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1 Allegato 1) all’Accordo di collaborazione SCHEDA TECNICA DI DEFINIZIONE DELLE AZIONI SPERIMENTALI PER L’ATTIVAZIONE DI SERVIZI, E INIZIATIVE FINALIZZATE AL CONTRASTO, ALLA PREVENZIONE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE E ALLA PROTEZIONE DELLE VITTIME DI VIOLENZA Titolo del progetto: Modello Mantova – La rete territoriale di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Importo del contributo: 100.000 € Durata del progetto: 12 mesi Protocollo di intesa sottoscritto in data 15/3/2013 (successiva adesione di Regione Lombardia in data 25/7/2013, adesione dei 15 Comuni del Piano di Zona in data 27/11/2013) Nome cognome e ruolo del referente del comune capofila (responsabile del progetto) Dirigente Ernesto Ghidoni; Ester Marano, referente operativo Ufficio Pari Opportunità del Comune di Mantova. Le azioni progettuali antiviolenza si riferiscono alla seguente tipologia prevista dall’art. 7 della l.r.n. 11/2012: X progetti personalizzati di uscita dalla violenza o dal maltrattamento volti al superamento della situazione di disagio e al recupero dell’autonomia; X progetti che offrono accoglienza e ospitalità in strutture di pronto intervento, case rifugio e comunità di accoglienza quali strutture di ospitalità temporanea, forme di ospitalità autonome anche basate sulla solidarietà tra le donne, rivolti alle donne sole o con figli minori che si trovano in situazioni di pericolo per l’incolumità psichica e fisica propria e dei figli minori e per garantire insieme a un domicilio temporaneo sicuro un progetto personalizzato complessivo, teso all’inclusione sociale e che comprenda la necessaria assistenza psicologica delle donne o di eventuali figli; X progetti che offrono accoglienza e ospitalità in strutture alloggio temporanee, individuali e collettive, nelle quali possono essere ospitate anche donne sole o con figli minori che, nella fase successiva a quella di pericolo per l’incolumità propria e dei figli minori, necessitino di un periodo di tempo determinato per rientrare nella precedente abitazione o per raggiungere l’autonomia abitativa. SCHEDA TECNICA Le azioni progettuali hanno l’obiettivo di definire e sperimentare linee d’azione e interventi finalizzate al contrasto, alla prevenzione della violenza sulle donne. LE AZIONI PROGETTUALI SPERIMENTALI A.1 DESCRIZIONE DEI PROBLEMI E DELLE CRITICITÀ ALLE QUALI SI INTENDE DARE RISPOSTA ATTRAVERSO LE AZIONI PROGETTUALI IN RELAZIONE AL TERRITORIO COINVOLTO 1. IL FENOMENO NELLA REALTÀ MANTOVANA Il “Rapporto Mondiale sulla Violenza e la Sanità” stima che una donna su cinque ha subito nella sua vita una qualche forma di violenza. In Europa, in base ai dati sui reati negli stati membri, la violenza rappresenta la prima causa di morte delle donne nella fascia di età tra i 16 e i 50 anni. In Italia gli ultimi dati ufficiali sulla violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia sono quelli relativi all’Indagine Istat del 2006, secondo la quale, nei 12 mesi precedenti la rilevazione, sono state un milione e 150 mila le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza, mentre sono 6 milioni e 743 mila quelle che, nel corso della loro vita, hanno subito una violenza fisica o sessuale; 2 milioni e 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking). Il 14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale all’interno della relazione di coppia. Le violenze all’interno delle relazioni di coppia non vengono denunciate (si parla di un sommerso del 93%). Mediamente, ogni anno 100 donne vengono uccise in Italia; nel solo anno 2012 sono state uccise 124 donne. Ad oggi il dato risulta in aumento. Nell’affrontare tale fenomeno a livello territoriale, bisogna rilevare che non esistendo ancora una fonte che raccolga i dati in maniera aggregata per tutti i servizi che si occupano a vario titolo della violenza di genere nel Mantovano, forniremo un quadro di dimensione provinciale e locale

PROGETTO FINALE COMUNE DI MANTOVA · 2020. 9. 11. · 3 Allegato 1) all’Accordo di collaborazione • terzo settore: la rete è arricchita dall’adesione di organizzazioni del

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

SCHEDA TECNICA DI DEFINIZIONE DELLE AZIONI SPERIMENTALI PER L’ATTIVAZIONE DI SERVIZI, E

INIZIATIVE FINALIZZATE AL CONTRASTO, ALLA PREVENZIONE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE E ALLA PROTEZIONE DELLE VITTIME DI VIOLENZA

Titolo del progetto: Modello Mantova – La rete territoriale di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.

Importo del contributo: 100.000 € Durata del progetto: 12 mesi Protocollo di intesa sottoscritto in data 15/3/2013 (successiva adesione di Regione Lombardia in data 25/7/2013, adesione dei 15 Comuni del Piano di Zona in data 27/11/2013) Nome cognome e ruolo del referente del comune capofila (responsabile del progetto) Dirigente Ernesto Ghidoni; Ester Marano, referente operativo Ufficio Pari Opportunità del Comune di Mantova. Le azioni progettuali antiviolenza si riferiscono alla seguente tipologia prevista dall’art. 7 della l.r.n. 11/2012: X progetti personalizzati di uscita dalla violenza o dal maltrattamento volti al superamento della situazione di disagio e al recupero dell’autonomia; X progetti che offrono accoglienza e ospitalità in strutture di pronto intervento, case rifugio e comunità di accoglienza quali strutture di ospitalità temporanea, forme di ospitalità autonome anche basate sulla solidarietà tra le donne, rivolti alle donne sole o con figli minori che si trovano in situazioni di pericolo per l’incolumità psichica e fisica propria e dei figli minori e per garantire insieme a un domicilio temporaneo sicuro un progetto personalizzato complessivo, teso all’inclusione sociale e che comprenda la necessaria assistenza psicologica delle donne o di eventuali figli; X progetti che offrono accoglienza e ospitalità in strutture alloggio temporanee, individuali e collettive, nelle quali possono essere ospitate anche donne sole o con figli minori che, nella fase successiva a quella di pericolo per l’incolumità propria e dei figli minori, necessitino di un periodo di tempo determinato per rientrare nella precedente abitazione o per raggiungere l’autonomia abitativa.

SCHEDA TECNICA Le azioni progettuali hanno l’obiettivo di definire e sperimentare linee d’azione e interventi finalizzate al contrasto, alla prevenzione della violenza sulle donne.

LE AZIONI PROGETTUALI SPERIMENTALI A.1 DESCRIZIONE DEI PROBLEMI E DELLE CRITICITÀ ALLE QUALI SI INTENDE DARE RISPOSTA

ATTRAVERSO LE AZIONI PROGETTUALI IN RELAZIONE AL TERRITORIO COINVOLTO

1. IL FENOMENO NELLA REALTÀ MANTOVANA Il “Rapporto Mondiale sulla Violenza e la Sanità” stima che una donna su cinque ha subito nella sua vita una qualche forma di violenza. In Europa, in base ai dati sui reati negli stati membri, la violenza rappresenta la prima causa di morte delle donne nella fascia di età tra i 16 e i 50 anni. In Italia gli ultimi dati ufficiali sulla violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia sono quelli relativi all’Indagine Istat del 2006, secondo la quale, nei 12 mesi precedenti la rilevazione, sono state un milione e 150 mila le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza, mentre sono 6 milioni e 743 mila quelle che, nel corso della loro vita, hanno subito una violenza fisica o sessuale; 2 milioni e 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking). Il 14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale all’interno della relazione di coppia. Le violenze all’interno delle relazioni di coppia non vengono denunciate (si parla di un sommerso del 93%). Mediamente, ogni anno 100 donne vengono uccise in Italia; nel solo anno 2012 sono state uccise 124 donne. Ad oggi il dato risulta in aumento. Nell’affrontare tale fenomeno a livello territoriale, bisogna rilevare che non esistendo ancora una fonte che raccolga i dati in maniera aggregata per tutti i servizi che si occupano a vario titolo della violenza di genere nel Mantovano, forniremo un quadro di dimensione provinciale e locale

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

per analizzare la situazione a più livelli, soprattutto sotto l’aspetto degli interventi realizzati dagli enti partecipanti alla rete già esistente, e dei bisogni sottesi a tali interventi.

La provincia di Mantova ha una popolazione di 415.442 (31-12-2010) abitanti su una superficie di 2.339 km² (densità: 177,62 ab./km²), suddivisa in 70 comuni. Il distretto sociale di Mantova, ambito territoriale a cui si indirizzano in modo specifico e diretto le azioni progettuali della presente proposta, è costituito da 16 comuni (compreso il comune capoluogo), per un numero di abitanti di 157.303 (dato al 31.12.2012). Nel solo anno 2012 il numero di donne dimesse dal Pronto Soccorso dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova con una diagnosi riconducibile a maltrattamenti ammonta a 150. La Procura della Repubblica segnala, nell’anno 2012, 72 reati di maltrattamenti in famiglia (art. 572 CP), 96 reati di stalking (art. 612 bis CP); nell’anno 2013, 95 reati di maltrattamenti in famiglia e 106 di stalking. Nell’anno 2012 a livello provinciale si segnalano 13 istanze di ammonimenmto per atti persecutori verso donne e 58 querele per atti persecutori e maltrattamenti su donne. Nell’anno 2013 sono state presentate 33 istanze di ammonimento per atti persecutori verso donne, 2 istanze di ammonimento per violenza domestica, 53 querele per atti persecutori e maltrattamenti. Nel 2012, 18 donne e 17 minori hanno beneficiato da parte del servizio sociale di Mantova di percorsi di accompagnamento ed emancipazione da una situazione familiare di violenza subita, ricevendo ospitalità in albergo o centri di accoglienza per donne e bambini. Hanno un particolare rilievo per meglio definire l’entità del fenomeno a livello territoriale i dati forniti dalle associazioni Telefono Rosa - centro antiviolenza riconosciuto a livello nazionale ed iscritto nella mappatura del numero di pubblica utilità 1522 - e Centro di Aiuto alla Vita. Telefono Rosa dal 1° gennaio 2013 ad oggi è stato contattato da 61 donne maltrattate, di cui 26 provenienti dal solo capoluogo, 11 da comuni del Distretto, 3 da comuni fuori provincia, il resto da comuni della provincia. L’età media delle donne che hanno contattato il centro è di 42 anni. Si tratta in larga parte di donne italiane, di cui 19 non occupate o casalinghe, nella maggior parte dei casi appartenenti al ceto medio. Per 36 casi si è intervenuto attraverso colloqui con le operatrici pari a 72 ore, 18 sono state le consulenze legali, 5 le consulenze psicologiche, 2 con il counselor. I referenti del centro precisano che non sono stati ancora quantificati i contatti avvenuti tramite posta elettronica e pagina di facebook. Il Centro di Aiuto alla Vita ha ricevuto dal 2011 ad oggi 65 segnalazioni (telefoniche, on line, da colloqui diretti) ed è intervenuto in modo operativo in 43 casi di ascolto, accoglienza, tutela di donne maltrattate e dei loro figli minori: 28 donne di esse provenienti dal Distretto di Mantova, le rimanenti dagli altri cinque distretti della provincia. Su un totale di 43 donne maltrattate, 28 sono straniere. In generale l’utenza del CAV è composta da donne poco alfabetizzate, con disagio sociale ed economico, quasi tutte inviate dai comuni di provenienza. Gli interventi svolti sono di sostegno economico oppure di ospitalità (20 su 43, in 2 casi non effettuati per mancanza di posti nelle strutture di accoglienza).

