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Profili didattici dei nuovi percorsi di istruzione
professionale
(a cura di Arduino Salatin)
Job orienta – Verona
“COMPETENZE, DIDATTICA, INNOVAZIONE: COME CAMBIA L’ISTRUZIONE PROFESSIONALE”,
30.11.2018
1
Sommario
1. Il nuovo assetto curriculare e didattico generale previsto dal Decreto legislativo 61/2017
2. Alcune indicazioni specifiche per la didattica
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1. Il nuovo assetto curriculare e didattico generale
3
Le variabili influenti sulla progettazione didattica
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Assetto didattico
(nuovo paradigma)
Approccio pedagogico
personalizzato e attivo
Nuova identità dell’IP (interna
ed esterna)
Quadro ordinamentale e organizzativo
Alcuni criteri pedagogici
a) Favorire l’integrazione tra contesti di apprendimento formali e non formali, valorizzando la dimensione culturale ed educativa del “sistema lavoro” come base per ritrovare anche l’identità dell’istruzione professionale come scuole dell’innovazione e del lavoro
b) Promuovere l’attivazione e l’”ingaggio” diretto degli studenti stessi visti come risorsa, bene collettivo del paese e del territorio, in quanto portatori di talenti e di energie da mobilitare e far crescere per se stessi e per la comunità, attraverso un nuovo patto educativo.
c) Assumere una prospettiva pienamente «co-educativa» da parte del team dei docenti.
5
6
Mondo
del lavoro
e territorio Scuola
Giovani
studenti
Mondo del
lavoro
Scuola
un nuovo rapporto giovani – scuola – mondo del lavoro e territorio, per valorizzare il protagonismo dei giovani e promuovere la loro responsabilizzazione nei percorsi di studio, di vita e di lavoro
Nuovi ambienti di apprendimento
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1°
B I E N N I O
T R I E N N I O
Area di istruzione generale
1320 h
8 discipline
Area di indirizzo
792 h
da 5 a 7
discipline
Area di istruzione generale
1485 h
6 discipline
Area di indirizzo
1683 h
da 4 a 7 discipline
Area di istruzione generale
1188 h
Area di istruzione generale
1386 h
Area di indirizzo
924 h
Area di indirizzo
1782 h
1°
B I E N N I O
T R I E N N I O
3 assi culturali
di cui 264 h personalizzazione apprendimenti
asse scient./tecn.
3 assi culturali
asse scient./tecn.
Aree disc.
D.P.R. 87/2010 D. Lgs. 61/2017
Il monte ore: l’evoluzione dal 2010 al 2017
Alcune novità relative al primo biennio
Area di istruzione generale 1188 ore
Area di indirizzo 924 ore
Totale monte ore biennio: 2.112 di cui 264 ore per personalizzazione degli apprendimenti
Carattere unitario (anche in relazione all’obbligo di istruzione
Possibilità di articolare le classi in livelli di apprendimento e in periodi didattici anche nelle due diverse annualità Aggregazione delle discipline in Assi culturali Sviluppo di percorsi di alternanza scuola-lavoro e apprendistato già dalla seconda classe
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Terzo anno Quarto anno Quinto anno
Area di istruzione generale 1386 ore
Area di indirizzo 1782 ore
Totale monte ore triennio: 3.168
Insegnamenti dell’ Area di istruzione generale aggregati in
Assi culturali ed insegnamenti dell’Area di indirizzo che
focalizzano, in un Asse scientifico, tecnologico e professionale,
la formazione professionalizzante
Possibilità di strutturare il 5° anno in modo da consentire
anche l’acquisizione di crediti per il conseguimento della
certificazione IFTS
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Alcune novità relative al triennio
Personalizzazione dei percorsi
Declinazione dei profili
Autonomia e flessibilità
Partnership, CTS
Apprendimenti
PFI Orientamento
Tutoraggio
Bilancio
personale
Apprendimento informale o non
formale Modello di pianificazione
didattica
Assi culturali
Metodologie induttive
UdA Certificazione competenze
Passaggi
La nuova architettura curriculare e didattica
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2. L’assetto didattico proposto dalle Linee guida
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Cap Par. Prima Parte 1 INTRODUZIONE GENERALE AL DECRETO LEGISLATIVO 61/2017
1.1 Il quadro normativo di riferimento
