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l’ARCA 175 35 34 l’ARCA 175 C’ è qualche segnale incorag- giante. L’architettura torna, lentamente anche in Italia ad avere il ruolo che le spetta: le aziende ricominciano a capire l’importanza di veicolare il proprio marchio attraverso manufatti esemplificati- vi del modo di intendere il proprio lavoro, gli architetti si fanno trova- re pronti a comporre grazie all’apertura agli scambi interdisci- plinari, al riconoscimento delle reciproche competenze e alla capa- cità a interpretare e gestire opera- zioni complesse. Quello che ancora purtroppo tarda ad arrivare è il coraggio della visione strategica per la trasformazione e per il nuovo sviluppo della città da parte della pubblica amministrazione e un qua- dro attuativo fatto da un sistema chiaro e coerente di strumenti tec- nico-urbanistici. Oggi i potenziali imprenditori o committenti si tro- vano a lavorare per lo più “a mac- chia di leopardo” dovendo muover- si sul territorio in anticipo rispetto alla infrastruttura di base, col risul- tato di sostituirsi anarchicamente e in tono minore a essa. Sull’altro fronte, i progettisti si imbattono in controparti ammini- strative che sembrano giocare loro malgrado alle tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) per andare avanti tra vincoli o inter- pretazioni (per non parlare delle mille vite del Signor Condono). Così capita spesso che sia l’opera singola, il suo valore architettonico, il coraggio e l’opportunità immobi- liare di un cliente ad aiutare la ripresa di una zona degradata, piut- tosto che la consapevolezza di un obiettivo concertato di recupero di una fetta di città. E’ questo il caso del progetto di Dante Benini & Partners per la nuova sede della Torno a Milano. Ci troviamo nell’area dello scalo Fari- ni, un misto di binari in disuso che divaricano uno spicchio di città, capannoni merci abbandonati di giorno e presi d’assalto dalla movi- da notturna, qualche casa d’abita- zione di operaia memoria mischiata nel traffico a nuovi condomini: un non-luogo che attende da tempo di capire come giocare il suo nuovo ruolo. Nel frattempo qualche società di pubblicità, servizi e tec- nologia ha giocato d’anticipo e si è insediata recuperando spazi ex- industriali. Benini si è meritato l’opportunità di riqualificare un lotto d’angolo per farlo diventare la sede di una delle più importanti società di costruzioni italiane. Aveva a dispo- sizione un anonimo edificio in cemento armato con in fianco una stazione di servizio. Ha lavorato sullo scheletro, togliendo tutto e aggiungendo nulla, se non immagi- ne e tecnologia. Il che non è per nulla facile come sembra. Innanzi- tutto per far vincere il senso di tra- sparenza e piegare la luce ai bisogni di uno spazio di lavoro non basta usare il vetro al posto del mattone. Occorre osare avendo sperimenta- to. Quello che colpisce osservando il palazzo è il senso di leggerezza che lo pervade nonostante la sua mole di sette piani. Quello che lo rende possibile è la seconda pelle in vetro che stacca il piano della facciata e lo traspone in un suggestivo involu- cro virtuale fatto di luce. Quello che ha permesso all’architetto di con- vincere il cliente a spendere quei soldi in più necessari per raggiun- gere questo effetto rispetto a una normale facciata continua è la fun- zione interattiva della facciata, con il calcolo di pay-back energetico e l’ingegnerizzazione sicura dei det- tagli messa a punto dai consulenti di Ove Arup Facade. Questi due aspetti hanno permesso di capire fin da subito pregi e costi di una soluzione che ha l’obiettivo di ripa- garsi entro i primi cinque anni di gestione dell’edificio. L’altro aspetto ben riuscito del progetto è la diversa interpretazio- ne dei prospetti, che pure lascia aperta la strada per un futuro com- pletamento del sito con un secondo corpo adiacente al primo. In opposizione alla facciata prin- cipale, che si afferma con la sua tra- sparenza su via Valtellina , il pro- spetto corto laterale è mascherato. Un rivestimento metallico sospeso e rastremato verso il basso offre una soluzione plastica alla discesa delle canalizzazioni impiantistiche e richiama l’attenzione creando interesse e attesa per la vista della facciata principale. La pelle metal- lica è replicata in parte nel prospet- to posteriore e sul tetto, andando ad annullare l’impatto dei volumi tecnici e riaffermando la tensione formale. Un’attenzione particolare è stata anche riservata all’illuminazione artificiale, sia dal punto di vista scenografico, con un flusso continuo che di sera enfatizza la trasparenza della facciata, sia dal punto di vista del confort e dell’emozione, con sistemi di controllo elettronico dell’intensità e del colore che per- mettono una percezione più vicina a quella, anch’essa cangiante, della luce del sole. Il secondo blocco in costruzione che completerà il lotto, si preannuncia ancora più spregiu- dicato, con il tema della vela e delle superfici fluide a prendere il sopravvento formale anche sulla tecnologia, fino a inviluppare la struttura gradinata del nuovo corpo di fabbrica e a fondersi con le pensiline della stazione di servizio. Jacopo della Fontana T he odd encouraging sign is starting to appear. Even in Italy architecture is slowly recov- ering the role it deserves: firms are starting to realise the importance of projecting their own trademark through constructions exemplify- ing their way of working and archi- tects are ready to design along the lines of interdisciplinary interac- tion, acknowledging reciprocal skills and the ability to read and manage complex operations. What, unfortunately, is still struggling to emerge is the courage to embrace a strategic vision of transformation and a new way of redeveloping the city on the part of public administration, as part of an overall framework of clear and coherent technical-urbanistic tools. Nowadays, potential business men or clients end up working on a sort “patchwork”-basis, operating without the support of decent infra- structures and actually anarchi- cally replacing them on a minor scale. On the other front, architectural designers find themselves faced with administrators, who, despite them- selves, seem to be playing at the three monkeys (see nothing, hear nothing, say nothing), as the only way of making any progress amidst all the interpretations and con- straints (not to mention the thou- sand lives of Mr. Condonation for building malpractice). This means it is often an indi- vidual work of great architectural value or bravery and real-estate opportunism of a client that helps redevelop a dilapidated area, rather than any awareness of a carefully concerted target or total recon- struction of an entire slice of the city. This is the case with Dante Benini & Partners’s project to design Torno’s new headquarters in Milan. We are actually talking about the area around Farini Station, a melt- ing-pot of old abandoned tracks that split up a section of the city, goods warehouses left abandoned during the day and then taken over by prowlers at night, the occasion- al old worker’s house mixed up with new blocks of flats: a non-place that has been waiting to see what role it has to play for some time now. In the meantime, some advertis- ing, services and technology agency has taken the lead and occupied some of the old industrial premises. Benini has earned the right to redevelop a corner plot into the headquarters of one of the leading Italian construction firms. He was given a faceless, reinforced con- crete building to work with, stand- ing alongside a service station. He worked on the skeleton, removing everything and adding nothing except for image and technology. By no means as easy as it sounds. To begin with, replacing bricks with glass is not enough to create a sense of transparency and bend light to the needs of a place of work. Boldness and experimentation are what are required. The most striking thing about the building is the lightness that runs through it, despite the fact it is a seven-storey construction. This comes from its second glass skin that detaches the facade plane and transposes it into a visually strik- ing virtual shell of light. The architect managed to per- suade the client to spend more than usual on a curtain facade special- ly designed to achieve this effect, convincing him of its interactive function enabling energy savings and the safe engineering of the details developed by the consultants at Ove Arup Facade. These two factors immediately brought out the strong and weak points of a design, that is supposed to pay for itself within the first five years of its coming into operation. The project’s other winning fea- ture is how its elevations have been designed, leaving room for the site to be completed with a second build- ing flanking the first. In contrast with the main facade whose transparency stands out along the main road, the short side elevation is neatly hidden away. A suspended metal cladding tapering towards the bottom pro- vides a sculptural solution to down- ward-flowing plant-engineering channels and attracts attention and interest to the main elevation. The metal skin is partly replicated in the rear elevation and on the roof to cancel out the impact caused by the technical structures and re-establish a sort of stylistic tension. Special attention has also been paid to the artificial lighting, both stylistically by letting a constant stream flow in at night and emo- tionally or in terms of comfort through electronic systems for con- trolling its brightness and colour, making it seem much more like twinkling sunlight. A second block currently under construction will complete the lot. It looks like it will be much more bold and daring with sails and smooth surfaces taking stylistic precedence over technology, so that its stepped structure knits in with the cantilevers of the service sta- tion. Alchimia trasparente Torno International, Milan Progetto: Dante O. Benini & Partners Scorcio della sede Torno Internazionale a Milano. Il progetto è stato sviluppato in tre fasi: rifacimento di un edificio esistente (costruito negli anni Sessanta), il suo arredamento e la costruzione di un secondo edificio. Partial view of the headquarters of Torno Internazionale in Milan. The project was developed in three stages: refacing of an old building (built in the 1960s), its furnishing and the construction of a second building. Credits Project: Dante O. Benini & Partners Architects - Milan office Project Architect: Dante O. Benini, Simonetta Parazzoli Principal in Charge: Dante O. Benini Project Director: Francesco Molinari, Simonetta Parazzoli Interiors Decorators: P. Denise Viviani Project Team: Dante O. Benini, Matteo Codignola, Luca Gonzo, Cristina Grossi, Francesco Molinari, Simonetta Parazzoli, Carlo Porcu, Silvio Petronella, Emanuele Rudoni, Romano Sguinzi, P. Denise Viviani. Structural Engineering Consultant: Ove Arup & Partners - Londra e Milano - D.L.C. Plant Engineering Consultant: Manens Intertecnica - Verona Lighting Design Consultant: Lighting Consulting Orlandi S.a.s. Landscape Design Consultant: Carlo Conforti Graphics and Communications Consultant: Rendergraph General Contractor: Torno Internazionale S.p.a. Window and Door Frames, Interactive Front Covering: Lorenzon Techmec Spa Gypsumboard works: Servocasa Dry Facade System: Knauf False Ceilings and Main Facade Cladding: Vima Contract Floating Floor: Tecnogivex Stair Metalworks and Interior Finishes: AGL Glassworks: Vetrerie Calvi Thermofluid Plants: Delta - Ti Special and Electrical Plants: Gozzo Impianti Interior and Fireproof Doors: Nuova Falchi Wood Floors: Bergamo Parquets Interior Woodworks: Faliselli Moquette: Liuni Resin Floors: La Bua Interior Lighting Appliances: iGuzzini, Ingo Maurer, Spektral, Reggiani, Sill, Zumtobel, Kreon, Simes, Fos, Sirrah, Martin Light Appliances Montage: Euroelettrica Montaggi Exterior Lighting: Clay, Packy Lifts: Kone Distempering: Mimosa, Donelli Partition Walls and Doors: Citterio Furniture: Icf - Tecno - Meritalia Curtain Fittings: Silent Gliss, Inzoli Landscaping: Studio Vegini Client: Torno Internazionale S.p.a.

