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Piano di Protezione Civile Comunale COMUNE DI SAN NICOLA MANFREDI PROVINCIA DI BENEVENTO P.O.R. CAMPANIA FESR 2007 – 2013 Asse 1 "Sostenibilità ambientale ed attrattività culturale e turistica" OBIETTIVO SPECIFICO 1.B "Rischi naturali" OBIETTIVO OPERATIVO 1.6 "Prevenzione dei rischi naturali ed antropici" Attuazione D.G.R. n. 146 del 27 maggio 2013 A01 STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA Data: Novembre 2015 I Progettisti: Arch. Carideo Antonio Geol. Pipicelli Daniele Ing. Castaldo Vincenzo Il Responsabile del Procedimento: Ing. Mauro Vincenzo Il Sindaco: Dott. Errico Fernando Proprietà Riservata – Riproduzione anche parziale vietata a termini di legge

PROVINCIA DI BENEVENTO - sannicolamanfredi.gov.it · attive e dei terremoti ad esse associabili" (Galatini e Vittorini, 2009) e più specificatamente ... magnitudo M > 4.0. Altri

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Piano di Protezione Civile Comunale

COMUNE DI SAN NICOLA MANFREDI PROVINCIA DI BENEVENTO

P.O.R. CAMPANIA FESR 2007 – 2013 Asse 1 "Sostenibilità ambientale ed attrattività culturale e turistica"

OBIETTIVO SPECIFICO 1.B "Rischi naturali" OBIETTIVO OPERATIVO 1.6 "Prevenzione dei rischi naturali ed antropici"

Attuazione D.G.R. n. 146 del 27 maggio 2013

A01 STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA

Data: Novembre 2015

I Progettisti: Arch. Carideo Antonio Geol. Pipicelli Daniele Ing. Castaldo Vincenzo Il Responsabile del Procedimento: Ing. Mauro Vincenzo Il Sindaco: Dott. Errico Fernando

Proprietà Riservata – Riproduzione anche parziale vietata a termini di legge

 

 

 

 

 

 

 

 

A t t u a z i o n e d e l l ' a r t i c o l o 1 1 d a l l a l e g g e 2 4 g i u g n o 2 0 0 9 , n . 2 7

MICROZONAZIONE SISMICA Relazione illustrativa

delle microzone omogenee in prospettiva sismica

Regione Campania

Comune di San Nicola Manfredi

Regione  

CAMPANIA 

Soggetto realizzatore

Dott. Geol. Gerardo GRELLE

Dott. Geol. Luca PIPICELLI

Dott.ssa Geol. Marcella SORIANO

Data

01/03/2013 

SOMMARIO:

1. Introduzione.......................................................................................................................2

2. Pericolosità di base ed eventi di riferimento......................................................................4

2.1 Strutture sismogenetiche.......................................................................................4

2.2 Sismicità storica....................................................................................................6

2.3 Pericolosità di base analitica.................................................................................9

3. Assetto geologico e geomorfologico dell'area..................................................................11

3.1 Assetto geologico e strutturale regionale................................................................11

3.2 Caratteristiche litostratigrafiche.............................................................................15

3.2.1 Terreni costituenti il substrato rigido ……………………………….....18

3.2.2 Terreni costituenti il substrato non rigido.................................................18

3.2.3 Terreni di copertura..................................................................................19

3.3 Sezioni litotecniche...............................................................................................20

4. Dati geognostici e geofisici ..............................................................................................21

5. Modello Geologico del sottosuolo....................................................................................22

6. Interpretazione ed incertezze............................................................................................24

7. Bibliografia………………...………………..…………………………………………..25

2

1. INTRODUZIONE

In riferimento a quanto riportato negli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica

2008, di seguito riportata come ICMS 2008, (paragrafo 1.6.4 della Parte I e II e capitolo

3.4.5 della Parte III), nella seguente relazione illustrativa verranno definiti i vari aspetti che

sono intervenuti nella definizione della Microzonazione Sismica, di seguito riportata come

MCS, del Comune di San Nicola Manfredi (BN), considerando anche quella che è la

pericolosità sismica di base oltre alle caratteristiche geologiche, geologico-tecniche e

geofisiche dei terreni, sia di copertura che costituenti il substrato. In particolare, verranno

esplicitate e commentate tutte quelle che sono le condizioni ed i fattori direttamente

osservabili dalla documentazione di archivio esistente ed ex novo prodotta, che hanno

supportato le scelte interpretative per la definizione del modello geologico, così come

previsto dall'IMCS 2008 e illustrate e riportate secondo lo Standard di Rappresentazione e

di Archiviazione Informatica (Versione 2.0).

Nell’ambito dello studio di microzonazione è stata presa in considerazione un’area

compresa tra il centro abitato di San Nicola Manfredi e c/da Iannassi una delle aree più

densamente popolate ed in forte sviluppo. L’intera area ha una superficie di circa 3.8 km2

ovvero il 20% sul totale di 19 Km2 dell’intera superficie comunale, compresa tra quote che

vanno da 440 a 280 m s.l.m, con una densità abitativa di circa 710 abitanti per km2 di area

investigata che rappresenta circa il 74% della popolazione dell'intero territorio comunale.

Dal punto di vista della cartografia geologica l’area è compresa nel Foglio

Geologico n.173 “Benevento” della Carta Geologica d’Italia 1:100.000 e nel Foglio

Geologico n.432 “Benevento” della Nuova Carta Geologica d’Italia 1:50.000. Mentre dal

punto di vista topografico esso ricade nella Tav. n. 18 Quadrante 173-II alla scala 1:25.000

della Carta Topografica d’Italia dell’IGM (fig.1).

3

Fig.1- Carta Topografica d’Italia dell’IGM, F.173 “Benevento” scala 1:25000

Nella Cartografia Tecnica Regionale (CTR) il territorio comunale occupa i fogli in scala

1:5.000 di seguito elencati: 42101 – 432102 – 432113 – 432114.

