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Reportage Il premier vuole blindare i confini e ricompattare il fronte dell’Est vicino alla Russia di Putin. Così scatena rappresaglie contro la Serbia, la cui posizione è «troppo morbida» con i migranti. Ma, intanto, anche la Croazia ha deciso di aprire le frontiere Osama, il piccolo Zaid e il direttore della scuola calcio spagnola, Miguel Angel Galan Uno sgambetto l’ha fatto cadere a terra. Ma lo stesso gesto odioso che nel calcio sarebbe stato punito con il cartellino rosso ha consentito a Osama di fare il gol del- la vita. Il profugo siriano «atterrato» dalla reporter un- gherese Petra Lazlo qualche giorno fa, mentre con il fi- glio in braccio cercava di superare il confine serbo, og- gi è già in Spagna, pronto per un nuovo futuro. La sua foto con il piccolo Zaid piangente aveva fatto il giro del mondo; poi si era saputo che era arrivato a Monaco. Lì aveva raccontato di aver allenato una squadra di calcio di prima divisione, l’Al Fotuwa e che anche Zaid, sette anni, sognava di diventare un campione, prima della guerra. Detto fatto: la sua storia ha commosso Miguel  Angel Galan , di retto re della scuola alenatori Cana fe e in predicato di diventare presidente della Federcalcio spa- gnola. Ha mandato a Monaco un suo giocatore di ori- gine araba, che ha convinto Osama a seguirlo (in treno e non in aereo per aggirare i controlli dei passaporti) fi- no a Madrid, dove è arrivato la scorsa notte. Presto lo seguiranno gli altri due figli e la moglie, rimasti in Turchia. Nella cittadina di Getafe lo aspetta un appartamento, un posto in squadra per Zaid e un lavoro nella panchina del- l’allenatore. Lo sgambetto, quello no, non lo insegnerà. (A.Ma.) LIETO FINE Osama, dallo sgambetto alla panchina di allenatore Il popolo ungherese si ribella a Orban La polizia respinge i profughi con gli idranti ma la gente li aiuta con cibo e vestiti NELLO SCAVO INVIATOA BUDAPEST (UNGHERIA ) opo che era stata promessa un’apertura parziale delle frontiere, i profughi esausti per l’attesa e stanchi di esse- re presi in giro, sono passati all’attacco. Hanno sfondato una parte della barriera di Horgos, ma le forze di polizia magiare hanno impedito il passaggio usando idranti, spray urticanti e ca- riche di alleggerimento. E ieri c’è stata la prima condanna di un migrante per ingresso illegale in Ungheria. Secondo quanto riferito dalle autorità di Budapest, la poliz ia «sta adottando le misure legittime e proporzionate per proteggere il confine del Paese e la frontiera esterna dell’Unione europea». Un’aggressività che non risparmia i vicini. Il governo ungherese ha informato quello della Serbia di avere ordinato una chiusura di 30 giorni della frontiera di Roszke-Horgos. Una rappresaglia. A Budapest, infatti, accusano Belgrado di non aver imped ito gli at- tacchi contro gli agenti magiari. E anche la Croazia ha aperto le frontiere. «Lasceremo passare i profughi», ha detto il premier Zo- ran Milanovic.  Vikto r Orb an v uol far vedere di c he pasta è fa tto. Sul confin e è ap- parsa una mezza dozzina di blindati d’assalto, con tanto di mi- tragliatrici bene in vista sulla torretta. La maggioranza dei profu- ghi scappa proprio da mezzi come quelli. Ritrovarseli davanti nel- la pacifica Europa per alcuni è stato scioccante. Da giorni numerose fonti diplomatiche a Budapest ripetono un sinistromantra.«Iprofughisonosolounpretestoper interessistra- tegici e per ambizioni persona- li del premier». Dopo avere con- segnato il futuro energetico del suo Paese tra le braccia di Vladi- mir Putin, l’aspirante condot- tiero magiaro aspira a guidare il blocco dell’Europa dell’Est (Un- gheria, Repubblica Ceca, Slo- vacchia, Polonia), violando il tabù di un ritorno verso Mosca.  