2 SCENARIO E CONTESTO DI RIFERIMENTO
2.1 Identità dell’istruzione professionale: il nuovo paradigma
2.2 I nuovi profili in uscita
2.2.1 Il processo di elaborazione dei profili
2.2.2 La nuova domanda di competenze
2.2.3 Il riferimento ai codici Ateco, ai settori economico professionali e ai NUP
2.2.4 I processi e gli strumenti per declinare il profilo dell’indirizzo nei percorsi formativi
2.3 Il modello di sussidiarietà, i raccordi e i passaggi tra i percorsi di IP e i percorsi di IeFP
3 IL NUOVO ASSETTO ORGANIZZATIVO E DIDATTICO
3.1 L’assetto organizzativo
3.1.1 L’orario complessivo annuale delle attività e degli insegnamenti
3.1.2 I periodi didattici
3.1.3 Gli strumenti per l’attuazione dell’autonomia e della flessibilità
3.1.4 Le collaborazioni di esperti esterni
3.1.5 Il Comitato Tecnico Scientifico
3.1.6 I partenariati territoriali
3.1.7 I Dipartimenti
3.2 L’assetto didattico
3.2.1 La progettazione didattica
3.2.2 La valutazione degli apprendimenti
3.2.3 La personalizzazione degli apprendimenti
Lo sviluppo dei ambienti di apprendimento «centrati sullo studente»
Tre dispositivi che si configurano come essenziali per lo sviluppo di ambienti di apprendimento centrati sullo studente:
• il Progetto Formativo Individuale (PFI)
• Il Bilancio personale
• l’Unità di apprendimento (UdA)
(*) l’esperienza del primo ciclo e dell’istruzione degli adulti
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Uno strumento di flessibilizzazione: il «periodo didattico»
Le scuole possono articolare il biennio unitario con modelli organizzativi che, superando la struttura usuale della ripartizione “insegnamento/quadro orario settimanale/monte ore annuale”, consentano un’ articolazione flessibile e personalizzata dei percorsi formativi utilizzando tutti gli strumenti innovativi che hanno a disposizione:
• la rimodulazione dei quadri orari,
• la progettazione per unità di apprendimento, a partire da un apposito piano
• la personalizzazione educativa (a partire dalle 264 disponibili nel primo biennio) che si concretizza nel Progetto formativo individuale (PFI) definito per ciascuno studente.
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La progettazione interdisciplinare per assi culturali e per competenze
Il Regolamento non definisce contenuti didattici per singola disciplina, ma individua i risultati di apprendimento per ciascun profilo unitario, declinati in termini di competenze, abilità e conoscenze, per rendere effettiva l’integrazione degli insegnamenti all’interno degli Assi e tra Assi.
Per questo è necessario:
o Individuare gli insegnamenti, le attività ed i nuclei fondanti delle discipline che concorrono all’acquisizione delle diverse competenze,
o Strutturare le UDA che permettano di conseguire e attestare i risultati di apprendimento in esito ai percorsi
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Nuove opportunità didattiche
• Si può utilizzare sia la quota di autonomia del 20% dell’orario complessivo del biennio e dell’orario complessivo del triennio, sia gli spazi di flessibilità entro il 40% dell’orario complessivo previsto per il terzo, quarto e quinto anno.
• L’alternanza scuola – lavoro è attivabile dal secondo anno.
• Si raccomanda di utilizzare metodologie di tipo induttivo, con esperienze di laboratorio e in contesti operativi, con analisi e soluzioni di problemi relativi alle attività economiche di riferimento, con il lavoro cooperativo per progetti, nonché la gestione di processi in contesti organizzativi.
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L’ Unità di Apprendimento (UdA)
L’UdA:
• Costituisce un insieme autonomamente significativo di competenze, abilita e conoscenze in cui e organizzato il percorso formativo.
• Rappresenta il necessario riferimento per la valutazione, la certificazione e il riconoscimento dei crediti, soprattutto nel caso di passaggi ad altri percorsi di istruzione e formazione.
• E’ caratterizzata da obiettivi formativi adatti e significativi, a partire dai quali si valuta anche il livello delle conoscenze e delle abilità acquisite (con le relative evidenze) e la misura in cui lo studente ha maturato le competenze attese.
