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PROGRAMMA ELETTORALE per il mandato 2011-2016 Pordenone, un mosaico da comporre assieme Italia dei Valori, Sinistra Ecologia Libertà, Lista Civica Del Ben per Pordenone a sostegno della candidatura a Sindaco per il Comune di Pordenone di Giovanni Del Ben elezioni comunali del 15 e 16 maggio 2011

Programma Giovanni Del Ben per Pordenone

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PROGRAMMA ELETTORALEper il mandato 2011-2016

Pordenone, un mosaico da comporre assieme

Italia dei Valori,Sinistra Ecologia Libertà,

Lista Civica Del Ben per Pordenone

a sostegno della candidatura a Sindacoper il Comune di Pordenone di

Giovanni Del Ben

elezioni comunali del 15 e 16 maggio 2011

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INDICE PROGRAMMA

Premessa generale:

La città come capoluogo, la storia, lo sguardo all'Europa.P.O.R.D.E.N.O.N.E.: in ogni lettera, la città che vogliamo.

1) un nuovo metodo per sconfiggere la crisi della politica

1.1 limite massimo di due mandati e ricambio generazionale1.2 no alla politica come mero sistema di potere1.3 concorsi pubblici1.4 lotta ai conflitti d’interesse1.5 taglio ai costi della politica1.6 l’azione e l’organizzazione dell’amministrazione comunale

2) reti sociali ed informatiche, cultura, istruzione, economia, lavoro

2.1 partecipazione, associazionismo, volontariato, circoscrizioni2.2 ICT, wi-fi, banda larga, superamento del digital divide, progetto Wire-less Naonis2.3 cultura, arti, sport2.4 educazione e scuole primarie e secondarie, tempo pieno e doposcuola2.5 consorzio universitario2.6 lo sviluppo economico e il lavoro

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3) salute: sanità ed assistenza

3.1 ospedale3.2 integrazione socio-sanitaria, assistenza sociale, anziani3.3 politiche per l’infanzia3.4 politiche giovanili3.5 immigrazione: l’integrazione e la ricchezza delle diversità3.6 edilizia residenziale pubblica

4) città sostenibile: energia, rifiuti, mobilità

4.1 Europe 2020 strategy4.2 politica energetica efficiente e rinnovabile

4.3 politica gestione rifiuti: obiettivo rifiuti zero4.4 qualità dell'aria e inquinamento acustico e luminoso4.5 mobilità sostenibile ed efficiente

5) gestione del territorio: ambiente ed urbanistica

5.1 cura del territorio5.2 nuovo piano regolatore e servizi5.3 quartieri, patrimonio e archeologia industriale5.4 flora, fauna, parchi, il fiume Noncello, rogge, piazze5.5 fognature, alluvioni, protezione civile

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PROGRAMMA

“Un percorso che parte dalla consapevolezza dell’attuale quadro di crisi politica ed economica per arriva-re a rilanciare la città capoluogo di provincia guardando all’Europa”

Giovanni Del Ben

L’Italia sta vivendo un’emergenza democratica ed economica che si ripercuote negati-vamente anche a livello locale con tagli ai finanziamenti e ai servizi erogati dai Comuni, che tra tutti gli enti locali sono i più vicini alla gente.La frammentazione con la quale la coalizione uscente si ripresenta alle elezioni comu-nali di Pordenone, frutto di scelte e ragionamenti di potere di pochi ma autorevoli politici, ha sinora tradito le aspettative ideali di molti cittadini che avrebbero voluto un centrosini-stra unito, con coerenza, su un programma condiviso, ed è lo specchio della crisi in cui versa la politica che oggi più che mai non riesce a rappresentare ed attuare l’esigenza di chi vorrebbe, tanto semplicemente quanto giustamente, che la cosa pubblica sia ben amministrata.In un momento di crisi come l’attuale c’è perciò bisogno di dare risposte chiare ed effi -caci ai cittadini. Per uscire da questa situazione è necessario dare una forte segnale di rinnovamento, lavorare per un centrosinistra unito su valori condivisi, partendo proprio dal rivedere il metodo e le logiche che fino ad oggi hanno guidato il sistema, iniziando dal Comune e arrivando fino al livello nazionale.La consapevolezza di questa situazione di partenza diventa motivo di forza e di slancio per una proposta politica nuova, alternativa all’attuale sistema di potere, trasversale ri -spetto alle liste e ai partiti, che unisca il centrosinistra e tutte le forze progressiste che si ritrovano nei valori sanciti dalla nostra costituzione repubblicana, per comporre, come in un mosaico, la città che vogliamo, partendo dalle linee politiche riportate in questo do-cumento programmatico.Una Pordenone che fonda le proprie radici storiche, che giustificarono l’autonomia e il ruolo di Capoluogo provinciale, sulla propria caratterizzazione industriale, e che oggi, a fronte della crisi economica, deve ripensarsi e saper ridare nuovi contenuti che ne rilan-cino il ruolo, riuscendo a valorizzare la propria identità e le proprie eccellenze all’interno del quadro offerto dall’appartenenza all’Unione Europea. La sfida è racchiusa nel saper cogliere e riversare sul territorio le opportunità offerte da questa dimensione, ridando senso e contenuti al proprio ruolo di capofila in provincia e avendo maggior peso nel contesto regionale e nazionale.

Così vediamo la nostra...P.O.R.D.E.N.O.N.E.

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PopolareDonne e uomini; giovani, adulti ed anziani; chi lavora, chi ha lavorato e chi spera di poter lavora-re; del centro e della periferia; abili e disabili. Tutti insieme ad essere il popolo di una città vissu-ta come la propria comunità. Cittadini che adempiono ai loro doveri e che si aspettano la tutela dei loro diritti.Popolare è la città che tiene insieme cultura e tradizioni del passato e guarda senza pregiudizi al presente, oggi composto da molte persone che qui sono venute a lavorare e a vivere, da ogni parte d'Italia e anche da ogni parte del mondo.La città popolare sa coniugare accoglienza e integrazione e deve continuare ad essere aperta e inclusiva. Essa deve saper parlare un linguaggio semplice e chiaro ed avere modelli partecipati-vi e di aggregazione. Una città che è un Comune.E' natura di porto (del Noncello) quello di essere elemento di entrata e di uscita, una porta aper-ta sul mondo. I portoni aperti nel simbolo del comune lo ricordano ogni giorno.

OrdinataChi vive la città deve percepirla come ordinata e che risponda alle sue aspettative. Pordenone è cresciuta anche nell'ultimo decennio, positivamente. Oggi ha più cose del passato. Bisogna far coesistere nuovo, vecchio e futuro in un disegno ordinato. Bisogna dare quindi organizzazione.I piani urbanistici non dovranno privilegiare gli aumenti di cubatura nè di altezze; dovranno ave-re attenzione per giardini, parchi e piazze usufruibili e sicuri. I piani della mobilità e i servizi ter -ranno conto dei flussi, della sicurezza, della salubrità ambientale.I cittadini dovranno essere in grado di apprezzare che tutto funziona al meglio, così da essere di esempio per altre città.Essere ordinato significa anche avere un obiettivo: essere capoluogo del Friuli Occidentale. Così Pordenone dovrà essere bella, integrata, vivibile, ospitale. Gli arredi urbani e gli spazi so-ciali dovranno essere di alta qualità.E' ordinata la città che non ha abitazioni inutilizzate o in degrado. Ri-abitare la città è un verbo coerente con l'idea di ordine. Si dovrà pensare alla riqualificazione architettonica affinchè gli edifici siano funzionali alle nuove diverse esigenze di giovani ed anziani.L'organizzazione prevede attivazioni di servizi, condivisioni e integrazioni con i Comuni vicini, in modo che diventi ordinata la vita nella conurbazione.

RassicuranteLa rete dei servizi dovrà essere accessibile con continuità ed essere in grado di dare pronte ri -sposte ai bisogni di natura sanitaria, sociale, di sicurezza e di aiuto. Il Comune ne dovrà essere il garante anche se tali servizi sono in gestione a terzi.La rete dei servizi, da sola o con la sussidiarietà del volontariato sociale, dovrà essere riferimen-to per i soggetti fragili o deboli, in condizioni di bisogno. Ciò vale anche per i nuclei familiari nel-le stesse condizioni.L'esperienza insegna e insegnerà ad essere capaci di prevedere i bisogni e quindi a fare opera di prevenzione.Nodi di questa rete, vicini ad ogni persona, sono i medici di medicina generale, professionisti fi-duciari del singolo e della famiglia, capaci di ascoltare, di capire e di essere rassicuranti. Prepa-

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rati scientificamente a curare il fisico e dotati di valori umani che li rendono disponibili a prender-si cura della persona, ponte con i servizi gestiti dal Comune o dall'Azienda Sanitaria.I bisogni sanitari, specie degli anziani, nascono da malattie croniche che richiedono rapporti as-sistenziali di lunga durata che vanno oltre la diagnosi e la terapia. Ad essi i servizi infermieristici sapranno garantire presenza e impegno nel rispetto della persona e delle famiglie, se necessa-rio condividendo percorsi di nursing.La dimensioni dei servizi sarà coerente con la loro sostenibilità, garanzia di durata.Le persone sono rassicurate quando vedono l'attenzione per i disabili e l'impegno per la loro partecipazione al lavoro e alle attività sociali, quando si eliminano le barriere comunicative, non solo quelle architettoniche.Una città è rassicurata quando chi la governa crede nel diritto alla salute e al suo mantenimento favorendo in ogni modo la prevenzione con l'educazione sanitaria, la diffusione di stili di vita adeguati, agendo sull'alimentazione, favorendo la pratica sportiva, informando sui rischi del fumo, dell'alcool e degli stupefacenti.Si è rassicurati quando vi è garanzia della libertà di muoversi e di vivere la città.Si possono rassicurare i giovani sostenendoli e preparandoli per trovare non solo occupazione ma anche un lavoro adeguato alla preparazione, alle capacità e alle competenze di ciascuno.E' rassicurante la città accogliente, amichevole e solidale.

DemocraticaLa vita politica della città democratica è quella che promuove, sviluppa e pratica la partecipazio-ne e la condivisione nelle scelte importanti. La città consente la vita democratica se dà le infor-mazioni e se sviluppa l'informatizzazione nel mondo web.E' democratica la città che concretizza l'uguaglianza dei cittadini e che ha un’ amministrazione aperta, che ascolta ed accoglie, che rispetta il lavoro e quanto ognuno può e sa conferire, che crede nel valore delle associazioni e nelle loro espressioni, che mette il volontariato tra i prota-gonisti della vita cittadina.Sarà sempre più democratica ascoltando e coinvolgendo i giovani, fin dalle età scolari, nell'inte-resse per la vita della loro città, considerandoli protagonisti del futuro prossimo della società ci-vile e pensando le scuole come laboratorio di aggregazione ed integrazione.