Anche co sì si spi ega il pia no di estensione del muro anti-mi- granti verso la frontiera con la Romania,traipochiPaesidell’a- rea a esprimere una visione geopolitica indipendente da zar Vla- dimir e delle mire di Orban. Solo otto mesi fa migliaia di ungheresi erano scesi in piazza per protestare contro l’«abbraccio mortale» tra Orban e Putin. Balazs Gulyas, uno dei dissidenti più in vista, assicurò che «la maggio- ranzadelPaesenon sostienelepolitichediavvicinamentoallaRus- sia». Per farle digerire ai suoi connazionali il governo di Budape- st ha in serbo una sorpresa. Le bollette del gas quest’anno non solo non aumenteranno, ma potrebbero addirittura diminuire. Merito dell’accordo con il monopolista russo Gazprom, che for- nirà metano a prezzi concorrenziali almeno per un paio d’anni. «Non vogliamo avvicinarci a nessuno, la nostra politica non è fi- lorussa, ma filoungherese», ribatte Orban che ha fatto approva- re dal parlamento la legge per la costruzione del gasdotto South Stream, promosso proprio dai russi di Gazprom, malgrado l’op- posizione dell’Unione Europea. «Non esiste una sicurezza ener- getica in Europa senza una cooperazione con la Russia», va ripe- tendoViktor. C’è anche questo dietro le tensioni che corrono sulla rotta Bruxel- les-Berlino-Budapest. Con i migranti che rischiano di finire in o- staggio di altri interessi. Non è un caso che Putin sia tornato a di- fendere le sue scelte di intervento in Siria respingendo le accuse secondo le quali il sostegno russo al regime di Bashar al-Assad sia la causa della crisi dei rifugiati. Al contrario il presidente russo è riuscito a dire che senza il suo sostengo a Damasco, il numero dei profughi sarebbe ancora maggiore. Lungo il Danubio il malu- more, però, monta. «Siamo qui per aiutare: prima fate mangiare e bere i bambini», c’è scritto su un cartello nel pr incipale scalo fer- roviario della capitale. Firmato: «Il popolo ungherese, non il suo governo!». Dalla fortezza di Buda alle facoltà universitarie nel cen- tro di Pest, il dissenso anti-Orban non è più un rivolo sommerso di parole contro. «Not in my name», hanno scritto su alcuni vo- lantini rievocando la campagna democratica contro Nixon e la guerra in Vietnam, e per le strade si firmano petizioni contro le norme che Orban ha varato. I sostenitori del premier non se ne stanno a guardare. Inneggiano alla «nazione ungherese», «noi sia- mo il baluardo della cristianità contro l’Islam», ripetono ossessi- vamente. Il governo ne approfitta per alimentare attraverso i me- dia controllati il sentimento anti-europeista e isolazionista e a giudicare dai sondaggi Orban e il suo partito Fidesz non avreb- bero molto da preoccuparsi. A Budapest gli operatori delle Ong, abbandonati a se stessi dalle autorità governative, temono che la capitale si possa trasformare in un ingovernabile bivacco. A ma- no a mano che centinaia di ungheresi consegnano cibo, vestiti, scarpe, kit per neonati, le volontarie riordinano i punti di distri- buzione nel sottopasso della stazione di Keleti. Dividono gli abi- ti per genere. Per distinguerli usano pezzetti di nastro adesivo co- lorato. Rosso per le donne, blu per gli uomini, verde per i bambi- ni e i neonati. Alcuni sono elettori di Orban. «Non più dopo l’in- famia che sta gettando sul nostro popolo», confessa Stefania, i- scritta a Legge. «Se potessi lo trascinerei davanti al tribunale dei diritti umani. Un giorno dovrà risponderne». ©RIPRODUZIONERISERVATA D La situazione Rotta balcanica Il viaggio dei migranti verso il nord Europa Mar Mediterraneo Germania Il Governo ha deciso di rafforzare i controlli alla frontiera con l'Austria Austria Interrotto il traffico