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pubbliche assistenze toscana «DALLA PARTE DEGLI ANNI D’ARGENTO» Anpas Toscana capofila di un progetto europeo IL FUTURO DELLA DONAZIONE giovani e migranti PORTARE UN SORRISO A CHI SOFFRE L’esperienza dei ‘Giulivi’ dal Casentino alla Palestina Reg. Trib. Firenze n°4676,11.03.97 - Sped. Abb. Post. com. 20/C L. 662/96 Fil. Firenze

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«Dalla parte Degli anni D’argento»anpas toscana capofila di un progetto europeo

il futuro Della Donazione giovani e migranti

portare un sorriso a chi soffre l’esperienza dei ‘giulivi’

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Ci aspettano nuovi anni di impegno per le Pubbliche assistenze to-scane. Un impegno che abbiamo accettato volentieri, vista anche la fiducia che i nostri volontari attraverso il congresso prima, e i consiglieri poi, hanno voluto nuovamente accordarci. Saranno anni in cui il volontariato dovrà riaffermare la sua vocazione: sostenere chi soffre, e tenere alti i valori della solidarietà e della gratuità del

dono. I nostri uomini e le nostre donne protagonisti attivi, in rappresentanza della nostra storia, e di quell’esercito “invisibile” di cittadini e cittadine che, ogni giorno, si battono per un mondo migliore.Per noi rimane una priorità importante l’identità locale, l’adesione al nostro territorio, il senso di appartenenza, inteso come impegno costante a lavorare per la comunità vicina e lontana. Riteniamo, infatti, che questo impegno sia fondamentale anche per migliorare la sicurezza dei nostri territori, per poter restituire ai cittadini la possibilità di godere del proprio tempo libero senza angosce. Siamo per questo favorevoli allo sviluppo della sussidiarietà e di un federalismo solidale, perché incardinati sul rap-porto col territorio.Ma ci saranno scelte strategiche da affrontare per i prossimi anni. Scelte necessarie per continuare nel solco della tradizione delle pubbliche assistente toscane, e per es-sere sempre di più un interlocutore autorevole nei confronti di chi ha il potere di de-cidere sulla pelle dei cittadini. Questo significa misurarsi con l’altezza e la complessità delle tematiche, immaginarne soluzioni possibili, partecipare con l’intero patrimonio di idealità, passioni, esperienze, alla individuazione e alla costruzione delle alleanze e alla definizione dei percorsi comuni, ai vari livelli istituzionali e territoriali nei quali si determinano le scelte e le decisioni politiche.I cittadini sanno bene che in una società in continua trasformazione, il volontariato è un punto importante di riferimento, non soltanto perché contribuisce alla gestione di servizi sui territori, ma proprio per quei “valori” che porta avanti che lo differenziano dallo Stato e dal mercato: la gratuità, la solidarietà, l’etica dei comportamenti. Questo è il volontariato in Toscana; un attore importante per la coesione sociale dei nostri territori: il vero valore aggiunto che non vacilla davanti alle sirene e alle tentazioni dell’impresa. Siamo nati volontari e tali vogliamo restare.Questo dovrà essere il punto di partenza: la chiave di volta per ogni battaglia, ogni scelta che il nostro movimento vorrà intraprendere. Un concetto da ribadire anche in Europa, che pure sta capendo di che pasta siamo fatti, dopo la sentenza della Corte di

le ragioni di un impegno

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giustizia europea, che di fatto assimila il volontariato a un’impresa. Stiamo lavorando con la Regione per una legge che disciplini la materia e sarà indi-spensabile il confronto con tutte le associazioni. Occorre però capire se c’è spazio per un’Europa dei diritti non subalterna a Maastricht, e se esistono spazi per di-fendere esperienze tradizionali importanti degli stati membri, come ad esempio la nostra Toscana, sul trasporto degli ammalati. A giudicare dal riconoscimento ottenuto dall’Unione per la nostra progettualità in ambito sociale, è probabile che siamo sulla buona strada.E nel futuro sarà strategico dare una risposta alla ‘crisi delle vocazioni’ che in molte province toscane porta i giovani lontano dalle associazioni e dal servizio in ambulan-za. Le ragazze e i ragazzi vanno cercati anche con vere e proprie leve del volontariato. Il dialogo è fondamentale, utilizzando gli stessi giovani, perché sono in grado di usare un linguaggio ‘amico’. Per questo dobbiamo impegnarci per far capire che, in genera-le, i cambiamenti della nostra società e quindi le condizioni di ognuno di noi, senza un impegno diretto, si subiscono generalmente in modo passivo e culturalmente subalterno. Tracce per i prossimi mesi di attività; altri spunti arriveranno cammin facendo. La speranza è che al termine del nostro impegno, potremo consegnare un movi-mento migliorato, sempre più ‘casa’ di tutti i volontari.

Romano Manetti

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accetta il consiglio… per questa volta

I l volontariato mi ha salvato la vita. E lo dico chiaro, in una fase in cui i giovani sembrano lontano da questa forma di ‘servizio’ alla società. Il volontariato, da adolescente mi ha impedito di scendere nell’inferno del disimpegno, o peggio delle droghe. Chiariamo il concetto: non ho mai avuto problemi di questo genere. E ho avuto la fortuna nella vita di avere una grande famiglia alle spalle. Mio padre, mia madre, anni di sacrifici per crescerci. Un’educa-

zione di quelle come si deve. Ma anche il volontariato in pubblica assistenza è stato determinante. È stato il punto di confine, ha fissato i limiti. Perché è stata la prima scommessa solo mia. La prima volta in cui ho provato con mano quanto potevano es-sere devastanti certi comportamenti. È che tutti quelli che passano la soglia dell’ado-lescenza sono a mio avviso dei ‘sopravvissuti’. Perché c’è una fase della vita in cui l’uo-mo deve sbocciare. È una fase critica; non sa se potrà essere una bella quercia, oppure avvizzire per sempre. Io ho passato l’adolescenza in un posto dove potevi crescere o essere senza futuro. E quando è arrivato il momento di scegliere, con alcuni dei miei amici siamo entrati nella sede della pubblica assistenza. Perché l’ho fatto? Quasi inconsapevolmente. Ero uno di quelli che voleva fare qualcosa di utile nel tempo libero. E mi è sembrato naturale farlo con degli amici, magari divertendosi. All’inizio il nostro turno era il sabato pomeriggio. Poi l’associazione ha cominciato il turno con il medico a bordo. E ho avuto l’onore di inauguralo; facendo il primo servizio spamu da autista. Salire sull’ambulanza, la sensazione di essere utile a qualcuno è stato fon-damentale per maturare. Per pensare a tutte le cose che a diciotto o venti anni non pensi. E cercare di far ripartire il cuore a un ragazzo come te in overdose da eroina, ti scuote dentro. Ma non c’era solo ‘la trincea’. Stare dentro la mia associazione di volontariato ha significato anche aiutare gli anziani a tornare a casa, o intervenire per le calamità naturali che di volta in volta si sono verificate sul nostro territorio. Per me è andata così. È una storia da raccontare ai giovani perché riscoprano il volontariato. Non tanto per aiutare gli altri, ma per se stessi. È l’unico linguaggio comprensibile, oltre le belle parole che in molti usano spesso: bello il volontariato, ammiro i volon-tari, loro sì che sono utili. Non ammirate il volontariato. Fatelo, e magari ditelo anche in giro, perché è un gesto responsabile che aiuta a crescere a tutte le età.

Fabrizio Morviducci

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«Dalla parte Degli anni D’argento»anpas toscana capofila di un progetto europeo

il futuro Della Donazione giovani e migranti

portare un sorriso a chi soffre l’esperienza dei ‘giulivi’

dal casentino alla palestina

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ANNO XII /NUMERO 2Dicembre 2008

DIRETTORERomano Manetti

DIRETTORE RESPONSABILEFabrizio Morviducci

REDAZIONELisa Ciardi, Susanna Cressati, Luca Lari,

Vareno Cucini, Vito Genna,Domenico Guarino, Donatella Perna,

Giulia Quaranta.

Hanno collaborato:Lucia Casarin, Mia Froelicher, Marta Martinuzzi,

Anna Marzi, Luigi Remaschi.

Progetto grafico e impaginazione:anteprimaadv

Stampa:Tipografia Tommasi

Chiuso in redazione il 24 Dicembre 2008

16 Energia sociale: il volontariato nasce dalla gente e per la gente.

17 A confronto in Casentino le esperienze del volontariato come identità da far valere.

18 L’esperienza dei ‘Giulivi’ della Pubblica assistenza di Rassina, dal Casentino alla Palestina.

08 «Dalla parte degli anni d’argento»

12 Anziani in Toscana, uno su quattro

14 Un socio, una famiglia. La pubblica assistenza di Fornacette punta dritto al cuore dei cittadini. E inaugura la nuova sede.

22 Il volontariato? Utile alla società. Quando lo fanno gli altri.

27 Volontariato toscano in cifre.

28 Il futuro della donazione: giovani e migranti.

31 Dai sangue day: i donatori premiati.

32 Speciale congresso.

20 Tanti cuori, una capanna.

13 Protezione Civile. Chimera 2, l’impegno di Anpas Toscana.

13 Accoglienza per i piccoli saharawi e bielorussi.

13 Nuova immagine anche sul web.

PRIMO PIANO VOLONTARIATI

EVENTI

AGENDA

SOCIALE

LE ASSOCIAZIONI

pubblicHEassistenzEtoscana

ANPAS

LE ASSOCIAZIO-NI

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L’Europa sta prendendo atto

del fenomeno e prova a costruire

percorsi di confronto che portino

a un modello unico ed efficace.

E nel farlo ha puntato su chi

dell’assistenza ai più bisognosi

e delle politiche sociali da oltre

un secolo ha fatto un vanto

«Dalla parte degli anni d’argento»anpas toscana diventa capofila di un progetto europeo sull’assistenza agli anziani

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«Dalla parte degli anni d’argento»anpas toscana diventa capofila di un progetto europeo sull’assistenza agli anziani

Foto Commissione europea (Audiovisual service)

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Al benessere è direttamente collegato l’invecchiamento della popolazio-ne. E le problematiche collegate come la solitudine, la vulnerabilità, la necessità di assistenza. L’Europa sta prendendo atto del fenomeno e prova a costruire percorsi di confronto che portino a un modello unico ed efficace. E nel farlo ha puntato su chi dell’assistenza ai più bisognosi e delle politiche sociali da oltre un secolo ha fatto un van-

to. La chiave del nuovo ruolo europeo di Anpas Toscana sta tutta qui. E nel progetto «Qualità sociale di interesse generale» che l’Unione ha finanziato proprio alle pubbliche assistenze della Toscana. L’obiettivo del progetto è appunto fornire un modello di eccel-lenza in relazione ai servizi sociali diretti agli anziani, misurando la qualità del servizio in funzione da indicatori definiti con gli attori territoriali e con l’utenza.Per fare questo, occorre lavorare per dare risposte su varie aree tematiche, indicate dalla stessa Commissione europea. In particolare: capacità di risposta alle reali necessità, ca-pacità di protezione per chi è più vulnerabile, qualità nell’intervento e nelle condizioni di lavoro. L’avanzamento dell’Europa arriva non dall’imposizione di decisioni ‘dall’alto’ ma dalla valorizzazione delle esperienze dei popoli e il loro confronto, per armonizzare tradizioni consolidate nei vari stati membri e arrivare a un protocollo condiviso.Partner nel progetto saranno Olanda e Romania. Il percorso di ricerca che conduce alla individuazione degli indicatori si basa sull’analisi del contesto di vita dell’anziano autosufficiente o meno, del suo universo di aspettative, bisogni e relazioni sia formali che informali. È da questo spazio più o meno definito che si potranno attingere quelli che poi saranno i punti cardine di valutazione, insieme all’individuazione di aspetti formali per soggetti istituzionali e del terzo settore che rispettino criteri di efficienza e trasferibilità.