EnergicaE' energica la città nel cui ambito si fa e si produce.E' energica la città che ha storia industriale, di cooperazione, di export e di presenza nei mercati internazionali.E' energica la città che ha imprenditoria capace, innovativa. Nei lavoratori e nelle aziende por-denonesi c'è l'energia dell'impegno e delle competenze.La città ha saputo creare occupazione anche diventando attrattiva mediante importanti iniziative nel campo sociale e culturale.La città energica ha la volontà ferma e risoluta di svolgere il proprio ruolo. Per Pordenone anche quello di essere capoluogo del Friuli Occidentale, provincia veneto-friulana nel cuore del Norde-st. Con questa visione potrà fare sistema e competere alla pari con le altre aree regionali.

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Pordenone ha l'orgoglio di quel che è divenuta e di quello che potrà essere promuovendo non solo le attività economiche comunemente intese ma anche le iniziative di formazione e di orga-nizzazione sociale.E' forte la città capace di essere partner nelle iniziative di valorizzazione dell'imprenditoria e del-la formazione professionale, accademica ed applicata.E' energica la città che sa proporre una nuova politica regionale che dia ruolo ai Comuni, in pri-mis nella salute e nei servizi socio-assistenziali, e che sa esercitare una leadership nell'ambito territoriale più ampio.Don Lozer e Lino Zanussi sono esempi dell'energia di Pordenone

NuovaLa nuova città che stiamo prefigurando è quella che ha alle spalle capacità di sviluppo e d’ im-ponente industrializzazione ma anche di evoluzione sul piano culturale con Pordenonelegge.it, Cinemazero, le ex tintorie e altro.Con questi piedi potrà camminare verso il domani, appesantita dal troppo cemento ma resa di-namica dalle capacità organizzative già dimostrate e riorganizzative sperimentabili in futuro.Così Pordenone potrà diventare città vitale con cuore e cervello nel centro del Nordest.Sarà nuova la città che succederà a quella attuale e che andrà avanti nel senso della moderni-tà, che saprà cogliere e integrare il nuovo, cercando soluzioni e prospettive nuove anche nei modelli dell'integrazione. Il nuovo sarà anche nella capacità di riqualificare gli edifici obsoleti e d’introdurre la bioarchitet-tura.Può essere nuova se fruibile da tutti, coerente con le indicazioni del Consiglio d'Europa: cammi-nabile, ciclabile, percorribile, calpestabile, usabile con il corpo, con impianti accessibili e gestiti con attenzione alla sostenibilità.Sarà sempre nuova la città che saprà valorizzare il ruolo delle donne, stimolare la crescita cultu-rale e mettere i giovani al centro delle politiche del futuro.

OnestaE' onesta la gente e la città che crede nella legalità e nel valore dell'educazione alla legalità, a partire dalle scuole.Che apprezza la trasparenza e il merito. Che non approfitta dei deboli.Che crede nell'equità e nell'uguaglianza.Che non fa privilegi.

NaturaleE' naturale la città che rispetta l'ambiente sul quale è sorta, che non inquina l'aria nè l'acqua. E' naturale la città che rispetta le acque che la abbelliscono, la circondano e le danno utilità. Sa-rebbe stata più naturale anche la città rispettosa delle rogge, timide e gaie, non solo del Fiume che di tanto in tanto l'inonda.E' città amica della natura quella che consente la vita all'aria aperta e le pratiche sportive.E' naturale la città in cui la vita e le relazioni sono sincere e spontanee, dimensionata nella giu-sta misura, equilibrata.

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Oggi è amica della natura anche la città che si prefigge una politica di sviluppo di progetti inno-vativi, di risparmio energetico e di utilizzo di energie rinnovabili. E che sappia progettare e rea-lizzare una raccolta differenziata di qualità.

EfficienteE' efficiente la città che sa produrre benessere, che sa fare la sua parte, che sa valorizzare tutte le risorse che ha.Che valorizza le positività esistenti. Che sa semplificare, snellire e dare dinamicità alle strutture amministrative.Che sa gestire i conti e il denaro pubblico con tecnicità e buon senso.E' efficiente la città che realizza elevati standard di qualità.Che gestisce i servizi pubblici con elevata managerialità favorendo i criteri di economicità rispet-to a quelli della riduzione dei costi.Questa “E” potrebbe anche essere l’iniziale di “Europea”, caratteristica che indica scenari di pro-gresso per la qualità della vita e di prospettive per il superamento dell’attuale crisi.

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1) un nuovo metodo per sconfiggere la crisi della politica

“Un uomo di stato è un politico che dona se stesso al servizio della nazione. Un politico è un uomo di stato che pone la nazione al suo servizio”

Georges Pompidou

premessa

L’attuale situazione politica è caratterizzata, a livello nazionale ma anche regionale, da un uso personale delle istituzioni e del potere legislativo in cui gli interessi economici e giudiziari di po-chi divengono leggi ad personam che incidono negativamente sulla vita di tutti, dove le cariche istituzionali sono usate non in funzione della realizzazione del programma elettorale per il quale si è ricevuto il mandato ma per radicare nelle istituzioni e nel sistema economico una struttura di potere volta a produrre vantaggi alla casta che li governa.Questo comportamento ha intrappolato la classe politica e ha sinora tradito le aspettative ideali di molti cittadini. E’ quindi necessario lavorare per un nuovo progetto che dia risposte alla crisi ristabilendo le regole essenziali che sono alla base di un sistema democratico e ribadendo già nel programma pochi ma chiari punti di “metodo”, da rispettare e far rispettare con coerenza.Per questo poniamo il limite massimo di due mandati puntando al ricambio generazionale, privi-legiando i concorsi pubblici aperti alla società civile rispetto alle lottizzazioni e all’assegnazione di consulenze di dubbia utilità, arginando i conflitti d’interesse, tagliando i costi della politica e gli sprechi, indirizzando la pubblica amministrazione all’efficienza, efficacia ed economicità.

1.1 limite massimo di due mandati e ricambio generazionale

Limite massimo di due mandati e ricambio generazionale perché la politica dev’essere un servi-zio e non un lavoro. Perché il ricambio della classe politica permette di apportare nuovi stimoli ed idee e di scardinare il sistema di potere e di rapporti clientelari prodotti da 10 anni di manda-to. Per ridare respiro alla città in tutte le sue componenti economiche e sociali. Non candideremo per il Consiglio comunale né proporremo per gli Assessorati soggetti che ab-biano già esercitato due mandati.In Giunta la componente dei giovani e delle donne dovrà essere rappresentata almeno al 50%. Bisogna avere il coraggio di cambiare davvero, non solo a parole. 1.2 no alla politica come mero sistema di potere

Basta lottizzazioni basate sulla mera appartenenza partitica, perché gli incarichi nelle aziende e negli enti strumentali come le società per azioni ATAP, GEA, ATER, GSM, Pordenone Fiere e i vari Consorzi non devono essere funzionali a disegni di potere interni ai partiti ma garantire effi-cienza, efficacia ed economicità nell’attuare le finalità statutarie dell’ente, e necessitano quindi di persone indipendenti, competenti e capaci la cui professionalità dev’essere chiaramente ri-scontrabile e frutto di una selezione pubblica aperta alla società civile.

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1.3 concorsi pubblici

I concorsi pubblici devono essere il cardine attorno al quale si dà risposta alle esigenze organi-che e di funzionamento dell’amministrazione comunale. Alle nomine per appartenenza politica vanno preferiti concorsi pubblici aperti, ai quali possano rispondere professionisti, giovani, don-ne, meritevoli, capaci, limitando al massimo la formula dei concorsi riservati agli interni, oggi già ridotta dalla legge ad un massimo del 50% delle posizioni poste a concorso.

1.4 lotta ai conflitti di interesse

I conflitti d’interesse creano un danno perché chi ha una posizione di potere la usa a proprio vantaggio a scapito della collettività. Nessun nostro Assessore o nominato potrà avere conflitti d'interesse che adombrino la sua funzione. Argineremo i connubi tra il mondo degli affari e quel-lo della politica che impoveriscono la società civile.

1.5 taglio ai costi della politica

Ridurremo del 20% l’indennità del Sindaco perché di politica non si deve vivere e, soprattutto in tempi di crisi, il primo cittadino deve dare l’esempio. Quando si chiedono sacrifici a tutti questo è un doveroso atto di coerenza, al quale andranno affiancate analoghe azioni di sobrietà e rispar-mio in tutti i settori mediante la soppressione degli enti inutili ed il taglio degli sprechi.Vanno rivisti i costi delle gestioni e promossi servizi intercomunali laddove si possano raggiun-gere economie di scala e risparmi.

1.6 l’azione e l’organizzazione dell'amministrazione comunale

L’azione dell’amministrazione comunale, degli uffici e delle aziende in-house dev’essere traspa-rente e sempre più conformata alle tre "E" della pubblica amministrazione: l’efficacia nel rag-giungere gli obiettivi, l’efficienza dei processi, l’economicità delle spese, che non significa spen-dere poco ma spendere bene. Vanno valorizzate le risorse interne e ridotte al minimo stretta-mente necessario le consulenze esterne. A questi obiettivi va affiancata una rendicontazione sociale che metta in evidenza i risultati delle azioni del Comune nella società. Bisogna infine rendere operanti e puntuali le verifiche e i controlli della qualità dei servizi in gestione diretta e di quelli convenzionati o finanziati.

2) reti sociali ed informatiche, cultura, istruzione, economia, lavoro

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premessa

L’accesso all’informazione attiva dev’essere un diritto garantito alle persone al pari dell’aria e dell’acqua. E’ la premessa essenziale per sviluppare le politiche di partecipazione alla vita de-mocratica della città che si estrinseca anche attraverso i mezzi informatici e le attività culturali e sociali dei cittadini svolte nelle associazioni, nei quartieri, nei luoghi di aggregazione e nelle cir-coscrizioni di decentramento comunale che, per giustificarne il mantenimento, andranno ripen-sate trasformandole in centri civici che offrano servizi ai cittadini.“Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani”. E’ con questa storica frase che D’Azeglio, all’indomani dell’Unità d’Italia avvenuta 150 anni fa, segnò l’obiettivo verso cui la politica avreb-be dovuto tendere per creare una società informata e consapevole. In questo senso l’accesso all’informazione, intesa nel significato di sapere, e quindi di istruzione, è il requisito essenziale per dare attuazione a quello “sviluppo della persona umana” sancito dal secondo comma dal-l’articolo 3 della Costituzione repubblicana che recita: È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei citta-dini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavo-ratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.E’ questa la scommessa che bisogna giocare a livello comunale garantendo la qualità dell’inse-gnamento scolastico, anche attraverso attività di tempo pieno e doposcuola; assicurando ai ca-paci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione at-traverso la concessione per concorso di borse e assegni di studio.

