa di cerniere e sponda. Infatti, per i
semirimorchi di più recente produzione, in posizione di chiusura, il
baricentro della sponda cade all’interno della cassa del semirimorchio di
modo che la forza peso operi per mantenere la sponda stessa in posizione di
chiusura (foto).
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- Prova di ribalta: L’esito della prova è stato positivo; con gli opportuni
azionamenti, è stato possibile ribaltare e riposizionare senza alcun
inconveniente l’intera cassa sia sul fianco destro che su quello sinistro. Tale
prova è sicuramente la più gravosa in termini di forze di attuazione. Infatti,
per il meccanismo di ribalta vengono azionati quattro pistoni di diametro
notevolmente maggiore rispetto ai pistoni di attuazione delle sponde laterali.
Anche questa prova ha testimoniato come nel serbatoio fosse presente una
quantità d’olio più che sufficiente all’attuazione della sponda.
Ribaltando il cassone del semirimorchio, è stato possibile ispezionare senza
alcun impedimento visivo l’intero circuito oleodinamico che non presentava
anomalie o evidenti perdite di fluido.
- Prova di azionamento della sponda sinistra: La prova non ha avuto esito
positivo: alla disattivazione del dispositivo di sicurezza meccanico la sponda
si è aperta con una rotazione di circa 30°; dopo l’apertura completa,
avvenuta su comando, non è stato possibile riportare la sponda in posizione
di chiusura se non con l’ausilio di un muletto.
Considerazioni desunte dalle prove di azionamento del semirimorchio
Alla luce delle osservazioni precedentemente riportate, è da escludere la
mancanza d’olio all’interno del circuito. Infatti in mancanza dell’idonea
quantità d’olio, non sarebbe stato possibile il regolare svolgimento della
prova di azionamento della ribalta.
Durante le manovre sopra descritte è stata rilevata una modesta perdita
d’olio in corrispondenza della valvola deviatrice della sponda sinistra; in
particolare, la fuoriuscita d’olio (peraltro, individuata anche dal consulente
tecnico del PM) è ubicata nel ramo di bassa pressione del circuito che
collega detta valvola ed il serbatoio dell’olio. Viceversa, il circuito di alta
pressione demandato all’azionamento dei pistoni della sponda sinistra non
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evidenzia discontinuità. Detta perdita non può pertanto essere in alcun modo
ricondotta all’improvvisa apertura della sponda.
In conseguenza di un guasto al circuito idraulico (presumibilmente dovuto al
trafilamento d’olio nell’accoppiamento pistone/cilindro), il peso di detta
sponda è gravato esclusivamente sui blocchi meccanici.
Asperità della strada e sconnessioni dell’asfalto incontrate durante il
percorso seguito dall’autocarro, hanno presumibilmente forzato il perno
antirotazione del blocco meccanico anteriore fino a portarlo a rottura.
Successivamente al cedimento del suddetto perno, l’intero peso della sponda
sinistra si è riversato sul blocco posteriore il cui sovraccarico ha quindi
comportato una deformazione della leva che, in virtù di una mutata
geometria, ha scavalcato il rispettivo perno antirotazione. In mancanza di
vincoli, la sponda si è aperta liberamente.
Sulla base della successione di eventi appena prospettata ed alla luce dei
cedimenti e deformazioni riportati dai blocchi meccanici della sponda
sinistra, è certamente da ritenersi che detti blocchi fossero stati disposti in
posizione di chiusura da parte del conducente al momento del fatto.
(Documentazione fotografica autoarticolato – Allegato C)
(Copia Carta di circolazione motrice e semirimorchio – Allegato D)
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Ricostruzione cinematica.
