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Publius Per un’Alternativa Europea Confederazione dei giornali universitari pavesi Numero 17 - Gennaio/Marzo 2014 distribuzione gratuita Giornale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazione, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani Le manifestazioni in corso in questi giorni in Ucraina a favore della adesione alla UE pongono la giovane nazione e l’Europa stessa dinanzi alla loro impotenza. Le pressioni del governo russo per evi tare la ;irma di Associazi one dell’Ucraina all’Unione europea, hanno l’obiettivo di legare il paese alla pro pria in;luenza economica e geopolitica (due terzi della ;lotta russa nel Mar Nero ha le proprie basi in Uc raina). La dipendenza economica della Ucraina dalla Russia è un dato di fatto sin dal giorno dello sfaldamento della Unione Sovietica: senza il gas pro veniente dai gasdotti russi l’Ucraina non avrebbe modo né di far funzionare le proprie industrie né di provvedere al riscalda mento delle proprie città. Questo dipende dal fatto che in questi oltre venti anni di indipendenza l’Ucraina non ha avuto la capacità di sviluppare un proprio sistema ener getico che ne garantisse l’autonomia, nonostante le ingenti risorse petrolifere e di carbone di cui dis pone. In Ucraina, va ricor dato, regna la corruzione ed è presente una forte minoranza etnica russa (il 22% della popolazione è di origine russa a seguito della russi;icazione della regione sin dagli anni venti): due fattori che bloccano lo sviluppo democratico, a dispetto del succedersi di libere elezioni durante le quali il tema dei rapporti con l’in gombrante vicina potenza domina il dibattito polit ico. Che sul paese aleggi perennemente l’ombra della Russia è anche dato dal fatto che in molte scu ole gli studenti possono optare per studiare con docenti di lingua ucraina o con docenti di lingua russa: possiamo facil mente immaginare quale letteratura e quale storia studino i ragazzi nelle due diverse scuole. E’ un segno della divisione e della con traddizione culturale e politica in cui vive gior nalmente l’Ucraina. In questa situazione l’Unione europea viene vista dai cittadini ucraini non rus so;ili come una speranza di liberazione dall’in;lu enza della Russia. Ma c’è un “però” che grava su questa scelta. L’Unione europea non ha la forza politica necessaria per garantire una scelta libera Indice pag.1 Editoriale Publius pag.2 Web e democrazia: un’arma a doppio taglio Nelson Belloni pag.4 Quali possibilità per una nuova politica di difesa europea Giovanni Salpietro pag.5 Il Transatlantic Trade & Investment Partnership: più di un'area di libero scambio Francesco Violi >> pag.2

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Publius - per un'alternativa europea. Numero 17, Gennaio - Marzo 2014. Giornale degli studenti dell'Università di Pavia.

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  • PubliusPer unAlternativa Europea

    Confederazione dei giornali universitari pavesi Numero 17 - Gennaio/Marzo 2014

    distribuzione gratuita

    Giornale degli studentidellUniversit di Pavia.

    Informazione, riflessioni e commenti sullEuropa di oggi

    e di domani

    Le manifestazioni in corso in questi giorni in Ucraina a favore della adesione a l l a U E p o n g o n o l a giovane nazione e lEuropa stessa dinanzi alla loro impotenza. Le pressioni del governo russo per evi-tare la ;irma di Associazi-one dellUcraina allUnione europea, hanno lobiettivo di legare il paese alla pro-pria in;luenza economica e geopolitica (due terzi della ;lotta russa nel Mar Nero ha le proprie basi in Uc-raina). La dipendenza economica della Ucraina dalla Russia un dato di fatto sin dal giorno dello sfaldamento della Unione Sovietica: senza il gas pro-veniente dai gasdotti russi lUcraina non avrebbe modo n di far funzionare le proprie industrie n di provvedere al riscalda-mento delle proprie citt.

    Questo dipende dal fatto che in questi oltre venti anni di indipendenza lUcraina non ha avuto la capacit di sviluppare un proprio sistema ener-getico che ne garantisse lautonomia, nonostante le ingenti risorse petrolifere e di carbone di cui dis-pone. In Ucraina, va ricor-dato, regna la corruzione ed presente una forte minoranza etnica russa (il 22% della popolazione di origine russa a seguito della russi;icazione della regione sin dagli anni venti): due fattori che b loccano lo svi luppo democratico, a dispetto del succedersi di libere elezioni durante le quali il tema dei rapporti con lin-gombrante vicina potenza domina il dibattito polit-ico. Che sul paese aleggi perennemente lombra

    della Russia anche dato dal fatto che in molte scu-ole gli studenti possono optare per studiare con docenti di lingua ucraina o con docenti di lingua russa: possiamo facil-mente immaginare quale letteratura e quale storia studino i ragazzi nelle due diverse scuole. E un segno della divisione e della con-traddizione culturale e politica in cui vive gior-nalmente lUcraina. In questa situazione lUnione europea viene vista dai cittadini ucraini non rus-so;ili come una speranza di liberazione dallin;lu-enza della Russia. Ma c un per che grava su questa scelta. LUnione europea non ha la forza politica necessaria per garantire una scelta libera

