Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr1 Da Thomson ad Heisenberg
Levoluzione dellatomo
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr2 Dallantichit allOttocento
Fino a quasi tutto lOttocento gli atomi vennero considerati,
secondo il modello atomico di Dalton, come porzioni di materia
indivisibili.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr3 Il modello, di diretta
derivazione da quello del filosofo greco Democrito, era in grado di
spiegare le leggi ponderali che erano state scoperte nel XVIII e
XIX secolo.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr4 Lelettricit Lo studio dei
fenomeni elettrici costrinse per a riconsiderare la struttura degli
atomi. Era gi noto ai Greci che lambra strofinata con un panno di
lana era in grado di attrarre peli e steli di paglia. Anche altre
sostanze come il vetro presentavano lo stesso comportamento
dellambra (in greco electron) e tali fenomeni vennero chiamati
elettrici.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr5 Questi comportamenti vennero
considerati una semplice curiosit per molti secoli. Solo a partire
dal XVII secolo vennero studiati e spiegati ammettendo la
produzione, durante lo strofinio, di cariche elettriche. Poich
ambra e vetro elettrizzati attraevano sostanze diverse si attribu
valore positivo alla carica dellambra e negativo a quella del
vetro.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr6 Lo studio dellinterazione tra
gli oggetti carichi consent di concludere che: cariche elettriche
di segno opposto di attraggono cariche elettriche dello stesso
segno si respingono le cariche elettriche possono passare da un
corpo allaltro un corpo che possiede un ugual numero di cariche di
segno opposto neutro la forza che agisce tra due cariche elettriche
direttamente proporzionale al prodotto dei loro valori (Q 1 e Q 2 )
e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza (d 2 )
(Legge di Coulomb)
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr7 Nel 1799 A.Volta fu in grado,
con la pila, di produrre elettricit attraverso reazioni chimiche.
Successivamente si riusc a far avvenire reazioni chimiche con
lelettricit, come nellelettrolisi dellacqua, in cui essa viene
decomposta in idrogeno ed ossigeno.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr8 Lelettrizzazione per
strofinio, la pila e lelettrolisi dimostravano che lelettricit, in
tutti i suoi aspetti, era un fenomeno cos diffuso da far pensare
che essa dovesse trovare una spiegazione nella natura della
materia. I fenomeni elettrici osservati nei corpi richiedevano cio
che gli atomi stessi avessero una natura elettrica. Latomo come era
stato ipotizzato da Dalton, visto che non presentava cariche, non
poteva perci interpretare i fenomeni elettrici. Alla ricerca della
natura dellelettricit, se ne studi il passaggio in solidi, liquidi
e gas.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr9 Bagliori nel vuoto Il filone
che si rivel pi ricco di risultati venne individuato da Geissler
nel 1854 con lo studio del passaggio della corrente elettrica nei
gas. Veniva usato un tubo di vetro con due elettrodi saldati
internamente alle due estremit. Dal tubo poteva essere tolta aria
fino alla pressione desiderata con una pompa aspirante. I due
elettrodi venivano collegati con un generatore di differenza di
potenziale e i diversi fenomeni osservati nel tubo dipendevano
dalla pressione del gas presente e dalla differenza di potenziale
applicata.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr10 A W. Crookes si devono
alcune variazioni strutturali significative al tubo di Geissler
tanto che esso passer alla storia con il suo nome. I risultati pi
sorprendenti si ebbero con una ddp di circa 20.000 V e a una
pressione residua inferiore a 0,5 mm Hg. Non si avevano i fenomeni
gi citati ma, dalla parte opposta del catodo (l'elettrodo negativo)
il vetro emanava una fluorescenza verdastra. Si osserv che la
posizione della fluorescenza era indipendente dalla localizzazione
dell'anodo.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr11 Sembrava che dal catodo
uscisse qualcosa che viaggiava in linea retta attraverso il tubo,
ma veniva deviato se sottoposto ad un campo magnetico o ad un campo
elettrico. Il senso delle deviazioni era tale che questo "qualcosa"
(che Goldstein nel 1886 chiam raggi catodici) doveva avere una
carica elettrica negativa.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr12 Nello stesso periodo Hittorf
trovava che essi non potevano passare attraverso la materia.