(*) Dovrebbe essere predisposto un apposito «piano» delle UdA a carattere progressivo
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Esempio di Schema di «Piano didattico» annuale/biennale per le UdA
Fasi essenziali previste
Individuazione condivisa delle competenze-obiettivo per il gruppo classe relative al periodo della progettazione (biennio/annualità) Definizione del piano (secondo una concatenazione logica e didattica) Ponderazione del numero complessivo e della sequenza delle UdA Individuazione (per ogni UdA) di uno o più “compiti di realta” Definizione dei criteri e delle modalità di valutazione
Esempio di Format di riferimento dell’ UdA
Titolo UdA
Competenze target da promuovere
Monte ore complessivo
Insegnamenti coinvolti
Compito autentico/di realtà di riferimento
Attivita degli studenti (fasi, …)
Criteri ed elementi per la valutazione e certificazione
delle competenze
Rubrica di valutazione
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La valutazione degli apprendimenti
La valutazione e effettuata in modo da accertare il livello delle competenze, delle abilità e delle conoscenze maturate da ciascuna studentessa e da ciascuno studente in relazione alle unita di apprendimento, nelle quali e strutturato il Progetto formativo individuale (P.F.I.).
Le unita di apprendimento costituiscono il riferimento per la valutazione, la certificazione e il riconoscimento dei crediti (nel caso di passaggi ad altri percorsi di istruzione e formazione).
I percorsi si concludono con l’esame di Stato (disciplinato dal d.lgs. n. 62/2017) il cui superamento consente il rilascio del diploma finale che attesta l’indirizzo di studio seguito, la durata del corso, il punteggio complessivo conseguito, e l’indicazione del codice ATECO attribuito all’indirizzo.
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• Al diploma e allegato il curriculum della studentessa e dello studente, come disciplinato all’articolo 21 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62.
• Qualora l’indirizzo di studio sia stato declinato in percorsi coerenti con le priorità indicate dalle Regioni, è indicato anche il riferimento al codice ISTAT relativo alla nomenclatura e classificazione delle unità professionali (NUP), così come i crediti maturati per l’acquisizione dei certificato di specializzazione tecnica superiore (rilasciato dagli IFTS).
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Focus sul Progetto formativo individuale (PFI)
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Il PFI
È un «progetto che ha il fine di motivare e orientare la studentessa e lo studente nella progressiva costruzione del proprio percorso formativo e lavorativo, di supportarli per migliorare il successo formativo e di accompagnarli negli eventuali passaggi tra i sistemi formativi di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61, con l’assistenza di un tutor individuato all’interno del consiglio di classe.
Il progetto formativo individuale si basa sul bilancio personale, è effettuato nel primo anno di frequenza del percorso di istruzione professionale ed è aggiornato per tutta la sua durata». («Regolamento», Art. 2, comma 1)
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Alcune caratteristiche chiave del PFI
Tiene conto dei saperi e delle competenze acquisite dallo studente, anche nei contesti informali e non formali
Si fonda sul «bilancio personale»
Si correla ed integra il P.E.Cu.P. del gruppo classe
Gli studenti partecipano alla sua attuazione e sviluppo
I Docenti tutor hanno funzioni di supporto e guida agli studenti
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La procedura di elaborazione del PFI
Il PFI è deliberato - entro il 31 gennaio del primo anno di corso - dal Consiglio di classe con la sola presenza dei docenti ed è relativo a ciascuno studente.
• Esso viene verificato almeno al termine di ciascun anno scolastico successivo.
• Per gli studenti provenienti da altri percorsi, il PFI è comunque deliberato dopo un congruo periodo di osservazione, tenendo conto di quanto stabilito ai fini del passaggio
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E’ necessario prevedere una adeguata fase istruttoria volta a garantire la partecipazione dello studente e della famiglia quantomeno alla redazione del bilancio (personale) iniziale e alla definizione degli obiettivi. A tale fine saranno molto importanti l’osservazione dell’alunno da parte di tutto il consiglio di classe e l’attivita di accoglienza, ascolto e orientamento svolta dal tutor.
Le istituzioni scolastiche hanno a disposizione una quota non superiore a 264 ore nel biennio, da destinare alla personalizzazione degli apprendimenti e alla realizzazione del progetto formativo individuale, in base alle esigenze formative rilevate, alle potenzialità da valorizzare o alle necessità di recuperare eventuali carenze riscontrate.
