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UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA DIPARTIMENTO DI SOCIOLOGIA E DI SCIENZA POLITICA 1/2007 on-line

Quaderni Di Storia e Scienze Socia

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Quaderni Di Storia e Scienze Socia

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  • UNIVERSIT DELLA CALABRIA

    DIPARTIMENTO DI SOCIOLOGIA E DI SCIENZA POLITICA

    1/2007 on-line

  • DAEDALUS Quaderni di Storia e Scienze Sociali Direzione scientifica

    Vittorio Cappelli, Ercole Giap Parini, Osvaldo Pieroni Redattori e collaboratori

    Luca Addante, Olimpia Affuso, Rosa Maria Cappelli, Renata Ciaccio, Ber-nardino Cozza (), Barbara Curli, Francesco Di Vasto, Loredana Donnici, Aurelio Garofalo, Teresa Grande, Salvatore Inglese, Francesco Mainieri, Matteo Marini, Patrizia Nardi, Saverio Napolitano, Tiziana Noce, Giuseppina Pellegrino, Maria Perri, Luigi Piccioni, Antonella Salomoni, Pia Tucci

    Direzione e redazione

    Dipartimento di Sociologia e di Scienza Politica dell'Universit della Calabria 87036 Arcavacata di Rende (Cosenza). Tel. 0984 492568-67-65 E-mail: [email protected]; [email protected]; [email protected]

    Direttore Responsabile Pia Tucci Amministrazione

    DAEDALUS - Laboratorio di Storia Conto Corrente Postale n.:13509872 Sede legale: via XX Settembre, 53 87012 Castrovillari (Cosenza) La rivista stata fondata nel 1988 dal Laboratorio di Storia Daedalus Presidente: Vittorio Cappelli Numero 1/2007 on-line Numero 20/2007 seguendo la numerazione della precedente edizio-ne cartacea Pubblicato on line nel DICEMBRE 2007

  • SOMMARIO

    PASSATO/PRESENTE Osvaldo Pieroni, L'ecomostro diffuso. Paesaggi & identit: una ricerca sugli abusi e le offese all'ambiente lungo la costa calabrese p. 5

    RICERCHE/MATERIALI

    Vittorio Cappelli, Tra emigranti, socialisti e massoni. Il complotto di Barcellona: un fantomatico attentato a Mussolini, immaginato lungo le piste dellemigrazione italiana in Colombia e in Centroamerica p. 27 Angelina Marcelli, Illuminate menti al servizio del progresso: Gabriele Silvagni (1774-1834) e la Societ Economica di Calabria Citra p. 61 Nncia Santoro De Constantino, Per ricordare Teresa. Sulle tracce di una donna tra Acquappesa e Porto Alegre p. 85

    LAVORI IN CORSO

    Gemma Maltese, Rappresentazione dellumano e del non umano nellera della tecnica p.105

    RASSEGNE/DISCUSSIONI

    Saverio Napoletano, Passione storica e storia civica nella Calabria nordoccidentale. Rassegna bibliografica e riflessioni storiografiche p. 119 Manuela Stranges, Sui concetti di povert ed esclusione sociale: una rassegna bibliografica p.145

    RECENSIONI

    Simona Isabella: FEDELE PAOLO, Il computer di casa. Processi di informatizzazione dellambiente domestico: fra adattamento e creativit, Cosenza, Pellegrini Editore, 2007 p.167Tiziana Noce: MASI GIUSEPPE (a cura di), Tra Calabria e Mezzogiorno. Studi storici in memoria di Tobia Cornacchioli, Cosenza, Pellegrini Editore, 2007 p.169 Giuseppina Pellegrino: EMANUELA MORA (a cura di), Gli attrezzi per vivere. Forme della produzione culturale tra industria e vita quotidiana, Vita & Pensiero, Milano, 2005 p.171

    GLI AUTORI di questo numero p.173

  • OSVALDO PIERONI

    L'ECOMOSTRO DIFFUSO. PAESAGGI & IDENTIT: UNA RICERCA SUGLI ABUSI E LE.

    OFFESE ALLAMBIENTE LUNGO LA COSTA CALABRESE.

    Definizione di ecomostro Lespressione ecomostro efficace neologismo divenuta di uso co-

    mune a seguito dellintervento di associazioni ambientaliste impegnate nella denuncia di costruzioni, immobili, artefatti, ecc. tali da incidere con forte im-patto negativo sulla qualit ecologica ed estetica del territorio. Inizialmente essa si riferiva a grandi strutture immobiliari, come appunto lecomostro di Fuenti, un brutto e voluminoso immobile che deturpava la costiera amalfita-na, o il megapalazzo di Punta Perotti, che si ergeva come enorme paratia tra il mare e la citt di Bari. Il termine, in seguito, ha assunto un significato meno specifico, ovvero non solo riferito a interventi immobiliari di rilevante mole, ed attualmente designa qualsiasi costruzione percepita come offensiva di con-testi paesaggistici. Lart.9 della Costituzione della Repubblica Italiana indica, fra i principi fondamentali, quello della tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Tuttavia occorre notare come soltanto di re-cente si sia affermata, anche in campo legislativo, una concezione del pae-saggio non puramente estetica, ma tale da coinvolgere non solo aspetti relati-vi alla ecologia dei luoghi, ma anche aspetti sociologici che riguardano la stessa identit delle popolazioni. Basti qui citare la definizione normativa di paesaggio introdotta dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004), che allart. 131 recita:

    1. Ai fini del presente codice per paesaggio si intende una parte omoge-nea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni.

    2. La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili.

    Natura, storia, identit si affiancano alla concezione estetica e romantica del paesaggio, che assume una connotazione pienamente sociologica. Daltro canto, tra i grandi padri della sociologia, spicca, seppur isolata agli inizi del

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  • secolo scorso, la figura di Gorge Simmel che al paesaggio ed alla sua perce-zione dedica una serie di importanti saggi.

    Bench lo stesso concetto di natura oggettiva dipenda dalla definizione che un osservatore adotta (e quindi la realt stessa si presenta come moltepli-ce e non unica, oggettiva in senso proprio), si soliti considerare analiti-camente due aspetti del paesaggio: uno ancorato a quella che viene indicata come estetica della natura, che ha a che fare non solo con la bellezza ma an-che con lequilibrio e la qualit ecologica di un luogo, ad un altro che invece si riferisce allimmaginario, alla percezione che va oltre il dato reale, al suo senso simbolico.

    In un passo dello Zibaldone Giacomo Leopardi individuava con profonda acutezza questo duplice aspetto: Alluomo sensibile e immaginoso, che vi-va, come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo e immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedr cogli occhi una tor-re, una campagna; udr con gli orecchi un suono duna campana; e nel tempo stesso collimmaginazione vedr unaltra torre, unaltra campagna, udr un altro suono. In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevo-le delle cose. Trista quella vita (ed pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli oc-chi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione .

    Senza addentrarci qui in una discussione sul concetto di paesaggio, che pur sarebbe interessante vista limportanza trasversale che oggi ha assunto anche nellambito di studi specialistici (dallarchitettura allecologia ed alle scienze naturali, dalla filosofia alla sociologia ed al diritto, etc.), nelle pagine che seguono illustreremo i primi risultati di una indagine sul territorio cala-brese, voluta dallAssessorato al Governo del Territorio ed allUrbanistica, significativamente intitolata Paesaggi & Identit1. La ricerca sostanzial-mente consistita in un accurato censimento delle offese al paesaggio ed alla conformazione ecologica del territorio lungo le coste calabresi. In altri termi-ni si trattato di individuare sistematicamente la presenza di ecomostri, indipendentemente dalle dimensioni degli oggetti che tale termine indica.

    La definizione del concetto di ecomostri si avvalsa da un lato

    dellesame della letteratura scientifica relativa al paesaggio e dallaltro si basata su di un primo screening delle coste calabresi giovandosi:

    1 Lindagine stata affidata alla Universit Mediterranea ed allUniversit della Ca-

    labria. Il prof. Renato Nicolini ed il sottoscritto hanno diretto e coordinato la ricerca.

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  • a) delle differenti documentazioni cartografiche (in particolare foto ae-ree) disponibili messe a confronto,

    b) delle segnalazioni di abusi ed impatti paesaggistici note attraverso comunicati delle associazioni ambientaliste,

    c) dellesame delle notizie riportate dalla stampa, con particolare rife-rimento ai quotidiani calabresi,

    d) dellesame de visu effettuato da chi scrive in determinati luoghi ri-tenuti particolarmente significativi in relazione alle peculiarit dei pae-saggi calabresi,

    e) dellesame relativo alla dislocazione delle aree naturalistiche di pregio, ed in particolare dei siti classificati SIC e ZPS ed inclusi nei Par-chi, delle aree umide e delle aree idrogeologicamente fragili,

    f) della partecipazione a seminari e convegni aventi per oggetto tema-tiche attinenti loggetto dellintervento.

    Si tenuto poi in particolare conto il concetto di paesaggio, nella nuova e

    pi ampia accezione, quale quella fornita dalla Convenzione Europea del Paesaggio (firmata a Firenze nel 2000). Questa stessa assume rilevanza stra-tegica, considerando che il paesaggio costituisce elemento peculiare dellidentit del contesto territoriale e sociale, tanto da fargli assumere una valenza fondamentale per determinare la buona qualit della vita.

    Tale lassunto della Convenzione Europea del Paesaggio che riconosce la qualit e la diversit dei paesaggi quale elemento caratterizzante e fonte di ricchezza per i contesti europei. Affermando limportanza di valorizzare le aspirazioni delle popolazioni a godere di un paesaggio di qualit, ed eviden-ziando come la tutela del paesaggio non sia in contrasto con lo sviluppo eco-nomico, ma favorisca invece lo sviluppo sostenibile ed il coinvolgimento so-ciale.

    Operativamente, gli Stati membri firmatari della Convenzione si impe-gnano a: a. riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente es-

    senziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diver-sit del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identit;

    b. stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione dei paesaggi tramite ladozione delle misure specifiche previste dallart. 6 della stessa Convenzione;

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  • c. avviare procedure di partecipazione del pubblico, delle autorit lo-cali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche paesaggistiche;

    d. integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonch nelle altre politiche che possono avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio.

    In questa direzione si muovono le Linee Guida della Pianificazione Urba-

    nistica della Regione Calabria, la novit dei Piani Strutturali rispetto ai Piani Regolatori, e le modifiche proposte alla Legge Urbanistica della Regione Ca-labria (19/02).

    Possiamo definire ecomostro, ai fini della nostra indagine, una costru-zione (un oggetto, un manufatto, etc.) alla quale si riconoscono contempora-neamente i seguenti caratteri:

    Presenza di forte discontinuit con il tessuto ambientale e/o urba-no (impatto ambientale) ;

    Condizione di illegalit nel processo di edificazione (abusivismo); Costruzione il cui forte stato di abbandono, rende impossibile un

    recupero (degrado);

    Impatto ecologico negativo (rispetto allecosistema); Impatto sociale negativo (incrementa le disuguaglianze, diminui-

    sce la qualit della vita, lo spazio comune e le relazioni);

    Impatto culturale negativo (compromette norme, valori, identit); Impatto economico negativo (sottrazione e spreco di risorse, so-

    prattutto le risorse immateriali e le risorse non riproducibili, ge-nera speculazione e rendita parassitaria).