Infatti una lamina metallica sagomata a croce di Malta ne bloccava
il flusso proiettando la caratteristica ombra sul fondo del tubo.
Gli anni '80 furono importanti per definire altre caratteristiche
dei raggi catodici. Crookes dimostr che i raggi catodici erano
sicuramente costituiti da particelle poich facevano girare un
mulinello posto sul loro percorso, cos come una manciata di sassi
che colpisce un oggetto lo fa muovere.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr13 Per questi motivi si
concluse che : i raggi catodici erano fatti di particelle dotate di
carica negativa cui venne dato nome elettroni nel 1897 da Thomson
(da un termine coniato nel 1894 da Stoney). Sulla natura
corpuscolare degli elettroni sussistevano per dubbi. Lenard ed
Hertz, nel 1891, rilevarono come i raggi catodici erano in grado di
passare attraverso lamine sottili (1m o meno) di vari metalli (oro,
alluminio etc.), cos come fa la luce. - - - - - -
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr14 Thomson: il rapporto e/m Nel
1897 J.J. Thomson, misurando le deviazioni che subivano gli
elettroni in un campo elettrico o magnetico fu in grado di
determinarne il loro rapporto carica/massa.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr15 Il valore sperimentale
trovato era di 1,76 10 8 coulomb/g, che non si discosta di molto da
quello attualmente accertato. Poich tale valore si manteneva
costante sia cambiando il catodo, sia usando un gas diverso nel
tubo, Thomson concluse che gli elettroni dovevano essere dei
costituenti fondamentali di tutta la materia.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr16 Questa convinzione fu
rafforzata da scoperte di altri studiosi: elettroni venivano emessi
da metalli colpiti da luce di particolare lunghezza d'onda (effetto
fotoelettrico, spiegato poi da Einstein nel 1905), elettroni erano
emessi dai metalli scaldati ad alte temperature nel vuoto (effetto
termoionico) elettroni erano anche i costituenti dei raggi (un tipo
di emissione radioattiva normalmente presente in natura).
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr17 Carica H + = Carica e - Si
era potuto misurare anche il rapporto carica/massa per tale ione e
confrontandolo con quello dellelettrone si concluse che: la massa
dellelettrone 1837 volte pi piccola della massa dellatomo di
idrogeno. Gli studi sul passaggio della corrente elettrica nelle
soluzioni, iniziati da Faraday, avevano consentito di stabilire che
latomo di idrogeno assumeva in soluzione una carica elettrica, di
valore uguale a quella dellelettrone ma di segno opposto, cio
positiva.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr18 La scoperta che lelettrone
una particella di massa molto inferiore a quella del pi piccolo
atomo dimostrava che: latomo non pu essere considerato come la pi
piccola porzione ottenibile di materia. La carica dellelettrone pot
essere determinata soltanto nel 1911 da Millikan. Essa risult
valere: -1,60210 - 19 C e da questo dato fu possibile anche
ricavare la massa dellelettrone, pari a 9,1110 -28 g.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr19 Raggi anodici: laltra carica
Goldstein nel 1886 aveva modificato un tubo di Crookes adottando un
catodo costituito da una piastra metallica forata. Operando nelle
stesse condizioni sperimentali che avevano portato alla formazione
dei raggi catodici, egli not che la parete di vetro dietro al
catodo diveniva fluorescente in corrispondenza dei fori. Esistevano
quindi anche dei raggi chiamati, per l'apparente sorgente che
avevano, raggi anodici
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr20 Vennero chiamati anche raggi
canale o Goldstein; di essi si pot scoprire che erano corpuscoli
con carica positiva, cio di segno contrario a quello dei raggi
catodici. Ad ulteriore differenza con i raggi catodici, il rapporto
carica/massa variava a seconda del gas rarefatto presente nel tubo.