«DALLA PARTE DEGLI ANNI D’ARGENTo»Anpas Toscana diventa capofila di un progetto europeo sull’assistenza agli anziani

PRIMO PIANO

10PRIMo PIANo

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Foto Commissione europea (Audiovisual service)

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11PRIMo PIANo

A livello comunitario tra i diversi obiettivi in particolare va evidenziato quello di elabora-re una programmazione e realizzazione dei servizi socio sanitari per gli anziani che sia-no accessibili, sostenibili e di qualità elevata. Per Italia l’obiettivo è di promuovere una nuova strategia per l’invecchiamento attivo e di assicurare - nel contempo - l’assistenza alle persone non autosufficienti. Attraverso l’istituzione, nell’ambito della definizione dei livelli essenziali di assistenza, di un apposito Fondo destinato al potenziamento del sistema di servizi assistenziali particolarmente a valenza domiciliare, e per assicurare l’integrazione con quelli sanitari. Le prime risorse del fondo potranno essere utilizzate proprio allo scopo di promuovere il miglioramento degli assetti organizzativi e della diffusione di buone pratiche sul territorio.Ma come sarà messa in atto questa strategia? Nel progetto presentato da Anpas Toscana ci saranno fasi distinte: intanto l’individuazione degli obiettivi comuni in materia, poi l’indicazione di criteri di qualità e la creazione di un approccio innovativo sulla materia con azioni positive e realmente efficaci da condividere in tutti gli stati membri.I servizi sociali rivolti agli anziani nei diversi paesi partner saranno quindi valutati in base alla capacità di rispondere ai reali bisogni espressi, capacità di proteggere gli utenti più vulnerabili, sistema di comptenze del personale per fare fronte alla domanda e con-dizioni di lavoro. Per fare questo, saranno organizzate le varie fasi: focus transnazionale per la condivisione degli obiettivi (durata 2 mesi); focus per l’elaborazione e condivisio-ne di criteri e indicatori di qualità(durata 3 mesi); diagnosi (durata 3 mesi); modellizza-zione (durata 3 mesi); sperimentazione (durata 6 mesi); diffusione dei risultati (3 mesi); coordinamento (trasversale al progetto) e valutazione.Partner italiani di Anpas Toscana nel progetto sono la Regione, l’Auser e la facoltà di Psi-cologia dell’ateneo fiorentino. In Romania, invece sono state scelte l’università Alexan-dru Ioan Cuza e l’associazione Psiterra. In Olanda invece «Cultureel Doirp van Europa» associazione europea dei comuni rurali.

Foto Commissione europea (Audiovisual service)

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Pianeta anziani, in Toscana un universo da non perdere di vista. Un proble-ma di fondamentale importanza per il benessere sociale di questa cate-goria di cittadini in costante espansione. Dati demografici, stime, tabelle e proiezioni sono contenuti in un volume (“Anziani in Toscana”) a cura dell’Agenzia regionale di Sanità. A cinque anni dalla pubblicazione del primo documento, questa ricerca fornisce dati che risultano essenziali in

vista delle nuove politiche sociali e sanitarie della Regione. Il tentativo è quello rifornire assistenza alla persona non autosufficiente in modo “universalistico” e cioè esclusiva-mente sulla base del riconoscimento della condizione di bisogno. E i numeri fanno riflettere. Su una popolazione residente che sfiora i 3 milioni e 600 mila abitanti, la popolazione anziana che vive in Toscana raggiunge le 829 mila unità: il 23% rispetto al totale dei residenti. E quasi la metà di questi (circa 408 mila persone) ha più di 75 anni. Negli ultimi tre lustri la quota di popolazione anziana è aumentata, in toscana, di 4 punti percentuali. E le previsioni demografiche indicano un ulteriore aumento della quota di anziani ultrasessantacinquenni, che raggiungeranno nel 2010 una quota parti al 24%. Una popolazione soggetta alle malattie dell’apparato cognitivo dovute all’invec-chiamento. Applicando un modello di calcolo relativo allo studio su una determinata fetta di questa popolazione, nel volume della Regione si ipotizza che in Toscana ci siano quasi 20mila uomini e 36mila donne ultrasessantacinquenni affetti da demenza residen-ti al domicilio, per un totale di circa 55mila anziani. La prevalenza della malattia negli anziani risulta dunque essere del 5,7% negli uomini e del 7,6% nelle donne. Percentuali analoghe si registrano nella minoranza degli anziani, i cosiddetti ‘istituzionalizzati’, ossia affidati al servizio sanitario regionale. Numeri che si riverberano su base nazionale e che devono fare sì che sia alta l’attenzione. Il volontariato toscano, la sua capacità di farsi carico di queste esigenze, può essere un modello non solo per il nostro Paese, ma anche in ambito comunitario.

anziani in toscana uno su quattro

PRIMO PIANO

12PRIMo PIANo

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13agenda

accoglienza per i piccoli saharawi e bielorussi

Le tute arancio di Anpas Toscana hanno preso parte a «Chimera 2». L’eser-citazione si è tenuta ad Arezzo, e ha visto le simulazioni su 34 scenari di evento di emergenza riguardanti il rischio idrogeologico. Gli scenari hanno interessato il territorio di 30 comuni diversi e hanno visto la partecipazione di circa 400 persone, tra le quali 200 volontari, e più di 100 mezzi operativi speciali di protezione civile. All’esercitazione, coordinata dal Presidente del-

la Provincia di Arezzo Vincenzo Ceccarelli e dal Prefetto di Arezzo Salvatore Montanaro, hanno partecipato anche i volontari di Anpas Toscana. «Cinquantaquattro uomini in tut-to – ha detto il responsabile di Anpas Toscana per la protezione civile, Alessandro Moni – impegnati in funzioni di segreteria, impiantistica e logistica. Anpas Toscana ha portato ad Arezzo la sua cucina mobile, che ha preparato 1200 pasti durante la due giorni di esercitazione. Sono soddisfatto del lavoro svolto, perché queste esercitazioni servono a migliorare il livello addestrativo dei nostri uomini e a migliorare l’integrazione coi volontari delle altre organizzazioni».

Come è ormai tradizione da molti anni Anpas Toscana organizza pro-grammi di accoglienza temporanea di bambini provenienti da paesi e situazioni difficili. Questi programmi si rivolgono alle famiglie disposte ad aprire le proprie case ed alle associazioni ed agli enti locali in grado di mettere a disposizione dei bambini risorse finanziarie, strutture di accoglienza e di ricreazione, mezzi di trasporto, attività di animazione,

iniziative ludiche, culturali e sportive, occasioni di incontro con bambini italiani e di altre nazionalità. Programmi di accoglienza sono previsti per bambini bielorussi e sa-harawi. Per maggiori informazioni: PA Anpas Toscana, via Pio Fedi 46/48 50142 Firenze tel.349/4597918; e-mail [email protected]. Maggiori dettagli anche su www.pub-blicheassistenzetoscana.it

AGENDA

nuova immagine anche sul web

È già in rete il nuovo sito dell’Anpas Toscana. L’indirizzo resta lo stesso www.pubblicheassistenzetoscana.it. Cambiano i contenuti e l’aspetto grafico, più moderno e accattivante. Nel nuovo sito anche una sezione stampa arricchita, con la disponibilità di consultare on line, il nostro giornale, i comunicati stampa e la rassegna stampa.

protezione civilechimera 2, l’impegno di anpas toscana

Foto Protezione Civile provincia di Grosseto

Foto di Niccolò Buselli

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14ASSoCIAZIoNI

un socio, una famiglia

Un socio a famiglia. E’ questo il risultato raggiunto dalla Pubblica As-sistenza di Fornacette. «Sul territorio – spiega il presidente Raffaele Mutone – contiamo circa 1800 soci. E’ un numero davvero impor-tante, così come anche quello dei servizi che siamo riusciti ad offrire quest’anno: seimila ordinari, comprensivi in parte dei servizi sociali e 900 emergenze». L’associazione di Fornacette è iscritta all’albo regio-

nale dal 26 aprile del 1996, anche se era già attiva nel 1985 come sezione di Pontedera. Adesso conta circa 70 volontari. «Dopo dodici anni – prosegue Mutone – la nostra sezione ha cambiato sede. Il 22 novembre abbiamo lasciato i locali di via Firenze per trasferirci in via Genova. È stato davvero un giorno di festa per i nostri soci e per tutti i cittadini». Nella nuova struttura ci sono sei ambulatori medici specialistici e di base, spazi riservati ai volontari e sono a disposizione tre ambulanze, di cui una medicalizzata, due pulmini per trasporto disabili, due auto, di cui una medica e un fuoristrada per la

di Giulia Quaranta

la pubblica assistenza di fornacette punta dritto al cuore dei cittadini e inaugura la nuova sede

LE ASSOCIAZIONI

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15ASSoCIAZIoNI

protezione civile. All’interno della sede, inoltre, è stata dedicata un’area di circa 800 metri alla riabilitazione adulti della Valdera e un’altra all’Avis.La Pubblica Assistenza di Fornacette porta avanti diversi progetti sul territorio. «L’associa-zione – spiega Mutone – ha stipulato una convenzione con il comune di Calcinaia per la protezione ambientale. Periodicamente vengono organizzate escursioni per segnalare eventuali presenze di materiale nocivo». In collaborazione con il comune di Calcinaia, con l’Auser e la Misericordia, la sezione di Fornacette promuove un progetto permanen-te, chiamato “Sofocle”, che consente agli anziani di incontrarsi due volte a settimana in un centro di ritrovo per realizzare “Pigotte”, ovvero bambole di pezza. Le creazioni ven-gono poi consegnate all’Unicef, che le mette in vendita e utilizza il ricavato per aiutare i bambini dei paesi poveri. Per la terza età è inoltre attivo un progetto estivo, “Uliveto”, che prevede gite alle terme.In occasione del Natale da sempre vengono programmate iniziative speciali, come la consegna dei regali a domicilio. «Già da diversi anni – prosegue Mutone – una delle peculiarità della nostra sezione è quella di consegnare i doni ai bambini. In accordo con i genitori, alcuni volontari, vestiti da Babbo Natale, portano i regali direttamente a casa, in cambio di un’offerta. È un’iniziativa simpatica, apprezzata da tutti gli abitanti del paese».La Pubblica Assistenza di Fornacette è attiva anche nella formazione. Periodicamente propone ai soci corsi per ottenere il livello base e il livello avanzato di soccorso. Nel 2007 la formazione è stata portata anche nelle scuole elementari, dove sono stati orga-nizzati diversi incontri per far conoscere i servizi svolti dai volontari. Alla fine dell’anno tutte le iniziative promosse saranno presentate nel giornalino dell’associazione di For-nacette: “Il Volontario”.