Quadro d’unione CTR scala 1:5000 (Regione Campania)

4

2. PERICOLOSITA' DI BASE ED EVENTI DI RIFERIMANTO.

2.1 Strutture sismogenetiche

L'area oggetto di studio ricade all'interno di una più vasta area sud appenninica ritenuta

sismogenetica come evidenziato dai vari studi di pericolosità sismica regionale. Essa

infatti, come riportato dall' GNDT all'interno del progetto 5.1.2 "Inventario delle faglie

attive e dei terremoti ad esse associabili" (Galatini e Vittorini, 2009) e più specificatamente

nella parte riguardante l'Appennino Meridionale curata dal' Università di Napoli (Resp. A.

Ascione e A. Cinque), ricade all'interno di un sistema di faglie attive ove le più prossimali

sono da riferire all’ area Sannitica Irpina che comprende lo stesso Comune di San Nicola

Manfredi (figura 2). In particolare, tale studio riferisce che la faglia attiva più vicina "Valle

Ufita Nord" (62) è di tipo normale con andamento Appenninico ed è posizionata a Nord del

comune ad una distanza media inferiore a 10Km (tabella 1). Da tale sorgente

sismogemetica, rilasci energetici recenti si sono avuti nell'ottobre 2012 con punte di

magnitudo M > 4.0. Altri rilasci di magnitudo minore (terremoti prevalentemente

strumentali) sono scaturiti nello stesso anno ed in quello precedente dal sistema di faglie

"M. Taburno" (66) ad una distanza di 10-12 Km. Altri sistemi attivi prossimi all'area di

studio sono la faglia "Benevento" (58) che è più specificatamente un sistema di faglie

normali di direzioni appenniniche con riattivazioni quaternarie, la cui manifestazione più

recente è stata il terremoto del Cerretese del 1688 di direzione appenninica che interessa

più specificatamente l'area del Titerno avente una distanza più prossima all'area di studio di

20-25Km, infine un sistema di faglie, denominate "Valle Caudina" (67) ed ivi ubicate,

della stessa tipologia delle precedenti, risultano posizionate ad una distanza di 10 Km.

5

Figura. 2: Strutture sismogenetiche attive vicine all'area di MS.

Tabella 1: faglie attive prossime all'area di studio.

FAGLIE

E SISTEMI DI

FAGLIE

Distanza

media dal

comune di

San Nicola

Manfredi

(km)

Lunghezza

del sistema

di faglia

(km)

Slip rate

verticale

(mm/a)

Slip rate

verticale

minimo

(mm/a)

Intervallo

cronologico

Intervallo di

ricorrenza per

eventi di

fagliazione di

superficie

(anni)

Benevento (58) 20-25 41 0.5 Quaternario -

Valle Ufita nord (62) 5-10 16 0.2 - Olocene -

M. Taburno (66) 10-12 15 - -

Valle Caudina (67) 10-15

Valle Ufita sud (68) 20-30 22 0.2 -

Pleistocene sup. -

Olocene -

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2.2 Sismicità storica

Per quanto riguarda i terremoti storici, la figura 3 mostra come il comune di San Nicola

Manfredi sia stato interessato nel passato, anche recente, da molti dei terremoti occorsi

nell'Appennino Meridionale. Di particolare rilevanza sono:

Terremoto del 5 Dicembre 1456 – Abruzzo Molise Campania – XI grado.

Riscontrato in 200 siti. Tra i più forti di tutti i tempi in Italia e complesso dal punto di vista

sismotettonico. Potrebbe essere costituito da una sequenza sismica di più eventi che

avrebbero sommato i loro effetti (epicentri nel Sannio, sul fiume Pescara e nel Matese).

Avvertito dall’Abruzzo alla Calabria, da L’Aquila a Lecce. Stimati dai 20mila ai 30mila

morti

Terremoto del 5 giugno 1688 – Benevento, Ariano – X grado.

Questo sisma disastroso soprattutto per la regione beneventana, fu preavvertito, 15 minuti

prima, da una scossa leggera che fece limitare, così per dire, il numero delle vittime che

pure ammontavano, secondo alcuni, a ben 15 mila circa.

Terremoto del 8 settembre 1694 – Irpina, Basilicata – X grado.

La zona epicentrale che rimase più disastrata durante questo violento terremoto fu il

triangolo fra Calitri, Teora e Guardia dei Lombardi. Il movimento tellurico, però, interessò

una zona molto vasta comprendente le province di Avellino, Salerno e Potenza, più o meno

corrispondente a quella del sisma del 1980. Per la sola provincia di Avellino si hanno

notizie di 3000 morti;

Terremoto del 14 marzo 1702 – Benevento Ariano– X grado.

Terremoto simile a quello del 1688 ma con dimensioni e danni meno diffusi, fu

caratterizzato da tre scosse successive distanziate tra loro da una decina di minuti. La prima

di esse fu piuttosto contenuta di intensità, facendo da preallarme per le altre due

violentissime scosse che si ebbero da lì a poco. Le aree epicentrali furono: l’area

beneventana e la media valle del Calore fino ad Ariano Irpino.

Terremoto del 29 novembre 1732 – Irpinia– X grado.

Il grande parossismo, conosciuto come terremoto della vigilia di Sant’Andrea, ebbe come

area epicentrale quella compresa fra Ariano, Mirabella, Guardia dei Lombardi e Carife. E’

da considerarsi uno dei più terribili fra quelli che abbiano colpito l’Irpinia.

7

Terremoto del 23 luglio 1930 – Alta Irpinia – X grado.

Primo terremoto distruttivo del ventesimo secolo, a seguito di un intenso sciame sismico

che interessò tutta la provincia dall’inizio del secolo, con valori di intensità fino al VI

grado.

Terremoto del 21 agosto 1962 – Ariano, Melito – IX grado.

Terremoto di cui da parte di qualche ultra cinquantenne si ha ancora personale

memoria. L’area epicentrale è da collocare nei territori di Ariano e Melito Irpino mentre

l’ipocentro fu ad una profondità di 35 Km.

Terremoto del 23 novembre 1980 – S.Angelo, Laviano, Balvano – X grado.

Gli effetti di questo ultimo terremoto, si sono fatti sentire sia nell’Irpinia, la più

martoriata dal sisma con 1762 vittime, ma anche nell’intera Campania, Basilicata e nella

provincia di Foggia, facendo registrare un totale, in termini di vite umane, di 2735 vittime e

8848 feriti.