    Indice

    pag.1 EditorialePublius

    pag.2 Web e democrazia: unarma a doppio taglio

    Nelson Belloni

    pag.4 Quali possibilit per una nuova politica di difesa europea

    Giovanni Salpietro

    pag.5 Il Transatlantic Trade & Investment Partnership: pi di un'area di libero scambio

    Francesco Violi>> pag.2

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    La capacit di internet di annullare spazio e tempo nella trasmissione delle informazioni ha fortemente tra-sformato la realt produttiva e quin-di la societ e la politica in tutto il mondo. Le opportunit e le proble-matiche del mondo globalizzato han-no natura sovranazionale anche e sopratutto a causa di internet.Ma mentre il consenso su questa va-lutazione ampiamente condiviso, nel momento in cui internet viene pensato come strumento di demo-crazia diretta l'analisi si fa pi com-plessa. Alcuni attori politici sosten-gono che internet abbia da s la ca-pacit di sviluppare progressivamen-te un mondo pi democratico e par-tecipato (cyber-utopisti); mentre al-tri sostengono persino che internet possa sostituire il ruolo di una serie di fattori della vita politica, come i partiti, o che internet possa essere

    considerato una fonte di cultura e informazioni ideale (cyber-centri-smo). Altra convinzione, sempre nel-la linea del cyber-centrismo, tipica dei "cyber-entusiasti" che internet abbia il potere di pari;icare il ruolo nella vita politica tra una piccola or-ganizzazione e una grande organiz-zazione.Su questo tema, un libro importante, che merita di essere segnalato per il suo tentativo di ricerca seria e do-cumentata, The Net Delusion: the dark side of internet freedom di Eu-gene Morozov, con cui lautore si propone proprio di veri;icare la vali-dit delle ipotesi che abbiamo appe-na menzionato. Il primo mito che Morozov affronta quello relativo alla forza democratica dirompente di internet. Egli docu-menta, infatti, con chiarezza ed esempi, quali sono i rapporti reali dei

    Web e democrazia: unarma a doppio taglio

    ed autonoma dellUcraina. Lulteriore apertura ad Est dellUnione, con la prospettiva di una successiva ade-sione, creerebbe ulteriori squilibri in primis nella Unione stessa, che gi oggi, a 28, senza un embrione di gov-erno, risulta bloccata in qualsiasi sua decisione. LUnione europea daltra parte, come lUcraina, sotto ricatto da parte del governo russo: qualora volesse, la Russia in grado di bloc-care o di ridurre le forniture di gas verso lUnione (in particolare verso i paesi membri del Sud) e lUnione, come lUcraina, dovrebbe cedere alla volont di chi pu imporre la propria politica estera e la propria politica economica, per quanto possano essere discutibili. Il grido di speranza che proviene dai manifestanti ucraini a favore di una adesione allUnione dovrebbe ricordarci che senza un governo dellUnione (o di un suo em-brione partendo dagli Stati dellarea delleuro) lEuropa oggi impotente nel rispondere, esattamente come sta accadendo in Grecia: le risposte che oggi lUnione europea in grado di dare sono solo quelle del conteni-mento dei costi o della revisione delle politiche di bilancio, perch questo il solo potere di cui oggi dis-

    pone, ma non perch vi un governo, ma perch vi una Banca centrale. Sostenere ladesione dellUcraina a questa Unione implica che qualche Stato membro pi ricco si debba far carico dei costi politici ed economici che questo comporterebbe, perch lUcraina una nazione da ricos-truire, ma per farlo occorrono ingenti risorse ;inanziarie (che lUnione oggi non ha) e un potere politico da con-trapporre a chi il potere lo ha e lo esercita (la Russia). Sostenere lade-sione dellUcraina pertanto non basta, a meno di non voler fare del facile populismo. Il governo russo, per bocca del suo vice premier Shu-valov, ha dichiarato che nessuno se non la Russia pu dare allUcraina i fondi che le sono necessari, cos ra-pidamente e in tali quantit. Ma ha anche aggiunto un monito rivolgen-dosi non solo allUcraina ma anche al resto dEuropa: Ma non li aiuteremo senza qualche impegno da parte loro. Parole che possono apparire arroganti, ma che pu esprimere solo chi sa di avere un potere politico forte alle proprie spalle. Ai populisti anti europei presenti nellUnione e ai populisti ;ilo europeisti che gridano insieme allo scandalo di unEuropa sorda alle grida di aiuto dei di-mostranti ucraini va ricordato che

