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Publius Aelius Traianus Hadrianus Italica (Spagna) 76 Baia 138 Imperatore dal 117

Publius Aelius Traianus Hadrianus

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Publius Aelius Traianus HadrianusPolitica estera
Nato probabilmente ad Italica presso Hispalis (Siviglia) in Betica, parente di Traiano (il padre ne era cugino da parte di madre). Dopo aver vinto i Sarmati in Mesia, rinunciò all'espansionismo traianeo, dedicandosi a consolidare i confini dell’impero. Abbandona così la dispendiosa difesa della Mesopotamia, innalzando una fortificazione in Britannia (il vallo di Adriano) per separarare la zona controllata dai Romani dalla Caledonia (Scozia) e rafforza il limes germanico-danubiano, organizzando un sistema di reparti mobili detti vexillationes.
Il vallo di Adriano
In seguito ad una ribellione guidata da Simon Bar Kokeba Gerusalemme viene distrutta (135) e ricostruita con il nome di Aelia Capitolina: un tempio di Giove sostituisce quello di Salomone
Politica interna
Durante il suo impero si rafforza, a spese del senato, il ruolo del consilium principis, gruppo stabile di consiglieri, che diventa guida amministrativa dello stato.
Particolare valorizzazione è riservata ai cavalieri, a cui sono riservate nuove cariche come l'advocatus fisci, rappresentante del fisco imperiale nei processi.
A livello giuridico viene fissato stabilmente ad opera di Salvio Giuliano come edictum perpetuum l'editto pretorio, cioè la proclamazione dei principi di giustizia che ogni pretore doveva effettuare all'inizio della sua carica.
Dal punto di vista religioso Adriano alterna la valorizzazione della tradizione con l'apertura ai culti orientali (misteri eleusini).
Il rapporto con le province
Con Adriano viene meno l'idea di un impero fortemente centralizzato sulla capitale, in cui l'imperatore soggiornò il meno possibile, a favore delle province, a cui dedicò lunghi viaggi, dalla Gallia alla Spagna, dall'Asia Minore alla Grecia all'Africa, interessandosi all'aspetto amministrativo non meno che a quello culturale ed artistico.
Particolare diffusione nelle province ha il fenomeno dell'evergetismo, cioè la realizzazione di opere pubbliche a spese dell'imperatore stesso o anche, in nome dell'imperatore, a spese delle élites locali che garantiscono con tali benemerenze l'appoggio dei cittadini e soprattutto dell'imperatore al loro primato politico ed economico nella realtà locale.
Atene, Arco di Adriano
Il legame privilegiato di Adriano con Atene è testimoniato anche da opere momumentali come l'arco, dedicato in occasione del suo adventus, il monumentale tempio di Zeus Olimpio, rimasto incompiuto per secoli ed ora completato, e la biblioteca presso l'agorà romana
Atene tempio di Zeus Olimpio
Atene, Biblioteca di Adriano
Adriano costruttore
Importantissima anche l'attività edilizia a Roma di Adriano, che si cimentava in prima persona come architetto, suscitando le critiche di Apollodoro di Damasco, che probabilmente per questo ci rimise la vita.
Fra le opere più importanti occorre ricordare
il rifacimento del Pantheon a Roma (già edificato da Agrippa), con la realizzazione di un'enorme cupola,
il gigantesco tempio doppio di Venere e Roma sopra i resti della domus aurea di Nerone,
l’enorme villa – una vera e propria città - presso Tivoli (Villa Adriana), ricca di edifici e statue fantasiosamente ispirati ai luoghi e protagonisti dei suoi viaggi, in cui Adriano passò, sempre più isolato ed intrattabile, gli ultimi anni.
Il pantheon
Interno del Pantheon
Struttura del Pantheon: 43,44 m di diametro x 43,44 di altezza
Tempio di Venere e Roma
Tempio di Venere
Tempio di Roma
Il quartiere imperiale
Busto di Antinoo (110-130) da Villa Adriana
E' stata recentemente identificata a villa Adriana la collocazione dell'Antinoeion il tempio dedicato ad Antinoo, il giovane originario della Bitinia, a cui Adriano si era legato e che morì in circostanze misteriose in Egitto. Adriano, suscitando notevole scandalo a Roma, lo divinizzò e ne impose il culto in tutto l'impero, favorendo le realizzazione di centinaia di statue, di cui tuttora se ne conserva un numero sorprendente
Antinoeion
Ninfeo-stadio
Piccole terme
Il Canopo
Il Canopo
La Piazza d'oro
Pallidula rigida nudula,
che ora ti allontanerai in luoghi
incolori, ardui e spogli
Mausoleo di Adriano
Castel Sant'Angelo oggi
Titus Aurelius Fulvus Boionius Arrius Antoninus Pius
Lanuvio 86 – Lorium 161; imperatore dal 138
L'impero di Antonino Pio, particolarmente lodato dagli scrittori antichi, è caratterizzato da un mite tradizionalismo, a livello politico e religioso, che si esprime anche nel recupero della sede stanziale di Roma da parte dell'imperatore e nella valorizzazione del ruolo dell'imperatrice Faustina, dopo l'eccentrica condotta di Adriano.