In particolare la sismicità storica estrapolata e riassunta dal Data Base Macrosismico

Italiano 2011 pubblicato on-line dall'INGV (http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11) è di seguito

riportata in tabella 2

Seismic history of Calvi

Tabella 2: terremoti storici estratti dal data base del catalogo macrosismico 2011 dell'INGV.

8

Figura 3: terremoti storici estratti dal data base del catalogo macrosismico 2011 dell'INGV.

Figura 4: isosiste dei terremoti storici di forte intensità.

9

2.3 Pericolosità di base analitica

Come riportato dalla recente normativa sulle costruzioni, NTC (2008), ogni sito è

caratterizzato da una pericolosità sismica di base. Questa è definita in senso probabilistico

come lo scuotimento atteso al bedrock affiorante in un dato sito con una certa probabilità di

eccedenza in un dato intervallo di tempo. Questo tipo di stima si basa sulla definizione di

una serie di dati di input (quali catalogo dei terremoti, zone sorgente, relazione di

attenuazione del moto del suolo, ecc.) al fine di definire parametri di output quali

scuotimento in accelerazione o spostamento per una assegnata finestra temporale. Nello

specifico di tale stima, la pericolosità di base di una generica area è definita come riferita al

substrato rigido affiorante (sottosuolo sismico tipo A) senza considerare amplificazioni

topografiche e/o dovute a particolari assetti geometrici in sottosuolo.

Per l’area microzonata l'interpolazione della maglia dei valori di pericolosità stimati e

definiti dalla normativa, sono riferiti ad un punto ritenuto baricentrico per l'area oggetto

della MS avente le seguenti coordinate e riguardante le seguenti tipologie costruttive:

latitudine: 41,080903

longitudine: 14,834289

Classe: 2 (costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti)

Vita nominale:50

e avente i seguenti parametri sismici

Categoria sottosuolo: A

Categoria topografica: T1 (privo di amplificazione topografica)

Periodo di riferimento: 50anni

Coefficiente cu: 1

Operatività

(SLO)

Danno

(SLD)

Salvaguardia

della vita (SLV)

Prevenzione dal

collasso (SLC)

Probabilità di

superamento (%)

81 63 10 5

Tr: (anni) 30 50 475 975

ag: (g) 0.062 0.083 0.256 0.347

Fo 2.382 2.334 2.306 2.334

Tc*: (s) 0.278 0.294 0.369 0.389

Tabella 3: Pericolosità sismica di base da NTC 2008

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Inoltre basata sempre sui cataloghi sismici l'analisi di disaggregazione del dato eseguita con

Rexel 3.5 beta ha permesso di conoscere il contributo alla sismicità in termini di

pericolosità spettrale di base (sottosuolo tipo A) per un tempo di ritorno di 475 e per

fabbricati di classe tipologica II, nettamente la più diffusa, riferita all'area di MS. Nel

caso specifico l'analisi di disaggregazione fa riferimento alla probabilità di superamento

dell'ordinata spettrale (figura 5) in riferimento alla magnitudo (M), alla distanza (R) per

differenti periodi spettrali, a 0.0 sec (PGA), 0.5, 1.0 e 1.5 secondi (figura 4). da tale analisi

risulta che per tutte le ordinate spettrali scelte e in particolar modo per la Sa =0.0 (PGA), il

contributo di pericolosità maggiore si ha da terremoti di magnitudo M compresa tra

6.2 e 6.7 ad una distanza R compresa tra 10 e 20 Km.

Disaggregazione per Sa= 0.0 sec (PGA) Disaggregazione per Sa= 0.5 sec

11

Disaggregazione per Sa= 1.0 sec

Disaggregazione per Sa= 1.5 sec

Figura 5: Analisi REXEL della pericolosità di base disaggregata

3. ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO DELL'AREA.

3.1 Assetto geologico e strutturale regionale

L'area oggetto della MS presenta terreni e strutture tettoniche relative alla fase

tardo-orogenetica di costruzione dell'Appennino Meridionale e più in particolare del

settore campano-molisano. Più in generale il quadro geologico aggiornato del settore

appenninico nel quale ricade l'area in esame, desunto da lavori pubblicistici al riguardo,

permette di ricostruire le condizioni stratigrafiche e paleogeografiche pre-deformative e

di illustrare i rapporti tra evoluzione tettonica e sedimentazione sinorogenica nel corso

delle fasi di costruzione mioceniche e plioceniche del settore esterno della catena sud-

appenninica. In Italia Meridionale, nel settore che comprende Campania, Basilicata e

Puglia, procedendo da Ovest verso Est, si riconoscono principalmente tre distinti

elementi tettonici di un sistema orogenico adriatico-vergente: la Catena, rappresentata

dall’Appennino Campano-Lucano, la fossa Meridionale denominata Avanfossa

Bradanica e l’Avanpaese rappresentato dalla Regione Apulo-Garganica.

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Nel dettaglio:

"la Catena appenninica s.s.", costituita da una serie di coltri di

ricoprimento a convergenza adriatica e dai depositi di riempimento di bacini che

si impostavano sulle falde in avanzamento. Le coltri e i depositi raggiungono

anche i 15.000 m di spessore e la loro messa in posto avviene essenzialmente

durante il Miocene;

"l'Avanfossa bradanica", composta da terreni plio-quaternari, con

spessori che superano i 3000 m, i quali colmano una depressione dovuta al

ribassamento a gradinata dei carbonati costituenti l'avanpaese ed in parte sono

sepolti sotto le falde appenniniche;

"l'Avanpaese Apulo", che rappresenta una successione di carbonati

neritici mesozoici dello spessore superiore anche ai 6000 m, poggiante su di un

basamento non affiorante (D'Argenio et alii, 1975), ed in graduale

approfondimento verso SW al di sotto delle coltri appenniniche.

L’Appennino meridionale è dunque considerato un edificio tettonico a coltri di

ricoprimento dove l'attuale assetto strutturale è stato determinato essenzialmente dalle

fasi tettoniche mioceniche e plio-quaternarie, che hanno modificato il quadro

paleogeografico mesozoico dato da fasce deposizionali (piattaforme e bacini),

distribuite parallelamente al margine continentale. In riferimento alle sequenze

geologiche presenti nella ristretta area oggetto della MS è utile illustrare le ultime

condizioni e quindi gli ambienti deposizionali intervenuti nelle ultime fasi di

innalzamento della catena nonché di recenti e recentissimi depositi legati primariamente

alle naturali dinamiche continentali di erosione trasporto di tipo fluviale, fluvio lacustre

e a tratti ricoperti a loro volta da depositi piroclastici sia derivati da accumulo che da

caduta.