Project Director @ Dante O. Benini & Partners Architects

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Management of a team of technical specialists and third parties for the planning and implementation of civil engineering works and facilities based on the architectural design

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Page 1: Project Director @ Dante O. Benini & Partners Architects

l’ARCA 175 3534 l’ARCA 175

C’ è qualche segnale incorag-giante. L’architettura torna,

lentamente anche in Italia ad avereil ruolo che le spetta: le aziendericominciano a capire l’importanzadi veicolare il proprio marchioattraverso manufatti esemplificati-vi del modo di intendere il propriolavoro, gli architetti si fanno trova-re pronti a comporre grazieall’apertura agli scambi interdisci-plinari, al riconoscimento dellereciproche competenze e alla capa-cità a interpretare e gestire opera-zioni complesse. Quello che ancorapurtroppo tarda ad arrivare è ilcoraggio della visione strategicaper la trasformazione e per il nuovosviluppo della città da parte dellapubblica amministrazione e un qua-dro attuativo fatto da un sistemachiaro e coerente di strumenti tec-nico-urbanistici. Oggi i potenzialiimprenditori o committenti si tro-vano a lavorare per lo più “a mac-chia di leopardo” dovendo muover-si sul territorio in anticipo rispettoalla infrastruttura di base, col risul-tato di sostituirsi anarchicamente ein tono minore a essa.

Sull’altro fronte, i progettisti siimbattono in controparti ammini-strative che sembrano giocare loromalgrado alle tre scimmiette (nonvedo, non sento, non parlo) perandare avanti tra vincoli o inter-pretazioni (per non parlare dellemille vite del Signor Condono).Così capita spesso che sia l’operasingola, il suo valore architettonico,il coraggio e l’opportunità immobi-liare di un cliente ad aiutare laripresa di una zona degradata, piut-tosto che la consapevolezza di unobiettivo concertato di recupero diuna fetta di città.