2. LA RETE INTERISTITUZIONALE E IL PROTOCOLLO

Dall’anno 2007 è attivo sul territorio un Tavolo interistituzionale promosso e coordinato dal Comune di Mantova e dedicato alla prevenzione e contrasto della violenza contro le donne, sole o con figli minori. La rete, costituitasi attraverso adesioni avvenute anche successivamente negli anni, comprende: • enti locali: 16 comuni del Distretto sociale di Mantova, la Provincia; • centri antiviolenza del territorio: l’associazione Telefono Rosa (riconosciuto a livello nazionale) e

l’associazione Centro di Aiuto alla Vita (inserito nella mappatura regionale); • sistema socio-sanitario: Azienda Ospedaliera locale (“Carlo Poma”), Azienda Sanitaria Locale; • sistema della sicurezza: fanno parte del Tavolo la Prefettura e le Forze dell’Ordine; • sistema giudiziario: Tribunale e Procura della Repubblica; • Ordine degli Avvocati, Associazine Avvocati per la Famiglia e i Minori, Ufficio Scolastico

Territoriale, Consigliera Provinciale di Parità; • Regione Lombardia (dal 25 luglio 2013)

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

• terzo settore: la rete è arricchita dall’adesione di organizzazioni del terzo settore che sono parte integrante e attiva nel sistema di welfare locale. Ne fanno parte: Caritas della Diocesi di Mantova, Associazione Abramo onlus, Associazione Agape onlus, Cooperativa sociale Porta Aperta, Cooperativa sociale SOS Villaggi dei Bambini, Servizio pronto intervento sociale del distretto di Mantova (Associazione Club Virgiliano), Istituto Don Calabria.

Si tratta di operatori che per la loro capacità di prevenire e intercettare le situazioni a rischio e di fornire servizi per fronteggiarle rappresentano importanti punti di riferimento sul territorio. Il Tavolo ha sperimentato tra 2011 e 2012 un momento di particolare operatività, quando, grazie al lavoro di tre Gruppi tematici (uno sulle procedure, uno sulla stesura del protocollo d’intesa, uno sulla formazione) in cui sono stati suddivisi i suoi componenti, sono stati prodotti il Protocollo d’intesa, il Protocollo operativo e un percorso formativo di sette incontri rivolti agli operatori, tenuti da professionisti appartenenti ad enti della rete interistituzionale, avvenuti tra 16 giugno e 1° dicembre 2011. Grazie, quindi, al pluriennale impegno nel reciproco confronto tra gli enti aderenti al Tavolo, e grazie al proficuo lavoro dei Gruppi, il 15 marzo 2013 è avvenuta presso la Sala Consiliare del Comune di Mantova la sottoscrizione del Protocollo d’intesa per la promozione di strategie condivise finalizzate alla prevenzione e al contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne. Successivamente a tale data, la rete si è ulteriormente arricchita con l’adesione al Protocollo di Regione Lombardia, avvenuta il 25 luglio 2013 e con l’adesione del Consorzio Progetto Solidarietà, che raggruppa i 16 comuni del distretto sociale di Mantova (cfr. verbale dell’Assemblea Consortile del 4 novembre 2013). All’interno del documento sottoscritto sono definiti gli impegni di ciascun ente sia rispetto alle modalità di partecipazione al Tavolo, che si trasforma in organismo territoriale permanente per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, che all’attività operativa promossa dal tavolo stesso. All’art. 3 il protocollo fornisce inoltre la descrizione delle specifiche competenze di ciascun ente rispetto al tema della violenza contro le donne, ed i compiti che ciascun ente si impegna a svolgere per perseguire tale fine. L’art. 4, posto in appendice, definisce linee-guida operative per l’espletamento dei compiti e delle funzioni dei soggetti sottoscrittori in base alle diverse necessità riscontrate e agli snodi della rete che intercettano la donna maltrattata. L’estensione della rete e la competenza dei soggetti sottoscrittori, lo spirito di collaborazione instauratosi tra enti attraverso la pluriennale attività del Tavolo, gli obiettivi declinati all’interno del documento, relativi sia al livello della prevenzione, quindi cultura/formazione/sensibilizzazione sul tema, che al livello del contrasto del fenomeno nelle sue manifestazioni conclamate, rappresentano sicuramente punti di forza sulle modalità con cui è affrontato il fenomeno a livello territoriale. Inoltre, la formulazione delle procedure operative, declinate nell’art. 4 del Protocollo, e la formazione di uno specifico gruppo di lavoro ad hoc, sono sicuramente un ulteriore vantaggio, poiché esse rappresentano un tentativo concreto di razionalizzazione ed organizzazione della risposta territoriale rispetto ai bisogni di intervento in caso di violenza. Tali caratteristiche positive della rete costituitasi e del protocollo sottoscritto, pur presentando ampi margini di miglioramento (che prenderemo in esame nel prossimo paragrafo) fanno sì che si possa prendere ad esempio il “Modello Mantova” nel contrasto alla violenza di genere, soprattutto come fondamento operativo e metodologico, da esportare negli altri distretti della provincia e in altre realtà territoriali.

3. CRITICITÀ DEL SISTEMA

In tale contesto di progettazione partecipata, dal confronto tra gli aderenti al Tavolo sono emerse, in relazione all’operatività della rete e dei servizi erogati, alcune criticità.

3.1 CRITICITÀ SERVIZI ESISTENTI

SERVIZI DI ASCOLTO, ORIENTAMENTO, CONSULENZA

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

L’accesso da parte delle donne vittime di violenza alle associazioni che lavorano nell’ambito dell’ascolto e consulenza ha tempi condizionati dalla mancanza di risorse, che determinano un’apertura oraria dei servizi vincolata dalla disponibilità di tempo offerta dalle socie volontarie. Le fasi di ascolto, orientamento e consulenza sono state di fatto gestite fino ad oggi da organizzazioni di volontariato che hanno fornito ai servizi sociali dei Comuni e alle altre istituzioni della rete territoriale un notevole supporto, affrontando strutturali ed ingenti problemi di finanziamento. Va da sé che l’opportunità offerta dal Bando del 23/10/13 u.s, consente di consolidare l’offerta esistente sul territorio affiancando ai volontari personale qualificato che possa effettuare consulenze professionali, educatori professionali, psicologi e legali preparati adeguatamente sulla materia, e di potenziare l’operatività dei centri individuati dalla regione come centri antiviolenza. Inoltre, una peculiarità di alcune strutture locali (Centro di Aiuto alla Vita e Casa della Rosa) riguarda l’attenzione per la dimensione interculturale. Nell’ambito del progetto il Comune si propone di sostenere l'integrazione sin da subito della prospettiva di genere interculturale e della problematica della violenza nelle donne migranti, fenomeno rilevato empiricamente, e affrontato da alcuni progetti sul territorio ma che necessita ancora di concettualizzazioni e conoscenze condivise per essere affrontato in modo più organico, nonché di interventi concreti specifici nel campo della mediazione culturale. OSPITALITÀ Se si prendono in considerazione le proiezioni statistiche e gli indirizzi d’azione delineati dal Consiglio Europeo, che nel 1997 raccomandava che vi fosse disponibile un posto in un centro antiviolenza ogni 7.500 abitanti, il territorio considerato nel presente progetto dispone in misura insufficiente di strutture dedicate e non ha alcun posto o rifugio sicuro destinato all’emergenza con presa in carico immediata di eventuali casi di violenza, abusi e/o stalking. Fin dal 1986 il Parlamento Europeo in una raccomandazione parlava di un posto ogni 10.000 abitanti; nel 1998 il Gruppo di esperti del Consiglio Europeo ha abbassato questa cifra a 7.500. Emerge quindi la necessità di implementazione dell’accoglienza di primo e secondo livello.

� A

ccoglienza di PRIMO LIVELLO

Il territorio della Provincia di Mantova è del tutto sprovvisto di strutture residenziali di pronta accoglienza di donne vittime di violenza e dei loro figli minori. I servizi sociali dei vari Comuni sono infatti costretti nell’emergenza a rivolgersi alle strutture alberghiere, sicuramente non idonee per quanto riguarda la sicurezza e sprovviste di personale qualificato per sostenerle nell’emergenza. Prendendo quindi come criterio di valutazione il coefficiente stabilito dal Gruppo di garanti formato dal Consiglio Europeo e già richiamato, a fronte di un posto letto garantito ogni 7.500 abitanti, la Provincia di Mantova non dispone di alcun posto letto per soddisfare la domanda in condizioni di immediatezza ed emergenza. Il gap tra domanda e offerta rispetto ai servizi di accoglienza, anche residenziale, in emergenza per donne vittime e figli minori sul territorio mantovano è altissimo. I Comuni non riescono a sostenere tutti i costi per l’ospitalità temporanea considerato che, sempre più spesso, questa si rende necessaria anche per donne che, pur non essendo vittime di violenza, si trovano in particolari condizioni di fragilità o disagio socio-economico.

� Accoglienza di SECONDO LIVELLO

A fronte di una popolazione che arriva a 415.442 abitanti su una superficie di 2.339 km², suddivisa in 70 comuni, non vi sono posti letto disponibili specificatamente all’emergenza, mentre per il secondo livello di accoglienza vi sono 32 posti e ve ne sono 18 per l’housing sociale, concentrati però in un solo ambito territoriale e quindi non omogeneamente distribuiti. Le strutture che offrono ospitalità di secondo livello dimostrano una buona capacità ricettiva e nelle risposte ai bisogni del territorio, anche se una miglior integrazione con la rete incrementerebbe l’efficacia dei loro interventi, soprattutto rispetto alla fase del supporto alla genitorialità e di accompagnamento all’autonomia, che comporta il coinvolgimento di molteplici attori territoriali (sistema formativo, educativo, degli inserimenti lavorativi, tutela minori).

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

PROGETTI PERSONALIZZATI I comuni non hanno molte risorse per sostenere concretamente progettualità a lungo termine, che prevedano cioè tempi lunghi per il raggiungimento dell’autonomia economica e abitativa della donna vittima di violenza. I servizi sociali dei comuni lavorano in costante sovraccarico di casi e senza altre figure professionali oltre all’assistente sociale, la quale non ha la possibilità di collaborare con un gruppo di lavoro multiprofessionale. Ciò va a discapito sia della tempestività degli interventi oltre che di una auspicata presa in carico integrata, con la messa a punto di progetti personalizzati efficaci. Nel progettare i percorsi personalizzati di uscita dalla violenza e di empowerment si valorizzano in modo parziale le potenzialità e i benefici derivanti dall’essere parte di una rete interistituzionale, proprio per la mancanza di personale dedicato e risorse economiche. Emerge quindi la necessità di sperimentare una modalità di coordinamento multidisciplinare efficace dei servizi messi in rete, con l’obiettivo di aumentarne la fruibilità da parte delle donne maltrattate e migliorare il processo di uscita dalla situazione di violenza ed autonomia.

3.2 CRITICITÀ NELL’ INTEGRAZIONE E RAZIONALIZZAZIONE DI PROCEDURE, METODI E LINGUAGGI

EFFETTIVO, EFFICACE E COSTANTE FUNZIONAMENTO DELLA RETE Il Protocollo d’intesa, pur essendo un importante ed indispensabile punto di partenza perché gli enti possano lavorare in una logica di rete, non è ancora operativo nella realtà dei fatti, poiché mancano momenti di verifica sull’adeguatezza dell’offerta in termini di servizi rispetto alla domanda del territorio, spesso c’è poca comunicazione tra enti sulle iniziative che riguardano il tema, non esiste un sistema condiviso di monitoraggio del fenomeno a livello territoriale, nonché un centro di raccolta dati. In sostanza, non trovano effettiva e piena applicazione 4 degli obiettivi declinati all’art. 1 del Protocollo: � “Costruire un sistema di rilevazione dei dati, condiviso dagli Enti componenti il Tavolo; � Promuovere e consolidare azioni di educazione e sensibilizzazione sul tema della violenza nei

confronti delle donne, rivolte alle scuole e alla popolazione in generale; � Promuovere l’estensione del modello operativo, di seguito riportato (vedasi art. 4 – Allegato A)

a tutto il territorio provinciale; � Beneficiare, nelle rispettive attribuzioni e competenze, degli apporti messi

in rete da ciascuno dei soggetti sottoscrittori”1.