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16SoCIALE

Nello scenario storico della globalizzazione economica, della diffusione spaventosa di grandi povertà e del ritorno della guerra, il ruolo del volontariato si conferma insostituibile perché nasce dalla gente per la gente». Con queste parole Graziano Pacini, responsabile Politiche Sociali di Anpas Toscana è intervenuto al convegno di Soci (Arezzo). «Il modello toscano di partecipazione è molto considerato all’estero, e in particolare negli Stati Uniti, anche perché è presente fin nelle zone più sperdute – ha detto – da noi, due espressioni ricorrenti, come “Salto di Qualità del Volontariato” e “Volontariato Soggetto Politico” sono traguardi in parte raggiunti, anche se da consolidare. Il nostro

movimento Anpas, ma direi il volontariato in genere, ha una sua precisa identità riconosciuta innanzitutto dalla gente. Quindi non c’è bisogno di riconoscimenti formali, quanto invece di essere considerati, dalle istituzioni e dalle Società della Salute, un soggetto interlocutore serio e credibile, efficace e radicato, con cui misurarsi in quanto elemento protagonista, essenziale e insostituibile per la scoperta e la qualificazione dei nuovi bisogni, necessario e concreto per la loro soluzione di concerto con altri soggetti istituzionali e del terzo settore».Dopo aver ricordato il 60° anniversario della Carta dei Diritti dell’Uomo e della Costituzione Repubblicana, con i relativi valori di riferimento, Pacini ha poi fatto il punto sulla situazione del volontariato toscano nel settore sociale. «Dal Rapporto sulle attività sociali dell’Anpas Nazionale – ha detto – concluso nel 2007 con un questionario cui hanno risposto oltre l’85% delle Pubbliche Assistenze, emerge che il movimento conta su 858 associazioni, quasi 400.000 soci e 84.000 volontari attivi, con età media di poco superiore ai 40 anni e una presenza minoritaria di donne (35%), la cui concentrazione nelle fasce più giovani lascia però intravedere, per il futuro, un possibile riequilibrio della presenza tra generi». Dallo stesso rapporto emerge anche che le attività sociali sono svolte da oltre il 65% delle associazioni con il coinvolgimento del 30% dei volontari, nascono principalmente dalla ricognizione dei bisogni del territo-rio, ma anche dalle richieste degli enti pubblici. Le attività sociali per oltre la metà (51%) sono composte da trasporti sociali. Inoltre, poco più della metà delle associazioni (53%) collabora con altri soggetti del 3° settore e il 27% lo fa con altre Pubbliche Assistenze. «Se ne deduce – ha spiegato Pacini – una generale mancanza di programmazione istituzionale delle attività sociali, con un lavoro di

Il quadro di un impegno,

valori da non perdere per la coesione

tra cittadini e la salvaguardia

delle loro necessità

energia sociale il volontariato nasce

dalla gente e per la gente

SOCIALE

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rete carente e tuttavia indicativo del grande lavoro da fare nei prossimi anni, dati gli ampi margini di miglioramento esistenti».Per la specificità della Toscana, nel campo sociale, le Pubbliche Assistenze Anpas rappre-sentano una realtà rilevante, quantitativa e qualitativa, oltre che una risorsa preziosa per il tessuto civile. Si contano ben di 149 associazioni, 207 sedi, 69 punti di emergenza ter-ritoriali, 380.000 soci, 15.000 volontari e oltre 500 mezzi, attivi nel sanitario, nel sociale, nella Protezione Civile, nella donazione del sangue e nella solidarietà internazionale. «Il quadro sociale toscano si proietta in un futuro di meno giovani, più immigrati, più anziani – ha proseguito Pacini – nel 2023, se il trend degli ultimi anni si conferma, la Toscana potrebbe ospitare oltre 400.000 stranieri, il 12% della popolazione totale. Un giovane su 6 sarà un immigrato». Nel 2020 inoltre, la popolazione anziana (oltre 65 anni) salirà dalle oltre 800.000 persone attuali a 930.000 (27% della popolazione): un abitante su 8 avrà più di 75 anni. E se problemi sociali si trovano anche fra i giovani (in forte calo) e tra le donne, oggi circa il 20% delle famiglie toscane deve affrontare il pro-blema dei familiari non autosufficienti per età, malattie o handicap. «In questo contesto – ha detto Pacini – occorre esprimere apprezzamento per la proposta di legge regionale che istituisce il fondo per la non autosufficienza, nonché per gli investimenti decisi nel sociale e contro le barriere architettoniche, in controtendenza rispetto a quanto fa il Governo nazionale, che tra l’altro taglia il 30% del fondo sociale nazionale (circa 300 mi-lioni di euro, di cui 18 tagliati alla Toscana). Apprezzabile anche l’impegno della Regione (assessori Rossi e Salvadori in primis) nella difesa dell’esperienza toscana, al cospetto dell’Unione Europea che aveva contestato l’accordo col volontariato per la gestione dei servizi di trasporto sanitario al di fuori delle gare di appalto e delle leggi di mercato, pur avendo respinto un ricorso privato in tal senso per vizio di forma. Sul sociale, invece, non chiediamo di estendere analoga esperienza dell’attuale accordo Quadro regionale, bensì una valorizzazione di tutte le esperienze locali, anche minori, nel rispetto dello spirito della delibera regionale 199/2001, purtroppo inapplicata proprio sui servizi alla persona. La delibera prevede per i servizi a bassa complessità, anziché la gara, la chiama-ta di interesse con procedura di coprogettazione, con conseguente possibilità, da parte di Comuni e Asl, di convenzionarsi con associazioni di volontariato che assicurano forti motivazioni e legami col territorio».Intervenendo poi sulla questione delle Società della salute, Pacini ha sottolineato che

Valori da affermare. E da promuovere. Pri-mo fra tutti l’impegno di chi quotidiana-mente si spende per aiutare il prossimo in tutta una serie di servizi di sostegno. Un impegno giornaliero che sarebbe difficile ricondurre solamente al termine welfare; dietro ogni azione quotidiana di uomini e donne, dei volontari c’è la coscienza ci-vica e sociale. Sia detto forte e chiaro. E proprio «Sociale: Forte e Chiaro» è stato il titolo della giornata organizzata dalle Pubbliche assistenze della Toscana a Soci. Un’occasione per mettere a confronto tutte le esperienze e i progetti attuati dai volontari toscani: dal supporto agli anzia-ni, alla solidarietà internazionale, all’acco-glienza, ai progetti di aiuto e sostegno a immigrati e disabili. Il convegno si è te-nuto presso villa La Mausolea dei monaci Camaldolesi con i saluti della presidente della pubblica assistenza del Casentino, Giuseppina Mengozzi, del sindaco di Bib-biena, Ferruccio Ferri e del presidente del-la Provincia di Arezzo, Vincenzo Ceccarelli. Dopo l’intervento del responsabile del so-ciale, Graziano Pacini, l’approfondimento dell’assessore regionale al welfare, Gianni Salvadori e la conclusione del presidente dell’Anpas Toscana, Romano Manetti.

socialeforte e chiaro

a confronto in casentino le esperienze

del volontariato come identità da far valere.

«la Regione Toscana ha avuto il coraggio politico-istituzionale di pensare e poi avviare la realizzazione di un’apposita forma in grado di produrre integrazione e partecipazione, sperimentando le Società della Salute. Il movimento Anpas è stato fra i più attivi e gene-rosi in questo impegno. Dopo cinque anni, i dati e le stesse verifiche ufficiali, evidenziano amarezza, delusione, perplessità. Limiti, ostacoli, condizionamenti, difficoltà erano stati in gran parte enunciati e descritti da noi stessi. Nessuno ne ha tenuto conto. Oggi dobbiamo constatare che sta per essere approvata dal Consiglio regionale l’attesa legge che darà assetto definitivo alle Società della Salute. Avrebbe dovuto trattarsi del raggiungimento collettivo di un traguardo auspicato e ricercato da tutti. Si tratta al contrario di un pasticcio, che formalizza e fissa aspetti negativi e mette in disparte le speranze e le premesse originarie».Parlando del ruolo del volontariato, Pacini ha poi evidenziato come debba diventare un «interlocutore d’eccellenza per l’analisi e la soluzione dei problemi. Non pensiamo ad accordi quadro che possono svilire tante grandi piccole esperienze diffuse anche nei luoghi più sperduti dove il volontariato nasce e cresce con i bisogni – ha detto –, pensiamo a chiari indirizzi e comportamenti che lo valorizzino e lo agevolino nel suo percorso formativo, di qualificazione e coordinamento. E che spingano gli enti locali e le Società della Salute ad applicare la delibera 199/2001 tesa a privilegiare localmente zona per zona il volontariato, fin dove esso può arrivare con risposte qualificate, sfatando nei fatti dubbi sul presunto conflitto con le cooperative il cui spazio non sarà ristretto, casomai ampliato, da un coinvolgimento di un volontariato attivo e organizzato. Si può anche prevedere una nuova legge regionale, sappiamo di questa intenzione, ma se intanto si operasse per attuare quella esistente nella parte, già valida, che riguarda il volontariato, forse si metterebbe al riparo la eventuale futura legge dal rischio, non peregrino, che si mortifichino le zone “marginali” e le piccole espe-rienze diffuse. Non si vorranno favorire accordi solo con i “forti” del terzo settore, incluse le più grosse associazioni di volontariato? Se questa dovesse essere la logica,sarebbe inaccettabile e deleteria, soprattutto nel lungo periodo. Occorre proseguire per far radicare in Europa la nostra cultura di volontariato e il nostro spirito di servizio – ha concluso Pacini –, che va ben oltre le contingenti e critiche logiche del profitto e del capitale, e che merita l’assunzione controllata di nuove e più idonee normative che esaltino e non mortifichino, o addirittura ostacolino, il meglio del nostro vecchio continente. Meglio di cui sicuramente fa parte il volontariato, quello toscano in modo particolare».