E’ questo il caso del progetto diDante Benini & Partners per lanuova sede della Torno a Milano. Citroviamo nell’area dello scalo Fari-ni, un misto di binari in disuso chedivaricano uno spicchio di città,capannoni merci abbandonati digiorno e presi d’assalto dalla movi-da notturna, qualche casa d’abita-zione di operaia memoria mischiatanel traffico a nuovi condomini: unnon-luogo che attende da tempo dicapire come giocare il suo nuovoruolo. Nel frattempo qualchesocietà di pubblicità, servizi e tec-nologia ha giocato d’anticipo e si èinsediata recuperando spazi ex-industriali.

Benini si è meritato l’opportunitàdi riqualificare un lotto d’angoloper farlo diventare la sede di unadelle più importanti società dicostruzioni italiane. Aveva a dispo-sizione un anonimo edificio incemento armato con in fianco unastazione di servizio. Ha lavoratosullo scheletro, togliendo tutto eaggiungendo nulla, se non immagi-

ne e tecnologia. Il che non è pernulla facile come sembra. Innanzi-tutto per far vincere il senso di tra-sparenza e piegare la luce ai bisognidi uno spazio di lavoro non bastausare il vetro al posto del mattone.Occorre osare avendo sperimenta-to. Quello che colpisce osservando ilpalazzo è il senso di leggerezza chelo pervade nonostante la sua moledi sette piani. Quello che lo rendepossibile è la seconda pelle in vetroche stacca il piano della facciata e lotraspone in un suggestivo involu-cro virtuale fatto di luce. Quello cheha permesso all’architetto di con-vincere il cliente a spendere queisoldi in più necessari per raggiun-gere questo effetto rispetto a unanormale facciata continua è la fun-zione interattiva della facciata, conil calcolo di pay-back energetico el’ingegnerizzazione sicura dei det-tagli messa a punto dai consulentidi Ove Arup Facade. Questi dueaspetti hanno permesso di capirefin da subito pregi e costi di unasoluzione che ha l’obiettivo di ripa-garsi entro i primi cinque anni digestione dell’edificio.

L’altro aspetto ben riuscito delprogetto è la diversa interpretazio-ne dei prospetti, che pure lasciaaperta la strada per un futuro com-pletamento del sito con un secondocorpo adiacente al primo.

In opposizione alla facciata prin-cipale, che si afferma con la sua tra-sparenza su via Valtellina , il pro-spetto corto laterale è mascherato.Un rivestimento metallico sospesoe rastremato verso il basso offreuna soluzione plastica alla discesadelle canalizzazioni impiantistichee richiama l’attenzione creandointeresse e attesa per la vista dellafacciata principale. La pelle metal-lica è replicata in parte nel prospet-to posteriore e sul tetto, andandoad annullare l’impatto dei volumitecnici e riaffermando la tensioneformale.

Un’attenzione particolare è stataanche riservata all’illuminazioneartificiale, sia dal punto di vistascenografico, con un flusso continuoche di sera enfatizza la trasparenzadella facciata, sia dal punto di vistadel confort e dell’emozione, consistemi di controllo elettronicodell’intensità e del colore che per-mettono una percezione più vicinaa quella, anch’essa cangiante, dellaluce del sole. Il secondo blocco incostruzione che completerà il lotto,si preannuncia ancora più spregiu-dicato, con il tema della vela e dellesuperfici f luide a prendere i lsopravvento formale anche sullatecnologia, fino a inviluppare lastruttura gradinata del nuovocorpo di fabbrica e a fondersi con lepensiline della stazione di servizio.

Jacopo della Fontana

T he odd encouraging sign isstarting to appear. Even in

Italy architecture is slowly recov-ering the role it deserves: firms arestarting to realise the importance ofprojecting their own trademarkthrough constructions exemplify-ing their way of working and archi-tects are ready to design along thelines of interdisciplinary interac-tion, acknowledging reciprocalskills and the ability to read andmanage complex operations.

What, unfortunately, is stillstruggling to emerge is the courageto embrace a strategic vision oftransformation and a new way ofredeveloping the city on the part ofpublic administration, as part ofan overall framework of clear andcoherent technical-urbanistic tools.

Nowadays, potential businessmen or clients end up working on asort “patchwork”-basis, operatingwithout the support of decent infra-structures and actually anarchi-cally replacing them on a minorscale.

On the other front, architecturaldesigners find themselves faced withadministrators, who, despite them-selves, seem to be playing at thethree monkeys (see nothing, hearnothing, say nothing), as the onlyway of making any progress amidstall the interpretations and con-straints (not to mention the thou-sand lives of Mr. Condonation forbuilding malpractice).

This means it is often an indi-vidual work of great architecturalvalue or bravery and real-estateopportunism of a client that helpsredevelop a dilapidated area, ratherthan any awareness of a carefullyconcerted target or total recon-struction of an entire slice of thecity.

This is the case with Dante Benini& Partners’s project to designTorno’s new headquarters in Milan.

We are actually talking about thearea around Farini Station, a melt-ing-pot of old abandoned tracksthat split up a section of the city,goods warehouses left abandonedduring the day and then taken overby prowlers at night, the occasion-al old worker’s house mixed up withnew blocks of flats: a non-place thathas been waiting to see what role ithas to play for some time now.

In the meantime, some advertis-ing, services and technology agencyhas taken the lead and occupied someof the old industrial premises.

Benini has earned the right toredevelop a corner plot into theheadquarters of one of the leadingItalian construction firms. He wasgiven a faceless, reinforced con-crete building to work with, stand-ing alongside a service station. Heworked on the skeleton, removing

everything and adding nothingexcept for image and technology.By no means as easy as it sounds.To begin with, replacing bricks withglass is not enough to create a senseof transparency and bend light tothe needs of a place of work.Boldness and experimentation arewhat are required.

The most striking thing about thebuilding is the lightness that runsthrough it, despite the fact it is aseven-storey construction. Thiscomes from its second glass skinthat detaches the facade plane andtransposes it into a visually strik-ing virtual shell of light.

The architect managed to per-suade the client to spend more thanusual on a curtain facade special-ly designed to achieve this effect,convincing him of its interactivefunction enabling energy savingsand the safe engineering of thedetails developed by the consultantsat Ove Arup Facade.

These two factors immediatelybrought out the strong and weakpoints of a design, that is supposedto pay for itself within the first fiveyears of its coming into operation.