Per la ricostruzione del sinistro sono stati tenuti in particolare evidenza i rilievi
effettuati in loco dalle autorità intervenute nonché quanto visionato personalmente
sui veicoli coinvolti e sul teatro dell’evento. Stanti tutti gli elementi sopra descritti
il fatto può essere riepilogato come segue:
il giorno xx/xx/xxxx alle ore xx:xxx circa lungo la xxxxx all’altezza del chilometro
xxxx nel territorio del comune di Xxxx, l’autoarticolato (motrice Xxxx e
semirimorchio Xxxx), condotto da Xxxx Xxxx in direzione Xxxx vedeva
l’improvvisa apertura della sponda sinistra del semirimorchio. Pressoché
contemporaneamente sopraggiungeva dal senso di marcia opposto il veicolo Xxxx
Xxxx condotto da Xxxx Xxxx. La sponda apertasi di circa 115° rispetto alla
posizione originaria di chiusura sporgeva dalla sagoma del semirimorchio di circa
109,2 cm (Ls). Infatti, essendo la sponda alta 120,5 cm (Hs), si ha:
( ) ( )
Se si usa come riferimento l’inizio della traccia di frenata depositate da una delle
ruote del fianco sinistro del autoarticolato, la cui posizione è stata rilevata dalla
P.G. intervenuta, è possibile avere un’indicazione circa la posizione planimetrica
dei mezzi coinvolti nel sinistro al momento dell’impatto. Infatti, sulla base dei
seguenti dati:
1. Distanza traccia frenata ruota sinistra
da margine destro della carreggiata = 265 cm
2. Sporgenza sponda sinistra semirimorchio = 109,2 cm
3. Distanza punto primo impatto su Xxxx da fianco sinistro 35 cm
4. Larghezza Xxxx 164 cm
5. Larghezza corsia Xxxx – Xxxx (autoarticolato) 357 cm
6. Larghezza corsia Xxxx – Xxxx (Xxxx) 373 cm
è possibile desumere che:
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1. l’autoarticolato viaggiava ampiamente entro la propria corsia di marcia
mantenendo strettamente la destra e con un margine di circa 90 cm rispetto alla
linea di mezzeria.
2. il veicolo Xxxx al momento dell’impatto viaggiava con le ruote di sinistra a
cavallo della linea di mezzeria, quindi, senza mantenere strettamente la destra
ed, anzi, si muoveva a circa 1,95 m dal margine esterno della carreggiata (fig.
9).
Illustrazione 10: Ricostruzione posizioni relative
A seguito dell’impatto, nell’ipotesi che viaggiasse ad una velocità di 80 km/h,
come da lettura del cronotachigrafo, ed assunto che il tempo di reazione
psicotecnico valesse 1,5 s (valore medio per conducente in normali condizioni
psicofisiche), l’autoarticolato percorreva circa 33 metri. Al termine di detto
intervallo iniziava la manovra di frenata a seguito della quale le ruote di destra
depositavano sul piano viario una traccia di frenata di lunghezza complessiva di
71,2 metri, mentre quelle di sinistra rilasciavano una traccia discontinua il cui
inizio, come già accennato, distava dal margine destro della carreggiata 2,65 metri.
L’autoarticolato arrestava la propria corsa con le ruote di destra collocate
all’esterno della carreggiata in corrispondenza della banchina erbosa ivi presente.
Semirimorchio
Sponda
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Sulla base delle considerazioni appena fatte, il punto planimetrico d’urto va
collocato circa 33 metri a ritroso rispetto all’inizio della traccia di frenata
dell’autoarticolato, posizione, peraltro, demarcata da alcuni frammenti distaccatisi
dalla Xxxx Xxxx (poggiatesta anteriore sinistro, lembo di pelle, etc.). Essendo la
distanza tra l’inizio di detta traccia e la posizione di quiete rilevata dalla P.G. della
Xxxx Xxxx di circa 64 metri, è immediato dedurre che detto veicolo, una volta
emerso dall’impatto, percorreva circa 31 metri ormai privo di controllo prima di
arrestare il proprio moto.
Circa la velocità dell’autoarticolato, non si riscontrano elementi incongruenti con il
dato rilevato dal cronotachigrafo che ha registrato una velocità di 80 km/h al
momento del fatto.
Al fine di fornire una stima della velocità della Xxxx Xxxx al momento
dell’impatto sarebbe necessario quantificare l’energia assorbita nel cedimento e
nella deformazione dei componenti il veicoli interessati direttamente o
indirettamente dall’impatto. L’unico dato oggettivo a disposizione è la distanza
precorsa dopo l’urto quantificata precedentemente in circa 31 metri (LS).