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18SoCIALE

P ortare un sorriso ai malati. È questa la speranza del gruppo di clown “I Giulivi” della Pubblica Assistenza Casentino di Rassina, che dal 2005 opera nelle corsie dell’ospedale, nei centri per ragazzi disabili e nelle Rsa di Bibbiena. ll gruppo è nato nel 2006 al termine del primo corso di formazione per questo tipo di figura e adesso i volontari attivi sono 16: clown Cavatappi, clown Truffola, clown Marmotta, clown Alborel-

la, clown Masina, clown Lenticchia, clown La Renna, clown Bor-bottone, clown Fio-rellino, clown Farfallina, clown Rughina, clown Peter, clown Puntino, clown Otre, clown So-Mossa, clown Memole. «Questa è una nuova forma di volontariato – spiega Luigina Pierazzuoli dei “Giulivi” – . I clown non sono attori professionisti, realizzano spettacoli in cui la “struttura di fondo” è solo una sorta di bussola, un contenitore

SOCIALE

portare un sorriso a chi soffre in corsia

di Giulia Quaranta

l’esperienza dei ‘giulivi’ della pubblica assistenza di rassina, dal casentino alla palestina

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che aspetta di essere riempito con l’im-provvisazione. Con la nostra presenza speriamo di poter regalare un sorriso a coloro che stanno attraversando un momento difficile e doloroso della vita. Ricordo una volta in cui siamo riusciti a regalare l’ultimo momento di gioia a un malato terminale, che alcune ore prima di andarsene ci aveva invitato a fargli compagnia con una canzone, “Lisa dagli occhi blu”, che avevamo cantato per il paziente vicino di stanza. Dopo averlo accontentato, l’uomo improvvisamente ha sorriso e ha battuto le mani. È questo che ci spinge a proseguire con entusia-smo nel nostro lavoro».Il clown viene visto dai pazienti e dai loro cari come una persona che offre la pos-sibilità di essere ascoltato. Rappresenta un appoggio sia per i familiari che per i malati. I “Giulivi” si recano in ospedale circa tre o quattro pomeriggi al mese. Si muovono nelle corsie e nelle singole unità di degenza, cercando dove possi-bile di coinvolgere anche il personale medico e paramedico, spesso sovraccari-cato dal proprio lavoro. I clown operano inoltre presso Case di Riposo, centri per disabili, feste pubbliche o private. Da subito hanno inserito i propri interventi nel “Progetto Sbarelliamoci”, promosso e realizzato dal Gruppo Sociale della Pubblica Assistenza di Rassina nel 2003 presso l’Ospedale di Bibbiena, con lo scopo di proporre una serie di attività svolte da personale qualificato (ginnasti-ca dolce, yoga dinamico ecc..) e dall’ani-matore di corsia (personale volontario) per le attività ricreative e di animazione più in generale (proiezione di film, tom-bola a premi ecc.). «La partecipazione del personale ospedaliero con gli anima-tori di corsia – spiega Luigina – è uno dei requisiti indispensabili per la riuscita dell’attività e per restituire alla degenza valori umani come l’interazione con gli altri, la solidarietà e, non ultima, la capa-cità di sorridere anche in una situazione sfavorevole».A Natale il gruppo di clown ha esposto nel corridoio dell’Ospedale di Bibbiena

alcune foto dell’attività svolta e ha por-tato ai pazienti piccoli doni. Durante le feste “I Giulivi” hanno consegnato dei regalini anche ai ricoverati della Rsa e ai ragazzi dei centri diurni per disabili. I volontari sono conosciuti dagli abitan-ti di tutto il territorio. Ogni anno sono presenti sia a feste paesane, come il Car-nevale dei ragazzi di Rassina e le sagre estive, sia agli eventi promossi dall’An-pas, come la recente inaugurazione della nuova sede nazionale e toscana.Il gruppo ha preso parte anche a un im-portante progetto: “I Gi-Ulivi nei Getse-mani”. A luglio alcuni clown sono andati in Palestina per prendere contatto con altri volontari che operano nel territorio e per far visita ai bambini. «È stato un viaggio davvero emozionante – raccon-ta Luigina Pierazzuoli – siamo tornati con il cuore pieno di gioia e di dolore. Mascherati da clown, abbiamo visitato l’Ospedale Oncologico Pediatrico sito in Gerusalemme e alcune scuole e strut-ture di accoglienza per bambini e adulti a Betlemme, Hebron, Ramallah, Jeriko,

Alshak Said. Alcuni piccoli palestinesi non avevano mai visto un clown ed è bastato davvero poco per vederli sorri-dere. Questo viaggio è stato possibile grazie alla collaborazione con un artista di strada, un doctor clown, del posto. Con lui abbiamo realizzato anche uno spettacolo a Hebron per 250 bambini. Non vediamo l’ora di poter tornare a fare volontariato in Palestina, magari vi-sitando altre città».Per coloro che desiderassero entrare a fare parte del gruppo, dovrebbe partire a settembre 2009 un nuovo corso di for-mazione di 50 ore per aspiranti volonta-ri dai 18 anni in su. Il progetto, chiama-to “Diversamente clown” e presentato al Cesvot, sarà incentrato sul mondo della disabilità. «Per essere volontari clown – spiega Luigina – non è indispensabile essere attori di teatro, cantanti, maghi o ballerini. L’importante è che il clown sia disposto a rimettersi costantemente in gioco. Il compito del clown è quello di andare incontro al dolore e di dargli una nuova forma».

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Tanti cuori, una capanna.

11 ottobre’08

Inaugurazione nuova sede Anpas Nazionale e Toscana

L’undici ottobre scorso, è stata inaugurata la nuova sede di Anpas Toscana e Anpas Nazionale. Al taglio del nastro erano presenti il presidente della Regione, Claudio Martini, il presidente della provincia di Firenze, Matteo Renzi, l’assessore fiorentino alla sicurezza sociale, Graziano Cioni, il presidente del quartiere 4, Giuseppe D’Eugenio; c’era anche il presidente della fondazione Monte dei Paschi di Siena, Gabriello Mancini che ha contribuito alla realizzazione dell’edificio. A fare gli onori di casa, i presidenti di Anpas Toscana, Romano Manetti e di Anpas Nazionale, Fausto Casini.

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22AGENDA

I giovani hanno sempre meno tempo

Ma anche le associazioni spesso

sbagliano linguaggio

il volontariato? utile alla società

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23AGENDA

23PRIMo PIANo

il volontariato? utile alla società Quando lo fanno gli altri

di Domenico Guarino

Foto Commissione europea (Audiovisual service)

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24VoLoNTARIATI

Io non mi aggrego». La voce di Bianca è un sibilo: ha sedici anni e mezzo, vorrebbe fare volontariato, magari al Meyer, ma al momento non si è ancora decisa. Mi ero rivolto a lei perché volevo sapere cosa ne pensasse una ragazza della sua età delle associazioni di volontariato. Di tutti quelli che mettono in gioco parte del proprio tempo e delle proprie risorse per venire incontro ai bisogni degli altri, per proteggere e valorizzare l’ambiente, o per partecipare

alla vasta rete di protezione civile che supporta il lavoro delle amministrazioni.Attraverso di lei, e di altri più o meno della sua età, volevo capire insomma come si potesse inquadrare il rapporto, estremamente complesso, tra i giovani ed il volon-tariato. Senza cadere in quella pletora di luoghi comuni che solitamente vengono utilizzati quando si parla di nuove generazioni, spesso descritte come apatiche, in-sensibili, egoiste ed assai più inclini allo ‘sballo’ che non alla solidarietà. Bianca ha dalla sua gli occhi ancora indecisi di chi non sa bene cosa volere dalla sua vita, ed una massa di capelli castani agghindati a ciuffo sulla fronte ampia. Mi è sembrato che la sua risposta, insieme semplice e perentoria, fosse estremamente più efficace di tanti discorsi fumosi.Bianca voleva dirmi che la partecipazione a qualcosa, il frequentare alcuni luoghi piuttosto che altri, non significa semplicemente intrupparsi in maniera remissiva e acritica in un filone, in un posto, in un comportamento. Insomma, se volevo capire qualcosa dei ‘giovani’ dovevo usare le parole giuste. Una maturità sconvolgente per un’età così acerba, non c’è che dire. Soprattutto se ‘scoperta’ in sella ad uno scooter sgangherato e con il casco a tre quarti. Bianca mi ha insegnato che i giovani, oggi come ieri, sono esattamente un universo così vasto e variegato che a metterli insieme in un calderone indistinto si farebbe davvero un pessimo servizio. A loro, e anche alla comprensione dei loro comportamenti.

IL VoLoNTARIATo? UTILE ALLA SoCIETàQUANDo Lo FANNo GLI ALTRII giovani hanno sempre meno tempo, ma anche le associazioni spesso sbagliano linguaggio

VOLONTARIATI

Foto Commissione europea (Audiovisual service)

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25VoLoNTARIATI

Non fa volontariato, Bianca. Ma del volontariato pensa che sia «un’attività importan-te, che serve e fa crescere». Anche Andrea, 23 anni, una laurea in scienze politiche (quasi) già in tasca, pensa «che il volontariato sia una realtà importante e molto utile, vista anche la scarsità di servizi e assistenza per le persone bisognose di aiuti, e la carenza in Italia di un sistema di servizi sociali che si prenda cura dei meno fortunati». Oltre all’università ed alle biblioteche «per ragioni di studio», Andrea con frequenta bar, centri sportivi ed anche le sale prova «perché suono – dice – e ho la passione per la musica». Eppure nemmeno lui fa volontariato. E così Martina: anche lei 23 anni, anche lei molto impegnata con lo studio, anche lei frequentatrice di luoghi che «gravi-tano attorno al mondo universitario, come bar universitari, biblioteche, ecc». Martina, che è a Barcellona per un Erasmus e saltuariamente si occupa di politica, del volon-tariato pensa che si tratti «di un’esperienza positiva che sarebbe importante che tutti riuscissero a fare, almeno per un periodo nella propria vita». Ma ha poco tempo.«Mancanza di tempo ed attenzione» è anche la motivazione che ci fornisce Valentina, 27 anni, attualmente occupata in uno stage di lavoro. Valentina ama la musica, come Andrea, frequenta spesso pub e locali dove si fanno concerti, e due volte l’anno va a donare il proprio sangue.Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’appeal del volontariato appa-re ancora forte, ed estremamente motivato anche tra i giovani.

Non una questione di disinteresse o, peggio, di cinismo. Quello che manca è semmai il tempo da dedicare. In una società dai ritmi sempre più frenetici, in cui i percorsi di studio – specie quelli universitari – impongono una grande costanza e si presen-tano incredibilmente frammentati, in cui l’ingresso nel mondo del lavoro si verifica sempre più tardi e dopo un periodo sempre più lungo di precariato, trovare il tempo da dedicare anche ad attività di volontariato appare spesso una vera e propria chimera. Nonostante le migliori intenzioni. Corsi di laurea, master, stage, contratti a termine con orari incontrollati, sono per le giovani generazioni un’esperienza oramai comune, anche in Toscana: probabilmente è qui che va trovata la chiave per spiegare il corto-circuito tra le buone intenzioni e l’applicazione concreta.«Ammiro chi fa volontariato – dice Tommaso, 28 anni, agente di commercio – trovo che sia una risorsa fondamentale per la società, ma purtroppo non ho tempo». Perché, gli chiediamo? La risposta è semplice: «la causa è il lavoro – dice – oggi è una merce rara e dunque capita di dedicare più tempo a questo, che non ad altro; anche perché è difficile conquistarlo e poi è difficile mantenerlo».«Presentai tempo fa una domanda per entrare nella Protezione civile nell’ambito dei bandi per il volontariato sociale, poi optai per il Master in giornalismo…» ci dice invece Mario, 25 anni, in Toscana da sei. Anche lui lamenta la scarsa disponibilità di tempo a disposizione per chi è a cavallo tra lo studio e l’ingresso nel mondo del lavoro. Lo dimostra anche il fatto che, per sua stessa ammissione, i suoi luoghi di aggregazione «sono stati sempre essenzialmente legati a esperienze come scuola, università e lavoro». E il volontariato? «Credo che chi se ne occupa con serietà viva un’esperienza davvero ‘densa’ e piena. Purtroppo provengo da una terra, la Calabria, dove spesso volontariato fa rima con interesse e affari ed è poco in sintonia con il ‘dare se stessi’».Questioni di tempo anche per David, 19 anni, studente universitario al primo anno di Scienze Politiche. «Ammiro molto chi fa volontariato perché decidere di darsi da fare per gli altri, di questi tempi, mi sembra segno di grande responsabilità. Per quanto mi riguarda però – aggiunge – credo mi creerebbe non pochi problemi, visto che al momento tra lo sport, la famiglia e natural-mente lo studio, mi rimane veramente poco tempo da dedicare ad altro».