The project’s other winning fea-ture is how its elevations have beendesigned, leaving room for the siteto be completed with a second build-ing flanking the first.

In contrast with the main facadewhose transparency stands outalong the main road, the short sideelevation is neatly hidden away.

A suspended metal claddingtapering towards the bottom pro-vides a sculptural solution to down-ward-flowing plant-engineeringchannels and attracts attention andinterest to the main elevation. Themetal skin is partly replicated in therear elevation and on the roof tocancel out the impact caused by thetechnical structures and re-establisha sort of stylistic tension.

Special attention has also beenpaid to the artificial lighting, bothstylistically by letting a constantstream flow in at night and emo-tionally or in terms of comfortthrough electronic systems for con-trolling its brightness and colour,making it seem much more liketwinkling sunlight.

A second block currently underconstruction will complete the lot.It looks like it will be much morebold and daring with sails andsmooth surfaces taking stylisticprecedence over technology, so thatits stepped structure knits in withthe cantilevers of the service sta-tion.

Alchimia trasparente Torno International, Milan

Progetto: Dante O. Benini & Partners

■ Scorcio della sedeTorno Internazionale aMilano. Il progetto è statosviluppato in tre fasi:rifacimento di un edificioesistente (costruito neglianni Sessanta), il suoarredamento e lacostruzione di un secondoedificio.■ Partial view of theheadquarters of TornoInternazionale in Milan.The project wasdeveloped in three stages:refacing of an old building(built in the 1960s), itsfurnishing and theconstruction of a secondbuilding.

CreditsProject:Dante O. Benini & PartnersArchitects - Milan officeProject Architect:Dante O. Benini, SimonettaParazzoliPrincipal in Charge:Dante O. BeniniProject Director:Francesco Molinari,Simonetta ParazzoliInteriors Decorators:P. Denise VivianiProject Team:Dante O. Benini, MatteoCodignola, Luca Gonzo,Cristina Grossi, FrancescoMolinari, Simonetta Parazzoli,Carlo Porcu, Silvio Petronella,Emanuele Rudoni, RomanoSguinzi, P. Denise Viviani.Structural EngineeringConsultant:Ove Arup & Partners - Londrae Milano - D.L.C.Plant Engineering Consultant:Manens Intertecnica - VeronaLighting Design Consultant:Lighting Consulting OrlandiS.a.s.Landscape DesignConsultant:Carlo ConfortiGraphics andCommunications Consultant:RendergraphGeneral Contractor:Torno Internazionale S.p.a.Window and Door Frames,Interactive Front Covering:Lorenzon Techmec Spa Gypsumboard works:ServocasaDry Facade System:KnaufFalse Ceilings and MainFacade Cladding:Vima Contract Floating Floor:TecnogivexStair Metalworks and InteriorFinishes:AGLGlassworks:Vetrerie Calvi Thermofluid Plants:Delta - TiSpecial and Electrical Plants:Gozzo ImpiantiInterior and Fireproof Doors:Nuova Falchi Wood Floors:Bergamo ParquetsInterior Woodworks:FaliselliMoquette:LiuniResin Floors:La BuaInterior Lighting Appliances:iGuzzini, Ingo Maurer,Spektral, Reggiani, Sill,Zumtobel, Kreon, Simes, Fos,Sirrah, Martin Light Appliances Montage:Euroelettrica MontaggiExterior Lighting:Clay, PackyLifts:KoneDistempering:Mimosa, DonelliPartition Walls and Doors:CitterioFurniture:Icf - Tecno - Meritalia Curtain Fittings:Silent Gliss, InzoliLandscaping:Studio VeginiClient:Torno Internazionale S.p.a.

Page 2: Project Director @ Dante O. Benini & Partners Architects

l’ARCA 175 3736 l’ARCA 175

■ Nella pagina a fianco,layout di un piano e, inbasso, la facciataposteriore. Qui a fianco,particolari dellapannellatura in metallo,dietro cui sono sistematialcuni impiantitecnologici.■ Opposite page, layout ofa floor and, bottom, therear facade. Opposite,details of the metalpanelling, behind whichsome key technologicalsystems are located.

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l’ARCA 175 3938 l’ARCA 175

■ Dettagli degli spaziinterni realizzati construtture in acciaio epareti vetrate.

■ Details of the interiorsmade of steel structuresand glass walls.

■ Scala di un pianointermedio versol’ingresso principale.

■ Stairs on anintermediate floor nearthe main entrance.

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l’ARCA 175 4140 l’ARCA 175

■ Opposite page, details ofthe interior spaces and,this page, detail of theinside and outside of thetop floor and relativesection.

■ Nella pagina a fianco,dettagli degli spazi internie, in questa pagina,particolare dell’interno edell’esterno dell’ultimopiano e relativa sezione.

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TORNO INTERNAZIONALE SPAIL FUTURO DELL’ARCHITETTURA SECONDO KNAUF

Show room Knauf Punto d’incontro per il mondo delle costruzioni

PassivhausUna reale alternativa alle tecniche tradizionali

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Newsletter

Primavera 2003

ARKITIME - Periodico Trimestrale - Anno 01 - N. 2 - Primavera 2003 - Spedizione effettuata in Posta Target

Progettazione interattiva 2.0Progettare secondo Knauf in piena libertà

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Sistemi Knauf utilizzatiAquapanel è il sistema di lastre in cemento rinforzato per esterni ed interni che rappresenta una valida alternativaai materiali tradizionali. Caratteristiche del prodotto sono la resistenza a condizioni climatiche estreme el’installazione facile e veloce. Inoltre la costruzione a secco elimina ogni problema di asciugatura. Utilizzo: in interno per bagni, piscine e ogni ambiente umido, in esterno per facciate, tunnel e rivestimento di edifici.