Con particolare riferimento al Foglio Geologico scala 1:100.000 n. 173

"BENEVENTO" (figura 6) e del Nuovo Foglio Geologico scala 1:50.000 n.432

“Benevento” (figura 7), i terreni affioranti nell’area di studio sono rappresentati da

depositi clastici di ambiente marino, da poco profondo a continentale di età Pliocenica e

Pleistocenica ( Vallario et. Al., 1973) comprendente dal basso verso l’alto i seguenti

complessi litologici:

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Complesso sabbioso e sabbioso-argilloso ( Unità di Ariano, Pliocene

medio-inferiore)

Complesso a prevalenza sabbioso-conglomeratico ( Unità di Ariano,

Pliocene medio-inferiore)

Complesso conglomeratico-sabbioso-argilloso ( depositi Fluvio-Lacustri

dell’Unità di San Giorgio del Sannio, Pleistocene).

Complesso dei materiali Piroclastici (Quaternario)

Prima di passare all’analisi specifica dei complessi che affiorano nel comune,

vengono riportati di seguito alcuni studi effettuati sulle Unità di Ariano e sui depositi

fluvio – lacustri dell’Unità di San Giorgio del Sannio.

Figura 6: Stralcio del Foglio geologico scala 1:100.000 n.173 “BENEVENTO” con

l’individuazione del territorio di San Nicola Manfredi (BN).

14

Unità di Ariano Irpino

Questa unità è costituita da sedimenti marini terrigeni di ambiente neritico

depostisi in bacini intra-appenninici e discordanti con il basamento, depositatisi in due

distinti cicli sedimentari: un ciclo del Pliocene medio, i cui sedimenti sono piegati lungo

il margine esterno della catena, ed un ciclo del Plio-Pleistocene, i cui depositi si

presentano sub-orizzontali ed indisturbati. (D’Argenio, 1975). L’intero ciclo

sedimentario pliocenico si è sviluppato in bacini intrappenninici in posizione piggy-

back per effetto di una rapida ingressione marina (Torre & Ciarcia, 1995). I depositi di

questa unità danno luogo ad una successione della potenza di oltre 1500 m, costituita da

un ciclo trasgressivo basale, non sempre affiorante, e da un ciclo regressivo superiore

con spessori molto elevati. Nel dettaglio si riconoscono dal basso verso l'alto (Matano e

Staiti, 1998) :

membro conglomeratico-arenaceo basale,

membro argilloso-siltoso e arenaceo torbiditico,

membro argilloso-marnoso e sabbioso

membro argilloso-sabbioso con silt e sabbie fini

membro sabbioso ed arenaceo

membro canglomeratico-sabbioso di chiusura

Frequenti passaggi laterali si riconoscono tra sabbie, arenarie ed argille.

(Dazzaro et alii, 1988). Il substrato sul quale tali sedimenti poggiano in discordanza

angolare, è rappresentato sia dai depositi del Flysch di S. Bartolomeo sia dai terreni

appartenenti al Flysch Rosso. ( Cantalamessa G. et alii, 1988). Nella zona di Gran

potenza, a sud di Benevento sono presenti argille grigio azzurre ben stratificate, con

sottili intercalazioni di argille siltose molto consistenti e sabbie. Analisi condotte sulle

associazioni micro faunistiche fanno supporre che le argille di Gran Potenza si sono

deposte in mare aperto e poco profondo. ( De Castro Coppa et alii, 1969).

Depositi Fluvio-Lacustri di S. Giorgio del Sannio

Tale successione è costituita prevalentemente da ghiaie mal stratificate,

eterometriche, poligeniche e ben addensate, immerse in una abbondante matrice

sabbiosa giallastra. Alle ghiaie, che formano banchi potenti diversi metri di spessore, si

alternano sabbie grossolane giallastre e argille limose di colore grigio-azzurro o bruno-

giallastro, compatte, talvolta ricche in sostanze organiche; Complessivamente, tali

depositi raggiungono i cinquanta metri di spessore (Pescatore et ali., 1997). La

15

datazione dei depositi riferibili a tale unità viene attribuita dallo stesso Pescatore, al

pleistocene medio-superiore, in quanto riferisce di trovare tale depositi poggianti sui

terrazzi antichi del Calore attribuiti al Riass dal Malatesta (1958).

Nell’area del Foglio 432 “ Benevento” del progetto CARG (Carta Geologica

d’Italia 1:50.000), affiorano 2 unità tettoniche ( unità tettonica di piattaforma

carbonatica e unità tettonica del Fortore), tre unità tardo orogene e depositi quaternari

continentali. L’unità tettonica di piattaforma carbonatica, affiora solo in due piccoli

lembi, nella fascia occidentale del foglio ed è composta da 5 unità informali del

Giurassico – Cretacico, depositate in ambiente di piattaforma carbonatica interna,

prossima al retro margine. L’unità tettonica del Fortore è costituita da una successione

pelagica depositata dall’Oligocene al Miocene inferiore, comprendente la formazione

delle argille varicolori e flysh numidico, su cui poggiano con contatto inconforme le

torbiditi della formazione di San Giorgio del Langhiano- Miocene superiore.

Le tre unità tardo orogene sono rappresentate da:

successione evaporitica costituita dalla formazione gessoso-solfifera;

l’unità di Tufo-Altavilla di ambiente da continentale fino a neritico del

messiniano-pliocene inferione basale;

una successione di ambiente tra neritico di piattaforma e continentale

rappresentata dalla formazione della Baronia ( gruppo di Ariano, Amore et alii,

1988).