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26VoLoNTARIATI

Naturalmente c’è anche chi riesce a barcamenarsi meglio. E un po’ di tempo finisce col trovarlo. Francesca, 26 anni, l’università l’ha appena finita e fa volontariato con il gruppo pisano di Amnesty International. «Al di là dei fini di ogni associazione, che evidentemente condivide chi ci partecipa – dice – la cosa positiva è che ti mette in contatto con persone che sono anche totalmente diverse da te, e con cui difficilmente saresti venuta in contatto. Spesso anche perché la differenza di età è grande». «C’è da dire che nelle mie esperienze di volontariato ho conosciuto gente un po’ particolare – aggiunge sorridendo – che riversa in questa attività tutta una serie di frustrazioni personali. Il che mi ha fatto venire anche qualche perplessità sulle mie motivazioni.Livia, 25 anni, fiorentina, fa invece volontariato in un’associazione di assistenza e soc-corso. Ha iniziato tre anni fa, un po’ per caso, un po’ perché la attirava il mondo delle ambulanze. «La sede in cui vado più spesso è nel centro di Firenze, ma può capitare di passare anche dalle altre sezioni – dice – penso che il volontariato sia importante e che senza volontari si vada da poche parti; ciò non toglie che poi ha più o meno senso per le persone a seconda dello spirito con cui lo affrontano e per chi è credente ha sicuramente un’importanza differente. Fare volontariato in ogni caso ti fa avvicinare alle persone che hanno bisogno e ti fa capire quanto siamo fortunati ad avere la vita che abbiamo, nonostante i più o meno piccoli problemi della vita quotidiana che possiamo avere». Anche Alice, 21 anni, è impegnata nel servizio sanitario volontario. Riguardo al rapporto tra i giovani ed il volontariato ha le idee chiare. Molto più della stampa. «Penso che fare volontariato sia un fatto piuttosto diffuso fra i giovani, nono-stante i pareri contrari. È sicuramente un mondo molto positivo per ogni età e lascia un dono a chi assiste e a chi è assistito».

C’è anche naturalmente chi mostra delle perplessità. «Non svolgo nessun volontariato – dice Edo, 25 anni – in generale penso che il volontariato sia un’attività positiva sia per il singolo che per l’intera società, a patto però che questa sia svolta secondo le normative che la disciplinano. A volte si utilizza l’ideale del volontariato per ricavarne profitto e questo, ovviamente, mina tutti i principi su cui esso si basa». Oppure Sara, 29anni, che sostiene «non ho mai frequentato direttamente il mondo del volontariato e quindi non posso dire di conoscerlo bene. Posso dire solo che non mi ha mai atti-rato. Forse perché non riesco a riconoscermi in toto nell’adesione a ideali (politici, religiosi o morali)». Tuttavia, in generale, l’attenzione verso il volontariato appare evidente. Anche in chi ne sa poco. Come Elena, 25 anni che ama le serate in piazza, le fiere, e gli aperitivi con gli amici. «In tutta onestà – dice – conosco molto poco il mondo del volontariato, ma mi ispira in generale molta, diciamo simpatia, e ha tutta la mia stima. Ammiro chi fa volontariato non solo per ovvi motivi della serie ‘è una bella cosa’, ‘la dovrebbero fare tutti’, ma anche e soprattutto perché mia nonna faceva volontariato presso l’associazione volontari ospedalieri e questa esperienza

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VoLoNTARIATI

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In Toscana il fenomeno del volontariato coin-

volge oltre 1.300.000 persone, pari al 38%

della popolazione residente. I volontari

sono invece oltre 115mila (di cui il 59%

risultano attivi in modo continuativo e gratui-

to). Più di 200mila le persone che usufrui-

scono dei servizi offerti.

I dati toscani sono superiori del 2,6% rispetto

alla media nazionale (indagine Istat 2005).

Le associazioni di volontariato che ope-

rano sul territorio regionale sono 2908

(banca dati Cesvot, settembre 2008). La To-

scana si posiziona dunque al secondo posto in

italia, dopo la Lombardia, per numero di asso-

ciazioni, con un incremento del 2-3% annuo.

Il 78% delle organizzazioni (banca dati Ce-

svot) opera nel campo sociale e sanitario,

da sempre il settore ‘pilota’ nella nostra

regione, ma sempre di più le associazioni

che si occupano della promozione dei diritti

del cittadino (33 associazioni), della tutela

del patrimonio culturale (291), della difesa

ambientale (131), di immigrazione (132) e

volontariato internazionale (47).

Il 51% delle associazioni toscane è di pic-

cole dimensioni (meno di 20 volontari).

Il 71,3% dichiara una matrice aconfessionale.

Il 48,6% delle associazioni ha tra i 5 a i

14 anni, il 39% è nata da più di 15 anni e il

12,6% è nata tra 1 e 4 anni (fonte: A. Salvini,

D. Cordaz, Le trasformazioni del volontariato

in Toscana. 2° rapporto d’indagine, Quaderni,

Cesvot, n. 27, 2005).

l’ha cambiata in meglio a 70 anni, cosa non da poco, perché le ha permesso di venire a contatto con gente e situazioni differenti, cosa che non aveva avuto modo di speri-mentare nel corso della sua vita». «Io faccio volontariato presso la Caritas di Fiesole, solo il sabato mattina – a parlare è Stefano, 28 anni – siamo circa 8 ragazzi che ‘in qualche modo e spesso con fatica’, ci alterniamo per essere almeno in 4 a gestire la faccenda: fare colazione - colloquio - capire le necessità primarie - qualche abito, coperta - qualcosa da mangiare; durante la settimana il Centro d’ascolto è gestito da altri signori ‘più anziani’. Del volontariato penso che ti dia molta soddisfazione soprattutto quando capisci che chi ti sta davanti ha apprezzato ciò che gli hai potuto offrire, ma al contrario ti sdegna, quando vedi che qualcuno ti chiede il vestito di marca o cerca esclusivamente l’abito migliore fra quelli disponibili, anche se la taglia non è la sua».Stefano è contento della sua esperienza «ho iniziato questo ‘servizio’ per consiglio di un amico – precisa – devo dire però che, nonostante la difficoltà di alzarsi presto il sabato mattina, ne vale la pena! Spesso sei a contatto con persone che hanno un odore sgradevole, che parlano poco, ma che ti ringraziano 100 volte anche solo per avergli portato un tovagliolino per la colazione».

Volontariato toscano in cifre

Si inizia mediamente verso i 18 anni, le don-

ne rappresentano la maggioranza con il

53,5% e la gran parte dei volontari giovani

è studente universitario con il 68,7%.

Il 52% degli adulti che fanno volonta-

riato hanno un occupazione fissa mentre

solo il 2,7% è composto da chi è in cerca di

lavoro. Interessante la crescente parte-

cipazione al volontariato da parte della

popolazione anziana. In questo caso sono

gli uomini ad essere in maggioranza con il

54,8%. Il 70,7% dei volontari anziani è co-

niugato, il 18,9% è vedovo mentre il 7,9% è

ancora celibe o nubile.

Si stima che negli ultimi anni il numero dei gio-

vani che fa volontariato sia leggermente in calo.

Il 45% dei volontari toscani dichiara che fare

volontariato è una scelta dettata da una

motivazione etica (religiosa e/o laica).

Il 63,8% dei volontari toscani, sia maschi

che femmine, ritiene che per migliorare la

loro organizzazione occorrerebbe favorire

l’afflusso di un maggior numero di vo-

lontari nell’organizzazione, mentre sono

soprattutto i volontari maschi ad evidenzia-

re la necessità di favorire l’afflusso di nuo-

vi finanziamenti mediante opportune

attività di fund raising.

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28EVENTI

il futuro della donazione: giovani e migranti

È l’obiettivo emerso nel dibattito del Dai sangue day la giornata dei donatori tenutasi a lucca

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il futuro della donazione: giovani e migranti

È l’obiettivo emerso nel dibattito del Dai sangue day la giornata dei donatori tenutasi a lucca

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30EVENTI

In Toscana ci sono donatori sufficienti per le esigenze attuali, ma bisogna lavorare per non perdere le posizioni conquistate. Inoltre bisogna gettare uno sguardo alle nuove realtà emergenti e coinvolgere altre fasce di popolazione. E il gruppo donatori di Anpas Toscana è pronto a cogliere queste nuove sfide. «È necessa-rio – ha detto il referente di Anpas Toscana per le donazioni, Nilo Carpita – che tutti si impegnino, naturalmente anche noi come associazioni, per aumentare il

numero dei donatori. In particolare puntare a diffondere la cultura della donazione tra i migranti. In Toscana, è un dato innegabile, sono sempre di più gli stranieri, specie gli extracomunitari. Bisogna coinvolgerli nel progetto, superando anche le eventuali con-vinzioni culturali avverse, perché tutti, sia gli italiani sia loro, hanno bisogno di sangue. La nostra commissione regionale, sta lavorando proprio su un problema di prospettiva. Aumentando i bisogni, per trasfusioni e malattie, nasce l’esigenza di non restare fermi ai numeri attuali. Per non perdere quanto abbiamo fin qui conquistato». Il futuro è già presente: è fatto di incontri con le associazioni, di iniziative per la sensibilizzazione della popolazione migrante alla cultura della donazione. Un impegno che Anpas Toscana vuole portare avanti con forza. Che deve però vedere la partecipazione attiva degli enti locali, provincie, comuni, quartieri. Le iniziative sin qui organizzate ci hanno mostrato che occorre creare un legame tra i migranti e i gruppi di donatori, per far loro capire l’importanza del donare sangue. Un aiuto valido in questo potrà arrivare anche dai cen-tri di raccolta, che dovrebbero essere protagonisti sia degli eventi di donazione, sia delle campagne di sensibilizzazione.L’approfondimento sulle tematiche della donazione, si è tenuto sabato 13 e domenica 14 dicembre a Lucca, durante il Dai sangue day. Una due giorni di eventi, incontri e dibattiti tutti incentrati sulla donazione, gesto di sensibilità civica e di rispetto umano