Grandi Cantieri

L'architettura determina l'assetto delle zone urbane ene definisce il valore visuale e funzionale, anchequando si applica alla trasformazione di un esistenteedificio anni sessanta. Questo è quello che è successonell’area dello scalo Farini a Milano, un non-luogo chedoveva ancora capire il suo nuovo ruolo all’internodella città. Proprio qui lo studio Dante O. Benini &Partners Architects, utilizzando il Sistema AquapanelKnauf, ha realizzato la nuova sede di TornoInternazionale SpA; importante azienda nel settoredelle costruzioni. Un progetto innovativo e di grandeimpatto visivo, nato dall’esigenza della stessa aziendadi trasferire la propria sede in un edificio capace dicomunicare una nuova Corporate Identity.Le fasi fondamentali del percorso costruttivo sonostate il recupero dell’edificio preesistente, lacostruzione ex novo di un secondo edificio e l’arredointerno, studiato secondo la logica dell’open space.Catturare la luce e farla scorrere su facciate che

presentano marcati caratteri di raffinatezza stilistica;introdurre una "parete tecnologica" in vetroattrezzata, nascondere gli impianti e le condutturetecnologiche all'interno di una grande vela: sonoquesti i segni distintivi del progetto che determinanouna forte espressività del linguaggio architettonico.Progettata con la consulenza di Ove & Arup, lafacciata principale, una sorta di doppia pelle cheregola il "respiro" e la luce dell'edificio, è statarealizzata con il Sistema Aquapanel Knauf perché ingrado di garantire alte prestazioni tecniche. Le Lastrein cemento rinforzato Aquapanel possono infattiaffrontare condizioni climatiche estreme egarantiscono un’ottima resistenza sia all’acqua cheall’umidità. Aquapanel ha dunque contribuito inmaniera sostanziale alla realizzazione di un progettoarchitettonico che si presenta come una vera e propriamacchina evolutiva del terzo millennio.

TORNO INTERNAZIONALE SPA - La forza dellaleggerezzaLa matita dello studio Dante Benini realizza la sintesi perfettatra tecnologia e design con l’ausilio dei sistemi Knauf

➥ Particolare della facciata del Torno Internazionale SPA➥ Ancoraggio della “seconda pelle” in vetro al Sistema Aquapanel

➥ Veduta notturna del Torno Internazionale SPA

Cartello d’intervento

Proprietà: Torno Internazionale SpAProgettazione e direzione lavori:Dante O. Benini & Partners ArchitectsImpresa: Torno Internazionale SpAApplicazione Sistemi Knauf: Vima Contract

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Lo studio Dante Benini & Partners Architects divide lapropria attività tra la sede di Milano e quella diLondra ed è autore di importanti progetti in Europaed in America. Ad Arkitime, l’ingegnere che haseguito tutte le fasi di cantiere, racconta la suaesperienza legata al progetto Torno InternazionaleSpA. Un’architettura di grande impatto per la qualeè stato scelto l’utilizzo del Sistema Aquapanel Knaufper la realizzazione della facciata a secco.

Arkitime: Torno Internazionale è unprogetto fortemente innovativo e digrande impatto visivo, caratterizzato dauna facciata che sembra avere una"seconda pelle" in vetro. Quale è statal'idea ispiratrice sulla quale è basato ilprogetto Torno e quali obiettivi sivolevano raggiungere?

“Siamo partiti da un edificio degli anno ’60, apianta rettangolare, costituito da sei piani fuoriterra, piano interrato e seminterrato, posti incomunicazione da una scala e dotato di tetto adoppia falda. Alla base del progetto c’è stata l’ideadi attualizzare il building esistente ed adeguarloalle esigenze dei moderni uffici. Inoltre il nostroobiettivo era quello di realizzare un complesso chegarantisse ai fruitori d’espletare i propri incarichi inun ambiente stimolante e confortevole. Proprio da

qui è nata la scelta della “doppia pelle”. Malgrado leampie superfici vetrate che offrono grande luminosità,la soluzione adottata permette di contenere i consumienergetici grazie allo scambio termico tra facciata asecco e facciata in vetro. L’aumento di tali superficirichiede scelte tecniche specifiche in merito al controllosolare, più restrittive, quali: doppi vetri a bassaemissività, vetri ad alte prestazioni, fino all’utilizzo dischermi interni o esterni. Tale opportunità è stataovviata proprio da quella doppia pelle che ha modulatol’immagine della facciata e ne ha potenziato leprestazioni complessive. Strada che abbiamo deciso diintraprendere con la complicità del committente”.

Arkitime: Quali sono state le fasi piùinteressanti e di maggior soddisfazionenel corso della progettazione?

“La fase di maggior soddisfazione, una vera e propriasfida direi, è stata sicuramente quella di riuscire aveicolare scelte architettoniche molto forti cherichiedevano prestazioni tecniche elevate e bendefinite. Il tutto avendo sempre ben chiari i vincoliurbanistici, strutturali ed economici del progetto”.

Arkitime: Come è nata la collaborazione conKnauf? Quali prodotti sono stati utilizzati?

“Il nostro studio già collaborava con Knauf prima delprogetto Torno Internazionale SpA. E’ infattiimportantissimo per un progettista collaborare con unpartner tecnico che garantisca prodotti di qualità,affidabilità e durata nel tempo. In questo progetto inparticolare abbiamo scelto di utilizzare il SistemaAquapanel in cemento rinforzato per rivestire e isolare lafacciata principale. Il Sistema ci ha permesso dinascondere le piastre di ancoraggio dei sostegni e deibracci distanziali della seconda pelle in vetro, appesa 60cm all’esterno di quella principale. Trattandosi poi di unafacciata esterna era l’unico prodotto che ci garantisseelevate prestazioni anche il condizioni climatiche difficili”.

Knauf e il progetto Torno Internazionale SpAA colloquio con l’ingegner Francesco Molinari, Project Director DOBP

Per ricevere uno dei seguenti prodottidella biblioteca tecnica Knauf

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ARKITIME – Periodico trimestraleAnno 01 – Primavera 2003Direttore Responsabile: Ilaria CappelliImpaginazione e Fotolito: Gruppo Quartet Stampa: Tipografia Toscana

Stabilimenti:Castellina Marittima (PI) – Tel. 050 69211 – Fax 050 692301Gambassi Terme (FI) – Tel. 0571 6307 – Fax 678014Show room : Corso Venezia 39, Milano – Tel. 02 76319107Sito Internet: www.knauf.it E-mail: [email protected] tecniche:Funzione tecnicaTel. 050 692251/2Informazioni commerciali:Assistenza CommercialeTel. 050 692277/8

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Show Room MeritaliaMeritalia show roomMilano, Italia

2004

Cliente/Client: Meritalia spaDimensioni/Size: 600 mq

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Sceda Tecnica/Technical Index

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Private House Corso MagentaMilan, Italy

2004

Cliente/Client: Confidenzialer/ConfidentialDimensioni/Size: 230 mq/sqm

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Sceda Tecnica/Technical Index

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Sceda Tecnica/Technical Index