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Questo monte ore può essere utilizzato per organizzare o
riorganizzare, in relazione al singolo studente, specifiche e mirate attività finalizzate ad
accompagnare e supportare gli studenti nella realizzazione dei
loro percorsi formativi (attivando, ad esempio,
esperienze laboratoriali di varia tipologia sia nelle strutture scolastiche sia in contesti
operativi, progettando interventi di recupero o di
orientamento ecc.)
Nella progettazione biennale il monte ore annuale di uno o più insegnamenti o attività potrebbe essere articolato anziché nella tradizionale durata dell'anno scolastico, in un progetto che si traduce in azioni didattiche intensive di durata inferiore (bimestre, quadrimestre, semestre ecc.), al fine di rispondere più efficacemente alle esigenze di singoli studenti o gruppi di studenti,
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A seguito della valutazione intermedia concernente i risultati
delle unità di apprendimento inserite nel progetto formativo
individuale di ciascuno studente, il Consiglio di classe può mettere
a punto specifiche attività di recupero, sostegno ed eventuale ri-orientamento per facilitare e sostenere il passaggio dal primo al secondo anno, anche al fine di
contrastare abbandoni e dispersione scolastica.
Il modello di personalizzazione
• La personalizzazione costituisce uno strumento dell’autonomia didattica delle istituzioni scolastiche col quale il curricolo può essere articolato in percorsi differenziati fruibili da uno o più studenti.
• La personalizzazione presuppone tuttavia l’esistenza di un curricolo di istituto di riferimento (per il gruppo classe) e di un certo numero di varianti riferite ad obiettivi di apprendimento individualizzati.
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La procedura base della personalizzazione
• Accoglienza
• Orientamento
• Recupero e/o consolidamento delle competenze
• Acquisizione di crediti per la qualifica IeFP
• Acquisizione di crediti in vista di ri-orientamento in uscita
• Recupero di debiti a seguito di ri-orientamento in ingresso
• Acquisizione di competenze di cittadinanza
• Contenimento degli alunni “difficili”
• Alfabetizzazione degli stranieri (ove necessario).
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Possibili azioni sul piano organizzativo
• La suddivisione della classe nelle ore di compresenza
• La suddivisione della classe con l’utilizzo dell’organico di potenziamento
• La realizzazione di modelli orari con moduli inferiori ai 60’ e recupero per attività di accoglienza/orientamento
• La frequenza di attività didattiche in classi parallele
• La frequenza di attività didattiche in classi inferiori o superiori
• La frequenza di attività didattiche in altri percorsi.
• L’Alternanza scuola lavoro, in house (bottega scolastica, impresa scolastica sociale, bar o ristorante scolastico, squadre di manutenzione), in azienda (e/o in apprendistato)
• Altre attività a carattere didattico/sociale (come ad esempio il service learning)
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Alcune avvertenze operative
• Il PFI deve essere un documento estremamente snello e flessibile, uno strumento di lavoro, didattico ancor prima che certificativo.
• Il PFI non dovrebbe quindi essere troppo analitico perché risulterebbe scarsamente funzionale al processo di personalizzazione ed estremamente complesso da gestire e compilare,
• Il PFI inoltre non dovrebbe duplicare il PDP ma recepire al loro interno le misure previste dai PDP (ciò richiede però una modifica normativa).
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Alcune questioni aperte sul piano progettuale ed organizzativo
• Il raccordo tra bilancio personale e PFI
• L’integrazione tra progettazione per il gruppo classe e la progettazione individualizzata
• La gestione nel biennio e l’uso delle compresenze
• Il ruolo dello studente
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Oltre una personalizzazione «coatta»: l’opinione di una insegnante
Secondo me, la personalizzazione è qualcosa che si costruisce lo studente all’interno di un disegno tracciato dagli insegnanti, non qualcosa costruito a priori dagli insegnanti.
«… PFI dovrebbe “documentare”, questo si, il percorso svolto dall’alunno all’interno del percorso standard previsto per quell’annualità. In quanto “percorso svolto dall’alunno”, con i suoi tempi, le sue modalità di apprendimento e risorse cognitive e motivazionali, diventa un percorso personalizzato perché ogni studente dovrà prendersi la responsabilità di svolgerlo, con l’aiuto del tutor e dell’insegnante-guida, scegliendo quello che può fare e in quanto tempo».