2.1 partecipazione, associazionismo, volontariato, circoscrizioni

La presenza di moltissime associazioni a Pordenone è uno dei fattori che caratterizzano e dan-no valore alla città costituendo una rete che fornisce importanti risposte alle più varie situazioni e contingenze della vita. E’ una ricchezza che va sostenuta ed aiutata a crescere.Per essa il Comune può fare davvero molto.La presenza di tante associazioni di volontariato, ad esempio, consente di attribuire a Pordeno-ne la qualifica di città solidale. E dovrà distinguersi sempre di più per la capacità di essere inclu-siva e di prevenire e risolvere le situazioni di marginalità sociale.Proponiamo di creare una “Casa delle Associazioni” la cui sede potrebbe essere collocata all’in-terno del Castello di Piazza della Motta, una volta che lo stesso venga restituito alla città a se-guito della realizzazione del nuovo carcere.A Pordenone molte associazioni sono sorte, almeno all’inizio, legate strettamente ad una di-mensione di quartiere, diventando spesso portatrici degli interessi della zona, interloquendo con l’Amministrazione comunale e vedendosi da questa demandati, a volte, dei veri e propri servizi pubblici. E’ questa una risposta alle esigenze del territorio che le associazioni sono riuscite a dare in maniera più virtuosa e naturale rispetto a quanto, ad esempio, le Circoscrizioni di decen-tramento comunale, istituite a tal fine, siano riuscite a fare.La recente reintroduzione delle circoscrizioni, votata dal Consiglio comunale di Pordenone in base a quanto stabilito dalla Legge Regionale n.1/2011 (approvata con un accordo trasversale

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fra maggioranza e opposizione) ha ridato attualità al dibattito politico sull’esigenza di riformarle per superare gli elementi antistorici delle stesse e per ridar loro un senso.Oggi infatti, alla luce dell’alfabetizzazione anche informatica avvenuta nella società, è venuto meno il bisogno di un ente intermedio che si faccia portatore in Comune delle istanze raccolte nel territorio per le quali, sempre più spesso, si assiste alla nascita di comitati spontanei.La loro riduzione da sei a quattro inoltre ne ha sconvolto il senso, sradicandole da una dimen-sione prettamente di quartiere e facendole coincidere con i quattro collegi elettorali in cui è divi-sa la città per le elezioni provinciali, favorendo meccanismi di potere e di scambio che servono ai politici ma non ai cittadini.Oggi, in subordine alla loro soppressione, così come peraltro già accaduto nelle Regioni a statu-to ordinario, è opportuno operare una profonda riforma per ridar loro senso, a partire dall’oppor-tunità di trasformarle in veri e propri centri civici dove sia possibile usufruire dei servizi offerti dal Comune, ivi compreso l’accesso gratuito ad internet per chi non ne abbia altrimenti la possibili -tà.

2.2. informazione, ICT, banda larga, superamento del digital divide, progetto Wireless Naonis

In una società in continuo cambiamento, che insegue l’innovazione e dove i tempi sono sempre più frenetici, è opportuno che il Comune promuova e offra ai cittadini l’accesso alle moderne tecnologie che spesso si trasformano in opportunità di sviluppo economico, sociale e culturale. A tal fine è opportuno promuovere il superamento del digital divide con le seguenti azioni:- favorire nel territorio pordenonese la possibilità di accesso alla banda larga che rappresenta un’opportunità di sviluppo per le aziende.- fornire a categorie di cittadini al di sotto di una certa soglia di reddito un Personal Computer, anche attraverso un progetto di recupero e riassemblaggio di PC usati attuato da associazioni giovanili locali con il sostegno del Comune.- Corsi di formazione permanente che promuovano la conoscenza dell’uso di software (sistemi operativi e programmi) libero e open source, che non richiedano il pagamento di una licenza.- aumento degli hot-spot del progetto Wireless Naonis estendendo la possibilità di connessione gratuita a tutte le persone, togliendo le restrizioni all’accesso alla rete in virtù dell’abrogazione del Decreto Pisanu che imponeva la necessità di accreditarsi. La rete dev’essere libera e gratui-ta, al pari dell’acqua e dell’aria che respiriamo!

2.3 cultura, arti, sport

“Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di go-dere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici”

Articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo

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Oggi fare cultura significa produrre ricchezza, creare nuovi posti di lavoro, investire per il pre-sente e per le generazioni future.Cultura e saperi sono la linfa dell’era digitale, del capitalismo informatico e cognitivo, in cui i beni immateriali generano un valore aggiunto non inferiore a quello dei beni materiali.Il Progetto Europa 2020 varato dall’Unione Europea individua tre direttrici di crescita:

- Istruzione → conoscenza → società digitale → innovazione- Efficienza produttiva → competitività- Acquisizione di competenze → partecipazione al mercato del lavoro → riduzione della

povertàTutto ciò postula un miglioramento generalizzato dei livelli d’istruzione e di specializzazione ed il sostegno a progetti innovativi mediante investimenti sulla cultura e sulla ricerca che possano tramutarsi in nuovi prodotti materiali e immateriali in sintonia con l’identità del territorio, perché è dalla nostra storia e dalle nostre capacità ed eccellenze imprenditoriali che bisogna partire.L’investimento in arte e cultura va inteso come una delle risorse strategiche su cui costruire lo sviluppo dell’impresa; può diventare uno strumento attraverso cui avanzare un’offerta differen-ziata ed apprezzata dai consumatori; può migliorare la qualità della vita dei cittadini; può accre-scere l’attrattività del territorio; può generare insomma un circolo virtuoso in grado di sviluppare identità, coesione sociale, risorse economiche.Gli Enti territoriali (Comune, Provincia, Regione) non possono farsi carico da soli della promo-zione della cultura ma possono dar vita ad iniziative intese a coinvolgere scuole, università, im-prese, circoli, associazioni, favorendo lo scambio di conoscenze ed abilità e creando i presup-posti per lo sviluppo di una creatività che generi innovazione, imprenditorialità, flussi turistici, nuovi servizi ai cittadini e conseguente benessere.Da recenti studi sociologici si evince che, dove maggiori sono stati gli investimenti sulla cultura, maggiore è stata la diminuzione della criminalità e dell’emarginazione, a beneficio di una socie-tà non solo più competitiva ma anche più coesa, tollerante e democratica. I nostri principali obiettivi per la Città sono:1) valorizzare le realtà esistenti (teatro, musei, luoghi espositivi, iniziative culturali ecc.) attraver-so forme d’interscambio e di gemellaggio con i Comuni della Provincia, della Regione e delle Nazioni confinanti, sviluppando la collaborazione fra operatori culturali e Istituzioni ed incenti-vando la più ampia partecipazione dei cittadini;2) stimolare l’interesse e la disponibilità verso culture e costumi diversi per superare le barriere mentali e i pregiudizi che impediscono la realizzazione di una società plurale, favorendo in tal modo una convivenza civile pacifica e produttiva;3) sollecitare la cultura della solidarietà, valore essenziale nella società odierna;4) sostenere i centri di aggregazione giovanile aventi finalità artistiche e culturali, spronandone le capacità creative attraverso mostre, concorsi e premi;5) favorire un apprendimento generalizzato delle lingue straniere e delle nuove tecnologie me-diante il coinvolgimento delle realtà associative e scolastiche presenti nel territorio;6) promuovere gli scambi di ospitalità fra i ragazzi in età scolare e le loro famiglie con ragazzi e famiglie dei Paesi europei organizzando incontri di sensibilizzazione e di preparazione;7) promuovere il nostro territorio organizzando itinerari intesi a scoprirne i suggestivi aspetti sto-rici, artistici, architettonici e paesaggistici spesso ignorati e trascurati;

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8) assecondare i rapporti scuola-famiglia creando occasioni di dialogo e attivando forme di coo-perazione fra insegnanti, famiglie ed istituzioni;9) realizzare, di concerto con le scuole e le famiglie, un programma per la promozione genera-lizzata dell’attività fisica e motoria di giovani e meno giovani, a partire dalle scuole primarie, nel-l’ambito della normativa regionale che ne impone la direzione organizzativa da parte di laureati in scienze motorie e previo controllo d’idoneità e sicurezza delle strutture gestite dalle associa-zioni sportive al fine di migliorarne l’efficienza e la capacità di accoglienza.

2.4 educazione e scuole primarie, scuole secondarie, tempo pieno e doposcuola

In questo ambito è necessario assicurare innanzitutto al Comune il ruolo di garante del servizio pubblico e della difesa del livello di qualità della scuola pordenonese.Siamo stati per anni un territorio (Pordenone, la Provincia, la Regione) con servizi scolastici di eccellenza, terzi in Europa nei test P.I.S.A./O.C.S.E. Da tre anni i finanziamenti del governo di centro destra della Regione sono diminuiti, in particolare per le scuole pubbliche, e parallela-mente si è registrato un costante calo degli esiti dei nostri studenti della scuola di base.È dovere di un'Amministrazione Comunale tutelare la qualità della propria scuola.In questo senso, il Comune:1) promuove (in collaborazione con l'Azienda Sanitaria ed il Ministero dell'Istruzione ) la costitu-zione di reti di scuole volte a garantire equità e uguaglianza di opportunità a tutti gli alunni dai 3 ai 15 anni. Le reti di scuole già operanti nel territorio hanno ancora forma embrionale e si avval-gono di personale per lo più precario: vanno istituzionalizzate e finalizzate ad affrontare proble-mi di dispersione, orientamento, integrazione (cfr. l'applicazione della nuova legge nazionale in tema di D.S.A., Disturbi Specifici di Apprendimento);2) attiva percorsi di "uguaglianza diseguale" per quanti sono penalizzati da situazioni di svan-taggio, assicurando un ruolo attivo di controllo e di supporto diretto anche laddove agiscono de-leghe di tipo privatistico;3) promuove la responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti (Enti locali – Scuola - famiglie) at-traverso una vera e propria rendicontazione sociale, cioè una valutazione qualitativa rispetto alle esigenze del territorio che superi una pura rendicontazione economica e non si limiti a co-gliere i risultati quantitativi ottenuti con forme anche spinte di concorrenza tra Istituti.Particolare attenzione dev’ essere posta anche ad una corretta visione del ruolo del privato: ne-gli asili nido, nelle scuole dell'infanzia, nei servizi di pre e post scuola i servizi privati devono in-tegrare quelli pubblici, non sostituirli. La concorrenza sarà garanzia della qualità del servizio che tutti, pubblici e privati, dovranno assicurare.