I valori riscontrati erano, comunque, quasi sempre dei multipli
interi del rapporto trovato con l'idrogeno. Il corpuscolo che
costituiva i raggi anodici dellidrogeno venne considerato in
seguito una particella fondamentale, cio costituente di tutti gli
atomi, detta protone.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr21 Il modello atomico di
J.J.Thomson Thomson si convinse che i suoi risultati e quelli di
Goldstein dovevano completarsi, e cerc uninterpretazione unica dei
fenomeni osservati. Secondo Thomson i costituenti positivi e
negativi dei due raggi che si riscontravano negli esperimenti,
nelle condizioni normali erano vincolati insieme a formare gli
atomi che cos apparivano neutri. Nel tubo di Crookes la differenza
di potenziale costringeva gli atomi del gas a perdere i loro
elettroni trasformandoli in ioni positivi. Entrambi i gruppi di
particelle, elettroni e ioni positivi, si allontanavano dagli
elettrodi di ugual carica generando i due fasci di raggi osservati.
I diversi valori carica/massa trovati per i raggi anodici si
spiegano con il fatto che la massa era diversa per atomi di
differenti elementi.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr22 Gli atomi indivisibili di
Dalton, di diretta derivazione dalle teorie del filosofo greco
Democrito, cedettero il posto al nuovo modello proposto da Thomson
nel 1904: latomo costituito da elettroni disposti in posizioni
ordinate all'interno di una sfera di carica positiva
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr23 Il modello atomico di
Thomson stato da alcuni definito a panettone ove luvetta e i
canditi rappresentano gli elettroni e la pasta rappresenta la massa
con carica positiva.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr24 Un errore comune, anche sui
libri, quello di dire che nel modello di Thomson sono presenti
elettroni e protoni mescolati insieme: evitiamolo. Anche perch il
protone come particella venne scoperto solo alcuni anni dopo.
ERRATO CORRETTO
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr25 Rutherford: il modello
atomico planetario Nel frattempo veniva scoperta e studiata la
radioattivit. Prima i sali di uranio, poi quelli del radio (da cui
il nome radioattivit) mostrarono la capacit di emettere differenti
tipi di raggi, classificati (in base al loro potere di penetrare la
materia e alla loro carica) in: (che furono identificati come atomi
di elio privati dei loro elettroni), (elettroni molto veloci),
(radiazioni elettromagnetiche con frequenza superiore ai raggi
x).
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr26 I raggi furono
particolarmente studiati da E.Rutherford che scopr come essi
fossero in grado di passare attraverso sottili lamine di metallo.
Rutherford intu che una verifica sperimentale del modello atomico
di Thomson poteva essere fatta se si analizzavano le traiettorie
assunte dai raggi nellattraversare la materia.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr27 A tale scopo vennero
indirizzati raggi alfa su una sottile lamina d'oro (4 10 -5 cm)
mentre delle lastre fotografiche disposte attorno erano in grado di
rilevare le direzioni prese dalle particelle. Se il modello atomico
di Thomson, che prevedeva un atomo con densit molto bassa, era
corretto, non si sarebbero dovute riscontrare deviazioni
consistenti.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr28 Rutherford riscontr che la
maggior parte delle particelle passava infatti inalterata e che
alcune venivano deviate con piccoli angoli. Con grande sorpresa,
per, si trov anche che, mediamente, una particella ogni 20.000
tornava indietro.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr29 La diffusione ("scattering")
di queste poche particelle richiedeva pertanto che esistesse
nellatomo una piccola zona, con un diametro 100.000 volte pi
piccolo, responsabile sia della carica positiva, sia di tutta la
massa dellatomo e quindi sufficientemente massiccia da deviare i
raggi. Visto inoltre che la maggior parte delle particelle non
subiva alcuna deviazione, gli elettroni dovevano occupare da soli,
e molto distanziati tra loro, tutta la rimanente parte dellatomo.