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Relazione/Description

Corso Magenta Milano, Italia

Corso Magenta Milan, Italy

2004 2004 230 mq 230 sqm Nel loft di Corso Magenta, nel pieno centro storico di Milano, lo studio DOBP ha colto la sfida di portare anche in uno spazio limitato un’architettura polifunzionale, una sorta di open space totalmente versatile e metamorfico, una vasta “suite” intorno a un grande living Tre sono state le ispirazioni fondamentali del progetto: il fashion come costruzione di vita, la musica colonna sonora dell’esistenza e il superamento tecnologico. Era difficile dare un significato compiuto e illuminare un’area compatta in un ex edificio industriale, con finestre solo su due lati, anteriore e posteriore e completamente buio al centro. 230 metri quadrati fruibili liberamente senza interruzioni, qualche paratia in vetro, un gioco di trasformazione che è reso possibile attraverso l’apertura e chiusura di quinte e mediante l’uso di superfici e materiali specchianti che smontano e ricompongono immagini e riflessi. I pavimenti sono quelli galleggianti da ufficio, con l’aggiunta di resine particolari; industriali sono anche le pareti mobili da “ufficio umanizzato”. L’alluminio del soffitto, è l’esasperazione dell’uso della materia, che vibra di effetti luminosi grazie a gruppo ottici, come una tela metallica tesa, sfuggente trasfigura luce, umori e sensazioni a comporre e scomporre immagini. Offre anche variazioni in RGB su quattro possibilità di colori, secondo la cromoterapia. Sulla tenda, separazione effimera tra living e la sala da pranzo, affiorano proiettate frammenti di immagini dal sapore pop. Anche le sedie, in alluminio leggerissimo, partecipano a disegnare una leggerezza acquea e luminosa. Nel bagno a vista, la vasca circolare è racchiusa dalle tende in perpex , un volume trasparente di nuovo fluido, fluttuante. L’uso della domotica nella gestione domestica della casa conferma la vocazione dell’uso delle tecnologie di avanguardia proprie dello studio.

In Corso Magenta’s street loft, in the historical center of Milan, DOBP practice got the challenge of carrying out a multifunction architectural system in a limited space; a versatile, metamorphic “suite” around a big living room. The three main streams guiding the design were: Fashion, as life of way; Music as life soundrack; and technological innovation. It was difficult to give a meaning and give lightening to a compact area in a former industrial building, windowed only on the front and the back sides and completely dark in the center. 230 sqm usable open space without any interruption, to be transformed by glass partitions in a transformation “play”, realized by opening and closing scenes and using mirroring surfaces and materials creating and dismantling images and reflections. Floors are the floating type as those used in offices, with addition of special resins; walls are industrial mobile type for "humanized office". The aluminum ceiling shows the exasperation in the use of materials, vibrating lighting effects thanks to the use of optical lightning groups and stretched metal fabric, transforming lights, humors and sensations for an image mix and fade-out, giving RGB color variations with four color possibilities according to new chrome-therapy trends. On the metal curtains, an ephemeral separation between living room and dining room, fragments of pop-type images are projected. The chairs too, in extra-light aluminum, contribute towards designing a bright and liquid lightness . In the bathroom in view, the circular bath-tube is wrapped round by an acrylic resin curtain “perpex”; again a fluctuating transparent fluid volume. Usage of house electronic control system confirms DOBP vocation for the use of forefront technological innovation.

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Scheda Tecnica/Technical Index

Private HouseSavignano sul Rubicone, Italy

2003

Cliente/Client: ConfidentialDimensioni/Size: 1000 mq/sqm

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Dante O. Benini & Partners Architects

Dante O. Benini & Partners ArchitectsUn balcone sulla città

Torno Internazionale HQ, Milan

Ci sono tre architetture in questo secondo blocco di riatta-mento dell’edificio di via Valtellina a Milano, sede dellaTorno Internazionale SpA, progettato dallo studio DanteO. Benini & Partners Architects e ora ultimato. La prima,

concettuale, è quella del tempo, che ha posto il problema del recu-pero di una struttura preesistente e del suo rilancio in una presenzanuova, diversa, ancorata al passato dalla permanenza dell’anticaossatura, e proiettata sul futuro da una nuova identità. La seconda èquella più strettamente funzionale, che ha innervato sul vecchio cor-po una fitta ramificazione di dispositivi, congegni, pellicole, attrezza-ture, materiali, reticoli energetici, da cui esso ha assorbito nuova vita.La terza, puramente linguistica, è quella dell’immagine, ovvero dellanatura estetica dell’artefatto, che ha recuperato una forma ormai rap-presa e fissata nel tempo e l’ha rimodellata fino ad assorbirla in unadiversa organizzazione degli spazi, dei volumi, dei significati.

L’operazione non è nuova nella cultura contemporanea, ma ognivolta assume contorni diversi. Qui la tripartizione del percorso pro-gettuale ha cercato infatti il suo equilibrio nell’elemento che fin dall’i-nizio si è posto come risolutore dell’intero problema (già in partenzaassai complesso, con le sue implicazioni urbanistiche, i vincoli delladestinazione, la volontà di assicurare continuità storica nell’innova-zione), vale a dire la sua elaborazione tecnica. La garanzia del perfet-to funzionamento della macchina architettonica ha finito cioè colprevalere tanto sul semplice funzionalismo di matrice novecentesca,quanto sull’estetizzazione del progetto tipica del nostro tempo, seb-bene questi due caratteri culturali siano ben presenti sull’orizzontedel programma costruttivo dell’edificio. “Qui l’ingegneria strutturalee impiantistica è diventata prevaricante rispetto al segno architettoni-co”, confessa apertamente il progettista. Riattare una costruzione concinque piani interrati e otto fuori terra, destinata a compiti vari d’au-torimessa, uffici, spazi commerciali, richiedeva che la struttura tecni-

ca portante si facesse carico dell’intera gestione progettuale. Così,spiega Benini, tutte le facciate e il sistema dei serramenti si avvalgo-no di tipologie differenziate a seconda dell’orientamento, della quotae della posizione; sulla facciata su via Valtellina è stata stesa unaseconda pelle, di vetro e con meccanismo termoregolato per assicu-rare un basso consumo energetico, mentre lo scudo in lamieramicroforata, rivolto a meridione, crea un microclima a bilanciamentonaturale; sono stati impiegati cementi, malte e vernici fotocatalitici,destinati ad abbattere le sostanze organiche e inorganiche responsa-bili d’inquinamento atmosferico; tutti gli acciai e i vetri che compon-gono gran parte della nuova struttura sono riciclabili; e, soprattutto,la sistemazione esterna di tutti gli impianti, in copertura o con per-corsi verticali dietro lo scudo, dotati di gestione integrata e centraliz-zata, consente di aumentare lo spazio interno utilizzabile e di ridurrei tempi e i costi della manutenzione.