Nell’ipotesi che il coefficiente di attrito volvente delle ruote, f, in tale fase valesse
0,15 (assenza di azione frenante), la velocità con cui il veicolo emergeva dall’urto
valeva:
√ √
L’energia cinetica associata a tale velocità andrebbe poi sommata a quella dissipata
nell’impatto (Eimp) per risalire a quella pre-urto (vS) secondo la:
√
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Tale ultimo passaggio sarebbe caratterizzato da notevole incertezza in quanto,
come già accennato, l’energia dissipata nell’impatto è di problematica
quantificazione. E’ altresì il caso di evidenziare come le velocità tenute dai mezzi
incidenti, fossero esse rientranti nei rispettivi limiti o meno, abbiano avuto un
impatto marginale sulla dinamica del sinistro. In altre parole, se pure si fossero
rispettati i limiti di velocità, vista la diversa mole dei mezzi coinvolti e tenuto
conto che gli stessi viaggiavano in direzioni contrarie, le conseguenze per la
deceduta Xxxx Xxxx sarebbero state del tutto analoghe. Ben più importante era la
posizione relativa dei mezzi e la loro collocazione nell’ambito della carreggiata;
infatti, qualora la Xxxx avesse mantenuto strettamente la destra, per quanto la
sponda dell’autoarticolato avesse invaso di alcuni centimetri la corsia di marcia
opposta, ci sarebbe stato un margine di sicurezza tra il veicolo e la sponda stessa
sicuramente superiore ad 1 metro (fig. 10), margine ampiamente sufficiente ad
evitare la collisione.
Illustrazione 11:Ricostruzione simulativa possibili posizioni relative
Semirimorchio
Sponda
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Conclusioni.
Le cause del sinistro sono principalmente attribuibili ad un malfunzionamento del
circuito oleodinamico di attuazione della sponda sinistra del semirimorchio ed alla
condotta di guida della conducente della Xxxx Xxxx.
In merito guasto al semirimorchio, è opportuno evidenziare come il Xxxx,
conducente dell’autoarticolato, non poteva avvedersi del malfunzionamento del
circuito di movimentazione della sponda sinistra se non azionandone il dispositivo
di apertura; tuttavia, tale operazione, non veniva effettuata abitualmente da parte
del conducente poiché lo scarico ed il carico venivano realizzati dal fianco destro
del semirimorchio. Viceversa, nel corso dell’ultima revisione superata con esito
positivo datata xx/x/xxxx, il dispositivo di apertura della citata sponda sinistra era
regolarmente funzionante.
Il Xxxx, viceversa, certamente verificava che i dispositivi meccanici di ritenuta
della sponde fossero in posizione di chiusura all’inizio del viaggio conclusosi con
il tragico evento. Diversamente, in mancanza della dovuta pressione nel circuito
oleodinamico, la sponda sinistra si sarebbe aperta nell’affrontare la prima curva o
nel sopravanzare il primo dosso subito dopo la partenza; si ricorda invece che
l’autoarticolato al momento del sinistro aveva percorso circa xx km dopo la
partenza da xxxx.
Si evidenzia come entrambi i mezzi antagonisti fossero stati regolarmente
sottoposti a revisione periodica.
Viceversa, xxxx Xxxx, conducente del veicolo Xxxx Xxxx, non manteneva
strettamente la destra ed anzi il rispettivo mezzo viaggiava in prossimità della linea
di mezzeria della strada (violazione art. 143 comma 1). Diversamente, l’impatto
con la sponda del semirimorchio non si sarebbe verificato in virtù di una luce tra i
due mezzi certamente superiore ad un metro.
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I sottoscritti hanno determinato quanto sopra in base a considerazioni obiettive
secondo scienza e coscienza con diligenza ed esattezza, al solo fine di mettere in
luce la verità, restando sempre a disposizione delle parti per eventuali chiarimenti.
Napoli, 16/03/2013 I consulenti tecnici