ferroviario da Salisburgo verso la Germania Macedonia Circa 5.000 i migranti entrati dalla Grecia nelle ultime 24 ore Confine serbo-ungherese Scontri tra migranti che cercavano di superare il muro e la polizia ungherese Più di 300 i migranti arrestati dopo l'entrata in vigore delle norme restrittive sull'immigrazione illegale CONTROLLI ALLA FRONTIERA SLOVACCHIA MACEDONIA SERBIA GERMANIA UNGHERIA AUSTRIA Croazia Ieri i primi migranti sono giunti dalla Serbia , dopo la chiusura del confine ungherese SERBIA. La protesta dei migranti vicino a Horgos (Epa) Il negoziato Gli hotspot? Per l’Ue ci sono L’Italia: prima il via alle quote Il riferimento è al primo piano di emergenza per spostare dall’Italia e dalla Grecia 40.000 richie- denti asilo (24.000 dall’Italia) concordato a luglio e varato formalmente lunedì scorso (e in vigore da ieri). Due giorni fa Alfano avevano dichiarato che ci vorranno due mesi per creare gli hotspot. «Noi siamo pronti», ha precisato ieri al Tg3, ma, ha avvertito, gli hotspot saranno attivati «con- temporaneamente alla redistribuzione dei 24.000 richiedenti asilo ed ai rimpatri». In realtà sullo sfondo c’è una confusione sull’uti- lizzodellaparolahotspot . Secondo la Commissio- ne, ha spiegato Bertaud, «non si tratta di centri fi- sici, ma di squadre di esperti» delle quattro agen- zie Ue, con l’aggiunta di ufficiali di collegamento degli altri Stati membri, che hanno il compito di aiutare le autorità italiane nelle procedure per l’i- dentificazione, la registrazione e il prelievo delle impronte dei migranti per stabilire chi sia migran- te economico e chi invece bisognoso di protezio- ne internazionale. Sta poi all’Italia, spiegano alla Commissione, stabilire in quali luoghi fisici que- ste procedure si svolgeranno (in generale comun- que operano in prossimità o all’interno di centri di prima accoglienza). E per la Commissione tutti gli hotspot italiani sono già a tutti gli effetti operativi dal momento che (secondo cifre diffuse a Bruxel- les), sono già dispiegati nelle cinque località 33 e- sperti di Frontex (a breve ne arriveranno altri 12) e 45 dell’Easo, a giorni giungeranno anche quelli di Europol ed Eurojust. Per questo può partire la ri- distribuzione, visto oltretutto che il piano dei 40mi- la è ufficialmente in vigore da ieri dopo il via libe- ra di lunedì dei ministri. Gli Stati membri, Italia inclusa, invece, utilizzano un’accezione molto più larga, intendendo per hot- spot veri centri di identificazione, registrazione ma anche accoglienza. E’ in questo senso che parlano Germania e Francia quando premono, come ha fatto il cancelliere Angela Merkel due giorni fa, per la rapida creazione di hotspot in Italia e Grecia. Un tema del quale la leader tedesca vuole parlare la prossima settimana nel vertice straordinario che oggi dovrebbe annunciare il presidente del Consi- glio Europeo Donald Tusk, e che ieri un portavoce di Berlino è tornato a chiedere. Ed è in questa ac- cezione che ha parlato anche Alfano. Sullo sfondo, un problema aggiuntivo per l’Italia: come si legge nelle conclusioni della presidenza lussemburghe- se pubblicate al termine della sfortunata riunione di lunedì, potranno rendersi necessarie «misure detentive» qualora i migranti non cooperino per evitare che si spostino illegalmente verso altri Sta- ti. Per l’Italia non sarà affatto facile trovare il modo di "bloccare" i migranti nelle strutture. ©RIPRODUZIONERISERVATA GIOVANNI  M ARIA  DEL RE BRUXELLES cinquehotspot italiani per l’identificazione e la registrazione dei migranti sono già tutti o- perativi,entroilprimo ottobrepotrannopar- tire effettivamente le prime ridistribuzione dei migranti. Parola della Commissione Europea, pro- prio il giorno dopo