    anche il governo dellArmenia non ha sottoscritto lAccordo di Associazione e il governo russo ha immediata-mente accordato un sconto sul prezzo del gas verso il Paese: la poli-tica non fatta solo di slogan, ma di forza e realismo politico, una realpo-litik che lUnione europea non pu che subire. LArmenia vale meno dellUcraina agli occhi dei nuovi e vecchi populisti che si riempiono la bocca di vuoti slogan? Negli anni Trenta ci si chiedeva chi era disposto a morire per Danzica e anche allora lEuropa democratica tacque perch non aveva la forza per contrapporsi al nazismo. Ci volle una guerra e laiuto di una potenza mondiale emergente per rispondere. Oggi q u a l e c i t t a d i n o d e l l E u r opa dellUnione vorrebbe morire per lUcraina sapendo di dover fare ulte-riori sacri;ici oltre a quelli che gi stiamo conoscendo? La triste verit che la crisi ucraina lennesima di-mostrazione della crisi dellUnione europea priva di reale potere politico e il grido di speranza ucraino rester solo lungo le sponde del Mar Nero a meno che lorso russo non faccia delle concessioni: allUcraina e allEuropa che con il cappello in mano ringrazier. Publius

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    regimi autoritari con il web. In Cina, in Venezuela, in Vietnam, in Russia e in altri paesi, la rete utiliz-zata anche e sopratutto dai governi per rafforzare il regime. La forme sono quella della censura per bloccare parole come "democrazia", quella del controllo per individuare i movimenti di sommossa che altrimenti sarebbero spiati esclusivamente dai servizi segreti a costi su-periori, e in;ine quella del-la propaganda, arrivando a pagare blogger perch scrivano post a favore del regime e denuncino siti e blog "pericolosi per il go-verno". Il punto che non esiste una capacit intrin-seca di internet di essere strumento di democrazia, e lespe-rienza dimostra che, nella battaglia via web tra democrazia e autoritari-smo, questultimo ha sempre la me-glio. Laddove si sostiene, come nel caso delle primavere arabe, che in-ternet abbia avuto un ruolo cruciale nel rovesciare il regime, in realt molto dif;icile riuscire a valutare quan-to lo strumento di pro-paganda via web sia sta-to importante, e quanto piuttosto abbiano pesa-to le condizioni di crisi sia economica che di consenso presenti nel paese, il qua-dro internazionale, linstabilit stessa dei regimi al potere e le altre dinami-che politiche classiche che costitui-vano loggetto della propaganda dei rivoluzionari, anche via internet. Senza contare il fatto che le rivolu-zioni non hanno conseguito i risultati che speravano di ottenere. Il miglio-ramento delle condizioni in Libia e in Egitto, ad esempio, alquanto discu-tibile; basti pensare, nel primo caso, allanarchia che regna nel paese (di cui il caso drammatico delluccisione dellambasciatore americano a Ben-gasi una delle tante dimostrazioni) oppure alla controrivoluzione egizia-na, dove si tornati ad un nuovo go-verno militare. Il cyber-utopismo dunque una concezione piuttosto semplicistica di quello che realmente il ruolo di internet nella battaglia per sviluppare la democrazia, soprat-tutto l dove questa ancora non esi-ste. Si tratta di una tesi che ha riscos-so un certo successo soprattutto ne-

    gli Stati Uniti, dove il cyber-utopismo si sviluppato tra molti policyma-kers, sia repubblicani che democrati-ci, che lo hanno visto come uno strumento per tentare di diffondere la democrazia nel mondo a basso co-sto e senza imbarcarsi in scenari di politica estera molto complessi. Il problema che una visione eccesi-vamente semplicistica del ruolo di internet in questo campo rischia di disorientare le forze po-litiche che devono af-frontare un mondo gi molto dif;icile e in continua trasfor-mazione.A livello globale, il mondo del cyber-centrismo molto variegato. In Italia abbiamo, ad esempio, il Movimento 5 Stelle che sostiene che lunica parte-cipazione veramente democratica quella online, perch potenzialmente coinvol-ge tutti i cittadini. Negli Usa si propaganda molto il fatto che la campagna di Obama sia stata ;inan-ziata interamente da pic-cole donazioni via web, e si omette di ricordare lamplissimo lavoro di contatti diretti con i cit-tadini, inclusa la campagna porta a porta, che ha alimentato il consenso per il presidente. Ci sono poi movi-menti che utilizzano internet come unica fonte di informazione, e cos via. In generale, sono molte le forze politiche che cominciano a sostenere, anche se in modo poco argomentato,