I sedimenti quaternari sono tutti di tipo continentale per lo più connessi alle

attività dei principali corsi d’acqua ( supersintema del Fiume Calore) e alla presenza di

un bacino lacustre. Per tali sedimenti si presenta il problema di distinguere e

cartografare correttamente, in corrispondenza della valle del fiume Calore, i depositi

alluvionali antichi e i depositi fluviali e lacustri, in parte più recenti e in parte più

antichi dei primi, poiché presentano le stesse litologie ghiaiose e sabbiose. Fra i depositi

quaternari spiccano, per la loro diffusione, anche le coperture detritiche ed eluvio

colluviali, derivanti spesso dall’alterazione dei depositi piroclastici. Questi sono

presenti in lembi residui di limitata estensione e sono connessi all’attività dei vulcani

Somma-Vesuvio e di Roccamonfina e del distretto dei Campi Flegrei.

16

Figura 7 : Stralcio del Nuovo Foglio geologico scala 1:50.000 n.432 “Benevento” con l’individuazione

del territorio del comune di San Nicola Manfredi (BN).

17

3.2 Caratteristiche litostratigrafiche

Nella specifica area di MS, il substrato è costituito da depositi pliocenici, con

sequenza granulare diretta che va da limi e limi argillosi fino a sabbie addensate

arenarie e conglomerati che è tipica di ambienti formatesi in bacini continentali

prevalentemente di transizione. Tali depositi sono in diretto contatto con le falde

mioceniche di ricoprimento dell'Unità Sannitica che sono a loro volta prevalentemente

costituite da depositi argilloso marnosi e calcareo argillosi. Dalle carte geologiche

ufficiali si evince che per l'area di MS la tettonica abbia interessato limitatamente tali

depositi ma che comunque abbia contribuito a definire paleo-depressioni sulle quali si

sono imposti reticoli fluviali e/o fluvio-lacustri. Tale ambiente, caratterizza gran parte

dell'area di MS ove è presente una deposizione prevalentemente granulare caratterizzata

dalla variazione della componente più fine in ragione della distanza dall'asse dell'antica

depressione, verosimilmente riferibile all'attuale corso del Fiume Calore, e dall'energia

delle acque di circolazione superficiale in relazione anche alle varie ere e periodi di

glaciazione ed interglaciazione. Tale quadro è avallato dal ritrovamento di livelli e

livelletti a granulometria nettamente differenziata all'interno della sequenza a

testimonianza di rapporti granulari eteropici latero-verticali. In aree di raccordo con i

versanti limitrofi tali unità spesso sono interdigitate a deposi detritici prodotti

dall'accumulo di materiale spesso granulometricamente grossolano derivato dal

disfacimento delle facies conglomeratiche ed arenacee dei terreni pliocenici al

contorno. Per quanto riguarda i depositi piroclastici, questi si rinvengono con elevati

spessori in zone di accumulo riferibili a paleoalvei o valli erosionali e /o antiche

depressioni geomorfologiche. Nelle forme di accumulo tali depositi si rinvengono con

commistioni detritiche che identificano condizioni di erosione e trascinamento, del

substrato di antica deposizione, da parte delle masse piroclastiche in continuo

accumulo. Una deposizione piroclastica da caduta di recente deposizione è ascrivibile

alle recenti eruzioni vesuviane tra le quali quella detta di "Avellino" (3700 anni fa),

sembra aver dato il contributo ad oggi maggiormente presente con spessori che

raramente superano i 2 metri.

Quanto precedentemente illustrato è riportato in dettaglio secondo la

classificazione litotecnica per la definizione della carta Geolitologica per la

Microzonazione Sismica.

18

3.2.1 Terreni costituenti il substrato rigido

La GRS (granulare cementato ) consiste in conglomerati composti

da ciottoli, subordinatamente ghiaie, giallastri, rossastri e brunastri

poligenici ed eterometrici generalmente in matrice sabbiosa con

intercalazioni sabbiose e sabbioso-argillose. I clasti sono prevalentemente rappresentati da

frammenti arenitici e calcarei e subordinatamente da calcari selciferi. Le dimensioni

variano tra qualche centimetro ed alcuni decimetri. La matrice può essere di sabbia

grossolana, media o fine di colore giallo-rossastra. Si passa da zone a matrice prevalente a

zone con maggiore addensamento di clasti. Essa può essere sciolta, addensata e, talvolta,

cementata con legante a percentuale variabile. Localmente sono presenti intercalazioni a

grana fine di sabbie argillose.

La CO (coesivo sovraconsolidato) consiste in depositi di argille

siltose e sabbiose, giallastre e grigio azzurre con alternanze di strati e

livelli arenitici poco cementati di qualche centimetro di spessore e di

sabbie incoerenti.

3.2.2 Terreni costituenti il substrato non rigido

La NR (Substrato non Rigido) costituisce la parte più antica della

sequenza pliocenica in cui la componente argilloso-limosa risulta

preponderante rispetto ai litotipi granulari. Tale unità infatti è formata

da siltiti e argille grigio verdastre a tratti scagliose con intercalazioni sabbioso ghiaiose.

Quando affioranti, tali terreni mostrano scarse qualità fisico meccaniche anche perché

soggette all'azione di weathering delle acque episuperficiali circolanti. Spesso in

affioramento sono coinvolte da fenomeni gravitativi di versante. Tuttavia quando

riscontrati nei sondaggi mostrano buone caratteristiche fisico meccaniche che sembrano

aumentare in relazione alla profondità di rinvenimento.

19

3.2.2 Terreni di copertura

Depositi Quaternari Fluvio-Lacustri

Si tratta di depositi eterometrici ed eterogenei ad ambiente di

sedimentazione epicontinentale e continentale riferibile a condizioni

fluviale, fluvio-lacustre, palustre e di falda detritica. Gli elementi

costitutivi prevalentemente granulari provengono sia dallo

smantellamento dei sedimenti mesozoici che dai cicli di sedimentazione

mio-pliocenica. Frequentemente costituiscono delle risedimentazioni,

anche con intercalazioni lievemente cementate, sia per fenomeni

evaporatici che per circolazione idrica interstiziale.

Nel complesso è possibile distinguere i seguenti depositi:

Depositi ghiaiosi-limosi (GMfd)

Trattasi di ghiaie e ciottoli mal stratificati in matrice prevalentemente sabbiosa e

sabbiosa-limosa. I clasti all'interno della matrice risultano essere di dimensione

prevalentemente decimetrica a spigoli sub arrotondati con una disposizione caotica. La

natura dei tali clasti risulta essere poligenica in similitudine ai conglomerati pliocenici

alloctoni ubicati a monte dei versanti. Quindi è da ritenersi che tali depositi siano in

parte dovuti ad accumuli gravitativi di versante intervallate falla facies fluvio lacustre.