    Impatto urbanistico negativo (consumo di territorio e disfunziona-lit)

    Un edificio al quale si riconoscono, tutte o in parte, le sopradette caratte-

    ristiche pu essere quindi assimilato al concetto di ecomostro e pu essere definito tale sul piano:

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  • urbanistico, per laggiunta di quantit edilizie non necessarie e non consequenziali a specifiche necessit (per cui la presenza dellecomostro si traduce in consumo di territorio urbano)

    sociale, poich costituisce elemento di disturbo nella vita degli a-bitanti del centro, che abbisognano di armonia ed equilibrio, non di caoticit e di deterioramento dellimmagine e della realt quoti-diana del paese;

    economico, perch la costruzione dellecomostro si traduce in spreco di risorse finanziarie, soprattutto se non ha mantenuto al-cuna funzione (o ne ha conservato solo limitate);

    ecologico-ambientale, perch la presenza dellecomostro com-promette lequilibrio naturalistico-ambientale del sito

    morale, infine, perch lecomostro tollerato un centro perenne-mente attivo di incentivo allillegalit, alla speculazione ed alla corruzione,

    Una siffatta definizione, elaborata nella fase iniziale dellindagine quale

    ipotesi da verificare, ha trovato conferma a seguito della rilevazione sul cam-po, la quale come si vedr pi avanti ha fatto emerge esempi consistenti che coprono ciascuno dei caratteri attribuiti al concetto di ecomostro.

    La figura seguente schematizza larticolazione e la complessit della defi-nizione del concetto.

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  • Degrado

    Norme

    Cultura identit

    Societ economia

    Assetto

    urbanistico

    Paesaggio

    Ecologia

    Ecomostro ed

    impatto eco-territoriale

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  • Metodologia2

    Utilizzando le tecniche di Map Overlay sono state implementate, sulla ba-se cartografica Ortofoto IT2000, le banche dati relative ai Limiti Amministra-tivi dei Comuni della Calabria, ai Rischi Idraulici individuati dal Piano dAssetto Idrogeologico della Calabria, alle aree SIC e ZPS, alle aree protet-te, alle aree comprese entro 300 metri dalla linea di costa.

    E stato cos possibile individuare e cartografare tutti i fabbricati e gli og-getti, esterni ai centri urbani, che presentano caratteristiche anomale e che quindi hanno richiesto una verifica puntuale, effettuata de visu dai rilevatori.

    Per ogni oggetto individuato si sono rese disponibili le informazioni rela-tive alla presenza di condizioni di rischio idraulico, alla presenza di aree pro-tette, aree SIC e aree ZPS ed stato specificato se esso compreso nella fa-sce entro i 50 metri dalla linea di costa. Metodologicamente sembra utile ri-cordare che lappartenenza dei casi individuati a tali condizioni stata effet-tuata attraverso una serie di operazioni di Selezioni Spaziali utilizzando la Condizione Intersect.

    Complessivamente attraverso questo tipo di indagine sono stati individua-ti 5.210 immobili; in tab. 1 viene rappresentata la suddivisione dei casi nelle cinque Province calabresi.

    Provincia Num. di casi indi-viduati Percentuale

    CS 1.156 22,19 CZ 548 10,52 KR 915 17,56 RC 2.093 40,17 VV 498 9,56 TOTALE 5.210 100

    Tab. 1 Distribuzione dei casi tra le Province

    2 Questo paragrafo stato redatto dal Dott. Giovanni Salerno, che ha collaborato

    allindagine.

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  • Attraverso successive interrogazioni stato possibile stabilire che, tra i casi individuati, 412 si trovano in aree per le quali il Piano dAssetto Idrogeo-logico definisce condizioni di Rischio Idraulico.

    Per quanto riguarda i vincoli ambientali, si riscontra che 54 casi indivi-duati ricadono allinterno di Aree Marine Protette, 421 ricadono allinterno di aree SIC e 130 allinterno di aree ZPS.

    La costruzione del SIT La messa a punto del sistema di dati capace di investigare la problematica

    ha in primo luogo seguito una impostazione logica facendo capo al concetto di ecomostro, cos come definito nelle ipotesi della indagine. La procedura utilizzata per il Sistema Informativo schematizzata in fig. 1.

    Fig. 1 Procedura di sviluppo del SIT

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  • Nella prima fase, riferita alla definizione del concetto di Ecomostro, sono

    stai considerati i criteri di individuazione e classificazione indicati nel 1 Rapporto di Ricerca. Il SIT stato strutturato in maniera tale da consentire, per ogni fabbricato individuato e censito, di fornire un quadro della situazio-ne urbanistica e della situazione giuridica pi in generale.

    Nella fase che ha preceduto lindagine sul campo sono state individuate tutte le caratteristiche del SIT sia in termini statici (che tipo di dati bisogner archiviare ed utilizzare), sia in termini dinamici (che tipo di operazioni ver-ranno effettuate sui dati archiviati). Questo passaggio, apparentemente bana-le, si mostrato in realt estremamente complesso ed una quanto pi esausti-va definizione parsa essenziale per garantire il funzionamento del SIT.

    Nella seconda fase, ovvero relativa alla progettazione, lo schema concet-tuale precedentemente definito viene tradotto in un sistema di gestione della base di dati. Lo schema che si intende seguire quello standard utilizzato per la progettazione della base di dati e prevede in successione i seguenti step:

    1. Progettazione concettuale: vengono rappresentate le specifiche informa-zioni della realt di interesse in termini di una descrizione formale e completa, ma indipendente dai criteri di gestione dei dati utilizzati; la progettazione concettuale strettamente connessa alla fase della defi-nizione dei contenuti del SIT.

    2. Progettazione logica: lo schema concettuale viene tradotto nel modello di rappresentazione dei dati: il modello Entit-Relazioni.

    3. Progettazione fisica: corrisponde al linguaggio di programmazione del software prescelto.

    Si passati quindi ad una prima fase di raccolta dati, e successivamente

    alla fase di implementazione e quindi a quella di validazione, fasi che hanno certificato la qualit dello schema del SIT; lultima fase, il funzionamento, ha comportato un censimento completo di tutti i fabbricati individuati lungo le coste calabresi (ed in tal modo ai casi individuati sono stati aggiunti altri, che non risultavano dalla cartografia, mentre altri casi individuati cartografica-mente si sono rivelati inesistenti poich gi demoliti o trasformati oppure non conformi ai criteri di rilevazione).

    Lo schema concettuale definito stato tradotto in un modello Entit-Relazioni.

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  • Sulla base del quadro di conoscenze gi delineato si proceduto ad una progettazione di tale modello, che costituisce lo schema logico utilizzato per limplementazione del SIT. In fig. 2 viene rappresentato tale schema.

    Fig. 2 Schema logico utilizzato per la costruzione del SIT

    Lo schema logico definito stato tradotto in unarchitettura di dati utiliz-zata per la raccolta delle informazioni alfanumeriche collegate agli oggetti geografici. I dati, vettoriali e alfanumerici, sono stati strutturati in un Personal Geodatabase; la gestione della componente vettoriale avvenuta in ambiente ArcGIS mentre per la componente alfanumerica stato utilizzato il software Microsoft Access.

    La raccolta dati Venti architetti, in alcuni casi dotati di palmari per lindividuazione sul

    terreno dei fabbricati censiti e di una maschera di Access, realizzata per limmissione dei dati alfanumerici nel Geodatabase (fig. 3), hanno percorso

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  • lintera fascia costiera calabrese verificando ad uno ad uno i casi censiti car-tograficamente.

    Fig. 3 Maschera di Access utilizzata per linserimento dei dati alfanumerici nel Geodatabase

    La versione della maschera utilizzata per la rilevazione frutto di unattenta opera di revisione, successiva ad una prima raccolta dati finalizza-ta appunto alla verifica dei contenuti informativi definiti. Come tra breve si vedr dai 5.210 casi individuati attraverso la prima fase dellindagine, attra-verso la rilevazione e la verifica sul campo, si passati alla ricognizione di 5.661 oggetti.

    Primi risultati dellindagine I casi individuati e censiti assommano dunque a 5.561, il che significa che

    statisticamente ci troviamo di fronte ad una offesa al paesaggio ogni 100/150 metri lineari di costa calabrese. Si tratta di edifici ed oggetti di vario tipo: dai

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  • palazzi condominiali alle villette a schiera, dalle ville uni e bi familiari a pic-coli edifici, da campings e villaggi turistici a lidi cementificati, via via fino ad aree demaniali privatamente appropriate ed a costruzioni mai terminate, ab-bandonate, disastrate.

    Da un punto di vista giuridico potremmo distinguere tre macro tipi di a-buso paesaggistico, che di seguito definiremo in termini pi generali of-fesa al paesaggio:

    1. legale (ovvero legittimato dalla originaria inclusione in PRG); 2. legalizzato (cio ricompresso in varianti ai PRG oppure in aree dotate di servizi pubblici ed opere di urbanizzazione); 3. illegale (in area demaniale, protetta, instabile, etc). Per ci cha concerne lambito definito come legalizzato occorre dire che talvolta si tratta di opere legali ma non legittime, ovvero in contrasto con normative e leggi di livello superiore allambito comunale ( ad esempio: Legge Galasso). In certuni casi gli oggetti in questione sono di propriet pubblica.

    Gli oltre 700 chilometri di costa calabrese sono stati suddivisi in zone pa-

    esaggisticamente significative tanto dal punto di vista della uniformit morfo-logica ed ecologica (a volte si tratta anche di aree archeologicamente signifi-cative oppure caratterizzate da insediamenti di specifica origine etno-culturale), quanto soprattutto dal punto di vista della percezione culturale degli abitanti cha spesso hanno attribuito ad esse specifiche denominazioni, come ad esempio Costa Viola, Costa dei Gelsomini oppure Riviera dei Cedri, Area grecanica, etc., pi o meno recenti. Alcune aree cos denomi-nate sono state talvolta suddivise in sottogruppi, sia a causa di dati ancorati a vincoli di confine amministrativo, sia per una migliore e pi equilibrata di-stribuzione dei medesimi. In ogni caso tale definizione andr rivista e riag-giustata sulla base di nuove interviste qualitative e degli esiti dei laboratori territoriali.

    Le 30 aree, che potremmo definire come immagini di paesaggio, sono elencate nella seguente tabella ed accanto a ciascuna di esse figura il numero di offese al paesaggio censite.

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  • 1. Alto Tirreno 20 0.4 2. Riviera Cedri Nord 29 0,5 3. Riviera Cedri Sud e Foce del Lao 134 2,4 4. Litorale Paolano 188 3,4 5. Costiera dAmantea 46 0.8 6. Foce del Savuto e Le Vote 35 0,6 7. Costiera di Pizzo 50 0.9 8. Marina Vibonese 79 1,4 9. Tropeana (Costa degli Dei) 69 1,2 10. Capo Vaticano- Costa degli Dei 218 3,9 11. Joppolo Nicotera 92 1,7 12. Marina di Gioia 147 2,6 13. Costa Viola 230 4,1 14. Cannitello Villa San Giovanni (lo Stretto) 73 1,3 15. Foce del Gallico (Catona Reggio Nord) 845 15,2 16. Reggio Calabria 492 8,8 17. Costa dei Gelsomini 289 5,2 18. Locride 63 1,1 19. Siderno 155 2,8 20. Riviera dei Bronzi 95 1,7 21. Punta Stilo 33 0.6 22. Soverato e Golfo di Squillace 587 10,6 23.Isola Capo Rizzuto 287 5,2 24. Crotonese e Foce del Neto 361 6,5 25. Cirotano 447 8,0 26. Litorale Sila Greca 125 2,2 27. Rossano- Corigliano 194 3,5 28. Sibari 4 0,1 29. Approdo Miceneo 107 1,9 30. Jonica Superiore 66 1,2 5560 100,00

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  • La seguente figura indica schematicamente la rilevanza quantitativa delle offese.