Solo a partire da queste notazioni di carattere esclusivamente tec-nico è possibile intendere il valore formale e funzionale di questosecondo intervento sull’edificio di via Valtellina. Quello che di essoimmediatamente colpisce è naturalmente la grande onda che, con lesue 26 tonnellate di acciaio microforato, precipita fluidamente sulcorpo commerciale inferiore dando vita a un elemento scultorio i cuisignificati simbolici ricollegano la cifra architettonica al tópos con-temporaneo dello spazio liquido, della forma fluens, dello scorri-mento infinito dei fenomeni e degli eventi. Qui l’architettura recupe-ra di colpo la sua autonomia concettuale, riportando in primo pianoquell’idea di “scenografia” che Vitruvio contemplava a compimentodegli obblighi dettati dalla prassi; e insieme rilancia l’idea del restau-ro, della continuità degli artefatti nel tempo, senza soffocarla nellestrettoie della riproduzione passiva del passato, ma assumendolacome base e ispirazione del nuovo.

Maurizio Vitta

T his second block for redeveloping the building in ViaValtellina in Milan housing the headquarters of TornoInternzionale SpA, designed by Dante O. Benini & Part-ners Architects and now completed, actually works on

three architectural levels. The first, which is conceptual, is related totime, posing the problem of how to redevelop and revitalise an oldbuilding along new and different lines, anchored to the past by itsold structure and projected into the future through a fresh identity.The second more strictly functional level involved reinforcing the oldstructure with a thick network of devices, fittings, skins, fixtures,materials and energy nodes to inject it with new life. The third pure-ly stylistic level is that of image or, in other words, the aestheticnature of an artefact, which has drawn out a repressed form and setit in time, shaping it until it was absorbed into a different organisa-tion of spaces, structures and meanings.

There is nothing new about this kind of operation in modern-dayculture, but each time it takes on different connotations. Here thethree-faceted nature of the design process attempted to find a bal-ance in the feature which, right from the start, was the means ofsolving the entire problem (extremely intricate to begin with, due toall its town-planning implications, practical constraints, and thedesire to ensure historical continuity through innovation): i.e. itstechnical make-up. Ensuring the architectural machinery was per-fectly smooth-running ended up taking precedence over both thesimple functionalism of its 20th-century blueprint and also the aes-thetics of a design typical of the age in which we live, although thesetwo cultural characteristics are well to the fore in the building’s con-struction plan. “Here the structural/plant engineering has takenprecedence over the architectural design”, so the architect openlyconfesses. Redeveloping a building with five stories below grade andeight above ground, serving various purposes ranging from garage

facilities, offices and retail spaces, meant that the load-bearing tech-nical structure had to take charge of the entire design.

Benini has pointed out that all the facades and the system of shut-ters are designed differently according to the direction they face andtheir height and position; a second glass skin has been extendedacross the façade along Via Valtellina, which is fitted with a heat-control mechanism to ensure low energy consumption, while themicro-perforated sheet-metal shield facing south creates a naturallybalanced micro-climate; concretes, mortars and photo-catalyticpaints have been used to reduce the amount of organic and inor-ganic substances causing air pollution; all the steels and glassesforming much of the new structure are recyclable; and, most signifi-cantly, the outside arrangement of systems on the roof or vertical fix-tures behind the shield (fitted with an integrated, centralised controlsystem) allows the amount of usable interior space to be increasedand maintenance times and costs to be kept down.

The stylistic-functional value of this second piece of redevelopmentwork on the building in Via Valtellina can only be understand inrelation to these technical features. The most striking thing about thebuilding is, of course, the huge wave, whose 26 tons of micro-perfo-rated steel tumbles smoothly over the lower retail section, creating asculptural feature whose symbolic meanings connect the architec-tural design to the modern-day topos of liquid space, forma fluens,or the endless flux of phenomena and events. Here architecture sud-denly recovers its conceptual autonomy, once again bringing to thefore that idea of “staging”, which Vitruvius considered to be the wayto satisfy the obligations dictated by practice; and, at the same time,it revives the idea of renovation, the continuity of artefacts throughtime, without choking them in the clutches of some sort of passivereproduction of the past, taking them instead as the basis and inspi-ration for something new.

Particolare dellaterrazza che concludeil grande “spinnaker”di 26 tonnellate,il cui rivestimento èun particolare acciaioAISI 316 20/10microforato Ugitop di Uginox (GruppoArcelor) checaratterizzal’ampliamento dellasede della Torno Internazionalein Via Valtellina aMilano.

Detail of the balconyat the end of the huge26-ton “spinnaker”,whose coating is madeof special Ugitopmicro-perforatedAISI316 20/10 steel byUginox (Arcelor Group),is the most distinctivefeature of theheadquarters of Torno Internazionalein Milan.

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CreditsProject:Dante O. Benini &Partners ArchitectsPrincipal in Charge: Dante O. BeniniProject Designers: Dante O. Benini,Simonetta ParazzoliArchitect-in-Charge: Dante O. BeniniProject Team: Dante O. Benini, NicolaGiacomin, LucaGonzo,Cristina Grossi,Paolo Macchione,Francesco Molinari,Roberta Naggi,Simonetta Parazzoli,Romano SguinziStructural Engineering: Arup Italia Milano -Gabriele del Mese,DLC-Alberto Dal LagoWorksite Manager,Designer, StructuralWorks: Franco CislaghiArchitect-in-Chargeand Worksite Manager: Antonio CavallazziSteel Works Architect-in-Charge: Ludovico De LallaConcrete and SteelWorks Project: Enrica BarzaghiPlants projectConsultanti: T.P.E. (Responsabile: Finco)Electrical Plant: Elettromeccanica GalliItaloIn-Charge forCommittee: BartesaghiMechanical andHydraulics Plants: SO.CO.TIS,Gianni BenvenutoIn-Charge forCommittee: Roberto FioravanziLandscapingConsultant: Studio GPT-Giardini,Paesaggio, Territorio,Carlo Conforti, Lucia Nusiner, Maurizio VeginiGeneral Contractor:Torno Internazionale Main Building and“Sail” Metalworks:Lorenzon TechmecSystem Metalworks lowersection: Stalhbau Pichler Metalworks Stairs: F.lli Zanchetta,Officine LandiniFacade Systems: KnaufFacade Cladding andmetal and SpecialSteel Roofing:Arcelor Perforated SpecialSteel Metal SheetShield:Arcelor, Metalsigma TunesiGlasses: Saint Gobain Italia,PilkingtonInterior Stair andWalkable PassagewaysGlasses:Vetreria Calvi & FigliWindowframes:Metalsigma Tunesi,Somec