che Alfano aveva parlato di «due mesi» perché potessero essere operativi gli hotspot italiani. «Gli esperti di Easo (l’agenzia Ue perl’asilo), Frontex(frontiereUe),Eurojust(coo- perazione giudiziaria) ed Europol (cooperazione di polizia) sono in Italia e gli hotspot stanno ini- ziando a funzionare, quindi i ricollocamenti si potranno fare da inizio ottobre» ha detto Natasha Bertaud, portavoce per il settore Migrazione del- la Commissione. Bruxelles cita Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani, Augusta e Lampedusa. A Ca- tania è il quartier generale per il coordinamento . I L’intervista. «La guerra agli scafisti? Da sola non basta» ILARIA  SESANA er le reti transnazio- nali che gestiscono il traffico di esseri u- mani attraverso il Mediter- raneo gli scafisti sono co- me le navi: a perdere. «Una volta lasciate le coste libi- che non hanno più valore. Le persone che vengono ar- restate nei porti italiani non hanno valore per le orga- nizzazioni criminali. Tal- volta sono addirittura mi- nori non accompagnati», spiega Fulvio Vassallo Pa- leologo, già docente di di- ritto d’asilo all’Università di Palermo. Ma chi sono gli scafisti che portano i gommoni dalla P Libia verso l’Italia? Sono pesci piccoli, vittime a loro volta. Spesso profu- ghi che accettano di tenere il timone in cambio di uno sconto sul prezzo della tra- versata. Non è un caso che, recentemente, siano stati segnalati diversi casi in cui i presunti scafisti viaggia- vano con le famiglie. Que- sto non significa che vada- no assolti, ma non si deve pensare che il contrasto delle reti criminali di traffi- canti possa passare solo at- traverso l’azione penale nei confronti degli scafisti. Lunedì il Consiglio Affari generali dell’Unione Euro- pea ha avallato l’avvio del- la nuova fase dell’opera-  zione navale "Eunavfor Med". Cosa pensa di que- staoperazione? "Eunavfor Med" è finora ri- masta alla fase di analisi e scambio di informazioni. Le fasi due e tre, che preve- dono l’intervento in acque territoriali e sul suolo libi- co, necessitano dell’auto- rizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni U- nite. Che non è ancora ar- rivato. Serve anche un’auto rizza-  zione da parte delle au to- rità libiche. Certamente ,in assenzadel mandato delle Nazioni U- nite. Ma qui c’è un altro problema. Ovvero? Le diverse fazioni libiche hanno sempre dichiarato che un eventuale ingresso in acque territoriali sareb- be considerato atto di guer- ra. Più in generale, da un Paese che si trova in queste condizioni, e nel quale i mi- granti subiscono ogni sor- ta di abusi, non si potrà mai avere una collaborazione efficace per contrastare il traffico di esseri umani. Un’operazione di tipo mi- litare può essere una solu-  zione per fermare gli sca- fisti?  Assolutamente no. P otreb- be essere soltanto l’antici- pazione di un intervento militare per altre finalità. Può spiegarsi meglio? I termini di ingaggio del blocco in acque interna- zionali sono vaghi e poco chiari. Con il rischio che durante le operazioni in mare ci possano essere affondamenti di imbarca- zioni cariche di migranti.  Ancora più oscuro il man- dato in acque libiche. Lo scontro con le autorità mi- litari che controllano le co- ste sarebbe certo. Le im- barcazioni che solcano il Mediterraneo sono gom- moni sgonfi o pescherecci stracarichi col motore in a- varia. Non possono fuggi- re, ma devono essere soc- corsi. Non c’è molto da di- struggere. ©RIPRODUZIONERISERVATA Fulvio V. Paleologo Il professor Paleologo: sono pesci piccoli, il nodo resta la Libia Dopo la stretta del governo, ieri c’è stata la prima condanna per «ingresso illegale» nel paese magiaro 5 Giovedì 17 Settembre 2015 PRIMO PIANO L’ODISSEA DEGLI ULTIMI