Un'amministrazione rigorosa e parsimoniosa si unisce all'assenza di spinta espansionistica e di grandi eventi conflittuali, grazie ad una fortunata serie di circostanze. L'evento più significativo è costituito dall'avanzamento del limes in Britannia oltre il vallo di Adriano.
Il tempio di Antonino e Faustina nel Foro Romano
Base della colonna di Antonino Pio (161-162): Apoteosi di Antonino e Faustina
Imperator Caesar Marcus Aurelius Antoninus Augustus
Imperator Caesar Lucius Aurelius Verus Augustus
Roma 130 – Altino 169; imperatore dal 161
Roma 121 – Sirmio o Vienna 180; imperatore dal 161
Seguace dello stoicismo ed autore di un libro di profonde riflessioni moralistiche (Eς αυτν: a se stesso), fu imposto ad Antonino Pio direttamente dal predecessore Adriano, e fu affiancato inizialmente dal fratello adottivo Lucio Vero, più abile generale (morto nel 169).
Un impero di emergenze
L'inizio del suo impero corrisponde ad una drammatica crisi in numerosi territori di confine, dalla Britannia alla Spagna, dall'area danubiana all'area siriaca.
Lucio Vero fu impegnato con successo in Mesopotamia contro i Parti (161-166) per difendere il controllo romano dell'Armenia, ma la spedizione portò alla diffusione di una devastante pestilenza (forse epidemia di vaiolo)
Successivamente Marco Aurelio dal 167 alla morte (180) fu personalmente impegnato nell'area danubiana contro varie popolazione gemaniche (Quadi, Marcomanni). Muore di malattia a Sirmium (attuale Sremska Mitrovica) o a Vindobona (Vienna), dopo aver associato al suo potere il figlio Commodo.
Statua equestre di Marco Aurelio
Colonna di Marco Aurelio, eretta da Commodo per celebrare le imprese del padre contro Quadi, Sarmati Marcomanni.
180-193
Particolare dalla colonna: Giove pluvio disseta la XII legio Fulminata accerchiata dai Quadi
Marco Aurelio moralista
Ad ogni istante pensa con fermezza da Romano e maschio quale sei a compiere ciò che hai per le mani con serietà scrupolosa e non fittizia, con amore, con libertà, con giustizia e cerca di affrancarti da ogni altro pensiero. Te ne affrancherai compiendo ogni singola azione come fosse l'ultima della tua vita, lontano da ogni superficialità e da ogni avversione passionale alle scelte della ragione e da ogni finzione, egoismo e malcontento per la tua sorte. Vedi come sono poche le condizioni che uno deve assicurarsi per poter vivere una vita che scorra agevolmente e nel rispetto degli dèi: perché gli dèi non chiederanno nulla di più a chi osserva queste condizioni.
Τ ες αυτν, 2, 5
Caesar Lucius Aurelius Commodus Antoninus Augustus
Lanuvium 161 – Roma 192 ; imperatore dal 180
Dopo, aver siglato una pace assai impopolare con Quadi e Marcomanni, impegna le finanze dell'impero per imporre l’immagine del principe autocrate, circondato di onori divini; spende enormi cifre per gli spettacoli, non disdegnando di esibirsi come gladiatore.
In occasione di un incendio a Roma nel 180 ricostruisce parte delle città con il nome di Colonia Commodiana; dà il proprio nome anche ai mesi dell'anno, all'esercito, alla flotta e al senato. Dopo il fallimento di altre congiure, viene strangolato dal gladiatore Narcisso l’ultimo giorno del 192, a seguito di un complotto che coinvolgeva senatori e la stessa concubina di Commodo Marcia (forse cristiana). Viene quindi collocato sul trono imperiale Pertinace.
Caccia grossa di Commodo al Colosseo
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Quando giunsero i giorni dello spettacolo, l’anfiteatro si presentava stracolmo; per Commodo era stata costruita una pista anulare, perché non corresse pericolo combattendo da vicino con le fiere; e nel trafiggerli dall’alto e al sicuro dava prova più di precisione che di coraggio. Rincorrendo ed incalzando cervi e gazzelle, ed ogni sorta di animali cornuti (salvo i tori), li colpiva, anticipando la loro corsa e freddandoli con colpi ben assestati; leoni, leopardi e tutte le fiere più gagliarde le saettava dall’alto, inseguendole. E nessuno vide un secondo dardo o una ferita che non fosse mortale; mentre l’animale balzava gli assestava il colpo sul capo o nel cuore, né il giavellotto ebbe altro obiettivo o giunse in altra parte del corpo, senza che lo colpisse ed uccidesse allo stesso tempo. Furono radunati per lui animali da ogni luogo. Allora vedemmo ciò che avevamo ammirato solo nelle descrizioni; dai territori degli Indi e degli Etiopi, dal mezzogiorno al settentrione, tutti quegli animali che erano ancora sconosciuti li presentò ai Romani, uccidendoli.
da Erodiano, Storia dell’impero dopo Marco Aurelio