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  • Come si noter la distribuzione degli oltraggi investe ogni area e partico-larmente intensa appare non soltanto in contesti fortemente urbanizzati ed urbani come Reggio Calabria, ma anche in aree di pregio turisticamente note : larea di Tropea, la Costa Viola, la Locride, larea di Soverato e, in partico-lare, larea di Isola Capo Rizzuto e del Crotonese, in larga parte paradossal-mente vincolata come Riserva Marina Protetta ed area archeologica. In questultima zona si addensa ben il 52% degli abusi illegali compresi in aree marine protette.

    Gli abusi compresi in aree protette (ZPS, SIC, Parchi e Marine) sono i seguenti :

    Area Marina Protetta 50 0,9 Area SIC 471 8,5 Area ZPS 165 3,0 Vincolo Archeologico 72 1,3 758 13,7

    Ben 758 abusi in senso proprio, e quindi ricadenti nella categoria della illegalit,

    si collocano in aree protette ed in particolare nellambito di Siti di Importanza Co-munitaria (471 casi) e di Zone di Protezione Speciale (165 casi).

    La distribuzione comunale dei casi che invadono le aree SIC investe le municipalit di Bagnara (5), Belcastro (4), Borgia (1), Botricello (8), Bova Marina (1), Brancaleone (2), Briatico (1), Condofuri (1), Corigliano Calabro (1), Cropani (2), Crotone (3), Curinga (4), Cutro (2), Guardiavalle (3), Joppo-lo (2), Montegiordano (2), Nicotera (1), Palizzi (30), Palmi (23), Pizzo (1), Reggio Calabria (215), Ricadi (83), Roseto Capo Spulico (1), Scilla (3), Squillace (1), Stallett (66), Trebisacce (3), Villapiana (2). Il Comune di Reg-gio Calabria, assai vasto per estensione territoriale, accoglie quasi la met degli abusi SIC individuati. Elevate concentrazioni di abusi sono state rileva-te nellarea di pregio di Capo Vaticano, nellambito della Costa Viola ed in particolare a Stallett.

    La Costa Viola appare inoltre particolarmente colpita in relazione agli a-busi compresi in Zone di Protezione Speciale: i casi individuati riguardano Bagnara (36), Scilla (49), Villa San Giovanni (71). I restanti casi di tale cate-goria sono stai individuati a Belcastro (4), Botricello (1), Trebisacce (2), Vil-lapiana (2).

    Consistenti paiono anche le abusive offese edilizie collocate nellambito di pregiate aree sottoposte a vincolo archeologico, si tratta di 72 casi per qua-si totalit concentrati nel comune di Reggio Calabria, mentre un caso stato rilevato nel comune di Locri.

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  • Gli abusi perpetrati nellambito del vincolo di Area marina protetta si concentrano, ovviamente, nei due comuni di Crotone (26) e di Isola Capo Rizzuto (24).

    Altri tipi di vincolo Particolarmente grave, non soltanto dal punto di vista dellabuso e della

    offesa al paesaggio, ma anche per il rischio di eventi disastrosi, la presenza di immobili e strutture nellambito di aree sottoposte al vincolo di rischio i-draulico. In generale si tratta di edifici e manufatti che insistono nei pressi di corsi dacqua o addirittura nelle aree di alveo oppure in siti indicati come ri-schiosi dal punto di vista idrogeologico. Nel complesso lindagine ha indivi-duato 550 casi, la cui distribuzione alquanto diffusa sul territorio.

    Rischio Idraulico 550 9.9

    Riportiamo qui di seguito i casi in cui le unit rilevate superano la decina.

    Ancora una volta emerge per laddensamento di casi il comune di Reggio Ca-labria (67). Anche nellambito del comune di Vibo Valentia, recentemente colpito da un evento disastroso, la densit dei casi pari a 49 unit appare preoccupante. Tuttavia particolarmente grave appare la situazione anche in comuni di molto pi ridotta densit abitativa, quali Rossano (30 casi), Sellia Marina (27), Calopezzati (47), Cir Marina (20), Davoli (28). Vanno inoltre segnalati i casi di Belvedere Marittimo (11), Bova Marina (12), Cariati (13), Catanzaro (10), Caulonia (10), Montebello Jonico (14), Ricadi (17), San So-stene (16), Trebisacce (18).

    Altri tipi di vincolo allinterno dei cui limiti sono stati rilevati casi riguar-dano il vincolo stradale, ferroviario, aeroportuale ed il vincolo depuratori. Nel complesso le violazioni assommano a 341 unit, di cui 129 riferite al vincolo stradale e 120 a quello aeroportuale. Anche in questa evenienza il ca-so del comune di Reggio Calabria mostra il suo grave primato negativo, in-globando la quasi totalit degli abusi relativi al vincolo stradale (115) e la to-talit di quelli relativi al vincolo aeroportuale.

    Vincolo Depuratori 8 0.1 Vincolo aeroportuale 120 2.2 Vincolo Ferroviario 84 1.5 Vincolo stradale 129 2.3 341 6.1

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  • Vincoli paesaggistici e territoriali Analoga alle precedenti la situazione rilevata in relazione ai vincoli pae-

    saggistici e territoriali. In tal caso, tuttavia, la rilevazione non appare omoge-nea dal momento che molti tra i rilevatori hanno considerato questi tipi di vincoli come impliciti nella definizione stessa dei criteri di abuso e quindi hanno mancato di segnalarne la specificit.

    Riflessioni conclusive Il 48,1 dei casi si trova in area vincolata o protetta. Inoltre altri 50 casi in-

    sistono su aree demaniali e diversi altri ancora sono soggetti a vincoli pae-saggistici derivanti da diverse normative, oltre quelle segnalate.

    Nel 53,6% dei casi si tratta di strutture in cemento armato. Circa il 37% dei fabbricati sono in buone condizioni ed altrettanto spesso si tratta di resi-denze isolate uni o bifamiliari.

    In base ad una esplorazione fattoriale possiamo a questo punto sintetizza-re alcune provvisorie osservazioni.

    Avendo sottoposto ad analisi 17 variabili relative a vincoli da un lato ed a servizi o forniture di urbanizzazione dallaltro, risulta che i primi cinque fat-tori spiegano oltre il 60 percento della varianza, mentre i primi tre raggiun-gono circa il 48%. Su questi ultimi ci soffermiamo.

    Varianza Totale Spiegata

    totale % di varianza % cumulata 1 4.419 25.994 25.994 2 2.568 15.104 41.099 3 1.127 6.632 47.731 4 1.109 6.522 54.253 5 1.036 6.092 60.344

    Codice Urbani 585 10.5 Legge regionale 23 439 7.9 1024 18,4

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  • Matrice di componenti

    1 2 3 4 5 Strade residenziali .771 .169 .116 -.026 .006 Spazi di sosta e parcheggi .704 -.245 .156 .150 -.090 Fognature .802 .203 -.101 .027 .042 Rete idrica .875 .178 -.155 -.141 .064 Rete Elettrica (ENEL) .865 .190 -.138 -.153 .066 Rete Gas .502 -.183 .089 .466 .079 Pubblica Illuminazione .807 -.095 .027 .003 .037 Verde Attrezzato .464 -.192 .157 .421 -.145 Area SIC .061 .530 .566 -.119 -.022 Area ZPS .143 -.142 .072 -.635 -.018 Area Marina Protetta -.115 -.012 .024 .258 -.633 Vincolo Codice Urbani .085 .877 -.100 -.001 .022 Servit Militari -.008 -.005 .270 .056 .013 Vincolo ferroviario .046 .387 -.571 .244 -.062 Rischio Idraulico -.053 -.003 .076 .309 .760 Legge Regionale 23 .054 .886 -.014 .071 .034 Vincolo archeologico .042 .534 .512 -.014 -.060

    Allanalisi delle componenti principali, la prima risulta particolarmente

    potente (26% della varianza spiegata) e pu essere definita come forniture di urbanizzazione. Infatti le variabili maggiormente correlate riguardano, nellordine, rete idrica, rete elettrica e fognature (r. superiore a .8) seguite si-gnificativamente da strade residenziali (r. .78), pubblica illuminazione (r. .77) e, infine, spazi di sosta e parcheggi (0.65)

    Da questa prospettiva dunque ipotizzabile unapprezzabile relazione tra abuso e fornitura di servizi pubblici, che indicherebbe una doppia responsabi-lit del tipo causazione circolare del soggetto privato e del soggetto pub-blico (in particolare dellente locale) nella costituzione del fenomeno. In que-sto ambito rientrano casi cha abbiamo definito legali e legalizzati.

    E anche interessante notare come la seconda componente, che assieme alla prima ci porta a spiegare il 41% della varianza, veda emergere due variabili for-temente correlate che riguardano vincoli di tipo normativo: la recente legge re-gionale n.23 (r. .85) ed il Codice Urbani (r. .83). In tal caso lipotesi da conside-rare che anche le buone leggi vincolistiche non contrastano il fenomeno, il che significa che tali norme non vengono applicate o, meglio, implementate. In questo ambito sono compresi casi che possiamo definire illegali.

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  • Le ultime tre componenti mostrano valori relativamente contenuti in rap-porto ad altri tipi di vincolo (ferroviario - .61 terza componente) e area ZPS ( -.47 quarta componente): in questo caso si tratta di relazioni negative. Va pe-r notato che aree SIC ed aree ZPS presentano segno positivo allinterno del-la seconda componente. Il che significa che il anche il vincolo ecologico am-bientale di tipo comunitario non risulta particolarmente efficace.

    Siffatti risultati inducono a riflettere sulla relazione tra azione pubblica ed interventi privati. Non si tratta a nostro avviso di sottoporre a critica la normativa vincolistica, che pur potrebbe essere efficace, quanto piuttosto di trovare una soluzione ottimale relativa allimplementazione di essa. Il ri-chiamo e lattuazione delle norme che proteggono il paesaggio ed il territorio possono essere oggetto di intervento della magistratura (e tuttavia va conside-rato che numerosi contenziosi non trovano soluzione per il reiterarsi di ricorsi ed appelli), e senza dubbio lazione politico-amministrativa pu concorrere alla corretta applicazione delle norme intervenendo attraverso interventi di demolizione e/o ristrutturazione. Va per notato che i casi di abuso ed offesa al paesaggio sono talmente numerosi che appare difficile se non impossibile intervenire su larga scala. La questione si presenta in tutta la sua gravit sotto il profilo culturale e della percezione diffusa che gli abitanti e gli stessi am-ministratori di livello locale hanno del proprio territorio. In altri termini, pos-siamo ipotizzare che limmagine del paesaggio sia percepita e vissuta in mo-do estremamente contraddittorio, laddove atteggiamenti e comportamenti col-lidono. E dunque necessario che lazione politico-amministrativa intervenga sul piano culturale ed estetico, proponendo e recuperando valori che connet-tano unimmagine non corrotta del paesaggio alle identit locali.