IL FUTURo DELLA DoNAZIoNE: GIoVANI E MIGRANTIÈ l’obiettivo emerso nel dibattito del Dai sangue day, la giornata dei donatori tenutasi a Lucca

EVENTI

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per il prossimo. L’iniziativa, come ogni anno, è promossa dal gruppo di lavoro regionale Anpas, guidato da Nilo Carpita, e realizzata in questa edizione grazie all’impegno della Croce Verde di Lucca. Teatro della manifestazione, gli splendidi locali della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, in via San Micheletto 3. Particolare attenzione, ai lavori artistici sul tema «uno slogan promozionale al dono del sangue» realizzati dagli alunni del Liceo Scientifico “Antonio Vallisneri” e dell’Istituto Professionale “Sandro Pertini”. Presenti il sindaco di Lucca, Mauro Favilla; i presidi degli istituti superiori, Paolo Pol-lastrini e Daniela Venturi, il presidente della Croce Verde, Piero Mungai. Per il liceo i ragazzi premiati sono stati Franscesca Struffaldi (premio assoluto); IV C Marta Nannini e V C Sara Rinaldi (premio di classe); mentre per il professionale: Giacomo Malfatti, Giada D’ortona, Jacob Castiglioni, Ilaria Pasquini, Matteo Antognoni, Giulia Barsi (pre-mi assoluti); classe G: Rachele Togni, Azzurra Motta, Erika Orsi, classe H: Laura Marchi, Alessia Porcella, Giacomo Dal Porto (premio di classe). Menzioni: Andrea Francesconi, Matia Ferrari. Un particolare ringraziamento agli insegnanti, Bianca Wolkenstein e Ales-sandro Maffei del Pertini.

Dai sangue dayi donatori premiati

ZoNA FIoRENTINA

Fratellanza militare: Roberto Ghirelli, Giu-

liana Gennari, Dario Zamidei; Fratellanza

popolare Grassina: Alessandro Bardazzi,

Vanna Giunti, Massimo Torella; Humani-

tas Firenze: oana Ursachel, Eliana Anti-

nori, Sergio Marchini; Pubblica assistenza

Campi: Daniele Monterisi, Rosanna Dro-

vandi, Franco Boretti; Fratellanza popola-

re Peretola: Elisa Moresi, Massimo Man-

gini, Iriana Calcagni.

ZoNA EMPoLESE

Pubblica assistenza Fucecchio: Giulia Pel-

legrini, Mariella Bonistalli, Massimo Caioli;

Croce D’oro Limite sull’Arno: Francesca

Pagni, Sonia Corsinovi, Mario Di Geronimo

ZoNA LUCCHESE

Croce verde Lucca: Giovanni Ricci, Um-

berto Donati, Laura Gaddini, Sergio Ma-

raschin; Croce verde Ponte a Moriano:

Emanuele Federighi, Maria Rosa Bacci,

Enrico Casella.

ZoNA PISANA

Pubblica assistenza Pisa: Rudy Ruberti,

Marco Santerini, Vania Venturi

ZoNA SENESE

Pubblica assistenza Buoncovento: Marco

Casini, Miranda Ciacci, Sergio Fabiani;

Pubblica assistenza Siena: Martina Baraz-

zuoli, Carmela Criscitiello, Sergio Dionisi,

Paolo Lusini; Pubblica assistenza Mon-

tagnola Senese: Sabrina Bacci, Antonio

Savelli; Pubblica assistenza Monteroni

D’Arbia: Simone Bartoli, Lucia Calafiore,

Pietro Rossi.

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32EVENTI

MARCo AGoSTININuovo ingresso nella direzione del movimento. Laureando in Ingegneria Edile con una tesi di edilizia scolastica, Marco è dal 2005 tecnico per la sicurezza dei cantieri edili. «L’impegno nel volontariato – dice – nasce alla Pubblica Assistenza di Pisa, dove presto servizio da 15 anni prevalentemente nel settore sanitario; negli ultimi anni anche in protezione civile come operatore di segreteria da campo. Dal 2002 Formatore Regionale nel settore sanitario, ho collaborato fino al 2006 per Anpas Nazionale come Responsabile di Area di Servizio Civile per la Zona Pisana. Da questa data sono anche membro dell’esecutivo della Zona Pisana e della Commissione Regionale Servizio Civile di Anpas Toscana. Oltre alla parte professionale ingegneristica mi occupo di formazione a vari livelli, per gli addetti al servizio di primo soccorso nelle aziende e per i vari operatori del servizio civile ne-gli enti pubblici toscani. Tra i miei interessi ovviamente il volontariato, l’andare in giro in motocicletta, la fotografia (soprattutto quella in bianco e nero) e la domotica (automazione degli edifici)».

Ecco il nuovo consiglio regionale dell’Anpas Toscana, così come uscito dal congresso di Marina di Carrara. Ecco anche i membri della dire-zione, nominati dal presidente regionale, Romano Manetti, confermato per acclamazione alla guida delle Pubbliche assistenze toscane insieme al vice presidente, Attilio Farnesi. Le sfide da affrontare nei prossimi mesi sono quella per il rinnovo dell’accordo quadro sul trasporto sani-

tario dopo la sentenza della Corte di giustizia europea che ha equiparato le associa-zioni di volontariato a imprese, ma anche promuovere sempre di più la cultura del volontariato. Una risposta a tutte le nostre associazioni che ogni giorno spendono il loro tempo per aiutare chi soffre, ma anche a chi sembra avere smarrito questo spirito che da quasi due secoli segna con forza le Pubbliche Assistenze.

le nuove sfide dell’anpas toscana

pronti a ricominciare

interviste a cura di Vito Genna

Presidente:

Romano Manetti

Membri della direzione:

Attilio Farnesi (vice presidente)

sanità e formazione

Alessandro Moni protezione civile

Vareno Cucini Comunicazione

Marco Agostini Servizio Civile

Damiano Carli Sociale

e Cooperazione internazionale

Collegio dei Probiviri:

Riccardo Bianchi, Carlo Bucelli,

Romano Giovannini, Andrea Catarzi.

Sindaci Revisori:

Wladimiro La Gamba, Angelo Nicoletti,

Maurizio Tosi.

EVENTI

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LoRENZo BALLERINI«Sono nato a Firenze il 2 luglio 1983 – dice Lorenzo Ballerini – e sono volontario dal 2000. Ho iniziato con la pubblica assi-stenza di Campi Bisenzio, della quale sono volontario e per la quale mi occupo di diverse cose. Innanzitutto sono consigliere dell’associazione. La mia area di attività principale è quella del sanitario, settore del quale sono responsabile da circa tre anni. Nel 2006 ho partecipato alle Soccorsiadi, tra l’altro è un bel ricordo perché le abbiamo pure vinte. Poi ho preso parte a varie esercitazioni, come ‘Arnus 2006’ organizzata in occasione della ricorrenza dei quarant’anni dall’alluvione di Firenze. Tra le altre cose sono membro del gruppo di intervento che, in un caso analogo, dovrebbe provvedere ad evacuare la biblioteca nazionale di Firenze. Nella mia associazione mi occupo anche di protezione civile e sono un donatore di sangue».

DAMIANo CARLI Anche Damiano è uno dei nuovi membri della direzione. «Ho cominciato a fare servizio alla Pubblica assistenza di Montopoli – racconta – nel 1998, come obiettore di coscienza. Poi ho proseguito l’impegno nel servizio sanitario. Nel 2003 ho avviato un rapporto di collaborazione e progettazione con Anpas Toscana nel sociale e nella solidarietà internazionale. Un impegno che mi ha dato molta soddisfazione. Sempre da questo anno, sono coordinatore della zona empolese, e vice presidente del Cesvot di Empoli. Di recente ho assunto l’incarico di rappresentante del terzo settore al tavolo della società della salute zona Valdarno inferiore».

GIULIANo BERNARDI«Nasco a Losanna, in Svizzera, il 10 febbraio 1959 e sono entrato – ricorda Giuliano Bernardi – il 9 gennaio 1976 all’Humanitas di Firenze. Venivo da un lungo ricovero al Meyer dove ho visto tanta sofferenza e mi è venuto l’impulso di aiutare chi soffriva. C’era l’associazione vicino a casa e sono andato lì. In questi anni, per l’Humanitas sono stato centralinista, soccorritore, autista poi responsabile di protezione civile. A livello regionale mi sono occupato di protezione civile, diventando il vice di Alessandro Moni, incarico che ricopro tutt’ora. In più coordino i Pma ed, infine, sono presidente della consulta del volontariato del comu-ne di Firenze. Questo è il mio secondo mandato come consigliere, ma nel triennio precedente sono stato nella commissione di protezione civile come coordinatore regionale dei Pma. Penso che nel mandato che andremo ad affrontare avrò più o meno gli stessi incarichi del passato, visto che curo a tutto tondo i Pma andrò avanti con quello. Poi dovremo occuparci della partenza della colonna mobile regionale di protezione civile. Sarà un impegno abbastanza grosso».

MASSIMILIANo BoNoMINIDa giovane volontario a presidente dell’associazione del proprio paese e consigliere del coordinamento delle pubbliche as-sistenze di Pistoia. Questo il percorso, in nome dell’auto-aiuto, di Massimiliano Bonomini. «Sono nato a Pistoia – dice – il 18 febbraio del 1970 e dal 1984 ho iniziato a frequentare la pubblica assistenza di Maresca, il mio paese. È stata una cosa del tutto naturale, in nome di quel senso dell’auto-aiuto che è ancora vivo nelle piccole comunità dove tutti si conoscono e tutti si danno una mano, consapevoli che prima o poi quell’aiuto sarà reso loro se necessario. La mia storia recente dice che sono diventato presidente della pubblica assistenza di Maresca, oltre a ricoprire l’incarico di consigliere del coordinamento di Pistoia. Ho un lavoro che mi piace, faccio il consulente per le aziende in materia di telecomunicazione e sono perito informatico».

NILo CARPITAClasse di ferro 1929, una vita in associazione ma sempre energico e prezioso. Questa l’immagine che si ha parlando con Nilo Carpita, un pisano di quelli “tosti” militante della prima ora delle pubbliche assistenze. «Sono nato – racconta – il 17 febbraio del 1929 a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa. Ho avuto tanti incarichi in questi anni in enti e nel sindacato e da ben qua-rant’anni sono iscritto alle pubbliche assistenze. Mentre racconto queste cose davanti a me ho proprio una mia vecchia tessera del 1976, un bel ricordo. Diversi anni fa, durante la mia presidenza all’Inps, mi è stato chiesto di occuparmi della pubblica assistenza della mia città, Pisa, ed io non mi sono tirato indietro. Così dal 1996 sono presidente dell’associazione. Si tratta di un incarico al quale tengo molto ma che è anche parecchio impegnativo, per questa ragione non ho voluto altre incombenze

se non quella di fare da referente regionale per i donatori di sangue Anpas».