Profughi ostaggio dell'asse Orban-Putin

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7/23/2019 Profughi ostaggio dell'asse Orban-Putin

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ReportageIl premier vuole blindarei confini e ricompattareil fronte dell’Est vicino allaRussia di Putin. Cosìscatena rappresaglie controla Serbia, la cui posizione è«troppo morbida» con i

migranti. Ma, intanto,anche la Croazia ha decisodi aprire le frontiere Osama, il piccolo Zaid e il direttore della scuola calcio spagnola, Miguel Angel Galan

Uno sgambetto l’ha fatto cadere a terra. Ma lo stessogesto odioso che nel calcio sarebbe stato punito con ilcartellino rosso ha consentito a Osama di fare il gol del-la vita. Il profugo siriano «atterrato» dalla reporter un-gherese Petra Lazlo qualche giorno fa, mentre con il fi-glio in braccio cercava di superare il confine serbo, og-gi è già in Spagna, pronto per un nuovo futuro. La sua

foto con il piccolo Zaid piangente aveva fatto il giro delmondo; poi si era saputo che era arrivato a Monaco. Lìaveva raccontato di aver allenato una squadra di calcio

di prima divisione, l’Al Fotuwa e che anche Zaid, setteanni, sognava di diventare un campione, prima dellaguerra. Detto fatto: la sua storia ha commosso Miguel Angel Galan, direttore della scuola allenatori Canafe e inpredicato di diventare presidente della Federcalcio spa-gnola. Ha mandato a Monaco un suo giocatore di ori-gine araba, che ha convinto Osama a seguirlo (in trenoe non in aereo per aggirare i controlli dei passaporti) fi-no a Madrid, dove è arrivato la scorsa notte. Presto loseguiranno gli altri due figli e la moglie, rimasti in Turchia.Nella cittadina di Getafe lo aspetta un appartamento, un

posto in squadra per Zaid e un lavoro nella panchina del-l’allenatore. Lo sgambetto, quello no, non lo insegnerà.

(A.Ma.)

LIETO FINE

Osama, dallo sgambettoalla panchina di allenatore

Il popolo ungherese si ribella a OrbanLa polizia respinge i profughi con gli idranti ma la gente li aiuta con cibo e vestitiNELLO  SCAVO

INVIATO A BUDAPEST (UNGHERIA )

opo che era stata promessa un’apertura parziale dellefrontiere, i profughi esausti per l’attesa e stanchi di esse-re presi in giro, sono passati all’attacco. Hanno sfondato

una parte della barriera di Horgos, ma le forze di polizia magiarehanno impedito il passaggio usando idranti, spray urticanti e ca-riche di alleggerimento. E ieri c’è stata la prima condanna di unmigrante per ingresso illegale in Ungheria.Secondo quanto riferito dalle autorità di Budapest, la poliz ia «staadottando le misure legittime e proporzionate per proteggere ilconfine del Paese e la frontiera esterna dell’Unione europea».Un’aggressività che non risparmia i vicini. Il governo unghereseha informato quello della Serbia di avere ordinato una chiusuradi 30 giorni della frontiera di Roszke-Horgos. Una rappresaglia. A Budapest, infatti, accusano Belgrado di non aver imped ito gli at-tacchi contro gli agenti magiari. E anche la Croazia ha aperto lefrontiere. «Lasceremo passare i profughi», ha detto il premier Zo-ran Milanovic.

 Viktor Orban vuol far vedere di che pasta è fatto. Sul confine è ap-parsa una mezza dozzina di blindati d’assalto, con tanto di mi-tragliatrici bene in vista sulla torretta. La maggioranza dei profu-ghi scappa proprio da mezzi come quelli. Ritrovarseli davanti nel-la pacifica Europa per alcuni è stato scioccante.Da giorni numerose fonti diplomatiche a Budapest ripetono unsinistro mantra. «I profughi sono solo un pretesto per interessi stra-

tegici e per ambizioni persona-li del premier». Dopo avere con-segnato il futuro energetico delsuo Paese tra le braccia di Vladi-mir Putin, l’aspirante condot-tiero magiaro aspira a guidare ilblocco dell’Europa dell’Est (Un-gheria, Repubblica Ceca, Slo-vacchia, Polonia), violando iltabù di un ritorno verso Mosca.