    La proposta che intendiamo avanzare, peraltro compresa negli impegni previsti a conclusione della indagine sul campo, concerne lattivazione di la-boratori territoriali per la riqualificazione del paesaggio. Si tratter di inaugu-rare interventi di animazione e discussione, coinvolgendo in primo luogo quanti tra gli abitanti di un determinato luogo percepiscono il degrado pa-esaggistico e si mobilitano (o intendono mobilitarsi) per una ricostruzione del paesaggio. Da questo punto di vista paiono attori importanti le associazioni ambientaliste e culturali presenti su di un dato territorio, i comitati locali per la difesa di beni ambientali e culturali, studiosi ed esperti che rivolgono uno sguardo critico nei confronti dellattuale situazione e che operano in ambiti riferibili alla articolazione del concetto di ecomostro (architetti, urbanisti, so-ciologi, economisti, giuristi, geologi, agronomi, etc.). Ovviamente impre-scindibile il coinvolgimento di amministratori locali, sindaci in primo luogo, e di tecnici delle amministrazioni locali.

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  • Nella fase iniziale il laboratorio territoriale potr configurarsi come un forum aperto in cui, a partire dalla presentazione dei risultati dellindagine, si discuta dei fenomeni di offesa e degrado, individuando cause e possibili soluzioni. Il riferimento al modello OST (open space technology) pu senza dubbio essere utile per strutturare la partecipazione ed il contributo degli in-tervenuti, esso inoltre potr essere accompagnato dalla presentazione di do-cumenti fotografici, iconografici e filmati e dalla messa in campo di iniziative sperimentali e dimostrative.

    I laboratori territoriali, in ogni caso, non dovrebbero essere intesi soltanto come momenti di discussione e riflessione tesi a far emergere percezioni di-verse del paesaggio. Liniziativa discorsiva dovrebbe tradursi nel tempo in pratica costante. I laboratori, in effetti, si riferiscono piuttosto a pratiche, elaborazione di progetti, mobilitazioni volte a ricostituire e rafforzare il rap-porto tra paesaggio ed identit. Liniziativa che potr svolgersi al termine di questo nostro progetto va allora intesa come lancio (o seed proposal) di una proposta il cui esito dovrebbe essere la durata temporale e la stabilizza-zione di una struttura a supporto della pubblica amministrazione.

    Gli ambiti territoriali nei quali lanciare la proposta dei laboratori territo-riali per la riqualificazione del paesaggio, in congruenza con le premesse so-pra enunciate, dovrebbero corrispondere ad aree tematiche che riguardano il rapporto tra cultura-identit-paesaggio. Tra i possibili ambiti tematici ci sem-bra opportuno individuare in prima istanza: a) larcheologia e la storia antica; b) la sostenibilit ecologico-ambientale dei flussi turistici (turismo sostenibi-le); c) la citt ed il suo contesto; d) lassociazionismo a difesa del territorio.

    Ciascuno di questi ambiti dovrebbe corrispondere ad uno scenario fisico, tale da raggruppare uno o pi ambiti comunali, cos ad esempio la Locri-de parrebbe sede opportuna per il primo ambito tematico (siti archeologici), il Crotonese e larea della Riserva Marina di Isola Capo Rizzato per ci che concerne il turismo sostenibile (in alternativa Capo Vaticano), la citt di Reggio Calabria e la Vallata del Gallico per il tema urbano, lAlto Tirreno per lassociazionismo e le mobilitazioni a difesa del territorio.

    Noi umani possediamo il linguaggio, strumento capace di operare mera-viglie, che ci permette di dare un nome alle cose esistenti, ma anche, ancor pi miracolosamente, alle cose che non esistono ancora: alle cose come sono e alle cose come potrebbero essere. Grazie al linguaggio possiamo fare scelte: possiamo respingere certe cose in nome di altre, e possiamo anche parlare e pensare a cose che devono o possono ancora venire. Siamo animali trasgres-sivi e trascendenti e non possiamo farne a meno. Viviamo in anticipo sul presente. Le nostre rappresentazioni anticipano le nostre percezioni. Il mondo

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  • che abitiamo sempre un passo, o un chilometro, o un anno luce pi avanti rispetto al mondo di cui facciamo esperienza. La parte di mondo che sopra-vanza la nostra esperienza vissuta viene definita ideale: gli ideali ci devono guidare in territori per il momento inesplorati e per i quali non esistono map-pe. (ZYGMUNT BARMAN, La bellezza un sogno in la Repubblica, 19 settembre 2002)

    Se quanto afferma Bauman appare accettabile, il progetto Paesaggi & I-dentit, che concretamente intervento per la demolizione di ecomostri, in realt interviene sul terreno che il sociologo definisce dellideale, della rap-presentazione del mondo, di ci che chiamiamo anche immaginario sociale.

    Intervenire sul paesaggio oggi azione concreta, progettazione e pratica, ma soprattutto iniziativa culturale. E per questo che insieme al discorso sul paesaggio occorre sviluppare un discorso ed una iniziativa sulla identit. Termine controverso, questultimo, che tuttavia in breve indica riconosci-mento intersoggettivo, narrazione di s in rapporto a quanto gli altri narrano di noi, collegamento tra passato e futuro e inoltre riferimento a contesti spaziali di appartenenza, ovvero a luoghi.

    E il preambolo della convenzione europea sul paesaggio che richiama in pi passi la relazione tra paesaggi ed identit (plurale): il paesaggio concorre allelaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamen-tale del patrimonio culturale e naturale dellEuropa, contribuendo cos al be-nessere ed alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dellidentit europea.

    Con pi forza lart. 5 della medesima convenzione sancisce che le parti firmatarie si impegnano a riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione del-la diversit del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identit

    Se dunque il paesaggio viene considerato componente essenziale del contesto di vita e fondamento della identit locale, esso al pari delle prassi comunicative quotidiane e del senso comune sfondo essenziale dei mondi vitali (nel senso della lebenswelt habermasiana).

    E dunque la distruzione, la deformazione, la mercificazione del paesaggio procede parallelamente ed , direi, sottostante, alla colonizzazione dei mondi vitali.

    Il paesaggio come identit etico-estetica del luogo non pu essere sepa-rato da chi lo ha abitato, da chi lo abita e da chi si propone di abitarlo in futu-ro attribuendo ad esso un valore significativo, un senso profondo.

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  • Ben al di l delle discussioni (ormai superate) sulla soggettivit o sulla oggettivit della definizione di paesaggio, sul carattere naturale o culturale, occorre andare oltre la separazione cartesiana tra natura e cultura e riconosce-re nel paesaggio il ruolo centrale dellattore umano, dellessere linguistico e comunicante ( languaging being) che lo definisce.

    La catastrofe ecologica in corso rimanda alla caduta o quantomeno al ri-tardo della sensibilit collettiva nei confronti dellambiente e si riflette sulla percezione e sul degrado del paesaggio.

    Sembra possibile definire la massima qualit del paesaggio quella in cui i segni delluomo sono in quantit e qualit tali da provocare il minor impatto sullambiente, e le azioni umane sono volte a consolidare e riqualificare le forme naturali (A.PAOLELLA, Abitare i luoghi, BSF ed., Pisa 2004:27)

    Le ragioni della dequalificazione del paesaggio, inoltre, non sono soltanto collegate a scelte formali in termini di architettura ed urbanistica, quanto piuttosto ad interessi economici ed alle tecniche, culture e politiche che li so-stengono. Di qui i modelli brutti e distruttivi di insediamento, di qui le forme architettoniche di pessima fattura e dubbio gusto

    Per contro la qualit del paesaggio migliora quando si ricompone la rela-zione tra comunit sociale e sistema ecologico (di cui la comunit stessa parte) ed il paesaggio diviene prodotto dei modi di vita.

    Il degrado pu sussistere anche senza essere percepito. E ad esempio il caso degli stessi interventi di mascheramento, di interventi formali che paio-no rispettare la fisionomia del paesaggio, di interventi cosiddetti di ri-naturalizzazione che tuttavia comportano materiali, tipologie e tecniche co-struttive, essenze stesse estranee al contesto, alla sua evoluzione, allinsieme ecosistemico (talvolta con impatti ed affetti sul contesto globale e non soltan-to locale o regionale). Occorre quindi porre laccento non soltanto sulla rela-zione tra identit locale (riflessivamente ri-costituita) e qualit estetica del paesaggio, ma sottolineare come la sostenibilit ecologico-ambientale sia fat-tore imprescindibile per qualsiasi intervento che miri alla riqualificazione del territorio ed alla rivitalizzazione culturale delle comunit.

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  • VITTORIO CAPPELLI

    TRA EMIGRANTI, SOCIALISTI E MASSONI IL COMPLOTTO DI BARCELLONA: UN FANTOMATICO ATTENTATO A MUSSOLINI, IMMAGINATO LUNGO LE PISTE DELLEMIGRAZIONE ITALIANA IN COLOMBIA E IN

    CENTROAMERICA

    1. A mo di premessa. Tra il Cilento e il Pollino: flussi migratori verso la Colombia, il Venezuela, il Centro America e i Caraibi.

    La vicenda assai particolare che oggetto di questo studio emerge da unindagine di microstoria dellemigrazione e si rifrange sulla grande storia politica italiana e internazionale del primo Novecento. Di essa protagonista, in gran parte involontario, un socialista di Morano Calabro, emigrato in Co-lombia nel 1905 e divenuto ben presto un industriale calzaturiero. La sua av-ventura esistenziale, pur nei suoi caratteri straordinari, emblematica di una certa tipologia migratoria e suggerisce molteplici elementi di riflessione, sia su unAmerica Latina minore, piuttosto diversa e distante da paesi ben pi noti come lArgentina e il Brasile, sia sulle relazioni, tanto interessanti quan-to trascurate, tra emigrazione transoceanica, socialismo e massoneria.

    opportuno illustrare preliminarmente i contesti nei quali si dipana lavventura migratoria, di cui la vicenda in oggetto clamorosa espressione. Agli inizi del Novecento ormai largamente tracciato il percorso di alcune catene migratorie che conducono da un vasto e impervio territorio dellAppennino meridionale a regioni dellAmerica centromeridionale non molto frequentate dallemigrazione europea. Dalle province di Salerno, Po-tenza e Cosenza pi precisamente, dal territorio attualmente compreso tra i due pi estesi Parchi Nazionali italiani, quello campano del Cilento e del Val-

    Questo testo la versione italiana aggiornata e adattata in qualche punto di: En-tre inmigrantes, socialistas y masones. La emigracin italiana en Colombia y en Cen-troamrica y un fantasmal atentado a Mussolini, saggio comparso sulla rivista argen-tina Estudios Migratorios Latinoamericanos [Buenos Aires, Cemla, a. 19, n. 57, 2005 (ma 2006), pp. 335-366].

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  • lo di Diano e quello calabrolucano del Pollino decine e decine di migliaia di emigranti si sono diretti, dagli anni Sessanta e Settanta dellOttocento, in Venezuela e Colombia, in Ecuador, Per e Cile, in Centro America (princi-palmente Panam, Costa Rica, Honduras, Guatemala), nelle pi grandi isole dei Caraibi (Cuba, Repubblica Dominicana), nel nord amazzonico e nel nordest bahiano e pernambucano del Brasile1.