ATTESOTROVATO
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr30 L'insieme di queste misure e
considerazioni port al modello atomico planetario di Rutherford:
latomo composto di un nucleo positivo, in cui raggruppata tutta la
massa, attorno al quale girano a notevole distanza gli
elettroni.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr31 Il nucleo piccolissimo: se
fosse 1 mm posto al centro di un campo di calcio gli elettroni
starebbero alla distanza delle porte!! Per dare unaltra idea dello
spazio ridottissimo che il nucleo occupa in un atomo, si pensi che
se tutti i nuclei degli atomi della Terra potessero essere
raggruppati assieme, essi formerebbero un cubo di soli 75 m di
lato.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr32 L'atomo non era pi una sfera
compatta ma un aggregato di particelle molto distanti tra di loro.
I nuclei di ogni elemento inoltre furono ritenuti gli aggregati del
pi piccolo nucleo conosciuto, quello di idrogeno. A tale nucleo di
idrogeno Rutherford diede il nome di protone nel 1920.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr33 Elettroni e nucleo: come
possono stare separati? Il modello atomico di Rutherford spiegava
elegantemente i dati sperimentali dello "scattering" delle
particelle alfa: una particella che urtasse il nucleo ne veniva
respinta, mentre essa non incontrava alcun ostacolo in tutta la
zona occupata dagli elettroni. Per Rutherford era dunque necessario
che gli elettroni fossero ben distanti dal nucleo e per riuscirci
dovevano vincere lattrazione esercitata dalle loro cariche opposte.
Latomo poteva esistere solo se gli elettroni erano in moto
circolare attorno al nucleo. In tale situazione la forza centrifuga
(repulsiva) e quella elettrostatica (attrattiva) si annullano
mantenendo su un orbita costante l'elettrone.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr34 Il modello di Rutherford
presenta, insita, una instabilit che contrasta con tutta una serie
di prove sperimentali che confermano invece la stabilit dell'atomo.
Inoltre tale modello non dava alcuna spiegazione per i fenomeni
spettroscopici i cui risultati andavano accumulandosi Questo
modello atomico era per in contrasto con le leggi note
dell'elettromagnetismo. Secondo quest'ultimo, particelle cariche in
moto non rettilineo emettono radiazioni sotto forma di onde
elettromagnetiche. La conseguenza una perdita di energia da parte
dell'elettrone e la sua caduta a spirale sul nucleo in 10 -8
s.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr35 I neutroni: i conti tornano
Gli studi sul nucleo continuarono per capire la discrepanza
esistente tra massa e carica dei nuclei degli elementi. Se la massa
dei nuclei fosse stato un multiplo della massa di quello
dell'idrogeno, anche la loro carica avrebbe dovuto essere
rappresentata dallo stesso multiplo. Gi Rutherford aveva dimostrato
che i nuclei di elio erano quattro volte pi pesanti di quelli di
idrogeno, ma avevano invece una carica che era solo doppia.