    che svariati elementi che compongono la realt della politica degli Stati stanno ormai venendo via via sosti-tuite da internet.Ora, se chiaro che internet uno strumento formidabile, molte posizioni tipiche dei cyber-centristi sono invece irrealistiche. Un esempio il mito della formazione online. La formazione online non esiste, esistono approfondi-menti online. Internet estremamente vasto e la scel-ta del surfer comincia da una pagina bianca con una barra di ricerca: solo la cultura personale dell'individuo lo porter ad approfondire ci che desidera. Un altro esem-pio il dibattito. Esistono esperimenti che mostrano come il dialogo tra persone ;isicamente vicine in grado di vedersi in faccia sia molto pi accurato ed educato di quello online che sembra invece favorire messaggi molto bana-li e semplici, spesso emozionali e spesso iracondi, esposti pi facilmen-te dalle personalit pi rissose a cau-sa di vari fattori come: l'assenza del volto nella comunicazione, la non contemporaneit della comunicazio-ne, l'assenza di senso della responsa-bilit, il fatto che internet in primo luogo un mezzo di svago, ecc..Un terzo esempio invece l'idea che internet pari;ichi gli attori e che dun-que le battaglie politiche del XXI se-colo sono e saranno molto pi demo-cratiche di quelle passate. In realt evidente che gli attori politici che pi hanno bene;iciato dei vantaggi di in-ternet non erano affatto degli scono-sciuti e che tendenzialmente internet funziona da cassa di risonanza per chi ha pi visibilit sui mezzi tradizionali di in-formazione. Prendiamo, ad esempio, il Democratic Party americano e il suo ;inanziamento volontario da parte di privati (il cui importo non poteva mai superare i 200$). Questo fenomeno ha portato molti a credere che si sia aperta una nuova fase democratica; ma, da un lato, il DP era gi conosciu-to da tutti, dall'altro, larga parte della sua campagna elettorale stata in realt una campagna porta a porta, quindi qualcosa che, a livello applica-tivo, sopratutto of;line.Un altro esempio che si cita spesso di

    Il punto che non esiste una capacit

    intrinseca di internet di essere strumento

    di democrazia

    Se chiaro che in-ternet uno stru-mento formidabile, molte posizioni ti-piche dei cyber-

    centristi sono inve-ce irrealistiche

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    successi web, e che in realt non sono dipesi in maggior parte da in-ternet, proprio quello del Movi-mento 5 Stelle che ha portato molte persone nelle piazze e che stato costantemente pubblicizzato da ogni telegiornale televisivo e dalla stampa, anche in assenza di interviste dei componenti del movimento.Si pu concludere che internet un nuovo strumento e una nuova arena di confronto, con caratterisitiche e dif;icolt peculiari, che non si sosti-tuisce a quelli classici come le piazze e le sale conferenza. Internet desti-nato a divenire un complemento di ogni organizzazione politica ma il suo successo dipender molto dalla natu-ra e dalle capacit di tale organizza-zione nel mondo away from key-

    board.In conclusione, le continue e rapidis-sime trasformazioni create dalle s;i-de del mondo globalizzato, che vedo-no gli Stati nazionali e la stessa poli-tica sempre pi in diffciolt, portano molti policymakers e osservatori a cercare confusamente una soluzione facile nel web. In questo modo, la comunicazione e l'emozionalit dei messaggi rischiano di prendere il so-pravvento sulla formazione politica e sulla concretezza dei progetti e degli obiettivi, favorendo contempora-neamente i partiti populisti e il pro-gressivo distacco dei cittadini dalla vera politica, e portando alla scom-parsa delle organizzazioni partitiche che pure hanno svolto storicamente un ruolo essenziale per la vita demo-cratica.I nodi crucia l i del la pol i t ica

    internazionale, dalla crisi economica a quelle militari, richiedono un salto di qualit della politica. Per gli europei il problema avere la capacit di creare gli Stati Uniti d'Europa per garantire un quadro che renda possibile affrontare ef;icacemente i problemi, ormai sovranazionali. Illudersi che la comunicazione e luso di internet possano fornire, di per s, la chiave per risolvere le crisi, rischia di essere estremamente controproducente e di ritardare il momento di presa di coscienza della necessit, oggi ineludibile, di compiere il salto di superare le sovranit nazionali per allargare lorbita dello Stato e, con esso, della democrazia.Nelson Belloni