Inoltre, gli enti trovano difficoltà nel rispettare quanto enunciato nell’art. 2, in particolare al punto d) del Protocollo come impegno di ogni sottoscrittore per il corretto funzionamento della rete: � verificare l’effettiva applicabilità e funzionalità del protocollo per quanto di propria

competenza valutare e proporre il confronto su iniziative e interventi da effettuarsi o effettuati; prendere atto di nuove risorse o nuovi servizi attivati sul territorio;

� segnalare notizie su bandi ed altre possibilità e modalità di reperimento fondi; � studiare un sistema di rilevazione ed elaborazione dei dati sui casi intercettati dalla rete; � partecipare alla promozione di momenti formativi per gli operatori, � favorire una comune progettualità sull’oggetto del protocollo, nel rispetto reciproco delle

specifiche diverse competenze. RAZIONALIZZAZIONE DI PROCEDURE MODELLI E LINGUAGGI Per le diverse vocazioni, storie e matrici culturali delle realtà che sono parte della rete, non risulta del tutto agevole il confronto sulle stesse tematiche, in particolare sulle procedure, sul modo di approcciarsi ai servizi, sulla lettura dei bisogni, e di conseguenza sul modo di intendere e costruire progetti personalizzati. Si riscontra inoltre la necessità di costruire un senso di appartenenza ad una comunità di buone prassi, che trascenda i singoli particolarismi e specificità, in virtù del comune focus sul tema della violenza di genere.

1 Cit. Protocollo, art. 1

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

A.2 DESCRIZIONE DELLE AZIONI PROGETTUALI E DEGLI OBIETTIVI CHE SI INTENDONO RAGGIUNGERE

1. FINALITÀ DEL PROGETTO

Già a partire dal 2007 il Comune di Mantova è promotore e coordinatore di un Tavolo Interistituzionale per la prevenzione ed il contrasto della violenza contro le donne, nella convinzione della necessità che la comunità affronti il tema come un fenomeno complesso e diffuso, non solo "privato". In quest’ottica “l’Amministrazione Comunale pone come obiettivo prioritario il contrasto alla violenza nei confronti delle donne in ogni sua manifestazione”2. Ad oggi sono molte le agenzie coinvolte: l’azione progettuale intende rafforzare l’operatività dei vari soggetti che hanno un ruolo nell’ambito del contrasto alla violenza di genere, sia sostenendoli nelle funzioni di cui sono titolari (enti pubblici) e nelle proprie specificità di intervento (privato sociale, associazionismo e volontariato) sia rafforzando la collaborazione e integrazione tra i servizi stessi. Alcuni aspetti che connotano il lavoro del tavolo e che garantiscono al presente progetto un favorevole contesto sono: - utilizzo di un approccio multidiscilplinare, gli enti/operatori coinvolti nel progetto si collocano

nell’ambito delle politiche sociali, sanitarie, e dell’associazionismo; - approccio sperimentale rispetto all’adozione e perfezionamento di un modello operativo

condiviso; la sottoscrizione del protocollo impegna infatti i firmatari all’adozione e alla verifica di applicabilità e funzionalità del protocollo e allo sviluppo del modello operativo.

L’azione progettuale intende promuovere finalità generali del protocollo fornendo strumenti a supporto dell’operatività della rete coinvolta. La progettazione condivisa, che ha trovato nel Protocollo uno strumento forte, ha già consentito di raggiungere importanti traguardi, tra cui la costruzione di una rete, dopo una capillare ricognizione delle risorse del territorio, e l’avvio di un tavolo permanente, luogo privilegiato di incontro e confronto. Tuttavia ci sono ancora importanti aspetti da implementare tra cui: - definire e sperimentare un modello di gestione della presa in carico della donna vittima di

violenza condiviso dagli enti che costituiscono la rete dell’ambito territoriale di Mantova e sono direttamente coinvolti nell’operatività, e valutarne riproducibilità e trasferibilità in altri ambiti territoriali;

- sviluppare competenze nella gestione del Progetto Personalizzato di donne vittime di violenza nei Centri Antiviolenza, nel sistema dei Piani di Zona, e dell’offerta socio-sanitaria, alla luce delle trasformazioni del fenomeno;

- costruire riferimenti concettuali condivisi tra operatori che gestiscono interventi a favore di donne vittime di violenza che operano in sistemi diversi elaborando un vocabolario comune.

Le azioni del progetto proposto permetteranno di: � potenziare i servizi esistenti e migliorarne la fruibilità � condividere prassi e linguaggio comuni tra gli attori della rete

2. AZIONI

A. Potenziare i servizi esistenti e migliorarne la fruibilità. 1. Implementazione del servizio di ascolto/orientamento 2. Miglioramento della fruibilità dei servizi 3. Implementazione della pronta ospitalità 4. Formazione del gruppo di lavoro 5. Implementazione dell’offerta di secondo livello e accompagnamento all’autonomia

B. Condividere prassi e linguaggio comuni tra gli attori della rete.

1. Perfezionamento delle procedure operative

2 “Protocollo d’intesa per la promozione di strategie condivise finalizzate alla prevenzione e al contrasto del fenomeno

della violenza nei confronti delle donne”, Mantova, 2013, p. 6

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

2. Governo della rete

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

A. Potenziare i servizi esistenti e migliorarne la fruibilità

AZIONI ATTIVITÀ PREVISTE RISULTATI ATTESI

A1

� Reperibilità telefonica 24 h/24h tramite numero dedicato � incremento dei primi contatti � Incremento di 4 ore settimanali di ascolto telefonico

� incrementare la possibilità di

accesso al servizio di ascolto telefonico

� Finanziamento di una psicologa e facilitatore per interventi di gruppo di aiuto

� realizzazione di gruppi di aiuto

� Finanziamento di una psicologa per percorsi di sostegno psicologico individuale � Percorsi individuali di counseling

� incrementare consulenze psicologiche individuali e percorsi individuali di counseling

A2

� Definire in modo più dettagliato per ciascun ente un percorso di fruizione dei servizi dal primo contatto all’accompagnamento all’autonomia

� realizzazione di un report conoscitivo da distribuire a tutte le realtà componenti il Tavolo

� Il Gruppo Operativo (Vedi paragrafo A.5) individua un messaggio informativo unico, rivolto ai cittadini, contenente le informazioni sui numeri di pronto intervento cui le donne potranno rivolgersi in caso di necessità, da pubblicare sul sito di ogni Comune del distretto e sui siti istituzionali di ogni ente partecipante al Tavolo

� pubblicazione on line

A3 � Messa a disposizione di 2 appartamenti (in Via Castiglione delle Stiviere, MN) da gennaio, 3 alloggi protetti (in Via Vittorino da Feltre presso la nuova sede CAV) da giugno.

� accoglienza di 10 donne

A4

� Costituzione di un Gruppo di Lavoro con funzioni relative a pronta accoglienza, progetto personalizzato e Scheda di rilevazione dell’intervento (Vedi paragrafo A.7)

� elaborazione di 15 progetti personalizzati ad alta integrazione multidisciplinare

� presa in carico nella fase di Pronta accoglienza

� elaborazione condivisa di progetti personalizzati integrati

� elaborazione di Scheda di Rilevazione dell’Intervento

A5

� Implementazione del finanziamento dedicato alla già esistente Convenzione tra Piano di Zona di Mantova e Consorzio Sol.Co per gli inserimenti lavorativi

� supporto alla fase di accompagnamento all’autonomia

� Sostegno educativo per minori, figli di donne vittima di violenza

� realizzazione di interventi educativi a favore di 5 mamme e dei loro figli

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

B. Condividere prassi e linguaggio comuni tra gli attori della rete

AZIONI ATTIVITÀ PREVISTE RISULTATI ATTESI

B1

� Verificare con i componenti operativi l’effettiva efficienza ed efficacia delle procedure operative del vigente protocollo, promuoverne l’approfondimento per garantire interventi integrati tra i servizi competenti

� condivisione, diffusione e perfezionamento di una procedura di presa in carico condivisa

� Diffusione delle procedure tramite costruzione di un Vademecum per operatori � Vademecum

B2

� Lavoro condiviso tra aderenti alla rete tramite Tavolo e gruppi tecnici: 1. Gruppo Operativo (enti con mandato operativo) 2. Gruppo Formazione (progettazione di percorsi formativi ad hoc) 3. Gruppo Sensibilizzazione (intesa si a livello divulgativo presso istituti scolatici che alla cittadinanza)

� 4 incontri per elaborare proposte e confrontarsi sul tema a livello operativo, formativo, informativo

� Promozione, per ogni Comune del distretto, di un incontro sul Protocollo e sulle opportunità offerte

dalle azioni progettuali � 16 incontri: divulgare al territorio il

Protocollo e le iniziative di contrasto alla violenza di genere

� Produzione, da parte di ogni Comune del distretto, entro la fine del 2014, di una delibera consiliare di approvazione del Protocollo

� 16 delibere: porre il problema della violenza di genere all’attenzione del livello politico

� Promuovere un’azione integrata di sensibilizzazione tramite interventi realizzati da operatori di Telefono Rosa, professionisti di ASL e AIAF, presso istituti scolastici superiori

� valorizzare l’integrazione delle competenze

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

A.3 DESCRIZIONE DEI PASSAGGI CHIAVE PER L’ATTUAZIONE DELLE AZIONI PROGETTUALI Provvedimenti: - DGC di approvazione del progetto - Sottoscrizione e definizione accordo di collaborazione con Regione Lombardia - Provvedimenti amministrativi dell’ente capofila (Comue di Mantova) volti alla gestione del

contributo, anche rispetto ai partners - adozione di delibere da parte dei Consigli Comunali degli altri 15 comuni del distretto di

approvazione del Protocollo interistituzionale;

- presentazione a Regione Lombardia della rendicontazione e della scheda di relazione finale in base a quanto richiesto dall’allegato A) al decreto 9937 del 31/10/2013

Accordi: - integrazione della convenzione del distretto con SolCo sugli inserimenti lavorativi ed erogazione

di contributo al Consorzio Progetto Solidarietà; - Formalizzazione dell’accordo con la Provincia sul servizio di mediazione linguistico-culturale

Strumenti: - riunione del Tavolo antiviolenza rispetto alla costituzione della cabina di regia, dell’équipe e dei

gruppi di lavoro del tavolo e calendarizzazione dei successivi incontri per il monitoraggio del progetto;

- definizione condivisa del calendario delle attività dell’équipe - definizione condivisa del calendario delle attività dei Gruppi del Tavolo - incontri di condivisione con i comuni del Distretto sulla rete e sul Protocollo interistituzionale

gruppo tecnico?