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PAoLA FRANCIQuando si crede in una cosa l’impegno è massimo e non pesa affatto occuparsi un po’ di tutto. Paola Franci, che è entrata in associazione per dare una mano a un amico, il presidente della pubblica assistenza di Taverne d’Arbia, ha finito per diventarne una vera e propria colonna. «Sono nata a Sinalunga – racconta – non molto lontano da Taverne d’Arbia sede della mia associa-zione il 12 gennaio 1974. Ho iniziato per dare una mano ad un amico, il presidente, nel 2001. Da allora non ho più mollato. A fine 2001 ho frequentato il corso da formatore a Marina di Massa poi ho ricoperto l’incarico di consigliere regionale Anpas, per cui adesso sono al secondo mandato. All’interno della mia associazione mi occupo principalmente di formazione ma non solo. Come in tutte le piccole realtà si fa quello di cui c’è bisogno. Per cui, se necessario, seguo il sanitario, i servizi sociali e la protezione civile. Di lavoro faccio l’infermiera al pronto soccorso dell’ospedale di Siena».

DANIELE DoNATITredici anni di presidenza nell’associazione della propria città, questo il biglietto da visita di Daniele Donati. “Sono nato – dice – a Livorno il 13 settembre del 1964 e sono entrato come volontario in associazione nel 1984 a Rosignano. In associazione ho fatto un po’ tutta la trafila, occupandomi di varie problematiche, dagli inizi legati all’antincendio e alle ambulanze a oggi nei probiviri della pubblica assistenza di Rosignano. Ho fatto parte del consiglio dei volontari, poi del consiglio direttivo dell’as-sociazione. Sono stato per otto anni vicepresidente e ho ricoperto, fino al luglio scorso, il ruolo di presidente. In pratica ho guidato l’associazione dal 1995 al 2008».

ATTILIo FARNESIAttilio Farnesi è alla terza esperienza in consiglio regionale. E’ stato membro del consiglio nazionale e promotore di molte importanti iniziative di Anpas. «Nasco a Viareggio nel 1954 – ci dice – e sono diventato volontario negli anni Settanta. Dall’84 sono entrato nel consiglio della Croce Verde di Viareggio. In seguito sono stato segretario, vicepresidente ed infine presidente per quindici anni, fino a pochi mesi fa. Dal 1999 sono responsabile del settore sanitario di Anpas Toscana. Per quanto riguarda l’esperienza che andremo a fare mi sembra che ci sia stato un discreto ringiovanimento del consiglio. Penso che ciò potrà dare nuovo impulso al comitato regionale e si potrà iniziare a creare i nuovi dirigenti del futuro. Vedo gente motivata con molta passione. Ci sarà da lavorare molto e su diversi fronti, ad esempio: solidarietà internazionale, sociale e formazione. Proprio per questo, per mia scelta e del comitato regionale, ho deciso di lasciare il mio incarico al comitato nazionale e dedicarmi maggiormente al regionale».

FABRIZIo GIACoMELLI«Sono nato a Pistoia il 21 marzo del 1966 – dice Fabrizio Giacomelli – e dal 1981 presto la mia opera in associazione alla Croce Verde di Pistoia. All’inizio ho fatto il semplice volontario, poi sono passato a fare l’autista. Il terzo step è stato quello di entrare nel gruppo di formazione sanitaria, infine sono diventato formatore regionale Anpas. Quest’ultima carica l’ho ricoperta per poco perché non potevo dedicargli tutto il tempo che era necessario. All’interno della mia associazione, la Croce Verde di Pistoia, sono stato per quasi dodici anni nel consiglio direttivo, e tra un anno fra l’altro scadrà il mandato di quello attuale. Sono, a oggi, responsabile del settore amministrativo. Cosa naturale viste le mie competenze in quanto di lavoro faccio il com-mercialista. Adesso è arrivato questo incarico nel consiglio regionale, che per me è un’assoluta novità. Non so cosa aspettarmi ma garantisco il massimo impegno per tutto ciò che mi troverò a fare durante il mandato».

VARENo CUCINIUna passione nata da ragazzo, non si è più affievolita. Anzi ha seguito passo dopo passo la vita di Vareno Cucini nato a Radi-condoli il 31 marzo del 1948. «Da giovane – dice – quando avevo sedici anni se marinavo la scuola andavo a giocare a carte o a biliardo alla pubblica assistenze di Siena. Da allora non ho più smesso di frequentare le associazioni. Tra i venti ed i trent’anni ho contribuito alla gestione ed allo sviluppo dell’associazione, poi per lavoro mi sono trasferito a Firenze da Siena ma nel 1999 i fili con la pubblica assistenza della mia città si sono riallacciati. Sono stato membro del consiglio fino al 2001, poi vicepresi-dente ed infine presidente per un mandato e mezzo. Tra le altre cariche che ho ricoperto o che ricopro c’è quella di membro del consiglio direttivo regionale e del consiglio nazionale. Infine, rappresento le pubbliche assistenze nel Cesvot, del quale tra l’altro, sono vicepresidente».

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GIANLUCA GIGLIoNI«Sono nato l’8 dicembre 1977 e sono nella Croce Verde di Chianciano – spiega Gianluca Giglioni – dal 2001. Prima ci ho svolto il servizio civile poi sono diventato volontario. Facendo quello che fanno un po’ tutti in associazione. Dopo qualche tempo sono diventato responsabile dei volontari poi sono entrato nel consiglio dell’associazione ed infine mi è stato proposto di fare questa nuova esperienza in consiglio regionale ho accettato ed eccomi qua. Con tanta voglia di far bene. Nella mia associazio-ne, oltre a svolgere le normali attività di un volontario, do una mano ai ragazzi dell’area formazione e poi seguo i progetti di servizio civile in quanto sono un Olp, operatore locale di progetto».

MAURo GIANNELLITanta esperienza al servizio del consiglio regionale. Mauro Giannelli, nato a Bibbiena il 4 aprile del 1960, oltre a essere consi-gliere di Anpas Toscana ricopre importanti incarichi in ambito nazionale. Il suo impegno, per le pubbliche assistenze, nasce da giovane. «Dal 1984 – confessa – sono stato attivo nell’associazione del mio paese Rassina in Casentino, per la quale ho fatto per ben dieci anni il segretario. Come volontario ho prestato e presto servizio sulle ambulanze del 118. Oltre all’incarico di consigliere regionale ne ho alcuni nazionali. Sono segretario della consulta nazionale del volontariato presso il forum del terzo settore. Seguo la segreteria del progetto Sud, per i fondi della programmazione sociale. Curo la segreteria del progetto forma-zione quadri del volontariato e terzo settore. Infine sono vicepresidente dell’università del terzo settore».

GIoVANNA LA MANNA«Sono nata a Palermo il 27 aprile 1972 – dice Giovanna La Manna – e mi sono avvicinata alle pubbliche assistenze nel 2004. Più precisamente sono entrata nella Croce Verde di Lucca. Ho iniziato come volontario soccorritore di secondo livello, ma adesso faccio di più. In questi anni mi sono occupata, e mi occupo tuttora, anche di donazione di sangue seguendo il gruppo Manfredi. Ovviamente sono anche una donatrice. Aiuto anche nella preparazione di un giornalino che è il periodico dell’associazione. In consiglio regionale sono al mio secondo mandato. Il primo triennio, per me, è stato conoscitivo. Visto che sono siciliana l’esperienza precedente è stato anche un modo per conoscere meglio la realtà toscana. In questo secondo mandato, invece, mi aspetto di essere molto più attiva e coinvolta, anche operativamente parlando».

FABRIZIo GIRoMELLADa 500 a 2500 tesserati con l’obiettivo di arrivare presto a 5000. Questo il biglietto da visita del presidente della pubblica assi-stenza di Carrara, Fabrizio Giromella recentemente eletto in consiglio regionale. «Sono nato il 2 agosto 1955 a Carrara – dice – e mi sono avvicinato per la prima volta all’associazione alla fine degli anni Novanta quando ho fatto il revisore dei conti. Poi nel 2001 sono entrato in consiglio ed ho traghettato la pubblica assistenza, in qualità di presidente carica che ricopro tutt’ora, da ente Ipab ad Onlus. Credo che la nostra sia stata l’ultima associazione in Toscana a trasformarsi. Gli ultimi anni non sono stati facili. Tuttavia siamo riusciti ad aumentare considerevolmente i tesserati, da 500 a 2500 ed abbiamo l’ambizione di arrivare a 5000. Inoltre stiamo riuscendo a far passare un messaggio: sulla pubblica assistenza si può contare anche a Carrara, non solo a Firenze o nell’entroterra toscano».

ANDREA LAVECCHIAAndrea Lavecchia, un uomo impegnato nella protezione civile. Il ritratto di uno dei membri del nuovo consiglio, Andrea La-vecchia si lega quasi indissolubilmente all’attività di un settore. «Sono nato – dice – l’8 febbraio 1980 ad Empoli. La mia prima esperienza in associazione l’ho avuta nel 1993 nella pubblica assistenza di Montelupo della quale sono stato volontario fino al 2005. Poi mi sono trasferito a Fucecchio e sono diventato volontario della locale associazione. Negli ultimi tre anni sono stato consigliere regionale, dunque adesso sono al mio secondo mandato. Alla mia prima esperienza è legato il lavoro nella commis-sione protezione civile. Tra le cose di cui vado fiero c’è l’esser riuscito, da quando sono divenuto referente per la protezione civile della zona empolese, a farla essere autonoma da quella pisana, cui era legata in precedenza».

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NICoLA MARINI«Sono nato a Livorno il 20 settembre del 1948. Sono entrato nelle pubbliche assistenze – ricorda Nicola Marini – come medico del 118 nel 2001. Ho aderito alla Società Volontari di Soccorso di Livorno, adesso sono entrato nella pubblica assistenza di Col-lesalvetti, che a quei tempi faceva parte dell’Anpas regionale. Ho fatto il consigliere per tre anni, dal 2003 al 2006, poi mi hanno indicato per il consiglio regionale, quindi questo è il mio secondo mandato. Le impressioni avute dal mio primo mandato sono state molto positive, per l’estrema concretezza delle riunioni del consiglio. Ogni presidente di commissione presentava il lavoro svolto durante il mese, con precisione e sinteticità. Ciò permetteva di capire a chi non faceva parte di quella commissione cosa facevano gli altri e c’era spazio per intervenire sulle tematiche esposte. Insomma c’era un circuito d’informazione e d’azione eccellente. Un’altra cosa positiva, che ho riscontrato nella mia precedente esperienza, è stata l’ammissione, sin da subito, dei responsabili delle zone in consiglio regionale. Dal secondo mandato mi aspetto si continui sulla linea del primo, all’insegna

della concretezza e del confronto nel consiglio regionale».