 Anche così si spiega il piano di

estensione del muro anti-mi-granti verso la frontiera con laRomania, tra i pochi Paesi dell’a-

rea a esprimere una visione geopolitica indipendente da zar Vla-dimir e delle mire di Orban.Solo otto mesi fa migliaia di ungheresi erano scesi in piazza perprotestare contro l’«abbraccio mortale» tra Orban e Putin. BalazsGulyas, uno dei dissidenti più in vista, assicurò che «la maggio-ranza del Paese non sostiene le politiche di avvicinamento alla Rus-sia». Per farle digerire ai suoi connazionali il governo di Budape-st ha in serbo una sorpresa. Le bollette del gas quest’anno nonsolo non aumenteranno, ma potrebbero addirittura diminuire.Merito dell’accordo con il monopolista russo Gazprom, che for-nirà metano a prezzi concorrenziali almeno per un paio d’anni.«Non vogliamo avvicinarci a nessuno, la nostra politica non è fi-lorussa, ma filoungherese», ribatte Orban che ha fatto approva-re dal parlamento la legge per la costruzione del gasdotto SouthStream, promosso proprio dai russi di Gazprom, malgrado l’op-posizione dell’Unione Europea. «Non esiste una sicurezza ener-getica in Europa senza una cooperazione con la Russia», va ripe-tendo Viktor.C’è anche questo dietro le tensioni che corrono sulla rotta Bruxel-les-Berlino-Budapest. Con i migranti che rischiano di finire in o-staggio di altri interessi. Non è un caso che Putin sia tornato a di-fendere le sue scelte di intervento in Siria respingendo le accusesecondo le quali il sostegno russo al regime di Bashar al-Assad siala causa della crisi dei rifugiati. Al contrario il presidente russo è

riuscito a dire che senza il suo sostengo a Damasco, il numero deiprofughi sarebbe ancora maggiore. Lungo il Danubio il malu-more, però, monta. «Siamo qui per aiutare: prima fate mangiaree bere i bambini», c’è scritto su un cartello nel pr incipale scalo fer-roviario della capitale. Firmato: «Il popolo ungherese, non il suogoverno!». Dalla fortezza di Buda alle facoltà universitarie nel cen-tro di Pest, il dissenso anti-Orban non è più un rivolo sommersodi parole contro. «Not in my name», hanno scritto su alcuni vo-lantini rievocando la campagna democratica contro Nixon e laguerra in Vietnam, e per le strade si firmano petizioni contro lenorme che Orban ha varato. I sostenitori del premier non se nestanno a guardare. Inneggiano alla «nazione ungherese», «noi sia-mo il baluardo della cristianità contro l’Islam», ripetono ossessi-vamente. Il governo ne approfitta per alimentare attraverso i me-dia controllati il sentimento anti-europeista e isolazionista e agiudicare dai sondaggi Orban e il suo partito Fidesz non avreb-bero molto da preoccuparsi. A Budapest gli operatori delle Ong,abbandonati a se stessi dalle autorità governative, tem ono che lacapitale si possa trasformare in un ingovernabile bivacco. A ma-no a mano che centinaia di ungheresi consegnano cibo, vestiti,scarpe, kit per neonati, le volontarie riordinano i punti di distri-buzione nel sottopasso della stazione di Keleti. Dividono gli abi-ti per genere. Per distinguerli usano pezzetti di nastro adesivo co-lorato. Rosso per le donne, blu per gli uomini, verde per i bambi-ni e i neonati. Alcuni sono elettori di Orban. «Non più dopo l’in-famia che sta gettando sul nostro popolo», confessa Stefania, i-scritta a Legge. «Se potessi lo trascinerei davanti al tribunale deidiritti umani. Un giorno dovrà risponderne».