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

A.4 CRONOPROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ

ATTIVITÀ TEMPISTICHE ATTORI COINVOLTI

1. Costituzione cabina di regia

Da gennaio 2014/Incontro trimestrale di raccordo sullo stato di avanzamento del progetto

Ente Capofila

2. Reperibilità telefonica 24h/24h tramite numero dedicato

Da gennaio 2014/ per tutta la durata del progetto CAV

3. Incremento di 4 ore settimanali di ascolto telefonico

Da gennaio 2014 /per tutta la durata del progetto Telefono Rosa

4. Realizzazione di interventi di gruppo di aiuto/auto aiuto

Da gennaio 2014 Telefono Rosa

5. Incremento delle consulenze psicologiche per percorsi individuali

Da gennaio 2014 Telefono Rosa

6. Realizzazione di un report conoscitivo sulla fruizione dei servizi da distribuire a tutte le realtà componenti il Tavolo

Ottobre 2014 Tavolo

7. Pubblicazione on line del Report conoscitivo Ottobre 2014 Ente capofila/enti aderenti Tavolo 8. Messa a disposizione di appartamenti per la

pronta accoglienza Due appartamenti da gennaio, tre appartamenti da giugno CAV

9. Costituzione del Gruppo di Lavoro Da gennaio 2014/operativo per tutta la durata del progetto Tavolo 10. Elaborazione Scheda di Rilevazione Intervento Entro aprile 2014 Tutti gli enti aderenti al Tavolo 11. Sostegno genitoriale ed educativo per minori, figli

di vittime di violenza Da gennaio 2014/per tutta la durata del progetto Associazione Abramo Onlus - Casa della

Rosa 12. Condivisione di una procedura di presa in carico Entro novembre 2014 Tutti gli enti aderenti al Tavolo 13. Costruzione di un vademecum per operatori Entro dicembre 2014 Tutti gli enti aderenti al Tavolo 14. Individuazione dei 3 gruppi tematici Entro Febbraio 2014/Incontro almeno trimestrale, in occasione

della convocazione del tavolo Tutti gli enti aderenti al Tavolo

15. Incontri con i Comuni del Distretto Da marzo a giugno 2013 Responsabile del progetto Coordinatore del progetto

16. Delibere di approvazione del Protocollo Entro dicembre 2014 Comuni del distretto: Bagnolo San Vito, Bigarello, Borgoforte, Castelbelforte, Castel d’Ario, Castellucchio, Curtatone, Marmirolo, Porto Mantovano, Rodigo, Roncoferraro, Roverbella, San Giorgio, Villimpenta, Virgilio.

17. Incontri di sensibilizzazione Per tutta la durata del progetto Telefono Rosa, ASL, AIAF

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

18. Monitoraggio del progetto (verifica processo) e Valutazione (verifica stato di raggiungimento degli obiettivi)

Monitoraggio: febbraio, maggio, agosto, novembre. Valutazione intermedia (giugno) finale (dicembre)

Cabina di Regia

19. Predisposizione di relazione finale Entro 60 giorni dalla conclusione del progetto Coordinatore del progetto

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

A5 DESCRIZIONE DELLE MODALITÀ DI GESTIONE DELLE AZIONI PROGETTUALI E DEI SOGGETTI CHE

GESTIRANNO LE AZIONI O I SERVIZI

Associazione Telefono Rosa Onlus

� Incremento di 4 ore settimanali di ascolto telefonico Ampliamento del servizio di accoglienza telefonica per poter garantire alle donne vittime di violenza un servizio di accoglienza più continuativo. Figura professionale prevista: educatore professionale o psicologa. Numero ore totali previste: 208 per un compenso di 20 euro all'ora . Costo azione: euro 4.160. � Incrementare i percorsi di sostegno psicologico individuale Le psicologhe offrono consulenze di sostegno per superare la vittimizzazione e la traumatizzazione e per la valutazione del livello di pericolosità degli atti violenti. E’ prevista una prima consulenza a cui può seguire un percorso di sostegno per aumentare la fiducia in se stessa e, successivamente, dove necessario, interventi di elaborazione del trauma. È previsto, in alcuni casi, anche l’inserimento in un gruppo di aiuto per aumentare il sostegno alla vittima. Figura professionale prevista: psicologa. Numero ore previste per le consulenze psicologiche: 80. Numero di percorsi previsti: 8 (ogni percorso è costituito da 10 incontri da un'ora). Tariffa di 50 euro all’ora. Costo: euro 4.000. ll progetto prevede il finanziamento della figura professionale a disposizione per: − erogare consulenze presso Telefono Rosa; − erogare consulenze se richiesto da altri enti del tavolo. Percorsi individuali di counseling breve ad approccio pluralistico-integrato Consistono in un numero di colloqui variabile in base alle necessità e alle problematiche rilevate, volti a facilitare la consapevolezza dell’utente rispetto alle proprie problematiche e alle dinamiche della violenza, stimolare l’individuazione di obiettivi e risorse per affrontare e superare la situazione di disagio o di violenza, rafforzare la motivazione e gli strumenti per prendere in mano la propria vita Figura professionale prevista: counselor. Numero di ore di consulenze di counseling: 75 ore, per n. 11 percorsi (ogni percorso è costituito da 6/7 incontri da un'ora) per 40 euro all'ora. Costo: euro 3.000. � Realizzare interventi di gruppo di aiuto Attraverso il lavoro di gruppo, supervisionato e condotto da una psicologa, si rende possibile una diversificata circolazione di esperienze, modi di pensare che si traducono nella opportunità di ampliare i confini della propria conoscenza personale e delle proprie prospettive. Per mezzo del feedback delle altre donne vengono acquisite informazioni significative riguardanti il modo di essere e di comportarsi di ognuna; attraverso le varie esperienze di vita vengono ricavati modi diversi di affrontare simili situazioni problematiche. Per la sua struttura il gruppo fa si che la donna capisca che parlare aiuta e che condividendo le stesse emozioni, anche solo ascoltando, si sentirà meno sola. Nasce così un mutuo sostegno tra le donne del gruppo attraverso incoraggiamenti, consigli, intuizioni tale da riattivare nella singola quelle risorse individuali necessarie per aiutarla superare l’esperienza dolorosa vissuta. Ogni percorso è articolato in 10 incontri. Figura professionale prevista: psicologa. Numero ore previste: 30 ore. Compenso di 50 euro all'ora per un numero di 2 Gruppi di aiuto. Costo: euro 1.500. La psicologa sarà affiancata da due operatrici volontarie che inizieranno ad acquisire le tecniche di conduzione, perfezionate da un corso di formazione specifico, già previsto nel programma formativo del centro antiviolenza Telefono Rosa per l’anno 2014, al fine di poter condurre gruppi di aiuto negli anni successivi nel ruolo di facilitatrici. � Supervisione psicologica alle operatrici sui casi seguiti Visto l’aumento dell’orario di ascolto telefonico ed il conseguente aumento di donne che si rivolgeranno al centro, sia telefonicamente che attraverso i colloqui di orientamento, si ritiene

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

necessario prevedere un aumento degli incontri di supervisione che al momento avvengono con frequenza mensile. La supervisione delle operatrici è una dimensione necessaria per condividere e orientare la propria esperienza e aumentare l'efficacia e l'efficienza degli interventi. I meccanismi di supervisione realizzano elementi preventivi rispetto al burn-out delle operatrici e, più in generale, costituiscono una forma di tutela indispensabile per la loro salute e, di conseguenza, anche per quella delle persone con le quali si trovano a dover svolgere la loro azione. Fornendo agli operatori la possibilità di "processare" la propria esperienza, costituisce un momento significativo di formazione e sviluppo professionale e favorisce l'integrazione di ruoli e funzioni del gruppo di lavoro. Grazie al presente progetto sarà possibile raddoppiare la frequenza della supervisione. Figura professionale prevista: psicologa. Numero di ore previste: 78 ore. Compenso di 50 euro all'ora. Costo: euro 3.900. � Promuovere un’azione integrata di sensibilizzazione tramite interventi realizzati da operatori di

Telefono Rosa, professionisti di ASL, AIAF, presso istituti scolastici superiori Rispetto ai percorsi di sostegno psicologico e ai gruppi di aiuto si chiederà di somministrare una questionario anonimo per l’attività di valutazione. � Sostenibilità economica: alcune azioni saranno sostenute da volontariato (4 ore ascolto in più e

sensibilizzazione), le altre con attività di fund raising e partecipazione a bandi regionali e locali.

Associazione Centro di Aiuto alla Vita di Mantova Onlus

� Reperibilità telefonica 24 h/24 h tramite numero dedicato Da gennaio e per tutta la durata del progetto il Cav mette a disposizione un numero dedicato con copertura di 24h/24h per ascolto (di donne che contattano il numero) e accoglimento di richieste da parte di atri enti (ad esempio Pronto Soccorso) nella fase dell’emergenza. È prevista anche una reperibilità nel fine settimana. Il servizio di reperibilità permetterà un contatto rapido con un’operatrice qualificata in connessione immediata e diretta con i principali attori dell’emergenza presenti sul territorio provinciale (Pronto Soccorso ospedaliero, Forze dell’ordine, Enti locali). Figura professionale prevista: Educatore professionale già coinvolto nelle attività del progetto. Compenso di 7,00 euro a turno (365 turni da 12 ore; le altre 12 ore sono coperte dalle volontarie formate di CAV). Costo: euro 2.560. � Implementazione della pronta ospitalità Cav metterà a disposizione da gennaio 2 appartamenti e da giugno 3 alloggi protetti, per la pronta accoglienza in assenza di una risposta istituzionale (ad esempio di domenica), di 15 donne in un anno. Rispetto alle accoglienze effettuate si chiederà di somministrare una questionario anonimo per l’attività di valutazione. Il costo dell’azione progettuale è di 42.000 euro, di cui 15.000 euro per il mantenimento dei locali nella disponibilità del progetto e per utenze, manutenzioni, pulizie; i rimanenti 27.000 euro per 15 progetti personalizati di donne sole o con minori al seguito da 1.800 euro l'uno (progetti da 120 euro al giorno per 15 giorni - come durata media stimata come permanenza in struttura). Le spese vive riguardano inoltre vitto, alloggio, vestiti, pannolini, materiale per i minori, medicine, visite specialistiche. � Sostenibilita’ economica: alcune azioni saranno sostenute da volontariato (telefono 24/24), le

altre con attività di fund raising e partecipazione a bandi regionali e locali.

Associazione Abramo Onlus Casa della Rosa - Centro di accoglienza per donne e donne con bambini

� Sostegno educativo per minori, figli di donne vittima di violenza

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

Impiego di un'educatrice professionale per seguire in modo personalizzato i figli delle donne vittime di violenza (analogamente a quanto avverrebbe nel servizio di assistenza educativa domiciliare) presso la struttura. I figli, se non sono a loro volta direttamente vittime di violenza da parte del padre, subiscono sia la violenza assistita, sia le conseguenze del trauma subito dal genitore. Infatti le madri vittime di violenza, a causa dei traumi psicologici subiti, e a causa della svalutazione e umiliazione da parte del partner violento, della loro figura educativa nei confronti dei figli, vanno supportate nelle loro funzioni genitoriali, nel dare ai figli le attenzioni di cui avrebbero bisogno (a maggior ragione se si tratta di straniere con difficoltà anche di integrazione). L’educatrice si recherà presso la struttura per proporre, in stretta collaborazione con l’équipe della struttura, delle attività di gioco e sostenere i piccoli anche nello svolgimento dei compiti. In questo

modo si crea un rapporto confidenziale con i bambini, che possono sentirsi liberi di esprimere i loro sentimenti, parlare delle loro esperienze, di eventuali violenze, di timori .

L’educatrice potrà in questo modo anche svolgere la funzione di mediatrice tra madre e bambino.

Infatti, molte delle donne provengono a loro volta da un'infanzia difficile e, di conseguenza, hanno difficoltà a trasmettere ai figli dei modelli educativi che loro stesse non hanno potuto sperimentare.

Le immigrate a loro volta si trovano a dover conciliare i loro metodi tradizionali educativi con il nuovo contesto nel quale si muovono a volte a fatica. L’educatrice porterà le difficoltà dei

bambini alle madri che a volte non ne sono consapevoli, ma soprattutto potrà accompagnare l’elaborazione di modelli educativi alternativi a quelli acquisiti e rilevatisi non funzionali.

Un'ulteriore azione di questa figura educativa sarà l’affiancamento delle donne nel rapporto con

le istituzioni che riguardano i loro figli (servizi sanitari, pediatra e scuola) e, più in generale, l'accompagnamento nello svolgimento delle attività necessarie per il raggiungimento delle

autonomie (lavorativa, abitativa) volte all’inclusione sociale.