Analogamente, la massa di un atomo di calcio era quaranta volte
quella dellidrogeno, ma la sua carica nucleare era solo venti volte
pi grande. Tale discrepanza venne superata con la scoperta, fatta
da J. Chadwick nel 1932, di una nuova particella:il neutrone. Il
neutrone dotato carica nulla e ha una massa molto simile a quella
del protone. Grazie al valore della sua massa, il neutrone in grado
di spiegare i valori osservati per massa e carica. Inoltre i
neutroni, neutri, si interpongono tra i protoni, con carica
positiva. Ci consente di tenere i protoni separati e di rendere
minima la reciproca repulsione. Pi recentemente si scoperto che
neutroni e protoni sono vincolati da una particolare forza, detta
forza nucleare forte.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr36 Protoni, elettroni e
neutroni Dopo aver visto come si riusciti a determinare lesistenza
di elettrone, protone e neutrone riassumiamo ora le funzioni che
essi hanno nel determinare le caratteristiche di un elemento. Oltre
ad altre particelle di cui non ci occuperemo, nel nucleo sono
presenti neutroni e protoni. Protone e neutrone hanno massa molto
simile, rispettivamente 1,67310 -24 e 1,67510 -24 g, ma mentre il
primo presenta la pi piccola carica elettrica positiva esistente
(+1,60210 -19 C) indicata con +1, il secondo non presenta carica. +
_ +
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr37 Il numero dei protoni
presenti in un nucleo, numero atomico, indicato con Z, caratterizza
i diversi elementi. Pertanto un atomo con Z = 2 possiede due
protoni ed un atomo di He. Poich in un atomo neutro il numero dei
protoni uguale a quello degli elettroni, il suo Z indica anche
quanti elettroni si muovono attorno al suo nucleo. Ci molto
importante poich: le propriet chimiche di un elemento dipendono dal
numero di elettroni posseduti. La massa dellelettrone vale 9,1110
-28 g e la sua carica (-1,60210 -19 C) la pi piccola carica
elettrica negativa esistente, indicata con 1.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr38 I neutroni concorrono a
tenere uniti i protoni nel nucleo e a determinare la massa
dellatomo. Il numero dei neutroni presenti in un atomo si indica
con N e non caratteristico di un elemento. Ci significa che
conoscendo soltanto N di un atomo non possibile definire di che
elemento si tratta. Il numero totale di particelle presenti nel
nucleo, generalmente dette nucleoni, viene chiamato numero di massa
ed indicato con A. In base a quanto gi conosciamo, si potr anche
dire che: A = N + Z Per descrivere completamente un atomo dunque
necessario conoscere quanti protoni e neutroni sono presenti e si
utilizza il simbolo molto frequentemente abbreviato in
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr39 Come si pu vedere la massa
di un atomo viene determinata esclusivamente da neutroni e protoni
poich il contributo degli elettroni assolutamente trascurabile.
Studi pi recenti hanno dimostrato che solo lelettrone una
particella fondamentale, mentre protone e neutrone sono costituiti
da particelle pi piccole: i quark. Nomesimbolomassa in gmassa in
u.m.a.Carica in CCarica Protonep1,67310 - 24 1 1,60210 -19 +1
Neutronen1,67510 - 24 1 00 Elettrone e -, - 9,1110 -28
trascurabile-1,60210 -19
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr40 Studi pi recenti hanno
dimostrato che solo lelettrone una particella fondamentale, mentre
protone e neutrone sono costituiti da particelle pi piccole: i
quark. 10 -18 m 10 -15 m 10 -10 m 10 -18 m
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr41 Gli isotopi: atomi con
uguali protoni e differenti neutroni Nello studio della
radioattivit e dei raggi anodici si era evidenziata lesistenza di
differenti versioni di uno stesso elemento. Esse si diversificavano
per la massa ma, avendo uguale comportamento chimico, dovevano
essere messe allo stesso posto nellelenco degli elementi e per
questo presero il nome di isotopi (termine coniato da Soddy nel
1910) Grazie alla scoperta del neutrone sappiamo che: gli isotopi
di un elemento sono atomi che presentano uguale numero di protoni
ma diverso numero di neutroni. Consideriamo, ad esempio, due atomi