    Tra il 1950 e il 1954 in Europa vi fu-rono lunghe trattative attorno alla possibilit di costituire una Comuni-t europea di difesa (CED) che aveva come scopo la costituzione di un esercito europeo per superare il problema del riarmo tedesco in unottica di reciproca integrazione e per consentire agli Stati membri del-la CECA di dotarsi di una politica di difesa e sicurezza. Tale progetto non solo era solo rivolto allo scopo di una pi stretta collaborazione militare, ma gettava anche le basi per la costi-tuzione di uno Stato federale euro-peo fondato su una costituzione e su istituzioni democratiche. Le resi-stenze degli Stati a rinunciare ad un pezzo cosi importante della propria sovranit ed in particolare il ri;iuto dellAssemblea francese a rati;icare il nuovo Trattato, fecero naufragare il progetto CED. LEuropa rinunci de facto ad adottare una politica di dife-sa comune delegando tale compito alla NATO e alla presenza di forze e armamenti americani allinterno del vecchio continente. Finita per la Guerra fredda e scom-parsa la minaccia sovietica, si riac-ceso sin dalla ;ine degli anni Ottanta il dibattito sulla difesa del continente e se questa pu ancora essere dele-gata agli USA e alle loro basi. In que-

    sto nuovo contesto la presenza sta-tunitense (e gli arsenali connessi) allinterno del territorio europeo ac-crescono la preoccupazione tra lopi-nione pubblica e la classe politica. A ottobre il periodico tedesco Der Spiegel pubblicava un articolo sulla decisione dellamministrazione ame-ricana di riquali;icare larsenale nucleare presente sul territorio te-desco. Lidea quella di rimpiazzare

    entro il 2024 le vecchie testate nu-cleari con delle nuove, le B-61-12, che hanno un potere distruttivo 90 volte superiore a quello della bomba di Hiroshima. Questo nonostante da tempo la Germania abbia espresso pi volte il desiderio di vedere que-sto arsenale rimosso de;initivamen-te, ma ad oggi i governi USA e il Pen-tagono non hanno fatto particolari passi indietro in tal senso, mostran-

    Quali possibilit per una nuova politica di difesa europea

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    doci quanto sia unilaterale il rappor-to tra la piccola Germania e il colos-so statunitense. E la Germania non la sola ad aver protestato contro lingerenza americana nella politica di difesa europea. Guardando allItalia possiamo vedere come dalle vicende sullam-pliamento della base militare di Vicenza di pochi anni fa al pi recente caso della co-struzione del MUOS in Sicilia, le reazioni ostili delle popolazioni loca-li, spesso in sintonia con la pi generale opinione pubblica, non abbiano sortito effetti ancora una volta a causa della sudditan-za di tutti i paesi eu-ropei di fronte allo strapotere statu-nitense. E chiaro che se in Europa si vuole rinegoziare alla pari con gli USA il tema della difesa, non si pu farlo senza una politica estera co-mune in grado di proporre alla NA-TO un nuovo piano per da difesa europea anche per rinegoziare ra-dicalmente i termini del vecchio Pat-to Atlantico. Andare a ripescare un progetto analogo a quello della CED, non solo un modo per potersi sganciare dallingerenza statunitense, ma offre anche la possibilit di notevoli van-taggi sia dal punto di vista economi-co sia dal punto di vista politico-strategico. In tempo di crisi econo-mica chiaro che una riquali;icazio-ne della spesa militare che riduca drasticamente i costi senza intacca-re la qualit delle forze armate non pu non essere presa in considera-zione. E possibile osservare come negli ultimi decenni, salvo rare ec-cezioni, limpiego degli eserciti eu-ropei in missioni allestero sia sem-pre stato fatto allinterno di forze multinazionali sotto mandato della NATO o dellONU. Se da un lato ci ha reso necessario listituzione di organismi integrati per favorire la cooperazione tra le varie forze ar-mate, dallaltro questo dato pone il dubbio se abbia ancora senso man-tenere in piedi le strutture nazionali delle forze armate con tutti i costi che ne derivano, quando si potrebbe avviare un processo concreto di in-tegrazione verso la costituzione di un esercito comune. E su un aspetto particolare che necessario soffermarsi: nei bilanci

    destinati alla difesa dei vari paesi europei, si pu notare come diversi capitoli di spesa (addestramento, strutture di supporto, acquisto di beni e servizi, investimenti su ricer-ca e sviluppo di nuovi armamenti) , s iano comuni a tutti i 28 sta-ti membri e spesso gli stessi paesi fanno in-vestimenti su ricerche analoghe ma distinte. Invece di prevedere un piano di ottimizza-zione dei costi e di ac-corpamento delle va-rie agenzie di ricerca che garantirebbe ri-sparmi notevoli, gli Stati dellUE continua-no a perseverare nel perseguire le loro po-litiche nazionali. E dif;icile fare una stima precisa sulle spese attuali e i possibili risparmi, ma basti pensare ad esempio ad al-cuni casi speci;ici come le spese nel settore della ricerca aereonautica, in cui le spese complessive dellEuropa sono state superiori a quelle degli USA, pur avendo lavorato su proget-ti analoghi e con risultati inferiori. La moltiplicazione delle spese e le conseguenti diseconomie di scala nellambito produttivo sono un chia-ro spreco su cui i paesi dellUE do-vrebbero cominciare a ri;lettere. Una stima approssimativa ci d in-fatti una forbice tra i 20 e i 120 mi-liardi di euro lanno in risparmi pos-sibili; si tratta chiaramente di una