Figura professionale prevista: educatore professionale. Numero ore previste: 390 ore. Compenso di 20 euro all'ora. Costo: euro 7.800. � Sostenibilità economica: nel caso in cui l’intervento si rivelerà efficace si concorderà il

corrispondente stanziamento di somme aggiuntive con gli enti locali convenzionati.

Tavolo Interistituzionale

� Individuazione dei 3 gruppi tematici (Vedi paragrafo A.8) Il tavolo permanente intende mantenere costante la progettazione a livello operativo, formativo e culturale tramite il lavoro di:

1. Gruppo Operativo (enti con mandato operativo) 2. Gruppo Formazione (progettazione di percorsi formativi ad hoc) 3. Gruppo Sensibilizzazione (intesa si a livello divulgativo presso istituti scolatici che alla

cittadinanza)

� Elaborazione Scheda di Rilevazione Intervento Tale scheda è finalizzata a elaborare uno strumento standardizzato di monitoraggio. � Condivisione di una procedura di presa in carico Dopo una prima fase in cui si chiederà ai vari enti di dettagliare le proprie competenze sul tema, tipologie e metodologie di intervento dal primo contatto all’accompagnamento all’autonomia, sarà realizzato di un report conoscitivo da distribuire a tutte le realtà componenti il Tavolo.

In seguito il Gruppo Operativo del Tavolo provvederà a: � individuare un messaggio informativo unico, rivolto ai cittadini: il messaggio conterrà le

informazioni sui numeri di pronto intervento cui le donne potranno rivolgersi in caso di necessità e sarà pubblicato sul sito di ogni Comune del distretto e sui siti istituzionali di ogni ente partecipante al Tavolo;

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

� costruzione di un Vademecum per operatori per la diffusione delle procedure: risponde all’esigenza di aumentare la conoscenza e fruizione della rete in modo corretto, per non dar vita a pratiche improvvisate e difformi, contribuire alla costruzione di un linguaggio comune su cui fondare il confronto.

Ente Capofila

L’ente capofila coordina la comunicazione tra i livelli della rete e azioni di sistema volte ad incidere sulla sensibilità culturale, sulla presa di coscienza del problema come fatto non privato ma anche collettivo e politico promuovendo: � Incontri con i comuni del Distretto, da organizzarsi con Asl

Secondo un calendario stabilito dalla cabina di regia si effettueranno incontri, coinvolgendo il Servizio Sociale e il livello politico, sul Protocollo, sulle opportunità offerte dalle azioni progettuali. In tali occasioni saranno colte indicazioni e richieste relative al territorio di riferimento.

� Delibere di approvazione del Protocollo Per porre il problema della violenza di genere all’attenzione del livello politico.

� Monitoraggio del progetto (Vedi paragrafo A.7) Per garantire livelli di qualità del progetto e promuovere miglioramenti.

� Costituzione di un Gruppo di Lavoro e consulenze specialistiche Nell’ambito del Tavolo (o al di fuori di esso se non disponibili) saranno individuate figure professionali con competenze idonee: 1 Assistente Sociale, 1 Educatore Professionale, 1 Mediatore Linguistico Culturale, Avvocato, Psicologo ed altre figure di area socio-sanitaria. Tra questi sarà designato un coordinatore. La figura del Mediatore Linguistico Culturale potrà essere attivata utilizzando la già esistente convenzione tra la Provincia (Parte del Tavolo Antiviolenza) e i soggetti facenti parte del tavolo, Asl e Consorzio Progetto Solidarietà (che raggruppa i 16 Comuni del Distretto Sociale di Mantova), che metteranno a fattor comune tale risorsa. Per quanto riguarda la figura dello Psicologo sarà richiesta sia la consulenza nell’ambito del Gruppo di lavoro che l’intervento al domicilio. Alcune di queste figure interverranno al bisogno per consulenze specialistiche al Gruppo di lavoro e alla donna vittima di violenza al bisogno: psicologa (se necessari effettuerà anche visite domiciliari), medico, legale. Il Cav ha già espresso disponibilità logistica e di coordinamento di tale Gruppo, che , pertanto, sarà operativo presso la sede del Cav. Il Gruppo di lavoro svolgerà un lavoro di equipe ma anche di sostengno nella fase di emergenza e accompagnamento della persona durante il progetto in collaborazione con i servizi del territorio, almeno per i casi più complessi e situazioni più disagiate. Esso si avvarrà di consulenze specialistiche di avvocato, medico, psicologo o altri professionisti al bisogno. Nello specifico, Il Gruppo di lavoro si riunisce periodicamente secondo un calendario da definirsi per discutere in merito ai casi trattati, agli interventi previsti ed effettuati e per l’espletamento delle funzioni di cui sotto. Funzioni del Gruppo di Lavoro: 1. pronta accoglienza − interviene effettuando una presa in carico nella fase di pronta accoglienza 2. progetto personalizzato, attraverso l’integrazione e l’ampliamento dei servizi già esistenti e

funzionanti sul territorio − fornisce supporto e consulenza agli altri operatori dei servizi preposti nel caso in cui il progetto

preveda un allontanamento dalla propria residenza − fornisce consulenze professionali alla donna vittima di violenza nel caso in cui il progetto lo

preveda 3. scheda di rilevazione dell’intervento − si propone la costruzione condivisa con tutti gli enti del Tavolo di una Scheda di rilevazione

dell’intervento Le modalità di funzionamento del Gruppo di Lavoro, così come il modo di rapportarsi con i servizi del territorio, saranno analiticamente declinate in fase di avvio. Figure professionali: assistente sociale ed educatore. Numero ore complessive 854 per 20 euro all'ora per assistente sociale e educatore. Ore settimanali complessive: circa 18 ; tutti gli altri professionisti coinvolti al bisogno (v. voce precedente). Costo: 17.080.

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

Tutti gli altri professionisti saranno coinvolti al bisogno. Figure professional previste nelle consulenze specialistichei: avvocato, medico, psicologo o altri professionisti al bisogno. Numero ore totale di 40 ore. Compenso agli specialisti di 50 euro all'ora (si ipotizzano circa 20 interventi + partecipazione al Gruppo di Lavoro a chiamata). Il Distretto, in caso di valutazione positiva rispetto all’efficacia del Gruppo di lavoro, valuterà se rendere permanente l’operatività dell’équipe costituitasi, oltre la conclusione del progetto. Nell’arco del 2014 si propone l’elaborazione/monitoraggio di 15 progetti personalizzati ad alta integrazione multidisciplinare, attestata dalla valutazione di almeno 2 operatori di diversa professionalità, evidente dalla documentazione utilizzata.

Azienda Sanitaria Locale

Asl Mantova collaborerà con l’Ente Capofila a tutte le azioni finalizzate alla diffusione del modello a livello territoriale. Inoltre alla luce del presente progetto favorirà un efficace raccordo con la rete per la presa in carico della maltrattata e la collaborazione con altre istituzioni, pubbliche e private, per concertare il piano di intervento individualizzato a sostegno della donna. Parteciperà inoltre alle iniziative di sensibilizzazione in materia di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne integrandosi con gli altri “attori” della rete.

Provincia di Mantova La Provincia di Mantova è ente capofila del progetto regionale “Cultura e salute” sui servizi di mediazione linguistico culturale da erogare ai consultori e ai servizi di tutela minori.

Sol.Co Sol.Co Mantova (Solidarietà e Cooperazione) è un consorzio di 25 cooperative sociali che promuove dal 1991 servizi per le persone e il territorio. In particolare, per quanto riguarda l’area lavoro, offre opportunità di inserimento lavorativo e integrazione sociale a persone svantaggiate ed in situazioni di fragilità. Sol.Co è coinvolto nel presente progetto per la gestione delle borse lavoro, per le quali è previsto lo stanziamento di un contributo messo a cofinanziamento da SolCo Mantova di euro 6.056 per la consulenza ai comuni del distretto nel’attivazione e gestione di 4 borse lavoro (bilancio delle competenze, ricerca attiva del lavoro, rete di sostegno, accompanamento continuo, colloqui di primo e secondo livello). Mentre il Comune di Mantova provvederà al cofinanziamento di euro 4.800 per il pagamento delle indennità mensili nei 4 progetti presonalizzati (400 euro per 4 percorsi da 3 mesi). Tali cofinanzimenti saranno ad integrazione dell’accordo quadro già esistente tra Sol.Co e Consorzio Progetto Solidarietà (16 comuni del Piano di Zona di Mantova) e saranno destinati alle donne vittime di violenza segnalate dai servizi sociali dei comuni in intesa con il Gruppo di Lavoro come bisognose di intraprendere percorsi finalizzati all’autonomia attraverso gli inserimenti lavorativi.

Alce Nero

Alce Nero società cooperativa sociale ONLUS nasce nel 1981 a Mantova dalla volontà di un gruppo di persone interessate alle tematiche educative e della famiglia. In seguito ad esperienze

di gestione di comunità per minori e di servizi educativi territoriali, la cooperativa si impegna nella progettazione sociale per gli enti locali e a fianco di fondazioni bancarie nell’ambito della

prevenzione primaria e secondaria. Nasce un ufficio progettazione sociale nei primi anni del 2000 che sin dal suo avvio si è occupato di iniziative in collaborazione con reti di soggetti del privato

sociale ed istituzionale.

Negli ultimi anni, per citare qualche progetto, Alce Nero ha progettato e gestito

- Progetti di mobilità giovanile ospitando presso le strutture sociali e culturali mantovane, una

decina di giovani europei ogni anno e inviando pari numero di giovani mantovani presso le strutture convenzionate in Europa a partire dal 2006 ad oggi.

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

- Insieme alla Provincia di Mantova e alla Fondazione Luigi ed Eleonora

Gonzaga un servizio ”Informagenitori” rivolto alle famiglie Mantovane a partire dal 2006 - Un progetto di promozione giovanile finanziato dalla Regione Lombardia con altri 12

partner tra cui Provincia di Mantova, Comune di Mantova, Camera di Commercio, Festivaletteratura che ha avviato uno sportello di promozione della creatività giovanile

nell’anno 2009 e terminato nel 2012 - Finanziati dalla Regione Lombardia Alce Nero ha svolto iniziative di sostegno alla

genitorialità e alla famiglia dal 2006 ad oggi. - Di concerto con Comune di Mantova, Provincia, Università e Camera di Commercio, un

progetto di promozione giovanile nel 2012 finanziato da ANCI - Progetti presso i comuni di contrasto alla devianza e alla dispersione scolastica.