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Il ruolo del tutor
• COME SI SCEGLIE
Il tutor è individuato dal dirigente scolastico sentiti i consigli di classe. Di norma un tutor dovrebbe seguire un gruppo ristretto di studenti.
• COSA FA
Accoglie e accompagna lo studente all’arrivo nella scuola. Tiene i contatti con la famiglia. Redige il bilancio iniziale, consultando anche la famiglia e lo studente. Redige la bozza di PFI da sottoporre al consiglio di classe. Monitora, orienta e riorienta lo studente. Avanza proposte per la personalizzazione. Svolge la funzione di tutor scolastico in relazione ai percorsi di alternanza. Propone al consiglio di classe eventuali modifiche al PFI. Tiene aggiornato il PFI.
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Format di riferimento per il PFI
• Dati identificativi della scuola e del percorso di studio
• Tutor
Dati generali e anagrafici dell’alunno
Identificazione dell’alunno; data di compilazione; nominativo del tutor; percorso; codice/i ATECO e classificazione NUP di riferimento.
Sintesi dei risultati del Bilancio personale iniziale
- Competenze acquisite in contesti formali:
Titoli di studio già conseguiti; competenze certificate in esito al primo ciclo; precedenti esperienze di istruzione e formazione; precedenti esperienze di alternanza/apprendistato; attività particolarmente significative, eventuali debiti in ingresso, eventuali crediti dimostrabili acquisiti. livello di conoscenza della lingua italiana; eventuali competenze basate evidenze derivabili da prove di ingresso, test, questionari e/o osservazione diretta;
-Competenze acquisite in contesti non formali o informali
problematiche sociali o personali emerse; attitudini; risorse e motivazione; aspettative per il futuro; capacità di studiare, vivere e lavorare con altri;
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Obiettivi di apprendimento previsti in termini di interventi di personalizzazione
• Obiettivi di apprendimento della lingua italiana (per alunni stranieri); partecipazione alla vita scolastica (per alunni a rischio dispersione/devianza); recupero conseguimento di qualifiche, diplomi o altre certificazioni (es. ECDL, PET, DELF); recupero conseguimento di crediti per passaggio ad altri indirizzi/sistemi o prosecuzione degli studi (es. IFTS).
• Indicare le eventuali UdA di riferimento
Criteri e attività di personalizzazione del percorso
• Attività aggiuntive e di potenziamento; attività sostitutive; progetti di orientamento e ri-orientamento; attività extrascolastiche; alternanza scuola-lavoro; apprendistato; progetti con finalità particolari (es. gestione di servizi interni all’istituto o in collaborazione con associazioni di volontariato).
Strumenti didattici particolari previsti
• Indicazioni all’eventuale uso di formulari, schemi, mappe concettuali quando non già previsto per la generalità degli studenti; diritto a tempi aggiuntivi per gli alunni con disturbo specifico dell’apprendimento.
Verifiche periodiche previsti
• Verifica sullo stato di attuazione del progetto ed eventuali azioni correttive. Da effettuare secondo le modalità definite da ciascuna scuola nel PTOF.
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La valutazione intermedia nel biennio
Le istituzioni scolastiche di istruzione professionale effettuano, al termine del primo anno, la valutazione intermedia concernente i risultati delle unita di apprendimento inserite nel P.F.I.
A seguito della valutazione, il Consiglio di classe comunica allo studente le carenze riscontrate ai fini della revisione del P.F.I. e della definizione delle relative misure di recupero, sostegno ed eventuale ri-orientamento da attuare nell’ambito della quota non superiore a 264 ore nel biennio.
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Per concludere …
1. La riforma tenta di rispondere alle nuove attese dei giovani e alle nuove sfide provenienti dall’evoluzione culturale, sociale ed economica in atto (cittadinanza, occupabilità, competitività)
2. La scuola, se vuol essere all’altezza di tali sfide, deve ripartire dalla centralità degli studenti e delle studentesse creando nuovi ambienti di apprendimento e rinnovando fortemente la propria organizzazione didattica e gestionale
3. Gli istituti professionali non partono da zero, in quanto hanno un patrimonio di pratiche, di strumenti e di passione ben consolidato: occorre saperlo sviluppare, innovare e condividere assieme ai giovani, al mondo del lavoro e alle comunità territoriali.
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