    Si tratta di un flusso migratorio molto precoce rispetto ad altre aree del Mezzogiorno e con peculiari tratti socioeconomici e culturali. Gi negli anni Sessanta dellOttocento, infatti, esso si manifesta in Cilento, coinvolgendo contadini, pastori, artigiani e gli stessi proprietari terrieri. Non per nulla, nel 1876, il prefetto di Salerno gi denuncia il carattere di massa che ha assunto lemigrazione verso le Americhe nellultimo decennio2. E allinterno della provincia, lesodo pi consistente parte dal Vallo di Diano, colpito nel 1857 da un gravissimo terremoto, il cui epicentro in Lucania, nella contigua Val dAgri3. Poco dopo il terremoto, che fa quasi undicimila vittime e rade al suo-lo numerosi comuni, giunge voce allIntendente di Salerno che a Teggiano per ragion di miseria, la maggior parte de faticatori di campagna si fanno a chiedere passaporti per lestero4. di una palmare evidenza lincidenza del-la catastrofe sullo sviluppo del processo migratorio dal Vallo di Diano e dalla Val dAgri. Si pensi che gi negli anni Settanta dellOttocento si registra in molti Comuni una contrazione demografica5.

    1 V. CAPPELLI, Nelle altre Americhe, in Storia dellemigrazione italiana. Arri-vi, a cura di P. Bevilacqua, A. De Clementi, E. Franzina, Roma, Donzelli, 2002, pp. 97-109; IDEM, Verso le Americhe. Alle origini dellemigrazione transoceanica in Ca-labria e in Lucania, in Apollinea, novembre-dicembre 2005, n. 6, pp. 32-37; IDEM, Immigrazione e urbanizzazione. La presenza degli italiani nelle altre Americhe, in Passato e Presente, n. 71, 2007, pp. 21-44.

    2 D. CHIEFFALLO, Le prime emigrazioni cilentane attraverso le relazioni dei sin-daci, in Memorie migranti, a cura di G. Pecchinenda, Napoli, Ipermedium, 1997, pp. 93-99. G. IMBUCCI, Il Vallo di Diano tra stagnazione e recessione (1861-1961), in Storia del Vallo di Diano. Et moderna e contemporanea, vol. III.2, a cura di P. Vil-lani, Salerno, Laveglia, 1985, pp. 627-665.

    3 G. FERRARI, a cura di, Viaggio nelle aree del terremoto del 16 dicembre 1857, 2 voll., Bologna, Storia Geofisica Ambientale, 2004.

    4 G. ALIBERTI, Tra blocco continentale e crisi agraria: leconomia del Vallo di Diano nellOttocento, in Storia del Vallo di Diano, cit., pp. 399-437.

    5 Negli anni Settanta, Teggiano passa da 7.018 a 5.745 abitanti e Sala Consilina da 7.732 a 6.107. Cfr. L. MUSELLA, Lagricoltura del Vallo di Diano nellet liberale. 1861-1914, in Storia del Vallo di Diano, cit., pp. 549-568.

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  • Sul finire del secolo, tra il 1884 e il 1900, espatriano ufficialmente dal Vallo di Diano quasi 31.000 persone (alle quali se ne aggiungeranno altre 22.000 nel primo quindicennio del Novecento). Il paese che d il maggior contributo allesodo Padula, che nel 1871 ha 8.662 abitanti presenti, ridotti a 4.553 nel 1911. Gli espatriati sono 4.546 tra il 1884 e il 1899, 2.372 tra il 1901 e il 1915.

    Il circondario lucano di Lagonegro, posto tra il Vallo di Diano e il versan-te calabrese del Pollino, larea di pi precoce e massiccia emigrazione verso le Americhe in partenza dalla Lucania. Molti paesi, nellultimo ventennio dellOttocento, perdono migliaia di abitanti e cos anche i centri della vicina Val dAgri. Il primato spetta a San Severino Lucano, che perde il 38% della popolazione, seguono Montemurro con quasi il 30% e Viggiano con circa il 28%6.

    Infine, il territorio calabrese del Pollino e la contigua costa tirrenica de-tengono anchessi una sorta di primato migratorio nella loro regione: gi nellultimo ventennio dellOttocento i Comuni di questo territorio risultano quasi tutti spopolati. Emergono sugli altri i casi di Morano Calabro e Lungro, che in ventanni perdono rispettivamente il 34 e il 30% degli abitanti. Dallintero circondario calabrese del Pollino, che fa capo a Castrovillari, par-tono in ventanni circa 45.000 persone7.

    Ma gi nel 1874 un periodico locale, LOsservatore Tipografico, aveva giudicato lemigrazione un fenomeno positivo, malgrado lallarme dei grandi proprietari, che vedevano per questo avvenimento dellemigrazione deserti di cultori le loro vaste tenute e mancare dei necessari artigiani le grandi e le piccole borgate. Lo stesso giornale osservava che lemigrazione degli abi-tanti dellItalia meridionale per le Americhe prende piede e si sviluppa ogni

    6 A. FRANZONI, Lemigrazione in Basilicata, Roma, Tipografia Nazionale Berte-

    ro, 1904; A. ROSSI, Vantaggi e danni dellemigrazione nel Mezzogiorno dItalia. No-te di un viaggio fatto in Basilicata e in Calabria. Ottobre 1907, in Bollettino dellemigrazione, 1908, n. 13; N. LISANTI, Lemigrazione lucana dallUnit al fasci-smo, in Lucani nel mondo, Rivista Basilicata Notizie, 1998, n. 1-2, pp. 11-20; R. GIURA LONGO, DallUnit al fascismo, in Storia della Basilicata. 4. Let contem-poranea, a cura di G. De Rosa, Roma-Bari, Laterza, 2002, pp. 83-110

    7 Al termine del lungo ciclo migratorio, nel 1931, Morano si ritrover con 5.182 abitanti, dai quasi diecimila del 1881; Lungro conter 3.571 abitanti, sui 5.742 di cin-quantanni prima. Cfr. V. CAPPELLI, Emigranti, moschetti e podest. Pagine di storia sociale e politica nellarea del Pollino (1880-1943), Castrovillari, Il Coscile, 1995; IDEM, Nelle altre Americhe. Calabresi in Colombia, Panam, Costa Rica, Guatemala, Doria di Cassano Jonio, La Mongolfiera, 2004.

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  • giorno sempre pi su vasta scala, soprattutto nelle due confinanti provincie della vastissima Basilicata e della Calabria settentrionale8.

    LOsservatore Tipografico, insomma, gi nel 1874, fa dellemigrazione il principale argomento di discussione, nonch di critica ai comportamenti della possidenza agraria, mostrandosi come una sorta di megafono delle a-genzie demigrazione, che propongono non solo le mete, gi ovvie e scontate, di Buenos Aires e Montevideo, ma anche quelle pi insolite del nordest del Brasile e dei pi lontani porti del Pacifico, in Cile e Per.

    Dieci anni dopo, il fenomeno migratorio , evidentemente, gi tanto diffu-so e affermato, a Castrovillari e nel Pollino, che uno scrittore locale, Cristofo-ro Pepe, ne registra le ripercussioni sociali e culturali, dedicando efficaci e suggestivi racconti allinedito problema delle mogli degli americani, ovve-ro alla questione sociale delle donne lasciate sole dai mariti emigranti

    99. E ci accade con buon anticipo rispetto ai pochi scrittori italiani che si occuperanno pi tardi dellargomento.

    2. Mestieri artigiani e musicanti di strada, tra socialismo e masso-neria.

    abbastanza evidente che non si tratta soltanto di dati quantitativi, bens anche di aspetti qualitativi che danno a questa precoce emigrazione particola-ri connotazioni. Ausonio Franzoni, in seguito allinchiesta effettuata in Luca-nia nel 1902 per conto del Presidente del Consiglio Zanardelli, afferma che a Lauria rara la famiglia, anche di medio ceto, che non abbia un membro in America e che da quello non riceva soccorsi o risparmi, aggiungendo che la meta privilegiata lAmerica Latina, ma non solo lArgentina e il Brasile; infatti molti si dedicano al commercio minuto e si spargono in Centro Ame-rica, nel Venezuela e nelle Antille. Ve nhanno a Portorico in buone condi-zioni ed a Panama e Caracas. A Nemoli e Rivello, aggiunge Franzoni,

    8 D. R., LEmigrazione, in LOsservatore Tipografico, 1 febbraio e 1 marzo 1874, nn. 2 e 3. Del periodico escono solo quattro numeri. Vi compaiono anche nume-rose inserzioni pubblicitarie dei locali agenti di emigrazione, che gestiscono i viaggi transoceanici diretti alla Plata, in partenza da Le Havre. Ma si evidenziano pure le in-serzioni della Compagnia di Navigazione a Vapore del Pacifico, che pubblicizza i viaggi diretti a Valparaso e Callao, che fanno scalo nelle regioni brasiliane di Per-nambuco e Bahia.

    9 C. PEPE, Alle falde del Pollino. Racconti patrii (1885), a cura di G. Maradei, Castrovillari, Il Coscile, 2001.

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  • unindustriosit speciale induce gli abitanti ad occuparsi di preferenza nel mestiere di stagnari e di calderai, ed a portare larte loro allestero con grande profitto generale. Molti di essi () si sono spinti al Centro America, al Ve-nezuela ed alla Colombia. A Maratea si riscontra unemigrazione specialis-sima, quale la danno alcuni paesi della regione dei laghi lombardi o delle pre-alpi venete e della riviera genovese. Sono tutti artigiani indoratori, argentari e stagnai, che si dirigono in Francia, Spagna e Belgio e si spingono invariabil-mente anche in America. Anche per essi la sola America possibile la Latina (). Nella Colombia hanno formato nucleo a Bogot e Porto Bonaventura, nel Venezuela a San Fernando de Apure e Ciudad Bolivar; alcuni sono stabi-liti in Panama ed attendono la riapertura dei lavori [di costruzione del Cana-le] per realizzare grossi guadagni colle propriet acquistate. NellEcuador va-ri di essi si stabilirono in Guayaquil () Nel Brasile sta la maggioranza () e vi preferisce gli Stati del Nord e le citt [Manaus (Amazonas), Belm (Pa-r), Recife (Pernambuco), Salvador (Bahia)] (). In nessun punto conclu-de Franzoni , neppure della Liguria, ove pullula lelemento marinaresco, mi avvenne mai di trovare una cos generale e pratica conoscenza delle condi-zioni materiali e politiche dei paesi sudamericani, ed una cos matematica sicurezza di quanto la gente asserisce conoscere10. Anche dalla Valle del Mercure, lungo il confine amministrativo tra Lucania e Calabria, quasi tutti si dirigono verso lAmerica Latina e in luoghi eccentrici come il Nord del Brasile (Manaus e Salvador de Bahia, piuttosto che le affol-latissime Rio de Janeiro e So Paulo), spesso iniziando come venditori ambu-lanti e lustrascarpe. Non dappertutto si raggiungono i vertici dellintra-prendenza e della mobilit degli artigiani di Maratea o dei celebri suonatori darpa di Viggiano, ma nella Valle del Mercure, da Castelluccio come da Laino, anche i contadini che emigrano rifiutano il lavoro dei campi e preferi-scono il piccolo commercio11.

    Cos accade anche, in genere, per lemigrazione in partenza dal Cilento, come nel caso delle catene migratorie di Camerota e Lentiscosa che privile-giano il Venezuela e in specie Caracas12.

    10 A. FRANZONI, Lemigrazione in Basilicata, cit.; G. ANGELINI, Progetto di ri-

    cerca regionale sullemigrazione dallUnit dItalia al secondo dopoguerra, in Lucani nel mondo, Rivista Basilicata Notizie, 1998, n. 1-2, pp. 123-126.