Alce Nero provvederà alla fornitura del servizio di tutoraggio e coordinamento scientifico del progetto, prendendo parte alla cabina di regia. Costo: euro 10.000 per 400 ore di tutoraggio (25

euro all’ora)

A.6 DESCRIZIONE DEI SOGGETTI PARTNER DEL PROTOCOLLO DI INTESA COINVOLTI NELLE AZIONI

PROGETTUALI E NELLE AZIONI OPERATIVE. TELEFONO ROSA L’Associazione Telefono Rosa di Mantova dal 1997 accoglie, sostiene ed accompagna donne italiane e straniere vittime di violenza fisica, psicologica, sessuale, economica, religiosa e stalking, con la metodologia dei centri antiviolenza attraverso: colloqui telefonici, colloqui individuali di orientamento, consulenze legali, psicologiche e counselling, gruppi di aiuto. L’ascolto senza giudizio nel rispetto della segretezza e dell’anonimato costituiscono fondamenti imprescindibili del suo operato. Gestisce una biblioteca di genere, con più di 850 testi, aperta al prestito, consulenza e documentazione per tesi e ricerche sulla violenza alle donne. Effettua inoltre attività di sensibilizzazione verso il territorio sul fenomeno della violenza domestica attraverso la promozione di eventi, convegni, manifestazioni nonché produzione e circolazione di materiale documentario ed informativo. Le operatrici prima di iniziare la loro attività, seguono un corso di formazione ed un tirocinio indipendentemente dalle loro qualifiche ed esperienze professionali. La successiva partecipazione a corsi di aggiornamento e convegni tematici permettono di accrescere e mantenere le competenze necessarie per il servizio di accoglienza. Accoglienza telefonica Il lunedì dalle 18.00 alle 20.00 ed il giovedì dalle 19.00 alle 21.00 è possibile trovare un’operatrice disponibile ad accogliere telefonicamente le donne che troveranno ascolto, rispetto, informazioni, orientamento, sostegno in un’ottica di sicurezza. Dal 1/12 p.v. è prevista l’apertura di un terzo turno di ascolto il mercoledi dalle 9.00 alle 11.00. Nei giorni e negli orari in cui le operatrici non sono presenti è sempre in funzione una segreteria telefonica. Sono attivi due apparecchi di telefonia mobile, i cui numeri non sono ancora stati resi pubblici, che vengono forniti quale riferimento alle donne con cui si è iniziato un percorso di sostegno. Colloqui con le operatrici I colloqui vengono svolti dalle operatrici presso la sede dell’Associazione. Il servizio viene effettuato previo appuntamento fissato nel corso della telefonata. Durante il colloquio la donna avrà la possibilità di raccontarsi, per iniziare una riflessione su di sé, sui comportamenti che la ingabbiano e che le tolgono lucidità e libertà. I colloqui hanno inoltre carattere di informazione e orientamento per definire se e quale consulenza specialistica può essere utile (legale, psicologica, invio in altre strutture). Gli incontri avvengono ella riservatezza e nel rispetto delle singole esigenze e della volontà di ognuna.

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

Colloqui di orientamento con le operatrici e consulenze specialistiche avvengono su appuntamento. L’ascolto telefonico ed i colloqui in sede avvengono alla presenza contemporanea di due operatrici. Consulenza legale Consiste in un incontro di prima consulenza, previo appuntamento, presso la sede dell’Associazione, con avvocate che collaborano con l’associazione; le donne possono ottenere informazioni di base sulla loro situazione giuridica e una visione generale su eventuali iniziative legali e loro conseguenze. Consulenza psicologica e Counseling Nella consulenza psicologica, quando da loro richiesta, le donne avranno la possibilità di trovare presso la sede dell'Associazione, nella forma dell'incontro personale con le professioniste, un ascolto discreto per la comprensione del momento che stanno attraversando e un orientamento utile per una positiva relazione con sé e con gli altri. Gruppi di aiuto Sono rivolti a donne che tentano di uscire da situazioni di difficoltà. Il gruppo offre la possibilità di vivere insieme ad altre esperienze significative, di dare forza ai desideri e alle risorse di ognuna, di creare l'occasione per un confronto costruttivo per la rielaborazione di esperienze diverse. E’ un luogo in cui si può trovare uno spazio per sé, ma allo stesso tempo di riflessione e comprensione con altre donne; la partecipazione è un’opportunità per dare e ricevere sostegno per uscire dall’isolamento e dalla solitudine. Attualmente ci si avvale delle consulenze gratuite di 5 avvocate – 2 psicologhe- 1 counselor.

CENTRO DI AIUTO ALLA VITA Il Centro di Aiuto alla Vita Onlus di Mantova è Associazione ONLUS dal 12/3/1981. Secondo Statuto il CAV, espressione della carità della Chiesa locale, svolge la propria attività mediante una serie di servizi erogati gratuitamente: − Sportello per famiglie con distribuzione di pannolini, indumenti, attrezzature prima infanzia,

corredini, giochi, etc..., in via Rubens 7 (1400 donne assistite nel 2013) − Casa di accoglienza per mamme e bambini (6 posti letto, 8 persone accolte nel 2012)) − Housing sociale "Casa di Mamma Isa" per mamme e bambini (12 posti letto, 10 persone

accolte nel 2012; prossimamente i posti letto saranno 25+3 per l’emergenza, nella nuova sede del Cav)

− Sostegni a distanza in Croazia e Bosnia − Progetti Speranza a sostegno di maternità non cercate e minacciate (autofinanziati, 160 € al

mese per 18 mesi) − Progetti Nasko a tutela della Maternità e prevenzione IVG in collaborazione con Asl e Regione

Lombardia (uguale contributo, ma richiesta la residenza in Lombardia e altre condizioni piuttosto vincolanti)

− Telefono Giovane, ascolto telefonico per giovani, forum e chat (circa 2000 contatti tra helpline, forum, chat e facebook)

− Telefono Antiviolenza (per segnalazioni dal territorio: circa 15 nel corso del 2012) − Progetti in scuole e parrocchie con incontri di prevenzione rispetto al problema della violenza

di genere, sui temi del rispetto, dell’accoglienza dell’”altro”, del contrasto alla violenza, etc…(circa 800 ragazzi incontrati)

− Attività in rete, specie con i Servizi Sociali del territorio, in ordine alla promozione del rispetto per la vita, al sostegno delle fragilità, lotta alla violenza e alle discriminazioni, accoglienza di donne e bambini maltrattati o in condizione di grave disagio economico-sociale, sostegno a famiglie italiane e immigrate, etc…

− Corsi di alfabetizzazione per donne straniere nel Comune di Casteldario, frequentato nel 2012 da 40 donne di diversa nazionalità

Il Cav è in rete con: Federvita Lombardia, Caritas Diocesana, Forum delle Famiglie della Provincia di Mantova, Movimento per la Vita, CORAL (Coordinamento Help Lines Lombardia). E’ iscritto: all’albo regionale del volontariato, delle Associazioni di Solidarietà familiare, delle Associazioni Femminili, dei Centri di Aiuto alla Vita. Fa parte di: Tavolo Regionale Antiviolenza (dal 25/11/2013); Tavolo Antiviolenza del Distretto di Mantova; Commissione Pari Opportunità della Provincia di Mantova; Direttivo del Csvm; Direttivo del Forum delle Associazioni Familiari di Mantova; Tavolo Famiglia e Minori dell’Asl di Mantova; Tavolo Affidi e Adozioni dell’Asl di Mantova; Progetto Vip dell’A.O. Carlo Poma; Tavolo Rosaspina presso il Carlo Poma; Coordinamento dei Centri di Ascolto Caritas.

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

Le volontarie sono 55. Attualmente il Direttivo è costituito da: Marzia Monelli Presidente; M.Luisa Costa, M. Clotilde Bottoli, M. Grazia Longhini vicepresidenti; Teresa Spagna, Patrizia Marin, Ileana Genovesi, Vittoria Olivi, consiglieri; Caterina Cipriani segretaria; Nerina Cantoni Presidente onoraria; Giordano Cavallari (Direttore Caritas), ospite invitato; Silvia Bagnoli tesoriera; Annamaria Maggio, Daria Tosi, Cesare Bernieri revisori dei conti.

ASSOCIAZIONE ABRAMO ONLUS, CASA DELLA ROSA-CENTRO DI ACCOGLIENZA PER DONNE E DONNE CON BAMBINI Casa della rosa è un centro di accoglienza residenziale per donne e donne con bambini voluto e realizzato dalla Chiesa mantovana nel 1999. Il centro è gestito, per conto della Caritas Mantovana, dall’Associazione ABRAMO onlus; si mantiene attraverso contribuzioni pubbliche e private, ecclesiali e non. Per il proprio funzionamento si avvale dell’impegno di personale dipendente, dell’azione gratuita del volontariato, della corresponsabilità degli ospiti stessi e di collaborazioni esterne ai vari livelli. Casa della rosa intende offrire alle donne ospiti:

− un ambiente di accoglienza temporanea e un sostegno in un periodo di crisi − l’elaborazione di un progetto per permettere la riacquisizione delle capacità di gestire

autonomamente e dignitosamente la propria vita − Un sostegno per cambiare l’attuale situazione di vita − Un aiuto-sostegno alle madri nella relazione con i loro figli

A Casa della rosa opera un’équipe multi-professionale attualmente composta da quattro operatrici titolate, dipendenti a tempo pieno e sostenuta da un gruppo di volontarie formate da un corso interno e da regolari incontri di aggiornamento, che prestano servizio per garantire la presenza 24 ore su 24 per tutti giorni dell’anno. La vita comunitaria improntata alla reciproca collaborazione e la condivisione dei compiti per il coinvolgimento delle ospiti nella gestione, sono una formula che permette di approfondire la conoscenza delle donne, capire meglio le loro risorse ed eventuali criticità di cui tenere conto per una futura autonomia e viene incontro anche al bisogno di socializzazione delle ospiti stesse. Nell’ottica della promozione del lavoro in rete, l’esperienza della vita di comunità e il percorso delle donne accolte vengono poi riportate e condivise negli incontri di valutazione periodici con i Servizi sociali. La struttura è in grado di ospitare fino a 20 persone (donne con i rispettivi figli) in regime residenziale, con copertura del vitto, tramite la mensa interna, e delle spese per le utenze domestiche. La struttura offre 10 stanze attrezzate e con bagno. L’accoglienza delle donne, indipendentemente dalla valutazione del singolo bisogno, fa riferimento a tre aspetti fondamentali: - la rete sociale che esiste intorno alla persona dalla quale partire e all’interno della quale si

individuano le risorse necessarie per l’inserimento comunitario e il successivo percorso di uscita; della rete fanno parte i servizi che segnalano la persona e che collaborano all’estensione e alla realizzazione del progetto personale;

- il progetto che prevede il coinvolgimento diretto della persona interessata e degli altri attori coinvolti e verrà verificato tramite incontri periodici di monitoraggio e può essere sottoposto a modifiche;

- le relazioni all’interno del Centro che favoriscono il percorso di reinserimento in una logica di ricostruzione di relazioni di fiducia, ma presuppongono un minimo di maturità e disponibilità da parte dell’ospite che deve essere in grado di inserirsi in un contesto strutturato e seguire le regole di convivenza e del rispetto reciproco.

Il percorso della persona nella struttura prevede l’attivazione di alcuni passaggi: valutazione (dell’adeguatezza del percorso proposto rispetto al bisogno), accoglienza, relazione interpersonale (in un contesto comunitario), accompagnamento, attività comunitarie ed individuali.

L’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI MANTOVA Il Consiglio Provinciale di Mantova, ha approvato in data 08.09.2009 con delibera n° 37/09, un ordine del giorno, elaborato dalla Commissione Pari Opportunità volto a favorire misure ed interventi normativi finalizzati a contrastare la violenza sulle donne. La Provincia di Mantova si impegna a:

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

1) Promuovere interventi di prevenzione, informazione e formazione sul tema del contrasto alla violenza di genere, indirizzati agli Istituti Scolastici, agli operatori sociali, ai mediatori linguistico-culturali, alla cittadinanza anche in collaborazione con Enti e Associazioni locali;

2) Svolgere attività di informazione/consulenza/supporto/orientamento a favore delle donne lavoratrici, vittime di violenza nei posti di lavoro, tramite l’Ufficio dei/delle Consiglieri/e di Parità;

3) Collaborare, in seguito alla avvenuta sottoscrizione di un protocollo di intesa, con Caritas, Diocesi di Mantova e Comuni del territorio, a sostegno di “Casa della Rosa” con finalità educative e di accoglienza residenziale a carattere comunitario a favore di cittadine italiane e straniere con gravi fragilità sociali;

4) Collaborare, in seguito alla avvenuta sottoscrizione di una convenzione, con la Cooperativa Sociale Porta Aperta per la gestione di una struttura di accoglienza di donne italiane e straniere che intendano uscire dal circuito della prostituzione e inserirsi in un percorso di reinserimento sociale;

5) Collaborare, in seguito all’avvenuta sottoscrizione di una convenzione annuale, con la Cooperativa Sociale Porta Aperta per interventi di assistenza (attività di strada, inserimento delle donne in strutture di accoglienza a livello locale e Regionale, attivazione di iniziative di sensibilizzazione sul tema) a favore di donne vittime di tratta o mantenimento in schiavitù ai sensi dell’art. 18 della legge 286/98.