Accanto a questi interventi strategici di carattere pluriennale, il Comune deve però intervenire immediatamente ed affrontare concretamente la situazione delle sue scuole:1) apertura di nuove sezioni di Asilo Nido e di Scuola dell'Infanzia per far fronte alle lunghe liste d'attesa sia nel settore pubblico sia in quello privato;2) messa in sicurezza dei plessi, dei parchi e dei giardini comunali e adeguamento delle struttu-re e degli arredi attualmente carenti;

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3) interventi di edilizia scolastica nella scuola secondaria di primo grado (media) che in alcuni casi è inadeguata e dislocata in sedi sparse o non idonee (Centro Storico o 'Lozer' di Torre, ecc.);4) riorganizzazione della rete dei servizi scolastici e dei collegamenti (autobus, bicicletta, pedi-bus e relative infrastrutture come aree di sosta, piste ciclabili e marciapiedi) per assicurare una miglior distribuzione dell’afflusso di alunni ai plessi della Primaria del nostro Comune nonché la loro sicurezza;5) intervento puntuale presso l'Ente Regionale per garantire personale in quantità adeguata e stabile in tutte le scuole;6) presa in carico del problema dell'onerosità dei costi delle mense (che devono tra l’altro diven-tare occasione di educazione ad un’alimentazione corretta) e dei trasporti in un momento di crisi occupazionale;7) prevenzione della dispersione scolastica attraverso corsi di orientamento;8) sostegno alle iniziative dei genitori per adeguare gli orari alle esigenze di lavoro, anche per il doposcuola ed il tempo pieno nelle fasce dell’obbligo e nelle classi primavera delle scuole per l’infanzia;9) promuovere il tempo pieno nelle scuole organizzando tavoli di confronto; 10) educazione all’ecologia ed alla solidarietà in un rapporto di contiguità scuola-territorio. Nel caso delle scuole secondarie superiori, di competenza della Provincia, il Comune deve farsi promotore di interventi concordati, garantendo in particolare i collegamenti (linee di trasporto, pi-ste ciclabili), le mense ed i luoghi adatti ad accogliere i circa diecimila studenti che arrivano in città nei giorni di lezione.

2.5 consorzio universitario

La Regione già dal 2003, quand’era guidata da Riccardo Illy, finanziò la costruzione della futura sede del Consorzio universitario di Pordenone, offrendo alla città la grande opportunità di svi-luppo e di crescita che solo l’interazione tra didattica, ricerca e mondo economico può offrire.L’investimento riguardò diversi edifici costruiti nell’area di Borgomeduna, una location che però è logisticamente scomoda perché lontana dalla stazione ferroviaria, dalla stazione delle corriere e dal centro cittadino, restringendo le possibilità di attrazione del campus e non venendo incon-tro agli studenti con servizi correlati, a partire da quello di trasporto, funzionale anche a collega-re il campus con le altre sedi sparse per la città, come la Casa dello studente, palazzo Badini e la biblioteca civica.Ma il problema che non ha permesso e non permetterà al Consorzio universitario di svilupparsi ulteriormente nei prossimi anni, benché la città abbia una volontà unanime in questo senso, è dovuto principalmente ad un sistema universitario nazionale dove l’investimento nel settore del-l’università e della ricerca è di gran lunga inferiore a quel 3% del PIL richiesto dall’Agenda di Li-sbona. Investimento attestatosi attorno all’1% soffocando lo sviluppo ed imponendo una norma-tiva rigida che penalizza i Consorzi universitari ed ostacola l’attivazione di nuovi corsi di laurea. Le maggiori spese per il sistema universitario sono legate ai costi del personale docente che in-sistono sul bilancio delle Università degli Studi (e quindi del Ministero) e non del Consorzio (e quindi del territorio).

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Dato questo triste quadro nazionale, messo ancor più in difficoltà dalla riforma Gelmini, le possi-bilità di azione del Consorzio sono legate ai rapporti virtuosi che si riusciranno a tenere con i centri di ricerca e innovazione e con il tessuto produttivo locale, legato in particolare al mondo dell’ingegneria, nonché all’attivazione di iniziative parallele (corsi di formazione permanente) per dare risposta alle nuove esigenze presenti in città anche riconvertendo alcuni spazi non utilizzati per offrire nuovi servizi.

2.6 lo sviluppo economico e il lavoro

Come molte altre città a spiccata vocazione industriale Pordenone vive una fase di difficoltà. Sul futuro assetto produttivo cittadino pesano incognite molto significative. Alcune di queste sono le-gate alle crisi industriali, alle prospettive dell’Electrolux, alla crescente difficoltà di trovare lavoro, alla forte diffusione del lavoro precario nelle varie forme in cui esso si presenta. Il tessuto pro-duttivo pordenonese è per fortuna vario, costituito da grandi e piccole attività di genere diverso, private e pubbliche, e in alcune sue parti anche notevolmente dinamico, ma ciò non toglie che il dato più significativo sia la necessità di ridefinire la città sui temi fondamentali dello sviluppo economico e del lavoro. Pordenone vive una fase di cambiamento caratterizzata da una sostan-ziale incertezza sui suoi esiti. Se il peso del settore manifatturiero si sta comprimendo a causa delle profonde trasformazioni avvenute, non si intravedono allo stato attuale iniziative nel ter-ziario avanzato o in altri settori che incrementino in modo significativo la produttività e che ridi-segnino la città verso le grandi direttrici economiche.Le competenze degli enti locali su queste materie sono assai ridotte, così come le disponibilità finanziarie, ma l’importanza di questi problemi richiede di essere affrontata con un impegno straordinario della futura amministrazione cittadina attraverso proposte e risorse che rendano vi-sibile la centralità dell’argomento. Lavoro dunque come tema essenziale del centrosinistra, come radice identitaria che guarda al futuro in una logica d’ interesse generale della collettività. Sviluppo economico come ricerca di un più avanzato profilo della città operando per nuove oc-casioni e opportunità e per incrementare il lavoro qualificato.Sulla scorta di queste considerazioni formuliamo le seguenti proposte:1) conglobamento delle materie comprendenti le attività economiche e le politiche del lavoro in un unico assessorato;2) costituzione di un tavolo con le parti sociali e la Provincia per il monitoraggio della situazione economica e del lavoro e per l’individuazione delle linee d’ intervento. Il ruolo dell’ amministra-zione comunale in questo senso comprende anche le aziende partecipate;3) innovazione e sostenibilità quali criteri di fondo da assecondare per lo sviluppo delle attività economiche della citta’ assumendo come indispensabili i codici internazionalmente riconosciuti di responsabilità sociale, impatto ambientale ecc.4) sperimentazione di una venture capital municipale finalizzata al sostegno di iniziative impren-ditoriali nel campo delle energie alternative e del risparmio energetico;5) sostegno al passaggio di saperi e pratiche artigianali di qualità alle giovani generazioni, inter-venendo in questa direzione con iniziative specifiche;6) creazione di incubatoi professionali in collaborazione con i centri per l’impiego per colmare le mancanze critiche nei settori produttivi della città;

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7) costituzione sperimentale di alcuni spazi di coworking, cioè di luoghi fisici in cui è possibile iniziare un’ attività sinergica con adeguate professionalità imprenditoriali;8) sostegno al piccolo commercio favorendo nuovi insediamenti;9) risanamento conservativo degli edifici del centro storico per renderli fruibili da parte di giovani o di cooperative di giovani per attività associazionistiche, artistiche, artigianali o commerciali, con particolare riguardo alla valorizzazione delle risorse territoriali;10) promozione con altri soggetti economici di un polo di microcredito per giovani e disoccupati utilizzando regole trasparenti proprie della finanza etica;11) coinvolgimento dei dipendenti comunali nello sviluppo dell’efficienza e dell’ innovazione tele-matica per le comunicazioni tra Pubblica Amministrazione e cittadino;12) riduzione del precariato nell’ Amministrazione Comunale con particolare attenzione alle fun-zioni che operano nel ciclo ordinario ed in modo stabile nei servizi;13) gestione degli appalti che escluda categoricamente il massimo ribasso e le politiche di dum-ping sul costo del lavoro.

In conclusione vogliamo affermare l’idea che l’Amministrazione comunale può dare un apporto determinante alla costruzione di un processo qualitativo in campo economico e del lavoro che contribuisca a dare un nuovo e più ampio respiro alla città.

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3) salute: sanità ed assistenza

premessa

Nella regione Friuli Venezia Giulia la programmazione sanitaria ha avuto negli ultimi anni una svolta centralistica e le autonomie locali si sono viste riconoscere un ruolo meramente consulti-vo e non più partecipativo. L’attuale servizio sanitario è pertanto regolato da principi basati sulla razionalizzazione dell’offerta anzichè sul fronte degli interventi orientati alla risposta efficace ai bisogni di prevenzione, assistenza e riabilitazione.E’ necessario invece che il Comune di Pordenone, recuperando lo spirito della grande riforma sanitaria del 1978, riacquisti un ruolo essenziale in tali ambiti, svolgendo opera di aggregazione nell’ambito delle autonomie locali.

Vogliamo inoltre che Pordenone diventi una città rassicurante e solidale, in cui si rimetta al cen-tro la “persona”, intesa non solo come individuo fisico e sociale che chiede e risponde a bisogni materiali, ma come risorsa primaria di un progetto di salute/sanità che deve basarsi su aspetti indispensabili di umanità e relazione. La persona, sia come operatore socio-sanitario sia come cittadino, rimane infatti l’unica risorsa, fuori dalle logiche economiche, in grado di sostenere gli obiettivi fondamentali dell’educazione sanitaria della comunità, della prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro e della promozione e salvaguardia del territorio e dell’ambiente naturale.