Shading:SomfyExterior Painting: Global Engineering,AlivaInterior Painting: Impresa DonelliExterior Lighting:iGuzzini, Disano Interior Lighting: iGuzzini, KreonAluminium DiffusingScreens: Almeco Exterior Flooring:Fulget Interior Flooring:Interface Italia, IPM ItaliaFalse Ceilings:SadiPartition Walls andDoors:Knoll Argentina, CitterioLifts:SchindlerClimatisation:SO.CO.TISSecurity and RoomAutomation:Johnson ControlsFurniture,Waterproofing andInsulation Systems:Torno Internazionale Roofing: Metalsigma TunesiClient:Immobiliare NuovaValtellina

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Vista della facciatasud-ovest e, nellapagina a fianco dellafacciata principalelungo Via Valtellina.Il principio dellasostenibilità è statobasilare sin dalle fasedi concept e hapervaso le sceltestrutturali, diinvolucro edilizio e difinitura, nonchéimpiantistiche,secondo modelli fisicimatematici. Nel dettaglio si puòconsiderare: l'edificioè passivo, costruitocioè con un modelloresistivo/capacitivo ele sue facciate e ilsistema dei serramentisono di tipologiedifferenziate secondol'orientamento, laquota, la posizione; lafacciata su viaValtellina è dotata diuna seconda pelle divetro con meccanismitermoregolati attiviche sfruttano laventilazione naturale emeccanica permassimizzare l'apportoenergetico in inverno esgravarne il consumoin estate; lo scudo inlamiera microforata,rivolto a Sud proteggepassivamentel’edificio, creandoombreggiamento e unmicroclima bilanciatonaturalmente;l’acciaio e il vetro checostruiscono la granparte dell’edificio edel suo involucro sonototalmente riciclabili.

View of the south-westfaçade and, oppositepage, of the mainfaçade along ViaValtellina.The principle ofsustainability wasfundamental from theconcept phase andaffected the choice ofstructures, buildingshell and finish, aswell as the plant-engineering based onphysical-mathematicalmodels.In more detail: thebuilding is passive,viz. built using aresistive/capacitiveand its facades andfixtures are differentaccording to thedirection they face,their height andposition; the façadealong Via Valtellinahas been given asecond glass skinfitted with active heat-controlled devices,which draw on naturaland mechanicalventilation tomaximise the energyinput in winter andreduce consumption insummer; theperforated sheet metalshield, facing south topassively protect thebuilding, createsshading and anaturally balancedmicro-climate; thesteel and glassforming most of thebuilding and its shellare totally recyclable.

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Nella pagina a fianco,a sinistra dal basso:piante del piano terra,primo e secondo pianoe planimetriagenerale; a destra dalbasso, piante delterzo, quarto, quinto esesto piano.Sotto, piantedell’ottavo e del nonopiano.Sopra sezione sullafacciata posteriore.A destra, particolarecostruttivo dellafacciata.

Opposite page, bottomleft: plans of theground, first andsecond floors and siteplan; right frombottom, plans of thethird, fourth, fifth andsixth floors.Below, plans of theeighth and ninthfloors.Above, section of therear façade.Right, constructiondetail of the façade.

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Particolari dellafacciata ovest.L’edificio è costituitoda 5 piani interrati e 8 fuori terra confunzioni mistearticolate inautorimessa, uffici,spazi commerciali,l’ingresso ècaratterizzato da unatrio a tutta altezza(40 m) che funge dagiunto di dilatazione einnesto tra il nuovoedificio e l’esistente.

Details of the westfaçade.The building iscomposed of 5 underground levelsand 8 above groundserving mixedpurposes, such as agarage, offices,shops. The entrancefeatures a full-heightlobby (40 m), whichacts like an expansionjoint and insertbetween the new andold buildings.

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Particolari dellefacciate e dellaterrazza panoramica.L’ingegneriastrutturale eimpiantistica si ponein questo progettocome elementoprerdominante rispettoal segnoarchitettonico;acciaio, vetro e lucedanno vita a una nuovamacchina per operarenel nostro tempo.

Details of the facadesand observation deck.The structural andplant engineeringtakes precedence inthis project over thearchitectural style;steel, glass and lightcreate a new machinefor working in themodern-day age.

A sinistra e in alto adestra, viste generalidell’edificio da ViaValtellina.Sopra a sinistra,particolare deiserramenti esterni.Sopra, particolaridella scala e deipassaggi vetratiall’internodell’edificio chefavoriscono lapenetrazione dellaluce naturale negliambienti comuni e dilavoro.

Left and top right,general views of thebuilding in ViaValtellina.Above left, detail ofthe outside fixtures.Above, details of theglass corridors andstairs inside thebuilding, which helpdraw natural light intothe communal andwork environments.

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Polo provinciale per l'Innovazione ed il Lavoro New Milan province Center for training and employment developmentMilano, Italia

2004 - WIP Concorso-Progetto vincitore/Competition-Winner project

Cliente/Client: Provincia di MilanoDimensioni/Size: 70.000 mq70.000 sqm

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Maybe Business LoungeMilano, Italia

2004 - 2006

Cliente/Client: Confidenzialer/ConfidentialDimensioni/Size: 400 mq

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Sceda Tecnica/Technical Index

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Sceda Tecnica/Technical Index

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DOBP”Back Stage” LoungeMilano, Italia

2007

Cliente/Client: Dante O. Benini & Partners s.r.l.Dimensioni/Size: 250 mq/sqmProgetto/Project:Dante O. Benini & Partners Architects

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Scheda Tecnica/ Technical Index

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Dante O. Benini & Partners Architects

Scheda Tecnica/ Technical Index

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Dante O. Benini & Partners Architects

Scheda Tecnica/Technical Index

Car Park e Uffici/Car Park and OfficesAlessandria, Italia

2002 WIP

Cliente/Client: ATM Spa - AlessandriaDimensioni/Size: 15.000 mq/sqm

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Dante O. Benini & Partners Architects

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