ASL DELLA PROVINCIA DI MANTOVA – CONSULTORIO FAMILIARE Il Consultorio Familiare è storicamente il Servizio ASL aperto al pubblico, gratuito, rivolto all’ascolto, accompagnamento e presa in carico dei bisogni della famiglia con particolare attenzione alla donna nel momento della gravidanza e puerperio, alla problematica di un corretto espletamento della genitorialità, al sostegno socio-psicologico del singolo e della coppia nei momenti critici. Di recente, il C.F si è aperto all’ascolto, accoglienza ed accompagnamento anche di altri problemi che coinvolgono il nucleo familiare: presenza di disabili, presenza di anziani. Il cittadino che porta questi problemi viene accolto ed accompagnato verso i servizi che meglio possono rispondere alle sue esigenze (all’interno dell’ASL o all’esterno) o preso in carico dal C.F se il suo problema è individuale. Alla luce del presente progetto, sul sito ASL , per l’assistenza alla donna maltrattata, compariranno i numeri telefonici dei cinque Consultori del Distretto, ove l’interessata potrà rivolgersi per avere supporto ed assistenza nell’affrontare il problema. Nell’espletamento delle funzioni istituzionali sopradescritte il Servizio Consultorio opera in rete con altre istituzioni pubbliche e private. Collabora con il Servizio “Tutela dei Minori” dell’Ambito distrettuale per i casi inviati dal Tribunale dei Minorenni e del Tribunale Civile per le separazioni e divorzi conflittuali (esiste da diversi anni un protocollo operativo che definisce i vari compiti istituzionali). Nelle indagini sulla situazione familiare spesso emergono problemi di violenza sia sui minori che sulle donne, ma nella maggioranza dei casi non si riesce ad arrivare alla denuncia dei fatti specifici. Gli operatori verranno invitati ad evidenziare sempre più agli interessati questo aspetto della problematica. Nei casi di maltrattamento e/o abuso sessuale su minori, il C.F interviene direttamente con la presa in carico del caso stesso ed attiva un progetto individualizzato di tutela in collaborazione con altre istituzioni pubbliche e private. Nei casi di maltrattamento delle donne interviene con la presa in carico della maltrattata e collabora con altre istituzioni, pubbliche e private, per concertare il piano di intervento individualizzato a sostegno della donna. Esiste un’attività specifica “Consultorio Giovani” rivolta alla fascia di età 14/18 anni che accoglie gratuitamente e con accesso libero a tutte le professionalità presenti (ginecologo, ostetrica, psicologo ed Ass.Sociale), una volta la settimana, le ragazze ed i ragazzi . Collegato a questa attività, è attivo un sito Web aziendale dedicato, cui i ragazzi possono rivolgere i loro quesiti esistenziali , affettivi o relativi ai vissuti della loro sessualità . A rispondere sono gli operatori del Consultorio delle diverse professionalità succitate. Si può prevedere un’offerta di “Approfondimento” delle tematiche relative alle relazioni interpersonali caratterizzate dalle differenze di genere nell’ottica di un’educazione volta alla comprensione ed accettazione dell’altro.

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

Il C.F attiva, da sempre, presso le scuole di ogni ordine e grado, momenti di formazione/informazione su temi che riguardano un corretto sviluppo dell’affettività, della sessualità (con particolare attenzione ai preadolescenti ed adolescenti); corsi per adulti al fine di acquisire strumenti per meglio espletare le funzioni genitoriali; si affrontano problemi connessi al “bullismo”. Nel trattare questi argomenti, si darà maggior peso, in futuro, alle tematiche che riguardano le differenze di genere, l’accettazione ed il rispetto dell’altro. Parteciperà quindi alle iniziative di sensibilizzazione in materia di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne integrandosi con gli altri “attori” della rete . A.7 DESCRIZIONE DELLE MODALITÀ DI MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DELLE AZIONI PROGETTUALI

1. CABINA DI REGIA

L’entità preposta alla verifica periodica dell’attuazione delle azioni progettuali è la Cabina di Regia. Essa è costituita da: - responsabile del progetto (Comune); - responsabile scientifico e coordinatore del progetto; - due referenti del Tavolo designati dal Tavolo stesso. La cabina di Regia si incontra trimestralmente per raccordarsi sullo stato di avanzamento del progetto, per il monitoraggio e le verifiche. La cabina di Regia sarà operativa con le seguenti funzioni: - controllo e monitoraggio delle attività di progetto dal punto di vista economico, qualitativo,

quantitativo, e del crono programma; - in base all’esito del monitoraggio dà indicazioni su come modificare l’intervento in base alle

azioni e obiettivi evidenziati nel progetto; - documenta quanto avvenuto nell’ambito della propria attività e ne rende conto alla Regione

in fase di rendicontazione; - condivide con il Tavolo quanto emerso in sede di verifica e monitoraggio.

2. INDICATORI

AZIONI INDICATORI PROCESSO INDICATORI RISULTATO

Implementazione del servizio di ascolto/orientamento

n° ascolti telefonici

Incremento di almeno 30% di ascolti telefonici vs 2013

n° consulenze psicologiche Incremento di almeno del 30 % consulenze psicologiche vs 2013

n° interventi di gruppo Realizzazione di almeno 2 interventi di gruppo

Dati da Questionario anonimo utenti

Miglioramento della fruibilità dei servizi

N° bozze di report elaborate da singoli enti/associazioni

Report funzionamento singoli enti/associazioni pubblicato on line per cittadini

Implementazione della pronta ospitalità

N° ospitalità in emergenza

Realizzazione di almeno 10 ospitalità in pronta accoglienza

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

Dati da Questionario anonimo utenti

Formazione del gruppo di lavoro

N° progetti personalizzati elaborati N° verbali di incontri con altri servizi coinvolti

Elaborazione di almeno 15 Progetti Personalizzati con apporto multidisciplinare, riferimento al progetto globale (interventi previsti e prevedibili)

Implementazione dell’offerta di secondo livello e accompagnamento all’autonomia

N° percorsi di inserimenti lavorativi intrapresi N° situazioni in cui sia attivata l’intervento educativo

Realizzazione di 5 inserimenti lavorativi Intervento a favore di 5 mamme con figli minori Dati da Questionario anonimo madri utenti

Perfezionamento delle procedure operative

Vademecum operatori

Governo della rete Condivisione e sottoscrizione del progetto personalizzato da più di un Ente/associazione

Riferimento nei progetti personalizzati aperti nel 2014 ad almeno 2 enti (es: Asl e Centro antiviolenza, Caritas e Servizio Sociale)

N° di incontri tematici realizzati

Realizzazione di almeno 3 incontri di ciascun gruppo tematico

N° incontri effettuati coi comuni 15 verbali di incontri coi Comuni

N° delibere approvate

15 delibere di approvazione Protocollo

Incontri di sensibilizzazione realizzati

Almeno 2 incontri di sensibilizzazione presso istituti di scuola superiore (documentati da breve relazione) Dati da Somministrazione a ciascun aderente al Tavolo di un questionario atto a rilevare la percezione della qualità del lavoro svolto dal Tavolo nell’ambito del progetto.

3. ASPETTI QUALITATIVI, GESTIONALI ED ECONOMICI

MESI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

A T

T I

V I

T À

Monitoraggio Cabina di regia X X X X − Scheda di Rilevazione dell’Intervento X X X X − Monitoraggio in Struttura X X X X − Monitoraggio economico X X X X

Valutazione intermedia/finale X X Report di monitoraggio vs Regione X X

Entro 60 giorni dalla conclusione del progetto e comunque entro l’ultimo invio di dati ed elementi utili per la rendicontazione sarà effettuato un ultimo tavolo di valutazione degli esiti della sperimentazione. � Questionari anonimi utenti con riferimento all’efficacia percepita dell’intervento

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

� Questionario percezione qualità intervento degli enti/associazioni con riferimento a punti di forza, alle criticità e proposte di miglioramento. Tale strumento intende � supportare gli enti/associazioni nel rimodulare le azioni in un’ottica di continuo

miglioramento, valorizzando i punti di forza rilevati, e proponendo soluzioni rispetto alle criticità;

� fornire un supporto metodologico sempre più standardizzato da adottare nella specifica realtà operativa.

Ai partner del tavolo operativi sarà chiesto di inviare con una periodicità trimestrale, in coincidenza con il monitoraggio trimestrale da parte della Cabina di regia, una scheda di rilevazione dell’intervento che sarà elaborata in modo condiviso dal Tavolo. La scheda di rilevazione farà comunque riferimento ai seguenti aspetti quali-quantitativi. 1. Tipologia di servizi erogati e interventi realizzati 2. Durata e quantità interventi 3. Soggetti della rete coinvolti 4. Presenza minori e interventi loro dedicati 5. Professionalità/altre risorse coinvolte nella formulazione del Progetto Personalizzato All’invio dei dati seguirà un incontro nella struttura sede dell’intervento per svolgere una funzione di monitoraggio ma anche di orientamento rispetto ad eventuali criticità emerse nella gestione del rapporto con la rete. Oltre che durante gli incontri di monitoraggio la Cabina di Regia riferirà periodicamente in sede del Tavolo sull’andamento della sperimentazione producendo documentazione idonea. Per quanto riguarda gli aspetti economici la cabina di Regia fornirà una risposta in merito a richieste circa l’utilizzo delle risorse e alla loro rendicontazione già dalle prime fasi del progetto, in modo da pianificare e monitorare con metodo anche questo aspetto. Invio di Relazione finale redatta secondo modelli e linee guida predisposti dalla regione entro il termine di 60 giorni dalla data di ultimazione del progetto

A.8 DESCRIZIONE DELLE MODALITÀ PER SVILUPPARE E RENDERE OPERATIVA LA RETE INTERISTITUZIONALE

Per favorire l’operatività della rete e l’instaurarsi tra i soggetti partner di un clima di più fiduciosa collaborazione istituzionale e il superamento di approcci settoriali al tema, si proseguirà il lavoro dei Gruppi tematici di lavoro interni al Tavolo interistituzionale, che già in passato, come specificato nelle premesse, si è rivelato strategico per il concretizzarsi di importanti obiettivi condivisi.

1. STANDARDIZZAZIONE DELLE PROCEDURE OPERATIVE Tale suddivisione sarà funzionale innanzitutto ad un necessario (perché voluto dal Tavolo) ed ulteriore lavoro di organizzazione, standardizzazione e sintesi delle procedure operative, già formalizzate e condivise nel Protocollo all’art. 4, nel quale vengono declinate le linee guide operative per la tutela e la protezione delle vittime e il loro reinserimento. La stesura delle già esistenti procedure operative contenute nel Protocollo all’art. 4 si deve alla proficua collaborazione instauratasi tra operatori dei vari enti della rete nel corso delle riunioni del Gruppo dedicato tra 2011 e 2012.