3.1 ospedale: contro gli interessi privati, per il bene di tutti

La vicenda dell’ospedale di Pordenone è importante per la sanità provinciale. Nel 2008 è stata bloccata la gara di realizzazione di un progetto, già costato alcuni milioni, intesa a migliorare l’o-spedale nell’attuale sito. Tale progetto prevedeva la costruzione di un nuovo edificio per sale operatorie e reparti di degenza, in sostituzione di vecchi edifici, confermando la ricettività degli attuali 400 posti letto circa, più che adeguati considerato che il tasso medio di occupazione è del 75%.Si consideri inoltre che è già stato previsto a livello regionale il finanziamento per la realizzazio-ne della “Cittadella della Salute”, grazie al recupero ed alla ristrutturazione delle volumetrie delle caserme dismesse presenti nell’area.Questo avrebbe permesso di creare un polo sanitario funzionale e adeguato, con l’utilizzo di ter-reni pubblici immediatamente disponibili e quindi con la possibilità di effettuare un cronopro-gramma che in pochi anni avrebbe visto il completamento delle opere, senza ritardi e senza sprechi.Ciò nonostante è invece stato prefigurato un nuovo complesso ospedaliero due chilometri più a nord, nell’area della Comina. Il nuovo insediamento prevede la capienza di 550-600 posti letto e quindi un unico ospedale provinciale, sostitutivo, a regime, di tutti gli altri.Risulta evidente che tale soluzione non è parametrata sugli interessi sanitari della popolazione provinciale ed è assolutamente inadeguata per le attività di ospedale di rete che almeno Spilim-bergo e S. Vito devono mantenere.

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Il nuovo complesso ospedaliero richiede un investimento pubblico almeno doppio di quello di-sponibile, senza peraltro alcuna certezza sui tempi di realizzazione, considerato che in periodo di crisi non possono essere garantiti investimenti pubblici importanti. Il nuovo insediamento ospedaliero andrebbe inoltre ad occupare ancora territorio, anche di pregio ambientalistico, per le necessità dirette nonché per tutto quello che abitualmente nasce intorno un insediamento ospedaliero in termini di servizi e indotto, e spezzerebbe la continuità con la cittadella della salu-te, depauperando la zona dove attualmente è insediato l’ospedale.E’ quindi doverosa la scelta di insistere per il miglioramento dell’attuale ospedale nel sito dove è ora, investendo nel nuovo edificio e nelle manutenzioni ordinarie e straordinarie, così da man-tenere ad adeguato livello tecnologico, logistico e di sicurezza quanto già c’è, senza doppioni e senza sprechi.

3.2 integrazione socio-sanitaria, assistenza sociale, anziani

Il cittadino di Pordenone deve trovare nel territorio le occasioni di integrazione socio-sanitaria e socio-assistenziale nonché la progettualità dell’investimento per la salute attraverso la preven-zione e la diffusione dei servizi per le fasce deboli e le cronicità.

Di seguito le linee di intervento che abbiamo individuato:1) il punto di partenza è rappresentato dall’ambiente inteso in senso ampio dato che la sua salu-brità è condizione necessaria per le politiche di tutela della salute.Il Comune deve quindi operare per una generale riqualificazione igienistico-sanitaria che riguar-di l’aria e le acque, il suolo e gli alimenti. In questa ottica vanno considerati anche i monitoraggi di tutte le forme di inquinamento, ivi compreso quello acustico. Essenziale è l’azione di vigilan-za, controllo e repressione degli abusi;2) è necessaria una partecipazione democratica alla gestione dei servizi per la salute, valoriz-zando l’efficacia, l’utilità sociale e il buon uso delle risorse. Nei quartieri devono essere indivi-duati o potenziati centri civici (come ad esempio le sedi delle circoscrizioni) che possano diven-tare punto di riferimento nella promozione, organizzazione e verifica degli interventi sociali;3) valorizzando il ruolo dei medici di base i pordenonesi potranno avere un punto di riferimento importante e continuativo, idoneo a mettere in movimento i servizi sanitari e socio-assistenziali. A tal proposito è opportuno ridare forza a quel percorso virtuoso che è stato intrapreso promuo-vendo le UTAP (Unità Territoriali di Assistenza Primaria) che, riunendo più medici di base in un’unica struttura organizzata, offrono al paziente la possibilità di usufruire di un orario di ricevi-mento prolungato e di avere costantemente una migliore assistenza che può prevenire anche l’esigenza di rivolgersi direttamente alle strutture ospedaliere, riducendo così anche i “codici bianchi”.Altrettanto potrà fare il distretto, purché abbia le dotazioni di personale adeguate ai bisogni e un orario di apertura prolungato, idoneo anche per i servizi domiciliari. L’autonomia professionale degli infermieri servirà a completare questa rete di tutela del diritto alla salute;4) rinforzare le attività di educazione sanitaria e di informazione, anche per gli adolescenti, utili per una sana vita sessuale, per trovare risposte che allontanino da alcoolici o sostanze d’abuso, che sappiano prevenire e risolvere situazioni di disagio individuale o familiare;

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5) il miglioramento delle condizioni di vita e lo sviluppo della medicina hanno determinato il pro-lungamento dell’età media della popolazione, ma oggi la vera sfida consiste nel migliorarne la qualità. L’impegno verso gli anziani non sarà quindi solo sanitario, ma anche sociale.Accanto alle politiche di prevenzione, cura e riabilitazione e alle più moderne conoscenze ge-rontologiche bisognerà offrire risposte adeguate ai problemi della mobilità, alla facilitazione delle comunicazioni, rimuovendo le barriere che le ostacolano, non solo architettoniche. Si penserà a forme di un nuovo abitare a dimensione dell’anziano che prevenga la solitudine, l’isolamento e la depressione;6) le strutture residenziali sono numericamente adeguate; possono quindi diventare anche oc-casioni per le permanenze temporanee, privilegiando sempre l’idea della promozione dei servizi domiciliari;7) la completezza e il buon funzionamento dei servizi sanitari e socio-assistenziali valorizzerà anche la risorsa fondamentale ed encomiabile del volontariato per dare condizioni migliori a chi ne ha bisogno, in una prospettiva d’ integrazione e miglioramento (non sostituzione) di ciò che dev’ essere comunque garantito.

Sarà particolare l’attenzione e il sostegno, anche con interventi di specifica formazione, per co-loro che svolgono funzioni di care-givers, che spesso consentono di trovare soluzioni persona-lizzate a situazioni di handicap o disabilità.

3.3 politiche per l’infanzia

Il tema delle politiche per l’infanzia riveste un ruolo centrale ed estremamente delicato, dato che in tutta Europa i regimi di welfare mostrano la loro incapacità nel far fronte alla nuova natura dei rischi sociali. A differenza del passato i soggetti a rischio esprimono bisogni sempre più articola-ti ed individualizzati e la rivoluzione demografica, il mutamento delle strutture familiari, la per-centuale sempre più alta di bambini stranieri sono solo alcuni dei temi che impongono nuove sfi-de.Vogliamo avanzare almeno tre proposte anche per la nostra città prendendo spunto da quanto succede in altri Paesi dell’Unione Europea:1) progettazione di un condominio per i separati, con mini appartamenti che possano accogliere le mamme o i papà che in seguito alla separazione coniugale vengano a trovarsi in situazioni economiche difficili. Tale sistemazione dovrà avere la durata massima di 24 mesi e avrà lo sco-po di consentire ai genitori affidatari di organizzare diversamente il loro futuro. La proposta è un progetto pilota nella nostra Regione.2) politiche sociali per i bambini stranieri nati in Italia che non possono essere registrati all’ana-grafe o che non possono accedere al permesso di soggiorno e al pediatra di base. Si propone lo studio di un protocollo d’ intesa tra i Comuni della nostre Regione e le Aziende Sanitarie al fine di creare un ambulatorio pediatrico per i bambini stranieri presenti nel nostro territorio, nati in Italia o all’estero. Il progetto è pilota nella nostra Regione e in Italia.3) progetto “giochi didattici” nei parchi comunali e nei giardini delle scuole per l’infanzia, al fine di permettere ai bambini l’interazione con l’ambiente attraverso giochi spontanei a carattere educativo, costruiti con materiale naturale.

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3.4 politiche giovanili

Una città non può dirsi “energica” se non sostiene i propri giovani, soprattutto nella difficile con-giuntura in cui ci troviamo: disoccupazione, difficoltà di accesso al credito e precarietà del lavoro giovanile rischiano di trasformarsi in piaghe sociali diffuse con esiti talvolta drammatici.Occorre pianificare il sostegno alle nuove generazioni affinché il raggiungimento dell’indipen-denza economica e sociale non resti un miraggio ma diventi un’ opportunità da cogliere nella propria città, attraverso strumenti efficienti a misura di giovane che abbiano nel giovane il pro-prio interlocutore diretto.

● Sostegno economico con riferimento ai debiti da locazione. Social Housing, in subordi-ne, come soluzione tampone nell’emergenza.

● Start-up e Co-working : strumenti per rilanciare impresa e lavoro autonomo giovanile, in-nescando un circolo virtuoso d’intesa con Provincia, Regione e Camera di commercio.

● Creazione di un valore aggiunto attorno al Consorzio universitario, favorendo l’incontro delle professionalità in formazione con le loro naturali realtà di sbocco e con i servizi e le strutture comunali.

Ma i giovani non possono essere considerati solo come una fascia sociale debole e passiva ri-spetto alle difficoltà e al cambiamento: sono una fabbrica di ingegno e di idee, una fonte indi -spensabile di cultura, arte, impresa, volontariato, movimentismo ed associazionismo, oltre che lo sprone e la coscienza critica di una società necessitata a ricucire il suo difficile rapporto con la propria dimensione pubblica, riavvicinando il cittadino in maniera più trasparente, dinamica e meritocratica: più giovane, appunto.La sensibilità e l’intraprendenza dei giovani che già operano a Pordenone a livello individuale o associativo sono risorse che la città non può permettersi di continuare a trascurare, pena la fuga verso altre realtà in grado di garantire loro sostegno e sbocchi.Queste energie possono contribuire in maniera sostanziale alla crescita in positivo di una città che ha dimostrato di saper essere cornice di importanti eventi culturali ed economici, un motore prezioso per la crescita e la determinazione del profilo e del modo d’essere del nostro Comune.Occorre scommettere sulle arti visive, sul design, sulla musica, sulle idee giovani “made in PN”, farne un "brand" ed un volano per una città che avrebbe tutte le carte in regola per diventare punto di riferimento e termine di paragone europeo mediante la loro valorizzazione.Una città più attenta alle sue energie interne, più capace e sensibile nel valorizzarle e renderle produttive, spendibili, conosciute; in grado di fregiarsene, conservandole e permettendo loro di crescere, maturare e moltiplicarsi in un contesto fertile e comunicativo, di reciproco scambio.