Si rinvengono soprattutto nella parte ovest della frazione di Santa Maria Ingrisone e ai

margini del centro urbano di San Nicola Manfredi.

Depositi sabbioso-ghiaiosi (SWfd)

Si tratta di sabbie grossolane con ciottoli di dimensione e natura eterogenea

generalmente poco cementate e spesso in alternanze di banchi, strati e lenti francamente

sabbiosi o sabbioso-siltosi o sabbioso-ghiaiosi con frequenti intercalazioni di livelli e

livelletti di argille siltose giallastre, verdastre o grigio-azzurre. La potenza complessiva

di tali depositi è tra 15 e 20 m di spessore. Si ritrova maggiormente nella parte sud-

ovest dell’area di MS.

20

Depositi sabbioso-limosi (SMlc)

Sono rappresentati da alternanze di livelli di sabbie limose giallastre-brunastre e limi

sabbiosi, quasi a formare una miscela di sabbia e limo. Tali depositi di spessore

consistente anche di 20 – 25 mt affiorano in quasi tutta l’area di MS.

Depositi piroclastici (SPig)

I materiali piroclastici si rinvengono soprattutto nella parte centrale dell’area di

MS, rappresentando delle coltri di ricoprimento dei substrati mio-pliocenici e quaternari

del fluvio-lacustre con spessore maggiore laddove costituiscono materiale di

riempimento di antiche depressioni e avvallamenti. Litologicamente sono costituiti da

cineriti grigio-brune con lenti e banchi di pomici bianco-giallastre e lapilli scuri. Talora

si rinvengono in serie stratigrafiche di lapilli-pomici-scorie in matrice cineritica

apparentemente compatte e altrove in sacche di sabbie vulcaniche. Spesso nelle parti

basali le cineriti presentano dei processi di argillificazione costituendo degli orizzonti

particolarmente cedevoli.

3.3 Sezioni litotecniche

In ottemperanza a quanto previsto dall'IMCS 2008 e dallo Standard di

Rappresentazione e di Archiviazione Informatica, e al fine di rendere definiti i rapporti

stratigrafici tra le varie sequenze e unità litologiche presenti nell'area di MS, sono state

eseguite due sezioni geologiche, AA’ ( di circa 3500 m) e BB ‘( di 3000 m), in cui la

restituzione grafica è stata effettuata considerando le quote in scala decuplicata rispetto

alla distanze.

Dalla sezione AA, la più lunga, si evidenzia maggiormente come il substrato

geolitologico è rappresentato dalle successioni plioceniche conglomeratiche indicate

con GR e da quelle siltose indicate con CO. Si rinvengono in affioramento solo in

piccole aree e costituiscono l’ossatura del versante a sud ovest dell’area di MS. Al

disopra si rinvengono sia depositi di falda detritica che depositi di ambiente fluviale e

lacustre, con coperture piroclastiche. La parte nord della sezione è caratterizzata dalla

presenza del substrato non rigido stratificato NRS. Tale unità infatti è formata da siltiti

21

e argille grigio verdastre a tratti scagliose con intercalazioni sabbioso ghiaiose. Al

disopra si rinvengono depositi quaternari appartenenti al fluvio-lacustre

Anche nella sezione BB’ il substrato è rappresentato dalle successioni plioceniche

conglomeratiche indicate con GR e da quelle siltose indicate con CO. Il substrato non

rigido stratificato risulta in affioramento lungo i versanti del V.ne San Martino, in cui si

identificano frequenti aree di instabilità.

22

4. DATI GEOGNOSTICI E GEOFISICI.

Nell'area oggetto di MS sono presenti n. 42 sondaggi a carotaggio continuo con alcuni

che intercettano il substrato sia GR che CO, costituiti rispettivamente da conglomerati e

argille siltose, dove sono stati prelevati n.5 campioni indisturbati e realizzate n.4 prove

SPT in foro; sono presenti inoltre n.28 indagini lineare di sismica di superficie attiva

tipo MASW di cui n.5 indagini realizzate ex-novo; all’interno dei sondaggi 11 e 39 è

presente anche un’indagine di sismica in foro tipo Down Hole.

Tutti i dati sono stati archiviati secondo quando previsto dallo standard di archiviazione

per le microzonazioni sismiche precedentemente citato e riportati sulla carta delle

indagini.

5. MODELLO GEOLOGICO DEL SOTTOSUOLO

Nell'area di MS il modello geologico tecnico del sottosuolo risulta abbastanza lineare,

infatti vediamo la presenza, in tutta l’area di due unità di base che rappresentano il

substrato rigido ovvero GR e CO. La parte superiore del substrato rigido è costituita da

alternanze di lenti, banchi e starti di materiali sabbiosi, sabbioso-limosi, limo-sabbiosi

appartenenti al fluvio-lacustre. Le coperture nella maggior parte dell’area di MS sono

costituite da depositi piroclastici.

In tale ambito, per la microzonazione di primo livello, le zone sismiche sono state

rappresentate tramite verticali litostratigrafiche con attinenza alle condizioni di

amplificazione ovvero ai rapporti di impedenza ma anche di spessore soprattutto dei litotipi

meno rigidi. A tal proposito, nell'area sono stati riconosciuti nove modelli che potrebbero

caratterizzare differenti risposte per una stessa sollecitazione sismica al substrato. In

particolare, i modelli proposti e riportati sulla carta di microzonazione sismica di 1 livello

riguardano condizioni locali in cui non è stata considerata la litologia dei terreni nei primi 3

metri.

23

Le zone stabili riguardano aree di versante o comunque a

quote più elevate ove la litologia è riferita a conglomerati,

sabbie addensate ed arenarie, in tali aree tuttavia localmente

possono riscontrasti condizioni di degrado riducenti la rigidità

superficiale di tali litotipi.