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

Essendosi dimostrata efficace la metodologia di tipo laboratoriale proposta in tale occasione, consistente nel confronto tra operatori afferenti a diverse istituzioni ed enti del privato sociale, anche partendo dall’esame di casi concreti, la si intende riproporre. Le procedure operative già esistenti saranno inoltre integrate con gli apporti ed i nuovi riferimenti che verranno dall’implementazione dei servizi esistenti sul territorio attraverso le azioni del presente progetto. Sarà quindi prodotto un vademecun per operatori il più possibile esaustivo, con riferimenti pratici su accoglienza, consulenza psicologica, legale, sanitaria e sociale, assistenza nella fase processuale. Gruppo sulle Procedure Operative: Componenti del Gruppo: Servizi sociali dei Comuni del Distretto di Mantova, Forze dell’Ordine, Pronto soccorso dell’Azienda Ospedaliera Carlo Poma, cooperative sociali SOS Villaggi dei Bambini e Porta Aperta, associazioni Caritas diocesana, Abramo, Agape, Talefono Rosa, Centro di Aiuto alla Vita, Club Virgiliano (SEPRIS), Istituto Don Calabria, ASL, Equipe sul pronto intervento prevista dal presente progetto. Obiettivo del Gruppo: lavoro di razionalizzazione del protocollo operativo con standardizzazione delle procedure e rimodulazione in base ai servizi e i bisogni dei 16 comuni del Distretto, produzione di un vademecum per operatori. Il Comune di Mantova, inoltre, provvederà alla stesura e condivisione con gli altri enti del Regolamento sul funzionamento del Tavolo, come previsto dall’art 5 del Protocollo.

2. FORMAZIONE, COMUNICAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE INTEGRATE

Si intende proseguire nell’azione di formazione degli operatori territoriali a vario titolo coinvolti nel problema della violenza di genere, fondamentale per fornire una adeguata risposta in termini di ascolto, informativi/consulenziali o di presa in carico delle donne vittime di violenza e dei loro figli minori, nonché per l’operatività stessa del Protocollo, attraverso il lavoro di un gruppo sulla formazione (già sperimentato con esito positivo tra 2011 e 2012, come specificato nelle premesse, par. 1A). Ciò sarà possibile grazie anche all’apporto di Regione Lombardia, nei termini previsti dal presente accordo. Inoltre dagli aderenti al Protocollo, attraverso il lavoro di un gruppo dedicato, in accordo con Regione Lombardia, saranno predisposte di iniziative di divulgazione/educazione per studenti e campagne di comunicazione volte alla promozione della conoscenza e alla presa di coscienza delle donne e delle famiglie degli strumenti e strutture di contrasto alla violenza di genere presenti sul territorio. Per quanto riguarda l’attività di sensibilizzazione presso le scuole, sarà messa a fattor comune l’esperienza degli enti che già svolgono tale attività. Si tratta di ASL, che svolge regolarmente corsi presso le scuole sull’affettività e la relazione interpersonale tra generi, Telefono Rosa ed AIAF. I Gruppi saranno così costituiti:

• Gruppo di lavoro sulla formazione Componenti del Gruppo: Provincia, Prefettura, ASL, Ufficio Scolastico Provinciale, Tribunale, Consigliera provinciale di Parità, Ordine degli Avvocati, Associazione Avvocati per la Famiglia e i Minori, cabina di regia prevista dal presente progetto. Obiettivo del Gruppo: progettazione di un modulo formativo di 6 incontri per operatori realizzato mediante il ricorso a professionalità interne ed esterne al Tavolo.

• Gruppo di lavoro sull’informazione e sensibilizzazione: dovrà prevedere stabilmente gli enti Provincia, Ufficio Scolastico Provinciale, ASL, Telefono Rosa, AIAF, la cabina di regia prevista dal presente progetto . Saranno coinvolti di volta in volta, in base al tipo di iniziative da organizzare, le istituzioni e le organizzazioni del terzo settore presenti al Tavolo. Inoltre, potranno essere coinvolti anche enti esterni al Tavolo per la realizzazione e divulgazione delle iniziative Obiettivo del Gruppo: progettazione di una campagna informativa sui servizi del territorio dedicati al tema e di interventi presso le scuole; stimolare e promuovere la cultura del rispetto e della non violenza con l’obiettivo di produrre cambiamento a livello sociale e culturale; favorire una consapevolezza più ampia possibile relativa al fenomeno.

È inteso che sarà garantita ed incentivata la mobilità dei componenti da un gruppo all’altro in base alle necessità di volta in volta riscontrate.

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

3. CONDIVISIONE E TRASFERIBILITÀ DEL MODELLO

Sarà svolta un’azione di condivisione di buone prassi e trasferibilità del modello di intervento sull’intero territorio con l’ausilio dei Tavoli territoriali:

• ASL e la Provincia, insieme al Comune di Mantova, ente capofila della rete interistituzionale, e con l’ausilio degli altri sottoscrittori, promuoveranno il pieno ed effettivo coinvolgimento dei 16 comuni del Distretto che hanno aderito al Protocollo attraverso:

a) l’organizzazione di 16 incontri informativi sul Protocollo e la rete da svolgere presso ogni comune del Distretto entro l’anno di durata del progetto;

b) approvazione della delibera di adesione al Protocollo da parte di ogni comune del distretto.

• ASL e Provincia provvederanno ad avviare un percorso di esportazione/rimodulazione del modello a livello provinciale. Tale percorso di diffusione avverrà attraverso i sei distretti sociali.

Inoltre: − Promozione di attività di studio del fenomeno “violenza di genere” in ambito accademico Nell’ambito del progetto si attiverà una collaborazione con Università degli Studi di Brescia (Corso di Studi Educatore Professionale Sanitario – sede di Mantova) volta a sostenere la produzione di studi, ricerche o tesi di laurea inerenti il tema “violenza di genere” con specifico riferimento al modello proposto nel progetto. − Seminario di condivisione dei risultati Si prevede nel 2015, a progetto concluso, di organizzare un seminario di restituzione rivolto non solo ai partner della rete ma anche a tutti gli operatori che pur non essendo rappresentati nel tavolo lavorano quotidianamente in realtà in qualche misura interessate dal fenomeno.

PIANO FINANZIARIO PROGETTO "MODELLO MANTOVA"

B) ELENCO DEI COSTI PREVISTI

VOCI DI SPESA COSTI PREVISTI

QUOTA DI CONTRIBUTO

SPECIFICHE

Consulenze specialistiche riferite all'attività dei centri antiviolenza

€ 52.056,00

€ 46.000,00 euro 6.056 messe a cofinanziamento dal Consorzio SolCo per consulenza nell'attivazione e gestione dei tirocini lavorativi.vedi tabella C)

Retribuzioni e oneri risorse umane x tutoraggio progetto -

€ 10.000,00

€ 10.000,00 Servizio prestato dalla Cooperativa Alce Nero che fornirà una figura professionale con esperienza sulla gestione dei progetti, conoscenza della materia e dei servizi del territorio. 400 ore per 25 euro all'ora.

Spese generali € 5.800,00 € 1.000,00 Spese per stampe materiale informativo riferito all'attività dei centri antiviolenza implementata attraverso il presente progetto. + Cofinanziamento del Comune di Mantova per euro 4.800 per

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

le indennità inserimenti lavorativi (vedi tabella C)

Noleggio e leasing attrezzature informatiche e non

€ 1.000,00 € 1.000,00 Proiettore e pc per attività di Telefono Rosa descritte (vedi A5) e nella disponibilità delle altre azioni del progetto se necessari

Spese per accoglienza temporanea (spese per pronta ospitalità ed accoglienza di secondo livello nei progetti personalizzati)

€ 42.000,00

€ 42.000,00 Di cui 15.000 euro a CAV per il mantenimento dei locali nella disponibilità del progetto e per utenze, manutenzioni, pulizie; i rimanenti 27.000 euro per 15 progetti personalizzati di donne sole o con minori al seguito da 1.800 euro l'uno (progetti da 120 euro al giorno x15 giorni - come durata media stimata come permanenza in struttura). Le spese vive riguardano inoltre vitto, alloggio, vestiti, pannolini, materiale per i minori, medicine, visite specialistiche.

Totale € 110.856,00

€ 100.000,00

C) QUADRO ECONOMICO DEL PROGETTO

AZIONI

Attività ENTE Costi previsti

Contributo regionale richiesto

Risorse proprie di cofinanziamento

Specifiche

A1 Reperibilità telefonica 12h/24h

CAV € 2.560,00 € 2.560,00 € 0,00 Figura professionale: Educatore professionale già coinvolto nelle attività del progetto. 7,00 euro a turno (365 turni da 12 ore; le altre 12 ore sono coperte dalle volontarie formate di CAV)

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

A1 Incremento ore settimanali di ascolto telefonico.

TEL ROSA

€ 4.160,00 € 4.160,00 € 0,00 Figura professionale: educatore professionale o psicologa. Numero ore 208 per 20 euro all'ora (2 h. al giorno)

A1 Gruppi di aiuto TEL ROSA

€ 1.500,00 € 1.500,00 € 0,00 Figura professionale: psicologa. Numero ore 30 per 50 euro all'ora . Per un numero di 2 Gruppi di aiuto.

A1 Consulenze psicologiche e counselor

TEL ROSA

€ 7.000,00 € 7.000,00 € 0,00 Figure professionali:psicologa, counselor. Numero ore consulenze psicologiche: 80 ore, n. di percorsi 8 (ogni percorso consta di 10 incontri da un'ora) per 50 euro all'ora ; numero ore consulenze counselor 75 ore, n. 11 percorsi (ogni percorso consta di 6/7 incontri da un'ora) per 40 euro all'ora.

A1 Supervisione psicologica

TEL ROSA

€ 3.900,00 € 3.900,00 € 0,00 Figura professionale: psicologa. Numero ore 78 ore (lavoro interno al centro antiviolenza Telefono Rosa) per 50 euro all'ora.

A4 Consulenze specialistiche (avvocato, medico, psicologo, professionisti di area socio-sanitaria o altri professionisti al bisogno)

CAV per la rete

€ 2.000,00 € 2.000,00 € 0,00 Figure professionali: avvocato, medico, psicologo o altri professionisti al bisogno. Numero ore 40 per 50 euro all'ora (si ipotizzano circa 20 interventi + partecipazione al Gruppo di Lavoro a chiamata)

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

A4 Gruppo di lavoro (lavoro di equipe e sostengno nella fase di emergenza e accompagnamento della persona durante il progetto in collaborazione con i servizi del territorio, almeno per i casi più complessi e situazioni più disagiate)

CAV per la rete

€ 17.080,00

€ 17.080,00 € 0,00 Figure professionali: assistente sociale ed educatore. Numero ore complessive 854 per 20 euro all'ora per assistente sociale e educatore. Ore settimanali complessive: circa 18 ; tutti gli altri professionisti coinvolti al bisogno (v. voce precedente)

A5 Sostegno educativo per minori, figli di donne vittime di violenza

CASA DELLA ROSA - ass. ABRAMO onlus

€ 7.800,00 € 7.800,00 € 0,00 Figura professionale: educatore professionale. Numero ore 390 per 20 euro all'ora.

A5 Inserimenti lavorativi (percorsi di accompagnamento all'autonomia)

Consorzio SOLCO

€ 10.856,00

€ 0,00 € 10.856,00

Di cui: euro 6.056 messi a cofinanziamento da SolCo per la consulenza per l'attivazione e gestione di 4 tirocini (bilancio delle competenze, ricerca attiva del lavoro, rete di sostegno, accompanamento continuo, colloqui di primo e secondo livello); euro 4.800 messi a cofinanziamento dal Comune di Mantova per indennità mensili di 400 euro per 4 percorsi da 3 mesi.

A3 E A5

Accoglienza temporanea

CAV/CASA DELLA ROSA

€ 42.000,00

€ 42.000,00 € 0,00 vedi tabella B)

CABINA DI REGIA

Tutoraggio del progetto (monitoraggio e coordinamento scientifico)

€ 10.000,00

€ 10.000,00 € 0,00 vedi tabella B)

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Allegato 1) all’Accordo di collaborazione

MATERIALE ATTIVITà CENTRI ANTIVIOLENZA

stampe materiale informativo

€ 1.000,00 € 1.000,00 € 0,00 vedi tabella B)

MATERIALE INFORMATICO

noleggio e leasing attrezzature informatiche

TEL ROSA

€ 1.000,00 € 1.000,00 € 0,00 vedi tabella B)

€ 110.856,00

€ 100.000,00

€ 10.856,00