Pordenone può illuminarsi tanto di energia rinnovabile quanto della luce dei suoi talenti:● Organizzazione e coordinamento di spazi, vetrine, manifestazioni e occasioni di promo-

zione delle intelligenze, del design e delle produzioni artistiche e culturali dei giovani por-denonesi, per massimizzare la loro visibilità ed espansione, creando occasioni di “lancio” e sviluppando un’immagine nuova e vivace della città come punto di riferimento per la promozione di idee e di talenti emergenti.

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● Coinvolgimento dei giovani designer ed artisti grafici pordenonesi nell’arredo urbano del-la città e nel recupero estetico ed architettonico dell’edilizia industriale e del boom eco-nomico.

● Inserimento di uno sportello di sostegno all’euro progettazione adibito alla presenta-zione di progetti finalizzati al conseguimento dei finanziamenti previsti nel quadro dei bandi europei (“call”) di interesse.

L’associazionismo giovanile, poi, è un fenomeno spesso approcciato e gestito maldestramente dalle amministrazioni pubbliche: la tentazione in cui spesso si cade è quella di regolamentare, inquadrare, indirizzare dall’alto verso il basso un mondo per sua natura propositivo, che mal sopporta la passività rispetto alle scelte d’indirizzo che riguardano il proprio contesto operativo, sia esso artistico-culturale, aggregativo, o più in generale finalizzato alla promozione di iniziative giovanili.Ai fini del mutamento di quest’ottica sbagliata e scarsamente produttiva è necessario rovesciare lo schema dei rapporti e mirare ad un diretto coinvolgimento dei soggetti nelle scelte che li ri-guardano, per una più fruttuosa collaborazione tra ente pubblico ed un mondo che non va solo regolamentato, ma ascoltato, valorizzato e messo in rete.

● L’istituzione di una tavola rotonda permanente, nell’ottica della creazione di un canale preferenziale di dialogo tra Comune ed associazioni giovanili, dedicato alla progettazio-ne ed attuazione di politiche, iniziative e campagne che abbiano per oggetto le loro aspi-razioni, la determinazione di una road map, la discussione di proposte provenienti dal mondo delle associazioni più attive e dal monitoraggio dello scenario cittadino, sia da un punto di vista meramente giovanile che in un programma di connessione tra quest’ultimo e le istanze culturali e progettuali della città nel suo complesso.

● Promuovere una riforma della rete degli informagiovani secondo schemi più vicini all’u-tenza, partendo ancora una volta dal coinvolgimento delle associazioni sia nella gestio-ne e promozione dei servizi offerti dall’ufficio che come “filtro” funzionale ad un migliore indirizzo del giovane e, di conseguenza, ad una maggiore efficienza del servizio offerto.

3.5 immigrazione: l’integrazione e la ricchezza delle diversità

Negli ultimi anni il fenomeno dell'immigrazione a Pordenone ha certamente segnato il tessuto sociale della città e della provincia. Numericamente, infatti, la percentuale di stranieri in provin-cia di Pordenone si attesta all'11%, portandola fra quelle con maggior presenza di stranieri ri-spetto alla popolazione totale. In città poi questo dato cresce ancora giungendo al 17,1% (dati Dossier Statistico Caritas/Migrantes 2010 – Annuario Statistico Immigrazione 2010 Regione FVG).La rapidità con cui la presenza di stranieri è aumentata ha creato situazioni di insofferenza e di conflitto alimentati da una facile, ma quanto mai miope e inefficace, politica di intolleranza, che anziché risolvere mira ad acuire i dissidi e a seminare sentimenti di razzismo tra la gente.Più saggio è non minimizzare le situazioni di criticità, che si verificano soprattutto nei rapporti di vicinato, ma anzi farle emergere e cercare di risolverle con strumenti di mediazione qualificati.Le proposte che facciamo sono le seguenti:

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1) istituire un Assessorato alle Politiche per l'integrazione che abbia il compito di promuovere relazioni e confronti fra “nuovi e vecchi” cittadini; mettere in rete le associazioni di stranieri pre-senti in città e le realtà del terzo settore che si occupano di immigrazione; organizzare corsi di formazione per mediatori culturali;2) promuovere progetti di “condomini integrati”: cominciando dalle zone a maggior concentrazio-ne di stranieri e via via a cascata, organizzare delle “assemblee condominiali solidali”, moderate da mediatori culturali ed assistenti sociali, che abbiano il compito di risolvere i conflitti e promuo-vere, al tempo stesso, momenti di conoscenza reciproca tra culture e tradizioni “diverse” ed au-toctone.

3.6 edilizia residenziale pubblica

Negli anni passati il settore dell’edilizia popolare è stato oggetto, nella nostra realtà pordenone-se, di una cattiva gestione. L’esempio è quello di Edilizia Futura e Territorio SRL, azienda costi-tuita nel 2002 per volontà dell’ATER da vari Comuni della provincia, che avrebbe dovuto “im-mettere nel mercato nuovi edifici allo scopo di aumentare l’offerta abbassando quindi i prezzi di mercato”. La Corte dei conti ne ha però intimato la chiusura considerandola un doppione di quanto già avrebbe dovuto fare per Statuto l’ATER e ha stimato un danno erariale attorno ai 500 mila euro dovuto al fatto che i Consiglieri d’amministrazione della società, essendo gli stes-si dell’ATER, percepivano il doppio dell’’indennità per svolgere funzioni analoghe. L’azienda è stata quindi riacquisita e chiusa dall’ATER, ma i costi di quest’operazione, passata quasi sotto silenzio, sono stati pagati con i soldi dei contribuenti.Oggi l’attività dell’ATER va rilanciata attraverso l’iniezione di nuove idee e di capacità progettuali che diano risposta alle nuove esigenze di una società che è mutata nelle sue relazioni e per le conseguenze della crisi economica.Gli interventi pubblici devono incontrarsi con la minore disponibilità economica dei cittadini, con l’opportunità di poter mettere in comune alcuni servizi residenziali e con le esigenze che hanno i nuovi cittadini portatori di altre tradizioni ed usanze. Anche le tecniche costruttive devono rispet-tare le direttive europee in ambito di risparmio ed efficienza energetica, riducendo le emissioni in atmosfera di e rendendo la città più vivibile.

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4) città sostenibile: energia, rifiuti, mobilità

premessa

“...Non abbiamo ereditato la terra dai nostri padri, l'abbiamo presa in prestito dai nostri figli”proverbio indiano

Nella consapevolezza e convinzione che l’amministrazione comunale sia la prima responsabile della tutela dell’ambiente, del territorio urbano e della salute dei cittadini, è necessario promuo-vere un modello di sviluppo sostenibile della città.Lo sfruttamento del suolo e delle acque e le emissioni in atmosfera vanno quindi coniugate con l’interesse delle future generazioni ad ereditare un mondo sano. E’ partendo da questo concetto che vanno ripensate le forme nelle quali si svolge l’attuale attività umana, concependola come un processo all’interno di un ciclo ecologico, dove lo sfruttamento delle risorse naturali non deve creare uno squilibrio nell’ecosistema.Parlare di sostenibilità ambientale vuol dire anche contribuire a portare più pace nel mondo: ba-sti pensare che molte guerre nascono da interessi nello sfruttamento dei giacimenti di petrolio e di gas dai quali dipende strettamente l’economia globale. La riduzione della domanda e un’indi-pendenza sempre maggiore da queste fonti energetiche possono eliminare alla radice le cause dei conflitti. Sia pure in scala infinitesimale anche Pordenone può giocare la sua partita.

4.1 Europe 2020 strategy

Il consumo di energia è in costante aumento nelle città e ad oggi, a livello europeo, tale consu-mo è responsabile di oltre il 50% delle emissioni di gas serra. Una nuova azione risulta quindi necessaria al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi che l’Unione Europea si è posta al 2020 in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, di maggiore efficienza energetica e di maggiore utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.A questo proposito la Commissione Europea ha lanciato il Patto dei Sindaci, un’iniziativa per coinvolgere attivamente le città europee nel percorso verso la sostenibilità energetica ed am-bientale.Questa nuova iniziativa, su base volontaria, impegna le città europee a predisporre un piano di azione con l’obiettivo di ridurre di oltre il 20% le proprie emissioni di gas serra attraverso politi-che e misure locali che aumentino il ricorso alle fonti di energia rinnovabile, che migliorino l’ effi-cienza energetica e attuino programmi di risparmio energetico e di utilizzo razionale dell’ener-gia.“Europe 2020 strategy” è sostanzialmente una rivisitazione e aggiornamento dell’Agenda di Li-sbona, con una strategia decennale che dovrebbe portare l’Unione Europea fuori dalla crisi eco-nomica.Questo è l’orizzonte a cui tendiamo nella politica energetica, della gestione dei rifiuti e della mo-bilità.

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4.2 politica energetica efficiente e rinnovabile

Pur nelle more dell’aggiornamento del piano energetico regionale è necessario redigere un pia-no energetico comunale, anche mediante l’ individuazione di un Energy manager che possa operare in collaborazione con i Comuni del conurbamento.Vogliamo che Pordenone raggiunga entro due anni l’autosufficienza energetica in tutti gli edifici pubblici. I 406,22 kwp di solare fotovoltaico su edifici comunali, che pongono Pordenone all’otta-vo posto nazionale, vanno incrementati. Lo sviluppo di impianti fotovoltaici su terreni agricoli è da evitare privilegiando le aree già urbanizzate, residenziali, commerciali ed industriali. Voglia-mo avviare uno studio di fattibilità per la realizzazione di centraline minidroelettriche sostenibili lungo i corsi d’acqua comunali.Va completata la corretta riconversione dell’illuminazione pubblica con impianti a basso consu-mo (led), riduttori di flusso, regolatori d’accensione, sistema fotovoltaico.Tutto ciò è possibile senza il ricorso diretto a risorse finanziarie comunali o provenienti da altre fonti istituzionali ma attraverso il finanziamento tramite terzi con le ESCO (Energy Service Com-panies).La produzione di energia da fonte nucleare è pericolosa per la salute umana e per l’ambiente, oltre che economicamente costosa. Non guardiamo al passato, rifiutiamo il ricorso a questa fon-te energetica.Lo sportello informativo sulle tematiche energetiche va reso stabile con la promozione della creazione di G.A.S. (Gruppi di Acquisto Solare), anche per fonti diverse dal sole e per interventi di risparmio energetico.Va attivato l’affitto del tetto a scopo di produzione di energia solare. E’ un sistema con cui il Co-mune installa propri pannelli sui tetti degli edifici privati esistenti, previo permesso di produrre e vendere energia, lasciando ai proprietari l’utilizzo gratuito di parte dell’energia prodotta.Il Comune promuove l’organizzazione di corsi con gli enti di formazione, gli ordini di professioni-sti e le imprese costruttrici relativamente alla corretta gestione energetica, alle certificazioni e alla formazione di personale specializzato.Le fontane pubbliche del Comune vanno segnalate con appositi riferimenti (pannelli con cenni storici ed informazioni sulle caratteristiche di potabilità). Il Comune attiva una campagna d’ infor-mazione sulla loro fruibilità a difesa della risorsa acqua come bene comune. 4.3 politica gestione rifiuti: obiettivo rifiuti zero