    forbice molto ampia, che tuttavia non pu essere sottovalutata.Da un punto di vista politico-strate-gico, la creazione di una forza di di-fesa europea non deve essere vista come sintomo di una tensione im-perialista dellEuropa; al contrario come mostra la natura di alcuni in-terventi recenti come Kosovo e Li-bano dove ancora oggi sono in corso le missioni di peace-keeping, lEuro-pa potr giocare un vero ruolo di forza di pace nel quadro dellONU nellarea mediterranea. La costitu-zione di un esercito europeo pu essere loccasione di dare autorevo-lezza alla politica estera europea, se essa si doter delle istituzioni e de-gli organismi necessari, in primis un vero ministero degli affari esteri, che superi la frammentazione delle linee politiche adottate dai diversi Stati, spesso troppo schiacciate su posizioni ;iloamericane. La mancan-za di un ruolo dellEuropa nelle Pri-mavere arabe stata un sintomo dellincapacit europea di sedere al tavolo delle relazioni tra le grandi potenze in condizioni di parit. Le precondizioni per la costituzione dellesercito europeo esistono gi; attualmente vi sono in vigore diversi progetti di brigate multinazionali, costituite da forze di diversi paesi. Implementare tali progetti, istitu-zionalizzarli e avviare un percorso verso una maggiore cooperazione tra tali forze pu permettere di co-stituire un nucleo da cui partire. Allo

    La costituzione di un esercito europeo pu essere loccasione di

    dare autorevolezza al-la politica estera euro-pea, se essa si doter delle istituzioni e degli organismi necessari, in primis un vero mi-

    nistero degli affari esteri

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    stesso modo, accorpare e rafforzare i poteri delle diverse agenzie europee che al momento si occupano, seppur in ambiti ristretti, dellacquisto e del-la condivisione dei beni, pu rappre-sentare la creazione di un primo nu-cleo amministrativo del futuro eser-cito europeo. E chiaro che accanto a questo processo e per molti aspetti come sua pre-condizione dovr accompagnarsi lo sviluppo di istitu-zioni democratiche sovranazionali che abbiano il monopolio sulla poli-tica estera e di difesa.

    Insomma dopo sessantanni dal fal-limento della CED gli europei si ri-trovano davanti lo stesso bivio: ri-nunciare a parte della propria so-vranit per poter provvedere da s alla propria sicurezza e riacquisire autorevolezza sul piano internazio-nale, o scegliere la strada della con-servazione per continuare a contare poco nello scacchiere internazionale e lasciare ad altri la responsabilit della difesa europea.Giovanni Salpietro

    Il Transatlantic Trade & Investment Partnership: pi di un'area di libero scambio

    In tempo di crisi economica chiaro che una riqualifica-zione della spesa militare che riduca drasticamente i

    costi senza intaccare la qualit delle forze armate non pu non essere presa

    in considerazione

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    Il 28 novembre 2011, a Washington D.C., al termine del classico vertice bilaterale tra UE-USA, venne annun-ciato che gli Stati Uniti e l'Unione avrebbero proceduto a ;inalizzare un'area di libero scambio. I motivi sottostanti sono molteplici, secondo le conclusioni del vertice: l'aumento della cooperazione economica tra le due aree attraverso la riduzione di tutte quegli ostacoli, di tipo tariffario e di tipo non tariffario, che porteran-no anche alla creazione di nuovi po-sti di lavoro.Il vertice quindi incaric il Transa-tlantic Economic Council, di istituire un gruppo di lavoro di alto pro;ilo, (High Level Working Group) che avrebbe dovuto indivi-duare le aree di intervento che un accordo di libero scambio avrebbe dovuto af-frontare. Il report ;inale del HLWG venne presentato l11 febbraio 2013: in esso si fa-ceva menzione dell'abolizio-ne di tutte le barriere di tipo tariffario e si affrontava la questione della riduzione del-le barriere di tipo non tariffa-rio, attraverso la convergenza verso una piena compatibilit dei sistemi legali e delle nor-me commerciali. I settori d'intervento, da includere nelle trattative per la realiz-zazione dell'area di libero scambio indicati dal HLWG sono: i beni, i servizi, i pro-dotti sanitari e ;ito-sanitari, i diritti di propriet intellettua-le, gli appalti pubblici, i beni

    elettronici, digitali ed informatici, gli investimenti diretti, le misure per le piccole e medie imprese, i sussidi pubblici, le imprese sotto controllo statale, lapprovvigionamento ener-getico e il commercio di materie prime, la risoluzione dei con;litti commerciali, la forza lavoro e lam-biente.Secondo il contenuto del report ;ina-le del HLWG, il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) non sar un semplice accordo tariffa-rio: dal momento che le tariffe com-merciali tra USA e EU sono gi bas-sissime, al punto che un loro totale annullamento, secondo due studi