Le zone stabili suscettibili di amplificazione locale comprendono anche il substrato non

rigido composto da limi e limi argillosi (ZONA1) che in affioramento mostra una vasta

zona di alterazione per weathering salvo poi

riacquistare rigidità con la profondità. Prove

geofisiche tipo masw hanno mostrato che, in alcuni

casi, già a 25 metri, tali depositi, assumono velocità

delle onde di taglio maggiori di 600 m/s. L' NRS,

quando non in affioramento, per buona parte

dell'area risulta essere ricoperto prevalentemente da

depositi fluvio-lacustri (ZONA7 e ZONA8). Per

quanto riguarda il substrato rigido GR e CO,

anch’essi risultano per la maggior parte ricoperti da

depositi detritici antichi di versante

granulometricamente ascrivibili a ghiaie sabbioso

limose (ZONA3, ZONA4, ZONA5, ZONA6,

ZONA9 ).

24

Molte di tali sequenze sono inoltre ricoperte da depositi piroclastici, ascrivibili a sabbie

scarsamente classate e addensate SPig, che nello specifico hanno prodotto modelli anche

in base allo spessore, è stata quindi operata una suddivisone in relazione a depositi di

spessore minore e maggiore a 6.00 metri (ZONA 2, ZONA5, ZONA8).

6. INTRPRETAZIONI E INCERTEZZE

Il cospicuo numero di dati relativo, sia ad indagini geognostiche sia i risultati di prove a

carattere geotecnico ma ancor di più a carattere geofisico, hanno permesso di caratterizzare

in dettaglio l'area oggetto di MS, limitando quelle che sono le incertezze e quindi le scelte

interpretative . Tuttavia, pur avendo un buon ricoprimento areale delle indagini, non è stato

possibile definire per tutta l’area, in maniera diretta l'andamento e quindi le profondità del

substrato quando questo raggiunge profondità maggiori di 30 metri.

Per quanto riguarda condizioni geolitologiche predisponenti a fenomeni di liquefazione è

da evidenziare, che così come definito dagli ICMS 2008, studi di livello successivo

dovranno essere rivolti all'analisi di suscettibilità di tale fenomeno. In questo ambito è da

evidenziare che anche se la natura granulare di buona parte dei depositi presenti in

superficie è predisponente a fenomeni di liquefazione, l'occorrenza di tali fenomeni è da

relazionare alle condizioni di addensamento nonché di circolazione idrica. Nello specifico

è da evidenziare che se da un lato i depositi fluvio lacustri risultano abbastanza addensati

ed eterometrici con una buona rigidità dinamica, dall'altra i depositi piroclastici ascrivibili a

sabbie scarsamente classate risultano essere sciolte e relativamente con una scarsa rigidità

dinamica.

25

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San Nicola

Mandredi

349.4372.7

406.3

447.1

416.1

407.5

443.3

433.9

406.0

392.9

427.5

412.4

406.5

395.8

368.8

387.7

388.6

395.7 324.9

322.2

333.6

341.0

344.9346.2

331.7

322.2

325.7

336.0

362.7

361.9

358.0

376.1

376.8

366.8

367.9

366.7

362.5

350

325

325

350

350

325

Santa Maria Ingrisone

Ba

rr

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cc

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340.3

368.1

366.5

358.3

356.3

357.5

349.3

351.5

353.7

351.1

354.7

346.5 343.1

344.5

343.5

341.2

342.7

342.6

340.2

333.7

339.0

333.4

338.7

332.8

336.7

335.7

335.1

338.3

332.6

331.0

327.2

326.4

327.8

321.9

317.8

317.5

317.6

317.5

317.6

320.6

318.1

323.0

322.6

318.7

321.8

319.6

321.7

319.2

317.1

311.5311.8

316.8

316.8

317.3

306.1

302.3

307.1

302.3

307.9

304.3

308.5

307.3

299.2

297.5

298.1

299.8

302.0

287.0

292.6

288.0

290.4

293.3

291.0

283.6

285.8282.4

282.2

278.6272.1

275.2

276.5

383.7

36

357.2

362.5

361.6

359.6

356.6

358.6

356.2

349.5

350.4

349.1

352.6

351.7

352.7

349.7

342.2

343.5

346.0

337.8

336.7

334.9

336.0

336.3

336.4

335.2

326.9

331.8

331.6

327.1

331.7

328.0

327.9

326.9

331.9

329.6

323.9

319.2

321.7

317.4

303.2

302.3

301.9

298.2

291.4

290.0

282.5

282.4

280.5

265.7

262.0

350

325

350

325

350

325

300

325

350

275

300

350

350

375

325

300

275

300

350

275

325

S.S N. 7

Masseria

Montebello

Masseria

Piaghetta

Masseria

Capozzi

Masseria

Bosco

Masseria

Pietrabianca

Santa

Maria Ingrisone

KM. 270

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363.2

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345.1

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343.0

329.8

329.4

328.6

331.5

329.1

331.0

326.8326.5

327.5

328.0

326.9

325.9

321.2

322.9

320.7

321.0

319.0

314.0

315.6

318.0

318.1

311.7

307.5

302.9

306.2

307.2 305.9

299.3

302.5

302.5

292.5

297.4

296.8

295.6

292.4

297.1

288.3

291.0

291.4

292.2

288.0

286.5

282.8

287.0

285.0

278.2

280.9

278.0

280.8

278.3

281.8

279.3272.3

276.4

268.0

270.1

262.0

263.3

258.6

260.0

252.1255.4

252.3

248.4

237.8

233.5

232.9

231.9

226.5

227.3

322.9

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309.8

304.2

307.1

293.6

286.0

253.9

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236.4

325

350

325

325

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1

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1

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1

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1

§COMUNE DI SAN NICOLA MANFREDI

0 200 400100 Metri

Legenda

Sondaggio a carotaggio continuo

Prova penetrometrica in foro (SPT)

Sondaggio da cui sono stati prelevati campioni

Prova sismica in foro tipo Downhole

Indagini puntuali

Sondaggio a carotaggio continuo che intercetta il substrato

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MASW

Profilo sismico a rifrazione

Indagini lineari

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A t t u a z i o n e d e l l ' a r t i c o l o 1 1 d a l l a l e g g e 2 4 g i u g n o 2 0 0 9 , n . 2 7