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La situazione

Rotta balcanicaIl viaggio dei migranti verso il nord Europa

Mar Mediterraneo 

Germania

Il Governo ha decisodi rafforzare i controllialla frontiera con l'Austria

Austria

Interrotto il traffico ferroviarioda Salisburgo verso la Germania

Macedonia

Circa 5.000 i migrantientrati dalla Grecianelle ultime 24 ore

Confineserbo-ungherese

Scontri tra migrantiche cercavano di superareil muro e la poliziaungherese

Più di 300 i migrantiarrestati dopo l'entratain vigore delle normerestrittive sull'immigrazioneillegale

CONTROLLI ALLA FRONTIERA

SLOVACCHIA

MACEDONIA

SERBIA

G E R M A N I A

UNGHERIAAUSTRIA

Croazia

Ieri i primi migrantisono giunti dalla Serbia,dopo la chiusura delconfine ungherese

SERBIA. La protesta dei migranti vicino a Horgos (Epa)

Il negoziato

Gli hotspot? Per l’Ue ci sonoL’Italia: prima il via alle quote

Il riferimento è al primo piano di emergenza perspostare dall’Italia e dalla Grecia 40.000 richie-denti asilo (24.000 dall’Italia) concordato a luglioe varato formalmente lunedì scorso (e in vigoreda ieri). Due giorni fa Alfano avevano dichiaratoche ci vorranno due mesi per creare gli hotspot.«Noi siamo pronti», ha precisato ieri al Tg3, ma,ha avvertito, gli hotspot  saranno attivati «con-temporaneamente alla redistribuzione dei 24.000richiedenti asilo ed ai rimpatri».In realtà sullo sfondo c’è una confusione sull’uti-lizzo della parolahotspot . Secondo la Commissio-ne, ha spiegato Bertaud, «non si tratta di centri fi-sici, ma di squadre di esperti» delle quattro agen-zie Ue, con l’aggiunta di ufficiali di collegamentodegli altri Stati membri, che hanno il compito diaiutare le autorità italiane nelle procedure per l’i-dentificazione, la registrazione e il prelievo delleimpronte dei migranti per stabilire chi sia migran-te economico e chi invece bisognoso di protezio-ne internazionale. Sta poi all’Italia, spiegano allaCommissione, stabilire in quali luoghi fisici que-ste procedure si svolgeranno (in generale comun-que operano in prossimità o all’interno di centri diprima accoglienza). E per la Commissione tutti glihotspot italiani sono già a tutti gli effetti operatividal momento che (secondo cifre diffuse a Bruxel-les), sono già dispiegati nelle cinque località 33 e-

sperti di Frontex (a breve ne arriveranno altri 12) e45 dell’Easo, a giorni giungeranno anche quelli diEuropol ed Eurojust. Per questo può partire la ri-distribuzione, visto oltretutto che il piano dei 40mi-la è ufficialmente in vigore da ieri dopo il via libe-ra di lunedì dei ministri.Gli Stati membri, Italia inclusa, invece, utilizzanoun’accezione molto più larga, intendendo perhot-spot veri centri di identificazione, registrazione maanche accoglienza. E’ in questo senso che parlanoGermania e Francia quando premono, come hafatto il cancelliere Angela Merkel due giorni fa, perla rapida creazione dihotspot in Italia e Grecia. Untema del quale la leader tedesca vuole parlare laprossima settimana nel vertice straordinario cheoggi dovrebbe annunciare il presidente del Consi-glio Europeo Donald Tusk, e che ieri un portavocedi Berlino è tornato a chiedere. Ed è in questa ac-cezione che ha parlato anche Alfano. Sullo sfondo,un problema aggiuntivo per l’Italia: come si leggenelle conclusioni della presidenza lussemburghe-se pubblicate al termine della sfortunata riunionedi lunedì, potranno rendersi necessarie «misuredetentive» qualora i migranti non cooperino perevitare che si spostino illegalmente verso altri Sta-ti. Per l’Italia non sarà affatto facile trovare il mododi "bloccare" i migranti nelle strutture.