    11 L. DE ROSA, Emigranti, capitali e banche (1896-1906), Napoli, Edizione del Banco di Napoli, 1980, pp. 47-48; A. FRANZONI, Lemigrazione in Basilicata, cit..

    12 Nella capitale venezuelana, nel 1931, vengono pubblicizzate, in una rassegna sugli italiani immigrati in Venezuela, 161 attivit commerciali e industriali italiane,

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  • Nel primo decennio del Novecento, nella celebre Inchiesta Nitti sulla Lu-cania e la Calabria, si osserva che lemigrazione ha perduto il suo carattere quasi drammatico: si va e si viene dallAmerica con la pi grande facilit. () dove una emigrazione ormai antica, si considera il viaggio in America assai meno che un viaggio a Firenze o a Milano. () I contadini non vanno verso lignoto: molti sono gi stati in America tre o quattro volte: si va, si torna, si riparte13.

    Anche a Morano, sul versante calabrese del Pollino, quasi tutti si dirigono in America Latina, prediligendo Porto Alegre, nellestremo sud del Brasile, ma concentrandosi anche in Colombia (in specie le citt della costa caraibica: Barranquilla, Cinaga, Santa Marta, Cartagena), in Costa Rica (specialmente a San Jos) e in Guatemala (nella capitale e a Quetzaltenango). La Colombia dei moranesi anche uno dei destini privilegiati dagli emigranti del Vallo di Diano e in specie di Padula, che vi formano una vasta comunit. E nella stes-sa Colombia si dirigono tanti emigranti calabresi di Scalea, molti dei quali dal porto fluviale di Barranquilla si diramano nellinterno lungo le stazioni commerciali del Rio Magdalena e nellomonima regione bananiera. Infine, dallintero territorio calabrolucanocampano che stiamo considerando, mol-ti si dirigono anche nelle maggiori isole dei Caraibi, in specie allAvana e a Santo Domingo, per esercitarvi i mestieri artigiani, soprattutto la calzoleria e la sartoria, i commerci e piccole attivit industriali14.

    Linsieme di questi dati va collegato naturalmente al quadro economico dellarea di partenza e alle sue stesse caratteristiche orografiche e idrografi-che. Si tratta di un territorio piuttosto vasto, disposto lungo un asse di oltre cento chilometri, che ricade in tre diverse regioni amministrative, ma ha evi-

    delle quali 56 (il 36%) sono gestite da immigrati provenienti dal Salernitano; di que-sti, 45 (il 28%) provengono dal solo comune di Camerota (cfr. G. DANGELO, Erme-negildo Aliprandi e Gli Italiani in Venezuelain Orillas. Studi in onore di Giovanni Battista de Cesare, Salerno, Edizioni del Paguro, 2001, pp. 105-115).

    13 F.S. NITTI, Scritti sulla questione meridionale. Vol IV. Inchiesta sulle condi-zioni dei contadini in Basilicata e in Calabria (1910), tomo 1, a cura di P. Villani e A. Massafra, Bari, Laterza, 1968, p. 154.

    14 Per Cuba: D. CAPOLONGO, a cura di, Emigrazione e presenza italiana in Cuba, 4 voll., Roccarainola, Circolo Culturale B. G. Duns Scoto, 2002-2005; per la Repub-blica Dominicana: E. ESPINAL HERNANDEZ, Aspecto genealgico de la inmigracin italiana en Santiago, in Revista Races, 1994, luglio-dicembre; G. AZCARATE, Los italianos en Amrica. Historia de familia, 2002 (http://rootsweb.com/~domwgw /italianosamerica.htm); B. VEGA, Nazismo, fascismo y falangismo en la Repblica Dominicana, Santo Domingo, Fundacin Cultural Dominicana, 1985.

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  • dentissimi dati di omogeneit interna. , infatti, unarea prevalentemente montagnosa, racchiusa tra i monti Alburni e i monti del Pollino, situata a ri-dosso della costa tirrenica, sulla quale digradano quasi a precipizio gli aspri rilievi interni. Il territorio attraversato da valli fluviali, alcune delle quali sono utilizzate dalla via delle Calabrie, di murattiana e borbonica memoria, lunica strada che mette in comunicazione la Calabria con Salerno e Napoli, fino alla costruzione della ferrovia tirrenica (1895) e della ferrovia interna a scartamento ridotto CastrovillariLagonegro (1930). Dal punto di vista eco-nomico, nellintera area prevalgono ovviamente lagricoltura e la pastorizia, ma con un vistoso predominio della piccola e della media propriet, le quali creano un universo sociale meno polarizzato rispetto alle aree del latifondo meridionale e al cui interno da lungo tempo sono emerse qua e l particolari vocazioni artigiane: si pensi ai citati indoratori e argentari di Maratea, agli orefici, ai calderai e ai ramai di Rivello e Nemoli, agli arpisti di Viggiano, ai liutai di Castellabate, ma anche ai pi numerosi e banali calzolai, sarti e falegnami, figure sociali essenziali nei circuiti delleconomia locale, e ai tanti mestieri praticati dagli stessi contadini in una dimensione di autoconsumo, al cui centro si pongono lunit familiare e i legami parentali. In questo universo, privo di consistenti centri urbani e demograficamente frantumato in decine di piccoli e isolati comuni, si colgono preesistenti espe-rienze di mobilit, che predispongono anche psicologicamente e culturalmen-te alla emigrazione transoceanica di massa, animata principalmente da arti-giani e da contadini (quasi sempre piccoli proprietari e spesso dotati di qual-che abilit ed esperienza artigiana), ma alla quale non estranea neppure la piccola possidenza agraria locale15.

    Infine, bisogna considerare gli elementi di contesto di natura politica, ide-ologica e culturale, che connotano fortemente i flussi migratori di questarea. Si tratta, in particolare, della rigogliosa presenza socialista tra gli artigiani e anche i piccoli commercianti di Morano Calabro e della notevole tradizione massonica di Padula, presente in qualche misura anche a Scalea e nelle sue

    15 Questa mobilit di lungo periodo, nel corso dellOttocento, particolarmente

    evidente a Viggiano, Rivello, Nemoli e Maratea, ma non estranea neppure al Cilento e al Vallo di Diano, dove in pi luoghi di registra un cedimento demografico gi negli anni Sessanta e Settanta dellOttocento, e si riscontrano esperienze di mobilit preuni-taria, come nel caso degli imbianchini di Padula. Cfr. L. MUSELLA, Lagricoltura del Vallo di Diano nellet liberale, cit.; G. IMBUCCI, Il Vallo di Diano tra stagnazione e recessione, cit..

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  • immediate vicinanze, oltre che tra le compagnie degli arpisti di Viggiano e nei paesi contermini.

    A Viggiano, che nel 1881 contava quasi 500 musicanti su una popolazio-ne di circa 6.000 abitanti16, aveva sede la Loggia Mario Pagano (fondata in-torno al 1887), che pare fosse tra le pi importanti del Sud. In un elenco degli iscritti provenienti da 18 paesi della Val dAgri risulta che il 48% costituito da viggianesi e che il 42% di questi sono musicanti. Sono dati che lasciano immaginare uno stretto rapporto tra le compagnie itineranti degli arpisti e la massoneria, la quale sembrerebbe aver predisposto per le compagnie una sor-ta di lasciapassare internazionale17. Del resto, gi nel 1876, il giornale LArpa Viggianese era testimonianza della sedimentazione dellesperienza sociale internazionale dei musicanti nella realt materiale e nel patrimonio colto del luogo18. Ma, sia detto per inciso, ci non impedir, di l a poco, la repressione, per iniziativa italiana ed europea, dei musicanti di strada, che condurr ben presto alla completa scomparsa della tradizione degli arpisti viggianesi itineranti19.

    Pi in generale, nel tardo Ottocento, sono presenti logge massoniche in quasi tutti i paesi lucani di maggiore emigrazione20. Nel Vallo di Diano, con le logge di Padula (1887) e Sala Consilina (1891), la massoneria ha un note-vole sviluppo nellultimo ventennio dellOttocento. Nei registri del Grande Oriente si ritrovano i nomi di 184 massoni del Vallo: 57 di essi, quasi un ter-zo, sono di Padula; altri 39 di Sala21. Tra i padulesi si contano 27 possidenti

    16 E.V. ALLIEGRO, Il flautista magico. I musicanti di strada tra identit debole e rappresentazioni contraddittorie (secc. XVIII-XIX), in Mlanges de lcole Fran-aise de Rome. Italie et Mediterrane, 2003, t. 115, pp. 145-182.

    17 G.R. CELESTE, Larpa popolare viggianese nelle fonti documentarie, Viggiano, Amministrazione Comunale, 1989; www.concorsodelorenzo.it.

    18 LArpa Viggianese, fondata e diretta nel 1876 da Giuseppe Catalano, inse-gnante delle scuole comunali di Viggiano, ribadisce che, grazie al lavoro dei musican-ti di strada sparsi per il mondo, nel paese lucano ogni tugurio divenuto casa. Del periodico si conoscono cinque numeri, pubblicati tra febbraio e aprile del 1876. Nu-merosi sono gli accenni ai viggianesi in America. Leditoriale del n. 5, Lintolleranza e la violenza, sembra ispirarsi allanticlericalismo tipico della tradizione massonica e illuminista.

    19 E.V. ALLIEGRO, Il flautista magico, cit.. 20 il caso di Lauria, Tramutola, Rivello, Rotonda e, pi tardi, di San Severino

    Lucano, Lagonegro, ecc. (www.grandeoriente.it). 21 M. CASELLA, Massoni e massoneria nel Vallo di Diano tra Ottocento e Nove-

    cento (Appunti per una ricerca), in Archivio Storico Italiano, gennaio-marzo 1995, n. 563-I, pp. 3-82.

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  • (pari al 47%), ma anche 6 artigiani, 7 commercianti, 8 liberi professionisti, 4 insegnanti e impiegati, 3 appaltatori e costruttori, che nellinsieme rappresen-tano in qualche modo la parte pi moderna della societ locale. Nellelenco degli iscritti ricorrono molti cognomi che ritroviamo nelle comunit padulesi formatesi tra Otto e Novecento nel Caribe colombiano22. In Calabria, non lontano dal confine lucano, un centro massonico non tra-scurabile Scalea. Nellelenco degli iscritti alle Logge calabresi del Grande Oriente compaiono nel primo Novecento 15 massoni nati a Scalea e altri 18 nati nei contigui centri di Maier e Orsomarso. Si tratta soprattutto di liberi professionisti, studenti, commercianti e artigiani (i possidenti sono soltanto il 20%), che costituiscono la borghesia modernizzante del luogo. Non siamo in grado di stabilire un nesso documentato tra lorganizzazione massonica e lemigrazione, ma non certo casuale che in questelenco di massoni si ritro-vino alcuni cognomi e individui che appartengono alla colonia italiana in Co-lombia, animata dagli scaleoti pi intraprendenti23.