MICROZONAZIONE SISMICA

Carta delle indagini

scala 1 : 5000

Regione Campania

Comune di San Nicola Manfredi

Regione

CAMPANIA

Soggetto realizzatore

Dott. Geol. Gerardo GRELLE

Dott. Geol. Luca PIPICELLI

Dott.ssa Geol. Marcella SORIANO

Elaborazioni GIS

Dott.ssa Laura BONITO

Data

01/03/2013

San Nicola

Mandredi

349.4372.7

380.3

406.3

447.1

416.1

407.5

443.3

433.9

406.0

392.9

427.5

412.4

406.5

395.8

368.8

387.7

388.6

395.7 324.9

322.2

333.6

341.0

344.9346.2

331.7

322.2

325.7

336.0

362.7

361.9

358.0

376.1

376.8

366.8

367.9

372.2

366.7

362.5

350

325

325

350

350

325

350

Santa Maria Ingrisone

Ba

rr

a

Ma

cc

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340.3

368.1

366.5

358.3

356.3

356

357.5

349.3

351.5

353.7

351.1

354.7

346.5 343.1

344.5

343.5

341.2

342.7

342.6

336.6

340.2

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338.7

332.8

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335.7

335.1

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332.6

331.0

327.2

326.4

327.8

321.9

317.8

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317.5

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320.6

318.1

323.0

322.6

318.7

321.8

319.6

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319.2

317.1

311.5311.8

316.8

316.8

317.3

306.1

302.3

307.1

302.3

307.9

304.3

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307.3

299.2

297.5

298.1

299.8

302.0

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288.0

290.4

293.3

291.0

283.6

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282.2

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275.2

276.5

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361.6

359.6

356.6

358.6

356.2

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349.1

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351.7

352.7

349.7

342.2

343.5

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331.8

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328.0

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329.6

323.9

319.2

321.7

317.4

303.2

302.3

301.9

298.2

291.4

290.0

282.5

282.4

280.5

265.7

262.0

350

325

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275

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S.S N. 7

Masseria

Montebello

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321.2

322.9

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318.1

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307.5

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299.3

302.5

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248.4

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322.9

308.8

309.8

304.2

307.1

293.6

286.0

253.9

255.4

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325

350

325

325

300 300

275

250

275

MasseriaMonte

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°

§

COMUNE DI SAN NICOLA MANFREDI

0 200 400100 Metri

Legenda

Zone stabili

Zone stabili suscettibili di

Zone suscettibili di instabilità

Forme di superficie e sepolte

Faglie

Picco isolato

Faglia diretta non attiva (certa)Faglia diretta non attiva (presunta)

Instabilità di versante: Attiva

Instabilità di versante: Quiescente

Zona 1

Zona 2

Zona 3

Zona 4

Zona 5

Zona 6

Zona 7

Zona 8

Zona 9

Substrato granulare cementato

°

amplificazione locale

A t t u a z i o n e d e l l ' a r t i c o l o 1 1 d a l l a l e g g e 2 4 g i u g n o 2 0 0 9 , n . 2 7

MICROZONAZIONE SISMICA

Carta delle microzone omogenee

in prospettiva sismica scala 1 : 5000

Regione Campania

Comune di San Nicola Manfredi

Regione

CAMPANIA

Soggetto realizzatore

Dott. Geol. Gerardo GRELLE

Dott. Geol. Luca PIPICELLI

Dott.ssa Geol. Marcella SORIANO

Elaborazioni GIS

Dott.ssa Laura BONITO

Data

01/03/2013

Ø Ø Ø Ø Ø Ø

Ø Ø Ø Ø Ø Ø

Ø Ø Ø Ø Ø Ø

Ø Ø Ø Ø Ø Ø

Ø Ø Ø Ø Ø Ø

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San Nicola

Mandredi

349.4372.7

406.3

447.1

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443.3

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406.0

392.9

427.5

412.4

406.5

395.8

368.8

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388.6

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350

325

325

350

350

325

Santa Maria Ingrisone

Ba

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368.1

366.5

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356.3

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354.7

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265.7

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350

325

350

325

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325

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275

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350

275

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S.S N. 7

Masseria

Montebello

Masseria

Piaghetta

Masseria

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Pietrabianca

Santa

Maria Ingrisone

KM. 270

S.S. N. 7

RAC

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AUTO

STRADALE

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363.8354.1

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314.0

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311.7

307.5

302.9

306.2

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299.3

302.5

302.5

292.5

297.4

296.8

295.6

292.4

297.1

288.3

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292.2

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258.6

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252.3

248.4

237.8

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226.5

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308.8

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286.0

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325

350

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300 300

275

250

Masseria

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9

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14

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SP

SW

NR

SM

GM

SP

SP

NR

GR

GM

SP

SP

GR

SP

§COMUNE DI SAN NICOLA MANFREDI

Legenda

GM

SM

SP

GR

NR

SW

Terreni di copertura

ghiaie limose, miscela di ghiaia, sabbia e limo

granulare cementato

sabbie limose, miscela di sabbia e limo

sabbie pulite con granulometria poco assortita

substrato geologico non rigido

sabbie pulite e ben assortite, sabbie ghiaiose

Traccia della sezione geologica rappresentativa

del modello del sottosuolo

Faglia diretta non attiva (certa)

Faglia diretta non attiva (presunta)

Substrato geologico rigido/non rigido

Instabilità di versante

Elementi tettonico strutturali

colata - attiva

colata - quiescente

scorrimento - attivo

scorrimento - quiescente

Forme di superficie e sepolte

sondaggio che ha raggiunto il substrato rigido

sondaggio che non ha raggiunto il substrato rigido

profondità della falda in aree con sabbie e/o ghiaie

Elementi geologici e idrogeologici

µ

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Giacitura strati

° Picco isolato

Ø Ø

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complessa - quiescente

30

0 200 400100 Metri

A'B'

A B

A t t u a z i o n e d e l l ' a r t i c o l o 1 1 d a l l a l e g g e 2 4 g i u g n o 2 0 0 9 , n . 2 7

MICROZONAZIONE SISMICA

Carta geologico-tecnica

scala 1 : 5000

Regione Campania

Comune di San Nicola Manfredi

Regione

CAMPANIA

Soggetto realizzatore

Dott. Geol. Gerardo GRELLE

Dott. Geol. Luca PIPICELLI

Dott.ssa Geol. Marcella SORIANO

Elaborazioni GIS

Dott.ssa Laura BONITO

Data

01/03/2013

CO coesivo sovraconsolidato