PAoLo MAGAGNINI«Sono nato a Portoferraio, il 12 dicembre 1941 – dice Paolo Magagnini – mentre sono membro della Croce Verde di Portofer-raio dal 1999. Sono entrato in associazione come vicepresidente di Lamberto Fiorini. Abbiamo intrapreso insieme il cammino in associazione poi, quando lui per ragioni personali ha dovuto lasciare nel 2000/1, sono subentrato io come presidente. In questi anni sono diventato coordinatore della zona Elba e adesso sono al secondo mandato di consigliere regionale. Il mio primo mandato è stato abbastanza positivo. Ho appreso cose che prima non sapevo, è stato davvero utile frequentare l’Anpas regionale a Firenze per rendermi conto pienamente di cos’è il nostro movimento. Questa volta cercherò di fare le cose utili per far crescere le associazioni della zona dell’Elba, di risolvere i problemi che ci sono e far aumentare la loro considerazione in seno all’Anpas e non solo».

RoMANo MANETTI«Nasco a Scandicci, comune vicino a Firenze, il 6 novembre del 1940, proprio a 50 metri di distanza dalla sede della Pubblica assistenza Humanitas di Scandicci, associazione ultracentenaria e punto di riferimento importante per la cittadinanza. E’ fin troppo scontato che, negli anni ‘60, all’età di venti anni, finissi per frequentare assiduamente l’associazione, anche perché figlio di volontario della stessa Pubblica assistenza. Quindici anni di militanza attiva, circa 2000 servizi svolti, fino a ricoprire ruoli all’interno del comitato dei volontari, del Consiglio di amministrazione prima come consulente, poi come amministratore. Alla fine degli anni ‘90, esattamente nel 1997, divento presidente della stessa Associazione, ruolo che ricopro fino al 2004, quando per scelta personale, decido di non ricandidarmi. Nel frattempo, fine anno 2000, mi viene proposto di assumere la presidenza del Comitato regionale toscano di Anpas. Il rimanente è storia recente: la conferma alla guida di questo splendido movimento ‘per acclamazione’ avvenuta l’otto novembre scorso. Rimango un volontario con tanto entusiasmo, felice di continuare questa esperienza, dove la solidarietà viene misurata concretamente tutti i giorni con l’impegno costante in favore di chi soffre e ha bisogno d’aiuto».

ToMMASo LELLITommaso Lelli è nato a Firenze il 26 agosto 1973. «Sono entrato in pubblica assistenza circa diciotto anni fa – dice – nella Fratel-lanza Militare di Firenze. Attualmente sono consigliere proprio di questa associazione, responsabile di sede e responsabile dei turni di notte. Tra l’altro sono anche formatore regionale. Ed è una tra le esperienze più gratificanti di questi anni, che dal 2001 mi permettere di essere sempre aggiornato sulle ultime tecniche di soccorso e di insegnarle ai nuovi volontari. Un incarico, quello di formatore, che comunque seguivo già dal 1998. Sempre per quanto riguarda la formazione sono responsabile, per Anpas, della zona fiorentina. Sono membro del gruppo di organizzazione delle Soccorsiadi regionali e delle simulazioni nazionali».

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ALESSANDRo MoNIAlessandro Moni ha certamente bisogno di poche presentazioni, tuttavia anche per colui che oramai è un’icona dell’Anpas, è do-verosa una breve scheda introduttiva. «Sono nato il 27 febbraio 1949 a Firenze – dice – ed ho iniziato nel 1972 all’Humanitas di Scandicci. I primi anni, come è ovvio, mi sono occupato più dell’associazione, avendo un ruolo nel coordinamento dei volontari di Scandicci. Poi negli anni Ottanta sono entrato nell’unione regionale toscana pubbliche assistenze, oggi comitato regionale toscano. Da allora ho avuto l’incarico di responsabile regionale del settore protezione civile. Nel corso degli anni ho assunto anche l’incarico di responsabile operativo nazionale di protezione civile. Per ciò che concerne il lavoro che dovremo svolgere nei prossimi anni, per quanto riguarda le tematiche che seguo e che ho sempre seguito, bisognerà certamente consolidare il settore di protezione civile. In altre parole sarà necessario trovare la giusta integrazione tra l’impegno che le pubbliche assistenze mettono in campo nazionale e l’impegno che ci viene richiesto dalla Regione. Dovremo darci una organizzazione precisa, perché vogliamo essere da una parte e dall’altra, dunque dobbiamo trovare il giusto equilibrio».

GRAZIANo PACINIDa sindaco a volontario delle pubbliche assistenze, questo il cammino di Graziano Pacini, nato a Pomarance il 21 agosto del 1952. «Ho iniziato il mio cammino all’interno dell’Anpas – ricorda – nel 2004 quando ho esaurito il mio incarico di sindaco di Pomarance. Da primo cittadino è iniziata la collaborazione con l’Anpas e le altre associazioni di protezione civile. Nel 2004 mi sono iscritto pubblica assistenza protezione civile Alta Val di Cecina che ha sede a Larderello ed ho avuto il mio primo incarico regionale nel 2005. Allora in consiglio mi hanno proposto di occuparmi di tematiche sociali, difatti sono stato coordinatore del-la commissione sociale. Il mio primo mandato è stata una bellissima esperienza. Tra l’altro ho dovuto preparare due convegni di cui vado fiero, uno all’inizio del mandato a Larderello ed uno alla fine del mandato a Soci. In questi due convegni il volontariato ha avuto modo di uscire all’esterno ed affermare la sua identità come soggetto politico che può anche influire sulle politiche e sulla legislazione. Penso che anche nel triennio che andremo ad affrontare mi occuperò di tematiche sociali, nell’apposita

commissione. Purtroppo, a causa dei mie molti altri impegni, potrò dedicare alla cosa meno tempo».

SILVIA TARTARI«Sono nata il 28 luglio 1979 a Firenze – dice Silvia Tartari – e mi sono avvicinata alle pubbliche assistenze nel 1995. Tramite amici sono entrata in contatto con l’Humanitas Firenze Nord e da lì è iniziato il mio percorso in associazione. In questi anni mi sono occupata di tante cose. Naturalmente ho fatto le cose classiche che fanno i volontari in associazione. Sono stata nel consiglio di amministrazione, ho fatto parte del servizio civile, ho gestito i dipendenti e sono diventata formatore di associazio-ne. Adesso mi occupo dei corsi di formazione di primo e secondo livello. Quello attuale è il mio primo mandato in consiglio regionale e mi aspetto di poter far bene. È presto per dare giudizi, abbiamo appena iniziato, però ho visto che quella formata è una bella squadra, quindi i presupposti per lavorare nel modo giusto credo proprio ci siano tutti».

STEFANo TUSINIStefano Tusini, l’esperienza di un primo cittadino al servizio del consiglio regionale toscano. «Sono nato – attacca Stefano Tusini – a Fosdinovo il 24 luglio del 1954. Sono entrato in associazione, la compagnia di pubblica assistenza Concordia di Fosdinovo nel 1999 alla scadenza del mio mandato di sindaco del paese. Come primo cittadino mi ero già reso conto delle problematiche che dovevano fronteggiare le associazioni di volontariato e finito il mandato mi sono avvicinato maggiormente e ho cominciato a partecipare alla vita associativa. In questi anni ho ricoperto diversi incarichi. Sono stato nel direttivo, come responsabile del 118 e dei turni e nel 2002 ho fatto il corso da formatore sanitario regionale. Da allora sono rimasto sempre dentro ai direttivi quando come responsabile dei turni, quando dei corsi. Adesso che sono in consiglio regionale spero di dare un piccolo contributo, per cercare di migliorare le cose in Toscana dal punto di vista della formazione dei volontari; inoltre vorrei avvicinarmi di più alle problematiche regionali della nostra associazione».

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ALBERTo VALENTINI«Sono nato a Prato il 17 gennaio 1956 e sono entrato nel giro del volontariato – spiega Alberto Valentini – perché un caro amico, il compianto ex presidente della pubblica di Prato, Edo Sodini, mi aveva chiamato per dargli una mano. Un aiuto di tipo professionale, visto che faccio l’avvocato. Da allora sono stato contagiato dall’entusiasmo delle persone; sono entrato nel consiglio della pubblica assistenza L’Avvenire otto anni fa e nei primi cinque anni mi sono occupato delle sezioni. Attualmente sto facendo un secondo mandato come vicepresidente. Con la mia nuova esperienza in consiglio regionale spero di poter continuare ad occuparmi, anche se in modo diverso, di volontariato. Tra un anno e mezzo scadrà il mio impegno alla pubblica assistenza di Prato e non sarò più rieleggibile, in quanto il nostro statuto prevede la non eleggibilità dopo il secondo mandato consecutivo. Però ero curioso e avevo voglia di non uscire dall’ambiente, dunque l’opportunità di fare il consigliere regionale cade a proposito».

L’appuntamento si è tenuto nella capitale dal 28 al 30 novembre scorsi. E la Toscana, al termine delle votazioni per

il rinnovo del consiglio direttivo, sarà rappresentata da cinque consiglieri. Si tratta di Andrea Ciampi, Piero Gastaldo,

Romano Giovannini, Mario Pacinotti, Gianmarco Parenti. Il congresso si è tenuto sotto l’alto patronato del Presiden-

te della Repubblica e con il patrocinio del senato della Repubblica, della camera dei deputati, della Presidenza presi-

denza del consiglio, del ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, della regione Lazio, della provincia

e del comune di Roma. Nell’ambito del Congresso è stato presentato il rapporto sulla formazione nelle pubbliche

assistenze e nei Comitati regionali e la ricerca su identità e comunicazione delle pubbliche assistenze. Numerose le

personalità presenti tra cui Guido Bertolaso, capo dipartimento protezione civile; Leonzio Borea, capo ufficio nazio-

nale Servizio civile; Agostino Miozzo, direttore ufficio volontariato dipartimento protezione civile; Carlo Alfiero, pre-

sidente Fondazione per il Sud; Gabriella Gammarota, funzionario ministero Lavoro Salute e Politiche sociali; Lionello

Cosentino responsabile sanità governo ombra; Gabriella Stramaccioni, consigliera Agenzia per le onlus; Paolo Beni,

presidente Arci; Andrea olivero, presidente Acli; Marco Granelli, presidente CSV.net, Luigi Di Vittorio vice presidente

Auser; Stefano Daneri, Responsabile assistenza e terzo settore Cgil.

GIANCARLo ZURI«Sono nato – dice Giancarlo Zuri – a Fiesole il 12 gennaio del 1950. A soli diciassette anni, nel 1967, sono entrato in associazio-ne alla Fratellanza Popolare di Caldine, nata appena due anni prima. In questi anni ho fatto un po’ di tutto, come credo ognuno. Inizialmente sono stato volontario soccorritore, poi responsabile della squadra militi alla direzione del servizio operativo. Ades-so, e da ben diciotto anni, sono presidente dell’associazione. Quella attuale è la mia seconda esperienza in consiglio regionale. La prima è caduta in un periodo poco felice e non sono riuscito a dare il mio contributo. Stavolta credo di poter portare in consiglio regionale tutta l’esperienza che mi sono fatto come presidente di un’associazione e nei consigli di zona fiorentini. Dato che sono stato eletto come referente dell’area fiorentina, in consiglio regionale intendo portare la voce di quest’area ma, soprattutto, voglio mettere a disposizione di Anpas l’esperienza che ho nel settore socio sanitario».

a roma il 50° congresso di anpas nazionale

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