    Negli anni Novanta dellOttocento, a Morano, dove non si ha traccia di attivit massoniche, si sviluppa, invece, per iniziativa dellavvocato Nicola De Cardona, il pi florido circolo socialista della Calabria, che ha il suo pun-to di forza nelladesione attiva del ceto artigiano, il quale a sua volta il ner-bo dellemigrazione transoceanica, diretta principalmente a Porto Alegre, nel sud del Brasile, ma anche in Colombia e in vari paesi del Centro America, oltre che nelle consuete Buenos Aires e Rio de Janeiro. La giovanile forma-zione socialista sembra dare agli emigranti maggior determinazione e consa-pevolezza; e il legame col circolo di De Cardona, grazie anche alla pubblica-zione del periodico Vita Nuova24, perdurando fino alla compiuta afferma-

    22 il caso di Apicella, Baratta, Brigante, Camera, Citarella, DAmato, De Lisa,

    Di Gregorio, Di Muro, Ferrigno, Gallo, Moscarella, Mugno, Pinto, Rienzo, Rizzo, Tepedino, Vegliante e Volpe (tutti presenti, ancora oggi, tra i cognomi di Barranquil-la, Cartagena e Santa Marta, come risulta dai Directorios telefnicos delle tre citt colombiane).

    23 il caso di Ciriaco Scoppetta, commerciante a Sevilla e a Santa Marta tra le due guerre mondiali. Cfr. R. CAMBARERI, La massoneria in Calabria dallUnit al Fascismo, Cosenza, Brenner, 1998, p. 329; V. CAPPELLI, Nelle altre Americhe. Cala-bresi in Colombia, Panam, Costa Rica, Guatemala, cit., p. 164.

    24 Vita Nuova, fondato da Nicola De Cardona, esce con periodicit quindicina-le, come giornale socialista, dall11 gennaio 1913 al 19 agosto 1915. Il 1 maggio 1920, ha inizio una seconda serie, questa volta come quindicinale comunista, che ter-miner il 15 novembre 1922, dopo lavvento al potere del fascismo. La straordinaria originalit dellesperienza politicogiornalistica costituita dallo strettissimo rapporto

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  • zione del regime fascista, costituisce lo strumento privilegiato per conservare un legame col paese dorigine, dando luogo ad una singolare esperienza poli-ticoculturale e sociale, altrove sostenuta in genere dalla Chiesa attraverso la rete capillare delle parrocchie. La durevolezza del rapporto intrattenuto dagli emigrati con la formazione socialista ricevuta a Morano confermata dal persistente antifascismo di molti emigrati moranesi, documentato fino agli anni Trenta e talora fino alla Seconda guerra mondiale, soprattutto in Costa Rica e in Colombia25.

    2a. In Colombia. Tra le due guerre mondiali, levoluzione dellimpresa migratoria, la con-

    quista di un pi elevato status economico e sociale, lo svilupparsi, nel caso colombiano, dei rapporti tra gli immigrati moranesi e le comunit provenienti da Padula e da Scalea, aprono la strada alladesione alla massoneria. Tra gli immigrati provenienti da queste e da altre localit italiane26 sembra che siano non pochi in Colombia gli aderenti a logge massoniche.

    istituito con gli emigrati nelle Americhe, dove vengono inviate tra le cinque e le sei-cento copie del giornale (su 1.300 di tiratura dichiarata). In numerosi paesi dellAmerica latina e a New York il periodico ha i suoi rappresentanti allestero, che organizzano varie sottoscrizioni tra i compaesani emigrati. Nel periodo 1913-15, si contano 212 sottoscrizioni individuali per un totale di 1.643 lire; nel dopoguerra giungeranno frequenti contributi al giornale, divenuto comunista, soprattutto da Bar-ranquilla, Cienaga e Santa Marta (in Colombia), da San Jos (Costa Rica), da Porto Alegre (Brasile) e dal Guatemala. V. CAPPELLI, Emigranti, moschetti e podest, cit..

    25 V. CAPPELLI, Emigrazione transoceanica e socialismo. Il caso di Morano Ca-labro, in Lemigrazione calabrese dallUnit a oggi, a cura di P. BORZOMATI, Roma, Centro Studi Emigrazione, 1982, pp. 115-133; IDEM, Emigranti, moschetti e podest, cit.; IDEM, Tra Macondo e Barranquilla. Gli italiani nella Colombia caraibica dal tardo Ottocento alla Seconda guerra mondiale, in Altreitalie, luglio-dicembre 2003, n. 27, pp. 18-52; IDEM, Nelle altre Americhe. Calabresi in Colombia, Panam, Costa Rica, Guatemala, cit.; F. MAINIERI, inamerica. Emigranti moranesi in America Lati-na, in Contrade, maggio 1993, n. 1, pp. 4-63; N. SANTORO de CONSTANTINO, O Ita-liano da esquina. Imigrantes na sociedade porto-alegrense, Porto Alegre, Est, 1991.

    26 Oltre a quelle indicate, assolutamente maggioritarie, si dirigono in Colombia altre due piccole catene migratorie. La prima in partenza da Ghivizzano (un piccolo centro della valle del Serchio, in provincia di Lucca), che ha inizio da una delle com-pagnie itineranti dei celebri figurinai, artefici e venditori di statuine di gesso (C. SARDI, La Colombia e gli Italiani. Appunti, Lucca, Tipografia Editrice Baroni, 1915; P. TAGLIASACCHI, Coreglia Antelminelli. Patria del Figurinaio, Comune di Coreglia

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  • In verit, gi nella fase pionieristica dellimmigrazione italiana la masso-neria aveva giocato un ruolo fondamentale. Nel tardo Ottocento, aveva acqui-sito una drammatica notoriet il caso di Ernesto Cerruti, un garibaldino tori-nese che aveva tentato la fortuna in Colombia nel 1870. Insediatosi nella re-gione andina del Cauca, affiliato alla massoneria, Cerruti aveva sposato col solo rito civile una nipote del generale Cipriano de Mosquera gi presidente della repubblica e capo del radicalismo federalista colombiano ed era di-ventato in breve tempo il principale imprenditore del Cauca. Negli anni Set-tanta diventa protagonista della resistenza liberale, anticlericale e massonica alla Regeneracin conservatrice e cattolica, che pi tardi lo far prigioniero e gli confischer tutti beni. Ne deriver un lungo contenzioso diplomatico tra Italia e Colombia, che si risolver solo nel 1899 con lintervento della marina militare italiana e limposizione di un indennizzo per lesproprio illegale dei beni di Cerruti27. Un caso meno eclatante dal punto di vista politico, ma non meno vistoso dal punto di vista economico, quello di Juan Bautista Maine-ro, pioniere dellimmigrazione italiana, giunto giovanissimo, nel 1849, da Pietra Ligure, nellantica citt coloniale di Cartagena. Alla fine dellOttocento, lanziano immigrato che nel frattempo ha investito i profitti delle imprese di navigazione fluviale e dei commerci tra Cartagena e le re-gioni dellinterno, entrando in possesso dei del patrimonio edilizio della citt ricopre la carica di Soberano Gran Comendator del Supremo Consejo Masnico Neogranadino, la pi antica organizzazione massonica, fondata a Cartagena nel 1833, sotto la cui giurisdizione sono riunite allepoca logge non solo colombiane ma anche messicane, costaricensi e panamensi28.

    Antelminelli, 1990). La seconda in partenza da Castelnuovo di Conza (un paesino campano, situato tra Irpinia e Lucania), trainata in qualche modo dalle famiglie Di Domenico e Di Ruggiero, che iniziarono proiettando film muti con unattrezzatura ambulante e giunsero in breve alla produzione dei primi film colombiani e alla costru-zione di cinema e teatri a Bogot e altrove (J. NIETO-D. ROJAS, Tiempos del Olympia, Bogot, Fundacin Patrimonio Flmico, 1992). Non vanno dimenticati, infine, i con-sueti pionieri dellimmigrazione in America Latina, giunti da Genova e da altre locali-t liguri.

    27 V. CAPPELLI, Tra Macondo e Barranquilla. Gli italiani nella Colombia carai-bica, cit..

    28 L.F. MOLINA, El Viejo Mainero. Actividad empresarial de Juan Bautista Mainero y Trucco en Bolvar, Choc, Antioquia y Cundinamarca, 1860-1918, in Bo-letn Cultural y Bibliogrfico, 1988, n. 17; IDEM, Empresarios colombianos del siglo XIX, Bogot, El ncora Editores, 1998; A. MEISEL ROCA, Cartagena 1900-1950: a

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  • Quelli di Cerruti e Mainero sono, ovviamente, dei casi limite, sia in ter-mini di ascesa economica che di prestigio sociale, consacrato dal ruolo diri-gente esercitato nella massoneria; ma si hanno anche altre tracce, a molteplici livelli, della presenza di italiani nelle organizzazioni massoniche.

    La cittadina costiera di Cinaga divenuta tra Otto e Novecento il centro pi popoloso del Magdalena, superando Santa Marta, storico capoluogo del dipartimento, grazie al boom della coltivazione delle banane promosso e so-stenuto dalla United Fruit Company ospita una nutrita colonia di immigrati italiani e una florida e attiva loggia massonica. Questa, che ha come sua sede un sontuoso palazzotto in stile neoclassico, costruito appositamente nel primo Novecento, annoverava tra i suoi fondatori, nel 1887, Jos de Andreis (Geno-va, 1828 Santa Marta, 1894), imprenditore agricolo, assieme ai fratelli Ra-fael e Virginio, ed esponente di una famiglia genovese, che risultava presente a Cinaga gi alla met dellOttocento29. La colonia italiana, molto attiva nei commerci e nella piccola industria nel primo Novecento, formata in gran parte da moranesi, da padulesi e da scaleoti. Ne sono prova i cognomi italiani pi diffusi a quel tempo nella cittadina colombiana: Baratta, Cela, Contalcu-re, DAmato, Di Napoli, Fuscaldo, Feoli, Gentile, Libonati, Lombardi, Mai-nieri, Mazzilli, Morelli, Moscarella, Paternostro, Russo, Severino, Voto30. Ancora oggi, Ramn Illn Bacca uno scrittore samario (cio nativo di San-ta Marta) ma dorigini familiari italiane segnala che los italianos tenan un poder social significativo, precisando che todava los apellidos de origen ita-liano son en gran parte de clase alta31

    .

    remolque de la economia nacional, Cuadernos de historia econmica y empresarial, n. 4, Cartagena, Banco de la Repblica, 1999.

    29 Il consapevole laicismo massonico di Jos de Andreisn documentato in un messaggio spirituale di notevole spessore culturale, fondato sul culto della libert e della tolleranza, che viene allegato al testamento sottoscritto nel 1892 a Santa marta (http://deandreis.us/phpwebsite)

    30 E. RECLUS, Viajie a la Sierra Nevada de Santa Marta (1861), Bogot, Editorial Cahur, 1947; J. MOSCARELLA VARELA e A. CORREA DE ANDREIS Los italianos en Cinaga, 1989 (dattiloscritto); G. HENRIQUEZ TORRES, El misterio de los Buenda, Bogot, Nueva Amrica, 2003; A. MEISEL MOCA, La economa de Cinaga despus del banano, Cartagena, Banco de la Repblica, Documentos de trabajo sobre econo-ma regional, n. 50, 2004; V. CAPPELLI, Nelle altre Americhe. Calabresi in Colombia, Panam, Costa Rica, Guatemala, cit..