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GIOVANNI  M ARIA   D EL  R E

BRUXELLES

cinquehotspot italiani per l’identificazione ela registrazione dei migranti sono già tutti o-perativi, entro il primo ottobre potranno par-

tire effettivamente le prime ridistribuzione deimigranti. Parola della Commissione Europea, pro-prio il giorno dopo che Alfano aveva parlato di«due mesi» perché potessero essere operativi glihotspot italiani. «Gli esperti di Easo (l’agenzia Ueper l’asilo), Frontex (frontiere Ue), Eurojust (coo-perazione giudiziaria) ed Europol (cooperazionedi polizia) sono in Italia e gli hotspot stanno ini-ziando a funzionare, quindi i ricollocamenti sipotranno fare da inizio ottobre» ha detto NatashaBertaud, portavoce per il settore Migrazione del-la Commissione. Bruxelles cita Pozzallo, PortoEmpedocle, Trapani, Augusta e Lampedusa. A Ca-tania è il quartier generale per il coordinamento.

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L’intervista. «La guerra agli scafisti? Da sola non basta»ILARIA  SESANA 

er le reti transnazio-nali che gestiscono iltraffico di esseri u-

mani attraverso il Mediter-raneo gli scafisti sono co-me le navi: a perdere. «Unavolta lasciate le coste libi-che non hanno più valore.Le persone che vengono ar-restate nei porti italiani nonhanno valore per le orga-nizzazioni criminali. Tal-volta sono addirittura mi-nori non accompagnati»,spiega Fulvio Vassallo Pa-leologo, già docente di di-ritto d’asilo all’Università diPalermo.Ma chi sono gli scafisti cheportano i gommoni dalla 

P

Libia verso l’Italia?Sono pesci piccoli, vittimea loro volta. Spesso profu-ghi che accettano di tenereil timone in cambio di unosconto sul prezzo della tra-versata. Non è un caso che,recentemente, siano statisegnalati diversi casi in cuii presunti scafisti viaggia-vano con le famiglie. Que-sto non significa che vada-no assolti, ma non si devepensare che il contrastodelle reti criminali di traffi-canti possa passare solo at-traverso l’azione penale neiconfronti degli scafisti.Lunedì il Consiglio Affarigenerali dell’Unione Euro-pea ha avallato l’avvio del-la nuova fase dell’opera-

 zione navale "EunavforMed". Cosa pensa di que-sta operazione?"Eunavfor Med" è finora ri-masta alla fase di analisi escambio di informazioni.Le fasi due e tre, che preve-dono l’intervento in acqueterritoriali e sul suolo libi-co, necessitano dell’auto-rizzazione del Consiglio disicurezza delle Nazioni U-nite. Che non è ancora ar-rivato.Serve anche un’autorizza-

 zione da parte delle auto-rità libiche.Certamente, in assenza delmandato delle Nazioni U-nite. Ma qui c’è un altroproblema.Ovvero?

Le diverse fazioni libichehanno sempre dichiaratoche un eventuale ingressoin acque territoriali sareb-be considerato atto di guer-ra. Più in generale, da unPaese che si trova in questecondizioni, e nel quale i mi-granti subiscono ogni sor-ta di abusi, non si potrà maiavere una collaborazioneefficace per contrastare iltraffico di esseri umani.Un’operazione di tipo mi-litare può essere una solu-

 zione per fermare gli sca-fisti? Assolutamente no. Potreb-be essere soltanto l’antici-pazione di un interventomilitare per altre finalità.Può spiegarsi meglio?

I termini di ingaggio delblocco in acque interna-zionali sono vaghi e pocochiari. Con il rischio chedurante le operazioni inmare ci possano essereaffondamenti di imbarca-zioni cariche di migranti. Ancora più oscuro il man-dato in acque libiche. Loscontro con le autorità mi-litari che controllano le co-ste sarebbe certo. Le im-barcazioni che solcano ilMediterraneo sono gom-moni sgonfi o peschereccistracarichi col motore in a-varia. Non possono fuggi-re, ma devono essere soc-corsi. Non c’è molto da di-struggere.

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Fulvio V. Paleologo

Il professorPaleologo: sonopesci piccoli, ilnodo resta la Libia

Dopo la stretta delgoverno, ieri c’èstata la primacondanna per«ingresso illegale»nel paese magiaro

5Giovedì

17 Settembre 2015 P R I M O P I A N OL’ODISSEA

DEGLI ULTIMI