    fatti dal CEPR (Centre for Economic Policy Research) di Londra e, con-giuntamene, dagli istituti IFO (Insti-tut fr Wirschaftsforschung) di Mo-naco e Bertelsmann Stiftung di G-tersloh, avrebbe degli effetti relati-vamente ridotti su una crescita del PIL delle due aree. Sar invece un High Level Comprehensive Agreement (come lo hanno de;inito i presidenti Barroso, Obama e Van Rompuy in un comunicato congiunto del 13 feb-braio, nel quale i tre presidenti han-no confermato l'impegno a iniziare le trattative), cio un accordo comples-sivo che prevede una vera e propria convergenza sul versante del diritto

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    Scheda personaggio - Emery RevesEmery Reves nacque a Bcsfldvr, Ungheria, da genitori ebrei e fu edu-cato a Berlino, Zurigo e Parigi. Di professione scrittore, giornalista e editore costru la sua carriera alle dipendenze di Winston Churchill come suo agente delle comunicazioni per la propaganda anti-nazista. Quando Churchill fu eletto Primo Mi-nistro, Reves fu inviato a New York per organizzare la campagna di pro-paganda anti-nazista. Durante la guerra form un proprio pensiero sulle origini della guerra mondiale e sullunica possibile vera pace, che culminarono nella pubblicazione del libro Anatomia della Pace, nel 1945, che ebbe un suc-cesso strepitoso. Il libro, sostenuto da una forte carica emotiva e morale, con chiaro intento didascalico e per-suasivo, denuncia le teorie sulle origini della guerra, lanarchia istituzionale del mondo, le contraddizioni

    della divisione del mondo in Stati nazionali, le inef;icaci soluzioni per mantenere la pace (riduzione degli armamenti, creazione dellONU).Tra le sue frasi pi celebri: Per dirla brutalmente, il signiNicato della crisi del secolo ventesimo che questo pianeta deve in un certo grado essere posto sotto un controllo uniNi-cato. Il nostro compito, il nostro dove-re tentare di istituire questo con-trollo uniNicato in modo democrati-co.

    Nel mezzo del ventesimo secolo, non si pu considerare rivoluzionario nessun movimento che non concentri la sua azione e la sua forza nello sradicare quella istituzione tirannica (lo Stato nazionale) che, per la propria autoconservazione e autogloriNicazione, tra-sforma gli uomini in assassini e schiavi.

    commerciale.Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE ha dato il via libera alle trat-tative il 14 giugno scorso, dopo il su-peramento del veto francese. L'op-posizione della Francia si basava sul-la volont di applicare una principio di eccezione culturale, ovvero l'esclusione di tutti i beni di tipo au-diovisivo dalle trattati-ve e dalle competenze del trattato. La ragione di questa decisione era il timore di un dum-ping linguistico-cultu-rale esercitato dagli USA verso i paesi eu-ropei non anglofoni. In un momento iniziale pi governi europei si erano schierati al suo ;ianco nel richiedere l'eccezione cul-turale. Successivamente, essendo venuto meno il sostegno degli altri paesi all'iniziativa francese, la Fran-cia rimase sola ma ferma nella sua volont di porre il veto all'inizio delle trattative, qualora i prodotti audiovi-sivi non fossero stati esclusi. Solo l'accettazione dell'eccezione cultura-le come principio dei negoziati per-mise il consenso della Rpublique all'inizio delle trattative. Ad oggi, si sono tenuti due rounds di negoziati, uno a luglio e uno a novembre, e un terzo previsto per dicembre.

    Gli effetti del TTIP sull'economia europea:Al momento, sono due gli studi, gi citati precedentemente, che si sono concentrati su un'analisi approfondi-ta degli effetti macroeconomici del TTIP sulle economie europea e statunitense: lo studio del CEPR e quello degli istituti IFO e Bertelsmann Stiftung.Entrambi gli studi pre-vedono che un accordo complessivo avrebbe effetti molto positivi su ambedue le aree: il CEPR parla di un in-cremento del PIL UE che va dai 62 ;ino ai 119 miliardi di euro l'anno, e ad uno di 49,5 ;ino a 95 miliardi di euro l'anno per gli USA, e degli effetti positivi sui paesi terzi per circa 100 miliardi di euro l'anno. A livelli as-soluti, un gioco win-win, che pu creare maggiore ricchezza e benessere per tutte le parti. E' inte-ressante notare che, lo studio del CEPR, non so-lo considera UE e USA come due blocchi unici, ma usa come indice di calcolo il PIL e volumi commerciali in termini assoluti. Molto diverso