L’emergenza rifiuti presente in Campania ci deve sensibilizzare nel comprendere come dietro a questo settore si nascondano importanti interessi economici legati anche alla malavita organiz-zata. L’Unione Europea fissava al 45% il livello minimo di raccolta differenziata alla quale la Pro-vincia doveva arrivare, obiettivo ampiamente raggiunto grazie all’introduzione a Pordenone del sistema di raccolta porta a porta del rifiuto secco indifferenziato. Ma l’obiettivo a cui dobbiamo tendere per raggiungere la piena sostenibilità ambientale è “rifiuti zero”, per prevenire dannose speculazioni sulla salute da parte di chi vorrebbe incenerire i rifiuti.Ecco quindi le quattro “r” che dobbiamo seguire: ridurre, riusare, recuperare, riciclare.

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Con un po’ di coraggio Pordenone ha tutte le carte in regola per entrare a far parte dell’associa-zione dei Comuni virtuosi o di altre reti e partnership attraverso cui promuovere best practies.Rispetto alll’incenerimento, un esempio d’ imprenditoria virtuosa in questo campo è l’impianto di Vedelago (TV) che recupera la quasi totalità dei rifiuti che tornano ad essere materia prima.

Entro il primo anno di amministrazione appronteremo capitolati ed appalti pubblici con criteri di sostenibilità ambientale. Verranno incrementati così i cosiddetti “acquisti verdi” (green public procurement).Il Comune deve incentivare da subito:- la promozione del last minute market, il recupero dei prodotti in scadenza della grande distri-buzione, di valore commerciale zero, adoperandosi per favorire intese tra le associazioni di vo-lontariato e le catene alimentari a favore dei più bisognosi;- una rete di eco scambi di beni durevoli inutilizzati;- gli acquisti verdi in Comune: cancelleria, pulizie, mobili, illuminazione, ecc.;- la raccolta differenziata spinta, in modalità porta a porta, anche del rifiuto umido, così come già avviene per il rifiuto secco indifferenziato;- lo studio di forme di disincentivazione della produzione di imballaggi in modo da ridurre alla fonte i rifiuti;- la rintracciabilità dei rifiuti;- il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambienta-le;- la contrarietà ad ogni forma di incenerimento dei rifiuti, privilegiando la tutela della salute e del-l’ambiente rispetto agli interessi delle aziende industriali di settore;- un’ azione di lobby nei confronti della Regione affinché nel nuovo piano regionale sui rifiuti ur-bani elimini la promozione della produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario, ex CdR) e del suo recupero energetico (combustione) in impianti industriali;- un’ azione di lobby ed eventuali ricorsi legali nei confronti della società SNUA, partecipata indi-rettamente, affinché implementi il proprio impianto di selezione al fine di migliorare la separazio-ne delle materie prime e blocchi, conseguentemente, ogni progetto di produzione di CSS con materie plastiche e carta, che sono materiali che le direttive europee impongono di riciclare e non di bruciare. 4.4 qualità dell'aria e inquinamento acustico e luminoso

L’inquinamento atmosferico è oggi tra i maggiori responsabili della vera e propria emergenza sanitaria che stiamo vivendo, causata dalle emissioni di gas nocivi alla salute umana e di polveri sottili.Il traffico automobilistico, i sistemi di riscaldamento domestico e gli impianti industriali sono i maggiori responsabili delle patologie, in particolare delle vie respiratorie, che sorgono in correla-zione a questa forma di inquinamento.I piani comunale e regionale delineano le linee di intervento necessarie per migliorare la qualità dell’aria, anche in momenti di emergenza, ma non sono sufficienti a dare risposta al problema perché non sono coordinati con azioni legate alla riduzione delle autorizzazioni integrate am-bientali che permettono agli impianti industriali di continuare a incenerire i propri rifiuti. Servono

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perciò nuove politiche orientate a ridurre l’inquinamento agendo su più fronti: il traffico automo-bilistico va razionalizzato nei percorsi, facilitandone la scorrevolezza, ed eliminato dal centro cit-tadino. E’ necessario un nuovo piano della viabilità.E’ inoltre opportuno stipulare accordi di programma sulla riduzione dei consumi di carburanti fossili.

Oltre all’aria, la qualità della vita passa anche attraverso l’abbattimento dei rumori.Bisogna monitorare i livelli di inquinamento acustico, dotando il Comune del Piano comunale di classificazione acustica, che la legge prevede sia adottato entro marzo 2012.

Un altro problema che riguarda la città è l’esigenza di mettere a norma i punti luce che disper-dono l’illuminazione verso l’alto, creando inquinamento luminoso. Lampioni e altre fonti di luce non a norma vanno sostituiti, ridando alla città e a tutte le forme di vita animale che la abitano un corretto equilibrio tra la notte ed il giorno.

4.5 mobilità sostenibile ed efficienteL’attuale assetto della mobilità cittadina assegna a Pordenone una tasso di motorizzazione trop-po elevato che ci pone, nel 2010, al 91° posto in Italia, ed è concausa importante dei troppi sfo-ramenti dei limiti di legge delle polveri sottili e dell’ozono. L’indice di mobilità sostenibile è sceso dal 33° posto al 50°. Inoltre la Regione Friuli Venezia Giulia ha rimandato di alcuni anni il bando di gara che avrebbe dovuto assegnare la gestione del servizio di trasporto pubblico urbano, pro-rogando il contratto dell’ATAP a fronte di un impegno a fornire alcune migliorie al servizio. Una scelta politica discutibile che ha favorito l’attuale società, controllata dalla classe politica locale, assegnandole un servizio che avrebbe dovuto essere reperito nel mercato europeo alla migliore offerta.Inoltre i due riparti straordinari fatti tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 hanno sottratto circa 15 milioni di euro all’azienda, utilizzata di fatto come cassa di liquidità, mettendo in sicurezza i bi-lanci della Provincia, del Comune di Pordenone e degli altri Comuni soci di ATAP, ma condan-nando la nostra città a non avere una mobilità efficiente nel prossimo futuro. Una scelta politica tanto pesante quanto trasversale tra i partiti.Riteniamo quindi improcastinabile e indispensabile l’individuazione di una figura di Mobility ma - nager di conurbamento per la gestione della mobilità in tutti i comuni contermini.Tra le azioni da fare rientra innanzitutto l’incentivazione all'uso dei mezzi pubblici, possibilmente commisurati per dimensioni all’effettiva utenza che se ne avvale e tendenti ad emissioni zero; la possibilità d’acquisto a bordo di biglietti attraverso macchine automatiche, così come avviene in altre città italiane; l’organizzazione di servizi a richiesta.Bisogna avere il coraggio di ripensare totalmente il sistema, prendendo coscienza del fatto che la città deve avere la possibilità di mettere i mezzi pubblici a disposizione gratuita dei cittadini, soprattutto in occasione di eventi che prevedono un notevole afflusso di persone, superando il concetto di servizio e puntando sul fatto che solo attraverso una mobilità sostenibile si persegue il diritto costituzionalmente garantito alla salute. Una scelta che con i circa 15 milioni che l’ATAP ha invece ripartito tra i soci si sarebbe potuta realizzare concretamente.Primaria importanza riveste una riprogrammazione generale delle linee, dei tracciati e degli orari tesa ad efficienza e maggiore fruibilità, garantite da una maggiore frequenza dei passaggi.

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Riteniamo che gli utili di Atap debbano essere investiti in servizi per la mobilità sostenibile, con una riduzione dei costi e quindi dei prezzi dei biglietti.Vanno riconvertiti a gas, metano o a trazione elettrica, man mano che arrivano a fine vita, tutti i mezzi pubblici o privati che effettuano servizi di pubblica utilità, come quelli della raccolta rifiuti e gli scuolabus.Limitare l’inquinamento atmosferico vuol dire anche diminuire il traffico automobilistico che è di-rettamente correlato all’eccessivo numero di parcheggi presenti in centro città, che devono essere sostituiti in parte da piste ciclabili, liberando la città dallo smog e restituendo ai citta-dini zone pedonali e a traffico limitato che rendano vivibile la città.Vanno incentivati il car sharing e il car pooling (auto di vicinato e di condominio), promuovendo accordi con associazioni o società che se ne occupano e individuando appositi parcheggi riser-vati, eventualente istituendo un registro per il car pooling di conurbamento che dia sicurezza agli aderenti e che permetta l’identificazione dei mezzi disponibili.Il bike sharing va reso più fruibile snellendo le procedure burocratiche, adottando soluzioni quali l’uso della carta di credito personale, come avviene in altre realtà europee, e con maggiore dif-fusione di mezzi e siti di scambio.Il biciplan va completato con miglioramenti ed integrazioni soprattutto in termini di sicurezza. Va prevista l’introduzione del preverde e dell’onda verde per i ciclisti nonché la collocazione di led sull’asfalto nei punti dove gli attraversamenti di ciclisti e pedoni non sono ben visibili.Come primo atto intendiamo realizzare attraverso la collaborazione tra Comune, scuole, genitori e polizia municipale un piano di percorso casa-scuola, implementando per gli studenti delle scuole primarie il pedibus e il ciclobus.