entrambi con due protoni contenenti rispettivamente due e tre
neutroni. Sono entrambi isotopi dellelio che si indicheranno, nella
notazione semplificata con 4He e 5He ( si leggono elio-quattro ed
elio-cinque). A titolo di ulteriore esempio vengono riportati in
tabella i tre isotopi esistenti dellidrogeno, ricordando che solo
per essi esiste un nome proprio.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr42 Consideriamo, ad esempio,
due atomi entrambi con due protoni contenenti rispettivamente uno e
due neutroni. Sono entrambi isotopi dellelio che si indicheranno,
nella notazione semplificata con 3 He e 3 He (si leggono
elio-quattro ed elio-cinque). Simbolo 1H1H 2H2H 3H3H
Nomeprziodeuteriotrizio Z111 N012 A123 A titolo di ulteriore
esempio vengono riportati in tabella i tre isotopi esistenti
dellidrogeno, ricordando che solo per essi esiste un nome
proprio.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr43 La stabilit dei nuclei Poich
allinterno del nucleo protoni e neutroni vanno progressivamente
occupando dei livelli energetici, come succede per gli elettroni,
inevitabile che alcune disposizioni siano pi stabili di altre. In
particolare: un nuclide che presenti un numero pari di protoni, di
neutroni o, meglio ancora di entrambi favorito energeticamente, e
quindi stabile nel tempo. Se si pongono in grafico, con N come
ordinata e Z come ascissa, i nuclidi noti vediamo che quelli
stabili si raggruppano in una fascia. Per bassi valori di Z, fino a
circa 20, i nuclidi stabili sono caratterizzati da un ugual numero
di neutroni e protoni (N / Z=1). Al crescere del numero atomico il
discostamento dalla linea centrale indica che occorrono sempre pi
neutroni per mantenere stabile il nucleo fino ad arrivare a 209 Bi
il pi pesante isotopo stabile conosciuto in cui N/Z=1,5. Al di
sopra del bismuto (Z = 83) infine non esistono pi nuclidi
stabili,
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr44 Linsieme dei fenomeni che
consentono ad un nucleo di arrivare ad una maggior stabilit viene
denominato decadimento radioattivo. Esistono diversi decadimenti
radioattivi e quello seguito da un radionuclide dipende dalla sua
composizione. Analizzeremo ora i pi importanti decadimenti. Un
radionuclide appartenente alla zona di instabilit tende ad evolvere
verso una situazione nucleare caratterizzata da un miglior
bilanciamento tra protoni e neutroni o in ogni modo verso un minor
contenuto di energia.
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr45 Decadimento Questa emissione
caratteristica di nuclidi molto pesanti (A>200). Essi emettono
una particella, un nucleo di elio formato da due protoni e due
neutroni. Il nucleo che la emette viene cos ad avere un numero
atomico inferiore di due unit ed un numero di massa pi piccolo di
quattro unit: 238 92 U 234 90 Th +
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr46 Decadimento - E
caratteristico di nuclidi che si trovano alla sinistra della banda
di stabilit e quindi con un eccesso di neutroni. In tale situazione
un neutrone diventa un protone e viene emesso un elettrone ( -)
accompagnato da un antineutrino elettronico. Il nuclide che si
forma ha Z maggiore di una unit mentre il numero di massa rimane
invariato
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr47 E relativo a nuclidi che si
trovano alla destra della banda di stabilit e quindi con un numero
di neutroni pi basso rispetto a quello necessario per assicurare la
stabilit. E molto probabile con elementi a basso Z. In questo
decadimento viene emesso un positrone ( +), in seguito alla
trasformazione di un protone in neutrone, accompagnato da un
neutrino elettronico. Il nucleo che si forma ha Z inferiore di una
unit, mentre A rimane invariato Decadimento +
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Prof. F.Tottola IPSIA E.Fermi Vr48 Emissione In molti casi i
nuclei che hanno appena subito uno dei precedenti decadimenti,
rimangono eccitati e tornano al loro stato fondamentale per perdita
di un fotone. Poich i livelli energetici nucleari hanno differenze
pi elevate che quelle elettroniche, il fotone liberato dotato di
altissima energia (raggi ).