    lo studio del IFO/Bertelsmann. Que-sto studio, calcola gli effetti degli scenari del TTIP su diversi indici: PIL reale pro-capite, ;lussi commerciali e effetti sull'occupazione. La particola-rit che, a differenza dello studio del CEPR, questo studio considera non l'Unione europea come un uni-cum, ma va a considerare gli effetti del TTIP (sia nello scenario minimo di sola abolizione delle tariffe, sia nello scenario pi ambizioso ovvero di liberalizzazione complessiva) sui singoli paesi UE. Con risultati molto interessanti:Uno scenario di abolizione delle sole tariffe, avrebbe effetti marginalmen-te bassi, sebbene positivi, sulla cre-scita del PIL reale pro-capite delle due aree (ovvero, dei singoli paesi UE e degli USA nel complesso), men-tre una liberalizzazione complessiva, andrebbe ad incidere in modo molto positivo sulla crescita del PIL degli USA e di tutti i 28 paesi UE. Tuttavia, secondo questo studio, avrebbe effetti negativi sul PIL pro-capite reale di tutti i paesi terzi, compresi i BRICS, i paesi EFTA, NAFTA e i paesi candidati all'ingresso nell'Unione. Inoltre, ri-sulta molto interessante lo studio che avrebbe ques to accordo su l commercio tra paesi UE: se, infatti, soprattutto

    Il TTIP non sar un semplice accordo tariffario [...] sar invece un "High Le-vel Comprehensive

    Agreement" che prevede una vera e propria convergen-za sul versante del diritto commerciale

    il consiglio dei ministri degli

    esteri dell'UE ha dato il via libera alle trattative il

    14 giugno scorso, dopo il supera-mento del veto

    francese

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    Publius - Per unalternativa europeaNumero 17 - Gennaio/Marzo 2014

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    Iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla Commissione Permanente Studenti dellUniversit di Pavia nell'ambito del programma per la promozione delle attivit culturali e ricreative degli studentiDistribuito con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic.

    nello scenario della liberalizzazione complessiva, aumenterebbero molto i ;lussi commerciali tra singoli paesi UE e Stati Uniti, al tempo stesso di-minuirebbe in modo sostanziale il commercio intra-UE, dal momento che molte imprese dei singoli paesi membri troverebbero molto conve-niente fare affari negli USA e con im-prese d'oltreoceano, una volta venuti meno quegli ostacoli attualmente in essere. Questo calo complessivo del commercio intra-UE avrebbe effetti modesti nello scenario solo tariffe, mentre, nel caso di quello di una li-beralizzazione complessiva, gli effet-ti sarebbero molto profondi. Ad esempio, i ;lussi commerciali tra Germania e USA, in questo scenario, aumenterebbero del 93,5%, ma al contempo, il commercio tra Germa-

    nia e Francia calerebbe del 23,45%, quello Germania-Italia del 29,45% e quello Germania-paesi PIIGS, com-plessivamente del 31% . Nell'insie-me, si rafforzerebbe in modo sostan-ziale la relazione commerciale tra USA e UE e con essa il benessere di entrambe le parti, anche in termini di crescita di posti di lavoro, ma al contempo ci sarebbero forti riper-cussioni allinterno dellUnione eu-ropea. E' altrettanto interessante rilevare che lo studio IFO/Ber-telsmann non ha fatto un'indagine analoga sugli effetti del TTIP sui 50 stati dell'Unione americana.Un matrimonio che si ha da fare?In termini economici e quantitativi, un accordo del genere, nella sua

    forma pi ambiziosa, sa-rebbe il pi grande accor-do commerciale della sto-ria, sia in termini di PIL dei partner coinvolti, sia in termini di ;lussi commer-ciali, sia in termini di gua-dagni reciproci. Un affare conveniente per entrambe le parti, nonostante ci in-duca a ri;lettere il fatto che ci possa portare ad un calo del commercio intra paesi UE, bilanciato da un fortissimo aumento del commercio UE-USA.E' da rimarcare il fatto po-sitivo che gli Stati Uniti, in questo momento, stanno trattando con un'unica controparte europea, ov-vero la Commissione. Non da escludere, che nel ca-so le trattative giungano a buon ;ine, questo prece-dente possa essere positi-vo per degli accordi futuri riguar-danti altri ambiti, e non da esclu-dere che la ;inalizzazione e l'entrata in vigore del TTIP, possa, nel lungo termine, portare ad una maggiore convergenza, anche politica, tra le due sponde dell'Atlantico.Appare per evidente come, af;inch questo accordo non crei squilibri capaci di indebolire ulteriormente la coesione europea e di accrescere il divario tra paesi europei a diversa vocazione commerciale, da parte dellEuropa questo grande progetto si deve accompagnare con una suo parallelo rafforzamento dellunione politica a complemento dellattuale unione economica e monetaria.Francesco Violi