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5) gestione del territorio: ambiente e urbanistica

premessa

Assumiamo la centralità del «territorio» per definire politiche e strategie alternative in grado di contrastare le logiche del mercato e di recuperare una maggiore consapevolezza delle loro con-seguenze sulla vita individuale e collettiva.Guardiamo al territorio come bene comune.Questo comporta dare nuova centralità alle relazioni di prossimità tra società e risorse locali, ri-costruire identità, mettere in primo piano il valore costitutivo ed etico dei rapporti sociali e della solidarietà, riaffermare una cultura della sfera pubblica. E, da qui, definire una progettualità col-lettiva che assuma la cura del territorio come obiettivo centrale.Cosa intendiamo con “cura del territorio”? Cura del territorio vuol dire molte cose, in concreto. Vuol dire guarire, e guarire significa mitigare i rischi ambientali che l'incuria e l'indifferenza degli ultimi decenni hanno prodotto. Rischi legati alle disastrose condizioni idrogeologiche; agli attuali modi di produzione nell'agricoltura, nelle attività industriali e artigianali e nel «gigante terziario»; alle criticità ambientali dei luoghi di vita, in particolare nella città ma anche nelle «campagne ur-banizzate» e nei contesti insediativi marginali.Avere cura significa agire con costanza per mantenere i luoghi in condizioni accettabili dal punto di vista ambientale, funzionale, estetico.Avere cura significa guardare al futuro, ad un progetto di territorio.

5.1 cura del territorio e pianificazione

Quale ruolo possono avere, per la cura del territorio, gli «strumenti formali» di pianificazione e di programmazione oggi disponibili? Bisogna credere ad un loro uso per contrastare con efficacia le strategie messe in campo, fuori e dentro i contesti locali, dai soggetti potenti. Per questoproponiamo tre linee di azione:1)utilizzare al meglio gli strumenti disponibili. Occorre considerare con grande attenzione l'am-pio e complesso quadro di strumenti di pianificazione e di programmazione agibili a tutti i livelli, dal quartiere al territorio nazionale. Siamo però convinti che sia necessario dare assoluta cen-tralità alla pianificazione «canonica», cioè agli strumenti che le leggi affidano alle istituzioni terri-toriali per la gestione dei loro ambiti di competenza: ci riferiamo alle Regioni, alle Province, ai Comuni. Ognuno di questi livelli offre specifiche potenzialità.L'istituzione regionale è quella con maggiori capacità di manovra economica; la pianificazione regionale appare dunque la sede più adatta a produrre strategie operative in grado di correlare sfera territoriale e sfera economica. Le Province, per il loro carattere di «vicinanza» con il territo-rio, possono, attraverso i loro piani territoriali, definire obiettivi e orientamenti di breve/medio ter-mine fortemente connessi con i caratteri delle risorse e delle società locali. I Comuni hanno, per norma, il compito di definire le dinamiche di insediamento e le modalità di uso del suolo; attra-verso la pianificazione comunale si possono far prevalere le esigenze di benessere della socie-tà insediata rispetto alle tensioni speculative. Ed è a questo livello che trova maggior forza l'i-

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stanza del suolo come bene comune; un'istanza che a nostro avviso dovrebbe costituire un nodo centrale nel dibattito sui «destini» dell'urbanistica e, più in generale, sui nuovi paradigmi per una società consapevole e autodeterminata;2) dare centralità al sistema economico/produttivo. Un progetto di territorio non deve affrontare solo i temi dell'organizzazione fisica, funzionale e ambientale; questi devono essere coniugati con stringenti istanze di organizzazione economico/produttiva. Il nodo cruciale sta nel definire obiettivi, strategie e azioni che riguardano i modi del «produrre» (in senso lato) e le loro relazio-ni con la società insediata. Ciò va fatto considerando al contempo la sfera locale e quella globa-le. Obiettivo di fondo è scardinare una visione consolidata del territorio come «oggetto di merca-to», per cui tutto ciò che lo costituisce (persone, suolo, manufatti, funzioni) viene considerato come merce utile a produrre rendite e profitti;3) costruire un contesto locale di progettazione sociale.Un progetto di territorio non può essere delegato all'istituzione, ma deve scaturire da una dialet-tica sociale. È nell'ambito della società insediata che devono emergere istanze e pressioni in grado di innescare il processo di confronto. I «poteri forti» legati alla rendita, alla speculazione e alla sfera produttiva godono di una presenza e di una capacità di influenza ormai radicate in ogni contesto e ad ogni livello. Al contrario, le associazioni di prossimità, i comitati che si costi-tuiscono su specifiche questioni, le stesse espressioni locali dei partiti, nonostante la tendenza a costruire «reti», mostrano ancora serie difficoltà di incidenza reale. È necessario allora agire soprattutto nell’ambito locale per un progressivo rafforzamento di queste «istanze deboli»; per tale obiettivo giocano un ruolo primario la capacità di diffondere e condividere le informazioni, la capacità di costruire luoghi (virtuali e reali) d’ incontro, la capacità d’ individuare questioni territo-riali in grado di stimolare gli individui ad uscire dall'isolamento favorito dall'involuzione delle rela-zioni sociali.È un percorso lungo ma obbligato se si vuole produrre progettazione sociale.

Entrando nello specifico, osserviamo come a Pordenone lo sviluppo urbanistico, residenziale, produttivo e commerciale degli ultimi anni sia riconosciuto da tutti come eccessivo, privo di una programmazione tesa a soddisfare i reali bisogni.Assolutamente necessario sarà un nuovo piano regolatore che ponga fine alla pratica delle va-rianti continue, nell’ottica di fermare il consumo “inutile” del territorio.I mancati introiti da oneri di urbanizzazione saranno ampiamente compensati dall’eliminazione di sprechi e spese inutili nell’ottica del principio di sobrietà e sostenibilità della macchina ammi-nistrativa, nonché dalla ricerca di fonti diverse non fiscali (finanziamenti europei, nazionali, re-gionali, valorizzazione turistica territoriale).Andrà ricalcolato il fabbisogno abitativo e produttivo reale, rivedendo gli indici di crescita cittadi-ni (oggi sovrastimati), privilegiando e incentivando il recupero e il riutilizzo di aree già urbanizza-te.Gli interventi di riqualificazione e ristrutturazione urbana (non solo edilizia) saranno improntati alla sostenibilità e alla partecipazione mediante gli strumenti più avanzati di coinvolgimento del-la cittadinanza, anche attraverso procedure di bilancio partecipativo.Nuovo impulso va dato all’housing sociale (case popolari).Il regolamento edilizio sarà reso completamente ecosostenibile per una progressiva accelera-zione nella ristrutturazione energetica del patrimonio immobiliare privato della città.

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Sarà inoltre necessario individuare politiche sovracomunali del territorio (condivise specialmente con Cordenons e Porcia) al fine di ridurne l’uso indiscriminato e potenziarne l’attrazione dal pun-to di vista paesaggistico.

5.2 quartieri, patrimonio e archeologia industriale, piazze

I nostri progetti:1) rafforzare ed innovare il ruolo dei quartieri storici di Pordenone, secondo la logica della sussi-darietà, definendo, attraverso processi di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini, progetti che rispecchino le effettive necessità e potenzialità radicate nel territorio;2) rendere le piazze, in primo luogo piazza XX Settembre, luoghi d’incontro e socializzazione con nuovi arredi urbani, panchine e spazi verdi;3) individuare progetti di rivitalizzazione delle zone limitrofe al centro tramite progetti integrati che prevedano abitazioni e contemporaneamente servizi, aree verdi e spazi pubblici tali da ri-creare un vantaggio abitativo;4) riconnettere parti di tessuto urbano divise abbattendo e superando le barriere fisiche;5) rilanciare ad un livello più alto di servizi, capacità di attrazione e accoglienza gli spazi pubblici (piazze, verde di quartiere ecc.) per rafforzarne l’identità;6) riqualificare gli spazi pubblici delle zone centrali per ottenere anche situazioni di controllo so-ciale diffuso al fine di ottenere effetti di deterrenza nei confronti di situazioni percepite come ca-renti a livello di sicurezza.

5.3 flora, fauna, parchi, il fiume Noncello, rogge

Punto di forza della nostra città è l’avere un patrimonio naturale prezioso che presenta caratteri-stiche di integrità. La diffusione nel territorio di spazi a destinazione pubblica e a verde pubblico permettono d’ identificare una rete capillare di servizi per i cittadini. Bisogna completare il dise-gno di collegare tra loro le zone verdi attraverso percorsi accessibili.Il grande tema della salvaguardia, valorizzazione, gestione e fruibilità del fiume Noncello e delle acque che in esso afferiscono, provenienti da risorgive, laghetti, rogge e rii, dovrà richiedere la partecipazione fattiva dei Comuni di Cordenons e Porcia, integrata in un tavolo operoso con tutti gli altri Enti istituzionalmente coinvolti nonché con la partecipazione delle Associazioni che ne condividono le finalità positive. Sarà comunque qualificante l’impegno di report periodici sullo stato della qualità delle acque e della fruibilità delle stesse.In questo quadro riscoprire e valorizzare le rogge, che rappresentano la caratteristica principale della città, coincide con il riscoprire la vera natura di Pordenone, città sull’acqua.Preservare la ricchezza offerta dalla biodiversità e dalle specie animali e vegetali che caratteriz-zavano e ancora, in parte, caratterizzano il nostro territorio è un dovere. L’uomo deve lasciare alla flora e alla fauna spazi di vita.

5.4 fognature, alluvioni, protezione civile

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La rete fognaria cittadina è pesantemente incompleta, il processo di separazione delle acque bianche da quelle nere è appena iniziato e intere aree della città, a partire dal centro storico, sono del tutto sprovviste di fognature.Vero è che le fognature non hanno un diretto risvolto elettorale come possono invece avere al-tre importanti opere pubbliche, ma l’igiene e la salute sono valori imprescindibili sui quali biso-gna riporre la giusta attenzione.Dovrà perciò essere completata la rete fognaria e mantenuta aggiornata la mappatura di tutti i tipi di scarico nei corpi idrici superficiali così da intervenire nel sistema delle fognature per dare efficienza agli impianti di depurazione e superare la necessità di scaricare nelle rogge o in altri corsi d’acqua.La cementificazione ha sottratto aree al fiume e imposto il rialzo degli argini e altre opere di messa in sicurezza rispetto a possibili alluvioni. Bisogna però comprendere che uno sviluppo sostenibile non può prescindere dal riconoscere alla natura i suoi spazi. Diversamente, nel ten-tativo di costringere la natura all’interno di confini artificiali, continueremo ad assistere a nuovi fenomeni naturali come il recente innalzamento delle falde acquifere che ha portato in superficie l’inquinamento presente nei terreni sottostanti.Nella gestione di tutti questi aspetti è essenziale l’apporto della protezione civile, che opera in rete con le altre realtà vicine, ed è testimonianza, attraverso i molti volontari che la formano, del-la sensibilità e prontezza d’ intervento di coloro che hanno a cuore le sorti della nostra terra.

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