    31 R.I. BACCA, Mi Caribe (notas para una improbable autobiografa), in Aguai-ta, giugno 2004, n. 10.

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  • Nel 1913, il calabrese Gennaro Viggiano, originario di Morano, celebra a Cinaga lanniversario del XX Settembre, pronunziando in una manifestazio-ne pubblica un vibrante discorso anticlericale, com sempre stato costume della massoneria italiana, in memoria della breccia di Porta Pia, aggiun-gendovi per anche unintonazione antimonarchica. Se ne d notizia, con compiacimento, su Vita Nuova, il giornale socialista che si pubblica a Mo-rano:

    La festa del 20 Settembre () fu cos efficace per la nostra propaganda che sorpass tutte le nostre modeste previsioni. Parl per primo Francesco Darago [di Moliterno], un giovane colto ed intelligente, facendo un bello ed applaudito discorso. Indi prese la parola il corrispondente Viggiano, che, fra lattenzione del pubblico svolse le idee che i socialisti hanno a proposito del XX Settembre: disse che il potere dei Papi, va a poco a poco decadendo met-tendo in confronto il tempo in cui erano padroni degli uomini e degli averi con oggi, in cui anche le scomuniche si frangono di mano del povero Pio X

    Parl poi della presente monarchia, che, venuta su combattuta dai preti, si oggi accodata a questi pel timore dei sovversivi socialisti. Disse che o-ramai questa monarchia non corrisponde pi ai fini della nostra nazione, pe-rocch tutto il programma di riforme che doveva dare finito in una guerra che ha rovinato tutti ed ha fatto perdere ogni speranza in un migliore avveni-re. La manifestazione ebbe un buon successo per noi, e dest viva impressione in questa cittadina32.

    Nella stessa Cinaga certamente massone anche Gennaro Fuscaldo (nato a Morano nel 1876), proprietario del calzaturificio Casa Azul33 Sia Viggiano che Fuscaldo, da giovani sarto il primo e calzolaio il secondo , erano stati attivissimi socialisti nel Circolo politico creato a Morano nel 1895 da Nicola De Cardona (Fuscaldo era stato addirittura incarcerato per quattro mesi e processato, nel 1896, assieme ad altri 25 socialisti di Morano e Castrovillari). Ed essi perseverano nelle loro convinzioni politiche anche in Colombia,

    32 V. G., DallAmerica. Cienaga, 11 ottobre, in Vita Nuova, 1 dicembre 1913. 33 Laffiliazione massonica asserita dal figlio Gennaro Fuscaldo jr (Morano,

    19242007), che visse a Fundacin (Magdalena) tra il 1953 e il 1973 (Testimonianza raccolta l8 novembre 2003 e il 18 aprile 2005). Gennaro Fuscaldo sr (Morano 1876), dopo una breve esperienza in Costa Rica, rimane definitivamente in Colombia, dove forma una nuova famiglia, nella quale nasceranno sei figli (Testimonianza di Juan Luis Zapata Fuscaldo, Cali, Colombia, 16 novembre 2007).

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  • com documentato (almeno nel caso di Viggiano) fino al 193134. Ma la gio-vanile formazione socialista non un ostacolo, anzi sembra predisporre agli interessi e alle pratiche massoniche.

    Spostatosi da Cinaga a Barranquilla, Gennaro Viggiano, allinizio degli anni Venti, assieme ai compaesani Giuseppe Aronne e Biagio Barletta, uno dei corrispondenti del giornale socialista Vita Nuova, che mantiene strettis-simi rapporti con gli emigrati. Biagio Barletta, commerciante di idee sociali-ste, in Colombia dal 1905, era rientrato una prima volta a Morano nel 1913-14, impegnandosi attivamente nelle battaglie politicoamministrative del Cir-colo Socialista, e nel 1917, assieme al compaesano Antonio Cela, aveva fon-dato a Barranquilla un calzaturificio, che sarebbe diventato ben presto una delle pi floride industrie della citt35. questa lepoca, probabilmente, della sua adesione alla massoneria. In essa sembra coniugarsi emblematicamente lesplosivo sviluppo economico di Barranquilla la quale alla fine degli anni Venti diventata, in quanto principale porto colombiano, una citt commer-ciale e industriale di 140.000 abitanti con i pi vasti processi di moderniz-zazione, sostenuti anche dal laicismo massonico e culminanti, nellintera Co-lombia, nella leadership liberalradicale di Alfonso Lpez Pumarejo (1930-1946)36.

    Questa sorta di primavera sociale colombiana, che avr il suo tragico epi-logo nel 1948 con limpressionante ondata di violenza successiva allomicidio del leader populista Elicer Gaitn, resa possibile, in realt, da diversi decenni di trasformazione anche culturale, durante i quali lhumus mercantile della citt ha assegnato un ruolo non secondario alla massoneria. Lo scrittore Ramn Illn Bacca, in un suo testo su Barranquilla tra Otto e Novecento, ha rievocato efficacemente lallarme della chiesa locale rappre-sentato dagli scritti e dalle prediche di Padre Revollo, parroco di San Nicols,

    34 V. CAPPELLI, Tra Macondo e Barranquilla. Gli italiani nella Colombia carai-

    bica, cit.; IDEM, Nelle altre Americhe. Calabresi in Colombia, Panam, Costa Rica, Guatemala, cit..

    35 IDEM, Nelle altre Americhe, cit.. 36 M. PALACIOS e F. SAFFORD, Colombia. Pas fragmentado, sociedad dividida.

    Su historia, Bogot, Grupo Editorial Norma, 2002; J. VILLALN DONOSO, a cura di, Historia de Barranquilla, Barranquilla, Ediciones Uninorte, 2000; E. POSADA CARB, El Caribe colombiano. Una historia regional (1870-1950), Bogot, Banco de la Re-pblica-El ncora Editores, 1998; G. BELL LEMUS, a cura di, El Caribe colombiano. Seleccin de textos histricos, Barranquilla, Ediciones Uninorte, 1988.

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  • patrono di Barranquilla, nonch direttore spirituale della Juventud Catlica, che riuniva i giovani della lite cittadina. Il Padre Revollo sentiva la Chiesa minacciata dalla diffusione della massoneria, dellanarchismo, dello spiriti-smo e del modernismo, che accentuavano el carcter laico de la sociedad barranquillera. La massoneria, aggiunge Bacca, tena logias desde 1840 y su importancia se puso de relieve con la construccin del Cementerio Universal en 1870, en el que, a diferencia de las dems ciudades de Colombia, se in-hum a hebreos, protestantes y catlicos37 . Lestesa influenza massonica e la presenza di stranieri delle pi varie provenienze culturali e religiose (tedeschi protestanti, italiani cattolici ma anche massoni e socialisti, ebrei sefarditi di varia provenienza, siriolibanesi di religione cristianomaronita o mussulma-na, ecc.) spiegano anche la grande diffusione di unioni libere e matrimoni ci-vili gi nel tardo Ottocento38.

    Ci accade, naturalmente, nel contesto di un tradizionale predominio con-servatore e clericale, che tuttavia provoca una crescente resistenza ideologica e culturale, rappresentata principalmente dal liberalismo e dalla massoneria. Legemonia cattolica trova, inoltre, un nuovo ostacolo nellimmigrazione eu-ropea e siriolibanese. Per comprendere il cambiamento e il conflitto in atto, si pensi che, nel 1892, il giornale cattolico Colombia Cristiana, di fronte alla ipotizzata colonizzazione agricola della Sierra Nevada di Santa Marta, che sarebbe dovuta avvenire ad opera di alcune migliaia di italiani, aveva reagito affermando senza peli sulla lingua che vala ms que nos trajesen culebras o alacranes, ritenendo evidentemente gli italiani, portatori di anarchia e di sov-versione sociale, pi pericolosi di serpenti e scorpioni39. Ventanni dopo, in-

    37 R.I. BACCA, Voces de Barranquilla, in El Malpensante, 1 maggio-15 giugno

    2003, n. 46. La reazione cattolica allegualitarismo tollerante del Cementerio Univer-sal, amministrato da massoni ed ebrei che pretendevano di trattare allo stesso modo e nello stesso luogo le sepolture dei defunti dogni fede religiosa, talmente virulenta e rabbiosa che nel 1901 larcivescovo Pietro Adamo Brioschi e i parroci di Barranquilla decidono in una riunione que cada parroquia construya su cementerio catlico y que quede el Universal para celebrar a los catlicos renegados y suicidados (M. GOENAGA, Lecturas locales. Crnicas de la vieja Barranquilla, Barranquilla, Impren-ta Departamental, 1953).

    38 D. MIRANDA SALCEDO, Famiglia, matrimonio y mujer: el discurso de la igle-sia catlica en Barranquilla (1863-1930), in Historia Crtica, gennaio-giugno 2002, n. 23.

    39 V. CAPPELLI, Tra Macondo e Barranquilla. Gli italiani nella Colombia carai-bica, cit..

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  • vece, il periodico El Progreso giudica la massoneria che a suo dire ha radi-ci molto forti proprio nei dipartimenti del Caribe como un incentivo pode-roso para la inmigracin en Europa, debido a que los prejuicios de la reli-gin oponen a los diversos sectores en su exclusin dogmtica, y hoy la vida moderna, en los pases adelantados, necesita trabajos, energa, accin. E lo stesso giornale, nel 1912, ritiene che gli immigrati siriolibanesi in Colombia impulsan el progreso, se casan y se quedan, siendo modelo de sobriedad y honradez40

    . Insomma, tra Otto e Novecento, Barranquilla si definisce, in quanto citt

    porto e cittmercato, come uno spazio culturalmente eterogeneo. Eduardo Mrceles Daconte, uno scrittore colombiano nativo di Aracataca (lo stesso luogo di nascita di Gabriel Garca Mrquez, nel dipartimento del Magdalena), anchegli di origini italiane, sottolinea efficacemente queste caratteristiche del Caribe colombiano:

    El sincretismo trietnico es la base racial y cultural de la poblacin cari-bea. Los elementos espaoles, indgenas y africanos se constituyen en el pa-trimonio de nuestra civilizacin. No obstante, por su posicin geogrfica, la regin caribea ha estado siempre sujeta a las migraciones, o como lugar de trnsito comercial o turstico. A partir del siglo XIX, con la migracin de ita-lianos, judios de diversas nacionalidades europeas, rabes cristianos y mu-sulmanes, chinos, entre otros inmigrantes a la regin Caribe, nuestra cultura se ha enriquesido con estas aportaciones que obligan a reconsiderar el tron-co tritnico en favor de una fisionoma racial y cultural de naturaleza brida o politnica y multicultural41

    . In questo crogiolo si svolge, dunque, nel primo Novecento lavventura

    migratoria di Viggiano, Aronne, Barletta, Cela e degli altri immigrati cala-bresi di Barranquilla. Ma, prima di concentrarci sulla figura di Biagio Barlet-ta, le cui fortune e le cui disavventure sono oggetto privilegiato di questo saggio, proseguiamo con la nostra carrellata sulle frequentazioni massoniche degli immigrati anche in altri luoghi e Paesi del Caribe e del Centroamerica.

    40 R. VOS OBESO, La religiosidad en la vida de las mujeres barranquilleras, in

    Boletn Cultural y Bibliogrfico, 1996, n. 42. 41 E. MARCELES DACONTE, El Caribe: balance y retos para siglo XXI, in El He-

    raldo, 20 agosto 2000.

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  • 2b. In Guatemala. Qualcosa di simile alle cose dette per la Colombia sembra accadere nei

    Paesi centroamericani. Prendiamo in considerazione Costa Rica e Guatemala. In questultimo Paese, in particolare nella piccola citt di Quetzaltenango (il secondo centro urbano del Guatemala, capoluogo della regione de Los Altos), secon